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Il COMITATO NAZIONALE ANPI riunitosi a Bologna il 13 marzo scorso ha rivolto il seguente appello agli elettori. “Lo scioglimento anticipato del Parlamento confer- ma il persistere della grave crisi politica in cui da anni versa l’Italia nella quale emergono sempre più rischi per la tenuta del sistema democratico oltre che difficoltà per il suo indispensabile rinnova- mento. L’ANPI, di questa crisi ha sempre rilevato e denunciato: caratteri, cause e responsabilità, per la sua soluzione si è battuta e si batte, insieme a tutte le forze democrati- che, con generosità e determina- zione come è accaduto con la mobilitazione vittoriosa in occa- sione del Referendum per la salva- guardia della Costituzione. Considerato che: le elezioni del 13 e 14 aprile 2008 si svolgono con l’applicazione di una legge che, nonostante sia stata da tutti criticata poiché nega agli elettori la possibi- lità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e si è rivelata causa di instabilità e ingo- vernabilità, la destra, che a suo tempo la impose, si è opposta decisamente al suo cambiamento anche dopo le responsabili esortazioni del Presidente della Repubblica; alle elezioni si presenta non più un cen- tro-destra moderato bensì una formazione politica dichiaratamente di destra che ingloba il partito ere- de della destra estrema, presenta candidati che si proclamano fascisti ed è alleata con forze che al nord e al sud propugnano propositi di secessione e rottu- ra dell’unità nazionale; il Comitato Nazionale dell’ANPI invita gli associati e tutti i cittadini che si richiamano ai valori di libertà e giustizia, solida- rietà e pace che hanno animato la Lotta di Liberazione e sui quali si fonda la Costituzione della Repubblica: a prendere parte al confronto elettorale per contrastare con efficacia l’astensionismo affin- ché, con una grande partecipazione al voto, in particolare delle nuove generazioni, esso si confermi come una essenziale conquista democrati- ca; a sollecitare tutti gli elettori a tener conto che la legge elettorale prevede a favore della coalizione vincente, a livello nazionale e regio- nale, l’attribuzione del “premio di maggioranza” con il quale la destra mira ad essere prevalente nel prossimo Parlamento; a riservare il proprio voto a favore di quelle forze poli- tiche per le quali l’Antifascismo e la Resistenza costituiscono un patrimonio irrinunciabile e che in coerenza con i valori, i principi e gli obiettivi della Costituzione, svolgono la loro azione politica ed ispi- rano i loro programmi: per il rinnovamento politico e sociale del Paese, per un futuro desiderabile per le nuove generazioni ed affinché l’Italia operi per la pace e la cooperazione nel mondo”. Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 2 - Marzo 2008 Appello dell’ANPI nazionale per le elezioni politiche del 13-14 aprile Il voto a chi si richiama ai valori dell’antifascismo

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IlCOMITATO NAZIONALE ANPI riunitosia Bologna il 13 marzo scorso ha rivolto ilseguente appello agli elettori.

“Lo scioglimento anticipato del Parlamento confer-ma il persistere della grave crisi politica in cui daanni versa l’Italia nella quale emergono sempre piùrischi per la tenuta del sistemademocratico oltre che difficoltàper il suo indispensabile rinnova-mento.L’ANPI, di questa crisi ha semprerilevato e denunciato: caratteri,cause e responsabilità, per la suasoluzione si è battuta e si batte,insieme a tutte le forze democrati-che, con generosità e determina-zione come è accaduto con lamobilitazione vittoriosa in occa-sione del Referendum per la salva-guardia della Costituzione.Considerato che: le elezioni del 13e 14 aprile 2008 si svolgono conl’applicazione di una legge che, nonostante sia statada tutti criticata poiché nega agli elettori la possibi-lità di scegliere i propri rappresentanti inParlamento e si è rivelata causa di instabilità e ingo-vernabilità, la destra, che a suo tempo la impose, si èopposta decisamente al suo cambiamento anchedopo le responsabili esortazioni del Presidente dellaRepubblica; alle elezioni si presenta non più un cen-tro-destra moderato bensì una formazione politicadichiaratamente di destra che ingloba il partito ere-

de della destra estrema, presenta candidati che siproclamano fascisti ed è alleata con forze che al norde al sud propugnano propositi di secessione e rottu-ra dell’unità nazionale; il Comitato Nazionaledell’ANPI invita gli associati e tutti i cittadini chesi richiamano ai valori di libertà e giustizia, solida-

rietà e pace che hanno animato laLotta di Liberazione e sui quali sifonda la Costituzione dellaRepubblica: a prendere parte alconfronto elettorale per contrastarecon efficacia l’astensionismo affin-ché, con una grande partecipazioneal voto, in particolare delle nuovegenerazioni, esso si confermi comeuna essenziale conquista democrati-ca; a sollecitare tutti gli elettori atener conto che la legge elettoraleprevede a favore della coalizionevincente, a livello nazionale e regio-nale, l’attribuzione del “premio dimaggioranza” con il quale la destra

mira ad essere prevalente nel prossimo Parlamento; ariservare il proprio voto a favore di quelle forze poli-tiche per le quali l’Antifascismo e la Resistenzacostituiscono un patrimonio irrinunciabile e che incoerenza con i valori, i principi e gli obiettivi dellaCostituzione, svolgono la loro azione politica ed ispi-rano i loro programmi: per il rinnovamento politicoe sociale del Paese, per un futuro desiderabile per lenuove generazioni ed affinché l’Italia operi per lapace e la cooperazione nel mondo”.

Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 2 - Marzo 2008

Appello dell’ANPI nazionale per le elezioni politiche del 13-14 aprile

Il voto a chi si richiamaai valori dell’antifascismo

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UNA ANPI provinciale, que-sta di Bologna, vitale e pro-positiva, ben radicata nella

società democratica come lo testimo-niano l’articolazione delle sue struttu-re, il numero degli iscritti, la presenza,discreta ma ascoltata (non di rado cri-tica quando necessario) nel panoramapolitico. Così ha detto la conferenza diorganizzazione del 24 febbraio scorsosvoltasi al Circolo ARCUI “Benassi”di città. Introduzione politica di LuigiCrescimbeni e relazione analitica diErmenegildo Bugni, dalla quale sievincono i dati seguenti.Le sezioni ANPI sono 10 in città e 35diffuse nella provincia su scala comu-nale e comprensoriale, il cui funziona-mento ed i risultati in termini di quan-tità e qualità sono stati definiti realisti-camente non omogenei. Gli iscritti, afine 2007, sono assommati a 5580, dicui 3566 classificati “Antifascisti” nonavendo partecipato alla Resistenza, peressere nati dopo la liberazione o peradesione ideale successivamenteall’apertura ai non partigiani previstadalla modifica statutaria. Gli elenchivengono peraltro continuamente ali-mentati da nuovi iscritti, che semprenell’arco dello scorso anno, sono stati301. E’ in corso attualmente un’oppor-tuna serie di interventi sul territorioper contribuire alla ripresa di diversesezioni in città e provincia, mediantel’inserimento di forze fresche, mante-nendo peraltro ben saldo l’ancoraggiocon l’esperienza ed il bagaglio di cono-scenza storica posseduti da protagoni-sti adesso di età matura.Nel complesso, ha sottolineato Bugni,

c’è efficacia e visibilità dell’ANPI pro-vinciale – se ne ha eco nelle cronachecittadine – spesso interpellata peresprimere pareri e giudizi su aspetti,anche i più controversi, di caratterecivile, istituzionale e culturale e, comesi è annotato prima, politico. La nostrasede di frequente ospita incontri-con-fronti di varia natura, pregnanti nel-l’attuale, delicatissima situazione poli-tica sia in città che su scala nazionale.Ancora circa l’attività dell’associazioneè da ricordare il successo conseguito

dal nostro padiglione alla Festa nazio-nale de l’Unità 2007 al Parco Nord,incentrato sulla mostra fotograficadella Resistenza: diverse migliaia ivisitatori (1030 le firme nel registro),230 i volumi-catalogo acquistati, 14giovani in tale circostanza si sonoiscritti all’ANPI. Di rilievo inoltrel’attività editoriale: 7 i libri usciti, econ essi la decisione di produrre ilnostro periodico bimestrale Resistenza,che, oltre agli iscritti, viene ora inviatoanche agli organi istituzionali, com-presi magistratura e Forze Armate,con ognuno dei quali l’ANPI mantie-ne da tempo proficui rapporti.Ermenegildo Bugni ha messo in parti-colare risalto l’attività nel campo dellascuola, quale apporto alle lezioni distoria, spesso richiesto da docenti edanche proposto da nostre sezioni inoccasione di eventi di importanzalocale o generale. Ivi compresi i viaggidi istruzione, che si contano a decine,nei luoghi della memoria in Italia ed

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Conferenza provinciale di organizzazione

Un’ANPI vitale e apertaIntensa attività che la qualifica protagonista ascoltata della vicendapolitica bolognese con gli ex partigiani migliaia di iscritti dellegenerazioni successive. Analisi realistica del lavoro delle sezioni: quelleproduttive, altre in ristrutturazione

Bologna, 21 Aprile 1945

L’alba della Libertà

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I bolognesi e le loro istituzioni e organizzazioni democratiche mantengono vivo il ricordo dei giorni dellaLiberazione, nell’immane somma di sacrifici costati. Onore perenne ai Caduti della Resistenza, delle rin-novate Forze Armate, degli eserciti degli Alleati che tutti insieme hanno reso possibile la sconfitta del nazi-fascismo. Nutrita la serie di iniziative che si svolgono in città e provincia, che abbracciano poi la data del25 Aprile, perno dell’insurrezione generale nelle regioni del Nord Italia. Nella foto: via Rizzoli, l’abbrac-cio affettuoso dei cittadini ai soldati italiani dei Gruppi di Combattimento (foto Edo Ansaloni).

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IN RESISTENZA di ottobre2007 scrivemmo del governodel Paese, della crisi dei partiti

e della nostra preoccupazione perun avanzante populismo, qualun-quismo, antipolitico, e antipartiti-smo, tale da rivelare una pericolosaderiva; tale da mettere in discussio-ne la difficile situazione economicadel Paese, sempre più rischiosa peri lavoratori, ed ancora più tale daostacolare l’avanzamento dello svi-luppo civile e democratico.Abbiamo detto, della impervia maindispensabile opera di risanamen-to della finanza pubblica operatadal governo Prodi, contestata conparticolare virulenza dalle forze diopposizione, ma apprezzata e solle-citata a proseguire dagli organismidella Commissione Europea. Operaprogrammata per il futuro, ricono-sciuta dai sindacati Cgil – Cisl – Uil– Ugl nonché dalle organizzazioniimprenditoriali: Confindustria,Commercio,Artigiani, è stata duramente contra-stata dai partiti di opposizione e siè scontrata con troppi e diversiinteressi corporativi, sostenuti daun massiccio intervento da parte diconsistenti organi di informazionestampa (stavolta in veste di disin-formazione).

A tutto ciò non è peregrino assom-mare il grave impatto avuto sullaopinione pubblica della non suffi-cientemente spiegata crisi dell’im-mondizia di Napoli e dintorni, ilmancato incontro del Pontefice con i

docenti e studenti dell’Universitàromana La Sapienza, condito con l’av-viso di garanzia a Mastella, l’arrestodella moglie e altri personaggi delsuo partito, ha creato le condizioniper la caduta del governo Prodi e ilfallimento della trattativa per il varodi una nuova legge elettorale.

È in un tale contesto che vedo nellaaffrettata chiamata al voto degli ita-liani, non tanto la consapevolenecessità di migliorare lo sviluppodemocratico e sociale della vita delnostro Paese; mi pare di capire chetale fretta, per utilizzare l’attualelegge elettorale, da chi l’aveva volu-ta, votata (e definita “una porcata”)con le tante e dannose modifichecostituzionali antidemocratichedove non si votano i rappresentantidegli elettori, ma le figure impostedal partito, ci dice dei giustificati

nostri timori e preoccupazioni.

Ciò, tanto più, se in tali schieramentisi trovano coloro che mai hanno cele-brato l’8 Marzo, il 25 Aprile, il 1Maggio, il 2 Giugno, hanno fattoleggi ad personam, cancellato il falsoin bilancio e così via, non dimenti-cando inoltre i più di seicento crimi-nali di guerra fascisti incriminati,mai processati per i delitti commessia danno dei combattenti e civili dellapopolazione Jugoslava, mai hannomesso piede alla Risiera di San Sabbadi Trieste a visitare i forni crematorie le camere a gas utilizzati dai tede-schi e dai loro sgherri fascisti controi patrioti Italiani e slavi; mai hannofatto visita al Sacrario di Marzabottoe al Parco della Pace di Monte Sole.

Per tutto ciò, per tenere fede alnostro impegno ideale e politico deitanti Caduti e per avviare l’Italia adun deciso e rinnovato sviluppo civile,economico, democratico e di giusti-zia sociale, l’ANPI deve essere parte-cipe affinché le forze antifasciste chehanno realizzato e si riconoscano nel-la Costituzione repubblicana escanovincenti.

Le forze per superare l’attuale perni-cioso stato di cose ci sono; si tratta difarle lievitare al meglio.Nell’interesse del Paese.

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L’ANPI e il complesso quadro in Italia

Abbiamo un importantecompito da assolvereSi tratta di impedire che vengano danneggiate le conquistedemocratiche e di appoggiare le forze antifasciste

Luigi Crescimbeni

Ha ottenuto un significativo succes-so di partecipazione l’iniziativadel Coordinamento Donne

ANPI-ANPPIA di Bologna per celebrareil centenario dell’8Marzo, svoltasi il12 marzo scorso nel-la Cappella Farnesedi Palazzod’Accursio, sede delComune. Patrocinanti l’Amministrazionecomunale e quella provinciale. Al centrodella manifestazione le lotte politiche e nel-l’ambito sociale che hanno reso possibile lanascita della Costituzione repubblicana edil lavoro legislativo preparatorio attraverso

la Costituente, della cui Assemblea hannofatto parte ventun donne, delle quali 9 Pci,9 Dc, 2 Psi, 1 Uomo Qualunque.L’iniziativa è stata arricchita da una car-

tellina con diecifogli dalla graficaelegante, contenenti iquattro principalipunti del “Lungoviaggio della pari-tà”:

i diritti civili della persona, i diritti poli-tici, il lavoro, la famiglia.Durante l’incontro: narrazione di ElisaDorso, lettura di Ilaria Neppi e FrancescaCiampi, suoni di “Spartito Democratico”.

Iniziativa ANPI-ANPPIA

Omaggio alle donnedella Costituente

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AFFRONTARE lo studiodella storia recente d’Italianelle nostre scuole è un

tema già di per sé difficile; sevogliamo considerare poi l’epocain cui è nato il fascismo, l’avventoal potere di Mussolini, la secondaguerra mondiale, la Resistenza e lanascita della Repubblica Italiana ela sua Carta Costituzionale e tuttoil resto, siamo in una situazioneoggettivamente ancor più comples-sa. Questo, prima di tutto, perchélo studio del Novecento è confina-to, di solito, nella classe terza dellascuola media, ( secondaria di primogrado, per correttezza), e nelleclassi quinte dei vari tipi di istitu-ti superiori. Quando chi qui scrive era studente,molti anni fa, in storia si arrivavamolto a fatica alla Seconda guerramondiale, o, spesso, non ci si arrivavaproprio. Erano le ultime classi, gli esa-mi si avvicinavano e non c’era più tan-to tempo. Fu, se non ricordo male, ilMinistro Luigi Berlinguer a porre ilproblema del Novecento e a richiedereche si studiasse a dovere il “ SecoloBreve” (per dirla con lo storico Eric J.Hobsbawm, autore del magistralelibro dal titolo omonimo centrato sulperiodo 1914-1991, “l’era dei grandicataclismi”); i manuali si adattarono equesto è stato, a mio parere, un inter-vento positivo. Ancora oggi, anche se iprogrammi di storia della scuola ita-liana hanno subito altri rimaneggia-menti, nelle Indicazioni per il currico-

lo del Ministro Fioroni uscite nel set-tembre 2007 si dice chiaramente chein terza media, per esempio, si studiail Novecento. Qui si apre il problemadi come viene affrontata la nascita del-la nostra Repubblica, figlia dellaResistenza e che ha nella CartaCostituzionale la sua base fondante. Sidice nel già citato curricolo delMinistro Fioroni che “ la padronanzadegli strumenti critici permette dievitare che la storia venga usata stru-mentalmente e in modo improprio” (pag. 80 ). Ora , questo è certo uncompito arduo, ma non per questonon si deve tentare. Facendo l’insegnante di storia si sco-prono cose interessanti: per esempioche parlare del fascismo non è maifacile e non è mai così scontato.Questo non solo perchè ci sono deglialunni che hanno una loro storia fami-liare ( a me è successo personalmentedi sentirmi dire da un alunno che ilnonno aveva combattuto per la repub-blica di Salò) ma perché spesso sull’ar-gomento ci sono, a cominciare da tanti

manuali, cautele, dichiarazioni neutre,a volte vere e proprie omissioni. L’ideache circola è, spesso, un “non volersischierare troppo”, come se fosse unproblema dichiarare che sessanta annie passa di democrazia ci hanno fattoapprezzare questa imperfetta ma fon-damentale istituzione rispetto a unadittatura che ha portato il nostro paesea una catastrofica guerra che ha causa-to lutti e sofferenze immani e che chisi è opposto al fascismo e ha gettato lebasi per tale democrazia non può cheessere ricordato come un Padre fonda-tore della nostra Repubblica e dellanostra libertà, libertà che mi risultapiaccia oggi a tutti, salvo che a qual-che sparuta minoranza. In sostanza la scuola italiana e i suoiprogrammi di storia risentono di unatteggiamento più generale che per-mette un clima di revisionismo storicosu un argomento che non può essererivisto, se non mettendo in discussionele basi stesse del nostro Stato democra-tico e la sua legittimità. Si potrebbe ribattere che la scuola

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Resistenza, Repubblica, Costituzione

Scuola: l’arduo compito di insegnare la Storia

Massimo Meliconi*

Pagine di storia che meritano diessere meglio fatte conoscere allegiovani generazioni: “libro emoschetto, fascista perfetto”.Questo l’aberrante motto imperantenella scuola del regime. La foto èstata scattata a Medicina il 21aprile 1940 e ritrae una quintaclasse elementare in versionebalilla moschettieri. La data del21 aprile era stata imposta dalladittatura fascista come “Natale diRoma”, in sostituzione di quellavietata del 1° maggio. Il 10giugno l’Italia sarebbe statatrascinata in guerra.

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ÈIN FASE di compimentonella scuola media “Falcone-Borsellino” di Monterenzio

l’impegnativo lavoro di ricerca edelaborazione dei materiali sul temadella guerra 1940-45, particolar-mente della Resistenza nel territo-rio. Con la fattiva collaborazionedella preside dell’Istituto compren-sivo, prof.ssa Filomena Massaro, ela guida sicura dei docenti impe-gnati, le classi hanno lavorato nel-l’anno scolastico 2006-2007 e lostanno facendo nel corrente 2007-2008 con esplorazioni sul campo,accesso alle fonti, testimonianzeorali. Il tutto raccolto su supportoelettronico. Monterenzio, nella valle dell’Idice ela sua area che comprende le valli delSillaro e dello Zena, è stata al centrodi aspri eventi bellici e di una impor-tante attività partigiana.Ne abbiamo parlato con la prof.ssa

Caterina Taglioni, tra le animatricidella esemplare esperienza.

Come si è giunti alla realizza-zione di questo progetto?

Alla base ci sono essenzialmente fina-lità legate all’insegnamento della sto-ria. Il primo intento è stato quello direalizzare un laboratorio, nel quale iragazzi potessero sperimentare ilmetodo della ricerca storica, analiz-zando e interpretando i diversi tipi difonti che lo storico ha a disposizione.Scegliendo il periodo della SecondaGuerra Mondiale era possibile esami-nare contemporaneamente fonti orali(i racconti dei testimoni tutt’ora invita), immagini (fotografie e filmati)e documenti scritti (articoli dellastampa di regime e testi della stampaclandestina). Ci sembrava inoltremolto importante ricostruire unapagina della storia del territorio nelquale i ragazzi vivono, e che spesso è

poco conosciuta, senza tuttaviarinunciare ad inserirla in un contestostorico più ampio, quello nazionale epiù in generale mondiale, al fine dievitare eccessivi localismi. Per tuttiquesti motivi, ai quali si aggiungel’alto potenziale di contenuti eticiinsiti nella storia di questo periodo,la scelta è caduta sulla Guerra diLiberazione.

Quali sono state le problemati-che?

Il lavoro è stato lungo e complesso,infatti il recupero delle fonti, la loroselezione e l’analisi interpretativarichiede tempi dilatati, soprattutto sela ricerca è condotta dai ragazzi diuna scuola. Abbiamo tuttavia potutocontare sull’aiuto determinantedell’ANPI territoriale e del Museodella Resistenza di Bologna che han-no collaborato con noi fornendo pre-

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Due anni di lavoro nella scuola media di Monterenzio

In classe ed alle fonti per “scoprire” gli eventi

Ricostruita dagli studenti coi loro insegnanti le vicende belliche del fronte e l’attività partigiana nelterritorio. L’emozionante incontro con i protagonisti. Ne sta uscendo un DVD di notevole interesse.

L’apprezzato contributo dell’ANPI

Monterenzio, settembre 1944. Un gruppo dipartigiani e staffette della 36° Brigata GaribaldiBianconcini sulle alture di Bisano, ancora “terra dinessuno” a guerra in corso. Da sinistra: a torso nudoRiccardo Maurizzi, al centro in primo piano MarioZazzaroni e accanto in canottiera Luciano Scala,immediatamente alle loro spalle Primo Farnè. Inpiedi sulla destra il maresciallo dei RealiCarabinieri Bauchiero comandante della stazioneappena ricostituita e al suo fianco col fucile PasqualeMorara. Le staffette: nella prima fila a terraVittorina Fanti, al centro la sorella Consigliaassieme a Maria Lelli; in alto a destra AnnaZazzaroni.

(foto di Franco De Giovanni)

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ziose indicazioni bibliografiche,materiali e documenti scritti. I ragaz-zi hanno svolto lezioni introduttivein Museo, hanno visionato spezzonidi video-interviste già realizzate e poia scuola hanno redatto la scaletta didomande da rivolgere ai testimonirintracciati sul territorio. Per la ripre-sa delle video-interviste e della docu-mentazione fotografica ci siamo ser-viti dell’educatore Giuseppe Masonee dell’insegnante Olimpio Tullio, cheha predisposto anche un breve corsodi fotografia per i ragazzi delle classicoinvolte. Attualmente siamo impe-gnati nel montaggio del DVD che sista rivelando piuttosto complesso,soprattutto perché vogliamo che iragazzi partecipino anche a questafase del lavoro.

Gli studenti coinvolti “sento-no” e vivono questa esperien-za?

Gli alunni hanno collaborato coninteresse, ottenendo spesso ottimirisultati soprattutto nel coinvolgi-mento dei testimoni, che, una voltacontattati direttamente dai ragazzi,non si sono mai rifiutati di farsivideo-intervistare. Anche una perso-na molto timida e solitamente riser-vata come Loredana De Giovanni(sorella di Edera, fucilata assieme adaltri monterenziesi dalla brigata nerafascista al muro esterno della Certosa

di Bologna – ndr) alla fine ha accetta-to di rilasciare una video-intervista,sicuramente la più commovente e

densa di contenuti fra quelle a nostradisposizione. Le interviste hannocomunque suscitato grande entusia-smo nelle classi coinvolte, sia nellafase preparatoria che durante la rea-lizzazione. Anche nell’esame dellefotografie e nella scrittura dei testi acommento delle immagini, gli alunnihanno lavorato con impegno ottenen-do buoni risultati.

Quali sono state le classi chehanno lavorato nell’arco deglianni nel progetto?

Le classi coinvolte, a diversi livelli econ diversi compiti, sono le due terzedell’anno scorso, le due terze di que-st’anno (che hanno lavorato sul pro-getto per due anni consecutivi), leattuali seconde e le attuali prime. Gliinsegnanti coinvolti maggiormentesono quelli di Lettere, RobertoGaragnani e Marco Brasa, MariaRosaria Sorrentino, io stessa, LorenzaRossi l’anno scolastico scorso.

Un’opinione della dirigente,sull’investimento del progetto?

Il progetto è stato predisposto par-tendo da un’esigenza formativo-didattica fondamentale: evidenziare ilvalore della memoria e della testimo-nianza diretta nei confronti dellenuove generazioni, affinché raccolga-no il testimone e conservino gli idealidi libertà ed uguaglianza come valorifondanti della società. Per questol’Istituto Comprensivo ha messo adisposizione una parte delle sue risor-se finanziarie provenienti dai fondidell’autonomia, coadiuvato poi da unfinanziamento dell’ANPI provincia-le, grazie al prezioso interessamentodi Felicita Cosentino, che sicuramen-te crede molto insieme a noi in que-sto progetto. Ovviamente le stru-mentazioni tecniche utilizzate sonobuone, ma non particolarmente sofi-sticate e questo rende il lavoro finaleancora più prezioso. Mi impegnerò aricercare le forme migliori per pub-blicizzare il dvd e farlo conoscere airagazzi delle altre scuole della pro-vincia e oltre, anche per affermare

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Francesca Edera De Giovanni, anni 20,fucilata l’1 aprile 1944 al muro esternonord della Certosa di Bologna assieme alfidanzato Egon Brass ed ai compaesaniAttilio Diolaiti, Enrico Foscardi,Ferdinando Grilli ed allo sfollato EttoreZaniboni. La loro cattura da parte dellaBrigata Nera fascista fu causata da unaspia locale.

Monterenzio, squadra di partigiani in agguato sulla strada fondo Idice tra Bisano e SanBenedetto del Querceto, mentre si approssimano veicoli nemici.

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l’importanza di una didattica labora-toriale in cui scuola e territorio inte-ragiscono in stretta connessione.Ho assistito personalmente ad alcunedelle interviste, ho accolto le testimo-ni e i testimoni al loro arrivo a scuola,cercando di metterli a loro agio pri-ma di incontrare i ragazzi, perché permolti di loro, forse per tutti, ilmomento della narrazione non è faci-le; dietro ciascuna delle loro storie cisono dei lutti e raccontare significa inogni caso rinnovare un dolore maisopito. E tuttavia l’imbarazzo o ladifficoltà iniziali si sono presto stem-perati in un racconto vivo, emoziona-to ed emozionante, che ha catturatotutti i ragazzi, anche gli spiriti piùinquieti. È così che la scuola conqui-sta il suo vero senso e la sua s maiu-scola, ed è questa la scuola che iragazzi e le ragazze del ventunesimosecolo ricorderanno nei loro anniadulti.

Sappiamo che il progetto è sta-to suddiviso in più fasi, quandosarà possibile vedere l’antepri-ma?

Stiamo lavorando al montaggio dellavideo-intervista di Loredana DeGiovanni e penso che saremo in gra-do di presentare un promo del DVD,incentrato sulla figura di Edera DeGiovanni, per le celebrazioni delmese di aprile.

Questo lavoro come ha contri-buito alla formazione educativadei ragazzi, qual è a suo parere

di docente che li accompagnanella loro formazione la cosache resterà più impressa nellaloro crescita?

Sicuramente gli alunni hannoaumentato le loro competenze nel-l’ambito storico e hanno approfondi-to la conoscenza di luoghi e perso-naggi che hanno lasciato il segno nel-la storia del loro territorio. Ma ciòche è più importante è che abbianocompreso che la memoria di quanto èaccaduto deve essere affidata alle nuo-ve generazioni e che loro hanno ilcompito di mantenerla viva. La gio-vane età dei protagonisti, la loroscelta di vita coraggiosa e il lorosacrificio hanno profondamente col-pito i ragazzi, fin troppo abituati aconcepire la giovinezza come unperiodo del tutto spensierato nel qua-le la libertà del singolo non è mai

messa in discussione. Con questolavoro credo abbiano capito qualevalore debba avere la parola libertà.

Come l’ha vissuta, invece, Leinella sua esperienza da personaadulta?

Questo progetto mi ha consentito diincontrare delle bellissime persone,di conoscere le loro storie e di condi-videre con loro dei momenti di gran-de emozione. Spero che il lavoro fini-to possa rendere in modo evidentetutto il rigore con il quale abbiamoaffrontato questo difficile argomento,ma anche tutta la passione con laquale i nostri testimoni hanno volutoricordare quegli anni.

(Intervista a cura di FelicitaCosentino, referente ANPI di

Monterenzio; componente delComitato direttivo provinciale)

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Campegine di Reggio EmiliaFesta nazionale ANPIin giugno al Museo Cervi

Si svolgerà il 20, 21, 22 giugno 2008 alMuseo “Alcide e 7 fratelli Cervi” diCampegine (Reggio Emilia) la Festa nazio-nale dell’ANPI. Mentre si va a precisare ilprogramma, possiamo anticipare questa ini-ziativa imperniata su quattro laboratori.• sabato 21 giugno,

mattina (h.10-13): 1° laboratorioLa Costituzione della Repubblica natadalla Resistenza a 60 anni dalla suaentrata in vigore (1 gennaio 1948 – 1gennaio 2008): storia e sviluppi;

pomeriggio (h.16-19): 2° laboratorioComunicare la memoria della Resistenzaattraverso nuovi linguaggi: musei, arte,cinema e televisione

• domenica 22 giugno,mattina (h.10-13): 3° laboratorioL’identità e la formazione antifascista:l’ANPI come agenzia educativa e riferi-mento valoriale. L’antifascismo ieri e oggipomeriggio (h.16-18): 4° laboratorioLe figure femminili della Resistenza:ricordo e omaggio a Maria Cervi.

“Manifestare èun diritto,farlo con

violenza è inaccettabile. Tuttociò che si sfascia e si imbrattava a danno della società civile e ciò non pro-duce simpatie”. Così inizia la breve, seccadichiarazione del Presidente dell’ANPI pro-vinciale di Bologna William Michelini dopol’insulto arrecato alla città democraticadurante il corteo del 9 febbraio u.s. (“politico e

libertario”, secondo gli organizzatori) nel cor-so del quale in piazza dell’Unità, allaBolognina, sono state bruciate la bandieratricolore e quella dell’Unione Europea,imbrattati il cippo ai partigiani ed i muridegli edifici lungo tutto il percorso.“Piazza dell’Unità – prosegue Michelini - vide

un gruppo di partigiani com-battere e morire contro prepon-deranti forze nazifasciste per lalibertà di questo paese, libertàdi cui in molti non sanno fare

buon uso e che non meritava lo sfregio che hasubito. Vi ricordiamo che il tricolore è la bandie-ra dell’Unità d’Italia e la bandiera europeaporta con sé il grande significato, dovuto allaResistenza, di volere l’unione dei popoli nellalibertà, nella pace e nella democrazia”.

Manifestare è un diritto, violenza è inaccettabile

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CI RIEMPIE di soddisfazionel’apprezzamento che ci vienedalle scuole del nostro

Quartiere Reno per il contributoche gli ex partigiani offrono adintegrazione delle lezioni di storiaimpartite dai rispettivi docenti. Letestimonianze dei protagonisti e lecomunicazioni degli studiosi sonoascoltate con vivo interesse e si tra-ducono in elaborati di notevolequalità. La Sezione ANPI “GiannaTarozzi” della zona Barca ha assun-to come prioritario il rapporto conle scuole. Quanto sia utile lo dimo-strano anche la serie di iniziativesvolte e quelle in programma.In queste settimane, ad esempio, è sta-to programmato un incontroall’Istituto Tecnico Statale “OdoneBelluzzi” (14 marzo u.s.) sul tema“Leggi razziali, Costituzione, Giornatadella Memoria”, tema analogamentesvolto alla Scuola Media “Irnerio” (15febbraio u.s.), con la partecipazionedel magistrato dott.ssa Matilde Betti,Luca Alessandrini direttoredell’Istituto “Ferruccio Parri”, gli expartigiani ed ex deportati ArmandoGasiani e Remo Zanna, ambedue que-sti ultimi recanti testimonianze anchedella deportazione nei lager nazisti.Lo stesso tema è stato al centro di unalezione alla Scuola media“Francesco.Maria.Zanotti” (29 febbra-io ) col dott. Claudio Nunziata, giàgiudice del tribunale di Bologna, ildirettore Luca Alessandrini, gli ex par-tigiani Gino Ventura e Remo Zanna,Giorgio Righi. Questa iniziativa è sta-ta arricchita dagli interventi di stu-denti i quali hanno presentato il fruttodi loro ricerche e di lavori creativi in

forme poetiche e descrittive.Assai nutrito, poi, il calendarioapprossimandosi le celebrazioni dellaLiberazione. Saremo presenti nellegite a Monte Sole (Marzabotto) di ottoclassi delle scuole medie del QuartiereReno “Giuseppe Dozza” e“F.M.Zanotti”, precisamente il 18 e28 aprile, il 13 e 21 maggio.Un capitolo di notevole importanza ,in termini di conoscenza della storia edi uno dei risvolti più barbari, è quellodella deportazione e dello sterminio.La nostra sezione ANPI ha infattiaccompagnato, nella seconda metà del2007, scolaresche a Carpi ed a Fossoliper visitare nella cittadina della pianu-ra modenese il Museo tematico e inloco ciò che resta del campo di prigio-nia e transito verso i lager. Ci siamoandati a fine anno con sei classi dellescuole “Dozza” e “Irnerio”.Nuovamente (2 gennaio u.s.) con altrequattro classi delle “Dozza” e con loroè stato trattato il tema nella sede delQuartiere Reno, testimoni Gino

Ventura e Armando Gasiani.Mi preme poi sottolineare che, ognianno, con l’intervento istituzionale delQuartiere Reno e del Centro SocialeBarca e la partecipazione di studentipercorriamo un significativo itinera-rio: quello dei cippi e delle lapidi chesegnalano il sacrificio costato per laconquista della democrazia. Semprepresenti donne e uomini dellaResistenza. Nella passata circostanzafurono con noi gli ex partigiani MarioAnderlini e Romano Poli. E per finire una notazione nonsecondaria. Le iniziative che propo-niamo, come comprensibile, hannoun costo e le sole nostre disponibili-tà finanziarie ordinarie non sarebbe-ro sufficienti a sostenerlo. Abbiamoperciò organizzato per il 25 aprileprossimo un pranzo di autofinanzia-mento nei locali del Centro SocialeBarca. L’adesione di amici dellaResistenza è assai gradita.

*Segretario della Sezione

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Interessanti esperienze nel quartiere Reno

Gli adolescenti vogliono sapereIncontri con ex-partigiani deportati nei lager assieme a studiosi nelle scuole e nei nostri luoghi

Alessandro Masi*

Nella foto: ragazzi del Quartiere Reno a Monte Sole, davanti ai resti della chiesa di Casaglia.

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«LA REPUBBLICA ricono-sce il 9 maggio, anniver-sario dell’uccisione di

Aldo Moro, quale “Giorno dellamemoria”, al fine di ricordare tutte levittime del terrorismo, interno e inter-nazionale, e delle stragi di tale matri-ce»: questo il primo articolo della leg-ge promulgata il 4 maggio 2007 cheistituisce una giornata in cui ricordarele vittime del terrorismo italiano indi-cando la data dell’anniversario del-l’omicidio dell’onorevole Moro, avve-nuta trenta anni fa, il 9 maggio 1978,e dei cinque uomini della sua scorta –il maresciallo Oreste Leonardi, i briga-dieri Domenico Ricci e FrancescoZizzi, gli agenti Giulio Rivera eRaffaele Iozzino - assassinati preceden-temente, il 16 marzo, nel feroceagguato a Roma in via Fani, durante ilquale lo statista venne rapito. Altredate erano state ipotizzate, come quel-la del 12 dicembre quando avvenne lastrage di Piazza Fontana a Milano:nessun cittadino aveva fino ad alloranemmeno immaginato la possibilitàdi assistere ad un delitto così efferato,inoltre, come fu ben presto chiaro, cer-te figure dei servizi segreti italiani era-no coinvolti. Questo e l’innalzamentocosì forte della violenza colpì e spaven-tò molti italiani, ma nello stesso tem-po suscitò una immediata e vastamobilitazione popolare che, prolunga-ta nel tempo, contribuì a sconfiggerela strategia della tensione. Norberto Bobbio definisce la stragecome l’azione che «più si avvicina almale radicale: è il massimo delitto». La nostra città, la nostra regione,sono state per tre volte colpite da attidi terrorismo: ormai 28 anni, fa il 2agosto, la strage fascista alla stazionedi Bologna (85 morti e 200 feriti) percui sono stati condannati esponentidei Nuclei Armati Rivoluzionari;quattro anni prima il 4 agosto nellaDirettissima Firenze-Bologna a SanBenedetto Val di Sambro la strage sultreno Italicus (12 morti e 44 feriti)per la quale non è stato trovato alivello giudiziario alcun colpevole;quattro anni dopo il 23 dicembre

nello stesso luogo la strage sul rapido904 (17 morti, 250 feriti) per la qua-le sono stati condannati uomini dellacriminalità organizzata che hannoagito collaborando con esponenti del-l’estrema destra.Dal 1969 in poi lo stragismo neofasci-sta, e dal 1970 le azioni violente e gliomicidi compiuti dai terroristi dellebrigate rosse – gli “anni di piombo” -colpirono duramente l’Italia, i suoi cit-tadini e la sua democrazia. Colpironofermando percorsi di vita: per le vitti-me e i loro famigliari in effetti la stragee gli omicidi interrompono, pongonofine, mutano, bloccano, trasfigurano

ogni attimo successivo.In seguito a queste azioni di criminali-tà politica con immediatezza il movi-mento democratico organizza manife-stazioni cui le persone si recavano permostrare la loro non disponibilità afarsi terrorizzare e per ribadire l’asso-luta necessità di preservare un ordina-mento dello Stato rispettoso delleregole della democrazia. Così come èavvenuto, in anni più recenti, quandole “nuove brigate rosse” hanno truci-dato, nella nostra città, il professorMarco Biagi.L’attenzione di tutti non deve subirecedimenti, anzi va ravvivata per coin-volgere le nuove generazioni. I motivinon mancano ancora oggi. A questoproposito l’articolo 2 della legge dicetestualmente: «In occasione del“Giorno della memoria” di cui al com-ma 1, possono essere organizzate, sen-za nuovi o maggiori oneri a carico del-la finanza pubblica, manifestazionipubbliche, cerimonie, incontri,momenti comuni di ricordo dei fatti edi riflessione, anche nelle scuole diogni ordine e grado, al fine di conser-vare, rinnovare e costruire una memo-ria storica condivisa in difesa delle isti-tuzioni democratiche». Il nostro Cedost, in occasione dell’an-niversario ha bandito un concorso perle scuole. Il testo è reperibile nel sito:www.cedost.it.

*Direttore del Cedost (Centrodocumentazione stragismo)

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Il 9 maggio ricordando l’assassinio di Aldo Moro

Cosa sono stati terrorismo e stragi Una legge dello Stato per costruire e rinnovare una memoria storica condivisa

Cinzia Venturoli*

Bologna, quel terribile 2 agosto, e l’orologioche segna le ore 10.25

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POLIZIOTTO a 16 anni dietà. E’ stata l’esperienza diCorrado Belletti, nome di

battaglia “Barca”. E’ lui stesso araccontarla. “Così ero io appena Bologna si trovòfuori dall’incubo della guerra, dei bom-bardamenti aerei, dei rastrellamenti edelle uccisioni ad opera dei repubbli-chini fascisti e dei nazisti tedeschi”.Giova sempre ricordarlo e farlo saperecome era la nostra città, piena di mace-rie, con gli abitanti alla fame ed al fred-do particolarmente nell’inverno 1944-45, i profughi della montagna dovec’era il fronte, i sinistrati rimasti senzatetto, i cumuli di letame negli spiazzidel centro prodotto dal bestiame fattoaffluire dalla campagna.“Ma all’indomani della Liberazione -dice Belletti - c’erano gravi problemiancora che andavano affrontati, conte-nuti e per quanto possibile risolti:quello degli sbandati rimasti dopo lafuga dei nemici sconfitti, quello delmalaffare e anche della delinquenzaspinta. Mi trovai in tal modo, in quan-to partigiano (militante nel 2° batta-glione Giacomo della 1a Brigata IrmaBandiera) arruolato, diciamo così,d’autorità nella polizia ed assegnato alCommissariato Ps con sede nelPratello”. La Questura era retta da unuomo della Resistenza, RomoloTrauzzi, designato dal Comitato diLiberazione Nazionale.“Per assumere il nuovo compito, fu inmaggio, mi licenziai dalle Officinemeccaniche Bolelli di via Battindarno,costruttrici di macchine per la lavora-zione della canapa, dove ero statoassunto nel 1943. Vi erano occupatiuna cinquantina di operai e lì l’antifa-

scismo si respirava a pieni polmoni.Clima ben diffuso anche nella borgatain cui abitavo, all’epoca detta delTerapèn (terrapieno), in via dellaCertosa, attorno ad una fornace epopolata da birocciai e braccianti. Lopreciso perché tra quelle case ha preso

corpo la mia entrata nella Resistenza.Fu quando all’indomani del disastrosobombardamento aereo eseguito da 71quadrimotori su Bologna il 25 set-tembre 1943 ( i civili morti furono936), tra le persone venute in periferiadal centro città giunsero anche tregiovani, un ragazzo e due ragazze.Subito cominciammo a frequentarci eda lui sentimmo parlare, io, i mieiamici, le famiglie (in casa Natali, adesempio) dei “ribelli”, cioè dellenascenti forme resistenziali. L’1 otto-bre seguente entrai senza indugi informazione partecipando a molteplici

azioni, compreso il clamoroso assaltogappista al deposito di munizioni diVilla Contri. Avvenne il 20 settembre1944. A supporto della squadra“Temporale” della 7a Gap furonoimpegnati partigiani delle zone circo-stanti, compresa quindi la mia. Nonmolto tempo dopo i tre non li vedem-mo più, se ne andarono, insalutati. Dilui venimmo a sapere molto tempodopo che si chiamava DanieleChiarini, e che era rimasto uccisoassieme ad altri cinque compagni,quando aveva 17 anni, nella battagliadel 15 novembre 1944 in piazzadell’Unità alla Bolognina. Faceva par-te della 7a Brigata Gap e lo chiamava-no “Diavolo”. Io torno adesso all’esperienza che hocitato all’inizio. Come ho accennato pri-ma, mi venne chiesto di far parte dei“questurini”, se così posso dire, vistoche il precedente organico si era squa-gliato, tolti pochi agenti che nulla ave-vano da rimproverarsi. A tale scopo ametà maggio mi licenziai dalla Bolelli.Feci così servizi di perlustrazione anti-borseggio nel mercato alimentari di viaUgo Bassi ( di fronte lo storico HotelBrun era in macerie) e nelle vie adiacen-ti. Mi ricordo un servizio assai particola-re: quello del piantonamento nel pro-prio domicilio di persone – fascisti e perreati comuni – che essendo ammalatinon potevano restare in carcere, giacchéanche quella struttura usciva dalla guer-ra in condizioni molto precarie”.Del singolare compito CorradoBelletti cita quello della guardia ad unindividuo abitante in StradaMaggiore. Si svolgeva su tre turni diotto ore ciascuno e durò due settima-ne. “Si stava seduti nel corridoio del-l’appartamento accanto alla porta.Nessuno scambio di parole né da partemia, né della persona vigilata, né deisuoi familiari. Un po’ penoso, ma que-sta era la situazione. Non ricordo se fuprocessato e con quale esito.”In novembre fine del lavoro in polizia:tornando man mano ad una normalità,o quasi, ci si accorse che l’agenteBelletti, pur avendo acquisito una com-petenza di carattere militare nel periodo

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I giorni della Liberazione a Bologna

“Barca”: a sedici anni,da partigiano a poliziotto

Giusto Dal Basso

Bologna, 21 aprile 1946. Partigiani inPiazza Maggiore alla manifestazione delprimo anniversario della Liberazione. Asinistra Corrado Belletti (“Barca”), adestra Renato Lipparini (“Satana”).

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clandestino, non aveva l’età. Dopo unmese di disoccupazione l’ex partigiano epoliziotto mancato torna in fabbrica.Iter connesso alla difficile ripresa delleaziende: Saponerie Italiane, Malmusi &Gentili, Mondial Moto, Eurodent.Non è stato facile far entrare nelle fab-briche i valori della lotta diLiberazione e della Costituzione nata dalla Resistenza: infatti ancheCorrado Belletti è stato uno delle cen-tinaia di licenziati, nel 1955, per rap-presaglia politica e antisindacale. “Manon me ne dolgo per la giusta sceltacompiuta – dice oggi – anche se paga-ta a caro prezzo. Di conquiste ce nesono state, a cominciare dallo Statutodei Diritti dei Lavoratori, il quale sta-tuto è pericolosamente sotto attacco inquesta campagna elettorale: esplicita-mente dichiaratio dal leader della coa-lizione di destra.

ANPI e ANPPIA solidalicol prof. Romano ProdiIl Presidente ANPI William Michelini edEzio Antonioni Presidente ANPPIA hannoinviato congiuntamente il seguente messaggio alprof. Romano Prodi.

“Ill.mo Presidente, nel momento in cui in un clima pieno di inco-gnite suggellate dal voto di sfiducia al governoda Lei presieduto espresso dalle forze irresponsa-bili e scomposte dall’opposizione di centrodestraal Senato della Repubblica, noi partigianidell’ANPI provinciale di Bologna e antifasci-sti dell’ANPPIA, intendiamo manifestarLe lanostra piena solidarietà. Conosciamo, abbiamo seguito con passione civilela battaglia difficile e generosa da Lei sostenutaper ridare dignità a questa Italia divisa difronte all’Europa e al mondo e garantire pro-spettive di progresso per la serenità e il benesseredel nostro popolo. Per tutto ciò Le siamo grati e particolarmentevicini”.

Il prof. Prodi ha così risposto:

“Gentile Presidente, ringrazio di cuore Lei ed ilPresidente Ezio Antonioni per il caloroso mes-saggio di stima e di solidarietà che avete volutocortesemente inviarmi. L’occasione mi è graditaper salutarVi con molta amicizia”.

Festeggia il compleannocongratulandosi con Prodi

Il nostro caro socio Leone Sacchi (padre diCorrado, segretario della sezione “Toffano-Soldati” del quartiere Savena di Bologna), alquale rivolgiamo un caldo augurio per i suoi 95anni magnificamente portati, per festeggiare ilsuo compleanno avvenuto il 20 febbraio scorso hascritto una lettera al presidente del Consiglio deiministri Romano Prodi per ringraziarlo del fati-coso, difficile lavoro da lui compiuto nell’interessedel Paese. A sua volta Prodi ha risposto – “conamicizia” – a Leone ringraziando “di cuore peril messaggio di solidarietà e di affetto che ha cor-tesemente voluto farmi pervenire”. Leone Sacchi ha messo a parte la conferenza di orga-nizzazione dell’ANPI provinciale durante i lavoridel 24 febbraio, comunicando di persona dal palco ilcordiale e significativo scambio di messaggi.

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Ci hanno lasciatiIl comandante Bulow

Mentre stiamopreparando lemanifestazionicelebrative dell’in-dimenticabileAprile, è ricorrentein documenti epubblicazioni lafigura del compa-gno fraternoArrigo Boldrini.“Bulow”, venuto amancare il 22 gen-naio scorso quando

aveva 92 anni di età. Ne ricorderemo sem-pre il suo contributo alla nascita ed all’affer-mazione della democrazia nel nostro Paese:come antifascista, animatore della lotta par-tigiana nel suo Ravennate (meritandosi laMedaglia d’Oro al Valor Militare), tra icreatori della Costituzione in quanto mem-bro della Costituente, e negli anni a seguireeducatore di generazioni, presidente onora-rio dell’ANPI nazionale. Il nome di battaglia scaturì durante unariunione clandestina quando egli espose lasua strategia organizzativa e militare. Unastante esclamò: “Ma chi sei tu: Bulow?”.

Alludendo ad un famoso generale tedescoche guidò le sue truppe controNapoleone, partecipando inoltre alla suasconfitta a Waterloo del 18 giugno 1815.Si chiamava Friedrich Wilhelm vonBülow, conte di Dennewitz (1755-1816). Tutta la vita di Arrigo Boldrini, che l’or-rore della guerra l’aveva visto da ufficialein Iugoslavia, abile stratega politico-militare al comando della 28° BrigataGaribaldi “Mario Gordini” (determinan-te il suo ruolo nel salvataggio diRavenna e dei suoi tesori d’arte, oltre chedella popolazione, con l’avanzata delfronte nell’inverno 1944), si è svoltaall’insegna della pace.

Raffaele VecchiettiCi ha lasciati all’età di 85 anni RaffaeleVecchietti, già responsabile organizzati-vo dell’ANPI provinciale e membro delConsiglio nazionale. A nome dell’asso-ciazione il presidente William Micheliniha trasmesso ai parenti sentite condo-glianze. Raffaele, nativo di Malalbergopoi residente a Bentivoglio, muratore,militò nella 63° Brigata Garibaldi“Bolero” con funzioni di commissariopolitico. Catturato in un rastrellamentoil 15 marzo 1945, venne rinchiuso nel

carcere di San Giovanni in Persiceto finoalla vigilia della Liberazione.

Tonino AmadeiComponente della Presidenza onorariadell’ANPI provinciale, iscritto al partitorepubblicano italiano, romagnolo diAlfonsine, suo paese natale dove è statoconsigliere comunale, poi trapiantato aBologna, Tonino Amadei è stata una figuraspecchiata dell’antifascismo e dellaResistenza: se n’è andato all’età di 87 anni.Sottotenente del regio esercito durante laseconda guerra mondiale, granatiere, dopolo sfacelo dell’8 settembre 1943 ha fattoparte delle SAP (squadre di azione patriot-tica) per entrare in seguito - con la 12a

Compagnia tutta di repubblicani - nella28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini” diBulow con il nome di battaglia “è dutòr”,il dottore, per essere stato studente univer-sitario nella facoltà di Medicina ed avendoportato avanti il servizio sanitario. Ha fattoparte della colonna Wladimiro che nel cor-so dell’offensiva finale combatté dal frontedel Senio al Veneto. Nella vita civile halavorato a lungo nelle Ferrovie dello Stato.L’ANPI ha espresso ai familiari le condo-glianze e lo ha onorato nell’estremo salutoal Pantheon della Certosa di Bologna.

Arrigo Boldrini in unafoto del 1946 quand’eradeputato dell’AssembleaCostituente.

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CGIL: occorre agiresu contratti e leggi

Cesare Melloni*

E’ duro riconoscerlo, ma, al contempo,non si discosta molto dal vero: c’èvoluto il caso Thyssen, i sette operaimorti bruciati nel rogo della fabbricatorinese e la drammatica asprezza diquelle immagini a far riaccendere iriflettori dell’opinione pubblica e del-la politica sulla piaga dilagante degliinfortuni sul lavoro in Italia. Nellanostra regione e nel Bolognese osser-vando le statistiche è possibile valuta-re le cause del fenomeno, la sua distri-buzione settoriale ed i soggetti che nesono coinvolti con più frequenza.Allora si coglie il fatto che il numerodegli infortuni è più alto proprio lad-dove il ciclo lavorativo è stato fram-mentato in tante piccole imprese chefanno un largo ricorso a forme di lavo-ro precario ed al reclutamento massic-

I lavoratori debbono tornare ad essere iprotagonisti della lotta per la sicurezzae la qualità del lavoro. E’ in gioco, conla dignità del lavoro, la stessa civiltà diun paese, quando da fondamento dellaRepubblica (art. 1 della Costituzione)il lavoro diventa, invece, fra le causeprime di perdita di valore della vitaumana.

* Segretario generale della Cameradel Lavoro Metropolitana di Bologna

CISL: strumentidi prevenzione

Alessandro Alberani*

La sicurezza sul lavoro è uno dei temipiù importanti per il sindacato vistoquello che sta succedendo. I numerosimorti non possono lasciare indifferen-te anche tutta la società e devono

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cio di lavoratori migranti. E’, insostanza, lungo la filiera degli appalti,dei sub appalti, delle subcontrattazio-ni, che si determinano le condizioni diuna minore o di nessuna capacità diintervento sindacale sull’organizzazio-ne del lavoro ed, al tempo stesso, unadifficoltà crescente di rendere efficaceil sistema di controlli degli enti pub-blici preposti alla salute e sicurezza sullavoro di lavoro. Se si vuole davverorimuovere le cause che determinanouna così alta insicurezza sul lavoro,occorre agire sia dal lato dell’iniziativacontrattuale che sul terreno legislati-vo. Il Consiglio dei Ministri del gover-no Prodi ha approvato nell’estate scor-sa il Testo Unico che ha recepito, inpiù punti, indirizzi e principi sostenu-ti dal sindacato. Dal rafforzamento deisistemi di vigilanza e controllo, allesanzioni e agli incentivi per favorirecomportamenti corretti da parte delleimprese, fino all’adeguamento degliorganici e delle strutture tecniche edamministrative.

Una tragedia nazionale che colpisce il mondo del lavoro

“Omicidi bianchi” da stroncarecon l’apporto di tutta la società

UNO STILLICIDIO pressoché quotidiano dimorti sul lavoro segnato di quando in quandoda impennate terrificanti: le cronache recenti

elencano gli operai bruciati vivi nella fiammata allaThyssenKrupp di Torino (va aggiunto un atro operaiodella stessa ditta tedesca che si è tolto la vita per esserestato licenziato) e quelli di Molfetta uccisi dal gasvenefico, assieme al titolare dell’impresa, nel serbatoioche avrebbero dovuto bonificare. E non dimentichia-mo un’altra strage nella nostra regione: quella dellaMecNavi nel porto di Ravenna.Il sindacato ammette di essere in difficoltà ma non è inten-zionato a cedere. Gli appalti al minimissimo ribasso, ilsub-appalto, il precariato, il supersfruttamento dei migran-ti tra le cause da combattere con estrema determinazione.Le chiamano oggi “morti bianche” e non se ne capisce ilmotivo; più incisivo il termine “omicidi bianchi” usato in

precedenza. Nell’arco dello scorso 2007 ben 1.045 sonostati in Italia i lavoratori che hanno perso la vita,1.045.672 i feriti, 26.141 gli invalidi.In Emilia Romagna gli infortuni registrati nel 2006 sonostati 133.000 di cui attorno ai 130 mortali, mentre sonocirca 3.000 i lavoratori che riportano lesioni gravi coneffetti non reversibili. Nella provincia di Bologna, ancoranel 2006, sono stati denunciati 29.502 incidenti con unbilancio di 29 conseguenze letali e circa 270-280 feriti conlesioni permanenti gravi, e la situazione non è significati-vamente cambiata nel 2007. I settori teatro: costruzioni,industria manifatturiera, agricoltura, trasporti, facchinag-gio, pulizie.L’ANPI provinciale non è insensibile al gravissimo aspettoche colpisce il mondo del lavoro e – in attesa dei dati uffi-ciali – attraverso Resistenza ha interpellato i segretarigenerali bolognesi dei tre maggiori sindacati.

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richiamare a responsabilità forti leimprese, le istituzioni, le parti sociali.Sembra che il profitto prevalga su tut-to e che il valore della vita, la tuteladella persona non siano più priorità.Oltre a denunciare tutto ciò bisognaagire facendo applicare le leggi oggiesistenti,controllare attraverso gliorgani ispettivi chi non rispetta le nor-me, creare una cultura nel lavoro e nel-l’impresa della sicurezza.La legge 626 insieme ad altre norme e’una base di partenza fondamentale,contiene alcuni strumenti importantidi azione e prevenzione.Ma la mancanza di sicurezza passaanche dall’illegalità, dallo sfruttamen-to. Quello degli appalti al massimoribasso e’ un tema centrale da affronta-re con rigore e decisione.Spesso dove non ci sono regole chiareaccadono le sciagure, quindi occorreintervenire in questo essenziale ambi-to con rigore, superando gli inaccetta-bili ritardi.Ma anche il tema del benessere inAzienda va affrontato con strumenti diprevenzione che leghino la qualità alrispetto delle regole.Il sindacato sta conducendo da anniuna battaglia forte su questi temi, mac’e’ bisogno di un’azione decisa e con-giunta di tutti.

* Segretario generale CISLdi Bologna

UIL: lavoro nero enon contribuzione

Gianfranco Martelli*

Il fenomeno del lavoro nero e del-l’evasione contributiva ha sempretrovato nell’edilizia un terreno fertile,penalizzando in tal modo i lavoratoridella categoria. Questo fenomenotrascina una serie di effetti a catenasul sistema produttivo, primo deiquali l’assenza di sicurezza e la fram-

mentazione del settore.Una serie di provvedimenti, comequello del cartellino di riconoscimentodel singolo lavoratore in cantiere, ecome la regolarità contributiva certifi-cata attraverso l’incrocio dei datiINPS, INAIL e Cassa Edile, ovvero ilDURC hanno notevolmente abbattu-to il lavoro nero di circa il 50%, mapersiste ancora nel settore l’irregolaritàda cui deriva la pericolosità intrinsecadel comparto delle costruzioni. Le per-centuali di lavoratori stranieri aumen-ta costantemente e proporzionalmentealla difficoltà di comprensione lingui-stica in cantiere, naturalmente a dan-no della sicurezza e della vita dei lavo-ratori. Riteniamo debba essere impe-rativa una alfabetizzazione dei lavora-tori stranieri prima di essere avviati allavoro. l’anno passato il Ministero delLavoro ha indetto una campagna spe-ciale di visite di controllo denominata10.000 cantieri, nell’ambito dellaquale è emerso il dato della decrescitadel lavoro completamente irregolarein favore dell’aumento del parzialmen-te regolare.Naturalmente tutto ciò non produceche ulteriore preoccupazione in questosettore nel quale per diventareimprenditore edile non è necessarioneanche una abilitazione, ma la solaiscrizione alla Camera di Commercio.L’accesso alla professione di imprendi-tore edile oltre alle aggiudicazioni almassimo ribasso, sono oggi le due pro-blematiche che rendono questo il set-tore più pericoloso nel quale lavorare;a tali questioni si aggiunge comeaggravante il fatto che gli organiispettivi dello Stato soffrono, nono-stante un eccellente quadro normativodi riferimento, una strutturale caren-za, non più di uomini come avvenivanel recente passato bensì, di strumen-tazione e risorse economiche da impie-gare per presidiare il territorio,impe-dendo quindi loro di adempiere allefunzioni di deterrente.

*Segretario generale UILdi Bologna

LA “STAFFETTA” FRANCO

Antonio Sciolino*

Un “giovanissimo” che nel 1944decide di dare il suo contributo allaResistenza ed una cooperativa di

giovani che, a sessanta tre anni da queglieventi, gli propone di pubblicare una memo-ria su quella esperienza.Così nasce La staffetta - Le guerre non finisco-no mai, Edizioni “Oltre i Portici”, Collana“Per non dimenticare”. L’associazione si pre-figge lo scopo di dare l’opportunità alle nuoveleve di fare esperienze di scrittura. Dopo averconosciuto Franco Fontana ed aver parlato conlui, essi hanno sentito il bisogno di ripercorrerei sentieri ed i boschi dove è avvenuta la stragedi Marzabotto, per trasmettere ai loro coetaneiil testimone della memoria e degli ideali dellaResistenza. Franco nel giugno del 1944, a quindici anni,sceglie di fare la staffetta partigiana. “Ma secadevi nelle mani dei nazifascisti per te erafinita”. Era giovane, però quando gli chieserodi svolgere quel ruolo accettò sentendosi improv-visamente “adulto” e importante, e risposedicendo “ci provo”. Così lui entrò nella lotta diLiberazione, dove già militava il fratelloSergio, nelle file della brigata Stella Rossa. Poile azioni di sabotaggio tra la Val di Setta e laValle del Reno sulla ferrovia transappenninicaBologna – Firenze Direttissima e sulla statale64 Porrettana Bologna – Pistoia, ambeduestrategiche per l’azione bellica dell’esercito nazi-sta. Infine la fuga, dopo il ferimento del fratel-lo a seguito di un attacco tedesco, e il sicurorifugio con i genitori. E proprio lì apprende delmassacro compiuto in quei giorni. Il 9 ottobre 1944 Vado viene liberata dagliamericani. E dopo il trasferimento nei campiprofughi a Roma, la morte incidentale deigenitori, la mina nel campo e la tragica finedel fratello. Si tratta di una breve ed intensastagione di vita e purtroppo di morte che reste-rà sempre impressa nella sua memoria e che ègiusto tramandare ai giovani. Il partigiano Franco nei nostri anni condi-vide questa sua esperienza con le scuole, tragli studenti.Franco Fontana è nato il 17 marzo 1929 aCamugnano, nel 1943 residente aMonzuno. Licenza elementare. Operaio. Hamilitato nel III° battaglione della brigataStella Rossa “Lupo”.

*Nuove Istituzioni Musealidel Comune di Bologna

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DA DOVE TRAGGA origi-ne l’ironia che da decennisi legge sui giornali sporti-

vi e nei bar dove ancora si discute esi commenta il motto secondo ilquale “il Bologna è uno squadroneche tremare il mondo fa”, probabil-mente un giovane tifoso di ogginon lo sa. Forse anche i più attem-pati pensano che si tratti del“Bologna”, della squadra allenatada Fulvio (Fuffo) Bernardini, nelquale brillavano Bulgarelli ed iltedesco Haller, e che nel 1964 vinseil campionato di calcio di serie A, esi scriveva “così si gioca soltanto inParadiso”. Non è così. Quel mottosul quale si ironizza accompagnò lasquadra di calcio che nella secondametà degli anni ’30 vinse due cam-pionati italiani, sopravanzando l’in-vincibile Juventus, e una Coppad’Europa, facendo parlare di sé edelle sue eccezionali imprese, deisuoi campioni e del suo allenatoretutto il mondo sportivo europeo.Di quel “Bologna” e del suo allenatoreungherese Arpad Weisz, ebreo, il gior-nalista Matteo Marani, con il suo pri-mo libro intitolato Dallo scudetto adAuschwitz ci ha offerto un’opera dinotevolissimo interesse per i bologne-si, anche non necessariamente tifosi:un libro stampato nel giugno 2007che a tutt’oggi ha già raggiunto la ter-za edizione. Già da quel titolo si comprende chenon si tratta soltanto di calcio, anchese il calcio ha una grande importanzaper l’intrecciarsi della storia umana diuno straordinario allenatore che avevaindividuato il genio calcistico deldiciottenne Giuseppe Meazza e che

aveva dominato la Serie A con l’Inter epoi con il Bologna nella seconda metàdegli anni ’30.Gli appassionati di calcio possono tro-vare nelle pagine di Marani la descri-zione di una città,come la Bologna diquel tempo, che vive la sua passionesportiva accanto ai giocatori anche ipiù famosi, che tornavano alle lorocase dopo la partita giocata al“Littoriale” in tram, con tutti gli altripasseggeri. L’allenatore unghereseWeisz, che abita con la moglie bellis-sima e due figli piccoli in via Valerianidove c’è ancora chi li ricorda, sia dopogli allenamenti, sia dopo la partita tor-

na a casa a piedi.I trionfi del Bologna in Italia e inEuropa rappresentano i risultati dellavoro di un grande allenatore, e dalBologna Vittorio Pozzo, l’allenatoredella squadra nazionale, sceglie duegiocatori fondamentali quali MicheleAndreolo e il bolognese AmedeoBiavati. E’ il 1938 e la Nazionale ita-liana vince il campionato del mondo.Ma l’entusiasmo che suscitano i risul-tati calcistici nostrani non possonocancellare le Leggi razziali introdottedal fascismo imperante in Italia, leggicon le quali verranno colpiti non sol-tanto gli insegnanti di razza ebraica,cacciati dalle scuole e dall’università,ma appartenenti ad altre categorie.“Perché sostenere che gli ebrei sonouna razza inferiore di cui bisogna diffi-dare?” si chiede Matteo Marani, e cosìscrive: “La questione razziale è untema ignoto per il posto, a meno dinon volere risalire alla Bolla papaleche sul finire del sedicesimo secoloaveva sancito la cacciata da Bologna diuna delle più antiche civiltà ebraiche.Ma è una pagina troppo lontana”,annota l’autore.Purtroppo per Bologna c’erano paginefresche e vicinissime. Il rettore dell’epo-ca dell’Alma Mater, Alessandro Ghigi,in quell’anno invitò a Bologna il rettoredell’Università cattolica di Milano,padre Agostino Gemelli, che nell’AulaMagna pronunciò uno dei discorsiantiebraici definiti “più feroci”. Bastiquesto passaggio: «Il popolo deicida varamingo per il mondo, incapace di tro-vare la pace in patria, mentre le conse-guenze dell’orribile delitto lo persegui-tarono ovunque in ogni tempo».Anche Arpad Weisz, il grande allena-tore del Bologna, della squadra chefaceva “tremare il mondo”, cercò disottrarre la sua famiglia e se stesso allapersecuzione e alla fame. Riuscì a rag-giungere Parigi e poi l’Olanda: quan-do la guerra era già stata scatenataallenò una modesta squadra locale.I nazisti lo catturarono unitamentealla moglie e ai due bambini. Poi c’èAuschwitz, il lager al quale non sonosopravissuti.

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Un grande allenatore del Bologna F.C. (1934-1939)

Weisz, dallo scudettoalla fine ad Auschwitz

Ezio Antonioni

“RESISTENZA SENZ’ARMI”DI RENATO ROMAGNOLI

In occasione del 63° anniversario dellaLiberazione di Bologna, l’ANPI provin-ciale edita il libro di Renato Romagnoli

(Italiano) “La Resistenza senz’armi”. Il volu-me esprime il doveroso riconoscimento e ringra-ziamento a quanti si adoperarono, in ognimaniera e settore del vivere civile, per renderepossibile lo svolgimento della lotta armata.È bene che vengano documentati i tanti modicon cui, in concreto, una famiglia, un quartie-re, uno spicchio di città ospitava, proteggeva,forniva ogni supporto possibile ai combattentidella libertà.Apre il volume la prefazione di MauroMaggiorani, direttore dell’ISREBO“Luciano Bergonzini”- (Istituto per la Storiadella Resistenza e della società contemporaneanella provincia di Bologna)- a sottolineareil valore del contenuto, un nuovo tassello nel-l’ampio panorama che fu la lotta di libera-zione nelle nostre zone. (Prezzo di copertina:Euro 12,00 ; in prevendita: Euro 10,00).Il libro è reperibile presso l’ANPI (via dellaZecca, 2) a partire da aprile 2008.

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Diario del deportatodon Giuseppe Elli

Nazario Sauro Onofri

BENE HA FATTO monsi-gnor Giovanni Catti aripubblicare il breve “dia-

rio” che don Giuseppe Elli si erainciso nella memoria durante i durimesi di internamento nei lager disterminio di Mauthausen e diDachau e scritto materialmentedopo il ritorno nella sua adorataBologna *. Sapevo della sua esisten-za, ma per ragioni che non mi sospiegare – dal momento che cono-sco quasi tutti i documenti delgenere scritti dai protagonisti dellalotta di liberazione bolognese – nonlo avevo letto.Don Elli – che dal 1925 ricoprival’incarico di cappellano delle carceribolognesi di San Giovanni in Monte -era stato arrestato dalle SS il 15 aprile1944 per avere fatto uscire dalla casadi pena una lettera di OdoardoFocherini destinata alla famiglia. Asua volta Focherini – che concluderàla sua giornata terrena in un lagernazista – era stato arrestato sempredalle SS per avere aiutato alcuni ebreiad evitare la deportazione. Focherininegò di avere dato una sua lettera adon Elli, il quale confermò il diniego.Di questo suo atto, don Elli si consi-derava «innocente». Al massimo con-cedeva che sia lui sia i «tanti miei fra-telli italiani», con i quali aveva condi-viso la terribile esperienza delladetenzione nei lager, era ed erano«colpevoli unicamente di professareun’idea religiosa o politica, diversa daquella dei tedeschi».La notazione negativa di Don Elli cir-ca il suo ruolo di “postino” diFocherini contrasta, curiosamente, conl’opinione corrente, anche tra studiosi,secondo cui tale funzione sia statainvece effettivamente svolta. Potrebbefarne fede il riconoscimento del suoavere avuto “pietà dei prigionieri dalui assistiti” in San Giovanni in

Monte, tra i quali lo stesso Focherini.Quando venne deportato aMauthausen, il prete bolognese aveva69 anni di età.Non vorrei sbagliarmi, perché sonopoco esperto in materia, ma credo cheanche un pastore d’anime dovrebbeessere lieto di portare la colpa di esser-si opposto – ovviamente con opere dibene, come fece don Elli – al “male”supremo, quale fu il nazismo. Nellavita esistono casi in cui un atto reli-gioso può coincidere con un gestopolitico. Don Elli visse la sua vicendastorica – chiamiamola così, anche se fureligiosa e politica ad un tempo –come una prova per rafforzare la suafede religiosa. Scrisse: «Spero che lemie sofferenze mi avranno purificatodei miei peccati…»Molto belle e significative le ultimerighe del “diario” di don Elli: «Nondesidero che questo mio raccontosusciti dell’odio verso i tedeschi. Comegià detto, non vi era Dio, ma Satana inquei cuori».Questo concetto, se espresso da unreligioso – ma non farebbe differenzase a parlare fosse un laico - mi paregiusto e condivisibile. Continuo a fare

fatica a comprendere quello dell’inno-cenza. Pur tenendo conto che negaretutto e cercare di confondere i tedeschiin quel tetro periodo era giusto edoveroso. Un cenno biografico, infine, dellafigura di Odoardo Focherini. Arrestato l’11 marzo 1944 e rinchiusonel carcere bolognese, essendo accusa-to dai fascisti di aiutare cittadini ebreia sottrarsi alla cattura ed alla deporta-zione, originario di Carpi, ha pagatocon la vita la sua generosità. È mortoinfatti, probabilmente nella secondametà del dicembre 1944, adHersbruk, quando aveva 33 anni dietà. La famiglia venne informata dopola Liberazione, il 6 giugno 1945. Diformazione cattolica ha ricoperto, finda giovane, compiti ti direzione invari organismi espressione dellaChiesa, così come nell’editrice delquotidiano della Curia bologneseAvvenire d’Italia. La comunità israeliti-ca gli ha conferito la medaglia d’oroalla memoria.

* Giovanni Catti, Un viaggio, un diarioe tante cose da dire, Bononia universitypress, Bologna, 2008, pp.69, Euro 14.

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La strage di Biagioni in un libro di Borri

ABiagioni, borgata dell’Appennino bolognese in comune di Granaglione e in confine conla Toscana tagliato dal fiume Reno e dala ferrovia Porrettana Bologna-Pistoia, il 4luglio 1944 nove abitanti vennero assassinati – due per impiccagione, gli altri a raf-

fiche – da un reparto di SS tedesche comprendente anche militi italiani.A scatenare la furia sanguinaria fu l’uccisione di un SS italiano per un colpo alla fronte spara-to “per errore” da un suo camerata durante la caccia a due giovani renitenti alla chiamata allearmi repubblichina.Gli avvenimenti sono stati ricordati il 21 marzo scorso nella sala del Consiglio comunale in unincontro promosso dalle amministrazioni comunali dell’area tosco-emiliana, dagli istituti storicidella Resistenza e della società contemporanea di Bologna e Pistoia, e dell’ANPI. Ha partecipa-to tra gli altri il Presidente dell’ANPI provinciale William Michelini, il quale ha manifestatol’incoraggiamento allo studio e all’approfondimento della storia nella società civile, in particola-re nella scuola.La circostanziata documentazione dei fatti è contenuta nel volume di Alessandro Borri 4 Luglio1944 – la strage di Biagioni, tra storia e memoria, ISREBO Bologna 2007, collana “La ter-ra e il tempo” (edizioni Aspasia BO) pagg. 97, euro 15,00. La nuova edizione del libro, pre-sentata nell’occasione, che fa seguito alla prima del 2000, è ultimamente arricchita dal frutto diulteriori ricerche dell’autore sugli eventi della guerra nell’alto Reno.

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in Europa. In tale ambito svolge unapprezzato compito il Coordinamentodonne ANPI, molto impegnato sulcontributo delle donne nell’AssembleaCostituente, sui temi dellaCostituzione repubblicana, sul cente-nario dell’8 marzo e sulla partecipazio-ne delle donne alle lotte del lavoro eper l’emancipazione femminile e permantenere vivo il ricordo delle 128partigiane bolognesi Cadute nella lot-ta di Liberazione. E’ necessario che perintero l’attività delle sezioni venga fat-ta conoscere mediante relazioni perio-diche alla Commissione di organizza-zione provinciale e da qui diffusaattraverso Resistenza su scala provin-ciale.Bugni ha posto inoltre l’accento suipreoccupanti aspetti degenerativi intaluni settori della politica italiana –bene e opportunamente posti all’at-tenzione del Paese dal presidenteNapolitano – emersi anche nel corsodell’attuale campagna elettorale, adopera soprattutto di una destra e deisuoi uomini di punta cui i valoridemocratici, frutto della Resistenza,fanno ombra e per cui mirano a snatu-rare. Da qui il rinnovato impegno perappoggiare le forze politiche che aquesti valori si ispirano. Per impedireoggi ed anche in seguito il rischio diderive di carattere reazionario. Nel dibattito sono intervenuti, nell’or-

dine: Pietro Ospitali, Bazzano; FelicitaCosentino, intercomunale Monterenzio-Monghidoro – Loiano – San BenedettoVal di Sembro; Mario Anderlini zonaBarca; Stefano Crociani, Bazzano; LeoneSacchi, Quartiere Savena; MauroBonafede, Pianoro; Alessandro Masi,sezione “Gianna Tarozzi” zona Barca;Athos Benaglia, Pianoro; CarmelaGardini, Sasso Marconi; RenatoChierici, Direttivo; Armando Sarti,Quartiere Bolognina; Bruno Monti,Casalecchio di Reno; FedericoSandrolini, Marzabotto; Enrico Roversi,Malalbergo; Alfiero Salieri, Imola; OlgaPrati, Coordinamento donne ANPI;Giuseppe Zambiano, Malalbergo;Massimo Meliconi, sezione “GiannaTarozzi” zona Barca; Tonino Pirini,Ozzano Emilia.Gli interventi, nella varietà delle tema-tiche e delle proposte sviluppate, hannointrodotto elementi di valutazioneestremamente utili per il lavoro da por-tare avanti.Raccogliendo il senso del dibattito ilpresidente William Michelini ha sot-tolineato l’impegno dell’ANPI percontrastare l’eventuale scivolamento adestra del quadro politico italiano,egli ha messo in risalto i risultati posi-tivi del governo Prodi, non sufficien-temente fatti conoscere e che lo deb-bono essere. Il presidente ha poi messoin guardia dai reiterati tentativi, purin forme diverse, di snaturare la politi-ca e di rivalutare il fascismo: la nostraposizione, a questo proposito, egli hadetto, è netta: antifascismo eCostituzione repubblicana. Egli hainoltre valorizzato in risposta a solleci-tazioni emerse in qualche intervento ilrinvigorimento dell’ANPI, a partiredai suoi organi dirigenti ad ogni livel-lo (nella presidenza provinciale vi sonotre ex partigiani, e quattro antifascistiivi compresa la presidente – vicario). Ilpasso fondamentale è stato compiutocon l’apertura statutaria.Michelini ha infine messo in risalto laattività dell’ANPI nella promozione eorganizzazione di iniziative per laLiberazione.

potrebbe fare di più, visto che dovreb-be appunto fornire quegli strumenticritici per evitare pericolose strumen-talizzazioni, come detto più sopra. Suquesto, ricordando che per fare ciòoccorre la volontà di farlo da parte del-l’istituzione scuola in quanto tale eche non basta il lavoro volontario ditanti colleghi per sopperirvi, mi per-metto di concludere evidenziando trepunti critici che magari richiedereb-bero una maggior attenzione da partedella storia di quel periodo così comeviene studiata a scuola oggi.Il primo è un’ enfasi maggiore sul con-cetto e sulla storia della democrazia,ricordando fin dalla prime classi in cuisi studia come e dove è nata ( cioè nel-la Grecia antica), e soprattutto richia-mando agli alunni quali sono i benefi-ci della libertà di pensiero e azione cheessa ci permette, anche nella nostravita attuale. Il secondo è che, nella quasi totalitàdei nostri manuali di storia, alcuni frai peggiori episodi del Ventennio didittatura mussoliniana sono completa-mente ignorati. Intendo dire Etiopia,Libia, occupazione della Slovenia edella Croazia e delle atrocità di cui glialti comandi delle camicie nere edanche reparti regolari si resero respon-sabili; il luogo comune di “Italiani,brava gente” ha già fatto il suo tempoe le verità storiche su ciò che è avvenu-to in quei paesi dovrebbero essere notianche a noi, oltre che agli storici stra-nieri. In terzo luogo rendere ben chiaro chelo studio della Costituzione nei varilivelli scolastici è fondamentale per laformazione dei futuri cittadini, perchéin essa vi sono espressi i valori fondan-ti e costitutivi del nostro Stato, manon solo; quella Carta dice molto nonsolamente su coloro che l’hanno scrittama dice tanto anche su quelli che per-misero che quella scrittura sia statapossibile.

*Docente di Lettere nella ScuolaMedia

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