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COMPASS PRIMAVERA 2013 3 EDITORIALE L a stampa in 3D sta rivoluzionando la moda, portando sulle passerelle più prestigiose le fogge più sorprendenti. Fantastiche. Memorabili. La tecnologia utilizzata per realizzare questi abiti è innovativa quanto gli abiti stessi. Le case di moda possono produrre mille vestiti identici oppure, semplicemente premendo qualche tasto, rendere ogni capo diverso e originale, adattarlo perfettamente alla silhouette di una cliente o salvare una celebrità di un altro continente che ha bisogno di un abito per una serata di gala. Basta trasmettere il codice esatto a una stampante 3D vicina all’acquirente. Nessun costo di spedizione. Nessun ritardo nella consegna. Nessuna vendita mancata perché la “fabbrica” è dall’altra parte del mondo. È questa la nuova forma che assume l’industria manifatturiera nell’Era dell’Esperienza. La delocalizzazione è superata. È l’era della personalizzazione. I rigidi confini del tempo, dello spazio e dei materiali, che hanno imbrigliato la manifattura da quando l’umanità ha realizzato i suoi primi utensili rudimentali, cominciano a sfuocarsi. Grazie alla tecnologia avanzata 3DEXPERIENCE, oggi possiamo fabbricare praticamente qualsiasi cosa, in qualsiasi luogo. Possiamo collaborare indipendentemente dai fusi orari. Collegare scienziati e ingegneri fin dalle prime fasi di un progetto, ogni volta che serve, ovunque si trovino. Simulare e collaudare virtualmente, per poi stampare prototipi rapidi. Oppure saltare del tutto la prototipazione e andare dritti in produzione. In poche parole, tutte le nostre certezze sul mondo manifatturiero vengono rimesse in discussione. Dove produciamo. Che cosa produciamo. Quanto, per chi e come produciamo. Tutto, dallo stato dell’economia mondiale alle conformazione delle nostre città, dall’ambiente al futuro dei nostri figli, dipenderà dal modo in cui direttori generali e amministratori delegati porteranno le loro aziende a rispondere a queste domande. Il processo di trasformazione è cominciato: è la prima onda del più grande tsunami dai tempi in cui Henry Ford perfezionò la catena di montaggio. Come nell’alta moda, l’unico limite alle potenzialità dell’industria manifatturiera è l’immaginazione umana. Nella nuova Era dell’Esperienza, siamo noi stessi a plasmare il nostro futuro. MONICA MENGHINI Executive Vice President Industry, Marketing and Corporate Communications Dassault Systèmes “NELL’ERA DELL’ESPERIENZA, I RIGIDI CONFINI DEL TEMPO, DELLO SPAZIO E DEI MATERIALI COMINCIANO A SFUOCARSI.”

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La stampa in 3D sta rivoluzionando la moda, portando sulle passerelle più prestigiose le fogge più

sorprendenti. Fantastiche. Memorabili.

La tecnologia utilizzata per realizzare questi abiti è innovativa quanto gli abiti stessi. Le case di moda possono produrre mille vestiti identici oppure, semplicemente premendo qualche tasto, rendere ogni capo diverso e originale, adattarlo perfettamente alla silhouette di una cliente o salvare una celebrità di un altro continente che ha bisogno di un abito per una serata di gala. Basta trasmettere il codice esatto a una stampante 3D vicina all’acquirente.

Nessun costo di spedizione. Nessun ritardo nella consegna. Nessuna vendita mancata perché la “fabbrica” è dall’altra parte del mondo.

È questa la nuova forma che assume l’industria manifatturiera nell’Era dell’Esperienza. La delocalizzazione è superata. È l’era della personalizzazione. I rigidi confini del tempo, dello spazio e dei materiali, che hanno imbrigliato la manifattura da quando l’umanità ha realizzato i suoi primi utensili

rudimentali, cominciano a sfuocarsi. Grazie alla tecnologia avanzata 3DEXPERIENCE, oggi possiamo fabbricare praticamente qualsiasi cosa, in qualsiasi luogo. Possiamo collaborare indipendentemente dai fusi orari.

Collegare scienziati e ingegneri fin dalle prime fasi di un progetto, ogni volta che serve, ovunque si trovino. Simulare e collaudare virtualmente, per poi stampare prototipi rapidi. Oppure saltare del tutto la prototipazione e andare dritti in produzione. In poche parole, tutte le nostre certezze sul mondo manifatturiero vengono rimesse in discussione. Dove

produciamo. Che cosa produciamo.Quanto, per chi e come produciamo.

Tutto, dallo stato dell’economia mondiale alle conformazione delle nostre città, dall’ambiente al futuro dei nostri figli, dipenderà dal modo in cui direttori generali e amministratori delegati porteranno le loro aziende a rispondere a queste domande.

Il processo di trasformazione è cominciato: è la prima onda del più grande tsunami dai tempi in cui Henry Ford perfezionò la catena di montaggio. Come nell’alta moda, l’unico limite alle potenzialità dell’industria manifatturiera è l’immaginazione umana. Nella nuova Era dell’Esperienza, siamo noi stessi a plasmare il nostro futuro.

MONICa MENGHINI Executive Vice President Industry,Marketing and Corporate CommunicationsDassault Systèmes

“Nell’era dell’esperieNza, i rigidi

coNfiNi del tempo, dello spazio e dei

materiali comiNciaNo a sfuocarsi.”

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EDITORIALE

LO SAPEVATE

BUSINESS

RIcERcA

SOcIETÀ

fORmAzIONE

STORIA DI cOPERTINA

ARTE

INDUSTRIA

ISPIRAzIONI

BIBLIO-TEch

- 3 -

- 7 -

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monica menghini

Novità tecnologiche

aerospaziale e difesatrasporti e mobilitàNavale e offshoreenergia e processo

zaha Hadid: costruire il cambiamento e la libertà

Borsellini digitaliguidare il cambiamentomateriali conformi

insegnare ai maschigoldieBlox: pensato per le femmineistruzione universale

l’era dell’esperienza

cinque recensioni a cura di compass

mike campau

super sostanzedecifrare il codice

exit strategypensiero di gruppo

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cOmPASS – LA RIVISTA DELLA 3DEXPERIENcE – Pubblicata da: Dassault Systèmes 10, rue Marcel Dassault 78140 Vélizy-Villacoublay, France - www.3ds.com- Responsabile editoriale: Pierre Marchadier Caporedattore: Michael Marshall, [email protected] Redattori: Bernadette Hearne, [email protected] - Sabrina Khouchane, [email protected], Jutta Treutlein, [email protected], Rachel Callery, [email protected] Illustratore: Raphael Delerue Grafica: The Ramey agency Produzione: The Ramey agency Stampato in Francia Pubblicità: [email protected]

Leggete il codice o visitate www.3ds.com/compassmag per abbonarvi a Compass o inviare i vostri commenti

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NUmEROprimavera 2013

N COPERTINA: Nell’Era dell’Esperienza è in atto una radicale trasformazione dell’industria manifatturiera, in parte favorita da tecnologie dirompenti come la stampa in 3D. Anche le case di moda disegnano nuove creazioni in 3D e le “stampano” con tecniche di produzione additiva.

L’ERa DELL’ESPERIENza

-37-BERNARD chARLÈS

-38-INTRODUzIONE

-40-LA mATEmATIcA DEL mANIfATTURIERO

- 44-RITORNO IN PATRIA

- 45-SVOLTA GLOBALE

Willy c. shih

- 46-LA VOcE DELL’ESPERIENzA

sir James dyson

-48-LA SfIDA DELLA cINA

-50-STAmPA IN 3D

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losapeVate?

solo nebbia

Displair, un’azienda high-tech russa, sta proiettando i touchscreen in una nuova era: dal vetro alla nebbia, con

un monitor interattivo multitouch fatto di pura e semplice “aria tattile”. Il prodotto, chiamato anch’esso Displair,

proietta l’immagine su un sottile velo di aria infusa con micro-particelle di acqua. Grazie a una tecnologia software e gestuale estremamente sofisticata, l’utente può interagire con lo schermo semplicemente “toccando” la nebbia. ma non preoccupatevi: le goccioline d’acqua sono talmente minuscole che le dita restano perfettamente asciutte. www.displair.com

La prima idea di lampadina veramente nuova da 30 anni a questa parte promette la stessa efficienza delle lampade a LED a un prezzo inferiore. fIPEL, acronimo di field-Induced Polymer Electroluminescent Lamp (polimeri a induzione di campo elettroluminescenti), è prodotta con una speciale plastica che, attraversata da corrente elettrica, induce una corrente di spostamento ed emette luce. fra i vantaggi spiccano l’assenza di sostanze chimiche corrosive in produzione, la

facilità di smaltimento, la riciclabilità e la varietà dei colori disponibili. Le lampadine fIPEL possono infatti emettere luce di qualsiasi colore, ad esempio la classica tinta giallognola del sole, secondo i gusti di ciascuno. La nuova lampadina è stata sviluppata dai ricercatori del Center for Nanotechnology and molecular materials della Wake forest University nel North Carolina, USA. www.wfu.edu

uNa NuoVa luce

Con i suoi 105 metri di altezza, la Solar City Tower di Rio de Janeiro non è solo bella: la torre produrrà energia rinnovabile per la città e il futuro villaggio olimpico. La torre multifunzionale genera energia solare e idraulica, ha una magnifica cascata, una piazza pubblica, un anfiteatro, una terrazza panoramica e una piattaforma per il bungee jumping.

Il progetto, che verrà realizzato sull’isola di Cotonduba, è opera dello studio svizzero RAfAA Architecture & Design.www.rafaa.ch

Bellezza sostenibile

© 2012 Advanced Micro Devices, Inc. Tutti i diritti riservati. AMD, il logo AMD Arrow, ATI, il logo ATI, FirePro e le loro combinazioni sono marchi di Advanced Micro Devices, Inc.

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Dopo anni di dominio di tecnologie consolidate e collaudate, il mondo

dei pagamenti è sull’orlo di una rivoluzione. Le

tecnologie di “portafoglio digitale” presentate

da PayPal, VISA, masterCard e altri attori

mostrano un grande potenziale. Il successo,

però, è determinato dalla diffusione fra i

consumatori. Il grande pubblico accetterà i

borsellini digitali?

di lindsay James

BorselliNi DIGITALI

le nuove tecnologie fanno a gara per cambiare le nostre abitudini di pagamento

La tecnologia ha avuto un impatto forte su tutti gli aspetti della nostra vita. Ora, il prossimo oggetto che

diventerà digitale è il portafoglio.

Che cos’è un portafoglio o borsellino digitale? Secondo la definizione del Laboratorio ID dell’Università di Toronto, si tratta di “un dispositivo elettronico mobile che consente al singolo utente di effettuare transazioni commerciali per via elettronica”.

Secondo un recente studio di Gartner, i pagamenti mobili a livello mondiale cresceranno del 42% ogni anno, raggiungendo i 617 miliardi di dollari e i 448 milioni di utenti entro il 2016.

Ma non ci sono garanzie che il portafoglio digitale verrà adottato diffusamente. Nella loro forma originale, i portafogli digitali erano concepiti come strumento per contenere diverse tipologie di contante elettronico, o e-cash. Quando il contante elettronico non riuscì a sfondare, principalmente per preoccupazioni legate

alla sicurezza, il concetto di portafoglio digitale fu esteso a un servizio più ampio di pagamenti mobili.

ADOzIONE LENTA “Il portafoglio digitale deve ancora esprimere il suo vero potenziale,” dice anne Head, vicepresidente di VISa Europe. “C’è molto entusiasmo e se ne parla tanto. La sfida, e l’opportunità, sta nel lanciare un portafoglio che sia sicuro, semplice e ben integrato, sia con gli attuali servizi bancari e di pagamento, sia con quelli che verranno introdotti in futuro.”

I borsellini “passa e paga”, ad esempio, che utilizzano le tecnologie di comunicazione a corto raggio (NFC) per effettuare pagamenti “senza contatto”, pongono problematiche particolari. Nonostante siano già in circolazione numerose carte e dispositivi mobili abilitati per la tecnologia NFC, il loro impiego effettivo è piuttosto limitato.

“Si è creata una situazione di stallo fra consumatori e commercianti,” dice James Sherwin-Smith, responsabile per le procedure di pagamento presso la società di consulenza internazionale Oliver Wyman. “I consumatori sono restii ad adottare nuovi sistemi di pagamento se questi non sono accettati dalla maggior parte dei commercianti; dal canto loro, i commercianti sono riluttanti a dotarsi di una tecnologia poco utilizzata dai clienti.”

La complessità della catena del valore dei sistemi NFC rappresenta una barriera alla diffusione della tecnologia. “L’amara verità è che, nonostante sia ancora agli albori, il mercato dell’NFC è troppo complesso perché qualcuno ne possa prevedere il futuro con un grado di precisione accettabile,” afferma amir Tabakovic, direttore della Mobile Wallet Taskforce di Mobey Forum, un’associazione internazionale promossa dalle banche e specializzata in pagamenti e servizi bancari mobili. “È chiaro che la tecnologia ha un enorme potenziale per commercianti, banche e istituti di pagamento, gestori di programmi di pagamento, operatori di reti mobili, costruttori di dispositivi, fornitori di servizi, fornitori di sistemi operativi e molti altri soggetti. Ciò che è meno chiaro, però, è come questi soggetti possano lavorare insieme. Molti di loro dovranno competere e collaborare al tempo stesso.”

Potrebbe essere difficile trovare il giusto equilibrio fra competizione e collaborazione. “È molto difficile per tutti gli attori coinvolti lavorare insieme

efficacemente,” dice zilvinas Bareisis, analista presso la società internazionale

di ricerca e consulenza Celent. “Per questo motivo sembra che molte aziende abbiano deciso di andare avanti da sole.”

PORTAfOGLI VINCENTI

Mentre impazza la battaglia per aggiudicarsi una fetta della torta NFC, stanno entrando in gioco anche soggetti esterni al settore bancario tradizionale.

Un esempio è PayPal. Il gigante controllato da eBay ha riunito in un’unica app diversi metodi di pagamento, dal conto corrente ai coupon, dai buoni regalo alle carte di credito, offrendo ai clienti la massima flessibilità per pagare come vogliono e quando vogliono.

Il commerciante, dal canto suo, riceve

il pagamento da PayPal al momento della transazione, avendo così disponibilità immediata della liquidità.

“Francamente non penso che il problema siano i pagamenti nei punti vendita,” ha scritto recentemente il presidente di PayPal, David Marcus, sul suo blog. “La chiave del successo per la tecnologia NFC sta nel risolvere le esigenze più profonde del cliente in modi nuovi.”

Marcus prevede che il dibattito sui pagamenti NFC si chiuderà nel 2013... ma non nel modo in cui sperano i banchieri. “Questa tecnologia non risolve un problema concreto del consumatore e non offre un valore aggiunto capace di indurre chiunque a cambiare il proprio compor tamento.”

PASSI AVANTIUn’azienda che spera di portare un vero cambiamento è la startup newyorchese Moven (ex Movenbank), che nel 2013 lancerà la sua “banca mobile” basata sulla tecnologia NFC. Rivolgendosi ai “nativi digitali” della generazione cresciuta online, Moven si propone di “riavviare il sistema bancario”.

“Moven è stata concepita fin dall’inizio per il mondo mobile,” racconta il fondatore Brett King, autore di numerosi best seller sul futuro dei servizi finanziari. “I clienti devono solo attaccare un adesivo sul cellulare ed è fatta. Da quel momento possono pagare con il telefonino e visualizzare sullo schermo in tempo reale il saldo del conto corrente prima e dopo ogni acquisto.”

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in europa sono già in circolazione oltre 50 milioni di carte di credito Visa contactless (immagine gentilmente concessa da Visa)

i pagamenti mobili a livello mondiale cresceranno del 42% ogni anno, raggiungendo i 617

miliardi di dollari e i 448 milioni di utenti entro il 2016.

GARTNER

$617 miliardi

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RISPONDERE ALLE PREOCCUPAzIONI DELLA CLIENTELA

Le violazioni alla sicurezza sono sulle prime pagine di tutti i giornali, giustificando i timori degli utenti nell’adottare tecnologie come il portafoglio digitale. Come rispondono le aziende?

�• Sicurezza

Una ricerca di Gartner rileva che il 27% dei consumatori in tutto il mondo ha subito almeno una frode sulla carta di credito negli ultimi cinque anni.

“Nessuna soluzione di pagamento avrà mai successo nel lungo termine se non è assolutamente sicura,” afferma zilvinas Bareisis, analista della società internazionale di ricerche di mercato e consulenza Celent. “Purtroppo la sicurezza assoluta non esiste, si tratta di trovare il miglior compromesso possibile fra sicurezza e usabilità.”

�• RISERVATEzzA

Sono fondati i timori dei consumatori che banche, commercianti o pubblica amministrazione, durante le operazioni di pagamento elettronico, acquisiscano informazioni al di là del pagamento stesso?

“La riservatezza è una preoccupazione crescente, ma non è legata specificamente ai pagamenti,” dice Bareisis. “Ritengo che nessun fornitore che voglia introdurre stabilmente una soluzione di pagamento elettronico raccolga, senza il consenso esplicito del cliente, più informazioni di quelle strettamente necessarie per effettuare la transazione di pagamento.”

I pagamenti via cellulare offrono un altro importante vantaggio nei Paesi in via di sviluppo, dove possono agevolare l’accesso ai servizi in assenza di una banca “fisica”. Un’iniziativa di questo tipo è M-Pesa in Kenya, che consente a chiunque abbia una carta d’identità o un passaporto di depositare, prelevare e trasferire denaro mediante un dispositivo mobile. M-Pesa ha raccolto 17 milioni di clienti in soli sei anni, quasi il 50% della popolazione del Kenya. Con il suo semplice “conto corrente” sul telefonino, M-Pesa movimenta un giro di denaro pari al 25% del prodotto interno lordo (PIL) del Kenya. Le banche tradizionali presenti nel Paese non possono garantire livelli paragonabili di “inclusione finanziaria”.

INIzIA LA BATTAGLIASpronati dalla concorrenza di società di pagamenti non tradizionali, i colossi del settore come VISa e MasterCard stanno reagendo. VISa, ad esempio, ha lanciato un servizio chiamato V.me, che consente ai clienti di effettuare acquisti online senza dover inserire ogni volta i propri dati e l’indirizzo di spedizione.

“Le parole chiave in questo caso sono velocità e comodità,” dice Head. “V.me è concepito come servizio di pagamento multicanale che funziona su tutte le piattaforme. Questo aspetto è fondamentale, perché circa il 20% delle visite ai siti Web avviene ormai da smartphone o tablet. Le persone usano sempre più spesso i dispositivi mobili per l’accesso a Internet e, di conseguenza, l’esperienza di pagamento deve essere facile e veloce come con qualsiasi altro mezzo.”

MasterCard ha invece lanciato la rete di portafogli digitali PayPass. Con PayPass gli utenti possono memorizzare i dati della carta di credito su smartphone, tablet o PC portatili, con qualsiasi sistema operativo, per fare acquisti nei negozi online. La compagnia aerea american airlines e la catena di librerie Barnes & Noble sono stati fra i primi a integrare il pulsante PayPass nei loro siti Web. american airlines ha integrato PayPass anche nella propria app mobile per velocizzare prenotazioni e procedure d’imbarco.

MasterCard ha realizzato insieme alla società di telecomunicazione spagnola Telefónica una joint venture, Wanda, con l’obiettivo di diffondere i pagamenti mobili in tutta l’america Latina. Wanda ha esordito con successo in argentina, Perù e Messico e conta già oltre 200.000 clienti. MasterCard e Telefónica forniranno servizi analoghi anche in Brasile da aprile 2013.

Nel frattempo, il principale operatore mobile cinese, China Unicom, ha siglato un accordo con la China Merchants Bank per lanciare nella città di Shanghai un servizio di portafoglio digitale basato su telefoni con abilitazione NFC. Secondo China Unicom, gli abbonati al servizio potranno collegare il loro conto corrente presso China Merchants Bank alla scheda SIM, trasformando il cellulare in un borsellino elettronico. Shanghai diventerà così la prima città ad adottare il sistema di pagamento mobile che verrà poi introdotto nel resto del Paese.

Japan Credit Bureau (JCB) sta pianificando un test di un mese per una nuova piattaforma di portafoglio digitale, prima di proporre il servizio a clienti nazionali e internazionali a partire dalla fine del 2013. JCB Mobile Wallet gestisce pagamenti, programmi fedeltà, sconti e altre offerte speciali.

Tutti questi progetti seguono il via libera della Commissione Europea a Weve, una joint venture costituita dagli operatori wireless del Regno Unito Vodafone, O2 ed Everything Everywhere. a conferma dello spostamento degli equilibri fra società di servizi finanziari e compagnie telefoniche, la joint venture punta a creare un’unica piattaforma mobile per gestire carte di pagamento, coupon e dati delle transazioni sulle schede SIM. Banche, società di carte di credito, rivenditori al dettaglio, aziende di trasporto e altre società di telecomunicazioni possono affittare spazio sulle schede SIM pagando un canone di abbonamento.

LA DOmANDA fINALEMentre tutti sgomitano per farsi spazio sul mercato, la domanda resta sempre la stessa: i consumatori adotteranno la nuova tecnologia?

“I pagamenti con portafoglio digitale mostrano una crescita continua, soprattutto nei mercati più maturi,” afferma Patrick Desmarès, CEO di EFMa, un’associazione internazionale di dirigenti delle società di servizi finanziari. “Ora spetta alle banche, alle società di telecomunicazioni e al commercio trovare una collaborazione efficace per offrire una soluzione vincente.” ◆

“il portafoglio digitale deVe aNcora esprimere il suo Vero poteNziale.”

ANNE hEAD VicepresideNte di Visa europe

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il dott. ralf speth, ceo di Jaguar land rover, ha guidato l’azienda a un 2012 da record, con oltre 357.000 veicoli venduti in tutto il mondo. Nell’ultimo biennio Jlr ha creato più di 8.000 posti di lavoro nel regno unito. speth ha ricevuto dal manufacturing executive e dal manufacturing leadership council il manufacturing leadership award 2013 per la categoria “turnaround”.(foto di stewart read)

Dal 2010, la rinascita di Jaguar Land Rover (JLR) è guidata dal Dott. Ralf Speth, il CEO che ha ristrutturato

l’azienda e infuso nuova determinazione per puntare a una crescita redditizia e costante.

Con oltre 22 anni di esperienza nell’industria automobilistica europea, principalmente in BMW, Speth vanta un curriculum di successi contro pronostico, soprattutto nei momenti difficili. Mentre altre case stentano e l’Europa langue nella recessione, l’approccio “quadrato” e pragmatico di Speth sta dando i suoi frutti.

L’industria dell’auto è un settore piuttosto turbolento, dove la capacità di adattamento fa la differenza fra successo e fallimento. “Il mercato è caratterizzato da incertezza economica, squilibri valutari e relazioni commerciali tutt’altro che libere ed eque,” dice Speth. “Inoltre, i clienti sviluppano nuove esigenze e dettano nuove tendenze. La mobilità moderna richiede soluzioni lungimiranti, con grandi innovazioni che rivoluzionano i processi di creazione dei prodotti.”

Compito del CEO, prosegue Speth, è avere una visione complessiva dall’alto, ma anche la capacità di scendere nel dettaglio quando serve. “Si deve trovare il giusto equilibrio fra l’attenzione per i risultati quotidiani,” afferma, “e l’impegno per trasformare completamente l’organizzazione nel lungo termine.”

UN OCCHIO AL fUTUROPur orchestrando i destini futuri di JLR, Speth non ha ancora provato a ristrutturare l’azienda. “abbiamo conservato e rafforzato

il DNa dei nostri prodotti, migliorando numerosi processi per diventare un’unica organizzazione molto efficiente con due marchi storici,” dice. Come dimostrano i recenti lanci della spider decappottabile F-TYPE e della nuova Range Rover interamente in alluminio, JLR vuole mantenere intatta la quintessenza “British” di seduzione e design dei suoi modelli, abbinata all’innovazione più avanzata.

“Le auto sono ancora i prodotti più complessi offerti ai consumatori,” dice Speth. “Le nuove tecnologie si ritrovano in ogni elemento della nostra gamma, dalla struttura, come la scocca in alluminio e le sospensioni leggere della nuova Range Rover, a tutti i processi del nostro ciclo di produzione avanzato.”

IL CLIENTE AL PRImO POSTOSpeth tiene gli occhi di JLR ben puntati sulle esigenze del suo principale referente: il cliente. “Siamo fieri di avere una clientela fedele in tutto il mondo, che ha una grande passione e conoscenza dei nostri marchi,” afferma Speth. “Oltre ai club e alle associazioni Jaguar e Land Rover, offriamo numerose esperienze e iniziative legate alla tradizione e al presente dei nostri brand.

Dalle classiche corse per modelli Jaguar alle sfide estreme fuoristrada per le Land Rover, fino alle giornate di avventura e ai tour dei nostri centri Land Rover Experience, le nostre proposte sono davvero uniche ed entusiasmanti. Non solo ci consentono di mostrare le incredibili prestazioni dei nostri mezzi, ma ci aiutano anche a mantenere rapporti eccellenti con la clientela.”

L’obiettivo di Speth è che tutti i clienti siano colpiti ed entusiasti dei prodotti e dei servizi di JLR. “Il cliente dovrebbe essere esaltato da un’esperienza esclusiva,” spiega. “Guardando al futuro, quello che voglio lasciare alla prossima generazione è un’azienda migliore di quanto non lo fosse prima.”

avendo stabilito un nuovo record assoluto di vendite nel 2012, con un incremento del 30% rispetto al 2011 e risultati eccezionali nei mercati di Regno Unito, Cina e Stati Uniti, Speth è sulla buona strada per realizzare il suo obiettivo. ◆

Per maggiori informazioni: www.jaguar.com

Il Dott. Ralf Speth, CEO di Jaguar Land Rover, è la figura chiave per la trasformazione di due dei marchi automobilistici inglesi più rappresentativi. Da quando ha preso il volante nel 2010, Speth ha puntato a una crescita redditizia e costante. In un 2012 da record, l’azienda ha venduto oltre 375.000 veicoli in tutto il mondo, creando più di 8.000 nuovi posti di lavoro nel Regno Unito nell’ultimo biennio. di rebecca lambert

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il dott. ralf speth guida il nuovo corso di Jaguar land rover

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Jlr ha registrato un nuovo record assoluto di vendite nel 2012, con un incremento del

30% rispetto al 2011.

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Leggete il codice per maggiori informazioni su Jaguar Land Rover

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In tutto il mondo aumentano le normative sulla conformità dei materiali, imponendo alle aziende manifatturiere un approccio proattivo per mantenere i ricavi e la qualità dei prodotti e per evitare sanzioni. Alcune realtà sono però riuscite a trasformare una “scocciatura” onerosa in un vantaggio competitivo.

di lisa roner

materiali CONfORmI

le scadenze incombono, ma per la conformità dei materiali servono anni di preparazione

Quando agilent Technologies scoprì di dover eliminare il piombo dalle proprie

apparecchiature di collaudo elettroniche per rispettare le normative ambientali dell’Unione Europea, impiegò più di cinque anni per adeguarsi. Ci vollero 24 mesi

per riprogettare 2.100 prodotti, più altri 18 per verificare le prestazioni e la durevolezza dei nuovi progetti. “Se non avessimo affrontato subito il problema, i nostri prodotti avrebbero potuto essere banditi dal mercato europeo,” dice Frank Elsesser, Director

of Environmental Compliance, Product Regulations and Safety di agilent. “Era in gioco un terzo dei nostri ricavi annuali, circa un miliardo di dollari. E le normative aumentano continuamente.”

Praticamente tutte le aziende del pianeta devono affrontare la stessa

sfida di Elsesser, ma poche sono determinate e risolute come agilent. “I nostri prodotti restano in uso per alcuni decenni e abbiamo capito che anticipare la conformità alle normative ci avrebbe dato un grosso vantaggio competitivo,” dice Elsesser. “E così è stato.”

LABIRINTO INTRICATO

Sulla scia dell’UE, tutti i governi stanno adottando norme che limitano la presenza di sostanze pericolose nei prodotti e nei processi manifatturieri, praticamente in tutti i settori industriali. La maggior parte delle aziende rispetta l’intento del legislatore, ma deve districarsi in una giungla di regolamenti, in continua evoluzione e a volte contradditori, che riguardano la produzione, la distribuzione, l’utilizzo e lo smaltimento dei loro prodotti.

Data questa complessità, la conformità ambientale non può essere un’iniziativa isolata, come spiega Meglena Mihova, socia dello studio di consulenza per il settore pubblico EPPa (ex European Public Policy advisers). Davanti a una “barriera” normativa sempre più alta, costituita principalmente dalle direttive UE sulla limitazione delle sostanze pericolose (RoHS), sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e limitazione delle sostanze chimiche (REaCH) e sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RaEE), Mihova invita le aziende a essere proattive.

SEmPRE UN PASSO AVANTI

Le aziende non dovrebbero aspettare passivamente le nuove normative, dice Mihova, bensì cercare di essere coinvolte nella loro stesura e formulazione.

“I politici incaricati di definire direttive come RoHS e REaCH spesso non capiscono la complessità della supply chain,” osserva Mihova.

“Per essere conformi, le aziende devono spostarsi in diversi continenti e, in molti casi, riprogettare completamente un prodotto molto complesso,” aggiunge. “a volte ci

vogliono anni per trovare sostituti idonei e testare nuovamente la qualità e l’affidabilità di un prodotto che può essere utilizzato per 20-30 anni.”

Mihova cita l’americana agilent come grande esempio di proattività. Pur non essendo direttamente interessato dalla direttiva RoHS quando venne introdotta inizialmente, il colosso delle apparecchiature di misura e controllo decise di analizzare subito la supply chain e riprogettare i prodotti nell’ottica della conformità. I tecnici di produzione dell’azienda parteciparono attivamente al processo legislativo.

“agilent è stata coinvolta nelle consultazioni, avendo la possibilità di evidenziare le sfide del settore e motivare la necessità di tempi più lunghi per ottenere la conformità,” racconta Mihova. “I suoi rappresentanti hanno lavorato anche alle revisioni della direttiva, con un approccio onesto e proattivo che è stato accolto molto positivamente.”

A RISCHIO UN mILIARDO DI DOLLARIPer rispettare la direttiva RoHS, agilent doveva trovare un materiale sostitutivo per le saldature in piombo dei circuiti stampati, assicurandosi che anche i fornitori facessero lo stesso. “Eliminare il piombo dalle saldature è una vera e propria svolta tecnologica,” dice Elsesser. “Per i nostri clienti è importante che questa procedura sia ben collaudata e metodica. Quindi volevamo muoverci in anticipo rispetto all’entrata in vigore della normativa.”

Il piombo è un metallo pesante classificato fra le molte sostanze che agilent deve monitorare. I progettisti e gli ingegneri dell’azienda devono scegliere i componenti forniti da

aziende esterne da utilizzare nei loro progetti e stabilire se la loro somma rispetta i limiti normativi in vigore nei vari Paesi. agilent deve inoltre gestire le consegne in modo che i clienti in Paesi regolamentati ricevano solo prodotti conformi.

“Sapevamo che, se non avessimo realizzato prodotti a norma RoHS entro un certo numero di anni, avremmo potuto perdere quote di mercato, con un impatto rilevante sui nostri ricavi,” dice Elsesser. “L’UE rappresenta probabilmente il 30% del nostro giro d’affari attuale ma, con l’introduzione di normative ambientali in tutto il mondo, questa quota potrebbe salire al 90 o anche al 100 percento.”

Sfide difficilissime, che agilent sta però trasformando in opportunità. “Volevamo essere all’avanguardia nello sviluppo di prodotti che erano e sono sostenibili,” spiega Elsesser. “In alcuni casi acquisiamo nuovi ordini perché riusciamo a dimostrare che i nostri prodotti rispettano determinate normative ambientali in tutto il mondo. I nostri clienti non solo richiedono informazioni sulla conformità RoHS: talvolta esigono la conformità, perché i nostri prodotti sono integrati nelle loro soluzioni.”

Con poca o nessuna omogeneità legislativa fra i vari Paesi e nuove norme introdotte quasi ogni giorno, i metodi di tracciamento manuale sono troppo rischiosi. agilent ha quindi implementato un sofisticato modulo per la conformità dei materiali per tenere traccia delle nuove normative e ricalcolare il volume complessivo di ciascuna sostanza pericolosa presente in ogni prodotto quando vengono cambiati i componenti. Progettando i prodotti nel rispetto delle normative

Bu

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“a Volte ci VoglioNo aNNi per troVare sostituti idoNei e

testare NuoVameNte la QualitÀ e l’affidaBilitÀ

di uN prodotto.“

mEGLENA mIhOVApartNer, eppa

per riprogettare 2.100 prodotti secondo la direttiva roHs,

agilent ha impiegato 24 mesi, più altri 18 per testare

i nuovi progetti.

60 mesi

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Annotation by Corrado Correct, Jutta, I didn't notice that the caption had changed. See yellow block for translation. Annotation Jutta. 60 mesi is correct as it refers to the following sentence in the article: And 5 years = 60 months see below Quando Agilent Technologies scoprì di dover eliminare il piombo dalle proprie apparecchiature di collaudo elettroniche per rispettare le normative ambientali dell’Unione Europea, impiegò più di cinque anni per adeguarsi.
Debora Cavallotti
Nota
Per adeguarsi alla direttiva RoHS, Agilent ha impiegato 60 mesi, fra cui 24 per riprogettare 2.100 prodotti e 18 per testare i nuovi progetti.
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compassprimavera 2013

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più severe, agilent si assicura che ogni prodotto fabbricato sia conforme o superiore a tutte le leggi vigenti nel mondo.

“Fin dall’inizio abbiamo capito che un sistema solido per la gestione dei dati ambientali ci avrebbe aiutato a raggiungere il nostro obiettivo e a restare al passo con le normative in continua evoluzione.” Elsesser consiglia ad altre aziende di non sottovalutare l’importanza strategica di un sistema per la gestione dei dati ambientali ai fini della conformità dei materiali. “Non si tratta di una normale applicazione IT, perché aiuta a capire il valore degli investimenti nella conformità ambientale. Lo si può sfruttare come un vantaggio strategico.”

OPPORTUNITÀ NELLA SfIDA

aB Sciex, produttore statunitense di spettrometri di massa e altre apparecchia-ture scientifiche, è un’altra azienda che ha trasformato la conformità dei materiali da una “scocciatura” legale a un’opportunità di mercato.

La maggior parte dei prodotti di aB Sciex non è soggetta a restrizioni fino al 2016. Ma George Valaitis, responsabile del programma RoHS di aB Sciex, dice che l’azienda voleva implementare un programma efficiente di conformità dei materiali per garantirsi l’accesso ai mercati di tutto il mondo.

“Le aziende che indugiano troppo si ritroveranno costrette a togliere persone dalla ricerca e sviluppo o dalla progettazione, e impegnarle in attività di conformità ambientale per sei mesi,” dice Valaitis. “Per tutto quel tempo non svilupperanno nuovi prodotti e l’attività ne risentirà.”La sfida sarà sempre più complessa. La direttiva RoHS riguarda solo sei sostanze, ma Valaitis fa notare che in altre direttive, ad esempio nella REaCH che regolamenta attualmente 138 sostanze, vengono aggiunte da 20 a 50 sostanze ogni anno.

“L’UE sta implementando un processo graduale,” dice Valaitis. “Noi abbiamo portato avanti il nostro programma per ottenere la conformità ambientale e ridurre l’uso di quelle sostanze nei nostri prodotti. Quindi saremo pronti quando le leggi entreranno in vigore.”Esaminando i processi interni e

migliorando lo scambio di informazioni con i fornitori, Valaitis è convinto che aB Sciex stia guadagnando efficienza nel ciclo di sviluppo. “L’implemen-tazione del programma di conformità ci sta offrendo l’opportunità di ripulire i progetti esistenti, migliorare i nostri processi di sviluppo dei prodotti e, al tempo stesso, ottenere la conformità ambientale,” dice.

Riprogettando i circuiti stampati, dice Valaitis, aB Sciex riduce in molti casi i costi del 10-20%, in quanto i progetti vengono ottimizzati e si traducono in una progettazione più solida e affidabile. “Con l’avvicinarsi delle scadenze, aumenteranno le richieste relative al contenuto dei nostri prodotti e noi saremo in grado di dare queste informazioni.”

PARTECIPARE PER AVERE SUCCESSO

Il segreto per navigare nei mari agitati della legislazione è farsi coinvolgere fin dall’inizio nella definizione delle normative, suggerisce Mihova. “Non bisogna aver paura di sedersi al tavolo con i politici e discutere dei limiti a nuove sostanze prima che vengano fissati,” dice. “Spiegate dove una sostanza è assolutamente indispensabile e collaborate con le autorità per definire uno scenario normativo che consenta di ridurre al minimo l’impatto sulla vostra attività.”

Soprattutto per i prodotti complessi, è fondamentale avere visibilità e controllo sulla supply chain, aggiunge Mihova. “Dovete sapere chi produce che cosa, e quali fornitori offrono componenti conformi, per poter reagire prontamente, riducendo i rischi in un contesto normativo sempre più articolato e frenetico. Bisogna anticipare ed essere proattivi. Non si può aspettare in silenzio.” ◆

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i Nostri processi di sViluppo dei prodotti

e, al tempo stesso, otteNere la coNformitÀ

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GEORGE VALAITIS respoNsaBile del programma

roHs di aB scieXaB sciex sta riducendo i costi anche del 20% ottimizzando

i progetti e rispettando le normative sulla conformità dei

materiali.

10-20%

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compassprimavera 2013

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ingranaggi superleggeri di schiuma di alluminio, immagine gentilmente concessa da fraunhofer institute for manufacturing technology and advanced materials (ifam), Brema

gli esperti suggeriscoNo agli iNVestitori di seguire coN atteNzioNe tre direttrici di sViluppo priNcipali

per il 2013: Biomateriali, materiali coN NuoVe fuNzioNalitÀ e materiali per Veicoli leggeri.

Silicio, compositi, titanio, vetro tattile... Questi e molti altri materiali innovativi hanno

permesso di realizzare i prodotti più evoluti attualmente in circolazione, dagli aeroplani in materiale composito ai telefoni cellulari che sembrano computer.

Che cosa ci regaleranno ancora i materiali di domani? Gli esperti indicano tre direttrici di sviluppo principali per il 2013: biomateriali, materiali con nuove funzionalità e materiali per veicoli leggeri.

LA SECONDA VITA DEI fUNGHI I materiali di origine biologica sono i protagonisti assoluti della ricerca da circa un decennio. La multinazionale 3M, ad esempio, famosa per i suoi adesivi, ha appena investito nella startup Ecovative Design che produrrà sostanze alternative alle schiume petrolchimiche, utilizzando il micelio (le “radici dei funghi”) come colla naturale.

“Ecovative amplierà il business di 3M nei polimeri eco-sostenibili,” afferma Stefan Gabriel, presidente di 3M New Ventures. “Questa tecnologia dirompente può cambiare le regole del gioco in molti settori, dalle auto all’edilizia.”

Ecovative produce gli imballaggi EcoCradle con le spore dei funghi. Gli EcoCradles sono già usati da diverse aziende Fortune 500, fra cui Steelcase e Dell, come alternativa economica ed

ecologica alla plastica. “EcoCradle viene prodotto con scarti di agricoltura utilizzando molta meno energia rispetto ai processi attuali,” afferma il direttore di Ecovative, Jerry Weinstein. “Offre le stesse prestazioni delle schiume tradizionali ma può essere smaltito nella frazione umida.”

TUTTA LA fORzA DI BRACCIO DI fERRO Un altro materiale biologico, sviluppato dalla Vanderbilt University di Nashville nel Tennessee (USa), usa le proteine degli spinaci per produrre celle fotovoltaiche: Braccio di Ferro ne andrebbe fiero!

Le piante trasformano la luce solare in energia tramite la fotosintesi. anche se la cella solare ibrida sviluppata con questo processo non è (per ora...) efficace come gli elementi fotovoltaici convenzionali nel produrre energia,

i ricercatori della Vanderbilt contano di arrivare a una soluzione commercializzabile entro tre anni.

In Germania, intanto, l’Istituto di Scienza dei Materiali dell’Università di Stoccarda sta realizzando ceramiche ad alte prestazioni che riproducono la sintesi dei materiali di conchiglie e alghe. Da questo processo di biomineralizzazione nascono componenti ceramici per dispositivi ad alta densità funzionale nell’industria elettronica e biomedicale.

“La biomineralizzazione apporta nuove qualità e prestazioni elevate alle ceramiche ed è molto più eco-compatibile dei sistemi tradizionali,” spiega Joachim Bill, un professore dell’istituto che da decenni studia le ceramiche.

GESTIONE DEL RICICLO La responsabilità ambientale è il motore di molte ricerche sui biomateriali. Il Dott. Sascha Peters, CEO di Haute Innovation, una società di consulenza per la ricerca sui materiali, prevede che presto i biopolimeri (materiali sintetici ricavati da materie prime rinnovabili e biodegradabili) la faranno da padroni. “I combustibili fossili prima o poi finiranno,” dice Peters, “pertanto gli sviluppatori si stanno concentrando su materiali di nuova concezione e sulla loro gestione eco-compatibile.”

Non tutti, però, concordano che “bio” ed “ecologico” siano sinonimi. Karsten

La scienza dei materiali è pronta a stupire il mondo con nuove fantastiche invenzioni. Celle fotovoltaiche fabbricate con proteine di spinaci, schiume metalliche leggere come una piuma, biomateriali innovativi, compositi con funzionalità avanzate e materiali da costruzione ultraleggeri promettono di rivoluzionare i prodotti di domani.

di mona clerico

superSOSTANzE

Nuovi materiali con un grandissimo potenziale

RIC

ERCA

“gli sViluppatori si staNNo coNceNtraNdo su materiali di NuoVa

coNcezioNe e sulla loro gestioNe

eco-compatiBile.“

DOTT. SASchA PETERS ceo di Haute iNNoVatioN

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compassprimavera 2013

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Bleymehl, responsabile Library and Materials Research di Material Connection, società di consulenza internazionale specializzata in ricerca sui materiali, vede un pericolo in questa equazione.

“Bisogna considerare tutto il ciclo di vita dei materiali, non solo la produzione,” dice, aggiungendo che vede maggiori potenzialità nei materiali riciclati, soprattutto gli imballaggi ricavati dai rifiuti.

SUPERfICI INTELLIGENTI PER UN NUOVO LOOK altrettanto importante, secondo Bleymehl, un altro trend evolutivo dei nuovi materiali: l’integrazione di nuove funzionalità in materiali consolidati per ampliarne i possibili impieghi.

Un materiale con molte potenzialità in tal senso è il calcestruzzo. Pur essendo apprezzato per le sue qualità di resistenza e durevolezza, il calcestruzzo è noto anche per la sua “inflessibilità”... almeno finora. Oggi, infatti, sono disponibili i rotoli flessibili di calcestruzzo dell’azienda tessile americana Milliken, che ha acquisito il produttore originale, Concrete Canvas Ltd., quando era una startup.

Si tratta sostanzialmente di un tessuto flessibile impregnato di cemento che, esposto all’umidità, si indurisce formando uno strato sottile di calcestruzzo resistente sia all’acqua sia al fuoco.

“Basta aggiungere l’acqua,” spiega William Crawford, che ha inventato il materiale insieme a Peter Brewin quando i due studiavano ingegneria al Royal College of art di Londra. Dotato di un involucro interno di plastica che può essere gonfiato per dare una forma al materiale prima che si indurisca, il nuovo calcestruzzo è destinato principalmente a edifici militari per la costruzione di ripari resistenti a colpi di artiglieria, esplosivi e armi di piccolo calibro.

Le caratteristiche del calcestruzzo hanno ispirato un altro nuovo tipo di materiale, chiamato BlingCrete, un cemento con una superficie riflettente composta da microsfere di vetro incorporate. Le microsfere riflettono i raggi di luce direttamente verso la fonte luminosa, creando effetti visivi tridimensionali su superfici piane.

BlingCrete può essere usato, ad esempio, per evidenziare aree pericolose all’interno degli edifici, così come per progettare sistemi a guida integrata e componenti di nuova generazione come facciate, pavimenti e soffitti. Il produttore di questo materiale innovativo, la tedesca Hering International di Burbach vicino a Francoforte, ha vinto il premio DesignPlus del German Design Council. La giuria è rimasta particolarmente colpita dalla modulabilità del cemento.

mATERIALI IN GARA PER LE AUTO LEGGERE La terza tendenza significativa, anch’essa sostenuta dalla consapevolezza ambientale, riguarda il crescente utilizzo di materiali leggeri nella costruzione di automobili. I compositi in fibra vengono usati ormai da anni per le scocche delle auto sportive e di fascia alta, ma ora i ricercatori sono impegnati ad ampliare la gamma di materiali disponibili.

Un materiale molto promettente è la schiuma di alluminio, che è estremamente leggera, attenua i rumori e assorbe l’energia cinetica negli incidenti. L’inventore è Joachim Baumeister del Fraunhofer Institute for Manufacturing Technology and advanced Materials (IFaM) di Brema, in Germania. “La schiuma di metallo, per quanto strana possa sembrare, è una delle novità più intelligenti per la costruzione di strutture leggere nell’ industria dei trasporti,” dice Baumeister.

La schiuma viene prodotta compattando una miscela di polvere di alluminio e

agente schiumogeno (solitamente idruro di titanio), che viene successivamente espansa riscaldandola alla temperatura di fusione. Fra le prime applicazioni spiccano le reti per il bagagliaio dell’audi Q7, dove l’alluminio frena l’avanzamento dei bagagli in caso di incidente. Ogni anno l’azienda austriaca alu Light produce 100.000 pezzi per le audi Q7.

Oltre ai componenti per auto, la schiuma di alluminio trova impiego in molte altre apparecchiature. ad esempio, le piattaforme aeree mobili e i veicoli ferroviari traggono beneficio dalle proprietà ammortizzanti della schiuma.

“Questo materiale ha senso in tutte le applicazioni dove servono rigidità elevata e assorbimento di energia,” dice Baumeister. “Un’altra caratteristica della schiuma metallica è la bassa conduzione termica, ideale per gli isolamenti.”

Con processi che trasformano le proprietà di materiali conosciuti e trovano nuovi utilizzi per le sostanze organiche, la scienza dei materiali sta allargando la sfera del possibile, aprendo le porte a un mondo di innovazioni. ◆

i rifugi di tessuto di cemento resistente al fuoco vengono «gonfiati» nella forma desiderata e poi bagnati con acqua per stabilizzarne la conformazione

(immagine gentilmente concessa da concrete canvas ltd.)

protezione di un terrapieno con tessuto di cemento (immagine gentilmente concessa da concrete (canvas ltd.)

Leggete il codice per scoprire come viene installato il

tessuto di cemento

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scoperte; a oggi, l’esperienza indica che non tutte le evidenze indicano una malattia potenziale.”

LO STATO DELL’ARTEFinora, il beneficio più grande è rappresentato forse dall’uso delle sequenze genomiche per la diagnosi delle malattie, la previsione del rischio di contrarre malattie e l’individuazione precisa dei farmaci da utilizzare e del loro dosaggio (farmacogenomica), come spiega Ghia Euskirchen, direttore del programma di sequenziamento del DNa presso il Center for Genomics and Personalized Medicine della Stanford University School of Medicine (USa).

Fino a pochi anni fa erano disponibili solo un centinaio di test genetici; oggi sono oltre mille, grazie ai quali i medici possono migliorare le diagnosi e dare consulenza e cure ai pazienti per malattie specifiche. Le applicazioni di farmacogenomica vengono già utilizzate per individuare le cure farmacologiche ottimali

per tumori al seno, ai polmoni, al colon-retto e alla pelle, oltre ai trattamenti contro la leucemia infantile. Gli esperti stimano che almeno un terzo dei 900 farmaci anticancro attualmente sottoposti a test clinici verrà messo in commercio con un test del DNa o molecolare allegato.

Il numero di varianti genetiche studiate approfonditamente è però ancora troppo limitato per poter dimostrare la correlazione con una malattia, dice Euskirchen. Condizioni croniche comuni come patologie cardiache, diabete e depressione coinvolgono spesso molti geni e un insieme complesso di fattori ambiental. ad esempio, al diabete sono state associate oltre 60 varianti di geni, ma solo nel 70-80% dei casi l’insorgenza della malattia può essere attribuita a fattori genetici piuttosto che a condizioni ambientali, secondo il Dott. Ronald Ma, professore del dipartimento di medicina e terapia della Chinese University a Hong Kong.

SOTTO OSSERVAzIONEa causa di questa complessità, il valore delle informazioni genomiche per la salute personale a breve termine resta dubbio, soprattutto per le malattie più comuni. “Praticamente non capiamo il 99.9% del significato del genoma,” ha dichiarato recentemente al The Wall Street Journal Lynda Chin, che guida il reparto di medicina genomica del MD anderson Cancer Center in Texas. “E non potremo prevedere nulla finché non capiamo.”

È chiaro che restano molti problemi complessi da risolvere. “Stanno nascendo collaborazioni fra società farmaceutiche e aziende specializzate in test del DNa come 23andMe e Illumina, per incorporare mappe genomiche individuali nella ‘impronta master’ che consentirà alla scienza di rispondere a tutte le domande,” dice Euskirchen. “La strada verso la medicina personalizzata, purtroppo, è ancora lunga e tortuosa.” ◆

Oltre dieci anni fa, quando gli scienziati della genetica completarno la prima sequenza

del genoma umano nell’ambito del Human Genome Project, ci fu grande ottimismo per le implicazioni mediche di questa scoperta. I ricercatori annunciarono una nuova era di diagnosi mirate, di farmaci su misura per la mappa genetica di ciascun individuo e di cure miracolose per ogni genere di malattia, dai disturbi genetici alle patologie croniche più diffuse.

Per decodificare il genoma umano ci sono voluti dieci anni e tre miliardi di dollari di investimenti. Oggi la mappatura del codice genetico di una persona costa circa mille dollari e richiede pochi giorni. Eppure, siamo ancora molto lontani dal decodificare il significato dei sei miliardi di coppie di basi per gli oltre 20.000 geni presenti nel DNa di ognuno di noi.

“Quello che abbiamo imparato dal completamente del progetto Human Genome è che le relazioni fra i geni e le caratteristiche della persona sono più complesse di quanto potessimo immaginare,” ha scritto Timothy Caulfield, Canadian Research Chair in Health Law & Policy presso la University of alberta, in un editoriale del dicembre 2012 pubblicato sul quotidiano nazionale canadese Globe and Mail.

RAGNATELA INTRICATAPer aprire l’era della medicina personalizzata, i genetisti dovranno avere a disposizione un database con i genomi di milioni di individui, per capire come variano i dati delle sequenze genomiche e il loro ruolo rispetto a malattie specifiche. Per costruire questo database servirà il contributo di persone disposte a condividere i loro dati genomici e

informazioni dettagliate sulla loro condizione di salute. Gli scienziati sono concordi sul fatto che solo a quel punto potranno decifrare le relazioni fra la genetica di un singolo soggetto e l’impatto dei fattori ambientali sulla sua salute.

Iniziative come il progetto Canadian Personal Genome, una ricerca su larga scala per raccogliere la sequenza del DNa del maggior numero possibile di cittadini canadesi, stanno spingendo la scienza nella giusta direzione, secondo gli esperti. Tuttavia, queste attività richiedono tempo e sollevano importanti questioni etiche sull’utilizzo e sulla protezione di dati personali molto sensibili.

I rischi di violazione della privacy sono molteplici. Dalle selezioni di lavoro alle assicurazioni sulla vita, dai prestiti bancari all’adozione di un bambino, la diffusione della mappa genetica esporrebbe una persona al rischio di discriminazioni in base alla sua predisposizione a contrarre malattie. a fronte di rischi così gravi, i benefici per la salute di chi partecipa a questi progetti di sequenziamento su larga scala sono, almeno a breve termine, insignificanti.

“La medicina genomica ha un potenziale enorme,” ha scritto in un forum del Globe and Mail Cheryl Shuman, direttrice del reparto di consulenza genetica dell’ Hospital for Sick Children in Canada. “Ma resta ancora molta strada da fare per capire e contestualizzare tutte le

Il costo per determinare il codice genetico

individuale mediante il sequenziamento

del DNA è diminuito sensibilmente, favorendo la diffusione degli esami

su singoli pazienti per individuare malattie dovute a mutazioni

genetiche. Sono però ancora lontane le cure per malattie croniche e complesse. Per fare ulteriori passi avanti,

in tutto il mondo sono in corso progetti per

raccogliere la sequenza del DNA su vasta scala,

allo scopo di individuare possibili schemi

ripetitivi. Tutto questo non manca di sollevare

questioni etiche.

di lisa roner

decifrare IL CODICE

la genomica continua a fare progressi, ma le cure sono ancora una chimera

il costo per la mappatura del codice genetico di una persona è sceso a circa mille dollari, ma siamo ancora molto lontani dal decodificare il significato dei sei miliardi di coppie di basi per gli oltre 20.000 geni presenti nel dNa di ciascun individuo.

RIC

ERCA

fino a pochi anni fa erano disponibili solo un centinaio di

test genetici; oggi sono oltre mille, grazie ai quali i medici possono migliorare diagnosi,

consulti e cure.

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compassprimavera 2013

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NEGARE L’EVIDENzA

Per trasformare i pericoli dell’invecchiamento globale in una ricchezza, dicono gli esperti, le aziende devono agire subito per preparare i futuri lavoratori, sfruttando nel contempo il capitale sociale dei loro dipendenti più anziani e più esperti.

“È essenziale sviluppare forme di lavoro flessibile, ritenzione dei lavoratori e strategie di formazione per una forza lavoro multi-generazionale,” afferma Fernán Cepero, ex-direttore della Society for Human Resource Management (SHRM) dello Stato di New York, la più grande organizzazione al mondo nel campo delle risorse umane.

Molte aziende stanno però reagendo lentamente, forse tranquillizzate dal crollo dei pensionamenti in età precoce seguito alle ingenti perdite dei fondi di investimento nella recente crisi mondiale. Nel 2012, ad esempio, SHRM e aaRP hanno pubblicato i risultati di un sondaggio congiunto su aziende statunitensi. a fronte di un 72 percento di professionisti delle risorse umane che descriveva la perdita degli addetti anziani più esperti come un “problema” o “potenziale problema”, circa il 71 percento delle organizzazioni ha dichiarato di non aver preso alcuna iniziativa per analizzare la propria forza lavoro.

IL SETTORE ENERGETICO SI ALLEA CON L’UNIVERSITÀIl settore dei servizi di pubblica utilità rappresenta un’eccezione. Davanti alla prospettiva di perdere dal 40% al 50% della propria forza lavoro, che

raggiungerà i requisiti per la pensione entro il 2020 secondo un’indagine recente pubblicata da Harvard Business Review, le aziende energetiche hanno deciso di affrontare la sfida. L’automazione sta cancellando alcune mansioni tradizionali, come la lettura dei contatori, ma la domanda di addetti alle linee e responsabili di impianto non accenna a diminuire. Basta guardare quello che è successo con l’uragano Sandy, che ha colpito il nordest degli Stati Uniti nell’ottobre del 2012. Sulla costa orientale sono giunte numerose squadre per ripristinare la fornitura di elettricità alle comunità colpite dal cataclisma. Ma sarà possibile gestire interventi così urgenti anche in futuro, quando i pensionamenti potrebbero dimezzare il numero di addetti in servizio?

“La nazione fa affidamento sulla fornitura costante di elettricità, abbiamo bisogno di risorse altamente qualificate sul campo,” sottolinea Mary Miller, direttore amministrativo di Edison Electric Institute (EEI), un’associazione di società elettriche a capitale privato. “Ci vogliono cinque anni per ottenere la qualifica di tecnico di linea elettrica.”

EEI e il suo braccio non-profit, il Center for Energy Workforce Development (CEWD), stanno perseguendo diverse strategie di formazione collaborativa con molto successo. EEI coopera con le scuole e con la rete di uffici pubblici di collocamento federali, statali e locali per valutare quali profili professionali saranno richiesti in futuro e adeguare di conseguenza i corsi di studi dei college. Nel frattempo, la Fondazione Bill & Melinda Gates ha finanziato un progetto per individuare percorsi di formazione grazie ai quali cittadini a basso reddito possano trovare un impiego ben retribuito nel settore dell’energia.

Inoltre, EEI ha lanciato un’iniziativa chiamata “Troops to Energy” per accelerare la formazione e l’assunzione dei veterani di guerra. Grazie alla loro formazione ed esperienza militare, molti veterani possiedono infatti doti preziose che possono essere reimpiegate in mansioni lautamente pagate. “Gli stipendi dei tecnici di linee elettriche, considerando anche gli straordinari, arrivano spesso a sei cifre. anche i responsabili di impianto guadagnano bene,” dice Miller. “Sono lavori ben retribuiti che non verranno esternalizzati.”

CARATTERI PIÙ GRANDI PER AUmENTARE LA PRODUTTIVITÀ

La Germania, dove si prevede una diminuzione della popolazione del 20% entro il 2060, sta già prendendo misure per favorire la produttività e la soddisfazione dei lavoratori più anziani.

ad esempio, Daimler aG, il famoso costruttore delle automobili Mercedes Benz, ha avviato nel 2008 un’iniziativa che affronta il problema dell’ invecchiamento della forza lavoro in due modi: garantendo più a lungo la produttività dei lavoratori anziani e trasferendo le loro competenze a una nuova generazione di addetti. Le novità introdotte dall’azienda a questo scopo comprendono l’estensione della formazione ai lavoratori già assunti, l’offerta di contratti a tempo indeterminato a tutti gli operai specializzati e l’offerta di un posto fisso ai tirocinanti qualificati nel reparto di produzione.

Contemporaneamente, in BMW, dove un quarto degli addetti ha più di 50 anni (quota destinata a salire al 45% entro il 2020), l’azienda ha preso alcuni provvedimenti specifici per salvaguardare la produttività dei lavoratori in età avanzata. BMW ha speso 50.000 dollari per apportare 70 piccole modifiche a una catena di montaggio, ad esempio aumentando le dimensioni dei caratteri visualizzati sugli schermi dei computer e riconfigurando alcune postazioni di lavoro, destinate ai più attempati, in modo che si possa lavorare stando seduti. Nell’arco di un anno, la produttività della linea ha uguagliato quelle presidiate da lavoratori più giovani e l’assenteismo è crollato dal 7% al 2%. Il successo dell’esperimento è stato tale che, nel 2011, BMW ha costruito una nuova fabbrica appositamente attrezzata e interamente affidata a dipendenti dai 50 anni in su.

Il settore dei servizi di pubblica utilità collabora con le scuole per formare la forza lavoro di domani.

Le aziende dell’industria aerospaziale si sono impegnate in una nuova missione: il trasferimento della conoscenza.

In tutto il mondo, gli esperti di risorse umane studiano i modelli più efficaci per reclutare, trattenere e formare una forza lavoro multigenerazionale. Tutti questi sforzi sono guidati da una constatazione: la popolazione

mondiale sta invecchiando a una velocità che non ha precedenti. Secondo il McKinsey Global Institute, la percentuale di lavoratori nel mondo con un’età superiore a 55 anni aumenterà dal 14% nel 2012 al 22% nel 2030. Soltanto negli Stati Uniti, secondo la società di consulenza finanziaria Ernst & Young, ogni anno oltre 76 milioni di “baby boomer” nati fra il 1946 e il 1964 raggiungono l’età pensionabile, mentre nel 2010 in Europa, per la prima volta, il numero di pensionamenti ha superato quello dei nuovi ingressi nel mondo del

lavoro. Entro la fine del decennio, i pensionamenti supereranno le assunzioni anche in Russia, Canada, Corea del Sud e Cina.Il World Economic Forum (WEF) considera l’invecchiamento globale come “una delle minacce più gravi alla prosperità del pianeta nei prossimi decenni.” I rischi maggiori sono la perdita del patrimonio di conoscenze e competenze detenuto dai lavoratori che vanno in pensione e il numero limitato di potenziali sostituti, soprattutto in ambiti professionali che non riscuotono interesse fra i giovani.

“l’iNVeccHiameNto gloBale È “uNa delle

miNacce piÙ graVi alla prosperitÀ del piaNeta Nei prossimi deceNNi”.

WORLD EcONOmIc fORUm

sOCI

ETÀ

La popolazione mondiale invecchia a una velocità che non ha precedenti. Eppure, molte aziende sembrano impreparate ad affrontare le conseguenze dell’imminente ondata di pensionamenti. La soluzione sta nella capacità di coltivare le risorse future mantenendo l’esperienza dei lavoratori anziani.

di cathy salibian

eXitSTRATEGy

i figli del boom economico cominciano ad andare in pensione e le aziende devono correre ai ripari

(foto © dotshock – shutterstock.com)

il 60% degli addetti dell’iNdustria aerospaziale

raggiuNgerÀ l’etÀ peNsioNaBile eNtro il 2020.

hARVARD BUSINESS REVIEW

60%

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compassprimavera 2013

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TRASfERImENTO DI COmPETENzE fRA PILOTI NELL’INDUSTRIA

AEROSPAzIALE

Un altro settore che va “ingrigendosi” rapidamente è l’industria aerospaziale, dove, secondo Harvard Business Review, ben il 60 percento degli addetti potrebbe maturare i requisiti per la pensione entro il 2020. Questa evoluzione ha spinto Lockheed Martin a effettuare studi specifici finalizzati a individuare le pratiche migliori per “catturare” le competenze dei dipendenti in uscita. Il lavoro ha dato buoni frutti anche al di là del problema legato ai pensionamenti, mostrando all’azienda come sia possibile rivitalizzare costantemente le proprie risorse.

“Volevamo trasferire le conoscenze e assicurarci che questo processo fosse pervasivo, cioè potesse estendersi gradualmente e assumere un ruolo dinamico all’interno dell’organizzazione,” racconta Patricia Scaramuzzo, responsabile del programma avviato da Lockheed Martin.

Gli studi di Lockheed Martin hanno sfatato diversi miti comuni. In una presentazione alla National Defense Industry association, Scaramuzzo ha dimostrato la falsità di alcune credenze. Il primo mito, ad esempio, è che sia sufficiente acquisire la conoscenza dei dipendenti più esperti. In realtà, Lockheed Martin ha constatato come, una volta catturata, la conoscenza debba anche essere applicata prima che il dipendente esperto lasci il suo posto, per consentire ai nuovi addetti di assimilare dettagli fondamentali. Un’altra falsa convinzione è che sia più facile trasferire le conoscenze con una relazione “uno a uno”. La verità è che il gruppo funziona

meglio, perché i vari partecipanti possono trarre beneficio dalle domande e dalle osservazioni di ciascuno. Terzo mito da sfatare: le persone senza esperienza rallentano il gruppo. Non è così: gli inesperti contribuiscono alla varietà del team e danno la garanzia che vengano poste anche le domande più elementari.

“abbiamo condiviso gli esiti del nostro progetto perché siamo convinti che un efficace trasferimento delle competenze sia fondamentale non solo per il successo di un’azienda, ma per il futuro del Paese,” afferma Scaramuzzo.

STRUmENTI PER CATTURARE LA COmPETENzAParker aerospace, divisione di Parker Hannifin Corp. che produce componenti per aeromobili, ha implementato diverse strategie per il trasferimento delle competenze, da percorsi di formazione guidati da esperti, all’accesso diretto al personale più anziano, a un programma strutturato di mentoring. In questo contesto, il software cosiddetto “knowledgeware” fornisce all’azienda uno strumento prezioso per raccogliere, condividere e riapplicare la conoscenza. anche le competenze più sofisticate possono infatti essere formalizzate in modelli, o template, facilmente riutilizzabili dagli addetti più giovani.

“alcuni dei nostri lavoratori più esperti sono gli unici che sanno come svolgere una determinata attività o mansione,” spiega Bob Deragisch, responsabile dei sistemi aziendali di Parker aerospace. Quando arrivano a 50 o 55 anni, si rendono conto che la devono insegnare a qualcuno; il loro compito è lasciarsi alle spalle qualcosa che generi valore. “alcuni di loro pensano, ‘Lo faccio da 25 anni, nessun computer potrà mai fare la stessa cosa,’ ma noi abbiamo dimostrato che si può fare. Spesso un processo ripetitivo può essere automatizzato liberando risorse umane per mansioni più creative.”

John a. Challenger, CEO di Challenger, Gray & Christmas, Inc., società specializzata nell’outplacement di dirigenti, concorda sul fatto che la tecnologia possa rendere un contributo importante all’acquisizione della conoscenza prima che un dipendente lasci l’azienda. “Il knowledgeware conserva lo storico dell’azienda e può essere uno strumento prezioso per il mentoring,” dice Challenger. “Il modo in cui le persone svolgono le loro mansioni

può essere messo per iscritto. Le informazioni possono essere strutturate e visualizzate per essere accessibili. Tutto ciò non sostituisce la comunicazione personale, ma la può migliorare.”

CAmBIARE IL LAVORO PER OffRIRE PIÙ fLESSIBILITÀChallenger osserva come la nuova concezione del lavoro si traduca in maggiore flessibilità creativa. Sono finiti i tempi del posto fisso, otto ore al giorno, con pensione obbligatoria a 60 anni. Oggi il lavoro può essere a progetto, part-time o mobile... tutte forme che suscitano l’interesse dei lavoratori anziani o ne favoriscono la ritenzione.

“In passato le imprese assumevano giovani con la prospettiva che sarebbero rimasti in azienda per tutta la vita,” dice Challenger. “Quell’epoca è finita. L’età non conta più. Le persone devono essere giudicate per la loro produttività e il contributo che possono offrire. I lavoratori più anziani sono preziosi perché portano anni di esperienza in diversi ambiti e sanno come si lavora in gruppo. I dirigenti e i responsabili delle risorse umane più lungimiranti devono pensare sempre a come si possa creare una cultura nella quale età ed esperienza abbiano il riconoscimento che meritano.” are always thinking about how to create a culture where age and experience are honored.” ◆

Passi successivi: aaRP mette a disposizione uno strumento

gratuito online per la valutazione della forza lavoro (www.aarpworkforceassessment.org\usindex.cfm)

e SHRM ha dedicato una pagina del proprio sito alla partnership SHRM-aaRP:

www.shrm.org

“l’etÀ NoN coNta piÙ. le persoNe deVoNo essere giudicate per la loro

produttiVitÀ e il coNtriButo cHe

possoNo offrire.“

JOhN A. chALLENGER ceo, cHalleNger, gray & cHristmas

primo anno in cui il numero di pensionamenti ha superato quello dei nuovi ingressi nel

mondo del lavoro.

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

“sapienza collettiva”, invitando gli studenti universitari di tutto il mondo a presentare progetti realizzati con un software 3D.

“Dal concorso ci aspettiamo di raccogliere idee senza precedenti, uniche ed entusias-manti, per le nuove minicar,” dice Nobuhiro Tajima, Chief Commissioner di aPEV, oltre che presidente e amministratore delegato di Tajima Motor Corporation. “Si possono ottenere risultati finora impensabili con la co-creazione in ambienti estremamente diversificati che riuniscono persone di diversi campi, settori industriali e aree geografiche, anche grazie ai moderni strumenti software collaborativi che abbattono le barriere dello spazio e del tempo.”

Uno dei partecipanti è l’Università di Tokio, dove il concorso di aPEV sta regalando agli studenti esperienze e contatti nel mondo reale.

“In questo progetto gli studenti comunicheranno con gli ingegneri delle aziende associate ad aPEV, che fungeranno da consulenti e referenti,” spiega il Dott. Yuhei Yamauchi, professore associato della Interfaculty Initiative in Information Studies presso l’Università di Tokio. “I ragazzi impareranno come gli ingegneri professionisti affrontano il processo di progettazione. al tempo stesso, l’università potrà applicare i risultati delle sue ricerche su scala più ampia a beneficio della società.”

LE TRAPPOLE DEL CROWDSOURCING

Ma la creazione collaborativa dà sempre risultati migliori? Gli scettici ricordano il fiasco di Vegemite con “iSnack 2.0”, votato nella nuvola come il nome più adatto per una crema spalmabile: un flop clamoroso. Marcia Yudkin, scrittrice e presidente di Named at Last, spiega i due grandi pericoli di questa modalità operativa.

“Uno è la mancanza di riservatezza,” dice. “Per ottenere il meglio dai contributori, bisogna fornire informazioni specifiche sul progetto che forse dovrebbero restare confidenziali. L’altro rischio è legale, perché ci si può esporre ad accuse di violazione di un marchio o altri problemi se i progetti

presentati da persone sconosciute sono macchiati da plagio. Molto dipende dal modo in cui i partecipanti vengono selezionati e qualificati: ma, se si restringe troppo il campo, diventa più un outsourcing che un crowdsourcing.”

IL GRANDE ESPERImENTO DI DARPA

La U.S. Defense advanced Research Projects agency (DaRPa), l’agenzia statunitense leader nell’innovazione che negli anni Sessanta contribuì con la sua rete di comunicazione alla nascita di Internet, sta testando il concetto di crowdsourcing con un concorso per la progettazione di un mezzo anfibio per i Marines. Tuttavia, il progetto prevede specifiche misure restrittive per evitare che trapelino informazioni delicate.

“Il modo in cui interagiamo con il mondo è cambiato per sempre con l’arrivo di Internet,” afferma Rogers di Local Motors, che ha collaborato con DaRPa alla progettazione in crowdsourcing di veicoli militari. “L’evoluzione è sempre più rapida e influisce sul modo in cui facciamo qualsiasi cosa, da costruire un’auto a combattere una guerra. Il mondo è pieno di innovatori che sognano di fare prodotti migliori. Noi mettiamo a disposizione una piattaforma per attingere alla loro creatività.” ◆

La casa automobilistica Local Motors è salita alla ribalta nel 2012 con il primo veicolo militare progettato da

una community, il Rally Fighter. Per realizzare il mezzo, il CEO di Local Motors, Jay Rogers, ha sfruttato la conoscenza collettiva di 20 mila fra progettisti, ingegneri, costruttori e appassionati d’auto.

“Le cose si possono fare in due modi,” spiega Rogers. “Si possono ingaggiare le persone adatte per risolvere un problema, oppure ci si può organizzare nella nuvola per raccogliere più velocemente idee migliori.”

Rogers è un pioniere di quella forma di problem-solving distribuito che va sotto il nome di “crowdsourcing”. Coniato dal giornalista Jeff Howe nel giugno 2006, il termine ha generato una serie di derivati e sottocategorie: “co-creazione”, “crowd-creation”, “crowd-voting” e persino “crowd-funding”. Tutte queste definizioni fanno riferimento a una stessa modalità: attingere a risorse collettive di intelligenza, creatività e soldi.

RIVOLUzIONARE LA R&SRogers era un ex-Marine che studiava alla Harvard Business School quando concepì un nuovo paradigma: il consumatore come creatore. La sua idea vinse il concorso annuale dei business plan di Harvard. Subito dopo, Rogers creò Local Motors. Ho perso alcuni amici in Iraq e ho quattro figli maschi. Voglio cambiare le cose,” dice Rogers. “Non abbiamo bisogno di più auto, ma di auto migliori.”

Rogers è convinto che il tradizionale modello di business dell’industria automobilistica, incentrato sulla produzione di serie, ostacoli l’innovazione. “Servono da 200 milioni a un miliardo di dollari e da cinque a sette anni per sviluppare un veicolo alla vecchia maniera. È un sistema intrinsecamente inefficiente.”

Local Motors, al contrario, sviluppa veicoli in un tempo cinque volte inferiore, da 12 a 18 mesi, a un decimo del costo. Invece di costruire grandi fabbriche centralizzate, ha aperto una “micro-fabbrica” nella periferia di Phoenix e pensa di installare impianti di produzione distribuiti vicini ai vari mercati di sbocco.

L’azienda usa due tecniche di crowd-sourcing principali, concorsi e collaborazioni, mettendo in collegamento fra loro migliaia di “contributori di idee” attraverso strumenti di brainstorming collettivo in ambito cloud. I partecipanti scaricano un applicativo “client” gratuito per accedere a modelli 3D, mappe, dati e tutto ciò che serve. Possono anche dialogare online in chat in tempo reale per aggiungere annotazioni ai modelli e suggerire modifiche.

PONTE fRA AzIENDE E SCUOLAall’altro capo del mondo, la association for the Promotion of Electric Vehicles (aPEV) riunisce numerose case automobilistiche dell’asia-Pacifico, una regione oppressa dal traffico e dallo smog. Per progettare una nuova generazione di microauto elettriche (SMEV-Super Micro Electric Vehicle), aPEV ha lanciato un concorso di

“si possoNo iNgaggiare le persoNe adatte per

risolVere uN proBlema, oppure ci si puÒ

orgaNizzare Nella NuVola per raccogliere

piÙ VelocemeNte idee migliori.“

JAy ROGERS, ceo di local motors

“si possoNo otteNere risultati fiNora

impeNsaBili coN la co-creazioNe iN

amBieNti estremameNte diVersificati.“

NOBUhIRO TAJImA cHief commissioNer, apeV

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Un’auto elettrica. Il nome di un’azienda. Una cura per il cancro. Tutte queste sfide

richiedono un approccio creativo alla soluzione dei

problemi. Tradizionalmente le organizzazioni affidano il lavoro a esperti. ma una

tecnica sempre più diffusa, e talvolta controversa,

chiamata “crowdsourcing”, sfrutta Internet per attingere

a un vastissimo patrimonio di intelligenze.

peNsieroDI GRUPPO

i collettivi online risolvono le sfide creative

di cathy salibian

Maggiori informazioni sul crowdsourcing

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

iNsegNareAI mASCHI

gli insegnanti colmano il divario fra maschi e femmine con la tecnologia

esami per il diploma di scuola secondaria e formazione professionale. Secondo il Ministero dell’Istruzione del governo francese, i maschi hanno sempre avuto la peggio in questi esami negli ultimi 20 anni.

mECCANISmI DELETERILa rivoluzionaria teoria di Michael Gurian sulle diverse modalità di apprendimento fra maschi e femmine (Boys and Girls Learn Differently!) sostiene che “le due aree di maggior efficienza nelle femmine sono la memoria e la percezione sensoriale. I maschi, invece, prediligono le abilità spaziali e il ragionamento astratto. Il cervello maschile avvantaggia i ragazzi nelle prove visuo-spaziali.” In altre parole, Gurian individua una differenza fondamentale fra le modalità di apprendimento dei due sessi e lascia intendere che maschi e femmine potrebbero trarre beneficio da diverse metodologie di insegnamento compatibili con le rispettive predisposizioni alla ricezione e all’interpretazione delle informazioni.

Purtroppo, la maggior parte degli studenti non riceve un’istruzione differenziata. “I metodi di insegnamento sono gli stessi da cent’anni o giù di lì e si basano su modelli agrari o fordisti,” afferma la Dott.ssa alison Carr-Chellman, professoressa di istruzione e formazione al Pennsylvania State College of Education. “L’insegnante sta davanti a un gruppo di bambini e trasferisce loro informazioni o esperienze. Dopodiché i bambini avanzano da una classe all’altra, conservando ben poco di ciò che hanno appreso. Si tratta di un metodo di insegnamento scadente e improduttivo, soprattutto nell’era dell’informazione.”Il problema è ampiamente riconosciuto.Sempre più addetti ai lavori vedono nella tecnologia uno strumento idoneo

a potenziare il coinvolgimento dei maschi. In linea con le osservazioni di Gurian, la tecnologia offre importanti benefici nell’apprendimento visuale e spaziale, favorendo una partecipazione più attiva dei maschi in classe.

ARRICCHIRE L’ESPERIENzA

Le moderne tecnologie di visualizzazione come le lavagne interattive, che consentono l’utilizzo di video, audio, immagini e navigazione sul Web, rispondono all’esigenza dei ragazzi che prediligono l’apprendimento visivo. anche tablet e touchscreen trovano sempre più spazio in classe, con buoni risultati segnalati da parecchie scuole.

“Nel manipolare immagini e testi su uno schermo e nel rispondere con grande efficacia ai compiti assegnati, i maschi dimostrano doti e capacità che non raggiungeranno mai davanti a un foglio di carta bianco,” afferma Betsy Weigle, insegnante di scuola elementare a Spokane, Washington, USa.

Weigle, che attraverso il suo sito Web www.classroom-teacher-resources.com fornisce supporto agli insegnanti con materiali e contenuti interessanti e utili per il loro lavoro, utilizza gli iPad e gli schermi interattivi con i suoi alunni. “I maschi fanno fatica a stare seduti per lunghi periodi di tempo e un supporto visivo come l’iPad può aiutare in questo senso,” spiega Weigle. “Ogni qualvolta si presenta l’occasione di andare oltre la semplice interazione verbale, soprattutto con i maschi, l’insegnante potrà notare come questi acquisiscano un maggior numero di nozioni.”

La Cedars School of Excellence di Greenock, in Scozia, è stata una delle prime ad adottare tavolette elettroniche per tutti gli allievi. Dall’arrivo dei tablet, gli insegnanti hanno constatato un netto miglioramento nel livello di concentrazione e nei risultati dei ragazzi. Si è evidenziata anche una maggiore facilità nello svolgere ricerche e nello sviluppo delle competenze di istruzione digitale; si è così creato un contesto paritetico fra i due sessi, consentendo ai maschi di sfruttare le loro grandi doti di apprendimento visivo.

Un altro caso è la Coedcae School di Llanelli, in Galles, che ha acquistato due iPad per la biblioteca scolastica. La scuola utilizza i tablet principalmente come libri elettronici per invogliare i maschi a leggere.

fORmAzIONE INTERATTIVA

I giochi educativi svolgono un ruolo fonda - mentale nel campo delle soluzioni di apprendimento interattivo. ad esempio, Nimero, un produttore di software educativi della Bulgaria, crea giochi che uniscono l’apprendimento visuale e spaziale con l’istruzione di base e la soluzione di puzzle, stimolando i processi di apprendimento tipici dei maschi. Il gioco di matematica per la scuola primaria Jumpido, ad esempio, prevede l’interazione di tutto il corpo in una serie di esercizi e giochi con lo scopo di sfruttare il movimento fisico e la competitività per coinvolgere i maschi in modo più efficace.

“Jumpido coinvolge maggiormente i ragazzi in classe, sia mentalmente sia fisicamente,” conferma Kiril Rusev, amministratore delegato di Nimero. “Gli elementi cinestetici e spaziali di Jumpido sono in piena sintonia con i processi cerebrali dei maschi e introducono un livello di interattività che i metodi di insegnamento tradizionali non hanno in pari misura.”

Un’altra scuola con una visione unica nell’uso della tecnologia in classe è la Quest to Learn di Manhattan, a New York. L’istituto è frequentato da studenti brillanti e intraprendenti che sfruttano i principi dei giochi per creare esperienze di apprendimento immersive molto ludiche. Il progetto è nato dalla mente dell’inventrice di giochi digitali Katie Salen e dall’approccio dogmatico della scuola al gioco come strumento formativo, con l’impiego della tecnologia in diverse forme e con diverse finalità. Grazie a questo metodo formativo incentrato su tecnologia e gioco, i ragazzi possono sfruttare le loro predisposizioni naturali e trarre piacere e divertimento dallo studio.

fARE LA DIffERENzACon un mercato sempre più ricco di strumenti di formazione interattivi e innovativi, gli insegnanti possono sfruttare al meglio gli “istinti naturali” di apprendimento degli allievi maschi.

“L’insegnamento differenziato per ciascun sesso comincia a diffondersi e porta con sé profondi cambiamenti nel modo in cui le classi vengono concepite, allestite e usate, dall’asilo fino alle superiori,” dice Gurian. “Stiamo assistendo a una vera e propria svolta sociale, un nuovo contesto scolastico nel quale maschi e femmine hanno la stessa attenzione e le stesse opportunità.” ◆

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i metodi di insegnamento tradizionali sono incentrati sulle doti verbali, più diffuse fra le femmine, mentre i maschi prediligono l’interazione e la visualità. per questo motivo i risultati scolastici dei ragazzi sono complessivamente inferiori in tutto il mondo. [© by petra feketa – fotolia.com]

I dati mondiali sugli esami scolastici mostrano differenze sostanziali fra i risultati ottenuti da maschi e femmine, con i primi in evidente ritardo. Ora, con l’adozione di supporti elettronici e giochi interattivi, i docenti hanno a disposizione nuovi strumenti per aiutare i ragazzi a esprimere tutto il loro potenziale scolastico. di sean dudley

“l’iNsegNameNto differeNziato per mascHi e femmiNe

comiNcia a diffoNdersi e porta coN sÉ profoNdi

camBiameNti.“ mIchAEL GURIAN

autore di “Boys aNd girls learN differeNtly!”

Le prove sono diffuse e inconfutabili: la scuola tradizionale non riesce a dare ai maschi un’istruzione

equivalente a quella delle femmine. Ecco alcuni dati.• Una relazione pubblicata nel 2010

dal Center on Education Policy, un istituto di ricerca indipendente degli Stati Uniti, conferma che in tutti gli Stati federali i ragazzi hanno capacità di lettura inferiori. Nelle scuole elementari, il 79% delle

bambine ha un livello di lettura giudicato “eccellente”, contro il 72% dei maschi. Differenze analoghe sono state riscontrate nella scuole medie e superiori.

• Le statistiche del Ministero dell’Istruzione della Giamaica indicano che, nella quarta classe, l’81% delle femmine supera un esame di cultura generale (tipo Invalsi), contro solo il 59% dei maschi. Inoltre, nelle prove matematiche eccelle il 55% delle

ragazze, mentre i ragazzi si fermano al 36%.

• Nel 2012, il Joint Council of Qualifications nel Regno Unito ha reso noto che il 73,3% delle femmine ha superato gli esami di scuola secondaria. La percentuale di maschi che hanno raggiunto lo stesso risultato era solo del 65,4%.

• In Francia, c’è un divario costante di 4-5 punti percentuali nei risultati ottenuti da maschi e femmine negli

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

ai maschi piacciono le costruzioni. Le femmine adorano i libri. Quando ancora i bambini vanno a gattoni, le

predisposizioni innate dei due generi fanno sì che i futuri ingegneri saranno per l’89% maschi. Ma un mondo alla disperata ricerca di tecnici si può permettere di rinunciare al potenziale creativo di soluzione dei problemi di metà della popolazione mondiale, escludendo le femmine ancor prima che compiano i due anni di età?

Debbie Sterling, una delle poche ragazze arrivate alla professione di ingegnere, è convinta di no. Così, si è messa alla ricerca dell’anello mancante fra le femmine e il mondo dell’ingegneria e delle costruzioni. Ed è nata GoldieBlox, una nuova linea di giocattoli di costruzioni basata sui libri di avventure di Goldie, un’eroina inventrice impegnata a risolvere problemi tecnici con l’aiuto dei suoi amici. Mentre leggono il

libro, le ragazze costruiscono vari oggetti insieme a Goldie e mettono in moto le loro “macchine” per vedere come funzionano.

“Quando ero una bambina, la parola ‘ingegneria’ mi incuteva timore,’” ricorda Sterling. “Pensavo che fosse una cosa da maschi. Ho creato GoldieBlox affinché le ragazze, fin dalla giovane età, possano capire che l’ingegneria è un mondo aperto anche a loro. Con una protagonista femminile, storie nelle quali le femmine si possono riconoscere e immedesimare, e un pizzico di umorismo, GoldieBlox aiuta a superare i timori innati e stimola l’interesse delle bambine per le costruzioni.”Unendo la passione delle bambine per i libri a un giocattolo interattivo che viene montato nel corso della lettura, GoldieBlox ha trovato una formula completamente nuova per attirare le femmine verso i giochi di costruzioni. “La questione è molto semplice: ai maschi piacciono le costruzioni, alle femmine piace leggere,” afferma Sterling. “GoldieBlox completa le attività visuo-spaziali con quelle verbali, dato che le bambine vogliono sapere perché stanno costruendo un oggetto.”

Sterling aveva notato la differenza fra maschi e femmine durante i suoi studi a Stanford. Per anni si era arrovellata il cervello su questa disparità, finché non ebbe l’idea di GoldieBlox e si dedicò con grande impegno alla sua realizzazione. Ma quel tempo non era passato invano: quando Sterling fu pronta per lanciare il giocattolo, Internet le offrì una nuova opportunità per finanziare la sua impresa: il “crowdfunding”, o finanziamento diffuso. Dopo aver testato il suo prototipo su più di 100 bambini, Sterling pubblicò un video su Kickstarter, una piattaforma per il finanziamento di progetti creativi, accompagnandolo a una semplice richiesta:

se qualcuno credeva nel progetto, Sterling chiedeva di acquistare in anticipo il giocattolo che ancora non esisteva. In meno di 30 giorni, raccolse 250.000 dollari, il doppio di quanto aveva preventivato. La prima serie di giocattoli con libro venne letteralmente spazzata via dagli scaffali virtuali: prima del lancio nel mese di febbraio, tutte le copie andarono esaurite.

Il primo prototipo non solo ebbe successo fra i bambini (da 5 a 9 anni), ma si aggiudicò anche il premio Editor’s Choice della World Maker Faire, una fiera di prodotti fai-da-te che si svolge a New York. GoldieBlox è diventata oggi una serie articolata, che illustra diversi principi ingegneristici con “lezioni” dedicate a ruote e assali, pulegge, forze e attriti. GoldieBlox sarà presto disponibile anche come e-book per iPad e iPhone, dove l’esperienza di costruzione sarà arricchita da narrazioni e animazioni. Nel frattempo, Sterling è stata contattata da grandi distributori interessati a vendere i giocattoli nei loro negozi. “Con GoldieBlox le bambine imparano a risolvere problemi e sviluppare abilità spaziali,” afferma Sterling. “Voglio che le femmine valutino tutte le opportunità per il loro futuro e credano di poter fare qualsiasi cosa da grandi, perché una bambina non è solo una principessa.” ◆

Per maggiori informazioni: www.goldieblox.com

L’ingegneria è un mondo maschile, ma l’ingegnere donna Debbie Sterling, laureata a Stanford, ha lanciato una linea di giocattoli tecnici per bambine, chiamata GoldieBlox, per cambiare le cose. Certo, sono rosa, e sono carini. ma il segreto sta nel libro abbinato a ciascun progetto costruttivo, che fa appello alle spiccate doti verbali delle ragazzine, creando una perfetta sintonia fra GoldieBlox e le modalità di apprendimento femminili. di rachel callery

goldieBloX:PENSATO PER LE fEmmINE

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Leggete il codice per entrare nel mondo di GoldieBlox

debbie sterling, ceo e fondatrice di goldieBlox. Nella pagina accanto: sterling ha raccolto i fondi per il primo libro-giocattolo della serie goldieBlox su

Kickstarter: tutto esaurito prima di arrivare sugli scaffali virtuali. (foto gentilmente concessa da goldieBlox)

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istruzioNeuNiVersale

il programma millennium dell’oNu rischia di fallire gli obiettivi

Nel 2000, gli Stati membri delle Nazioni Unite (ONU) concordarono che ogni bambino

avrebbe dovuto ricevere un’istruzione primaria per riuscire a sottrarre 500 milioni di persone alla povertà entro il 2015. Oggi, quell’obiettivo, uno degli otto Millennium Development Goals fissati dall’ONU, è a rischio.

all’inizio i progressi erano incoraggianti. Il numero di bambini in età scolare privi di istruzione diminuì da 108 milioni nel 1999 a 61 milioni nel 2008, quasi il 44% in meno. Ma nel 2012, a soli tre anni dalla scadenza, il decimo Education for all (EFa) Global Monitoring Report indicava che la cifra era ancora ferma a 61 milioni. Inoltre, milioni di bambini che frequentano la scuola non

imparano a causa della mancanza o dell’inadeguatezza degli insegnanti.

STRADA IN SALITAUno dei motivi dello stallo è che tutte le comunità facilmente accessibili sono state ormai raggiunte. “Ora sono i più vulnerabili ed emarginati che rischiano di non avere alcuna istruzione o di non concludere le scuole elementari,” dice Pauline Rose, direttrice di EFa Global Monitoring Report per l’UNESCO. “Fra questi ci sono i nomadi che si spostano continuamente con le loro famiglie e hanno bisogno che la scuola li segua. Molti bambini che restano esclusi dalla scuola rischiano di sviluppare forme di disabilità. In molti Paesi l’ambiente scolastico non è accessibile a questi

bambini, e questo problema deve essere risolto.”

Portare l’istruzione a queste popolazioni è possibile. Rose cita alcune iniziative promosse con successo da enti governativi e non (ONG). ad esempio, in africa Orientale le ONG Camfed e BRaC (ex Bangladesh Rural advancement Committee) stanno lavorando all’istruzione delle ragazze che vivono in aree rurali, aiutandole poi ad avviare attività professionali. In Bangladesh, l’associazione senza scopo di lucro Shidhulai Swanirvar Sangstha costruisce scuole galleggianti a propulsione solare per raggiungere i bambini delle aree soggette a inondazioni. “Iniziative di questo tipo, però, non sono realizzabili su larga scala,” osserva Rose.

TROVARE fINANzIAmENTI

Dal 2000, l’abolizione delle tasse scolastiche ha contribuito ad aumentare il numero di bambini nelle scuole. “Oggi ci sono 55 milioni di bambini in più nelle scuole, grazie al fatto che le tasse scolastiche sono state abolite in molti Paesi,” dice David archer, responsabile sviluppo programmi dell’ONG actionaid, che combatte la povertà in tutto il mondo. “In passato la scuola primaria era a pagamento in 92 Paesi, ma nell’ultimo decennio le rette sono state eliminate. In Tanzania e in Kenya, ad esempio, le iscrizioni sono aumentate di 4 milioni di unità dopo l’abolizione delle tasse.”

Ma se i fondi per finanziare l’istruzione non vengono dalle rette, chi provvede? Non le donazioni internazionali, a quanto sembra. Rose sottolinea come la crisi economica abbia arrestato o drasticamente ridotto i fondi provenienti da finanziatori volontari. “C’è stato un forte impatto su alcuni dei Paesi più poveri, dove i governi sono i principali finanziatori

dell’istruzione ma hanno bisogno di sostegno economico,” dice Rose. “E da quando sono state abolite le rette, servono ancora più finanziamenti.”

archer aggiunge che ulteriori fondi sono necessari per garantire che l’istruzione non sia solo accessibile a tutti, ma anche valida. “Se milioni di bambini si iscrivono a scuola, servono più insegnanti preparati, altrimenti la qualità dell’insegnamento degenera,” spiega. “Oggi, 250 milioni di alunni non imparano a causa di classi sovraffollate e insegnanti sottoqualificati che lavorano in condizioni impossibili.”

SPONSOR DAL SETTORE PRIVATO

L’EFa Global Monitoring Report attribuisce al settore privato un ruolo chiave per il finanziamento dell’istruzione. “aumentare il sostegno del settore privato potrebbe fare una grande differenza,” dice Rose. “Nel campo della salute, ad esempio, Bill Gates, fondatore di Microsoft e co-fondatore della Bill and Melinda Gates Foundation, ha avuto un impatto notevole. Ma non esiste un Bill Gates nell’istruzione, pertanto serve l’aiuto del settore privato.”

I privati possono contribuire, dice Rose, ma non bastano. “alcune organizzazioni private erogano già finanziamenti, attraverso fondazioni come la MasterCard Foundation oppure sotto forma di risorse informatiche come Intel e Cisco. Ma nel complesso si tratta di una piccolissima parte di quanto stanziato per l’istruzione nei Paesi in via di sviluppo, circa il 5% delle donazioni.”

Come Gates, i finanziatori privati sono più sensibili alla salute che all’istruzione, anche se i due aspetti sono strettamente legati. “Se tutti i bambini vanno a scuola e imparano, avremo benefici enormi in termini di condizioni di salute delle future generazioni, coinvolgimento attivo delle donne, maggiore produttività, lotta all’HIV, cittadinanza attiva e affidabilità democratica,” dice archer.

RIPRENDERE SLANCIOL’obiettivo dell’istruzione primaria universale resta in dubbio, ma non mancano gli sforzi per ridare slancio al progetto. ad esempio, il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha

appena lanciato l’iniziativa Education First per esortare le nazioni, le aziende private e le fondazioni di tutto il mondo a un ultimo “grande sforzo” per il 2015 e oltre. Nei prossimi cinque anni, l’iniziativa punta a portare a scuola tutti i bambini, sia ponendo l’istruzione di qualità al centro delle agende sociali e politiche e dei programmi di sviluppo di tutto il mondo, sia trovando fondi per l’istruzione attraverso iniziative di promozione e sostegno.

Il prossimo EFa Global Monitoring Report, che verrà pubblicato alla fine del 2013, analizzerà l’andamento registrato finora, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, per indicare una data plausibile per il raggiungimento degli obiettivi di Millennium. “Dobbiamo cominciare a pianificare ciò che verrà dopo il 2015, ma questo non significa che possiamo togliere il piede dall’acceleratore proprio adesso,” conclude Rose. “Vogliamo che tutti diano un contributo e un sostegno all’istruzione.” ◆

Link utili: ActionAid: www.actionaid.org/education

Education for All: www.unesco.org/new/en/ education/themes/leading-the-international-

agenda/education-for-allEducation first: www.globaleducationfirst.org

EDUCATION fOR ALLEducation for All è un’iniziativa mondiale che punta a garantire un’istruzione di base a bambini, ragazzi e adulti. fu lanciata nel 1990 alla World Conference on Education for All da 155 Paesi e organizzazioni internazionali. Per raggiungere i risultati auspicati entro il 2015, nel 2000 il World Education forum individuò sei obiettivi principali per l’istruzione. Attualmente il perseguimento degli obiettivi è affidato all’UNESCO.

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una bambina della classe seconda della st. John primary school di Honiara, nelle isole salomone. il numero di bambini iscritti alla scuola primaria nel mondo è fermo dal 2008. © uNesco/giacomo pirozzi/panos

L’istruzione universale è uno degli obiettivi del programma millennium

lanciato dalle Nazioni Unite nel 2000. Entro il 2015,

tutti i bambini del mondo dovrebbero accedere a un

ciclo di studi elementari completo. ma i dati più

recenti indicano che questo obiettivo non sarà raggiunto

nei tempi previsti.

di Jacqui griffiths

Numero di bambini in età scolare privi di istruzione nel mondo.

EDUcATION fOR ALL

61 milioni

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Per secoli abbiamo lottato per plasmare la materia. Oggi

l’immaginazione ha preso il sopravvento nell’arte del fare: l’immaginazione e lo stampo in cui

viene forgiata la materia. E questa la potenza del 3D e della produzione

additiva: navi in una bottiglia, rendere possibile l’impossibile, sommare sogno e realta ; nuovi

orizzonti nella storia della manifattura e novita

straordinarie per il pensiero creativo.

Bernard charlès presidente e chief executive officer

dassault systèmes

L’ERA DELL’ESPERIENzA

sVOLTA GLOBALEWilly c. shih

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sTAmPA IN 3D

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ARRIVANO I BREVETTIsir James dyson

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LA sfIDA DELLA CINA

48LA mATEmATICA DEL mANIfATTuRIERO

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INTRODuCTION

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RITORNO IN PATRIA

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© 2012 Wacom Company, Limited. Tutti i diritti riservati. Wacom, Cintiq e il logo di Wacom sono marchi registrati di Wacom Company, Ltd. Con riserva di errori e modifiche. * Risoluzione HD non valida per Cintiq 12WX.

Debora Cavallotti
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INTRODUZIONE
Debora Cavallotti
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IL MANIFATTURIERO NELL'ERA DELL'ESPERIENZA
Debora Cavallotti
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LA VOCE DELL'ESPERIENZA
Debora Cavallotti
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Imprenditori e manager sanno che il campo su cui si gioca la partita dell’industria manifatturiera è determinante per l’esito finale e cambia in continuazione. La Rivoluzione Industriale impiegò 70 anni per sostituire l’artigianato con la produzione di massa, mentre sono bastati 20 anni di delocalizzazioni e altre strategie per azzerare la competitività della manodopera cinese e cambiare nuovamente le regole del gioco nell’industria manifatturiera. Entro un decennio, sulla spinta di tecnologie dirompenti come la stampa in 3D, anche la produzione su larga scala potrebbe essere a rischio. Compass analizza le forze che stanno ridefinendo, in maniera veloce e radicale, il mondo manifatturiero nell’Era dell’Esperienza.

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nell’era dell’esperienzail maNifatturiero

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la matematicaDEL mANIfATTURIERO

i ceo devono tenere conto di fattori complessi per decidere dove dislocare le fabbriche in futuro

(Nord america, Europa, Cina e India), Kennametal evita il rischio che si affidino a fornitori locali che, nel tempo, potrebbero trasformarsi in concorrenti su scala globale.Kennametal ha delocalizzato, ma non in modo fine a sé stesso: l’azienda resta infatti un esportatore netto di prodotti ad alta tecnologia e marginalità.

LE COmPETENzE DETERmINANO LE RETRIBUzIONICome altre multinazionali di primo piano, Kennametal è impegnata in un’incessante marcia verso la parte alta della “catena alimentare” della tecnologia. L’azienda produce punte che possono lavorare nell’oceano fino a diecimila metri di profondità e utensili per fresare i complessi pannelli in fibra di carbonio del Boeing 787 Dreamliner.

“Esistono due tipi di manifattura industriale,” spiega Cardoso. “C’è l’attività con volumi alti, margini ridotti e basso costo della manodopera, che richiede poche competenze. Questi lavori sono quelli che sono stati in gran parte esternalizzati e delocalizzati. Poi ci sono i lavori ad alto tasso di tecnologia, innovazione e competenza, con margini elevati. Questi sono rimasti tendenzialmente nelle economie avanzate.”

anche le principali aziende cinesi, principali beneficiare della delocalizzazione, si stanno attrezzando per competere nella fascia di mercato più complessa, soprattutto ora che i prodotti che richiedono manodopera non qualificata si stanno spostando verso Paesi con un costo del lavoro ancora più

basso. “Sappiamo che non possiamo continuare a fare affidamento sui bassi costi per essere competitivi,” ha dichiarato lo scorso gennaio il portavoce del Ministro del Commercio cinese, Shen Danyang. “Dobbiamo accelerare l’evoluzione dei nostri prodotti verso il mercato a valore aggiunto.” (Cfr. articolo a pagina 50.)

Per anni, molti dirigenti delle nostre imprese hanno pensato che il basso costo della manodopera cinese fosse la soluzione a tutti i problemi di prezzo. Molti, come apple e Dell, hanno trasferito la fabbricazione dei loro prodotti più sofisticati a terzisti come Flextronics a Singapore o la taiwanese Hon Hai. Oggi, le fabbriche in Cina restano essenziali per coprire l’esplosione della domanda in quell’area, ma molti cominciano a dubitare del valore e dell’utilità di avere fabbriche a dodici fusi orari di distanza per produrre dispositivi sofisticati destinati ai clienti nordamericani ed europei.

“La formula per scegliere dove dislocare la produzione sui due lati del Pacifico sta cambiando,” dice Willy Shih, professore di pratiche gestionali alla Harvard Business School e co-autore del libro Producing Prosperity: Why america Needs a Manufacturing Renaissance. (cfr. box a pagina 45)

GLI SVANTAGGI DELLA DELOCALIzzAzIONE

La svolta è stata indotta da forze strutturali profonde. La valuta cinese ha accumulato guadagni a due cifre, rendendo più costose le esportazioni di prodotti made-in-China. Il costo del lavoro nel Paese aumenta ormai del 25-30% ogni anno: Boston Consulting Group calcola che i costi di produzione in Cina arriveranno ai livelli degli Stati Uniti entro il 2015.

Inoltre, le filiere lunghe hanno tempi di reazione lenti. Se affidata alle persone sbagliate, la proprietà intellettuale potrebbe “trapelare” da aziende poco attente, e anche da quelle che lo sono. Concentrandosi solo sul lavoro a basso costo, si trascurano i costi per il coordinamento delle attività e delle supply

chain a lungo raggio. I CEO si stanno rendendo conto del fatto che i cicli di verifica e riscontro fra clienti, R&D e produzione sono fondamentali per sostenere l’innovazione; pertanto, collocare la produzione vicino alla ricerca e sviluppo può avere dei vantaggi.

ad esempio, il 40% dei prodotti venduti da Kennametal è personalizzato per l’utente finale. Seicento laureati e diplomati in ingegneria in nove centri di ricerca nel mondo lavorano allo sviluppo di nuovi materiali, fra cui il carburo di tungsteno e i diamanti industriali (cfr. articolo a pagina 20). Gli amministratori delegati realizzano i maggiori profitti e guadagni nel valore offerto agli azionisti in questa fascia alta della produzione.

mADE IN AmERICAPer ritrovare un nuovo equilibrio, molte grandi società americane hanno annunciato che “riporteranno a casa” la produzione. NCR, ad esempio, ha trasferito la produzione dei suoi sportelli Bancomat dalla Cina alla Georgia, in parte per la difficoltà di coordinare la produzione con le attività di progettazione e sviluppo software basate negli Stati Uniti.

Gli amministratori delegati stanno rivalutando le reti produttive su scala mondiale, dislocando impianti e centri di ricerca e sviluppo il più vicino possibile ai grandi clienti e preparandosi per una nuova ondata di tecnologie che potrebbero rivoluzionare la fabbrica. Per cogliere le opportunità che il futuro riserva, devono convincere le loro organizzazioni a sperimentare in un momento in cui controllare il rischio è di vitale importanza. by William J. Holstein

Vent’anni fa erano circa una dozzina le aziende di lavorazione dei metalli con quartier generale negli Stati

Uniti. Oggi resta solo Kennametal. Mentre le altre fallivano, Kennametal si trasformava nel prototipo della moderna azienda manifatturiera globale, sfruttando una rete mondiale di fabbriche e centri di ricerca.

Guidata dal CEO Carlos Cardoso, la società con sede in Pennsylvania nata 75 anni fa opera oggi in 60 nazioni e raccoglie poco più della metà del suo fatturato annuo di tre miliardi di dollari fuori dagli Stati Uniti. “Per raggiungere questo risultato, invece di fermarci negli Stati Uniti, siamo cresciuti nel

resto del mondo a ritmi più sostenuti,” dice Cardoso.

Il segreto del successo di Kennametal è stato seguire grandi clienti come General Motors quando questi si sono trasferiti in nuovi mercati. Presidiando gli stessi mercati nei quali operano i suoi clienti

la manodopera a basso costo non è più sufficiente per aggiudicarsi la produzione di una multinazionale. oggi gli amministratori delegati devono valutare diversi fattori, dai costi di trasporto ai tassi di cambio valutario, dalla tutela della proprietà intellettuale alla vicinanza ai clienti. (foto © Bugphai – fotolia.com)

CARLOS CARDOSO, ceo di Kennametal

“la formula per scegliere doVe collocare

le faBBricHe sulle due spoNde dell’oceaNo

pacifico sta camBiaNdo.“

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SCELTA EQUILIBRATA

Che cosa dovrebbe fare un amministratore delegato? Sono decisioni estremamente complesse, che richiedono un forte impiego di capitali; inoltre, l’efficacia di ogni mossa potrebbe rivelarsi non prima di 10-15 anni. “Se hai messo in gioco un miliardo di dollari, devi avere nervi d’acciaio oppure certezze granitiche,” dice Enver Yucesan, docente di gestione aziendale all’INSEaD di Fontainebleau, in Francia, che tiene un corso di cinque giorni sulla produzione manifatturiera nella rete globale per dirigenti d’azienda.

Yucesan afferma che i CEO devono acquisire doti più raffinate nel capire a quale punto del ciclo di vita si trova un prodotto, prima di decidere dove fabbricarlo. ad esempio, se una grande azienda svizzera inventa una molecola per un nuovo diserbante, quella molecola porta con sé una serie di domande. Può essere prodotta al prezzo giusto e ottenere l’approvazione delle autorità? “In questo caso è meglio avere un impianto vicino con la massima agilità,” suggerisce Yucesan. “Quindi l’azienda comincerà a produrre in Svizzera con costi molto elevati, preferendo avere la flessibilità necessaria e pagarne il prezzo.”

Se la fabbrica in Svizzera dimostra che il prodotto può essere realizzato in maniera efficiente e conquistare nuovi mercati, l’azienda potrà trasferire la produzione in Cina o in India. “Questi Paesi non si limitano a copiare,” dice il professore. “Sono grandi innovatori dal punto di vista dei processi. Se il costo di produzione in Svizzera è 35 Euro al chilo, lo possono abbattere fino a 2 Euro.”

Un CEO deve tenere conto anche della produttività della forza lavoro, non solo del costo puro della manodopera, aggiunge Yucesan. La lista di fattori da considerare comprende normative fiscali, vincoli logistici, accesso a porti e aeroporti, costo di gestione di un’azienda, accesso a talenti e manodopera qualificata.Ma soprattutto, gli amministratori delegati devono chiedersi sempre di più dove nascono le nuove idee migliori. “È un centro di eccellenza per particolari competenze?” chiede Yucesan. “Ci sono opportunità uniche offerte da università o

enti di ricerca, oppure il sostegno del governo a determinate attività di sviluppo? Con tutti questi elementi sul tavolo, il CEO dovrà prendere una decisione. Se manca uno solo di questi elementi, il quadro non sarà completo.”

RISCHI CHE VALE LA PENA PRENDERE

Naturalmente, un CEO da solo non può cogliere tutti gli elementi in gioco, pertanto deve creare organizzazioni ben integrate fra le diverse discipline e aree geografiche. Creare organizzazioni capaci di sperimentare e imparare, però, è difficile in una fase in cui i CEO e i loro consigli di amministrazione sono ipersensibili alla gestione e al controllo del rischio. Diventa una questione di cultura aziendale.

Yucesan racconta la storia di un CEO tedesco frustrato dal fatto che i suoi riporti diretti non facevano innovazione con l’aggressività che lui chiedeva. Ma i suoi manager facevano notare che il CEO era sempre pronto a criticarli se si assumevano rischi che considerava eccessivi.Con l’aiuto di uno psicologo, il CEO ha sviluppato un metodo formale per gestire

le tensioni interne. Ogni anno consegna ai suoi manager tre biglietti, poi sfida ciascuno di loro ad assumersi rischi, sperimentare e riferire i risultati al consiglio di amministrazione. “Se vi accorgete che mastico amaro,” ha detto al team, “tirate fuori uno dei biglietti. E dovete usare almeno due biglietti ogni anno.”

Un po’ contorto, forse, ma questa strategia risponde alla sfida che tutti i CEO devono affrontare: creare organizzazioni manifatturiere globali che siano nei posti giusti al momento giusto e che siano in grado di vedere oltre l’orizzonte per capire quali nuove tecnologie rivoluzioneranno il loro settore. ◆

William J. Holstein è scrittore e giornalista economico-finanziario di New York. Il suo libro più recente è “The Next american Economy: Blueprint for a Real Recovery.” Per maggiori informazioni sul suo lavoro, visitate il sito www.williamjholstein.com

anche Caterpillar, General Electric, Otis Elevator e Master Lock (cfr. articolo a pagina 44) hanno riportato la produzione dalla Cina e dal Giappone verso gli Stati Uniti. Queste operazioni di “rimpatrio” non hanno ridotto la disoccupazione o la sottoccupazione negli Stati Uniti, perché le fabbriche moderne richiedono un numero minore di addetti altamente qualificati. Né è diminuito il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina, che anzi continua ad aumentare.

anche gli scettici più irriducibili, tuttavia, ammettono che qualcosa è cambiato nel modo in cui i CEO valutano i benefici della delocalizzazione. “abbiamo superato la fase delle scelte di delocalizzazione cieca senza motivi razionali,” afferma Ron Hira, professore associato del Rochester Institute of Technology e co-autore del libro Outsourcing america: What’s Behind Our National Crisis and How We Can Reclaim american Jobs.

CREAzIONE DI “HUB” REGIONALI

analogo il dibattito in corso nel Regno Unito e in Europa. I CEO sono ancora pronti a spedire la produzione ad alto tasso di manodopera in Europa Orientale o in asia, mentre cercano di ottimizzarele loro attività produttive di alto livello in patria.

“L’evoluzione tecnologica, i ritmi di produzione più elevati e lo spostamento delle filiere hanno intensificato la competizione mondiale; i costi di produzione si sono abbassati, ma è diventato più difficile fare buoni prodotti,”

sostiene Sir James Dyson, fondatore della società da 1,5 miliardi di dollari che porta il suo nome. Un terzo dei dipendenti di Dyson sono ingegneri e scienziati che contribuiscono alla continua innovazione di aspirapolvere, ventilatori e asciugamani.

Gli investimenti di Dyson in R&S sono quadruplicati negli ultimi cinque anni. Dyson è assolutamente certo che la produzione sofisticata tornerà nel mondo occidentale. “La produzione industriale è destinata a diventare indipendente e a cambiare le regole, semplificando i processi e tagliando fuori gli intermediatori con nuove forme di finanziamento e produzione,” sostiene Dyson. (Cfr. box a pagina 48.)

Come le loro controparti americane ed europee, anche le economie sviluppate del Giappone e della Corea del Sud vogliono conquistare la supremazia manifatturiera. I componenti di loro produzione sono presenti in percentuale elevata nei dispositivi dell’americana apple, che vengono assemblati in Cina. E, nel frattempo, la coreana Samsung Electronics si è affermata come concorrente sia di apple sia della giapponese Sony.Il nuovo obiettivo di queste aziende è creare poli integrati di ricerca, progettazione e produzione in Nord america, Europa e Cina, al servizio degli acquirenti in ognuna di queste aree, come spiega Tom Mayor, consulente di Booz & Co. a Cleveland, Ohio, e grande esperto di industria manifatturiera. “Le aziende possono continuare a trasportare merci sull’Oceano Pacifico, ma non ha molto senso,” dice Mayor. “Oppure possono costruire una fabbrica negli Stati Uniti e sfruttare la capacità produttiva per produrre le merci che finora hanno spedito via mare.”

RImESCOLARE LE CARTE

Se Mayor ha ragione, tutti questi cambiamenti avranno pesanti ripercussioni sulla Cina, dove il governo sta cercando di liberarsi della produzione di fascia bassa, sporca e a basso costo, anche per ragioni ambientali. Dopo soli 30 anni in cui il Paese ha basato la propria

economia su una disponibilità illimitata di manodopera accondiscendente ed economica, i leader cinesi puntano ora a compiere la transizione verso la fascia alta, dominata dalle società più grandi ed evolute del mondo. (Cfr. articolo a pagina 50.)

Le nuove tecnologie che emergeranno nell’arco dei prossimi 5-10 anni promettono sviluppi ancor più interessanti. Una è la stampa in 3D, grazie alla quale i prodotti vengono fabbricati strato dopo strato. (Cfr. articolo a pagina 46.) “Non parlo solo della produzione additiva,” dice abe Reichental, presidente e amministratore delegato di 3D Systems con sede a Rock Hill, South Carolina. “Parlo anche di sensori sofisticatissimi, potenza di calcolo illimitata, intelligenza artificiale e robotica. Se unite tutto questo e la stampa in 3D, otterrete una forte convergenza fra tecnologie che consentiranno la personalizzazione di massa e la rilocalizzazione della produzione distribuita.”

Reichental ha ovviamente un interesse personale nel successo della stampa in 3D e può contare su una situazione favorevole: le aziende sono soggette a pressioni crescenti per innovare più rapidamente, la complessità della progettazione aumenta e la vita utile di molti prodotti si accorcia. Tutti questi fattori stanno allontanando l’industria manifatturiera dalle filiere che cominciano all’altro capo del mondo.

Sommando tutti gli elementi, quello che sembra stia succedendo è una scelta chiara su quali funzioni aziendali (e quali lavori) debbano essere collocate in luoghi distanti. È come un gigantesco rimescolamento del mazzo di carte, un processo che può solo accelerare.

sempre più aziende decidono di collocare la produzione qualificata vicino ai loro centri di ricerca e sviluppo, soprattutto per prodotti nuovi o emergenti ad alta valore aggiunto. (foto © rgtimeline – fotolia.com)

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ritorNoIN PATRIA

perché tutti tornano al manifatturiero... ancoramaster lock dimostra che è possibile “rilocalizzare” posti di lavoro nei paesi occidentali

La formula per scegliere dove collocare le fabbriche sulle due sponde dell’Oceano Pacifico sta cambiando.

Quando la Cina si aprì ai mercati internazionali alcuni decenni fa, il differenziale del costo della manodopera e l’efficienza delle comunicazioni erano tali da garantire enormi profitti. La manodopera aveva un costo da 30 a 100 volte inferiore. Le aziende potevano trasferire la produzione in Cina e, anche se dovevano assumere il triplo del personale, o dieci volte tanto, il guadagno era comunque assicurato. Si ebbe così un crollo dei prezzi di scarpe, elettronica e altri prodotti. Un numero enorme di posti di lavoro fu delocalizzato.

Ora la classe politica americana parla sempre più spesso di rinascita del “Made-in-america”. Il motivo è che il costo della manodopera in Cina è aumentato del 30% nel 2011 e del 25% nel 2012, a fronte di una sostanziale stabilità negli Stati Uniti. Con l’aumento

dei prezzi del petrolio, i costi di trasporto sono aumentati proprio mentre i margini diminuiscono; questo ha fatto sì che le spedizioni dalla Cina venissero spostate dal cargo aereo alle navi. In questo modo, però, le forniture restano in viaggio per cinque settimane, aumentando i costi legati alla gestione dell’inventario.

Un’altra svolta è stata impressa dalla necessità di collocare la produzione vicino ai processi di sviluppo. La nostra tesi è che, quando prodotti e processi non sono ancora maturi, sia più vantaggioso avvicinare la produzione allo sviluppo. L’interscambio fra le due aree è continuo, con numerose iterazioni fra laboratorio e impianto. Nei due decenni scorsi, il personale delle aziende viaggiava avanti e indietro dalla Cina in aereo, con quelli che vengono definiti costi di coordinamento. Ora, nella nuova situazione, nessuno è più disposto a sostenere questi costi.

Solo il tempo dirà se apple sta veramente pensando di investire 100 milioni di dollari per costruire una linea di produzione negli Stati Uniti. L’azienda sta provando a comportarsi da cittadino esemplare. Ma c’è una grande differenza fra “prodotto negli Stati Uniti” e “assemblato negli Stati Uniti”. Per ricostruire una solida base manifatturiera serviranno tempo e azioni coordinate. Politica, scuola e aziende dovranno lavorare insieme per garantire la disponibilità di manodopera qualificata, infrastrutture e reti di fornitura. Solo allora potrà veramente rinascere una nuova manifattura. ◆

Willy c. shih

Ilavori che l’industria manifatturiera ha delocalizzato anni fa non sempre sono gli stessi quando vengono

“rilocalizzati”.Master Lock Co., divisione di Fortune Brands Home & Security con sede a Milwaukee, ha ottenuto grande attenzione (e un visita del Presidente americano Barack Obama) quando nel

2012 ha rivelato di aver riportato a Milwaukee 100 posti di lavoro precedentemente delocalizzati in Cina e Messico.L’azienda ha motivato la scelta con l’aumento dei costi di manodopera e logistica in asia, la carenza di manodopera in Cina e il rafforzamento della valuta cinese. Per contro, i costi generali dell’impianto di Master Lock a Milwaukee non sono aumentati tanto quanto in China, grazie anche ad accordi sindacali. Inoltre, riportando il lavoro “in casa”, l’azienda ha un controllo più efficiente sulla produzione, migliorando di conseguenza il servizio ai clienti.Tuttavia, Master Lock non sta riassumendo gli stessi addetti alla catena di montaggio che avevano perso il lavoro a seguito della delocalizzazione. L’azienda ha bisogno di lavoratori qualificati in grado di gestire impianti “lean” e supervisionare i sofisticati sistemi di produzione automatizzata che hanno consentito di abbattere i costi e mantenere nel Wisconsin la produzione di fascia più alta. L’azienda punta anche a migliorare l’organizzazione della propria supply chain in Nord america: anche per questo servono competenze specifiche. Paradossalmente, il “rimpatrio” di Master Lock potrebbe essere frenato

dalla carenza di questo tipo di competenze. “La forza lavoro qualificata invecchia e il numero di giovani che entrano in contatto con professioni qualificate, tramite la scuola, la famiglia o gli amici, è sempre più ridotto,” spiega John Heppner, Chief Executive di Master Lock.Per colmare questo divario, Master Lock ha stretto accordi con gli istituti tecnici della zona, per reclutare lavoratori e definire un programma di studi adeguato per la loro formazione. In ogni caso, Heppner ritiene che il clima generale per l’industria manifatturiera statunitense debba essere ulteriormente migliorato.“C’è voluto molto tempo per smantellare la nostra struttura manifatturiera, e ce ne vorrà altrettanto per rivitalizzarla,” afferma Willy Shih, professore della Harvard Business School. Nonostante i nuovi lavori richiedano competenze diverse da quelli precedenti, Master Lock dimostra che ce la possiamo fare.” ◆

WILLy C. SHIH, professore della Harvard Business school ed ex-dirigente di eastman Kodak, iBm e altre aziende americane, è coautore del libro producing prosperity: Why america Needs a manufacturing renaissance.

il presidente degli stati uniti Barack obama ha visitato l’impianto master lock di milwaukee, Wisconsin, nel febbraio 2012 per festeggiare il rientro di attività manifatturiere precedentemente delocalizzate in cina. foto di tom lynn, milwaukee Journal-sentinel.

molte aziende occidentali sono finite in prima pagina per aver “riportato a casa” lavori che erano stati delocalizzati in Paesi a basso costo. I nuovi lavori richiedono però competenze maggiori rispetto a quelli che erano stati persi e, come dimostra il caso di master Lock, trovare risorse adeguate non è facile.

di William J. Holstein

Leggete il codice per maggiori informazioni su Master Lock

“politica, scuola e azieNde doVraNNo laVorare iNsieme per garaNtire la dispoNiBilitÀ di

maNodopera Qualificata, iNfrastrutture e reti

di forNitura.”WILLy c. ShIh

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la VoceDELL’ESPERIENzA

sir James dyson, ceo, dyson ltd.

La Cina è sempre stata la patria dei prodotti economici di massa. Ora, però, il Paese non vuole più essere

considerato la fabbrica del mondo. Vuole diventare la più grande fucina di invenzioni, brevetti e idee. Il governo cinese sa che i veri profitti si fanno sviluppando tecnologia di alto livello.

Nel 2011 la Cina ha generato un quarto dei brevetti di tutto il mondo, prima nazione a superare gli Stati Uniti nel numero di richieste di brevetto. Un’eccezione che diventerà la norma, se la Cina continua a registrare brevetti e mantenerne la validità.

Prima di registrare un brevetto, però, bisogna inventare qualcosa. Cina e India sono brave in questo, grazie a quasi un milione di laureati in ingegneria ogni anno. Stati Uniti e Regno Unito sono ormai ampiamente distaccati, quindi spetta a noi far rinascere la curiosità per l’ingegneria, per coltivare giovani menti brillanti del futuro.

Proprio per questo scopo ho creato la mia fondazione di ingegneria a Chicago, dove Dyson ha il suo quartier generale per il mercato statunitense. Il nostro scopo è ispirare i giovani affinché pensino in maniera differente, facciano errori e inventino cose nuove. Esistono molti modi per farlo: laboratori di prototipazione rapida, kit di smontaggio, club e associazioni doposcuola. Ma soprattutto, bisogna avvicinare gli studenti al processo di progettazione e mostrare loro che l’ingegneria non è solo calcoli e buoni voti.

Un terzo degli addetti di Dyson è costituito da ingegneri e scienziati in ambito fluidico, meccanico, elettrico, termico, chimico, acustico e software. I nostri investimenti in R&S sono quadruplicati negli ultimi cinque anni. Oggi investiamo più di un milione e mezzo di sterline alla settimana in ricerca e sviluppo.

Gli ingegneri di Dyson partono da un problema e si mettono al lavoro con un primo brainstorming. Non sono vincolati da alcun metodo, anzi, più rischiano e meglio è. Lo chiamiamo “pensare sbagliato”: avere un’idea così “sballata” che potrebbe trasformarsi in qualcosa che funziona.

Una volta creata l’idea vincente, bisogna realizzarla. La produzione è una faccenda complessa. Evoluzione della tecnologia, aumento dei ritmi di produzione e flessibilità delle filiere hanno ridotto i costi di produzione, ma è diventato più difficile fare buoni

prodotti. La situazione però sta cambiando. La produzione sta diventando indipendente e rompe le regole, semplificando i processi ed escludendo gli intermediari attraverso nuove forme di finanziamento.

Il processo di invenzione si sta “democratizzando”. La stampa in 3D, ad esempio, sta maturando. Con lo sviluppo del rapid manufacturing, le aziende potranno riprodurre pezzi che in passato avrebbero richiesto utensili we attrezzature costose. Per le startup, l’impiego più immediato della stampa 3D è nella costruzione e nel collaudo di prototipi. Questa fase è fondamentale per il processo di invenzione, in quanto consente di sviluppare e manipolare un progetto con strumenti a computer, creando poi il modello in poche ore. Molte aziende, fra cui Dyson, operano già in questo modo.

Le nuove idee fanno progredire la società e sostengono la crescita. La creatività fa nascere nuove tecnologie come le auto elettriche e motori più puliti. Gli aspiranti progettisti hanno bisogno del nostro supporto per trasformare idee brillanti in prodotti che tutti vorranno acquistare. ◆

SIR JAmES DySON è fondatore e direttore generale di dyson ltd., l’azienda che produce gli aspirapolvere senza sacchetto dyson Ball, gli asciugamani ad aria ultrarapidi senza ventola e altri prodotti innovativi. (immagine gentilmente concessa da dyson ltd.)

“il Nostro oBiettiVo È iNcoraggiare i gioVaNi a peNsare fuori dagli scHemi, a fare errori

e a iNVeNtare.“

SIR JAmES DySONfoNdatore e ceo di dysoN ltd.

Leggete il codice per scoprire che cosa pensa James Dyson

degli errori

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compassprimavera 2013

la sfidaDELLA CINA

i lavori di fascia bassa se ne stanno andando: come verranno sostituiti?

Quando BYD salì alla ribalta mondiale nel 2008 con i suoi veicoli elettrici, il presidente Wang

Chuanfu parlava spavaldamente di trovare un distributore per le auto della sua azienda negli Stati Uniti. Warren Buffett, considerato uno degli investitori più scaltri in circolazione, acquistò poco meno del 10% del capitale azionario per 230 milioni di dollari.

Quando gli investitori scoprirono che BYD assemblava le celle a ioni di litio procedendo per tentativi e non possedeva impianti per la produzione di celle di alta qualità su larga scala, la bolla esplose. La tedesca Daimler subentrò con la tecnologia giusta, ma ancora gli operai di BYD non hanno acquisito la piena padronanza degli impianti. BYD vende tuttora pochissime auto elettriche, tutte nella città natale di Shenzhen. La storia di BYD è un tipico esempio della sfida che attende la maggior parte delle aziende cinesi, statali o private. Con l’aumento dei salari, le attività produttive di fascia bassa ad alto tasso di manodopera stanno lasciando la Cina, mentre il Paese non sembra ancora aver acquisito dimestichezza con processi manifatturieri più sofisticati.

“Sappiamo che non possiamo continuare a fare affidamento sui bassi costi per essere competitivi,” ha dichiarato lo

scorso gennaio il portavoce del Ministro del Commercio cinese, Shen Danyang. “Dobbiamo accelerare l’evoluzione dei nostri prodotti verso il mercato a valore aggiunto.” Nel frattempo, il Ministero dell’Industria e dell’Informatica ha fissato l’obiettivo di creare da cinque a otto società di elettronica cinesi con marchi forti e almeno 16 miliardi di fatturato entro il 2015.

Se la Cina non riuscisse ad andare oltre il suo ruolo di fabbrica a basso costo, le conseguenze per i suoi lavoratori sarebbero catastrofiche: milioni di disoccupati, impossibilitati ad accedere a lavori più qualificati e meglio retribuiti. “alcune aziende compiranno questo passaggio, ma non è chiaro se la Cina nel suo complesso sia pronta per compiere questa transizione in tempi sufficientemente rapidi,” dice David Wolf, direttore di Global China Practice at allison & Partners a Pechino ed esperto riconosciuto di industria cinese.

CAPITALI, NON mANODOPERA A BASSO COSTOI motivi per cui le aziende cinesi non scaleranno i gradini della piramide tecnologica come la giapponese Toyota

Motors e la coreana Samsung Electronics sono noti ai più. Innanzitutto, la mancanza di tutela della proprietà intellettuale in Cina scoraggia l’innovazione, perché le idee possono essere rubate troppo facilmente. Inoltre, il Partito Comunista limita il libero flusso delle informazioni e ha trasferito ingenti risorse alle imprese di proprietà dello Stato. Le piccole imprese private, nonostante siano più innovative, non hanno accesso ai capitali. Poche realtà – Lenovo, Huawei, zTE, Haier e Geely automotive – hanno trovato uno sbocco sui mercati internazionali, ma la maggior parte sono impegnate a servire l’enorme mercato interno.

attualmente il dibattito ruota attorno a due temi principali: automazione e acquisizioni all’estero.

“sappiamo cHe NoN possiamo coNtare

aNcora a luNgo sul VaNtaggio competitiVo

dei costi Bassi.” ShEN DANyANG

portaVoce del miNistro del commercio ciNese

La Cina sta cercando di scalare la piramide tecnologica, ma finora ha creato solo una manciata di aziende manifatturiere competitive su scala globale. Ora che i lavori ad alto tasso di manodopera stanno lasciando la Cina e il costo della manodopera aumenta vertiginosamente, i manager cinesi stanno automatizzando le fabbriche e acquisendo società straniere con un know-how importante.

di William J. Holstein

Automazione: Le fabbriche cinesi stanno acquistando grandi quantità di robot e software per aumentare la produttività. Hao Jianjun, direttore generale di Great Wall Motors, ha dichiarato recentemente a Business Week che l’azienda sta investendo 161 milioni di dollari nella meccanizzazione di quattro stabilimenti con 1.200 robot. “Entro tre anni i costi verranno interamente ripagati dal risparmio sui salari,” sottolinea Hao. Gli acquisti totali di robot da parte della Cina sono quadruplicati dal 2006 al 2011 e, allo stesso modo, i cinesi stanno acquistando software per migliorare la gestione della produzione.

Gli scettici fanno notare come la Cina sarà comunque in ritardo rispetto agli standard manifatturieri internazionali, che progrediscono velocemente. “Le tecnologie che ridisegneranno la produzione manifatturiera nei prossimi decenni saranno la robotica, l’intelligenza artificiale, la stampa tridimensionale e i sensori più sofisticati, che consentiranno di realizzare impianti estremamente intelligenti e flessibili,” afferma abe Reichental, presidente e amministratore delegato di 3D Systems a Rock Hill, South Carolina. “La fabbriche cinesi, invece, sono concepite per sfornare grandi quantità di un solo prodotto.”

Acquisizioni all’estero: Con quasi tremila miliardi di dollari di valuta straniera nei forzieri dello Stato, le aziende cinese hanno acquistato società nel campo delle risorse naturali e dell’energia, ma anche aziende di tecnologie. Fra le acquisizioni recenti si segnalano a123 Systems,

produttore statunitense di batterie agli ioni di litio, e Complete Genomics, specializzata in sequenziamento del DNa. L’acquisizione per antonomasia resta quella della divisione personal computer di IBM da parte di Lenovo nel 2004, con la quale l’azienda cinese si assicurò sia la tecnologia ThinkPad, sia le risorse umane, finanziarie e marketing della grande multinazionale americana.

Oded Shenkar, professore di economia aziendale alla Ohio State University e autore di Copycat: How Smart Companies Use Innovation to Gain Strategic Edge, sostiene che queste acquisizioni aiuteranno l’industria cinese a superare i propri limiti. “Non si possono fare paragoni con Giappone e Corea del Sud,” afferma Shenkar. “La Cina sfrutterà il vantaggio del capitale a basso costo. alla fine si compreranno quelli che fanno innovazione. È un modello completamente diverso.”

L’acquisizione di conoscenza imprimerà un’accelerazione alla curva di crescita della Cina, aggiunge Shenkar. “In condizioni normali Lenovo avrebbe impiegato decenni per sviluppare le competenze acquisite rilevando la divisione di IBM.” Il professore osserva poi come Geely automotive stia cercando di ripetere lo stesso schema con l’acquisizione di Volvo da Ford Motor Co., che le garantirebbe una presenza immediata in Europa e negli Stati Uniti, oltre all’accesso al know-how del gruppo dirigente occidentale.

fUTURO INCERTONon tutti, però, credono che la strategia delle acquisizioni funzionerà. “acquisire è facile... il problema è l’integrazione,” dice Wolf, Lenovo, ad esempio, ha dovuto affrontare una vera e propria rivolta del management in seguito all’acquisizione della divisione PC di IBM, perdendo gran parte delle quote di mercato internazionale prima di mettere a segno una ripresa in tempi recenti. “Francamente non vedo perché altre aziende debbano avere vita più facile.” Eppure i cinesi hanno più volte sorpreso gli scettici occidentali. Spiega Shenkar: “Oggi non hanno vere realtà manifatturiere globali. Ma la domanda è: sono capaci di costruirle? Sì.” ◆

la cina ha riserve di valuta straniera per tremila miliardi di dollari, che investirà per rilevare società del mondo occidentale e

acquisire il loro know-how.

3 mila miliardi di

dollari

il dominio manifatturiero della cina è a rischio, perché l’aumento delle retribuzioni spinge il lavoro verso paesi con salari più bassi. (immagine © fabioberti–fotolia.com)

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pensano di “stampare” un’intera ala di aereo. Entrambe le aziende hanno sottolineato come sia molto più economico fabbricare componenti di titanio con un processo di straficazione progressiva piuttosto che fresare un blocco massiccio di un metallo così costoso, con inevitabili sprechi e scarti.

Questi progetti “gemelli” presso due delle più grandi e avanzate industrie manifatturiere del mondo indicano come la stampa in 3D, detta anche “produzione additiva”, stia progredendo verso l’impiego commerciale vero e proprio.“Non sono solo GE ed airbus,” dice abe N. Reichental, presidente e amministratore delegato di 3D Systems, azienda di Rock Hill, South Carolina, USa, leader nella fornitura di stampanti 3D. “La stampa in 3D si sta progressivamente affermando come tecnologia produttiva nei settori più svariati, dai componenti speciali per auto ai dispositivi medicali personalizzati.” L’azienda riferisce che metà delle stampanti vendute è ormai destinata ad ambienti manifatturieri.

CONQUISTARE LA fIDUCIA DEL mONDO mANIfATTURIEROaziende come 3D Systems e Stratasys stanno abbassando i costi delle stampanti e sono ormai oltre cento i materiali che possono essere stampati in 3D: plastiche, gomme, cere, metalli e compositi. alla fine di febbraio, alcuni scienziati dell’università scozzese di Heriot-Watt hanno annunciato addirittura di aver utilizzato con successo la stampa in 3D per stratificare cellule staminali vive in diverse configurazioni, a conferma del fatto che, un giorno, questa tecnologia potrà forse essere impiegata per stampare organi umani.

In seguito al consolidamento del settore, i fornitori di sistemi 3D sono sempre meno ma, per contro, migliorano costantemente la loro offerta. Inoltre, il processo di consolidamento sta generando quella massa critica che favorisce la fiducia nell’utilizzo di questa tecnologia in progettazione e produzione. ad esempio, Stratasys, che ha sede a Eden Prairie, Minnesota, USa, alla fine del 2012 si è fusa con l’israeliana

Objet dando vita a una società che, considerando i rispettivi fatturati nel 2011, ha un potenziale di ricavi pro forma pari a 277 milioni di dollari. Da allora i ricavi sono aumentati fra il 20% e il 30% su base annua.

Diversi consulenti indipendenti concordano nell’affermare che il 3D è entrato in una nuova fase. “Vedo progressi concreti,” dice Tom Mayor, senior executive advisor di Booz & Co. ed esperto di industria manifatturiera con base operativa a Cleveland, Ohio, USa. “È molto più avanti di cinque anni fa, quando era solo un giocattolo da laboratorio. Ora la domanda è: quanti altri sviluppi tecnologici serviranno prima che diventi qualcosa che si possa montare a bordo di una Honda accord?”

PIÙ fABBRICHE, PIÙ fLESSIBILITÀMayor prevede che la stampa in 3D avrà un forte impatto sulle scelte degli amministratori delegati nella distribuzione degli impianti produttivi. Mentre oggi si opta per un’unica fabbrica che serva tutta la Cina, ad esempio, la stampa in 3D potrebbe consentire a un’azienda di aprire venti fabbriche più piccole sparse sul territorio, per realizzare prodotti su misura per le diverse comunità linguistiche e culturali presenti in quel Paese.

“L’effetto a lungo termine delle tecnologie 3D sarà una riduzione delle dimensioni degli impianti produttivi, che potranno essere collocati ‘dietro l’angolo’, nelle immediate vicinanze del consumatore finale,” dice Mayor. La sua raccomandazione agli amministratori delegati è di assicurarsi che i loro team

siano pronti a cogliere il momento esatto in cui sarà necessario riconfigurare le reti produttive.

Portata alle estreme conseguenze, la stampa in 3D potrebbe sovvertire il modello di business di alcune industrie manifatturiere. Enver Yucesan, professore di gestione aziendale all’INSEaD di Fontainebleau, in Francia, specializzato in reti di produzione globali, fa notare come sia stato relativamente semplice digitalizzare libri, musica e video, facendo precipitare le filiere di questi settori in una dolorosa rivoluzione.

“Se guardiamo al modo in cui musica, libri e giornali vengono prodotti e distribuiti oggi, il mercato opera con modalità completamente diverse rispetto al modello dominante fino a 10-15 anni fa,” afferma Yucesan. “Credo che la stampa 3D produrrà esattamente lo stesso effetto sulla fabbricazione dei prodotti.” Yucesan raccomanda agli amministratori delegati di osservare i settori industriali nei quali la digitalizzazione è già avvenuta, per imparare la lezione e applicarla alle loro attività. “Queste tecnologie non aiuteranno a fare meglio e più velocemente le stesse cose che abbiamo fatto negli ultimi vent’anni,” avverte. “Sono tecnologie destinate a cambiare per sempre il modello di business dell’industria manifatturiera.” ◆

La stampa in 3D, che consente di “costruire” prodotti strato per strato invece di fresare o deformare un pezzo di metallo o plastica, comincia a insinuarsi in alcune delle più grandi realtà manifatturiere del mondo. Sempre più evoluta e meno costosa, questa tecnologia offre l’opportunità di stabilire piccole fabbriche sparse sul territorio, per servire anche i cosiddetti “market of one”, formati cioè da un singolo cliente.

di William J. Holstein

stampa IN 3D

una tecnologia dirompente pronta a rivoluzionare l’industria manifatturiera

Senza grande clamore, alla fine del 2012 la lunga marcia verso la rivoluzione della stampa

tridimensionale ha segnato due tappe fondamentali. Prima, General Electric ha annunciato l’acquisto di una piccola

società di ingegneria di precisione chiamata Morris Technologies, con sede vicino a Cincinnati, Ohio, USa, dichiarando l’intenzione di utilizzare le stampanti 3D dell’azienda per fabbricare alcune parti di motori a reazione. Poi, The

Economist ha rivelato che i ricercatori di EaDS, il gruppo aerospaziale europeo conosciuto soprattutto come costruttore dell’airbus, utilizzano stampanti 3D per produrre una staffa in titanio per il carrello di atterraggio e

Questo cruscotto di automobile è stato fabbricato in un unico pezzo con una stampante 3d objet500 connex di stratasys, e poi decorato con un processo di trasferimento ad acqua.(immagine gentilmente concessa da stratasys)

una chiave inglese perfettamente funzionante stampata in 3d.(immagine gentilmente concessa da 3d systems)

ENVER yUcESANprofessore dell’iNsead

“Queste tecNologie camBieraNNo il Vostro modello di BusiNess.“

Scoprite come la stampa 3D ha cambiato la vita

di un bambino

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Solo un perfezionista può cogliere ogni minimo dettaglio di un’immagine con una lente

d’ingrandimento. Ogni pixel è importante. Ma Mike Campau va oltre il perfezionismo. Prende una fotografia e, con le sue doti digitali, la «congela» in momenti di realtà virtuale, alterata o aumentata. Il suo processo creativo parte da un’idea che si evolve in modi imprevedibili, producendo talvolta risultati sorprendenti.

“Le idee mi vengono spontaneamente nei momenti più strani, mentre faccio jogging, guido o sogno,” dice. “La mia mente vaga e l’idea prende forma, si trasforma, talvolta prende una direzione che inizialmente non era prevista. E, spesso, butto tutto e ricomincio da capo se non sono convinto.”

Un vero perfezionista.

Dopo 15 anni di lavoro con immagini ibride di grande impatto che uniscono fotografia, grafica computerizzata e tecniche di Photoshop, Campau è diventato una sorta di camaleonte. Può lavorare da solo o appoggiarsi al suo network di artisti, secondo l’umore, il progetto o l’ispirazione. “Lo scopo è creare immagini accuratamente studiate che abbiano un impatto forte e siano fedeli al nostro marchio di fabbrica,” afferma.

Campau, che attualmente vive ad ann arbor, Michigan, USa, è stato direttore creativo e lead artist dello studio SeventhStreet, specializzandosi in fotoritocco e design prima di intraprendere l’attività in proprio. Ha lavorato con grandi celebrità e collaborato con artisti e agenzie creative alla realizzazione di campagne pubblicitarie di noti marchi. Crea anche immagini per puro divertimento.

Campau trasforma un’immagine catturata da un fotografo in una miscela accattivante e seducente di fantasia e realtà. a volte si tratta solo di modificare appena i colori. altre volte si cimenta in elaborazioni radicali con la computer grafica. Ma il risultato non è mai scontato.

Nel suo lavoro work, Campau sembra rompere qualsiasi convenzione. In realtà, si attiene ad alcune regole fondamentali. “Non aver mai paura di provare: c’è sempre un tasto annulla,” dice. “Fidati del tuo istinto. Se la pancia ti dice che non va bene, probabilmente non va bene. E soprattutto, ama ciò che fai e fai ciò che ami.” ◆

Per maggiori informazioni:www.mikecampau.com

miKe CAmPAU

mOTION IN AIR(movimento nell’aria)immagine gentilmenteconcessa da mike campau

Leggete il codice per vedere altre opere di Campau www.youtube.com/watch?v=EuB2lCV4EfI

ART

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NUOVA mOSTRA Visitate il sito di campau per vedere una serie di opere nate dal famoso “motion in air.” unendo il talento del famoso fotografo di sport e azione tim tadder alla grazia dei ballerini diretti dal coreografo Nathan Kim, sono nate vere e proprie sculture virtuali, immagini sapientemente elaborate da campau con photoshop e computer grafica. ogni figura è unica, dettata dalla personalità del danzatore, dal suo stile e dai movimenti nell’aria.

http://bit.ly/10vd7sq

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Debora Cavallotti
Nota
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Debora Cavallotti
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Questo progetto di lockheed martin per un aereo civile supersonico è stato realizzato per la Nasa nell’ambito di un concorso per aggiudicarsi finanziamenti finalizzati allo sviluppo di aerei che potrebbero entrare in servizio fra il 2025 e 2035. i materiali compositi consentono di realizzare questa nuova forma, che riduce l’onda d’urto sonora, in modo che l’aereo possa volare a quote più basse. (foto gentilmente concessa da lockheed martin)

attualmente disponibili, si stanno sviluppando compositi avanzati. I costi di fabbricazione e sviluppo rappresentano però ancora un ostacolo a queste nuove applicazioni. Uno dei motivi è che l’approccio tradizionale, vecchio di decenni, alla certificazione dei compositi richiede migliaia di costosi collaudi fisici.

La sostituzione di alcuni di questi test con simulazioni virtuali si sta affermando come metodo valido per dimostrare l’efficacia dei nuovi materiali compositi e dei relativi strumenti di progettazione avanzati e processi produttivi, in modo più veloce ed economico. Pochi credono che la simulazione a computer eliminerà completamente i collaudi fisici, ma molti vedono un futuro nel quale la simulazione e l’analisi a computer avranno un ruolo chiave nella semplificazione dei cicli di sviluppo e nella riduzione dei costi.

APPIATTIRE LA PIRAmIDE Un esempio delle potenzialità dei test virtuali è il primo serbatoio per astronavi progettato per disintegrarsi al rientro. La struttura in fibra di carbonio è stata realizzata da Cobham Life Support di Westminster, Maryland (USa) per il Goddard Global Precipitation Measurement Satellite della NaSa. Grazie a un ampio ricorso alla progettazione e ai test a computer, il programma di sviluppo di Cobham ha rispettato tutti gli obiettivi della NaSa in termini di costi, tempistiche e specifiche tecniche sofisticatissime.

Il processo di Cobham ha dimezzato il numero di test distruttivi, con un risparmio di circa 500.000 dollari in un programma che ha richiesto 38 mesi. “abbiamo proceduto di pari passo con collaudi e analisi per migliorare l’efficienza,” spiega Robert Grande, direttore di Cobham. “Le proprietà dei materiali acquisite mediante i test sono state immesse nei modelli, dopodiché abbiamo usato le prove fisiche per validare i risultati provenienti dalle iterazioni del progetto. Poiché i risultati dei test collimavano con le previsioni analitiche, dai sottocomponenti ai test di esplosione e cedimento sotto pressione del serbatoio, abbiamo completato tutto il processo di qualifica nel momento stesso in cui abbiamo ultimato il progetto.”

Un altro esempio viene dal advanced Composite Structures Laboratory (aCSL) di automobili Lamborghini presso la University of Washington a Seattle (USa), che si occupa di sviluppo di materiali compositi per l’industria aerospaziale e automobilistica. In collaborazione con Boeing e la US Federal aviation administration (Faa), il laboratorio è impegnato nel miglioramento della certificazione di materiali e strutture in composito, sfruttando spesso test virtuali consolidati sviluppati per le auto Lamborghini.

aCSL e Boeing hanno collaborato a metodi di analisi avanzati per prevedere il comportamento in caso di incidenti della monoscocca interamente costruita in materiale composito del modello aventador di Lamborghini. aventador ha superato la certificazione del crash test al primo tentativo, mentre i modelli precedenti avevano richiesto due o tre prove. Poiché ogni crash test costa un milione di dollari, il risparmio è stato notevole, anche senza considerare i tempi e i costi necessari per costruire altri veicoli di prova.

UN PARADIGmA COmPLETAmENTE NUOVO Questi programmi vanno ben oltre gli standard di settore nell’utilizzo dei test virtuali, ma il Dott. R. Byron Pipes, John Bray Distinguished Professor del College of Engineering presso la Purdue University (USa), ritiene che non sia abbastanza.

L’evoluzione attuale dei test virtuali sui compositi è molto graduale, secondo Pipes, mentre servirebbe un

cambio di marcia per imprimere una vera e propria svolta allo sviluppo dei compositi. “Stiamo ancora lottando con una produzione empirica e una certificazione (fisica) basata su collaudi,” dice. “La certificazione di ogni materiale destinato a un nuovo telaio aeronautico costa 100 milioni di dollari. Una volta certificato il materiale, qualsiasi modifica è economicamente insostenibile.”

Pipes spiega che, oggi, lo sviluppo dei compositi è dominato dagli esperimenti e solo coadiuvato dall’analisi. “Esiste la potenza di calcolo per cambiare questo schema e sostituire migliaia di test (fisici) con una solida simulazione della produzione e delle prestazioni,” afferma. “Solo allora potremo realmente innovare la composizione e la lavorazione dei materiali senza continue ricertificazioni onerose.”

Per estendere ulteriormente l’uso dei test virtuali, Pipes sostiene una maggiore diffusione degli strumenti di analisi e simulazione avanzati, che consentirebbero di capire da dove nascono e come si diffondono le incertezze sulla progettazione e sulla fabbricazione dei materiali compositi. a questo scopo, Pipes immagina una sorta di “polo online per la fabbricazione dei compositi” che metta a disposizione strumenti di simulazione in modalità cloud attraverso una community. “L’idea nasce dal crowdsourcing e dall’esigenza di rafforzare la nostra attività di simulazione fornendo gli strumenti a coloro che attualmente non vi hanno accesso,” spiega Pipes.

Molti strumenti di simulazione avanzati sono infatti fuori dalla portata finanziaria delle piccole aziende, che devono passare attraverso realtà più grandi o università. Ma questa situazione comincia a cambiare. “alcune funzionalità per la simulazione dei compositi vengono rese disponibili in programmi che girano su piccoli computer o persino su dispositivi mobili,” aggiunge Pipes, che invoca la creazione di un Composite Manufacturing Hub in cloud per spalmare i costi, favorire l’accesso e accelerare lo sviluppo degli strumenti di simulazione. “Se non viene simulato il processo produttivo, non si potrà mai comprendere tutta la variabilità insita nei compositi,” dice Pipes.

nanoHUB.org è un esempio di ciò che immagina Pipes. Da dieci anni offre 260 strumenti di simulazione a oltre

I materiali compositi avanzati costituiscono gran parte delle ali, della fusoliera e della coda del

Boeing 787 e dell’airbus a350, oltre a una buona porzione delle strutture primarie in altri grandi

aerei in fase di sviluppo. E basta dare un’occhiata alle idee di Boeing ed airbus per i futuri velivoli commerciali (fusoliere e ali in un unico corpo, strutture simili a ossa, superfici di volo che cambiano forme e interni che

catturano energia) per capire quali sono le aspettative nei confronti dei compositi.

Per realizzare questi prodotti, che non sono fattibili con i materiali

Per introdurre sul mercato nuovi aerei in modo più veloce ed economico, le aziende costruttrici devono snellire il lungo e costoso processo di certificazione dei materiali compositi. Le prove virtuali a computer cominciano a sostituire alcuni collaudi fisici, ma i critici avvertono che la lentezza dei progressi minaccia l’efficienza dell’industria aerospaziale.

di ginger gardiner

simulazioNeDI SUCCESSO

accelerare la progettazione e la produzione con i test virtuali sui compositi avanzati

“gli strumeNti di simulazioNe possoNo aiutare a capire gli aspetti iNcerti di uN progetto e le loro

ricadute.”DR. R. ByRON PIPES

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fisici. Pertanto, la NNSa ha cercato di sostituire i modelli previsionali con modelli validati sulla base di dati fisici concreti.

L’agenzia ha cominciato sostituendo i test su larga scala con un numero maggiore di esperimenti su scala ridotti, concepiti per validare i fenomeni fisici anticipati dai modelli informatici sviluppati su basi scientifiche. Questi modelli sono stati quindi proiettati dal livello atomico “nano” al livello macroscopico del dispositivo completo, e infine validati nuovamente nell’accuratezza della loro capacità previsionale. I filmati della NNSa raccontano come sono stati raggiunti questi risultati grazie a batterie di supercomputer e collaborazioni con aziende e istituti accademici. Come dice un portavoce nei video: “Si comincia a parlare del computer come della terza gamba della scienza, accanto alla teoria e alla sperimentazione.”

La NNSa ha cominciato anche a quantificare il grado di incertezza degli strumenti di simulazione, e quindi a ridurlo. Quando l’incertezza delle simulazioni su base scientifica è diventata inferiore a quella delle proiezioni basate su prove empiriche, la modellazione ha rimpiazzato i test fisici.

BILANCIARE REALE E VIRTUALE anderson è convinto che la modellazione dei compositi possa fare progressi applicando l’approccio della NNSa. “Per la maggior parte dei settori industriali, l’ideale sarebbe un giusto equilibrio fra l’approccio tradizionale basato sui test e il nuovo metodo di simulazione e quantifi-cazione dell’incertezza,” dice anderson. Egli osserva che, nonostante la massiccia iniezione di teoria nei modelli industriali dei compositi, molti di questi utilizzano

ancora una semplice descrizione matematica che coincide con i dati dei test empirici.

La quantificazione dell’incertezza riguarda sia l’incertezza parametrica sia quella del modello-forma. “Servono investimenti a monte, di tempo e di denaro,” dice anderson. “Sviluppando capacità di simulazione, però, si possono ridurre i costi dei test da 500 a 100 mila dollari, ad esempio.” La casa automobilistica General Motors ha utilizzato la quantificazione dell’incertezza nelle simulazioni di crash test e la NaSa sta integrando lo stesso principio negli strumenti di simulazione per prove che non possono essere effettuate nella realtà, come le reazioni indotte dall’ambiente spaziale o i collaudi di strutture intere che avrebbero costi fuori budget.

Si ottiene così un “progetto solido”, che assicura cioè prestazioni elevate senza alcun sovradimensionamento per compensare l’incertezza. Il grado di incertezza viene “incorporato” direttamente nel modello, ottenendo progetti che sono meno esposti agli imprevisti e meno sovradimensionati.

PROGRESSO A QUALE VELOCITÀ? Larry Ilcewicz, esperto di compositi della Faa, teme che i benefici dei materiali compositi in termini di costi operativi diretti per i costruttori di telai aeronautici e aeroplani andranno dispersi se la nuova tecnologia non sarà accessibile agli ingegneri come quella per i metalli, e altrettanto competitiva in termini di sviluppo, produzione e certificazione per il volo.

La richiesta di “un nuovo set di strumenti per le strutture in composito in grado di accelerare la progettazione e lo sviluppo di aerei” accomuna ormai tutto il mondo, dalla dichiarazione di “Certificazione tramite analisi” della NaSa nel 2009 come sfida per gli aerei del futuro, ai progetti europei di simulazione, fra i quali il programma MaaXIMUS (More affordable aircraft through eXtended, Integrated and Mature nUmerical Sizing) della Commissione Europea, che punta a sfruttare la modellazione predittiva multi-scala per ridurre i tempi di sviluppo del 20%, i costi di sviluppo del 10% e i tempi di assemblaggio della fusoliera del 50%.

Questi approcci avanzati evidenziano un grande divario fra i risparmi ottenuti con i test virtuali e le potenzialità sul campo. Per commercializzare a prezzi abbordabili tecnologie per i materiali compositi veramente efficaci (laminati asimmetrici monoasse, ad esempio, che riducono i pesi del 40% rispetto all’alluminio, oppure strutture con topologie ottimizzate che utilizzano fibre discontinue per dimezzare i costi rispetto ai materiali preimpregnati), i produttori di compositi devono risolvere le differenze nella filosofia di progettazione e chiarire il contesto competitivo, per accelerare l’evoluzione verso la simulazione su basi scientifiche, i test virtuali e la certificazione basata sull’analisi. ◆

Ginger Gardiner vanta 20 anni di esperienza nel settore dei compositi. Scrive per diverse riviste specializzate ed è co-autrice del libro “Essentials of advanced Composite Fabrication & Repair”.

12.000 utenti e supporta una comunità collaborativa di 240.000 addetti impegnati in attività di ricerca, classi e gruppi interattivi. Nei dodici mesi fino al luglio 2012 sono state effettuate oltre 570.000 simulazioni, sono stati sviluppati 80 nuovi strumenti di simulazione e il tempo medio trascorso fra la pubblicazione di uno strumento e il suo primo utilizzo in una lezione è stato inferiore a sei mesi.

RIDURRE L’INCERTEzzA Oggi le aziende costruttrici collaudano ogni elemento prima che venga assemblato e ogni singolo pezzo prima che finisca sull’aeroplano, con tempi e costi di sviluppo insostenibili. “Non si potranno mai eliminare completamente i test (fisici) per la convalida dei modelli, ma dobbiamo affrontare il problema della certezza dei risultati delle simulazioni, o meglio, imparare a gestire l’incertezza,” spiega Pipes. “Gli strumenti di simulazione possono infatti aiutare a capire gli aspetti incerti di un progetto e le loro ricadute.”

Per dimostrare le potenzialità di questo approccio, Pipes cita l’esempio della US National Nuclear Security administration (NNSa).

a causa della moratoria sui test nucleari, la NNSa, che fa parte del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, non può più effettuare prove su larga scala. “Circa 15-20 anni fa, abbiamo definito una tabella di marcia per arrivare alla certificazione sulla base di simulazioni,” racconta il Dott. Mark anderson, consulente tecnico per la NNSa del Los alamos National Laboratory, un ente di ricerca sostenuto dal governo statunitense. Le tappe principali di questo percorso comprendono l’adozione di funzionalità predittive validate basate su simulazioni multi-scala a computer e sulla quantificazione dell’incertezza insita negli strumenti di simulazione della NNSa.

all’inizio la NNSa simulava le prestazioni degli impianti nucleari basandosi sui dati ricalibrati dei test precedenti alla moratoria, ma la fiducia in queste proiezioni è progressivamente diminuita con il crescente allontanamento dai test

“sViluppaNdo capacitÀ di simulazioNe, si

possoNo ridurre i costi dei test da 500 a 100 mila dollari,

ad esempio.”

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grazie alle simulazioni virtuali, cobham life support ha dimezzato i test distruttivi su un serbatoio per la Nasa,

risparmiando 500.000 dollari.

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lamborghini aventador costa un milione di dollari.

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lamborghini e Boeing hanno collaborato con l’advanced composite structures laboratory della university of Washington (usa) per migliorare la previsione del comportamento in caso di incidenti

della monoscocca interamente realizzata in materiale composito dell’aventador, riducendo i crash test fisici per la certificazione a un solo prototipo. (foto gentilmente concessa da automobili

lamborghini acrc e acsl)

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Corporation e consigliere direttivo in tre multinazionali. “Oltre alla lunghezza del ciclo di progettazione di armamenti complessi, il ciclo di vita completo di un sistema si avvicina in alcuni casi alla vita media di un essere umano. Questo si traduce in sfide che non hanno equivalenti in altri settori.”

LA DIfESA TAGLIA I PROGRAmmI Nell’industria aerospaziale e militare, i programmi durano molti anni e coin - volgono gruppi di lavoro multidisciplinari che spingono la tecnologia ai limiti. Diminuiscono però i nuovi progetti, sia per numero sia per frequenza, soprattutto per conto dei governi. Risultato: una probabile ondata di licenziamenti che aggraverà la fuga dei cervelli innescata dai pensionamenti. Tutto questo si traduce nella dispersione di competenze e conoscenze fondamentali che possono essere acquisite solo con anni di formazione specializzata, esperienza sul lavoro e sperimentazione ingegneristica.

Molte aziende del settore non hanno ancora istituito sistemi idonei a “imma-gazzinare” tali competenze; una mancanza sorprendente alla luce di quanto riportato dalla più recente edizione del London Risk Index dei Lloyd’s. Secondo un sondaggio condotto su scala mondiale fra oltre 500 dirigenti, infatti, la carenza di talenti e competenze è il secondo rischio più grave che le aziende devono affrontare oggi, superato solo dal rischio di perdere clienti.

Edward J. Hoffman, direttore della academy of Program/Project and Engineering Leadership della US National aeronautics and Space administration (NaSa) e Chief Knowledge Officer dell’agenzia, trova riscontri quotidiani a questo problema. “Riceviamo dal settore privato numerose richieste di supporto per la gestione della conoscenza, ma la maggior parte non proviene dall’industria aerospaziale,” dice.

Hoffman sostiene che le società aerospaziali considerano il contenimento del rischio meno impellente del contenimento dei costi o della gestione delle leggi sul controllo delle esportazioni. Tendono anche ad avere un atteggiamento chiuso e protettivo, erigendo spesse mura a difesa delle loro conoscenze. “La forza lavoro dell’industria aerospaziale ha molti punti di forza, ma predilige l’individualismo e non impara dagli errori del passato, che suggerirebbero una maggiore apertura e condivisione delle lezioni imparate a caro prezzo,” spiega Hoffman.

Tuttavia, mentre molte aziende sono in ritardo su questo fronte, altre consi-

derano l’acquisizione delle conoscenze una priorità e hanno adottato programmi articolati per “catturare” le competenze e misurare l’efficacia della loro azione.

SEGUIRE I LEADER Rockwell Collins, una società di comuni-cazione ed elettronica per l’aviazione da cinque miliardi di dollari, utilizza un sistema che è stato preso come riferimento da altre aziende. “La gestione della conoscenza è un’attività quotidiana,” afferma Lynda Braksiek, responsabile Knowledge and Critical Skills.

Lanciato nel 2001, il programma di Rockwell consta di tre elementi principali. In primo luogo, Rockwell ha creato diverse “comunità di pratica” nelle quali gruppi di professionisti condividono le best practice in diversi ambiti; il 60% delle circa 75 comunità è orientato all’ingegneria. Il secondo elemento è un database di conoscenze chiamato “ePedia”, una sorta di registro permanente nel quali gli esperti riportano le loro pratiche migliori; queste informazioni vengono poi tradotte in programmi di for - mazione. Infine, Rockwell ha sviluppato un “cercapersone” per individuare gli esperti nelle varie materie all’interno dell’organizzazione su scala globale.

United Technologies Corporation (UTC) ha invece avviato fin dagli anni Novanta l’iniziativa achieving Competitive Excellence (aCE) per individuare le opportunità di miglioramento dei processi e garantire una qualità di primo livello. Da allora aEC è cresciuta costantemente, acquisendo strumenti e processi per la pianificazione delle risorse e l’acquisizione di conoscenze a tutti i livelli dell’azienda da 53 miliardi di dollari.

“Nessun programma per catturare la conoscenza di un’organizzazione può sperare di avere successo se non è pratico nell’utilizzo e concepito sul lungo termine,” afferma Michael McQuade, Senior Vice President of Science and Technology di UTC. “Questo significa che la conoscenza

deve essere acquisita in modo tale da essere accessibile e facilmente aggiornabile.”

Il lavoro di UTC ruota attorno a 250 tecnologi che “possiedono” la scienza dell’azienda nei rispettivi campi. Queste persone sono chiamate ad agevolare la ritenzione e il trasferimento delle conoscenze all’interno dell’organizzazione.

INDIVIDUARE LA CONOSCENzA ACQUISITA Come Rockwell e UTC, anche Northrop Grumman (NG), un’impresa da 25 miliardi di dollari che costruisce sistemi spaziali e missilistici, elettronica militare e mezzi aerei senza equipaggio, è attivamente impegnata nel miglioramento dei programmi di ritenzione della conoscenza.

“abbiamo moltissimi ingegneri, pertanto, con il veloce pensionamento dei baby boomer, abbiamo molte conoscenze da immagazzinare,” dice Douglas Hoskins, che supervisiona il programma di NG nel suo ruolo di direttore della Engineering Strategy.

Il sistema di NG ha però un piccolo difetto: le funzionalità di ricerca non consentono di trovare velocemente le informazioni necessarie o selezionare i dati più rilevanti, un problema che l’azienda sta cercando di risolvere. “Questo sarà un passo importante,” dice Hoskins.

Sugar, l’ex-direttore generale di NG, sostiene tuttavia che la sola acquisizione della conoscenza è un approccio troppo limitato. “La domanda vera è un’altra: come si può garantire una cultura di innovazione costante come quella impressa nel DNa di aziende come apple?”

Sugar afferma che nulla attrae i talenti migliori più di progetti di ricerca e sviluppo interessanti e coinvolgenti. “Per le aziende è importante acquisire la conoscenza sotto forma di ricette, ma la mossa vincente è creare un ambiente capace di generare un flusso continuo di progetti più piccoli e molto ambiziosi, che favoriscano la creatività e il coinvolgimento dei tecnici,” spiega Sugar. “È così che si genera valore a lungo termine, si forma una forza lavoro dinamica e si mantiene la competitività dell’impresa.” ◆

Tony Velocci, caporedattore in pensione della rivista aviation Week & Space Technology, ha vinto numerosi premi di giornalismo, fra i quali il prestigioso McGraw-Hill Corporate achievement award for Editorial Excellence.

Salvaguardare il know-how acquisito nell’arco di molti anni è un’esigenza comune a molti

settori industriali. Tuttavia, le statistiche indicano che l’industria aerospaziale e militare è più esposta di altre al rischio di disperdere competenze e conoscenze.Entro il 2015, infatti, raddoppierà quasi il

numero di ingegneri informatici e sistemisti che matureranno i requisiti per la pensione, mentre le defezioni fra addetti a ricerca e sviluppo, responsabili di progetto e operai specializzati aumenteranno del 50%, secondo l’edizione 2012 dello studio sulla forza lavoro condotto dalla rivista aviation

Week & Space Technology. Inoltre, il settore è in fase di contrazione: nel 2012 le società aerospaziali hanno coperto solo metà delle posizioni lavorative aperte.

“L’aerospaziale è un caso unico,” afferma Ronald D. Sugar, ex-presidente e direttore generale di Northrop Grumman

Con il taglio dei finanziamenti ai progetti della difesa e l’avvicinamento degli addetti più esperti all’età pensionabile, l’industria aerospaziale è esposta al rischio di disperdere decenni di “tradizioni tribali”. mentre gli esperti avvertono che molte aziende stanno ignorando la minaccia, le più avvedute si sono messe alla ricerca di soluzioni.

di tony Velocci

fuga dei CERVELLI

pensionamenti e tagli mettono a rischio il patrimo-nio di conoscenze dell’industria aerospaziale

“la gestioNe della coNosceNza È

uN’attiVitÀ QuotidiaNa.”

LyNDA BRAkSIEkmaNager of KNoWledge aNd critical

sKills, rocKWell colliNs

con la riduzione dei programmi di difesa e l’aumento dei pensionamenti, le maggiori società aerospaziali stanno intensificando gli sforzi per conservare e trasferire il loro prezioso patrimonio di conoscenze. (image ©freshidea-fotolia.com)

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

per ridurre lo spreco di tempo e carburante nella ricerca di parcheggi, l’app ‘parker by streetline’ guida gli automobilisti verso i parcheggi liberi in tempo reale, indicando posizione, orari, tariffe e condizioni.(immagine gentilmente concessa da streetline)

Le auto in circolazione sono sempre di più (secondo Gott, proseguendo ai ritmi attuali, entro il 2030 nel mondo ci saranno tre miliardi di veicoli) e i governi sono chiamati a creare sistemi di trasporto efficienti ed ecologici per spostare migliaia di persone in modo veloce, comodo ed economico. Le città di tutto il mondo guardano così con interesse alle ultime novità in materia di mobilità urbana.

AUTO CONDIVISE IN CITTÀ In Francia, la scarsità di parcheggi è un problema serio e favorisce gli ingorghi in città. Ogni anno i residenti passano in media 70 milioni di ore alla ricerca di un parcheggio, secondo l’agenzia dei trasporti francese SaRECO. Per attenuare il disagio nella capitale, nel dicembre 2011 il sindaco di Parigi Bertrand Delanoé ha introdotto un sistema di car sharing con auto elettriche in città e nell’hinterland. Il progetto, chiamato autolib, è stato ideato dal Gruppo Bolloré, che si occupa della gestione in collaborazione con il comune. Il servizio riprende il modello vincente del progetto di bike- sharing Vélib (cfr. articolo a pagina XX).

Il servizio autolib mette a disposizione auto elettriche a quattro posti, 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, per spostamenti su brevi tragitti nell’area parigina. L’obiettivo è sostituire un certo numero di auto private, oltre a ridurre l’inquinamento e il rumore.

“Il servizio è semplice e accessibile a chiunque abbia la patente,” dice Vanessa Colombier, responsabile comunicazione di autolib. “Bastano sei minuti per registrarsi presso uno dei chioschi installati in città e nell’hinterland, con abbonamenti giornalieri, settimanali, mensili e annuali.” autolib conta oltre 740 stazioni in 47 città associate; ciascuna stazione può avere da tre a otto posti auto, con colonnina di ricarica, e spazio anche per eventuali mezzi elettrici privati. “È molto facile trovarci e prendere una delle nostre auto,” sottolinea Colombier. “Inoltre, tutta la flotta è elettrica: nessuna emissione nociva e nessun rumore.”

AGGIORNAmENTI IN TEmPO REALE Un’altra società impegnata a decon-gestionare il traffico è Streetline, la cui

piattaforma di parcheggio intelligente rileva la presenza di un’auto mediante sensori wireless a bassissima potenza e fornisce informazioni in tempo reale sui parcheggi disponibili. “L’app ‘Parker by Streetline’ guida gli automobilisti verso i parcheggi liberi, mostrando posizione, orari, tariffe e condizioni,” spiega Debbie Tanguay, addetta marketing di Streetline. “Presto, Parker sarà disponibile sui navigatori satellitari.”

a città, università, società di trasporti e gestori di parcheggi, Streetline offre una serie di applicativi per la gestione dei parcheggi in tempo reale e l’analisi dei dati storici. “La nostra missione è semplificare la ricerca di un posto auto, guidando gli automobilisti in tempo reale e fornendo loro tutte le

informazioni pertinenti, oltre a consentire il pagamento direttamente dal cellulare (dove possibile) e mostrare la via più breve per tornare a riprendere l’auto,” dice Tanguay.

LE CASE AUTOmOBILISTICHE RACCOLGONO LA SfIDA Secondo l’associazione delle Case automobilistiche Europee (aCEa), il numero di nuove immatricolazioni nell’UE nel 2012 è diminuito dell’8,2%. Con il calo delle vendite, anche le case automobilistiche propongono nuove soluzioni per affrontare la sfida della mobilità.

La casa francese Renault ha ideato il sistema di car-sharing Twizy Way, che mette a disposizione 50 auto elettriche Twizy nell’area di Parigi. “I clienti possono prenotare una Twizy con un’app per smartphone, leggere il codice QR sull’auto al momento del ritiro e riconsegnare la vettura in una stazione al termine del viaggio,” spiega Claire Martin, direttore Corporate Social Responsibility. “Car sharing e car pooling riducono il numero di auto in circolazione e creano un senso di libertà,

Secondo l’ONU, il 50% della popolazione mondiale è concentrato nelle città e l’UNICEF

prevede che si arriverà al 70% entro il 2050: la congestione del traffico è quindi una sfida che non si risolverà da sé. Le megalopoli di tutto il mondo continuano a espandersi, mettendo a dura prova le

infrastrutture di trasporto urbano. Il traffico peggiora, così come l’inquinamento, abbassando la qualità della vita per i residenti.

“Le città con reti metropolitane decenti come Londra e Parigi se la cavano,” dice Philip Gott, responsabile della pianificazione a lungo termine di

IHS automotive, società indipendente di analisi nel settore automobilistico. “Il traffico è congestionato, ma almeno ci sono alternative all’auto. In centri come Nuova Delhi e Los angeles, invece, il sistema è praticamente al collasso e l’auto privata è l’unico mezzo per spostarsi.”

I progetti innovativi per il trasporto urbano stanno aprendo una nuova era più efficiente, economica, pulita e verde. Secondo gli esperti, i nuovi sistemi rivoluzioneranno il traffico e cambieranno il volto delle città nei prossimi anni.

di Karen mccandless

peNdolarismoCREATIVO

decongestionare il traffico per vivere meglio le città

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Nella sola francia, ogni anno gli automobilisti passano in media 70 milioni di ore alla ricerca di

un parcheggio, secondo l’agenzia dei trasporti francese sareco.

70 milioni

con i sistemi di car sharing, come autolib a parigi, gli utenti possono prelevare un’auto elettrica priva di emissioni nocive da decine di stazioni e riconsegnarla vicino alla loro destinazione finale.(foto © pixel & creation – fotolia.com)

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

loic le meur, fondatore di leWeb, è stato inserito nella classica “europe’s tech25” del Wall street Journal ed è considerato una delle 25 figure più influenti sul Web dalla rivista Business Week. (© 2012 di Bradley Horowitz)

arriva l’internet delle cose

oggettiINTELLIGENTI

Compass: che cosa la affascina della tecnologia?

LoiC Le meur: Sono affascinato dalla tecnologia da quando ‘rubai’ il primo Macintosh dei miei genitori nel 1985; ero solo un ragazzino ma volevo imparare a programmare. Ho sempre voluto che la tecnologia fosse al centro della mia vita, perché è un mondo in continua evoluzione. C’è sempre un passo successivo.

che cos’è per lei l’internet delle cose?

LLm: Inizialmente Internet era accessibile solo da computer. Ora, grazie all’avvento dei dispositivi mobili, possiamo navigare in rete ovunque siamo. L’Internet delle cose è un’evoluzione ulteriore, l’estensione della connettività alla maggior parte degli oggetti che ci circondano. Presto con il cellulare apriremo la porta di casa e l’auto, accenderemo e spegneremo le luci, regoleremo la temperatura. Sta già succedendo e cambierà il nostro modo di vivere.”

Quali vantaggi può portare l’internet delle cose nella vita quotidiana?

LLm: La salute, ad esempio. a Le Web abbiamo mostrato sensori che misurano le onde cerebrali per analizzare le nostre condizioni psicofisiche. Oggi servono campioni di sangue e DNa per valutare la nostra salute, ma presto avremo minuscoli sensori permanenti che

rileveranno tutto ciò che accade nel nostro corpo. L’Internet delle cose può essere anche molto divertente. Se in un giorno non brucio abbastanza calorie, ad esempio, il mio dispositivo per il fitness mi potrebbe impedire di aprire il frigorifero e fare uno spuntino di troppo, oppure far scattare un allarme ogni volta che lo apro!

Quale ruolo può avere questa tecnologia nel futuro dei trasporti e della mobilità?

LLm: I veicoli autoguidati saranno certamente più sicuri delle auto guidate da persone. Basta guardare gli aerei: per il 99% del tempo ormai usano il pilota automatico, che è più efficiente del comandante nel seguire il piano di volo. Non mi dispiacerebbe poter bere qualche bicchiere di vino in più a cena con gli amici e poi rientrare a casa nella mia auto senza preoccuparmi del tasso alcolico.

come pensa che sarà il futuro se l’internet delle cose diventerà una realtà?

LLm: ad alcuni sembrerà terrificante, ma io sono entusiasta. anche la rete faceva paura quando cominciò a crescere, ma oggi non potremmo vivere senza. Non penso che la domanda sia se l’Internet delle cose diventerà una realtà o meno; esiste già e cresce. Quanto si svilupperà, dipenderà dal modo in cui ci adatteremo ad essa. Sarà incredibile. ◆

Loic Le meur è il fondatore di Le Web, considerato il più grande evento europeo dedicato a Internet. L’edizione 2012 di Le Web era dedicata alla “Internet of Things”, il mondo in cui tutti gli oggetti sono collegati alla rete. Compass ha parlato con Le meur per capire come questo potrebbe rivoluzionare la nostra vita. di rebecca lambert

oltre ad abbattere l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria.”

Renault ha lanciato anche MOBILIz, la prima iniziativa di mobilità sociale realizzata da una casa automobilistica francese. “MOBILIz offre una soluzione a basso costo per gli oltre otto milioni di francesi che vivono sotto la soglia di povertà,” dice Martin, direttore generale di Renault MOBILIz. “I servizi comprendono noleggio a basso costo, car pooling, trasporto collettivo e pratiche per la patente. Molti di questi servizi in condivisione contribuiscono ad alleggerire il traffico.”

Nel frattempo, Toyota ha lanciato al Salone di Ginevra il nuovo concept i-ROaD, un’auto senza emissioni studiata per il trasporto agevole ed efficiente di due persone in ambiente urbano. Inoltre, la casa automobilistica ha sviluppato la Harmonious Mobility Network, che unisce Ha:mo NaVI, un sistema di navigazione per automobili e mezzi pubblici, e Ha:mo RIDE, un sistema di car-sharing basato su veicoli elettrici ultracompatti. Ha:mo NaVI mostra il percorso ottimale per la destinazione specificata, invitando i pendolari a scegliere percorsi o mezzi alternativi. Toyota prevede che questa soluzione contribuirà a ridurre gli ingorghi e le emissioni di anidride carbonica, promuovendo l’uso del trasporto pubblico, una guida ecologica e l’uso dell’auto fuori dagli orari di punta. Ha:mo RIDE consente agli utenti di passare agevolmente da un tipo di trasporto pubblico a un altro e di condividere auto elettriche ultracompatte.

Un altro concetto di mobilità interessante è Chevrolet EN-V di General Motors. “È una specie di Segway con motore e tetto,” dice Gott di IHS automotive,

“concepito per ridurre gli ingorghi, aumentare i parcheggi disponibili e migliorare la qualità dell’aria... e si può usare in qualsiasi condizione meteo.”

IL fUTURO DEL TRASPORTO Queste soluzioni di trasporto sono solo l’inizio di una rivoluzione che sta prendendo piede in tutto il mondo. “I nuovi servizi di mobilità come il car sharing eliminano il concetto di auto privata: invece di una o due auto per famiglia, in futuro potremmo avere sei famiglie che condividono una sola auto,” dice Martin a titolo di esempio. “Dobbiamo curare anche l’integrazione fra i diversi mezzi di trasporto, che siano auto, bus o treni. ad esempio, con lo stesso biglietto si può affittare un’auto, prendere l’autobus o spostarsi in bicicletta. L’utente deve anche essere connesso, per poter programmare meglio il viaggio.”

La tecnologia ConnectedDrive di BMW, disponibile inizialmente in Germania, fornisce informazioni complete e aggiornate sul traffico e sulle condizioni meteo lungo il tragitto. Gli automobilisti possono così pianificare meglio i percorsi, evitando le aree con traffico intenso e ingorghi. Il CaR 2 CaR Communication Consortium, un’organizzazione senza scopo di lucro promossa dalle case automobilistiche europee, sta definendo una normativa europea per i sistemi di trasporto intelligenti cooperativi. L’obiettivo è garantire la sicurezza e il comfort dei conducenti, aumentando nel contempo l’efficienza e riducendo l’impatto ambientale del traffico su strada.

Guardando al futuro, le città che non hanno alternative all’auto potranno puntare sulla mobilità virtuale, viaggiando in rete invece che in strada.

“La connettività è un fattore chiave,” afferma Gott di IHS automotive. “Sfruttando le videoconferenze e tecnologie simili grazie a connessioni più veloci, possiamo ridurre il numero di spostamenti. Il progresso è rappresentato da innovazioni puntuali e nuovi modelli di business. L’obiettivo finale è coinvolgere aziende e cittadini in un sistema economico dinamico, che offra una migliore qualità della vita e una maggiore sostenibilità attraverso una mobilità e servizi di trasporto più efficienti.” ◆

ALTERNATIVE ALL’AUTO Se da un lato i nuovi modelli di auto contribuiranno ad alleggerire il traffico urbano, dall’altro molte città invitano gli abitanti ad abbandonare l’auto a favore della bicicletta.

Il più grande sistema pubblico di bike-sharing del mondo è quello della città di Hangzhou, uno dei 19 attualmente operativi in Cina. Dal gennaio 2013 la città ha messo a disposizione 66.500 biciclette su 2.700 stazioni, con l’obiettivo di arrivare a 175.000 entro il 2020.

Il prossimo maggio, NyC Bike Share lancerà un nuovo servizio di bike-sharing a New york City. Citi Bike è un sistema self-service che offre accesso immediato a un parco di diecimila biciclette distribuite su 600 stazioni fra manhattan, Brooklyn e Queens.

E infine c’è Vélib, il sistema di bike-sharing pubblico di Parigi. Dal suo lancio nel 2007, il sistema è cresciuto fino alle attuali 16.000 biciclette e 1.200 stazioni disponibili nella capitale e in alcuni comuni dell’hinterland. Il sistema è gestito dall’agenzia pubblicitaria JCDecaux.

Londra ha un sistema analogo gestito da Barclays Bank. Tutti lo chiamano ‘Boris Bikes’, dal nome del sindaco Boris Johnson che ha promosso l’iniziativa.

«l’oBiettiVo fiNale È coiNVolgere azieNde e cittadiNi iN uN sistema ecoNomico diNamico,

cHe offra uNa migliore QualitÀ della Vita e uNa maggiore sosteNiBilitÀ.»

PhILIP GOTT respoNsaBile piaNificazioNe a luNgo

termiNe, iHs automotiVe

Leggete il codice per rivivere i momenti più interessanti

di LeWeb 2012

Debora Cavallotti
Nota
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DEL CAmBIAmENTOla competizione per le risorse del pianeta richiede una “nuova industria del mare”

Le sfide non mancano. La popolazione mondiale aumenta, l’industria-lizzazione si espande e la gara per

accaparrarsi risorse energetiche e minerali si fa sempre più serrata. In molti luoghi, acqua e cibo scarseggiano, mentre in tutto il mondo cresce la “fame” di ambiente pulito.

Nonostante le difficoltà economiche della recessione globale, l’industria navale e offshore, grazie alle sue competenze nella costruzione navale, nella pesca, nei trasporti, negli scavi sottomarini e nella produzione di energia in alto mare, è nelle condizioni di aiutare il mondo a sfruttare la sua risorsa più promettente e sottoutilizzata: il 70% del pianeta che giace sotto il mare.

UN mARE DI RISORSE Il trasporto marittimo movimenta il 90% del cibo e dell’energia a livello mondiale e ha “migliorato gli standard di vita praticamente ovunque, trasportando beni e merci dai luoghi nei quali vengono prodotti con maggiore efficienza a quelli nei quali vengono consumati con maggior profitto,” scrive Lori ann LaRocco nel suo nuovo libro, Dynasties of the Sea: The Shipowners and Financiers Who Expanded the Era of Free Trade. Il valore del mare va ben oltre il commercio e può contribuire a risolvere molti problemi del mondo, generando al tempo stesso un importante ritorno economico. “L’esistenza di tutti noi dipende dagli oceani, l’ultima frontiera inesplorata del pianeta,” dice Thilo Bode,

ex-direttore internazionale di Greenpeace. Writer Clyde W. Burleson concorda. “I mari sono il nostro futuro,” scrive Burleson nel libro Deep Challenge: Our Quest for Energy Beneath the Sea. “Le ricchezze minerarie che giacciono sotto il mare sono incalcolabili.” (La U.S. National Oceanic and atmospheric administration ha stimato che il 95% dei fondali marini è tuttora inesplorato.)

In tutto il mondo, l’industria navale e offshore si sta attrezzando per contribuire a sfruttare meglio le potenzialità degli oceani, con navi più sicure e tecnologie offshore più pulite, ecologiche ed efficienti per trasportare merci, esplorare i fondali e attingere alle ricche risorse del mare. Il settore sta rispondendo anche alla richiesta di nuove fonti di energia, con tecnologie che spaziano da perforazioni offshore più sicure a processi innovativi per la produzione di energia.

PIÙ VERDE E PIÙ PULITO Per rendere il trasporto marittimo più sostenibile, le nuove normative di sicurezza e tutela ambientale (che comprendono proposte per ridurre le emissioni di zolfo e anidride carbonica dalle navi) richiederanno modifiche alle imbarcazioni esistenti e favoriranno l’introduzione di una nuova generazione di navi progettate in ottica ambientale. Un esempio significativo è la nuova nave container “Triple E” dei cantieri danesi Maersk.

Il nome fa riferimento ai tre obiettivi per i quali è stata progettata la nuova linea: economie di scala, efficienza energetica ed eco-compatibilità. La nave diventerà un nuovo punto di riferimento per dimensioni ed efficienza dei consumi di carburante. Lunga 400 metri, larga 59 e alta 73, la Triple-E è la più grande imbarcazione mai varata fino a oggi. La sua portata di 18.000 TEU (unità equivalente a un container da 20 piedi o 6 metri) supera del 16% (circa 2.500 container in più) quella della più grande nave container finora in circolazione, la Emma Maersk.

Nonostante la stazza, la Triple E, in costruzione nei cantieri coreani Daewoo, è progettata nell’ottica di una maggiore efficienza in servizio. Maersk sostiene che l’enorme nave cargo produrrà il 20% di anidride carbonica in meno rispetto alla Emma Maersk per ogni container movimentato e il 50% in meno se confrontata con la media delle navi in servizio sulle rotte fra asia ed Europa. Inoltre, la nave consumerà circa il 35% di carburante in meno per ogni container rispetto alle imbarcazioni da 13.100 TEU in consegna nei prossimi anni.

“Siamo convinti che le Triple-E, con la loro portata ed efficienza energetica da record,

riproduzione della piattaforma galleggiante per gas naturale liquefatto (gNl) “prelude” di shell. con una superficie di oltre 36.000 metri quadrati, prelude sarà la più grande struttura gNl al mondo. (immagine gentilmente concessa da photographic services, shell international ltd.)

Con l’aumento della popolazione mondiale, cresce anche la domanda di cibo, acqua e risorse naturali come petrolio, gas e minerali. I mari sono una risorsa ricchissima che aspetta solo di essere sfruttata. Il settore navale e offshore contribuisce a questa sfida con l’innovazione e una rinnovata attenzione all’ambiente.

di lisa roner

il trasporto marittimo movimenta il 90% del cibo e

dell’energia a livello mondiale.

90%

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

fRANCIS VALLATpresidente del french maritime cluster e presidente della european Network of maritime clusters

il secoloDEL mARE

Gli oceani svolgono un ruolo fonda-mentale per la globalizzazione dell’economia mondiale e questo

è il secolo più “marittimo” della storia.

Il 90% delle merci viene trasportato via mare, con un giro d’affari di 1.500 miliardi di Euro che rispecchia la forte dipendenza dell’economia internazionale dal commercio marittimo, il secondo comparto economico più importante a livello mondiale. Il flusso delle spedizioni si è quintuplicato negli ultimi 30 anni e si raddoppierà ancora entro il 20201. Oggi, spedire 20 tonnellate di merce dall’asia all’Europa costa meno di un biglietto aereo in classe economica! a conferma dell’importanza del trasporto via mare, già nel XV secolo Vasco de Gama combatteva la supremazia dei Veneziani con le sue rotte marittime, trasportando a Lisbona prodotti cinesi che venivano venduti a un costo cinque volte inferiore rispetto a Venezia.

Oltre al suo valore economico, il mare rappresenta il futuro del pianeta, soprattutto per quanto riguarda l’energia, il cibo, la farmacologia e la disponibilità di risorse minerarie in fondo agli oceani. Finora è stato scoperto solo il 10% della flora e della fauna oceanica ed esplorato solo il 5% del sottosuolo marino. Gli oceani sono una delle ricchezze più grandi di un pianeta che vede minacciate le proprie risorse. Con 6 milioni di tonnellate di rifiuti scaricati in mare ogni anno e miliardi di contenitori di plastica nel solo Mediterraneo (gettati per l’80% da singole persone2), la tutela ambientale è un problema fondamentale.

La globalizzazione è però anche una grande opportunità. Prendiamo come esempio la Francia. Con circa 310.000 posti di lavoro (escludendo le attività portuali e il turismo costiero), più dell’intera industria automobilistica, e una produzione stimata in 50 miliardi di Euro, il Paese transalpino svolge un ruolo chiave nel commercio marittimo internazionale. La competenza e l’eccellenza dei francesi in 11 professioni marittime3 sono determinanti per limitare la delocalizzazione delle attività produttive.

L’Europa intera è coinvolta, non solo la Francia, e può trarre beneficio dallo sviluppo del settore, nel quale il vecchio continente dispone di ingenti risorse, rappresentate da un valore aggiunto di 484 milioni di Euro e 5,4 milioni di posti di lavoro (7 milioni entro il 20204). Il concetto di “economia blu”, definito nella dichiarazione di Limassol5, si basa su tre elementi principali: l’importanza della zona Economica Esclusiva (zEE)6, il dinamismo del settore marittimo dell’Unione Europea in tutte le regioni e una marina commerciale che rappresenta il 40% dell’industria marittima mondiale, un settore che mantiene tassi di crescita incredibili anche nell’attuale fase di crisi economica.

Questi dati sottolineano il ruolo centrale del mare nella sfida per uno sviluppo sostenibile, considerando le parole “sviluppo” e “sostenibile” in tutti i loro significati. ◆

francis Vallat

1 Nota del redattore: Fonte OM2 Nota del redattore: Fonte Unesco3 111 principali professioni marittime:

classificazione, linee, costruzione di navi e yacht, costruzioni civili e militari ad alto valore aggiunto, offshore (petroliere, alto e altissimo mare), sismologia, assicurazioni marittime, finanziamenti navali, intermediazione (in particolare compravendita di nuove imbarcazioni), ricerca oceanografica e Marina Nazionale.

4 Nota del redattore: Stime presentate dalla Commissione Europea nei documenti preliminari della conferenza «Blue Growth» dell’ottobre 2012.

5 Dichiarazione di Limassol: Dichiarazione dei Ministri europei responsabili degli affari marittimi e della Commissione Europea, relativa a un’agenda per la crescita e l’impiego nel settore marino e marittimo.

6 zEE è un’area di mare stabilita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, sulla quale in cui uno Stato costiero ha diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali..

saranno all’altezza delle aspettative commerciali ed ecologiche dei nostri clienti e ci garantiranno un notevole vantaggio competitivo,” afferma Eivind Kolding, CEO di Maersk Line.

NUOVE IDEE VENGONO A GALLA Le nuove navi hanno un ruolo importante per la modernizzazione dell’industria navale, ma il successo del settore dipende in ultima analisi dalla sua capacità di diversificare. Barrie Stevens, direttore del programma International Futures dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), prevede che l’emergente industria oceanica avrà bisogno di navi e strutture sempre più specializzate. Con navi per trivellazioni in acque profondissime, piattaforme petrolifere, navi per rifornimenti offshore, imbarcazioni resistenti al ghiaccio, impianti per sfruttare l’energia oceanica e altro ancora, Stevens pensa che l’economia marina del futuro richieda un nuovo modello di innovazione.

Un esempio eccellente viene da Ecoceane con le sue innovative ed esclusive navi per il pompaggio di petrolio in caso di gravi perdite e incidenti. Le navi tradizionali per combattere le maree nere raccolgono il 75% di acqua e il 25% di idrocarburi, separandoli successivamente. La francese Ecoceane ha inventato un sistema che separa l’acqua dal petrolio all’origine, evitandone l’emulsione. La barca antinquinamento Catamar, ad esempio, è in grado di recuperare oltre 100 metri cubi di idrocarburi all’ora, dieci volte di più dei tradizionali sistemi anti-inquinamento usati in mare.

Un’altra tecnologia specifica è l’impianto galleggiante per gas naturale liquefatto

(GNL) Prelude di Shell, destinato a un sito al largo delle coste australiane. Il commercio di GNL (metano) raddoppierà entro il 2035 e, grazie a Prelude, Shell avrà accesso a giacimenti di gas offshore che diversamente sarebbero troppo costosi o difficili da sfruttare.

Con una lunghezza di 488 metri e una larghezza di 74, Prelude sarà la più grande struttura galleggiante offshore del mondo. La mega-piattaforma congelerà il metano a –162°C, riducendone il volume di 600 volte per poterlo spedire in tutto il mondo. Le navi oceaniche caricheranno il gas e altri sottoprodotti liquidi (condensa e GPL) per trasportarlo ai mercati di destinazione. Una volta operativa, la piattaforma Prelude produrrà almeno 3,6 milioni di tonnellate di GNL all’anno.

“Costruire piattaforme galleggianti per il gas naturale non è affatto semplice,” sottolinea Matthias Bichsel, direttore Projects & Technology di Shell. “Shell, grazie alle sue capacità commerciali, alla sua tecnologia avanzata nel campo del GNL, dell’offshore, delle acque profonde e del mare in generale, e alla consolidata esperienza nella realizzazione di mega-progetti, è nelle condizioni migliori per ottenere un pieno successo.”

INNOVAzIONE OffSHORE L’innovazione pervade l’intero settore, soprattutto nella produzione di energia offshore.

Due leader nel campo delle energie rinnovabili marine sono Pelamis Wave Power di Edimburgo e la svedese Minesto. Pelamis ha sviluppato l’omonimo convertitore di energia da moto ondoso, una struttura articolata semi-sommersa

composta da sezioni cilindriche incernierate; questo “serpentone” converte il moto ondoso in elettricità mediante stantuffi idraulici che azionano i generatori. Fra gli utilizzatori di questa tecnologia ci sono Scottish Power ed Électricité de France (EDF).

Minesto ha imbrigliato la forza delle maree. L’azienda, nata da Saab, progetta aquiloni sottomarini che generano energia sfruttando le correnti lente. arne Quappen, responsabile sviluppo di Minesto, afferma che questa tecnologia rivoluzionaria consente di installare impianti in luoghi dove nessun altro sistema può offrire una soluzione conveniente.

anche le aziende impegnate nella produzione offshore di risorse tradizionali come petrolio e gas stanno innovando per tutelare l’ambiente. La britannica Technip Umbilical Systems, ad esempio, fornisce le condutture sotto-marine che collegano i pozzi alle navi, alle piattaforme offshore e ai terminal sulla costa. Per resistere a condizioni ambientali estreme, le condutture devono rispettare requisiti severissimi. La durata tipica di questi “cordoni ombelicali” è di 25 anni, ma Technip è attenta all’ambiente e progetta con ampi margini di sicurezza. “Se la vita utile prevista è di 25 anni, progettiamo la tubazione per una durata alla fatica di 250 anni,” dice Ian Probyn, ingegnere R&D di Technip Umbilical Systems. “Con le condutture offshore non si può correre il rischio di cedimenti.”

UNA NUOVA ERA L’industria navale e offshore è ricca di esempi di impegno e creatività. Le sfide sono molte, ma anche le opportunità. a livello economico e ambientale, nei campi più svariati, dal trasporto all’energia all’estrazione mineraria in fondo al mare, l’industria navale e offshore ha le capacità necessarie per rendere il nostro pianeta un luogo più sostenibile e prospero per tutti: capacità sconfinate, come gli oceani. ◆

la nuova nave container “triple e” di marsk prende il nome dai tre vantaggi che offre: economie di scala, efficienza energetica ed eco-compatibilità. (immagine gentilmente concessa da maersk)

con una lunghezza di 488 metri e una larghezza di 74, prelude

sarà la più grande struttura galleggiante offshore del mondo,

con una capacità annua di 3,6 milioni di tonnellate di gNl.

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compassprimavera 2013

compassprimavera 2013

Il bicchiere dell’energia è mezzo pieno o mezzo vuoto? Spesso la risposta dipende da chi osserva il bicchiere.

• Gli Stati Uniti sono letteralmente inondati di gas naturale, ma crescono le preoccupazioni per l’inquinamento delle falde acquifere e altri effetti collaterali.

• Da quando il terremoto e lo tsunami del 2011 hanno quasi provocato la fusione della centrale nucleare di Fukushima, i cittadini tedeschi si sono ribellati all’energia nucleare.

• Nella Cina sempre più industria­lizzata, l’energia prodotta in vecchie centrali a carbone mette a rischio la salute pubblica con un’impennata dello smog.

Diversi metri di valutazione del mix energetico detteranno politiche differenti secondo criteri di economicità, disponibilità e affidabilità.

È NATURALELa scoperta del gas naturale negli Stati Uniti garantisce una disponibilità di com-bustibile a basso costo in quantità tale che si parla già di “arabia Saudita del gas.” Sul settore pesano però ancora molte incertezze, secondo il giornalista Michael Burr di Fortnightly. “I timori per la contaminazione dell’acqua di falda e gli effetti sismici della fratturazione idraulica (fracking) potrebbero portare a severe normative a livello locale, regionale e nazionale,” dice.

In ogni caso, il gas viene considerato il combustibile fossile più “pulito”, quello che consente di preservare la qualità dell’aria più facilmente del carbone.

“Nella situazione attuale, non riesco a immaginare come qualcuno possa costruire nuove centrali che non siano alimentate a gas,” ha dichiarato David Crane di NRG Energy, che gestisce una delle più grandi flotte di centrali energetiche degli Stati Uniti, durante il CEO Forum 2012 organizzato da Fortnightly. “Non so come si possa giustificare l’uso del carbone o del nucleare.”

ENERGIA DAL NUCLEARE

altri Paesi sono invece convinti che gli investimenti in queste fonti energetiche siano giustificabili, come spiega Ken Barry dell’advanced Nuclear Technology

Program dell’ente no-profit Electric Power Research Institute. Barry segnala che nel mondo sono in costruzione 66 centrali nucleari, principalmente in Cina, Russia e India, e altre 487 sono già state proposte o pianificate.

“Questi Paesi hanno valutato i vantaggi dell’energia nucleare e le relative problematiche, e hanno deciso di andare avanti,” afferma Barry. “Il settore ha imparato dal passato e i progetti di nuova generazione sono conformi alle best practice.” Il nucleare non trova opposizione in alcune nazioni, soprattutto per quanto riguarda lo stoccaggio delle scorie.

E IL CARBONE?Nonostante tutte le alternative, il carbone resta il combustibile più usato al mondo per produrre energia (con una quota superiore al 40%), secondo la International Energy agency (IEa). Come ha scritto il capo economista della IEa, Fatih Birol, nel report World Energy Insight, il carbone “resta la colonna portante della produzione di elettricità ed è il combustibile che ha alimentato la rapida industrializzazione delle economie emergenti, sottraendo centinaia di milioni di persone alla povertà energetica.”

La Cina, con la sua crescita imperiosa, è passata da esportatore netto a importatore netto di carbone (davanti a Stati Uniti e India in termini di consumi). Tuttavia, bruciare carbone può avere pesanti ripercussioni ambientali. Il “carbone pulito”, insieme alle tecnologie di sequestro e stoccaggio del

La popolazione mondiale ha superato i sette miliardi e punta ai dieci entro il 2100, secondo le stime delle Nazioni Unite. Sommata all’industrializzazione dei Paesi emergenti, la crescita demografica si tradurrà in un’esplosione del fabbisogno energetico. ma da dove arriverà tutta questa energia, e in quale forma? Ogni Paese sta rispondendo in maniera diversa.

di lynn manning

a tuttaPOTENzA

soddisfare il fabbisogno energetico del futuro

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Nonostante tutte le alternative, il carbone resta il combustibile più usato al mondo per produrre energia (con una quota superiore al 40%), secondo la international energy agency (iea). (foto @Kovalenko inna - fotollia.com)

“aNdaNdo Verso la fiNe del VeNtuNesimo secolo, il predomiNio del petrolio

e del carBoNe VerrÀ leggermeNte iNtaccato, meNtre gas Naturale, Nucleare e riNNoVaBili

guadagNeraNNo terreNo.“

DOTT. ScOTT TINkERdirettore del Bureau of ecoNomic geology e

geologo dello stato del teXas

carbonio (CCS), potrebbe conciliare l’uso massiccio di questa risorsa con l’esigenza di ridurre le emissioni di CO2, osserva Birol.

La tecnologia CCS è però ancora in fase esplorativa. RWE npower, azienda britannica di fornitura energetica, ha segnato una tappa importante sequestrando la sua prima tonnellata metrica di CO2 nella centrale di aberthaw nel Galles. “Questo impianto pilota fornirà dati preziosissimi sulla fattibilità del sequestro del carbonio su scala industriale e consentirà a RWE di capire meglio come utilizzare questa tecnologia per ridurre le emissioni di anidride carbonica dalle centrali a carbone,” spiega Kevin Nix, responsabile di Hard Coal and Gas, U.K., per RWE Generation.

LE RINNOVABILIIl mix energetico comprende fonti alternative come l’eolico, che diventano tanto più economiche quanto maggiori sono gli investimenti nelle nuove tecnologie. “La tecnologia ha in serbo molte novità che favoriranno la diffusione

delle turbine eoliche,” anticipa Paul Dvorak, redattore di Windpower Engineering. “Con l’evoluzione dei materiali e delle tecnologie, le turbine dovrebbero diventare più efficienti dal punto di vista energetico ed economico.”

Gli osservatori guardano con favore alle centrali a gas a ciclo combinato, che offrono efficienze fino al 60% finora impensabili (una centrale a carbone ha un’efficienza del 33% circa). Le centrali a ciclo combinato possono essere avviate e fermate più velocemente, proponendosi come compagne ideali per fonti intermittenti come vento e sole.

QUAL È IL mIx GIUSTO?L’elemento di valutazione principale per i Paesi che esaminano nuove opzioni energetiche è l’ordine di grandezza. Per ora, gli esperti sono concordi nell’affermare che i combustibili fossili saranno fondamentali per molti decenni ancora.

“andando verso la fine del ventunesimo secolo, il predominio del petrolio e del carbone verrà leggermente intaccato, mentre gas naturale, nucleare e rinnovabili guadagneranno terreno,” ha scritto il Dott. Scott Tinker, direttore del Bureau of Economic Geology e geologo dello Stato del Texas, nella relazione della 2011 Global Energy Utilities & Mining Conference. “Ma carbone e petrolio saranno ancora i protagonisti del nostro sistema energetico. Sono risorse abbondanti, efficienti ed economiche, e quindi difficili da sostituire.” ◆

Nel mondo sono 553 le nuove centrali nucleari in costruzione, proposte

o pianificate.

ELEcTRIc POWER RESEARch INSTITUTE

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Erneuerbare-Energien-Gesetz (EGG). L’introduzione di tariffe fissate per legge per l’energia immessa in rete si è dimostrata lo strumento migliore per sostenere il settore, incoraggiare gli investitori e trasmettere fiducia.

Ogni Paese valuta attentamente l’efficienza delle misure di sostegno adottate. Nel caso della Germania e del Regno Unito, il governo verifica ogni 1-2 anni l’ammontare dei sussidi concessi a ciascuna tipologia di energia rinnovabile. Confrontando il costo del capitale e i costi operativi, stabiliscono quanti fondi devono essere messi a disposizione affinché l’energia eolica sia competitiva e interessante per gli investitori. a giudicare dal fatto che la capacità installata nel settore eolico è in aumento, credo che il rapporto sia conveniente.

il vento è intermittente: si può immagazzinare l’energia eolica?

aB: Lo stoccaggio dell’energia è il tema più caldo del momento. La Cina, di gran lunga il mercato più evoluto nello sviluppo del “codice di rete”, sta sperimentando lo stoccaggio di energia a livello di rete con batterie agli ioni di litio (LiB). La continuità è garantita da un accumulatore che ospita numerose batterie, con una capacità fino a

32 megawatt. In presenza di vento forte, l’energia in eccesso può essere stoccata e immessa nella rete in un secondo tempo, quando il fabbisogno è maggiore o quando l’energia prodotta dagli impianti eolici non è sufficiente.

ci parli dell’eolico offshore.

aB: I parchi eolici in mare sono ancora in fase embrionale, con costi molto elevati, ma, con il graduale aumento degli impianti e l’esperienza accumulata in questo campo, i costi di installazione diminuiranno. L’eolico offshore ha molto da imparare dalle piattaforme per l’estrazione di gas e petrolio, che possono contare su tecnologie ormai consolidate e buone pratiche di manutenzione e gestione sicura. Resta da stabilire come applicare in modo più efficiente queste competenze ad altre installazioni in mare aperto.

Quali sono le sfide per le aziende costruttrici?

aB: attualmente la pressione concorrenziale è molto forte. La maggior parte degli sviluppatori di grandi progetti non prende in considerazione l’acquisto di turbine eoliche da un’azienda costruttrice che non abbia già installato impianti per X megawatt in una determinata area geografica. Vogliono vedere come funziona l’impianto in diverse condizioni di vento, valutandolo rispetto alle specifiche tecniche. Senza questi riscontri, la fiducia negli impianti eolici è scarsa.

La seconda sfida è rappresentata dalla situazione economica attuale. Per competere con le fonti energetiche convenzionali, i costruttori devono realizzare impianti più leggeri ed efficienti, in modo che un parco eolico risulti nel suo complesso più efficace nel produrre elettricità.

Qual è il futuro dell’energia eolica?

aB: Molti Paesi stanno lavorando per realizzare una rete nazionale sufficientemente flessibile da poter raccogliere la fornitura oscillante di un parco eolico e garantire al tempo stesso flessibilità, sicurezza e affidabilità dell’erogazione a ciascuna utenza. In Danimarca, la soluzione è molto semplice: basta chiedere ai vicini norvegesi di attivare le loro centrali idroelettriche, pronte a partire in qualsiasi momento. Lo stoccaggio di acqua in serbatoi sopraelevati mediante pompe eoliche è al momento la soluzione più economica e collaudata, che richiede poca manutenzione.

In Turchia, invece, il governo ha chiesto a ogni gestore di impianti eolici di prevedere la quantità di energia generata nelle 13 ore successive, in modo da sapere quanta elettricità potrà essere immessa nella rete. Le differenze rispetto alla quantità dichiarata vengono sanzionate. Collegando il parco eolico a un sistema di stoccaggio dell’energia, le società di gestione potrebbero controllare meglio la quantità di energia erogata e quindi rispettare le previsioni fornite al governo; ma, naturalmente, questi sistemi hanno un costo.

In Cina, le condizioni atmosferiche e i venti forti delle regioni più a nord stanno favorendo lo sviluppo dell’eolico, ma la maggior parte del fabbisogno energetico è concentrata al sud. Per risolvere il problema, la Cina sta costruendo una rete ad alta tensione che collega le due aree del Paese. ◆

Compass: il mercato dell’energia eolica è in crescita?

aLina Bakhareva: Se pensiamo che nel 2009 i nuovi impianti in tutto il mondo producevano 38 gigawatt (GW), contro 45 GW nel 2012, la crescita è evidente. L’Europa, in particolare Germania e Spagna, ha registrato un’accelerazione fra il 2005 e il 2009. Nei Paesi emergenti come Cina e India c’è un picco di capacità installata. Dopo aver fissato un obiettivo chiaro per lo sviluppo di tecnologie pulite nel nuovo Piano Quinquennale, la Cina ha fatto esplodere il mercato mondiale ed è diventata il primo

Paese per installazione di nuovi impianti “verdi” nel 2011 e 2012. Gli Stati Uniti hanno un potenziale enorme grazie alla loro estensione territoriale, ma il mercato procede a intermittenza. Quando vengono stanziati fondi federali, il mercato cresce; ma quando il Congresso ritarda la firma, si crea un vuoto.

il mercato ha ancora bisogno di sussidi governativi?

aB: Le politiche del governo sono fondamentali per qualsiasi nuovo mercato. In Germania ha avuto un ruolo decisivo la legge sulle energie rinnovabili,

Alina Bakhareva, responsabile di frost & Sullivan per il programma

Renewable Energy, Europe, nell’ambito della Energy and Environment

Business Practice, guarda oltre le notizie negative pubblicate

dai media e si concentra sui successi del settore eolico.

di rachel callery

imBrigliareIL VENTO

gli sviluppi in corso dimostrano che l’energia eolica ha un futuro

(foto © Wajan – fotolia.com)

PROfILEAlina Bakhareva, esperta di energie rinnovabili di frost & Sullivan, svolge attività di ricerca, consulenza e gestione di progetti in diversi comparti del settore energetico. Specializzata in energia e ambiente, si occupa di analisi di mercato per prodotti e impianti, ricerche su strategie e best practice di approvvigionamento e valutazione delle opportunità lungo tutta la filiera.

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Debora Cavallotti
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i progetti dinamici e sorprendenti dell’architetto zaha Hadid attirano l’attenzione, suscitano dibattiti e raccolgono molti estimatori in tutto il mondo, oltre ad aver conquistato due premi stirling e il primo premio pritzker assegnato a una donna in 33 anni di storia. (foto di steve double)

zaHa HADIDcostruire il cambiamento e la libertà

fra la logica matematica, l’architettura e l’astrazione. La geometria è strettamente legata all’architettura, tanto più oggi, con i software avanzati che si trovano sui computer di tutti gli studi.

Qual è la fonte di ispirazione per i suoi progetti?

Zh: Lo scopo ultimo dell’architettura è il benessere, la creazione di ambienti piacevoli e stimolanti in cui vivere. Ma ritengo che sia altrettanto importante garantire che ogni progetto offra esperienze in grado di ispirare, esaltare ed entusiasmare.

La gente mi chiede: “Perché non ci sono linee dritte o angoli a 90 gradi nella sua architettura?” Perché la vita non può essere inquadrata in una griglia. Basta pensare a un paesaggio naturale: non è omogeneo né regolare. Le persone visitano luoghi naturali di grande bellezza e vi trovano profonda ispirazione. Penso che si possa fare lo stesso in architettura, per questo motivo sfruttiamo i paesaggi naturali e i ritmi degli ambienti urbani circostanti per creare edifici che abbiano un rapporto diretto con il contesto in cui sono inseriti.

che cos’altro influenza i suoi progetti?

Zh: La vera architettura d’avanguardia non segue la moda o i cicli economici, ma piuttosto la logica intrinseca dei cicli di innovazione generati dall’evoluzione sociale e tecnologica. La società contemporanea è in continuo divenire e gli edifici si devono evolvere parallelamente ai nuovi stili di vita per soddisfare le esigenze di chi li utilizza.

Penso che la novità della nostra generazione sia il livello di complessità sociale. Una delle grandi sfide dell’urbanistica e dell’architettura contemporanee è progredire verso il XXI secolo, proponendo un’architettura specializzata flessibile, che tenga conto della complessità delle attività lavorative e della vita quotidiana, così come della maggiore fluidità delle organizzazioni aziendali e delle carriere professionali.

da dove nasce la sua volontà di insegnare e come ottiene il meglio dai suoi studenti?

Zh: Ricorderò sempre le insegnanti di scienze della scuola di suore che frequentavo a Baghdad. Venivano tutte dall’università, pertanto la qualità delle lezioni era straordinaria. La preside, che era una suora, era molto impegnata a favore dell’istruzione

femminile. a suo modo era una pioniera in quella parte del mondo.

Mi sono resa conto che, per me, insegnare è una grande esperienza di apprendimento. Non si tratta solo di ciò che conosco io, ma anche di ciò che sanno i miei studenti. È uno scambio reciproco, non puoi mai sapere che cosa possono esprimere i ragazzi quando ne hanno l’opportunità. Devono solo avere la fiducia di dare il meglio di sé, con il giusto grado di libertà.

sta lavorando a qualche progetto interessante per il futuro?

Zh: Siamo impegnati in moltissimi progetti in tutto il mondo, posso citare il quartier generale della Banca Centrale dell’Iraq e il nuovo Stadio Nazionale a Tokyo.

È incredibile quanto rapidamente si sia evoluta l’architettura grazie ai computer. Esiste una forte reciprocità: da un lato, i nostri progetti futuristici incoraggiano lo sviluppo di nuove tecnologie digitali e sistemi di costruzione; dall’altro, questi sviluppi tecnologici ci spingono a osare sempre di più con i nostri progetti. ◆

Per maggiori informazioni:www.zaha-hadid.com

“È importaNte garaNtire cHe ogNi

progetto offra esperieNze iN grado di ispirare, esaltare ed

eNtusiasmare.“zAhA hADID arcHitetto

Compass: Quando ha scelto di intraprendere la carriera di architetto?

Zaha hadid: Negli anni Sessanta, quando ero ancora una ragazzina a Baghdad, l’Iraq era una repubblica giovane che provava a costruire una nazione. L’enfasi sull’architettura era molto forte. Si percepiva un nuovo orgoglio per la struttura della città. Gli ideali di cambiamento, liberazione e libertà di quell’epoca sono stati fondamentali per la mia crescita.

Ogni estate venivo in Europa con i miei genitori, e mio padre mi portava in tutti i musei, le moschee e le chiese! Mi ricordo di aver visitato la Grande Moschea di Cordoba quando avevo sette anni. Fui molto colpita.

Prima di trasferirmi a Londra per studiare alla architectural association, frequentai il corso di matematica all’Università americana di Beirut. Nacque lì il mio interesse per la geometria; intuii che c’era una relazione

madame zaha Hadid è riconosciuta a livello

internazionale per la sua architettura innovativa

all’avanguardia, capace di interpretare la realtà

che la circonda.

di amber stokes

il teatro dell’opera a guangzhou, in cina (foto di iwan Baan)

Leggete il codice per vedere un’intervista con zaha Hadid

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BANK 3.0: WHY BANKING Is NO LONGER sOmEWHERE YOu GO, BuT sOmETHING YOu DO Brett KiNg

Sull’onda della crisi finanziaria, la considerazione dei clienti verso le banche è crollata. Con l’affermazione delle tecnologie mobile e social, le banche sembrano arretrate e superate, incapaci di riconoscere l’importanza del digitale. Bank 3.0 ripercorre l’evoluzione tecnologica dal 2010, l’anno in cui Brett King, autore del libro e fondatore della startup bancaria Movenbank, pubblicò Bank 2.0.Parlando di portafogli digitali, HTML 5, tablet, cloud computing e consumatori ‘sbancati’, King scrive con grande sintesi e lucidità, senza timori reverenziali, rendendo avvincente un argomento come il futuro del mondo bancario. Il messaggio di King è chiaro: non è più la banca fisica ciò che conta, ma il concetto di banca, come e quando vogliamo usufruire del servizio.

360 pagine, Wiley, dicembre 2012, us$39,95 (copertina cartonata) www.wiley.com/Wileycda

HOW TO CREATE A mIND: THE sECRET Of HumAN THOuGHT REVEALED ray KurzWeil

Ray Kurzweil è uno dei maggiori teorici nel campo della singolarità tecnologica e dell’intelligenza artificiale. Già descritto da Bill Gates, fondatore di Microsoft, come “il più bravo che io conosca nel prevedere il futuro dell’intelligenza artificiale”, Kurzweil ha cambiato la percezione dell’intelligenza artificiale nel mondo accademico e nella società.In questa pubblicazione, Kurzweil analizza il divario sempre più ridotto fra intelligenza umana e artificiale. Il dibattito sarà certamente infiammato dalla sua affermazione che le complessità dell’apprendimento e della logica, oltre a facoltà emotive come l’amore e l’intelletto, sono accessibili anche a un’intelligenza artificiale. Citando opere filosofiche e letterarie a sostegno delle sue tesi, Kurzweil ha la capacità di trattare argomenti molto complessi in modo cogente e accessibile, ma senza condiscendenza: un libro da divorare.

352 pagine, Viking Penguin, 13 novembre 2012, US$27,95 (copertina cartonata) • www.us.penguingroup.com

TO sELL Is HumAN: THE suRPRIsING TRuTH ABOuT mOVING OTHERsdaNiel H. piNK

Secondo Daniel H. Pink, “Che ci piaccia o meno, ormai siamo tutti venditori.»

In To Sell is Human¸ Pink punta a cancellare gli stereotipi negativi associati ai venditori e invita i lettori a cambiare la loro idea ormai consolidata dell’attività di vendita. Basandosi su ricerche quantitative, Pink descrive le tecniche migliori per ottenere risultati concreti in tutti i campi della vita. Il suo consiglio migliore? “Tratta chiunque come se fosse tua nonna, partendo dal presupposto che tua nonna abbia 80.000 follower su Twitter.”

260 pagine, Canongate, febbraio 2013, $26,95 (copertina cartonata) • www.canongate.tv

THE sIGNAL AND THE NOIsE Nate silVer

Nate Silver, il mago dei sondaggi del New York Times, è salito alla ribalta quando ha azzeccato il risultato di tutti i 50 Stati nelle elezioni presidenziali americane del 2012, dimostrando che una matematica valida è in grado di battere i sondaggi d’opinione. In The Signal and the Noise, Silver racconta l’arte della previsione, invitando il lettore a concentrarsi sulla ricerca della conoscenza invece di perdersi in una sovrabbondanza di informazioni.

Molto coinvolgente e ricco di esempi concreti, il libro è una lettura gradevole nonostante il messaggio di Silver secondo cui le persone non sono così brave nelle previsioni come pensano. Per contro, Silver lascia intendere che coloro che accettano la sua premessa come verità saranno meno propensi a ripetere gli errori del passato. Sarà vero?

544 pagine, Allen Lane, settembre 2012, US$27,95 (copertina cartonata) • www.penguin.com

cinque recensioni a cura di compass Biblio-TECH

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