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La quasi totalità delle gastriti croni- che attive è dovuta alla presenza di un batterio nello stomaco (Helicobacter pylo - ri). Questo fatto comporta una sintomato- logia a volte scarsa e ricorrente che, se dilatata nel tempo, arriva all’ulcera, oppure al carcinoma gastrico con una latenza ancora maggiore. La medicina possiede diversi rimedi (comprese le tera- pie psico-analitiche), tutti caratterizzati da qualche aggancio con il sintomo, ma nessuno caratterizzato da rapporti diretti con la causa; i risultati delle cure sintoma- tiche possono risolversi in una continua recidiva della malattia, se non addirittura in una maggiore evolutività verso patolo- gie più gravi. Dal momento in cui si è potuta stabilire la causa infettiva di que- ste forme, la somministrazione di antibio- tici mirati ha permesso un netto migliora- mento delle condizioni del soggetto., Da questo esempio risulta ovvio come un fat- tore etiologico minimo, almeno nella sua manifestazione infettiva primaria, possa determinare conseguenze disastrose sulla intera economia dell’organismo, man mano che ci si allontana dall’evento ini- ziale (la modificazione del sistema ad un istante T0); il tutto contribuisce alla valo- rizzazione del modello hahnemanniano di malattia cronica. In omotossicologia non esiste un criterio patologico altrettanto robusto, almeno per quello che concerne la dimensione eziologica delle malattie croniche. È altre- sì vero, comunque, che il bagaglio di conoscenze accumulate negli anni succes- sivi alla morte di Hahnemann ha permes- so di amplificare il potenziale terapeutico, andando a cogliere, nel loro aspetto pato- genetico e farmacologico, le molteplici sfumature che compongono il mosaico della malattia, soprattutto se cronica. La nozione di tossina, propria all’omotossi- cologia, esaurisce lo spunto conoscitivo nella elaborazione di una risposta allo sti- molo non più di natura puramente nervo- sa, come negli umoralisti Brown e Rasori, ma generale, attraverso i cinque sotto- sistemi che sottendono all’equilibrio omeostatico: a) il reticolo-endotelio, il cui centro motore è associato alla cellula di Kupfer, deputato alla produzione di anti - corpi (in questo caso le omotossine sono proprio gli antigeni); b) l’asse ipofisi-cor- teccia surrenale , da cui dipende una forma di disintossicazione umorale attra- verso la produzione di particolari ormoni (l’infiammazione, mediata da molecole quali l’interleuchina 1 e il TNF, è diretta- mente associata a questo asse) prodotti in risposta alle omotossine solubili; c) il riflesso neurale (ovvero la risposta ner- vosa a una stimolazione tossico-specifi- ca), da cui deriva una simpaticotonia che ha come conseguenza una esaltazione della risposta immunitaria; d) la disintos- sicazione epatica , con l’attivazione di reazioni enzimatiche tossico-specifiche tendenti all’eliminazione di prodotti fina- li del metabolismo intermedio o di veleni, comprese alcune sostanze alimentari; e) la disintossicazione connettivale, il tes- suto dove avviene la deposizione degli immunocomplessi che, pertanto, devono essere drenati. Rimanendo in tema di modello patolo- gico, è importante sottolineare ancora alcune note fondamentali. Hahnemann descrive, per le tre malattie croniche (sifi- lide, condilomatosi e psora) tre fasi evolu- tive: una manifestazione primaria (ulce- ra venerea, condiloma ed eruzione cuta- nea, rispettivamente); una sintomatolo- gia funzionale, propria alla fase di laten- za (ovvero quella che consegue alla riso- luzione del processo morboso primario); una sintomatologia secondaria a caratte- re lesionale. Ognuna di queste fasi comporta una descrizione minuziosa dei sintomi, soprattutto per ciò che concerne la malat - tia psorica. E’ utile ricordare in questo contesto che in omeopatia il termine psora viene utilizzato, secondo una consuetudi- ne secolare, per indicare tutte quelle malattie contagiose e trasmissive che hanno una manifestazione primaria a livello cutaneo (herpes, micosi, scabbia). La sintomatologia, dunque, assume un carattere di fondamentale importanza per la composizione del quadro di malattia, anche per capire in quale fase si trovi il paziente (latenza funzionale o conclama- zione lesionale). A questa viene associato il farmaco più analogico possibile, scelto tra quelli anti-psorici, che consenta di otte- 22 Anno III / Numero 6 - Novembre 2002 nere il miglior risultato possibile. La seconda prescrizione viene fatta, con lo stesso criterio, per i sintomi residui o quelli che ricompaiono dopo molto tempo. E così avviene per una eventuale terza o successive, non escludendo la pos- sibilità di intervenire con rimedi diversi l’uno dall’altro, fino alla completa risolu- zione della malattia cronica. In omotossicologia, invece, le varie fasi vengono distinte sulla base del processo di difesa anti-tossica: le tossine, per esse- re eliminate, devono associarsi agli omo- loghi in modo da formare un complesso non tossico (la saliva, le lacrime, l’urea, le feci, le urine, l’anidride carbonica, il sudore, il sebo, il cerume, il muco, etc.) e possono essere facilmente schematizzate: escrezione tossinica (espulsione, intesa come drenaggio fisiologico delle sostanze metaboliche intermedie, o infiammazio- ne, intesa come primo fenomeno di rea- zione patologica a una noxa); deposito, dapprima umorale, e poi cellulare (que- st’ultima fase definita anche come impre- gnazione); degenerazione (neoplasma). Da questa sintesi abbiamo la possibilità di notare le forti analogie che l’omotossi- cologia presenta con la patologia genera- le, per la quale il danno della cellula è alla base della evolutività o della reversibilità del fenomeno morboso. In tal senso risul - ta comprensibile anche il concetto di vica - riazione, ovvero lo spostamento del danno da un tessuto all’altro in senso progressivo (evoluzione patologica verso fasi più gravi di malattia) o regressivo (verso forme meno gravi). In omeopatia classica questo modello dinamico è solo accenna- to, quando Hahnemann parla di un pas- saggio da una fase di malattia cronica latente a quella secondaria, conclamata: in questo caso la potenzialità terapeutica diminuisce man mano che nel tempo ci si allontana da questo momento critico e si esaurisce completamente nelle fasi termi- nali del processo patologico. Queste considerazioni non sono solo teoriche, ma vengono utilizzate, in omo- tossicologia, per un inquadramento tera- peutico agevole e lineare. Attraverso la nozione di sinergismo farmacologico (da notare la terminologia comune con la vec- chia scuola di stampo umoralista) si può Omeopatia e omotossicologia Le divergenze metodologiche di Angelo MICOZZI e Rosa FEMIA [email protected] Convergenze parallele

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La quasi totalità delle gastriti croni-che attive è dovuta alla presenza di unbatterio nello stomaco (Helicobacter pylo -ri). Questo fatto comporta una sintomato-logia a volte scarsa e ricorrente che, sedilatata nel tempo, arriva all’ulcera,oppure al carcinoma gastrico con unalatenza ancora maggiore. La medicinapossiede diversi rimedi (comprese le tera-pie psico-analitiche), tutti caratterizzatida qualche aggancio con il sintomo, manessuno caratterizzato da rapporti diretticon la causa; i risultati delle cure sintoma-tiche possono risolversi in una continuarecidiva della malattia, se non addiritturain una maggiore evolutività verso patolo-gie più gravi. Dal momento in cui si èpotuta stabilire la causa infettiva di que-ste forme, la somministrazione di antibio-tici mirati ha permesso un netto migliora-mento delle condizioni del soggetto., Daquesto esempio risulta ovvio come un fat-tore etiologico minimo, almeno nella suamanifestazione infettiva primaria, possadeterminare conseguenze disastrose sullaintera economia dell’organismo, manmano che ci si allontana dall’evento ini-ziale (la modificazione del sistema ad unistante T0); il tutto contribuisce alla valo-rizzazione del modello hahnemannianodi malattia cronica.

In omotossicologia non esiste un criteriopatologico altrettanto robusto, almenoper quello che concerne la dimensioneeziologica delle malattie croniche. È altre-sì vero, comunque, che il bagaglio diconoscenze accumulate negli anni succes-sivi alla morte di Hahnemann ha permes-so di amplificare il potenziale terapeutico,andando a cogliere, nel loro aspetto pato-genetico e farmacologico, le molteplicisfumature che compongono il mosaicodella malattia, soprattutto se cronica. Lanozione di tossina, propria all’omotossi-cologia, esaurisce lo spunto conoscitivonella elaborazione di una risposta allo sti-molo non più di natura puramente nervo-sa, come negli umoralisti Brown e Rasori,ma generale, attraverso i cinque sotto-sistemi che sottendono all’equilibrioomeostatico: a) il reticolo-endotelio, il cuicentro motore è associato alla cellula diKupfer, deputato alla produzione di anti-

corpi (in questo caso le omotossine sonoproprio gli antigeni); b) l’asse ipofisi-cor-teccia surrenale , da cui dipende unaforma di disintossicazione umorale attra-verso la produzione di particolari ormoni(l’infiammazione, mediata da molecolequali l’interleuchina 1 e il TNF, è diretta-mente associata a questo asse) prodotti inrisposta alle omotossine solubili; c) ilriflesso neurale (ovvero la risposta ner-vosa a una stimolazione tossico-specifi-ca), da cui deriva una simpaticotonia cheha come conseguenza una esaltazionedella risposta immunitaria; d) la disintos-sicazione epatica, con l’attivazione direazioni enzimatiche tossico-specifichetendenti all’eliminazione di prodotti fina-li del metabolismo intermedio o di veleni,comprese alcune sostanze alimentari; e)la disintossicazione connettivale, il tes-suto dove avviene la deposizione degliimmunocomplessi che, pertanto, devonoessere drenati.

Rimanendo in tema di modello patolo-gico, è importante sottolineare ancoraalcune note fondamentali. Hahnemanndescrive, per le tre malattie croniche (sifi-lide, condilomatosi e psora) tre fasi evolu-tive: una manifestazione primaria (ulce-ra venerea, condiloma ed eruzione cuta-nea, rispettivamente); una sintomatolo-gia funzionale, propria alla fase di laten-za (ovvero quella che consegue alla riso-luzione del processo morboso primario);una sintomatologia secondaria a caratte-re lesionale.

Ognuna di queste fasi comporta unadescrizione minuziosa dei sintomi,soprattutto per ciò che concerne la malat-tia psorica. E’ utile ricordare in questocontesto che in omeopatia il termine psoraviene utilizzato, secondo una consuetudi-ne secolare, per indicare tutte quellemalattie contagiose e trasmissive chehanno una manifestazione primaria alivello cutaneo (herpes, micosi, scabbia).La sintomatologia, dunque, assume uncarattere di fondamentale importanza perla composizione del quadro di malattia,anche per capire in quale fase si trovi ilpaziente (latenza funzionale o conclama-zione lesionale). A questa viene associatoil farmaco più analogico possibile, sceltotra quelli anti-psorici, che consenta di otte-

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n e re il miglior risultato possibile. Laseconda prescrizione viene fatta, con lostesso criterio, per i sintomi residui oquelli che ricompaiono dopo moltotempo. E così avviene per una eventualeterza o successive, non escludendo la pos-sibilità di intervenire con rimedi diversil’uno dall’altro, fino alla completa risolu-zione della malattia cronica.

In omotossicologia, invece, le varie fasivengono distinte sulla base del processodi difesa anti-tossica: le tossine, per esse-re eliminate, devono associarsi agli omo-loghi in modo da formare un complessonon tossico (la saliva, le lacrime, l’urea, lefeci, le urine, l’anidride carbonica, ilsudore, il sebo, il cerume, il muco, etc.) epossono essere facilmente schematizzate:escrezione tossinica (espulsione, intesacome drenaggio fisiologico delle sostanzemetaboliche intermedie, o infiammazio-ne, intesa come primo fenomeno di rea-zione patologica a una noxa); deposito,dapprima umorale, e poi cellulare (que-st’ultima fase definita anche come impre-gnazione); degenerazione (neoplasma).

Da questa sintesi abbiamo la possibilitàdi notare le forti analogie che l’omotossi-cologia presenta con la patologia genera-le, per la quale il danno della cellula è allabase della evolutività o della reversibilitàdel fenomeno morboso. In tal senso risul-ta comprensibile anche il concetto di vica -riazione, ovvero lo spostamento del dannoda un tessuto all’altro in senso progressivo(evoluzione patologica verso fasi piùgravi di malattia) o re g re s s i v o ( v e r s oforme meno gravi). In omeopatia classicaquesto modello dinamico è solo accenna-to, quando Hahnemann parla di un pas-saggio da una fase di malattia cronicalatente a quella secondaria, conclamata:in questo caso la potenzialità terapeuticadiminuisce man mano che nel tempo ci siallontana da questo momento critico e siesaurisce completamente nelle fasi termi-nali del processo patologico.

Queste considerazioni non sono soloteoriche, ma vengono utilizzate, in omo-tossicologia, per un inquadramento tera-peutico agevole e lineare. Attraverso lanozione di sinergismo farmacologico (danotare la terminologia comune con la vec-chia scuola di stampo umoralista) si può

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Si può scrivere una lettera, un articolo, una mail: tutto può servire per questo piccolo manipolo di omeopati checredono fermamente nella diffusione a tutti i livelli delle cognizioni metodologiche che sono alla base dell’omeopa-tia e della loro ideale integrazione con quella che viene definita la medicina convenzionale. L’intento è quello dioffrire un mezzo diverso dal solito per mettere in collegamento tra di loro tutti coloro che si interessano di omeo-patia (a tutti i livelli) e che hanno la buona volontà e il rigore scientifico necessari per mettere le loro conoscenze adisposizione di quanti sono interessati all’argomento.

Chiunque può essere coinvolto nell’iniziativa. La struttura del giornale è articolata in piccole rubriche, agili nellalettura e nel contenuto, in modo da spingere l’autore a condensare in poco spazio quanto vuole diffondere: il com-mento e la discussione sui contenuti, in tempo reale, vengono offerti dalla mailing list associata alla rivista, il verovalore aggiunto di questa iniziativa. Se poi qualcuno vuole cimentarsi con qualcosa di più impegnativo, abbiamo adisposizione gli spazi dedicati all’approfondimento; in questo caso, però, è necessario seguire le rigorose regoleposte in ultima pagina. E preferibilmente inviare il tutto al nostro indirizzo di posta elettronica: [email protected]. Buona lettura!

intervenire nel senso di una stimolazioned e l l ’ o rganismo verso una vicariazioneregressiva. Per ottenere questo scopo inambito omotossicologico si possonou s a re varie sostanze: p o l i r e s t i, ovverofarmaci (gli stessi sperimentati dall’o-meopatia classica) caratterizzati da unavasta sintomatologia; c o m p l e m e n t a r i,rimedi che potenziano e allargano lo spet-tro di intervento sulle fasi non cellularidella malattia; organoterapici (non pre-senti nella materia medica omeopatica),con la funzione di guida farmacologicasul tessuto interessato, alla stregua di uneffetto tracciante utilizzato per indirizzarein maniera precisa l’azione del complessoanti-omotossico; catalizzatori enzimatici(chinoni, radicali liberi, etc.), con la fun-

zione di stimolare le reazioni metaboliche(ciclo di Krebs, ossido-riduzioni, etc.) eattivare il processo di evacuazione dellesostanze tossiche neutralizzate; nosodi,ovvero farmaci che derivano dal prodottodi degradazione patologica (come il pus)o anche veri e propri agenti patogeni, uti-lizzati per intervenire sui cosiddetti fatto-ri diatesici (costituzionali) ed eziologici,soprattutto nelle fasi cellulari di impre-gnazione e degenerazione.

E’ utile infine concludere sottolineandocome, in ogni caso, la diversità di condot-ta terapeutica tra omotossicologia e l’o-meopatia classica si delinea completa-mente e nettamente attraverso la valuta-zione del malato. Nel criterio omotossico-logico l’insieme dei sintomi individuali

viene sacrificato a vantaggio di una mag-giore semplicità di intervento farmacolo-gico: l’escrezione, il deposito e la degene-razione contraddistinguono un comples-so di rimedi adatti alla singola fase delmalato. In omeopatia, invece, la scelta delfarmaco viene operata con la massimaspinta alla individualizzazione, con laovvia conseguenza di una maggiorediversificazione del criterio selettivo deisintomi presentati dal malato: questo dif-ferente approccio ha portato, a differenzadi quanto accade in omotossicologia, allafioritura in campo omeopatico di unavariegata (e spesso inconciliabile) pletoradi scuole, che spesso nascono con l’inten-to di imporre una metodologiasull’altra.♦

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