oncologo GAZZETTINO BALENA BIANCA - moby-dick.info · Alessia Gentile Maria Severa lo ritengono so...

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ANNO 5-1 Pagina 1 ANNO V N.1 luglio 2016 Presidente Maurizio Cianfarini Vice-Presidente Raffaella Restuccia Direttivo Palma Aliberti Elena Buttinelli Alessia Gentile Maria Severa Recapiti: 06-85358905 [email protected] Redazione Maurizio Cianfarini Antonia Iorio Sara Maugeri Raffaella Restuccia SOMMARIO Editoriale pg.1 Cianfarini Maurizio La Depressione Reattiva come risposta adattativa alla malattia oncologica pag.2 Cianfarini Maurizio, Fabiano V. Le Foto degli Amici pg.3 La Malattia oncologica nella famiglia monogenitoriale pg.4 Vjola Abdiu Le Convenzioni 7 buoni motivi e vantaggi per fare il volontario pg.6 a cura di Moby Dick Bandi e Borse pg.10 Rubriche A domanda risponde pg.7 a cura di Maurizio Cianfarini Non è vero ma ci credo pg.8 Aloe , l’elisir che cura … a cura di Moby Dick Eventi Formativi Help Profession, 3/c group pg. 3 Master Professionalizzante pg. 11 Open Day Training Emotional Area pg. 12 ROMA_PADOVA Training Autogeno pg. 13 Open Day Le nostre pubblicazioni pg. 13 Chi, come, cosa “Siamo” pg. 13 IL GAZZETTINO DELLA BALENA BIANCA 5 per mille a Moby Dick C.F. 96131010587 “Ogni giorno per scelta, al fianco di chi vive l’esperienza del cancro” Se ti fidi di Noi… Ti fidi di Moby Dick ONLUS Siamo su youtube (moby dick onlus) http://www.youtube.com/watch?v=DC6XNSGM_-U https://www.youtube.com/watch?v=_3ThauXaVJ0 ...e su chiedi la nostra amicizia Siamo su ilmiodono.it (moby dick onlus) https://www.ilmiodono.it/it/organizzazioni/?id_organizza zione=1199 EDITORIALE “Che fortuna… ……...ho trovato un bravo oncologo!!”,è una delle frasi ricorrenti che esprimono le persone affette da una patologia oncologica quando trovano medici che li accolgono in maniera adeguata. Questo, purtroppo, lo ritengono solo il frutto di un evento fortunoso. Attenzione però, c’è chi scambia dei medici cortesi per medici adeguati. Ora, senza voler entrare nel merito delle competenze strette della disciplina in cui si opera, un metro di giudizio che si può usare per distinguere la professionalità tutto tondo è l’etica, che non deve mai venir meno, i valori che sostengono l’agire di questo medico. Questo metro rimane ancor più indicativo se l’area trattata riguarda malattie gravi o rare, e la malattia oncologica può richiamare in alcuni casi entrambe le voci. Quando diffidare? Per esempio quando si esegue un esame diagnostico (es. TAC) e per portare a far vedere la risposta ci dicono che la visita di controllo ha tempi lunghi di prenotazione e ci consigliano l’intramoenia o una struttura privata; oppure quando la prognosi è chirurgica e una delle prime domande che ci fanno è: “lei è assicurato?” e alla nostra risposta affermativa ci consigliano una struttura privata dove avremmo la sicurezza che sarà proprio lui ad operarci; o ancora quando ci viene proposta una cura estremamente invasiva o definita da “ultima spiaggia” senza ricorrere a un altro consulto da un altro specialista, in un altro centro, continua pg. 9

Transcript of oncologo GAZZETTINO BALENA BIANCA - moby-dick.info · Alessia Gentile Maria Severa lo ritengono so...

ANNO 5-1 Pagina 1

ANNO V N.1 luglio 2016

Presidente Maurizio Cianfarini Vice-Presidente Raffaella Restuccia Direttivo Palma Aliberti Elena Buttinelli Alessia Gentile

Maria Severa

Recapiti: 06-85358905 [email protected]

Redazione Maurizio Cianfarini Antonia Iorio Sara Maugeri Raffaella Restuccia

SOMMARIO Editoriale pg.1 Cianfarini Maurizio La Depressione Reattiva come risposta adattativa alla malattia oncologica pag.2 Cianfarini Maurizio, Fabiano V. Le Foto degli Amici pg.3 La Malattia oncologica nella famiglia monogenitoriale pg.4 Vjola Abdiu Le Convenzioni 7 buoni motivi e vantaggi per fare il volontario pg.6 a cura di Moby Dick

Bandi e Borse pg.10

Rubriche A domanda risponde pg.7 a cura di Maurizio Cianfarini

Non è vero ma ci credo pg.8 Aloe , l’elisir che cura … a cura di Moby Dick Eventi Formativi Help Profession, 3/c group pg. 3 Master Professionalizzante pg. 11 Open Day Training Emotional Area pg. 12 ROMA_PADOVA Training Autogeno pg. 13 Open Day Le nostre pubblicazioni pg. 13 Chi, come, cosa “Siamo” pg. 13

IL GAZZETTINO DELLA

BALENA BIANCA

5 per mille a Moby Dick

C.F. 96131010587

“Ogni giorno per scelta, al fianco di chi vive l’esperienza del cancro”

Se ti fidi di Noi… Ti fidi di Moby Dick ONLUS

Siamo su youtube (moby dick onlus) http://www.youtube.com/watch?v=DC6XNSGM_-U

https://www.youtube.com/watch?v=_3ThauXaVJ0

...e su

chiedi la nostra amicizia

Siamo su ilmiodono.it (moby dick onlus) https://www.ilmiodono.it/it/organizzazioni/?id_organizza

zione=1199

EDITORIALE

“Che fortuna…

……...ho trovato un bravo

oncologo!!”,…è una delle

frasi ricorrenti che

esprimono le persone affette

da una patologia oncologica

quando trovano medici che

li accolgono in maniera

adeguata. Questo, purtroppo,

lo ritengono solo il frutto di

un evento fortunoso.

Attenzione però, c’è chi

scambia dei medici cortesi

per medici adeguati. Ora,

senza voler entrare nel

merito delle competenze

strette della disciplina in cui

si opera, un metro di

giudizio che si può usare per

distinguere la professionalità

tutto tondo è l’etica, che non

deve mai venir meno, i

valori che sostengono l’agire

di questo medico. Questo

metro rimane ancor più

indicativo se l’area trattata

riguarda malattie gravi o

rare, e la malattia oncologica

può richiamare in alcuni casi

entrambe le voci.

Quando diffidare? Per

esempio quando si esegue

un esame diagnostico (es.

TAC) e per portare a far

vedere la risposta ci dicono

che la visita di controllo ha

tempi lunghi di prenotazione

e ci consigliano

l’intramoenia o una struttura

privata; oppure quando la

prognosi è chirurgica e una

delle prime domande che ci

fanno è: “lei è assicurato?”

e alla nostra risposta

affermativa ci consigliano

una struttura privata dove

avremmo la sicurezza che

sarà proprio lui ad operarci;

o ancora quando ci viene

proposta una cura

estremamente invasiva o

definita da “ultima spiaggia”

senza ricorrere a un altro

consulto da un altro

specialista, in un altro

centro, continua pg. 9

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La Depressione Reattiva come risposta

adattativa alla malattia oncologica

L’incontro con una patologia, o comunque con un

evento importante che evoca gravi perdite

personali sia fisiche che psicologiche, mette in

contatto la persona con le cinque fasi

dell’elaborazione del lutto, osservate e strutturate

all’interno di un modello elaborativo da Elisabeth

KŰbler-Ross, una psichiatra svizzera che nella sua

vita professionale si è occupata principalmente del

fine vita. Quando si subisce un lutto (reale o

evocato: l’incontro con la malattia, la fine di una

relazione, la perdita del lavoro, la perdita di una

persona) si attivano cinque fasi (Shock e

negazione, rabbia, patteggiamento, depressione,

accettazione) non necessariamente in maniera

sequenziale e la comparsa di una fase non esclude

la possibilità che possa tornare. Fasi considerate

fisiologiche e non patologiche, quindi quando

evocano preoccupazione? Il profilarsi di un lutto

patologico si ha quando una di queste fasi non

compare affatto o la persona indugia per mesi

all’interno di una di esse; rimandiamo all’esame

accurato delle varie fasi ai numeri arretrati della

nostra news. http://www.moby-dick.info/?page_id=1078

In questo articolo prenderemo in considerazione la

fase della depressione, momento in cui il paziente

inizia ad essere più consapevole delle perdite che

sta subendo. Vi sono due tipi di depressione,

quella reattiva in cui si incontra tutto quello che si

è perso e non si può più recuperare, e quella

predittiva, “tutto quello che potevo fare e non

posso più”.

Quando si fronteggia una malattia capita spesso di

sentirsi scoraggiati, tristi e depressi. Capita di

essere stanchi, di pensare negativamente, di

sentire che si sta lottando invano e di non riuscire

più a fare le cose che prima si svolgevano

quotidianamente. È il momento in cui familiari,

amici e conoscenti, assistendo a ciò, esortano la

persona a “reagire”,

a tirarsi su perché

altrimenti è peggio.

Allo stesso modo il

personale sanitario:

può accadere di

sentirsi dire frasi del

tipo “se ti butti giù è

peggio, lasci campo

libero alla malattia; ora dipende solo da te, devi

combattere, non puoi deprimerti”. In questa

cornice, la persona malata si sente all’interno di

spinte contrastanti: da una parte un vissuto

correlato all’evento che si sta affrontando per la

malattia, dall’altra invece si viene colpevolizzati

per come si sta

reagendo, ci si

sente inadeguati.

Spesso, sono le

persone vicine al

malato che per

primi si trovano

impreparate e non

sanno come “stare” nella relazione;

l’atteggiamento depressivo coinvolge

emotivamente i familiari, e questo è

comprensibile; meno comprensibile e non

giustificabile è la parte di competenza al personale

sanitario che dovrebbe avere una formazione

emozionale adeguata. Può essere proprio questo il

momento in cui si procede all’invio della persona

malata: la fase della depressione reattiva viene

considerata patologica, e allora si pensa di

ricorrere al sostegno psicologico.

È importante però distinguere la depressione

patologica da quella reattiva. La prima, fa parte

(assieme alle sue diverse forme) dei disturbi

dell’umore: sono disturbi in cui il sintomo

principale è l’abbassamento, spesso spontaneo,

del tono dell’umore che si accompagna ad una

serie di altri sintomi che vanno ad intaccare la

quotidiana funzionalità dell’individuo; i disturbi

dell’umore sono diagnosticabili seguendo una

serie ben precisa di criteri diagnostici.

La depressione reattiva invece, come detto già in

precedenza, è una reazione normale cui si va

incontro quando si subiscono gravi perdite; in

questa fase ci si rende conto di tutte quelle proprie

cose che sono andate perse.

Patologizzare la depressione reattiva può avere

delle conseguenze negative; come già detto in

precedenza, la persona può sentirsi in colpa per

non saper gestire la situazione in un modo

“migliore”, più adeguato. L’altra conseguenza del

non potersi concedere la depressione è rimanere

ANNO 5-1 Pagina 3

nella fase precedente, la rabbia, mantenendo forti

nuclei inibitori e persecutori.

Il sostegno psicologico in momenti importanti

come l’incontro con una patologia grave può

essere di grande aiuto. L’ideale sarebbe se questo

iniziasse già con la comunicazione della diagnosi.

Accedere al sostegno psicologico in diversi

momenti dell’elaborazione del lutto, quando non

si riesce più a gestire la situazione è comunque

attivare una risorsa importante.

Come detto in precedenza, accade che il momento

dell’invio coincida con l’esperienza di una

depressione reattiva ed entrare in una relazione di

sostegno psicologico può essere molto importante

per la persona che può innanzitutto avere un

proprio spazio in cui esprimere i suoi vissuti in

maniera libera, senza il timore di giudizi ma si ha

la possibilità che il vissuto emotivo venga accolto,

contenuto ed elaborato per ristabilire un nuovo

equilibrio di vita, stabilendo obiettivi ed

individuando nuove risorse personali.

Maurizio Cianfarini

Vanessa Fabiano

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ANNO 5-1 Pagina 4

La Malattia oncologica nella famiglia

monogenitoriale

Si crede di essere un castello protetto dalle mura

contro le quali niente può abbattersi. Però, nel

momento in cui si viene a contatto con la malattia

oncologica, le reazioni a riguardo sono diverse; si

entra in un loop di smarrimento, solitudine,

rabbia, paura. Queste reazioni sono in parte dovuti

a stili individuali di comportamento, anche da

quelli che la malattia stessa evoca. Inoltre, un

ruolo rilevante in tali situazioni ha la condizione

socio-familiare in cui si trovano.

La malattia oncologica è accompagnata da uno

stato di sofferenza globale che coinvolge, oltre la

persona stessa, l’intero sistema familiare, le

relazioni amicali e sociali. Per giunta, di recente,

la visione del malato oncologico si è ampliata

prendendo in considerazione non solo l’impatto

che la malattia ha sul singolo individuo ma anche

il vissuto dei loro familiari.

La diagnosi di un tumore comporta un

cambiamento radicale dello stile di vita partendo

dalla semplice organizzazione della routine

quotidiana, alle dinamiche familiari e sociali.

Chi vive l’esperienza di una patologia di tale

rilevanza va incontro ad un “riadattamento”, non

solo del proprio stile di vita ma anche quello

dell’intero sistema familiare e amicale in cui fa

parte. Tutto ciò viene annientato dalla paura e

l’ansia a dover scoprire qualcosa di “nuovo”. Si

tratta di emozioni, turbamenti alle quali, non si

può mai arrivare preparati, non ci si abitua mai.

Cosa accade se tutto ciò avviene in una famiglia

monogenitoriale?

La famiglia monogenitoriale è una condizione di

attualità che riflette la nostra società. Si tratta di

una realtà che continua ad aumentare soprattutto

nei paesi occidentali. Queste strutture familiari

non sono un fenomeno nuovo; esse erano diffuse

nel passato, ma con caratteristiche e significati

diversi rispetto ad oggi. Sebbene non si tratti di un

sistema disfunzionale è una famiglia vulnerabile

ad eventi stressanti, soprattutto ad eventi di tale

rilevanza.

I pensieri di primaria importanza, oltre alla

propria vita, sono i figli. Si va incontro alla

necessità di una continua riorganizzazione, un

cambiamento continuo, per la persona stessa e per

l’intero sistema familiare. Il ruolo del genitore in

questo momento viene capovolto, se prima esso si

prendeva cura della famiglia, ora è la famiglia che

si deve prendere cura del genitore.

Il tutto, si complica ulteriormente con la presenza

di un solo genitore. È sempre difficile rendere i

figli partecipi del proprio dolore ed altrettanto

difficile condividere con loro il vissuto della

malattia. Alcuni “reagiscono”, finché possono, da

soli alla malattia, altri cercano aiuto in medici,

amici, familiari, psicologici e psicoterapeuti.

Un genitore solo si trova a dover far fronte, oltre

alla malattia, anche alla genitorialità che sente e

che sarà costretto a lasciare. Il genitore si ritrova

cosi, nel momento in cui “bisogna” pensare al

bene altrui, al bene dei propri figli; rinchiuso tra

malattia e “doveri genitoriali”.

Spesso i genitori difronte ad ansie tumultuose che

la malattia provoca, si sentono impotenti,

arrabbiati, travolti da paure e sentimenti di colpa,

davanti a figli per i quali sono l’unico punto di

riferimento. In tali circostanze, e non solo, i

genitori tendono a nascondere il proprio malessere

ai figli, per “proteggergli” dal dolore. È

importante che i figli

sappiano determinate

informazioni dal

genitore stesso

piuttosto che da voci

estranee, d’altrettanto

rilevante è il

linguaggio usato nella

comunicazione di tale

notizia. Perciò è fondamentale che vengano aiutati

a valutare il grado di verità da rivelare ai propri

figli. Aiutare i genitori ad affrontare la malattia è

molto importante in quanto può alleggerirli da una

serie di preoccupazioni dove i figli hanno una

posizione centrale.

L’aspetto della condivisione è importante in

queste situazioni, in quanto la presenza di un

amico o familiare può essere indispensabile; per

non sentirsi soli, per sentirsi più forti in quei

delicati momenti che accompagnano la malattia.

La collaborazione attiva con la rete sociale e

familiare della persona malata è importante per

recuperare e prendere in mano la propria vita,

ANNO 5-1 Pagina 5

sensazione che abbandona nel momento della

diagnosi e delle cure.

Riprendendo, la malattia oncologica nel contesto

della famiglia monogenitoriale, in alcune

occasioni i figli possono diventare una fonte di

risorse per affrontare la malattia e per recuperare

la padronanza della

propria vita. Riconoscere

di non essere infallibili,

riconoscere ed accettare

le proprie debolezze è un

aspetto molto

importante. Il sostegno

psicologico in

circostanze come l’incontro con una malattia

grave può essere un grande appoggio per il

genitore malato. La possibilità di avere uno spazio

individuale in cui poter esprimere e condividere le

proprie preoccupazioni con esperti che accolgono

e contengono tali vissuti. Ulteriormente

importante è aiutare il genitore ad essere in grado

di tenere conto del proprio atteggiamento per non

responsabilizzare troppo i figli. È fondamentale

accogliere anche i loro timori e allo stesso tempo

rilevante che il vissuto di questa esperienza da

parte dei figli venga rispettato.

Vjola Abdiu

E’ in corso la Campagna Associativa

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oncologica ed in più come Socio Sostenitore avrai

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ANNO 5-1 Pagina 6

Solo psicologi?

Un’attività complessa e intensa come quella

dell’Associazione Moby Dick non ha bisogno

solo di psicologi ma di tutte le risorse, sia esse

economiche che umane per far fronte alle

numerose richieste d’aiuto. Per offrire un

sostegno psicologico serve una sede; per portare

all’attenzione delle famiglie, dei medici, di tutte

le figure curanti la possibilità di avere un

sostegno, bisogna occuparsi di numerose attività

accessorie che diventano indispensabili per la

sopravvivenza di Moby Dick. Ecco perché

abbiamo bisogno di tutte le persone “di buona

volontà” disposte ad offrire un aiuto di qualsiasi

genere e quel tempo che si sentono in grado di

offrire.

“La vita non è qualcosa ma l’opportunità di fare qualcosa”

Christian Friedrich Hebbel

Perché fare volontariato? Ecco 7 buoni motivi

La parola “volontariato” deriva dal latino

voluntarius, da voluntas, ovvero volontà.

Impegnarsi in qualcosa conforme alla volontà, che

parte da un impulso interno ed è accompagnato da

una buona cognizione di causa, un’azione che

nasce spontanea. Dare il proprio contributo

gratuitamente può essere una decisione importante

sia per la propria vita personale che professionale.

I motivi per farlo sono innumerevoli tanti quanti

sono gli esseri umani, ma c’è chi ne ha stilato una

lista esplicitandone le ragioni e i vantaggi che se

ne ottengono … chiaramente questo elenco

proviene dall’altro lato dell’oceano, dato che agli

americani piacciono tanto le guide!

dal blog www.wisebread.com

E' bene fare volontariato perché....

Sviluppa competenze Fare volontariato

permette di mettere alla prova sul campo i propri

talenti, e di apprendere nuove competenze. Se si

agisce insieme ad altri, come spesso capita, si

possono mettere in comune le esperienze e

imparare da chi già sa fare cose per voi nuove.

Ovviamente le competenze acquisite si possono

spendere poi nel resto della vita, sul lavoro, nel

percorso di studi e in qualunque campo.

Dà un esempio ai ragazzi Le nuove

generazioni devono imparare il valore della

gratuità, e voi potete contribuire a questo

insegnamento. Facendo volontariato con i giovani,

soprattutto con i bambini, potrete contribuire a

migliorare il loro futuro concretamente; chi riceve

aiuto gratuito è poi molto più propenso a fare

qualcosa per gli altri, una volta diventato adulto.

Vi aiuta sul lavoro Molti dei "colleghi"

volontari che conoscerete potrebbero un giorno

dare una mano anche a voi in campo lavorativo. E'

sorprendente quanto possa essere utile il passa

parola, soprattutto se siete alla ricerca di prima

occupazione o di un lavoro migliore

Per di più questi compagni di volontariato vi

conosceranno come una persona altruista,

disponibile, estroversa ma anche pronta a lavorare

sodo. E chi non assumerebbe un tipo così?

L'attività di volontariato potrebbe esservi molto

utile anche se non cercate lavoro perché l'avete

già. Le abilità che conquisterete attraverso

l'esperienza solidale vi possono aiutare a

migliorarvi anche nel settore lavorativo, e quindi a

fare carriera. Tutti i datori di lavoro sono

normalmente attratti dalle qualità di un leader, e

scegliendo di fare volontariato avete già

dimostrato di possederne un bel po'.

Fa risparmiare soldi Vi piacerebbe dare

una mano alla vostra associazione preferita ma

non avete molto da spendere? Offrire il vostro

lavoro in cambio di una donazione è molto più

importante per l'organizzazione e molto più

vantaggioso per voi. Non è necessario impegnarsi

due o tre volte la settimana: basta anche solo

aiutare in occasione di eventi speciali, fiere,

vendite straordinarie. Bastano davvero poche ore

al mese.

Riempie la vita Perché sprecare il tempo

libero nei centri commerciali o davanti alla tv?

Fare volontariato è molto meglio: si partecipa ad

attività interessanti, si mettono in circolo le idee,

si fanno nuove esperienze, si esce di casa! Molti

volontari hanno visto riempirsi senza sforzo la

loro agenda sociale in poco tempo, e si divertono

molto più di prima.

Vi insegna a dire grazie Uno dei regali

migliori dell'attività di volontariato è che vi fa

rendere conto di quanto siete fortunati rispetto ad

altre persone. E per questo vi insegna a dire grazie

e a smettere di volere sempre di più, all'infinito.

Vi cambia la prospettiva: capirete cosa conta

davvero nella vita e vivrete in modo più semplice,

autentico e rilassato.

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ANNO 5-1 Pagina 7

Le nostre RUBRICHE

_____________________________________

A domanda risponde a cura di Maurizio Cianfarini Presidente

dell’Associazione Moby Dick, Esperto in psiconcologia, Logotherapy ed Analisi Esistenziale, Analisi individuali, di gruppo e

di Organizzazioni; Direttore del Corso biennale in Psicologia

Oncologica. Professore a.c. Università “La Sapienza” di Roma; Collabora con numerosi enti per la formazione e la supervisione degli

operatori sanitari e dei volontari nelle città di Roma, Milano,

Campobasso, Padova, Cosenza, Potenza, Vicenza, Larino, Catania, Trapani, Firenze, Bari, Verona e Taranto

Gentilissimo dott. Cianfarini, la domanda la pongo

come familiare di una signora che sta’ affrontando

una patologia oncologica e che la struttura che la

ospita tende ad escluderci. In una relazione di cura,

spesso continuativa come quella tra oncologo e

paziente; che funzione ha la comunicazione

nell’informare il paziente oncologico sulla

situazione clinica, partendo dalla diagnosi alle

eventuali cure a cui dovrà sottoporsi? Che ruolo

potremmo avere noi come familiari?

Un consiglio, grazie V. A.

Gentile signora/e,

già quando ha iniziato a formulare la domanda mi

immaginavo che in cuor suo aveva la risposta:

“Una buona comunicazione della diagnosi,

nonché della prognosi e delle cure avrà senz’altro

un ruolo importante in tutto l’iter clinico”. Quindi

quello che mi chiedo è cosa è insito nella sua

domanda, al di là del contenuto verbale, fermo

restando che con molta probabilità può trovare

argomenti sulla “compliance” terapeutica e sulla

comunicazione, sia su numeri arretrati di questo

gazzettino che su libri specializzati.

Come può aver letto trovo delle difficoltà a dare

un’identità di genere alla sua persona, non so se

lei è una donna o un uomo, questo mi può far

azzardare l’idea di vedere in lei una difficoltà ad

apparire nella relazione, stare vicino al suo

familiare o nel percorso di cura, e vivere alcuni

atteggiamenti da parte dei medici come di

esclusione; tenga in considerazione che

l’approccio corretto da parte dei sanitari è

rivolgersi al diretto interessato e coinvolgere il

familiare su sua precisa richiesta (anche se a volte

accade il contrario).

Quello che spesso abbiamo sottolineato in questa

rubrica e che può capitare di ignorare è che anche

il familiare può essere aiutato a “stare” nelle

comunicazioni/relazione di cura. Una malattia

oncologica è un evento estremamente

destabilizzante ed il fatto che lei si senta escluso

dai medici o senta di voler un ruolo più definito è

un elemento importante che può essere trattato

anche attraverso una terapia di sostegno. Aiutare

chi aiuta è uno degli obiettivi della psicologia in

oncologia; apprezzo la sua motivazione e permetta

di farsi aiutare.

Un cordiale saluto Dr. Maurizio Cianfarini

Gentile Associazione, arriva l’estate, le strutture, sia

esse pubbliche che private chiudono per periodi di

ferie, ha senso chiedere un sostegno psicologico in

questo momento dato che la difficoltà principale che

devo affrontare è proprio quella della solitudine?

Grazie della risposta, Mario

Gentile sig. Mario, è vero è un periodo molto

delicato quello di agosto, alcuni servizi chiudono,

reparti riducono gli accessi e le figure mediche di

riferimento si prendono le ferie legittime; ma

malattia e la sofferenza purtroppo non vanno in

ferie e ai vari sentimenti di sofferenza che

accompagnano la persona malata ed il familiare si

aggiunge anche la percezione di essere soli,

abbandonati.

Per nostra esperienza possiamo dirle che prendere

un appuntamento per un colloquio anche in questo

periodo può risultare utile, portare il proprio

disagio, descriverlo e fissare il prossimo

appuntamento per settembre le darà la possibilità

di dare continuità al percorso e sentirsi meno solo.

A volte non è facile concedersi i bisogni personali

e far passare del tempo può portare di nuovo a

rimuoverli, specie se li consideriamo inadeguati

ed elementi di fragilità. Il giudizio di non sentirci

all’altezza di affrontare un evento, anche se

difficile quale il cancro, ci pone in una posizione

difficile, quando invece un elemento di forza

dell’uomo è proprio chiedere aiuto.

Se vuole ci chiami o chiami un centro di sua

fiducia, un cordiale saluto

Dr. Maurizio Cianfarini

LEGGI I NOSTRI NUMERI ARRETRATI SUL SITO,

PAGINA PUBBLICAZIONI ALLA VOCE“IL GAZZETTINO”

ANNO 5-1 Pagina 8

Non è vero... ma ci credo

Aloe, l’elisir che cura …

L'aloe è una "pianta grassa" molto comune, che

cresce sia spontaneamente sia in coltivazioni

specializzate, della quale esistono decine di

specie. Usata come pianta ornamentale e come

rimedio popolare per alcuni disturbi passeggeri,

negli ultimi anni è diventata un rimedio molto

ricercato negli ambienti alternativi per le sue

presunte proprietà curative per malattie gravi, tra

le quali il cancro. Le proprietà dell'aloe erano

conosciute già nell'antichità, sono documentati gli

usi come cicatrizzante in epoca romana e greca e

come lassativo in epoca medievale.

Altri libri di medicina alternativa parlano di effetti

dell'aloe vera, altra specie della pianta dalle

proprietà “miracolose” per la cura del cancro.

Tuttavia la "fama" di antitumorale è diffusa

soprattutto in Italia, ma molto poco in altri paesi

nei quali la pianta

è utilizzata,

sempre nella

medicina

popolare, ancora

come cicatrizzante

e lassativo e

proprio con

quest'ultima

indicazione l'aloe

è in vendita nelle

farmacie come farmaco da banco sotto forma di

estratti in sciroppo o succo e ne esistono decine di

tipi e marchi differenti. Inoltre i preparati in

vendita come integratori, in genere contengono

pochissimo principio attivo che quasi sempre ha

perso ogni sua proprietà benefica (la sostanza è

altamente sensibile alla luce, al calore ed agli

sbalzi di temperatura e si degrada molto

velocemente perdendo quasi tutte le sue qualità)

ed in questo modo è davvero molto improbabile

che un preparato "commerciale" possa avere

effetti curativi almeno vicini a quelli notati in

laboratorio. D'altra parte c'è da dire che, riguardo

a questo tipo di pianta, si studiano già da tempo

gli effetti di alcuni componenti di questo vegetale

ad esempio la sua proprietà cicatrizzante sembra

essere dovuta all'azione di stimolo nei confronti

dei vasi sanguigni che così velocizzerebbe i

normali processi di riparazione della cute, anche

se in realtà queste sono poco più che ipotesi visto

che gli studi non hanno confermato del tutto

questa possibilità: uno studio inglese ha misurato

la capacità dell'aloe nel migliorare le complicanze

dermatologiche della radioterapia e non ha notato

alcun effetto benefico particolare. Le proprietà

lassative sono dovute soprattutto alla presenza di

antrachinoni, sostanze irritanti per l'intestino. Altri

effetti studiati sono quello "ipoglicemizzante" (che

abbassa il valore di zucchero nel sangue) ed

antimicotico (che combatte le infezioni da

funghi). Estratti di aloe sono contenuti in molti

cosmetici e prodotti ad uso casalingo e possono

avere un blando

effetto

antibatterico,

antivirale e

disinfettante. La

tossicità della

sostanza è scarsa

nell'uomo quindi,

un effetto tossico

sarebbe possibile solo per dosaggi elevatissimi,

anche se non è da sottovalutare il potenziale

effetto negativo del suo potere lassativo (perdita

di sali, disidratazione). Inoltre diverse ricerche

hanno studiato e mostrato sperimentalmente la

capacità di inibire le cellule neoplastiche di alcuni

tipi di tumore, e proprio per questo, l'attenzione

degli sperimentatori si è concentrata sui

meccanismi che permettevano questo risultato. Gli

effetti sulle cellule cancerose, anche se

interessanti, sono contrastanti a volte anche

notevolmente, ma sicuramente aprono qualche

speranza. L'aloe emodina* (una degli antrachinoni

contenuti nella pianta) ha mostrato di ridurre i

tumori in cavie ed in vitro, ma sembra essere

pericolosa perché se "stimolata" dalla luce solare

o da altre radiazioni, è capace di favorire tumori

cutanei. Sembra comunque che l'effetto

antitumorale della sostanza (soprattutto nei

confronti dei tumori intestinali) abbia come

costante parallela un effetto dannoso (di stimolo

del tumore, benigno o maligno) a livello cutaneo

ed in altre cellule. Non sono pochi gli esperimenti

che hanno sottolineato questo dato.

Le proprietà immunostimolanti, antiossidanti ed

antiproliferative dell'aloe comunque, hanno fatto

ipotizzare un suo reale potenziale anticancro (non

per forza curativo ma almeno preventivo) e per

questo motivo negli ultimi anni gli studi su queste

proprietà si sono moltiplicati a dismisura, tuttavia,

proprio il sospetto di gravi effetti negativi ha

sempre fatto consigliare molta cautela nelle

conclusioni e l'interesse è rivolto soprattutto

proprio al suo contenuto di antrachinoni. In cellule

in vitro è stato dimostrato un ruolo

immunostimolante, sia per azione su alcune

ANNO 5-1 Pagina 9

cellule immunitarie che per lo stimolo di alcuni

enzimi essenziali nel processo di morte cellulare

(le cosiddette caspasi) ed esiste anche uno studio

sull'uomo che ha associato l'aloe alla

chemioterapia, dimostrando un possibile ruolo nel

miglioramento dei risultati della terapia e della

sopravvivenza dei soggetti trattati. Già nel 2000

uno studio è stato effettuato anche presso

l'università di Padova, analizzava la capacità

dell'aloe-emodina di inibire la crescita tumorale

(su tumori specifici, i neuroectodermici) in cavie.

Gli studi in vitro sono incoraggianti (ne esiste

anche uno su cellule leucemiche che ha dato

risultati positivi), è vero che sono tantissime le

sostanze capaci di eliminare o rallentare le cellule

cancerose in laboratorio e quindi non si può che

parlare di risultati ancora molto preliminari, ma la

buona notizia è che è stato scoperto anche il

meccanismo d'azione che sembra legato all'azione

degli antrachinoni contenuti nell'aloe, altro fattore

positivo è che non sembra esserci un particolare

pericolo di tossicità per l'uomo. C'è però un altro

dato che consiglia di non esagerare con

l'entusiasmo nei confronti di questa sostanza:

sembra che l'uso di aloe, contrasti direttamente

l'effetto "apoptotico" (cioè che induce la morte

cellulare) della chemioterapia (in particolare della

doxorubicina e del paclitaxel), consentendo alle

cellule neoplastiche danneggiate dai farmaci di

rigenerarsi. Inoltre è stato ipotizzato ed in parte

confermato, un ruolo favorente nei confronti dei

tumori del colon.

Le conclusioni contrastanti di diversi studi hanno

quindi limitato notevolmente l'idea di un uso

quotidiano nella cura delle malattie neoplastiche e

per questo motivo bisognerà probabilmente

aspettare l'isolamento di un derivato dell'aloe da

provare sull'uomo quando si avranno sufficienti

certezze sulla sua efficacia e sicurezza, cosa che

attualmente non esiste. Non bisogna comunque

pensare questa pianta come ad un "elisir" che cura

il cancro, non è sicuramente bevendo un bicchiere

di aloe che possiamo sconfiggere questa brutta

malattia, ma se riuscissimo a sfruttare le capacità

benefiche del suo contenuto potremmo avere

qualche beneficio. Insomma non è vero, ma ci

credo, bisognerà approfondire l'argomento e non

cedere al facile entusiasmo, ma nella storia

dell'"aloe anticancro" una base promettente

esiste**. * http://www.aloedipadrezago.it/aloe-emodina-

cancro-ricerche-pecere/

**http://medbunker.blogspot.it/2012/09/aloe-e-

cancro-cosa-ce-di-vero.html

M.D.

continua da pg. 1

in un’altra città. Nonostante sappia, lo farebbe

anche lui, che queste iniziative le prederebbe

comunque il paziente, la famiglia a prescindere,

ma andando a tentativi, mentre un suo invio

darebbe sicurezza e sentiremmo “l’altro” dotato di

un’umiltà tale da non considerarci un suo, “di

proprietà”, paziente.

Lo immagino, in una situazione di emergenza si

perde di lucidità, è in ballo la nostra vita, ma un

atteggiamento corretto da parte del medico non

aumenta questo rischio, anzi, fa sentire più al

sicuro, in buone mani.

Tanto questa categoria di medici, quando non si

soddisfano più i loro bisogni, molleranno

comunque la persona malata prima o poi.

Sono quelli che dicono che c’è un’alleanza

terapeutica purché rimaniamo pazienti,

scambiando il termine pathos (soffrire) con

patiens (disposto a sopportare, rassegnato).

Tutto questo mi ricorda il famoso sketch

dell’avvocato che discute con il cliente le

possibilità di successo: leggendo la

documentazione l’avvocato (medico) dice al

cliente “allora qui gli meniamo, qui gli meniamo,

qui ti menano, qui gli meniamo, qui ti menano

…”; tanto che ad un certo punto il cliente

(paziente) lo ferma e dice: “Avvocato mi spiega

perché quando c’è da menare siamo sempre in

due e quando c’è da prenderle, le prendo solo

io?”

A buon intenditor poche parole.

I want you

Ho bisogno di Te!

Diventa Volontario di

Moby Dick

Chiama allo 06-85358905, porta il tuo

curriculum e fissa un colloquio motivazionale,

potrai far parte dei mobydicker ed aiutare

molte persone

ANNO 5-1 Pagina 10

UN PONTE SUL FIUME GUAI

V PREMIO LETTERARIO

NAZIONALE in oncologia

Presidenza della Regione Lazio,

Comune di Roma Capitale,

CIPOMO, Collegio Italiano Primari Oncologi

Medici Ospedalieri

IPASVI, Federazione nazionale Collegi

Infermieri

AOU, Policlinico “Umberto I” di Roma

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

HA CONFERITO A TUTTE LE INIZIATIVE

PRECEDENTI LA PROPRIA MEDAGLIA DI

RAPPRESENTANZA

L’Associazione Onlus Moby Dick organizza la V Edizione

del Premio Letterario Nazionale “Un ponte sul fiume Guai” aperto a racconti inediti sul tema del cambiamento di prospettiva esistenziale

legato all’incontro con una malattia oncologica.

Il Concorso propone ai partecipanti di raccontare in forma di racconto scritto, attraverso l’episodio che ritengono più significativo,

com’è avvenuto il passaggio dalla comprensibile disperazione legata

alla scoperta di una malattia oncologica alla coraggiosa rivalutazione del senso e del valore della vita quotidiana, a partire da quegli aspetti

minimali che l’esperienza di malattia e la minaccia di morte permettono ora di valutare in modo nuovo.

I racconti inediti, di lunghezza non superiore a 6 cartelle editoriali

(12.000 battute) dovranno essere attinenti al tema, con specifiche considerazioni sulle dinamiche interiori, le emozioni e le

trasformazioni vissute nel corso dell’esperienza legata alla malattia

oncologica.

Scadenza: 3 dicembre 2016

Bando e Regolamento su www.moby-dick.info

I racconti saranno valutati dalla Giuria del Premio, composta da:

Maurizio Cianfarini e Raffaella Restuccia (psicologi Moby Dick),

Enrico Valenzi e Paolo Restuccia (Scuola Scrittura Creativa

Omero).

L’Iscrizione è gratuita; chi lo desidera può Donare un contributo

volontario che potrà detrarre fiscalmente sul c/c postale n° 37246543 intestato a: Moby Dick onlus, Via dei Caudini 4, 00185 Roma.

SE VUOI ESSERE IL NOSTRO SPONSOR CHIAMACI 06-

85358905

Dr.ssa Raffaella Restuccia

(Training Emotional Area)®

Il Piano Oncologico Nazionale 2010-2012,

oltre a riconoscere un ruolo centrale al

volontariato, sottolinea espressamente

l'importanza del supporto psicologico. Tale piano oncologico nazionale assume, per

decisione della Conferenza Stato-Regioni, il più

pregnante titolo di "documento tecnico di indirizzo per

ridurre il carico di malattia del cancro" per il triennio

2011-2013., che verrà accolto dalle Regioni, che

prevede, nell’ambito degli interventi da attuare nel

Piano Oncologico Nazionale, anche una serie di input

per offrire adeguato supporto psicologico ai pazienti.

Art. 3.2.5 Sviluppo della psico-oncologia La patologia neoplastica può avere profonde

ripercussioni sulla sfera psicologica, affettiva,

familiare, sociale e sessuale sia del paziente che dei

suoi familiari. Viene riportato dalla letteratura psico-

oncologica che il 25-30% delle persone colpite da

cancro presenta un quadro di sofferenza psicologica,

caratterizzata in particolare dalla presenza di ansia,

depressione e da difficoltà di adattamento, che

influenza negativamente la qualità di vita, l’aderenza ai

trattamenti medici e la percezione degli effetti

collaterali, la relazione medico paziente, i tempi di

degenza, di recupero e di riabilitazione. Tale sofferenza

può cronicizzare se non identificata e quindi trattata.

Le Borse di Studio

L'Associazione mette a disposizione due borse di

studio come Premio per la migliori tesi in Psicologia

Oncologica, inedita. I lavori presentati verranno

sottoposti all'insindacabile giudizio del direttivo. Le

tesi dovranno pervenire in duplice copia: " una copia

cartacea (non si accettano manoscritti) " una copia su

dischetto o CD in formato Word Per partecipare alla

selezione inviare curriculum e tesi tramite

raccomandata con ricevuta di ritorno, o recapitato di

persona, in busta chiusa indirizzata a: Associazione

Moby Dick / Selezione Corso 2017, Via dei Caudini, 4

– 00185 Roma. (Scadenza 15 dicembre 2016)

Le agevolazioni non sono cumulabili

ANNO 5-1 Pagina 11

I lavori inviati, anche se non vincitori, non saranno

restituiti e potranno essere utilizzati dall’Associazione,

citandone l’autore, per articoli scientifici

Master Professionalizzante

PSICOLOGIA ONCOLOGICA, DELLE

PATOLOGIE ORGANICHE GRAVI e

PALLIAZIONE Direttore prof Maurizio Cianfarini

“Eccellente”, “un’esperienza formativa importante”

“ho trovato quello che cercavo, una formazione che

non è solo didattica”. Questi sono solo alcuni dei feed-

back ricevuti quest'anno alla chiusura del corso di

Psicologia Oncologica; un per-corso che si avvale di

numerosi docenti che mettono al primo posto nel loro

lavoro “la relazione” con la persona portatrice di una

patologia grave ed i bisogni formativi dei discenti.

Inizio 18-19 febbraio 2017

Frequentare un Corso è una scelta importante, è un

investimento non solo economico ma anche di tempo e

risorse fisiche e mentali, ma scegliere bene ripaga di

tutti gli sforzi.

In qualsiasi ambito lavoriamo è sempre possibile

incontrare una persona malata. Se non abbiamo

nessuna preparazione questo incontro ci può mandare

in crisi dal punto di vista sia personale che

professionale.

Una formazione in questo ambito è una risorsa

imprescindibile e che ci può aiutare ad affrontare sia

nella professione che nella nostra vita personale una

perdita, un lutto relazionale ed affettivo.

La formazione è una jungla in cui è difficile muoversi,

ma se usiamo una bussola essa indicherà sempre il

nord. Il nord in questo caso è scegliere innanzitutto un

corso organizzato non da chi si improvvisa ma da un

ente che da decenni lavora nell’ambito; poi un gruppo

docente che sia formato da psicologi, psicoterapeuti e

medici.

OBIETTIVI e CONTENUTI

Conoscere e gestire gli aspetti psico-emotivi che

accompagnano l’iter clinico delle malattie organiche

gravi.

Aiutare il paziente a recuperare il senso di sé e

della propria malattia nel contesto della sua storia.

Aiutare i familiari a contenere le angosce e a

gestire la sofferenza del paziente.

Offrire agli operatori un punto di riferimento per la

conoscenza e la gestione degli aspetti emozionali".

Elementi clinici relativi alle maggiori malattie

organiche gravi

Gruppi di discussione a tema (comunicazione della

diagnosi e della prognosi, relazioni con la famiglia del

malato, burn out degli operatori).

Presentazione e discussione di casi clinici.

Accreditato per 50 ECM visita il sito per avere

informazioni sui docenti www.moby-dick.info.

Il Corso, a numero chiuso, è aperto a psicologi,

psicoterapeuti, medico chirurghi (palliativista,

chirurgia generale, anestesia e rianimazione)

infermieri, fisioterapisti, logopedisti.

Durante il secondo anno il corso sarà strutturato come

Supervisione Clinica dando la possibilità ai discenti di

portare propri casi clinici, esaminare casi clinici

dell’associazione e avere la possibilità di effettuare

osservazione e conduzione di primi colloqui su

discrezione dei docenti.

Sono previste agevolazioni del 15% per iscrizioni

entro il 30 novembre, del 25% per laureandi e

neolaureati (max 4 posti), del 20% peri Soci

PRENOTATI INVIANDO IL TUO

CURRICULUM

….e lasciati accompagnare sulla rotta

25 novembre

“OPEN DAY" PSICOLOGIA ONCOLOGICA, DELLE

PATOLOGIE ORGANICHE GRAVI e

PALLIAZIONE

interverranno Biondi G., già Direttore U.O Psicologia Pediatrica Ospedale

"Bambino Gesù"; Docente alla 2 Scuola di Psicologia Clinica "La Sapienza", Socio Onorario di Moby Dick

Cianfarini M., Presidente Ass. "Moby Dick", Direttore Scientifico per l'Educazione Continua in Medicina del Ministero della Salute;

Az. Universitaria Policlinico “Umberto I”

Psicologia Clinica “la Sapienza” Roma

Gentile A., Psicologa, è nel Direttivo dell’Ass. "Moby Dick” con cui collabora come Docente e nelle Terapie di sostegno

Di Bacco R., Dirigente Resp. della U.O. AIDS-ASL Roma C,

Gruppo di ricerca in Scienze Sessuologiche integrate (CIRS) Genova

Levano M Infermiere

Professionale esperto, Hospice

ANTEA

Pellegrini P., Professore associato,

Ospedale S. Andrea di Roma; Docente

alla Scuola di Specializzazione in Oncologia Università "La Sapienza", Socio

Onorario di Moby Dick

ANNO 5-1 Pagina 12

(Training Emotional Area)®

Direttore prof. Maurizio Cianfarini*

Organizza a Roma

data 6 ottobre h 9-19, 7 ottobre 09-13:

"Introduzione alla Logoterapia": un approccio

umanistico esistenziale alla vita, 20 Crediti ECM per

tutte le professioni sanitarie

Programma: L’immagine dell’uomo nella Logoterapia, l’uomo

tridimensionale, dall’homo faber all’homo patiens; La

possibilità di scelta ed il “divenire” nel significato; casi

clinici ed esperienziali

data 17 novembre h 9-19, 18 novembre 09-13:

"La Medicina Narrativa": un percorso sostenibile,

20 Crediti ECM per tutte le professioni sanitarie

Programma:

Definizione e strumenti della Medicina Narrativa. Le

applicazioni pratiche nei diversi contesti di cura;

imparare, raccontando, a mettersi dal punto di vista

dell’altro e ad ascoltare se stessi;

Discussione e lavoro di gruppo.

data 1 dicembre h 09-19: "Il disimpegno morale nella relazione di cura", 11 Crediti ECM per tutte

le professioni sanitarie

Programma:

Lo stress lavorativo mal gestito ha conseguenze

negative in termini di salute, depressione e ansia,

soddisfazione lavorativa, prestazioni. Si porrà l’accento

su: i meccanismi di disimpegno morale che operano in

maniera differente e sono raggruppati in base a dove

agiscono nel processo autoregolativo morale e del

comportamento;

l’impegno morale e la coesistenza con l’empatia.. Nelle

relazioni di cura l'empatia non dovrebbe mai essere

accantonata nella speranza di tentare di arginare la

sofferenza. Parallelamente non è funzionale essere

eccessivamente o forzatamente empatici, fino al limite

di oltrepassare la giusta distanza che non permette più

di distinguere le proprie emozioni e bisogni da quelli

che la persona ci sta presentando

(casi clinici)

Totale del percorso 51 ECM

AGEVOLAZIONI del 15% per iscrizioni a due

eventi, del 25% per tre eventi.

Ulteriore riduzione a seminario se non richiedenti

crediti e del 5% per i Soci

“Help Profession" il lavoro in equipe e la Mission Sanitaria

Emotional Training Area

3 C GROUP Conflitto-Confronto-Condivisione

29 settembre Roma

Gli incontri, nell’ottica dell’approccio globale al

paziente e di condivisione con gli operatori secondo il

modello dei gruppi Balint, si propongono di fornire ai

partecipanti strumenti teorici, tecnici e pratici. Il

Corso è rivolto a tutti coloro che sono impegnati in

una relazione d’aiuto e desiderano una condivisione

delle esperienze professionali.

Gli incontri saranno quindicinali, il giovedì, per un

totale di 15 incontri, dalle ore 18,00 alle ore 20,00

presso la sede dell’Associazione.

Alcuni argomenti affrontati:

Il gruppo: mentalità e linguaggio comune in ambito

sanitario

La relazione operatore/paziente Caratteristiche del metodo clinico patient-centred Caratteristiche del metodo person-centred

Le principali tecniche di comunicazione Le riunioni e la risoluzione di crisi

Gli indicatori di crisi e funzioni psicologiche aspecifiche

Il patrimonio affettivo ideale (senso di appartenenza, spirito di gruppo, identificazione con il compito)

L’evento è strettamente a numero chiuso e si attiverà con un

minimo di 8 partecipanti ed un massimo di 12

35 crediti formativi per tutte le professioni

(Training Emotional Area)®

Direttore prof. Maurizio Cianfarini*

Organizza a Padova

data 21 ottobre h 9-18, 22 ottobre 09-13: "Curare

e/o Prendersi Cura, dalla Relazione alla

Persona",

20 Crediti ECM per tutte le professioni sanitarie

Programma: Il doppio, gruppo di conoscenza. Il

rapporto operatore-paziente e le modalità di

comunicazione; Il dialogo fra gli operatori del settore;

La comunicazione e l’ascolto empatico; Il silenzio La

comunicazione non verbale; Lavoro e discussione di

gruppo. Ruolo della comunicazione e dell’ascolto con il

paziente grave e i suoi familiari. L’importanza della

comunicazione non verbale e la capacità di ascoltare

(role playing) ; Discussione di gruppo.

ANNO 5-1 Pagina 13

data 11 novembre h 9-18, 12 novembre 09-13:

"Separazione, lutto e perdita tra metafora e

realtà sanitaria",

20 Crediti ECM per tutte le professioni sanitarie

Programma: Lutto e morte nell’immaginario

collettivo; Il lutto, evento sociale; Affrontare le

esperienze di perdita; Il significato della morte e del

lutto nella pratica sanitaria; L’accompagnamento

possibile; Elaborare un lutto Il lutto complicato ed i

suoi risvolti; Esperienze guidate e casi clinici;

elaborazioni del concetto di colpa, sofferenza e morte.

Il bilancio esistenziale, lavoro e discussione di gruppo.

Dialettica tra destino e libertà, valori dell’atteggiamento

come aiuto nella ricerca di senso nella malattia.

Discussione e lavoro di gruppo.

data 17 dicembre h 09-18: "Controtransfert,

Burn-out e Compassion Fatigue",

11 Crediti ECM per tutte le professioni sanitarie

Programma: Il ruolo della comunicazione nelle varie

fasi (nel processo) della patologia; La comunicazione

non verbale; Discussione e lavoro di gruppo. Transfert

e Controtransfer; Il transfert precostuito, Ruolo della

comunicazione nella prevenzione del burn-out. Lavoro

e discussione di gruppo; burn-out e Compassion

fatigue; L’utilizzo della metafora nell’ascolto; Lavoro e

discussione di gruppo. (casi clinici)

Totale del percorso 51 ECM

AGEVOLAZIONI del 15% per iscrizioni a due

eventi, del 25% per tre eventi.

Ulteriore riduzione a seminario se non richiedenti

crediti e del 5% per i Soci

15 DICEMBRE

“OPEN DAY" IL TRAINING AUTOGENO PER UN

BENESSERE PSICOFISICO Il training autogeno letteralmente significa

“allenamento che si genera da sé”. Si tratta di una

tecnica di rilassamento che consiste in una serie di

esercizi di concentrazione, allo scopo di ottenere

un generale stato di rilassamento a livello fisico e

psichico. Mente e corpo sono due componenti

strettamente correlate, in un rapporto di influenza

reciproca e costante è quindi possibile attraverso

le attività mentali. produrre modificazioni delle

funzioni organiche e viceversa.

Le nostre PUBBLICAZIONI

_____________________________________

La malattia oncologica nella famiglia Dinamismi psicologici ed aree d’intervento

Maurizio Cianfarini

Carocci Editore (nelle migliori librerie ed in

Sede)

Caro Presidente, finalmente ho letto il tuo libro,

come promesso. Mi ero fatto l'idea, solo

dall'oggetto, senza aprirlo, che fosse più semplice,

'classico', un po’ una sorta di dispensa ampliata ad

uso e consumo

di studenti o

neofiti. Sono

rimasto invece

colpito, e non

te lo scrivo per

quella sorta di

legge non detta

per cui bisogna

fare i

complimenti a chi si conosce, e assai. Ho colto

umiltà nelle affermazioni di tutti, tipica di chi è

davvero competente nel suo settore; e molta,

molta chiarezza, trasparenza, onestà nelle

riflessioni personali, nei racconti di vita vissuta,

nelle considerazioni operative. E' tutto lineare,

diretto, approfondito. Il fatto poi che si presenti

come un libro di dimensioni ridotte è diventato

ora, a differenza dell'inizio un pregio perché

contrasta, in positivo, con i contenuti densi,

susseguenti ma, appunto, subito comprensibili. Ci

sono poi tanti riferimenti ad autori, correnti, testi,

esperienze che non possono che incuriosire perchè

non sono né solo citati né copiati pari pari.

Insomma, un bel lavoro che, almeno da come l'ho

vissuto, ha un leit-motiv che attraversa ogni

capitolo e quindi ognuno di voi, io immagino: il

cambiamento.

E pure quello che manca - la sicurezza relazionale,

l'auto compiacimento, il riferimento al proprio

vissuto come fonte di 'verità - aiuta molto ad

elevare il livello dell'intero prodotto.

Nicola Ferrari

ANNO 5-1 Pagina 14

Un ponte sul fiume guai 4 Raffaella Restuccia

Un, due, tre…QUATTRO !!

Dopo tanta acqua passata sotto questo ponte mi

trovo di fronte alla terza raccolta di Racconti e

ogni volta è un’emozione diversa.

Sempre bella, sempre nuova, sempre piena di

storie uniche e preziose.

E leggendo ogni riga si comprende un pochino di

più l’umanità sottesa a questo mondo di malattia e

di cura, mondo che rischia troppo spesso di far

passare sotto silenzio l’”essere”, tutti concentrati

sulla speranza del “curare e guarire”. L’ambiente

sanitario in generale è indaffarato nella lotta

contro la malattia e ancora poco sull’impegno a

favore della persona.

Può sembrare la stessa cosa, ma non lo è.

La ricerca è importante, l’impegno della medicina

è insostituibile, ma secondo me lo sforzo che deve

essere fatto in misura maggiore è quello di riuscire

a portare avanti la terapia (qui intesa come

comprensiva di diagnosi, prognosi, iter

terapeutico e successivi controlli) accogliendo

quel grande universo umano che si incontra in

ambulatori e reparti.

E questo è possibile solo se si riuscirà a preparare

tutti gli operatori sanitari a riconoscere e utilizzare

in positivo l’incontro con le emozioni, piacevoli o

spiacevoli ma sempre molto intense, che questo

lavoro comporta. Se così non sarà, dovremo

accettare come comprensibili, anche se non

giustificabili, gli atteggiamenti di distacco o

peggio di cinismo, di alcuni professionisti della

sanità. Come si legge in Ciao Tiziana si può

essere travolti da uno tsunami emotivo.

Troppo spesso sentiamo persone malate dolersi

per frasi ricevute dai curanti. Frasi che talvolta

aggrediscono, talvolta minimizzano, ma sempre

comportano una sofferenza aggiunta, inutile, a un

momento di vita già di per sé difficile da

affrontare, nel quale ci sarebbe bisogno di sentirsi

sicuri nell’affidarsi a figure professionali

percepite non come autoritarie o superficiali ma

come competenti e autorevoli.

Perché – questo si sa – l’incontro con un tumore

rappresenta un’esperienza scioccante, talmente

scioccante che a livello sociale e personale rimane

ancora difficile pronunciarne il nome, preferendo

ricorrere ad espressioni come ‘la malattia’ o il

‘brutto male’.

In Il sole sul soffitto leggiamo che il coraggio non

è quello che si legge sui libri, quello che crea “gli

eroi”, il coraggio ti viene quando hai tanta paura,

quando non riesci a liberarti dall’angoscia che ti

affretta il respiro e ti lascia sveglia ed attonita

nella notte.

In una condizione dolorosa ci si addolora, se una

situazione ci spaventa la reazione corrispettiva è

avere paura.

All’inizio, quando anche solo si sospetta di essere

malati, è normale rimanere spiazzati, rifiutare la

realtà, non capire quello che sta accadendo o

sentirsi come se tutto riguardasse un’altra persona.

Così come è normale poi arrabbiarsi, protestare,

disperarsi, per un ‘destino’ che si sarebbe voluto

evitare. In A mia Figlia la mamma descrive così la

sua prima reazione: un confuso miscuglio

d’incredulità, rabbia, tristezza, ansia, paura,

mentre insonnia, distrazione, angoscia,

inappetenza, divenivano velocemente compagne

inseparabili delle mie giornate.

Si impatta contro un’esperienza fuori

dall’ordinario e non è pensabile che si possa

affrontare come ogni altra situazione di vita

quotidiana, per quanto problematica. Ci vuole

tempo per assimilare il trauma e riuscire a

elaborarlo.

Perché, e questo forse è meno noto, riappropriarsi

della propria vita è possibile.

Dopo essersi sentiti costretti a subire una diagnosi

dolorosa, aver attraversato esami e visite, aver

sostenuto terapie debilitanti, il tutto accompagnato

da destabilizzanti scossoni psicologici, si può

riconquistare un senso di padronanza della propria

esistenza e ricominciare a sentirsi attivi

protagonisti della propria vita. E questo non solo

quando la malattia guarisce, ma sempre quando

riusciamo ad attingere a quel grande potenziale

che è dentro di noi.

In Nini e le sue moto il protagonista scopre che

amore e sofferenza ora si possono esprimere,

confrontare, portare fuori e arricchire di

significati nell’incontro con l’altro. Sono due lati,

dolce e amaro, della stessa vita. Nini lo ha capito

bene e nei suoi discorsi emergono come

inscindibili.

La scelta stessa di scrivere la propria esperienza di

incontro con la malattia e il cambiamento di

prospettiva che questo ha rappresentato, sono

indice di un’elaborazione in corso.

Questa elaborazione richiede come dicevamo

tempo; e richiede anche un adeguato sostegno

interpersonale e una preparazione a livello sociale

e del mondo sanitario che possa accompagnare le

persone malate senza chiusura o evitamento

difensivo.

Nel racconto “Le parole non dette” è scritto che

una delle abilità che permettono all’essere umano

ANNO 5-1 Pagina 15

di affrontare le difficoltà e di vivere serenamente

è quella di tollerare e gestire il dolore mentale.

Per questo credo che sia utile parlare apertamente

di tumore o di cancro, affinché questa malattia

non risulti più così associata ad un panico

paralizzante; ed è irrinunciabile raccontare di

coloro che, incontrato lo sconforto riscoprono la

speranza di vivere pienamente il giorno presente.

Persone che ci trasmettono il valore della vita.

Guardando il mondo dalla luna si capisce che

delimitare il campo delle possibilità può anche

essere un sollievo, che la felicità abita nel

presente e nella capacità di godere dei momenti

preziosi che la vita offre, più che nel sognare

mirabolanti futuri.

Per questo mi sembra sempre un importante

traguardo riuscire a pubblicare una raccolta di

racconti come questa.

Racconti veri, intensi, privi di vuoto esibizionismo

e pieni invece della voglia di far comprendere

cosa può significare l’incontro con una malattia

oncologica.

E cosa può significare scoprire in se stessi risorse

inimmaginabili, che consentono di affrontare ciò

che si riteneva inaffrontabile e di ritrovarsi pieni

di voglia di vivere e amare.

Racconti che amplificano la potenza e Il segreto

dei globuli arancioni.

(del 1°ed il 3° sono rimaste poche copie in sede

il 2° è andato ESAURITO!!!)

Il Sostegno Psicologico in Oncologia:

quando e perché chiedere aiuto

Percepire un bisogno significa permettersi

d’incontrarlo; questa

semplice regola (una

regola semplice ma

che implica l’incontro

con la sofferenza) vale

per tutte le persone

coinvolte in una

patologia oncologica:

paziente, familiari,

amici e personale

curante. Un aiuto concreto si rivela questo opuscolo

scritto dal dr. Maurizio Cianfarini e dalla dr.ssa

Raffaella Restuccia e distribuito gratuitamente

dall’Associazione Moby Dick a tutti i reparti e servizi

ospedalieri e non che ne facciano richiesta. Una

richiesta di un numero di copie per il Vostro reparto,

day-hospital, servizio, può essere accompagnato da

parte dell’Associazione, se lo desiderate, da un breve

incontro con il personale sanitario per aiutarli ad

individuare le caratteristiche per poter individuare le

persone che possono aver maggior bisogno di una

terapia di sostegno psicologico ed effettuare un invio.

Per averci tra di voi contattataci ai nostri recapiti.

Gratuitamente disponibile in Sede e scaricabile dal sito

L’Associazione Moby Dick è stata confermata provider

con il numero identificativo 2012. Il riconoscimento da

parte della Commissione Nazionale per la formazione

continua, che un soggetto è attivo e qualificato nel campo

della Formazione Continua in Sanità e pertanto è

abilitato a realizzare attività formative idonee per l’ECM

individuando ed attribuendo direttamente i crediti agli

enti formativi e rilasciando relativi attestati

Il coraggio più sicuro è quello che nasce da una reale

conoscenza del rischio da affrontare, mentre quello

che proviene dall'incoscienza è tanto pericoloso

quanto la vigliaccheria.

Herman Melville

dal libro "Moby Dick"

ANNO 5-1 Pagina 16

Le richieste di sostegno psicologico alla

Nostra Associazione in questi ultimi anni sono in

continuo aumento, questo grazie sia ad un passa parola,

da parte di pazienti che hanno avuto giovamento dal

percorso terapeutico effettuato, e sia grazie ad una

maggiore visibilità che l'Associazione sta avendo nel

territorio comunale e provinciale. Ogni anno

partecipano ai nostri incontri di formazione molti

operatori sanitari provenienti da tutte le Regioni

d’Italia (infermieri, medici e psicologi); questa

opportunità ci permette di far comprendere agli

operatori che le difficoltà ed il disagio che il malato

incontra non è solo fisico. Attraverso la formazione

riusciamo a far conoscere i Servizi che Moby Dick

offre in maniera totalmente gratuita. Qualche volta, nel

primo colloquio, sentiamo la persona dire: "l'avessi

saputo prima...", esprimendo non solo il suo ma

probabilmente il rammarico di molte persone che

ancora non sanno della possibilità di avere un sostegno

psicologico in momenti così difficili del loro percorso

di vita. Gli obiettivi dell’associazione

Moby Dick cerca di rispondere al bisogno dei

pazienti oncologici (e organici gravi) di condividere

emozioni, sentimenti e

vissuti legati all’esperienza

di malattia e ai suoi effetti

sulla quotidianità, effetti che

danno la sensazione di non

riuscire più a capirsi, a

relazionarsi come prima con

gli altri e con la vita, in

breve di non riconoscersi

più. Malati e familiari sperimentano affetti nuovi e

complessi, talvolta difficili da comprendere e gestire. Il

nostro obiettivo è di non lasciarli da soli a confrontarsi

con queste problematiche, nella consapevolezza che la

vita di ogni persona è la vita che potrebbe essere di

tutti.

Quali sono le modalità I colloqui per i pazienti

sono completamente gratuiti, sia che si tratti di brevi

consulenze sia per lunghi percorsi di

accompagnamento. Il paziente (malato o familiare) è

seguito nel momento in cui ne fa richiesta. Questo può

avvenire nel momento in cui riceve la diagnosi, dopo

un’operazione chirurgica, nel periodo delle cure,

quando fa i controlli periodici, quando deve riprendere

la normale quotidianità, quando la malattia si aggrava,

quando avviene il passaggio ad una terapia domiciliare

o nel caso di un familiare quando non sa come

comportarsi, quando necessita di un contenimento delle

intense emozioni.

Chi effettua il sostegno Il personale che

effettua i colloqui è specializzato, trattandosi di

psicologi e/o psicoterapeuti iscritti all’albo e che, prima

di cominciare a seguire pazienti in associazione

ricevono una formazione specifica.

Provider ECM Moby Dick è stata confermata

Provider dalla Commissione Nazionale per la

Formazione Continua - Ministero della Salute.

L'Associazione organizza corsi e seminari con

l'obiettivo di sviluppare competenze di intervento con

un’attenzione psicologica nell'area oncologica e delle

malattie organiche gravi. nell'ambito dell'Educazione

Continua in Medicina con un numero di crediti

variabile dai 7 ai 50.

Gruppi di lavoro e formazione Rivolti a

medici, psicologi, infermieri e operatori del settore (su

richiesta). Consulenze organizzative. Seminari

monotematici riguardanti aspetti psicologici della

patologia oncologica. Corsi di formazione per volontari

nell'ambito delle patologie organiche gravi. Gruppi

maratona per volontari e professionisti.

Moby Dick in rete www.moby-dick.info Uno sportello telematico

ideato per rispondere a

domande da parte dei

pazienti o dei familiari

al fine di fornire forme

di sostegno di carattere

informativo, pratico e

psicologico Un sito

aggiornato su tutte le attività dell'associazione.

[email protected]

www.psiconcologia.it Una rivista on-line che

vuole essere un aiuto concreto per tutti gli operatori

professionali che si confrontano quotidianamente con

la patologia oncologica. Si propone di offrire ai lettori

informazioni attraverso modelli teorici, interventi

tecnicopratici. Un contributo multidisciplinare che

pone il paziente ed i suoi familiari al centro della cura e

della relazione d'aiuto. [email protected]

Chi può aiutarci Moby Dick, come ogni

associazione, vive dell’attività dei volontari. Tutti

coloro che condividono i nostri obiettivi e vogliono

aiutarci a portarli avanti rappresentano una risorsa

insostituibile.

Come aiutarci Comunicando la propria disponibilità a prestare tempo

(anche minimo) all’associazione

Versando periodicamente (a piacere) una quota come

sostenitore utilizzando UNICREDIT codice IBAN

IT74Z0200805335000400263864 oppure sul c/c

postale n. 37246543 intestati a Moby Dick, Via dei

Caudini 4, 00185 Roma; CAUSALE: contributo

liberale

Proponendo iniziative per raccolta fondi o

manifestazioni

Contatti e-mail: [email protected]

Tel/Fax 06-85358905