Orazio

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Orazio La vita e le opere

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Orazio

La vita e le opere

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Le fonti

Di tutti i poeti dell’antichità, Orazio è forse il più prodigo di notizie autobiografiche.

nessun altro poeta antico ci parla così della propria vita privata come fa Orazio nelle sue opere, e in particolare in quelle non liriche (Satire ed Epistole)

importante appare anche la Vita Horati, composta agli inizi del II secolo d.C. da Svetonio.

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Quinto Orazio Flacco nasce l’8 dicembre del 65 a.C. a Venosa

al confine tra Puglia e Lucania La famiglia è di umili origini:

il padre, un liberto che ha raggiunto grazie al suo lavoro di coactor (cioè di esattore delle aste pubbliche) una condizione discretamente agiata, vuole che il figlio sia educato a Roma presso i migliori maestri.

Orazio studia nella scuola del grammatico ORBILIO (plagosus)

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L’episodio di Filippi Intorno al 45-44 Orazio si reca

ad Atene allo scopo di perfezionare la propria cultura

quando viene a sapere che Bruto e Cassio stanno organizzando un esercito per difendere la res publica minacciata dalla tirannide, si arruola come tribuno militare. Nel 42, a Filippi l’esercito dei

cesaricidi è sconfitto; Cassio e Bruto si uccidono; Orazio, come la maggior parte dei soldati sconfitti, fugge abbandonando le armi.

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Epistole I, 2, 49-52 Unde [ = ab armis] simul primum me dimisere

Philippi,/ decisis humilem pinnis inopemque paterni/ et laris et fundi paupertas impulit audax/ ut versus facerem

(«Quando Filippi mi congedò ero un uccello con le ali spezzate, senza più l’aiuto del focolare e del fondo di mio padre; e fu la temerità dei poveri a spingermi a scrivere versi»

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L’esordio Intorno al 41-40, in seguito a un’amnistia, può tornare

a Roma: la proprietà paterna di Venosa è stata confiscata, il padre è morto, la carriera civile ormai preclusa

Orazio lavora come scriba quaestorius una specie di contabile alle dipendenze dei questori.

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paupertas impulit audax/ ut versus facerem (Epistole II, 2, 51-52).

Conosce Vario e Virgilio, forse frequentando i circoli epicurei

grazie ad essi nel 38 viene presentato a Mecenate.

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Racconterà egli stesso «il buon Virgilio una volta e Vario dopo di lui t’hanno detto

chi io fossi. Quando ti venni davanti, poche cose io dissi, a singhiozzi -la soggezione mi legava la lingua, m’impediva di dire di più- non che ero nato da padre famoso, non che mi facevo portare in giro per le mie terre da un cavallo tarentino, ma quello che ero ti dico.

Mi rispondi, come tuo costume, poche parole; vado via e tu mi richiami nove mesi più tardi e m’inviti a essere nel numero dei tuoi amici. Io la ritengo una cosa grande questa, esser piaciuto a te, che sai distinguere l’uomo onesto dall’indegno, non per la nobiltà di suo padre, ma per purezza di vita e di cuore».

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Tra Orazio e Mecenate nasce una grande amicizia, che verrà interrotta solo dalla morte.

Nel 37 Orazio fece parte, con Virgilio e Vario, del seguito di Mecenate, impegnato per conto di Ottaviano in una delicata missione diplomatica a Brindisi.

Del viaggio è testimonianza una delle più brillanti satire oraziane (I, 5), il cosiddetto Iter Brundisinum, composto sul modello dell’Iter Siculum di Lucilio.

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La giovinezza: momento satirico

Compone le Satire (“sermones” in esametri): 35 a.C.: I libro Satire (10 componimenti) 30 a.C.: II libro Satire (8 componimenti)

30 a.C.: compone gli Epodi (in metro giambico) Vi confluiscono i versi scritti dopo il ritorno a Roma Modelli: Callimaco, Archiloco (VII sec. a.C.)

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Negli anni successivi vive tra Roma e la villa sabina donatagli intorno al 33 a.C. da Mecenate La ricerca di un

angulus appartato e la conquista dell’equilibrio interiore (autarkeia e metriotes) costituiscono gli obiettivi ideali della vita e di tutta la poesia oraziana.

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La maturità: il momento lirico

30- 23 a.C.: Odi (3 libri, in tutto 88 componimenti o “carmina”, in metri lirici greci) Modelli: Alceo, Saffo, Anacreonte, Pindaro, i poeti

alessandrini In versi isosillabici

Strofe di distici (2) Strofe di tetrastici (4)

E’ lirica non perché soggettiva e intimistica, ma in quanto legata a metri greci eolici trasferiti “in modos italicos”

Tale lirica greca era detta monodica perché accompagnata dalla lira

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Relazioni cordiali, ma non servili, con Augusto

Rifiuta il ruolo di segretario personale dell’imperatore, ma concorda con la sua politica.

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La vecchiaia: il momento filosofico

20 a.C.: I libro Epistole (20 componimenti in esametri, malinconia)

13 a.C.: II libro Epistole (3 componimenti) Ad Augusto A Giulio Floro Ai Pisoni, o ARS POETICA (di argomento letterario)

17 a.C.: Carmen Saeculare (poesia d’apparato per celebrare i Ludi Saeculares)

13 a.C.: IV libro delle Odi (15 liriche)

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Muore il 27 novembre dell’8 a.C., appena due mesi dopo Mecenate,

undici anni dopo Virgilio, gli amici più cari.

humatus et conditus est extremis Esquiliis iuxta Maecenatis tumulum.

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Integralmente ci è giunto il corpus delle opere oraziane

Epodi due libri di Satire; quattro libri di Odi, i primi tre composti dopo il

30 e pubblicati insieme nel 23, il quarto composto dopo il 17 e pubblicato verso il 14-13;

Carmen saeculare due libri di Epistole

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Gli EpodiLe SatireLe OdiL’Ars Poetica

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La composizione degli EpòdiEpòdi

ha inizio intorno al 42-41 (gli anni inquieti di Filippi e delle proscrizioni) e si conclude dopo la battaglia di Azio 31-30 (quando Orazio è ormai integrato nell’ambiente culturale augusteo).

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Il libro, pubblicato nel 30 e dedicato a Mecenate, comprende 17 componimenti.

Il titolo scelto da Orazio doveva essere quasi certamente Iambi termine che indicava

sia determinate forme metriche (iambus è il piede composto da una sillaba breve e da una sillaba lunga)

sia il genere letterario reso illustre in Grecia da Archiloco e da Ipponatte

una poesia di tono aggressivo e realistico, nella quale predominavano i sentimenti dell’ira e della rabies.

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Archiloco

Nato a Paro nel VII secolo a.C., figlio di un nobile e di una schiava, soldato di ventura, uomo impetuoso e passionale, Archiloco aveva dato origine a una poesia polemica, di invettive e di attacchi ad personam, di sentimenti violenti ed eccessivi espressi con un linguaggio realistico e potente, non privo di elementi osceni.

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Orazio, in un’epistola scritta intorno al 20, affermerà orgogliosamente di aver introdotto per primo nel Lazio i giambi di Archiloco di Paro.

di Archiloco aveva voluto imitare solo numeros animosque («i ritmi e lo spirito

aggressivo»), non le res («gli argomenti»)

parios iambos

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In un altro passo (Odi i, 16, 22-25) me quoque pectoris/ temptavit in dulci

iuventa/fervor et in celeres iambos/ misit furentem («me pure tentò, nella dolce giovinezza, il ribollire dell’animo e mi sospinse furente verso i giambi veloci»).

In Lucilio, che scrive negli anni della libera repubblica, prevale la volontà di incidere sulla vita civile contemporanea, di colpire direttamente i viziosi e i corrotti del ceto dirigente romano; in Orazio prevale l’approfondimento morale: «invece di attaccare le persone nei loro vizi, Orazio attacca i vizi nelle persone».

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Gli attacchi di Archiloco sono sempre ad personam, feroci; quelli di Orazio sono diretti a figure fittizie o anonime (ad esempio un usuraio, un liberto arricchito, una maga, una donna troppo vogliosa).

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Il debito con Callimaco

Callimaco aveva fuso nel suo libro motivi eziologici, politici e favolistici.

Anche la raccolta oraziana rispecchia, nei contenuti e nelle scelte formali, il canone alessandrino della poikilia o variatio.

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gli epodi VII e XVI sono di contenuto politico prevale un profondo pessimismo sui destini di Roma.

Orazio denuncia nell’epodo VII la colpa originaria di Roma (il fratricidio, da cui deriverebbero le guerre civili)

nell’epodo XVI profetizza la caduta di Roma per opera dei barbari, che la distruggeranno col fuoco e la calpesteranno con i loro cavalli

il poeta esorta ad abbandonare il suolo maledetto di Roma e a rivolgere le vele verso le favolose isole Beate, miracoloso residuo dell’antica età dell’oro

(e prefigurazione mitica di uno dei più caratteristici motivi oraziani, quello dell’angulus al riparo dal mondo).

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Lo stile

Il modello giambico prevedeva un linguaggio eccessivo esuberante nell’uso delle immagini e delle figure retoriche.

Orazio sembra piuttosto orientato a sperimentare diverse forme di linguaggio e di stile, dai termini più ricercati a quelli più crudi, non tralasciando di ricorrere talvolta ai livelli più bassi del parlato.

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Le Le SatireSatire

Parallelamente alla poesia degli Epodi, Orazio coltiva negli stessi anni un altro genere poetico, la satura, sorta in Roma con Ennio e codificata alla fine del secolo precedente da Lucilio.

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Il I libro delle satire (dieci in tutto) venne pubblicato nel 35; il II (comprendente otto componimenti) nel 30.

Titolo Nei manoscritti a noi pervenuti le satire di Orazio vengono

designate con il termine Sermones (da sermo,

«conversazione alla buona», già impiegato da Lucilio): conversazioni alla buona, ispirate da una musa pedestris (II,6,17), in linguaggio comune, quotidiano

Entrambi i libri sono dedicati a Mecenate.

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Lucilio, l’inventor

Tre satire richiamano esplicitamente il nome di Lucilio, al quale Orazio riconosce il primato nell’invenzione satirica.

Di Lucilio Orazio apprezza la componente autobiografica, l’osservazione dei costumi e la piacevolezza della narrazione; rifiuta invece lo spirito aggressivo (in particolare gli attacchi ad

personam) e lo stile, che al suo gusto appare sciatto (cum flueret lutulentus).

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Nelle Satire compare quel “buon senso popolare” che Orazio ha ereditato dal padre

Dall’Epicureismo deriva il tema dell’aurea mediocritas (valore del giusto mezzo): soddisfacimento dei bisogni primari e valore della vera essenza dell’uomo, libero di vivere come preferisce.

Da Varrone, autore di satire menippee in prosa e versi trae la riflessione moralistico-filosofica

Dalla diàtriba stoico-cinica (Bione di Boristene, IV-III secolo a.C.) il tema della ricerca di autàrkeia e metriòtes

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Le satire di Orazio possono essere suddivise in due tipologie diverse:

satire di carattere narrativo e rappresentativo (centrate sul racconto di un episodio o di un avvenimento) in cui prevalgono gli aspetti autobiografici e descrittivi (I,

5,7,8,9)

satire di carattere discorsivo e diatribico (centrate sul momento riflessivo e argomentativo, spesso sviluppato attraverso dialoghi, discussioni, aneddoti esemplari) in cui prevalgono gli aspetti filosofici (I, 2,3,4,6,10)

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A che cosa mira il poeta?

condurre l’uomo sulla via della saggezza e della felicità.

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autarkeia («l’autosufficienza interiore»)

e metriotes («il giusto mezzo», la «moderazione»).

La virtù consiste nell’evitare ogni eccesso:

est modus in rebus, sunt certi denique fines,/ quos ultra citraque nequit consistere rectum I, 1, 106-107.

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nutrito di filosofia greca, Orazio non segue un preciso indirizzo dottrinale

L’epicureismo è sicuramente la dottrina a cui il poeta si sente più vicino, per il rilievo che questa

scuola aveva dato ai temi del lathe biosas e

dell’amicizia (philia)

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La figura del poeta satirico

entra in scena in quasi tutte le satire senza pretendere di

assumere un ruolo esemplare: Orazio è un anti-eroe consapevole dei propri difetti e delle proprie debolezze è doveroso fare innanzitutto un sincero esame di se stessi

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Ironia ed autoironia Orazio è disposto a prendersi in giro e a divertire i suoi

lettori, come nella satira 9 del primo libro, scegliendo toni scherzosi e un parlare alla buona.

castigat ridendo mores.

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Il destinatario

«non darti pena perché t’ammiri la folla, contentati di pochi lettori» (I, 10, 73-74).

Questi pauci lectores si identificano con la piccola cerchia degli amici e dei poeti: Orazio destina il frutto della propria ricerca poetica e morale in primo luogo a se stesso e poi a coloro ai quali si sente legato secondo un’istanza essenzialmente epicurea da un’affinità umana e intellettuale.

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Il II libro

sensibili differenze sul piano tonale e strutturale.

Prevale intanto la forma dialogica, mentre si

riduce decisamente lo spazio autobiografico (limitato sostanzialmente alla satira 6).

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rinunciando al suo ruolo di protagonista, Orazio mostra di aver perso la fiducia nella funzione della satira

Il poeta, che intorno al 33 ha ricevuto da Mecenate il graditissimo dono della villa sabina, sembra ora preferire l’isolamento.

La satira II,6 è infatti un elogio della vita rustica, suggellato dalla favola del topo di città e del topo di campagna

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Orazio nella satira 7 offre al lettore, per bocca del servo Davo, un autoritratto al negativo

Orazio viene dipinto dal servo come un uomo collerico e inquieto, incapace di resistere alle seduzioni di banchetti sontuosi o di avventure d’amore.

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La forma

Il tono è più intimo: si infittiscono i momenti di riflessione e di sentenziosità morale, mentre spariscono quasi completamente gli aspetti propriamente “satirici” e aggressivi e anche quelli mimici e drammatici

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Le Odi in 4 libri (primi tre pubblicati nel 23; il quarto pubblicato nel 13)

Ode I,1, a Mecenate Ricognizione di bioi, al termine della quale il poeta

dichiara la propria predilezione per la vita del lyricus vates, sotto la protezione di Euterpe e Polimnia, muse greche della lira di Lesbo Allusione alla patria dei due grandi lirici arcaici Saffo

e Alceo Altri modelli: Anacreonte (poesia amorosa), Pindaro

(dichiarato modello irraggiungibile), lirici ellenistici non definiti Ode IV,2: Pindaro è il cigno tebano che tende alle

nubi; Orazio si paragona invece a un’ape che con fatica compone distillati e laboriosi carmi (labor limae, come nella poesia neoterica e alessandrina)

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Ode III,3 EXEGI MONUMENTUM

Il poeta, definitosi altrove Musarum sacerdos, è consapevole della raggiunta eccellenza

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Tipologia delle odi Allocutiva (no monologo

interiore) Impianto discorsivo

inserito in situazione topica Lode della divinità>inno Banchetto>lirica simposiaca Viaggio di un

amico>propemptikòn Compianto per la

morte>epicedio Arte allusiva, con

inserzione di citazioni dai modelli

Filoni: Religioso Erotico Conviviale Gnomico civile

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L’Ars PoeticaL’Ars Poetica (epistola in 476 esametri ai Pisoni, i due figli di Lucio Pisone, console nel 15 a.C.)

FONTE: Neottolemo di Pario (IV

sec. a.C.), autore di una poetica in cui sosteneva che fine del poeta non è solo il piacere, ma l’utile

Temi: L’arte del

poetare La figura del

poeta

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L’arte del poetare L’autore deve scegliere

contenuti idonei alle proprie forze

La materia deve strutturarsi organicamente seguendo un ORDO

Va considerato l’IMPATTO SUL PUBBLICO: “non basta che la poesia

sia belle: deve essere anche dolce e dare gioia e trascinare l’anima di chi ascolta ovunque voglia” (vv.99-100)

Importanti le scelte LESSICALI e METRICHE

L’originalità non è dovuta alla scelta di argomenti nuovi, ma alla PERSONALE RIELABORAZIONE di temi noti

La cura formale (LABOR LIMAE) è garanzia di prestigio letterario

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La figura del poeta

L’artifex deve conquistare la SAPIENTIA, vera fonte dello scriver bene

Il poeta deve congiungere l’UTILE al DILETTEVOLE, evitando mediocrità e superficialità

La poesia è frutto di natura ma deve coniugarsi all’apprendimento delle TECNICHE LETTERARIE Il RUDE INGENIUM

(estro, vena poetica) insufficiente al vero poeta