Omelia festa papa betlemme 2012

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Messa per il Papa Vorrei ascoltare il Vangelo di questa Liturgia a partire da questa domanda: “Cosa significa conoscere Gesù, come lo si conosce?”. Perché conoscere Lui è la cosa più importante della vita, è il nostro desiderio più profondo. San Paolo dice che questa conoscenza supera ogni altra conoscenza, che cioè possiamo anche sapere tutto il resto, ma se ci manca la conoscenza di Cristo ci manca la cosa più importante, ci manca il senso della vita, ci manca la vita stessa. Allora vorrei cercare nel Vangelo che abbiamo ascoltato qualche indicazione, per conoscere Gesù. La prima ci viene dal luogo dove questo episodio si è svolto. Il Vangelo è molto preciso, e lo colloca a Cesarea di Filippo, al Nord della Galilea. È un luogo “lontano” da Gerusalemme, da questa città dove Gesù si rivelerà in modo definitivo come Figlio di Dio che dà la vita, dove la risposta alla nostra domanda sarà piena e definitiva; è anche un luogo segnato da un passato di idolatria, di scismi, un luogo un po’ pagano … Da qui inizia il cammino di Gesù verso Gerusalemme: nei sinottici, questo brano fa un po’ da cerniera tra due parti del vangelo, tra gli anni di Gesù in Galilea e il suo viaggio verso Gerusalemme. Si parte da qui. Mi sembra importante partire da qui, e cioè da lontano. Conoscere Gesù significa partire da dove si è, da Cesarea di Filippo, e mettersi in cammino verso Gerusalemme. Mi sembra importante dirsi che siamo sempre un po’ lontani da questa conoscenza piena, che non ci è mai data, che è costantemente rimessa in cammino. Conoscere Gesù significa ripartire ogni giorno da Cesarea di Filippo, passare per il Tabor, poi discendere, salire a Gerusalemme, affrontare lo scandalo della croce e la novità della risurrezione, attendere lo Spirito … Quindi la risposta non è una frase, non è un’idea che ci siamo fatti su di Lui, ma è un cammino, da Cesarea a Gerusalemme, e poi da Gerusalemme ripartire per portare la buona notizia alle nazioni … La seconda ci viene da Pietro. Pietro dà un risposta importante, perché non solo intuisce che quest’uomo, che ha davanti, è diverso, ma anche arriva a questa professione di fede, per cui Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. E Gesù ci dice che questa professione di fede non viene semplicemente da Pietro, ma che il Padre gliel’ha rivelato; cioè conoscere Gesù è un dono che viene dal Padre. Per ogni altra conoscenza, basta impegnarsi, leggere, studiare. Per conoscere Cristo bisogna abbandonarsi al Padre, chiedere a Lui la grazia della fede. È la conoscenza della fede, nella fede, e quindi nello Spirito Santo. Poi è bello perché anche Pietro dovrà fare il suo cammino, per riempire di significato questa frase, per conoscere come il Cristo è Messia, Figlio di Dio. Non basta la conoscenza di Cesarea, anche Pietro deve arrivare a Gerusalemme, e vivere il suo fallimento, il fallimento di Gesù, e scoprire che Gesù è veramente Figlio di Dio perché il Padre non lo abbandona 1

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Messa per il Papa

Vorrei ascoltare il Vangelo di questa Liturgia a partire da questa domanda: “Cosa significa conoscere Gesù, come lo si conosce?”. Perché conoscere Lui è la cosa più importante della vita, è il nostro desiderio più profondo. San Paolo dice che questa conoscenza supera ogni altra conoscenza, che cioè possiamo anche sapere tutto il resto, ma se ci manca la conoscenza di Cristo ci manca la cosa più importante, ci manca il senso della vita, ci manca la vita stessa. Allora vorrei cercare nel Vangelo che abbiamo ascoltato qualche indicazione, per conoscere Gesù. La prima ci viene dal luogo dove questo episodio si è svolto. Il Vangelo è molto preciso, e lo colloca a Cesarea di Filippo, al Nord della Galilea. È un luogo “lontano” da Gerusalemme, da questa città dove Gesù si rivelerà in modo definitivo come Figlio di Dio che dà la vita, dove la risposta alla nostra domanda sarà piena e definitiva; è anche un luogo segnato da un passato di idolatria, di scismi, un luogo un po’ pagano … Da qui inizia il cammino di Gesù verso Gerusalemme: nei sinottici, questo brano fa un po’ da cerniera tra due parti del vangelo, tra gli anni di Gesù in Galilea e il suo viaggio verso Gerusalemme. Si parte da qui.

Mi sembra importante partire da qui, e cioè da lontano. Conoscere Gesù significa partire da dove si è, da Cesarea di Filippo, e mettersi in cammino verso Gerusalemme. Mi sembra importante dirsi che siamo sempre un po’ lontani da questa conoscenza piena, che non ci è mai data, che è costantemente rimessa in cammino. Conoscere Gesù significa ripartire ogni giorno da Cesarea di Filippo, passare per il Tabor, poi discendere, salire a Gerusalemme, affrontare lo scandalo della croce e la novità della risurrezione, attendere lo Spirito … Quindi la risposta non è una frase, non è un’idea che ci siamo fatti su di Lui, ma è un cammino, da Cesarea a Gerusalemme, e poi da Gerusalemme ripartire per portare la buona notizia alle nazioni …

La seconda ci viene da Pietro. Pietro dà un risposta importante, perché non solo intuisce che quest’uomo, che ha davanti, è diverso, ma anche arriva a questa professione di fede, per cui Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. E Gesù ci dice che questa professione di fede non viene semplicemente da Pietro, ma che il Padre gliel’ha rivelato; cioè conoscere Gesù è un dono che viene dal Padre. Per ogni altra conoscenza, basta impegnarsi, leggere, studiare. Per conoscere Cristo bisogna abbandonarsi al Padre, chiedere a Lui la grazia della fede. È la conoscenza della fede, nella fede, e quindi nello Spirito Santo. Poi è bello perché anche Pietro dovrà fare il suo cammino, per riempire di significato questa frase, per conoscere come il Cristo è Messia, Figlio di Dio. Non basta la conoscenza di Cesarea, anche Pietro deve arrivare a Gerusalemme, e vivere il suo fallimento, il fallimento di Gesù, e scoprire che Gesù è veramente Figlio di Dio perché il Padre non lo abbandona 1

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nella morte, ma gli ridona la vita. Per scoprire anche che Gesù vive questo sacrificio d’amore perché anche noi possiamo ritornare ad essere figli, come Lui, in Lui.

Ecco, mi sembra che Pietro ci dica che non è Lui a sapere chi è Cristo, ma è lo Spirito che agisce in Lui. E che quindi la conoscenza nasce da un’umiltà del cuore, che si mette in ascolto, che ha bisogno di ricevere il dono di conoscere il Signore. Anzi, forse conoscere Cristo è proprio questo atteggiamento di accoglienza dell’altro, della vita, come rivelazione: cioè un vivere con questa domanda dentro, e lasciare che la vita porti in sé la risposta, sia rivelazione del Volto di Cristo. Il Vangelo riporta proprio questa beatitudine, di colui che lascia che la risposta gli sia rivelata (Mt 16,17), di chi vive la vita con questo atteggiamento di ricerca, di ascolto, cercando nella vita la rivelazione del mistero di Cristo, del suo amore. Non io sembra che il Vangelo di oggi ci chieda di dare una risposta su chi è Gesù. Mi sembra piuttosto un invito a farsi la domanda, a rimanere nella domanda, a vivere così, come con un costante anelito del cuore. Mi sembra importante, quindi, vivere con in cuore questa domanda, con questo desiderio di conoscere il Signore, sapendo che la risposta verrà dal riconoscere la presenza di Cristo dentro gli eventi della vita. O, meglio ancora, riconoscere che tutto quello che ci succede è esattamente la forma con cui la Pasqua di Gesù arriva fino a noi.

La terza indicazione ci viene da Gesù stesso, perché ad un certo punto la domanda è come ribaltata, e Gesù – che aveva chiesto chi era Lui- arriva a dire chi è Pietro, gli dà un nome, un’identità nuova. Lui ci risponde alla sua stessa domanda, come se ci volesse dire: “Io sono Colui che ti dice chi sei”.

Ecco, Gesù è proprio Colui che ti dice chi sei, e quindi trovarlo, conoscerlo, alla fine è incontrare se stessi. Perdersi per conoscere Lui (cfr Fil 3,7 ss!) è l’unico modo per trovarsi veramente. Conoscerlo, quindi, è lasciarsi conoscere, è non lasciarsi definire da nient’altro che non sia Lui, lasciarsi rigenerare, lasciarsi dare un nome nuovo. Lo conosci se gli appartieni, cioè se entri in questa relazione di fiducia in cui lasci che il Signore ti dica chi sei. E per questo è necessario perdere tutto, lasciarsi spogliare di tutto, per non avere altro che Lui.

Abbiamo visto, quindi, che questa risposta su chi è Gesù non è facile; chiede un cammino, chiede umiltà, chiede di giocarsi la vita. Ma mi sembra che l’occasione di oggi ci dia un'altra indicazione preziosa. E cioè che per conoscere il Signore, in qualche modo bisogna passare per Pietro. Che questo suo primato nel proclamare la fede diventa servizio alla fede di tutti coloro che vengono dopo di lui, perché la fede è la stessa. E che quindi bisogna mettersi in cammino con Pietro, con tutta la Chiesa, e percorrere lo stesso tragitto, da Cesarea di Filippo a Gerusalemme, fino a Roma, alla testimonianza del martirio. 2

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Questo è, anche oggi, il servizio di Pietro, quello di confermare i fratelli in questa fede, che riconosce dentro la storia di oggi come di ieri la stessa dinamica pasquale, lo stesso Signore. La fede, quindi, la conoscenza di Cristo, passa per la comunione con Pietro. Ci sia dato oggi di ridire e di rivivere questa comunione con il successore di Pietro nella gratitudine e nella preghiera: oggi, come allora e come sempre, il cammino di Pietro è travagliato, ma questo non deve stupire. Ciò che stupisce è che il Signore continua a garantire la sua presenza e a rivelarsi, esattamente dentro tutto ciò che accade su questo cammino, da Cesarea a Gerusalemme.

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