Organizzazione Dello Spazio Funerario

15
' l LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO Vincenzo Fiocchi Nicolai La nascita dei piu antichi cimiteri cristiani co- munitari di Roma, dopo le ricerche degli ultimi decenni, non puo farsi risalire oltre i primi anni del III secolo. Fu solo in quel frangente cronolo- gico, infatti, come attestano chiaramente le fonti letterarie e la documentazione archeologica, che a Roma come in altri cenfri del mondo antico, le comunita cristiane sentirono l'esigenza di disporre di spazi funerari propri ed esclusivi. Prima di questa epoca, le testimonianze del- 1' archeologia (peraltro piuttosto esigue) mostra- no come gli appartenenti alla nuova religione sep- pellissero i propri morti nelle comuni necropoli pagane de! suburbio, nei sepolcri individuali, fa- migliari o in quelli delle associazioni funeraticie. Tale antica prassi ha trovato le testimonianze piu evidenti, come e noto, nei contesti monumentali relativi alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo: il primo fu sepolto nel 64 d.C. nell'ambito della necropoli pagana esistente sul colle vaticano; il secondo trovo sepoltura all'interno dell'ampia area funeraria romana della via Ostiense. Anche al III miglio della via Appia sepolture isolate di cristiani si inserirono, forse gia in eta traianea - sicuramente dalla seconda meta del II secolo - in un sepolcreto pagano che aveva rioccupato le ca- ve di pozzolana e le pareti di un profondo crate- re tufaceo. L'adesione al cristianesimo dei titola- ri di questi sepolcri (forse una ventina) e rivela- ta esclusivamente dai formulari e dalla decora- zione dei loro epitaffi. L'esigenza di disporre di aree funerarie esclusi- ve, da parte della comunita cristiana, dovette so- praggiungere, come si dicev.a, allo scorcio del II secolo. Un noto passo dei Philo.suphumena di Ippo- lito (IX, 12, 14) ci da la piu antica testimonianza dell'esistenza a Roma di un cimitero comunitario: si tratta di quello di San Callisto, al cui funziona- mento il papa Zefirino (198-217) aveva preposto il noto diacono e futuro papa Callisto. La nascita dei cimiteri collettivi intorno al 200, a Roma co- me altrove, dovette essere motivata da vari fatto- ri: dalla crescita numerica e organizzativa delle comunita (Hipp., Philosoph., IX, 12, 23-24; Tert., Apo!., 37, 4), dalla consapevolezza di costituire una collettivita religiosa compatta e solidale (Arist., Apo!., 15, 5-7; Tert., Apo!., 39, 1-2) da conservare anche nel riposo della morte, dalla volonta di di- sporre di spazi propri per la celebrazione dei riti funerari, in parte peculiari (preghiera per i de- funti, messa funebre, ecc.) (Mart. Polycarpi, 18, 2- 3; Tert., Anim., 51; Cypr., Epist., 1, 2), dall'istanza caritativa e solidaristica che mirava a garantire a tutti - anche e soprattutto ai fratelli piu poveri - una sepoltura cristiana (Arist., Apol., 15, 6; Tert., Apo!., 39, 5-6; Hipp., Trad. Ap., 40). D'altra parte, una maggiore capacita economica e organizzati- va delle comunita poteva ormai consentire la rea- lizzazione e la gestione delle aree funerarie. L'instaurazione a Roma dell'"episcopato mo- narchico allo scorcio de! sec. II puo aver facilita- to la creazione di un coordinamento centrale de! servizio della sepoltura (REBILLARD 1997). Come e noto, a Roma i piu antichi cimiteri co- munitari cristiani giunti fino a noi sono quasi esclu- sivamente di carattere ipogeo (le catacombe). Aree funerarie sub divo ("all'aperto cielo") dove- vano sicuramente esistere, ma la loro documen- tazione archeologica risulta assai lacunosa. Le scoperte effettuate al di sopra dell' Area Idella ca- tacomba di San Callisto (il piu antico settore di questo cimitero sotterraneo, quello cui fa riferi- mento il citato passo di Ippolito) e nel sopratter- ra della catacomba di Pretestato sull' Appia han- no rivelato l'esistenza di ampi spazi recinti, oc- cupati da tombe terragne in muratura e da se- polcri a sviluppo verticale, addossati ai muri pe- rimetrali; nei recinti si aprivano le scale di acces- so alle regioni sotterranee. Analoghi spazi fune- rari "chiusi" e probabile esistessero anche al di

description

archeologia paleocristiana

Transcript of Organizzazione Dello Spazio Funerario

'

l

LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO

Vincenzo Fiocchi Nicolai

La nascita dei piu antichi cimiteri cristiani co­munitari di Roma, dopo le ricerche degli ultimi decenni, non puo farsi risalire oltre i primi anni del III secolo. Fu solo in quel frangente cronolo­gico, infatti, come attestano chiaramente le fonti letterarie e la documentazione archeologica, che a Roma come in altri cenfri del mondo antico, le comunita cristiane sentirono l'esigenza di disporre di spazi funerari propri ed esclusivi.

Prima di questa epoca, le testimonianze del-1' archeologia (peraltro piuttosto esigue) mostra­no come gli appartenenti alla nuova religione sep­pellissero i propri morti nelle comuni necropoli pagane de! suburbio, nei sepolcri individuali, fa­migliari o in quelli delle associazioni funeraticie. Tale antica prassi ha trovato le testimonianze piu evidenti, come e noto, nei contesti monumentali relativi alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo: il primo fu sepolto nel 64 d.C. nell'ambito della necropoli pagana esistente sul colle vaticano; il secondo trovo sepoltura all'interno dell'ampia area funeraria romana della via Ostiense. Anche al III miglio della via Appia sepolture isolate di cristiani si inserirono, forse gia in eta traianea -sicuramente dalla seconda meta del II secolo - in un sepolcreto pagano che aveva rioccupato le ca­ve di pozzolana e le pareti di un profondo crate­re tufaceo. L'adesione al cristianesimo dei titola­ri di questi sepolcri (forse una ventina) e rivela­ta esclusivamente dai formulari e dalla decora­zione dei loro epitaffi.

L'esigenza di disporre di aree funerarie esclusi­ve, da parte della comunita cristiana, dovette so­praggiungere, come si dicev.a, allo scorcio del II secolo. Un noto passo dei Philo.suphumena di Ippo­lito (IX, 12, 14) ci da la piu antica testimonianza dell'esistenza a Roma di un cimitero comunitario: si tratta di quello di San Callisto, al cui funziona­mento il papa Zefirino (198-217) aveva preposto il noto diacono e futuro papa Callisto. La nascita

dei cimiteri collettivi intorno al 200, a Roma co­me altrove, dovette essere motivata da vari fatto­ri: dalla crescita numerica e organizzativa delle comunita (Hipp., Philosoph., IX, 12, 23-24; Tert., Apo!., 37, 4), dalla consapevolezza di costituire una collettivita religiosa compatta e solidale (Arist., Apo!., 15, 5-7; Tert., Apo!., 39, 1-2) da conservare anche nel riposo della morte, dalla volonta di di­sporre di spazi propri per la celebrazione dei riti funerari, in parte peculiari (preghiera per i de­funti, messa funebre, ecc.) (Mart. Polycarpi, 18, 2-3; Tert., Anim., 51; Cypr., Epist., 1, 2), dall'istanza caritativa e solidaristica che mirava a garantire a tutti - anche e soprattutto ai fratelli piu poveri -una sepoltura cristiana (Arist., Apol., 15, 6; Tert., Apo!., 39, 5-6; Hipp., Trad. Ap., 40). D'altra parte, una maggiore capacita economica e organizzati­va delle comunita poteva ormai consentire la rea­lizzazione e la gestione delle aree funerarie.

L'instaurazione a Roma dell'"episcopato mo­narchico allo scorcio de! sec. II puo aver facilita­to la creazione di un coordinamento centrale de! servizio della sepoltura (REBILLARD 1997).

Come e noto, a Roma i piu antichi cimiteri co­munitari cristiani giunti fino a noi sono quasi esclu­sivamente di carattere ipogeo (le catacombe). Aree funerarie sub divo ("all'aperto cielo") dove­vano sicuramente esistere, ma la loro documen­tazione archeologica risulta assai lacunosa. Le scoperte effettuate al di sopra dell' Area Idella ca­tacomba di San Callisto (il piu antico settore di questo cimitero sotterraneo, quello cui fa riferi­mento il citato passo di Ippolito) e nel sopratter­ra della catacomba di Pretestato sull' Appia han­no rivelato l'esistenza di ampi spazi recinti, oc­cupati da tombe terragne in muratura e da se­polcri a sviluppo verticale, addossati ai muri pe­rimetrali; nei recinti si aprivano le scale di acces­so alle regioni sotterranee. Analoghi spazi fune­rari "chiusi" e probabile esistessero anche al di

I I

I

I

/ I

44 • CHRISTIANA WCA . Lo SPAZ IO CRISTIANO N ELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO

MONUMENT! PALEOCRISTIANI DEL SUBURBIO ROMANO (III-VI secolo)

Rielaborazione da Reekmans 1988 di V. Fiocchi Nicolai e G. Fiorenza (anno 1997)

Fig. l - Planimetria con distribuzione dei cimiteri (cfr. la legenda in appendice a p. 57) .

sopra di altri antichi nuclei delle catacombe, a de­finire, tra l' altro, i limiti della proprieta in cui era­no scavate le regioni sotterranee.

Ma in effetti sono i cimiteri ipogei quelli che ci forniscono la documentazione di gran lunga piu

ampia sugli spazi funerari cristiani di Roma nel III secolo. La prassi di creare ambienti sotterra­nei da adibire ad uso funerario non fu certo, co­me si sa, invenzione dei cristiani della Capitale: essa era hen diffusa, come e noto, in varie civilta

r

e culture del mondo antico, laddove la natura del sottosuolo consentiva una agevole escavazione e una "tenuta" affidabile delle strutture sotterranee. Per restare nell'ambito geografico romano-lazia­le, sepolcri ipogei piu o meno ampi erano stati crea­ti dagli Etruschi, dai Sabini e dagli stessi Roma­ni. In questa regione la sepoltura sotterranea era straordinariamente fadlitata dall'ottimo tufo lo­cale, facile a scavarsi e affidabile staticamente.

Dal II secolo d. C., l'incremento demografico e il diffondersi preponderante del rito dell'inuma­zione dovettero comportare una sempre maggio­re richiesta di spazi nel suburbio da adibire ad uso funerario e una conseguente, inevitabile lievita­zione dei costi dei terreni. Il fenomeno doveva es­sersi accentuato ancora durante l 'eta imperiale. Per far fronte a questa nuova situazione, gia al­cune famiglie ed associazioni funeraticie romane, tra la fine del I secolo e gli inizi del II, avevano nuovamente fatto ricorso alla sepoltura sotterra-

'. p:ea, scavando piccoli ipogei al di sotto dei mau­:. i~_~lei di superficie, singole tombe a camera, sepol­

-;~-ri costituiti da brevi gallerie sotterranee. Lo sfrut--tamento del sottosuolo attraverso una razionale e intensiva utilizzazione degli ambienti forniva la possibilira di incrementare notevolmente lo spa­zio per le inumazioni. Numerosi esempi di ipogei funerari pagani sono attestati nel suburbia nel II e III secolo d. C.: sulle vie Portuense, Trionfale, Flaminia, Latina, Appia, Ardeatina, ecc. La loro caratteristica e la limitata estensione, evidente­rnente da riconnettere con la committenza fami­gliare; essi risultano non di rado interamente in­tonacati o rivestiti di affreschi, cosl. da escludere che nei propositi dei fondatori ci fosse quello di ampliare successivamente l' area funeraria.

Anche la comunita cristiana di Roma, quando, alla fine del II secolo, per le motivazioni sopra ri­cordate, avvertl. la nece.ssita di creare estese aree cimiteriali collettive, ricorse con naturalezza alla "scelta" ipogea, quella che garantiva la maggiore economicita all'impresa. La novita di una com­rnittenza numericamente rilevante e suscettibile di incrementi continui determine le soluzioni ori­ginali, tipiche dei cimiteri sotterranei comunita-n cristiani.

Nelle piu antiche regioni delle catacombe, in ef­fetti, si possono rilevare caratteristiche del tutto innovative rispetto alle coeve aree ipogee non cri-

LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO l'UNERARIO • 45

stiane: l' estensione estremamente piu ampia de­gli ambienti (costituiti da insiemi di gallerie di­sposte secondo schemi conformati generalmente "a graticola" o "a spina di pesce "); pianificazione d'impianto finalizzata a prevedere, sin dall'inizio, la possibilira di successivi ampliamenti; utilizza­zione assolutamente intensiva e razionale degli spazi.

Tali particolarita connotanti sono presenti in molte delle regioni .sotterranee sorte nella pri­ma meta del III secolo: lo mostrano gli esempi della gia ricordata Area I di San Callisto, del­la regione piu antica della catacomba di Cale­podio sull'Aurelia Vetus (dove nel 222 fu sepolto papa Callisto), delle regioni del Buon Pastore e dei Flavi Aureli "A" a Domitilla, della Scala ·Maggiore e della Scala Minore a Pretestato, del settore piu antico, infine, del cimitero di Novaziano sulla Tiburtina. Uno dei piu estesi ed antichi nuclei della catacomba di Priscilla sulla Sa/aria Nova - an ch' es so attribuibile al me­desimo orizzonte cronologico - riutilizzo inte­gralmente le gallerie in una cava di pozzolana da tempo in disuso.

In questi cimiteri sotterranei della prima meta del III secolo, capaci talvolta di migliaia di se­polture (circa 1.200-1.500 neicasi di Callisto, Pri­scilla e Novaziano), le tombe si caratterizzano, in genere, per una marcata uniformita tipologica, che si manifesta nell'adozione generalizzata del sepolcro a loculo (fig. 2). Tale particolarita, riba­dita anche dal carattere indifferenziato delle epi­grafi funerarie, che registrano, in genere, il solo nome del defunto, raramente accompagnato da quello del dedicante 0 dall' augurio di pace, e evi­dentemente in linea, come e stato rilevato, con l'i­deologia fortemente ugualitaria della nuova reli­gione. L'aspirazione ad una celebrazione osten­tata della propria individualira, a quell'"autorap­presentazione" attraverso il monumento funera­rio, peculiari del mondo romano, sembrano deli­beratamente accantonate in favore di una strate­gia funeraria che tendeva piuttosto a rimarcare l'adesione difratres al gruppo religioso.

Tuttavia, benche rari, in queste prime aree co­munitarie, sono anche documentati sepolcri piu monumentali (nicchie per sarcofagi, tombe "a mensa'..') e spazi piu esclusivi (cubicoli), talvolta decorati, appannaggio evidente di una commit­tenza di estrazione sociale piu elevata.

r

- ~ • CHRISTIANA LOCA. LO SPAZIO CR ISTIA O ELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO

Fig. 2 - Catacomba di Priscilla, galleria con sepolture a loculo

(Archivio PCAS).

Aree sepolcrali riferibili ad una utenza partico­larmente abbiente sono attestate anche in pros­simita di alcuni cimiteri collettivi. Si tratta di ipo­gei famigliari di limitata estensione, spesso ricca­mente affrescati e interessati dalla presenza di tombe piu monumentali. E il caso degli ipogei de­gli Acili e del Criptoportico (fig. 3) sorti in pros­simita della regione dell'arenario di Priscilla; del­l'insieme dei cubicoli piu antichi che trovarono posto nella cosl detta "Spelunca Magna" di Prote­stato accanto alle due regioni ad utilizzazione in­tensiva della Scala Maggiore e della Scala Mi­nore; nella catacomba di Domitilla, l'ipogeo cosl detto de! Buon Pastore, risalente ai primi decen­ni del III secolo, prevede la compresenza di un ricco cubicolo decorato con pitture e di una serie di gallerie per inumazioni piu povere, diramate­si ortogonalmente dall 'arteria principale ( quella che conduce al cubicolo).

E verosimile che alcuni di questi ipogei e spazi fu­nerari piu monumentali, connessi con le aree sot­terranee ad utilizzazione intensiva, siano da ricolle­gare con gli stessi fondatori delle aree cimiteriali. Il caso della catacomba di Priscilla sembrerebbe in­dicativo: la fondatrice del cimitero - quella da cui questo prendeva nome - era, con ogni probabilita, un membro della famiglia degli Acilii GLabriones, la cui area funeraria e da individuare, appunto, nella zona dell'omonimo ipogeo piu esclusivo.

Fig. 3 - Catacomba di Priscilla,

criptoportico (Archivio PCAS).

D'altro canto, la denominazione di molte delle piu antiche aree cimiteriali comunitarie romane, quale ci e attestata dalle fonti sin dalla prima meta del IV secolo, sembra rinviare con evidenza al­l'intervento dei privati nella fondazione dei cimi­teri comunitari. Solo il cimitero di Callisto risul­tava, sin dalle origini, come si e visto, direttamente gestito dalla gerarchia ecclesiastica. I nomi tra­mandati dalle fonti letterarie ed epigrafiche per questi primi insediamenti funerari (Domitilla, Pri­scilla, Pretestato, Bassilla, Trasone, ecc.) difficil­mente trovano altra spiegazione da quella che li ricollega alla fondazione da parte di un privato.

Oltre che negli spazi funerari collettivi, in ogni caso, i singoli fedeli potevano sempre scegliere di essere sepolti nei sepolcri famigliari o individua­li, nell'ambito delle grandi necropoli pagane su­burbane. A Roma, nel III secolo, lo provano le singole tom be cristiane rinvenute nella necropo­

San Pietro, nonche gli ipogei cristiani di · attestati in vari settori del su-

Questi ultimi, come e ovvio, si modella­rono strutturalmente su quelli pagani, rivelando dimensioni ridotte e, talvolta, anche una ricca de­coraz1one.

I cimiteri comunitari della prima meta del Ill secolo, con il loro numero e la notevole estensio­ne, costituiscono la testimonianza piu evidente delle dimensioni raggiunte dalla comunita cri­stiana intorno al 250. Anche le fonti confermano, in quegli anni, i progressi numerici e organizza­tivi compiuti dal cristianesimo nella citta. Una fa­mosa lettera di papa Cornelio (251-253), scritta al vescovo di Antiochia Fabio, ricorda come la Chiesa di Roma disponesse ormai di un clero nu­meroso e dalle mansioni diversificate (Euseb., Hi­st. Ee., VI, 43, 11). La citta, d'altro canto, gia dal­l'epoca di papa Fabiano (236-250), come attesta il Catalogo Liberiano (L.P., p. 4), disponeva di una organizzazione territoriale in sette regioni ec­clesiastiche (parallela a quella civile augustea), funzionale ad una piu efficace e capillare capa­cita di intervento assistenziale nei quartieri citta­dini. Lepoca della "piccola pace della Chiesa" -il periodo cioe compreso tra l'ultima persecuzio­ne generale del III secolo, quella di Valeriano (257-258), e la persecuzione di Diocleziano (303-304) - facilito ulteriormente il potenziamento nu-

LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO • 47

merico ed organizzativo della comunita. Il cri­stianesimo penetro capillarmente nei piu diversi­ficati strati sociali; esso venne ad integrarsi sem­pre piu profondamente nelle strutture dirigen­ziali dell'Impero, negli ideali e nella cultura del mondo romano.

Le aree cimiteriali del suburbia registrano in questo periodo un notevole incremento. I cimi­teri sotterranei della prima meta del secolo au­mentarono la loro estensione; altre aree si ag­giunsero in vicinanza di quelle gia esistenti; nuo­ve catacombe sorsero in vari luoghi del territorio extraurbano.

Le regioni ipogee si mostrano, in quest' epoca, per lo piu caratterizzate dalla medesima utilizza­zione intensiva, dalla stessa regolarita e pro­grammazione planimetrica delle aree della prima meta del III secolo. Estesi "sistemi" di gallerie di­sposte "a graticola" o "a spina di pesce" vennero realizzati a Sant'Agnese, al Cimitero Maggiore sulla via Nomentana, a Panfilo sulla Salaria Vetus, nella catacomba dei Santi Pietro e Marcellino sul­la Labicana, in un cimiten;:i anonimo della via Au­relia Vetus; infine, nel secondo piano di Priscilla (gia nei primissimi anni del IV secolo). In queste nuove regiooi si fa piu rilevante la presenza di tombe monumentali (arcosoli, nicchioni funera­ri) e di cubicoli. Questi, in particolare, mostrano una evoluzione verso forme sempre piu articola­te. Negli esempi piu antichi essi risultavano di modeste dimensioni, coperti a soffitto piano e oc­cupati semplicemente da loculi o tombe "a men­sa"; negli ultimi decenni del III secolo e nei pri­mi anni del IV, le camere assumono proporzioni piu ampie, non di rado sono coperte da volte a botte, rischiarate da grandi lucernari, e accolgo­no sulle pareti tombe ad arcosolio. Nella "Regi.o !' di Sant' Agnese sono notevoli alcuni cubicoli, cui immettono veri e propri "dromoi'', nelle cui pare­ti risultano scavati arcosoli sovrapposti, tombe "a mensa", loculi a terminazione superiore arcuata; nel vicino Coemeterium Maius, alla fine del III se­colo-inizi IV, furono scavati alcuni notevolissimi vani a grande sviluppo verticale, nobilitati dalla presenza di banchi, sedili, nicchie e membrature architettoniche varie, intagliati nella roccia.

La pace religiosa segno una tappa decisiva an­che nel campo delle aree funerarie. Il cristianesi­mo, con Costantino, pote disporre di una prate-

r

48 •CHRISTIANA WCA. LO SPAZ IO CRISTIANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO

zione del tutto eccezionale nella persona stessa dell'imperatore. Tutta una serie di provvedimen­ti legislativi e di elargizioni materiali promosse dal sovrano consentirono alla Chiesa per la pri­ma volta di disporre dei mezzi idonei all' espleta­mento della sua missione. Le conseguenze della "svolta" furono enormi ai fini della conquista al­la nuova religione di masse sempre piu numero­se di fedeli.

Oltre che nella realizzazione della chiesa catte­drale e di quella "privata" del Sessorium, legata al­la residenza della madre Elena, la politica monu­mentale di Costantino a favore della Chiesa di Roma si espresse soprattutto, come e noto, nella costruzione nel suburbio di grandi basiliche fu­nerarie dedicate agli apostoli e ad alcuni dei mar­tiri piu importanti della citta. Ben sei chiese fu­rono realizzate in onore di San Pietro, San Pao­lo, San Lorenzo, Sant' Agnese, dei Santi Pietro e Marcellino e per il culto congiunto degli aposto­li fondatori della Chiesa di Roma (la BasilicaApo­stolorurrz sulla via Appia); durante il pontificato di Marco (336), Costantino contribui alla costru­zione di una settima basilica funeraria sulla via

Fig. 4 - Basilica circifonne dei Ss. Marcellino e Pietro.

Ardeatina, dove il papa venne sepolto; un'altra chiesa cimiteriale sulla via Preriestina, di cui igno, riamo l'intitolazione, puo probabilmente asse- · gnarsi al medesimo frangente cronologico. .

Tutte queste basiliche, ad eccezione di San Pao­lo, ebbero colossali dimensioni (San Pietro in Va­ticano sfiorava i 120 m di lunghezza per 70 m di larghezza e costituiva la piu grande basilica mai costruita nella citta); la BasilicaApostolorum, le chie­se dei Santi Pietro e Marcellino (fig. 4), San Lo­renzo, Sant' Agnese, l' anonima delta Prenestina e probabilmente quella di papa Marco presenta­vano una particolare planimetria "circiforme": le navate laterali, cioe, giravano in esse in senso con­tinua intorno a quella centrale (quale sorta di deambulatorio), cosi da richiamare la conforrna­zione dei circhi. Quasi tutte le chiese costanti­niane del suburbia erano state edificate per ono­rare gli apostoli e i martiri cui erano dedicate: es~ se comprendevano all'interno le loro tombe o vi sorgevano nei pressi; altari, ricordati dalle letterarie, servivano per la liturgia eucaristica che si celebrava nelle feste anniversarie dei santi ti~ tolari. Soprattutto pero, tali chiese, costituivano vasti cimiteri coperti, capaci di migliaia di be. Queste si disponevano in modo regolare sot­to i piani pavimentali e, al di sopra di questi, en­tro spazi recinti, sarcofagi, tombe a sviluppo ver­ticale (arcosoli) lungo i muri perimetrali. Lo sca­vo recente della nuova basilica circiforme della via Ardeatina (fig. 5) - probabilmente quella in cui fu sepolto papa Marco - ha rivelato in modo eclatante, con il suo sistema di utilizzazione fu­neraria razionale e programmata dei piani pavi­mentali, il carattere preminente di spazi funera­ri di questi "coemeteria" o "coemeteria subteglata", co­me li definiscqno le fonti contemporanee (L.P., I, p. 202; !CVR, IV, 12458). Basiliche-cimiteri, che con le migliaia di sepolture dalla tipologia indif­ferenziata ospitate sotto i pavimenti, costituiva­no l' equivalente delle estesissime gallerie con lo­culi delle coeve catacombe. Anche le aree ester­ne alle chiese erano intensivamente occupate da sepolture. Le strutture porticate di cui erano do­tate le circiformi dei Santi Pietro e Marcellino e della via Ardeatina ospitavano un gran numero di tombe. Mausolei monumentali, non di rado ap­partenenti a famiglie dell' elite aristocratica, si ad­dossavano alle costruzioni o vi si disponevano al­l 'intorno, come rnostrano in modo eclatante gli

.-mpi della BasilicaApostolorum e dei Santi Pietro e Marcellino. Le indicazioni provenienti dall'e­pigrafia attes~ano i~ effetti c_ome qu~~te chiese co­srituissero gh spaz1 funeran prefent1 dalle gerar­chie della societa.

Nelle basiliche dovevano svolgersi le celebra­zioni eucaristiche connesse con le esequie o con le commemorazioni dei defunti, ma anche i ban­chetti funerari, come assicura, tra l'altro, il fa­moso convito organizzato a San Pietro dal sena­tore Pammachio in suffragio dell'anima della mo­glie (Paul. Nol., Epist., XIII, c. 11-13). A questo proposito, e interessante rilevare come nella Ba­silica Apostolorum un pozzo si aprisse nel bel mez­zo del settore absidale, affinche, evidentemente, l'acqua fosse facilmente disponibile nello svolgi­mento dei riti.

I grandi martyria realizzati in eta costantiniana nel suburbio della citta dovettero connotare in modo nuovo il paesaggio di questi settori della "banlieue"; con la loro costruzione, per la prima

... :yolta lo. spazio del sacro (inteso come luogo de­.. ,/:;.pp.ta.to ad un culto religioso) entrava con siste­

. · ~:·maticita nel territorio extra urbem.

LORCANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO • 49

I cimiteri sotterranei, tra l' eta costantiniana e gli anni del pontificato di papa Liberio (354-366), registrano uno sviluppo intensissimo, in linea con i ritmi crescenti delle conversioni. Possono esse­re emblematici di questo fenomeno i casi del Coe­meterium Maius e di San Callisto: il primo, tral'eta costantiniana e gli anni '60 del IV secolo, aumento di quattro volte la sua superficie (fig. 6); il se­condo, gia ampliatosi tra la fine del III e gli inizi del IV secolo con la creazione, nei pressi dell' A­rea I, delle regioni in cui furono sepolti i papi Mil­ziade, Gaio ed Eusebio, si estese ancora con l'ad­dizione di tre nuovi settori (la cosl detta regione di Sotere, la regione liberiana e la cosi detta Re­gio XIII), fino a coprire una superficie di hen 7,500 m2• Analoghi imponenti sviluppi registrarono in quell'epoca quasi tutti gli altri cimiteri romani. Le nuove basiliche martiriali di eta costantiniana divennero poli di attrazione delle necropoli sot­terranee: all'interno delle chiese dei Santi Pietro e Marcellino e nella Basilica Apostolorum si apriro­no scale che immettevano direttamente nei nuo­vi settori ipogei; altre regioni vennero scavate nei pressi delle basiliche.

Fig. 5 - Basilica circiforme di papa

Marco, veduta aerea (Archivio

PCAS).

, CHR/ST/AN,J WC'1. Lo SPA Z IO CRISTIA. 0. 'ELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO

Fig. 6 - Catacomba di Callisto, pianta (Archivio PCAS) .

Per quanto attiene all'organizzazione plani­metrica degli impianti sotterranei, e da rilevare l'adozione, in questo periodo, in un buon nu­mero di casi, di sistemi a gallerie ortogonali "a maglie larghe", che consentivano una piu age­vole e sistematica apertura di cubicoli lungo le

gallerie. Questi, in effetti, nelie regioni de! IV secolo inoltrato, aumentarono notevolmente ii loro numero e la loro monumentalita, caratte­rizzandosi spesso per forme grandiose ed ela­borate nella pianta (poligonali, cruciformi, cir­colari, rettangolari, ecc.) e per un'architettura piu complessa, che imita quella dei ricchi di mau­solei di superficie, prevedendo, talvolta, la pre­senza di colonne, pilastri, architravi, cornici, mensole, archi, nicchie o altri partiti architetto­nici, ottenuti intagliando "in negativo" la roccia (fig. 7); le camere non di rado sono rischiarate da ampi lucernari e decorate con affreschi, ri­vestimenti marmorei, mosaici.

Soprattutto nei cubicoli, a partire dall 'eta co­stantiniana, vengono sempre piu frequentemente collocate strutture funzionali al rito del refrigerium: banchi, sedili, cattedre, pozzi, soprattutto mense, costituite di norma da blocchi cilindrici (o qua­drati) in muratura, sostenenti piatti marmorei o di ceramica; in essi dovevano essere collocate le offerte alimentari per i defunti o i cibi consumati dai partecipanti al rito; alcuni ambienti dotati di banchi, privi di sepolture e riccamente decorati

Fig. 7 - Catacomba di Callisto, ii cosiddetto Pantheon nella regione di Sotere (Archivio PCAS).

L'ORGA "IZZAZIONE DELL() P.o\ZJO FU NERARIO • 5 1

Fig. 8 - Ipogeo di via Dino Campagni (via Latina) , cubicolo (Archivio PCAS) .

con rivestimenti marmorei, potevano forse essere adibiti a sale per banchetti di uso collettivo (M.A­RINONE, infra).

Per tutto il IV secolo continuo la consuetudine, da parte di alcune famiglie, di dotarsi di sepolcri ipogei al di fuori delle aree comunitarie (ipogei "di diritto privato "). Questi sepolcri famigliari risul­tano normalmente di limitata estensione, ospitano un numero esiguo di sepolture e si impongono per l'eleganza dell'architettura, per la ricchezza e l'o­riginalita della decorazione pittorica. Il piu cele­bre degli ipogei di diritto privato, la catacomba di via Dino Compagni sulla via Latina, assegnabile all'incirca agli anni 320-370, risulta costituito da un numero molto limitato di gallerie, che danno accesso ad una serie di camere funerarie dalle pian­te talvolta elaborate, dotate di coperture a volta a crociera o a padiglione e di elementi architettoni­ci costituiti da colonne, cornici, mensole, timpani, archi, ecc. Quasi tutti gli ambienti risultano oma­ti di affreschi di notevole qualita (fig. 8). Questi, accanto a temi biblici formulati con iconografie tal­volta inconsuete, rappresentano scene del tutto nuove, in qualche caso anche tratte dal repertorio

mitologico pagano. Tali rappresentazioni testimo­niano la presenza nell 'ipogeo, accanto a gruppi fa­migliari totalmente cristiani, di nuclei non ancora convertiti alla nuova religione. Un fenomeno che risulta attestato anche in altre aree private (per esempio nella piccola catacomba di Vibia, sulla via Appia, che ospita, oltre a sepolture di cristiani, quelle di alcuni adepti del culto di Mitra e Saba­zio), trovando giustificazione proprio nel caratte­re famigliare di queste aree. La committenza par­ticolarmente facoltosa e svincolata da condiziona­menti spiega, d'altro canto, la qualita e l'origina­lita. delle decorazioni, riscontrabili anche in altri cimiteri privati, come quelli di Trebio Giusto, dei Cacciatori, di Villa Cellere.

Non molto conosciamo - e quel poco in maniera imprecisa - delle aree cimiteriali che si stendeva­no in quel tempo al di sopra delle catacombe. 01-tre alle basiliche fune~arie di epoca costantinia­na e alla serie degli attigui mausolei di cui si e det­to, vasti cimiteri sub divo, costituiti da recinti, mau­solei, semplici tombe terragne o altro genere di sepolcri sono attestati in vari luoghi, in partico­lare n-ei sopratterra delle catacombe di San Va­lentino, di Priscilla, San Callisto, Marco e Mar-

lANA LOCA. LO SPAZIO CRISTI ANO NELLA R OMA DEL PRIMO MILLENNIO

ano, Domitilla, Ponziano. l\!1a la datazione di ~e-ce aree, cosl come i dettagli della conforma­one delle strutture funerarie, restano spesso as­

saI genenci.

Con gli ultimi decenni del IV secolo, l'epoca d 'oro dell'escavazione delle catacombe sembra volgere al declino. Il pontificato di Damaso (366-384), nel cam po dei cimiteri sotterranei, si ca­ratterizza soprattutto, come e noto, per gli in­terventi monumentali sulle tom be dei martiri, fi­nalizzati a favorirne il culto e la devozione. In­crementi sembrano registrare le catacombe che avevano visto un "rilancio" de! culto dei santi eponimi da parte del pontefi.ce (Commodilla, San Sebastiano (zona dell'ex vigna Chiaraviglio), Do­mitilla, Marco e Marcelliano, ecc.). Ambienti piu ampi, e forse, in qualche caso, vere e proprie ba­siliche sotterranee vennero creati intorno alle tombe dei martiri per facilitarne la frequenta­zione devozionale da parte dei fedeli (Santi Ne­reo ed Achilleo (fig. 9), Sant'Ermete, Sant'Ip­polito, Santa Felicita). Tali ambienti costituiro­no anche spazi per sepolture privilegiate. In ef­fetti, la promozione del culto dei martiri in epo­ca damasiana contribul notevolmente ad accre­scere il fenomeno delle inumazioni ad sanctos: se­rie di gallerie, cubicoli, nuove regioni furono sca­vate in vicinanza delle tombe venerate e degli ambienti che le ospitavano. Alle spalle della co-

struzione real izzata sul sepolc ro di Nereo ed Achilleo sull'Ardeatina si sviluppo un'ampia re­gione costituita da gallerie sulle quali si aprono numerosi cubicoli: un vero "retro sanctos", per usa­re un' espressione attestata in alcune iscrizioni dell'epoca (!CVR, VII, 19432; IX, 24841).

Ma al di la di questi settori, le catacombe, dopo gli anni '70-'80 de! IV secolo, non sembrano, in ef­fetti, aver registrato un incremento pari a quello dei decenni precedenti. Regioni utilizzate in questo pe­riodo sono certamente attestate in vari cimiteri (per esempio a San Pancrazio, a Sant' Ippolito, nelle ca­tacombe dei Santi Pietro e Marcellino, di Gor­diano ed Epimaco, di Aproniano, di Pretestato, San Callisto, Marco e Marcelliano, ecc.); l'e­stensione attraverso nuove aree risulta tuttavia contenuta. Sulla via Appia, un cimitero ipogeo di epoca molto tarda ebbe sviluppo assai ridotto e si colloco a ridosso delle propaggini meridionali della catacomba di San Callisto (nei pressi delle cosl dette cripte di Lucina).

Certamente, in questo periodo, gran parte del­le sepolture dei cristiani di Roma dovette ormai trovar posto nelle grandi basiliche funerarie "a cielo aperto" di eta costantiniana ed in quelle che vennero realizzate successivamente da pa­pa Giulio (337-354) e dallo stesso Damaso. 11 primo fu autore di tre nuove chiese suburbane: una sull'Aurelia, una sulla Flaminia e la terza sulla Portuense, dedicate, rispettivamente, a pa-

Fig. 9 - Catacomba di Domidilla,

basilica dei Ss. Nereo e Achilleo

(Archivio PCAS).

pa Callisto, a San Valentino e probabilmente al martire Felice; Damaso di un basilica presso l'Ardeatina, dove egli venne poi sepolto. Anche Felice II (355-358), l'antipapa di Liberia, ave­va promosso la costruzione di una chiesa sulla via Aurelia Vetus.

In effetti, fu in queste chiese e negli spazi cir­costanti che negli ultimi anni del IV secolo si ando vieppiu concentrando la sepoltura dei fedeli, co­me attestano le iscrizioni datate e i sarcofagi rin-

L'ORCANIZZAZIONE DEU.O SPl\ZIO FUNERARIO o 53

ANONIM~ PRENESTINAe

.... t.•~~1·"" ~ ~~ ... ~~-

venuti (fig. 10). D'altra parte, alla fine del ponti­ficato di Damaso, l'intervento diretto dei tre im­peratori Valentiniano II, Teodosio ed Arcadia ave­va data avvio alla costruzione di una altra gran­diosa basilica funeraria a cinque navate (m 120 per 63) sopra la tomba di San Paolo sull'Ostien­se, in sostituzione del primo modesto edificio ba­silicale che aveva fatto edificare Costantino; la costruzione offriva un nuovo, estesissimo spazio per la sepoltura di migliaia di persone. Altre due

54 • CHRISTIANA WCll . LO SPAZIO CRISTIANO NELLA ROMA D EL PRIMO MILLENNIO

basiliche funerarie esistevano nei primi anni del V secolo nel sopratterra della catacomba di Sant'Ippolito sulla Tiburtina e in quello di Santa Felicita sulla Sa/aria Nova, come assicurano le te­stimonianze letterarie (Prud., Perist., XI, 215-226; L.P., I, pp. 227-228). .

In effetti, la scelta di essere sepolti all'interno di queste chiese dovette provocare, lentamente, l'abbandono dell'uso di inumare nelle catacom­be. 11 ruolo della preghiera che si svolgeva ne­gli edifici, la "protezione" fornita dalla loro sa­cralita, devono aver giocato un ruolo determi­nante nella scelta. D'altra parte, gia Eusebio di Cesarea attribujva la determinazione di Co­stantino di essere sepolto, a Costantinopoli, in una chiesa ded.icata alla memoria degli aposto­li. alla volonta di beneficiare delle preghiere che vi si svolgevano (Vita Const., IV, 60). Per Ago­stino. agli inizi del V secolo, ai defunti sepolti ad .saictoJerano utili soprattutto le preghiere che es­si ricevevano da parte dei viventi che li racco­mandavano ai martiri (Aug., Cur. Mort., 4-5, 18). Gregorio Magno, alla fine del VI secolo, riba­dira come le orazi-0ni e soprattutto la celebra­zione eucaristica che si svolgeva nelle chiese fos­sero di giovamento alla salvezza dei defunti (Greg. M., _Dial, IV, 52, 57)

Nelle catacombe, le iscrizioni datate rinvenu­te non sembrano attestare - ad eccezione degli spazi particolari e limitatissimi interessati dalle sepolture dei martiri (infra) - una continuita di utilizzazione funeraria oltre i primi decenni del V secolo (l'ultima iscrizione datata in situ riferi­bile ad una sepoltura ordinaria in un cimitero ipogeo ricorre a San Pancrazio nel 454, !CVR, II, 4277).

Durante tutto il V secolo fino circa alla meta del VI, le informazioni che ci vengono di nuovo dall'epigrafia indicano come le aree deputate al­la sepoltura dei fedeli restassero ancora le gran­di basiliche dedicate ai santi piu importanti del­la citta e le zone ad esse immediatamente circo­stanti. La popolazione di Roma si era del resto, come mostrano anche inchieste recenti, forte­mente ridotta dopo il sacco di Alarico. Centinaia di epigrafi datate attestano l'ininterrotta occu­pazione funeraria dei complessi di San Paolo, San Lorenzo, San Pietro, San Sebastiano, Sant'Agnese, San Valentino, Santa Felicita (JC-

VR, II, V, Vil-VIII, X, passim). Gli scavi della nuova circiforme della via Ardeatina conferma­no come anche in questa basilica, e nell'area at­tigua, l'utilizzazione sepolcrale continuasse nel corso del V e del VI secolo. Nel sopratterra di San Callisto, alla meta del V secolo, Leone Ma­gno (440-461) aveva fatto edificare una nuova basilica in onore di papa Cornelio, nella zona delle cripte di Lucina, dove questo papa si tro­vava sepolto: la costruzione dovette costituire un ulteriore spazio per le sepolture. E possibile che i1 tardo cimitero di superficie rinvenuto al­cuni anni fa in quell'area costituisca una rara te­stimonianza di un ainpio sepolcreto su bdiale del V secolo, ad utilizzazione intensiva, connesso con una basilica martiriale. Dalla fine del V se­colo, anche la chiesa di San Pancrazio sull'Au­relia, fatta costruire da papa Simmaco ( 498-514), forniva un ulteriore spazio per inumazioni; le iscrizioni datate provenienti da quel complesso si fanno in effetti piu numerose proprio a parti­re dai primi anni del VI secolo. Ancora nel com­prensorio callistiano, nella zona soprastante !'A­rea I, le cripte di Lu~ina e, piu a nord, nel so­pratterra della catacomba di Marco e Marcel­liano e Damaso, nonche in altre aree de! subur­bia, testimonianze epigrafiche piu sporadiche attestano la continuita dell'uso sepolcrale fino alla meta del VI (!CVR, IV, pp. 265-274, 366, 458; VI, pp. 57-58, 78-79). Un'altra ventina tra chiese e oratori funerari, attestati dalle fonti so­lo nel VII secolo, e possibile risalissero ad epo­ca. piu antica: anche questi edifici potevano as­solvere alla funzione di spazi per le inumazioni.

Nelle catacombe, dopo i primi decenni del V se­colo, l'utilizzazione sepolcrale continua, come si diceva, in maniera estremamente sporadica esclu­sivamente negli ambienti che ospitavano le tom­be dei martiri o nelle zone immediatamente cir­costanti. Questi spazi per sepolture privilegiate ad sanctos si accrebbero tra la meta del VI secolo e i primi decenni del VII con la realizzazione di piccole basiliche ipogee o semipogee che inglo­bavano i sepolCri venerati. Costruzioni ad corpus siffatte furono erette sulle tombe dei Santi Feli­ce ed Adautto nella catacomba di Commodilla (fig. 11), di Sant'Ippolito sulla Tiburtina, dei San­ti Pietro e Marcellino sulla Labicana e, in forme piu monumentali, sui sepolcri di Sant'Ermete sul-

' ~

'''.: !"

: ... ;·>'. ~·

LORGA ZZAZIO E DELLO P~ZJO FUNERA RIO • 55

Fig. 11 - Catacomba di Commodilla, basilica dei Ss. Felice e Adautto (Archivio PCAS) .

la Sa/aria Vetus, forse dei Santi Nereo ed Achilleo a Domitilla, di un gruppo di martiri anonimi del­la via Ardeatina e soprattutto, all'epoca dei papi Pelagio II (579-590) e Onorio (625-638), sui se-

polcri di San Lorenzo sulla Tiburtina e di Sant' A­gnese sulla Nomentana.

Numerose testimonianze attestano l'uso fune­rario di queste chiese "catacombali" e degli am-

56 • CHRIS TIANA WCA . Lo SPAZIO CRISTIANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO

bienti attigui, cosl come, talvolta, quella delle al­tre cripte martiriali che non erano state oggetto di trasformazioni cosl imponenti.

La seconda meta del VI secolo sembra, in ogni caso, segnare la fine dell'uso del suburbio quale luogo ordinario di sepoltura. Ancora le epigrafi datate attestano la pratica delle inumazioni (pe­raltro assai rarefatta) fino agli anni '70 circa del VI secolo a San Pietro, San Paolo, San Lorenzo, San Pancrazio, San Sebastiano, Sant'Agnese, e nelle basiliche ipogee di Commodilla e di Sant'Ip­polito (!CVR, II, pp. 35-36, 61-62, 188-189, 328; V, pp. 74-99; VII, pp. 56, 429; VIII, p. 36). Ne­gli ultimi decenni del secolo la presenza delle se­polture nelle aree extra urbem appare documenta­ta solo da sporadiche testimonianze. Cosl a San Pietro in Vaticano dalla serie delle tombe papali ospitate nel santuario apostolico (L.P, I, pp. 303 ss., alle singole biografie); cosl da alcuni passi di Gregorio Magno che ricordano l'uso di seppelli­re nelle chiese extraurbane di San Gennaro pres­so la porta 1iburtina e di San Sisto sulla via Ap­pia (Greg. M., Dial., IV, 27, 56); cosl dalle tom­be sistemate nelle basiliche di fondazione recen­te di San Lorenzo e Sant' Agnese. Anche gli ulti­mi scavi della basilica circiforme della via Ar­deatina hanno ·restituito sepolture risalenti alla prima meta del VII secolo. In effetti, solo nuove indagini archeologiche mirate e un recupero del­le notizie d'archivio sui rinvenimenti del passato potranno verificare una piu diffusa continuita del­l'uso sepolcrale del suburbio dopo la meta del VI secolo. Il decadere, a partire dal VII secolo; del­la consuetudine di dotare le tombe di epitaffi to­glie d'altra parte all'indagine indicatori cronolo­gici di fondamentale importanza, cui si potra sup­plire solo attraverso un attento recupero dei cor­redi funerari e dei contesti stratigrafici.

A quanto pare, intorno alla meta del VI secolo, fu comunque l'uso di seppellire entro la citta a so­stituire, in gran parte, l'inveterata pratica delle inumazioni extra urbem. Ricerche degli ultimi an­ni hanno mostrato come il fenomeno delle sepol­ture all'interno delle mura (evidente elemento di rottura in rapporto alla tradizione antica) assu­ma caratteri di sistematicita proprio a partire dal­la meta del VI secolo. Tombe sporadiche o aree cimiteriali piu consistenti, inquadrabili tra la meta

del VI e il VII secolo, sono state documentate iti tutto il territorio urbano, soprattutto in rappof* to ad edifici di culto (Santa Bibiana, Sant'Euse~. bio, San Ciriaco, Santa Croce in Gerusalemme;· Santi Quattro Coronati, ecc.), costruzioni pub± bliche abbandonate (Terme di Caracalla, di Die); cleziano, Castra Praetoria, Porticus Liviae, tempio di , Elagabalo sul Palatino ecc.), aree aperte (sul Vi=: minale, Esquiliho, intorno al Colosseo, ecc.). .

Sorprende, tuttavia, il numero estremamente · esiguo delle sepolture attestate con sicurezza. Si tratta spesso di tombe singole o di piccoli gruppi/ che non raggiungono le 10 unita; 15-25 sepolcri risultano documentati intorno al mausoleo di Au~ gusto, nelle terme di Caracalla, sul Celio, nella Por- · ticus Liviae; aree piu estese (ma la precisa entita nu.~ ;!~.! merica resta indeterminata) nei pressi del Colos, c'-~~i

>"·' seo, sul Palatino e nel settore periferico nord-est·\)t~lf:f della citta. In tutto, la documentazione disponibi- )i~·+ I le non sembra registrare, nel corso dei 150 anni . 2$' i che vanno dalla meta del VI secolo a tutto il VU, . i piu di circa 350 sepolture. Un numero decisamente/ 1 basso, che, seppure certamente frutto della lacu- · i nosita dei dati a nostra disposizione (la ne delle informazioni in a:mbito urbano deve sere stata enorme), fa evidentemente rilevare me gli spazi sepolcrali di Roma, in quel periodo, debbano ancora essere individuati con chiarezza.

In ogni caso, la coincidenza tra la nascita della pratica di inumare in urbe e le vicende della guer­ra greco-gotica appare troppo evidente per non indurre a considerare quest'ultima come almeno in parte collegata alla diffusione del fenomeno. Gia all' epoca dell 'incursione di Alarico del 410 -stando alla testimonianza di Zosimo (Nea Hist., V. 39) -le difficolta dell'assedio avevano costretto i Romani a seppellire entro le mura ( « Urbs ipsa mor­tuorum sepulcrum er:at»); e possibile che qualcosa di analogo si fosse verificato anche nel 536, duran­te l'assedio di Vitige (cfr. Proc., Bell. Goth., II, 3).

D'altro canto, la guerra, con le carestie e le pe­stilenze che ne erano seguite (ibid.), aveva com­portato un forte calo demografico; abitazioni, edi­fici pubblici o aree un tempo destinate alla vita collettiva e al commercio erano state abbando­nate, accentuando un fenomeno in parte forse gia avviato in alcuni settori della citta nel corso del V secolo. All'interno di questi spazi ormai dispo­nibili, talvolta ben delimitati da muri di recinzio­ne, potevano comodamente inserirsi i nuovi se-

p ix d l~ p le t• 11

polcreti urbani. Altri si collocarono all'interno o in prossimita degli edifici di culto cristiani, evi­dentemente in relazione al particolare ruolo che le chiese giocavano in rapporto alle sepolture (su­pra). In tutti i casi, una visione piu addolcita del­la morte - la morte "familiare" o "addomestica­ta", per dirla con P. Aries - dovette stimolare la nuova consuetudine.

L°ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO • 57

La penetrazione delle sepolture in urbe segna una svolta nella storia della citta: spazio dei morti e spa­zio dei vivi convivono dentro le mura in un tessu­to urbano ormai sfilacciato e conformato "a pelle di leopardo", dove zone edificate si alternano ad altre meno urbanizzate, ad aree disabitate, a cam­pi coltivati. Un aspetto fortemente trasformato, che caratterizzera Roma ancora per molti secoli.

0 Chiese martiriali

1. Basilica dis. Valentino. 2. Basilica di S. Ennete nel cimilero di Bassilla. 3. Basilica del martire Silano net ctmitt!rO di Felicita. 4. Basilica di S. Felicita. 5. Mausoleo d; papa Bonifacio. 6. Basilica di S. Saturnino nel dmitero di Trasone. 7. Chk>Sa dci 5.5. Crisanto e Dari&i ne1 cimitero di Trasc.me. 8. Basilica di S. Silvestro nel cimitero di Priscilla. 9. Basilica costantiniana di 5. Agnese.

10. Mausoleo di Costantina. 11. Basilica "ad corpus .. di S. Agna;c.

• ffi

• • ei + • 0

-----· •

12. Portico di collegamento tra la Porta Tiburtina e la Basilica di S. Lorenzo. 13. Chiesa di S. Gennaro. 14. Ba~i1ica costanliniana di S. Lorenzo. 15. Monastero di S. Stc£ano. 16. Due istaUaz.ion.i tcrmali. 17. Residenza signorile o villa rustka~ 18. Due biblioteche (?). 19. Oratorio diS. Stefano. 20. Ospizi per poveri. 21. Basilica "od ""'J'US .. di S. Lorenzo. 22. Oratorio di S. Agapito. 23. Basilica di S. Ippolito. 24. Basilica circiforme anonima della Via Prenestina. 25. Mauso1eo di Tor de" Schiavi. 26.. Basilica costantiniana dci SS. Marmllino e Pietro. 27. Mausolco di Elena. 28. Basilica di S. Stefano. 29. Chtesa dei SS. Tiburzio, Valeriano e Massimo nel cirnitero di Prel'eSlato. 30. Mausoleo c.d. dci Ccrcenni c Calventii. 31. Rceidenza signorilc. 32. Basilica di S. ~astiano. 33. Monastero di S. Sebastiano. 34. Mausolci triabsidati ncl cimitcro di S. Callisto. 35. Bas ilica di S. Cornelio net cimitcro di 5. Callisto. 36. Basilica di papa Marco nel cimitero di Balbina (circiforme della via Ardeatina?).

Chiese votive

Battisteri

Monasteri

Residenze signorili

Ospizi per i. poveri

lsiallazioni ;gieruche c tennali

Biblioteche

Mausolei

Vie port icate

Areecim'iteriali

SI. Has11Jca 1pogL?a anomma dell a v1a Ardeauna \santuano ac1 Martin l.orL'<I ().

38. Basilica di papa Damaso nd cimitcm dci SS. Marro, Mnrcclliano c Damaso. 39. Basilica dei SS. Nereo eel Achilleo nel cimitero di Domitilla. 40. Basilica dei SS. Felice e Adautto nel cimitero di Commodilla. 41. Purtico di col1cgamento tra la Porta Osticnsc c la basilie<l di S. Paolo. 42. Chiesa di 5. Menna. 43. Basilica di S. Paolo. 44. Istallazioni termali. 45. Ospizi per poveri. 46. ltcsidenza signorilc. 47. Monastero di S. Stefano. 48. Monastero di S. Aristo. 49. ChiL-'Sa di S. Tccla. 50. Basilica rommemorativa dcl martirio di S. Paolo. 51 . Mausolei dei papi Anastasio I e lrmocen:ro 1. 52. Ba!iilica di papa Giulio al Ill miglio dclla Via Portuense. 53. Basilica damasiana di Gcncmsa. 54. Basilica di S. Pancrazio. 55. lstaUujoni tennali. 56. Monasrero di S. Vittore. 57. Basilica di papa Felice 0 . 58. Basilica di S. Callisto costru.ita.da papa Giulio. 59. Portico di col.legamento tra la Porta Aurelia-Cornelia e la basilica di S. Pietro. 60. Basilica costantiniana di S. Pietro. 61. Mausolro tcodosiano. 62. Mausolco di Sesto Petronio Probo. 63. Battistero della. basilica di S. Pietro e oratori dei SS. Giovanni Battista,

Giovanni Evangelista e della S. Croce. 64. Monastero dei SS. Giovanni c Paolo. 65. Rcsidenza vescovile. 66. Residenza vescovile. 67. Ospi7J per poveri. 68. Istallazioni igieniche. 69.-0ratorio di S. Andrea. 70. Monaslero di S. Slefano Maggiore. 71. Chiesa di 5. Agata in Fundo L.irdario. 71. Monastero di S. Lcudo.