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Casa Editrice Ferox ORKELESH “INUMANO”

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  • Casa Editrice Ferox ORKELESH

    “INUMANO”

  • INDICE

    -Non manifesto

    -Il Nichilista inumano

    -A-gnosis

    -La politica è una sòla

    -Intimo al visibile

    -Truce

  • Introduzione

    “Inumano” è il secondo opuscolo dell’occultista e

    Terrorista Nichilista “Orkelesh”, che noi fieramente

    presentiamo come opus Unico e Egoistico, che si sta-

    glia per dare e promuovere la violenza amorale e

    l’attentato ai valori della società marcescente.

    Nostro fratello di sangue, abbandona il terreno del

    sacro e del profano, per promuovere il proprio attac-

    co e attentato alla vita dualistica, avendo attorno a

    se, il proprio demone, che non promette nulla, ma

    sprona a scendere in un fondo oscuro senza luce, per

    annientare “lo specchio riflesso”, quello che pero

    crede a due soluzioni per una scelta: bene o male..

    Un azione un attentato, non ha un sinonimo dualisti-

    co, non contiene un valore accettato, o accertato, da

    qualunque Ente umano, ma è l’agire scelto

    dall’Individuo, che colpisce sfondando il muro com-

    pensativo della ragione e della logica.

    Per gli Attentati amorali e anti-politici contro la strut-tura della società morale! Gli editori.

  • NON MANIFESTO

    Non manifesto, celato contro la luce.

    Mi dissolvo tra le ombre del mattino.

    Circondato e protetto dal mio manto, proseguo attorniandomi del lezzo umano.

    Non manifesto stirpe interiore in un profondo i-stinto di morte.

    Appaio, e furtivo osservo le facce che deambula-no.

    Mi mimetizzo e rimango in agguato.

    Non manifesto trapasso nell’oscuro latente.

    Decanto intimo l’orrore che è davanti a me: Pezzi di carne, manifestazione del terribile segno dei tempi.

    Esalto ed esibisco l’iride rosso fuoco che si propa-ga attraverso la visione del mondo decadente. Ah il fastidio, questo dolore che preme il mio cor-po e lo sospinge verso l’anelare della sperimenta-

  • -zione.

    Evoco il mio demone interiore, per propagare il terrore senza confini, senza ideali, senza remore per il valore fugace.

    Chi ha mai detto, che “esiste veramente qualco-sa”?

    Nella mia bocca, ristagna un calore vivo, posso sentirlo, approfondire il grado di apprensione, per quello che è la realtà, che tocca il lato sensibi-le delle parti del corpo, di un corpo che a volte sento, non mi appartiene.

    Il calore che erutta dalla mia bocca, è la verità che soggiace dentro me stesso? Percepisco solo, e coagulo fino al mio cerebro che devo agire, per non farmi colpire nel profondo della grotta infernale che dimora in un angolo remoto della mia “non esistenza”.

    Non manifesto lacerazione del fragile occluso nei pori dilatati.

    Dilato l’odore che imprime il mio corpo, che si dif-fonde e velocemente diventa rarefazione.

  • Dilanio la visuale del “prossimo”, e voglio spez-zarne il sentimento vacuo, e comune, abituale, metodico.

    L’ho già espresso ai miei fratelli e affini di san-gue: la parola diventa piena, quando si abbatte l’artefatto regno dei principi universali, e si di-strugge, rendendo il lemma, un grumo di sangue, pronto a esplodere.

    Non manifesto scorporazione del flusso della vita e della morte.

  • IL NICHILISTA INUMANO Sono Nichilista e Terrorista.

    Non rompetemi i coglioni, voi umanisti, porci ed eroi del nirvana terreno.

    La mia Tendenza è inumana e amorale feroce-mente.

    Animali crudeli, vogliamo mettere sotto terra la clemenza e la misericordia di questi porci eroici.

    Ci muoviamo, Clan del Sangue, e assorbiamo la bontà e la disposizione al sorriso “tirato“, in cui la vita, è generalmente riconosciuta.

    Sono Nichilista e Terrorista. Mi piace ripeterlo, e ripetere che sono crudele.

    Voglio sperimentare, sentire il brivido mortale, capire dove c’è la comprensione, e colpire!

    Si! Questo mondo di merda, sbiadito e simpateti-co.

    Simpatetico!? Aahaaha! La “cosa e la persona” non esistono, no!

  • Percorro le strade, che odorano, oggi, di asfalto, fresco, odore del pietoso passo compulso dell’uomo terrorizzato.

    Lo sento, sì, lo percepisco, anche, ho già espresso questo, e lo ripeto: quanta e quale paranoia pas-siva avete voi!?

    La mia “paranoia” è la mia animalità, atroce e sinistra, inoculo, sento l’indulgenza e la finta spontaneità terrena.

    Quanto, voi umani, ci tenete al “terreno”!?

    L’occulto, il mio sentiero profondo e oscuro, si u-nisce al mio feroce modus operandi. Voglio e pretendo distruggere, quel limite della coscienza.

    C’è, la mia coscienza? Oh è solo un postulato del-la “verità”, soffio di normalità, dentro me stesso?

    Mi muovo sensibile, una percezione che a volte fa male al “costato”, perché sono spinto a un lace-rante desiderio: sento dentro le mie narici, l’odore di sangue, punge, puzza, esprime un sogno di di-stopia. Sono Nichilista e Terrorista.

  • No, non leggo il sintomo percettivo dell’uomo co-mune.

    No, odio e sento una selvaggia ambizione nella distruzione di questo mondo e la specie umana.

    Un atto, un singolo e unico atto, bramare arden-temente, all’annientamento in un attimo, che fugge, espellendo la rarefazione della mia co-scienza. Si,si, espelliamo la mortale visione coscienziosa, a voi lo dico Fratelli di Sangue… distruggiamo: il “ bonario, clemente, dolce, umano, buono, com-prensivo, generoso, indulgente, magnanimo, mi-sericordioso, pietoso, mansueto, mite, soave, te-nero, amorevole, benevolo…”!

    Siamo i Nichilisti inumani!

  • A-GNOSIS Vedo ma non leggo quello che vedo.

    Non conosco e o non voglio conoscere?

    Nessun criterio o attenzione al riconoscere qual-cosa che noto, e mi viene davanti.

    Sono un cieco che legge le parole della mia men-te.

    Nego quello che è riconoscibile, in una locuzione certa.

    Esprimo il mio Ego, esterna la sua visuale. No, non sono agnostico, nel senso e la visuale del-la filosofia ufficiale.

    Succubo in un succube sprofondare nel mondo sotterraneo da me creato.

    Ho visto, sto guardando, catalizzo, per distrugge-re le strutture utopiche di questa marcia società. Sono dentro me stesso, uscendo dal corpo che è dentro e interno, profondamente nichilistico.

  • Il tempo e la storia, il muoversi degli eventi, at-terriscono la visione della percezione di allucina-zione.

    Non ci sono attenzione e nessuna cura, il mio in-ganno, è la trasmissione d’input, che deglutisco come saliva senza gusto.

    Il gusto, quello che mangio il sapore, cosa sono nella loro essenza?

    Nulla, nel nulla, che cadono nel mio stomaco, in una ridda di supposizioni e ipotesi meramente il-lusorie. Vivo scomponendo, i tratti della mia esistenza, che cade a ogni tocco e passo, che calpesta l’architettura della società.

    L’ombra del mio corpo si estende in una ragnate-la che disegnano l’interpretazione in un’allucinazione marginale. No, non esiste un quadro d’insieme, non conosco la forma del quadro che in esprime la “cosa”.

    Una considerazione sul muovere di un arto è e-sclusivamente lo scorcio di uno schizzo occulto. Lo spettro che è fuori e o dentro di me, esprime

  • un’alterazione, un superamento, un oltrepassare la “cosa”, il punto di vista, la precisione e il rego-lare muovere di certezza.

    Non conosco, non teorizzo, non avviso un punto preciso.

    L’ignoto attanaglia lo stomaco dell’iride, che ca-de e torna, sale e scende, in uno sperduto e miste-rioso grottesco adombrarsi di spettri. Anomalo in un annesso di conclusioni, l’esistenza mi vuole mangiare, per permettere il valido incu-nearsi di certezza.

    Distruggo e divergo le annessioni della molecola dello spirito, appronto l’annientamento nichilisti-co, e infrango il muro della comprensione. Compresso dentro me stesso, il “vero”mi stringe in un angolo, fenomeno, indotto a costruire un mo-dello vincolante.

    Infrango, mi butto contro, contro la forza della “cosa”, e sputo il mio egoismo, per vincere su mil-lenni di suppurazione morale.

    Annetto, anniento, induco, spersonalizzo, nichili-stico.

  • Esplosione in bar a Milano, 11 fe-

    riti

    Grande paura e ore da incubo a Milano.

    Nel cuore della notte un bar, fortunata-

    mente chiuso, al pian terreno di una palaz-

    zina di sette piani è esploso facendo finire

    in ospedale 11 persone, tra cui un ragazzi-

    no di 13 anni, lievemente ustionate e in-

    tossicate. Mezzo quartiere si è svegliato

    terrorizzato si è riversato in strada.

  • Roma: agguato a Tor Sapienza,

    ucciso con un colpo di pistola al-

    la testa

    Via Giorgio Morandi, zona Tor Sapienza, ore 7. Un uo-

    mo di 62, anni, Claudio D’Adria sta rientrando a casa

    dopo aver accompagnato nella usuale passeggiata

    del mattino i suoi due cani. E’ quasi davanti al suo

    portone di casa, sotto l’androne del palazzo, quando

    verosimilmente , gli si affianca una persona che gli

    spara un colpo di pistola alla testa. A bruciapelo. I ca-

    ni iniziano ad abbaiare e a guaire mentre il killer se ne

    va indisturbato.

  • Incendio al Quarticciolo: auto in

    fiamme in via Gioia del Colle

    Roma.Due auto in fiamme nel volgere di sette giorni.

    Cresce l’apprensione al Quarticciolo dove questa not-

    te una vettura è stata distrutta da un incendio. Siamo

    in via Gioia del Colle, nel cuore del popoloso quartie-

    re del V Municipio Centocelle. AUTO IN FIAMME - A

    prendere a fuoco per cause ancora in via di accerta-

    mento una Mercedes Classe B. L’allerta intorno alle

    22:50 con l’arrivo sul posto di una squadra dei vigili

    del fuoco. Domato il rogo intorno alle 23:50, la mac-

    china è stata poi trasportata al Deposito Giudiziario

    Capitale 3000.

  • Brescia,esplode una bomba car-ta: saltano le finestre delle case BRESCIA - Un boato nella notte e grande paura per i residenti. Intorno alle 22.30 di ieri sera, i-gnoti hanno fatto esplodere una potente bomba carta in via Tosio, all’interno del tubo di scarico della fontana all’angolo con via Crispi, a Brescia.

    Lo scoppio è stato talmente forte da frantumare le finestre del palazzo di fronte e le vetrine di un negozio. Una scheggia impazzita ha persino ri-schiato di colpire un cliente del pub Black Sheep, ma fortunatamente non ci sono feriti.

  • LA POLITICA È UNA SÒLA La politica è una sòla, naturalmente non la “politica istituzionale”, ma quella che va a cerca-re il fine ideale.

    Sì, affermo, e ripeto, che passare attraverso il te-dio, e il fastidio se non c’è un motivo ben sicuro e fondato, è politica.

    A voi, dico, affermo, lasciate da parte i purulenti ideali, che dicono, e vogliono, intendono ottenere un sicuro approdo, verso il nirvana dell’anarchia.

    Perché parlo di “anarchia”, e non di tutto quello che approva il “lato politico” (fascismo, nazismo, comunismo..)?

    Perché, io penso ci sia una parte, di quella che si definisce “nichilista”, che ancora non ha rigettato il lato politico del nichilismo, non ha forzato e spezzato il vuoto valore comune, e l’ha gettato nella fossa degli ideali.

    Perché perseguire un’utopica verità “non esisten-te”? In primis, dove pensate possa trovarsi una verità

  • sostanziale? Nel fondo della vostra coscienza, che è stata costruita, nei secoli dei secoli, in una com-posizione di tratti fondati nel nulla del vuoto e dell’esistente.

    Io, Noi, i Nichilisti Terroristi, ci siamo lanciati, senza dare alla speranza il nostro valore, nel vuoto del nichilismo, senza appigli, per approc-ciare con il fondo lucido e cosciente, della ragio-ne, per mangiarla, e sputare sulle ceneri di que-sto “mostro umano”. Il mondo deve essere fottuto, spezzato, distrutto, con la benzina della nostra passione anti umani-sta, con i proiettili che rendono orgasmo, il nostro occulto sentore nel brivido che percorre il corpo.

    Abbiamo usato ordigni, per godere, dello sfrigo-lare dell’esplosione,e ne abbiamo ammirato la concatenazione con aspetti oscuri non riconduci-bili alla "ragione". Ci siamo spinti, per colpire il centro universale della vita: il concetto preposto alla normale vita quotidiana, abbiamo privilegiato la scossa mor-tale, che ci faceva affluire sangue nelle vene.

    Come potremo colpire senza essere Esseri sangui-

  • nei ?

    La politica idealistica è una sòla, un pacco, uno sbadiglio, un errore umano, uno sbaglio, un qui pro quo.

    Voi, a voi dico, so che siete nascosti nella quiete prima della tempesta, so che volete colpire, come Me, come Noi, i Terroristi Nichilisti: ma avete pa-ura di essere giudicati, pensate a volte alla fina-lizzazione del vostro attentato, vi sentite smarriti quando non vedete il costrutto troppo logico nel-la distruzione che volete creare.

    Approntate, ergetevi, spingete la vostra mano e il vostro corpo, verso il vostro “vero” desiderio, di distruzione e annientamento.

    Non sentite la voglia di colpire “solo” per un fasti-dio, un prurito, che vi arriva dal cazzo (o la figa), e vi sale verso le narici?

    Quello che i Criminali Amorali, sentono, è proprio il fastidio, il senso di prurito, l’odore di inappe-tenza in una vita quotidiana basata solo su valo-ri formali.

    Lo sentite l’odore bruciante di vita normale?

  • È allora colpiamo quello che ci irrita,che odiamo senza risentimento, senza pensare cosa possano i-dealizzare gli altri, il resto.

    Questo, senza dimenticate il sorriso dei demoni che abbiamo dentro, il nostro “male” interiore, che matura fino a salire come un orgasmo mae-stoso, ma che dobbiamo “conservare” per la di-struzione della verità universale.

    Nel nostro occulto errare, vagabondi della distru-zione caotica, abbiamo dentro i nostri demoni personali, che ci sussurrano, loro senza morale, come superare lo stantio che puzza d’ideale.

    È una forza oscura che contiene l’atto della Vio-lenza Indiscriminata, senza un se e ma, che ci possa fare desistere, noi parliamo con la voce del demone, che ci sprona e spinge.

    No, Noi Nichilisti Terroristi non siamo atei o a-gnostici, crediamo nelle forze ignote e oscure, che complici, spronano all’attacco della società mate-rialista, non dandoci una verità provata, non consegnandoci un paradiso metafisico, ma sti-molandoci a eccitare e pungolare il nostro oscu-ro e profondo sentore Nichilistico.

  • Non sappiamo, dove è la verità, non ci interessa sapere se si possa trovare questo fondamento chiamato “valore universale”, non ci interessano i concetti e il loro pensiero- logico.

    Vogliamo conquistare la frenesia iconoclastica della distruzione, senza avere un sapere provato, senza volere capire un’azione che giudizio potrà avere o contenere, senza posare una pietra che fondi qualcosa scolpito nella storia.

    Sappiamo che la morte di una vita, di un proget-to, è oscura, come un atto annientante, e sappia-mo "accettarlo".

    Oggi è il giorno per spezzare, frantumare e an-nientare, e il domani potrà darci vuote risposte a una domanda.

    Per questo affermo fermamente che la politica è una sola, un impedimento, un tranello..

  • INTIMO AL VISIBILE Intrinseco e intimo a quelli del mondo della su-perficie che vorrebbero guardarmi a fondo.

    Recondito che scende come una scala in un sotter-raneo, lugubre antro della non percettività.

    Esclusivo verso qualunque altro, che anela a sen-tire e ascoltare il mio demone interiore.

    Voi, che siete facciata della normalità, non pote-te in alcun modo ascoltare lo strepitare del mon-do segreto, che vive in me e dentro di me, attorno e nella sottosuperficie.

    La mia pelle, sente, percepisce, invoca, e assorbe il desiderio di pace pigra e svogliata, e lo inocula nel sottofondo dell’oscurità profana, dove si di-schiude un segreto che posso percepire solo io, a volte, e dove sento il demone che mi chiama, con sussurri, per farmi capire che esiste, dove la real-tà è distopia.

    Nel cavernoso e segreto antro, a me dato e con-quistato, come dono alle mie sperimentazioni, e-siste una pesante nube che si staglia all’entrata,

  • intima al visibile.

    Uno straziante lamento suggestivo e cupo, attor-nia, l’antro, dove mi pongo e mi posiziono prono, ad aspettare il rimbombo e l’eco della forza de-moniaca ispiratrice.

    Dove pensate di voler vivere voi poveri umani ar-rendevoli alla normalità?

    Potete sperare di sapere, cosa e quali sono le pa-role a voi udite?

    Noi siamo “senza speranza”, e abbiamo un segre-to intimo, che voi popolo, non potete, e manco a-vete la facoltà di poter ascoltare.

    Il nostro segreto è quello che per l’umanità collet-tiva, è la distruzione della loro “serenità”.

    Oh demone a me creato, intimo, subconscio del mio pensare, dammi la forza per abbattere an-cora una volta, l’ambizione dell’essere umano, a vivere come amanti dello scialbo e inoffensivo re-spirare.

    Questo essere cosiddetto “pensante”, che pensa di evolversi e migliorare, prosperare e potenziarsi, non vale nulla, più che il suo strisciare come un

  • verme.

    Oh demone a me creato, fammi annusare il tuo odore acre e aspro, per colpire ancora la superfi-cie della sensibilità materiale.

    Oh demone a me creato, crea e concepisci il di-samore verso la progenie dell’umanità, aspettan-do la sua fine.

    Voglio essere intimo per me stesso, celato al bene terreno, inverso e rovesciato all’armonia mundi, cupo verso il beato e miserabile pensiero raziona-le.

    Incarno a oggi, l’oscuro sentore di stirpe Nichili-sta, come un fiume che trascina gli argini, io vo-glio trascinare a fondo la pacatezza dell’uomo, e il suo desiderio di sonno ristoratore.

    Come Succubo, voglio entrare nei sogni per gene-re incubi, recondito e infinitesimale alla percezio-ne del normale battere del cuore, assopito dall’identico sogno, e alla fine ambizione antro-pica.

    Oh demone, entra in me, per rovesciare, attimo e momento, questo mondo “tangibile”.

  • TRUCE La strada è un pavimento lastricato di pelle u-mana, sangue e saliva, lasciata per terra incon-sapevolmente, o dopo uno scontro tra uomini che pretendono sconfiggere che sopperire al loro ego smisurato.

    Non c’è regola, che tenga, non c’è un ring, dove salire e darsi il saluto prima di scontrarsi…no

    Il Nichilista Criminale che persegue il proprio o-biettivo egoico, questo lo sa, sa che deve buttarsi con tutta la sua esperienza, per carpire l’odore dell’asfalto, quell’odore che a volte lascia scon-certi, rispetto a quello che prima si poteva pensa-re. Nella cupezza di queste metropoli cupe e asson-nate, smosse dal muovere della massa in una mo-dalità convergente, o infastidite al massimo dal rumore di mille e mille macchine, l’odore della paura e dell’eccitazione della strada, è ancora più complesso.

    Non è facile muoversi, sapendo di poter essere fermati a ogni angolo, con il nostro viso deterso

  • dall’odio per l’umano.

    La costruzione di un’identità simile alla similitu-dine della massa, deve essere attuata, conoscen-do molto bene le dinamiche poste in essere, in queste lande piene di umani, ma desolate e sem-pre nuvolose, nuvole che sembrano essere confor-mi al paesaggio e agli sguardi delle persone.

    Qua, non è come nell’inferno delle metropoli del Messico, anche se la violenza è insita allo stesso modo, ma in modo più blando meno scoperto.

    Qua la strada è fredda e con un colore pallido, e allora il Nichilista Criminale che vuole attuare il proprio obiettivo egoico per il progetto Terrori-sta, deve scolorirsi anch’esso, anche se l’effluvio di sangue, lo rende caldo dentro e glaciale fuori quando c’è da agire.

    Suoni ovattati passano attraverso le bocche delle persone, diffidenti a ogni sbalzo della normalità, e cosi devo essere oggi, che feroce e in guerra, so-no sceso in strada.

    La parola, la bocca, il muovere del suono vocale, deve essere leggere e mai troppo urlato, cosi vuo-le la massa.

  • L’osmosi tra una persona e l’altra, non è di facile comprensione, la condivisione deve essere rimar-cata come il cielo grigio sopra di me.

    Quando giri con una macchina rubata, anch’esso, il viso, anche se sembra si possa non vedere den-tro, deve dimostrare di non avere sentimenti troppo altezzosi, integri a queste lande metropo-litane.

    Quando esci e giri con una macchina rubata e u-na pistola a matricola abrasa, per la tua “difesa” personale o un attacco improvviso o scelto alle strutture della società morale, si deve stare at-tenti a ogni angolo, perché specificatamente per-meato dall’ordine. Il sinistro aroma di morte, permea le mie narici, sto in giro, annusando, tutta sembra compunto, desiderio di abbandono.

    Il mesto equilibrio di rispetto delle regole, è di-strutto da un agguato, da un colpo che esplode la sua furia belluina, è il corpo ancora caldo cade. La desolazione colpisce anche lo sparo e il fuoco di una pistola, il guizzo ridiviene tranquillità afo-na.

  • L’umano per terra, in una pozza di sangue, gri-da, ma è come se aprisse la bocca in un flebile la-mento, questo perché l’attorno di questa metro-poli è sommessa a un silenzio spezzato dal rumo-re delle macchine.

    È un ambiguo correlarsi, di specchi con immagini che riflettono due suoni diversi, in diversi spazi del tempo.

    La violenta esplosione e il rimbombo di una pi-stola, abbandona il lieve sottofondo vociare quo-tidiano, che riflette un immagine distorta dentro una pozzanghera tra le tante. Truce, la brutalità della vita, non lascia spazio alla tenue dolcezza di un suono mellifluo.

    Truce, lo scontro selvaggio compromette la facol-tà di poter credere di essere “liberi”.

    Inumani, noi Criminali Nichilisti e Amorali, non sentiamo le sirene del popolo(e neanche del mo-ralista anarchico) dirci, cosa possiamo e dobbia-mo fare. Non esiste un incontrario per noi, lo specchio può riflettere solo la scelta e l’attacco dell’Individuo,

  • che distrugge l’equilibrio vigente, senza per que-sto dover portare alla rivolta nulla. Cade l’uomo colpito dall’esplosione di un colpo di pistola, e in quel momento, è abbattuto (come il suo corpo), la struttura del valore della società moralista, per poi tornare equilibrio.

    Annientando il ritorno di equilibrio, noi Amorali Nichilisti, creiamo il vuoto nichilistico, dove il de-mone a noi creato aspetta, per colpire e colpire ancora.

  • Casa Editrice Ferox

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