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7 Orientamenti Biblioteche oggi novembre 2005 La catalogazione delle risorse elet- troniche comporta difficoltà pecu- liari derivanti dal trattamento di un materiale che raramente presenta una fonte certa e consolidata da cui desumere le notizie, che di ca- so in caso presenta problemi e ca- ratteristiche differenti e che, di ca- talogatore in catalogatore, rischia involontariamente di presentare anche soluzioni differenti. Per al- cuni aspetti la descrizione delle ri- sorse elettroniche pone problemi simili a quella dei seriali o più in generale delle risorse in continua- zione. Li accomuna la pluralità di fonti deputate a ricevere le infor- mazioni senza che fra queste emerga una fonte principale come il frontespizio per le monografie. Non solo: sono simili i cambia- menti nell’ordine e nella presenta- zione delle informazioni a ogni nuovo fascicolo o aggiornamento della risorsa. Si tratta di difficoltà inevitabili, dovendo riprodurre in un record statico le caratteristiche di risorse per loro natura dinami- che e in movimento. I problemi e i timori che ne derivano invece ri- cordano le preoccupazioni che ne- gli anni Sessanta e Settanta si era- no diffuse per la catalogazione dei materiali audiovisivi. 1 In fondo so- no difficoltà che derivano dall’ap- porre ad altri materiali categorie nate per la catalogazione delle mo- nografie. La considerazione non deve sembrare però remissiva o indicativa dell’impossibilità di arri- vare anche per le risorse elettroni- che a un controllo bibliografico al- trettanto efficiente di quello che la comunità bibliotecaria ha saputo sviluppare per le altre risorse. Tutt’altro. Il dibattito internaziona- le degli ultimi anni sulla cataloga- zione delle risorse elettroniche pur fra tutte le difficoltà che ha attra- versato e che attraversa rappresen- ta certamente una grande opportu- nità per riconsiderare anche alcu- ne fondamenta dei codici di cata- logazione. Sarà necessario riconsi- derare regole che nascono da un’era in cui oggetto della catalo- gazione era il materiale librario a stampa e in cui i pochi media di- versi potevano essere agevolmente differenziati nel catalogo. In que- sto senso la moltiplicazione espo- nenziale di risorse elettroniche fra le risorse che le biblioteche con- servano o cui forniscono accesso – molto più di quanto non fosse av- venuto nel passato per altri mate- riali – è stata un fattore scatenante. Ma, ed è questa l’opportunità, ri- pensare le categorie in cui vengo- no suddivisi gli oggetti della cata- logazione significherà anche giun- gere a regole più chiare di quelle attuali pensate per differenziare il materiale non a stampa. Significhe- rà insomma non più escludere ma integrare tutto il materiale non li- brario in un’architettura catalogra- fica finalmente più chiara. Un processo non concluso: la revisione di ISBD(ER) Dopo la pubblicazione di FRBR in ambito IFLA è stato ricostituito un ISBD Review Group con lo scopo di iniziare un ciclo di revisione di tutte le ISBD anche alla luce dei nuovi principi impliciti nei Function- al Requirements for Bibliographic Records. 2 Come era naturale, dal processo non poteva essere esclu- so lo standard sulle risorse elettro- niche che si era dimostrato uno dei più tormentati e forse quello che più abbisognava di un riesame. 3 Il processo di revisione di ISBD(ER) è iniziato con la decisione da par- te dell’ISBD Review Group di no- minare un incaricato per indagare i punti dello standard più contro- versi e proporre alcune possibili soluzioni. 4 Il mandato aveva dura- ta di sei mesi e il nome scelto era quello di Ann Sandberg-Fox, da anni indiscutibilmente una dei massimi esperti del settore. Il lavo- ro della Sandberg-Fox era pronto per l’agosto 2002, così da poter es- sere discusso dall’ISBD Review Group nell’ambito della 68. Confe- renza IFLA di Glasgow. 5 Le con- clusioni sul rapporto e le prime proposte di modifica allo standard approvate dall’ISBD Review Group furono diffuse pubblicamente il 14 novembre 2002. Venivano indivi- duati problemi in quattro aree: 0.5 (fonti d’informazione); area 3 (tipo Matteo Barucci Ufficio bibliografia Casalini libri Firenze [email protected] Prospettive e problemi della catalogazione delle risorse elettroniche * Un dibattito internazionale denso di sviluppi

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Orientamenti

Biblioteche oggi – novembre 2005

La catalogazione delle risorse elet-troniche comporta difficoltà pecu-liari derivanti dal trattamento di unmateriale che raramente presentauna fonte certa e consolidata dacui desumere le notizie, che di ca-so in caso presenta problemi e ca-ratteristiche differenti e che, di ca-talogatore in catalogatore, rischiainvolontariamente di presentareanche soluzioni differenti. Per al-cuni aspetti la descrizione delle ri-sorse elettroniche pone problemisimili a quella dei seriali o più ingenerale delle risorse in continua-zione. Li accomuna la pluralità difonti deputate a ricevere le infor-mazioni senza che fra questeemerga una fonte principale comeil frontespizio per le monografie.Non solo: sono simili i cambia-menti nell’ordine e nella presenta-zione delle informazioni a ogninuovo fascicolo o aggiornamentodella risorsa. Si tratta di difficoltàinevitabili, dovendo riprodurre inun record statico le caratteristichedi risorse per loro natura dinami-che e in movimento. I problemi ei timori che ne derivano invece ri-cordano le preoccupazioni che ne-gli anni Sessanta e Settanta si era-no diffuse per la catalogazione deimateriali audiovisivi.1 In fondo so-no difficoltà che derivano dall’ap-porre ad altri materiali categorienate per la catalogazione delle mo-nografie. La considerazione nondeve sembrare però remissiva o

indicativa dell’impossibilità di arri-vare anche per le risorse elettroni-che a un controllo bibliografico al-trettanto efficiente di quello che lacomunità bibliotecaria ha saputosviluppare per le altre risorse.Tutt’altro. Il dibattito internaziona-le degli ultimi anni sulla cataloga-zione delle risorse elettroniche purfra tutte le difficoltà che ha attra-versato e che attraversa rappresen-ta certamente una grande opportu-nità per riconsiderare anche alcu-ne fondamenta dei codici di cata-logazione. Sarà necessario riconsi-derare regole che nascono daun’era in cui oggetto della catalo-gazione era il materiale librario astampa e in cui i pochi media di-versi potevano essere agevolmentedifferenziati nel catalogo. In que-sto senso la moltiplicazione espo-nenziale di risorse elettroniche frale risorse che le biblioteche con-servano o cui forniscono accesso –molto più di quanto non fosse av-venuto nel passato per altri mate-riali – è stata un fattore scatenante.Ma, ed è questa l’opportunità, ri-pensare le categorie in cui vengo-no suddivisi gli oggetti della cata-logazione significherà anche giun-gere a regole più chiare di quelleattuali pensate per differenziare ilmateriale non a stampa. Significhe-rà insomma non più escludere maintegrare tutto il materiale non li-brario in un’architettura catalogra-fica finalmente più chiara.

Un processo non concluso:la revisione di ISBD(ER)

Dopo la pubblicazione di FRBR inambito IFLA è stato ricostituito unISBD Review Group con lo scopodi iniziare un ciclo di revisione ditutte le ISBD anche alla luce deinuovi principi impliciti nei Function-al Requirements for BibliographicRecords.2 Come era naturale, dalprocesso non poteva essere esclu-so lo standard sulle risorse elettro-niche che si era dimostrato uno deipiù tormentati e forse quello chepiù abbisognava di un riesame.3

Il processo di revisione di ISBD(ER)è iniziato con la decisione da par-te dell’ISBD Review Group di no-minare un incaricato per indagarei punti dello standard più contro-versi e proporre alcune possibilisoluzioni.4 Il mandato aveva dura-ta di sei mesi e il nome scelto eraquello di Ann Sandberg-Fox, daanni indiscutibilmente una deimassimi esperti del settore. Il lavo-ro della Sandberg-Fox era prontoper l’agosto 2002, così da poter es-sere discusso dall’ISBD ReviewGroup nell’ambito della 68. Confe-renza IFLA di Glasgow.5 Le con-clusioni sul rapporto e le primeproposte di modifica allo standardapprovate dall’ISBD Review Groupfurono diffuse pubblicamente il 14novembre 2002. Venivano indivi-duati problemi in quattro aree: 0.5(fonti d’informazione); area 3 (tipo

Matteo BarucciUfficio bibliografia

Casalini libriFirenze

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Prospettive e problemidella catalogazione

delle risorse elettroniche*

Un dibattito internazionale denso di sviluppi

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ed estensione della risorsa); area 5(descrizione fisica); area 8 (areadel numero standard, o equivalen-te, e delle condizioni di disponibi-lità). I cambiamenti più significati-vi proposti erano:– 0.5.1 Ordine di preferenza dellefonti: per le risorse elettroniche adaccesso locale (REL), preferire lefonti interne alle altre; per le risor-se elettroniche ad accesso remoto(RER), considerare fonte d’infor-mazione la risorsa stessa. – Eliminazione dell’area 3 definita“ridondante con le altre parti delladescrizione e (…) problematica”6

e spostamento delle informazionicontenutevi altrove (in area 5).– Descrizione delle caratteristichefisiche delle RER (sound. color.) inarea 5.– Indicazione diretta del formato,quando di uso comune, come ISM(per es. 1 dvd, 2 cd-rom).– Possibilità di registrare identifica-tori internazionali diversi dall’ISBNin area 8 (per es. urn, doi, purl).Le modifiche riflettevano prospetti-ve su cui si era già radicato un am-pio consenso e che, si pensava,con tutta probabilità sarebbero en-trate a far parte del nuovo standard:a) L’eliminazione di un’area, la 3,che era frutto di un compromesso,volto alla descrizione diversificatadelle risorse ad accesso remoto ead accesso locale.b) Permettere la descrizione fisicadelle risorse elettroniche ad accessoremoto in area 5, così come pre-visto per le risorse elettroniche adaccesso locale. Queste, nonostantela mancanza di un supporto fisicotangibile, hanno delle caratteristi-che fisiche, e permetterne la de-scrizione avrebbe ridotto il signifi-cato di una distinzione, quella fraRER e REL, i cui confini, del resto,erano già molto labili.c) L’indicazione diretta del forma-to come ISM (pratica del resto giàin atto presso varie agenzie catalo-grafiche).Più aperta era invece la questione

delle fonti d’informazione per lequali si doveva trovare un accordoanche con la soluzione più liberadelle AACR2.Intanto anche la comunità delleAACR2 si interrogava sugli stessiproblemi. Il primo passo deciso intale senso fu la nomina nel 2002 diuna commissione “per il ripensa-mento concettuale del capitolo 9delle AACR2”,7 di cui facevanoparte membri dell’American LibraryAssociation e della British Library.Il primo lavoro della commissionefu l’esame delle proposte dell’ISBDReview Group per la revisione diISBD(ER). Le conclusioni vennerorese pubbliche nel gennaio 2003.Sulle modifiche proposte si avevasostanzialmente un accordo gene-rale. Venivano però individuati an-che due problemi. In primo luogola nuova formulazione delle fontidi informazioni prescritte si disco-stava dalle AACR2, che non preve-devano nessuna distinzione fra ri-sorse ad accesso locale e remoto,considerando in entrambi i casifonte d’informazione prescritta larisorsa stessa. Il secondo problemariguardava le indicazioni specifi-che del materiale alle quali la taskforce sentiva l’opportunità di ag-giungere nuovi termini per i sitiInternet e le risorse elettronicheremote in genere. Venivano postepoi delle domande sulla cui rispo-sta in quella sede non si era rag-giunto un accordo: “elettronico”era sempre il modificatore piùchiaro per l’ISM? Non sarebbe sta-to più adatto invece “digitale”?In ambito IFLA il processo di revi-sione dello standard continuava almeeting di Berlino dell’agosto2003. Il resoconto della conferen-za informava che “ISBD(ER) è sta-ta rivista in conformità con FRBR;particolare attenzione è stata dedi-cata alle aree 3, 5 e 8” e dal rap-porto annuale 2003 della IFLACataloguing Section si apprendevache la bozza per il nuovo standardera ormai quasi pronta.8 Il 2004

sembrava poter essere l’anno di ap-provazione della nuova ISBD(ER)e nei primi mesi venne così resadisponibile sul sito dell’IFLA labozza dello standard con invito asuggerire commenti entro il 1°maggio 2004.9 La presentazioneevidenziava il contesto in cui eranato lo standard:

In seguito alle raccomandazioni delgruppo di studio [sui FunctionalRequirements for BibliographicRecords], all’ISBD Review Group èstato affidato il compito di una re-visione globale delle ISBD. Obietti-vo del progetto era di assicurare laconformità fra le prescrizioni delleISBD e i requisiti per i dati indicatida FRBR [...] questo progetto di re-visione ha implicato un esame ri-goroso dei dati obbligatori per leISBD per rendere fra questi opzio-nali quelli che sono opzionali an-che in FRBR. (In nessun caso undato è obbligatorio per FRBR maopzionale per le ISBD) [...] questaversione di ISBD(ER) introduce al-cuni cambiamenti. Fra gli altri l’usodi “risorsa” al posto di “documen-to” o “pubblicazione” [...] è statodeciso di non usare la terminologiadi FRBR dal momento che FRBR èun modello concettuale con unaterminologia che non ricalca esatta-mente quella delle ISBD. Il prece-dente “documento” ha un significa-to diverso dal termine “documen-to” usato in FRBR10 [...] ciò ha por-tato alla decisione di usare “risor-sa”. L’ISBD Review Group crede siaessenziale per l’IFLA spiegare ilrapporto fra le ISBD e il modelloFRBR [...] per chiarire come FRBR ele ISBD sono correlati in armonia.11

I cambiamenti, per quanto eviden-ziati velocemente, erano tutt’altroche secondari: per la prima voltaveniva raccomandato prima l’usodelle altre ISBD e solo dopo diISBD(ER) quando una risorsa com-binasse aspetti che richiedevanol’uso di più di una ISBD; veniva eli-minata la lista di ISM in appendiceC, appendice che era ora costituitada soli esempi con i quali era ades-

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so permesso anche l’utilizzo deitermini comuni (per es. 1 dvd) co-me ISM. Seguendo poi le indicazio-ni pervenute dalla comunità delleAACR2 era stato scelto di seguire ilcodice anglo-americano e cambiarele stipulazioni in 0.5 per renderefonte d’informazione la risorsa stes-sa senza distinzioni fra accesso lo-cale e accesso remoto. Entravano afar parte dello standard anche glialtri cambiamenti proposti nel 2002dalla Sandberg-Fox: la descrizionefisica anche per le risorse ad acces-so remoto, la possibilità di usare inarea 8 anche identificatori diversidall’ISBN o ISSN, e soprattuttol’abolizione dell’area 3. Sull’abolizione dell’area 3 così co-me sulle altre modifiche sembravasi fosse ormai formato un ampioconsenso. Così come era lecito rite-nere che alla Conferenza IFLA diBuenos Aires in programma per l’a-gosto di quell’anno si sarebbe arri-vati a un accordo definitivo nellacomunità internazionale. In verità imesi successivi avrebbero mostratouna realtà differente e un percorsoverso l’approvazione della nuovaversione dello standard molto piùripido di quanto non fosse apparsofino ad allora. Erano noti i proble-mi generali di coincidenza fra le va-rie ISBD, nonché i dubbi derivantidalla procedura scelta per ovviare aquesto inconveniente: ossia di farlosolo in seguito al completamento diquelle revisioni delle ISBD già ini-ziate.12 Esistevano poi i problemispecifici della nuova ISBD(ER). Perla prima volta con questa nuovaversione veniva indicato esplicita-mente di privilegiare la descrizionedel contenuto rispetto al supporto.Tuttavia in molti percepivano la ne-cessità di ulteriori riflessioni sullaquestione.13 Alcuni dei temi princi-pali sollevati furono fin da subitol’abolizione dell’area 3 e dove ri-collocare le informazioni che vierano contenute, problema al qua-le nella prima bozza dello standardnon veniva fatto alcun accenno.14 I

dubbi in alcuni casi arrivavano finoa contestare l’opportunità dell’abo-lizione.15

La settantesima Conferenza IFLAdell’agosto 2004 segnò l’inizio del-l’esplosione del dissenso sull’archi-tettura che era stata costruita per ilnuovo standard. Attori ne furono ifrancesi che estremizzarono in unvoto di opposizione quei dubbi chefino ad allora erano stati sì presen-ti, ma che erano di modo e non dimerito. In altre parole domande eperplessità – inevitabili nella revi-sione di uno standard – espresse fi-no ad allora in ambito internazio-nale si riferivano ad aspetti singoli emodalità applicative, ma non ave-

vano mai messo in discussione lemodifiche di fondo allo standardelaborate dalla Sandberg-Fox dueanni prima. Lo facevano invece i ri-lievi che la comunità bibliotecariafrancese iniziò ad apportare daquella conferenza. Il processo ov-viamente non va letto in chiave ne-gativa, perché non difettò – e nonsarebbe mai difettata neanche in fu-turo – alla Francia una volontà po-sitiva e collaborativa per arrivare auna nuova versione dello standard.Il primo passo si ebbe quindi allaConferenza di Buenos Aires. Comesi legge nei verbali per la nuovaISBD(ER), l’ISBD Review Group ol-tre alla scelta di reintegrare l’appen-

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dice con la lista di ISM decideva ab-bastanza sorprendentemente dimantenere l’uso dell’area 3 comeopzionale.16 Questa scelta era peròun compromesso resosi necessariodopo l’opposizione che Philippe-Corentin Le Pape per la comunitàfrancese aveva manifestato all’abo-lizione dell’area specifica del mate-riale per la descrizione delle risorseelettroniche.17 Il testo licenziatodalla Conferenza di Buenos Airesdiede origine a una nuova bozza,pronta per il novembre 2004, su cuile agenzie bibliografiche nazionalifurono chiamate a esprimersi conun voto di consenso o con una mo-tivata opposizione.Le modifiche presenti nella nuovabozza, frutto di due anni di rifles-sione, potevano così riassumersi:– Nei casi di risorse che presentas-sero caratteristiche molteplici, ilprincipio generale in 0.1.1 indica-va di dare precedenza alle altreISBD e solo in seguito di applica-

le agenzie catalografiche, che parte-cipano a una rete di scambio di da-ti bibliografici, creino un record perogni supporto o formato della ri-sorsa. Descrizioni distinte rendonopiù semplici futuri trattamenti di ta-li record per riunire le informazioninella visualizzazione o per distin-guere le diverse risorse. Altre agen-zie catalografiche possono descri-vere le risorse sia con un recordsingolo che con record multipli aseconda delle esigenze locali e deibisogni degli utenti, purché venga-no fornite informazioni sufficienti aidentificare ognuna di queste.19

Diverso invece il caso di un kit odi una risorsa composta da piùsupporti: per questi l’unica solu-zione permessa era la seconda.– Seguendo la scelta compiuta treanni prima dalle AACR2, la fonted’informazione principale era la ri-sorsa stessa, senza più distinguerenelle fonti fra risorse ad accesso re-moto o ad accesso locale. L’infor-mazione doveva essere tratta dafonti presentate formalmente: laschermata del titolo, il menu princi-pale, le indicazioni del programma,la prima visualizzazione delle infor-mazioni, le intestazioni del file in-cluso il soggetto (nel caso per e-sempio di una e-mail), l’home page,i metadati interni (l’intestazione TEIe il titolo HTML) o il supporto fisi-co e le etichette apposte. Dovevaessere scelta la fonte che garantissel’informazione più completa. Quando l’informazione della risor-sa fosse insufficiente dovevano es-sere scelte altre fonti secondo ilseguente ordine di preferenza: a) materiale d’accompagnamentoe documentazione a stampa oppu-re online (per es. la lettera dell’e-ditore); b) informazioni impresse sul con-tenitore. Se la risorsa elettronica era com-posta di due o più parti fisiche di-stinte, doveva essere scelta la fon-te contenente informazioni riguar-danti l’intera risorsa. Se ancora

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re le istruzioni di ISBD(ER); per es.nel caso di un seriale elettronico,aveva la precedenza ISBD(CR) esolo dopo doveva essere conside-rata ISBD(ER).– Nei casi di una risorsa disponibi-le su più supporti (per es. cartaceoed elettronico) si potevano utilizza-re due modalità: a) la creazione didue record separati; b) la creazio-ne di un record singolo in cui i duesupporti venivano descritti in area5 oppure in cui l’area era ripetutaper ogni supporto. Una terza op-zione, ricordata oltre fra le istruzio-ni per l’area 7, era quella del re-cord singolo nel quale una nota in-formava dell’ulteriore disponibilitàsu altro supporto. Tuttavia seguen-do un principio consolidato,18 lasoluzione preferita era la prima:

Per descrivere una risorsa disponi-bile in più di un supporto o in piùdi un formato è raccomandato chele agenzie bibliografiche nazionali e

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nessuna delle fonti si fosse dimo-strata sufficiente si dovevano uti-lizzare nell’ordine: a) altre descrizioni della risorsapubblicate (database bibliografici,recensioni);b) altre fonti.Le fonti di informazioni prescritteper le singole aree diventavano:Area 1 Fonte d’informazione prin-cipale, documentazione e altromateriale d’accompagnamento, in-formazioni sul contenitore.Area 2 Fonte d’informazione prin-cipale, documentazione e altromateriale d’accompagnamento, in-formazioni sul contenitore.Area 3 Qualsiasi fonte.Area 4 Fonte d’informazione prin-cipale, documentazione e altromateriale d’accompagnamento, in-formazioni sul contenitore.Area 5 Qualsiasi fonte.Area 6 Fonte d’informazione prin-cipale, documentazione e altromateriale d’accompagnamento, in-formazioni sul contenitore.Area 7 Qualsiasi fonte.Area 8 Qualsiasi fonte.– Non cambiavano le indicazioniper l’uso dell’IGM, veniva solo pre-cisato che “si stava riflettendo sueventuali cambiamenti per l’IGM”.Gli esempi indicavano l’IGM“[Electronic resource]” anche per se-riali, musica a stampa ecc., no-nostante ciò rischiasse di contraddi-re l’indicazione generale di applica-re in primo luogo le indicazioni del-le altre ISBD e solo in un secondomomento quelle di ISBD(ER).20

– Le istruzioni per l’area 3 (Tipo edestensione della risorsa) rimaneva-no immutate, l’utilizzo dell’area di-ventava adesso però opzionale.– L’area 5, oltre alla riformulazionedelle istruzioni per la descrizionedi risorse costituite da più suppor-ti o disponibili su supporti alterna-tivi, permetteva adesso la descri-zione delle risorse elettroniche adaccesso remoto. La facoltà datadalla nuova edizione dello stand-ard annullava così di fatto le diffe-

renze nella catalogazione di risorseelettroniche ad accesso remoto ead accesso locale. L’area, venivaindicato in 5.1.1: “Può anche iden-tificare la classe di materiale speci-fica cui una risorsa disponibile adaccesso remoto appartiene”. A se-guito dell’indicazione specifica delmateriale delle risorse elettronichead accesso remoto, fra parentesipoteva essere aggiunta l’estensionedella risorsa. Venivano date istru-zioni per combinare più ISM nelcaso di una risorsa che racchiudes-se le caratteristiche di più ISBD(per es. “2 maps on 1 cd-rom”).Inoltre come ISM poteva essere uti-lizzato il formato quando di usocomune (cd-rom, dvd). Ovviamen-te anche per le risorse ad accessoremoto veniva permessa l’indica-zione delle altre caratteristiche fisi-che (per es. “sd.” o “col.”).– L’area 8 che diventava “Standardnumber (or alternative) area”, per-metteva adesso la registrazione dialtri identificatori (PUI, DOI) alposto dell’ISBN/ISSN.La nuova bozza veniva presentata,infine, molto cautamente negliobiettivi:

La revisione 2004 di ISBD(ER) ver-rà pubblicata solo su Internet, poi-ché l’ISBD Review Group lo consi-dera un documento temporaneosoggetto a ulteriori revisioni nelbreve periodo.

Le parole di precauzione, però, nonlasciavano certamente immaginareun voto di opposizione come quel-lo che invece arrivò dai rappresen-tanti dei bibliotecari francesi, quan-do furono chiamati a esprimersi sul-la nuova edizione dello standard.Le motivazioni erano molto nette:

Voto: NoIl contenuto dell’area 3 e dell’area5 devono essere chiaramente defi-niti. L’area 5 è riservata alla descri-zione fisica e non deve contenereinformazioni sulla classe di mate-riale del contenuto della risorsa.

Questa versione di ISBD(ER) ètroppo permissiva e non favoriscelo scambio dei dati bibliografici(che dovrebbe essere lo scopoprincipale delle ISBD). In queste condizioni non usiamoquesta ISBD come standard per laFrancia.21

Le critiche dei francesi si concen-travano principalmente sull’area 5.Nelle settimane successive scrive-va Patrick Le Boeuf a John Byrum:

Ti prego, cerca di capire che i nostriproblemi con la versione originaledel testo erano che non chiariva af-fatto che cosa fosse descritto nel re-cord bibliografico: era praticamenteimpossibile distinguere fra un casodi disponibilità in più formati de-scritto in un solo record e il caso diuna risorsa costituita da più compo-nenti. Abbiamo avuto la sensazioneche gli utenti finali sarebbero rima-sti assolutamente perplessi e confu-si di fronte a record così ambigui.22

Per risolvere il problema, la comu-nità bibliotecaria francese avanzavadue proposte. In entrambe, confor-memente all’indicazione della boz-za ISBD(ER) del novembre 2004, leagenzie bibliografiche nazionali ele biblioteche che scambiassero iloro dati in un network dovevanoprodurre record multipli per risorsedisponibili in più formati. Per le al-tre biblioteche l’alternativa potevaessere una delle due:1) Una frase introduttiva fra paren-tesi quadre all’inizio della descri-zione (o all’inizio di ogni occor-renza dell’area nel caso questa fos-se ripetuta). Come frasi introdutti-ve venivano proposte: “[1 resourceavailable as either]” e “[or]”; oppu-re “[1 resource consisting of]” e“[and]”, a seconda dei casi.2) L’obbligo di una nota per chia-rire se si trattasse di una risorsadisponibile su più formati o costi-tuita invece da più supporti.Entrambe le proposte cancellavanole precedenti indicazioni in 5.1.1:“Il primo elemento dell’area della

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descrizione fisica può anche iden-tificare la classe di materiale speci-fica cui una risorsa disponibile adaccesso remoto appartiene”, e gliesempi che ne derivavano. Questeerano, per i francesi, informazionisenza dubbio da riportare in area3.23 La preferenza di parte franceseandava alla prima proposta:

Da parte nostra preferiamo sicura-mente la proposta numero uno cherende tutto esplicito e non lascianiente di ambiguo; ma l’ISBDReview Group può anche ritenereche essa sia troppo innovativa eche implicherebbe dei cambiamen-ti anche in ISBD(NBM); così faccia-mo anche una seconda propostache non ci piace come la prima mache troviamo pur sempre accettabi-le e che ci farebbe votare comun-que SÌ a ISBD(ER).24

Le risposte provenienti dalla comu-nità internazionale alle propostefrancesi hanno mostrato di preferi-re la proposta numero due rispettoalla prima. In molti hanno infattiespresso dubbi circa l’opportunitàdi prevedere su larga scala interpo-lazioni fra parentesi quadre in area5. In generale però nessuna delledue proposte ha ricevuto un’acco-glienza entusiasta. I dubbi chesembrano essere di carattere gene-rale sul percorso intrapreso con larevisione di un’ISBD specifica sonostati espressi perfettamente dallabibliotecaria croata Mirna Willer:

Apprezziamo molto il lavoro deicolleghi francesi. La nostra discus-sione sulle proposte si è conclusain modo piuttosto strano dicendoci“qualche volta è meglio non fareniente che fare una cosa qualsiasi”.Per esempio, anche se pensiamoche la seconda proposta sia più ac-cettabile della prima […] proprioquesta solleva altri interrogativi […]in cui vediamo dei problemi. Perprocedere abbiamo bisogno di unavisione integrata di tutti gli stand-ard e di chiari principi alla basedelle ISBD. Forse abbiamo perso

qualcosa durante il cammino perdelineare i singoli standard, in par-ticolare per le risorse elettroniche.A nostro avviso la soluzione per ri-solvere questo e altri problemi èun’ISBD integrata unitamente al la-voro sull’IGM e sulla serialità.25

Una revisione in prospettiva inte-grata è invece la strada su cui si stamuovendo il ripensamento delleAACR2.

Ripensare le AACR2

Nel settembre 2002, all’incontro diYork del Joint Steering Committefor the revision of AACR2 (JSC),venne deciso di rivedere la regola(e la nota) 9.5 delle AACR2 per per-mettere, parallelamente alle indica-zioni dell’ISBD Review Group, ladescrizione fisica delle RER. A que-sto scopo, nel mese successivo ven-ne formata una task force congiun-ta ALA/BL. Il lavoro da farsi (per-mettere la descrizione fisica delleRER) era rivolto all’immediato: nellungo periodo era comunque ne-cessario un ripensamento dell’am-bito d’applicazione del capitolo 9,così come degli altri capitoli dellaparte I. Fin da subito però, e in par-ticolare dalla conferenza ALA delgennaio 2003, questo piano d’azio-ne in due tempi fu messo forte-mente in discussione: il cuore delproblema era proprio l’ambito diapplicazione del capitolo 9, l’intro-duzione della descrizione fisica perle RER lo avrebbe risolto solo inparte. Fu scelto così di rimandarequelli che avrebbero dovuto esseregli emendamenti del 2003 alleAACR2 e concentrarsi su un ambi-zioso ripensamento “cui adesso in-formalmente ma pubblicamente cisi riferisce come AACR3”.26 Il primorapporto provvisorio27 della JointALA/BL task force to reconceptual-ize chapter 9 venne presentato nelmarzo 2003 e conteneva cinquepossibilità che nel corso del dibatti-

to emersero come ipotesi di lavoroper la revisione delle AACR2. Ossia:1) Mantenere lo status quo. Contutti i problemi appurati: le AACR2non danno alcuna istruzione sucome applicare le regole di più ca-pitoli quando una risorsa presentail contenuto di un capitolo e ilsupporto di un altro. Inoltre, a dif-ferenza di quello su cui era ormaistato raggiunto un ampio accordo,non veniva permessa la descrizio-ne fisica delle RER.2) Mantenere l’ambito d’applica-zione del capitolo 9, ma permette-re l’aggiunta opzionale della de-scrizione fisica delle RER. Ma, co-me veniva scritto chiaramente,perché aggiungere questa ipotesicome solamente opzionale? Chi siopponeva ancora al principio del-la descrizione fisica delle RER?3) Mantenere l’ambito di applica-zione del capitolo 9 ma eliminarela nota in 9.5 che proibisce la de-scrizione in area 5 delle risorse adaccesso remoto. Si sarebbero do-vute quindi formulare regole edesempi per la descrizione fisica divarie classi di materiali in formatoelettronico sia ad accesso localeche remoto. Tuttavia questa ipote-si, per quanto funzionale, non erala più logica, in quanto l’ambito diapplicazione del capitolo 9 si sa-rebbe ancora basato sul supportoe non sul contenuto.4) Limitare l’ambito di applicazionedel capitolo 9 alle risorse elettroni-che vere e proprie (ossia program-mi o materiale multimediale percomputer, sistemi e servizi on lineecc.) e inserire in ogni capitolo del-la parte I regole per la descrizionedel materiale in formato digitale.5) Ridefinire l’ambito di applica-zione del capitolo 9 come nella pro-posta quattro e creare un nuovocapitolo per la descrizione delle ri-sorse elettroniche come supporto dautilizzarsi insieme agli altri dellaparte I. Si trattava di un’alternativaalla quarta proposta basata sullasinteticità della trattazione per non

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dover ripetere in tutti i capitoli leregole della descrizione del mate-riale in formato elettronico. La possibilità giudicata come piùcoerente era la quarta e sulla basedi questa ipotesi la task force lavo-rò a una revisione significativa dipiù aspetti del codice, elaborandoun rapporto definitivo che vennereso pubblico l’11 giugno 2003.28 Ilripensamento proposto influenzavatutta la suddivisione della primaparte delle AACR2 e non riguarda-va solo le electronic resources.L’ambito di applicazione del capi-tolo 9 veniva completamente rivi-sto, e da “Electronic resources” di-ventava “Computer software, Nu-meric Data, Computer-orientedmultimedia, and Online systemsand services”, fornendo quindi leregole per la descrizione di quelleche concettualmente erano “risorseelettroniche”. Ma la limitazione del-l’ambito del capitolo portava a unripensamento generale di tutte leAACR2 con una nuova regola, la1.0A3., che chiariva: “Ognuno deimateriali o tipi di pubblicazionitrattato nei capitoli della prima par-te (a eccezione delle microforme,capitolo 11) può manifestarsi in for-mato elettronico”. Così tutti gli am-biti di applicazione dei singoli ca-pitoli (regole .0) venivano rivistiper permettere la descrizione dellarisorsa che si presentasse in forma-to elettronico; fino a portare alcambiamento del titolo del capitolo2, da “Books, pamphlets and print-ed sheets” a solamente “Texts”. Allostesso modo si era reso necessarioaggiornare al formato digitale an-che le fonti d’informazioni (.0B),che generalmente indicavano dipreferire le informazioni nella risor-sa stessa a quelle nella pagina at-traverso cui vi si accede per le RER,e le informazioni interne inveceche quelle esterne per le REL.Prendendo atto della varietà delleproposte riguardanti l’area 5 inconsiderazione presso il JSC, latask force ALA/BL sceglieva di for-

nire solo alcuni esempi del tipo didescrizione che sarebbe apparsanelle regole dell’area 5 ISBD deicapitoli della prima parte del codi-ce. La direzione comunque erachiaramente quella dell’indicazio-ne di ISM secondo la terminologiacomune come già reso possibiledagli emendamenti alle AACR2 del2001. Venivano poi forniti esempiper le risorse sia ad accesso localeche remoto, come “1 testo elettro-nico (ix, 242 p.) su 1 cd-rom”; “Sitoweb”; “1 fotografia : digitale, TIFF”.Nell’immediato venne deciso ancheper le AACR2 l’eliminazione dell’a-rea 3 per le risorse elettroniche e laricollocazione in area 5 delle infor-mazioni in essa contenute. La pro-posta era stata avanzata dall’ALA29

secondo quella che sembrava esse-re la prospettiva seguita in ambitoIFLA per la revisione delle ISBD efu approvata al meeting del JointSteering Committee for the revisionof AACR del settembre 2003 tenu-tosi a Brisbane, in Australia.30 Leproposte della task force sul capi-tolo 9 entravano a far parte del la-voro sulle AACR3 e il gruppo di la-voro venne definitivamente scioltoper decisione del JSC nel meetingdi Ottawa dell’aprile 2004.31 Ovvia-mente le conclusioni della task forceALA/BL non potevano essere incor-porate completamente negli emen-damenti alle AACR2 del 2004. Per ilmomento i cambiamenti nella de-scrizione delle risorse elettronicheda inserire negli emendamenti del2004 alle AACR2 erano l’eliminazio-ne dell’area 3 e la facoltà di dareuna descrizione delle caratteristichedelle risorse elettroniche ad acces-so remoto in area 5.32

I suggerimenti della task forceALA/BL per il ripensamento del ca-pitolo 9 rispecchiavano il compor-tamento della comunità del MARC21, che già dal 1997 aveva deciso dirivedere i criteri per l’assegnazionedei codici nella posizione 6 delleader del record (material type). Ilcodice m (computer file) doveva

indicare solamente “le seguenticlassi di risorse elettroniche: soft-ware per computer (inclusi pro-grammi, giochi, caratteri), dati alfa-numerici, materiale multimedialeper computer, e sistemi e servizi online”.33 Il lavoro della task forceALA/BL, però, cercava di andare ol-tre e rivedere l’intera architetturadelle AACR2. Per farlo era necessa-rio un ripensamento di quel con-cetto empirico, e non sempre mol-to chiaro, di classe di materiale sucui si basava la suddivisione deisingoli capitoli delle regole anglo-americane e la conseguente revi-sione dell’IGM e dei criteri che nestavano alla base. La base per il la-voro doveva certamente essereFRBR e lo studio avrebbe dovutocomprendere la terminologia e iprincipi implicitamente suggeriti; sidoveva quindi provare a immagi-nare che cosa significasse cataloga-re al livello dell’opera e dell’espres-sione, oltre che al livello della ma-nifestazione. Un piano così ambi-zioso non poteva che portare a unanuova edizione, la terza, del codicedi catalogazione anglo-americano,e essere di lungo periodo; la dataper il completamento indicata perla nuova edizione era infatti il 2006,che ben presto sarebbe diventato il2007, e poi il 2008.34 Le AACR2, an-

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che per inserire le modifiche al ca-pitolo 9, sarebbero state emendatenel 2004 e nel 2005, e poi nonavrebbero più subito modifiche fi-no alla nuova edizione generale.Certamente le risorse elettronichecon le loro problematiche specifi-che si rivelavano un fattore deter-minante nell’evidenziare la necessi-tà di modifiche che riguardasserol’architettura del codice di cataloga-zione in generale e non solo del ca-pitolo loro dedicato. Il processoaveva delle similitudini con quantoera stato necessario fare nella ste-sura di ISBD(S) per riprodurre almeglio le caratteristiche specifichedei seriali: così come negli anniSettanta fu necessario aggiungereper questi una nuova area rispettoal prospetto generale ISBD, le ri-sorse elettroniche per le loro carat-teristiche specifiche stavano contri-buendo in maniera determinantead avviare un processo di revisionegenerale delle AACR.Di una terza edizione delle Anglo-American Cataloguing Rules si erainiziato a parlare alla “Internationalconference on the principles & fu-ture development of AACR”, tenutadal JSC a Toronto nel 1997. In quel-l’occasione venne deciso che peruna nuova versione delle regole dicatalogazione anglo-americane eraimprescindibile un’analisi dellastruttura logica che ne era alla ba-se.35 Il compito di esaminare lastruttura logica delle AACR2 fu affi-dato a un gruppo di lavoro coordi-nato da Tom Delsey della NationalLibrary of Canada, in collaborazio-ne con Beth Dulabahn della Libraryof Congress, Michael Heaney dellaOxford University, e (per la Part I)Jean Hirons sempre della Library ofCongress. Il risultato fu una corpo-sa analisi presentata in due parti frail 1998 e il 1999.36 Il JSC in occa-sione del meeting del marzo 2000 aSan Diego, California (USA), potéutilizzare lo studio per approntareun piano di lavoro per i mesi e glianni successivi, volto a ristrutturare

l’architettura delle AACR2. Era chia-ro che “gli sforzi per riorganizzareil codice saranno maggiori di quan-to anticipato e che i benefici eranoancora tutt’altro che chiari. Il pro-totipo indica la possibilità di ‘gene-ralizzare’ molte regole spostandonele indicazioni dai capitoli 2-12 alcapitolo 1, e il JSC ha approvato l’i-dea”.37

Parte cruciale in generale era lasuddivisione dei capitoli, così co-me le formulazioni di Indicazionegenerale del materiale; entrambebasate su un concetto così centra-le nelle AACR2 e di difficile defini-zione, come quello di “classe dimateriale”. L’IGM, come contem-plato dagli standard e dalle regoledi catalogazione, ha la funzione diprimo segnale per l’utente dellecaratteristiche del materiale chepoi nel record vengono specificatein area 3 e 5. Questa funzione ri-schia però di non essere più svol-ta pienamente a causa dell’aumen-to esponenziale, nel catalogo, diIGM uguali (per es. “[Risorsa elet-tronica]”) o concettualmente fuor-vianti (sempre “[Risorsa elettroni-ca]” applicato sia alle risorse elet-troniche vere e proprie sia a tutti itipi di risorse che di elettronicohanno solo il formato: digitale).Più in generale l’IGM riflette anco-ra i motivi della sua nascita: la ra-pida individuazione di tutto il ma-teriale non a stampa quando le bi-blioteche iniziavano ad acquisire ecatalogare materiale non librario.38

Si può infatti facilmente osservarela scarsa chiarezza di quello chenella formulazione ISBD ha la fun-zione di indicare “in termini gene-rali e a una fase iniziale della de-scrizione la classe di materiale cuiil documento appartiene”. La defi-nizione “classe di materiale cui ildocumento appartiene” forse nonè così efficace. Tom Delsey ha giu-stamente sottolineato che l’IGM sipresenta come uno “sfortunato mi-scuglio di formato fisico, classe dimateriale, forma di supporto e co-

dice linguistico (per es. braille).Alcuni termini per le IGM rifletto-no il concetto di espressione (peres. materiale cartografico, musica,testo), mentre altri il concetto dimanifestazione (per es. filmina, mi-croforma) come definiti da FRBR”.39

All’IGM, dunque, non si può chie-dere di assolvere una funzioneesplicativa che non le è propria.40

Allo stesso tempo, però, per recu-perare a pieno la sua funzione disegnale per l’utente esso necessitauna maggiore chiarezza e specifi-cità risolvendo l’incoerenza e il mi-scuglio concettuale di cui parlavaDelsey. In quella che non si preannunciavacome una riflessione sempliceemergevano comunque già alcunedirettive principali. La prima era lastruttura del nuovo codice. Dovevaessere lineare e semplice, e am-pliare i principi e le regole genera-li per la descrizione. I successivicapitoli per la descrizione del ma-teriale dovevano poi aggiungeresoltanto le regole per la descrizio-ne delle caratteristiche del materia-le e non ripetere quanto già chiari-to nella parte generale. Anche lasuddivisione dei capitoli e il con-cetto di classe di materiale dovevaessere ripensato. Non era facileprevedere come, ma certamente sisarebbe dovuto privilegiare il con-tenuto concettuale rispetto al sup-porto fisico su cui il documento èregistrato. Il cammino verso la ter-za edizione si poteva inoltre spera-re che avrebbe portato a una mag-giore internazionalizzazione e, pos-sibilmente, a una conoscenza nonristretta ai soli confini del mondobibliotecario del codice di catalo-gazione anglo-americano. Un codi-ce che del resto già nella sua se-conda edizione era “l’unico che –di fatto – svolga le funzioni di co-dice catalografico internazionale.”41

Nel 2004 il Committee of princi-pals delle Anglo-American Catalogu-ing Rules (ossia il comitato cheraccoglie i rappresentanti delle as-

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sociazioni bibliotecarie di StatiUniti, Canada e Regno Unito) hanominato curatore delle AACR3Tom Delsey, il bibliotecario cana-dese che già aveva curato l’analisisulla struttura logica delle AACR2.Una bozza di lavoro della primaparte è stata completata da Delseynel dicembre 2004.42 Nonostantegli apprezzamenti generali, questaprima ipotesi di lavoro ha suscita-to numerosi dubbi ed è stata am-piamente rivista dal JSC nel meet-ing dell’aprile 2005. Il titolo prov-visorio nel contesto di un codicedi catalogazione internazionale èstato modificato, eliminando ogniriferimento alle Anglo-AmericanCatologuing Rules per diventaresolamente “RDA: Resource De-scription and Access”,43 ed è stataapprovata la riorganizzazione delcodice secondo questo schema:– General introduction– Part I, description– Part II, relationships– Part III, authority control– Appendices– Glossary.Non rientra fra gli scopi di questolavoro un’analisi completa del pro-getto per la nuova edizione delleAnglo-American Cataloguing Rules,un progetto i cui contorni del restosono ancora in gran parte labili.44 Èpossibile comunque analizzare al-cuni punti che riguardano più diret-tamente la catalogazione delle risor-se elettroniche. Le regole riguardan-ti l’IGM sono state riviste per distin-guere le indicazioni relative al con-tenuto concettuale del documentoda quelle relative al supporto fisicosu cui il documento è registrato. Lenuove regole permetteranno quindiprobabilmente sia l’uso di designa-zioni di contenuto sia di formato,con la possibilità di combinare en-trambe nella stessa IGM (tab. 1). La lista, impropriamente definita ingergo come “elenco di TomDelsey”, era già stata proposta dalbibliotecario canadese nei suoistudi sulla riorganizzazione della

parte I delle AACR2. Vale la penariportare alcune chiarificazioni del-lo stesso Delsey:

Si dovrebbe notare […] che la listache ho proposto per una riorganiz-zazione della parte I delle AACR2aveva lo scopo di servire da elencodei titoli dei capitoli e non era unalista specifica di IGM. È vero che lalista dei capitoli che ho propostoper la sezione sul “contenuto” ave-va lo scopo di riflettere il “modo diespressione” e che ho suggerito an-che di fare corrispondere la listadelle IGM con il “modo di espres-sione”, ma in realtà non ho espres-samente proposto un elenco diIGM. Penso che i termini per i tito-li dei capitoli e i termini per le IGMsiano da trattare come problemi di-stinti, anche se entrambi sono col-legati al modo di espressione.Penso anche che non dovremmodedurre che i tipi di contenuto rag-gruppati in un singolo capitolo sia-no necessariamente da indicarecon la stessa IGM.45

Quello di “modo di espressione”non è un concetto semplice da de-finire. Tuttavia dalla lista di esempisi possono astrarre dei criteri di ap-plicazione che in larga parte sonoquelli definiti da FRBR con “formadi espressione”: “il mezzo median-te il quale l’opera è realizzata (adesempio, tramite la notazione alfa-numerica, musicale [etc.])”.46

Rimane da chiarire invece comeverrà assegnata l’IGM con RDA.Anche se in questo momento nonè possibile fare previsioni certe,sembra probabile che la soluzionesi muoverà nella direzione tracciatadal Format Variation WorkingGroup47 e parallelamente dall’IME-ICC Working Group 5 “Uniform titlesand GMDs”, ossia quella di darenel titolo uniforme (e quindi a li-vello di espressione come definitada FRBR) la nuova IGM. È certo co-munque che non esisterà più l’IGM“Risorsa elettronica”. Dal punto divista del contenuto le nuove unicherisorse elettroniche di “Resourcedescription and access” saranno isoli software, il materiale multime-diale, e i database in cui sia preva-lente la componente interattiva.Scomparirà anche l’indicazione“elettronico”, a favore degli indica-tori di medium “digital”, “data” o“multimedia”, a seconda del caso.Come chiarisce quindi Tom Delsey:

Si noti che le “risorse elettroniche”non sono trattate come una classe.Dal punto di vista del contenuto, itesti elettronici vengono trattatisemplicemente come testi, la musi-ca elettronica semplicemente comemusica ecc. Sono state aggiuntedue nuove classi (dati e software)per coprire un contenuto con mo-dalità di espressione distinte daquelle previste negli altri capitoli.Un’ulteriore classe è stata aggiuntaper il contenuto misto.48

Conclusioni

Alcune considerazioni sono oppor-tune per concludere queste primeriflessioni. Abbiamo esaminato iproblemi e le prospettive presentinella catalogazione delle risorseelettroniche. Nel farlo è stato riper-corso il dibattito che negli ultimianni è avvenuto nella comunità in-ternazionale per la revisione diISBD(ER) e nella comunità anglo-sassone per il ripensamento delle

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Tab. 1 – “Elenco di Tom Delsey”:indicazioni relative a contenutoe formato del documento

Content Medium

cartographic resource audio choreography digitaldata filmgraphic graphic mixed content micrographic moving image multimediamusic printsound projectedsoftware three-dimensionaltext tactilethree-dimensional video*

* Tratto da AACR3: resource description andaccess. Part I Description…, cit.

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Anglo-American Cataloguing Rules.In nessuno dei due casi si può par-lare di un processo concluso. Sonoperò chiare le differenze. Il dibatti-to relativo alla nuova edizione del-le AACR, pur con tutte le difficoltàe i problemi ancora aperti, ha deli-neato una prospettiva chiara –quella di una revisione integraledel codice – verso cui muoversi nellungo periodo e ha definito cam-biamenti minimi con cui emendarele AACR2 nell’immediato. La revi-sione di ISBD(ER) si è invece bloc-cata, senza che al momento siapossibile fare previsioni sui tempi ei modi di una sua ripresa.Probabilmente l’IFLA e la comunitàinternazionale nella revisione diISBD(ER) hanno pagato lo scotto diun mancato piano d’azione chiarocirca i problemi da risolvere nel-l’immediato – i punti di Internation-al Standard Bibliographic Descript-ion for Electronic Resources (1997)che necessitano un’immediata revi-sione – e le prospettive su cui ri-flettere nel lungo periodo – rivede-re il concetto di risorsa elettronicanell’ambito di una ISBD integrata –come invece la comunità delleAACR2 si è saputa dare. Sicura-mente l’IFLA, nonostante l’espe-rienza positiva dell’ISBD ReviewGroup, risente della mancanza diun’organizzazione altrettanto solidaquanto il Joint Steering Committeefor the Revision of Anglo-AmericanCataloguing Rules e, come è inevi-tabile, di una maggiore pluralità divoci rispetto alla sola comunità an-glo-americana delle AACR.Appare chiaro che la strada intra-presa con RDA, con il ripensa-mento del concetto di risorsa elet-tronica e di tutta l’architettura delcodice, basandosi sui termini econcetti introdotti più o menoesplicitamente da FRBR, è al mo-mento la prospettiva più avanzata.Ed è auspicabile che anche l’ISBDReview Group si muova in questadirezione, emendando le ISBD(ER)del 1997 – così come le altre ISBD

di cui è iniziata una revisione – einiziando da subito anche lo stu-dio di una ISBD unica. Ovviamen-te lavori come quelli realizzati dal-la Deutsche Bibliothek, di unaISBD integrata realizzata con il co-pia e incolla dei singoli punti del-le ISBD specifiche, sono inizi utiliper evidenziare i punti di non co-incidenza fra gli standard. Ma sitratta, appunto, di inizi. La pro-spettiva da seguire per la nuovaISBD integrata è quella di RDA.Del resto non sarebbe accettabileuna difformità così forte comequella che si verrebbe a creare frale regole di Resource descriptionand access e standard come le at-tuali singole ISBD specifiche, chechiaramente rifletterebbero princi-pi generali diversi, mentre regole estandard dovrebbero essere ema-nazione degli stessi principi.49

Anche nello specifico, la sceltadell’ISBD Review Group di mante-nere ancora per la nuova ISBD(ER)l’area 3 non sembra convincere.L’estensione della risorsa che quiviene registrata può essere sposta-ta in area 5. La designazione del ti-po di risorsa, nei casi in cui sia uti-le per l’utente, può essere data inarea 7 con una nota. Oppure, piùpropriamente, può diventare partedell’IGM composita che si sta stu-diando con RDA. In altri casi, in-vece, può essere tranquillamenteignorata. Del resto l’obbligatorietàdella designazione del tipo di ri-sorsa con la distinzione fra “dati” e“programmi” per le risorse elettro-niche sembra riflettere un’epocaormai superata.Il percorso con tutta probabilità ciporterà oltre e al di fuori della de-scrizione formalizzata ISBD cosìcome l’abbiamo conosciuta daglianni Settanta a oggi. Non è peròun salto nel buio, ma un’opportu-nità che è necessario e utile co-gliere.Tecnicamente, alcuni punti dellostandard e delle AACR2, nonostan-te non siano inclusi nelle revisioni

in considerazione, continuano adestare perplessità. In ISBD(ER) lanota obbligatoria riguardo la fontedel titolo proprio (7.1.1.2) imponeun comportamento difforme rispet-to alle altre ISBD, nessuna dellequali indica di riportare la fonte deltitolo proprio quando dedotto dal-le fonti previste. La prescrizionesembra quasi suggerire il timoreche il catalogatore non sia in gradodi comprendere al pari di altri ma-teriali questo tipo di risorse. Allostesso modo la formulazione di tut-ti i requisiti di sistema (ISBD 7.5.1),compresi mouse e monitor, è sola-mente prolissa e contribuisce adappesantire inutilmente il record.Sfide queste certamente non dipoco conto. E sfide ancora più im-pegnative, se aggiungiamo anche iproblemi della selezione e dellaconservazione che le risorse elet-troniche inevitabilmente compor-tano. Ma sono sfide cui dobbiamoguardare con la necessaria sereni-tà, considerando tutta la strada chela biblioteconomia ha saputo com-piere portandoci “più vicino alcontrollo bibliografico universaledi quanto nessuno avrebbe maisognato possibile trent’anni fa”.50

Note

* Questo articolo nasce nell’ambitodella tesi presentata per il master in“Archivistica, biblioteconomia e codi-

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cologia. Riordinariamento e inventa-riazione degli archivi e catalogazionedi documenti manoscritti stampati edigitali”, dell’Università degli studi diFirenze. Ringrazio Mauro Guerrini peravermi fornito una copia delle risorseinedite su cui questa ricostruzione èin larga parte basata, nonché per ipreziosi suggerimenti che ha saputodarmi durante la stesura del lavoro. 1 “Per alcuni i documenti elettronici ei siti (insiemi di documenti elettronici)sono differenti nel tipo e non solo nelgrado da tutti gli altri supporti chel’uomo ha utilizzato per comunicare econservare la conoscenza attraverso isecoli. (Non è un fenomeno nuovo, sipensi solo negli anni Sessanta eSettanta alla semi-isteria delle bibliote-che nordamericane per i materiali au-diovisivi. Allora come adesso si rite-neva che i materiali audiovisivi richie-dessero regole speciali e diverse di ca-talogazione, bibliotecari con una for-mazione particolare, e la trasformazio-ne della biblioteca in un ‘centro di ri-sorse’. Il fermento scomparì non ap-pena si riprese a ragionare e i mate-riali audiovisivi vennero integrati nel-le raccolte e nei codici di catalogazio-ne. Ancora oggi abbiamo la ‘Bibliote-ca del Congresso’ non il ‘Centro di ri-sorse del Congresso’). L’idea di ecce-zionalità deriva soprattutto dall’evane-scenza e dalla mutevolezza dei docu-menti elettronici. Queste caratteristi-che, che ogni vero bibliotecario de-plora, sono in realtà il risultato logicodella storia delle comunicazioni, ognisupporto da una parte genera più do-cumenti del suo predecessore, dall’al-tra è meno durevole di quello che loha preceduto” (MICHAEL GORMAN, Labiblioteca come valore: tecnologia,tradizione e innovazione nell’evolu-zione di un servizio, Udine, Forum,2004, p. 135-136).2 Negli anni Settanta all’inizio dellastoria dell’International StandardBibliographic Description era statopensato che tutte le ISBD dovesseroessere sottoposte a verifica ogni cin-que anni. Più pragmaticamente sonoprevalse poi considerazioni pratiche.Il primo ciclo di revisione completo èiniziato nel 1981 con la costituzionedell’ISBD Review Committee. Alla finedi quel decennio per tutte le ISBD erastata completata una revised edition.

L’ISBD Review Committee poté diven-tare semplicemente ISBD MaintenanceGroup e l’attenzione si spostò suiFunctional Requirements for Bibliog-raphic Records. Un ISBD ReviewGroup è stato ricostituito, infine, dopola stesura definitiva nel 1998 del rap-porto conclusivo su FRBR. Cfr. JOHN

D. BYRUM, The birth and re-birth of theISBDs: process and procedures forcreating and revising the internation-al standard bibliographic descrip-tions, <http://www.ifla.org/IV/ifla66/papers/118-164e.htm>. Questo e tuttii link successivi a risorse elettronicheremote sono stati controllati in data16.06.2005. Sulle procedure per la re-visione delle ISBD, vedi: ID., IFLA’sISBD programme: purpose, process,and prospects, <http://www.loc.gov/loc/ifla/imeicc/source/papers-byrum.pdf>.3 Sull’evoluzione dello standard per lerisorse elettroniche, vedi: ANTONIO

SCOLARI, La catalogazione degli archi-vi per elaboratore, “Biblioteche oggi”,9 (1991), 4, p. 417-432; ID., Dagli ar-chivi per elaboratore alle risorse elet-troniche. A proposito di una ISBD rin-novata, “Bollettino AIB”, 28 (1998), 4,p. 493-505.4 Traggo queste e le seguenti notizieda: Proposals initiated by the IFLA sec-tion on cataloguing’s ISBD ReviewGroup, <http://www.ifla.org/VII/s13/pubs/isbder-1102.htm>.5 Cfr. IFLA CATALOGUING SECTION,Minutes of the Standing Committeemeetings, 17 and 23 August 2002,<http://www.ifla.org/VII/s13/meet/0802.htm>.6 Proposals initiated by the IFLA sec-tion…, cit. In questa come nelle cita-zioni successive la traduzione dal te-sto inglese è mia, tranne dove indica-to diversamente.7 JOINT ALA/BL TASK FORCE TO RECON-CEPTUALIZE CHAPTER 9, Comments on draftrevision of ISBD(ER), <http://www.libraries.psu.edu/tas/jca/ccda/docs/tf-ch9a.doc>.8 Cfr. IFLA CATALOGUING SECTION,STANDING COMMITTEE, Minutes of theBerlin meetings, 2003, <http://www.ifla.org/ VII/s13/meet/0803.pdf>; IFLACATALOGUING SECTION, Annual report2003, <http://www.ifla.org/VII/s13/annual/ann03.htm>.9 Cfr. IFLA CATALOGUING SECTION,

Invitation to: world-wide review of“ISBD(ER): International StandardBibliographic Description-2004 revi-sion”, <http://www.ifla.org/VII/s13/guide/isbder04.htm>.10 Il termine inglese è item, reso in ita-liano sempre come “documento” sianelle traduzioni italiane delle ISBDche in quella di FRBR. In quest’ultimocaso sarebbe stato però più opportu-no l’originale “item”, oppure l’italiano“esemplare”, come per esempio in:CARLO GHILLI – MAURO GUERRINI, Intro-duzione a FRBR, Milano, Editrice Bi-bliografica, 2001.11 IFLA CATALOGUING SECTION, Invitationto: world-wide review of “ISBD(ER)…, cit.12 Ovviamente ciò non significava laperdita di vista dell’obiettivo di lungoperiodo, ossia l’armonizzazione fra levarie ISBD, come testimoniavano ini-ziative quali quella della DeutscheBibliothek per un’ISBD integrata rea-lizzata incollando i punti delle singoleISBD. I maggiori problemi sollevatierano: 1) nella scelta fra acronimo etitolo esteso come titolo proprio, alquale l’ultima ISBD pubblicata, la CR,a differenza delle precedenti sembra-va preferire il secondo, anche al di làdell’evidenza formale; 2) la punteg-giatura da seguirsi in casi particolari,come quello di opere ascrivibili a re-sponsabilità distinte ma unite nellapubblicazione da un elemento di con-nessione testuale; 3) l’uso di più diuna IGM.13 Così come fatto per le AACR2, vedioltre.14 La cosa fra gli altri fu messa in evi-denza anche dalla Commissione nazio-nale catalogazione e indicizzazionedell’AIB. Cfr. e-mail di Mauro Guerrinia Dorothy McGarry, in data 09.05.2004. 15 Dorothy McGarry scriveva ai colleghidell’ISBD Review Group prima dellaconferenza di Buenos Aires: “Ci sonostati alcuni interventi per non cancellarel’area 3 nelle risorse elettroniche.Abbiamo deciso di cancellare l’area 3 aBerlino. Forse sarebbe meglio spiegarele ragioni della cancellazione con alcu-ne spiegazioni da inserire nella lettera dipresentazione? Mantenere l’area potreb-be creare delle difficoltà ai catalogatorie agli utente perché ‘Dati’ e ‘Programmi’sembra essere più adeguato agli archiviper elaboratore di una volta che alle ri-sorse elettroniche di oggi”.

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16 Cfr. IFLA CATALOGUING SECTION, A-genda and minutes of the meetings[Buenos Aires, 21-29 August 2004],<http://www.ifla.org/VII/s13/meet/CatMinutes04.pdf>.17 Ringrazio Mauro Guerrini per aver-mi fornito l’informazione.18 Sull’argomento vedi CONSER WG:single vs separate records, draft report,<http://wwwtest.library.ucla.edu/libraries/cataloging/sercat/conserwg/>. Perquanto datato, ancora utile nell’illustra-re i pro e i contro delle singole opzioni.19 Questa citazione, come la successi-va, è tratta da: ISBD(ER): internation-al standard bibliographic descriptionfor electronic resources, draft 2004 re-vision [Nov. 2004]. Bozza non diffusapubblicamente. 20 Questo è uno dei motivi del voto diopposizione allo standard da parte deibibliotecari francesi (vedi oltre).21 ISBD(ER) ballot and comments bythe two french representatives withinthe ISBD Review Group, the AFNORWorking Group “Évolution de la de-scription bibliographique”, and theBureau de normalisation documen-taire, BNF [08.12.2004]. Rapporto nonaccessibile pubblicamente.22 E-mail di Patrick Le Boeuf a JohnByrum, in data 14.01.2005.23 Cfr. ISBD(ER) 2004 revision, modifi-cations proposed for areas 0 and 5 – pro-position 1, by the two french representa-tives within the ISBD Review Group, theAFNOR Working Group “Évolution de ladescription bibliographique”, and theBureau de normalisation documentaire,BNF ; e ISBD(ER) 2004 Revision, mo-difications proposed for areas 0 and 5 –proposition 2, by the two french repre-sentatives within the ISBD Review Group,the AFNOR Working Group “Évolutionde la description bibliographique”, andthe Bureau de normalisation documen-taire, BNF [14.01.2005]. Entrambi nonaccessibili pubblicamente. 24 E-mail di Patrick Le Boeuf a JohnByrum, in data 14.01.2005.25 E-mail di Mirna Willer a JohnByrum, in data 21.01.2005.26 Così recitava il sito del CatalogingCommittee on Description and Access(CC:DA) nell’aprile 2003, <http://www.libraries.psu.edu/tas/jca/ccda/index.html>. Il sito del CC:DA, cosìcome quello del JSC (http://www.col-lectionscanada.ca/jsc/) sono esempi

di trasparenza, di informazione e diapertura nei confronti dei suggeri-menti provenienti dall’esterno.27 Cfr. JOINT ALA/BL TASK FORCE TO RE-CONCEPTUALIZE CHAPTER 9, Interim re-port, March 2003, <http://www.libraries.psu.edu/tas/jca/ccda/tf-ch9a.html#report0303>.28 Cfr. ID., Report, June 2003, <http://www.libraries.psu.edu/tas/jca/ccda/tf-ch9a.html#report0306>. 29 Cfr. Outcomes of the meeting of theJoint Steering Committee held inWashington DC, 23-25 April 2003,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/0304out.html>.30 Cfr. Outcomes of the meeting of theJoint Steering Committee held inBrisbane, Australia, 8-10 September2003, <http://www.collectionscanada.ca/jsc/0309out.html>.31 Cfr. Outcomes of the meeting of theJoint Steering Committee held inOttawa, Canada, 19-22 April 2004,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/0404out.html>.32 Cfr. [AACR2] Amendments 2004,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/2004amend.html>.33 Cfr. Redefinition of code m (com-puter file) in leader 06 (revised): pro-posal no: 97-3 R, <http://www.loc.gov/marc/marbi/1997/97-03R.html>.34 Cfr. Outcomes of the meeting of theJoint Steering Committee held inChicago, USA, 24-28 April 2005,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/0504out.html>. 35 Un’ottima ricostruzione del camminoche ha portato a una terza edizionedelle Regole di catalogazione anglo-americane (ma anche del camminoche si sta percorrendo con le AACR3)è la presentazione di BARBARA TILLETT,RDA: resource description and access,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/docs/rdapptmay2005.pdf>.36 The logical structure of anglo-ameri-can cataloguing rules. Part I, <http://www.collectionscanada.ca/jsc/docs/aacr.pdf>; The logical structure of anglo-american cataloguing rules. Part II,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/docs/aacr2.pdf>. 37 Outcomes of the meeting of the JointSteering Committee held in San Diego,California, USA, 22-24 March 2000,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/0003out.html>.

38 Sull’argomento, vedi la relazionesulla storia dell’IGM presentata daBarbara Tillett all’incontro del JSC 8maggio 2001: “Non sembra essercinessuna argomentazione stringenteper continuare con la concezione del-le AACR2 dell’indicazione generaledel materiale come un espediente vi-sivo da inserire nel mezzo della tra-scrizione dell’area del titolo e dellaformulazione di responsabilità. Credoinvece che per gli utenti sarebbe piùutile un dispositivo nel record biblio-grafico per il modo dell’espressione(forse codificato nella versione leggi-bile dalla macchina del record e vi-sualizzato come un’icona o un altrodispositivo […] Possiamo spostare itermini relativi al formato fisico e alsupporto in area 5 oppure nelle note.Oppure formato fisico e supporto po-trebbero essere registrati nel possedu-to della biblioteca […] Sono molte lesoluzioni possibili per permettere agliutenti di individuare modo di espres-sione, classe di materiale, formato fisi-co e supporto nelle visualizzazioni bi-bliografiche (cataloghi a stampa, cata-loghi a schede o cataloghi on line).Abbiamo l’opportunità di collocarequesta informazione nell’area concet-tuale di pertinenza” (http://www.collectionscanada.ca/jsc/docs/gmd.pdf).39 Citazione tratta da GAMBARI – GUER-RINI, Definire e catalogare le risorseelettroniche, Milano, Editrice Biblio-grafica, 2002, p. 108.40 Verna Urbansky scrive benissimo inproposito: “Anche se per i media piùnuovi l’attuale sistema di IGM può nonessere efficacissimo, ciò non significache il sistema non sia più utile nel con-trollo dei media esistenti. Così comel’IGM Risorsa elettronica non dice tuttociò che occorre sapere sul documento,allo stesso modo un’intestazione all’au-tore non dice tutto ciò che c’è da sape-re sul contenuto di un libro. È solo unelemento. A mio avviso l’IGM è unacomponente cui non si dovrebbe chie-dere una funzione descrittiva eccessiva,così come non dobbiamo attenderci diconoscere il titolo o l’estensione del do-cumento conoscendo il nome dell’auto-re” (citazione tratta da JEAN WEIHS,General material designation in thetwenty-first century, <http://www.ola-cinc.org/ capc/gmd.html>). 41 Regole di catalogazione anglo-ame-

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ricane, Milano, Editrice Bibliografica,1997, p. VII. 42 La bozza è stata diffusa solamente al-l’interno della comunità delle AACR2.Ne è accessibile pubblicamente unapresentazione: AACR3: resource de-scription and access, part I. Description,background to the December 2004draft, <http://www. collectionscana-da.ca/jsc/aacr3draftpt1.html>.43 Cfr. Outcomes of the meeting of theJoint Steering Committee held inChicago, USA, 24-28 April 2005,<http://www.collectionscanada.ca/jsc/0504out.html>.44 In proposito, vedi la presentazionedi BARBARA TILLETT, RDA: resource de-scription…, cit.45 E-mail di Tom Delsey a MauroGuerrini, citazione tratta da MAURO

GUERRINI, IGM: indicazione generaledel materiale. Nascita funzione e pro-spettive, in Studi e testimonianze offer-ti a Luigi Crocetti, Milano, EditriceBibliografica, 2004, p. 609-662.46 Cfr. FRBR: Functional Requirementsfor Bibliographic Records, München,KG Saur, 1998. Per quanto i concetti

di “modo di espressione” e “forma diespressione”, come definito da FRBR,non siano esattamente la stessa cosa.Cfr. IGM: indicazione generale delmateriale…, cit., p. 616-618.47 Il Format Variation Working Group erail gruppo di lavoro incaricato dal JSC distudiare alternative alla rappresentazionetradizionale dell’IGM nel record biblio-grafico. È stato attivo dall’inizio del 2001al 17 giugno 2004, data in cui è statosciolto nel contesto più generale delleAACR3. Dei sei rapporti da esso prodotti,quattro sono accessibili pubblicamentedal sito del JSC: Interim report, <http://www.collectionscanada.ca/jsc/docs/forvarwg3. pdf>; Discussion paper no. 2002-DP08: dealing with FRBR expression inMARC 21, <http://lcweb.loc. gov/marc/marbi/2002/2002-dp08.html>; Third interimreport, <http://www.collection scanada.ca/jsc/docs/forvarwg3rep3.pdf>;Fourth interim report, <http://www.co l l e c t i onscanada.ca/ jsc/docs/forvarwg4.pdf>.48 Citazione tratta da MAURO GUERRINI,IGM: indicazione generale del mate-riale…, cit., p. 618.

49 Sull’argomento vedi MICHAEL GORMAN,Principles, standards, rules and applica-tions, in AACR2 seminar papers, RalphW. Manning (ed.), Ottawa, CanadianLibrary Association, 1981, p. 89-97.50 MICHAEL GORMAN, La biblioteca comevalore…, cit., p. 130.

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Prospects and problems in cataloguing electronic resources

During the last years the internationallibrary community has been thoroughlydiscussing problems related toelectronic resources bibliographiccontrol. Recent arguments on this topic set problems of a very generalnature since they involve an attemptto shift the focus of cataloguing fromthe physical medium of the resourceto its conceptual content. BothAACR2 chapter 9 and ISBD (ER) revi-sion is now underway. This paper aimsto provide an up to date account ofcurrent debate and of related prospects and problems.

Abstract