ORIZZONTI Libri MARCOSANTAGA- L’adolescenza, il regalo più … · 2013-11-14 · Sergej Dovlatov...

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Colore: Composite ----- Stampata: 18/05/08 21.23 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 23 - 19/05/08 POESIA La nuova raccolta, amorosa e politica Carlo Bordini «sassi» come i sacchi di Burri LA COMMEDIA «Il libro invisibile» di Duvladov Scrivere in Russia un’impresa quasi impossibile Tra i principali esponenti italia- ni della «poesia narrativa» e della scuola romana post-pasoliniana - discendente dalla tradizione crepu- scolare, da Apollinaire, dalla «since- rità» di Saba, dal Pasolini «poundia- no» di Trasumanar e organizzar e dalla poesia creaturale e naif degli anni Settanta - Carlo Bordini (Ro- ma, 1938), con Sasso, aggiunge, a dieci anni di distanza da Polvere,ea pochi anni dall’autoantologia Peri- colo (Manni), una raccolta poetica tra le più significative dell’ultima stagione poetica (insieme ai libri di Franco Loi, Voci d’osteria, e Carlo Carabba, Gli anni della pioggia). Il te- ma di questo libro è la vecchiaia e la prospettiva della morte; epperò questi «sassi» poetici non nomina- no mai il dolore, la nostalgia, la pau- ra; anzi, la prospettiva del nulla vie- ne accettata e affrontata a viso aper- to, e con stoico coraggio. La morte di Bordini somiglia a un sonno vo- luttuoso; la sua vecchiaia ha le stes- se inquietudini della giovinezza, o dell’infanzia; mentre la realtà, che prima o poi dovrà sfondare la «bol- la» della poesia, viene colta nei suoi momenti più laterali e marginali. Il vecchio di Bordini è un simbolo pa- radossale di modernità, perché in un mondo artificiale, è proprio lui il più artificiale di tutti, e quindi il più moderno, composto com’è di protesi, di aiuti chimici, di reagenti esterni che lo portano a sopravvive- re più a lungo, e quindi a prolunga- re la propria sognante agonia. Sono poesie narrative, eppure d’una nar- razione strappata, onirica, ossessi- va. Come non pensare, per certi in- nesti e ustioni, al Burri dei sacchi? Come non vedere, per certe itera- zioni rituali, «le forchette» di Capo- grossi? E come non pensare, con tutti questi sassi, ai materiali poveri di Kounellis: alla lana, al legno, alle corde? La poesia di Bordini è poi profondamente politica, più che ci- vile; anzi, è poesia amorosa e politi- ca, laddove la politica è un allarga- mento del discorso doloroso del- l’amore. È una politica del margina- le, della sconfitta e della rabbia, la sua; una politica di paure catastrofi- ste e di socialità braccate nei loro an- fratti di sogno risentito (si veda il lungo Poema inutile). Una poesia, per citare Alfonso Berardinelli, di- rettore della collana di poesia della Scheiwiller, che «va verso la prosa». E proprio in prosa Carlo Bordini ha dato eccellenti prove sul fronte del- l’antiromanzo d’impianto poetico: pensiamo al Manuale di autodistru- zione,a Pezzi di ricambio e, infine, a Gustavo troppo ammalato della fol- lia chiamata amore, e parente stret- to (genitore) dell’io di Sasso. Andrea Di Consoli Un libro invisibile per raccon- tare la Russia, uno scrittore piran- delliano per estrinsecare lo spiri- to dell’uomo sovietico, un umo- rista sui generis per cogliere le contraddizioni dell’esistenza. In questa triade concettuale vi è molto di Sergej Dovlatov, della sua scrittura, del suo stile, della sua opera letteraria. E Il libro invi- sibile racchiude il suo pensiero e la sua dimensione scritturale. Ma chi era Dovlatov? Un intellet- tuale che è morto giovane, me- no che cinquantenne nel 1990 nel suo esilio di New York. «For- se nessuno meglio di lui è riusci- to a raccontare l’ Homo sovieticus , i suoi caratteri essenziali quali erano quelli degli ultimi decenni del comunismo prima della ca- duta, quando il regime era diven- tato soprattutto il regno della stu- pidità». Laura Salmon, curatrice di questo testo, con una defini- zione molto bella, ha scritto che Dovlatov con il «riso tra le lacri- me» ha raccontato il vero cuore della società in cui viveva. Il libro è una sorta di «commedia autobiografica», nella quale l’au- tore narra dei tentativi fallimen- tari di essere pubblicato. E li de- scrive delineando situazioni co- miche, animate da personaggi dai tratti surreali, in un contesto difficile e complesso. Ma l’autore non denuncia solo la censura, ma anche sottili e subdoli mecca- nismi psicologici e sociali. Come ben scrive Salmon, «l’intento di Dovlatov non è una semplice de- nuncia politica, è molto di più, è l’affermazione coraggiosa che le vittime del “sistema” sono pri- ma di tutto vittime di se stesse, che il sistema siamo “noi”, tutti noi». Dovlatov scrittore autenti- camente anticonformista e con- trocorrente, racconta del potere della parola e nel contempo dei suoi limiti, della censura e del- l’autocensura, dell’interazione fra individuo e sistema. Le sue ri- flessioni come evidenzia Sal- mon, «lasciano in bocca un sapo- re agro-dolce». E così, Dovlatov con umorismo racconta il suo mondo, uno stile che demistifi- ca il sentimento dell’insensatez- za dell’esistenza, ma lo fa su uno sfondo di malinconica coscienza delle contraddizioni della vita. «E davanti a me c’è un foglio di carta. E quella bianca distesa in- nevata dovrò attraversarla da so- lo. Un foglio di carta: felicità e maledizione! Un foglio di carta: la mia condanna» Salvo Fallica Il libro invisibile Sergej Dovlatov trad. di L. Salmon pagine 184 euro 10,00 Sellerio Sasso Carlo Bordini pagine 101 euro 13,00 Libri Scheiwiller HITCHENS, CARO STUDENTE TI SCRIVO Di Christopher Hitchens, giorna- lista inglese erede della gloriosa tradizione del giornalismo «libe- ral», Einaudi ha pubblicato l’an- no scorso un libro che ha fatto di- scutere già per il titolo provocato- rio, Dio non è grande, dedicato a una disamina critica dei dogmi delle principali religioni. Hi- tchens è anche celebre per aver contribuito a «smontare» alcune «icone mediatiche»: da Madre Teresa a Lady Diana. La credibili- tà delle sue indagini è testimonia- ta dal fatto che a proposito della santa di Calcutta, addirittura il Vaticano lo chiamò a testimonia- re al processo di canonizzazione nelle vesti di «avvocato del diavo- lo». Ora torna alla carica con un nuovo pamphlet, scritto in for- ma epistolare, costruito su 19 let- tere immaginarie a uno studente a cui prova a spiegare la vasta gamma delle posizioni «con- tro»: dal semplice anticonformi- smo alla vera e propria dissiden- za, dal radicalismo alla ribellio- ne. Una sorta di «piccolo manife- sto» della contestazione che fa ri- ferimento a fatti storici e a esem- pi tratti dalla letteratura, per rin- novare, a quarant’anni di distan- za lo spirito del ‘68. r. carn. Consigli a un giovane ribelle Christopher Hitchens pagg.122, e.12,00 Einaudi S arebbe bello che questo libro ve- nisse letto dagli adolescenti di og- gi, perché le vicende in esso nar- rate consentono di ripercorrere un cinquantennio di storia italia- na, facendo capire come è cam- biato il nostro Paese e quanto profondi siano stati i mutamen- ti. L’autore, Marco Santagata (do- cente di Letteratura italiana al- l’Università di Pisa, come scritto- re si era aggiudicato nel 2003, con Il maestro dei santi pallidi , Guanda, il SuperCampiello), compie un’attraversata delle vi- cende storiche e sociali del secon- do Novecento, a partire da alcu- ni significativi frammenti della propria autobiografia, con un ro- manzo generazionale che pone al centro la classe di coloro che sono nati negli anni immediata- mente successivi alla fine della guerra (Santagata è del 1947). Il libro, pur trovando la propria collocazione iniziale ai giorni no- stri, prende poi le mosse da un’Italia povera e contadina, an- cora caratterizzata dai suoi riti ar- caici e da un legame profondo con la terra, per poi passare attra- verso il boom economico dell’in- dustrializzazione e, non molti an- ni dopo, all’era post-industriale: «La mia (la nostra) infanzia è sta- ta il secondo regalo degli dèi. Noi venuti alla luce nel dopoguerra siamo stati gli ultimi ad averla vissuta nell’Italia di prima dell’in- dustrializzazione. La gran parte di noi è nata in paesi o in piccole città, e in molti discendiamo da nonni contadini. Nelle nostre ca- se non c’era l’acqua corrente, ci grattavamo sotto i pantaloncini, sassi di fiume e pezzi di legno era- no i nostri giocattoli, a sera pren- devamo sonno ascoltando le fa- vole o i discorsi dei grandi a ve- glia. Privazioni, forse, ma ci ri- compensava con interessi esorbi- tanti l’essere circondati da un mondo magico, un mondo a no- stra misura». Cambia l’Italia, e cambia l’io-nar- rante, che da adulto diventerà professore all’università, con fi- gli, nati in matrimoni diversi, ap- partenenti almeno a due genera- zioni con i loro problemi specifi- ci, una moglie a cui vuole bene, ma anche un’amante che dà alla sua vita quel sale che forse altri- menti le mancherebbe. Ma, co- me dicevamo, il privato viene messo a stretto contatto con i cambiamenti epocali e collettivi, che seguiamo dagli anni Cin- quanta in poi: dall’avvento della tv («La televisione ha diviso in due parti la mia (la nostra) infan- zia. Proprio perciò misura con precisione la distanza che separa noi del quinquennio magico da quelli nati prima e dopo») al pas- saggio dalla penna alla biro e infi- ne al computer, dalla contesta- zione del ’68 a quella del ’77 (con la conquista della liberazione ses- suale), da una scuola autoritaria a un modello più vicino agli stu- denti (anche se un maestro ele- mentare che si definisce «anar- chico», ma che manifesta una malcelata nostalgia per le classi differenziali, oggi è un cretino potenzialmente pericoloso). Tuttavia nel protagonista non viene meno il legame con le ori- gini, con le proprie radici, situate a Zocca, un paesino dell’Appen- nino modenese celebre per aver dato i natali a Vasco Rossi (e il ti- tolo del romanzo è un evidente, ironico, omaggio al cantante): lì periodicamente si ritrova coi vec- chi amici e lì vuole che si svolga, il più tardi possibile ovviamente, il proprio funerale. Così, indiret- tamente, il romanzo può essere letto anche come una riflessione sulla giovinezza e sul suo inelut- tabile sfiorire: «La mia (nostra) adolescenza è il terzo regalo degli dèi, oserei dire il più grande. È il miele di cui, sessantenni, ancora ci nutriamo. L’adolescenza è l’epoca delle prime volte: ebbe- ne, mentre da tempo immemo- rabile le prime volte dei giovani che si affacciavano alla vita repli- cavano quelle dei loro padri, per la prima volta le nostre sono sta- te solo nostre». MAPPE PER LETTORI SMARRITI QUINDICIRIGHE È come avere sulla scrivania un pezzo di mondo esploso, ridotto in schegge e impastato di nuovo secondo una rigorosa legge che si percepisce ma non si spiega: è il Viaggio nella presenza del tempo, un poema di 450 pagine pubblicato negli Oscar Mondadori e composto da Giancarlo Majorino. Di cosa esattamente parli il Viaggio alla presenza del tempo il lettore non lo sa, perché Majorino non parla di o su qualcosa ma pretende che il leggente faccia qualcosa con le sue parole che sono esse stesse il qualcosa. Voci diverse parlano nel poema, si intrecciano personae e personaggi, affiorano dialoghi da romanzo, si entra dentro il mutismo della materia, dalla materia si scivola nella psiche, e dalla psiche di nuovo nelle voci, nella lingua: e tutto il Viaggio alla presenza del tempo sta dentro un continuo sovrabbondare, traboccare, deviare e ramificarsi della lingua. Majorino inserisce citazioni da Jean Amery su Auschwitz, e da Mittner su Kafka, e versi di Pound, e qualsiasi cosa gli serva; scrive in una prosa ritmata, in quartine, a volte in rima, con spazi tipografici aperti, con spaziature tra le parole; e manda in tilt con piccolissimi e onirici assalti terroristici la lingua italiana. Lo stato in cui precipita il lettore di questo poema è una sorta di smarrimento che però gli trasmette il senso della realtà, un mancare di punti fermi che però gli dà l’orientamento, un franare da ogni parte che alla fine gli appare come l’unico possibile modo di ricostruire un senso: «È come se i sogni bussassero per/poter uscire, una certa loro potenza irsuta/punte di una cresta ondosa interna/sì, ma che c’è? C’entra/ci abitano, quasi le ventiquattro ore/sono regimi sono infiltrati esseri sono incognite. /Spesso troppo spesso ci si dichiara poeti/siamo tutti nati prematuri, anni per poter capir qualcosa. Sono storie di parziale libertà, se cerchi senza sosta. Altro che far rime». Così agisce Majorino, senza sosta: continuamente sospinge oggetti e pensieri misteriosi a uscire da una notte di oblio, come talismani ultraquotidiani che si fanno salvifici; ossessivo, luminoso, invita a non immolare al dio del profitto la vita in carne e spirito, come riassumono due versi sul finire del poema: «È inutile devi prendere chiunque incontri/sulla schiena e toglierlo dal denaro...». Il gesto interiore che regge tutto il poema di Majorino è questo prendere sulla schiena il prossimo, quello che lui chiama il «simildissimile», per «toglierlo dal denaro», per portarsi con lui fuori dalla catastrofe della vita perduta, su un’arca della salvezza che è il corpo: ma al corpo altrui, che è forse anche il proprio, si accede solo attraverso una metamorfosi di cui la poesia è il carburante. Viaggio nella presenza del tempo è un libro straordinario, sicuramente unico, che cade come un meteorite arrivato da lontanissimo nella quiete della poesia italiana e europea sfiduciata da decenni nei suoi poteri di metamorfosi: con quali conseguenze? Chi lo sa. Oggi la poesia è pochissimo letta perché la sua concentrata richiesta di attenzione vigile, unita al suo costante richiamo alla liberazione, è il contrario dell’ipnosi mediatica e comunicativa alla quale anche la narrativa si va adeguando: ma un poema come Viaggio nella presenza del tempo mette in crisi l’idea che debba essere per forza così. La letteratura non comunica, la letteratura trasforma; la letteratura non informa, la letteratura agisce; la letteratura non svaga, la letteratura va al centro delle cose e di sé. Ma lo fa come in sogno, senza sentenze definitive e massime di saggezza: lo fa lasciando lo spazio al fluttuare del senso. Lo fa con la musica, che è la sua stessa carne, e con il ritmo di cui la vita è fatta. E bisognerebbe ricominciare a spiegare che la poesia non è più difficile del respirare: allora anche leggere il Majorino di Viaggio, lasciandosi cadere nelle sue spirali, non pretendendo di esaurire la realtà e di afferrare alla gola i concetti, leggere poesia come estensione delle proprie funzioni corporali e mentali, leggere poesia facendone esperienza, potrà essere un modo per riscoprire quel respiro che manca. Viaggio nella presenza del tempo Giancarlo Majorino pagine 424, euro 13,00 Oscar Mondadori PARISE CI RACCONTA I SUOI REPORTAGE Un volume di grande interes- se, questo proposto da Adel- phi. In esso sono infatti raccol- ti alcuni reportage d’eccezio- ne, stilati da uno scrittore di va- glia come Goffredo Parise (1929-1986) e comparsi origi- nariamente sul Corriere della Se- ra fra il gennaio del 1981 e il febbraio dell’anno successivo. «Lasciato il paese della Politica Marco sbarcò in Giappone: l’aereo toccò terra alle 9.25 pre- cise, com’era stabilito dall’ora- rio e Marco si stupì, ma era troppo eccitato dal nuovo pae- se che l’attendeva per stabilire immediatamente paralleli». Così comincia il viaggio di Pari- se, reso attraverso l’artificio di un suo alter ego i cui sposta- menti vengono narrati in terza persona, e già da queste prime righe si comprende come in fi- ligrana ci sia sempre un riferi- mento alla nostra nazione, confrontata con il mondo nip- ponico. Un mondo non certo ripercorso all’insegna di un eso- tismo di maniera, ma nel cui racconto non manca proprio nulla: dai templi di Kyoto ai lot- tatori di sumo, dai disegnatori di kimono ai cantan- ti di Gagaku. r. carn. GIUSEPPE MONTESANO ORIZZONTI L’eleganza è frigida Goffredo Parise pagg.172, euro 12,00 Adelphi In viaggio nelle spirali di Majorino MARCO SANTAGA- TA Nel suo nuovo ro- manzo, Voglio una vi- ta come la mia, attra- versa un cinquanten- nio di storia italiana a partire da alcuni fram- menti significativi del- la propria autobiogra- fia L’adolescenza, il regalo più grande degli dèi di Roberto Carnero Voglio una vita come la mia Marco Santagata pagine 168 euro 14,00 Guanda Libri 1 La deriva Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo Rizzoli 2 Firmino Sam Savage Einaudi 3 La solitudine dei numeri primi Paolo Giordanio Mondadori 4 Gomorra Roberto Saviano Mondadori 5 Il campo del vasaio Andrea Camilleri Sellerio LA CLASSIFICA STRIPBOOK di Marco Petrella 23 lunedì 19 maggio 2008

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Colore: Composite ----- Stampata: 18/05/08 21.23 ----- Pagina: UNITA - NAZIONALE - 23 - 19/05/08 g

POESIA La nuovaraccolta, amorosa e politica

Carlo Bordini«sassi» comei sacchi di Burri

LA COMMEDIA «Il libroinvisibile» di Duvladov

Scrivere in Russiaun’impresaquasi impossibile

■ Tra i principali esponenti italia-ni della «poesia narrativa» e dellascuola romana post-pasoliniana -discendentedalla tradizionecrepu-scolare,daApollinaire,dalla«since-rità»diSaba,dalPasolini«poundia-no» di Trasumanar e organizzar edalla poesia creaturale e naif deglianni Settanta - Carlo Bordini (Ro-ma, 1938), con Sasso, aggiunge, adieci anni di distanza da Polvere, e apochi anni dall’autoantologia Peri-colo (Manni), una raccolta poeticatra le più significative dell’ultimastagione poetica (insieme ai libri diFranco Loi, Voci d’osteria, e CarloCarabba,Gliannidellapioggia). Il te-ma di questo libro è la vecchiaia ela prospettiva della morte; epperòquesti «sassi» poetici non nomina-nomai ildolore, lanostalgia, lapau-ra; anzi, la prospettivadelnulla vie-neaccettataeaffrontataavisoaper-to, e con stoico coraggio. La mortedi Bordini somiglia a un sonno vo-luttuoso; la sua vecchiaia ha le stes-se inquietudini della giovinezza, odell’infanzia; mentre la realtà, cheprima o poi dovrà sfondare la «bol-la»dellapoesia,vienecoltanei suoimomenti più laterali e marginali. IlvecchiodiBordinièunsimbolopa-radossale di modernità, perché inun mondo artificiale, è proprio luiil più artificiale di tutti, e quindi ilpiù moderno, composto com’è diprotesi, di aiuti chimici, di reagentiesterniche loportanoasopravvive-repiù a lungo, e quindi a prolunga-re lapropria sognanteagonia. Sonopoesie narrative, eppure d’una nar-razione strappata, onirica, ossessi-va. Come non pensare, per certi in-nesti e ustioni, al Burri dei sacchi?Come non vedere, per certe itera-zioni rituali, «le forchette» diCapo-grossi? E come non pensare, contutti questi sassi, ai materiali poveridi Kounellis: alla lana, al legno, allecorde? La poesia di Bordini è poiprofondamentepolitica,piùcheci-vile; anzi, èpoesia amorosae politi-ca, laddove la politica è un allarga-mento del discorso doloroso del-l’amore.Èunapoliticadelmargina-le, della sconfitta e della rabbia, lasua;unapoliticadipaurecatastrofi-steedisocialitàbraccatenei loroan-fratti di sogno risentito (si veda illungo Poema inutile). Una poesia,per citare Alfonso Berardinelli, di-rettore della collana di poesia dellaScheiwiller, che«va verso laprosa».E proprio in prosa Carlo Bordini hadato eccellenti prove sul fronte del-l’antiromanzo d’impianto poetico:pensiamo al Manuale di autodistru-zione, a Pezzi di ricambio e, infine, aGustavo troppoammalatodella fol-lia chiamata amore, e parente stret-to (genitore) dell’io di Sasso.Andrea Di Consoli

■ Unlibroinvisibileperraccon-tare laRussia,unoscrittorepiran-delliano per estrinsecare lo spiri-to dell’uomo sovietico, un umo-rista sui generis per cogliere lecontraddizioni dell’esistenza. Inquesta triade concettuale vi èmolto di Sergej Dovlatov, dellasua scrittura, del suo stile, dellasua opera letteraria. E Il libro invi-sibile racchiude il suo pensiero ela sua dimensione scritturale.MachieraDovlatov?Unintellet-tuale che è morto giovane, me-no che cinquantenne nel 1990nel suo esilio di New York. «For-se nessuno meglio di lui è riusci-to a raccontare l’Homo sovieticus,

i suoi caratteri essenziali qualieranoquelli degli ultimi decennidel comunismo prima della ca-duta,quandoil regimeeradiven-tatosoprattutto il regnodellastu-pidità». Laura Salmon, curatricedi questo testo, con una defini-zione molto bella, ha scritto cheDovlatov con il «riso tra le lacri-me» ha raccontato il vero cuoredella società in cui viveva.Il libroèunasortadi «commediaautobiografica», nella quale l’au-tore narra dei tentativi fallimen-tari di essere pubblicato. E li de-scrive delineando situazioni co-miche, animate da personaggidai tratti surreali, in un contestodifficilee complesso.Ma l’autorenon denuncia solo la censura,maanchesottili e subdolimecca-nismi psicologici e sociali. Comeben scrive Salmon, «l’intento diDovlatovnonèunasemplicede-nuncia politica, è molto di più, èl’affermazione coraggiosa che levittime del “sistema” sono pri-ma di tutto vittime di se stesse,che il sistema siamo “noi”, tuttinoi». Dovlatov scrittore autenti-camente anticonformista e con-trocorrente, racconta del poteredella parola e nel contempo deisuoi limiti, della censura e del-l’autocensura, dell’interazionefra individuo e sistema. Le sue ri-flessioni come evidenzia Sal-mon,«lascianoinboccaunsapo-re agro-dolce». E così, Dovlatovcon umorismo racconta il suomondo, uno stile che demistifi-ca il sentimento dell’insensatez-za dell’esistenza, ma lo fa su unosfondodimalinconicacoscienzadelle contraddizioni della vita.«E davanti a me c’è un foglio dicarta. E quella bianca distesa in-nevata dovrò attraversarla da so-lo. Un foglio di carta: felicità emaledizione! Un foglio di carta:la mia condanna» Salvo Fallica

Il libro invisibileSergej Dovlatov

trad. di L. Salmonpagine 184euro 10,00

Sellerio

SassoCarlo Bordini

pagine 101euro 13,00

Libri Scheiwiller

HITCHENS, CAROSTUDENTE TI SCRIVODiChristopherHitchens,giorna-lista inglese erede della gloriosatradizione del giornalismo «libe-ral», Einaudi ha pubblicato l’an-noscorsounlibrochehafattodi-scuteregiàper il titoloprovocato-rio, Dio non è grande, dedicato auna disamina critica dei dogmidelle principali religioni. Hi-tchens è anche celebre per avercontribuitoa «smontare» alcune«icone mediatiche»: da MadreTeresaaLadyDiana.Lacredibili-tàdellesueindaginiètestimonia-ta dal fatto che a proposito dellasanta di Calcutta, addirittura ilVaticanolochiamòatestimonia-re al processo di canonizzazionenellevestidi«avvocatodeldiavo-lo». Ora torna alla carica con unnuovo pamphlet, scritto in for-maepistolare,costruitosu19let-tere immaginarie aunostudentea cui prova a spiegare la vastagamma delle posizioni «con-tro»: dal semplice anticonformi-smo alla vera e propria dissiden-za, dal radicalismo alla ribellio-ne.Unasortadi«piccolomanife-sto»dellacontestazioneche fari-ferimento a fatti storici e a esem-pi tratti dalla letteratura, per rin-novare,aquarant’annididistan-

za lo spirito del ‘68. r. carn.

Consigli a ungiovane ribelle

Christopher Hitchenspagg.122, e.12,00 Einaudi

Sarebbe bello che questo libro ve-nisse lettodagliadolescentidiog-gi, perché le vicende in esso nar-rate consentono di ripercorrereuncinquantenniodi storia italia-na, facendo capire come è cam-biato il nostro Paese e quantoprofondi siano stati i mutamen-ti.L’autore,MarcoSantagata(do-cente di Letteratura italiana al-l’Università di Pisa, come scritto-re si era aggiudicato nel 2003,con Il maestro dei santi pallidi,Guanda, il SuperCampiello),compie un’attraversata delle vi-cendestoricheesocialidelsecon-do Novecento, a partire da alcu-ni significativi frammenti dellapropriaautobiografia, conunro-manzo generazionale che poneal centro la classe di coloro chesono nati negli anni immediata-mente successivi alla fine della

guerra (Santagata è del 1947).Il libro, pur trovando la propriacollocazioneinizialeaigiornino-stri, prende poi le mosse daun’Italia povera e contadina, an-coracaratterizzata dai suoi riti ar-caici e da un legame profondoconla terra, per poi passare attra-versoilboomeconomicodell’in-dustrializzazionee,nonmoltian-ni dopo, all’era post-industriale:«La mia (la nostra) infanzia è sta-ta il secondoregalodeglidèi.Noivenuti alla luce nel dopoguerrasiamo stati gli ultimi ad averlavissutanell’Italiadiprimadell’in-dustrializzazione. La gran partedi noi è nata in paesi o in piccolecittà, e in molti discendiamo danonnicontadini.Nellenostreca-se non c’era l’acqua corrente, cigrattavamo sotto i pantaloncini,sassidi fiumeepezzidi legnoera-no i nostri giocattoli, a sera pren-devamo sonno ascoltando le fa-vole o i discorsi dei grandi a ve-glia. Privazioni, forse, ma ci ri-compensavaconinteressi esorbi-tanti l’essere circondati da unmondomagico,unmondoano-stra misura».Cambia l’Italia,ecambia l’io-nar-rante, che da adulto diventeràprofessore all’università, con fi-gli,nati inmatrimonidiversi, ap-partenenti almeno a due genera-zioni con i loro problemi specifi-ci, una moglie a cui vuole bene,ma anche un’amante che dà allasua vita quel sale che forse altri-menti le mancherebbe. Ma, co-me dicevamo, il privato vienemesso a stretto contatto con i

cambiamenti epocali e collettivi,che seguiamo dagli anni Cin-quanta in poi: dall’avvento dellatv («La televisione ha diviso indueparti lamia (lanostra) infan-zia. Proprio perciò misura conprecisione la distanza che separanoi del quinquennio magico daquellinati prima e dopo») al pas-saggiodallapennaallabiroe infi-ne al computer, dalla contesta-zionedel ’68aquelladel ’77(conlaconquistadella liberazioneses-suale), da una scuola autoritariaa un modello più vicino agli stu-denti (anche se un maestro ele-mentare che si definisce «anar-chico», ma che manifesta unamalcelata nostalgia per le classidifferenziali, oggi è un cretino

potenzialmente pericoloso).Tuttavia nel protagonista nonviene meno il legame con le ori-gini, con le proprie radici, situatea Zocca, un paesino dell’Appen-nino modenese celebre per averdato i natali a Vasco Rossi (e il ti-tolo del romanzo è un evidente,ironico, omaggio al cantante): lìperiodicamentesi ritrovacoivec-chi amici e lì vuole che si svolga,il più tardi possibile ovviamente,il proprio funerale. Così, indiret-tamente, il romanzo può essereletto anche come una riflessionesulla giovinezza e sul suo inelut-tabile sfiorire: «La mia (nostra)adolescenzaè il terzoregalodeglidèi, oserei dire il più grande. È ilmiele di cui, sessantenni, ancoraci nutriamo. L’adolescenza èl’epoca delle prime volte: ebbe-ne, mentre da tempo immemo-rabile le prime volte dei giovaniche si affacciavanoalla vita repli-cavano quelle dei loro padri, perla prima volta le nostre sono sta-te solo nostre».

MAPPE PER LETTORI SMARRITI

QUINDICIRIGHE

È come avere sullascrivania un pezzo dimondo esploso, ridotto

in schegge e impastato dinuovo secondo una rigorosalegge che si percepisce ma nonsi spiega: è il Viaggio nellapresenza del tempo, un poema di450 pagine pubblicato negliOscar Mondadori e composto

da Giancarlo Majorino. Di cosaesattamente parli il Viaggio allapresenza del tempo il lettore nonlo sa, perché Majorino nonparla di o su qualcosa mapretende che il leggente facciaqualcosa con le sue parole chesono esse stesse il qualcosa.Voci diverse parlano nelpoema, si intrecciano personaee personaggi, affioranodialoghi da romanzo, si entradentro il mutismo dellamateria, dalla materia si scivolanella psiche, e dalla psiche dinuovo nelle voci, nella lingua:e tutto il Viaggio alla presenzadel tempo sta dentro uncontinuo sovrabbondare,traboccare, deviare e ramificarsidella lingua. Majorino inseriscecitazioni da Jean Amery suAuschwitz, e da Mittner su

Kafka, e versi di Pound, equalsiasi cosa gli serva; scrive inuna prosa ritmata, in quartine,a volte in rima, con spazitipografici aperti, conspaziature tra le parole; emanda in tilt con piccolissimi eonirici assalti terroristici lalingua italiana. Lo stato in cuiprecipita il lettore di questopoema è una sorta dismarrimento che però glitrasmette il senso della realtà,un mancare di punti fermi cheperò gli dà l’orientamento, unfranare da ogni parte che allafine gli appare come l’unicopossibile modo di ricostruireun senso: «È come se i sognibussassero per/poter uscire,una certa loro potenzairsuta/punte di una crestaondosa interna/sì, ma che c’è?

C’entra/ci abitano, quasi leventiquattro ore/sono regimisono infiltrati esseri sonoincognite. /Spesso troppospesso ci si dichiarapoeti/siamo tutti natiprematuri, anni per poter capirqualcosa. Sono storie diparziale libertà, se cerchi senzasosta. Altro che far rime». Cosìagisce Majorino, senza sosta:continuamente sospingeoggetti e pensieri misteriosi auscire da una notte di oblio,come talismani ultraquotidianiche si fanno salvifici; ossessivo,luminoso, invita a nonimmolare al dio del profitto lavita in carne e spirito, comeriassumono due versi sul finiredel poema: «È inutile deviprendere chiunqueincontri/sulla schiena e

toglierlo dal denaro...». Il gestointeriore che regge tutto ilpoema di Majorino è questoprendere sulla schiena ilprossimo, quello che lui chiamail «simildissimile», per«toglierlo dal denaro», perportarsi con lui fuori dallacatastrofe della vita perduta, suun’arca della salvezza che è ilcorpo: ma al corpo altrui, che èforse anche il proprio, si accedesolo attraverso unametamorfosi di cui la poesia è ilcarburante.Viaggio nella presenza del tempoè un libro straordinario,sicuramente unico, che cadecome un meteorite arrivato dalontanissimo nella quiete dellapoesia italiana e europeasfiduciata da decenni nei suoipoteri di metamorfosi: con

quali conseguenze? Chi lo sa.Oggi la poesia è pochissimoletta perché la sua concentratarichiesta di attenzione vigile,unita al suo costante richiamoalla liberazione, è il contrariodell’ipnosi mediatica ecomunicativa alla quale anche lanarrativa si va adeguando: maun poema come Viaggio nellapresenza del tempo mette in crisil’idea che debba essere per forzacosì. La letteratura noncomunica, la letteraturatrasforma; la letteratura noninforma, la letteratura agisce; laletteratura non svaga, laletteratura va al centro dellecose e di sé. Ma lo fa come insogno, senza sentenzedefinitive e massime disaggezza: lo fa lasciando lospazio al fluttuare del senso. Lo

fa con la musica, che è la suastessa carne, e con il ritmo dicui la vita è fatta. Ebisognerebbe ricominciare aspiegare che la poesia non è piùdifficile del respirare: alloraanche leggere il Majorino diViaggio, lasciandosi cadere nellesue spirali, non pretendendo diesaurire la realtà e di afferrarealla gola i concetti, leggerepoesia come estensione delleproprie funzioni corporali ementali, leggere poesiafacendone esperienza, potràessere un modo per riscoprirequel respiro che manca.

Viaggio nella presenzadel tempo

Giancarlo Majorinopagine 424, euro 13,00

Oscar Mondadori

PARISE CI RACCONTAI SUOI REPORTAGEUn volume di grande interes-se, questo proposto da Adel-phi. In esso sono infatti raccol-ti alcuni reportage d’eccezio-ne,stilatidaunoscrittorediva-glia come Goffredo Parise(1929-1986) e comparsi origi-nariamentesulCorrieredellaSe-ra fra il gennaio del 1981 e ilfebbraio dell’anno successivo.«Lasciato il paese della PoliticaMarco sbarcò in Giappone:l’aereotoccòterraalle9.25 pre-cise, com’era stabilito dall’ora-rio e Marco si stupì, ma eratroppo eccitato dal nuovo pae-se che l’attendeva per stabilireimmediatamente paralleli».Cosìcomincia ilviaggiodiPari-se, reso attraverso l’artificio diun suo alter ego i cui sposta-menti vengono narrati in terzapersona, e già da queste primerighe si comprende come in fi-ligrana ci sia sempre un riferi-mento alla nostra nazione,confrontata con il mondo nip-ponico. Un mondo non certoripercorsoall’insegnadiuneso-tismo di maniera, ma nel cuiracconto non manca proprionulla:dai templidiKyotoai lot-tatori di sumo, dai disegnatori

dikimonoaicantan-ti di Gagaku. r. carn.

GIUSEPPE MONTESANO

ORIZZONTI

L’eleganza è frigidaGoffredo Parise

pagg.172, euro 12,00Adelphi

In viaggionelle spiralidi Majorino

MARCOSANTAGA-

TA Nel suo nuovo ro-

manzo, Voglio una vi-

ta come la mia, attra-

versa un cinquanten-

nio di storia italiana a

partire da alcuni fram-

menti significativi del-

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L’adolescenza, il regalo più grande degli dèi

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Mondadori

5 Il campo del vasaioAndrea Camilleri

Sellerio

LA CLASSIFICA

STRIPBOOK di Marco Petrella

23lunedì 19 maggio 2008