Orio Baruzzi-libro-Interpretazione Del Tao Te Ching

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 TAO TE CHING DI LAO TZE INTERPRETAZIONE DI UNA VISIONE CONTEMPLATIVA DELL'ESSERE UMANO E UNIVERSALE

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Interpretazione del Tao Te Ching

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TAO TE CHING DI LAO TZE

INTERPRETAZIONE DI UNA VISIONE CONTEMPLATIVA

DELL'ESSERE UMANO E UNIVERSALE

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- Introduzione -

Lao Tze, fondatore convenzionale del Taoismo, non e' un

santo,

illuminato, profeta, ma figura ben più modesta e perquesto grande.

Pertanto, si puo' riconoscerne l'autorevolezza in maniera

ragionevole, ed essere liberi di interpretare le sue

parole,e anche

disattenderne una parte.

Solo negando certi principi di base si puo' disconoscere

totalmente la saggezza di questo maestro dell'intendimento

che da due millenni e mezzo influenza notevolmente il modo

d'essere orientale e, in tempi piu' recenti anche quello

occidentale.La prospettiva di questa visione, per quanto antica e

utopica, si puo'

definire sia nata con l'uomo, sia del tutto attuale, sia

necessaria al divenire umano. Si puo' avere fiducia in essa

ma non fede: Tao e' orientamento, ma mai dogma. Una

perfezione che si puo' ottenere e' comunque imperfezione.

I piu' svariati intendimenti filosofici possono integrare il

pensiero di Lao Tze, manifestandone la universalita', mentre

ogni sistema di per se' risulta carente e parziale per la

comprensione dell'umano e dell' universale. Che siano

sistemi logici, pratici, di pensiero o mistici.

Il Tao Te Ching indica questioni cosmologiche, metafisiche,

filosofiche, etiche,politiche, ma non postula religione,

mito, rito, ne' il potere dell'intelletto, delle pulsioni,

delle visioni mistiche, o dell'agire. Ha ispirato ai cinesi

varie credenze e pratiche, ma il testo mostra una semplice

filosofia contemplativa, una modestia umana , ma anche una

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aspirazione alla grandezza. Si vuole capire cos'e' l'uomo e

qual'e' la sua via nel vivere nel mondo.

Questo intendimento e' una misteriosa intuizione di cio' che

e', della natura più profonda delle cose, sempre ispirandosi

all'evidenza e oggettivita', non considerando separati

materia e spirito.Si intende in ogni cosa non un dualismo conflittuale o una

risoluzione nell' Uno-tutto, ma una dualita' complementare.

E si intende che che l'esistente e' così perche' deve essere

così, e va sviluppato dalla coscienza e dal divenire di ogni

cosa.

Il Tao e' la Via, e la Via e' proprio tutto: il Tao come

legge, il Tao materiale, la vita degli esseri. Il Tao e'

così presente ovunque ed e' ogni cosa.

L'equilibrio e la comprensione sono la realizzazione del Tao

in quanto uomo, e dell'uomo in quanto Tao, del senso, Viadell'essere nella sua manifestazione. Questo senso chiamato

spirito, potenzialita' assoluta profonda e inconscia di Se',

si realizza solo parzialmente nell'Io umano. E, idee, e

passioni per esse chiamate fede, illudono l'uomo di sapere

cio' che non e' umano sapere, causando la massima parte del

male della storia del mondo. Perlopiù lo spirituale

rappresentato, dogmatizzato, organizzato, spettacolarizzato,

anche se consolatorio e gratificante, appare incredibile,

non vero, disastroso per le esigenze umane. Richiamarsi

all'Assoluto per assolutizzare la propria idea pseudo-

religiosa appare miserabile presunzione. La bonta' non si

proclama con potere economico, propagande, teologie

apocalittiche, ma e', semplicemente, abolendo

tradizionalismi fallimentari e coltivandola in Se'. Se vi

fosse un essere superiore che pretende obbedienza, il suo

modo di manifestarsi non dovrebbe forse essere ad ognuno e

chiaramente? Questa sicurezza chiamata fede si frammenta in

oltre 30.500 religioni, credenze, riti, filosofie,

ideologie... e la Verita', probabilmente, e' ben oltre.

Dunque la fede e' consolazione che diventa potenza e percio'

peggio che inutile: raduna alcuni nell'esaltazione,separandoli e opponendoli a tutti gli altri. Conciliare vero

odio e pietoso ecumenismo non basta: ogni idea va resa

disponibile, non solo le poche tradizionali e in questo

luogo e tempo affermate. La definizione del Mistero non

puo' che essere misteriosa, percio' percezione soggettiva,

intima e unica. Farne massa e potenza e' estraniarsi dal

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Se', che richiede chiarezza, non conformita', ne' apologia.

Tutto quello che si puo' dire intellettualmente del Tao e'

un invito alla contemplazione, ad esaminare cio' che e'

dentro e fuori di se'. Coltivando questa ineffabile

intuizione si dara' spazio alla propria natura, si

scioglieranno i limitanti condizionamenti, si rendera'gradualmente più chiaro il modo rappresentativo della mente

in idee, passioni e azioni. Acquisendo liberta',

indeterminazione, distacco, incanto, relativita' il senso si

disvela. Il credere di sapere e' protezione e vanto della

mente che mente, e che così oscura la sempre fondamentale

coscienza e intelligenza socratica che sa di non sapere.

Questa sapiente modestia, tipica orientale quando non

cosidera troppo le dottrine, e' ben diversa dall'uso della

volonta' di potenza di credo, che e' la stessa per la

guerra, la ricchezza economica, la dittatura e la religioneorganizzata. Non e' bene brandire ne' spade, ne' gioielli,

ne' feroce autorita'. Ne' tantomeno la suprema prerogativa

di avere bonta', verita' e conoscenza della realta' suprema.

Deduciamo riflessioni da frasi del TAO TE CHING.

"LA VIA DELLE VIE NON E' LA VIA ORDINARIA" Così come: "IL

TAO DI CUI SI PUO' PARLARE NON E' IL VERO TAO".

Il principio del mondo manifesto, l'essenza - spirito -

potenzialita' non e' pensabile ne' dicibile. Si puo'

contemplare e intuire questo suo divenire nell' essere Tao-

Universo- uomo, che e' il suo sviluppo.

Le vie ordinarie sono le innumerevoli attivita' di pensiero

e lavoro che opprimono l'essere in una banalizzazione della

quotidianita' e in rappresentazioni fuorvianti dal proprio

reale essere. Essere pur solo potenziale e sperimentale, ma

impedito da un mondo di idee che fanno oggetti e idee e che

vogliono ordinargli il senso di se'. Mentre la Via, il

Tao, la stra- ordinarieta', sta nel contemplare senza

movimento della mente condizionata e indaffarata a costruire

soluzioni complesse e potenti. E' contemplarecos'e' l' armonia spontanea.

La vita comporta del dolore, da esperire consapevolmente, ma

l'essere

umano non puo' essere definito malvagio per natura, o per

colpa originaria, o per inspiegabile caduta dalla perfezione

spirituale. L'elevato potenziale della sua mente

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crea crescente complessita', causandogli problemi di ogni

tipo. Per conciliare la modernita' scientifica con

l'esigenza umana di liberta' si deve ricordare che le leggi

di natura non cambiano, e l'uomo e' natura. Il Tao fonda e

attua le leggi dell'uomo e del mondo. E' legge essenziale

del reale, quindi non e' bene deviare da esso. La suacomprensione richiede una acuta e vasta visione, non facile,

ma ogni movimento equilibrato ha qualita' utile e

soddisfacente. Aderire al Principio non e' un dovere che

qulcuno puo' definire, ma una percezione naturale di cio'

che e' meglio. La Via non e' neanche comportamento

uniforme. L'individualita' e' sacra: e' il Tao di ognuno.

Il microcosmo individuale va da una legge solo sua, a una

legge universale immanente. E, per la pacifica convivenza

di tutti gli uomini la via di mezzo equilibrata e' stabilire

un patto di eguaglianza nella diversita', tipo la"Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo". Ognuno

segue una sua ricerca originale, ma siccome individualita' e

socialita' devono coesistere in maniera dinamica ed

equilibrata, occorre un'etica sociale. Che e'

sostanzialmente il non iterferire nella vita altrui, altro

motivo essenziale taoista. Definendo che nessuno puo

parlare dello scopo dell'universo si fermano le individuali

alienazioni e presunzioni, si tolgono motivi all'arbitrio,

al furto, alla guerra. Un relativismo di principio comporta

un'etica delle relazioni sociali per cui le regole sono

sentite come accordo flessibile e non come legge paurosa.

Richiamare all'equo e giusto motivo e' antitesi del

gerarchismo. Essere come il Tao e' non dominare.

"INDETEMINATA, INNOMINABILE (la Via),ESSA APPARE COME

L'ESSENZA UNIVERSALE; NOMINABILE, CONCRETA, ESSA APPARE COME

IL DIVENIRE DEL SINGOLO."

Questo formidabile principio da all'uomo e all'umanita'

intera un grande significato. La natura dell'essenza

universale e dell'uomo sono Uno. Noi siamo il Tao che nel

diveniree sviluppa Se Stesso. La Potenzialita' Assoluta,che tutto ha generato, e' sconosciuta a Se Stessa.

L'universo e' la graduale estensione della sua

consapevolezza. L'umano e' la sua massima deteminazione. E

le sue potenzialita' sconosciute si svilupperanno in

relazione alla sua esperienza e fantasia, forse

all'infinito. Con "Tao" si intende il principio ineffabile

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di tutto, e in cinese significa via, strada: si intende che

noi siamo quello, la grande Via. Si possono definire

intellettualmente la potenza invisibile, la legge fisica, la

materia e la coscienza dell'essere, ma e' un'unica realta'.

Non c'e un compito nel nostro viaggio, pero' il significato

e vantaggio puo' essere apprezzarne la bellezza.In questo panteismo naturalistico la Natura E', e noi siamo

Natura. Ogni definizione intellettuale, matematica,

filosofica, metafisica, naturalistica, artistica ha del

positivo, dell'intelligente e del bello. Ma questa

grandezza sperimentale si confronta con la Totalita' immensa

del Reale alla ricerca di un quid indefinibile di

realizzazione del Se'. Per cui accanirsi nelle idee e nelle

azioni oltre il necessario risulta più di danno che di

utilita'. L'obiettivo Supremo sara' sentirsi pienamente

Essere come Se', come Mondo e come relazione di Unita'.

"CHI CONTEMPLA PUO' VEDERE LA' DOVE NON VEDE CHI CON

PASSIONE PARTECIPA ALLE COSE."

La contemplazione e' una fondamentale del modo di capire e

vivere orientale. Orientandosi all'interiorita' in calma e

attenzione c'e' l'intensita' di se' e del mondo, e c'e', in

quel silenzio una silenziosa capacita' di riequilibrare e

dare un qualcosa di più alle miriadi di esperienze e

pensieri che facilmente ci confondono, o ci impongono

pulsioni aggressive o penose. Chi puo' guardare serenamente

gli eventi interiori ed esteriori aquisisce saggezza, che

riequilibra nozioni e pratica. Nemici di questo bene sono

le passioni per il proprio ego, per le idee, per gli

oggetti. Le necessita', le paure e le ambizioni potenziate

all'eccesso da schemi ideali definiti tradizionali o divini,

negano lo stato naturale dell'essere che esige calma,

spiritualita', equilibrio. Questo genera salute e capacita'

di vivere l'incanto del mondo interiore ed esteriore, esenti

da furori passionali e ideologici, pur apprezzando sia la

poeticita' che la logica che la tecnica. L'individuo capace

di essere felice basta a se stesso, gli basta poco e percio'ha in abbondanza, e non opprime gli altri con idee, regole,

armi, denaro. Un mondo spassionato agisce meno e vive

meglio.

"LA VIA E' OLTRE L'OPPOSIZIONE CHE ATTUA IL SUO FENOMENO...

ESSA E' INSONDABILE."

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Del fenomeno si puo' parlare, della Via no. Il primario

principio Yin e' oscuro, invisibile, indeterminabile.

Mentre la sua manifestazione fisica e suo ordinamento e' il

cosmo Yang. Analogamente in ogni cosa si complementano

dinamicamente gli stessi due primordiali, dall'atomo

all'universo. Percio' si parla del mondo, ma non si puo'parlare del senso che ha. Si puo' accennare come si

percepisce, essendo consci che e' sensazione estremamente

soggettiva e indeterminata. Chi conoscesse l'origine e il

destino di tutto, se parlasse non sarebbe capito, sarebbe

preso per pazzo, o deriso, o santificato e travisato per

comodo dai gerarchi di turno. Tutto cio' che si puo' dire

non e' che una erronea, e percio' inutile e dannosa

interpretazione di quel che nel Reale si e' e si puo'

essere. Ogni cultura ha del valore, ma la sua immensa

frammentazione e la singolare pochezza rendono quel valorescarso, inaffidabile e incomprensibile. La vera essenza

realizzativa di un frammmento di verita, in una cultura puo'

essere accorgersi della sua falsita'. Nell'intuizione

taoista l'Assoluto si puo' conoscere nella natura, nei suoi

fenomeni. Lo scienziato e' utile, ma non lo scientismo.

Una saggezza globale e' necessaria, e' oltre questa

globalizzazione fatta insieme di genialita', forza,

passivita' e miseria. Molto dipende dal vedere che la mente

determina gli oggetti e rappresenta i fatti e, purtoppo

inventa costruzioni metafisiche che gli sembrano più vere

della realta' fisica. C'e' da sperare che ci rendiamo conto

di tutti questi oggetti delle fabbriche e della mente che ci

opprimono e ci vogliamo liberare.

"LA COSCIENZA UMANA... DEFINENDO IL BENE DETTE REALTA' ANCHE

AL MALE"

Il mondo ha un suo fondamentale motivo di essere così

com'e'. Esaltare parte di esso e demonizzare il resto e'

arbitrio umano. Che rivela l'antagonismo al Principio

Reale. Il Tao non puo' essere discusso, separato,

giudicato, negato. La base e', e il suo sviluppo e' in noi.Esperienza, prudenza e nuova intuizione generano l'utile

divenire. Non così il dogma del bene e del male

antagonisti. Definendo qualcosa bene lo si vede bene anche

se causa danno, e viceversa. A riguardo, le definizioni

umane sono utili, ma sempre molto relative, data

l'incapacita' di afferrare il Principio, e

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l'indeterminatezza del suo orizzonte. In un valore

conclamato come bene vi e' anche del male, ma, il bisogno di

certezze non lo considera. L'indicazione di Lao Tze e' di

muoversi secondo necessita' guidati dalla coscienza

intuitiva non vincolata da giudizi altrui. I provvedimenti

drastici possono essere scelti, ma come estremo e spiacevolerimedio, non come attuazione della volonta' del cielo. E'

la mente che cataloga e non sa essere obiettiva. Definire

una scelta puramente umana, non assoluta, la rende aperta a

riconoscerne le contraddizioni per ridurle. Cio' e' il bene

del bene- male saggiamente considerato. Le innumerevoli

individualita', se riconosciute, godono della liberta' di

scegliere, e riconoscono lo scegliere altrui. Mentre gruppi

dogmatici uniformano gli individui, opprimendoli, e creano

conflitto con altri gruppi autoritari o democratici che

siano. Le guerre della storia le fecero gli autoritarigerarchici di solito in nome del dio. Acquisizioni attuali

quali democraticita', eguaglianza e diritti umani sono

meglio, vanno compiuti, sono il compimento del Tao. Se i

sostenitori del "sacro" e del "bene" sono contrari alla

liberta' di pensiero, che pacifica, allora hanno uno scopo

nascosto: la potenza dell'imperare e lell'omologazione.

Vedendone solo i vantaggi risulta bene. Si gloriano quando

sostengono la vita e si dimenticano che sostengono anche

l'odio e l'omicidio. Ma oggi che va di moda si sostiene il

pacifismo assoluto. Riecco di nuovo il dogma. Il taoista

e' pace e crea pace, ma capisce che gli assoluti sono idee

distorte e propagandistiche. Se qualcuno tenta di

uccidermi, e' forse bene che io mi lasci uccidere? Un

popolo che aggredisca un altro, o che lo privi di cibo,

salute, serenita', liberta' non causa forse l'esaurirsi

della pazienza del pacifico e la sua risposta violenta?

Colui che abbia vita fortemente degradata, dolore e non piu'

speranze, non avrebbe ragione a preferire la morte? La

catena alimentare non e' forse così che la morte dell'uno e'

la vita dell'altro? E il fattore concepimento riproduttivo

biologico puo' forse impegnare necessariamente sacrificio eobbligo senza scelta alternativa esistenziale? Ecco che la

morte non e' solo male. E non si dovrebbe considerere la

propria morte come un incubo, creando così sistemi che sono

un reale incubo in vita, ma aver fiducia nella sua

naturalezza e superabilita'. Vera fiducia vitale

espirituale puo' essere pensare un dio che salva tutti, il

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ritorno in infiniti stati dell'essere, il compimento nel

perfetto stato spirituale, la totale accettazione

dell'estinzione, o del totale mistero, o del destino, la

capacita' di potenziarsi come si vuole in illimitati modi.

Così, organizzare il mistero e' rendersi esecutori di vita e

di morte, nell'idea come nei fatti. Mentre si stravolge ildecreto dell'esecutore Reale che e' la Natura. La

molteplicita' culturale e' un fatto umano naturale, ma il

caos che causa deriva dal credere che solo una possiede la

verita', la propria, per cui occorre convincere o

neutralizzare i presunti portatori di male. Basterebbe

rendersi conto che il proprio credo sarebbe un altro se si

fosse nati altrove. Realizzare la pacifica molteplicita' e'

affermare il principio di non interferenza, e sanzionare se

necessario, sentito come pricipio sacro. Si puo' volere

essere più liberi, ma essere legge a se stessi richidegrande coscienza. La liberta' va meritata, non e' semplice

protesta e arbitrarieta'. E riguardo la verita' migliore e

la normalita': non dipendono da numero di aderenti, potenza

economica ne' militare, o propaganda. Il valore della

modestia, orientale, ma forse anche eluso fondamento

cristiano non si serve di questi modi. E quando si afferma

che l'uomo non puo' decidere senza il volere del dio, si

consideri che realmente chi l'afferma vuole l'obbedienza

alla sua idea del volere del dio. Chi credendo nel dio

biblico volesse capire qual'e' il suo volere, a quale

tradizione si rivolgerebbe? Cattolica, protestante,

ortodossa, islamica, gnostica, geovista, bahaista, ebraica,

mormone, ecc. ecc. ecc...? C'e' da disperarsi, o aderire

passionalmente e acriticamente. Ma questo e' sacro, o del

tutto umano e sacralizzato umanamente per bisogno di

certezze? Si pensa che in tutto cio' ci dev'essere molto

di falso e che e' indistinguibile dal vero? Riecco la

relativita' del bene e del male. E' assolutizzare che

genera squilibrio e il peggio nello spirito così come nella

vita pratica.

"IL PERFETTO VIVE SENZA SCOPO, DIRIGE SENZA ORDINARE, AGISCE

SENZA IMPULSO, CREA SENZA DAR FORMA, CONCEPISCE

DISINTERASSATAMENTE, COMPIE SENZA AGIRE. ESSENZIALMENTE, E'

FUORI DALLA DIFFERENZIAZIONE DELLA COSCIENZA UMANA LA

SORGENTE DELLA FORZA ORIGINARIA.

Dall'Uno, potenzialita' primordiale, Tao senza nome, viene

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il Due, sostanza e forma, pieno e vuoto, natura sensibile e

sua intrinseca legge in complementarieta'. Il tutto si

manifesta nel Tempo: il Tao- Mondo e' così com'e' perche' e'

anche Divenire. Definire mentalmente una legge divina

rigorosa e per tutti e' negare il Tempo, assurdita' contro

Natura, infantile, anti- evolutiva. Come la speranza dirisorgere con lo stesso io: quale io, se dalla nascita alla

morte si cambia continuamente? Quale io, se uno muore a

pochi anni senza accorgersi neanche di essere un io, se e'

cerebroleso, demente? Quale io, se si fosse, come da vaste

credenze, tutti assolutamente con la stessa fede, idee,

comportamenti? Il mondo non e' così: perche' non puo'

essere così e non deve essere così. L'idea di condannare

alla morte eterna o alla sofferenza eterna miliardi di

persone, non appare di spirito angelico ne' d'infinita

bonta'. La bonta' non si ottiene creando il terrore nellementi, come ben dimostrano i millenni disastrosi dominati

dal monoteismo. I fatti, evidentissimi per chi vuole

realmente incontrare l'altro per capire e non per

convertire, sono anche nella grande antichissima civilta'

cinese: aspirazione al padre- dio e cristi e colpe

originarie e inferni e religioni non esistono. Perlopiù,

confucianesimo, taoismo, buddhismo e le attuali politiche di

comunismo e capitalismo non concepiscono il dio dei

monoteisti , ne' una potente chiesa, ne' una legge divina

paurosa. Questo per dire che vi e' un altro modo, migliore,

per essere buoni, spirituali e onorare il Principio

Assoluto. Un modo d'essere spontaneo, poetico, gioioso e

strano, e pure prudente, riflessivo e pratico. Il pensiero

duale crea tensione e conflitto, percio' va riequilibrato

nell'Uno, nell'indifferenziato: così il saggio vive senza

scopo. Quel "senza scopo" coglie il Senso. Ed e' anche

nella praticita' non troppo complessa e lenta. Questo

essere poco mentali, cogliere l'equilibrio del gesto, agire

senza sforzo, essere modesti e non volere padroni e' poco

occidentale, ma c'e' in tutti, più o meno. L'autorevolezza

non ha bisogno di essere autoritaria: c'e' imposizionequando non si e' persuasivi. La mente impulsiva considera

solo l'impulso del momento: la mente vasta considera tutto,

percio' non potenzia con la volonta' una frazione del tutto

squilibrandone il pensiero e l'azione. L'intenzione di fare

qualcosa come degli oggetti, e' solo un fare oggetti: invece

non avendo intenzioni la scelta e' vasta, appropriata,

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creativa. E cio' che si fa per se', lo si fa' perche' serve

ovviamente, non per egoica abizione: ci si realizza

nell'essere proprio perche' si vede squilibrio l'affermarsi

con potenza. Si intende che il Tao, forza originaria, in se

stessi viene negato dall'afferrare un pensiero, frammento

del conosciuto e conoscibile, e chiamarlo verita',determinando così la propria convinzione che il resto sia

falso. L'individuo e' un essere, estensione del Tao, e

la sua idea e' solo una provvisoria condizione acquisita.

Non e' il suo giudizio di se', ne' il giudizio altrui. Come

potrebbe il Tao essere un limitatissimo schema intellettuale

elevato a infinita potenza? Una delle tante balordaggini

umane assolutizzate? L'impulso a giudicare e' umano e

utile, ma non e' ne' intelligenza, ne' spiritualita', ne'

compassione. Il Tao, essendo l'essere di tutti gli esseri,

non puo' colpevolizzare ne' Se Stesso ne' altro. Puo'essere solo quello che e', e procedere, essendo Via. Il Tao

e' legge, ma non e' analogo a un regolamento inventato da

alcuni uomini. Essendo potenza non misurabile viene anche

definito Vuoto. Chi ama idolatrare le sue idee e gli

oggetti che costruisce, non capisce e pensa il Vuoto sia il

nulla. Vuoto e' l'opposto di pieno: si intende spirito e

materia. Il nulla non esiste, e il Vuoto e' la forza che fa

esistere e muovere tutto cio' che e', che come

manifestazione e' il mondo fisico, il Pieno. E' una

riflessione logica, e non pretende di essere la verita'

assoluta. E' un fatto molto evidente che nessuno scienziato

puo' negare vi sia un ordine nel mondo: e' il Tao Primario.

Altrettanto evidentemente non c'e' nessuna dimostrazione

sicura di esseri metafisici. Percio' la fede e' essenziale.

Ma la fede rende sicuro quel che non si sa, percio' e' del

tutto inaffidabile, e certo in gran parte falsa. La fede

aderisce a un pensiero per paura e consolazione. Si ribalta

così l'idea che non aggrapparsi a una fede in un'idea

potente sia culto del nulla. Il Taoismo e' fiducia nel

tutto, mentre il teismo e' culto in un'idea inconsistente,

un nulla definito come massima ragione, capace anche dinegare il valore delle leggi naturali cosi' come sono,

preferendogli l'invenzione metafisica. Volendo, il

razionale in fondo e' irrazionale, non dando risposte

assolute all'uomo. E la metafisica e' tutto, solo che non

puo' dimostrare nulla: c'e' solo la fede in una certa logica

e intuizione. Il taoista si orienta verso la relativita' e

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non il dogmatismo, la fiducia e non il fideismo, la

conoscenza sperimentale e non lo scientismo, l'ineffabile

percezione interiore e non il teologismo. La riflessione

filosofica e non il nozionismo e la retorica. E'

contemplativo e trascendente, non credulo e ritale. Dunque

l'uomo nella Via, il "perfetto", agisce così spontaneamenteche e' come non agisse, nel senso che non forza e non

squilibra la sua natura. La frase "compie senza agire",

significa che il concetto taoista "non agire" (wu wei) non

e' il non far nulla, , ma agire in un modo diverso, senza

imposizioni interiori ne' esteriori. Non e' un agire

impulsivo, ma secondo necessita' in modo equilibrato. Non

più una mente dittatoriale, ma un ordine fantasioso.

Importante e' la frase "il perfetto (saggio) vive senza

scopo". Realmente ognuno non conosce se stesso, non conosce

da dove viene ne' dove va, pero' c'e', e questo esserci e'la via dell'uomo, che e' anche la grande Via

dell'Universale. Percio' fondarsi su fedi e scopi sarebbe

azzardato. Se non si sa cio che si e', cio cio' che si

pensa e si fa e' falso. L'essere e' nel presente, percio',

la pienezza spirituale si avra' eliminando le determinazioni

del passato e incredibili realta' future. E' il liberarsi

che ha senso, soprattutto dai dogmi salvifici.

"IL POTENZIAMENTO ECCESSIVO GENERA LA LOTTA"

Eccessivo e' il tentativo di massimo bene, che invece

risulta male. Eccessivo e' usare la volonta' di potenza per

affermazioni ideali, relazionali, materiali. La potenza

causa soprattuto disuguaglianza, guerra, idea fanatica. Fra

debolezza e forza vi e' una via di mezzo che non e' fissa,

ma un dinamico alternarsi del del più e del meno,

guardandosi bene dal poco e dal troppo. Il meglio non e'

neanche una posizione fissa, uniforme per esentarsi da

eccessi e difetti. Ma consiste nella saggezza del sapersi

riequilibrare nelle circostanze nell'orizzonte che va da se'

al mondo. Un potere qualsiasi e' una grave responsabilita':

se ben usato consente giustizia, ma troppo facilmente rendepresuntuosi e folli individualmente e politicamente, nelle

idee come nella antropizzazione della natura. Una sana

coscienza relativizzante e' necessaria. Siccome la Assoluta

Verita', sempre che esista, e' indimostrabile, l'assolutismo

dogmatico puo' sempre dire che la possiede, a disprezzo di

ogni ragione contraria e democratica. Ma i problemi del

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mondo persistono nonostante l'immensita' delle religioni e

della scienza. Che danno meno di quel che tolgono. Il

singolo che si definisca religioso e produttivo, non riesce

ad essere libero di essere nella propria spiritualita', ne'

libero di operare a suo modo: lo determina l'ambiente

culturale. E chi sa distaccarsi taoisticamente da questonon e' asociale: se l'individuo e' libero e felice lo sono

anche gli individui. Ed eccessiva e' anche la normalita'

rigidamente salvaguardata: la compressione e uniformazione

delle coscienze determina genti nevrotiche, se non

apertamente conflittuali. La cosa più patologica della

patologia della normalita' e' non poterla riconoscere: gli

altri la confermano, e gli "specialisti" della psiche e

dell'anima blandiscono, così da poter vendere analisi

"scientifica" e teologia "sacra". "Comandamento" taoista

suonerebbe: restituisci la dignita' al sottomesso e togli lamegalomania al potente. C'e' da ricordare che la cultura di

un popolo la fanno spesso i vincitori di guerre, cioe' chi

ha numero, armi e ferocia: le minoranze pacifiche di solito

perdono.

"IL PERFETTO VA PRIVO DI PREFERENZE E PREGIUDIZI: EGLI E'

OSCILLANTE E DEBOLE NELLA SUA PASSIONE, MA FORTE NEL SUO

INTIMO ESSERE." Questa perfezione e' relativa, non

assoluta, consiste nell'essere ispirati dal Princìpio di

Natura, nell'essere nella Via, che e' comprensione esoterica

(nel senso di essenziale profondita'), salute e felicita'.

Non e' seguire rigorosamente una dottrina, e non e'

presumere di avere il premio assoluto. Questa perfezione si

colloca nelle possibilita' del presente; le potenzialita'

future sono misteriose e indefinibili, non comunicabili

neanche da chi le avesse raggiunte. Un Buddha puo' dare

consigli utili, non la buddhita'. Analogamente un Cristo

vuole ispirare bonta', ma in questo caso non solo con la

persuasione ma anche con la minaccia. Purtroppo questo

pensiero forte ha causato più danni di un pensiero debole:

le filosofie- religioni orientali non condividono ilfondamentalismo religioso monoteista, ne' si sognano per

qualcuno la dannazione eterna. Per il taoista la perfezione

puo' essere intesa anche come stare qui e ora e aperto al

cambiamento. La Natura intera e' stabile, ha fondamenti, ma

e' anche relativita', indeterminazione,

complementarieta'(tre parole significativamente usate per

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definire le recenti scoperte dei massimi geni della Fisica:

Einstein, Heisenbergh, Bohr. Analogamente, il dogma delle

leggi immobili e perfette cosi come le sfere celesti, e'

stato demolito dall'osservazione di un Universo che cambia

anche con eventi estremamente disastrosi. Se c'e'

cambiamento c'e' relativita'. Dunque, colui che procede nonha preferenze ne' pregiudizi. Va notato che le "sentenze"

del Tao Te Ching appaiono estremizzanti e paradossali, se

prese singolarmente e alla lettera. Ma esaminato l'insieme

si nota come si voglia porre un'impressione forte, che serva

a riequilibrare nella mente quell'eccesso che si considera

ed e' troppo comune. Notando un giudicare frettoloso e

conflittuale, si dira' che il saggio non giudica, per

richiamare un bilanciamento verso la conoscenza, la

comprensione, la moderazione. Che e' la definizione di Lao

Tze dello stato umano: per natura l'uomo e' buono. Anchese, con una mente ignorante ma potente, sperimenta male. La

complessita' della dinamica duale viene considerata anche

nei suoi modi estremi, ma dovra' tendere all'equilibrio

centrale. L'azione, mossa dalla mente che ha esperienza,

sara' spontanea. Ci sara' fiducia, non determinazione, da

usarsi solo in casi estremi. E la mente avra' idee, ma non

sara' ideologica: l'esperienza personale e', ma non e'

contro. Così come l'essere e' reale e', ma le parole

tentano solo di descrivere cio' che e'. Così il valore

dell'uomo viene demolito, viene demolito dalle sue stesse

rappresentazione mentali, come se il pensiero fosse

veramente il Se'. Quando il pensiero opprime la psiche e il

corpo, quello e' un vero Se'? Eppure si ama creare e

nobilitare la sofferenza. La mente e' una parte, e se ama

l'intero (uomo, mondo, Princìpio), si mette da parte, si

considera parte integrante. La passione e' bene sia debole:

cio' e' la saggezza dell'uomo equilibrato. Le forti

pulsioni sorgono per compensare la debolezza spirituale. Il

tipo taoista e' forte nel suo essere se stesso, e proprio

per questo non ha bisogno di affermarsi esternamente. La

sua azione fisica e di pensiero e' oscillante: e' armonicoadattamento considerando e sperimentando. Perche' un

pensiero rigido non e' più in grado di considerare la

naturale, necessaria, evidente molteplicita'. Afferrare un

dogma equivale a umanita', intelligenza e trascendenza. Chi

avesse nozioni oltre- umane , e percio' non comunemente

comprensibili, e le insegnasse, non potrebbe essere capito,

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causerebbe distorte interpretazioni fanatiche. Cio' che si

dice di un grande uomo spirituale antico facilmente, non e'

cio' che disse, se poi parlava in modo simbolico- esoterico,

l'interpretazione non finisce più. Anzi, finisce in varie

enormi sette, ben piantate in se', e per questo non più

capaci di vedere le enormi contraddizioni che generano. Nelmodo taoista soffermarsi sulla critica e negazione e'

fondamentale: perche' le "verita'" forti sono false e

distruttive. Riconoscere di sapere poco e' riconoscere cio'

che e'.

Anche se e' gratificante credere di avere delle verita',

insite sia nel rito popolare che nello studio del gnostico.

Se si presume di sapere tutto, per fede, non si potra' più

imparare nulla. Sembra cosa analoga a un programma in un

computer... come si puo' pensare di negare il mondo intero

e il suo enorme potenziale di sviluppo, e afferraresolamente un frammento da ripetere per la vita, e

addirittura per l'eternita'? Il pensare e l'agire e'

spirituale nel qui e ora, che e' il reale tempio del sacro.

Se la vita e' sacra, perche mai le sue fondamenta devono

essere messe, non in se', ma nella sacralizzazione di

qualcun altro, più mito che altro, e nel tempo che non

esiste: passato e futuro? Ovviamente esperienza e orizzonte

valgono molto, ma noi viviamo sempre nell'adesso. L'eterna

ricerca di senso, che si rifletta nel pensiero e

nell'azione, si trova nella mente che non amplifica

frammenti della sua esperienza, ma che tace lasciandola

riequilibrarsi per dare l'intuizione migliore. E' quella

che il notevole saggio Jiddu Krishnamurti definì "azione

senza scelta". Calcolo e riflessione sono indispensabili,

ma non sufficienti: il pienamente umano e' ben oltre.

Sapendo centrarsi nel Tao e' la Consapevolezza Primaria che

agisce. L'opinione e' un frammento che per affermarsi si

deve esaltare; l'opinione che invece considera la

molteplicita' delle opinioni, coglie la vastita' e la

complessita', onora l'Assoluto. Percio', si cerchera' di

non essere limitati spiritualmente dai pregiudizi, opinioniparziali e rigide. Se un fatto e' un fatto, che bisogno

c'e' del credo, del dogma, della propaganda? Basta indicare

e verificare. E se invece sono idee, non sono fatti, non

hanno prove reali, solo argomentazioni. Il pre- giudizio e'

ogni giudizio, in quanto arbitraria valutazione. Presumere

che un giudizio particolare, o il giudizio in assoluto

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vengano dal cielo serve al proprio potere. E se in nome

dell'ordine e della moralita' si falsifica, reprime e

colpevolizza, si avranno bacchettoni e rivoluzionari.

L'uomo e' cattivo nella misura in cui la sua cultura e'

misera, compreso il culto del giudizio. I diritti e i

doveri che gli uomini umanamente autodefiniscono non darannovendette, saranno con dispiacere sanzionati gli errori

individuali, oltre che valutate le possibili cause culturali

e organizzative. La forza di un popolo senza idee forti e'

la sua armonia, felicita', pacificita'. Si armera' per

difendersi solo in casi estremi e con dispiacere. Esempio

emblematico e' lo stesso Lao Tze, che lascio' la Cina

disgustato dalla situazione politica di allora. La storia

registra che, quasi sempre, i potenti si affermano

violentemente sui pacifici e modesti. Solo la loro

coscienza disturbata li fa riorientare verso una parita' didiritti. Pure la religione monoteista si e' espansa con la

forzatura. Non così il taoismo, che per sua natura non e'

proselitista. Eppure ha una certa diffusione, ed e'

considerato una delle nove religioni universali (capaci di

espandersi ben oltre il paese d'origine). Comunque, questi

taoismi religiosi di vario tipo hanno anche poco a che

vedere col semplice Tao Te Ching. Le rappresentazioni del

Reale sono in linea di massima fuorvianti. Il simbolo

accenna a qualcosa, ma non e' quel qualcosa, che e'

malamente compreso o sconosciuto. Tutte le creazioni della

mente hanno un valore molto relativo, per cui l'attaccamento

a idee e oggetti causa ben piu' problemi di quanti ne

risolva. Avendo una visione ampia, la particolare passione

non appare più rilevante. E' la debole spiritualita' che

tenta di farsi forte aderendo tenacemente a impulsi e

rappresentazioni della mente. Se si riflette sulla

condizione umana fondamentale (paura, ignoranza,

debòlezza...), si vedono i motivi profondi realmente

esoterici dei tentativi di potenza eroici, ideologici,

mistici, economici. Questi sistemi, anche intelligentissimi

e seguitissimi, crollano di fronte a semplici obiezioni, cheovviamente non considerano o liquidano con un sofisma o un

dogma. Ad esempio, se c'era l'eta' dell'oro, o il paradiso,

la perfezione nel brahman, che senso ha la caduta in questa

sanguinosa Storia, in questa miserabile modernita'? Se la

parola del dio e' così importante, perche non si mostra così

da chiarire che c'e' e chi lo interpreta correttamente? Se

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l'anima esiste, come puo' essere definita e giudicata se

cambia continuamente? E l'io reincarnato che non ha memoria

dell'io precedente, come puo' essere sempre quello? Si

snobba il metodo scientifico per via che non da' risposte

alle classiche domande esistenziali: ma la risposta c'e', ed

e' "non si sa'". Ma una verita' che renda modesti nonpiace. Eppure ci sono anche molti che la capiscono, come i

buddhisti, che non credono in un dio, e non considerano

utile discuterne. Disse il Buddha: non conoscete voi

stessi, come potete conoscere una divinita'? La debolezza

del sapere di non sapere non e' effettiva, e' resa tale

dalla demolizione della autostima esercitata dalla classe

dirigente politica e religiosa. Chi si rende potente

convincendo e obbligando, rovina l'altrui spirito e il

proprio. Tutto cio' e' agire inutile: togliendo di mezzo il

falso, anche se il buono e' poco, si otterranno meraviglie.Secondo questi princìpi si dovrebbe comportare anche il

governo.

"IL SAGGIO CONFONDE QUEI CHE SANNO"

I sapienti normalmente affermano e credono di sapere delle

verita'. Di fatto vi sono molti "sapienti" che proclamano

"verita'" diverse fra loro. Questo non e' solo ricerca del

sapere e sviluppo di una teoria (e prassi), ma c'e' in

ognuno il bisogno di definirla vera, e cio' e' fede. E la

dottrina creata viene esaltata, e le altre sminuite. La

mente fideista e retorica stabilisce a priori le sue idee

sacre e logiche, banalizzando le altre, ignorandole,

giudicandole erronee e pericolose. Il costume più

inquietante si ha quando la condivisione di un'idea settaria

diviene della maggioranza, allora una ideologia particolare

non si dice più setta, ma normalita'. Diventa chiara

evidenza. Invece il saggio, che considera le molte idee

obiettivamente, nota le mille contraddizioni, non si crea

miti, e smentisce i supponenti. Egli confonde quei che

"sanno" anche perche' non si presenta, e non vive allo

stesso modo.

"VI POTREBBE MAI ESSERE UN CREATORE, UN PADRE PER QUESTO

SUPREMO (la Via, il Tao)?"

L'eterna domanda se vi sia un cretore di tipo personale per

l'universo, e' stata considerata, e la risposta e'

implicitamente negativa. Contrariamente ai monoteisti per i

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quali un dio e' logico e necessario. Nel taoismo viene

inteso che l'universo con le sue leggi e' l'Eterno: risalire

ad altro sarebbe inventare. Se tutto nasce da

qualcos'altro, allora anche un dio creatore dovrebbe essere

stato creato, e cosi retrocedendo all'infinito. Ma cio' e'

assurdo. Per cui i teologi stabiliscono arbitrariamente chebisogna risalire al dio, e non oltre. L'astuzia di questi

credenti e' incredibile: per dare una prova di ragione hanno

discusso per secoli sulla cosiddetta "prova teleologica".

"Cio' di cui non posso pensare niente di più grande esiste

ed e' Dio". Tutto qui. Non hanno pensato che il pensiero

in pochi attimi fa il giro dell'universo, immagina altri

infiniti universi, e gli dei di quegli universi, e un

superdio che li governa, ecc....? La capacita' di

fantasticare non dimostra che quelle cose ci sono. Inoltre,

come si possono attribuire caratteristiche umane a un essereche non e' corpo umano ma spirito, ed e' infinitamente

grande e potente, ed esiste anche senza mondo. L'umano e',

perche' generato da umano, ma e' così com'e' perche' ha un

corpo e un ambiente. Un dio che vivesse nel nulla, come

potrebbe avere caratteristiche umane?. I credenti amano la

metafora del dio- padre: ma il figlio cresce e diventa come

il padre, e poi anche più capace del genitore vecchio.

Sarebbe più azzeccato dire che il padre crea un altro padre

come lui, e magari un po' meglio. Ma questo non va bene:

vogliono pensarsi eterni pargoletti bisognosi del padre

potente. Un'altra metafora che trovano assolutamente

probante e' che, se c'e' una casa un uomo l'ha costruita, e

se c'e' un uomo un altro uomo piu' grande l'ha creato. Ma

impostando l'esempio più correttamente: una casa non crea

un'altra casa, un uomo non crea un altro uomo, e l'universo

non dipende da un altro universo, ma e' completo in se'

stesso. Se l'uomo derivasse da uno spirito dalle

caratteristiche interiori simili, che dire degli

innumerevoli esseri viventi, delle forze della natura, dei

milirdi di corpi celesti?. Miliardi di dei?. Si puo'

vedere che le analogie si rigirano come si vuole. Di basec'e' la mente coi suoi bisogni, i suoi schemi e i suoi

attaccamenti ad essi. Con Tao si intende l'universo che

include la sua origine e si sviluppa in se', non come causa

dipendente. Così come l'uomo non compare ne' viene

assemblato, ma cresce da se' analogamente al mondo. Se si

pensa che l'uomo e' pur piccolo e limitato per essere

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analogo all'universo, si pensi pure al big bang: una

scintilla senza nessuna realta' o coscienza. Pur se dalla

infinita potenzialita'. Quando si cerca un dio bisogna solo

credere in esso, non si vede mai. Se invece si cerca il

Tao, basta guardarsi intorno, così come sentirsi. E' il

solo "dio" visibile, che non ha bisogno di una religione chelo rappresenta: lo si vive vivendo. Così, la

responsabilita' e' del tutto umana, e vasta, non di una

interpretazione particolare resa dogma da una fede. Ogni

metafisica e' pur sempre indimostrabile. Se un pensiero

religioso e' il bene, non dovrebbe negare ne'

l'individualita' nell'autedeterminazione, ne' la

molteplicita' di pensiero. E si dovrebbe tradurre in

opinione intima, mai in legge popolare, ne' condizionante

propaganda. Un movimento di pensiero che non miri a potere

e denaro va limitato ad una semplice associazioneculturale. Se ad una vasta setta si sottrae il superfluo, e

si organizza la pari informazione, allora si avra' scelta

piu vera, e si vedra' quale cultura veramente merita. La

verita' non ha bisogno di essere imposta per manifestarsi.

Se anche consideriamo la più vasta e meno internamente

divisa religione, l'islam, contiamo circa un quinto di

aderenti nel mondo: dunque da quel punto di vista quasi 5

milirdi di persone dovrebbero essere contro l'Essere

Supremo?. Fedi così drastiche hanno causato infinite

sofferenze e, comunque, anche solo a livello di idee sono

gravemente offensive per la stragrande maggioranza degli

esseri umani. L'avanzata del pensiero relativista consente

di sviluppare il proprio orientamento, ma viene definita dal

clero dittatura: ma la dittatura e' dove si vuole, determina

e mantiene il pensiero unico. Questo clero e'

antidemocratico. E' pensabile, e sperabile, un

cristianesimo che si liberi dalla vergogna dei suoi millenni

di storia, cancelli i dogmi, proponga liberta' di ispirarsi

alle varie interpretazioni cristiane e teistiche, moderando

il pregiudizio verso altre religioni e filosofie.

Ritornando a Lao Tze: perche' il Supremo non ha un padre?.Perche' l'essere e', e non puo' non essere. Dunque, nel suo

inizio non puo' essere originato. Così la sua realta' non

puo' essere definita in alcun modo umano. Tentando una

indicazione si puo' dire che e' pura potenzialita', e

nient'altro. E quell'Ente Assoluto si auto- sviluppa

nell'universo. Nutrendosi di potenzialita' e di

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consapevolezza gradualmente acquisita. Cio' spiega la

spesso misera condizione umana: non e' perdita della

perfezione, ma la sua spaesata ricerca. Altre spiegazioni

possono essere date dalla pulsione a trovare il senso di se'

dove e' più facile spiegarselo: se il presente non soddisfa,

nel futuro c'e' la morte o bisogna realizzare cio' che nonsi sa', non resta che credere nel passato: se allora c'era

la perfezione, sara' anche possibile riconquistarla. Ma se

credere non e' sapere, aspettarsi la vera vita non e'

viverla. Nel presente c'e' il viaggio passato e l'incognita

del viaggio futuro, ma e' adesso che si cammina. Il

viaggiatore in realta' non ha meta, e' il viaggiare che

vuole. Così come il Tao e' la Via.

"L'UNIVERSALE NON CONOSCE L'AMORE, EGLI TRASCENDE

L'INDIVIDUALE CHE GLI VALE SOLO COME MEZZO"L'Essenza, Spirito, Legge, Senso dell'universale come

dell'umano e' insito nella sua manifestazione: la Natura

sensibile e comprensibile. Non agisce in termini di amore,

così come lo intende l'uomo nobilitando e divinizzando

pulsioni, passioni, idee morali. I bisogni biologici e

sociali di un uomo riguardano l'aspetto della sua

particolare necessita' nella sua condizione. Altro aspetto

da considerare e' il suo divenire culturale. Altro ancora

il suo essere nella Legge universale. Questo ultimo fattore

considera una realta' più alta, vasta, gli orizzonti dello

spirito. E' un fatto che la Legge Naturale e' così che

uccide e fa soffrire. Anche per cause non umane: terremoti,

alluvioni, malattie. Non vale attribuire le cause ne' a

uomini ne' a dei. E' la Legge che e' così. C'e' insieme

sia cio' che ci piace, sia cio' che non ci piace. Il Tao,

si puo' dire che ama e sostiene tutte le cose, ma e' anche

indifferente e distruttivo. Dunque non non si dovrebbe

esaltare l'amore come princìpio universale. Esaltarlo e'

causare divisione conflittuale nell'intendimento della

natura e dello spirito del Reale. L'equilibrio e' coltivare

umanamente la necessaria gentilezza e pacificita', assiemealla necessaria indifferenza e autodifesa. L'intento di

fare il bene porta spesso il male. E, un individuo

riconosciuto come grande benefattore, puo' essere anche da

altri detestato, diviene modello inarrivabile così da

mortificare l'uomo normale, nega il valore dell'occuparsi

principalmente di se stessi. Quest'ultimo e' naturale, non

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egoismo, mentre puo' essere egoico occuparsi degli altri per

ricavarne plauso e sentirsi santi. Il necessario soccorso

e' doveroso e normale, non e' da usarsi per gloria personale

o per dare prestigio a un'ideologia. Cio' che spesso si

alta religione o filosofia, deriva da un basso impulso

biologico, e la mente superstiziosa e fanatica loassolutizza. La paura della morte deve essere quasi

necessariamente sedata con l'idea dell'immortalita'. Il

Taoimo non assolutizza la speranza, e neanche cinicamente la

nega, ma ritiene equilibrata una moderata fiducia. Così non

si utopizza l'amore universale, ne' si provoca guerra, ma si

crea tranquillita' e al massimo una tensione che non

precipita nella distruttivita'. L'immensa retorica

sull'amore rappresenta più che altro il bisogno di

riceverlo, in un cultura che lo nega. Sostenere

contemporaneamente antagonismo e amore fra tutti genera laguerra santa e l'amore che uccide. I retori dell'amore

religioso troppo spesso si forzano verso il prossimo

innaturalmente, cacciando dentro se' tanto odio, da

desiderare per la stragrande parte dell'umanita' le peggiori

sofferenze in eterno. E questa non e' dottrina rivelata e

imprescindibile, ma interpretazione tenebrosa e interessata

di un potere teologico. Affermare positivamente l'amore e'

falsificarlo: occorre invece rimuovere cio' che impedisce

l'effettiva manifestazione di comprensione, gentilezza,

reciprocita'. E occorre scambio equilibrato: l'amore a

senso unico non funziona. Il cristianissimo "ama gli altri

come te stesso", puo' essere vera umanita' e giustizia?.

E' inevitabile che ciascuno si occupi più che altro di se'.

Anche l'interesse per i familiari cadrebbe se non ci fosse

reciprocita'. E uno non puo' amare sei miliardi di persone,

se non del tutto astrattamente. Infatti, se manca cibo e'

amore il cibo dato. Ma e' la stessa potente cristianita'

che trattiene il valore del cibo che manca nel mondo in armi

atomiche, o negli immensi tesori delle chiese. Una difesa

che non minacci di distruggere il pianeta non e' fattibile?.

Ed e' blasfema l'idea di una chiesa che si fa povera persfamare gli affamati?. Per il clero senz'altro, ma il

comandamento del cristo non pare si riduca alle benedizioni,

ne' escluda chi ha altre idee sul sacro e sulla vita in

genere. Un palloncino di lattice che difende da gravi

malattie e da gravidanze insostenibili o indesiderate, per

questo clero e' innaturale e immorale: ma gli va bene

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l'intenzione di non procreare usando il metodo della

temperatura (che non e' efficace), e tutta la tecnologia che

gli consente il loro denaro. Il religioso ti ama se gli

consenti di dominarti; se lo critichi ti odia, o ti

considera un miserabile da convertire. Diversa e' l'etica

taoista: in linea di massima ognuno si fa i fatti suoi, ec'e' l'eguaglianza nella diversita', ben alternativa alle

culture della diseguaglianza e omologazione. Non si e'

migliori con la passione e il sacrificio, e' illusorio, si

diviene peggiori. L'esaltazione e lo sforzo sono gli

eccessi del buon operare e dell'impegno, percio' portano un

illusorio bene e un reale male, che rimane tale perche' non

si puo' riconsiderare la base di partenza: il dogma del

massimo impegno. L'uomo che così perde in liberta', in

vita, accumula cattiveria inconscia, che in qualche modo

danneggia se' e gli altri. Tutto cio' richiama una falsita'culturale, e una falsita' dell'uomo in quanto uomo.

Falsita' nel senso che accampa ragione e invece e'

soprattutto potenza, che non va usata in quanto inutile e

dannosa. Persino lo spirituale viene usato per la potenza.

Uomini contro la natura, uomini contro altri uomini, uomini

servi di altri uomini. E la mente storica registra e non

capisce. I taoisti sono alternativi a tutto questo.

Ammettiamo per un solo momento che la frase apparsa in un

cerchio nel grano sia di divinita', o di un civilta'

superiore: essa era all'incirca "non ammettiamo l'inganno".

Se si rivelassero il mondo cambierebbe, e quella frase

potrebbe essere l'insegnamento piu' importante e radicale.

Inganno significa credere e far credere cio' che non e'.

Significa essere onesti di natura. significa mente senza

manie di grandezza. Significa che l'inganno e' una

caratteristica della cultura dominante globale, in primis

del capitalismo e del monoteismo. Sarebbe un immenso

insegnamento per un fondamentale cambiamento. Ma non si

puo' farci conto, perche' questi Supremi, se ci sono, si

sono sempre comportati in sintonia con le intuizioni

taoiste: "non interferire", e "chi sa non parla". Spettaagli uomini lo sviluppo della coscienza nel vero libero

arbitrio. Liberta' che non esisterebbe se ci fosse una

verita' rivelata palese, e neppure con quella determinata

per fede. Il richiamo taoista al wei- wu- wei (agire senza

agire, lasciare emergere la Legge in se', non forzarla con

limitati schemi mentali), e' richiamo a seguire l'Assoluto,

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che "parla" con l'immanenza nel mondo manifesto, non con

limitante e interpretabile linguaggio. E, sapendo utile le

scienze e le interpretazioni del mondo, si avra' uno sguardo

vasto e imparziale, ben oltre la condizione di singolo e di

gruppo. Oltre i condizionamenti, la chiusura del credere di

sapere, le suggestioni sia deprimenti che esaltanti. Se e'bello e necessario avere utopie, che siano splendide! Non

le visioni apocalittiche generatrici di assolutismi,

fanatismi, miseria, massificazione. Il sentimento di Lao

Tze parla così: "Vago incerto e indeterminato come il mare":

questo e' capire la vita e il mondo, non afferrarne un

frammento. Il senso pratico non deve mancare, ma e'

nell'orizzonte di vasta e fantasiosa avventura del vivere.

C'e' chi obietta che in Lao Tze non c'e' una efficace legge

morale, e che non e' applicabile come ordine di uno Stato.

Ma non e' questo il suo scopo, e non si ottiene con questimezzi. Le leggi sono un ordinamento provvisorio, ed e' la

saggezza degli individui che le migliora. Il Tao si

comunica, non si impone. Non e' riducibile ad ispirare

piccoli movimenti di tipo hippy, dadaista, spontaneista,

naturalista, meditativo, antimodernista, tradizionalista,

arancioni, tantrici, di praticanti delle arti marziali,

ecc... E' nel Tao- pensiero l'antichissima e popolare

tradizione cinese, ben presente ancora oggi anche nel resto

dell'oriente. Non a caso la bandiera della Corea ha il

simbolo del Tao. Il sentire taoista non e' molto importante

in un mondo di culture affermate molto con la propaganda e

la violenza. Ma i suoi caratteri sono universali,

conclamati o latenti che siano. Sono ovunque si voglia e

ottenga liberazione dall'oppressione, democraticita', stato

laico, rispetto, più uguaglianza, informazione corretta,

serenita', creativita', fantasia, responsabilita'. L'uomo

che vive questa sua vita e' un Tao nel Tao molteplice, e un

mezzo per ulteriori realizzazioni. Ma e' anche un fine per

quello che e' adesso, siccome risultato di vite passate,

siccome la Via vive nell'esserci ora, e siccome non ha senso

pensare a un domani infinito. Questa non e' fede nellareincarnazione, ma un semplice logico pensiero nel quale si

puo' avere più o meno fiducia. Nell'orizzonte di pensiero

di Lao Tze c'e' una decisa fiducia nel capire il mondo

manifesto, ma per quel che riguarda il metafisico, la

fiducia e' estremamente vaga e soggettiva. Mai si potra'

armarsene per demolire il corpo o la mente di qualcun altro.

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L'uomo e' un mezzo dell'Universale, percio' e' Natura

totale. La sua dipendenza e' da quella, che non e' un'idea.

Chi vuole dominare in nome della Legge Naturale, nasconde di

voler dominare per le sue stesse idee: sotto al credo e alle

sue parole c'e' la vanita' della superiorita'. Il

darwinismo ideologico c'e' anche nell'indicare paradisi einferni, non solo nella guerra alla razza inferiore. E c'e'

nel massimalismo morale, rigida auto- imposizione contraria

alla naturalezza e alla versatilita' culturale. Affermare

di essere spiritualmente elevati e' in sostanza presunzione

che impoverisce e fa danno agli altri. Contemplare il Sacro

Tempio del Mondo e' poter guardare sempre oltre: la' dove

non si guarda mai. Non costruire templi alle idee, a

"verita'" che non ci appartengono. Le migliori qualita'

umane non vanno ne' imposte ne' costruite, ci sono gia',

vanno liberate. Non c'e' bisogno di esaltare l'amore,sentimento di unita', ma di liberarlo dai dualismi

assolutistici che lo opprimono. Chi identifica il male nel

diverso da se', non puo' che odiare, e se non puo'

manifestare il suo odio, lo copre con la parvenza della

bonta'. Questa perversione e' inganno e autoinganno. E'

non giudicando che c'e' unita'. La negazione dell'amore non

e' negazione della bonta', gentilezza, pacificita',

poeticita', sentimento, sessualita'. E' negazione di una

mitizzazione, di un massimalismo etico che vorrebbe

pacificare il mondo, ma così ponendosi genera anche, e

soprattutto, ulteriore conflitto. Le distorsioni degli

eccessi culturali vanno ridimensionate riappropriandosi

della naturalezza. E non va spacciato per Natura cio' che

e' passione per un'idea. Il Tao della natura del singolo e

del mondo non e' regola dottrinaria, ma ispirazione. Lao

Tze sentenzia per evocare l'altrui osservazione e

riflessione. L'equilibrio dinamico non ha regole fisse. Le

decisioni puramente e limitatamente umane non hanno granche'

di assoluto. Se l'Assoluto e' mistero, non puo' essere

definito idealmente e ritualmente in alcun modo: dunque chi

lo proclama non e' credibile. L'uomo ha dei bisogni, unoimportante e' l'identita', da cio' la passione per le

costruzioni mentali che sembrano essere l'Io. Se si dice ai

cultori delle passioni e delle idee di lasciarle perdere,

essi si spaventano: non vedono altra identita'. C'e' solo

lo stettamente personale , e non la vastita' dell'esperienza

umana. E' questa comprensione il reale "amore".

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"L'UNIVERSALE E' ETERNO. E' ETERNO PERCHE' NON E'

INDIVIDUO."

L'individuo dura poco quando poca e' la sua interiorita'.

In quanto corpo - mente dura vari decenni, tranne accidenti.

Ma se il corpo o la mente non sono adeguati perisce prima.Egli, in quanto persona che si percepisce separata

dall'Universale, non ha orizzonti. Ma, in quanto si senta

unita, non ha limiti. In questo senso, la dualita'

complementare, che e' dinamismo e sviluppo, e' all'opposto

del dualismo conflittuale Principio - mondo, bene - male,

spirito - materia, io - altro, vero - falso. Non ha limiti

perche', come il Tao e' sia Uno che Tutto. Si puo' anche

dire che e' come il teista che desidera seguire il volere

del dio in cui crede. Tranne che egli segue un'idea di

divino, mentre il sentimento comporta un fiducioso abbandonoa cio' che e'. Della vita dopo la morte e' meglio non

occuparsene. Sappiamo così poco della vita, come potremmo

sapere di un'altra dimensione. L'argomento va appena

sfiorato, lasciando fiducia a infinite e migliori esistenze

non ben definibili. Mai ci si fondera' sulla paura della

morte, indicando sottomissione e sacralita' di un'idea,

rinchiudendo il sacro in un tempio, brandendo figure di

uomini sofferenti. C'e qualcosa di profondamente deteriore

in questo, che andrebbe analizzato. Visto che ben altre

immense popolazioni hanno simboli di gioia e bellezza, e si

manifestano più sereni. L'orientamento immanentista e'

percezione non solo del mezzo mondo non teista, ma più o

meno insito in tutti coloro che hanno una fede debole e

contraddittoria. E, si dovra' pure considerare l'immenso

numero di coloro che non hanno scelto, ma acquisito la fede

per tradizione. In Lao Tze, oltre questo immanentismo, la

metafisica e' appena sfiorata. Perche' le speculazioni

sulla Essenza primordiale sono poco utili. La razionalita'

dell'inconoscibile e' razionale quando la fede dice che e'

razionale. E diventa anche la sola realta' a scapito del

Mondo Reale, che sarebbe irreale, e dello scibile, chesarebbe irrazionale. Tutto questo credere solo per non

ammettere che, oltre quello che si puo' conoscere, c'e' solo

opinione o fitto Mistero. Se la fede dimostrasse la

verita', sarebbero vere 6.000 religioni e 30.000 credenze.

Dunque sarebbero tutte estremamente relative e di pari

valore. La verita' assoluta non l'ha trovata neanche la

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ragione piu' alta, ne' la scienza. E se una sola fede fosse

vera, noi non potremmo sapere quale, per via della

limitatezza del sapere individuale, per via che siamo

ampiamente determinati dal nostro specifico ambiente

culturale e perche', in linea di massima e' l'uomo in quanto

uomo che non pare in grado di risolvere i suoi dilemmiesistenziali. Ogni fede si auto-celebra. In particolare,

le più drammatiche trovano aderenti per via del forte

impatto emotivo che le loro dottrine generano, e cio' le ha

rese e le rende pericolose, per via del dramma interiore che

i seguaci spesso vivono. E, nella misura in cui questi

aderenti sono tranquilli, com'e' possibile non si rendano

conto che forse stanno compiendo un errore fatale rifiutando

un altro teismo profetico, e che questo gli puo' costare

l'inferno?. Sorge il legittimo dubbio che la mente

cosciente insceni una farsa per pacificare l'inconscioangosciato. Dentro non credono, e lo palesano con una

certezza che non ci puo' essere, spacciandola per "grazia

divina", "essere in cristo", e via evocando suggestioni. La

loro "ardua via del signore", che rifugge da "vie facili",

pure trova immensamente arduo non avere fede, ed essere

spiritualmente autonomi, e per quello trova ben più

confortevole appoggiarsi a una grande chiesa e ad un grande

padre. La piccola individualita' ha bisogno di grandi

conferme per sentirsi esistere, mentre la grande

individualita' non ha più bisogno di affermarsi come ego, e'

vasta nel Princìpio. Vive l'Eternita', senza bisogno di

cercarla inutilmente nel convincersi e convincere.

"ONDE IL PERFETTO E' SCOMPARENDO CHE SI RIVELA, E'

ESAURENDOSI CHE ACQUISTA UN ESSERE INFINITO, E' PERDENDOSI

CHE DIVIENE INDIVIDUO." Le manie individualistiche, tipiche

di molti uomini, sono arroganza inutile e dannosa. Sono

rappresentazione del carente Se', che desidera essere

conscio e libero, ma non trova mezzi che la prepotenza. Le

"proprie" caratteristiche, che individuano l'essere, vengono

da qualcos'altro, proprio come la "propria" genetica e ogniatomo del corpo. Sono cognizioni esterne assorbite. E' la

complessita' di questo processo a fare di ognuno un caso

unico. Ma la sua vera identita' inizia quando perviene a

quel valore in più che e' la consapevolezza. Liberandosi

dei condizionamenti e delle dipendenze diviene autonomo. E

cio' che perde e' la sua inconsistenza, quella che compensa

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il non esserci con la megalomania. Percio' non ha più

bisogno di apparire e sembra scomparire. E' la grandezza

della modestia, da non confondersi con la finta modestia di

quelli che così si atteggiano sentendosi grandi santi. Cio'

che si perde e' l'io granitico e fragile primitivo, quello

della forza bruta, del furore passionale, della fedeassoluta. Cio' che tanti cosiddetti religiosi continuano ad

esaltare, spacciandolo per grandezza spirituale. Si

renderanno mai conto che l'essere veri non si trasmette

convincendo a un'idea fondata sull'emotivita'?. Che si

ripetono sempre le stesse cose proprio perche' sono deboli e

occorre martellarle continuamente?. Che non si vuole

convincere gli altri per amore, ma per ri- convincere se

stessi?. Che si ama sentirsi superiori, proprio perche' ci

si sente inferiori?. Che si esalta l'interiorita' con le

parole, ma che nei fatti e' solo potente esteriorita'?.L'opposto e' il taoista, che perdendo tutto questo essere

fuori di se' trova l'Individuo che in altro modo era solo

cercato. Che esaurendo la finzione rappresentativa della

Realta', puo' ascoltare il Se', specchio dell'infinito

Princìpio, il Tao. Chi si perde si trova, e' la Legge del

divenire: si rinnova il corpo, e così si deve rinnovare lo

spirito. Non e' naturale ne' vitale pensare a un'anima

fissa, a idee sempre uguali, a un ideale dove il tempo e'

fermo, dove non c'e' niente di nuovo. Non e' vita, non e'

spirito, ma fissazione. Lo scomparire trova anche il suo

parallelo nella vita pratica: ritirandosi in vari modi dal

sociale, ci si da il tempo e lo spazio per trovare la

propria dimensione più autentica. Il problema e' che oggi

stare nella confusione sembra quasi necessario. Ma e' quel

quasi che cipuo' liberare. Chi vede la crescita economica e

la conformita' come necessarie, forse non pensa neanche ad

alternative, o sotto sotto le invidia. Così critichera' e

vorra' interferire: egli richiama ancora il condizionamento,

essendolo, non potendo fare altro. Occorre pazientare e

procedere per la propria via.

N.8

IL PERFETTO E' TERRESTRITA' NEL DOMINIO DELL'ESSERE

IMMEDIATO. PROFONDITA' NEL DOMINIO DELL'ANIMA. AMORE NEL

DOMINIO DEL SENTIMENTO. VERITA' NEL DOMINIO DEL PENSIERO.

SVILUPPO NEL DOMINIO DELLO SCOPO. FORZA NEL DOMINIO

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DELL'AGIRE. OPPORTUNITA' NEL DOMINIO DELLA PRATICA.

 

La Virtù è simile all'acqua, prende la forma di ogni cosa.