Opera In corso d’ · 2016. 12. 23. · Giuseppe Novello, Luigi Bartolini, Pio Seme-ghini, Ottone...
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…… …… …… ………… …… Tra il 1947 e il 1965 molti letterati, saggisti,
artisti, noti o esordienti, poterono contare
sull’ospitalità di una
rivista definita, da-
gli stessi, “d’un gu-
sto che la distingue-
va in tutta l’editoria
italiana”, “la più
bella del genere”,
“il periodico di
maggiore e miglio-
re eleganza spiritua-
le che possa oggi
trovarsi in Italia”:
era “Lo Smeraldo.
Rivista letteraria e
di cultura”, voluta da Giuseppe Carlo Sigurtà
per celebrare i vent’anni dalla costituzione
della Sigurtà Farmaceutici, ditta che, incam-
minatasi allora “in mezzo a quei rimedi che
vogliono ridare o mantenere la sanità ai cor-
pi” si apprestava ora a indicare “la necessità
e lo splendore dei medicamenti dell’anima”.
La rivista, house organ della Sigurtà, era de-
stinata ai medici e ai loro “salottini” ove
“passano persone d’ogni grado”; stampata
dagli stabilimenti Alfieri & Lacroix di Milano,
usciva con cadenza bimestrale, sotto la dire-
zione di Eugenio Bertuetti e la redazione di
Dario Cartago Scattaglia.
Il primo numero si aprì con un racconto di
Alberto Moravia, testi narrativi di Paolo Ce-
sarini, Dino Buzzati e Giovanni Comisso,
poesie di Diego Valeri e Luciano Blaga, testi
di critica letteraria e teatrale di Manara Valgi-
migli, Silvio D’Amico, Lorenzo Gigli, di critica
d’arte di Alberto Rossi. A questi primi sareb-
bero seguiti racconti, testi, poesie, saggi brevi
di Franco Antonicelli, Antonio Baldini, Felice
Ballero, Carla Bettei, Gianna Manzini, Dario
Ortolani, Nino Palumbo, Marino Moretti,
Orazio Pedrazzi, Michele Prisco, G. Ravegna-
ni, Luigi Santucci, Francesco Serantini, Maria
Luisa Spaziani, Marco Valsecchi, Giorgio
Zampa, Alvise Zorzi, per aggiungere all’elen-
co i più assidui; ma vi sarebbero comparsi
almeno una volta anche Alberto Savinio,
Giuseppe Ungaretti, Orio Vergani, Corrado
Alvaro, Eugenio Montale, Achille Campanile,
Francesco Pastonchi, Carlo Emilio Gadda,
Giovanni Papini, Massimo Mila e molti altri
illustri nomi della cultura italiana del secondo
dopoguerra.
Analogamente, la prima copertina, di Carlo
Carrà, avrebbe inaugurato la serie di riprodu-
zioni di opere di contemporanei come Gior-
gio De Chirico, Filippo De Pisis, Mario Car-
letti, Gaetano Bighignoli, Felice Casorati, Ma-
rio Vellani Marchi, Elena Gazzola Schiavi,
Giuseppe Novello, Luigi Bartolini, Pio Seme-
ghini, Ottone Rosai, Domenico Cantatore,
UUU N AN AN A “““ G E M M AG E M M AG E M M A”””
T R AT R AT R A L EL EL E R I V I S T ER I V I S T ER I V I S T E I TA L I A N EI TA L I A N EI TA L I A N E
Il numero 3 del 1949 presente nell’archivio “Lo Smeraldo” con due diverse copertine, disegni di Oscar di Prata: fu pubblicata quella a destra
Primo numero de
“Lo Smeraldo”, 1, 1947
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Sandra Figari Cusini, Arturo Martini, Achille Funi, Iuti
Ravenna, Leonetta Pieraccini Cecchi. Il colore giallo
della copertina fu scelto da Elena Schiavi Gazzola:
Eugenio Bertuetti provò a “insinuare” timidamente
anziché “il giallo -che ricorda il topazio - un verdino”
ma evidentemente fu una proposta “artisticamente
irrealizzabile” (lettera di Bertuetti a Cartago del 22
febbraio 1947).
A dare il peso della rivista sono anche le
“segnalazioni”, perché, anche se i collaboratori erano
invitati direttamente dalla rivista, ciò non impedì a
Francesco Serantini di raccomandare Aldo Camerino,
a Ludovico Zorzi di presentare Mario Rigoni Stern, a
Orsola Nemi di far conoscere Arrigo Bugiani, a Gior-
gio Zampa di consigliare Francesco Mazzoni o a Ma-
nara Valgimigli di indicare Iginio De Luca. E nel no-
vembre 1950 Arnoldo Mondadori scrisse a Eugenio
Bertuetti, tramite Francesco Pastonchi, per avere in
visione alcuni numeri dello “Smeraldo”.
I compensi dei collaboratori (di cui “Lo Smeraldo”
teneva a “stampare soltanto inediti”) erano di tutto
rispetto: nel 1956, 8 cartelle erano pagate 60mila lire:
“Signorile trattamento in tempi di cafonismo dilagan-
te!” lo giudicò Sandro Volta.
“Lo Smeraldo” era strutturato in racconti, testi di criti-
ca letteraria, teatrale, musicale, lirica (presto abban-
donata perché “non sembrò interessante a molti let-
tori, incredibile; e poi si ebbe l’assalto di una legione
di medici che mandavano […] le loro versificazioni
da pubblicare”), “interpretazioni” di città, una rubrica
“discoteca”, resoconti di mostre, esposizioni, biennali,
festival musicali o cinematografici. Alcune pagine di
immagini, per lo più in bianco e nero, alleggerivano il
ritmo delle pagine. La “cronaca” vi entrò in una sola
occasione, nel colophon del numero 3 del 1947, in
cui la redazione si scusava per il ritardo nell’uscita “a
causa della limitazione di corrente”, dovuta al contin-
gentamento nell’erogazione dell’energia elettrica se-
guito agli effetti di un inverno particolarmente rigido
in tutta Europa.
Non venivano dimenticate le principali ricorrenze,
come i moti del 1848 (2, 1948), il bicentenario della
nascita di Goethe (5, 1949), il cinquantenario della
morte di Verdi (6, 1950) e di quella di Carducci (2,
1957), i 500 anni della nascita di Leonardo (3, 1952),
il centenario della nascita di Eleonora Duse (6, 1958),
la spedizione dei Mille (3, 1960), e il VII centenario
della nascita di Dante (3, 1965) in un osannato nume-
ro monografico a lui dedicato.
Una certa attenzione veniva rivolta anche alle nuove
tecnologie e alla modernizzazione della società: uno
sguardo costante al cinema, la “scoperta” della televi-
sione, il sostegno alla nuova tecnica della microfilma-
tura, ma anche la valorizzazione del fumetto.
Grazie a due articoli sul periodico pubblicati nel 1961,
Marco Valsecchi e Maria Luisa Spaziani ricevettero
due premi letterari: il Premio della critica di Mantova
per l’articolo sulla mostra del Mantegna, il primo, il
Prix Saint Vincent per un racconto di montagna, la
seconda.
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“Paulette Goddard ed Anna Magnani ad una trasmissione di Hoop...là” (2, 1950)
“Un’assemblea dell’ONU a casa propria. In questo momento parla….” (3, 1951)
“Rossellini fra Jean Cocteau e Anna Magnani” (3, 1950)
“Tempo di fumetti. Oggi chi tratta i fumetti alla leggera rischia di apparire fuori tem-po…” (4, 1965)
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Benché rivolta soprattutto ai medici (“ma fa molto
gola ai letterati!”, ebbe a dire Maria Vittoria Ghezzo),
la rivista raramente indugiava sulla professione, e
quando lo faceva era spesso per metterla in relazione
con le altre arti: Dino Provenzal, Giovanni Pascoli e i
medici (6, 1948), Francesco Delitalia, Scienza ed arte
nei libri di medicina (5, 1950), Michele Lessona, Me-
dici musicisti (1, 1951), Manlio Dazzi, Il Petrarca e un
medico (5, 1953), Guido Perocco, Arte e medicina a
Venezia nei libri della Marciana (1, 1955), Loris Pre-
muda, Aspetti medici nell’opera di Dante (3, 1965).
Per quanto house organ, la pubblicità era assente dal
periodico: scriveva Bertuetti nel 1961 a Leone Piccio-
ni: “Niente dunque pubblicità d’ogni genere, né in
copertina né nei testi. Se per i medici ci fosse qualche
‘pezzo’ di pubblicità, si tratterà di brani staccati, da
buttarsi via, e la rivista rimarrà intatta”. E ancora ad
Angelo Romanò: “Le posso
assicurare che si tratta di cosa
seria, che non ha nulla che
vedere con le riviste del ge-
nere, che legate ad un’indu-
stria, se pure ben fatte, pren-
dono il marchio dell’indu-
stria stessa. In Smeraldo io
ho voluto uscirne, puntando
solo sulla cultura e sulla let-
teratura, e l’industria, vedi
caso, se n’è avvantaggiata: la
tiratura è oggi oltre le
45.000 copie”.
Funestata dalle improvvise e ravvicinate morti di Ber-
tuetti e Cartago, avvenute il 12 marzo 1964 e il 23
settembre 1965, la rivista fu
chiusa il 10 novembre 1965,
con il numero 5 dell’anno.
L’archivio della rivista è sta-
to donato ad Apice da
Achille Ruffilli, che fu colla-
boratore scientifico della
casa farmaceutica e capore-
dattore della rivista e con-
tiene la corrispondenza con
i collaboratori e tra i due
direttori, Bertuetti e Cartago Scattaglia. La raccolta dei
numeri della rivista è stata invece donata da Gabriella
e Ezio Cartago, figli di Dario, il direttore di cui la rivi-
sta era “la creatura”, come scrisse il proprietario, Car-
lo Sigurtà.
Il suo inventario è disponibile a partire dall’indirizzo:
www.apice.unimi.it.
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In corso d’OperaOperaOperaOpera…
a cura di Claudia Piergigli (direttore), Raffaella Gobbo, Gaia Riitano, Valentina Zanchin
Gigi Cane, In margine all’Expo, n. 4, 30 luglio 1958.
Nelle didascalie delle immagini, relative all’Esposizione interna-zionale di Bruxelles, 1958: “Il Padiglione della Santa Sede”; “Un sacerdote in visita al Padiglione dell’U.R.S.S. È visibile in alto lo Sputnik I in volo”.
Cartoncini pubblicitari inseriti nella rivista .