Omelia infermeria 2013

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Omelia Infermeria 2013 «Santo Stefano ha proclamato: “Ricevi il mio spirito”, che significa: “Ricevi la mia vita”. Mi vorrei soffermare su questo passaggio. Oggi siamo qui riuniti, giovani e anziani. Qualcuno all’inizio del percorso della sua vita religiosa, altri che s’incamminano verso l'Incontro, ma tutti abbiamo consegnato la vita al Signore. Tutti siamo chiamati a consegnare continuamente, quotidianamente, a Lui la propria vita, nelle sue diverse fasi e nei tempi e nei modi che Egli stabilisce. I giovani, entusiasti del loro inizio, devono saper affidare il loro entusiasmo nelle mani di Dio. Gli anziani, con l’esperienza di chi ha vissuto più a lungo e ha già donato tanto al Signore, oggi sono chiamati a ridonare, ancora e nuovamente, la loro volontà e il vigore del loro corpo, che man mano li abbandona, per potersi rifugiare nella preghiera. Il mondo giudica gli uomini per quello che fanno o che sono in grado di produrre, realizzare, costruire, creare; ma, parafrasando un passo degli scritti di San Francesco (Ammonizione XIX, FF 169), i frati anziani ci insegnano che valiamo per quanto siamo di fronte al Signore, nella verità delle nostre vite, totalmente donati nelle mani di un Altro, e non per quello che produciamo. Spesso il mondo giudica gli anziani inutili o costosi. Noi, al contrario, dovremmo guardare a questa tappa della vita come a un momento prezioso, quando si è purificati, liberati da tutto ciò che è superfluo. Quando siamo giovani, infatti, cerchiamo spesso inconsapevolmente il successo delle nostre imprese, abbiamo bisogno di gratificazioni, correndo il rischio di trattenere per noi stessi ciò che invece appartiene a Lui. I nostri fratelli anziani, che hanno già lasciato tutto - attività, iniziative, e anche il loro vigore fisico - sono ora nella verità della loro relazione con il Signore. Non hanno più nulla da trattenere per sé, hanno già consegnato tutto e si preparano all'incontro definitivo. Il Natale c’invita a festeggiare una nascita, a festeggiare il dono della vita, siamo tutti invitati a riporre le nostre vite terrene dentro una vita più grande. Preghiamo per i nostri fratelli che, in questa fase importante della loro vita, siano con tutto il cuore consacrati alla preghiera. Ciò che conta infatti non è produrre o fare qualcosa per il mondo o per la Chiesa, ma essere e vivere nel cuore di Dio che è la gioia della nostra vita».

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Omelia Infermeria 2013 «Santo Stefano ha proclamato: “Ricevi il mio spirito”, che significa: “Ricevi la mia vita”. Mi vorrei soffermare su questo passaggio. Oggi siamo qui riuniti, giovani e anziani. Qualcuno all’inizio del percorso della sua vita religiosa, altri che s’incamminano verso l'Incontro, ma tutti abbiamo consegnato la vita al Signore. Tutti siamo chiamati a consegnare continuamente, quotidianamente, a Lui la propria vita, nelle sue diverse fasi e nei tempi e nei modi che Egli stabilisce. I giovani, entusiasti del loro inizio, devono saper affidare il loro entusiasmo nelle mani di Dio. Gli anziani, con l’esperienza di chi ha vissuto più a lungo e ha già donato tanto al Signore, oggi sono chiamati a ridonare, ancora e nuovamente, la loro volontà e il vigore del loro corpo, che man mano li abbandona, per potersi rifugiare nella preghiera. Il mondo giudica gli uomini per quello che fanno o che sono in grado di produrre, realizzare, costruire, creare; ma, parafrasando un passo degli scritti di San Francesco (Ammonizione XIX, FF 169), i frati anziani ci insegnano che valiamo per quanto siamo di fronte al Signore, nella verità delle nostre vite, totalmente donati nelle mani di un Altro, e non per quello che produciamo. Spesso il mondo giudica gli anziani inutili o costosi. Noi, al contrario, dovremmo guardare a questa tappa della vita come a un momento prezioso, quando si è purificati, liberati da tutto ciò che è superfluo. Quando siamo giovani, infatti, cerchiamo spesso inconsapevolmente il successo delle nostre imprese, abbiamo bisogno di gratificazioni, correndo il rischio di trattenere per noi stessi ciò che invece appartiene a Lui. I nostri fratelli anziani, che hanno già lasciato tutto - attività, iniziative, e anche il loro vigore fisico - sono ora nella verità della loro relazione con il Signore. Non hanno più nulla da trattenere per sé, hanno già consegnato tutto e si preparano all'incontro definitivo.Il Natale c’invita a festeggiare una nascita, a festeggiare il dono della vita, siamo tutti invitati a riporre le nostre vite terrene dentro una vita più grande. Preghiamo per i nostri fratelli che, in questa fase importante della loro vita, siano con tutto il cuore consacrati alla preghiera. Ciò che conta infatti non è produrre o fare qualcosa per il mondo o per la Chiesa, ma essere e vivere nel cuore di Dio che è la gioia della nostra vita».