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normeautoriper gli

Le proposte di pubblicazione saranno accettate a giudizio del comitato di redazione.Ogni articolo esprime il lavoro e/o le convinzioni degli autori i quali assumono la responsabilità diquanto dichiarato. Quando l’articolo esprime o può coinvolgere la responsabilità o l’immaginedell’istituzione di appartenenza o quando gli autori parlano a nome della medesima, occorrerà unaliberatoria scritta dei relativi responsabili.La pubblicazione dei lavori è gratuita; il materiale anche originale pervenuto, anche se non pubblicato,non sarà restituito.Gli autori sono tenuti a specificare se la proposta di pubblicazione è stata inoltrata presso altreriviste.Il comitato editoriale si riserva di eseguire, nell’eventualità che appaia opportuno, un lavoro direvisione formale del testo, ferma restando la conservazione dei contenuti espressi dall’Autore, perrenderli conformi allo stile della Rivista

La rivista In...formazione OSDI pubblica lavori di interesse didattico, scientifico e assistenzialiriguardanti il diabete e gli argomenti correlati.Indicare, oltre al proprio indirizzo, il numero di fax e l’indirizzo e-mail per l’eventuale corrispondenza.La struttura del lavoro dovrà conformarsi alle seguenti indicazioni:- Titolo: il titolo deve essere il più possibile conciso, ma chiaramente esplicativo della natura del

lavoro.- Nome dell’Autore (o degli Autori): nomi e cognomi per esteso in lettere maiuscole; accanto a

ciascun nome uno o più asterischi con riferimento alla successiva indicazione.- Indicazione, preceduta dal relativo numero di asterischi, per ciascun autore della qualifica o

struttura di appartenenza; va indicato l’indirizzo e-mail dell’Autore cui fare riferimento.- Riassunto: il riassunto dovrà essere non superiore alle 300 parole e illustrare succintamente scopo

del lavoro e risultati.- I riferimenti bibliografici dovranno essere riportati in calce al lavoro numerati progressivamente

in cifre arabe poste tra parentesi quadre:indicando il cognome e le iniziali del nome dell’Autore, il titolo dell’articolo per esteso, il titolo dellarivista, il volume (in corsivo), i numeri della prima e dell’ultima pagina e l’anno.

Le bozze di stampa inviate agli autori devono essere corrette e restituite entro 4 giorni.

Il materiale dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected]

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IN...FORMAZIONEPeriodico trimestraledell’Associazione OSDIOperatori Sanitaridi Diabetologia ItalianiVia Guelfa, 9 - 40138 Bolognawww.osdi.itAutorizzazione del tribunaledi Lecce n. 1014 - marzo 2009

DIRETTORE RESPONSABILEMaria Teresa Branca

VICE-DIRETTORERoberta Chiandetti

COMITATO SCIENTIFICORoberta ChiandettiMaria Teresa BrancaGiovanni Lo GrassoLia Cucco

COMITATO DI REDAZIONEGemma AnnicelliElisa BelliniLia CuccoRaffaella FiorentinoGiuseppe FrigauElisa LevisGiovanni Lo GrassoAlberto PambiancoClara ReboraAnna Satta HaiAnnamaria TeseiClaudio Vitiello

PROGETTAZIONE GRAFICA,IMPAGINAZIONE E STAMPACarra Editrice73042 Casarano (Le)Tel. 0833.502319

som mario

editoriale del direttoredi Maria Teresa Branca 4

20vita associativaa cura di Maria Teresa Branca

12notizie dall’associazionea cura di Roberta Chiandetti

45Articolo originaleAssistenza al paziente diabetico:la relazione d’aiuto

di Abbati Cristiano

50Il Tiramisùdi Gabriella Ercoli

Le ricette di In...formazione Osdi

lettera del direttoredi Roberta Chiandetti 8

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editorialedirettoredel

di Maria Teresa Branca

Siamo giunti all’ultimo numero della

rivista di quest’anno e possiamo af-

fermare con serenità che anche il

2013 ha visto l’impegno costante

di tutti coloro che hanno voluto con-

tribuire alla realizzazione dei nume-

rosi progetti che l’associazione ha

portato avanti, e la rivista ne è la

testimonianza!

Ai progetti realizzati, sia formativi

che organizzativi, è stato dato am-

pio spazio e i contributi che sono ar-

rivati sono stati veramente notevoli.

Anche questo numero riporta le nu-

merose attività regionali e nazionali

che si sono svolte nell’ultimo perio-

do ed è gratificante poter condivi-

dere i risultati, apprezzabilissimi,

di quanti si stanno seriamente im-

pegnando per e con l’associazione.

La lettera del Presidente, Roberta

Chiandetti, ci fornisce un ulteriore

conferma di quanto è avvenuto nel

corso dell’anno e dell’impegno che,

il Direttivo Nazionale, sta mettendo

in atto per dare all’associazione un

significato che va oltre le previsioni

di tutti noi.

Uno dei progetti che merita tutta

la nostra attenzione è sicuramente

quello delle Raccomandazioni assi-

stenziali -Position Statement Osdi.

Nel numero precedente si è parlato

della revisione della letteratura sul

diabete nell’anziano del quale avete

già ricevuto l’opuscolo. In questo

numero si parla della revisione della

letteratura sui Modelli organizzati-

vi e le competenze necessarie

nell’assistenza infermieristica in

ambito diabetologico, che ha lo sco-

po di farci comprendere quali modelli

organizzativi siano proponibili ed in

grado di assicurare una maggiore

efficacia degli interventi assisten-

ziali. Un argomento non facile da af-

frontare, soprattutto per la varia-

bilità dei modelli organizzativi

utilizzati nei contesti nazionali e

internazionali e anche perché, a dif-

ferenza delle altre revisioni, le ope-

razioni di trasferimento delle cono-

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scenze hanno do-

vuto considerare

un approccio diverso e nuovo rispet-

to ai precedenti lavori.

Essere infermieri oggi significa avere

una vivacità operativa che deve an-

dare oltre le prassi consolidate per

permetterci una visione più ampia e

proiettata nel futuro ma anche ri-

pensata in funzione del paziente che

stiamo trattando, l’articolo origina-

le, a cura di Cristiano Abbati, sulla

relazione di aiuto è la testimonianza

tangibile di come l’infermiere, che

opera sul paziente cronico, non può

operare con meccanismi di prassi ma

deve rimodulare il proprio intervento

in funzione dei bisogni del paziente.

La lettura dei bisogni assistenziali,

che è uno degli aspetti su cui si basa

il processo di nursing, ci permette

una maggiore attenzione del pazien-

te e ci guida nella scelta degli inter-

venti e del piano di cura.

A proposito di bisogni assistenziali,

anche in questo nu-

mero abbiamo con-

servato lo spazio per la rubrica Le

ricette di In- Formazione Osdi e que-

sta volta, la dott.ssa Ercoli, ci pro-

pone una ricetta molto conosciuta:

il Tiramisù, un dolce che dal punto di

vista calorico risulta veramente

proibitivo ma che, con qualche sug-

gerimento e con le dovute precauzio-

ni, può andare anche sulle tavole dei

nostri pazienti. D’altra parte, il clima

festivo del periodo natalizio si pre-

sta a piacevoli momenti di convivia-

lità e a piccole trasgressioni, per

questo motivo, ci è sembrato appro-

priato parlare di un dolce che, pur

non facendo parte dei dolci tipici del-

la tradizione natalizia, è comunque

molto consumato nelle occasioni di

festa.

Buona lettura e Buon Natale a tutti!

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Carissimi tutti,

anche quest’anno sta volgendo al termine.

E’ stato un anno non facile per la Sanità e per il Sistema politico, economico e sociale.

Stiamo vivendo una nuova realtà sanitaria ed epidemiologica caratterizzata da un lato

da un’aumentata aspettativa di vita, dall’altro dall’ invecchiamento della popolazione

con conseguente crescita delle malattie cronico-degenerative ad elevata complessità per

la compresenza di diverse patologie. Ci troviamo ad operare quindi in un contesto dove

l’aumento della domanda assistenziale è legata non solo ad aspetti clinici ed assistenziali

ma anche a problematiche sociali e di presa in carico. Purtroppo la necessità di

razionalizzazione delle risorse disponibili sta proponendo uno scenario di nuove e

insospettate povertà e anche per questo sempre più spesso siamo chiamati a confrontarci

con scelte di natura non solo professionale ma anche etica.

L’associazione ha cercato, in questo anno, di portare avanti queste tematiche, proprie

del Nursing, su vari fronti, sia in occasione di confronti Istituzionali , sia con le diverse

Società Scientifiche.

Nella “Terza conferenza Nazionale sul Diabete”, che si è riunita recentemente, presso

la Sala Capitolare del Senato della Repubblica, l’obiettivo è stato proprio quello di

sensibilizzare le Istituzioni Nazionali e Regionali rispetto ai principali aspetti previsti

dal Piano Sanitario Nazionale per il Diabete. E’ emerso preponderante il ruolo dell’infermiere,

più volte chiamato in causa nei diversi interventi, perché è evidente che è sempre più

necessario un modello assistenziale che garantisca sia il piano di cura del singolo

paziente (case management), che la gestione dell’intera popolazione affetta dalla patologia

letteradel presidente

di Roberta Chiandetti

Dicembre 2013

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(disease management). L’assistenza specialistica deve essere fornita da un team

multiprofessionale che svolga, oltre alle classiche funzioni di assistenza, anche un’attività

di educazione terapeutica strutturata, di raccolta dei dati clinici e di formazione delle

varie figure professionali coinvolte nella presa in carico. Sono emersi i diversi problemi

che stanno caratterizzando il difficile governo della patologia diabetica in questi ultimi

mesi, non ultima la grave situazione economica che sta determinando i tagli di spesa

nelle diverse Regioni.

La volontà come Associazione di esserci su queste grandi tematiche sanitarie è forte

ed è dimostrata anche dalla continuazione del grosso progetto di Revisione della

Letteratura che ha affrontato aspetti core della nostra professione raccolti anche grazie

al prezioso contributo di alcuni di Voi. Le Position Statement OSDI quest’anno si sono

arricchite con le Raccomandazioni di trattamento assistenziale sull’Assistenza alla

persona anziana con diabete e con i Modelli organizzativi e competenze avanzate per

l’assistenza infermieristica in ambito diabetologico: tendenze internazionali e nazionali.

Entrambe sono tematiche di grossissimo impatto non solo per il nostro lavoro quotidiano

ma anche per i cambiamenti organizzativi e le strategie “politiche” e di governo che si

stanno profilando; speriamo che anche attraverso questi strumenti ci sia data la possibilità

di entrare nella costruzione dei percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali per le

persone con diabete con competenza riconosciuta e, possibilmente, certificata.

Anche il problema del riconoscimento delle competenze e delle specificità professionali

acquisite è infatti uno degli argomenti “caldi” che l’Associazione sta proponendo ormai

da anni a livello politico ed in varie sedi; l’obiettivo a questo punto è perseverare nella

speranza che la nostra voce venga ascoltata.

Un doveroso ringraziamento ai consulenti del progetto , alla Prof.ssa Palese ed al suo

staff, che hanno reso possibile la prosecuzione dell’ambizioso quanto prestigioso lavoro.

Quest’anno l’Associazione si è confrontata per la costruzione di un format informatizzato

per la raccolta dell’attività educativa e degli esiti assistenziali in ambito diabetologico.

E’ un lavoro lungo e difficile che non trova grossi precedenti in letteratura. Tuttavia

siamo speranzosi di poter offrire qualche anticipazione al prossimo Congresso Nazionale.

Ringrazio Lia Cucco, Giuseppe Frigau, Giovanni Lo Grasso e Maria Teresa Branca per il

prezioso contributo.

Nei programmi dell’associazione, rimane di fondamentale importanza l’aspetto formativo

degli associati. Nonostante il difficile momento economico, le aziende che da sempre

ci sono vicine hanno comunque visto in Osdi un partner importante e per questo non

sono mancati eventi formativi sia a livello Nazionale che Regionale.

Questa fine anno è caratterizzata dalla partenza di due eventi formativi a distanza –

FAD -, entrambi di grosso interesse professionale e molto attrattivi negli aspetti interattivi,

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elemento questo che da sempre caratterizza la formazione OSDI e che anche in questa

tipologia di proposta si è cercato di mantenere. Entrambi gli eventi sono attivati grazie

alla piattaforma collegata al nostro sito e rimarranno on line per buona parte del 2014.

Attraverso questa tipologia di corso, OSDI spera di accogliere un elevato numero di

partecipanti coniugando strategie formative aggiornate con il grande problema del

contenimento dei costi.

Come avrete avuto modo di verificare, il sito www.osdi.it è stato interamente rinnovato

per essere più fruibile, più aggiornato, più utile a tutti i Soci anche attraverso le notizie

che vengono inviate sulle novità dal mondo del diabete.

Ogni Vostro suggerimento sarà apprezzato e valutato allo scopo di rendere il Nostro

sito sempre più Nostro, sempre più condiviso.

La forza dell’Associazione, infatti, sta proprio nella presenza dei Soci, nel contributo

di tutti. Non lasciamo che incomprensioni o false ideologie e personalismi ci distraggano

da quelli che sono obiettivi comuni di crescita e di impegno professionale.

Mutuando una frase non mia , mi piace concludere con un proverbio africano che dice

“ Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme”.

E noi dobbiamo andare lontano, dobbiamo andare insieme.

Nella speranza di poterci incontrare numerosi a Trieste con il XI Congresso Nazionale

“Il diabete tipo 2 e l’anziano: un percorso sostenibile?” Vi saluto caramente e porgo a

Voi e famiglia i migliori auguri per le Festività e per un 2014 di salute e serenità.

Roberta Chiandetti

Presidente Nazionale Osdi

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notiziedall’associazione

a cura di Roberta Chiandetti

TERZA CONFERENZANAZIONALE SUL DIABETE13 NOVEMBRE 2013

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Si è riunita il giorno 13 Novembre2013 presso la Sala Capitolare del Senatodella Repubblica, la Terza Conferenza peril Diabete con lo scopo di sensibilizzarele Istituzioni Nazionali e Regionali suiprincipali aspetti previsti dal Piano Sa-nitario Nazionale per il Diabete:

• Affermare la centralità della personacon diabete e dei suoi diritti alla salute,all’accesso all’assistenza e alle terapieinnovative;

• Impostare il Percorso Diagnostico Tera-peutico Assistenziale nell’ottica di ga-rantire l’educazione terapeutica, unicostrumento in grado di realizzare

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“l’empowerment” della persona con diabete e di assicurare una corretta autogestioneed una soddisfacente aderenza ad un corretto stile di vita e alla terapia farmacologia;

• Alleviare il peso sulle famiglie di bambini con diabete infantile e giovanile per leproblematiche relative alla somministrazione dei farmaci a scuola;

• Mettere in pratica in tutte le Regioni il Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica inmodo tale da monitorare il raggiungimento degli obiettivi e l’adesione alle strategiegenerali, particolarmente nelle aree dell’assistenza diabetologica individuate comepassibili di miglioramento in Italia;

• Coinvolgere realmente le Associazioni di Volontariato nei processi decisionali a livelloRegionale, come previsto ed auspicato dal Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica;

• Realizzare l’ottimizzazione delle risorse disponibili con interventi strutturati inveceche di corto respiro o in condizioni di emergenza con il fine ultimo di ridurre ledisuguaglianze sociali e di assicurare una maggiore equità di accesso;

• Aumentare l’efficacia e l’efficienza dei servizi sanitari nell’ottica di un sistema digestione integrata del diabete che valorizzi sia il territorio che il team diabetologico.La manifestazione, intitolata Dal dire al fare… la differenza ha visto la presenza

egli “esperti” del settore, che hanno fatto il punto sullo stato dell’arte in particolareattraverso il contributo di:

Emilia Grazia De Biasi, Senatrice, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanitàdel Senato;Maria Rizzotti, Senatrice, Vice-presidente della XII Commissione Igiene e Sanità delSenato;Emanuela Baio, Presidente Comitato Nazionale per i diritti della persona con diabete;Salvatore Caputo, Presidente di Diabete Italia Onlus;Paola Pisanti, Presidente della Commissione Diabete del Ministero della SaluteMarina Maggini, Responsabile progetto IGEA ISS;

Il Presidente di Diabete Italia, Salvatore Caputo, entrando subito nel cuore del problemaha dichiarato che è finita l’ora di sperimentazioni e “progettini”, che è necessario unimpegno strategico se si vuole evitare che il diabete abbia impatti macroeconomicigiganteschi sull’economia del nostro paese. Gli interventi successivi hanno sottolineatocome oggi si stia assistendo al fallimento del regionalismo in campo sanitario e allapresa di coscienza dell’importanza della poca aderenza delle persone alle prescrizioni.

Il Dott. Caputo sottolinea, inoltre, che è necessaria una riflessione sul concetto di“Centralità della Persona con diabete“ e sul suo reale significato. Ricorda come già 26anni fa, la legge 115 recitava “le regioni promuovono l’educazione sanitaria rivolta aisoggetti diabetici finalizzata al raggiungimento dell’autogestione della malattia”.

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Autogestione che si può realizzare solo consentendo alla persona l’accesso ad un teamdi cura multidisciplinare che sia in grado di erogare adeguata assistenza. Questa legge,sopravvissuta agli anni, può essere considerata una buona legge, progenitrice dell’ideadi centralità del paziente e di empowerment e che si può tradurre in un concetto concretoche è quello dell’aderenza. A tal proposito diverse ricerche (una delle quali condotta inItalia su 70 mila persone con diabete) hanno dimostrato che, a distanza di un anno dallaprescrizione, solo il 50% delle persone continuano ad assumere il farmaco prescritto.Questa mancata aderenza è correlata ovviamente a peggior compenso glicemico e adun aumento delle complicanze e della mortalità.

L’intervento di Paola Pisanti è stato l’occasione per riassumere i contenuti del PianoNazionale sulla Malattia Diabetica, fare il punto sul recepimento del Piano da parte delleRegioni e riassumere le attività, del Ministero, sul monitoraggio degli assetti organizzativiche ogni Regione sta decidendo di assumere.

I lavori sono continuati con la tavola rotonda dal titolo: Il ruolo delle societàscientifiche e professionali, nella quale si è cercato di evidenziare punti di forza e didebolezza dell’attuale situazione e del Piano stesso.

Sono intervenuti:Antonio Ceriello, Presidente AMDRoberta Chiandetti, Presidente OSDIEnzo Bonora, Presidente eletto SIDMarco Cappa, Presidente SIEDPClaudio Cricelli, Presidente SIMGIl ruolo dell’infermiere è stato più volte chiamato in causa nei diversi interventi,

perché è evidente che è sempre più necessario un modello assistenziale che garantiscasia il piano di cura del singolo paziente (case management), che la gestione dell’interapopolazione affetta dalla patologia (disease management).

L’assistenza specialistica deve essere fornita da un team multiprofessionale chesvolga, oltre alle classiche funzioni di assistenza, anche un’attività di educazioneterapeutica strutturata, di raccolta dei dati clinici e di formazione delle varie figureprofessionali coinvolte nella presa in carico.

Sono emersi i diversi problemi che stanno caratterizzando il difficile governo dellapatologia diabetica in questi ultimi mesi, non ultima la grave situazione economica chesta determinando i tagli di spesa nelle diverse Regioni.

La Presidente Osdi, Roberta Chiandetti, ha sottolineato che la comunità scientificaè concorde sulla necessità di rivedere gli aspetti organizzativi e sulla necessità di lavorareinsieme, vi è, inoltre, l’accordo sull’importanza dell’empowerment per il miglioramento

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dell’aderenza alle cure. Ha ricordato come gli infermieri sanno da tempo che esiste unadifferenza tra il prescrivere e aderire ad una prescrizione, dove per adesione non siintende solo quella farmacologica ma anche quella riferita allo stile di vita e alle abitudinicomportamentali.

Ha avvalorato, inoltre, il concetto emerso più volte nel corso della mattinata, cioèquello della presa in carico della persona che è “il focus della professione infermieristica”e ha concluso ribadendo che gli infermieri ci sono e vogliono esserci nella costruzionedei piani di cura anche nell’ambito della medicina generale, affermando il concetto chela malattia cronica ha sì un aspetto clinico ma ha anche una componente prevalente cheè quella socio assistenziale.

In conclusione, anche le Associazioni di Volontariato hanno trovato espressione,nella logica del coinvolgimento e del team allargato con gli interventi dei presidenti delle4 associazioni del volontariato presenti in Diabete Italia: Gian Luigi Curioni (AGD),Gerardo Corigliano (Aniad), Rita Stara (Diabete Forum) ed Egidio Archero (FAND) oltrea Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento Nazionale delle Associazioni dei Malati,una realtà nata nell’ambito di Cittadinanza Attiva.

Per chi volesse approfondire l’argomento, il video degli interventi è disponibile suwww.diabeteitalia.it .

Giovanni Lo GrassoVicepresidente Osdi

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RACCOMANDAZIONIDI TRATTAMENTOASSISTENZIALE IN CAMPODIABETOLOGICOPOSITION STATEMENT OSDI 2013/2014

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Dopo la pubblicazione dedicata al diabete nell’anziano, il percorso di Revisione dellaletteratura ha preso in considerazione un aspetto molto complesso quale i “Modelliorganizzativi e le competenze necessarie nell’assistenza infermieristica in ambitodiabetologico.”

Il lavoro non è stato semplice, non solo per la scelta dei quesiti da ricercare, ma anchee soprattutto per la variabilità dei modelli organizzativi utilizzati nei contesti nazionalie internazionali. Anche la tipologia di argomento affrontato ha richiesto, rispetto allerevisioni precedenti, un approccio più prudente Diversamente da quanto accade nellaricerca clinica,infatti, in cui le raccomandazioni si basano su disegni di studi sperimentali,nella ricerca organizzativa, le operazioni di trasferimento delle conoscenze devonoconsiderare approcci più cauti.Inoltre va sottolineato che, mentre sino ad ora le revisioni della letteratura si sonointerfacciate con una elevata quantità di studi quali-quantitativi, nel campo organizzativo,la maggior parte dei sistemi sembra soffrire di scarse esperienze di ricerca di impatto.

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Per questo, a più riprese e in diverse circostanze associative, è stato richiesto l’aiuto dialcuni soci per la formulazione delle questioni da affrontare nella fase iniziale del lavoro.Molti dei vostri contributi sono stati determinanti per una più dettagliata ricerca che,ci auguriamo, si possa esprime al meglio nell’identificare la relazione tra le competenzeinfermieristiche avanzate in campo diabetologico ed i modelli organizzativi proposti oattuabili.

Il diabete rappresenta la patologia cronica che nel futuro rischia di diventare una veraemergenza dal punto di vista assistenziale, non solo per la forte prevalenza, ma ancheper il carico assistenziale legato alla gestione delle complicanze ad esso correlate.Per queste ragioni, il dibattito scientifico e professionale internazionale degli ultimitempi si è focalizzato su due questioni cardine:– definire le competenze avanzate (o specialistiche) che deve possedere un infermiere

e, pertanto, quali percorsi formativi iniziali e di mantenimento delle competenze deveaffrontare;

– definire in quali modelli organizzativi riesce ad esprimere al meglio tali competenze.

In letteratura, appare consolidato che, laddove i modelli organizzativi sono basati sullagestione infermieristica con la finalità di incoraggiare i pazienti con diabete ad essereattivi e partecipanti nelle loro cure, si ottengono migliori risultati.Gli infermieri, proprio per le loro basi concettuali e per la specifica prospettiva chesanno assicurare sul paziente, sono molto vicini alle esigenze delle persone con diabetee se osserviamo le dimensioni dell’autonomia (identificazione, autogestione,autodeterminazione, share decision-making, sorveglianza pianificata ecc) è possibilericonoscere i modelli concettuali più attuali dell’infermieristica. Per questa ragione,quando i setting assistenziali sono affidati agli infermieri specialisti che abbraccianoquesta filosofia, sono migliori anche i risultati sul paziente (Moser et al. 2008).Questo modello contrasta quello medico della gestione del paziente che, essendofocalizzato sulle cure, non considera a volte le questioni psicosociali anche perché, iclinici, hanno un tempo più limitato da dedicare al paziente.Nel contesto italiano, sulla base dei dati epidemiologici e della letteratura, i luoghi dicura ritenuti essenziali per la cura del diabete sono le Strutture di Diabetologia a cuidovrebbero essere attribuite adeguate quantità di risorse, economiche ed umane, affinchépossano assicurare il percorso diagnostico-terapeutico, lo sviluppo dell’autonomia delpaziente e un’elevata efficacia nella prevenzione delle complicanze (AMD-SID-SIEDP-OSDI 2012).Tali strutture si distinguono in base alla complessità e al bacino di utenti, e dovrebberosviluppare un’elevata sinergia con il territorio di riferimento e con l’ospedale di riferimento.

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In queste strutture lavorano infermieri a volte dedicati totalmente alla diabetologia,mentre altri lo sono solo parzialmente. Il loro percorso formativo non è ancora strutturatocome avviene in altri paesi. Le competenze degli infermieri, in questi contesti, sononotevoli ma la loro chiara identificazione è più complessa.Questo determina un quadro assistenziale di estrema frammentarietà e non vi è dubbioche, l’instabilità del personale dedicato all’assistenza di questi pazienti, rischia diminacciare gli esiti clinici e assistenziali attesi.È importante pertanto ridisegnare modelli organizzativi al fine di possedere, anche nelnostro Paese, infermieri di altissima competenza che possano continuare ad alimentarela loro competenza clinica lavorando direttamente con i pazienti.A seguito della richiesta formulata dall’ONU nel 2006 a tutti gli stati membri, l’Italiasi è dotata di un “Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica” (PNMD), recepito il 6 dicembre2012 dalla Conferenza Stato Regioni e pubblicato sulla G.U. del 7 febbraio 2013.

Il PNMD si pone molteplici obiettivi fra cui:

– contribuire al miglioramento della tutela assistenziale della persona con diabete o arischio di diabete, anche attraverso l’ottimizzazione delle risorse disponibili;

– rendere più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza,assicurando equità di accesso e riducendo le disuguaglianze sociali;

– affermare la necessità di una progressiva transizione verso un nuovo modello di sistemaintegrato, proiettato verso un disegno reticolare “multicentrico”, mirato a valorizzaresia la rete specialistica diabetologica sia tutti gli attori della assistenza primaria.

E’ necessario, quindi, un modello assistenziale che garantisca sia il piano di cura delsingolo paziente (case management), che la gestione dell’intera popolazione affetta dallapatologia (disease management). L’assistenza specialistica deve essere fornita da unteam multi professionale.Sulla base di questi presupposti, riteniamo fondamentale indagare nella letteraturascientifica per comprendere quali modelli organizzativi siano proponibili ed in gradodi assicurare una maggiore efficacia degli interventi assistenziali .Il gruppo di progetto è già al lavoro e con grande impegno procede nelle attività direttedalla Prof.ssa Alvisa Palese alla quale rinnoviamo i nostri ringraziamenti.Ringraziamo, inoltre, la Bayer che continua a supportarci in questo progetto, che riteniamouno dei progetti più ambiti della nostra Associazione.

Roberta Chiandetti

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Ogni anno l’Ambasciata di Danimarca ha l’onore di ospitare nella residenza danese, la prestigiosapremiazione “August & Marie Krogh Medal”

All’inizio del secolo scorso, August Krogh, premio Nobel danese per la medicina, affrontò unviaggio negli Stati Uniti nella speranza di trovare soluzioni per curare la moglie ammalata didiabete. Al ritorno di questo viaggio utilizzò tutte le conoscenze scientifiche acquisite perinfluenzare la ricerca verso la fabbricazione industriale dell’insulina, che permise a molti malatidi diabete di sopravvivere

Ispirandosi a questo principio, Novo Nordisk, ha istituito il prestigioso premio August andMarie Krogh Medal per premiare le personalità, i progetti, le attività sociali e culturali, le innovazionie la ricerca sul tema della salute in generale e del diabete in particolare.

Quest’anno la giuria dell’ August and Marie Krogh Medals, presieduta dal Rettore dell’Universitàdi Tor Vergata, Prof. Renato Lauro, ha identificato le eccellenze in campo diabetologico e ha decisodi premiare anche l’OSDI per l’impegno profuso nel campo della prevenzione della malattiadiabetica.

Si ringrazia la giuria e Novo Nordisk per l’opportunità riservata alla nostra associazione.Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato Claudio Vitiello, consigliere nazionale, e

Anna Penza, Past President Sezione Osdi Lazio ai quali vanno i ringraziamenti del CDN per la lorodisponibilità a far parte di una manifestazione così importante.

Il Direttivo nazionale Osdi

PREMIO AUGUST &MARIE KROGH MEDALSROMA 20 NOVEMBRE 2013

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L’aumento della prevalenza del diabetemellito, la situazione economico-finanziariaed i vincoli di finanza pubblica hannorichiesto ai governi europei di occuparsidi una nuova priorità : la sostenibilità neltempo della spesa sanitaria e, più in ge-nerale, del nuovo modello di welfare.

Per questo è stato stilato negli ultimimesi un Piano Nazionale sul diabete mel-lito.

In questo contesto gli infermieri deb-bono collaborare, in base alle competenzeacquis i te , a l la r iorganizzaz ionedell’assistenza avendo come obiettivi ilsuperamento delle disuguaglianze e lacondivisione con tutti gli attori coinvolti.

Il congresso è stato aperto dalla Presi-dente Anna Penza che negli ultimi 2 anniha gestito in maniera egregia il Direttivodella nostra Regione.

Poi c’è stato il saluto alle autoritàpresenti come i Presidenti SID, AMD eCLADIAB nonché il Vice Presidente del

collegio IPASVI di Roma,Ausilia Pulimeno,i cui interventi sono stati veramente dinotevole interesse.

Avere la presenza in aula di una pro-fessionista di grande spessore formativoè stato per tutto il direttivo regionale, unbrillante obiettivo.

Da tempo la sezione Lazio cercaval’integrazione e la condivisione con l’IPASVI.

Durante la mattinata si sono susseguite4 relazioni ; la prima è stata quella dellanuova Presidente OSDI Lazio Sig.ra PaolaSaltarelli che ha affrontato il discorsoinerente alle raccomandazioni di tratta-mento assistenziale in campo diabetologi-co : le position statement OSDI.

Poi è seguita la relazione della Sig.raSimonetta Bartolucci (tutor e rappresen-tante Ipasvi Roma) dal titolo l’infermiereieri, oggi e domani.

La terza relazione è stata affidata alSig. Cristiano Abbati che ha affrontato iltema degli strumenti e le risorse per la

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a cura diMaria Teresa Branca

CONGRESSOREGIONALE OSDI LAZIOROMA 28 SETTEMBRE 2013

Il 28 Settembre 2013 si è tenuto presso la sala congressi dell’Hotel Holiday Inn Eur Parco deMedici di Roma il III° Congresso Regionale OSDI Lazio.

In questa occasione il tema proposto dal Direttivo Regionale è stato “il futuro dell’infermierenell’evoluzione dei modelli assistenziali“.

L’argomento è stato scelto in quanto ritenuto tema d’attualità e capace di attirare l’interessedegli 80 partecipanti.

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stesura di un percorso diagnostico tera-peutico assistenziale (PDTA) ed infine comeultima relazione della mattinata c’è statal’esposizione del Sig Claudio Vitello (Con-sigliere Nazionale OSDI Lazio) sul CaseManager.

Nel pomeriggio sono seguite altre 2importanti relazioni ; la prima affidata alleSig.re Loredana Maiani e Elena Lucia cheh a n n o e s p o s t o a 3 6 0 g r a d il ’ impo r t an t i s s imo l ’ a rgomen todell’educazione terapeutica strutturatanell’ambulatorio infermieristico mettendoa confronto le attività svolte all’interno diuna struttura ambulatoriale rispetto aquella di una struttura territoriale,

Come ultimo argomento della giornatama non per questo meno importante c’èstata l’esposizione della PastPresident

Sig.ra Daniela Cristofanelli sui rapporticon le istituzioni e le associazioni delvolontariato.

Si ringraziano tutti coloro che sonointervenuti e un particolare ringraziamentolo rivolgiamo alle aziende che hanno spon-sorizzato l’evento.

Durante la pausa pranzo si sono svoltele votazioni per il rinnovo del nuovo Con-siglio Direttivo OSDI Lazio che sarà cosìcomposto :

Presidente Sig.ra Paola Saltarelli,VicePresidente Sig. Cristiano Abbati,PastPresident Sig.ra Anna Penza,Consiglieri : Sig.ra Loredana Maianie Sig.ra Elena Lucia.

Il Consiglio Direttivo OSDI Lazio

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IV CONGRESSOREGIONALE OSDI SARDEGNAANTICHE TERME DI SARDARA (VS)9 NOVEMBRE 2013

E’ stata una giornata intensa e riccadi emozioni non solo per noi addetti ailavori ma anche per i colleghi infermieri(di diabetologia e non) che hanno parte-cipato numerosi e attivi da tutta l’isola. Iltutto si è svolto in un clima sereno e distesocon i partecipanti realmente interessatiall’argomento trattato, il tutto conditodalla spettacolare bellezza del territorio edella struttura che ci ha ospitato.

A conclusione dei lavori congressualisi sente il bisogno di condividere i progettie risultati del percorso che OSDI Sardegnaha intrapreso negli anni. Il report del con-gresso è un momento importante perchépermette di confrontare e valutarel’impegno di quanti hanno lavorato perrealizzare l’evento e l’impatto generatoda quest’ultimo sui partecipanti permet-tendo così di valutare eventuali note ne-gative e valorizzare quelle positive.

Il congresso di Sardara ha fornito unbilancio estremamente positivo e numerosisono stati gli apprezzamenti riguardo lerelazioni presentate.

Ecco un sunto dei vari lavori esposti.“OSDI: realtà regionali e nazionali”

un’accurata descrizione di queste realtàcon gli aggiornamenti dell’attività OSDIdescritte brillantemente dalla collega co-ordinatrice Arianna Marceddu.

Di seguito “la specialistica indiabetologia”, una scrupolosa e precisavalutazione sui nuovi trend della profes-sione infermieristica in diabetologia conla relazione presentata dalla collega Ma-nuela Cauli.

Ha parlato in maniera accurata della”gestione integrata” nei suoi vari aspettiorganizzativi la collega Simonetta Mamu-sa.

Si è passati alla relazione della collegacoordinatrice Lucia Canu intitolata“l’ambulatorio infermieristico diabeto-logico” con la descrizione esaustiva edefficace della sua realtà lavorativa pressol’ospedale di Olbia. La prima sessione deilavori del mattino si è conclusa con larelazione “Ambulatorio del piedediabetico” redatta dalla collega AnnaMaria Scodino.

Nel pomeriggio la ripresa dei lavori hariguardato un’analisi dell’andamento dellaprofessione con particolare riguardo allevarie realtà lavorative in ambito regionale con l’obiettivo di condividere le varieesperienze con i partecipanti.

In tal senso io stessa ho presentato larelazione dal titolo “il paziente diabeticoospedalizzato”, una descrizione accuratadell’esperienza del paziente diabetico ospe-dalizzato nella realtà del P.O. di Muravera

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(CA), realtà lavorativa in cui molti colleghisi sono ritrovati e che è stata motivo dipositive riflessioni e considerazioni .

Di seguito la coordinatrice MargheritaPorcu ha presentato il suo lavoro sulla”gestione della chetoacidosi nel bambino”,argomento sentito e partecipato da tuttii presenti.

A completezza del resoconto congres-suale vi riporto i risultati della votazionetenutasi durante la giornata di lavoro.

Ecco la nuova composizione del Con-siglio Direttivo OSDI Sardegna per il pros-simo biennio.

Abbiamo salutato la past presidentManuela Cauli, la consigliera MariangelaCanneddu e la Segretaria Marcella Lai, aloro vanno i nostri più sentiti ringraziamentiper il lavoro svolto

La presidente uscente Arianna Mar-ceddu assume il ruolo Past President.

Simonetta Mamusa PresidenteEntra nel Consiglio Direttivo con la

carica di vicepresidente Lucia Canu.Tatiana Lai viene delegata dal Presiden-

te a ricoprire la carica di SegretariaRestano in carica ancora per un biennio

i consiglieri Benedetta Pisano, Nadia Ri-chterova, Renata Piva e Tatiana Lai. Inconclusione la grande partecipazione dei

colleghi all’evento per noi è stata moltosignificativa.

Soprattutto è da sottolineare la pre-senza preziosa del consigliere nazionaleGiuseppe Frigau che ha anche portato isaluti del Consiglio Nazionale presiedutoda Roberta Chiandetti.

Ringraziamo inoltre per i loro interventidi apertura il Direttore Generale della ASL6 di Sanluri Dr. Salvatore Piu, il Direttoredell’U.O.C. di diabetologia della ASL 6 Dr.Vincenzo Sicca, il rappresentante dellaAmministrazione Comunale di PabillonisRiccardo Sanna, il rappresentante del Col-legio IPASVI di Cagliari Claudio Pirarba.

Preziosi per noi i loro interventi inquanto ci hanno permesso di approfondirei vari aspetti della professione, ribadendopiù volte il valore dell’autonomiadell’infermiere e l’importanza della nostrafigura nel panorama sanitario.

Colgo l’occasione ancora per ringra-ziare tutti coloro che ad ogni titolo hannocontribuito al successo di questo congressoregionale e auguro buon lavoro a tutto ilconsiglio regionale OSDI Sardegna e inparticolare alla nuova presidente SimonettaMamusa.

Per il CDR SardegnaTatiana Lai

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CONVEGNO NAZIONALECNAICONSOCIAZIONE NAZIONALEDELLE ASSOCIAZIONI INFERMIERI

I MIEI APPUNTI DI VIAGGIO

Quando ho visto per caso la locandinadi questo convegno e ho notato che sisvolgeva nella mia azienda mi sono sentitainterpellata come professionista…ed hopensato che partecipare poteva essereutile non solo a me, ma a tutti noi.

Ne è valsa la pena (notevole!), ed oraeccomi qui a raccontarvi ciò che mi hacolpito.

La presidente, Cecilia Sironi, ha intro-dotto le giornate con questa frase di Ein-stein: “The problems that exist in the worldtoday cannot be solved by the level ofthinking that created them.” (I problemiche esistono oggi nel mondo non possonoessere risolti dallo stesso livello di cono-scenza che li ha creati) ed effettivamentequesto ben ha illustrato la tensione alsuperamento, alla ricerca di “aria nuova”che si è respirato in quelle giornate.

La prima relazione è stata tenuta dalprof. Cavicchi, sociologo esperto di politicasanitaria dell’università Tor Vergata a Roma,che ha subito posto al centro la necessitàprioritaria: ricontestualizzarsi. L’art. 32della costituzione è stato scritto quasi 70anni fa, evidente che la situazione era

LE SCIENZE INFERMIERISTICHEIN ITALIA: RIFLESSIONIE LINEE DI INDIRIZZO

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diversa e diverso il concetto di salute;scopo era la tutela della salute, intesacome bene organico. Nel tempo questoconcetto ha subito diverse definizioni,oggi la salute è complessità, pur di naturaorganica, è un bene complesso che vacostruito; oggi la salute non si difende,si costruisce, occorre la tutela ma an-che e soprattutto la prevenzione. Segli infermieri sono coloro che conosconola complessità sono anche quelli che con-tribuiscono a costruire la salute. La com-plessità non si fa sommando le disciplinescientifiche: medico+psicologo +infermie-re+ … ma medico e infermiere e psicologoe… sono le relazioni interdisciplinari checostruiscono la complessità intesa comerealtà variegata e molteplice. E diverso èparlare di complicato o complesso: com-plicato è l’utente anziano, multipatologico,cronico che richiede conoscenze avanzate;complesso è sempre lo stesso pazienteanziano, multipatologico, cronico ma inpiù che vive solo, con pochi euro di pen-sione, magari anche lontano dai servizi.L’infermiere odierno sulla complicazionedeve essere esperto professionalmente,ma deve anche saper gestire la complessitàdi ogni individuo. Oggi è anche indispen-sabile rendersi conto che non è possibilecostruire salute senza l’altro, senzal’utente, perché oggi è il cittadino chedeve prendersi cura di sé stesso, è uncittadino attivo, lui deve chiedere aglioperatori quello di cui ha bisogno; sba-gliamo se intendiamo il rapporto ancorain senso paternalistico. La “buonarelazione” è fondamentale e diminuiscenotevolmente i contenziosi medico-legali.

Purtroppo oggi si riscontra anchel’assenza e il silenzio degli infermieri equesto è molto pericoloso, tanto più chesiamo numericamente gli operatori dimaggioranza relativa all’interno delle pro-fessioni sanitarie. La legge 42, che ci har iconosc iuto come “profess ioneintellettuale”, non era un punto di arrivo,solo un tappa intermedia, l’autonomiaprofessionale stenta ad essere vissuta ericonosciuta socialmente. Bisogna usarela legge 42 applicarla per cambiare, e percambiare, occorre mettere in discussione

l’organizzazione, non è possibile non di-fendere il SSN. E’ indispensabile usare laleva culturale: vanno cambiati i contenutie non solo i contenitori! Se devo ripensareil modello di tutela della salute occorrecambiare anche le aziende ma soprattuttoi modelli culturali di riferimento; bisognafare una discontinuità culturale: sono inutiligli ospedali per intensità di cura perché èsempre lo stesso modello ospedalocentri-co, mentre la centralità va al territorio, làdove abita il cittadino. Si fa antieconomiacioè costi senza benefici. L’infermiere èparte di un progetto di lotta all’antiecono-micità.

E’ seguita la relazione di Sansoni, di-rettore di Professioni infermieristiche or-gano di stampa di CNAI, la quale ha spe-cificato che la qualità della nostraazione pratica dipende dalla qualitàdelle conoscenze che abbiamo chederivano dalla teoria studiata e dalla ricercacontinua. In questo momento non c’èdiscussione sulla disciplina infermieristica,siamo ancora troppo legati al concetto dimalattia e di ospedale. La scienza ha criteriche vanno rispettati, quindi occorre unaricerca disciplinare anche per trovare indi-catori empirici utili a verificare lo standardassistenziale che dipende dal modelloconcettuale che si usa, il quale funzionacome gli occhiali che si infilano per guar-dare quella realtà. L’infermiere si occupadella persona malata o della salute dellapersona, a seconda di questo cambieràanche il modello teorico (gli occhiali) diriferimento che deve usare. Ma non èscientifico solo quello che è quantitativo,

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lo è anche ciò che è qualitativo, quindioggi per la realtà complessa che osservia-mo occorre una triangolazione e crearemetodi misti. La filosofia del nursing derivadai nostri obiettivi, saremo sempre direttida altri professionisti se noi non sappiamorispondere delle nostre conoscenze e dovele abbiamo costruite.

La relazione di Arrigoni, membro delSISI società italiana di scienze infermieri-stiche, ha reso noto che questa società ènata nel 2006 con l’intento di verificare icontenuti della disciplina infermieristica evalutarne il suo avanzamento, all’internodel settore scientifico di riferimento.

La relazione della presidente CeciliaSironi ha ripercorso la storia del nursingin Italia perché se è vero che occorrononuove idee e nuovi modelli per affrontare

la realtà attuale, ciò non può prescinderedalle radici. Ha sollecitato a continuaread analizzare i nostri modelli teorici diriferimento orientandoci però verso lacostruzione ed il mantenimento della salutedelle persone; la situazione ci spinge aduna nuova riflessione concettualedell’assistenza infermieristica in Italia chetrovi percorsi nuovi che arrivinoall’assistenza infermieristica avanzata ealla prescrizione infermieristica. Dobbiamotrovare la forza di affrontare questi stimolicome infermieri, consapevoli che le solu-zioni non possono essere trovate con glistessi schemi di pensiero usati nel passato.

Un ulteriore contributo alla necessitàdi cambiamento culturale l’ha data la

relazione di Lusignani, ricercatore di ScienzeInfermieristiche presso l’Università degliStudi di Milano, la quale ha affermato chela scienza dà conoscenze all’infermiereper risolvere i bisogni di assistenza di chiha davanti, in quanto il bisogno di assi-stenza è una lettura teorica dei fatti cheavvengono sulla persona con malattia.Allora occorre che ci siano delle leggiscientifiche provate che possano essereusate dai professionisti: la ricerca scientificainfermieristica serve a questo scopo. Però…è necessario che gli infermieri imparino aconoscere le caratteristiche del linguaggioscientifico, che è uno strumento sottile ecomplicato, spesso troppo semplificatodagli infermieri che talvolta lo ignoranocomp le tamente . S i è r i bad i tol’indispensabile conoscenza delle tassono-mie e delle classificazioni internazionaliNANDA, NIC e NOC, perché definire inmaniera scientificamente corretta eli-mina le ambiguità, fornisce le misure,favorisce una comunicazione chiaraed efficace sia tra gli infermieri chetra loro e gli altri professionisti concui ormai è vincolante collaborare.Queste sono delle classificazioni interna-zionali elaborate da tutti gli infermieri delmondo che servono per la diagnosi (NAN-DA), gli interventi assistenziali (NIC), irisultati che si devono ottenere (NOC); illoro uso corretto illumina e facilita tuttoil processo di assistenza orientandolo versola personalizzazione.

L’appassionata relazione di Rigon, pre-sidente di Formazione in Agorà-scuola diformazione alla salute, ci ha aiutato aconcretizzare le relazioni precedenti ana-lizzando il processo di assistenza. Innanzi-tutto ha ribadito che la scienza con i mo-delli teorici è una delle due colonne su cuisi basa la nostra professione, l’altra è lapratica, con le sue tecniche, gli strumentioperativi assistenziali…ma entrambe lecolonne devono avere: altezza, dimensionee consistenza uguali, altrimenti tutto crollae ci illudiamo di fare un lavoro di qualità.E questo lavoro non esiste se non èdocumentato, e documentato in modoscientificamente corretto, attraversol’uso delle tassonomie.

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Sono seguite delle relazioni che testi-moniavano l’applicazione in diverse realtàitaliane di quanto era stato detto.

Al termine è stato emesso un comu-nicato che mi sembra assolutamente con-divisibile.

Come avete visto è stato molto stimo-lante ed interessante partecipare; sonograta di essere parte della nostra associa-zione che ha così a cuore la formazionedei professionisti che operano in diabeto-logia e non solo, che in questi ultimi anniha cercato con tutte le sue forze anche diiniziare a fare ricerca infermieristica nelcampo specifico, oltre a cercare un postoin università.

Certo è che l’associazione non è unente astratto, siamo tutti noi e ciascunosi deve sentire implicato in tutte le sfide

che la situazione odierna ci pone, infor-mandoci, studiando per contribuire. Peresempio una criticità emersa è che mentreè ben descritto nelle sue fasi il processodi assistenza per il paziente in ospeda-le…quali sono le fasi del processo diassistenza infermieristica nella cronicità?Molte erano le zone grigie emerse nellaricerca degli Statement di cura diOSDI…c’è lavoro per tutti ad ogni livelloci si trovi!

Tiziana Terni

Poliambulatorio di Cologno MonzeseA.O.Istituti Clinici di Perfezionamento Milano

Master Infermieristica e Ostetricia Legalee Forense

Vice Presidente OSDI Lombardia(Appunti non rivisti dai relatori)

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NOTIZIE DAOSDI PIEMONTE

Con un evento organizzato e svoltoin collaborazione con AMD e Slow Food“CUI PRODEST ? riflessioni sulla medicaliz-zazione dei cibi“, si sono concluse in giu-gno le attività di aggiornamento del primosemestre 2013.

La ripresa autunnale ha visto dueeventi rivolti alle infermiere delle diabeto-logie piemontesi: il primo, in settembre,organizzato dalla componente del CDRCinzia Fenini, ha avuto luogo, presso lasede dell’ Università di Novara, il corso daltitolo “La gestione integrata del DM T2 inPiemonte”.

La crescita costante della patologiadiabetica negli ultimi decenni ha resonecessaria l’adozione di una strategia

comune e di percorsi organizzativi diagno-stico-terapeutici e assistenziali condivisida tutto il team di cura. La Gestione Inte-grata del DMT2 dell’adulto ne è lo stru-mento di realizzazione.

In particolare, nella Regione Piemonte, i primi risultati della fase sperimentale del“Progetto sulla gestione integrata deldiabete”, partito nel 2008, hanno vistouna riduzione del 21,3% dei ricoveri perdiabete, grazie alla collaborazione traservizi di diabetologia e medici di medicinagenerale.

Alla luce di questo lusinghiero risultato,si rende necessario continuare nella con-divisione e nel consolidamento del modello“gestione integrata” attraverso una sem-

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pre maggiore collaborazione e coinvolgi-mento, non solo dei professionisti sanitari,ma delle stesse persone con diabete.

La giornata ha permesso di condividerecon i colleghi le linee di indirizzo cliniche,assistenziali e organizzative sulla GestioneIntegrata, ma soprattutto di trasferire tuttociò nella pratica assistenziale.

Fondamentale la partecipazione diEgidio Archero, presidente nazionale diFAND, che con la abituale disponibilità ecordialità, ha presentato il punto di vistae le istanze delle persone con diabete.

I l secondo evento dal t i tolo“Gravidanza, un progetto di vita datutelare” si è svolto in ottobre a Torino.

I nuovi criteri diagnostici per il DMGed i flussi migratori nel nostro paese hannoportato ad un raddoppio dell’incidenzanella popolazione di DMG (7,5% dellegravidanze) e di DM Pre-Gestazionale(3,5%).

Le inevitabili conseguenze (aumentodella medicalizzazione, dei parti anticipati

e dei cesarei, degli accessi ai servizi diabe-tologici e dei costi) hanno reso anche quinecessario l’adozione di percorsi condivisida team multi disciplinari.

Le complicanze materne e fetali, infatti,in caso di DMG, possono essere scongiu-rate da una diagnosi tempestiva ed unacorretta impostazione terapeutica, attra-verso sempre maggiore collaborazione ecoinvolgimento di diverse figure professio-nali sanitarie.

Il ruolo dell’infermiere nell’accompa-gnare la donna nel momento della dia-gnosi è fondamentale per migliorare lamotivazione alla cura, che a volte, si basasulla somministrazione di insulina. Divienebasilare: l’istruzione e l’educazioneall’autocontrollo, la verifica dei risultati,l’educazione ad un corretto stile di vita eall’eventuale terapia insulinica, tutti argo-menti che fanno parte del nostro operatoquotidiano.

Per il CDR PiemonteMauro Ravera e Vilma Magliano

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Il 28 Settembre 2013 si è tenuto aBologna il X Congresso OSDI Emilia Roma-gna “Il percorso assistenziale della personacon diabete di tipo 2 la gestione integrata:educazione all’autogestione”.

La giornata di studio e confronto hapermesso ai soci OSDI di vedere affermatae valorizzata la professionalità el’autonomia infermieristica esercitata neidiversi contesti sanitari.

Il crescente carico assistenziale conse-guente a l progress ivo aumentodell’incidenza del diabete mellito, la ne-cessità di fornire ai pazienti diabetici unarisposta assistenziale complessa, prolun-gata nel tempo, con interventi coordinati

delle varie figure sanitarie, hanno resonecessario lo sviluppo di nuovi modelliassistenziali.

L’obiettivo dell’evento formativo èstato quello di aggiornare i partecipantisul modello assistenziale di Gestione Inte-grata (GI) della persona con diabete ditipo 2 in Emilia Romagna. La GI del diabetemette al centro il paziente, vede il Mmg,i servizi di diabetologia e l’ospedale impe-gnati a mettere in atto le competenzespecifiche al fine di raggiungere gli obiettiviclinici utili a prevenire le complicanzecroniche.

Il percorso, richiede il coinvolgimentodi tutte le figure citate, per questo motivo,

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A X CONGRESSO OSDIEMILIA ROMAGNABOLOGNA 28 SETTEMBRE 2013

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al congresso, sono stati coinvolti tutti iprofessionisti che a diverso titolo sonocoinvolti in questo modello assistenziale.

La prima relazione della Dott.ssa AnnaVittoria Ciardullo, Servizio di Diabetologiadi Carpi, illustrando la circolare regionalen.14/2003 (linee guida regionale clinico-organizzative per il management del dia-bete mellito) ha evidenziato le tappe fon-damentali del percorso seguito dalla RER.

In particolare, la Dott.ssa Ciardullo,ha sottolineato che, in seguito alla forma-zione regionale sul campo, (settembre2009) attivata per l’applicazione di unmodello comune e condiviso in EmiliaRomagna, sono state aggiornate e imple-mentate le “linee guida regionali per lagestione integrata del diabete di tipo 2”.Si sono successivamente rese necessarieulteriori azioni, attivate dalla regione, chehanno visto i professionisti coinvolti ingruppi di lavoro multiprofessionali sutematiche specifiche.

I lavori sono proseguiti con la relazionedi Angela Deroma, infermiera nel teamdella Diabetologia Area Nord -UO CurePrimarie Carpi, che ha trattato le compe-tenze de l l ’ i n fe rmie re ded i ca toall’ambulatorio podologico. Dalla relazioneè emerso che, all’interno del team di curaambulatoriale, è necessaria la presenza

dell’infermiere esperto/dedicato alla pre-venzione e alla gestione del piede diabeticoper poter presidiare i punti cardine: attivitàdi diagnosi, terapia educazionale, piccolemedicazioni.

Nello screening del piede diabetico,l’infermiere utilizza strumenti e procedureappropriate, pone diagnosi e rileva pro-blemi che necessitano di un piano assi-stenziale personalizzato inserendo il pa-ziente in un percorso diagnostico eassistenziale pertinente alle sue caratteri-stiche cliniche. Inoltre, svolge un ruolofondamentale di educatore nella preven-zione delle complicanze del piede diabe-tico coinvolgendo e motivando il paziente

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a ragionare, vedere, toccare con mano eadottare comportamenti corretti.

Nella relazione di Cinzia Iori, podologo– tecnico ortopedico del team multidisci-plinare del Servizio di diabetologia distrettodi Modena, Carpi, Castelfranco, si è rin-forzato il concetto dell’importanza dellaprevenzione delle complicanze del piedediabetico. I programmi di cura del piedeche comprendono l’educazione, l’esameregolare dei piedi e la stratificazione delrischio possono ridurre la comparsa dellelesioni del piede in oltre il 50% deipazienti”. Le numerose foto dei casi trat-tati, hanno contribuito a rendere ancorapiù pregnante l’argomento trattato.

Il Dr. Franco Miola, MMG-Co-ordinatore NCP Copparo- AUSL FE Casadella Salute “Terre e Fiumi” Copparo (FE),ha illustrato il protocollo di assistenzaintegrata al paziente diabetico tipo 2.

Il protocollo diagnostico – terapeutico– gestionale prevede una forte e costanteintegrazione tra Mmg e servizi specialistici,lo scambio continuo di informazioni regi-strate e comunicate da tutti gli operatorisanitari, costituisce l’elemento fondamen-tale su cui si basa il protocollo al fine digarantire una assistenza efficace e di ele-vato livello qualitativo.

E’ stata evidenziata l’importanza diidentificare gli assistiti a rischio di diabetea cui applicare regolarmente il ProtocolloG.I. valutando il rischio CV, identificandoprecocemente i diabetici non a target,attivando percorsi educativi perl’autogestione del diabete.

Laura Casadei, infermiera dell’Ambula-torio Infermieristico della Casa della Salutedi Forlimpopoli, ha sottolineato che èpossibile migliorare lo stato di salute deipazienti con l’educazione terapeutica fi-nalizzata alle modifiche comportamentali.L’infermiere è un punto di riferimento, siain ospedale che sul territorio, in grado dirilevare i bisogni assistenziali della personacon diabete e costruire percorsi educativiadeguati sia all’accettazione della malattia,che alla soluzione delle problematicherilevate.

Emanuela Frezzati, infermiera referenteattività Infermieristiche diabetologiedell’azienda Usl Ferrara, ha presentato uninteressante lavoro di integrazione d’equipe

che evidenzia come, la partecipazione delpaziente nei momenti educativi di gruppo, incida positivamente sull’aderenza allacura. L’attività educativa vede l’infermieresempre più protagonista e in grado dipianificare, in autonomia, percorsi assisten-ziali di qualità.

Fiorenza Bertacchi, dietista del SSDMalattie del Metabolismo e Dietetica Cli-nica - Az Osp- Univ S. Orsola- MalpighiBologna, ha ribadito l’importanza di se-guire le indicazioni generali per la compo-sizione della dieta anche nel DMT2. Hainoltre ribadito che, la corretta alimenta-zione unita ad un programma di attivitàfisica, intesa come esercizio fisico conlavoro muscolare, siano due componentifondamentali per il raggiungimento delcalo ponderale e per il mantenimento deirisultati. Tutto ciò è possibile conl’educazione terapeutica e con un approc-cio personalizzato al paziente per far emer-gere e consolidare la motivazione al cam-biamento e alla conservazione dei risultati.

Ultimo intervento della giornata e statoquello della Dr.ssa Maria Grazia Bedetti,Presidente Collegio Ipasvi di Bologna, che ha illustrato l’attuale situazione economi-ca, che, purtroppo, non è promettente.Le risorse del Fondo sanitario regionalesono sempre più scarse e i vincoli impostidalla recente normativa portano alla ridu-zione del numero dei posti letto per ogni1000 abitanti e al conseguente riordinodella rete dei servizi territoriali.

La RER, con il documento sulle lineedi sviluppo del sistema sanitario regionale,prevede progetti di innovazione organiz-zativa e sperimentazione di nuovi modelliassistenziali. Il modello organizzativo deli-neato, è costituito da reti integrate diservizi: tra ospedali, servizi sanitari, servizisocio-sanitari e sociali del territorio in cuigli infermieri svolgono un ruolo primarioper garantire la standardizzazione deipercorsi e la pianificazione personalizzatadell’assistenza.

L’evento formativo è stato positivo, hasuscitato nei partecipanti alcune riflessioni,in particolare riporto il contributo di TizianaRisolo :

“La mia esperienza lavorativa deponemolto a favore di questa metodologia dilavoro, che vede l’infermiere, sempre più

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esperto, condividere competenze in equipemultidisciplinari. Riesce a interpretare ilcardine del Chronic Care Model che vedeil paziente come l’attore principale di uncambiamento orientato al self manage-ment.

Motivare il paziente e farlo sentire alcentro del processo di cura richiede moltoimpegno emotivo, un linguaggio comune,strumenti metodologici condivisi che sca-turiscono dalla nostra formazioneprofessionale“.

La formazione è sicuramente un aspet-to imprescindibile. Osdi nel corso di questiultimi anni ha contribuito, con le PositionStatement, a dare indirizzi operativi im-portanti verso l’acquisizione di un linguag-gio comune, ma occorre investire perriconoscere all’infermiere il giusto valoredelle prestazioni che eroga. Non ultimo,evitare la perdita di professionalità che siverifica se l’infermiere non è “assegnato”ad un servizio ma continuamente spostato

per garantire altri ambiti assistenziali.Al termine della sessione della matti-

nata si è svolta l’assemblea dei soci dovesono state rese note le ultime modificheapportate allo statuto OSDI, le finalitàdell’associazione, l’importanza di unaformazione specifica di qualità e si sonopresentati i candidati al consiglio direttivoregionale.

Nella pausa pranzo si sono svolte,come da Statuto, le elezioni per il rinnovodel consiglio direttivo regionale.

Il nuovo consiglio direttivo OSDI regio-ne Emilia Romagna, risulta così composto:

Presidente: Simonetta FantiniPast Presidente: Loredana NieroConsiglieri: Rossella Ceci,

Pietro Miale,Tiziana Risolo

Per il CDR Emilia RomagnaSimonetta Fantini

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VII CONGRESSOREGIONALE OSDI CALABRIA

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Il favoloso lungomare di Reggio Cala-bria, in una giornata quasi estiva, ha ac-colto soci e iscritti al “ VII CongressoRegionale OSDI Calabria “.

Un evento fortemente voluto nono-stante le problematiche che all’iniziorischiavano di bloccare il lavoro di organiz-

zazione, ma la tenacia e la forza di volontàhanno dato i lor frutti.

La tematica scelta ha voluto eviden-ziare l’importanza che riveste la program-mazione della gravidanza nelle donnediabetiche di tipo 1 e di tipo 2. Le evidenzescientifiche hanno dimostrato infatti come

REGGIO CALABRIA 26 OTTOBRE 2013

QUANDO IL DIABETEE’... DONNA

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il rischio di malformazioni nel nascituroaumenti in relazione al grado di alterazioneglico-metabolica presente nelle fasi imme-diatamente post-concepimento e che lemalformazioni congenite si determinanonelle prime 7-8 settimane di gestazione.

Un’analoga relazione esiste tra scom-penso diabetico peri-concezionale e tassodi abortività. Pertanto, tutte le donnediabetiche in età fertile, dovrebbero essereinformate sull’importanza di programmarela gravidanza in condizioni di buon con-trollo glicemico e pianificare il concepimen-to, come ha sottolineato nella sua relazioneil Dott. Mannino, Direttore dell’U.O. diDiabetologia ed Endocrinologia dell’ Az.Osp. di Reggio Calabria, evidenziando chesolo attraverso programmi di interventoeducazionali effettuati da un team multi-disciplinare dedicato (MGG,Ginecologo,Ostetrico, Diabetologo, Infermiere, Dietista)è possibile ridurre l’incidenza di outcomeavversi materno-fetali. In questa prospet-tiva, da non sottovalutare sono:• l’attività sportiva e la dott.ssa Dal Moro,

dirigente medico presso la Diabetologiadell’Az. Osp. di Reggio Calabria, hasottolineato che occorre trasmetterealle donne l’importanza terapeuticarivestita dalla pratica dell’esercizio fisico(presa di coscienza), nel promuovere la

fiducia nella propria capacità di praticarlo(autostima), dare consigli pratici sul tipodi attività. Concetti ripresi e condivisidal dott. Puccio, moderatore della ses-sione e Presidente AMD Calabria.

• l’alimentazione e il counting dei carboi-drati, che ogni paziente con DM tipo1e nello specifico in gravidanza, deveconoscere e applicare, come ben espostodalla dott.ssa Cannizzaro, specialistain Endocrinologia e Diabetologia;

In merito ad una corretta alimentazio-ne, il dott. Alessi, dirigente medicodell’Az.Osp. di Reggio Calabria, nella suaesposizione ha evidenziato come questaha un ruolo determinante sulla variazionedelle glicemia e sul mantenimento delpeso ottimale prima di programmare lagravidanza.

L’obesità (BMI>30) rappresenta unaumentato rischio di morbilità e mortalitàfetale, aumentato rischio di parto pre-termine, aumentato rischio di aborto.

Di pari importanza è da considerarel’autocontrollo glicemico che rappresentalo strumento indispensabile per il raggiun-gimento degli obiettivi glicemici, che nelprogrammare la gravidanza e durante lagravidanza devono essere molto ambiziosi.Nella sua relazione Francesca Corazziere,infermiera presso la Diabetologia del Polo

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Sanitario di Reggio Calabria e neo Presi-dente dell’OSDI Calabria, ha sottolineatoche un appropriato management del GDMdeve essere garantito da un’assistenzamultidisciplinare, che l’educazione tera-peutica e’indispensabile per il coinvolgi-mento attivo della donna nel processo dicura attraverso l’autocontrollo el’autogestione per prevenire o evitare lecomplicanze associate alla patologia emigliorare l’outcome perinatale sia per lamadre che per il neonato. Altro argomentotrattato riguarda la terapia insulinica, inquanto unica terapia validata per l’utilizzoin gravidanza.

Il dott. Di Benedetto, dirigente medicodella Diabetologia del Policlinico di Messi-na, nella sua chiara esposizione ci hainoltre illustrato degli studi sugli effettipositivi dell’integratore inositolo utilizzato,sia nella programmazione di una gravidan-za che nella gravidanza stessa.

Il congresso si è concluso con la rela-zione di Raffaella Fiorentino, infermierapresso l’Az. Univ. di Catanzaro, nonchéConsigliere Nazionale dell’OSDI, che haevidenziato l’influenza dell’utilizzo deidevices tecnologici prima della program-mazione della gravidanza. Questi rappre-sentano una marcia in più per gestire levariazioni glicemiche e la terapia insulinica.L’infermiere svolge un ruolo fondamentale

nel seguire la paziente in tutto il percorsodi addestramento del microinfusore.

E’ stato però, sottolineato che la tera-pia farmacologicamente più avanzata, letecnologie più moderne, possono esserepoco efficaci se le donne non sono coin-volte e motivate nella gestione della propriamalattia.

Durante il congresso si sono svolte levotazioni per il rinnovo del CDR che risulta

cosi formato :Presidente Francesca CorazzierePast President Pietro MavigliaConsiglieri: Salvatore Fittante,

Marisa Zangari,Luigia Milano,Mariolina Fera

Un ringraziamento va ai consiglieriuscenti Raffaella Fiorentino e AntonioZoccali per il contributo dato durante glianni del loro mandato.

Si ringraziano gli sponsor che hannocontribuito alla realizzazione del congresso,i relatori e moderatori che hanno resointeressante, gradevole e per nulla noiosolo svolgimento dei temi trattati.

A tutti i soci e ai nuovi iscritti grazieper aver scelto OSDI.

Il direttivo OSDI Calabria

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INTRODUZIONE

L’idea di scrivere questo articolo nasceda un episodio che mi è accaduto duranteuna normale mattinata di lavoro, che miha fatto riflettere e capire l’importanzadell’aspetto psicologico che, in molti casitendiamo a sottovalutare.

Viene a visita un ragazzo di 37 anni,in trattamento insulinico intensivo da circa19 anni, con valori di emoglobina glicosi-lata intorno al 9 %; durante la prepara-zione pre-visita mi riferisce di sentirsi stancodi seguire le cure, di non avere più stimolidi fronte alla malattia, di avere bisognodi qualcuno o qualcosa che lo faccia uscireda un burn out da diabete che ormai vaavanti da circa 2 anni.

Decido allora di farmi una chiacchie-

rata con lui, lo ascolto attivamente e glifaccio capire che io ci sono.

Mi dice di non seguire correttamentel’alimentazione, di presentare delle flut-tuazioni glicemiche importanti (da 40mg/dl fino a 400 mg/dl), qualche volta dinon somministrarsi l’insulina per la vergo-gna di essere giudicato, di trovarsi in unacondizione di disagio rispetto ai suoi col-leghi o amici.

Dopo averlo ascoltato gli propongoqualche possibile soluzione e gli chiedola disponibilità ad un nuovo colloquio adistanza di qualche giorno.

Dopo una settimana torna in repartoe mi dice una cosa molto importante :“grazie per avermi ascoltato, per avermidato la forza di ricominciare ad affrontarela malattia“.

ASSISTENZA AL PAZIENTEDIABETICO:LA RELAZIONE D’AIUTO

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Abbati Cristiano, Infermiere Coordinatore U.O.S.D. Diabetologia e Malattie DismetabolicheVice Presidente OSDI LazioOspedale di Tivoli ( Roma ) : Direttore Dott. Claudio Mattiuzzo ( [email protected] )

ABSTRACT

In questi ultimi anni, la richiesta assistenziale versi i pazienti affetti da diabetemellito sta crescendo in maniera esponenziale, al contrario il personale di assistenzaè sempre più ridotto, visti i recenti tagli alla sanità e la mancanza di turnover delpersonale.

Questo fenomeno sta portando ad un cambiamento del modo di essere neiconfronti delle persone bisognose di assistenza, abbiamo sempre meno tempoa disposizione, spesso non riusciamo ad instaurare con l’interlocutore una relazionecomunicativa efficace.

E’ molto importante che il paziente segua un percorso diagnostico-terapeuticostabilito (PDTA); il personale sanitario dovrà quindi instaurare con il paziente unarelazione d’aiuto, ossia una relazione in cui almeno uno dei protagonisti ha loscopo di promuovere nell’altro la crescita, la maturità ed il raggiungimento diun modo di agire più adeguato ed integrato (Carl Rogers).

Un aiuto è tale quando riesce ad azzerare i problemi specifici dell’utente elascia una traccia in profondità da utilizzare in futuro.

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Questo episodio mi ha fatto capireche noi operatori sanitari non dobbiamoconcentrarci solo sulla parte clinica, maanche e soprattutto sull’aspetto psicolo-gico, perché senza una collaborazioneattiva del paziente non riusciremo adandare lontano !

IL CONFRONTO CON LA MALATTIA

Le persone che incontriamo nei nostriambulatori molto spesso hanno appenaricevuto una brutta notizia ( es. diagnosidi diabete ), le loro aspettative sono statedisilluse e cercano delle possibili soluzioniper risolvere i problemi di salute.

I momenti di disagio possono assume-re le caratteristiche di una vera e propriacrisi, il paziente può andare incontro adun processo emotivo negativo chericonosce diverse fasi di accettazione.

• Lo SHOCK INIZIALE è il momento delladiagnosi, dove i sentimenti predomi-nanti sono la paura e l’angoscia.E’ un evento spiazzante o stressanteche richiede un percorso di cambiamen-to e di adattamento : i desideri e leaspettative progettate o immaginatedevono essere rimodellate sulla basedelle nuove ed inaspettate esigenze.Il paziente deve trovare un nuovo equi-librio e reinventare strategicamente ilsuo ruolo.

• Il RIFIUTO è il momento dell’incredulità,delle possibili vie di fuga.Questa fase è caratterizzata dal fattoche il paziente, usando come meccani-smo di difesa il rigetto dell’esame dellarealtà, ritiene impossibile di avere pro-prio quella determinata patologia.Con il progredire della malattia taledifesa diventa sempre più debole, ameno che non s’irrigidisca raggiungen-do livelli ancora più psicopatologici.

• La RIVOLTA è il momento della ricercadel colpevole, il paziente comincia aprendere coscienza della triste realtà.Il paziente può manifestare emozioniforti come la rabbia che spesso esplodein tutte le direzioni, investendo anchei familiari, il personale sanitario, Dio.Una tipica domanda è : “perché proprioa me ?“.Durante questa fase il paziente può

richiedere al personale di assistenza ilmassimo aiuto oppure chiudersi in sestesso rifiutando qualsiasi consiglio e/otrattamento.

• La NEGOZIAZIONE è il momento dellacontrattazione, del patteggiamentodove ha inizio il percorso terapeuticovero e proprio.In questa fase il paziente inizia a verifi-care cosa è in grado di fare ed in qualiprogetti potrà investire le sue speranze,iniziando una specie di negoziato percercare di riparare il riparabile.

• La DEPRESSIONE è il momento dellameditazione, il paziente capisce chetutto non sarà più come prima, iniziaa prendere consapevolezza delle perditeche sta subendo o che sta per subire,che deve assestarsi su di un nuovoconcetto di integrità fisica.Il paziente inizia a prendere coscienzache la ribellione non è più possibile,per cui la negoziazione e la rabbiavengono sostituite da un forte sensodi sconfitta.Durante questa delicata fase il pazienteappare triste, tende ad isolarsi dal mon-do che lo circonda, ma rimane comun-que attento e partecipe alle strategieterapeutiche che gli vengono proposte.

• L’ACCETTAZIONE ATTIVA è il momentodell’equilibrio, la fase di assunzionedelle responsabilità sui trattamenti.Durante questa fase il paziente ha avutomodo di elaborare quanto sta accaden-do in torno a lu i , a r r i va adun’accettazione della propria condizioneed una consapevolezza di quanto staper accadere.Imparare a riconoscere ed a gestirequeste fasi ci permetterà di essere piùincisivi con i nostri interventi ma, inalcuni casi i pazienti possono incapparein forme di pseudo-accettazione chedobbiamo cercare di evitare.

• La RASSEGNAZIONE, è la fase in cui ilpaziente è totalmente dipendente dalmedico e dal suo giudizio, non opponela minima resistenza e non riesce adintraprendere qualsiasi azione/decisionein relazione alla sua salute.

• La NEGOZIAZIONE VOLONTARIA, doveil paziente viene preso da un senso dionnipotenza, non ha bisogno di cure,

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si costruisce un mondo di certezze, main realtà non si accorge di non raggiun-gere nesun obiettivo.

• Il MODELLO ANSIOSO è invece queltipo di paziente che vive in uno statodi profonda sofferenza psichica el’obiettivo prioritario della sua vita di-venta il riuscire a sedare l’ansia e lapaura.

LA RELAZIONE D’AIUTO

La relazione d’aiuto è un tipo partico-lare di relazione umana che mira a resti-tuire autonomia e autostima alla per-sona in difficoltà, partendo dal

presupposto che, il modomigliore per aiutare unapersona non consiste neldirgli cosa deve fare, mafargli comprendere la si-tuazione e gestire il pro-blema.

Ciò vuol dire chel’operatore sanitario anziché sostituirsi alpaziente, offrendogli una “ soluzionepreconfezionata “ al problema, deve aiu-tarlo a recuperare le risorse per com-prendere la situazione di conflitto ed ado-perarsi per gestirla.

La relazione d’aiuto di Rogers è im-prontata sulla “non direttività“, vale adire che chi aiuta deve preparare il campoma non forzare la persona ad agire.

Rogers sostiene che all’interno di ognipersona esiste una forza interna costrut-tiva di autorealizzazione ; empatia,genuinità, concretezza e rispetto, sonole disposizioni personali del terapeuta.

Per ottenere ciò è indispensabile cheil personale di assistenza adotti un ascoltoempatico, ossia si metta nei panni dellapersona assistita e comprenda realmenteciò che l’utente sta vivendo.

Il rischio nel quale si incorre spessonell’ascoltare è quello di credere di avercompreso ; per evitare che ciò accada,dobbiamo conoscere a fondo noi stessi,i nostri limiti, le nostre paure, le resistenzeed evitare che queste possano influiresull’ascolto.

Dobbiamo far capire alla persona checi troviamo davanti che la paura e la pre-occupazione sono fatti normali della vitae che, una volta espressi e condivisi con

qualcuno, saranno meno dirompenti.Chi riceve aiuto deve sentirsi accettato

incondizionatamente per quello cheè, deve sentirsi libero di poter espri-mere le proprie debolezze e le propriepaure senza sentirsi giudicato.

La relazione d’aiuto funziona nel mo-mento in cui tra chi offre l’aiuto e chi loriceve si instaura un legame di reciprocafiducia, perché è proprio questo legameche permette all’utente di aprirsi e dicondividere con noi vissuti dolorosi edifficili da esprimere.

L’utente in difficoltà ha bisogno diessere accompagnato per una parte dellapropria esistenza da una figura professio-nale preparata, con la quale condividereun percorso che lo conduca al superamen-to del disagio.

Robert Karkhuff, allievo di Rogers,sostiene inoltre che un individuo per ap-prendere un comportamento nuovo dovràesplorare se stesso, identificare i bisognidell’utente e partecipare attivamente alprocesso di aiuto.

La persona che aiuta deve filtrare leesperienze dell’altro attraverso le proprie; quanto un individuo conosce meglio sesteso, tanto più riuscirà ad agire nei suoiconfronti.

La persona agisce per passare da dovesi trova a dove vuole arrivare.

L’ADERENZA AL TRATTAMENTO

Mettersi in relazione con l’altro vuoldire perdere la programmazione, avere la

disponibilità a ricominciare, rischiaredi dover riprogrammare il proprio tempoin funzione delle esigenze dell’altro.

Le condizioni ideali di una relazioned’aiuto per l’utente sono :• il riconoscimento del problema ;• la richiesta d’aiuto ;• la fiducia nell’operatore ;• la collaborazione al processo di cambia-

mento.Sono invece da evitare nella relazione

terapeutica :• curare gli altri per curare se stessi ;• proiettare sui pazienti le problematiche

personali ;• usare il potere psicologico come

un’arma di violenza privata ;• considerare se stessi e la propria tecnica

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come l’unico strumento efficace per ilpaziente.

Il miglioramento della relazione tera-peutica facilita l’attività lavorativa delpersonale di assistenza e degli altri pro-fessionisti coinvolti nel processo di cura,migliora la compliance dell’utente al trat-tamento, riduce il disagio emotivo.

Uno dei motivi più frequenti che cau-sano l’insuccesso del trattamento è lascarsa o la completa inosservanza delleprescrizioni mediche da parte del paziente.

Questo comportamento rende difficilela cura di patologie croniche come il dia-bete mellito.

L’incidenza di questo fenomeno variada una percentuale del 30/50 % e talvoltapuò raggiungere valori anche del 90 %.

P e r c o m p l i a n c e s ’ i n t e n d el’obbedienza ad una determinata prescri-zione, in pratica si decide il trattamentoche deve seguire scrupolosamente il pa-ziente.

Si tratta di un processo nel quale ilpaziente assume un atteggiamento pas-sivo, è sottomesso ad un operatore sani-tario autoritario, per cui una non com-pliance attribuisce la causa di uninsuccesso di un trattamento esclusiva-mente al paziente.

Per adherence s’intende invece unaccordo ed una condivisione di un tratta-mento, si accompagna il paziente nelprocesso di cura.

In questo caso il paziente non vedepiù come obblighi i consigli del medicoma segue in modo autonomo e responsa-bile le prescrizioni dell’operatore sanitario.

Si è passati quindi da un modellotradizionale centrato sulla malattia“disease centred“ ad un modello umanocentrato sul paziente “patient centred“grazie al supporto psicologico chel’operatore sanitario fornisce al paziente.

Per empowerment s’intende inveceun processo di crescita, sia individuale chedi gruppo, basato sull’incremento dellastima di se, per far emergere risorse latentie portare l’individuo ad appropriarsi con-sapevolmente del suo potenziale.

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

La comunicazione non verbale è quellaparte della comunicazione che comprende

tutti gli aspetti di uno scambio comunica-tivo che non riguardano il livello puramen-te semantico del messaggio, ma il linguag-gio del corpo, ossia la comunicazione nonparlata tra persone.

Essa riveste un aspetto molto impor-tante nella relazione d’aiuto ; il contattooculare, il tono della voce, la postura,l’andatura, la gestualità e la distanzainterpersonale possono influire positiva-mente sul rapporto che si crea conl’utente.

IL CONTATTO OCULARE

Di tutti gli aspetti facciali, il contattooculare è probabilmente il più importantenel processo di comunicazione umano.

Un contatto oculare regolare è indicedi rispetto ed interesse per ciò che il pa-ziente ci sta comunicando.

Guardare poco negli occhi o mante-nere lo sguardo in terra o altrove puòrivelare una mancanza di interesse neiconfronti della persona che ci troviamodi fronte.

L’ESPRESSIONE FACCIALE

Il volto costituisce lasede pr iv i legiata perl’espressione delle emozioni,fornisce informazioni pre-cise sul tipo e sull’intensità

dei sentimenti.Il sorriso, ad esempio, rappresenta

uno degli indicatori più efficaci di unatteggiamento amichevole.

IL TONO DELLA VOCE

Il tono della voce rappresenta unaspetto della dinamica vocale, contribuiscea dare significato o espressione alle parole.

Un tono di voce basso, incerto, tre-mante, indica un comportamento passivoal contrario di un tono elevato indica uncomportamento aggressivo.

LA POSTURA E L’ANDATURA

La posizione del corpo, degli arti, ilmodo con cui una persona si siede, si alzae cammina, riflettono l’atteggiamentoche la persona ha con se stessa e con glialtri.

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La postura e l’andatura possono rive-lare quindi irrequietezza, nervosismo, ti-more, sicurezza, assertività.

Ad esempio incrociare le braccia sulpetto è un sintomo di chiusura, uno scudodifensivo da cui si vogliono tenere fuorigli attacchi esterni.

LA GESTUALITA’

La gestualità rappresenta una comu-nicazione non verbale che informa i sog-getti in interazione sul tipo di sentimentointra e inter-personale che accompagnalo scambio comunicativo.

Gesticolare velocemente con le manimentre si parla può far apparire l’operatoresanitario più sicuro di se, più spontaneoe quindi più tranquillo davanti al paziente.

LA DISTANZA INTERPERSONALE

Un altro aspetto importante della co-municazione non verbale è rappresentatodalla distanza interpersonale che separafisicamente gli interlocutori.

Una distanza eccessiva indica uno stilepassivo, un meccanismo di difesa delproprio “territorio“; al contrario una di-stanza troppo ridotta rappresenta invece

uno stile aggressivo ed esprime la tendenzaad affermare i propri diritti.

Dobbiamo ricordarci quindi che quelloche si dice è molto meno importantedi come lo si dice; spesso gli aspetti nonverbali della comunicazione sono quelliche determinano maggior interesse neipazienti.

CONCLUSIONI

Riuscire a motivare il paziente devediventare un momento fondamentale nellagestione di una patologia cronica ; il me-dico o l’infermiere possono controllare lamalattia del paziente solo con la sua com-plicità.

Riuscire ad ottenere un paziente mo-tivato è però solo l’inizio di un lungocammino che lo porterà a fare propriauna strategia di cura.

Per raggiungere questo risultato ilpaziente dovrà andare incontro ad unapprendimento attivo della propria malat-tia e quindi dovrà conoscere, impararea fare e modificarsi.

Una persona che ha ricevuto un aiutoefficace sarà a sua volta in grado di aiutareun suo simile.

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LESITOGRAFIA

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Il tiramisù è un dolce diffuso in tuttaItalia, le cui origini vengono spesso contesefra regioni quali il Veneto, il Friuli VeneziaGiulia, il Piemonte e altre.

È un dessert al cucchiaio a base disavoiardi, o altri biscotti di consistenzafriabile, inzuppati nel caffè, mascarponee uova.

Il tiramisù nasce, secondo la versionepiù accreditata, verso la fine del XVII secolo.Si narra che vide la luce a Siena in occa-sione della visita di Cosimo III de’ Medici.Il dolce fu battezzato “zuppa del duca”in onore dell’allora Granduca di Toscana.

Divenne famoso fino ad oltrepassarei confini del Gran Ducato per approdare

IL TIRAMISÙ

Ingredienti:

Dosi per 6 persone

6 uova

500 gr. di mascarpone

150 gr. di zucchero

300 gr. di biscotti tipo savoiardi

3/4 di caffè (circa 8 caffè)

50 gr. di liquore a piacere

cacao amaro (per la decorazione)

Dott.ssa Gabriella Ercoli - Dietista

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a Treviso e quindi a Venezia. Qui, diventòil dolce preferito dai cortigiani, i quali gliattribuivano proprietà afrodisiache. Eccoche la “zuppa del duca” cambiò il suonome in quello più allusivo di “tiramisù”.

PREPARAZIONE DI TIRAMISU’,LA RICETTA ORIGINALE

• In una terrina frullate i tuorli con lozucchero sino a ottenere una cremagonfia e spumosa. Aggiungete il ma-scarpone, il liquore e mescolate bene.Incorporare delicatamente gli albumimontati a neve ferma.

• In una terrinetta mescolate il caffèleggermente zuccherato e il liquore.

• In una piccola pirofila stendete unostrato di crema e sopra questa formateuno strato di Savoiardi inzuppati nelcaffè. Ricoprite con un altro strato dicrema quindi proseguite con i Savoiardifino a terminanare con la crema.

• Mettete in frigorifero per almeno dueore.

• Poco prima di servire cospargete lasuperficie del Tiramisù con cacao amaroin polvere.

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TABELLA NUTRIZIONALE

Alimento Quantità Calorie Carboidrati Proteine Lipidi Fibra Sodio

Uova di 360 gr. (n.6) 460,8 kcal 0 gr 44,6 gr. 31,2 gr. 0 gr. 493,2 mg

gallina

Mascarpone 500 gr. 2035 kcal 24 gr. 24 gr. 205 gr. 0 gr. 165 mg

Zucchero 150 gr. 588 kcal 150 gr. 0 gr. 0 gr. 0 gr. 1,5 mg

Biscotti 300 gr. 1095 kcal 177,3 gr. 31,8 gr. 27,3 gr. 1 gr. 441 mg

Savoiardi

Liquore 50 gr. 101,5 kcal 14 gr. 0 gr. 0 gr. 0 gr. 0 mg

Totale 4279,5 kcal 365,3 gr. 100,4 gr. 263,5 gr. 1 gr. 1100,7 mg

Per 713,25 kcal 60,8 gr. 16,7 gr. 43,9 gr. 0,25 gr. 183,4 mg

porzione

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PREPARAZIONE TIRAMISÙ LIGHT

• Per prima cosa, montare a neve ben sodagli albumi a temperatura ambiente con unpizzico di sale.

• Nello sbattitore elettrico, amalgamare perbene lo yogurt greco, la ricotta ed il fruttosioper alcuni minuti, fino a quando il compostorisulterà piuttosto soffice e senza grumi.

• Incorporare gradatamente gli albumi conla spatola, con movimenti regolari (dal bassoverso l’alto): dovrà risultare una crema moltosoffice.

• In una piccola pirofila stendete uno stratodi crema e sopra questa formate uno stratodi Pavesini inzuppati nel caffè. Ricopritecon un altro strato di crema quindi prose-guite con i Pavesini fino a terminanare conla crema.

• Mettete in frigorifero per almeno due ore• Poco prima di servire cospargete la superficie

del Tiramisù con cacao amaro in polvere.

TABELLA NUTRIZIONALE

Alimento Quantità Calorie Carboidrati Proteine Lipidi Fibra Sodio

Albume di 80 gr. 42 kcal 0,58 gr. 8,72 gr. 0,14 gr. 0 gr. 132,8 mg

uovo

Yogurt greco 350 gr. 182 kcal 17,5 gr. 28 gr. 0 gr. 0 gr. 0 mg

Ricotta 250 gr. 313,6 gr. 0,16 gr. 20,64 gr. 25,6 gr. 0 gr. 195 mg

Pavesini 150 gr. 594 kcal 123 gr. 10,2 gr. 6 gr. 2,3 gr. 120 mg

Fruttosio 80 gr. 320 kcal 80 gr. 8 gr. 0 gr. 0 gr. 0 mg

Totale 1451,6 kcal 221,2 gr. 75,5 gr. 31,7 gr. 2,3 gr. 447,8 mg

Per 241,9 kcal 36,8 gr. 12,5 gr. 5,2 gr. 0,3 gr. 74,6 mg

porzione

Tiramisù light con yogurt greco

Ingredienti:Dosi per 6 persone

80 gr. (2 medi) di albume150 gr. di biscotti pavesini1 tazza di caffé80 gr. di fruttosio250 gr. di ricotta fresca di mucca1 pizzico di sale350 gr. di yogurt greco magro 0%di grassocacao amaro (per la decorazione)

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Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione.Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni

9 novembre 2013 - Sardara - Antiche Terme di Sardara - IV Congresso regionale OSDI Sardegna- Realtà a confronto. Multisponsor

23 novembre 2013 - Milano - Hotel Michelangelo - Automonitoraggio glicemico domiciliare:educazione e motivazione. Sponsor Sanofi

23 novembre 2013 - Firenze - Centro di formazione Il Fuligno - VIII Congresso regionale OSDIToscana - Il diabete mellito di tipo 1: il ruolo dell’infermiere esperto. Multisponsor

30 novembre 2013 - Udine - Hotel Là di Moret - Monitoraggio glicemico: percorso assistenzialededicato alla persona con diabete in terapia insulinica. Sponsor Abbott/BD

14 dicembre 2013, 18 gennaio 2014, 15 febbraio 2014 - Bergamo - Az. Ospedale PapaGiovanni XXIII - Il counseling verso l’innovazione relazionale: cosa sta cambiando nell’essereinfermiere oggi. Sponsor Bayer

24/25 gennaio 2014 - Milano - Starhotels Echo - Emozione in azione. Il controllo emozionaleper le strategie di patient empowermente - Start up. Sponsor Sanofi

25 gennaio 2014 - Padova - Sede da definire - Le nuove tecnologie per la cura del diabetemellito. Sponsor Roche

7/8 febbraio 2014 - Cagliari - Caesar’s Hotel - Emozione in azione. Il controllo emozionale perle strategie di patient empowerment. Sponsor Sanofi

21/22 febbraio 2014 - Napoli - S. Francesco al Monte - Emozione in azione. Il controllo emozionaleper le strategie di patient empowerment. Sponsor Sanofi

21/22 febbraio 2014 - Cagliari - Caesar’s Hotel - Educazione terapeutica: misuriamo per ripartire.Sponsor Roche

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Presidente

Past President

Vice Presidente

Segretario

Consiglieri

Tesoriere

Roberta Chiandetti [email protected]

Maria Teresa Branca [email protected]

Giovanni Lo Grasso [email protected]

Giuseppe Frigau [email protected]

Gemma AnnicelliLia CuccoRaffaella FiorentinoElisa LevisAlberto PambiancoClara ReboraAnna Hai SattaAnna Maria TeseiClaudio Vitiello

Michele Galantino

[email protected]@[email protected]@[email protected]@[email protected]@[email protected]

[email protected]

Abruzzo-MoliseCalabriaCampaniaE. RomagnaFriuli V.G.LazioLiguriaLombardiaMarchePiemontePugliaSardegnaSiciliaToscanaTrentino A.A.UmbriaVeneto

Roberto Berardinucci [email protected] Corazzieri [email protected] Di Palma [email protected] Fantini [email protected] Toffoletti [email protected] Saltarelli [email protected] Rapino [email protected] Cattaneo [email protected] Montoni [email protected] Magliano [email protected] Grazia Accogli [email protected] Mamusa [email protected] Strano [email protected] Beltrami [email protected] Contrini [email protected] Lupatelli [email protected] Manfroi [email protected]

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