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CRONACA DI CREMONA LA PROVINCIA C Martedì 14 luglio 1987 *J Operazione del nell'intero territorio regionale Stop alla cocaina Diciotto arresti in Lombardia e tra questi manette anche a una donna cremonese Acque sempre più agitate nel mondo della droga a Cremo- na, che sembra essersi trasformata in un centro di smista' mento abbastanza importante nel traffico degli stupefacenti, anche per la sua particolare posizione geografica e forse per- chè dietro quella parvenza tranquilla e paciosa è forse più facile nascondere soffuse trame malavitose. E non è solo l'eroina a circolare in forti quantità, come già si è scoperto, grazie alla brillante quanto clamorosa operazione realizza- Qui gli uomini della squa- dra mobile hanno arrestato 18 persone e sequestrato mezzo chilogrammo di co- caina ed un chilogrammo di sostanza non ancora identi- ficata, al termine di un'inda- gine che aveva preso avvio nell'aprile scorso. E le ma- nette sono scattate ai polsi di una nostra concittadina, tra l'altro assai conosciuta: è fi- nita infatti in carcere Danie- la Lafata Gatti, 40 anni, che abita in città in via Guarne- ri del Gesù al numero 12: la polizia la ritiene l'interme- diaria del traffico che da Mi- lano smistava la merce an- che a Cremona in ambienti che per ora si pensa fossero quelli frequenti dalla donna, anche se per il momento non vengono forniti ulteriori particolari. Secondo la polizia milane- se negli ultimi tre mesi da Milano sarebbero stati smi- stati ben 25 chilogrammi di cocaina: la droga giungeva per via aerea attraversò cor- rieri che trasportavano la so- stanza stupefacente racchiu- sa in ovuli, che naturalmen- te trovavano l'ideale colloca- zione in trafficanti donne: il primo aprile scorso la «mo- bile» di Milano aveva bloc- cato alla stazione centrale due insospettabili signore ro- mane con mezzo etto di co- caina nascosta grazie all'in- gegnoso ma non nuovo si- stema. Al vertice dell'organizza- zione, secondo gli investiga- ta nei giorni scorsi dai carabinieri della Santa Lucia: ora co- mincia a delinearsi pure un inatteso «giro» di cocaina, la cosiddetta droga dei ricchi, quella che non obbliga a spor- carsi le mani con siringhe e lacci emostatici, ma spesso e vo- lentieri si aspira con banconote da centomila da piatti d'argento, dove vengono sistemate le strisce di polvere bianca che si risucchiano con le narici. E la conferma ci arriva dal- la metropoli milanese. tori, ci sarebbe stato Vincen- zo Ecarsi, calabrese quaran- tenne, noto negli ambienti di Brera come «Zaccaria»: in- sieme a lui sono state arre- state la moglie Anna Gri- maudo di 32 anni e l'amica Tiziana Bonvini di 25 anni. Tra gli arrestati c'è pure Luigi Fraschini, che nel 1976 venne condannato a sette anni di reclusione nel proces- so contro alcuni giovani del- l'estrema destra accusati di aver aggredito un gruppo di giovani della sinistra (nel- l'aggressione mori il giova- ne Gaetano Amoruso). Si ri- tiene che Franceschini faces- se da intermediario con gli spacciatori di Roma. Sono pure finiti in carcere i gestori di un bar milanese e il pro- pietario di un ristorante di Sesto San Giovanni. Daniela Lafata è nata a Cremona ed è molto cono- sciuta anche se di lei si sa po- co: un passato punteggiato da qualche neo ed una vita piuttosto ristretta in una cer- chia ben definita. Separata dal marito, figlia di un assi- curatore, pare che negli ul- timi tempi convivesse con un rappresentante o commer- ciante di abiti comasco. È comunque opinione della squadra mobile di Cremona che Daniela Lafata agisse soprattutto nel Milanese e che non fosse Cremona la piazza dell'eventuale smer- cio di cocaina. Consegnala al sindaco una pergamena di ringraziamento In via Bissolati dai campi nazisti Ex profughi ebrei ospiti in città Samuel Unger con il sindaco Sono tornati, a distanza di quarantanni, nella città italiana che per loro rappresentò la prima esperienza di libertà, dopo essere scampati agli orrori dell'«olocausto». Domenica mattina, nel- la sala giunta del Palazzo comunale, una venti- na di ebrei provenienti da New York e dal New Jersey si sono incontrati con il sindaco Zaffa- nella, il vice sindaco Gradini e l'assessore Bo- schetti. Si tratta di un gruppetto degli oltre mille che giunsero a Cremona nel 1945, provenienti dai campi di concentramento nazisti, la maggior parte dalla Polonia, ma alcuni anche dalla Gre- cia e dalla Russia. Trovarono rifugio nel cam- po di raccolta sistemato nell'ex caserma Pagliari in via Bissolati e nelle strutture militari adiacenti, è vi rimasero sino al 1948 quando poterono pren- dere la via dell'America. Sul finire degli Anni '30, proprio nella nostra città, dove «domina- va» Roberto farinacci, aveva toccato punte di grande intensità la campagna di stampa (sul quo- tidiano «Il regime fascista» e sul periodico «Ec- coci!») che preludeva a quei «provvedimenti per la difesa della razza italiana», che, nel novem- bre 1938, sarebbero stati introdotti in Italia. E ciò voleva dire sul- l'«esempio» tedesco, le di- scriminazioni degli ebrei e l'antisemitismo di Stato. Gli ebrei giunti a Cremona alla fine della guerra pote- rono verificare quanto un tale atteggiamento fosse estraneo all'indole ed alla coscienza dei cremonesi co- sì come, più in generale, al- la civiltà ed all'umanità del popolo italiano che aveva- no in gran parte impedito alle persecuzioni di rag- giungere da noi la ferocia che le caratterizzò altrove. Cremona — hanno det- to domenica in Comune — era una città straniera, ma noi fummo trattati come se ci trovassimo nella nostra città, ed i cremonesi ci die- dero prova di amicizia e di ospitalità. Per questo a New York gli ex profughi ebrei hanno voluto costitui- re un club «Cremona», del quale è presidente il denti- sta ebreo di origine polac- ca Samuel Unger, che ha guidato la comitiva torna- ta per la prima volta dopo quarant'anni. Il sindaco Zaffanella ha porto agli ospiti il benvenu- to di Cremona. La vosta vi- sita — ha detto — non è soltanto per ricordare il passato, ma anche per rin- saldare la vicinanza con i cremonesi. Il sindaco si è anche scusato di non poter far visitare per intero il Pa- lazzo, dato che sono già in corso i preparativi per la grande mostra stradivaria- na che si inaugurerà a fine agosto, ed ha fatto dono ad ognuno del disco con la «voce» del violino Stradi- vari, suonato dal maestro Accanto. Anche la segretaria gene- rale della Camera di Com- mercio Carla Almansi, a nome del «Soroptimist Club», ha voluto omaggia- re gli ospiti con una stam- pa dedicata all'anno stradi- variano. Samuel Unger, ringraziando il sindaco in un italiano quasi perfetto, ha detto che Cremona era rimasta nel suo animo ed in quello dei suoi compagni come un «ricordo indelebi- le». Di qui la «nostalgia» e il «sogno» di rivederla: «Oggi è un altro evento nel- la nostra vita; siamo grati e riconoscenti al popolo ita- liano e a Cremona». Al Comune di Cremona gli ebrei hanno offerto una pergamena con la «procla- mation» decisa dalla munì- ' cipalità di New York per ringraziare la cittadinanza cremonese che dopo aver sofferto i timori della guer- ra volle e seppe condivide- re l'esperienza degli ebrei rifugiati. «La gente di Cre- mona fu con noi sempre molto gentile», ci dice tin- ger. Anzi, «i cremonesi,\vo- levano sempre dividere con noi quel poco che essi stes- si avevano». Sul volto de- gli ex-profughi abbiamo notato gioia e commozione che si sono fatte più inten- se nel successivo incontro . con alcuni cremonesi che li 'assistettero nei momenti difficili del dopoguerra. Conclusa la cerimonia, le autorità presenti hanno ac- compagnato il gruppo in visita al museo civico, pri- ma di ritrovarsi a tavola in un ristorante cittadino con un «menù» rispettoso del- la tradizione israelitica. Nel pomeriggio la visita al com- plesso delle ex-caserme ed ai monumenti della città; ieri, infine, la partenza da Cremona alla volta di Ba- ri, da dove torneranno in America portandovi l'im- magine migliore della gen- te cremonese». G.G. Successo dello spettacolo «Che cosa farò da grande» che il cantautore genovese ha proposto nella serata, di domenica lilleseicento in piazza per Gino Paoli on cinque minuti d'applausi alla fine La piazza trasformata in un teatro. In fon- do non ci vuole molto: sul palco un poeta, l'atmosfera magica e vellutata di una voce che canta l'amore, un po' di musica, e il gio- co è fatto. Ma Gino Paoli domenica sera ci ha dato di più, forse più del previsto, per- chè i dati oggettivi, soprattutto anagrafici, potevano anche far temere un recital piut- tosto modesto. Al contrario Paoli ha sfo- derato una voce ancora nel pieno delle sue potenzialità, forse tecnicamente non perfet- ta, ma eccezionale in quanto scopre il cuo- re dell'artista. Lo spettacolo «Cosa farò da grande» inizia alle 21.45. Non tutte occu- pate le sedie in platea, e molte ed inspiega- bili le defezioni tra il pubblico in piedi; tanti i giovani presenti che affiancano con lo stes- so stato d'animo le persone più mature. Una voce fuori campo annuncia uno per uno i musicisti che prendono posto accan- to al loro strumento; tra gli applausi la stella della serata fa il suo ingresso sul palco, ele- gante nel completo scuro di Ferré abbina- to alla camicia di jeans. Il via è dato dalla nuova canzone che funge da colon- na sonora della tournée: «Cosa farò da grande», esplicito manifesto dell'uo- mo e dell'artista che canta i dubbi e le domande oggi co- me trent'anni fa. Segue una breve presentazione del se- condo brano, sempre estrat- to dall'ultimo album, che il- lustra l'orgogliosa scelta di non imparare i codici ed i linguaggi che non ci appar- tengono: «lo che non so l'inglese», autarchica affer- mazione di uno stile di vita e di musica tutto italiano. II pubblico si scalda pian piano lasciandosi trasporta- re dalle suggestioni dei pun- tuali giochi di luce colorati che illuminano di volta in volta le varie sezioni del pal- co. II cantautore dedica un trittico di canzoni ad un ele- mento che — spiega — ha sempre giocato una parte importante per lui, sin dal- la nascita, il mare, e i fasci di luce scelgono soltanto i toni verdi e blu dell'acqua per «Il mare, il cielo, un uo- mo», «Mediterraneo» e «Sassi». Il feeling tra palcoscenico e platea è completamente in- staurato. Gli applausi si fan- no sempre più calorosi e prolungati. Gino parla del- l'amore così come lo conce- piva una volta ed attacca «Che cosa c'è», rivisitata con un arrangiamento mo- derno e brioso che mette in luce i Bandanà, i cinque ra- gazzi che lo accompagnano nel viaggio attraverso venti- sette anni di successi.'Anco- ra una pioggia di pezzi, in- trodotti brevemente da qualche frase a propòsito del : loro contenuto, oppure proposti così, senza parole; perchè si spiegano da soli, come «Col branco», inno all'anticonformismo e al ri- fiuto della massificazione quotidiana. Accende una sigaretta Momenti di intensa emo- zione vengono poi dalla splendida «Una lunga storia d'amore», salutata da un applauso interminabile, e da «Io ci sarò», triste addio alla vita ma non all'amore. Pao- li accende una sigaretta ed inizia la serie degli «ever- green», conjl monumento musicale edificato all'ani- male che più ama perchè simboleggia la libertà, «La Gatta», e con «Sapore di sa- le», di cui illustra la nascita avvenuta durante un sog- giorno in Sicilia. Nel frattempo si toglie la giacca, resta in maniche di camicia, maniche un po' troppo lunghe che si affret- ta a rimboccare. Una nota di commozione vela la voce fioca nell'annunciare la can- zone di un amico che se n'è andato (non nominato, ma tutti intuiscono che si tratta di Luigi Tenco) con «Ve- drai, vedrai», unico episo- dio che non rientra nel suo repertorio originale, inter- pretata con un'alternanza di toni rabbiosi e dolci che ne accrescono il fascino; anche in «Albergo a ore» Paoli al- terna il monologo recitativo alle parti cantate, ed i pre- senti una volta di più vibra- no in sintonia con lui rivi- vendo la storia narrata dal • portière - poeta.' " * Sono ormai le 23; dal pal- co l'annuncio: «Io avrei fi- nito» suscita la delusione ge- nerale, prontamente riman- data da un «ma vi lascio una canzone», l'ultima prima del bis. Tornato in scena il cantautore interpreta anco- ra due brani e l'attesissima canzone di cui si era notata la mancanza, la ventitreesi- ma ed ultima dello spettaco- lo, «Il cielo in una stanza», proposta in versione fedele all'originale incisa nel '60. Si accende anche qualche fiammella in platea, secon- do un copione in genere ri- servato ai concèrti rock; Gi- no si inchina mettendosi una mano sul cuore e abbando- na il palco. Cinque minuti di applausi non servono a far- lo tornare: il recital è davve- ro terminato. Paoli è stato un grande degli Anni '60, è innegabi- le, ma oggi, a cinquantatrè anni suonati, possiede un carisma, un'apertura e una sensibilità che con maturità profonde senza risparmio instaurando un rapporto esclusivo con ogni singola persona che gli è di fronte. Profondo conoscitore delle pieghe più nascoste dell'ani- mo umano, integro nelle in- certezze come nelle convin- zioni Paoli dimostra che il tempo passa ma ci può por- tare, con gli anni, frutti an- cora più ricchi e gustosi at- traverso l'esperienza musi- cale e poetica vissuta con lu- cidità di sentimento. Michela Buccellati ^^j 1 Ife^^H 11/• n 'flk • MB m 9Mm s, —'— ... .. 1 Il pubblico al concerto in piazza del Comune Una sera caldissima, che alcuni dicono indimenticabile Molti in via Solferino seduti ad ascoltare Sono da poco passate le un- dici della sera, una sera cal- dissima, lui si avvicina al mi- crofono, quasi lo accarezza, un fascio di luce lo illumina r\e* buio del palco, con la sua voce delicata ed insieme a tratti stanca, attacca il mo- tivo che a gran voce quelli delle prime file gli hanno ri- chiesto. Sì, è il «Cielo in una stan- za», che ha lasciato quasi per ultimo, quasi per un ri- cordo, il ricordo di una vita che ha passato in compagnia della musica e dell'amore. Chiude così il suo concerto Gino Paoli, con le note di una canzone che fa aumen- tare la commozione che ha preso un po' tutti i millesei- cento spettatori Accanto a questa, lascia altre canzoni che tre genera- zioni hanno cantato e che tre generazioni hanno segui- to, con un filo di voce,.do- menica sera. Un pubblico eterogeneo, dai cinquanten- ni ai trentenni, fino a giova- nissime quindicenni, molti dei quali in via Solferino e ai lati della piazza. A sinistra, Gino Paoli sul palco e, a destra II cantautore In un suo caratteristico atteggiamento (foto Giuseppe Muchettì) Un pubblico che pazien- temente lo ha atteso, in or- dine, senza far rumore, ca- pace di lunghi applausi e di generosi consensi alla man- ciata di canzoni che Paoli ha regalato alla platea. Il suo è un dialogo, un colloquio, un discorso che segue un suo fi- lo logico, magari poco capi- to, per via dell'audio, da tutti i presenti. Canta l'amore, canta l'a- micizia, racconta che un amico è quello che può cer- care nella «tua borsa quello che gli serve, e prendere tu nella sua le cose che ti ser- vono» perchè, nonostante tutto, «vedrai che cambierà, forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà...». E canta, mentre dalla pla- tea si alza il grido fatidico «Bravo Gino» che si trasfor- ma in «Grazie Gino» quan- do canta la sua canzone de- dicata a Bozzolo «piccolo paese che mi ha adottato per meriti alcolici». Una giran- dola di motivi, l'amore per la gatta e.il sapore di sale della Sicilia, fino ai bis fina- li... Che dice la gente: un co- ro unanime «E stato uno spettacolo bellissimo». Vici- no a noi due vigili urbani, Annibale Rizzi e Giancarlo Romagnoli, nella vita di. ogni giorno inflessibili tutori dell'ordine, per una sera so- no con il fazzoletto in ma- no. «Sono motivi ai quali non possiamo resistere» di- cono quasi per scusarsi. E il sindaco Zaffanella, i cui pensieri per la ristruttu- razione del palazzo comuna- le sembrano senza fine, commenta: «Una serata da non dimenticare». E Gino Paoli se ne va, chiedendosi, come aveva fatto all'inizio, cosa farà... da'grande. G.Br. Seduta consiliare ieri non nella consueta?sala Primo passo compiuto per un parco del Po E intanto il Comune vende negozi I lavori per la sistemazione delle sale di rappresentanza del municipio in vista delle celebrazioni stradivariane hanno momentaneamente «sfrattato» il consiglio co- munale di ieri dalla sua na- turale sede del salone dei Quadri per la meno acco- gliente e certamente più afo- sa sala dei Decurioni. Anche la stessa giunta si è trovata scomodamente appollaiata in condizioni disagevoli. Ma ciò non ha impedito di esau-. rire tutto l'oneroso ordine del giorno ' Si è iniziato con la solita interrogazione orale di Eli Lazzari circa la fattibilità del referendum per Caorso; il sindaco ha detto che la com- missione è stata istituita, che i due tecnici hanno aderito all'invito e che quindi si ter- rà la prima convocazione a settembre, per esprimere pa- rere in merito alla legittimi- tà o meno. L'ordine del giorno relativo è stato invia- to agli altri comuni interes- sati, ma per il momento quello del consiglio di Cre- mona è una... voce nel de- serto. Bardelli ha presentato una interpellanza sulla situazio- ne venutasi a creare dopo il ripristino del vincolo sul Po- liteama Verdi. Quali sono gli orientamenti della giunta? Si pensa ad un recupero inte- grale a teatro? Il sindaco ha detto che è stata fatta pre- sente la situazione all'arch. Zamboni, sovrintendente ai beni culturali, il quale ha'di- mostrato accoglienza per l'i- potesi di soluzione mista alloggi-auditorium, anche per non vanificare il finan- ziamento di 500 milioni già ottenuto tramite la legge Verga. Ghizzoni ha illustrato una interrogazione che propone il ripristino, in piazza del Comune, dei paracarri con le catene. Si regolerebbe in tal modo l'accesso alla piaz- za anche in funzione di un suo utilizzo. E parallelamen- te si eviterebbe il parcheggio sistematico di via Gonfalo- // Consiglio riunito in una sala diversa nieri, regolamentando piaz- za della Pace e riservandola a chi deve accedere al Comu- ne ed all'albergo Duomo. Il provvedimento non penaliz- zerebbe nessuno (le banca- relle del mercato potrebbe- ro trovare spazio in via Bai- desio) e si eviterebbero abu- si e indiscipline, restituendo valore alla piazza. L'assesso- re Zanetti ha già dato dispo- sizioni per predisporre uno studio di fattibilità. Circa l'uso della piazza verrà sot- toposta al consiglio una ap- posita regolamentazione. Il concetto di base però'jsarà l'aggregazione e non la... contemplazione. Tra gli oggetti esaminati, quello dell'aumento (dà 35 a 40 mila mensili, a partire dal 1 ° settembre prossimo) del- le rette per le scuole per l'in- fanzia, un rimborso spese per il vitto. Eli Lazzari si è detta contraria perchè gli au- > menti vanno a colpire i red- diti medio - bassi da lavoro dipendente: ha chiesto un ri- pensamento sul meccanismo delle fasce. Bardelli e Carletti (con l'intervento di Vernaschi e del sindaco) hanno polemiz- zato sulla valutazione di 900 mila lire al metro per i nego- zi del Comune, da mettere in vendita, ricavati nella ri- strutturazione dell'edificio in via Ghinaglia, dove sorge- va l'ex essiccatoio bozzoli. Il Pei ha votato contro. Dopo una schermaglia tra De Crecchio e l'assessore Geroldi su alcune questioni urbanistiche (e Bardelli, ri- ferendosi alle probabili di- missioni di Geroldi, ha det- to: si rischia di cadere dalla padella nella brace...), il consiglio ha approvato i quattro stralci di realizzazio- ne del nuovo parco al Po, sui quali vi riferiremo nei prossimi giorni. Poi il sindaco ha augura- to a tutti «buone ferie»; il prossimo consiglio verrà convocato a domicilio dopo la pausa estiva, a settembre. Grave incidente ieri nella zona industriale Mooto) [pxsdone investito da autq La '127» Investitrice Grave incidente stradale nel primo pomeriggio di ieri in via Sesto, all'altezza della ditta «Motori Bonvicini». Erano le 15 e 50 quando una Fiat 127 condotta da Mau- rizio Del Vecchio, 22 anni, residente in città in via XI Febbraio 28, ha investito il pedone Maurizio Zucchelli, 42 anni, pure lui di Cremo- na, via Vittori 42. L'impatto è stato violen- to ed inevitabile, poiché l'automobilista non ha potu-" to nulla per evitare l'improv- ; viso ostacolo: infatti lo Zuc- chelli è uscito' dall'officina ed ha attraversato la strada. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. Zucchelli è deceduto alle 22 nel reparto di terapia, inten- siva dell'ospedale. RADiO «stsmoiu 100.8 F.M. Via Castelforte, 18 Telefono 0372/410659 7,40 Le principali notizie di cronaca - Previsioni del tempo. 7,45 II nostro concerto (8,15 Notizie - 8,30 Oroscopo - 9 Alma- nacco - $.30 La ri- cetta). 10,00 Notiziario. 10,15 Martedlmuslca. 11,30 Accadde a Cremona. 12,00 Ditelo con un disco (co! 410 659 dediche, saluti, L auguri). '13,00 Notiziario. 13,15 Giostra di motivi. (Canzoni sino alle 19). Per la pubblichi! a RadlóCremona rivolgersi atta A. Manzoni & C. SpA Cremona: Piazza Roma, 33 Telefono (0372) 28683-84 Crema: « Via Cavour, 53 Telefono (0373) 82709

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CRONACA DI CREMONA • LA PROVINCIA C Martedì 14 luglio 1987 *J

Operazione del nell'intero territorio regionale

Stop alla cocaina Diciotto arresti in Lombardia e tra questi manette anche a una donna cremonese

Acque sempre più agitate nel mondo della droga a Cremo­na, che sembra essersi trasformata in un centro di smista' mento abbastanza importante nel traffico degli stupefacenti, anche per la sua particolare posizione geografica e forse per­chè dietro quella parvenza tranquilla e paciosa è forse più facile nascondere soffuse trame malavitose. E non è solo l'eroina a circolare in forti quantità, come già si è scoperto, grazie alla brillante quanto clamorosa operazione realizza-

Qui gli uomini della squa­dra mobile hanno arrestato 18 persone e sequestrato mezzo chilogrammo di co­caina ed un chilogrammo di sostanza non ancora identi­ficata, al termine di un'inda­gine che aveva preso avvio nell'aprile scorso. E le ma­nette sono scattate ai polsi di una nostra concittadina, tra l'altro assai conosciuta: è fi­nita infatti in carcere Danie­la Lafata Gatti, 40 anni, che abita in città in via Guarne-ri del Gesù al numero 12: la polizia la ritiene l'interme­diaria del traffico che da Mi­lano smistava la merce an­che a Cremona in ambienti che per ora si pensa fossero quelli frequenti dalla donna, anche se per il momento non

vengono forniti ulteriori particolari.

Secondo la polizia milane­se negli ultimi tre mesi da Milano sarebbero stati smi­stati ben 25 chilogrammi di cocaina: la droga giungeva per via aerea attraversò cor­rieri che trasportavano la so­stanza stupefacente racchiu­sa in ovuli, che naturalmen­te trovavano l'ideale colloca­zione in trafficanti donne: il primo aprile scorso la «mo­bile» di Milano aveva bloc­cato alla stazione centrale due insospettabili signore ro­mane con mezzo etto di co­caina nascosta grazie all'in­gegnoso ma non nuovo si­stema.

Al vertice dell'organizza­zione, secondo gli investiga­

ta nei giorni scorsi dai carabinieri della Santa Lucia: ora co­mincia a delinearsi pure un inatteso «giro» di cocaina, la cosiddetta droga dei ricchi, quella che non obbliga a spor­carsi le mani con siringhe e lacci emostatici, ma spesso e vo­lentieri si aspira con banconote da centomila da piatti d'argento, dove vengono sistemate le strisce di polvere bianca che si risucchiano con le narici. E la conferma ci arriva dal­la metropoli milanese.

tori, ci sarebbe stato Vincen­zo Ecarsi, calabrese quaran­tenne, noto negli ambienti di Brera come «Zaccaria»: in­sieme a lui sono state arre­state la moglie Anna Gri-maudo di 32 anni e l'amica Tiziana Bonvini di 25 anni.

Tra gli arrestati c'è pure Luigi Fraschini, che nel 1976 venne condannato a sette anni di reclusione nel proces­so contro alcuni giovani del­l'estrema destra accusati di aver aggredito un gruppo di giovani della sinistra (nel­l'aggressione mori il giova­ne Gaetano Amoruso). Si ri­tiene che Franceschini faces­se da intermediario con gli spacciatori di Roma. Sono pure finiti in carcere i gestori

di un bar milanese e il pro-pietario di un ristorante di Sesto San Giovanni.

Daniela Lafata è nata a Cremona ed è molto cono­sciuta anche se di lei si sa po­co: un passato punteggiato da qualche neo ed una vita piuttosto ristretta in una cer­chia ben definita. Separata dal marito, figlia di un assi­curatore, pare che negli ul­timi tempi convivesse con un rappresentante o commer­ciante di abiti comasco. È comunque opinione della squadra mobile di Cremona che Daniela Lafata agisse soprattutto nel Milanese e che non fosse Cremona la piazza dell'eventuale smer­cio di cocaina.

Consegnala al sindaco una pergamena di ringraziamento

In via Bissolati dai campi nazisti

Ex profughi ebrei ospiti in città Samuel Unger con il sindaco

Sono tornati, a distanza di quarantanni, nella città italiana che per loro rappresentò la prima esperienza di libertà, dopo essere scampati agli orrori dell'«olocausto». Domenica mattina, nel­la sala giunta del Palazzo comunale, una venti­na di ebrei provenienti da New York e dal New Jersey si sono incontrati con il sindaco Zaffa-nella, il vice sindaco Gradini e l'assessore Bo­

schetti. Si tratta di un gruppetto degli oltre mille che giunsero a Cremona nel 1945, provenienti dai campi di concentramento nazisti, la maggior parte dalla Polonia, ma alcuni anche dalla Gre­cia e dalla Russia. Trovarono rifugio nel cam­po di raccolta sistemato nell'ex caserma Pagliari in via Bissolati e nelle strutture militari adiacenti, è vi rimasero sino al 1948 quando poterono pren­

dere la via dell'America. Sul finire degli Anni '30, proprio nella nostra città, dove «domina­va» Roberto farinacci, aveva toccato punte di grande intensità la campagna di stampa (sul quo­tidiano «Il regime fascista» e sul periodico «Ec­coci!») che preludeva a quei «provvedimenti per la difesa della razza italiana», che, nel novem­bre 1938, sarebbero stati introdotti in Italia.

E ciò voleva dire sul-l'«esempio» tedesco, le di­scriminazioni degli ebrei e l'antisemitismo di Stato. Gli ebrei giunti a Cremona alla fine della guerra pote­rono verificare quanto un tale atteggiamento fosse estraneo all'indole ed alla coscienza dei cremonesi co­sì come, più in generale, al­la civiltà ed all'umanità del popolo italiano che aveva­no in gran parte impedito alle persecuzioni di rag­giungere da noi la ferocia che le caratterizzò altrove.

Cremona — hanno det­to domenica in Comune — era una città straniera, ma noi fummo trattati come se ci trovassimo nella nostra città, ed i cremonesi ci die­

dero prova di amicizia e di ospitalità. Per questo a New York gli ex profughi ebrei hanno voluto costitui­re un club «Cremona», del quale è presidente il denti­sta ebreo di origine polac­ca Samuel Unger, che ha guidato la comitiva torna­ta per la prima volta dopo quarant'anni.

Il sindaco Zaffanella ha porto agli ospiti il benvenu­to di Cremona. La vosta vi­sita — ha detto — non è soltanto per ricordare il passato, ma anche per rin­saldare la vicinanza con i cremonesi. Il sindaco si è anche scusato di non poter far visitare per intero il Pa­lazzo, dato che sono già in corso i preparativi per la

grande mostra stradivaria-na che si inaugurerà a fine agosto, ed ha fatto dono ad ognuno del disco con la «voce» del violino Stradi­vari, suonato dal maestro Accanto.

Anche la segretaria gene­rale della Camera di Com­mercio Carla Almansi, a nome del «Soroptimist Club», ha voluto omaggia­re gli ospiti con una stam­pa dedicata all'anno stradi-variano. Samuel Unger, ringraziando il sindaco in un italiano quasi perfetto, ha detto che Cremona era rimasta nel suo animo ed in quello dei suoi compagni come un «ricordo indelebi­le». Di qui la «nostalgia» e il «sogno» di rivederla:

«Oggi è un altro evento nel­la nostra vita; siamo grati e riconoscenti al popolo ita­liano e a Cremona».

Al Comune di Cremona gli ebrei hanno offerto una pergamena con la «procla-mation» decisa dalla munì- ' cipalità di New York per ringraziare la cittadinanza cremonese che dopo aver sofferto i timori della guer­ra volle e seppe condivide­re l'esperienza degli ebrei rifugiati. «La gente di Cre­mona fu con noi sempre molto gentile», ci dice tin­ger. Anzi, «i cremonesi,\vo-levano sempre dividere con noi quel poco che essi stes­si avevano». Sul volto de­gli ex-profughi abbiamo notato gioia e commozione

che si sono fatte più inten­se nel successivo incontro

. con alcuni cremonesi che li 'assistettero nei momenti difficili del dopoguerra.

Conclusa la cerimonia, le autorità presenti hanno ac­compagnato il gruppo in visita al museo civico, pri­ma di ritrovarsi a tavola in un ristorante cittadino con un «menù» rispettoso del­la tradizione israelitica. Nel pomeriggio la visita al com­plesso delle ex-caserme ed ai monumenti della città; ieri, infine, la partenza da Cremona alla volta di Ba­ri, da dove torneranno in America portandovi l'im­magine migliore della gen­te cremonese».

G.G.

Successo dello spettacolo «Che cosa farò da grande» che il cantautore genovese ha proposto nella serata, di domenica

lilleseicento in piazza per Gino Paoli on cinque minuti d'applausi alla fine

La piazza trasformata in un teatro. In fon­do non ci vuole molto: sul palco un poeta, l'atmosfera magica e vellutata di una voce che canta l'amore, un po' di musica, e il gio­co è fatto. Ma Gino Paoli domenica sera ci ha dato di più, forse più del previsto, per­chè i dati oggettivi, soprattutto anagrafici, potevano anche far temere un recital piut­tosto modesto. Al contrario Paoli ha sfo­derato una voce ancora nel pieno delle sue potenzialità, forse tecnicamente non perfet­ta, ma eccezionale in quanto scopre il cuo­

re dell'artista. Lo spettacolo «Cosa farò da grande» inizia alle 21.45. Non tutte occu­pate le sedie in platea, e molte ed inspiega­bili le defezioni tra il pubblico in piedi; tanti i giovani presenti che affiancano con lo stes­so stato d'animo le persone più mature. Una voce fuori campo annuncia uno per uno i musicisti che prendono posto accan­to al loro strumento; tra gli applausi la stella della serata fa il suo ingresso sul palco, ele­gante nel completo scuro di Ferré abbina­to alla camicia di jeans.

Il via è dato dalla nuova canzone che funge da colon­na sonora della tournée: «Cosa farò da grande», esplicito manifesto dell'uo­mo e dell'artista che canta i dubbi e le domande oggi co­me trent'anni fa. Segue una breve presentazione del se­condo brano, sempre estrat­to dall'ultimo album, che il­lustra l'orgogliosa scelta di non imparare i codici ed i linguaggi che non ci appar­tengono: «lo che non so l'inglese», autarchica affer­mazione di uno stile di vita e di musica tutto italiano.

II pubblico si scalda pian piano lasciandosi trasporta­re dalle suggestioni dei pun­tuali giochi di luce colorati che illuminano di volta in volta le varie sezioni del pal­co. II cantautore dedica un trittico di canzoni ad un ele­mento che — spiega — ha sempre giocato una parte importante per lui, sin dal­la nascita, il mare, e i fasci di luce scelgono soltanto i toni verdi e blu dell'acqua per «Il mare, il cielo, un uo­mo», «Mediterraneo» e «Sassi».

Il feeling tra palcoscenico e platea è completamente in­staurato. Gli applausi si fan­no sempre più calorosi e prolungati. Gino parla del­l'amore così come lo conce­piva una volta ed attacca «Che cosa c'è», rivisitata con un arrangiamento mo­derno e brioso che mette in luce i Bandanà, i cinque ra­gazzi che lo accompagnano nel viaggio attraverso venti­sette anni di successi.'Anco-ra una pioggia di pezzi, in­trodotti brevemente da

qualche frase a propòsito del : loro contenuto, oppure proposti così, senza parole; perchè si spiegano da soli, come «Col branco», inno all'anticonformismo e al ri­fiuto della massificazione quotidiana.

Accende

una sigaretta Momenti di intensa emo­

zione vengono poi dalla splendida «Una lunga storia d'amore», salutata da un applauso interminabile, e da «Io ci sarò», triste addio alla vita ma non all'amore. Pao­li accende una sigaretta ed inizia la serie degli «ever­green», conjl monumento musicale edificato all'ani­male che più ama perchè simboleggia la libertà, «La Gatta», e con «Sapore di sa­le», di cui illustra la nascita avvenuta durante un sog­giorno in Sicilia.

Nel frattempo si toglie la giacca, resta in maniche di camicia, maniche un po' troppo lunghe che si affret­ta a rimboccare. Una nota di commozione vela la voce fioca nell'annunciare la can­zone di un amico che se n'è andato (non nominato, ma tutti intuiscono che si tratta di Luigi Tenco) con «Ve­drai, vedrai», unico episo­dio che non rientra nel suo repertorio originale, inter­pretata con un'alternanza di toni rabbiosi e dolci che ne accrescono il fascino; anche in «Albergo a ore» Paoli al­terna il monologo recitativo alle parti cantate, ed i pre­

senti una volta di più vibra­no in sintonia con lui rivi­vendo la storia narrata dal • portière - poeta.' " *

Sono ormai le 23; dal pal­co l'annuncio: «Io avrei fi­nito» suscita la delusione ge­nerale, prontamente riman­data da un «ma vi lascio una canzone», l'ultima prima del bis. Tornato in scena il cantautore interpreta anco­ra due brani e l'attesissima canzone di cui si era notata la mancanza, la ventitreesi-ma ed ultima dello spettaco­lo, «Il cielo in una stanza», proposta in versione fedele all'originale incisa nel '60.

Si accende anche qualche fiammella in platea, secon­do un copione in genere ri­servato ai concèrti rock; Gi­no si inchina mettendosi una mano sul cuore e abbando­na il palco. Cinque minuti di applausi non servono a far­lo tornare: il recital è davve­ro terminato.

Paoli è stato un grande degli Anni '60, è innegabi­le, ma oggi, a cinquantatrè anni suonati, possiede un carisma, un'apertura e una sensibilità che con maturità profonde senza risparmio instaurando un rapporto esclusivo con ogni singola persona che gli è di fronte. Profondo conoscitore delle pieghe più nascoste dell'ani­mo umano, integro nelle in­certezze come nelle convin­zioni Paoli dimostra che il tempo passa ma ci può por­tare, con gli anni, frutti an­cora più ricchi e gustosi at­traverso l'esperienza musi­cale e poetica vissuta con lu­cidità di sentimento.

Michela Buccellati

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Il pubblico al concerto in piazza del Comune

Una sera caldissima, che alcuni dicono indimenticabile • •

Molti in via Solferino seduti ad ascoltare Sono da poco passate le un­dici della sera, una sera cal­dissima, lui si avvicina al mi­crofono, quasi lo accarezza, un fascio di luce lo illumina r\e* buio del palco, con la sua voce delicata ed insieme a tratti stanca, attacca il mo­tivo che a gran voce quelli delle prime file gli hanno ri­chiesto.

Sì, è il «Cielo in una stan­za», che ha lasciato quasi per ultimo, quasi per un ri­cordo, il ricordo di una vita che ha passato in compagnia della musica e dell'amore.

Chiude così il suo concerto Gino Paoli, con le note di una canzone che fa aumen­tare la commozione che ha preso un po' tutti i millesei­cento spettatori

Accanto a questa, lascia altre canzoni che tre genera­zioni hanno cantato e che tre generazioni hanno segui­to, con un filo di voce,.do­menica sera. Un pubblico eterogeneo, dai cinquanten­ni ai trentenni, fino a giova­nissime quindicenni, molti dei quali in via Solferino e ai lati della piazza.

A sinistra, Gino Paoli sul palco e, a destra II cantautore In un suo caratteristico atteggiamento (foto Giuseppe Muchettì)

Un pubblico che pazien­temente lo ha atteso, in or­dine, senza far rumore, ca­pace di lunghi applausi e di generosi consensi alla man­ciata di canzoni che Paoli ha regalato alla platea. Il suo è un dialogo, un colloquio, un discorso che segue un suo fi­lo logico, magari poco capi­to, per via dell'audio, da tutti i presenti.

Canta l'amore, canta l'a­micizia, racconta che un amico è quello che può cer­care nella «tua borsa quello che gli serve, e prendere tu nella sua le cose che ti ser­vono» perchè, nonostante tutto, «vedrai che cambierà, forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà...».

E canta, mentre dalla pla­tea si alza il grido fatidico «Bravo Gino» che si trasfor­ma in «Grazie Gino» quan­do canta la sua canzone de­dicata a Bozzolo «piccolo paese che mi ha adottato per meriti alcolici». Una giran­dola di motivi, l'amore per la gatta e.il sapore di sale della Sicilia, fino ai bis fina­li...

Che dice la gente: un co­ro unanime «E stato uno spettacolo bellissimo». Vici­no a noi due vigili urbani, Annibale Rizzi e Giancarlo Romagnoli, nella vita di. ogni giorno inflessibili tutori dell'ordine, per una sera so­no con il fazzoletto in ma­no. «Sono motivi ai quali non possiamo resistere» di­cono quasi per scusarsi.

E il sindaco Zaffanella, i cui pensieri per la ristruttu­razione del palazzo comuna­le sembrano senza fine, commenta: «Una serata da non dimenticare». E Gino Paoli se ne va, chiedendosi, come aveva fatto all'inizio, cosa farà... da'grande.

G.Br.

Seduta consiliare ieri non nella consueta?sala

Primo passo compiuto per un parco del Po E intanto il Comune vende negozi

I lavori per la sistemazione delle sale di rappresentanza del municipio in vista delle celebrazioni stradivariane hanno momentaneamente «sfrattato» il consiglio co­munale di ieri dalla sua na­turale sede del salone dei Quadri per la meno acco­gliente e certamente più afo­sa sala dei Decurioni. Anche la stessa giunta si è trovata scomodamente appollaiata in condizioni disagevoli. Ma ciò non ha impedito di esau-. rire tutto l'oneroso ordine del giorno '

Si è iniziato con la solita interrogazione orale di Eli Lazzari circa la fattibilità del referendum per Caorso; il sindaco ha detto che la com­missione è stata istituita, che i due tecnici hanno aderito all'invito e che quindi si ter­rà la prima convocazione a settembre, per esprimere pa­rere in merito alla legittimi­tà o meno. L'ordine del giorno relativo è stato invia­to agli altri comuni interes­sati, ma per il momento quello del consiglio di Cre­mona è una... voce nel de­serto.

Bardelli ha presentato una interpellanza sulla situazio­ne venutasi a creare dopo il ripristino del vincolo sul Po­liteama Verdi. Quali sono gli orientamenti della giunta? Si pensa ad un recupero inte­grale a teatro? Il sindaco ha detto che è stata fatta pre­sente la situazione all'arch. Zamboni, sovrintendente ai beni culturali, il quale ha'di­mostrato accoglienza per l'i­potesi di soluzione mista alloggi-auditorium, anche per non vanificare il finan­ziamento di 500 milioni già ottenuto tramite la legge Verga.

Ghizzoni ha illustrato una interrogazione che propone il ripristino, in piazza del Comune, dei paracarri con le catene. Si regolerebbe in tal modo l'accesso alla piaz­za anche in funzione di un suo utilizzo. E parallelamen­te si eviterebbe il parcheggio sistematico di via Gonfalo-

// Consiglio riunito in una sala diversa

nieri, regolamentando piaz­za della Pace e riservandola a chi deve accedere al Comu­ne ed all'albergo Duomo. Il provvedimento non penaliz­zerebbe nessuno (le banca­relle del mercato potrebbe­ro trovare spazio in via Bai-desio) e si eviterebbero abu­si e indiscipline, restituendo valore alla piazza. L'assesso­re Zanetti ha già dato dispo­sizioni per predisporre uno studio di fattibilità. Circa l'uso della piazza verrà sot­toposta al consiglio una ap­posita regolamentazione. Il concetto di base però'jsarà l'aggregazione e non la... contemplazione.

Tra gli oggetti esaminati, quello dell'aumento (dà 35 a 40 mila mensili, a partire dal 1 ° settembre prossimo) del­le rette per le scuole per l'in­fanzia, un rimborso spese per il vitto. Eli Lazzari si è detta contraria perchè gli au- > menti vanno a colpire i red­diti medio - bassi da lavoro dipendente: ha chiesto un ri­

pensamento sul meccanismo delle fasce.

Bardelli e Carletti (con l'intervento di Vernaschi e del sindaco) hanno polemiz­zato sulla valutazione di 900 mila lire al metro per i nego­zi del Comune, da mettere in vendita, ricavati nella ri­strutturazione dell'edificio in via Ghinaglia, dove sorge­va l'ex essiccatoio bozzoli. Il Pei ha votato contro.

Dopo una schermaglia tra De Crecchio e l'assessore Geroldi su alcune questioni urbanistiche (e Bardelli, ri­ferendosi alle probabili di­missioni di Geroldi, ha det­to: si rischia di cadere dalla padella nella brace...), il consiglio ha approvato i quattro stralci di realizzazio­ne del nuovo parco al Po, sui quali vi riferiremo nei prossimi giorni.

Poi il sindaco ha augura­to a tutti «buone ferie»; il prossimo consiglio verrà convocato a domicilio dopo la pausa estiva, a settembre.

Grave incidente ieri nella zona industriale

Mooto) [pxsdone investito da autq

La '127» Investitrice

Grave incidente stradale nel primo pomeriggio di ieri in via Sesto, all'altezza della ditta «Motori Bonvicini». Erano le 15 e 50 quando una Fiat 127 condotta da Mau­rizio Del Vecchio, 22 anni, residente in città in via XI Febbraio 28, ha investito il pedone Maurizio Zucchelli, 42 anni, pure lui di Cremo­na, via Vittori 42.

L'impatto è stato violen­to ed inevitabile, poiché l'automobilista non ha potu-" to nulla per evitare l'improv- ; viso ostacolo: infatti lo Zuc­chelli è uscito' dall'officina ed ha attraversato la strada.

Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. Zucchelli è deceduto alle 22 nel reparto di terapia, inten­siva dell'ospedale.

RADiO «stsmoiu 100.8 F.M. Via Castelforte, 18

Telefono 0372/410659

7,40 Le principali notizie di cronaca - Previsioni del tempo.

7,45 II nostro concerto (8,15 Notizie - 8,30 Oroscopo - 9 Alma­nacco - $.30 La ri­cetta).

10,00 Notiziario.

10,15 Martedlmuslca.

11,30 Accadde a Cremona.

12,00 Ditelo con un disco (co! 410 659 dediche, saluti, L auguri).

'13,00 Notiziario.

13,15 Giostra di motivi. (Canzoni sino alle 19).

Per la pubblichi! a RadlóCremona rivolgersi atta

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