OMENICA 19 OTTOBRE Mandiamo gli imam a scuola . Cos · Catholique di Parigi, a Strasburgo e a...

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DOMENICA 19 OTTOBRE 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 5 Dal Capo di Buona Speranza all’Indonesia, da New York al Sudamerica: per due secoli la Compagnia olandese delle Indie orientali e occidentali ha operato in territori disparati, lasciando tracce nelle culture e nelle fisionomie degli abitanti. Il webdocumentario Empire. The Unintended Consequences of Colonialism esplora le ramificazioni della dominazione raccontando come eventi remoti influiscano sulle vite delle persone d’oggi: pbs.org/pov/empire/. Quando c’erano gli olandesi { Il dibattito delle idee Documenta di Chiara Campara terre d’origine toccano i nervi scoperti di un Paese ancora ferito dalla decolonizzazione e timoroso di perdere peso nel mondo arabo. Radicalizzazione e terrorismo hanno effetti gravi e diversi. Da un lato, è alto il numero dei musulmani arruolati in Francia e partiti a combattere per il califfato in Siria e in Iraq. Dall’altro, dopo l’attentato alla scuola ebrai- ca di Tolosa, e stante il rischio di aggressioni per chi si avventuri per strada con una kip- pah, è incessante il flusso di ebrei francesi in fuga verso Israele. Da almeno un quindicennio la Francia è uno dei più interessanti laboratori di crea- zione di un islam europeo. La formazione degli imam è la partita più importante. I musulmani francesi hanno approfittato del- la liberalità della legge per creare «libere fa- coltà» di studi musulmani. Le università hanno risposto proponendo vari percorsi di formazione sull’islam. Il governo freme per agire, ma teme di avventurarsi in un campo minato. Un anno fa, l’attuale primo ministro Manuel Valls, allora ministro dell’Interno, incaricò Francis Messner di redigere un Rapport sur la formation des cadres reli- gieux musulmans. Il Rapporto, consegnato in settembre ai ministri dell’Educazione na- zionale e dell’Interno, non è stato ancora re- so pubblico, ma «la Lettura» ha potuto ve- dere il testo in anteprima. Francis Messner, alsaziano di Mulhouse, è uno dei più autorevoli esperti francesi ed europei di diritto delle religioni. È direttore di ricerca emerito al Cnr francese. Per molti anni ha animato l’Istituto di diritto canonico dell’Università di Strasburgo e ha creato ma- ster pionieristici in diritto delle religioni e in studi islamici. Nel Rapporto, Messner raccomanda al governo una formazione dei quadri religiosi musulmani funzionale alla costruzione di un «islam di Francia». A tal fine, l’autore preconizza una struttura trian- golare. Il primo dei tre lati è occupato dalle facol- tà libere di studi islamici: Messner ne sug- gerisce la trasformazione in enti accreditati dal governo e partner delle università. Al se- condo lato troviamo i corsi universitari che offrono una formazione «civile e civica» di cui dovrebbero beneficiare i futuri ministri islamici, ma anche i mi- nistri di altre comunità religiose immigrate e gli stessi funzionari ministe- riali. Tale formazione, che coniuga scienze reli- giose e diritto costituzio- nale, diritti dell’uomo e islamologia, è attiva da tempo all’Institut Catholique di Parigi, a Strasburgo e a Lione. Sta avviandosi a Aix-en-Provence, Montpel- lier e Bordeaux. Dovrebbero seguire le uni- versità di Tolosa e di Lilla. L’obiettivo che il Rapporto ministeriale assegna a questa for- S ono 1.800 gli imam di Francia. Sol- tanto il 25-30% ha nazionalità fran- cese. Un migliaio non percepisce alcun salario per l’impegno di gui- da della comunità. Dei 700-800 sti- pendiati, solo gli imam alle dipendenze dei governi turco (circa 150), algerino (150) o marocchino (30) sono pagati a tempo pie- no. Gli imam occupano uno spazio decisivo. Sono il perno della vita comunitaria, il mo- dello per le nuove generazioni, il veicolo di teologie e strategie. Passano da loro il lavo- ro, l’assistenza, la famiglia, il denaro; la fede e l’ideologia. La formazione e il ruolo degli imam rap- presentano un problema sempre più sentito in Europa, in Francia in particolare. La Fran- cia è il Paese dell’Unione Europea con la più alta percentuale di musulmani, il 7,5% della popolazione complessiva. I musulmani te- deschi sono il 6% degli abitanti, quelli bri- tannici il 4,5%. Negli ultimi decenni, la pre- senza islamica ha sfidato i francesi. La visi- bilità dell’islam e la concezione musulmana della donna cozzano con la tradizione laica ed egualitaria della Repubblica. Con il divie- to del foulard nella scuola statale del 2004 e la proibizione di portare burqa o niqab nei luoghi pubblici del 2010, il Parlamento ha consacrato lo scontro tra l’assimilazione re- pubblicana e la differenza musulmana. I legami delle comunità islamiche con le Il governo francese ha commissionato un rapporto su come formare le guide spirituali dei musulmani in libertà e sicurezza. «La Lettura» ha visto in anteprima il documento Mandiamo gli imam a scuola . Così Religione e società di MARCO VENTURA mazione è triplice: essa deve trasmettere co- noscenza in merito alla storia e alla società francese, fornire strumenti che «facilitino la gestione delle istituzioni confessionali», e proporre un «approccio universitario al fat- to religioso». L’autore propone al governo che questa formazione diventi obbligatoria per chi chiede il visto d’ingresso in Francia in quanto ministro religioso, ma anche per i cappellani nelle carceri, negli ospedali e nell’esercito. Il terzo lato del triangolo, raccomanda il Rapporto Messner, consiste in «poli d’eccel- lenza» in cui si sviluppi ricerca sulle «scien- ze sociali e umane dell’islam». Sarebbe de- mandato a questi poli, secondo la visione di Francis Messner, lo studio della «radicaliz- zazione religiosa». Non sappiamo se e quando il Rapporto diverrà ufficiale. Né sappiamo quale seguito il governo darà alle raccomandazioni in es- so contenute. Di certo, il triangolo compo- sto da libere facoltà islamiche integrate nel sistema statale, formazione civica e teologi- ca nelle università e ricerca d’eccellenza sul- l’islam non è il parto della fantasia di uno studioso. Il triangolo teorizza infatti quanto già emerso col tempo nella società e nelle istituzioni francesi. Inoltre il triangolo è espressione dell’orientamento del governo e delle stesse organizzazioni musulmane, di cui Francis Messner ha preso conoscenza nei mesi di lavoro presso il ministero del- l’Interno. Infine la proposta nasce dall’os- servazione delle esperienze europee, e in particolare del caso tedesco. Nel suo Rapporto del 2010, il Consiglio delle scienze federale ha raccomandato l’istituzione di facoltà di teologia islamica nelle università pubbliche di Germania. Se- condo le autorità tedesche, il sistema, già sperimentato negli atenei di Tubinga, Mun- ster, Osnabrück, Francoforte e Giessen, ga- rantirebbe la qualità dell’insegnamento e della ricerca, incoraggerebbe il «confronto con altre forme di pensiero» e fornirebbe «le basi concettuali per il dialogo interreli- gioso». Il Rapporto francese menziona an- che l’esperienza italiana del Forum interna- zionale democrazia e religioni, centro inte- runiversitario che da alcuni anni propone una formazione alla cittadinanza cui i go- verni italiani non hanno mai prestato suffi- ciente attenzione. Il Rapporto Messner ha un respiro euro- peo, ma affonda le sue radici nella storia di Francia. Il controllo del sapere religioso e delle istituzioni confessionali è nel Dna d’Oltralpe tanto quanto l’ambizione di fare dell’Esagono una terra di libertà, diritti e progresso per le fedi. I paradossi storici del- la laicità repubblicana si ripercuotono sul presente. Ci volle la Rivoluzione francese perché ogni diocesi cattolica avesse il suo seminario, strumento di rieducazione del clero all’eguaglianza, alla libertà, alla fratel- lanza. C’è voluto l’Istituto cattolico di Parigi, nel 2004, per avviare la formazione di imam che l’Università statale di Parigi 4 aveva boc- ciato in omaggio alla laicità. Il triangolo di Messner tenta di conciliare l’autonomia dei credenti e la responsabilità dei governi, la risposta ai bisogni delle comunità religiose e la cura della coesione sociale, la scienza della religione e l’educazione alla verità rive- lata. È irto di ostacoli il passaggio dall’islam in Francia all’islam di Francia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Bibliografia Sulla realtà degli imam in Francia si veda il libro di Romain Sèze, Être imam en France (Cerf, Parigi, 2013). L’autore del Rapporto sulla formazione dei quadri musulmani, Francis Messner, ha curato il Traité de droit français des religions (Lexis-Nexis, Parigi, 2013) e il dizionario Droit des religions (Cnrs Editions, Parigi, 2012). Per un approfondimento delle trasformazioni culturali dell’islam, il Rapporto rinvia al volume di Olivier Roy, La santa ignoranza (Feltrinelli, 2009) Il convegno Dal 5 al 7 novembre prossimi, l’università Luiss e l’Università di Copenaghen organizzano a Roma un convegno internazionale sull’autorità e la formazione degli imam nell’Europa occidentale Il master Il Fidr, Forum internazionale democrazia e religione, ora trasformatosi in Centro interuniversitario Culture, diritti e religioni che riunisce le università di Padova, Piemonte orientale, Insubria, Statale di Milano e Cattolica di Milano, propone nel 2014- 2015 la terza edizione del Master interuniversitario di I livello sull’Islam d’Europa. Il Master si aprirà l’8 novembre e si svolgerà presso l’Università di Padova i La proposta Lo studioso Francis Messner suggerisce di legare il visto d’ingresso alla partecipazione al programma educativo S S S D efinendo i musulmani rohingya «uno dei gruppi etnici più discriminati del mondo», l’Onu si riferiva al fatto che il governo della Birmania (Myanmar) non riconosce a questa sua minoranza neppure il diritto di cittadinanza. I rohingya, insomma, non esistono se non negando di essere quelli che sono. Le violenze di membri della maggioranza buddhista dal 2012 (140 mila sfollati) hanno riacceso un’ostilità antica. Ora un progetto pilota nel campo di raccolta di Myebon, Birmania occidentale, segna una piccola svolta. Al termine di una procedura con tanto di comitato di garanti, una quarantina di rohingya ha ottenuto le carte d’identità rosa che certificano la piena cittadinanza. Altri 169, scrive l’autorevole «The Irrawaddy», hanno la carta verde da naturalizzati. Per ottenere i documenti e smettere d’essere apolidi in patria, i musulmani rohingya devono però definirsi bengalesi o altro, perché l’etnia rohingya non è contemplata. Dunque si danno un’identità che non è la loro: il prezzo paradossale per poter vivere nella buddhistissima Birmania. @marcodelcorona leviedellasia.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Vivi in patria solo se neghi d’esistere Paradossi birmani di MARCO DEL CORONA Ridateci Marcuse Che cosa volete che fossero Auschwitz e il Gulag rispetto ai ben più letali telefonini? E gli schedari della Gestapo e della Stasi in confronto a Facebook e Twitter? Il filosofo Diego Fusaro, intervistato dalla «Stampa» il 12 ottobre, non esita a spingersi sull’orlo di paradossi piuttosto azzardati per bollare il capitalismo occidentale come «il totalitarismo perfettamente realizzato». Niente di molto originale: l’aveva già scritto mezzo secolo fa Herbert Marcuse. Ma con un senso della misura che sembra mancare a certi suoi epigoni odierni. Antonio Carioti Tiromancino S S S Jean-Léon Gérôme (1824-1904), Preghiera al Cairo (1865, olio su tela, Amburgo, Kunsthalle)

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DOMENICA 19 OTTOBRE 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 5

Dal Capo di Buona Speranza all’Indonesia, da New York al Sudamerica: per due secoli la Compagnia olandese delle Indie orientali e occidentali ha operato in territori disparati, lasciando tracce nelle culture e nelle fisionomie

degli abitanti. Il webdocumentario Empire. The Unintended Consequences of Colonialism esplora le ramificazioni della dominazione raccontando come eventi remoti influiscano sulle vite delle persone d’oggi: pbs.org/pov/empire/.

Quando c’erano gli olandesi

{Il dibattito delle ideeDocumenta

di Chiara Campara

terre d’origine toccano i nervi scoperti di unPaese ancora ferito dalla decolonizzazione etimoroso di perdere peso nel mondo arabo.Radicalizzazione e terrorismo hanno effettigravi e diversi. Da un lato, è alto il numerodei musulmani arruolati in Francia e partitia combattere per il califfato in Siria e in Iraq.Dall’altro, dopo l’attentato alla scuola ebrai-ca di Tolosa, e stante il rischio di aggressioniper chi si avventuri per strada con una kip-pah, è incessante il flusso di ebrei francesiin fuga verso Israele.

Da almeno un quindicennio la Francia èuno dei più interessanti laboratori di crea-zione di un islam europeo. La formazionedegli imam è la partita più importante. Imusulmani francesi hanno approfittato del-la liberalità della legge per creare «libere fa-coltà» di studi musulmani. Le università hanno risposto proponendo vari percorsi diformazione sull’islam. Il governo freme peragire, ma teme di avventurarsi in un campominato. Un anno fa, l’attuale primo ministroManuel Valls, allora ministro dell’Interno,incaricò Francis Messner di redigere unRapport sur la formation des cadres reli-gieux musulmans. Il Rapporto, consegnatoin settembre ai ministri dell’Educazione na-zionale e dell’Interno, non è stato ancora re-so pubblico, ma «la Lettura» ha potuto ve-dere il testo in anteprima.

Francis Messner, alsaziano di Mulhouse,è uno dei più autorevoli esperti francesi edeuropei di diritto delle religioni. È direttoredi ricerca emerito al Cnr francese. Per moltianni ha animato l’Istituto di diritto canonicodell’Università di Strasburgo e ha creato ma-ster pionieristici in diritto delle religioni ein studi islamici. Nel Rapporto, Messnerraccomanda al governo una formazione deiquadri religiosi musulmani funzionale allacostruzione di un «islam di Francia». A talfine, l’autore preconizza una struttura trian-golare.

Il primo dei tre lati è occupato dalle facol-tà libere di studi islamici: Messner ne sug-gerisce la trasformazione in enti accreditatidal governo e partner delle università. Al se-condo lato troviamo i corsi universitari cheoffrono una formazione «civile e civica» dicui dovrebbero beneficiare i futuri ministri

islamici, ma anche i mi-nistri di altre comunitàreligiose immigrate e glistessi funzionari ministe-riali. Tale formazione,che coniuga scienze reli-giose e diritto costituzio-nale, diritti dell’uomo e

islamologia, è attiva da tempo all’InstitutCatholique di Parigi, a Strasburgo e a Lione.Sta avviandosi a Aix-en-Provence, Montpel-lier e Bordeaux. Dovrebbero seguire le uni-versità di Tolosa e di Lilla. L’obiettivo che ilRapporto ministeriale assegna a questa for-

S ono 1.800 gli imam di Francia. Sol-tanto il 25-30% ha nazionalità fran-cese. Un migliaio non percepiscealcun salario per l’impegno di gui-da della comunità. Dei 700-800 sti-

pendiati, solo gli imam alle dipendenze deigoverni turco (circa 150), algerino (150) omarocchino (30) sono pagati a tempo pie-no. Gli imam occupano uno spazio decisivo.Sono il perno della vita comunitaria, il mo-dello per le nuove generazioni, il veicolo diteologie e strategie. Passano da loro il lavo-ro, l’assistenza, la famiglia, il denaro; la fedee l’ideologia.

La formazione e il ruolo degli imam rap-presentano un problema sempre più sentitoin Europa, in Francia in particolare. La Fran-cia è il Paese dell’Unione Europea con la piùalta percentuale di musulmani, il 7,5% dellapopolazione complessiva. I musulmani te-deschi sono il 6% degli abitanti, quelli bri-tannici il 4,5%. Negli ultimi decenni, la pre-senza islamica ha sfidato i francesi. La visi-bilità dell’islam e la concezione musulmanadella donna cozzano con la tradizione laicaed egualitaria della Repubblica. Con il divie-to del foulard nella scuola statale del 2004 ela proibizione di portare burqa o niqab neiluoghi pubblici del 2010, il Parlamento haconsacrato lo scontro tra l’assimilazione re-pubblicana e la differenza musulmana.

I legami delle comunità islamiche con le

Il governo francese ha commissionato un rapporto su come formare le guide spirituali dei musulmani in libertà e sicurezza. «La Lettura» ha visto in anteprima il documento

Mandiamo gli imam a scuola. Così

Religione e società

di MARCO VENTURA

mazione è triplice: essa deve trasmettere co-noscenza in merito alla storia e alla societàfrancese, fornire strumenti che «facilitino lagestione delle istituzioni confessionali», eproporre un «approccio universitario al fat-to religioso». L’autore propone al governo che questa formazione diventi obbligatoriaper chi chiede il visto d’ingresso in Franciain quanto ministro religioso, ma anche per icappellani nelle carceri, negli ospedali enell’esercito.

Il terzo lato del triangolo, raccomanda ilRapporto Messner, consiste in «poli d’eccel-lenza» in cui si sviluppi ricerca sulle «scien-ze sociali e umane dell’islam». Sarebbe de-mandato a questi poli, secondo la visione diFrancis Messner, lo studio della «radicaliz-zazione religiosa».

Non sappiamo se e quando il Rapportodiverrà ufficiale. Né sappiamo quale seguitoil governo darà alle raccomandazioni in es-so contenute. Di certo, il triangolo compo-sto da libere facoltà islamiche integrate nelsistema statale, formazione civica e teologi-ca nelle università e ricerca d’eccellenza sul-l’islam non è il parto della fantasia di unostudioso. Il triangolo teorizza infatti quanto

già emerso col tempo nella società e nelleistituzioni francesi. Inoltre il triangolo èespressione dell’orientamento del governoe delle stesse organizzazioni musulmane, dicui Francis Messner ha preso conoscenzanei mesi di lavoro presso il ministero del-l’Interno. Infine la proposta nasce dall’os-servazione delle esperienze europee, e inparticolare del caso tedesco.

Nel suo Rapporto del 2010, il Consigliodelle scienze federale ha raccomandatol’istituzione di facoltà di teologia islamicanelle università pubbliche di Germania. Se-condo le autorità tedesche, il sistema, giàsperimentato negli atenei di Tubinga, Mun-ster, Osnabrück, Francoforte e Giessen, ga-rantirebbe la qualità dell’insegnamento e della ricerca, incoraggerebbe il «confrontocon altre forme di pensiero» e fornirebbe«le basi concettuali per il dialogo interreli-gioso». Il Rapporto francese menziona an-che l’esperienza italiana del Forum interna-zionale democrazia e religioni, centro inte-runiversitario che da alcuni anni proponeuna formazione alla cittadinanza cui i go-verni italiani non hanno mai prestato suffi-ciente attenzione.

Il Rapporto Messner ha un respiro euro-peo, ma affonda le sue radici nella storia diFrancia. Il controllo del sapere religioso edelle istituzioni confessionali è nel Dnad’Oltralpe tanto quanto l’ambizione di faredell’Esagono una terra di libertà, diritti eprogresso per le fedi. I paradossi storici del-la laicità repubblicana si ripercuotono sulpresente. Ci volle la Rivoluzione franceseperché ogni diocesi cattolica avesse il suoseminario, strumento di rieducazione delclero all’eguaglianza, alla libertà, alla fratel-lanza. C’è voluto l’Istituto cattolico di Parigi,nel 2004, per avviare la formazione di imamche l’Università statale di Parigi 4 aveva boc-ciato in omaggio alla laicità. Il triangolo diMessner tenta di conciliare l’autonomia deicredenti e la responsabilità dei governi, larisposta ai bisogni delle comunità religiosee la cura della coesione sociale, la scienzadella religione e l’educazione alla verità rive-lata. È irto di ostacoli il passaggio dall’islamin Francia all’islam di Francia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BibliografiaSulla realtà degli imam in

Francia si veda il libro diRomain Sèze, Être imam enFrance (Cerf, Parigi, 2013).L’autore del Rapporto sulla

formazione dei quadrimusulmani, Francis

Messner, ha curato il Traitéde droit français des religions(Lexis-Nexis, Parigi, 2013)

e il dizionario Droit desreligions (Cnrs Editions,

Parigi, 2012). Per unapprofondimento delletrasformazioni culturali

dell’islam, il Rapporto rinviaal volume di Olivier Roy, Lasanta ignoranza (Feltrinelli,

2009)Il convegno

Dal 5 al 7 novembreprossimi, l’università Luiss

e l’Università diCopenaghen organizzano a

Roma un convegnointernazionale sull’autoritàe la formazione degli imam

nell’Europa occidentaleIl master

Il Fidr, Foruminternazionale democrazia

e religione, oratrasformatosi in Centro

interuniversitario Culture,diritti e religioni che

riunisce le università diPadova, Piemonte

orientale, Insubria, Stataledi Milano e Cattolica di

Milano, propone nel 2014-2015 la terza edizione del

Master interuniversitario diI livello sull’Islam d’Europa.

Il Master si aprirà l’8novembre e si svolgerà

presso l’Università diPadova

i

La propostaLo studioso Francis

Messner suggerisce di legare il visto d’ingresso

alla partecipazione al programma educativo

SSS

D efinendo i musulmani rohingya «uno deigruppi etnici più discriminati del mondo»,l’Onu si riferiva al fatto che il governo della

Birmania (Myanmar) non riconosce a questa sua minoranza neppure il diritto di cittadinanza. I rohingya, insomma, non esistono se non negando di essere quelli che sono. Le violenze di membri della maggioranza buddhista dal 2012 (140 mila sfollati) hanno riacceso un’ostilità antica. Ora un progetto pilota nel campo di raccolta di Myebon, Birmania occidentale, segna una piccola svolta. Al termine di una procedura con tanto di comitato di garanti, una quarantina di rohingya ha ottenuto le carte d’identità rosa che certificano la piena cittadinanza. Altri 169, scrive l’autorevole «The Irrawaddy», hanno la carta verde da naturalizzati. Per ottenere i documenti e smettere d’essere apolidi in patria, i musulmani rohingya devono però definirsi bengalesi o altro, perché l’etnia rohingya non è contemplata. Dunque si danno un’identità che non è la loro: il prezzo paradossale per poter vivere nella buddhistissima Birmania.

@marcodelcoronaleviedellasia.corriere.it

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Vivi in patria solose neghi d’esistere

Paradossi birmani

di MARCO DEL CORONA

Ridateci Marcuse

Che cosa volete che fossero Auschwitz e il Gulag rispetto ai ben più letali telefonini? E gli schedari della Gestapo e della Stasi in confronto a Facebook e Twitter? Il filosofo Diego Fusaro, intervistato dalla «Stampa» il 12 ottobre, non esita a spingersi sull’orlo di paradossi piuttosto azzardati per bollare il capitalismo occidentale come «il totalitarismo perfettamente realizzato». Niente di molto originale: l’aveva già scritto mezzo secolo fa Herbert Marcuse. Ma con un senso della misura che sembra mancare a certi suoi epigoni odierni.

Antonio Carioti

TiromancinoSSS

Jean-Léon Gérôme (1824-1904),Preghiera al Cairo (1865, olio su tela, Amburgo, Kunsthalle)