Origene Commento al Cantico dei Cantici

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  • 8/13/2019 Origene Commento al Cantico dei Cantici

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    O R I G E N E

    COMMENTOAL

    CANTICO DEI CANTICI

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    LA VITA

    Origene nacque intorno al 185 ad Alessandria dEgitto. Il padre Leonida, che era cristiano, ne

    cur leducazione, iniziando per tempo il giovane allo studio della sacra Scrittura. Leonida fu arre-stato e confess la sua fede col sangue al tempo di Settimio Severo, intorno al 202-203, e Orige-ne, primo di molti fratelli, per qualche tempo fu maestro di scuola, per sovvenire alle esigenze del-la famiglia. Ma, non ancora diciottenne, fu incaricato dal vescovo Demetrio di curare la preparazio-ne al battesimo dei catecumeni: in tale compito egli si distinse in maniera tale che, tornati tran-quilli i tempi, il suo insegnamento fu conosciuto molto al di l dei limiti della scuola catechetica.Vennero a lui anche uditori pagani, si che a partire da un dato momento Origene divise la scuola indue corsi: uno elementare ad uso dei veri e propri catecumeni per la preparazione al battesimo, te-nuto dal suo amico e allievo Eracla; un corso superiore di cultura cristiana, aperto a tutti, anchenon cristiani, impostato sullinterpretazione sistematica della sacra Scrittura e ovviamente tenutodal gi famoso esegeta. Allincirca in quel tempo Origene, spinto da giovanile entusiasmo e inter-

    pretando troppo alla lettera Mt. 19, 12, forse anche per evitare dicerie perch la scuola era fre-

    quentata pure da donne, si evir.Ormai la fama di Origene era diffusa per tutto lOriente, ed egli cominci ad essere chiamato

    di qua e di l, sia per confutare eretici sia per proporre il suo insegnamento sia per accostare pa-gani di alto rango che avevano interesse per la religione cristiana: in tal senso egli ebbe vari con-tatti sia col governatore romano dellArabia, sia, ad Antiochia, con Giulia Mamea, madre

    dellimperatore Alessandro Severo. Fra i molti cristiani che fuori dallEgitto si legarono a lui con

    profonda amicizia ricordiamo i vescovi Alessandro di Gerusalemme, Teoctisto di Cesarea di Pale-stina, Firmiliano di Cesarea di Cappadocia.

    La grande fama di Origene cominciava a dare ombra al vescovo alessandrino Demetrio, il cui au-toritarismo malamente poteva tollerare a fianco a s un dottore di fama ormai universale e che

    perci egli considerava troppo indipendente nei suoi riguardi. Comunque la rottura definitiva si eb-be solo intorno al 230. Di passaggio per Cesarea, Origene fu ordinato prete da Alessandro e Teoc-tisto, senza che Demetrio, da cui Origene ecclesiasticamente dipendeva, fosse stato preavvertito.Demetrio consider il fatto come un affronto alla sua autorit e fece condannare Origene da dueconcili tenuti ad Alessandria. Considerando ormai insostenibile la situazione in patria. Origene pre-fer abbandonare lEgitto e stabilirsi a Cesarea di Palestina, ove apr una nuova scuola, che ben

    presto divent famosa in Palestina, Siria, Arabia, Asia Minore: fra i suoi discepoli fu Gregorio ilTaumaturgo, levangelizzatore del Ponto.

    Se Roma aveva confermato la condanna che Demetrio aveva fatto infliggere ad Origene, lechiese dOriente in grande maggioranza non ne tennero conto, s che il grande studioso non solo

    pot continuare la sua opera di maestro, ma lintegr con la predicazione in chiesa, che tenne conscrupolosa diligenza, mentre si moltiplicavano i suoi viaggi per richieste che giungevano dogni par-te. Rimase celebre la sua disputa con il vescovo Berillo di Bostra, la cui dottrina trinitaria suscita-va profondi sospetti: Berillo alla fine della discussione si alline sulla posizione di Origene.

    Durante la persecuzione di Decio (250), il grande maestro fu arrestato e, nonostantelavanzata et, fu sottoposto alla tortura, che sopport senza cedimenti. In questa occasione il ve-scovo di Alessandria, che allora era il suo antico allievo Dionigi, lo riconcili con la sua chiesa. la-sciato in libert, ma ridotto in cattive condizioni di salute per gli strapazzi subiti, Origene mor nel253 a Tiro, in Fenicia, dove si era ritirato non sappiamo per quali motivi.

    Nota:

    La presente traduzione del Commento al Cantico dei canticidi Origene fondata sullatraduzione latina di Rufino.

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    PREFAZIONE

    Questo epitalamio, cio carme nuziale, mi sembra che sia stato scritto da Salomone a modi azione drammatica, ed egli lo ha cantato a guisa di sposa promessa che va a nozze e che ar-de di amore celeste per il suo sposo, che il Verbo1di Dio. Infatti lo ha amato, sia lanima che stata fatta a sua immagine sia la chiesa. E questo libro cinsegna anche quali parole ha usatoquesto magnifico e perfetto sposo rivolgendosi a colei che a lui era unita, sia anima sia chiesa.Inoltre da questo libro, che si intitola Cantico dei cantici, apprendiamo che cosa abbiano dettoanche le giovani compagne della sposa che stavano con lei, e che cosa anche gli amici e i com-pagni dello sposo. Infatti anche agli amici dello sposo stata data la possibilit di dire qualco-sa, almeno quello che avevano udito dallo sposo, mentre si rallegravano della sua unione con lasposa. Infatti la sposa si rivolge non solo allo sposo ma anche alle giovani, e a sua volta lo sposoparla non soltanto alla sposa ma anche ai suoi amici. A questo alludevamo quando sopra abbiamodetto che il carme nuziale stato composto a mo di azione drammatica. Infatti definiamo a-

    zione drammatica come quando una rappresentazione messa in scena lazione in cui sonointrodotte varie persone e, mentre alcune entrano in scena ed altre si allontanano, la tramadella narrazione svolta da alcuni personaggi che si rivolgono ad altri.

    Il nostro testo contiene queste singole scene disposte in ordine, e tuttora la sua sostanza formata da espressioni mistiche2. Ma innanzitutto bisogna che noi sappiamo che, come letinfantile non mossa allamore passionale, cos non viene ammesso a comprendere le parole delCanticocolui il cui uomo interiore ancora in et infantile: mi riferisco a coloro che in Cristosono alimentati con latte, non con cibo solido3e che ora per la prima volta desiderano il latterazionale e senza inganno4. Infatti nelle parole del Cantico dei cantici contenuto quel cibo dicui dice lapostolo: Ma dei perfetti il cibo solido, e richiede tali uditori che in relazione alla

    possibilit di prender cibo abbiano i sensi esercitati alla distinzione del bene e del male 5. Co-munque, se si accostano a questo testo quelli che abbiamo definito piccoli, pu accadere cheda esso non traggano alcun profitto ma neppure molto danno, sia nel leggere ci ch scrittosia nellesaminare ci che deve essere detto per spiegazione. Se invece si sar accostato aquesto testo qualcuno che vive soltanto secondo la carne, a costui deriver non poco rischio epericolo. Poich infatti non sa ascoltare le espressioni amorose con purezza e casto orecchio,tutto ci che ascolta trasferir dalluomo interiore alluomo esteriore e carnale, lo piegherdallo spirito della carne, nutrir in s concupiscenze carnali e a motivo della sacra Scrittura

    1Origene usa il termine logosper indicare sia la parola di Dio in senso generico sia il Logos divino, Cristo, in quan-

    to Parola divina personale. Rufino nel secondo caso ha reso sempre con Verbumnella traduzione, nel primo caso consermoo verbum. Noi rendiamo con Verboper indicare Cristo in quanto Parola di Dio, e con parola, parolel dove iltermine usato nel testo in senso pi generico. Ma si tenga presente che per Origene il termine logosanche quando adoperato in senso generico, sempre pregnante, perch la parola di Dio in ogni senso manifestazione di Cristo.

    2Origene adopera mystiks(lat. mysticus) ad indicare, secondo il senso normale della parola greca, realt segrete edineffabili in riferimento a Dio. Tale il significato con cui usiamo il termine italiano mistico.

    3Eb. 5, 12.41 Pt. 2, 2. Origene dilata in senso platonico la distinzione paolina fra uomo interiore e uomo esteriore fino ad

    immaginare il primo come una realt intelligibile (spirituale) corrispondente fin nei particolari alluomo corporeo:luomo interiore ha le stesse membra (spirituali) che ha luomo carnale e ha gli stessi sensi, ovviamente spirituali. Suquesto argomento, che fondamentale nella mistica origeniana, cfr. sotto a pag. 5 ss.; 31 s. Del pari fondamentale ladistinzione fra piccoli, incipientese adulti, perfetti: i primi sono i cristiani che si accontentano di una istruzione elemen-tare (= si nutrono di latte), gli altri quelli che progrediscono nella conoscenza di Dio (= si cibano di cibo solido), pas-

    sando dalla interpretazione letterale della Scrittura a quella spirituale. Tutto il commento origeniano al Cantico impo-stato su questo tema, cio sullesigenza che ogni cristiano si sforzi di superare lo stadio di incipiensper crescere in per-fezione.

    5Eb. 5, 14.

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    sembrer spinto e incitato alla libidine della carne. Perci ammonisco e consiglio ognuno, chenon ancora libero dalle molestie della carne e del sangue e non si ancora affrancato dalleaffezioni della materia, di astenersi completamente dalla lettura di questo libro e dalle spie-gazioni che su di esso vengono fornite. Dicono infatti che presso gli Ebrei non si permetteneppure di tenere in mano questo libro se non a chi giunto ad et adulta e matura. E poichpresso di loro costume che i dottori e i sapienti trasmettano ai fanciulli tutte le Scritture einsieme anche quelle tradizioni che chiamano Mishna6, noi sappiamo che essi osservano la pre-cauzione di riservare per ultimi questi quattro testi: il principio della Genesi, in cui descrittala creazione del mondo7; linizio del profeta Ezechiele, in cui si parla dei Cherubini8; la fine diEzechiele, che contiene la costruzione del tempio9; e questo libro del Cantico dei cantici.

    Pertanto, prima di venire alla spiegazione di ci ch scritto in questo libro, mi sembra ne-cessario trattare un po proprio dellamore, che la causa principale per la quale il libro sta-to scritto; poi dellordine dei libri di Salomone, fra i quali questo occupa il terzo posto ; quindidel titolo del libro, perch sia intitolato Cantico dei cantici; e infine anche in che modo sia

    stato composto a mo dio azione drammatica, quasi come una rappresentazione che viene mes-sa in scena con mutamento di personaggi.Presso i Greci molti dotti, volendo investigare la vera natura dellamore, hanno proposto

    molte e diverse teorie, esposte anche in forma di dialogo10, cercando di dimostrare che laforza dellamore non altro se non quella che conduce lanima dalla terra agli eccelsi fastigidel cielo, e che non si pu arrivare alla somma beatitudine se non per la spinta del desideriodamore. Su tale argomento vengono riportate anche questioni proposte quasi in mezzo a ban-chetti, da persone credo fra le quali si faceva banchetto non di cibi ma di parole. Molti poihanno scritto anche artifici per mezzo dei quali questo amore sembrasse poter nascere e cre-scere nellanima. Ma uomini carnali hanno tratto questi artifici a des ideri viziosi e a segreti di

    un amore colpevole. Non ci si meravigli perci se anche presso di noi, dove i semplici quanto pisono tanto pi sembrano inesperti, diciamo difficile e pericolosa la disputa sulla naturadellamore: infatti anche presso i Greci, che sono sapienti e dotti, ci sono stati tuttavia alcuniche su questo argomento non hanno inteso cos comera stato scritto, ma a motivo di ci cheradetto intorno allamore sono precipitati nelle cadute della carne e nei precipizi dellimpudicizia,sia che abbiano tratto stimolo e incitamento da ci che era stato scritto, come sopra abbiamoricordato, aia che abbiano messo davanti gli scritti degli antichi come schermo della loro in-continenza. Perch non succeda anche a noi qualcosa del genere se intendiamo viziosamente ecarnalmente ci che gli antichi hanno scritto rettamente e spiritualmente, innalziamo a Dio lepalme sia del corpo sia dellanima nostra, affinch il Signore, che ha dato la parola a coloroche evangelizzavano con grande potenza11, dia anche a noi la parola nella sua potenza, affinchda ci che stato scritto possiamo mettere in evidenza il significato sano e, ad edificazionedella pudicizia, adatto allo stesso nome e alla natura dellamore.

    Allinizio dei libri di Mos, dove si descrive la creazione del mondo, viene narrata la crea-zione di due uomini, il primo fatto ad immagine e somiglianza di Dio12, il secondo plasmato dal

    6Cio il complesso di interpretazioni che gli Ebrei davano della Scrittura.7Gen. 1.8Ez. 10.9Ez. 40.10Evidente lallusione al Simposiodi Platone, il cui oggetto appunto lamore, inteso nella dimensione soprattutto

    ideale, spirituale.11Sal. 67, 12.12Gen. 1, 26.

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    fango della terra13. Lapostolo Paolo, ben approfondito su questo argomento, ha scritto nellesue lettere in maniera chiara e sicura che in ognuno di noi ci sono due uomini. Infatti dice: Seil nostro uomo, che di fuori, si corrompe, ma quello ch dentro si rinnova di giorno in giorno14; e ancora: Mi rallegro infatti della legge di Dio secondo luomo interiore15; e scrive varie al-tre cose di questo genere. Ritengo perci che nessuno debba dubitare che Mos allinizio dellaGenesiabbia descritto la creazione di due uomini: infatti vediamo Paolo, che certo compren-deva meglio di noi ci che Mos aveva scritto, parlare di due uomini che sono in ognuno di noi.Di questi uno, quello interiore, Paolo ci ricorda che si rinnova di giorno in giorno; invece laltro,quello esteriore, nei santi e in quanti sono tali quali Paolo, si corrompe e si indebolisce. Sequalcuno vorr ancora dubitare di ci, daremo migliore spiegazione a suo luogo. Ora invececontinuiamo largomento a motivo del quale abbiamo ricordato luomo interioreed esteriore.Infatti di qui vogliamo dimostrare che nelle sacre Scritture per mezzo di omonimie, cio permezzo di appellativi simili, anzi per mezzo dei medesimi vocaboli sono indicate le membradelluomo esteriore e le parti e i sentimenti di quello interiore; ed esse sono messe a confron-

    to fra loro non soltanto con le parole ma con gli stessi fatti. P. es., uno fanciullo quantoalluomo interiore, ed possibile che egli cresca e giunga allet giovanile, e poi ancora con suc-cessiva crescita fino ad arrivare alla condizione di uomo perfetto16 e diventare padre17. Cisiamo voluti servire di queste espressioni per adoperare vocaboli consoni al testo sacro, cioa quanto scrive Giovanni. Dice infatti: Vi ho scritto, fanciulli, perch avete conosciuto il Padre;vi ho scritto, padri, perch avete conosciuto colui che esiste dallinizio; vi ho scritto giovani,

    perch siete forti e la parola di Dio resta in voi e avete vinto il maligno 18. evidente, e pensoche nessuno vorr dubitare, che qui Giovanni parla di fanciulli, di adolescenti, di giovani, anchedi padri, secondo let dellanima, non del corpo. E Paolo dice in un punto: Non vi ho potuto par-lare come a spirituali, ma come a carnali, come a piccoli in Cristo: vi ho dato da prendere il lat-

    te, non cibo solido 19. Senza dubbio il piccolo in Cristo definito cos secondo let dellanima,non della carne. Infatti lo stesso Paolo dice in un altro punto: Quando ero piccolo, parlavo co-me un piccolo, comprendevo come un piccolo, ragionavo come un piccolo; ma allorch sono di-ventato uomo, ho eliminato ci che era del piccolo 20. E ancora altrove dice: Finch arriviamotutti a maturit nelluomo perfetto, nella misura dellet della pienezza di Cristo21. Sa infattiche tutti coloro che credono arriveranno a maturit nelluomo perfetto e nella misura delletdella pienezza di Cristo. Pertanto come questi termini relativi allet, sopra ricordati, con imedesimi vocaboli si riferiscono alluomo esteriore e interiore, cos troverai che anche i nomidelle membra corporali vengono trasferiti alle membra dellanima, o piuttosto bisogna parlaredi facolt e sentimenti dellanima. Infatti nellEcclesiaste detto: Gli occhi del sapiente nellasua testa 22; analogamente nel Vangelo: Chi ha orecchi per intendere, intenda 23; anche nei

    13Gen. 2, 7.Gli esegeti spiritualisti della tradizione alessandrina distinguono, nella ripetizione del racconto bibli-co della creazione delluomo, la creazione delluomo ad immagine di Dio (Gen. 1, 27) dalla creazione delluomo dalfango della terra (Gen. 2, 7): in questo contesto Origene vede nel primo uomo quello interiore, cio lanima, e nel se-condo luomo carnale.

    142 Cor. 4, 16.15Rm. 7, 22.16Ef. 4, 13.17In senso spirituale luomo diventa padre di un altro avviandolo alla vita perfetta, cio generandolo alla vita vera. 181 Gv. 2, 13.191 Cor. 3, 1 s.201 Cor. 13, 11.21Ef. 4, 13.22Qo. 2, 14.23Mt. 13, 43.

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    profeti: La parola del Signore, che stata detta nella mano del profeta Geremia24, o di chiun-que altro. Dello stesso tenore quel passo dov detto: Ma il tuo piede non inciamper25; e an-cora: Ma per poco i miei piedi si sono mossi 26. indicato chiaramente anche il ventredellanima l dove detto: Signore, per il timore abbiamo concepito nel ventre27. Chi infattipu dubitare di ci, quando detto: Sepolcro aperto la loro gola28, e ancora: Abbassa, Si-

    gnore, e dividi le loro lingue29; ed scritto: Hai spezzato i denti dei peccatori30, e ancora:Abbatti il braccio del peccatore e del maligno31? E che bisogno c che io raccolga ancora pas-si su questo argomento, dal momento che le sacre Scritture sono piene di abbondantissime te-stimonianze? Di qui si dimostra con evidenza che questi nomi delle membra non si possono as-solutamente applicare al corpo visibile ma devono essere riferiti alle parti e alle facoltdellanima invisibile, perch certo i vocaboli sono simili, ma chiaramente e senza ambiguit por-tano il significato delluomo interiore e non esteriore.

    Pertanto cibo e bevanda di questo uomo materiale, che chiamato anche esteriore, sonoaffini alla sua natura, cio corporei e terreni. Analogamente luomo spirituale, che chiamato

    anche uomo interiore, ha il suo proprio cibo, il pane vivo che disceso dal cielo32

    , e la sua be-vanda di quellacqua che Ges promette dicendo: Chi avr bevuto da questa acqua che io glido, non avr pi sete in eterno 33. Cos stabilita perfetta somiglianza di vocaboli secondoluno e laltro uomo, ma i caratteri propri delle realt corrispondenti sono mantenuti distintiper luno e per laltro. Alluomo corruttibile sono presentate cose corruttibili mentre alluomoincorruttibile sono proposte realt incorruttibili. Di qui successo che alcuni semplici, non sa-pendo distinguere ci che nella sacra Scrittura va riferito alluomo interiore e ci che inveceva riferito alluomo esteriore, tratti in inganno dalla somiglianza delle parole si sono volti asciocche favole e a vane invenzioni, si da credere che anche dopo la resurrezione ci si dovrservire di cibi corporali e si dovr bere non soltanto da quella vite vera34e che vive nei secoli,

    ma anche da queste viti e frutti di legno 35. Perci, in base alla precedente distinzione, secon-do luomo interiore uno senza figli e sterile, un altro invece ricco di figli, secondo quantoleggiamo: La sterile ha partorito sette figli, e la feconda di figli s avvizzita36; e nelle bene-dizioni detto: Non ci sar fra voi donna sterile e senza figli37.

    Se la cosa sta cos come un amore detto carnale e i poeti lo hanno chiamato Eros38, se-condo il quale chi ama semina nella carne39, cos c un amore spirituale, amando secondo il qua-

    24Ger. 50, 1.25Prov. 3, 23.26Sal. 72, 2.27Is. 26, 18.28Sal. 5, 10.29Sal. 54, 10.30Sal. 3, 8.31Sal. 9, 36.32Gv. 6, 33-41.33Gv. 4, 14.34Gv. 15, 1.35Allusione a certi cristiani che materialisticamente immaginavano la resurrezione dei giusti come inizio di unera

    di felicit corporea in una terra ricca di messi e di frutti (millenarismo).361 Sam. 2, 5.37Es. 23, 26.38Origene contrappone i termini greci indicanti lamore, cio erose agapecome indicativi rispettivamente di amo-

    re carnale e amore spirituale, anche se pi avanti riconosce che nella Scrittura questa distinzione non sempre osserva-ta.

    39Gal. 6, 8.

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    le luomo interiore semina nello spirito40. E per parlare pi chiaramente, se c qualcuno cheporta ancora limmagine del terrestre41secondo luomo esteriore, costui spinto dal desiderioe dallamore terreno; chi invece porta limmagine del celeste42secondo luomo interiore, costui spinto dal desiderio e dallamore celeste. E lanima spinta dallamore e dal desiderio celesteallorch, osservata la bellezza e la grazia del Verbo di Dio, ha preso ad amare il suo aspetto eda lui ha ricevuto un dardo e una ferita damore43. Infatti il Verbo limmagine e la luce r i-flessa del Dio invisibile, il primogenito di tutta la creazione44, nel quale sono state create tut-te le cose che sono in cielo e che sono in terra, sia visibili sia invisibili 45. Pertanto chi avr po-tuto con mente capace considerare e comprendere la grazia e la bellezza di tutte le cose chesono state create in lui, colpito dalla bellezza di esse e ferito dalla magnificenza dello splen-dore come la freccia eletta46, secondo quanto dice il profeta, ricever da lui una ferita cheapporta salvezza e arder del fuoco beato del suo amore. Ma opportuno che noi sappiamoanche questo: come luomo esteriore pu essere preso da amore illecito e contro la legge, sche, p. es., ami non la fidanzata o la moglie bens una prostituta o unadultera, , cos anche

    luomo interiore, cio lanima, pu essere presa da more non per lo sposo legittimo, che abbia-mo detto essere il Verbo di Dio, ma per un adultero e un corruttore. Tutto ci espone chiara-mente Ezechiele, servendosi di questa stessa immagine, allorch introduce Oolla e Ooliba 47quali figure di Samaria e di Gerusalemme corrotte da amore adulterino, come il passo dellaprofezia mostra con evidenza a chi voglia conoscere pi a fondo. Cos anche questo amore spi-rituale dellanima, come abbiamo spiegato, a volte arde per alcuni spiriti maligni e a volte per loSpirito Santo e per il verbo di Dio: questo lo sposo fedele che detto marito dellanima dot-ta, e proprio della sua sposa si parla principalmente in questo libro della Scrittura di cui cistiamo occupando, secondo quanto dimostreremo pi a fondo, se ce lo conceder il Signore, al-lorch avremo cominciato a spiegarne le parole.

    Mi sembra poi che la sacra Scrittura, volendo evitare che sorga qualche inciampo ai lettoria causa della parola amore, per riguardo a qualcuno un po troppo inesperto, quello che i sa-pienti del mondo dicono desiderio (eros) con termine pi decoroso ha chiamato amore (aga-

    pe)48: cos, p. es., come quando dice di Isacco:E prese Rebecca: essa divent sua moglie ed eglilam49. E ancora allo stesso modo la Scrittura dice di Giacobbe e Rachele: Rachele era gra-ziosa negli occhi e bella nellaspetto; e Giacobbe am Rachele e disse(a Labano): Ti servir persette anni per Rachele, la tua figlia minore50. Ma il significato di questa parola appare chia-ramente cambiato a proposito di Amnon, che si innamor di sua sorella Thamar. Infatti scritto: Dopo di ci ecco che cosa avvenne: Assalonne, il figlio di Davide, aveva una sorellamolto bella che si chiamava Thamar; e Amnon, il figlio di Davide, lam 51. Qui amsta a signifi-

    40Ibid..411 Cor. 15, 49.42Ibid..43Il motivo della freccia e della ferita damore sviluppato da Origene nel commento di Ct. 2, 5. 44Col. 1, 15; Eb. 1, 3.45Col. 1, 16.46Is. 49, 2.47Ez. 23, 4.48In questo contesto Origene contrappone e spiega i termini erose agapee i verbi da loro derivati. Rufino ha reso il

    primo gruppo con amor, amare, adamare; il secondo con caritase diligere. Considerando che caritin italiano ha or-mai eccezione non sufficiente a rendere esattamente il concetto di agapee manca di un verbo derivato, abbiamo preferi-

    to, pur consapevoli dei limiti della nostra soluzione, rendere in questo contesto eroscon desiderioe agapecon amore.49Gen. 24, 67.50Gen. 29, 17 s.512 Sam. 13, 1.

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    care sinnamor. E Amnon fu tormentato al punto dammalarsi a causa di sua sorella Thamar,poich era vergine; e sembrava ad Amnon cosa grave farle alcunch 52. E poco dopo, a proposi-to della violenza che fece Amnon a sua sorella Thamar, cos dice la Scrittura: E Amnon nonvolle prestare ascolto alle parole di lei, ma le fece violenza, la gett a terra e giacque con lei.E Amnon la prese ad odiare di odio grandissimo, perch lodio col quale lodiava era pi grandedellamore che aveva avuto per lei 53. Pertanto troverai che qui e in molti altri luoghi la sacraScrittura ha evitato il termine desiderioe lo ha sostituito con amore. Tuttavia alcune volte,anche se piuttosto di rado, adopera proprio il termine desiderioed a questo invita ed incita leanime, come quando nei Proverbidice della sapienza: Desiderala e ti servir; stringila e ti e-salter; onorala perch ti abbracci54. E nel libro che ha per titolo Sapienza di Salomonecos scritto ancora della sapienza: Ho desiderato la sua bellezza55. Ritengo comunque che soltantodove non cera occasione di equivoco la Scrittura ha adoperato il termine desiderio. Infattiche cosa di passionale e vergognoso uno potrebbe notare nel desiderio per la sapienza o in co-lui che dichiara di desiderare la sapienza? Infatti, se le Scritture avessero detto che Isacco

    desider Rebecca o Giacobbe desider Rachele, si sarebbe potuto pensare a passione o ad al-cunch di vergognoso nei santi uomini di Dio a causa di queste parole, soprattutto da parte dicoloro che non sanno innalzarsi dalla terra allo spirito. E proprio in questo libro che abbiamofra le mani chiaro che la parola desiderio stata sostituita da amore, l dove detto: Viscongiuro, figlie di Gerusalemme: se trovate il mio amato, ditegli che io sono ferita dallamore56: che come se essa dicesse: sono stata colpita da una freccia damore. Pertanto non c a l-cuna differenza se nelle sacre Scritture si parla di amore e di desiderio, se non che il termineamore tenuto in cos grande conto che anche Dio in persona chiamato amore, come diceGiovanni: Carissimi, amiamoci gli uni con gli altri perch lamore da Dio, e ognuno che lo mettein pratica nato da Dio e lo conosce. Chi invece non pratica lamore, non conosce Dio, perch

    Dio amore57.E anche se non questa loccasione per trattare di queste espressioni che come esempio

    abbiamo addotto dalla lettera di Giovanni, tuttavia non sembra fuor di luogo dire brevementequalcosa anche qui. scritto: Amiamoci gli uni con gli altri, perch lamore da Dio, e poco do-po detto: Dio amore 58. Qui si dimostra che proprio Dio amore e che anche colui che daDio amore. Ma chi da Dio se non colui che dice: Io sono uscito da Dio e sono venuto in que-sto mondo59? E se Dio Padre amore e il Figlio amore e amore e amore sono una cosa sola ein nulla differiscono, ne consegue che il Padre e il Figlio sono una cosa sola60e in nulla differi-scono. Perci a ragione Cristo, come chiamato sapienza, potenza, giustizia, verbo, verit, cos chiamato anche amore. Per questo motivo la Scrittura dice: Se lamore resta in noi, Dio re-sta in noi61: Dio, cio il Padre e il Figlio, vengono a colui che perfetto nel lamore, secondo laparola del Signore e Salvatore che dice: Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora

    presso di lui62. Daltra parte dobbiamo sapere che questo amore, che Dio, non ama nulla di

    522 Sam. 13, 2.532 Sam. 13, 14 s.54Prov. 4, 6.8.55Sap. 8, 2.56Ct. 5, 8.571 Gv. 4, 7 s.581 Gv. 4, 7.8.59Gv. 16, 27 s.60Gv. 10, 30.611 Gv. 4, 12.62Gv. 4, 23.

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    terreno, nulla di materiale, nulla di corruttibile in colui nel quale ha preso dimora: per essocontro natura amare alcunch di corruttibile, dal momento che proprio esso fonte di incor-ruttibilit. Infatti esso solo possiede limmortalit, poich amore Dio che solo possiedelimmortalit, abitando luce inaccessibile63. E cosaltro limmortalit se non la vita eterna cheDio promette di dare a quanti credono in lui, solo vero Dio, e in colui che egli ha mandato, GesCristo suo Figlio64? Per tal motivo questo detto caro e gradito a Dio: che uno ami il SignoreDio con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima e con tutte le sue forze 65. E poich Dio amore e il Figlio, che da Dio, amore, egli ricerca in noi qualcosa di simile a s, affinch permezzo di questo amore, che in Cristo Ges, noi ci uniamo a Dio, che amore, quasi in paren-tela e affinit derivata da questo amore, cos come colui che era gi unito a Dio diceva: Chi ciseparer dallamore di Dio, che in Cristo Ges nostro Signore?66. Tale amore considera ogniuomo come suo prossimo. Infatti per questo il Salvatore rimprovera uno il quale riteneva chelanima giusta non dovesse rispettare i diritti che si debbono al prossimo nei riguardi diunanima che in preda alliniquit, e per tale motivo racconta la parabola che parla di un tale

    che si imbatt nei briganti mentre scendeva da Gerusalemme a Gerico67

    . Egli fa colpa al sa-cerdote e al levita, che vedendo quel tale mezzo morto passarono oltre; esalta invece il Sama-ritano, perch aveva avuto compassione, conferma la sua risposta affermando che questo erastato il prossimo di colui che gli aveva posto la domanda, e dice a questo: V, e comportati an-che tu allo stesso modo68. Infatti per natura ognuno di noi prossimo dellaltro, ma per le o-pere di amore colui che in grado di fare il bene prossimo di colui che non in grado. S cheanche il Salvatore diventato prossimo riguardo a noi e non passato oltre allorch giaceva-mo mezzo morti a causa delle ferite inferte dai briganti. Pertanto dobbiamo sapere chelamore di Dio tende sempre a Dio, da cui trae anche origine, e guarda al prossimo, del qualepartecipa in quanto creato similmente nellincorruttibilit. Quindi tutto ci che stato scritto

    dellamore prendilo come scritto del desiderio, non curandoti affatto dei nomi: infatti nellunae nellaltra parola si manifesta lo stesso significato.

    Se poi qualcuno osserva che di noi si dice che amiamo il denaro, la prostituta e altre similicose cattive, con uso dello stesso vocabolo che deriva da amore, bisogna sapere che in espres-sioni di tal genere si parla di amore non in senso proprio bens improprio. Allo stesso modo, perfare un esempio, il nome di Dio primariamente viene attribuito a colui, per mezzo del quale enel quale sono tutte le cose69, ci che chiaramente definisce la potenza e la natura della Trini-t70. Ma in secondo luogo e, per cos dire, impropriamente la Scrittura definisce di anche co-loro ai quali si rivolge la parola di Dio, come conferma nei Vangeli il Salvatore 71. E anche le po-tenze celesti sono chiamate con questo nome, l dove detto: Stette Dio nel consesso deglidi e stando in mezzo giudica gli di72. E in terzo luogo non tanto impropriamente quanto er-roneamente i demoni sono definiti di dei gentili, secondo quanto dice la Scrittura: Tutti gli

    631 Tim. 6, 16.64Gv. 17, 3.65Lc. 10, 27.66Rm. 8, 35.39.67Lc. 10, 29 ss.68Lc. 10, 37.69Rm. 11, 36.70Non si pu escludere in questa ultima espressione un rimaneggiamento di Rufino: infatti nelle superstiti opere in

    greco Origene non parla mai di una naturadella Trinit.71Cfr. Gv. 10, 35.72Sal. 81, 1.

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    di dei gentili sono demoni73. Analogamente il nome di amore spetta in primo luogo a Dio, percui ci si comanda di amare Dio con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra anima e con tuttele nostre forze74: infatti da lui che noi deriviamo questa facolt di esercitare lamore. Esenza dubbio nellamore per Dio compreso anche lamore per la sapienza, la giustizia, la ver i-t, la piet e tutte le virt: infatti una sola e medesima cosa amare Dio e amare il bene. Insecondo luogo, in senso improprio e derivato, ci si comanda di amare il prossimo come noi stes-si75. Terzo senso quello per cui erroneamente si fa il nome dellamore: amare il denaro o ilpiacere o tutto ci che ha per oggetto la corruzione e lerrore. Perci non fa differenza che sidica che Dio amato o desiderato, e non credo che si debba far carico ad uno, se definiscedesiderio Dio cos come Giovanni lo ha definito amore. Mi ricordo infatti che uno dei santi, dinome Ignazio, ha detto cos di Cristo: il mio desiderio stato crocifisso76, e non credo cheper questo egli debba essere biasimato. Tuttavia teniamo presente che ognuno il quale ama ildenaro o quelle cose che nel mondo sono di materia corruttibile, costui piega lefficaciadellamore, che deriva da Dio, alle cose terrene e caduche, e abusa delle cose di Dio per fini

    che Dio non vuole. Infatti tali cose terrene Dio ha permesso alluomo non di amarle ma solta n-to di averle in uso. Abbiamo trattato questo tema con una certa ampiezza perch abbiamo vo-luto fare distinzione chiara e precisa sulla natura dellamore e del desiderio, al fine di evitareche, poich la Scrittura definisce Dio amore 77, si creda che lamore che deriva da Dio sia intutto ci che noi amiamo, anche se si tratta di cose corruttibili. Infatti si dimostra chelamore , s, cosa e dono di Dio, ma non sempre viene messo in opera dagli uomini per finalitche sono di Dio e che Dio vuole.

    Daltra parte occorre sapere che impossibile che la natura umana non ami sempre qualc o-sa. Infatti ognuno che sia arrivato alla pubert ama qualcosa, sia non rettamente, allorch amaci che non dovrebbe, sia rettamente e utilmente, allorch ama ci che deve. Ma questo sen-

    timento di amore, che per dono del Creatore insito nellanima razionale, alcuni lo pieganoallamore per il denaro o alla propensione per lavidit, o per conseguire fama e allora diventa-no desiderosi di vanagloria, o per cercare prostitute e si trovano prigionieri dellimpudicizia edella libidine, ovvero disperdono per altri oggetti simili a questi lefficacia di un bene tantogrande. Ma anche quando questo amore tratto verso varie attivit che si esercitano manual-mente o con studi necessari soltanto per la vita presente, come, p. es., viene applicato alla gin-nastica o alla corsa o anche alla geometria, alla musica, allaritmetica ead altre discipline di talgenere, neppure cos mi sembra che di esso si faccia un uso lodevole. Se infatti degno di ap-provazione ci che buono, e per buono sintende propriamente non ci che rivolto ad usicorporei bens ci che riposto innanzitutto in Dio e nella pratica della virt, ne consegue che degno di approvazione soltanto lamore che applicato a Dio e alle virt dellanima. Che lacosa stia in questi termini lo dimostra la definizione proprio del Salvatore, il quale, interroga-to da un tale quale fosse il precetto pi importante di tutti e primo nella legge, rispose: Ame-rai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. Ilsecondo precetto poi simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. E aggiunse: Daquesti due precetti dipendono tutta la legge e i profeti 78. Cos egli ha fatto vedere che

    73Sal. 95, 5.74Lc. 10, 27.75Lc. 10, 27.76Rm. 7, 2.Origene e altri dopo di lui hanno inteso come indicante Cristo lamore di cui parla Ignazio: ma in re-

    alt egli qui allude al suo amore terrestre che stato purificato e distaccato dalla materia.771 Gv. 4, 8.78Mt. 22, 35 ss.

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    lamore giusto e legittimo rivolto a queste due finalit e da queste dipendono tutta la legge ei profeti. Ed detto pure: Non commetterai adulterio, non ruberai, non dirai falsa testimo-nianza, e se c qualche altro precetto, tutti si assommano in questo: Amerai il prossimo tuocome te stesso79.

    Questo concetto pu essere spiegato facilmente in tal modo. Ammettiamo, p. es., che unadonna, presa da ardente amore per un uomo, desideri unirsi a lui: forse essa non far di tuttoe attegger ogni sua azione nella maniera che sia gradita a colui che essa ama, per evitare che,avendo fatto qualcosa contro la sua volont, quelluomo ottimo disprezzie rifiuti lunione conlei? Tale donna, che arde di amore per quelluomo con tutto il cuore, tutta lanima, tutte leforze, potr forse commettere adulterio, se sa che egli ama la pudicizia, o uccidere, se lo co-nosce mite, o rubare, se ne conosce la generosit, o potr desiderare cose estranee essa cheogni desiderio ha impegnato nellamore per quelluomo?In tal senso detto che nella perfezio-ne dellamore si assommano tutti i precetti e che di qui dipendono tutta la legge e i profeti 80.Per tale bene di amore i santi nella tribolazione non si angustiano, quando sono nelle difficolt

    non si scoraggiano, quando sono abbattuti non vengono meno, ma la loro leggera e fuggevoletribolazione di un momento produce per loro, al di l di ogni misura, un peso eterno di gloria 81.Infatti non per tutti ma per Paolo e quanti sono simili a lui questa tribolazione del momento detta leggera e fuggevole, perch essi hanno il perfetto amore di Dio in Cristo Ges diffusoper opera dello Spirito Santo nei loro cuori82. E cos lamore per Rachele non permise al patri-arca Giacobbe, impegnato nella fatica per sette continui anni83, di sentire il bruciore del calo-re diurno e del freddo notturno. Cos ascolta proprio Paolo, che ardendo della forza di taleamore dice: Lamore sopportatutto, crede tutto, spera tutto, tollera tutto. Lamore non vienemai meno 84. Pertanto non c nulla che non sopporti colui che ama in maniera perfetta. Invecenoi non sopportiamo di pi, certamente perch non abbiamo lamore, che sopporta tutto. E se

    non sopportiamo pazientemente qualcosa, ci avviene perch ci manca lamore che sopportatutto. E nella lotta che sosteniamo contro il diavolo spesso cadiamo, senza dubbio perch non in noi quellamore che non viene mai meno. Di tale amore parla il nostro testo: da tale amore infiammata e arde lanima beata per il verbo di Dio e canta questo canto nuziale ispirata da l-lo Spirito Santo, per mezzo del quale la chiesa si accosta a Cristo, lo sposo celeste, deside-rando unirsi con lui per mezzo della parola, per concepire da lui. Cos essa si pu salvare graziea questa casta generazione di figli85, se essi persevereranno nella fede e nella santit contemperanza, in quanto concepiti dal seme del Verbo di Dio. Sul momento ci sono venute questeconsiderazioni intorno allamore, di cui si tratta in questo carme nuziale del Cantico dei canti-ci. Ma si tenga presente che sono tante le cose che si dovrebbero dire intorno a questamore,quante intorno a Dio stesso, perch egli amore86. Come infatti nessuno conosce il Padre senon il Figlio e colui cui il Figlio lavr voluto rivelare87, cos nessuno conosce lamore se non ilFiglio. Similmente poi anche il Figlio, poich anchegli amore, nessuno lo conosce se non il Pa-dre 88. E ancora riguardo al fatto che chiamato amore, solo e anche lo Spirito Santo, che

    79Mt. 19, 18; Rm. 13, 9.80Rm. 13, 9; Mt. 22, 40.812 Cor. 4, 8 s.; 4, 17.82Rm. 5, 5.83Gen. 29, 18 s.841 Cor. 13, 7 s.851 Tim. 2, 15.861 Gv. 4, 8.87Mt. 11, 27.88Ibid.

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    procede dal Padre89 e perci sa ci che in Dio, come lo spirito delluomo sa ci che nelluomo90. Pertanto questo paraclito, spirito di verit che procede dal Padre, va in giro cer-cando 91se possa trovare anime degne e idonee cui rivelare la grandezza di questo amore cheproviene da Dio92Ora perci invocando proprio il Padre, che amore, per quellamore che pro-viene da lui, veniamo a trattare anche gli altri argomenti.

    Per prima cosa esaminiamo che cosa significhi il fatto che, avendo la Chiesa di Dio ricevutotre libri scritti da Salomone, primo di essi c il libro dei Proverbi, secondo quello che si intito-la Ecclesiaste, e al terzo posto c il Cantico dei cantici. Ecco che cosa possiamo dire su questoargomento. Le scienze generali, per mezzo delle quali si giunge alla conoscenza delle cose, sonotre, che i Greci hanno denominato etica, fisica, enoptica, e noi possiamo definire morale, natu-rale, contemplativa93. Alcuni poi, presso i Greci, hanno aggiunto come quarta la logica, che noipossiamo definire (scienza) ragionativa. Altri per han sostenuto che questa non fa parte a sma interamente connessa e scompaginata con le tre che sopra abbiamo nominato. Infatti lalogica (che noi chiamiamo ragionativa) la scienza che abbraccia i significati, le propriet, le

    impropriet delle parole e delle espressioni, i generi e le specie, e d spiegazione delle figureche si applicano alle singole parole: conviene perci che questa disciplina non sia separata dallealtre ma che sia connessa e scompaginata con loro. Diciamo mora le la scienza per mezzo dellaquale viene disposto un onesto modo di vivere e vengono proposte norme che tendono alle vir-t. Diciamo naturale la scienza che esamina la natura di ciascuna cosa, affinch nulla facciamoin vita contro natura, bens ogni cosa sia applicata agli usi per i quali il Creatore lha fatta.Contemplativa diciamo la scienza grazie alla quale, superate le realt visibili, contempliamoqualcosa delle realt divine e celesti e le osserviamo solo con la mente, poich esse eccedonolaspetto corporeo. Tali scienza, secondo quanto io ritengo, alcuni sapienti fra i Greci le prese-ro da Salomone94, che li aveva di gran lunga preceduti nel tempo e le aveva apprese per opera

    dello spirito di Dio; le fecero conoscere come scoperte da loro e inseritele nei volumi delle lo-ro dottrine le tramandarono ai posteri. Ma esse, come abbiamo detto, primo di ogni altro Sa-lomone scoperse e insegn grazie alla sapienza che ottenne da Dio, secondo quanto scritto: EDio dette prudenza a Salomone e moltissima sapienza e larghezza di cuore come la sabbia chesi trova presso il mare. E la sapienza aument in lui molto pi che in tutti gli antichi figli degliuomini e molto di pi che in tutti i sapienti dEgitto 95. Pertanto Salomone, volendo separare edistinguere fra loro queste tre che abbiamo definito scienze generali, cio morale naturalecontemplativa, le ha trattate in tre libri disposti in ordine logico. Prima nei Proverbi ha fattoconoscere la morale, componendo norme di vita con massime brevi e compendiose, come si ad-diceva. La seconda scienza, quella denominata naturale, la comprese nellEcclesiastenel qualetratta a lungo di questioni naturali e, distinguendo le cose inutili e vane da quelle utili e neces-sarie, insegna ad abbandonare la vanit e a ricercare ci che utile e buono. Infine fece cono-

    89Gv. 15, 26.901 Cor. 2, 11.911 Pt. 5, 8.921 Gv. 4, 7.93 evidente il rimaneggiamento di Rufino per rendere chiara ai lettori latini la fraseologia greca relativa alla parti-

    zione della filosofia in uso nelle scuole dellepoca. superfluo rilevare la forzatura che Origene introduce nel mettere inrelazione le tre opere veterotestamentarie attribuite a Salomone con quella tripartizione scolastica.

    94Origene fa riferimento ad un motivo che era gi stato introdotto dai Giudei nella polemica con i Greci ad Ales-

    sandria e che fu ripreso dagli scrittori cristiani: per esaltare la tradizione veterotestamentaria di contro alla filosofia gre-ca, si sosteneva con assoluta arbitrariet una derivazione dei filosofi greci da Mos e altri personaggi del VT di grandeantichit.

    951 Re 4, 25 ss.

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    scere la scienza contemplativa in questo libro che abbiamo fra le mani, il Cantico dei cantici,nel quale istilla nellanima lamore per le cose celesti e il desiderio delle realt divine, sotto lafigura della sposa e dello sposo, e insegna che per le vie dellamore si deve arrivare allunionecon Dio.

    Mentre Salomone stabiliva questi fondamenti della vera filosofia e fissava lordine dellediscipline e delle norme, non ha trascurato n si lasciato sfuggire neppure la logica. Lo d avedere subito allinizio dei suoi Proverbi; infatti questo nome significa che, mentre una cosa detta apertamente, , unaltra indicata interiormente. Questo ci dice la norma costante delproverbio96, e Giovanni nel Vangelo presenta il Salvatore che dice cos: Vi ho detto queste co-se in proverbi: verr lora in cui non vi parler pi in proverbi, ma chiaramente vi parler del

    Padre 97. Questo intanto, proprio a proposito del titolo. E subito dopo Salomone introduce di-stinzioni di parole98, e distingue la scienza dalla sapienza e la disciplina della scienza, pone co-me cosa diversa la comprensione dei vocaboli e afferma che la prudenza consiste nel sapercomprendere lastuzia delle parole99. Distingue anche la giustizia dalla dirittura del giudizio e

    propone a quelli che istruisce anche una astuzia necessaria, quella credo per mezzo dellaquale si pu comprendere ed evitare linganno dei sofismi. Per questo dice che agli innocentigrazie alla sapienza viene data lastuzia, senza dubbio perch a proposito delle parole di Dionon vengano ingannati dal raggiro sofistico100. Proprio a questo proposito mi sembra che Salo-mone si sia ricordato della logica, per mezzo della quale si giudicano la scienza delle parole e isignificati dei termini, e si distingue con certa norma la propriet di ogni espressione. In taledisciplina conviene soprattutto che siano istruiti i fanciulli, e a questo egli esorta allorch di-ce:per dare al giovane intelligenza e riflessione101. E poich colui che istruito in questa di-sciplina necessariamente sa guidare se stesso in maniera razionale grazie a ci che ha appreso.e regola con misura la sua vita, per questo Salomone dice: e luomo intelligente acquister

    larte di dirigere102. Daltra parte egli sa che nelle parole divine, dalle quali per opera dei pro-feti stata data agli uomini la norma di vita, sono contenute diverse figure del discorso e varimodi di dire, fra i quali la figura chiamata parabola, laltra detta espressione oscura, alcunedenominate enigmi, altre chiamate detti di sapienti; perci subito dopo scrive: comprenderaianche la parabola e lespressione oscura e i detti dei sapienti e gli enigmi103. Cos per mezzo diqueste singole espressioni Salomone espone la logica in maniera chiara e precisa, e come gliantichi con massime brevi e compendiose avverte significati importanti e perfetti.

    Tali nozioni, se c qualcuno che medita notte e giorno la legge del Signore 104ed come labocca del giusto che si esercita nella sapienza105, questi le potr esaminare e scoprire con piattenzione, a patto per che abbia ricercato e cercando abbia bussato alla porta della sapien-za, chiedendo a Dio che questa gli venga aperta 106: perci merita di ricevere per opera delloSpirito Santo la parola di sapienza e di conoscenza, diventando partecipe di quella sapienza

    96 evidente che qui il greco paroimia(lat.proverbium) adoperato con significato ben pi lato dellitaliano pro-verbio: esso indica il parlare per parabole e immagini.

    97Gv. 16, 25.98Prov. 1, 2 ss.99Ibid..100Ibid..101Prov. 1, 4.102Prov. 1, 5.103Prov. 1, 6.104Sal. 1, 2.105Sal. 36, 30.106Col. 4, 3.

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    che diceva: Estendevo infatti le mie parole e voi non prestavate ascolto107. A ragione affermadi estendere le parole nel cuore di colui cui Dio aveva concesso, come sopra abbiamo detto,larghezza di cuore108. Infatti si allarga il cuore di colui il quale capace di spiegare, con piampio ragionamento per mezzo di dimostrazioni tratte dai libri sacri, quei concetti che nei mi-steri sono espressi con concisione. Pertanto, proprio secondo questo insegnamento del sapien-tissimo Salomone necessario che colui che desidera conoscere la sapienza comincidallistruzione di carattere morale e comprenda ci che stato scritto: Hai desiderato la sa-

    pienza: custodisci i precetti e Dio te la dar109. Perci questo maestro, che per primo insegnaagli uomini la filosofia divina, come inizio della sua opera ha messo il libro dei Proverbi, nelquale, come abbiamo detto, esposta la morale: in tal modo, allorch uno avr progredito nellariflessione e nei costumi, passer alla disciplina che tratta della conoscenza della natura e qui,distinguendo la natura e la causa delle cose, conoscer che bisogna abbandonare la vanit dellevanit110 e affrettarsi invece alle realt eterne e perpetue. Perci dopo i Proverbi si vieneallEcclesiaste, il quale insegna che tutte le cose visibili e corporee sono caduche e fragili.

    Quando se ne accorger, colui che si applica alla sapienza le disprezzer, non le terr in alcunconto e, rinunziando per cos dire a tutto questo mondo, tender alle realt invisibili ed eter-ne, che sono insegnate nel Cantico dei canticicon concetti senza dubbio spirituali ma tenutinascosti dietro immagini di linguaggio amoroso. Perci, infatti, questo libro tiene lultimo po-sto, perch si venga a lui solo dopo che uno si sar purificato nei costumi e avr appreso a co-noscere e a distinguere fra le realt corruttibili e quelle incorruttibili, in maniera da non trar-re alcun motivo di scandalo dalle immagini con cui presentato e descritto lamore della sposaper lo sposo celeste, cio lamore dellanima perfetta per il Verbo di Dio. Infatti, premesse lenozioni per mezzo delle quali lanima si purifica nelle azioni e nei costumi e giunge allesattogiudizio delle realt naturali in maniera conveniente essa passa alle conoscenze dogmatiche e

    mistiche e con amore sincero e spirituale sale alla contemplazione della divinit.Ritengo che questo triplice aspetto della filosofia divina sia anche prefigurato in quei santi

    e beati uomini per le cui santissime norme di vita il Dio sommo volle essere chiamato Dio diAbramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe111. Infatti Abramo rappresenta la filosofia morale invirt dellobbedienza: tanto grande fu la sua obbedienza e tanto grande losservanza dei pre-cetti che, allorch ud: Lascia la tua terra, la parentela e la casa di tuo padre112, non esit esubito esegu. Anzi, fece qualcosa di pi grande ancora: udendo che deve immolare suo figlio,neppure ora esita ma obbedisce allordine113; e per dare esempio di obbedienza, che partedella filosofia morale, non risparmia neppure il suo unico figlio114. Isacco rappresenta la filoso-fia naturale allorch scava i pozzi115e scruta le profondit delle cose. Giacobbe poi tiene il po-sto della filosofia contemplativa, come quello che fu detto Israele in virt della contemplazio-ne delle realt divine, egli che vide laccampamento del cielo e la casa di Dio, e osserv le viedegli angeli, scale distese dalla terra al cielo116. Perci ben a ragione leggiamo che questi tre

    107Prov. 1, 24.1081 Re, 4, 25.109Sir. 1, 26.110Eccle, 1, 2.111Es. 3, 6.112Gen. 12, 1 ss.113Gen. 22, 1 ss.114Gen. 22, 16.115Gen. 26, 15 ss.116Gen. 28, 12. 17; 32, 2. Per intendere il discorso origeniano, si tenga presente che esso fondato sulla usuale e-

    timologia che allora si dava di Israele = uomo che vede Dio. Origene sistematicamente parte dalletimologia dei nomi

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    uomini beati hanno costruito altari a Dio, cio gli hanno consacrato i progressi della loro filo-sofia, certo per insegnare che tali progressi debbono essere attribuiti non alle arti umane maalla grazia divina. Essi abitano tende, per dimostrare che colui il quale si dedica alla filosofiadivina non deve possedere alcunch di proprio sulla terra, ma deve sempre progredire, nontanto da luogo a luogo quanto dalla conoscenza delle realt inferiori alla conoscenza delle real-t perfette. Molti altri esempi potrai trovare nelle sacre Scritture che, secondo questo stes-so criterio, indicano questo ordine che abbiamo detto esistere fra i libri di Salomone, ma pernoi troppo lungo continuare a trattare questo argomento dal momento che dobbiamo atten-dere ad altro. Pertanto, se qualcuno avr realizzato il primo punto, che indicato nei Proverbi,correggendo i costumi e osservando i precetti, e dopo, disprezzata anche la vanit del mondoe osservata la fragilit delle cose caduche, arriva al punto da rinunziare al mondo e a tutto ciche nel mondo, costui arriver anche a contemplare e desiderare le realt che non si vedonoe che sono eterne117. Ma per arrivare ad esse abbiamo bisogno della misericordia divina: ve-dremo allora se riusciamo, contemplata la bellezza del Verbo di Dio, ad infiammarci per lui di

    amore apportatore di salvezza, s che anche egli si degni di amare tale anima, che avr vistoposseduta dal desiderio di s.Dopo queste considerazioni, la connessione degli argomenti vuole che noi diciamo qualcosa

    anche intorno al titolo stesso di Cantico dei cantici. Infatti questa espressione dello stessotipo di quello che nella tenda dellalleanza chiamato santo dei santi 118., di quelle che nei Nu-merisono dette opere delle opere119e di quelli che in Paolo sono detti secoli dei secoli120.Inche cosa differisca dai santi il santo dei santi abbiamo spiegato, nei limiti delle nostre capaci-t, nelle OmeliesullEsodo, e in che cosa differiscano le opere dalle opere delle opere nelleOmeliesui Numeri. E non abbiamo neppure trascurato lespressione secoli dei secolinei passiin cui labbiamo incontrata: per non ripetere le stesse cose, siano sufficienti quelle spiegazioni.

    Ora invece per prima cosa cerchiamo quali siano i cantici dei quali questo detto essere ilCantico. Ritengo che i cantici siano quelli che prima venivano cantati dai profeti e dagli angeli:infatti si dice che la legge stata amministrata per mezzo di angeli nelle mani del mediato-re121. Pertanto tutto ci che stato annunciato da costoro erano cantici cantati in precedenzadagli amici dello sposo122: invece questo il solo cantico che doveva essere cantato, quale car-me nuziale, proprio dallo sposo che ormai stava per ricevere la sposa; ed essa non vuole che lesia cantato dagli amici dello sposo, ma ormai desidera ascoltare proprio le parole dello sposopresente, dicendo: Mi baci con i baci della sua bocca123. Per tale motivo ben a ragione esso preposto a tutti i cantici. Infatti tutti gli altri cantici, che la legge e i profeti cantarono,sembrano essere stati cantati alla sposa ancora troppo giovane e che non era ancora entratanella maturit: invece questo cantico cantato a lei ormai adulta e valida, adatta ad accoglierela capacit generatrice delluomo e il perfetto mistero. In questo senso di lei si dice che la

    ebraici come ai suoi tempi intesa per fondarvi la sua interpretazione allegorica del testo sacro. Nelle pagine che seguonosi coglieranno molti esempi di tale procedimento.

    1172 Cor. 4, 18.118Es. 30, 29.119Num. 4, 47.120Rm. 16, 27.121Gal. 3, 19.122Vedremo come Origene interpreti gli amici dello sposo di cui si parla nel Canticocome figura e simbolo dei

    profeti e degli angeli che avevano anticipato, profetizzato e preparato la venuta di Cristo nella carne (= arrivo dello spo-so).

    123Ct. 1, 2.

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    perfetta colomba124: cos, quale perfetta sposa di perfetto marito accoglie parole di perfettadottrina.

    Il primo cantico cantarono a Dio Mos e i figli dIsraele 125, quando videro gli Egiziani mortipresso la sponda del mare e videro la mano forte e il braccio eccelso del Signore e credetteroa Dio e al suo servo Mos. Allora cantarono dicendo: Cantiamo al Signore: infatti gloriosamen-te stato glorificato126. E io ritengo che nessuno possa arrivare al cantico mistico e perfettoe a tale perfezione della sposa quale descritta nel nostro libro, se prima non sar passatoallasciutto in mezzo al mare e se lacqua non gli avr formato un muro a destra e a sinistra 127.Cos egli sfuggir dalle mani degli Egiziani s da vederli morti presso la sponda del mare, e os-servando la mano forte che Dio ha disteso contro gli Egiziani128, creder al Signore e al servosuo Mos. Per Mos intendo la legge, i vangeli e tutte le sacre Scritture: infatti allora a ra-gione canter e dir: Cantiamo al Signore: infatti gloriosamente stato glorificato 129. Talecanto ognuno canter allorch sar stato liberato dalla servit degli Egiziani. E dopo, allorchsar passato attraverso tutto ci che descritto nellEsodoe nel Leviticoe arriver al punto

    da essere compreso nel censimento divino, allora canter di nuovo il secondo cantico, allorchsar uscito dalla valle di Zared (che significa discesa straniera) e sar giunto al pozzo 130ri-guardo al quale scritto: E disse il Signore a Mos: raduna il popolo, e dar loro da bere acquadal pozzo 131. Allora l canter e dir: Consacrate a lui il pozzo: lo hanno scavato i principi, lohanno perforato i re delle genti nel loro regno, quando dominarono su di loro132. Ma di questoargomento abbiamo parlato esaurientemente nel commento al libro dei Numeri, secondo quan-to Dio ci ha concesso. Bisogna perci venire al pozzo che stato scavato dai principi e perfo-rato dai re: a questa opera non attende alcun plebeo, ma tutti principi, tutti re, cio animeprincipesche e regali, che cercano la profondit del pozzo contenente acqua viva. Dopo questocantico si arriva al cantico del Deteuronomio, riguardo al quale dice il Signore: E ora scrivete

    per voi le parole di questo cantico e insegnatelo ai figli dIsraele e mettetelo sulle loro boc-che, affinch questo cantico mi sia di testimonianza contro i figli dIsraele133. E osserva quan-to sia importante questo cantico, ad ascoltare il quale non basta la terra ma convocato ancheil cielo. Infatti detto: Stai attento, cielo, e parler, e ascolti la terra le parole della miabocca134. E osserva quanto grandi e significative sono le cose che vengono dette: Sia attesa lamia parola come la pioggia e discenda come la rugiada sullerba e come la neve sul fieno, perch

    ho invocato il nome del Signore,ecc.135. Il quarto cantico sta nel libro dei Giudici, riguardo alquale scritto: E cantarono Debora e Baraq, figlio di Abinoam, in quel giorno dicendo: Nel da-re inizio, principi in Israele, nel prendere consiglio, popoli, benedite il Signore. Udite, re, pre-

    124Ct. 6, 8.125Es. 14, 30 ss.126Es. 15, 1.127Es. 14, 29.128In senso allegorico lEgitto e gli Egiziani sono sempre in Origene simbolo del male e del peccato. Tutto il d i-

    scorso che segue in merito ai cantici del VT tende a interpretarli come tappe progressive del cristiano verso la perfezio-ne, ovviamente sulla base dellinterpretazione allegorica. Il Cantico dei canticine rappresenta il punto darrivo.

    129Es. 15, 1.130Di norma il pozzo, in Origene, inteso come simbolo della profondit della sapienza e della scienza che si occu-

    pano delle cose divine.131Num. 21, 13 ss.132Num. 21, 17 s.133Dt. 31, 19.134Dt. 32, 1.135Dt. 32, 2 ss.

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    state ascolto, principi, ecc.136. Chi canta questo cantico deve essere ape, la cui opera taleche di essa si servono re e persone modeste per la buona salute. Infatti significa ape Debora,che canta questo cantico, e Baraq con lei: Baraq significa bagliore di luce. E questo canticoviene cantato dopo la vittoria, perch nessuno pu cantare ci che perfetto, se prima nonavr vinto i nemici. Infatti cos si dice proprio nel cantico: Svegliati, svegliati, Debora: risve-

    glia le migliaia del popolo. Svegliati, svegliati, canta un cantico. Svegliati, Baraq137. Ma di que-sto argomento troverai pi approfondita trattazione nelle brevi Omelieche abbiamo pubblica-to sul libro dei Giudici. Dopo questi il quinto canto sta nel secondo libro dei Re, quando Daviderivolse al Signore le parole di questo cantico nel giorno in cui il Signore lo liber dalla mano ditutti i suoi nemici e dalla mano di Saul, e disse: Il Signore la mia roccia e la mia difesa, il mioliberatore: il mio Dio sar il mio custode138. Perci se anche tu potrai comprendere chi sono inemici che Davide vince e abbatte nel primo e nel secondo libro dei Re, e in che modo egli di-vent degno di meritare laiuto del Signore e di essere liberato da tali nemici, allora anche tupotrai cantare questo quinto cantico. Il sesto cantico sta nel primo libro dei Paralipomeni, al-

    lorch Davide allinizio dispose Asaph e i suoi fratelli per lodare il Signore, e tale linizio diquesto cantico: Lodate il Signore e glorificatelo, e invocatelo nel suo nome. Fate conoscere frai popoli le sue volont. Cantate a lui e rivolgetegli un inno. Narrate tutte le meraviglie che feceil Signore, ecc.139. Tuttavia occorresapere che il cantico che sta nel secondo libro dei Remolto simile al XVII salmo140, e invece il cantico che sta nel primo libro dei Paralipomeninellaparte iniziale fino al punto ove detto: Non fate male ai miei profeti141, simile al CIV sal-mo142. Invece la parte successiva ha somiglianza con la parte iniziale del XCV salmo, dove detto: Cantate al Signore, tutte le terrefino al punto dove detto: perch viene a giudicarela terra 143. Se con questi si dovr concludere il numero dei cantici, questo libro del Canticodei canticidovr essere collocato al settimo posto. Se poi qualcuno penser che bisogna anno-

    verare con gli altri anche il cantico di Isaia144- bench non sembri logico che si ritenga prece-dere il cantico di Isaia che invece questi scrisse molto dopo -, tuttavia se qualcuno riterr chele parole dei profeti vanno valutate non in base ai tempi bens al loro significato, aggiungeranche questo cantico e dir che questo, che ha cantato Salomone, il cantico non soltanto deicantici che sono stati cantati prima ma anche di quelli che sarebbero stati cantati dopo. Sepoi si vorr attingere anche al libro dei Salmil dove scritto Cantico o Cantico del salmo, al-lora si riunir un gran numero di canti precedenti. Infatti si uniranno agli altri anche tutti equindici insieme i Cantici delle ascensioni145; e chi ricercher il significato dei singoli canti,riunir insieme i progressi dellanima che da questi trae profitto e con interpretazione spiri-tuale connetter organicamente gli argomenti, questi potr far vedere con quali magnifici pas-si inceda la sposa attraverso tutta questa vicenda per arrivare fino al talamo dello sposo, sa-lendo nel luogo della tenda meravigliosa fino alla casa di Dio, con grida di esultanza e di glori-

    136Gd. 5, 1 ss.137Gd. 5, 12.1382 Sam. 22, 1 ss.1391 Cr. 16, 8 ss.140Sal. 17, 3.1411 Cr. 16, 22.142Sal. 104, 1 ss.143Sal. 95, 1 ss.144Is. 5, 1 ss.145Cos sono denominati i salmi 119-133, in quanto erano cantati dai pellegrini mentre salivano al monte di Gerusa-

    lemme. Per Origene essi simboleggiano lascesa dellanima verso la perfezione.

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    ficazione, clamore di chi celebra una festa146: giunge, come abbiamo detto, fino al talamo del-le sposo per ascoltare e dire tutto ci che contenuto nel Cantico dei cantici .

    Prima di venire al nostro testo, possiamo ancora esaminare questa questione: perch Salo-mone, che in questi tre libri si fatto ministro della volont dello Spirito Santo, nei Proverbi detto: Salomone, figlio di Davide, che regn in Israele 147; invece nel secondo libro non scritto Salomone, bens: Parole dellEcclesiaste, figlio di Davide, re dIsraele in Gerusalem-me 148: si definisce figlio di Davide, come nel primo libro, e re dIsraele, ma l scritto pro-verbie quiparolee ha denominato se stesso qui Ecclesiaste mentre l Salomone. E mentre lha nominato solo il popolo sul quale aveva regnato, qui nomina il popolo e indica il luogo del re-gno: Gerusalemme. Invece nel Cantico dei canticinon scrive n il nome del popolo n il luogo incui regna, e neppure che re n che figlio di Davide, ma soltanto: Cantico dei cantici, che di Salomone 149. E bench mi sembri difficile esaminare e spiegare le differenze di tali e-spressioni o, comunque esaminatele, renderle palesi e affidarle allo scritto, tuttavia per quan-to pu comprendere la mia intelligenza e lattenzione dei lettori, in breve cercher di darne

    spiegazione. Non credo si possa dubitare che in molti punti Salomone rappresenta la figura diCristo, sia in quanto chiamato pacifico150sia in quanto la regina dellAustro venne dai confinidella terra per ascoltare la sapienza di Salomone151. Pertanto Cristo regna in Israele in quanto detto figlio di Davide e in quanto regna sopra quei re per i quali egli stesso detto re deire152. Daltra parte egli il vero Ecclesiaste, che essendo in forma di Dio, ha annientato sestesso assumendo forma di servo153, per riunire la Chiesa: infatti egli detto Ecclesiaste dalfatto che riunisce la chiesa. Ma allora chi cos Salomone, cio pacifico, come il Signore no-stro Ges Cristo cheper noi stato fatto da Dio sapienza, giustizia e pace154? Per tale moti-vo, nel primo libro, i Proverbi, quando ci istruisce nelle discipline morali, egli detto essere rein Israele, ma non ancora in Gerusalemme: infatti, bench noi siamo detti Israele155grazie alla

    fede, non siamo ancora progrediti al punto da arrivare alla Gerusalemme celeste156. Allorchpoi avremo progredito e saremo arrivati al punto di unirci alla chiesa dei primogeniti 157, che in cielo, e di conoscere dopo aver esaminato con cura le cause prime e naturali che la Geru-salemme celeste la nostra madre celeste158, allora per noi Cristo diventa anche Ecclesiaste edi lui si dice che regna non solo in Israele ma anche in Gerusalemme. Allorch poi arriver allaperfezione di tutto e si unir a lui la sposa perfetta, cio ogni creatura razionale159, perchegli ha pacificato per mezzo del suo sangue non soltanto ci che in terra ma anche ci che nei cieli160, allora sar chiamato soltanto Salomone, allorch avr consegnato il regno a Dio e

    146Sal. 41, 5.147Prov. 1, 1.148Eccle. 1, 1.149Ct. 1, 1.150Era questa la corrente etimologia che si dava del nome Salomone.151Mt. 12, 42.1521 Tim. 6, 14.153Fil 2, 6 s.1541 Cor. 1, 30.155Gal. 6, 16 ecc.Cio la Chiesa rappresenta il vero Israele, quello secondo lo spirito, mentre i Giudei sono Israe-

    le solo secondo la carne.156Eb. 12, 22.157Eb. 12, 23.158Gal. 4, 26.159Nel sistema origeniano anche gli angeli partecipano, pur se in modo loro peculiare, al tendere della chiesa dei

    perfettidi cui fanno parte verso Cristo. Perci anche le regioni celesti sono implicate nella vicenda come luogo diarrivo delle anime perfette.

    160Col. 1, 20.

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    Padre e avr spogliato ogni principato e potest. Bisogna infatti che egli regni finch ponga isuoi nemici sotto i suoi piedi e distrugga lultimo nemico, la morte161. Cos, pacificate tutte lecreature e sottomessole al Padre, allorch ormai Dio sar tutto in tutti162, egli sar detto sol-tanto Salomone, cio soltanto pacifico. Pertanto convenientemente in questo libro che statoscritto intorno allamore dello sposo e della sposa, anche per tale motivo non c scritto n fi-glio di Davide n re n altro che possa riguardare un concetto corporeo, perch ben a ragionela sposa ormai perfetta possa dire di lui: Bench una volta abbiamo conosciuto Cristo secondola carne, ormai non lo conosciamo pi163: infatti cos nessuno potr credere che essa ami al-cunch di corporeo e carnale contaminando lamore per lui. Perci il Cantico dei cantici sol-tanto di Salomone, e non del figlio di Davide n del re dIsraele, n in tale denominazione simescola alcun concetto di significazione carnale. Daltra parte tu non ti devi meravigliare per ilfatto che, pur essendo uno solo e lo stesso il Signore e Salvatore nostro, noi lo diciamo primainferiore nei Proverbi, poi in progresso nellEcclesiastee infine pi perfetto nel Cantico deicantici: infatti trovi esposto questo concetto anche nei Vangeli, dove egli detto progredire

    per noi e in noi; infatti scritto: Ges progrediva in et e sapienza presso Dio e presso gli uo-mini164. Per tutti questi motivi ritengo che non ci sia scritto n figlio di Davide n re dIsraelee anche per il fatto che nel Cantico dei canticila sposa ha progredito ormai al punto da esserequalcosa di pi grande del regno di Gerusalemme. Infatti lapostolo dice che c la Gerusale m-me celeste165e che ad essa hanno accesso i credenti: ma lo stesso Paolo, allorch definiscepontefice massimo166questo sposo al quale ora si affretta la sposa, parla di lui come di unoche non nei cieli bens penetrato ed passato attraverso tutti i cieli, e anche l questaperfetta sposa lo seguir, anzi l salir stando unita e congiunta con lui: infatti con lui diven-tata un solo spirito167. Perci mi sembra che, mentre egli aveva detto a Pietro, che in un primomomento non lo poteva seguire: Dove vado io, voi non potete venire, gli diceva ancora: Tu mi

    seguirai dopo168.Che ci sia qualcosa di maggiore anche dIsraele169, lo deduciamo dal fatto che nel libro dei

    Numeritutto Israele numerato e censito in dodici trib e secondo un certo numero; invecela trib di Levi, in quanto superiore alle altre, tenuta al di sopra di questo numero e non computata nel numero dIsraele. Infatti detto cos: Questo il censimento nel quale sonostati censiti i figli dIsraele secondo le loro famiglie: tutto il loro numero, nella sua potenza,fu di 603.550. Ma i Leviti non furono censiti insieme con quelli, come aveva comandato il Si-

    gnore a Mos 170. Vedi come i Leviti, in quanto superiori ai figli dIsraele, sono messi a parte enon sono associati al numero di quelli. Ma a loro volta superiori ai leviti sono descritti i sacer-doti; cos infatti dice lo stesso libro della Scrittura: E il Signore parl a Mos dicendo: Prenditutti i Leviti e collocali al cospetto del sacerdote Aronne, e gli prestino servizio171. Vedi come

    1611 Cor. 15, 24 ss.162Col. 3, 11.1632 Cor. 5, 16.164Lc. 2, 52.Il progresso del cristiano verso la perfezione significa anche progresso di Cristo, in quanto ogni cri-

    stiano parte del suo corpo mistico.165Eb. 12, 22.166Eb. 4, 14.1671 Cor. 6, 17.168Gv. 13, 36.169Origene allude alle realt sopramondane, alle gerarchie angeliche, che come abbiamo detto son parte della

    Chiesa nella sua dimensione pi perfetta: Cfr. nota n. 159.170Num. 2, 32 s.171Num. 3, 5 s.

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    anche in questo punto la Scrittura definisca i Sacerdoti superiori ai Leviti e a loro volta i Le-viti superiori ai figli dIsraele? Ho esaminato con un po di cura questo argomento volendo an-che di qui far vedere il motivo per cui pure nei titoli dei suoi libri Salomone abbia fatto uso dinecessarie distinzioni e, dando i titoli, abbia scritto una cosa nei Proverbi, unaltranellEcclesiaste, unaltra ancora nel Cantico dei cantici. E ancora a proposito del fatto che nelCantico dei cantici, in cui si rivela la perfezione, non c scritto n figlio di Davide n re, si pudire anche questo: allorch il servo diventer come il padrone e il discepolo come il maestro172,allora il servo non sar pi servo, perch diventato come il padrone, e il discepolo non sar pidiscepolo perch diventato come il maestro: una volta stato discepolo, ora invece come ilmaestro; e una volta era stato servo, ora invece come il padrone. Analoga osservazione po-tremo fare anche a proposito del re e di coloro sui quali egli regna, allorch ormai il regno sa-r consegnato a Dio Padre173.

    Non ci sfugga neppure che alcuni come titolo di questo libro scrivono Cantici dei cantici, ilche non scritto esattamente: infatti non al plurale ma al singolare qui scritto Cantico dei

    cantici.Questo abbiamo detto come prefazione sul titolo stesso del libro. Ormai tempodiniziare, con laiuto del Signore, la nostra opera: eppure non dobbiamo tralasciare neppure ilfatto che ad alcuni sembrato opportuno indagare ancora sul titolo del libro, che cos: Can-tico dei cantici, che di Salomone174. Essi infatti intendono che lautore abbia voluto dire chequesto il cantico dei cantici di Salomone nel senso che abbia indicato che questo uno solodei suoi molti cantici. Ma come potremo accettare questa interpretazione, dal momento che lachiesa di Dio non ha ricevuto alcun altro cantico di Salomone da leggere; n presso gli Ebrei,dai quali sono passate a noi le parole di Dio, c altro nel canone allinfuori di questi tre libri diSalomone che possediamo anche noi? Tuttavia coloro che cos sostengono confermano la loro

    opinione col fatto che nel terzo libro dei Re scritto che molti sono stati i cantici di Salomo-ne: perci essi sostengono che questo uno dei molti. Infatti in quel luogo scritto cos: Det-te il Signore a Salomone prudenza e sapienza molto grande e ampiezza di cuore come la sabbiache presso la sponda del mare. E Salomone divent sapiente molto al di sopra della sapienzadi tutti gli antichi e molto di pi di tutti i sapienti dEgitto, epi dellEzrahita Etan, pi di He-man Kalkol e Darda. Salomone pronunci 300 sentenze e i suoi cantici erano 5000175. Essi so-stengono che uno di questi 5000 cantici quello che abbi amo ora nelle mani: ma tali canticinon sono in uso, e neppure giunta alla chiesa di Dio notizia su quando e dove essi sono0 staticantati. Sarebbe faticoso e non pertinente allopera che abbiamo intrapreso se volessimo oraricercare di quanti libri si faccia menzione nelle sacre Scritture, dei quali neppure un sol pas-so ci stato tramandato. E vediamo che neppure presso i Giudei sono in uso passi di questogenere, sia perch lo Spirito Santo ha voluto che fossero tolti di mezzo in quanto contenenticoncetti superiori allumana intelligenza sia perch gli antichi non vollero far posto n ammet-tere con autorit di libri ispirati gli scritti chiamati apocrifi176: in essi infatti si trovano molte

    172Mt. 10, 24; Lc. 6, 40.1731 Cor. 15, 24.Cio, nella perfezione del corpo mistico ormai pienamente realizzato, non ci sar pi chi supe-

    riore e chi inferiore ma in Cristo tutti saranno uguali fra loro e con Cristo stesso.174Ct. 1, 1.1751 Re, 4, 25 ss.176Con questo nome furono indicati scritti che arieggiavano la forma vetero e neotestamentaria, ma che non furono

    riconosciuti ispirati e perci non compresi nel canone delle sacre Scritture. Qui Origene d una valutazione positiva al-meno di certi apocrifi, mentre invece lusuale giudizio della chiesa su di essi era severo, in quanto li considerava operao di eretici o comunque di falsari. Infatti qui Origene ammette che alcuni di tali libri fossero talmente profondi nelle i-

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    cose errate e contrarie alla vera fede. al di sopra delle nostre forze dare un giudizio suquesto argomento. Tuttavia evidente che gli apostoli e gli evangelisti hanno addotto e inseri-to nel Nuovo Testamento molti passi che non leggiamo affatto negli scritti che consideriamocanonici e che invece si trovano negli apocrifi e manifestamente si rivelano dedotti da qui. Maneppure cos bisogna far luogo agli apocrifi: non si debbono infatti spostare i limiti eterni chehanno stabilito i nostri padri 177. Pu infatti essere accaduto che gli apostoli e gli evangelisti,pieni di Spirito Santo, abbiamo saputo ci che si doveva prendere da quelle Scritture e ci cheinvece si doveva rifiutare. Per noi invece, che non possediamo tanta abbondanza di spirito, nonsarebbe senza pericolo presumere qualcosa del genere. Pertanto sul testo in questione mante-niamo la versione che abbiamo sopra riportato, soprattutto perch in essa chiara la distin-zione, dove detto: Cantico dei cantici, che di Salomone178. Se infatti lautore avesse volutoche si intendesse che questo il cantico dei cantici di Salomone, certamente avrebbe detto:Cantico dei cantici che sono di Salomone, ovvero: Cantico dei cantici di Salomone. Poich inve-ce detto: che appartiene a Salomone, ci dimostra che questo cantico, che abbiamo nelle

    mani e che egli doveva cantare, questo era di Salomone e per questo porta il titolo che egli haposto.Vediamo ora anche ci che segue.

    dee che presentavano da non poter essere se non alla portata di pochi eletti: per tal motivo ne giustifica lesclusionedalluso nella chiesa , ove essi non potrebbero essere compresi dalla quasi totalit dei membri.

    177Prov. 22, 28.178Ct. 1, 1.

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    LIBRO PRIMO

    Mi baci con i baci di sua bocca (1, 2)

    Si ricordi quanto abbiamo osservato nella prefazione, che questo libro, che ha forma dicarme nuziale, stato scritto a mo di azione drammatica. E dicemmo che c azione dramm a-tica l dove sono introdotti alcuni personaggi a parlare, e intanto altri sopraggiungono, altri siallontanano o si presentano in scena, e cos tutta lazione si svolge con cambiamenti di perso-naggi. Tale la forma dellintero libro, e su questa base adatteremo, nei limiti delle nostre ca-pacit, linterpretazione letterale. Invece linterpretazione spirituale, sempre secondo quantoabbiamo indicato nella prefazione, ha per oggetto la chiesa che va a Cristo sotto le figure del-la sposa e dello sposo, e lanima che si unisce con il Verbo di Dio. Introduciamo perci, secondoil significato letterale, una sposa che ha ricevuto degnissimi doni, a titolo di doni nuziali e didote, da parte del mobilissimo sposo: essa per, poich lo sposo indugia molto a lungo, ecci-

    tata dal desiderio del suo amore e si strugge giacendo in casa e fa di tutto perch finalmentepossa vedere il suo sposo e godere dei suoi baci. Poich ella vede che il suo amore soffre indu-gio e che lei non pu ottenere ci che desidera, si volge alla preghiera e supplica Dio, sapendoche egli il padre del suo sposo1. Osserviamo perci che innalza le mani sante senza collera ndisputa, vestita decorosamente con modestia e sobriet2, adorna dei pi degni ornamenti chesi addicono a nobile sposa, ma ardente per il desiderio dello sposo e agitata da uninteriore fe-rita damore, mentre come abbiamo detto rivolge preghiera a Dio e dice del suo sposo: Mibaci con i baci di sua bocca 3. Questi argomenti, composti a modo di azione drammatica, pre-senta linterpretazione letterale.

    Vediamo ora se si possa convenientemente adattare in questo modo un significato pi pro-

    fondo. La sposa sia la chiesa, che desidera unirsi con Cristo: e per la chiesa intendi linsieme ditutti i santi. Perci questa chiesa sia come un personaggio che rappresenti tutti e parli cos:tutto posseggo, sono piena di regali che a titolo di doni nuziali e di dote ho preso prima dellenozze. Infatti gi prima, allorch mi preparavo alle nozze col figlio del re e primogenito di ognicreatura4, i suoi angeli santi mi hanno prestato ossequio e servizio, recandomi come dono nu-ziale la legge: infatti detto che la legge fu disposta per mezzo di angeli nella mano del me-diatore5. Anche i profeti mi hanno prestato il loro servizio. Essi non soltanto mi hanno dettotutto per mostrarmi e indicarmi il Figlio di Dio il quale, recandomi quelli che son detti caparree doni nuziali, desideravano sposarmi; ma per infiammarmi damore e di desiderio per lui, pra-ticamente mi hanno annunziato il suo arrivo e, pieni di Spirito Santo, mi hanno narrato le sueinnumerevoli virt e le sue opere immense. Mi hanno anche descritto la sua bellezza, il suo a-spetto, la sua bont, s che per tutto ci io mi sono infiammata damore per lui in maniera chenon si pu pi sopportare. Ma poich ormai i tempi sono quasi alla fine ed egli non mi concedeancora la sua presenza ma vedo soltanto i suoi servi che vanno e vengono da me, per questo ate, padre del mio sposo, rivolgo la preghiera: ti scongiuro perch finalmente, avendo compas-sionato il mio amore, tu lo mandi a me, s che egli non mi parli pi per mezzo dei suoi servi, an-

    1Questo particolare non si ricava da unesegesi strettamente letterale: in realt Origene, anche quando interpreta

    letteralmente, talvolta condizionato dalla interpretazione allegorica che ha in mente.21 Tim. 2, 8 s.3Ct. 1, 2.4Col. 1, 15.5Gal. 3, 19.

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    geli e profeti, ma venga proprio lui e mi baci con i baci di sua bocca6, cio infonda nella miabocca le parole della sua bocca ed io lo ascolti parlare e lo veda insegnare. Questi sono infattii baci che Cristo ha dato alla sua chiesa, allorch al suo arrivo egli, presente nella carne, le haindirizzato parole di fede, amore e pace, secondo quanto Isaia, inviato gi prima alla sposa, a-veva promesso e detto: Non messo n angelo, ma lo stesso Signore li salver7.

    Come terza interpretazione introduciamo lanima, che desidera soltanto congiungersi edunirsi col Verbo di Dio ed entrare nei misteri della sua sapienza e della sua scienza come neltalamo dello sposo celeste. Anche questanima ha i doni che da lui le sono stati dati a titolo didote. Come infatti per la chiesa la dote consistita nei libri della legge e dei profeti, cos perquestanima siano considerati doni dotali la legge naturale, la facolt razionale e la libert delvolere. Avendo tali doni per dote, la sua prima istruzione venuta dai precettori e dai mae-stri. Ma poich con questi non pieno e perfetto lappagamento del suo amore e del suo desi-derio, essa prega che la sua mente pura e verginale sia illuminata dalla presenza e dalla lucedello stesso Verbo di Dio. Allorch infatti nessun servizio di uomo o angelo riempie la sua

    mente di sentimenti e pensieri divini allora essa crede di aver ricevuto proprio i baci del Ver-bo di Dio. Per tali baci dice lanima pregando Dio: mi baci con i baci di sua bocca8. Infatti fin-ch lanima fu incapace di accogliere la pura e solida dottrina comunicata proprio dal Verbo diDio, necessariamente ella accolse baci, cio concetti, dalla bocca dei maestri. Ma quando da sha cominciato a scorgere ci chera oscuro, a snodare ci chera intricato, a risolvere cichera involuto, a spiegare con conveniente interpretazione le parabole, gli enigmi e le senten-ze dei sapienti, allora ormai sia convinta di aver ricevuto i baci proprio del suo sposo, cio delVerbo di Dio. E si parla al plurale di baci proprio perch noi comprendiamo che lilluminazionedi ogni concetto oscuro un bacio che il Verbo di Dio d allanima perfetta. Forse in questosenso diceva la mente profetica e perfetta: Ho aperto la mia bocca e ho attirato lo Spirito9.

    Invece per bocca dello sposo intendiamo la facolt con la quale egli illumina la mente e quasiavendole rivolto parole di amore, se essa merita di accogliere la presenza di facolt cos gran-de, le rivela ogni cosa sconosciuta e oscura: questo il pi vero, proprio e santo bacio che losposo, il Verbo di Dio, rivolge alla sposa, lanima pura e perfetta . Immagine di questo il bacioche nella chiesa ci scambiamo gli uni con gli altri, allorch celebriamo i misteri. Perci ogni vol-ta che nel nostro cuore scopriamo, senza bisogno di maestro, qualcosa che ricercavamo sulledottrine e gli argomenti divini, altrettanti baci crediamo che ci siano stati dati dallo sposo, ilVerbo di Dio. Quando invece ricerchiamo qualcosa sulle dottrine divine e non riusciamo a sco-prirlo, allora fatto nostro il senso di questa preghiera, chiediamo a Dio la visita del suo Verboe diciamo: mi baci con i baci di sua bocca10. Infatti il Padre conosce la capacit di ogni anima esa a quale anima quali baci del Verbo a suo tempo debba porgere, cio nellintelletto e nei sen-timenti.

    Perch le tue mammelle sono deliziose pi del vino e lodore dei tuoi profumi superiore a tut-ti gli aromi (1, 2-3).

    6Ct. 1, 2.7Is. 33, 22.8Ct. 1, 2.9Sal. 118, 131.10Ct. 1, 2.

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    Secondo il significato letterale, ch in forma di azione drammatica, intendi che la sposa,elevate a Dio le mani, ha rivolto al Padre una preghiera e gli ha chiesto che ormai venga a lei losposo per effondere i baci della sua bocca. Mentre chiede questo al padre, durante la pre-ghiera nella quale dice: mi baci con i baci di sua bocca11, si prepara ad aggiungere alla preghie-ra altre parole e a dire che si presenti lo sposo, stia accanto a lei che prega e le faccia vederele sue mammelle, ed egli stesso sia unto di profumi magnifici, il cui soave odore si addice aduno sposo. Ma quando la sposa vede ch giunto colui per il quale pregava e che, mentre ancoraparla, le stato concesso ci che domandava e le sono stati dati da lui i baci che chiedeva, ral-legrata da ci, spinta dalla bellezza delle mammelle e della soavit del profumo, volge le paroleche si era preparata allo sposo ormai presente, e dopo aver detto: mi baci con i baci di suabocca 12, continua rivolgendosi allo sposo ormai presente: le tue mammelle sono deliziose pidel vino e lodore dei tuoi profumi superiore a tutti gli aromi13. Questo secondo il significatoletterale, che abbiamo detto composto a modo di azione drammatica .

    Cerchiamo ora che cosa contenga il significato pi profondo. Troviamo che nelle sacre

    Scritture la facolt principale del cuore chiamata con nomi diversi, che sono adattati ai mo-tivi e alle circostanze delle quali si tratta. A volte infatti chiamato cuore, come: Beati i puridi cuoree Col cuore si ha fede nella giustizia14. Se poi si parla in occasione di un convito, inrelazione alla qualit e allordine di quelli che vi prendono parte, chiamata seno o petto: cosGiovanni nel Vangelo riferisce di un discepolo che Ges amava, il quale appoggiava la testa sulsuo seno o sul suo petto, certo colui cui Simon Pietro si rivolgeva dicendo: Chiedi chi costuidi cui parla, e allora quello che riposava sul petto di Ges gli dice: Signore, chi ?15. Qui infat-ti certamente si dice che Giovanni riposava nella facolt principale del cuore di Ges e nel si-gnificato intimo della sua dottrina, e l riposando scrutava i tesori di sapienza e di scienza cheerano nascosti16 in Cristo Ges. Ritengo infatti non sconveniente intendere seno di Ges nel

    senso di dottrine sante. Perci in diversi modi, come abbiamo accennato, chiamata nelle sa-cre Scritture la facolt principale del cuore, come anche nel Levitico, dove riguardo ai sacrifi-ci il petto di separazione e la coscia sono messi a parte per i sacerdoti 17: infatti qui il petto ela coscia separati e messi a parte indicano la facolt principale del cuore e il decoro delle ope-re, che nei sacerdoti sono superiori agli altri uomini. Ma di ci abbiamo trattato pi a fondonel commento al libro del Levitico, secondo quanto ci ha concesso il Signore. Perci nel passo inesame, secondo questordine di idee, poich si tratta della rappresentazione di un drammadamore, interpretiamo le mammelle nel senso di facolt principale del cuore, s che risulta co-s il senso di ci che detto: Il tuo cuore e la tua mente, o sposo, cio i concetti che sono inte e la grazia della dottrina, superano ogni vino che suole rallegrare il cuore delluomo 18. Comeinfatti, riguardo ai puri di cui si dice: Perch vedranno Dio19, ben a ragione si parla di cuore, econ quelli che stanno a pranzo si parla di seno e di petto, in relazione senza dubbio allaspettodi coloro che pranzano e alla forma del convito, e ancora come presso i sacerdoti si parla conlinguaggio mistico20di petto e coscia, analogamente ritengo che anche nel passo che esaminia-

    11Ct. 1, 2.12Ct. 1, 2.13Ct. 1, 2-3.14Mt. 5, 8 ; Rm. 10, 10.15Gv. 13, 23 ss.16Col. 2, 3.17Lev. 10, 14.18Sal. 103, 15.19Mt. 5, 8.20Sul significato di misticoconfronta la n. 2 della prefazione origeniana , p. 3.

  • 8/13/2019 Origene Commento al Cantico dei Cantici

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    mo, ove sono descritti laspetto e i discorsi degli amanti, in maniera quanto mai gradita questastessa facolt principale del cuore indicata con le mammelle. E le mammelle dello sposo sonodeliziose perch in esse sono riposti tesori di sapienza e di scienza21.

    Queste mammelle la sposa mette a confronto col vino, ma le confronta per considerarlesuperiori. Per vino dobbiamo intendere i concetti e la dottrina che, prima dellarrivo dello spo-so, la sposa era solita accogliere per opera della legge e dei profeti. Ma ora, considerando ladottrina che scorre dalle mammelle dello sposo, presa da ammirazione e da stupore veden-dola di gran lunga superiore alla dottrina della quale si era allietata prima dellarrivo dello spo-so, come di un vino spirituale che le servivano i santi padri e i profeti: essi infatti avevanopiantato anche vigne di questo genere, come No per primo e Isaia 22sulla sommit del montein luogo fertile, e le avevano curate. Pertanto essa, vedendo ora che grande leccellenza deiconcetti e della scienza dello sposo e che da lui proviene dottrina di gran lunga pi perfetta diquella che era stata presso gli antichi, dice: le tue mammelle sono deliziose pi del vino23, ciopi di quella dottrina con la quale essa era allietata dagli antichi. Di tale vino bisogna intendere

    che parli anche lEcclesiastequando dice: Io dissi in cuor mio: Sono venuto e ti tenter nellagioia, e osserva ci ch buono24; e ancora parlando delle stesse vigne dice: Ho reso grande lamia opera, mi sono edificato palazzi, mi sono piantato vigne, mi sono fatto giardini e parchi,ecc.25Ci sono anche alcuni ministri di questo vino mistico, che sono chiamati coppieri. Cos in-fatti ancora lui dice: Mi sono procurato cantori e cantanti per la letizia dei figli degli uomini,coppieri e coppiere26. Osserva pertanto se possiamo intendere anche qui, come in altri passi,che il Salvatore mescola col vino degli antichi quel che di nuovo scorreva dalle sue mammelle27,allorch Maria e Giuseppe cercandolo lo trovarono nel tempio che sedeva in mezzo ai dottori eascoltava e li interrogava, mentre tutti si stupivano delle sue risposte28. Ma forse loggetto diques