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Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerli si può, basta volerlo Impianti chimici Impianti chimici a rischio terremoto: a rischio terremoto: proteggerli si può, proteggerli si può, basta volerlo basta volerlo INIZIATIVE GLIS PER LA PREVENZIONE SISMICA TUTTO RINVIATO AD UN FUTURO ACCORDO TUTTO RINVIATO TUTTO RINVIATO AD UN FUTURO ACCORDO AD UN FUTURO ACCORDO LA CONFERENZA SUL CLIMA A DURBAN L’ENERGIA NUCLEARE IN ITALIA E NEL MONDO L’ENERGIA NUCLEARE L’ENERGIA NUCLEARE IN ITALIA E NEL MONDO IN ITALIA E NEL MONDO DOCUMENTO AIN DOPO FUKUSHIMA Anno XXII n. 5 - dicembre 2011 - 5,00 Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma 21mo 5-2011 OttavoPB 12-02-2012 19:45 Pagina 1

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COP17: i salvatori del pianeta hanno fallitoLa Conferenza sul Clima a Durban pag. 2

Quegli sfaccendati che a Durban fingono di salvare il mondo pag. 6

Gli ambientalisti sono profeti di sventura che auspicano il male per il genere umano pag. 6

Speciale AIN

Un documento di analisi strategica dell’AINL’energia in Italia dopo Fukushima pag. 8

Fukushima è il passato, gli inglesi guardano avanti pag. 11

La messa in sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi pag. 12

In ricordo del dottor Zbigniew Jaworowski pag. 13

Nella società della comunicazioneTutti incuranti dei dati reali pag. 14

L’Ecomuseo dei Laghi Varesini pag. 14

Bolognafiere: buon risultato per SAIE 2011 pag. 16

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Con l’incontro di Milazzo del 2 dicembre 2011 è iniziata la campagna di sensibilizzazione del GLIS e dell’ENEA sulla sicurezza sismica degli impianti e dei componenti chimici italiani a rischio di incidente rilevanteImpianti chimici a rischio terremoto: proteggerli si può, basta volerlo pag. 17

Interrogazione parlamentare dell’On. Angelo Alessandri sul rischiosismico e da maremoto degli impianti chimici pag. 28

Intervista di Patrizia Calzolari ad Alessandro Martelli,pubblicata da Il Giornale della Protezione Civileil 19 dicembre 2011Impianti chimici in Italia: sicuri contro il terremoto? pag. 28

21mo SECOLOSCIENZA e TECNOLOGIA

rivista di informazionescientifica ed economica

Registrazione Tribunale di RomaN. 656 del 9 novembre 1990Anno 22 - Numero 5dicembre 2011

Editore:21mo SECOLO s.r.l.via L. Di Breme, 18 - 20156 Milano

Direzionevia L. Di Breme, 18 - 20156 MilanoTel. 02 33408361 / 02 38000534E-mail: [email protected]: www.21mosecolo.it

Direttore responsabile:ing. Giorgio Prinzi

DirettoreRoberto Irsutitel. 335 [email protected]

Stampa:Tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M.Via Pieve Torina, 5500156 RomaFinito di stampare nel mese didicembre 2011

Hanno collaborato a questo numero:Angelo Alessandri, Patrizia Calzola-ri, Franco Battaglia, Roberto Irsuti,Luigi Mariani, Manlio Marino, Ales-sandro Martelli, Massimo Martelli,Ettore Ruberti, Paolo Togni.

Una copia euro 5,00

Copia diffusa in omaggio

Abbonamento Ordinario (6 numeri) 30,00Benemerito 60,00Sostenitore da euro 100,00Enti e Ditte 260,00

versamento su C.C. Postale n.23966203 intestato a 21mo SECOLO via L. Di Breme, 18 - 20156 Milano

È obbligatorio citare la fonte per gliarticoli utilizzati

ASSOCIATO ALL’USPIUNIONE STAMPAPERIODICA ITALIANA

In copertina: Tecnologie innovative diprotezione sismica applicate per la di-fesa degli impianti chimici. Elaborazio-ne grafica Claudio Rossi.

L’editore garantisce la massima riservatez-za dei dati forniti dagli abbonati e la possi-bilità di richiederne gratuitamente la retti-fica o la cancellazione. Le informazioni cu-stodite verranno utilizzate al solo scopo diinviare agli abbonati la rivista e gli allegati(legge 675/96 - tutela dei dati personali).

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2 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA n. 5-2011

di Luigi Mariani *

Premessa

A Duban si è tenuta la 17a Conferenza delleparti (COP17), che fa seguito al COP16 diCancun (Messico) ed al COP15 di Copena-

ghen.I risultati di Copenaghen furono di scarsissimo

rilievo: una dichiarazione debole e messa insiemeall’ultimo momento da un piccolo gruppo di Paesiin via di sviluppo (cui si aggiunse il presidente Oba-ma) e poi tutti a casa per sfuggire ai problemi di tra-sporto imposti da un inverno rigidissimo e oltremo-do nevoso.

Molto diverso il clima che si è respirato alla Con-ferenza delle parti (COP17) della Convenzione qua-dro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici(UNFCCC) che si è tenuta in Sud Africa, a Durban,dal 18 novembre al 12 dicembre 2011: il contrasto fi-sico tra il pieno inverno in una capitale del nord Eu-ropa e la mezza estate di una grande città dell’emi-sfero sud si è rispecchiato nella differenza di aspet-tative e nel profilo dei media: se la maggior parte deicittadini normalmente informati sapeva della confe-renza di Copenaghen, pochi sono apparsi consape-voli del fatto che un evento analogo si stesse svol-gendo a Durban.

La riunione di Copenaghen fu preceduta dalloscandalo conosciuto come Climategate: prima delvertice venne infatti alla luce una gran mole di e-mail rubate dai server dell’Unità di ricerca sul climadell’Università dell’Est Anglia. Prima dell’aperturadelle conferenza di Durban la stessa fonte responsa-bile del primo Climategate ha rilasciato un ulteriorelotto di 5.000 messaggi, da cui si apprende di scor-rettezze varie compiute ai danni di scienziati dub-biosi sulla responsabilità umana nel riscaldamentoglobale; scorrettezze che pongono in evidenza comela mancata gestione del dissenso abbia non di radoaccompagnato le attività internazionali condotte inquesti anni in tema di cambiamento climatico.

Avviene così che siano del tutto trascurati gli er-rori previsionali dei modelli (le temperature globalinon salgono più dal 1998 nonostante la continua cre-

scita dei livelli atmosferici di CO2), mentre in secon-do piano passa il sostanziale fallimento del Proto-collo di Kyoto nel limitare la crescita delle emissioni.In compenso la “comunità scientifica” viene descrit-ta come coesa nell’affermare la determinante re-sponsabilità umana nel cambiamento climatico,mentre coloro che dal mondo scientifico avanzanodubbi vengono bollati come “negazionisti”, una ca-tegoria in cui rientra, ironia del destino, anche il fisi-co israeliano Nir Shaviv, che dal suo sito Internet econ lavori scientifici pubblicati su riviste prestigiosesi ostina ad indicare nel Sole e nei raggi cosmici leprincipali cause della variabilità del clima.

Perché Durban

La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite suiCambiamenti Climatici (United Nations FrameworkConvention on Climate Change, UNFCCC) ha loscopo di ridurre le concentrazioni atmosferiche deigas serra con l’obiettivo di “prevenire interferenzeantropiche pericolose con il sistema climatico terre-stre”. La convenzione fu aperta alle firme nel corsodella Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambientee lo Sviluppo di Rio de Janeiro (1992) ed i firmatarisi impegnarono inizialmente a perseguire come“obiettivo non vincolante” la riduzione delle pro-prie emissioni di gas ad effetto serra.

Secondo i termini dell’UNFCCC, avendo ricevu-to le ratifiche di più di 50 Paesi, la Convenzione en-trò in vigore il 24 marzo 1994. Da quel momento, leparti si sono incontrate annualmente in Conferenzedelle Parti (COP) che hanno lo scopo di analizzare iprogressi nell’affrontare il cambiamento climatico edi negoziare azioni legalmente vincolanti per i Paesisviluppati miranti a ridurre le emissioni di gas serra.Massima espressione di quest’ultimo “processo” è ilProtocollo di Kyoto, che fu adottato l’11 dicembre1997 con lo scopo di ridurre le emissioni umane disei gas ad effetto serra (anidride carbonica, metano,protossido d’azoto, idrofluorocarburi, perfluorocar-buri ed esafluoruro di zolfo - http://unfccc.int/kyo-to_protocol/items/3145.php).

UNFCCC e Protocollo di Kyoto presuppongonoovviamente l’adesione degli Stati alla teoria scienti-fica dell’AGW (Anthropogenic Global Warming)che a sua volta è espressione del pool di scienziatiche opera all’interno dell’IPCC (International Panelon Climatic Change), organismo espressione della* Docente di Meteorologia agraria, Università di Milano

COP17: i salvatori del pianeta hanno fallito

La Conferenza sul Clima a Durban

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World Meteorological Organization e del’UNEP(United Nations Environmental Program).

Le condizioni per l’entrata in vigore del protocol-lo di Kyoto erano che fosse ratificato da almeno 55nazioni e che i Paesi aderenti producessero almenoil 55% delle emissioni globali antropiche ad effettoserra. Tali condizioni sono state raggiunte a fine2004 con l’adesione da parte della Russia, per cui ilprotocollo è ufficialmente entrato in vigore il 16 feb-braio 2005. I sottoscrittori si sono così impegnati a ri-durre le proprie emissioni di gas serra complessiva-mente di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 (an-no di riferimento) nel corso del periodo 2008-2012.

Gli stati firmatari dell’UNFCCC sono suddivisiin tre gruppi e cioè i Paesi dell’Allegato I (Paesi in-dustrializzati), i Paesi dell’Allegato II (Paesi indu-strializzati che pagano per i costi dei Paesi in via disviluppo) ed i Paesi in via di sviluppo. I Paesidell’Allegato I concordano nel ridurre le loro emis-sioni (in particolare di CO2) portandole fino a livelliinferiori alle loro emissioni del 1990. Se non possonofarlo, devono acquistare crediti di emissione o inve-stire nella conservazione. I Paesi in via di svilupponon hanno restrizioni immediate rispetto al-l’UNFCCC onde impedire restrizioni al loro livellodi crescita, impedire la vendita di loro crediti diemissione alle nazioni industrializzate e consentireloro di ottenere fondi e tecnologie dai Paesi dell’An-nesso II.

La lista dei Paesi dell’Allegato I e II è riportata nelsito http://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_quadro_delle_Nazioni_Unite_sui_cambiamenti_cli-matici mentre nel sito http://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_di_Ky%C5%8Dto sono descritti in mo-do sintetico i meccanismi posti in atto nel quadro delprotocollo di Kyoto.

La conferenza delle parti di Durban

Obiettivi principali delle conferenza di Durbanerano (i) la sopravvivenza del Protocollo di Kyotocon l’impegno a concludere al più presto un nuovoaccordo esaustivo e legalmente vincolante, (ii) l’in-cremento dei tagli alle emissioni di CO2 per mante-nere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2gradi centigradi e (iii) l’assicurare i finanziamenti alungo termine per aiutare i Paesi più poveri ad af-frontare i cambiamenti climatici.

A conclusione di estenuanti trattative i Paesi del-l’Onu hanno raggiunto un compromesso in virtù delquale si costituirà un gruppo di lavoro che dal pros-simo anno comincerà a definire anche in terminigiuridici le basi di un nuovo accordo vincolante dadefinire entro il 2015 e che entrerà in vigore dal 2020.Nel frattempo il Protocollo di Kyoto avrà un seguitoanche dopo il 2012, nel senso che verrà seguito soloda Europa e da pochi altri Paesi industrializzati(Giappone, Canada e Russia hanno confermato laloro uscita).

Insoddisfatti sono apparsi gli ambientalisti e so-prattutto i rappresentanti delle piccole isole del Pa-cifico (riuniti nell’Aosis, Alleanza dei piccoli stati in-sulari), in quanto ritengono che l’accordo non sia ingrado di contenere il contenimento della crescitadella temperatura globale entro i 2°C, per cui le loroisole rischierebbero di essere sommerse dall’oceano.

Ora il problema che la “comunità internazionale”ritiene di aver di fronte è quello di “salvare il piane-ta” contenendo nei prossimi otto anni (e cioè finoall’entrata in vigore del nuovo accordo, prevista peril 2020) le emissioni di gas inquinanti da parte di na-zioni emergenti (India, Messico, Brasile, Sudafrica,ecc.) e degli Stati Uniti, i quali non hanno mai firma-to il Protocollo di Kyoto pur essendo responsabilidel 35% delle emissioni di CO2. Stesso discorso valeper la Cina, che però a Durban ha mostrato disponi-bilità alla riduzione di gas serra prima del 2020.

I Paesi riuniti a Durban hanno inoltre dato via li-bera al Fondo Verde, un pacchetto di 100 miliardi didollari stanziati da qui al 2020 per aiutare i Paesi invia di sviluppo ad agire contro il riscaldamento glo-bale ed hanno infine stabilito nuovi incentivi per lariduzione delle emissioni di CO2 e la protezione del-le foreste e delle aree sensibili al cambiamento cli-matico.

Valutazioni critiche

Credo sia anzitutto necessario domandarci se ilProtocollo di Kyoto abbia raggiunto gli obiettivi chesi proponeva e la risposta è in questo caso negativa,nel senso che i livelli di CO2 hanno continuato a cre-scere ai ritmi precedenti anche a valle del 2008, inbarba non solo al protocollo stesso ma anche alla cri-si economica che in questi ultimi anni morde le eco-nomie sviluppate. Ciò giustifica a mio avviso la de-

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Figura 1 - Serie storiche globali del livello degli oceani dal 1807 adoggi. Il livello oceanico è in aumento dal 1870 (fine delle piccola eraglaciale) e l’incremento complessivo è di circa 20-30 cm con un au-mento annuo graduale (circa 1.5 / 2 mm l’anno) e che non mostrasensibili variazioni nel periodo più recente (Church and White,2006; Jevrejeva et al., 2006).

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cisione dei governi di Canada, Russia e Giappone dinon aderire all’accordo di Durban.

Occorre poi dire alcune importanti verità sull’im-putato CO2, anche se la “sentenza di condanna” ègià stata da tempo pronunciata. La CO2 è un gas ser-ra ma non il principale, rappresentando circa il 20%dell’effetto serra complessivo (Hansen e Sato, 2011)mentre i cinque restanti gas serra considerati dalProtocollo di Kyoto sono responsabili di un altro3%. La parte del leone in termini di effetto serra lagioca invece l’acqua, in forma di nubi e vapore, chenel complesso pesa per il 76%. Come gas serra laCO2 ha sicuramente un effetto sul clima e qui appli-cando la legge di Stefan e Boltzmann ed introducen-do poi il feed-back negativo da gradiente pseudo-adiabatico è possibile stimare l’effetto sulle tempera-ture al suolo in circa +0.5°C1 al raddoppio e cioè nelpassaggio dai livelli pre-industriali di 280 parti permilione in volume (ppmv) alle 560 ppmv attese in-torno al 2050.

Inoltre, come si può constatare dai dati riportatiin figura 2, dal 1958 (anno da cui iniziano le misureregolari di CO2 in atmosfera nel sito di Mauna Loa)la CO2 atmosferica è cresciuta in modo assai regola-re, al ritmo di circa 1.4 ppmv l’anno. Al contrario letemperature globali sono cresciute solo nel periodoche va dal 1977 al 2001 (e dunque solo nel 46% deglianni) con un incremento causato in primis dall’in-tensificazione della circolazione anulare alle medielatitudini del pianeta (Grandi Correnti Occidentali)che la scienza non è ancor oggi in grado di associarein modo diretto all’aumento di CO2.

Si osservi inoltre che le alte temperature registra-te nel 1998, anno che secondo le statistiche è da con-siderare il più caldo da quando sono in atto misuretermometriche, sono il frutto delle enormi quantitàdi vapore acqueo immesse in atmosfera da ENSO,alias El Nino, un fenomeno naturale non legato alleattività umane. Quanto accaduto nel 1998 è altamen-te istruttivo anche per un altro aspetto: i modelli cir-colatori globali dell’IPCC attribuiscono alla CO2 uneffetto di incremento finale delle temperature globa-li assai rilevante e che per il summenzionato passag-gio da 280 a 560 ppmv viene stimato per le tempera-ture al suolo in +2/+6°C (valori sostanzialmente piùelevati dei +0.5 da me indicati in precedenza). Taleincremento avrebbe luogo secondo i modelli inquanto l’aumento di CO2 produce un aumento dellatemperatura atmosferica che a sua volta dovrebbestimolare un incremento di vapore acqueo in atmo-sfera in virtù soprattutto della più intensa evapora-zione dagli oceani (feed-back positivo)2. Ma se untale fenomeno fosse all’opera dovrebbe valere perqualunque gas serra che produca incrementi termiciin atmosfera, vapore acqueo incluso. Ed il caso del1998 è in tal senso emblematico, in quanto ENSO haprodotto un aumento drastico del vapore acqueo at-mosferico cui è conseguita una consistente rispostatermica (aumento delle temperature globali). Tutta-

via, ciò non si è in alcun modo tradotto in un richia-mo di ulteriore vapore acqueo dagli oceani, con ul-teriore spinta al riscaldamento; viceversa l’atmosfe-ra si è naturalmente liberata dell’eccesso di vaporeacqueo attraverso le precipitazioni, aprendo la stra-da al periodo a temperature globali stazionarie cheancor oggi persiste (figura 2). La domanda aperta èallora se anche nel caso della CO2 non possa entrarein gioco un meccanismo di autoregolazione di talfatta, meccanismo che il professor Richard Lindzenha per primo ipotizzato enunciando la teoria del-l’iride adattivo (Lindzen e Chou, 2002) e di cui vi èforse traccia nelle fasi a temperature globali decre-scenti (1958-1976 e 2002-2011) evidenziate nel grafi-co in figura 2.

Esistono alternative rispetto a Kyoto?

Da quanto detto al paragrafo precedente derivache porsi l’obiettivo totemico di limitare l’incremen-to delle temperature globali a +2° nei prossimi 100anni pensando di raggiungerlo attraverso la stabi-lizzazione dei livelli atmosferici di CO2 appare, amio avviso, un grave peccato d’orgoglio in relazione

1 0.5°C è il valore ottenuto applicando all’incremento sti-mato nella media troposfera (circa +1°C al raddoppio) ilfeed-back negativo legato alla conservazione del gradientepseudo-adiabatico.

2 Per ragioni di spazio non tratto in questa sede del feed-back positivo da nubi, che dovrebbe almeno in teoria coope-rare con quello da vapore acqueo.

Figura 2 – Il diagramma mette a confronto per il periodo 1958-2011 i dati di contenuto atmosferico in CO2 misurato a Mauna Loa(fonte: NOAA) e le temperature globali (serie Hadcru3t - fonteCRU – East Anglia University). Si osservi che la CO2 aumenta inmodo monotono (salvo una debole ciclicità annuale con minimo nelperiodo estivo dell’emisfero boreale – emisfero delle terre - allorchéle piante assorbono grandi quantità del gas) mentre le temperatureglobali aumentano solo nel periodo che va dal 1977 al 2002, per cuigli andamenti della temperatura globale e della CO2 sono in fase so-lo in 26 anni su un totale di 54 anni considerati e cioè nel 48% deicasi (fonte: Ole Humlun, - www.climate4you.com).

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ignorati e contemporaneamente le misure meteoro-logiche al suolo sono sempre più trascurate. Un so-lo esempio, si è parlato di recente della grande sic-cità nel Sahel (zona peraltro in fase di consistente“rinverdimento” secondo i dati da satellite – Ols-son et al., 2005). Ecco, le piogge su un’area che ègrande 18 volte l’Italia erano monitorate con 51stazioni meteorologiche nel 1921, 152 nel 1951,188 nel 1971, 102 nel 1991 e 35 nel 2003 (Dai etal, 2003). Con 35 stazioni si fatica a capire co-me vanno le piogge in Sardegna, immaginia-moci cosa si possa mai arguire per il Sahel. Esenza dati di buona qualità è impossibileadottare un approccio illuministico ai pro-blemi (dati di buona qualità e prodotti conregolarità sono la base essenziale per ledecisioni ad ogni livello, dal campo colti-vato al pianeta), per cui l’approccioideologico è destinato ad avere il so-pravvento.

A fronte di una tale realtà il compitodelle organizzazioni internazionali edegli scienziati dovrebbe essere quellodi fornire ai politici elementi di giudi-zio non ideologici ed il più possibileesaustivi sulla vasta gamma di proble-

mi che a livello globale sono oggi sul tap-peto, lasciando poi ai politici stessi la piena re-

sponsabilità delle decisioni operative. Stanno vera-mente assolvendo in modo efficace ad un tale com-pito? Permettetemi di dubitarne.

BibliografiaChurch, J. A., and White N. J., 2006. A 20th century acce-

leration in global sea-level rise”, Geophys. Res. Lett.,33.

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Helldén U., e Tottrup C., 2008. Regional desertification: Aglobal synthesis. Global and Planetary Change 64(2008) 169–176

Jevrejeva, S., Grinsted A., Moore J.C., and Holgate S.,2006. Nonlinear trends and multiyear cycles in sea le-vel records, J. Geophys. Res., 111.

Lindzen R.S., M-D. Chou, e A.Y. Hou, 2001. Does theEarth have an adaptive infrared iris. BAMS, March,417-432.

Kuipers Munneke P., Picard G., van den Broeke M.R.,1Lenaerts J. T. M., van Meijgaard E. 2012. Insignificantchange in Antarctic snowmelt volume since 1979,Geophysical Research Letters, Vol. 39, L01501,doi:10.1029/2011GL050207, 2012

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alnostro at-

tuale livello di igno-ranza dei meccanismi che governano il sistema cli-matico globale, e questo ai politici ed all’opinionepubblica qualcuno prima o poi dovrà pur dirlo. Allostesso modo, qualcuno dovrebbe porsi il problemadi mantenere, almeno a livello di ricerca scientifica,una visione critica e aperta al dubbio rispetto allateoria AGW sulla quale si fondano l’UNFCCC, leCOP ed il protocollo di Kyoto. Ma su cosa si potreb-be fare in questa direzione torneremo in un prossi-mo articolo.

Alcuni interrogativi per il mondo della scienza

Dati recentissimi (Kuipers Munneke, 2012) mo-strano che i quantitativi annui di ghiaccio antarticofuso durante l’estate australe manifestano per il pe-riodo 1979-2011 una assai confortante stazionarietà,mentre la tendenza alla stabilizzazione delle superfi-ci glaciali marine dell’area artica dopo il rapido de-cremento registrato nel periodo 2003-2007 si cogliedai dati da remote sensing raccolti dall’Università del-l’Illinois (http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphe-re/). Analogamente i satelliti ci indicano da anni chela biomassa vegetale nelle aree globali a rischio piùintenso di desertificazione manifesta una confortan-te espansione (Helldén e Tottrup, 2008).

Nonostante la “generale preoccupazione per lacatastrofe climatica incombente”, tali dati sono

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C he certi ambientalisti siano deimenagrami, che auspicano

tutto il male possibile per il genereumano, lo abbiamo già scritto nellenostre pubblicazioni, libri e riviste.Il filosofo francese Pascal Brucknersulle pagine di Saturno, inserto cul-turale de Il Fatto quotidiano, confer-ma autorevolmente il nostro pen-siero, scrivendo: «Non sono animebelle che ci mettono in guardia, ma

spiriti piccoli piccoli che ci augura-no tutto il male possibile se avremola spudoratezza di non ascoltarli».Nel suo articolo dal titolo «Am-bientalisti, che voglia di catastrofe»racconta come un certo pensieroecologico si alimenti della retoricadell’apocalisse1.

«Sgomento. È la condizione delnostro tempo. Cosa so del progres-so, della scienza, della demografia,

del clima, della tecnica, dell’ali-mentazione? Tra cinque, dieci anni,la Terra sarà divenuta inabitabile,le temperature saranno aumentate,si moltiplicheranno i terremoti, leinondazioni e la siccità, le guerre

Gli ambientalisti sono profeti di sventura che auspicano il male per il genere umano

1 PASCAL BRUCKNER, Saturno, insertoculturale de Il Fatto quotidiano, 24 giu-gno 2011.

Quegli sfaccendati che a Durban fingonodi salvare il mondo

No, questa è la seconda menzogna. Per esempio,oltre 9000 misure eseguite tra il 1812 e il 1961 in oltre40 diversi siti hanno testimoniato come essa è variatatra 150 e 450 ppm, toccando tre momenti di massimo,negli anni 1820, 1855 e 1940. Insomma: è semplice-mente falso che i 390 ppm di oggi siano senza prece-denti.

In nome di questo colossale falso gli sfaccendati dicui sopra hanno trovato di che occuparsi e si sono riu-niti alla Cop17. Il numero assicura che le 16 Cop pre-cedenti sono state un fallimento. Né poteva essere di-versamente. Pensate, il protocollo di Kyoto si prefig-geva di diminuire le emissioni dei Paesi industrializ-zati del 6% rispetto alle emissioni del 1990. Una ridu-zione che, pur insignificante ai fini dello stravaganteproposito di governare il clima, i grandi del mondonon hanno saputo conseguire. Per dire: rispetto aquelle del 1990, le emissioni sono oggi aumentate del5% in Europa, del 15% in Nordamerica, del 30% inAfrica, del 50% in Sudamerica e del 100% in Medio-riente e Asia. Nel complesso, il mondo emette oggi il30% in più che nel 1990.

La ineluttabilità del fallimento è di una semplicitàdisarmante. Richiederebbe sforzi titanici una riduzioneanche solo del 6%. Bisognerebbe impegnare 1000 mi-liardi sul nucleare o 20mila miliardi sul fotovoltaico,ma il budget su cui i grandi del mondo hanno finora li-tigato in tutte le Cop precedenti (senza raggiungere al-cun accordo) è stato dell’ordine di 100 miliardi. Il no-stro ministro Clini queste cose le sa, perché è un tecni-co. Ma non le dice: forse perché gioca a fare il politico.

(da Il Giornale, 10 dicembre 2011)

di Franco Battaglia *

A nche quest’anno migliaia di sfaccendati si sonoaccodati al seguito dei grandi del pianeta, iquali si sono dati appuntamento a Durban col

fantasioso scopo di stabilire le modalità con cui ridurrele emissioni di CO2 per contrastare il riscaldamentoglobale causato dalle attività umane. Che – sia benchiaro – è una menzogna sesquipedale, che non diven-ta verità per il solo fatto che ce la ripetano da 20 anni.«Coi 390 ppm di oggi, la concentrazione di CO2, il prin-cipale gas-serra, mai è stata così alta come negli ultimi300/10.000/100.000/900.000 anni», dicono (mentitoridiversi diranno intervalli temporali diversi).

Tanto per cominciare – prima menzogna – la CO2non è il principale gas-serra. Questo è il vapor acqueo,che contribuisce all’effetto serra per oltre il 75%. Poi,almeno il 90% della CO2 presente in atmosfera è d’ori-gine naturale. La CO2 d’origine antropica è uno iota ri-spetto ai gas-serra che sarebbero comunque presenti,con o senza attività umane. Gli stupidi credono che siaesattamente questo iota ciò che potrebbe sconvolgereil clima. Siccome, come disse quello, due sono le coseinfinite, l’universo e la stupidità umana, e della primanon ne siamo sicuri, gli stupidi non vanno sottovalu-tati, giacché siamo la maggioranza. Però chiediamoci:è vero che questo iota ha reso la concentrazione atmo-sferica di CO2 alta come non mai?

* Dipartimento di ingegneria dei Materiali e dell’Ambien-te - Università di Modena, Italy

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opporranno i popoli, tutte le cen-trali nucleari saranno esplose.L’uomo ha peccato d’orgoglio, hadistrutto il suo habitat, ha devasta-to il pianeta, perciò deve espiare.«La festa industriale è finita», av-vertiva già nel 1979 il filosofo tede-sco Hans Jonas, che invocava unuso illuminato della paura e unanuova responsabilità nei confrontidella natura. Nella nostra vecchiaEuropa, il pathos dominante èquello della fine dei tempi. L’apo-calissi è ineluttabile.

La paura è come un enzima:s’impadronisce di tutti i soggetti,se ne nutre e poi li abbandona perdegli altri, nuovi, che saranno a lo-ro volta abbandonati. GuardateFukushima: il dramma non ha fat-to che confermare un’inquietudineche lo precedeva e che stava cer-cando nutrimento per giustificarsi.Fra sei mesi saremo sollecitati daqualcosa di nuovo: una pandemia,l’influenza aviaria, la crisi alimen-tare, lo scioglimento dei ghiacci,onde malefiche e antenne paraboli-che…

A questo proposito, doppiosgomento: il catastrofismo regnasoprattutto nei paesi occidentalicome fosse la residenza secondariadi popoli privilegiati, sospiri digatti paffuti che fanno le fusa nelconfort.

Da noi l’avversione al rischio haraggiunto una tale estensione cheviviamo l’intreccio dei nostridrammi privati e dell’epopea mon-diale come una minaccia perma-nente. La sconvolgente disgrazialontana ha un che di singolare, poi-ché trasforma il grigiore in un’av-ventura ad alto rischio: potrebbesuccedere anche a noi. Strano para-dosso: a dispetto della crisi, vivia-mo meglio in Europa che in qual-siasi altro posto, a tal punto che imigranti del mondo intero voglio-no mettervi piede, eppure mai co-me oggi offendiamo le nostre so-cietà.

I discorsi allarmisti sull’atomo,sul clima, sul futuro del pianeta,nascondono una contraddizione.Se la situazione è così grave comedicono, a che serve insorgere? Per-ché non lasciarsi andare aspettan-do il diluvio? Per quanto riguardale soluzioni suggerite, sembrano

inferiori alla gravità del male. Sap-piamo tutti cosa propongono lamaggior parte delle correnti diquesto movimento: abbandonarele automobili, i viaggi in aereo,consumare prodotti locali, abban-donare la carne, riciclare i rifiuti,piantare alberi, moderare i deside-ri, impoverirsi volontariamente.Tanto rumore per nulla! Enormitàdella diagnosi, derisione dei rime-di. Come fossimo gentili boy scout,si prodigano con consigli d’econo-mia casalinga degni delle nostrenonne. Poiché siamo sprovvisti diqualsiasi potere di fronte al piane-ta, facciamo fruttare quest’impo-tenza con piccoli gesti propiziatori:salire le scale a piedi, diventare ve-getariani, andare in bicicletta…Gesti che ci danno l’illusione diagire per la Terra.

Quanto ai cinesi, gli indiani e ibrasiliani, che ritornino alla loromiseria, seduta stante. È fuori que-stione che si sviluppino, perché po-trebbero farci ombra. L’involonta-ria ironia del discorso apocalitticoè di mettere tutto al neutro: volen-do persuaderci del caos planetario,incorporano la nostra eventualesparizione al tepore quotidiano.Vorrebbero risvegliarci, invece ciintorpidiscono. Le energie sporche,l’inquinamento, le multinazionaliche cospirano per avvelenarci, ec-citano la nostra calma esistenzacon un brivido inedito. Il nemico èfra noi e con noi, spia le nostre mi-nime debolezze, tanto più insidio-so quanto è visibile. Se i riti antichiavevano la funzione di incanalarela violenza di una comunità su unavittima sacrificale, i riti contempo-ranei hanno la funzione di dram-matizzare lo status quo e farci vive-re nell’esaltante prossimità del ca-taclisma.

Per sfuggire all’incertezza del-la storia, si decreta quindi la cer-tezza del disastro: questo permet-te di cullarci, sereni, nelle dolcez-ze dell’abominio. Che c’importadella data della fine, tanto ci col-pirà comunque quando s’abbat-terà. Il discorso del catastrofistanon dice “forse”, dice: l’orrore èsicuro. Impermeabile al dubbio, losa da sempre, e si accontenta di re-gistrare le tappe del degrado. Ilprofeta è un riduttore di destino,

offre le stesse risposte a ogni inter-rogazione.

Ci viene allora un sospetto,quando le innumerevoli Cassan-dre, che vaticinano sui nostri climi,più che metterci in guardia voglio-no fustigarci. Quando cioè l’intel-lettuale europeo indossa la ma-schera della Pizia, una Pizia barda-ta di scienza e di statistiche, che cu-mula gli attributi del ribelle che in-sorge a quelli del veggente che pro-fetizza. Nel giudaismo classico, ilprofeta cercava di far rivivere lacausa di Dio contro i re e i potenti.Nel cristianesimo, i movimentimillenaristi promuovevano unasperanza di giustizia contro laChiesa e i suoi prelati che vivevanonel lusso, tradendo il messaggiodei Vangeli. In una società laica, ilprofeta non ha nulla di viatico senon la sua indignazione. Capita al-lora che, inebriato dalla sua stessaparola, si attribuisca una legitti-mità indebita, e invochi con le sueorazioni la distruzione che eglipretende di ripudiare.

Questo è il rovesciamento:l’Apocalisse diventa per i suoi par-tigiani la nostra sola via di scampo.Come quei reazionari che, neglianni Sessanta e Settanta, augurava-no alla gioventù europea una buo-na guerra per calmarli, i nostriAtrabiliari (malinconici, di cattivoumore, ndr) sperano che tocchere-mo il fondo affinché ci si possa sve-gliare. Meritate una bella lezione,non avete sofferto abbastanza, do-vete passarne di cotte e di crude! Èun vero augurio di morte che rivol-gono alle popolazioni. Non sonoanime belle che ci mettono in guar-dia, ma spiriti piccoli piccoli che ciaugurano tutto il male possibile seavremo la spudoratezza di nonascoltarli. La catastrofe non è la lo-ro ossessione, è la loro gioia piùprofonda. Fukushima è stata perloro come ciò che è stato l’affaireDreyfus per l’estrema destra france-se: non uno spaventoso dramma,ma una “divina sorpresa”. E allorasi tengano la loro tragedia! Fra lalucidità e l’asprezza, la predizionee l’anatema, la distanza è corta».

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/28/ambientalisti-che-vo-glia-di-catastrofe/128796/

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Manca tuttora, in Italia, una seria riflessionesulle conseguenze e gli effetti del referendumdel 12 giugno 2011. Per effettodell’interpretazione politica di tale pronunciasi preclude al nostro Paese, per un periodo nonbreve, la possibilità di diversificare il propriosistema di generazione di energia con il ricorsoalla fonte nucleare. Di per sé questaconsiderazione avrebbe dovuto indurre a unariflessione strategica attenta e preoccupata suiproblemi e le prospettive del nostro sistemaenergetico e più ampiamente dellacompetitività industriale: sicurezza degliapprovvigionamenti, riduzione delladipendenza, stabilizzazione dei prezzidell’energia, decarbonizzazione dell’economia.L’Associazione Italiana Nucleare avvia, nelgennaio 2012, questa riflessione con undocumento del quale pubblichiamo alcunibrani.

L’incidente di Fukushima

I l risultato del referendum è stato, in massimaparte, determinato dall’emozione causata dal-l’incidente di Fukushima. Si è trattato di un inci-

dente grave che è destinato a segnare un momentoimportante nel presente e nel futuro della genera-zione elettrica da nucleare. La gravità dell’incidenteè dovuta a due eventi: l’avvenuto “core damage” delreattore e il rilascio esterno (ancorché localizzato) dimateriali radioattivi. Queste due condizioni bastanoa qualificare Fukushima tra gli incidenti più gravinella storia del nucleare civile. Ciononostante gli ef-fetti dell’incidente sono stati amplificati da una ecomediatica che ha necessariamente avuto un impattoemotivo molto forte sul pubblico. Resta il fatto chel’incidente di Fukushima ha avuto effetti sanitari almomento non significativi, anche se estrapolati nellungo termine. I rilasci di radioattività sono stati, inmassima parte, territorialmente confinati alle zonecircostanti gli impianti danneggiati e le misure diprotezione delle popolazioni (evacuazione e restri-

zioni temporanee sull’alimentazione) sono statetempestive ed efficaci. Di conseguenza solo una do-se modesta di radiazione è stata ricevuta determi-nando, quindi, un impatto dell’incidente che non fatemere effetti sanitari significativi. Sono in corso unaserie di attività che hanno portato a una stabilizza-zione delle condizioni dei tre reattori e del combu-stibile presente nella piscina; si stanno ripristinandole condizioni di contenimento per tutti gli impianti esi stanno gestendo i liquidi e il materiale radioattivopresente sugli impianti. Alcuni degli edifici sono giàinteramente coperti e isolati, mentre l’istallazione la-to mare di paratoie metalliche di profondità, fin al disotto del livello di falda, garantiranno anche controquesta possibile via di fuga.

L’incidente di Fukushima ha una natura e unacausa che differiscono dai due principali incidentiche hanno interessato la storia del nucleare civile(Three Mile Island e Chernobyl). Non si è trattato,infatti, di un evento dovuto a cause interne ai mecca-nismi di funzionamento del reattore. Si è trattato, in-vece, di un incidente originato da un evento naturaleestremo, lo tsunami, che ha superato le assunzioni e iparametri di sicurezza da catastrofi naturali (designbasis) posti a base del progetto costruttivo dell’im-pianto. A riprova di ciò, sarebbe da considerarel’impatto diverso che l’evento naturale ha fatto regi-strare in un impianto identico (Fukushima Daini),situato a pochi km di distanza, ma con diesel diemergenza posizionati ad una quota superiore sullivello del mare. Tale impianto si è posto automati-camente in condizioni di sicurezza, resistendo sia alterremoto sia allo tsunami, nonostante la loro estre-ma violenza. (…)

L’energia italiana dopo il referendum

Il risultato del referendum, tanto più in mancanzadi una nuova strategia energetica nazionale, rischiadi accentuare e aggravare i limiti, le distorsioni e ledebolezze del nostro sistema di approvvigionamen-to energetico, con conseguenze negative per le pro-spettive di crescita della nostra economia. Ad inizia-re dallo sradicamento, all’insaputa dell’opinionepubblica, di decine di posti di lavoro qualificati chesarebbero stati necessari alla realizzazione del pro-gramma nucleare italiano. Il mancato ricorso allaproduzione nazionale di energia elettronucleare ac-centuerà pesantemente la specificità e l’anomalia ita-

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Speciale Associazione Italiana Nucleare

Un documento di analisi strategica dell’AIN

L’energia in Italia dopo Fukushima

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liana, nella soddisfazione della domanda di energiaprimaria, rispetto alla media dei paesi europei: il ri-corso preponderante ai combustibili fossili e all’im-port strutturale di energia dai paesi esteri (per l’elet-trico in particolare da fonte nucleare). Già oggi l’Ita-lia figura al primo posto tra i paesi dell’OECD per ilcosto del kWh: sui singoli valori di costo oggetto distudio infatti incide anche il contesto di produzioneda nuove centrali nucleari in Paesi dove queste giàesistano o meno. L’eventuale rinuncia definitivaall’opzione nucleare non renderà certo agevole lachiusura di questo gap che, agendo su uno deglianelli iniziali della catena del valore per imprese e fa-miglie, ha un impatto negativo immediato sulle pro-spettive di crescita del Paese. In Italia, com’è noto, ilfabbisogno di energia primaria è oggi soddisfattoprevalentemente attraverso l’importazione di pro-dotti petroliferi e gas naturale, combustibile che ne-gli ultimi anni ha assunto un ruolo crescente nel mixenergetico nazionale sino a divenire, nel settore elet-trico, il principale combustibile utilizzato. Il crescen-te ricorso al gas naturale, che pure ha comportatouna significativa riduzione delle emissioni specifichedi gas inquinanti e climalteranti, grazie al processodi rinnovo del parco produttivo nazionale con tecno-logie ad elevata efficienza e bassa emissione, rendecomunque evidente la necessità di investimenti innuove rotte/fonti di approvvigionamento al fine digarantire maggiore diversificazione delle rotte e del-le fonti. Infine, il processo di sviluppo delle tecnolo-gie di cattura e sequestro della CO2 (c.d. tecnologieCCS) rende percorribile l’opzione di un maggior uti-lizzo, nei siti disponibili, del carbone. L’impossibilitàdel ricorso al nucleare ha aggravato, in modo parti-colare, la condizione del sistema elettrico nazionale.L’energia elettrica copre oggi il 20% dei consumi fi-nali di energia, con punte del 32% nei consumi delsettore industriale e civile. Questa quota è previstaaumentare in modo regolare e costante in ogni previ-sione sull’andamento dei consumi finali di energia.Nel 2010 i consumi elettrici in Italia si sono attestatisui 330 TWh: in aumento sul 2009, pur in presenza diuna recessione persistente dell’economia. A coprirequesto fabbisogno di energia elettrica il nostro siste-ma ha fatto ricorso per il 77,2% alle fonti fossili (dicui gas 44,9%) e all’importazione (13,4%). Le fontirinnovabili (comprendendo la quota idroelettrica)hanno coperto il 22,8% del fabbisogno. L’attuale mixdel sistema energetico non è destinato a modificarsinel futuro a breve e medio termine, con la preponde-ranza delle fonti fossili nella composizione del no-stro portafoglio di approvvigionamento di energiaprimaria e di generazione di energia elettrica. Le fon-ti rinnovabili, seppur in un contesto di crescentecompartecipazione al soddisfacimento del fabbiso-gno energetico nazionale, non potranno, per ragionistrutturali, costituire un’efficace alternativa a talecondizione di sbilanciamento. Nel settore elettrico inparticolare, le fonti di cui si compone un mix equili-

brato del portafoglio di generazioneelettrica non sono tra loro del tuttointercambiabili. Per motivazionitecniche ed economiche, le diverse fonti di genera-zione svolgono funzioni diverse tra loro a secondadell’esigenza di copertura della “produzione di ba-se” (quella necessaria a coprire la quota di domandacostante in tutti i giorni dell’anno e a tutte le ore delgiorno) o quella di modulazione (quella necessariaper seguire le variazioni giornaliere della domanda)o di “picco”. Alla copertura delle diverse componen-ti della domanda di energia elettrica ognuna dellevarie fonti di generazione concorre a seconda delproprio specifico grado di flessibilità produttiva, dimodalità di utilizzo e dei costi di produzione privile-giando, ovviamente, le fonti a minor costo nei limitidella loro flessibilità operativa e della loro program-mabilità. Per coprire la domanda di base è giocofor-za far ricorso a fonti caratterizzate da una continuitàdi utilizzo non intermittente, normalmente caratte-rizzate da costi fissi elevati (che inducono ad un usocontinuativo di tali fonti) e costi variabili (costo mar-ginale) limitati. Le tecnologie che normalmente pre-sentano tali caratteristiche sono quelle a gas, a nu-cleare e a carbone. Nel caso delle fonti rinnovabili,solo per alcune (idroelettrico, biomasse, geotermia)può valere la caratteristica di utilizzo continuativoche le rende fruibili nella copertura dei carichi di ba-se. Per altre fonti (in primis solare ed eolico) tale ca-ratteristica è impedita da ragioni naturali che non nepermettono la programmabilità e l’utilizzo su basecontinuativa, richiedendo quindi un accoppiamentocon impianti di produzione a maggior flessibilitàoperativa (caratteristica tipica degli impianti a gasnaturale). Una quota di fonti convenzionali o di baseva anche contabilizzata come back up dell’utilizzodelle fonti rinnovabili intermittenti, per garantirecontinuità e tenuta alla rete elettrica. In Italia la capa-cità termoelettrica, in termini di potenza efficientenetta, è stimata in lenta diminuzione a partire dal2010, causa la riduzione dell’apporto degli impiantia carbone ed a vapore, controbilanciata (seppur nonin misura sufficiente) dal lieve incremento delle cen-trali a ciclo combinato e cogenerative. In conseguen-za di ciò le centrali a ciclo combinato avranno unruolo fondamentale per garantire la sicurezza del si-stema elettrico, considerando anche il phasing-out delmeccanismo CIP 6/92 per ridurre gli oneri in bollet-ta. I significativi investimenti in nuova capacità pro-duttiva degli ultimi anni hanno consentito il rag-giungimento di margini di riserva per il sistema elet-trico italiano. Non sono prevedibili, perciò, nuoviimpianti termoelettrici nel breve e medio termine.D’altra parte, va considerato che, nonostante il ruolodi primaria importanza per i cicli combinati, la dina-mica recessiva della domanda derivante dal quadromacroeconomico potrebbe portare alla rinunciaall’esercizio di centrali termoelettriche, perché desti-nate a funzionare per un numero di ore non ottimale

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e a soddisfare una richiesta di flessi-bilità penalizzante in mancanza del-la idoneità tecnica della centrale ad

un numero cospicuo di avvii durante l’anno (plantflexibility). Tutto ciò per evidenziare il prezzo che ilnostro sistema elettrico paga allo scarso mix produt-tivo e di approvvigionamento. È un vero errore effet-tuare scelte irreversibili in un campo, come quellodell’energia, dove occorrono considerazioni di lungoperiodo, decisioni di programmazione a lungo ter-mine e capacità di fronteggiare fattori non prevedibi-li (instabilità politiche, equilibri ambientali, ecc.) chepossono sovvertire priorità e strategie. La cancella-zione del nucleare rende più difficile disegnare unastrategia di riequilibrio del mix di generazione elet-trica. Le tare strutturali del nostro sistema energetico(estrema vulnerabilità dal punto di vista della sicu-rezza di approvvigionamento, dipendenza da fontifossili, problemi di costi e di inquinamento, trasferi-mento netto di risorse finanziarie all’estero, incentivipoco qualificanti dal punto di vista della creazione diuna filiera industriale, tensioni sui prezzi dell’ener-gia, ecc.) rischiano, così, di diventare permanenti. (...)

La sicurezza nucleare dopo Fukushima

D’altra parte quanto sta avvenendo nell’indu-stria e nel mondo nucleare in generale è in linea conquanto è sempre successo in questo settore che ha“imparato” dalle esperienze, innovando e miglio-randosi.

Nel settore dell’energia nucleare, la sicurezza è lamassima priorità in tutte le fasi del ciclo di vita di unimpianto.

Sia i test sugli impianti in esercizio che gli ap-profondimenti su quelli in costruzione e in progetta-zione, tenendo conto di quanto è avvenuto a Fuku-shima, avranno come conseguenza certamente ulte-riori salti di qualità nella sicurezza.

È inevitabile concludere che gli impianti nuclearidi terza generazione, appena entrati sul mercato, sia-no i primi ad usuftuire dell’esperienza di Fukushi-ma. Infatti la progettazione per affrontare eventi inci-dentali “beyond design basis” diventa approccio cor-rente; il che significa progettare immaginando l’im-ponderabile per garantire sempre e comunque il rag-giungimento di condizioni che contemplino lo spe-gnimento a freddo dell’impianto o la refrigerazione alungo termine delle piscine del combustibile.

Per garantirsi il raggiungimento di tale obiettivol’industria sta mettendo sul mercato prodotti forte-mente innovativi quali sistemi di back up a sicurezzaintrinseca passiva o sistemi attivi opportunamentequalificati e protetti sul concetto di ridondanza fun-zionale e con in più la possibilità di abbinare deimezzi esterni mobili di fonte di raffreddamento ed’elettricità in tempi brevi.

Si vuole incidere in primis sulla capacità di rispo-sta autonoma dell’impianto senza intervento del-

l’operatore a fronte di sequenze incidentali comun-que gravi. Tale comportamento dell’impianto è, ov-viamente, accompagnato da una sua intrinseca ca-pacità strutturale di resistere comunque ad eventiesterni anche non contemplati a progetto.

La sicurezza di un impianto nucleare dopo Fuku-shima diventa la simbiosi armonica di una capacitàmultipla di sapere rispondere in modo proprio adeventi “beyond design basis” funzionalmente, struttu-ralmente, gestionalmente ed organizzativamente.

Pertanto, in aggiunta alle migliorie di tipo proget-tuale-impiantistico, dovranno essere implementateprocedure operative per la gestione dell’impianto ecriteri di interfaccia uomo-macchina capaci di moni-torare l’impianto in modo remoto sulla base di infor-mazioni selezionate, certificate ed essenziali per ca-pirne l’evoluzione nei suoi parametri funzionali.

All’uomo sarà richiesto di pensare con calma e insicurezza nella gestione dell’impianto; all’impiantosarà richiesto di essere monitorato da remoto e di ri-spondere in modo certo e sicuro, senza danni né al-la popolazione né agli operatori, nel rispetto diquanto maturato e certificato nelle simulazioni fun-zionali. (...)

Il nucleare nel mondo

L’incidente di Fukushirna non ha avuto in altripaesi, e soprattutto nelle principali economie indu-striali, la risposta emotiva, affrettata e liquidatoriache si è registrata in Italia e, pur con aspetti moltodiversi tra loro, in Germania e in Svizzera. L’opinio-ne prevalente degli osservatori e degli analisti è cheFukushima determinerà uno slittamento e un ridi-mensionamento parziale dei programmi nuclearinel mondo. Ma non una cancellazione o una nuovastasi dell’energia nucleare civile. E ciò per un insie-me di motivazioni:– per la natura dell’incidente giapponese che non

ha messo in dubbio, come abbiamo sottolineato,la validità intrinseca della tecnologia nucleare;

– perché gli svantaggi di una uscita dal nuclearesarebbero enormemente superiori ad ogni pre-sunto vantaggio. La sostituzione della fonte nucleare comporte-

rebbe costi economici, politici, ma anche ambientali,insostenibili per l’economia mondiale. Infatti, tran-ne Germania e Svizzera nessun paese ha preso inconsiderazione tale possibilità. Non sarebbe possibi-le, in assenza del nucleare, garantire un equilibriotra l’obiettivo della crescita economica e il vincolodella diversificazione delle fonti di approvvigiona-mento, della stabilizzazione dei prezzi dell’energia edel contenimento, a fini ambientali, dell’utilizzo del-le fonti fossili.

I grandi paesi di nuova industrializzazione (Ci-na, India, Brasile e Russia), che maggiormente sen-tono il problema della crescita sostenibile, hanno di-chiarato l’intenzione di proseguire nei massicci in-

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vestimenti in nuovi impianti nucleari. Lo stessohanno affermato gli Stati Uniti dove le reazioni e leconseguenze non sembrano quelle che fecero segui-to all’incidente di Three Mile Island del 1969, che se-gnò un punto di svolta nella politica nucleare degliStati Uniti. In Europa, la Gran Bretagna (RapportoWeightman) ha confermato la continuità del proprioambizioso programma nucleare. Inoltre, hanno con-fermato la scelta nucleare i paesi di recente ingressonella Comunità europea, che vedono nel nucleareuna irrinunciabile possibilità di riduzione della di-pendenza esterna. Dei tradizionali paesi di produ-zione nucleare in Europa (dove si registra, con il24%, il più elevato contributo del nucleare alla gene-razione elettrica, nel mondo), solo la Germania haannunciato il phase out dei propri impianti entro il2022. Si tratta probabilmente di un annuncio dettatoda considerazioni politiche interne, che rischia,però, di determinare problemi seri per la tenuta del-la principale economia del continente, con riflessigravi su altri paesi europei e sull’economia europea.Ad oggi lo spegnimento di 8 impianti nucleari inGermania ha determinato, in soli 7 mesi, un aumen-to medio del prezzo all’ingrosso dell’energia di circa5 euro/MWh, un aumento del prezzo dei diritti diemissione della CO2 di 1,9 euro/MWh e un aumentodelle importazioni di elettricità nette in Germaniadel 51%. Questi costi sono destinati a riflettersinell’intero continente. I dilemmi più seri riguardanola sostenibilità e possibilità effettiva di sostituzionedi un taglio del 10% della generazione elettrica tede-sca e di una perdita grave della flessibilità e della te-nuta della rete di distribuzione interna della Germa-nia, sottoposta ad uno sconvolgimento territoriale equalitativo dei flussi distributivi dell’energia pro-dotta. Data l’interconnessione delle reti elettricheeuropee, tutto ciò genererà inevitabili conseguenzesul sistema di distribuzione dell’intero continente.

L’incidente di Fukushima non cambia le tenden-ze nei consumi di energia nel mondo e nella esigen-za di far fronte ad essi limitando il ricorso all’utiliz-zo delle fonti fossili.

Gli outlook sul futuro del nucleare dopo Fukushi-ma prevedono un rallentamento temporale e un ri-dimensionamento del numero di nuovi reattori en-tro il 2020 e il 2050, ma non un’inversione di tenden-za rispetto alla previsione, degli ultimi anni, di unaumento della potenza installata del nucleare nellagenerazione elettrica nel mondo. Le aree che mar-cheranno una crescita significativa nel numero direattori e nella potenza elettrica generata da nuclea-re saranno quelle dell’Asia-Pacifico. Ma tranne l’Eu-ropa occidentale, in tutte le aree del mondo (con lanovità del Medio Oriente e della stessa Africa) si re-gistrerà un aumento del numero di centrali esistential 2020 (e in maniera ancora più pronunciata al2050).

È questo il quadro internazionale in cui si inseri-sce la decisione italiana di bloccare il programma di

costruzione di impianti nucleari dinuova generazione nel nostro pae-se. È bene ribadire questo punto:con il referendum l’Italia non ha deciso di uscire dalnucleare civile esistente, basato su impianti proget-tati e pensati in epoche diverse e lontane nel tempo,in quanto lo aveva già fatto venti anni fa. Piuttostol’Italia non entra, con questa decisione referendaria,nel nucleare civile di nuova concezione che segnaun passo avanti significativo nella definizione deicriteri dì sicurezza. In effetti noi non usciamo defini-tivamente dal nucleare del passato, ma usciamo daquello del futuro prossimo. (...)

L’intero documento, di 30 pagine, è scaricabile dal sitoInternet www.associazioneitaliananucleare.it

n. 5-2011 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA 11Speciale Associazione Italiana Nucleare

Fukushima è il passato, gliinglesi guardano avantiDopo l’incidente dell’11 marzo 2011, la fiducia de-gli inglesi nell’energia nucleare aveva vacillato,ma dopo neanche un anno è già risalita: lo rivelaun sondaggio condotto dalla società specializzataIpsos.La percentuale degli inglesi favorevoli alla costru-zione di nuove centrali è salita al 50%: ha superatonon solo il 36% del giugno 2011, ma anche il 47%del novembre 2010, precedente all’incidente giap-ponese. Viceversa, la percentuale dei contrari èscesa di 8 punti percentuali, dal 28% del post-Fukushima al 20%.In effetti nel Regno Unito sono molti a sottolinearei vantaggi del nuovo programma nucleare (ap-poggiato anche dall’opposizione laburista). JohnBeddington, consigliere capo del governo in mate-ria di energia, ha dichiarato che senza nucleare di-venta quasi impossibile per il Paese raggiungerel’obiettivo che si è prefissato per tutelare il clima.Il rapporto “The Atomic Clock: How the Coalitionis gambling with Britain’s energy policy”, pubbli-cato nel gennaio 2012 dal Centre for Policy Stu-dies, si concentra invece sull’aspetto economicoper la popolazione. Nel 2030, senza nuove centra-li, un terzo delle famiglie inglesi si troverebbe incondizioni di “povertà energetica”: dovrebbe cioèspendere per le bollette energetiche oltre un deci-mo del proprio reddito.Infine Neil Baldwin, presidente della NationalNuclear Skills Academy inglese, ha calcolato le ri-cadute occupazionali del nuovo programma nu-cleare: 1500 nuovi posti di lavoro ogni anno. In to-tale, contando anche 8500 pensionamenti, il nu-mero degli addetti al settore nucleare nel RegnoUnito salirà del 49%, dagli attuali 25.500 a 38.000nel 2025.

(da Paolo Gangemi, Nuclear news)

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12 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA n. 5-2011

S ogin è la società dello Stato chesi occupa della bonifica dei siti

nucleari italiani e della messa in si-curezza di tutti i rifiuti radioattiviprovenienti dalle attività industria-li, mediche e di ricerca.

L’impegno di Sogin per la soste-nibilità si concretizza, pertanto,nell’attuare efficacemente il ruoloche le è affidato, svolgendo respon-sabilmente le sue attività e contri-buendo, con la sua azione, a realiz-zare una “società più sostenibile”,in cui:

• la sicurezza sia garantita;• l’ambiente sia salvaguardato;• le generazioni future siano tu-

telate.È per realizzare questa missione

che la Società si è organizzata e hasviluppato relazioni con tutti i sog-getti interessati. In particolare congli stakeholder delle comunità localiche condividono la missione e il cuiapporto è necessario per perseguir-la o che, in essa, hanno un legittimointeresse. Nei confronti di tutti isuoi interlocutori Sogin si impegnaad essere una società in cui eccel-lenza, trasparenza e sostenibilitàsono i principi su cui orienta i pro-pri comportamenti.

In considerazione della naturadella società e delle attività svolte

dal Gruppo, la sostenibilità per So-gin ruota attorno a cinque compo-nenti fondamentali:

• sostenibilità tecnologica: utiliz-zare le tecnologie disponibili, svi-lupparne di nuove e mantenere neltempo competenze tecniche, pro-fessionalità e know how adeguati arealizzare la bonifica dei siti nu-cleari ed a mettere in sicurezza i ri-fiuti radioattivi;

• sostenibilità economica: realiz-zare la bonifica dei siti nucleari emettere in sicurezza i rifiuti ra-dioattivi in modo efficace ed effi-ciente, attuando politiche di valo-rizzazione del tessuto socio econo-mico locale, in considerazione dellepotenzialità di ciascun territorio;

• sostenibilità sociale: garantiresicurezza ed assicurare trasparen-za, coinvolgimento e partecipazio-ne alle comunità locali, in conside-razione delle caratte-ristiche delle singolecategorie di stakehol-der che le compongo-no;

• sostenibilità am-bientale: realizzare labonifica e mettere insicurezza i rifiuti ra-dioattivi, nel rispettodegli ecosistemi edelle risorse naturali;

• sostenibilità inter-generazionale: tutelareil diritto delle generazioni future divedere ampliate le opportunità disoddisfare i loro bisogni.

Dal 2010, a Sogin è stato affidatoil compito di realizzare il parco tec-nologico con annesso deposito na-zionale, per consentire la sistema-zione definitiva dei rifiuti radioatti-vi; all’interno del parco tecnologicosarà realizzato un centro di eccel-lenza internazionale in cui verran-no sviluppate nuove tecnologie perla bonifica dei siti nucleari e per la

messa in sicurezza di tutti i rifiutiradioattivi.

Il deposito nazionale è un dirit-to degli italiani e la sua realizzazio-ne permetterà, in linea con i princi-pi della sostenibilità e dello svilup-po sostenibile, di migliorare la sicu-rezza di tutti i cittadini e di comple-tare la più grande opera di bonificaambientale della storia del nostroPaese.

La realizzazione del depositonazionale, infatti, fornisce una ri-sposta complessiva e concreta allaquestione dei rifiuti radioattivi: inesso saranno mantenuti in sicurez-za non solo quelli provenienti dalleattività dell’industria energetica,ma anche quelli prodotti dalle mol-teplici applicazioni medico sanita-rie, industriali e della ricerca, con-sentendo di diminuire gli oneri tra-sferiti alle generazioni future.

Inserito nel parco tecnologico, ildeposito nazionale contribuirà,inoltre, ad ampliare le opportunitàdi sviluppo per le generazioni futu-re nella misura in cui le attività diricerca si tradurranno in nuove ap-plicazioni e nuove tecnologie. Nelcontempo, garantirà il trasferimen-to delle conoscenze, delle tecnolo-gie e delle infrastrutture necessarieper una corretta gestione dei rifiutiradioattivi.

Per cogliere questa opportunitàdi sviluppo sostenibile, il consensoalla realizzazione dell’opera è im-portante quanto la soluzione tecno-logica ed infrastrutturale.

Accanto alle tradizionali formedi comunicazione, Sogin si è dotatadi nuovi strumenti e processi di ge-stione delle relazioni esterne basatisulle tecniche tipiche della Corpora-te social responsibility, implementan-do azioni di coinvolgimento strut-turato degli stakeholder.

La messa in sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi La sostenibilità per Sogin: tecnologia, know how ecoinvolgimento delle comunità locali, per realizzare la piùgrande opera di bonifica ambientale della storia del nostro Paese

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In ricordo del dottor Zbigniew Jaworowski

alla pelle, cataratta o leucemie. A par-te questo gruppo, non v’è evidenza,tra gli altri addetti e soccorritori di al-cuna significativa conseguenza sani-taria attribuibile alle radiazioni (aparte una vaga indicazione di incre-mento d’incidenza di leucemie tra co-loro che ricevettero le dosi più elevate).È corretto?

Non esattamente. La dose me-dia assorbita dai lavoratori nel pe-riodo 1986-87 fu di circa 100 mSv(milliSievert). Con questa dose siosservano effetti benèfici, non leu-cemie. Nel rapporto Unscear del2000 il Comitato concluse che «trai soccorritori e i residenti nelle areecontaminate non è stato osservatoalcun aumentato rischio di leuce-mia correlabile alle radiazioni».Questa conclusione è stata confer-mata nel Rapporto del 2011.

Consideriamo ora la popolazionegenerale. Secondo il rapporto Unscearnon vi è in essa convincente evidenzadi alcuna conseguenza sanitaria attri-buibile alle radiazioni. È corretto?

Corretto, ma con una eccezione:sono stati osservati, negli ultimi 20anni nelle aree contaminate diUcraina, Bielorussia e Russia, 6000casi di neoformazioni alla tiroide(dei quali 15 sono stati fatali).

Può commentare su questo?È incredibile come sia stato en-

fatizzato il caso dei tumori alla ti-roide e come sia stato minimizza-to, sia dai media che dalla lettera-tura scientifica, l’effetto dell’au-mentata diagnostica. E ciò sebbenegià un Rapporto dell’OMS (Orga-nizzazione Mondiale della Sanità)del 1986 avvertiva che l’esposizio-ne allo iodio-131 da Chernobylnon avrebbe causato neanche untumore alla tiroide in eccesso. Ol-tre il 90% dei bambini nelle areecontaminate è stato sottoposto aindagine ecografia anno dopo an-no, cosa che in passato certamentenon avveniva: è stata, quella, lapiù grande indagine ecografica al-la tiroide mai avvenuta nella storiadella medicina. Una indagine che

n. 5-2011 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA 13

I l 12 novembre 2011 è deceduto ildottor Zbigniew Jaworowski.

Era nato nel 1927 a Cracovia e siera laureato in medicina e scienzenaturali. Esperto di chimica del-l’atmosfera e di radioprotezione, ildottor Jaworowski si è sempre bat-tuto con coraggio per difendere laverità scientifica, anche sui temicontroversi quali gli effetti del di-sastro di Chernobyl, le paure deglieffetti delle radiazioni ionizzanti, icambiamenti del clima globale.

Jaworowski è stato direttore delDipartimento di Igiene Radiologi-ca del Laboratorio di Radioprote-zione di Varsavia, nonché Chair-man del Consiglio scientifico dellostesso Laboratorio. Dal 1973 al2010 il dottor Jaworowski fece par-te del comitato scientifico delleNazioni Unite sugli effetti delle ra-diazioni atomiche (UNSCEAR) ene fu il presidente nel periodo1980-1982.

L’UNSCEAR è il comitato, fon-dato nel 1954 e di cui fanno parte100 scienziati di 21 nazioni diver-se, che ha il compito di studiare glieffetti sanitari da esposizione ec-cessiva alle radiazioni. L’UN-SCEAR ha anche studiato gli effet-ti radiopatologici delle emissioniradioattive di Chernobyl. Pubbli-chiamo una intervista al dottorJaworowski, del giugno 2011, a cu-ra di Franco Battaglia dell’Univer-sità di Modena e ripresa dal sitowww.freenewsonline.it

Prof. Jaworowski, secondo il Rap-porto Unscear, l’esposizione alle ra-diazioni dall’incidente di Chernobylha causato sindrome acuta da radia-zioni a 134 persone tra addetti allacentrale e soccorritori. Di queste, 28sono decedute entro 4 mesi a causadelle radiazioni, e 19 sono decedutenei successivi 20 anni per varie ragio-ni, per lo più non legate alle radiazio-ni. È corretto?

È proprio così.Di quei 134 che oggi sono ancora

vivi, alcuni hanno sofferto per ustioni

ha fatto emergere i tumori occulti,la cui incidenza è, solitamente, dialcuni punti percentuali (ad es., èdel 5% in Colombia, 13% in Usa,28% in Giappone, 35% in Finlan-dia), mentre l’incidenza di tumorialla tiroide “di Chernobyl” è stata,al massimo, dello 0,027%. La doseassorbita nelle aree contaminate èstata di circa 100 mGy (milligray):come ci si può attendere un qual-che effetto da tale piccola dosequando uno studio su 35.000 pa-zienti svedesi irradiati con dosi 10volte maggiori non solo non regi-strò alcun aumento di tumori allatiroide ma, addirittura, una dimi-nuzione del 38% di quei tumori ri-spetto alla popolazione non irra-diata?

Alcuni studenti in medicinadell’università di Modena hanno af-fermato che tra il 1970 e il 2001 l’inci-denza di casi di tumore alla tiroide inBielorussia è cresciuta da 4 casi permilione a 35 casi per milione tra la po-polazione generale, e da 89 casi permilione a 162 casi per milione tra lapopolazione femminile.

È normale osservare tale incre-mento in un periodo di capillarediagnosi rispetto ad un periodoprecedente quando quella praticadiagnostica non era effettuata. Èstato già dimostrato in Usa, ove,dopo un programma di screeningcapillare alla tiroide effettuato ne-gli anni 1974-79, si osservò un in-cremento di 7 volte di tumori e di17 volte di noduli, esattamente co-me osservato in Bielorussia.

Io ho affermato che potremmo sen-za esitazione dire che tra la popolazio-ne generale negli ultimi 25 anni acausa delle radiazioni emesse con l’in-cidente di Chernobyl il numero dimorti è stato pari a zero. È corretto di-re così?

Sì, è corretto. L’enorme numerodi tumori riportato dai media (e avolte anche dalla letteratura scien-tifica) è il risultato di un eserciziodi aritmetica irrealistico basatosulla ipotesi, priva di fondamento

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14 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA n. 5-2011

di Paolo Togni *

N el disinteresse dei mezzi dicomuncazione, gli iettatori

catastrofisti ancora una volta sonostati smentiti. Un’indaginedell’Istituto di epidemiologia deitumori di Copenaghen, condottaper 18 anni su oltre 350.000 perso-ne, e pubblicata dall’autorevoleBritish Medical Journal, ha dimo-strato che chi fa uso da sempre delcellulare ha le stesse probabilità diammalarsi di cancro di chi nonl’usa mai: non c’è dunque alcunarelazione tra l’uso del telefonino eil rischio di contrarre il tumore alcervello.

La notizia non ha avuto granderisalto, come non ne ha avuto qual-che tempo fa quella sull’indagineche dimostrava l’assenza di noci-vità degli inceneritori, la classificadell’Organizzazione Mondiale del-la Sanità che deternina l’equivalen-za del rischio di tumore determina-to da radiazioni non ionizzanti(per gli imbecilli “elettrosmog”) equello determinato dal caffè, i datiche dimostrano che gli OGM nonsiano dannosi e via dicendo.

Incuranti dei dati scientifici ac-quisiti e conclamati, oltre agli am-bientalisti di mestiere, che almenoci mettono insieme il pranzo con lacena, anche individui impressiona-bili, giornalisti deboli di mente e dicultura, e magistrati ignoranti con-tinuano a seguire suggestioni piut-tosto che risultati scientifici, panza-ne piuttosto che verità, imbecillitàpiuttosto che cose serie. È evidentea tutti coloro che non abbiano gli

occhi chiusi alla verità il danno de-terminato da un simile atteggia-mento, che si concretizza soprat-tutto in cose decise sulla spinta anon fare le cose utili e giuste e a fa-re quelle inutili e sbagliate, e che èsoltanto l’inizio di un processo tranegativo e farsesco.

Quello che – per fare un esem-pio – porta un comune di Romache dice di non avere i soldi per ri-pulire i tombini delle fogne a spen-dere centinaia di migliaia di europer offrire un megafono al grandeproduttore e venditore di aria frittaJeremy Rifkin, prototipo dei trom-boni inconcludenti e grande affa-bulatore degli ignoranti. Nella so-cietà della comunicazione, dicono,

scientifico, secondo cui qualunquedose di radioattività, anche minu-scola, è dannosa. Al contrario, ab-biamo l’evidenza che piccole dosidi radiazioni hanno addirittura uneffetto ormetico (cioè benèfico).

Io ho anche affermato che gli effettisanitari dovuti alle radiazioni di Cher-nobyl sono stati spropositatamentegonfiati dai media nel corso degli ulti-mi 25 anni e che i maggiori effetti sa-nitari sono stati quelli indotti dalla

“radiofobia” ad opera di irresponsabili“mercanti di terrore”. Concorda conme o è in disaccordo?

Sono completamente d’accordocon lei.

L a Fondazione GianfrancoRealini per la valorizzazione

ecosostenibile del territorio, datempo impegnata nella salva-guardia, nello studio e nella valo-rizzazione della natura e dellacultura del territorio compresofra il Medio Verbano, il Lago diVarese, il Lago di Comabbio ed ilLago di Monate, ha fondato l’Eco-museo dei Laghi Varesini.

Il dottor Realini così spiega lanascita l’iniziativa: “Avevo inizia-to ad intervistare le persone piùanziane ed a raccogliere fotogra-fie e quant’altro potesse contri-buire a ricostruire il passato dellamia terra. Proseguendo nelle in-

terviste, appariva sempre più evi-dente che i segni del passato sta-vano inesorabilmente scompa-rendo e con essi la loro memoria.Di fronte alla morte improvvisadi un anziano, prima che potessiintervistarlo, mi chiesi come fossepossibile che l’attenzione deglistorici locali fosse stata rivolta al-la consultazione degli archivi,mentre i depositari della memo-ria del nostro passato recente sene andavano. Occorreva farequalcosa e subito. La prima ideafu la creazione di un museo etno-grafico, ma presto giunsi alla con-clusione che la via maestra eraI’ecomuseo, l’unico in grado, co-

Nella società della comunicazione

Tutti incuranti dei dati reali

L’Ecomuseo dei Laghi Varesini

* Presidente di Viva Associazione perla cultura dell’ambiente

chi non compare non è: si tratta diuna affermazione per metà falsa,valida solo per coloro che ritengo-no che il valore dell’esistenza siamisurato dalla popolarità e dalsuccesso sociale. Non è così per chiritiene che siano altri i valori e gliobiettivi della vita: innanzituttoimpegnarsi per il bene comune,che non può avere base diversadalla verità, e che può essere perse-guito solo in un contesto di com-portamenti e atti eticamente corret-ti e umanamente accettabili. Co-munque nella società della comu-nicazione noi, grazie a Tempi, ci sia-mo. E ci resteremo, anche.

(da Tempi, 3 novembre 2011)

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me dice de Varine, di coniu-gare passato, presente e fu-turo attraverso il coinvolgi-mento della popolazione”.

Nell’affrontare la sfidadi creare l’ecomuseo, laFondazione GianfrancoRealini può contare sullasua esperienza nello studiodell’avifauna, con partico-lare riguardo per quella lo-cale e migratoria, testimo-niata da ricerche e pubbli-cazioni (realizzate ancheper conto della Provincia diVarese e della RegioneLombardia) e dalla sua im-portante collezione ornito-logica, dalla vasta bibliote-ca naturalistica ed etnogra-fica e dall’impegno in dife-sa della Palude Bozza.

La Fondazione è da tem-po impegnata nella rico-struzione storica della vitadelle popolazioni locali,compresi il recupero e la conser-vazione dei dialetti locali, attra-verso la pubblicazione di testi de-scrittivi e la raccolta di materiali edocumenti da conferire in un mu-seo etnografico che sarà ospitatoin un edificio che il Comune diBesozzo metterà a disposizione.

Il territorio e la missionedell’ecomuseo

L’Ecomuseo dei Laghi Varesi-ni, comprende i comuni di Ispra,Ranco, Angera, Cadrezzate,Osmate, Comabbio, Mercallo,Ternate, Varano Borghi, CazzagoBrabbia, Bodio Lomnago, Trave-dona-Monate, Biandronno, Bre-gano, Malgesso, Bardello, Gavira-te, Cocquio Trevisago, Gemonio,Caravate, Sangiano, LavenoMombello, Leggiuno, Monvalle,Besozzo, Brebbia ed Angera.

La sua missione comprendenumerosi e ambiziosi obiettivi:

- il coinvolgimento e la parteci-pazione attiva della popolazione,in quanto l’ecomuseo rappresental’espressione della cultura di unterritorio ed ha come principaleriferimento la comunità locale;

- la ricostruzione delle trasfor-

mazioni sociali, economiche, cul-turali e ambientali storicamentevissute dalle comunità locali e daiterritori;

- la conservazione ed il restau-ro di ambienti di vita tradizionaliper tramandare le testimonianzee le trasformazioni della culturamateriale e immateriale e rico-struire l’evoluzione delle abitudi-ni di vita e di lavoro delle popola-zioni locali, delle tradizioni reli-giose, culturali, ricreative e agri-cole, dell’utilizzo delle risorse na-turali, delle tecnologie, delle fontienergetiche e delle materie impie-gate nelle attività produttive;

- la valorizzazione dei territorie dei loro patrimoni, di immobilicaratteristici e storici, mobili edattrezzi, strumenti di lavoro eogni altro oggetto utile alla rico-struzione fedele di ambienti di vi-ta tradizionali, sia interni cheesterni, consentendone la salva-guardia e la buona manutenzio-ne, nonché il rafforzamento dellereti di relazioni locali;

- la ricostruzione di ambientidi vita e di lavoro tradizionalivolti alla produzione di beni oservizi da offrire ai visitatori,creando occasioni di impiego e di

vendita di prodotti locali,nonché di didattica, sport esvago in genere;

- la promozione ed il so-stegno delle attività di ri-cerca scientifica e didattico-educative riferite alla sto-ria, all’arte, alle tradizionilocali, all’ambiente ed allatutela dei paesaggi tipicilombardi.

La specificità

Nello specifico l’Ecomu-seo opererà per la valorizza-zione delle aree di elevatointeresse naturalistico, an-che rispetto all’ecologia sto-rica, con particolare riguar-do per le zone di protezionespeciale e dei siti di impor-tanza comunitaria denomi-nati “Canneti del Lavora-scio” in Comune di Ispra,“Palude Bozza”, nei Comu-

ni di Ispra e Brebbia, “PaludeBozza-Monvallina” nei Comunidi Besozzo e Monvalle, nonchéper le Riserve Naturali Regionalidenominate “Palude Brabbia” neicomuni di Casale Litta, CazzagoBrabbia, Inarzo, Ternate e VaranoBorghi e “Lago di Biandronno”nei comuni di Bardello, Biandron-no e Bregano, siti di interesse sto-rico-ambientale in quanto archivibio-stratigrafici per la storia deipaesaggi culturali;

Le tradizioni e la cultura localesaranno studiate e divulgate at-traverso seminari, incontri, dibat-titi, mostre e con l’organizzazionedi visite guidate alle peculiaritàpiù rappresentative della zona,come l’Eremo di Santa Caterina(Leggiuno), la Rocca d’Angera, ilMuseo della Ceramica di LavenoMombello, la sala dei reperti ar-cheologici locali del Comune diBesozzo, i mulini dismessi ma an-cora funzionanti lungo il FiumeBardello (Brebbia) e il TorrenteAcquanegra (Ispra), le fornaci di-smesse per la produzione dellacalce (Ispra), la fabbrica delle pi-pe MPB con la sua esposizione in-terna (Brebbia) ed il Centro Co-mune di Ricerca (Ispra).

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Con CERSAIE e SAIE a Bologna il CostruireItaliano ha messo in campo 200.000 mqespositivi e 200.000 visitatori. BolognaFieredà l’arrivederci per SAIE e CERSAIE 2012.

R isultato soddisfacente per BolognaFiere per ilSAIE 2011, il Salone dell’Edilizia tenutosi dal 5al 8 ottobre per la prima volta con la presenza

in contemporanea del MADE a Milano.“Per l’edilizia delle costruzioni – commenta il pre-

sidente di BolognaFiere, Duccio Campagnoli – quelladel cantiere, delle macchine, delle tecnologie, dei ma-teriali, dei servizi per il cantiere, SAIE si è tranquilla-mente confermato il Salone di riferimento italiano con1044 espositori, oltre 70.000 mq occupati e 200.000complessivi e con 85.000 visitatori di cui quasi 5.000stranieri. Polemiche e guerre di numeri non sono cer-to ciò che serve ad un settore con tante difficoltà in-nanzitutto a causa della mancanza di serie politiche dirilancio, come quelle chieste dall’ANCE e dal presi-dente Buzzetti di nuovo proprio durante il SAIE a Bo-logna. Un settore per il quale l’unico numero che an-drebbe da tutti considerato è il -40% di attività e il-30% di investimenti pubblici negli ultimi 3 anni. Mase di numeri si vuole parlare seriamente e onesta-mente, bisogna dire che il SAIE di Bologna è risultatoalmeno il doppio, per superficie espositiva e numerodi espositori, della manifestazione che gli organizza-tori di MADE, Federlegno Arredo e soci, hanno volutoaggiungere quest’anno alla loro tradizionale esposi-zione di finiture d’interni (pavimenti, porte, serrature,infissi), presentandosi sorprendentemente in concor-renza con il SAIE come salone di tutta l’edilizia”. “E sesi vuole invece – prosegue Campagnoli – mettere tut-to assieme e parlare dei poli fieristici, allora bisognadire che a Bologna in due settimane si sono tenuteCERSAIE e SAIE con insieme 200.000 mq di esposi-zione netta 2000 espositori e 200.000 visitatori; rap-presentando di nuovo il polo espositivo più grandedel costruire italiano”.

“Il SAIE – prosegue Campagnoli – si è confermatoun’iniziativa utile ed importante per il settore, comehanno testimoniato le presenze di tante associazioniimprenditoriali del settore come oltre all’ANCE, ATE-

CAP (calcestruzzo), ANDIL (laterizi), ANFIA ed UNA-CEA (macchine, gru, ponteggi), ASSOMARMO e delleimprese più significative del software e servizi per ilprogettare ed il costruire. Un evento altrettanto im-portante per Bologna, con la realizzazione insiemecon le istituzioni e gli Ordini degli Architetti ed Inge-gneri bolognese che ringraziamo molto, di SAIE Off, ilSAIE in Città, che ha visto oltre 40 appuntamenti e di-battiti su progettazione urbanistica, riqualificazioneurbana, edilizia sostenibile, risparmio energetico, trale quali, a proposito di grande architettura, si è collo-cata la lectio magistralis del maestro Bohigas ed ilpremio internazionale di progettazione per i giovaniarchitetti”.

“BolognaFiere – conclude Campagnoli – guardagià al SAIE del futuro e del prossimo anno che si terràdal 18 al 21 ottobre. Crediamo in una politica fieristi-ca ed in una manifestazione specializzata e ci auguria-mo che questa scelta sia seguita e garantita dalle au-torità istituzionali e dalle associazioni del settore, allequali chiediamo di promuovere il confronto utile adun coordinamento necessario delle manifestazionifieristiche.

Quanto all’Expo e al rapporto tra Expo e mondodelle costruzioni, di cui alcuni organizzatori fieristicimilanesi sembrano intenzionati ad appropriarsi quan-to meno nella loro pubblicità, è giunto il momento chei responsabili dell’Expo dicano invece chiaramentecome tutto il Paese verrà chiamato a concorrere alsuo successo e come si definirà innanzitutto un per-corso a riparo delle più serie preoccupazioni manife-state ancora in questi giorni dal Sindaco di Milano”.

Bolognafiere: buon risultato per SAIE 2011

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di Alessandro Martelli* e Manlio Marino**

«I mpianti chimici a rischio terremoto: protegger-li si può, basta volerlo» è il titolo dell’incontrotenutosi a Milazzo (Messina) il 2 dicembre

20111 (Fig. 1). Questo incontro, organizzato, in collabo-razione con il Comune di Milazzo, dalla Sezione Terri-toriale del GLIS e dall’Ordine degli Ingegneri della Pro-vincia di Messina, è stato il primo degli eventi previstinell’ambito di una campagna di sensibilizzazione che ilGLIS intende effettuare sulla protezione degli impiantie dei componenti chimici a Rischio di Incidente Rile-vante (RIR) dal terremoto e dal maremoto. L’obiettivo èanche promuovere, negli impianti e nei componentichimici RIR, sia di nuova costruzione che esistenti,un’utilizzazione estesa dell’isolamento sismico (ovepossibile) e (altrimenti) della dissipazione d’energia.

Negli ultimi due mesi del 2011, oltre che all’argo-mento suddetto, il GLIS, in collaborazione con l’ENEAe l’ASSISi, ha ovviamente continuato a dedicarsi al-l’informazione ed alla formazione sull’uso dei sistemiantisismici nel settore civile, alla promozione di ulte-

riori realizzazioni in questo settore (vigilando sull’ap-plicazione corretta dei suddetti sistemi) ed all’organiz-zazione di eventi di carattere tecnico-scientifico. Infi-ne, sono proseguite, da parte del primo autore di que-sto articolo, di altri esperti dell’ENEA, del socio delGLIS prof. Alessandro De Stefano del Politecnico diTorino e del socio onorario del GLIS e vicepresidentedell’ASSISi prof. Gianmario Benzoni dell’Universitàdella California a San Diego, le iniziative volte allarealizzazione, in Piemonte, dell’attrezzatura APDIMper “prove dinamiche multidirezionali ad elevata ve-locità di applicazione dei carichi e con grandi sposta-menti su prototipi di dispositivi antisismici ed altricomponenti caratterizzati da materiali innovativi”2.

Nel seguito si riferisce sui temi succitati. A parte,come si anticipò nello scorso numero di 21mo Secolo –Scienza e Tecnologia, è pubblicata l’interrogazione par-lamentare sulla sicurezza sismica degli impianti e deicomponenti chimici RIR presentata il 6 settembredall’On. Angelo Alessandri3. Inoltre, è riportato il te-sto di un’intervista della dott.ssa Patrizia Calzolari alprimo autore di questo articolo sullo stesso argomentoe sull’incontro di Milazzo, pubblicato on line su Il Gior-nale della Protezione Civile il 19 dicembre4. Nel prossi-mo numero di 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, un arti-colo del socio onorario del GLIS e dell’ASSISi prof.Giuliano Panza e di suoi colleghi dell’Università degliStudi di Trieste e dell’International Centre of TheoreticalPhysics (ICTP) metterà in evidenza le potenzialità del-l’attrezzatura APDIM per qualificare i dispositivi anti-sismici in modo adeguato anche per quanto attiene al-le sollecitazioni sismiche (input sismico).

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Con l’incontro di Milazzo del 2 dicembre 2011 è iniziata la campagna disensibilizzazione del GLIS e dell’ENEA sulla sicurezza sismica degli impianti edei componenti chimici italiani a rischio di incidente rilevante

Impianti chimici a rischio terremoto:proteggerli si può, basta volerlo

* Direttore del Centro Ricerche di Bologna dell’Agenzianazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppoeconomico sostenibile (ENEA) e coordinatore degli inter-venti di promozione, trasferimento e sviluppo tecnologi-co delle attività svolte dai Centri ENEA del Nord Italia,Bologna; membro della Commissione IPPC (IntegratedPollution Prevention and Control) per la concessionedell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) del Mi-nistero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare (MATTM); presidente dell’associazione GLIS (GLIS– Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisi-smica); vicepresidente e coordinatore della Sezione Terri-toriale dell’Unione Europea e degli altri paesi dell’EuropaOccidentale dell’Anti-Seismic Systems International So-ciety (ASSISi); coordinatore del Task Group 5 on SeismicIsolation of Structures dell’European Association for Earth-quake Engineering (EAEE-TG5); membro del consiglio di-rettivo dell’Associazione Nazionale Italiana di IngegneriaSismica (ANIDIS) in rappresentanza del GLIS; membrodel consiglio scientifico dell’Associazione Italiana Nu-cleare (AIN); e-mail: [email protected].** Progettista in Messina; segretario dell’Ordine degli In-gegneri della Provincia di Messina; membro del consigliodirettivo del GLIS; coordinatore della Sezione Territorialedel GLIS della Provincia di Messina;[email protected].

Figura 1: Il complesso petrolchimico di Milazzo (ME)52.

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1. Protezione degli impianti e dei componentichimici RIR dal terremoto e dal maremoto

Nel concludere un articolo pubblicato da Il Giorna-le dell’Ingegnere il 15 aprile 20115, riguardante il com-portamento degli impianti nucleari di Fukushima du-rante e dopo il terremoto e maremoto di Tohoku dell’11marzo, il primo autore di questo articolo e l’ing. Mas-simo Forni, segretario generale del GLIS e dell’ASSISi,osservavano: «Da ultimo, ci preme sottolineare chequelli nucleari non sono gli unici impianti a rischio diincidente rilevante che occorre proteggere dal terre-moto: lo sono anche numerose tipologie di impianti ecomponenti chimici, di cui un numero significativo hagià riportato gravi danni in occasione di eventi sismici(incluso quello di Tohoku) e che, fra l’altro, sono giàpresenti anche in Italia, pure in aree alquanto sismiche[in particolare a Milazzo e Priolo Gargallo, si vedano leFigg. 1 e 2 – NdR]. Anche per nuove realizzazioni odinterventi di adeguamento in questo settore, l’isola-mento sismico si presenta spesso come una tecnica diagevole applicazione e di grande efficacia». Questo se-gnale d’allarme e questi suggerimenti “caddero nelvuoto” e la stessa sorte subirono analoghi moniti che ilprimo autore di questo articolo lanciò successivamen-te6,7, in particolare in occasione delle manifestazionialle quali fu invitato a parlare delle “lezioni del terre-moto di Tohoku” 8-14. Del resto, ciò era avvenuto ancheprecedentemente, nonostante da vari anni egli ed al-cuni altri soci del GLIS ed esperti dell’ENEA avesserotentato di portare all’attenzione delle istituzioni, deimedia e dell’opinione pubblica il problema della sicu-rezza sismica degli impianti e dei componenti chimiciRIR 15-28.

La suddetta disattenzione è cessata solo a seguitodi quanto dichiarato dal primo autore di questo artico-lo nel suo intervento introduttivo alla Giornata di Stu-dio «Lezioni del Terremoto di Tohoku», tenutasi nellasede dell’ENEA di Roma il 1° luglio 2011 29-41, e, so-prattutto, delle già citate iniziative parlamentari re-centemente promosse dall’associazione3, di cui lacampagna di sensibilizzazione intrapresa dal GLIS edall’ENEA sulla protezione degli impianti e dei com-ponenti chimici RIR dal terremoto e dal maremoto èuna logica conseguenza. Grazie alle suddette iniziati-ve parlamentari ed all’incontro di Milazzo del 2 di-cembre, l’argomento ha finalmente iniziato a riscuote-re notevole interesse da parte dei media e della popola-zione 42-68.

1.1 L’incontro di Milazzo del 2 dicembre 2011Il programma dell’incontro di Milazzo del 2 dicem-

bre «Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerlisi può, basta volerlo», tenutosi nello storico PalazzoD’Amico, è stato pubblicato nello scorso numero di21mo Secolo – Scienza e Tecnologia1. Esso è stato rispetta-to, con l’unica eccezione dell’intervento dell’ing. Sal-vatore Rizzo, cancellato perché questi era impegnatonelle manifestazioni organizzate in occasione dellaconcomitante giornata nazionale dei vigili del fuoco,

in qualità di comandante del corpo a Messina. Pertan-to, agli indirizzi di saluto portati dall’avv. Carmelo Pi-no (sindaco di Milazzo), dall’ing. Santi Trovato (presi-dente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia diMessina), e dagli scriventi (quali coordinatore dellaSezione Territoriale del GLIS della Provincia di Messi-na e, rispettivamente, presidente dell’associazione),sono seguite le relazioni «L’isolamento sismico nelleapplicazioni civili» del socio del GLIS prof. ing. Gio-vanni Falsone (direttore del Dipartimento di Ingegne-ria Civile dell’Università degli Studi di Messina) e «Ilrischio sismico negli impianti petrolchimici: come di-fendersi» del primo autore di questo articolo. Comeprevisto, l’incontro si è poi concluso con una tavola ro-tonda, moderata dal giornalista dott. Attilio BordaBossana, alla quale egli ha partecipato, assieme all’ing.Mariano Bucca (assessore alla Protezione civile delComune di Milazzo) ed all’ing. Francesco Cancellieri(CEA Sicilia - Associazione Centri Educazione Am-bientale Sicilia).

Sull’incontro di Milazzo e sulle sue conclusioni sirimanda all’intervista de Il Giornale della Protezione Ci-vile, pubblicata on-line il 19 dicembre u.s. nell’articolo«Impianti chimici in Italia: sicuri contro il terremo-to?»4 e già ripresa anche da altri69,70. A corredo dell’in-tervista suddetta e dell’interrogazione parlamentaredell’On. Alessandri sono accluse alcune delle immagi-ni proiettate dal primo autore di questo articolo du-rante la sua presentazione a Milazzo. Tali figure si rife-riscono:• ai danni riportati da alcuni impianti chimici RIR

durante violenti terremoti;• ai risultati di uno studio sui benefici dell’isolamen-

to sismico effettuato dall’ENEA una decina di annifa per un serbatoio sferico di Priolo Gargallo;

• ad un successivo progetto comunitario, promossodall’ENEA ed altri partner, riguardante la valuta-zione dell’efficacia dei sistemi antisismici per laprotezione degli impianti chimici;

• ad applicazioni dell’isolamento sismico a serbatoidi gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas oLNG), effettuate in vari paesi (ma non ancora inItalia);

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Figura 2: Il complesso petrolchimico di Priolo Gargallo (SR)[fonte: it.wikipedia.org].

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• ad uno dei soli tre serbatoi che sono stati adeguatisismicamente in Italia con la suddetta tecnologia.

1.2 Prossime iniziativeSi prevede di far presto seguire all’incontro di Mi-

lazzo del 2 dicembre 2011 altre iniziative, da tenersinelle province di Catania e di Siracusa. Alcune di que-ste potrebbero essere organizzate, dal GLIS e dal-l’ENEA, in collaborazione con il Ministero dell’Am-biente e della Protezione del Territorio e del Mare(MATTM), oltre che con le università siciliane. Si con-fida, inoltre, che, sull’interrogazione parlamentaredell’On. Alessandri, si apra urgentemente un dibattitoall’VIII Commissione Ambiente, Territorio e LavoriPubblici della Camera dei Deputati.

2. Realizzazione dell’attrezzatura APDIM perprove dinamiche multidirezionali

In dicembre 2011 si sono ulteriormente definiti itermini della collaborazione fra ENEA e Regione Pie-monte per la realizzazione dell’attrezzatura APDIM,avvalendosi, come si è già accennato, del supporto deiproff. De Stefano e Benzoni2. In particolare, si è tenutoun incontro a Torino fra l’ENEA e Finpiemonte, so-cietà partecipata della Regione Piemonte, che (dal no-vembre 2011) sta conducendo uno studio di prefattibi-lità. Tale studio dovrebbe concludersi entro gennaio2012, rendendo possibile la successiva immediata sti-pula della prevista convenzione fra l’ENEA e la regio-ne per lo studio di fattibilità ed il progetto particola-reggiato di APDIM.

3. Realizzazione di edifici protetti da sistemiantisismici

Numerosi sono gli edifici progettati da soci delGLIS che sono in corso costruzione o di retrofit con si-stemi antisismici. Circa il completamento di edificiisolati da questi progettati, è da citare che il 22 novem-bre 2011 il primo autore di questo articolo ha emesso ilcertificato di collaudo statico definitivo dei due edificiisolati alla base del “Centro Operativo Emergenza eFormazione – Primo Lotto” dell’Area Regionale per laprotezione civile nel Comune di Foligno (Figg. 3-5).Ha così sciolto la riserva espressa nel suo certificato dicollaudo condizionato, dovuta alla necessità di effet-tuare alcune prove di qualificazione degli isolatori cheerano state omesse (di scarsa rilevanza, ma richiestedalla normativa adottata). Per la suddetta realizzazio-ne il progettista, il socio del GLIS e dell’ASSISi prof.Alberto Parducci dell’Università e-Campus, ha otte-nuto il premio d’eccellenza per il 2011 dall’Associazio-ne Italiana per il Cemento Armato Precompresso(A.I.C.A.P.), con la motivazione riportata primo nel ri-quadro di pagina 20.

4. Altre manifestazioni scientifiche del GLISNell’ultimo bimestre del 2011, come si è anticipato

nello scorso numero di 21mo Secolo – Scienza e Tecnolo-

gia1, ha avuto luogo, oltre all’incontro di Milazzo, an-che il seminario «Isolamento Sismico e Dissipazionedi Energia per la Protezione Sismica degli Edifici».Questo seminario, svoltosi a Roma il 15 novembre, èstato organizzato dal membro del consiglio direttivodel GLIS prof. Ezio Dolara dell’Università di Roma“La Sapienza”, in collaborazione con la società FIP In-dustriale e con il patrocinio del GLIS e dell’Ordine de-gli Ingegneri di Roma e Provincia.

Dal 22 al 25 novembre si è poi tenuto ad Istanbul(Turchia) il «5th International Congress on Scienceand Technology for the Safeguard of Cultural Herita-ge in the Mediterranean Basin», dove il socio delGLIS e dell’ASSISi ing. Maurizio Indirli del CentroRicerche ENEA di Bologna ha presentato una relazio-ne su invito scritta in collaborazione fra soci delle dueassociazioni, dell’Università degli Studi di Trieste edell’ENEA71.

Per quanto riguarda le manifestazioni da tenersinei prossimi mesi, a livello nazionale resta in pro-gramma la collaborazione del GLIS e dell’ENEA per losvolgimento del Master di II livello in Ingegneria An-tisismica dell’Università de L’Aquila1. È stato invecerecentemente rinviato, per carenza di iscrizioni, il Ma-ster «Progettazione e Gestione di Sistemi NucleariAvanzati», organizzato dalla Fondazione Alma Materdi Bologna. A livello internazionale, ricordiamo poi leseguenti manifestazioni coorganizzate dal GLIS,

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Figura 3: I due edifici isolati alla base “Sale Operative” delnuovo Centro Regionale Umbro della Protezione Civile diFoligno, durante la costruzione. Tali edifici sono statiprogettati dal socio del GLIS e dell’ASSISi prof. Parducci(assieme ad altri 5 di detto centro) e collaudati dal primoautore di questo articolo nel 2011.

Figura 4:L’edificioprincipale “SaleOperative” delcentro di Fig. 3, acostruzioneultimata (alla finedel 2010).

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dall’ASSISi e dall’ENEA, ovvero in cui le due associa-zioni e l’agenzia rivestono un ruolo rilevante1:• la «Seventh International Conference on Behaviour

of Steel Structures in Seismic Areas (STESSA)»(Santiago, Cile, 9-11 gennaio 2012), organizzata dalsocio onorario del GLIS prof. Federico Mazzolanidell’Università di Napoli Federico II e presiedutaad honorem dal socio fondatore dell’ASSISi prof.Rodolfo Saragoni dell’Università del Cile, dove il

primo autore di questo articolo terrà la key note lec-ture di apertura72;

• due sessioni speciali sul tema «Anti-Seismic Devi-ces», promosse dall’ASSISi, dal GLIS e dall’ENEA,su invito al primo autore di questo articolo delprof. Fabio Casciati dell’Università di Pavia, presi-dente del consiglio dei probiviri delle due associa-zioni e membro del comitato organizzatore della«5th European Conference on Structural Control(EACS 2012)», da tenersi nell’ambito di tale confe-renza a Genova dal 18 al 20 giugno 2012;

• sessioni sullo stesso argomento, organizzate dalledue associazioni e dall’agenzia su richiesta al pri-mo autore di questo articolo del prof. Luis Guerrei-ro dell’Instituto Superior Técnico di Lisbona (Porto-gallo), presidente del «15th World Congress onEarthquake Engineering (15WCEE)», da tenersi

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Figura 5: L’isolamento alla base dell’edificio principale “Sale Operative” di Fig. 4, attuato mediante 10 isolatori elastomericiad alto smorzamento (High Damping Rubber Bearing o HDRB) di diametro pari ad 1 m (protetti da involucri realizzatimediante lamierini d’acciaio), ed il nucleo d’ingresso, sospeso, di tale edificio. Prima del terremoto in Abruzzo del 2009,quelli elastomerici, eventualmente accompagnati da dispositivi a scorrimento acciaio-teflon a superfici piane (Sliding Deviceo SD), erano i soli tipi di isolatori utilizzati in Italia in costruzioni civili.

Assegnato al Prof. AlbertoParducci il premio dieccellenza A.I.C.A.P. 2011Il premio “di eccellenza” 2011 è stato assegnatodall’Associazione Italiana per il Cemento ArmatoPrecompresso (A.I.C.A.P.) al socio del GLIS edell’ASSISi prof. Alberto Parducci dell’Universitàe-Campus ed ai suoi collaboratori proff./ingg.Guido Tommesani, Roberto Radicchia, AlfredoMarimpietri e Marco Mezzi (pure socio delle dueassociazioni), per il progetto degli edifici “SaleOperative” del nuovo Centro Regionale Umbrodella Protezione Civile di Foligno (Figg. 3-5), conla seguente motivazione: «L’opera, realizzata a Fo-ligno (PG), denota una forte peculiarità e si carat-terizza per una forma architettonica a cupola, cheben si integra con un impianto strutturale di parti-colare efficienza, il cui schema, di costruzione ap-poggiata lungo il contorno e isolata alla base, ne faun unicum originale. Il sistema degli elementi por-tanti ne rende chiaramente percepibile il funzio-namento statico, decisamente innovativo. Il calce-struzzo strutturale vi assume un’evidenza espres-siva che ne determina l’architettura, ove il risaltodelle nervature ricorda i migliori esempi del dise-gno strutturale di opere in calcestruzzo armatodella tradizione italiana».

In ricordo di Aldo Gatti eGiuseppe MancinelliDue gravi lutti hanno segnato le passate settimane.Dopo il nostro decano, Ing. Aldo Gatti, deceduto aLamezia nello scorso dicembre, ci ha lasciato un al-tro carissimo socio: Giuseppe Mancinelli, decedu-to improvvisamente il 2 febbraio.

Sul prossimo numero della rivista ricorderemoi due amici, stimati professionisti e persone dallegrandi doti di umanità, entusiasmo e coraggio. IlGLIS e la redazione di 21mo Secolo partecipano aldolore delle famiglie.

Istituiremo presto alcune iniziative in ricordodei due soci e delle loro importanti realizzazioniprofessionali: a Giuseppe Mancinelli si deve la pri-ma applicazione europea dell’isolamento sismicoad un edificio esistente con l’installazione degliisolatori in una sottofondazione appositamenterealizzata, ad una palazzina di Fabriano, danneg-giata dal sisma umbro-marchigiano del 1997-98.

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nell’ambito di tale congresso, che avrà luogo nellastessa Lisbona dal 24 al 28 settembre 2012. Come si è già sottolineato nello scorso numero di

21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, le sessioni sui disposi-tivi antisismici previste nei convegni di Genova e diLisbona raggrupperanno memorie di numerosi socidel GLIS e/o dell’ASSISi. I programmi di tali sessionisaranno pubblicati (se disponibili) nel prossimo nu-mero di 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia.

Inoltre, il GLIS e l’ENEA parteciperanno attiva-mente all’organizzazione dell’«ASSISi 13th WorldConference on Seismic Isolation, Energy Dissipationand Active Vibration Control of Structures», che avràluogo a Sendai (Giappone) dal 24 al 27 settembre 2013.

Per quanto attiene alle manifestazioni scientificheda tenersi in Italia nel 2012, il consiglio direttivo delGLIS, nella sua ultima riunione del 19 dicembre 2011,oltre a confermare l’organizzazione di convegni sullasicurezza sismica degli impianti chimici in Sicilia, haaffidato alla Sezione Territoriale della Provincia di Ro-ma quella del seminario annuale del 2012, come pro-posto dalla suddetta sezione. Tale seminario verteràsu tre temi fondamentali: • le nuove applicazioni dell’isolamento sismico e

della dissipazione d’energia, a seguito del terremo-to del 2009 in Abruzzo, ad edifici e ponti sia di nuo-va costruzione che esistenti;

• la protezione degli impianti chimici con le tecnichesuddette;

• la nuova attrezzatura APDIM. Il consiglio direttivo del GLIS, infine, ha approvato

la proposta del coordinatore della Sezione Territorialedella Provincia di Firenze, ing. Marco Zanfini, di pa-trocinare una giornata di lavoro, da lui organizzata, equella del primo autore di questo articolo di tenere unseminario a Campobasso, in collaborazione con il lo-cale Ordine degli Ingegneri, non appena sarà stata ul-timata la ricostruzione, con l’isolamento sismico, delprimo dei due corpi del liceo Scientifico Romita (Figg.6-9): si ricorda che tali due edifici erano stati demolitinel 2010, perché risultati insicuri a seguito di indaginieffettuate dall’ENEA, dal CESI e dall’Università dellaBasilicata dopo il terremoto del Molise e della Pugliadel 200273.

Bibliografia1 Alessandro Martelli (2011), «La “12th World Conference

on Seismic Isolation, Energy Dissipation and Active Vi-bration Control of Structures”, svoltasi a Sochi (Russia) insettembre, e le altre recenti e prossime iniziative del GLISe dell’ASSISi – Anche il terremoto di Tohoku ha conferma-to l’efficacia dell’isolamento sismico», 21mo Secolo – Scien-za e Tecnologia, N. 4-2011 (ottobre), pp. 17-30.

2 Alessandro Martelli, Alessandro De Stefano e GianmarioBenzoni (2011), «Qualificazione dinamica di dispositivianti-sismici ed altri componenti con materiali innovativi– Sarà realizzata in Piemonte l’attrezzatura APDIM», 21mo

Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 4-2011 (ottobre), pp. 31-34.3 Angelo Alessandri (2011), Interrogazione a risposta scrit-

ta n. 4-13060 in materia di protezione sismica degli im-pianti chimici a rischio di incidente rilevante, Atto Came-ra, Commissione VIII, Legislatura 16, Seduta di annuncio n.

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Figure 6 e 7: Ricostruzione, quasi ultimata, del primoedificio (“corpo B”) del liceo scientifico Romita diCampobasso (foto del direttore dei lavori ing. Gennaro DiIorio del 30 novembre 2011). Il liceo ospitava 1300 studentiprima delle demolizioni dei corpi A e B effettuate nel 2010.Il nuovo edificio in figura è isolato alla base mediante 12HDRB e 10 SD, di diametri pari a 650 mm e, rispettiva-mente, 600 mm. Il certificato di collaudo in corso d’operasarà emesso dal primo autore di questo articolo nel 2012.

Figura 8: La scalaprovvisoria di accessoai piani dell’edificioisolato alla base diFigg. 6 e 7 (quelladefinitiva è prevista nelnuovo “corpo A”, che,però, non è ancorastato ricostruito, permancanza di fondi).Ovviamente, la scalapresenta un giuntostrutturale perpermettere ilmovimento “di corporigido” dellasovrastruttura isolata(foto dell’ing. Di Ioriodel 30 novembre 2011).

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513 del 06/09/2011, Atti Parlamentari – Camera dei Deputati,Roma, pp. 24010-24013.

4 Patrizia Calzolari (2011), «Impianti chimici in Italia: sicu-ri contro il terremoto?», Il Giornale della Protezione Civile,ilgiornaledellaprotezionecivile.it, 19 dicembre.

5 Alessandro Martelli e Massimo Forni (2011), «La prote-zione degli impianti nucleari dai terremoti e dai maremo-ti», Il Giornale dell’Ingegnere, Approfondimento «Nucleare,Giappone, Italia», Milano, N. 8, 15 aprile, p. 4.

6 Alessandro Martelli, Massimo Forni, Giuliano Panza edAntonello Salvatori (2011), «Le attività del GLIS nel “do-po Tohoku” – Ricostruire l’Aquila in sicurezza con l’isola-mento e gli altri sistemi antisismici», 21mo Secolo – Scienzae Tecnologia, N. 2-2011 (luglio), pp. 14-28.

7 Alessandro Martelli e Giuliano Panza (2011), «Il terremo-to di Christchurch ed il terremoto e maremoto di Tohoku»,21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 1-2011 (maggio), pp.5-16.

8 Alessandro Martelli e Massimo Forni (2011), «Recentworldwide application of seismic isolation and energydissipation and conditions for their correct use», Relazio-ne su invito, Atti su CD Rom dello Structural EngineersWorld Congress 2011 (SEWC2011), Edizioni31, Cernobbio(Como), 4-6 aprile; Abstract Book, p. 115.

9 Alessandro Martelli (2011), «Il Tohoku District PacificOcean Offshore Earthquake dell’11 marzo 2011 ed il mare-moto da esso generato: effetti sui reattori nucleari diFukushima», Dibattito pubblico su «Nucleare: effetto Fuku-shima», Trieste, 29 aprile.

10 Alessandro Martelli (2011), «Fukushima – Comporta-mento di questi impianti nucleari durante il terremoto edil maremoto in Giappone dell’11 marzo u.s.», Conferenzaal Rotary Club Valle del Savena, Bologna, 2 maggio.

11 Alessandro Martelli (2011), «Sistemi antisismici: statodelle applicazioni nel mondo e condizioni per il loro usocorretto» e «Nucleare: effetto Fukushima – Il terremoto emaremoto di Tohoku (Giappone) dell’11 marzo 2011»,XXI Congresso Nazionale ANTEL «Formazione – Informazio-

ne – Tutela. Declinare il Presente per Progettare il Futuro»,Perugia, 6 maggio.

12 Alessandro Martelli (2011), « Nucleare: effetto Fukushi-ma – Il terremoto e maremoto di Tohoku (Giappone)dell’11 marzo 2011», Conferenza al Rotary Club Pistoia –Montecatini Terme, 10 maggio.

13 Alessandro Martelli (2011), «Saluti del GLIS e dell’ENEAed alcune considerazioni», Seminario di studio su «TecnicheAvanzate per la Protezione dell’Ambiente Costruito dalle AzioniNaturali», Seconda Università di Napoli, Aversa, 9 giugno.

14 Alessandro Martelli (2011), «Principi, caratteristiche edapplicazioni delle moderne tecnologie antisismiche utiliz-zate nella ricostruzione in Abruzzo: isolamento sismico,dissipazione d’energia e metodo CAM», Seminario annualedel GLIS su «Ricostruire L’Aquila in Sicurezza con l’Isolamen-to ed Altri Sistemi Antisismici», L’Aquila, 10 giugno.

15 Alessandro Martelli (2000), «Applicabilità dell’isolamentosismico alla protezione sismica degli impianti industria-li», Atti del Convegno su «Rischi Chimici, Industriali ed Ecolo-gici e Protezione Civile: Le Attività del GNDRCIE nel Triennio1997-1999», GNDRCIE (Gruppo Nazionale per la Difesadai Rischi Chimico, Industriali ed Ecologici), Roma.

16 Massimo Forni, Alessandro Martelli, Alessandro Poggian-ti, Bruno Spadoni, Antonio Pugliese, Tito Sanò e FrancoPaolo Foraboschi (2000), «Studies performed in Italy forseismic isolation of chemical plant components», Attidell’ASME-PVP Conference, Seattle, Washington, USA, PVP-Vol. 402-1 (Seismic Engineering – 2000 – Vol. 1), pp. 185-192.

17 Alessandro Martelli (2002), «La protezione sismica degliimpianti chimici a rischio di incidente rilevante – Le mo-derne tecnologie d’isolamento sismico e dissipazioneenergetica garantiscono la sicurezza senza introdurrecomplicazioni impiantistiche», 21mo Secolo – Scienza e Tec-nologia, N. 3-2002 (ottobre), pp. 24-27.

18 Alessandro Martelli, Massimo Muzzarelli, Massimo For-ni, Alessandro Poggianti e Bruno Spadoni (2002), «Valu-tazione dell’Applicabilità dell’Isolamento Sismico allaProtezione Sismica di Impianti Industriali (ISI)», Relazio-ne su invito, Atti del Convegno VGR 2002 «Valutazione eGestione del Rischio negli Insediamenti Civili ed Industriali»,Seminario Annuale del GNDRCIE, Pisa (ottobre).

19 Mauro Dolce, Alessandro Martelli e Giuliano Panza(2004), Proteggersi dal Terremoto: le Moderne Tecnologie eMetodologie e la Nuova Normativa Sismica, 1a edizione,ISBN 88-87731-24-1, 21mo Secolo, Milano.

20 Redazione (2005), «International seminar – Seismic isola-tion and energy dissipation for the protection of petro-chemical facilities against earthquakes», 21mo Secolo –Scienza e Tecnologia, N. 1-2005 (aprile), pp. 47-48.

21 Alessandro Martelli (2005), «Seismic isolation of criticalfacilities: from nuclear plants to petrochemical plants»,CAST – Conference on Anti Seismic Technologies, BogaziçiUniversity, Istanbul (Turchia), 7 giugno.

22 Redazione (2005), «Protezione sismica degli impianti chi-mici», Costruire, 3 agosto.

23 Mauro Dolce, Alessandro Martelli e Giuliano Panza(2005), Proteggersi dal Terremoto: le Moderne Tecnologie eMetodologie e la Nuova Normativa Sismica, 2a edizione,ISBN 88-87731-28-4, 21mo Secolo, Milano.

24 Mauro Dolce, Alessandro Martelli e Giuliano Panza(2006), Moderni Metodi di Protezione dagli Effetti dei Terre-moti, Edizione speciale per il Dipartimento Nazionaledella Protezione Civile a cura di A. Martelli, ISBN 88-87731-30-6, 21mo Secolo, Milano.

25 Alessandro Martelli, Umberto Sannino, Alberto Parduccie Franco Braga (2008), Moderni Sistemi e Tecnologie Antisi-smici. Una Guida per il Progettista, ISBN 978-88-87731-37-8,21mo Secolo, Milano.

22 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA n. 5-2011

Figura 9: 2 HDRB ed 1 SD del sistema d’isolamento sismicodell’edificio di Figg. 6 e 7. Gli isolatori sono stati installati inun “vano tecnico” (quindi non utilizzabile). Con costi dicostruzione aggiuntivi limitati si sarebbe potuto realizzaretale vano con un’altezza tale da renderlo utilizzabile, adesempio, come garage (si ricordi che a Campobassoscarseggiano i parcheggi) e pure da assicurare una miglioremanutenzione negli anni a venire. Fra i costi aggiuntivisarebbero stati da annoverare, oltre a quello dovuti allamaggiore altezza del vano, quelli relativi alle protezionidegli isolatori e delle tubazioni presenti, dal fuoco e dallealtre possibile cause di danneggiamento.

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26 Umberto Sannino, Horea Sandi, Alessandro Martelli eIon Vlad (2009), Modern Systems for Mitigation of SeismicAction – Proceedings of the Symposium Held at Bucharest, Ro-mania, on October 31, 2008, ISBN 978-973-720-223-9, AGIRPublishing House, Bucarest (Romania).

27 Redazione (2010), «Seminario annuale del GLIS “Moder-ne tecniche di protezione sismica – Progettazione, rico-struzione ed esperienze, dagli impianti chimici al patri-monio storico”, Siracusa l’11 giugno 2010», 21mo Secolo –Scienza e Tecnologia, N. 1-2010 (aprile), p. 54.

28 Alessandro Poggianti (2010), «L’isolamento sismico ap-plicato agli impianti chimici», 21mo Secolo – Scienza e Tec-nologia, N. 4-2010 (dicembre), pp. 33-38.

29 Alessandro Martelli (2011), «La sicurezza sismica degliimpianti a rischio di incidente rilevante», Giornata di stu-dio su «Lezioni del Terremoto di Tohoku», ENEA, Roma, 1luglio (sunto in «Seismic safety of high risk plants», Con-tribution to the «Italy in Japan 2011» Initiative – Science, Te-chnology and Innovation, ENEA, Roma, 2011).

30 a.f. (2011), «ENEA – Giornata di Studio “Lezioni dal ter-remoto di Tohoku”», www.pianetauniversitario.com, 1 lu-glio.

31 BG (2011), «Terremoti: sisma Giappone ha cambiato ideapericolosità», ANSA, Roma, 1 luglio.

32 Enrica Batifoglia (2011), «ANSA/ Dopo Giappone, cam-bia concetto pericolosità terremoti – Esperti ENEA, map-pa tsunami Italia è pronta ma ignorata», ANSA, Roma, 1luglio.

33 Redazione (2011), «Mappe del rischio tsunami pronte maignorate», Nuova Cosenza Quotidiano Digitale, www.nuo-vacosenza.com, 1 luglio.

34 Redazione (2011), «Tsunami e nucleare: in Italia mapperischio, ma ignorate», blitzquotidiano.it, 1 luglio.

35 Redazione (2011), «Tsunami in Italia: mappe rischio, maignorate», L’Impronta L’Aquila, www.improntalaquila.org,1 luglio.

36 Redazione (2011), «Tsunami: in Italia ignorate le mappedel rischio», Il Capoluogo d’Abruzzo, Il Capoluogo.it, 1 lu-glio.

37 Redazione (2011), «Tsunami: in Italia mappe rischiopronte, ma ignorate – Esperti Enea, mettere in sicurezzaimpianti petrolchimici», Angeli in Astronave & Sintomi diLuce, angeliinastronave.blogspot.com, 2 luglio.

38 Alba Arcuri (2011), «Ambiente. Rapporto dell’Enea sullemappe dei rischi terremoti», GR 1, Radio Uno, 2 luglio, ore24:00 e 3 luglio, ore 01:00.

39 a.f. (2011) «Giornata di Studio “Lezioni dal terremoto diTohoku”», Il Giornale di Pachino, www.ilgiornaledipachi-no.com, 3 luglio.

40 Letizia Vella (2011), «Siti a rischio sismico – Sicilia. Scarsasicurezza anti-sismica dei Petrolchimici presenti nella Re-gione denunciata dall’ENEA», TG 3 Sicilia, RAI 3, 3 lu-glio.

41 Rosario Battiato (2011), «Intervista al direttore del centroEnea di Bologna e presidente dell’associazione nazionalesull’isolamento e la progettazione antisismica», Quotidia-no di Sicilia, Inchiesta – Ambiente – I Rischi Naturali e l’As-senza di Difese, 13 luglio, p. 10; www.quotidianodisicilia.it.

42 Rosario Battiato (2011), «Il caso “Priolo” finalmente arri-va anche alla Camera», Quotidiano di Sicilia – Ambiente edEnergia, 8 settembre, p. 12.

43 Redazione (2011), «Il caso “Augusta-Priolo” finalmentearriva anche alla Camera», http://peppetringali. myblog.it,13 settembre.

44 Rosario Battiato (2011), «Il caso “Priolo” finalmente arrivaanche alla Camera», Augusta agli Augustani, www.augu-staagliaugustani.com, 20 settembre, p. 12.

45 Redazione (2011), «Aula, per sommi capi, dal consigliere

di minoranza Alessandro Biamonte», http://priolo.altervi-sta.org, ottobre.

46 Carlo Alberto Tregua (2011), «Pervicace richiesta del ri-gassificatore – Triangolo della morte poggiato sul tritolo»,Quotidiano di Sicilia – Editoriale (3238°), 12 novembre, p. 1.

47 Rosario Battiato (2011), «Troppi rischi in un sito solo: il di-partimento regionale dell’energia neghi il decreto autoriz-zativo a Ionio Gas», Quotidiano di Sicilia, 12 novembre, p. 1.

48 Rosario Battiato (2011), «Un rigassificatore e quattro pol-veriere», Quotidiano di Sicilia – Inchiesta, 12 novembre, p.10.

49 Redazione (2011), «No rigassificatore, “Luigi Toppi: Insi-stere in modo maniacale a voler costruire dentro gli stabi-limenti a rischio di incidente rilevante un rigassificatoresignificherebbe calpestare il diritto alla tranquillità di mi-gliaia di cittadini che vivono nella zona industriale», Prio-lo News, http://priolo.altervista.org, 19 novembre.

50 Redazione (2011), «Convegno sugli “Impianti chimici arischio di terremoto”», Nettuno Press – Giornale di Messina,Messina, 29 novembre.

51 Redazione (2011), «Il 2 dicembre - Convegno a Milazzosu: “Impianti chimici a rischio di terremoto: proteggerli sipuò, basta volerlo”», tempostretto – Quotidiano online diMessina e provincia, Messina, 29 novembre.

52 Marcella Fontana (2011), «A Milazzo si parlerà di prote-zione antisismica degli impianti chimici», www.infomessi-na.it, Messina, 29 novembre.

53 Redazione (2011), «Convegno sugli “Impianti chimici arischio di terremoto”», http://milazzo.virgilio.it, 29 novem-bre.

54 Redazione (2011), «A Milazzo si parlerà di protezione an-tisismica impianti chimici», www.messinanotizie.it, Messi-na, 29 novembre.

55 Redazione (2011), «Convegno sugli impianti chimici a ri-schio di terremoto – Proteggerli si può, basta volerlo», IlCittadino di Messina, N. 54, www.ilcittadinodimessina.it,Messina, 1 dicembre.

56 Redazione (2011), «Rischio sismico e impianti chimici.Convegno a Palazzo D’Amico», La Città di Milazzo,www.la-citta.com, 1 dicembre.

57 Redazione (2011), «Milazzo: convegno su “impianti chi-mici a rischio terremoto”», Nebrodi e Dintorni, www.par-codeinebrodi.blogspot.com, 1 dicembre.

58 Redazione (2011), «Milazzo, convegno su “Impianti chi-mici a rischio terremoto, proteggerli si può, basta voler-lo”», incammino.web, 1 dicembre.

59 Redazione (2011), «Terremoti e impianti chimici, conve-gno a Palazzo D’Amico», www.oggimilazzo.it, 1 dicembre2011.

60 Redazione (2011), «Milazzo, “Impianti chimici a rischioterremoto”: convegno a Palazzo D’Amico», ilciclope.info,Milazzo, 1 dicembre.

61 Redazione (2011), «Milazzo: Venerdì convegno sul tema“Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerli si può,basta volerlo”», Aurora Milazzo, http://auroramilazzo.blogspot.com, 1 dicembre.

62 Redazione (2011), «2 dicembre – Impianti chimici a ri-schio, convegno a Milazzo dell’Ordine degli Ingegneri»,Messina.Sicilians.it, 2 dicembre.

63 Nicola Alosi e D. Colombo (2011), «Milazzo. Rischio si-smico: pericolo per gli impianti chimici dell’area», TG 3Sicilia, RAI TRE, 3 dicembre, ore 14:00.

64 R.B. (2011), «Gli esperti: “Nonostante la quantità di im-pianti, non esiste ancora una normativa ad hoc” – Sicu-rezza sismica petrolchimici – Un convegno fa luce a Mi-lazzo», Quotidiano di Sicilia, 7 dicembre, p. 11.

65 G.P. (2011), «Milazzo – Convegno dell’Ordine ingegneri– Terremoti e maremoti – Come “attrezzarsi” nelle aree

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ALESSANDRI –

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio edel mare, al Ministro dell’interno, al Ministro dellosviluppo economico.

– Per sapere - premesso che:

– gli impianti «a rischio di incidente rilevante» (RIR)devono essere adeguatamente protetti anche dalle ca-tastrofi naturali, tra cui gli eventi sismici e gli altri fe-nomeni incidentali che possono essere da essi innesca-ti (in particolare i maremoti, per terremoti violenti conepicentro in mare od anche, se questo è in prossimitàdella costa, in terra); tali impianti includono non soloquelli nucleari, ma anche numerose tipologie di instal-lazioni e componenti chimici, in particolare i cosiddettiserbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas

o LNG), che sono di grandi dimensioni (con volumi fi-no a 150·000 m3 ed oltre), costituiti da un serbatoio in-terno in acciaio criogenico ed un rivestimento esternoin cemento, ed anche i serbatoi di stoccaggio sferici ocilindrici presenti, ad esempio, negli stabilimenti pe-trolchimici, la cui pericolosità è funzione crescente delloro elevato numero in ciascun stabilimento;un numero significativo di tali serbatoi ha già riporta-to gravi danni in vari Paesi, in occasione di eventi si-smici [si vedano le Figg. 1-12 – NdR]; come storicamente dimostrato, gran parte del territo-rio italiano è caratterizzata da pericolosità sismica ele-vata (fino a valori della magnitudo almeno pari a M =7,0-7,5) o quantomeno significativa; alcune aree italia-ne, inoltre, sono esposte a consistenti rischi da mare-moto, anche in zone di acque basse;

industriali», Gazzetta del Sud, Messina Tirrenica, 11 di-cembre, p. 43.

66 Rosario Battiato (2011), «Il punto della situazione in unrecente convegno svoltosi a Messina – Gli esperti: a Prio-lo sono solo 3 i serbatoi antisismici», Quotidiano di Sicilia,Inchiesta, 14 dicembre, p. 10.

67 Rosario Battiato (2011), «A Melilli la tragedia è nell’aria»,Quotidiano di Sicilia, www.qds.it, 14 dicembre.

68 Rosario Battiato (2011), «Priolo, il comune dell’eterna“emergenza petrolchimico”», Quotidiano di Sicilia,www.qds.it, 23 dicembre.

69 Redazione (2011), «Impianti chimici in Italia: sicuri con-tro il terremoto?», AltraOpinione, www.altraopinione.org,20 dicembre.

70 Redazione (2012), «Impianti chimici in Italia: sicuri con-tro il terremoto?», News Priolo Gargallo, priolo_gargallo_sr.paginevacanza.it, 3 gennaio.

71 Giuliano F. Panza, Antonella Peresan, Fabio Romanelli,Franco Vaccari, Maurizio Indirli ed Alessandro Martelli(2011), «Earthquake scenarios for seismic isolation design

and protection of cultural heritage», Relazione su invito,Proceedings of «Cultural Heritage Istanbul 2011», Atti del 5th

International Congress on Science and Technology for the Safe-guard of Cultural Heritage in the Mediterranean Basin, Istan-bul (Turchia), 22-25 novembre.

72 Alessandro Martelli, Paolo Clemente e Massimo Forni(2012), «Recent worldwide application of seismic isola-tion and energy dissipation to steel and other materialsstructures and conditions for their correct use», Key-notelecture, STESSA 2012 – Behaviour of Steel Structures in Sei-smic Areas, Santiago (Cile), 9-11 gennaio, ed. F.M. Mazzo-lani e R. Herrera, CRC Press, ISBN: 978-0-415-62105-2(HbK + CD Rom), ISBN: 978-0-203-11-941-9 (e-Book), pp.3-14.

73 Alessandro Martelli e Giuliano Panza (2010), «Isolamentosismico e dissipazione d’energia – Le recenti iniziativedel GLIS e note su alcune nuove applicazioni italiane»,21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 3-2010 (settembre),pp. 49-57.

24 21mo SECOLO SCIENZA e TECNOLOGIA n. 5-2011

Interrogazione parlamentare dell’On. Angelo Alessandri sul rischio sismicoe da maremoto degli impianti chimiciNel seguito è riportato integralmente il testo dell’interrogazione a risposta scritta N. 4/13060, sullasicurezza degli impianti chimici a rischio di incidente rilevante in caso di terremoto e di maremoto, chel’On. Angelo Alessandri della Lega Nord, Presidente dell’VIII Commissione Ambiente, Territorio e LavoriPubblici della Camera dei Deputati, ha annunciato nella seduta N. 513 della 16a legislatura, il 6 settembre2011. L’interrogazione è stata proposta dall’ing. Alessandro Martelli, direttore del Centro Ricerche ENEAdi Bologna e presidente del GLIS1,2. Destinatari sono il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorioe del Mare (MATTM), il Ministro dell’Interno ed il Ministro dello Sviluppo Economico. Attuale ministerodelegato a rispondere è il MATTM. Il testo è corredato da alcune note, alcuni riferimenti bibliografici edimmagini proiettate dall’ing. Martelli nel corso della sua presentazione («Il rischio sismico negli impiantipetrolchimici: come difendersi») all’incontro su «Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerli si può,basta volerlo», tenutosi a Milazzo (ME) il 2 dicembre 2011. Tali immagini (Figure 1-12) riguardano idanni subiti da impianti e componenti chimici a rischio di incidente rilevante durante terremoti violenti,ma, comunque, quasi tutti di entità possibile anche in Italia (in particolare al sud).

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attualmente è presente, in Italia, più di un migliaio distabilimenti industriali RIR soggetti agli obblighi deldecreto legislativo n. 334 del 1999 (Seveso II), nei qua-li, cioè, sono presenti sostanze potenzialmente perico-lose in quantità tali da superare determinate soglie;molti di questi sono anche soggetti all’autorizzazioneambientale integrata (AIA);

alcuni di tali impianti sono situati in aree ad elevatapericolosità sismica, come, ad esempio, in Sicilia, inquella di Milazzo od in quella di Priolo-Gargallo (do-ve è anche prevista la realizzazione di un importanterigassificatore); si ricorda, in particolare, che, nel 1693,la piana di Catania, che include l’area di Priolo-Gar-gallo, fu colpita da uno dei più devastanti terremotiverificatisi in Italia, probabilmente più violento di

quello di Messina e Reggio Calabria del 1908 (M = 7,2),e che (come in seguito nel 1908) tale terremoto generòun maremoto di elevata entità; nei suddetti siti, nel ca-so in cui in essi fossero presenti impianti RIR non suf-ficientemente protetti dal terremoto, un evento di ma-gnitudo M intorno a 7,0 (del tutto possibile) innesche-rebbe gravissimi incidenti, con effetti gravissimi per lapopolazione e per l’ambiente, oltre che economici;

come da diversi anni riportato da alcune pubblicazio-ni scientifiche e, recentemente (dopo il terremoto emaremoto di Tohoku), anche dalla stampa, in Italia, no-nostante siano da tempo disponibili mappe riguar-danti sia il rischio sismico sia quello da maremoto, pergli impianti chimici, anche RIR (contrariamente aquanto avviene per le costruzioni civili da una parte eper gli impianti nucleari dall’altra), non esiste ancoraun assetto normativo organico riguardante la loro pro-gettazione antisismica e le misure da adottare per pro-teggerli (quando necessario) dal maremoto [si veda, inquesto numero di 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, la bi-bliografia nell’articolo di Martelli e Marino - NdR];

Figura 2: Instabilità “a piede d’elefante” verificatasi in unserbatoio cilindrico di un impianto chimico durante ilterremoto di Loma Prieta del 17 ottobre 1989 (M = 7,1), conepicentro a quasi 100 km a sud di San Francisco (California,USA), che provocò 63 vittime e gravissimi danni, anchenella Baia di San Francisco.

Figura 3: Ribaltamento di un serbatoio della raffineriaRecope causato dal terremoto in Costa Rica del 22 aprile 1991(magnitudo di momento MW = 7,7), che provocò 48 vittimein quel paese ed altre 79 a Panama.

Figura 4: Danni alla copertura di un serbatoio cilindricoverificatisi durante il terremoto in Costa Rica del 1991.

Figura 1: Serbatoi sferici simili a quelli presenti, a centinaia,in Sicilia (in particolare a Priolo Gargallo), nonché ai duecollassati a Bakersfield, a nord di Los Angeles (California,USA) a causa del terremoto del 21 luglio 1952 (magnitudo M= 7,7). Tali serbatoi, contenenti butano, collassarono, 10 t digas ne uscirono e 90 s dopo vi fu un’esplosione, innescata dauna scintilla scoccata da un equipaggiamento elettricodanneggiato anch’esso dal sisma. Gran parte della raffineriafu danneggiata, con una perdita di 1,8 M$ dell’epoca.

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gli impianti chimici RIR, ad oggi, sono progettati assu-mendo come carico sismico quello definito dalla nor-mativa nazionale, che si basa fondamentalmente sullecaratteristiche degli edifici civili ed utilizza un approc-cio probabilistico (Probabilistic Seismic Hazard Asses-sment o PSHA);

occorrerebbe rafforzare la nostra metodologia di defi-nizione della pericolosità sismica, affiancando all’usodell’approccio probabilistico quello dell’approccio de-terministico (Neo-Deterministic Seismic Hazard Asses-sment o NDSHA), che, diversamente dal primo, si basasulla fisica dei fenomeni in gioco e che si sta dimo-strando sempre più affidabile e capace di adeguarsirapidamente agli sviluppi derivanti dalla ricercaavanzata [si veda, nel prossimo numero di 21mo Secolo –Scienza e Tecnologia, l’articolo di Panza et al. – NdR];

da qualche anno diverse istituzioni ed enti di ricercastanno sviluppando metodologie per la definizione ela mitigazione del rischio sismico dei grandi impiantiindustriali;

sarebbe quindi auspicabile affidare ad un appositogruppo di lavoro composto dai massimi esperti italia-ni in materia il compito di tradurre e rivedere la guidatecnica dell’IAEA (International Atomic Energy Agency),

in modo tale da elaborare un documento nazionale diriferimento per la progettazione antisismica di nuoviimpianti RIR e per l’adeguamento o miglioramento(retrofit) di quelli esistenti in base alla loro complessitàe pericolosità, che permetta una significativa mitiga-zione della vulnerabilità sismica di tali impianti, an-che a costi contenuti;

il documento di cui trattasi potrebbe anche contenereindicazioni sulla vulnerabilità sismica delle diverse ti-pologie di impianti RIR e criteri (sviluppati tenendoconto pure della normativa applicabile agli edifici ci-vili) per la definizione di tecniche di mitigazione delrischio sismico di tali impianti, sia di nuova costruzio-ne sia esistenti, e per la relativa progettazione;

a tal fine risulterebbe molto utile anche l’esperienza giàacquisita in Italia grazie agli studi effettuati nell’ambitodi significativi progetti di ricerca, riguardanti sia la va-lutazione della vulnerabilità sismica degli impianti chi-mici RIR, sia la definizione di tecniche innovative di

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Figura 5: Perdita di liquidi da serbatoi, a seguito delterremoto in Costa Rica in 1991.

Figura 7: Danni provocati dal terremoto di Landers del 1992alle tubazioni di interfaccia di un serbatoio di un impiantochimico, a causa del loro eccessivo vincolamento.

Figura 6: Danni alla copertura di un serbatoio di unimpianto chimico, provocati dal terremoto di Landers del 28giugno 1992 (M = 7,3), con epicentro nei pressi di LosAngeles (California, USA).

Figura 8: Rottura di una tubazione di interfaccia di unserbatoio di un impianto chimico, provocata dal terremotodi Landers del 1992, a causa dell’eccessivo vincolamento.

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protezione dei nuovi impianti e di interventi di retrofitsu quelli esistenti mediante isolamento sismico, dissi-pazione d’energia od altri sistemi innovativi, la cui effi-cacia è potenziata dalla disponibilità della definizionedella pericolosità con il metodo NDSHA;

l’isolamento sismico, in particolare, potrebbe compor-tare elevati vantaggi per gli impianti chimici RIR, nonsolo perché è in grado di accrescere la loro sicurezzasismica, ma anche perché spesso permette di raggiun-gere tale risultato eliminando le complicazioni del lorolay-out che, nel caso di fondazioni convenzionali, sirendono necessarie per assicurare loro un’adeguataprotezione dal terremoto e perché, in molti casi, contale tecnica sono agevolmente adeguabili simicamentecomponenti esistenti;

sullo sviluppo dei suddetti sistemi innovativi e sullaloro applicazione alle diverse tipologie di strutture (ci-vili ed industriali) l’ENEA vanta un’esperienza ultra-ventennale; in particolare, per quanto attiene all’usodi tali sistemi negli impianti chimici RIR, sono da cita-re gli studi condotti nell’ambito dei progetti di ricercaISI (valutazione dell’applicabilità dell’Isolamento Si-smico alla protezione sismica di componenti di Im-pianti industriali) ed INDEPTH (Development of Inno-vative DEvices for Seismic Protection of PeTrocHemical Fa-cilities), che hanno anche evidenziato l’importanza distime adeguate dello spostamento del suolo, rese pos-sibili dall’applicazione di NDSHA [si vedano, ad esem-pio, gli articoli 3-6 e, in questo numero di 21mo Secolo –Scienza e Tecnologia, l’intervista di Patrizia Calzolariall’ing. Martelli – NdR]);

il progetto INDEPTH(2002-2005), promossodall’ENEA e parzialmentefinanziato dalla Commis-sione europea, è stato daessa affidato, oltre cheall’ENEA, al CESI di Seria-te (BG), che lo ha coordina-to, all’industria manifattu-riera di isolatori sismiciFIP industriale di Selvaz-zano Dentro (PD), nonchéa partner tedeschi, greci,spagnoli, inglesi e svedesi;in tale progetto sono statistudiati e sviluppati siste-mi antisismici per struttu-re critiche presenti in im-pianti chimici, prendendoin considerazione, in parti-colare, serbatoi di stoccag-gio e grandi serbatoi crio-genici LNG;

Figura 9: Incendio della raffineria di Yarimca (Turchia),della società Tupras, a seguito del terremoto di Izmit(Turchia) del 17 agosto 1999 (MW = 7,4), che causò ben17·000 vittime. L’incendio ebbe gravissime conseguenze intermini di inquinamento atmosferico e problemi diapprovvigionamento.

Figura 10: Collasso di un serbatoio di stoccaggio nellaraffineria di Yarimca provocato dal terremoto di Izmit del1999 e dal conseguente incendio.

Figure 11 ed 12: Incendi in due serbatoi (uno contenente greggio, l’altro nafta) dellaraffineria di Tomakomai City, verificatisi nel primo subito dopo i due eventi sismiciprincipali di Off Tokachi (isola di Hokkaido, Giappone) del 26 settembre 2003 (M = 8,0 e 7,1) enel secondo, anche a causa delle forti scosse di assestamento (aftershock), il 28 settembre. Dei105 serbatoi presenti nella raffineria (situata a 220 km dall’epicentro) 45 furono danneggiati(30 in modo grave e 29 con fuoriuscita di liquido). La rottura delle coperture dei serbatoi,alle quali seguirono gli incendi, si dovette ai movimenti ondosi “di pelo libero” (sloshing) deiliquidi infiammabili contenuti, innescati dalle vibrazioni sismiche (le suddette “onde” eranocaratterizzate da alti valori del periodo di vibrazione, pari a circa 7 s).

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i serbatoi di stoccaggio sferici si sono rivelati partico-larmente vulnerabili dal punto di vista sismico, a cau-sa della grande massa del fluido in essi disposta aduna notevole altezza dal suolo e della scarsa resistenzaai carichi orizzontali offerta dal sistema dei controven-ti in essi presente;

per il loro retrofit, è risultato che, quando il valore diprogetto dell’accelerazione massima orizzontale delterreno in caso di sisma (Peak Ground Acceleration oPGA) è superiore a 0,25 g, l’inserimento di controven-ti dissipativi comporta una notevole riduzione deldanno causato dal sisma, rispetto ad interventi dirinforzo convenzionali, a parità di costo, assicurandoprotezione fino a valori di PGA pari a circa 0,6 g; per isuddetti serbatoi, se di nuova costruzione, invece, si èverificato che, per valori di PGA superiori a circa 0,25g, l’isolamento sismico evita danni a costi inferiori ri-spetto a quelli richiesti dalla progettazione tradiziona-le;

per i serbatoi LNG, visti le grandi dimensioni ed i no-tevoli pesi in gioco, l’isolamento alla base è stata con-siderata la soluzione di riferimento per la protezionesismica, per valori di PGA maggiori di 0,25 g;

più in generale, l’ENEA dispone di notevoli altre com-petenze nel settore impiantistico, sviluppate in ambitonucleare, che potrebbero essere molto utilmente im-piegate a supporto della progettazione strutturale erealizzazione di nuovi impianti e componenti chimiciRIR e di interventi di retrofit su quelli esistenti;

tali interventi, non potendo essere simultanei, potreb-bero essere pianificati secondo una priorità oggettiva-mente definita anche in accordo con le stime di perico-losità dipendenti dal tempo, basate sull’identificazio-ne, sistematicamente aggiornata, delle aree dove risul-ta aumentata la probabilità di un forte terremoto -:

• se le circostanze descritte in premessa siano fonda-te ed in caso affermativo, se non si intendano adot-tare provvedimenti volti a superarle, anche tenen-do conto delle soluzioni ipotizzate in premessa;

• se non sia valutabile l’opportunità di istituire ungruppo di lavoro italiano, integrato, se ritenuto op-portuno, da alcuni esperti di fama internazionale,con lo scopo di scrivere la guida tecnica (GT) per laprogettazione antisismica degli stabilimenti RIR,utilizzando, per la definizione della pericolosità si-smica, come documento di base l’analoga guidatecnica elaborata dall’IAEA per la realizzazione de-gli impianti nucleari e tenendo conto, allo stesso fi-ne, dei più recenti sviluppi in campo sismologico;

• se, nelle circostanze che potranno scaturire dallaGT, non si intenda valutare la necessità di costitui-re un comitato nazionale per la messa in atto diquanto in essa contenuto e stabilire una procedurache preveda che il gestore calcoli, con la metodolo-gia definita dalla GT, il terremoto di riferimentoper la progettazione degli impianti chimici RIR nel-le aree in cui essi sono ubicati, verifichi, con tale in-

put, l’adeguatezza degli impianti e, se del caso, de-finisca gli interventi strutturali di protezione o mi-glioramento/adeguamento sismico, in accordo coni criteri pure definiti nella GT;

• se, per l’effettuazione delle attività sopra descritte,non si ritenga utile far riferimento anche alle com-petenze disponibili in seno all’ENEA, riguardantisia la progettazione antisismica sia, più in generale,l’impiantistica. (4-13060)

Bibliografia1 Alessandro Martelli, Massimo Forni, Paolo Clemente,

Giuliano F. Panza ed Antonello Salvatori (2011), «Re-cent development and application of seismic isolationand energy dissipation systems, in particular in Italy,conditions for their correct use and recommendationsfor code improvements», Relazione su invito, Atti suCD della 12th World Conference on Seismic Isolation,Energy Dissipation and Active Vibration Control of Struc-tures, Sochi (Russia), September 20-23; Abstract Volu-me, pp. 9-11.

2 Alessandro Martelli (2011), «La “12th World Conferen-ce on Seismic Isolation, Energy Dissipation and ActiveVibration Control of Structures”, svoltasi a Sochi (Rus-sia) in settembre, e le altre recenti e prossime iniziativedel GLIS e dell’ASSISi – Anche il terremoto di Tohokuha confermato l’efficacia dell’isolamento sismico –Crescono ulteriormente la applicazioni dei sistemi an-tisismici, soprattutto in Giappone ed in Cina. Intanto ilterremoto colpisce ancora, questa volta in Turchia,confermando la necessità di accrescere ovunque laprevenzione sismica», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia,N. 4-2011 (ottobre), pp. 17-30.

3 Massimo Forni, Alessandro Martelli, Alessandro Pog-gianti, Bruno Spadoni, Antonio Pugliese, Tito Sanò eFranco Paolo Foraboschi (2000), «Studies performedin Italy for seismic isolation of chemical plant compo-nents», Atti dell’ASME-PVP Conference, Seattle, Wa-shington, USA, PVP-Vol. 402-1 (Seismic Engineering –2000 – Vol. 1), pp. 185-192.

4 Alessandro Martelli, Massimo Muzzarelli, MassimoForni, Alessandro Poggianti e Bruno Spadoni (2002),«Valutazione dell’Applicabilità dell’Isolamento Sismi-co alla Protezione Sismica di Impianti Industriali(ISI)», Relazione su invito, Atti del Convegno VGR 2002«Valutazione e Gestione del Rischio negli Insediamenti Ci-vili ed Industriali», Seminario Annuale del GNDRCIE(Gruppo Nazionale per la Difesa dai Rischi Chimico, Indu-striali ed Ecologici), Pisa (ottobre).

5 Alessandro Martelli, Massimo Forni and Giordano-Bruno Arato (2004), «Progress on R&D and Applica-tion of Seismic Vibration Control Techniques for Civiland Industrial Structures in the European Union», Re-lazione su invito, 8th World Seminar on Seismic Isolation,Energy Dissipation and Active Vibration Control of Struc-tures – Yerevan, Armenia, October 6-10, 2003 – Procee-dings, American University of Armenia, M.Melkumyan ed., pp. 144-173 (July); Abstract Volume,p. 19 (October 2003).

6 Alessandro Poggianti (2010), «L’isolamento sismicoapplicato agli impianti chimici», 21mo Secolo – Scienza eTecnologia, N. 4-2010 (dicembre), pp. 33-38.

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E sistono, disseminati sul territorio italiano, nume-rosi stabilimenti industriali, stimati in più di unmigliaio, cosiddetti “RIR” (a rischio di incidente

rilevante). Si tratta di stabilimenti in cui sono presentisostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità:non solo impianti nucleari (che, in Italia, sono attual-mente assenti), ma anche varie tipologie di impianti chi-mici, stabilimenti che contengono serbatoi di gas natura-le liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoidi stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori, ecc.Tali impianti e componenti sono soggetti ad una serie didisposizioni finalizzate a prevenire incidenti rilevanticonnessi a determinate sostanze pericolose ed a limitar-ne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente, secondoquanto previsto dal Decreto Legislativo 17 agosto 1999,n. 334 (anche detto Seveso II, evoluzione della c.d. nor-mativa Seveso, in quanto attuazione della direttiva euro-pea 96/82/CE /Seveso II, che impone agli Stati Membridi identificare i propri siti a rischio e di controllarne i ri-schi da incidente rilevante che coinvolgano sostanze pe-ricolose).

Il 2 dicembre u.s si è tenuto a Milazzo un convegno atitolo: «Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerlisi può, basta volerlo», organizzato e condotto dal prof.Alessandro Martelli, direttore del Centro Ricerche diBologna dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuovetecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibi-le) e presidente dell’associazione nazionale “GLIS – Iso-lamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismi-ca”, in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri dellaProvincia di Messina e con la locale Sezione Territorialedel GLIS. Oggetto del convegno, le conseguenze per lapopolazione e per l’ambiente nell’eventualità (non re-mota) che si verificasse un sisma di intensità elevata (se-guito o meno da un maremoto) in un’area su cui sorgeun impianto “RIR”, nonché le possibilità che la tecnolo-gia oggi offre per minimizzare tali conseguenze. Abbia-

mo chiesto al prof. Martelli di illustrarci le premesse e leconclusioni del convegno.

Domanda: «Prof. Martelli, gli impianti RIR sono giàsoggetti agli obblighi del DLgs 334 /1999 (Seveso II), masecondo quanto si evince dall’interrogazione parlamen-tare dell’On. Angelo Alessandri del 6/9/2011 da Leiproposta, questo decreto legislativo non è sufficiente aifini di una efficace prevenzione di incidente rilevante incaso di evento sismico. Cosa prevede la Seveso II al ri-guardo e in che cosa è carente, a Suo parere?»

Risposta: «Contrariamente a quanto avviene per lestrutture civili da una parte e per gli impianti nuclearidall’altra, né la Seveso II né alcun altro provvedimentolegislativo vigente in Italia affrontano in modo sistema-tico ed esaustivo il problema della progettazione sismi-ca degli impianti e dei componenti RIR nel settoredell’industria chimica.»

Domanda: «Quindi Lei afferma che in Italia, paese adelevato rischio sismico, non esiste una normativa ade-guata ed efficace per la progettazione antisismica degliimpianti a rischio di incidente rilevante e per la loroprotezione?»

Risposta: «Per gli impianti chimici purtroppo è pro-prio così. Tali impianti, specialmente se RIR, hanno ca-ratteristiche molto diverse dalle strutture civili e devo-no soddisfare requisiti di sicurezza che si avvicinano aquelli propri degli impianti nucleari. Pertanto, l’utiliz-zazione della normativa sismica vigente per le costru-zioni civili è del tutto insufficiente. Ciò non vuol dire,necessariamente, che la protezione dal terremoto siastata trascurata nella progettazione degli impianti e deicomponenti chimici RIR esistenti in Italia: però, le scelteprogettuali sono state lasciate ai gestori e, generalmen-te, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali crite-ri antisismici siano stati adottati. Un discorso a parte ri-guarda poi il rischio da maremoto, evento molto raro,ma (come l’incidente di Fukushima insegna) non im-

Intervista di Patrizia Calzolari ad Alessandro Martelli, pubblicata da Il Giornale della Protezione Civile il 19 dicembre 2011

Impianti chimici in Italia: sicuri contro il terremoto?Nel seguito è riportato integralmente il testo di un articolo della dott.ssa Patrizia Calzolari, pubblicato online da Il Giornale della Protezione Civile il 19 dicembre 20111, che contiene un’intervista all’ing.Alessandro Martelli, direttore del Centro Ricerche ENEA di Bologna e presidente del GLIS. Il testo ècorredato da alcuni riferimenti bibliografici ed immagini proiettate dall’ing. Martelli nel corso della suapresentazione («Il rischio sismico negli impianti petrolchimici: come difendersi») all’incontro su «Impiantichimici a rischio terremoto: proteggerli si può, basta volerlo», tenutosi a Milazzo (ME) il 2 dicembre 2011.Tali immagini riguardano i risultati di uno studio sui benefici dell’isolamento sismico effettuato dall’ENEAuna decina di anni fa per un serbatoio sferico di Priolo Gargallo (Figg. 1-4)2, un successivo progettocomunitario, promosso dall’ENEA, sulla valutazione dell’efficacia dei sistemi antisismici per la protezionedegli impianti chimici (Figg. 5 e 6)3, applicazioni dell’isolamento sismico a serbatoi di gas naturaleliquefatto (Figg. 7-17) ed uno dei soli tre serbatoi che sono stati adeguati sismicamente in Italia con lasuddetta tecnologia (Figg. 18-21).

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possibile e che, quando si verifica, è devastante: questorischio appare del tutto trascurato negli impianti chimi-ci italiani situati in prossimità delle coste, anche in areesignificativamente sismiche e/o (come ad esempio aMilazzo) ove possono verificarsi altri eventi iniziatoridel maremoto (cedimento dei fondali sottomarini, crollidi grandi porzioni di isole, ecc.).»

Domanda: «Può darci un’idea del rischio a cui ciespone in concreto la carenza normativa da voi denun-ciata?»

Risposta: «La generale assenza di informazioni sul li-

vello di protezione sismica che carat-terizza gli impianti chimici italianirende difficile fornire una rispostacerta a questa domanda. Però, la miapersonale esperienza, acquisita, inparticolare, grazie ad uno studio(condotto una decina di anni fa con ilfinanziamento del CNR) sul compor-tamento sismico di uno dei numerosiserbatoi sferici situati a Priolo-Gar-gallo, mi rende alquanto pessimista[si vedano l’articolo2 e le Fig. 1-4 –NdR]: se quello, del tutto insufficien-te, che verificammo per tale serba-toio era, in generale, il livello di pro-tezione dal terremoto dei componen-ti e degli impianti lì presenti e se talelivello di protezione non è sostan-zialmente migliorato negli anni suc-cessivi, ritengo che un sisma sì vio-lento, ma di entità anche alquanto in-feriore a quella dell’evento che raseal suolo la Piana di Catania nel 1693,avrebbe conseguenze disastrose, siaper la popolazione, sia per l’ambien-te. Tali conseguenze, poi, peggiore-rebbero se il terremoto fosse seguitoda un maremoto significativo.»

Domanda: «Secondo quali criteri e parametri, a gran-di linee, si stabilisce il rischio sismico di un impiantoRIR rispetto ad eventi sismici?»

Risposta: «Il rischio sismico di una qualunque strut-tura dipende dalla combinazione di tre fattori: la perico-losità sismica del sito (cioè l’entità del terremoto in essoattesa), la vulnerabilità sismica della struttura (cioè il li-vello di terremoto fino al quale essa è in grado di resi-

Figura 1: Modello di un serbatoiosferico in acciaio reale, di circa 21 m didiametro, contenente butano (peso ≈33·000 kN all’80% del riempimento),sorretto da 11 colonne di circa 12,5 md’altezza, sito a Priolo Gargallo (SR),che è stato oggetto di uno studiosull’efficacia dell’isolamento sismicoalla fine degli anni ‘902.

Figura 2: Dettaglio dell’intervento diadeguamento con l’isolamento sismicosuggerito per il serbatoio di Fig. 1(colonne tagliate alla base coninserimento degli isolatori sopraopportuni zoccoli rigidi e struttura diirrigidimento, costituita da travimetalliche, al di sopra degli isolatori).

Figura 3: Andamento temporale della deformazionemassima alla sommità delle colonne di supporto delserbatoio di Fig. 1, calcolato, nel caso di serbatoio pieno confondazioni convenzionali, in corrispondenza del massimoterremoto ipotizzato (prossimo al massimo terremotostorico, verificatosi, nella Sicilia orientale, nel 1169, e seguitoda un maremoto)2. Le giunzioni fra colonne e serbatoio sonorisultate assolutamente incapaci di resistere ad un terremotoanche assai meno violento di quello ipotizzato.

Figura 4: Andamento temporale della deformazionemassima alla sommità delle colonne di supporto delserbatoio di Fig. 1, calcolato, nel caso di serbatoio pieno conisolamento sismico alla base, in corrispondenza del massimoterremoto ipotizzato, definito nella Fig. 1. Il sistemad’isolamento era costituito da 3 isolatori elastomerici ad altosmorzamento (High Damping Rubber Bearing o HDRB) ed 8isolatori a scorrimento acciaio-teflon a superfici piane(Sliding Device o SD)2. Il confronto tra le Figg. 3 e 4 mostrache l’inserimento del sistema d’isolamento riduce di unfattore 10 lo stato tensionale alla sommità delle colonne disupporto del serbatoio. Grazie a ciò il serbatoio è risultato ingrado di resistere al massimo terremoto ipotizzato.

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stere) e la sua esposizione (che tiene conto, oltre che delvalore della struttura, anche delle conseguenze del suodanneggiamento o collasso per la popolazione, per lestrutture adiacenti e per l’ambiente). Per gli impianti edi componenti RIR, già la determinazione della pericolo-sità sismica merita, a mio parere, particolare attenzione:

soprattutto quando si abbia a che fare con tali impianti ocomponenti, occorre migliorare nettamente la stima delparametro suddetto, rispetto a quanto è possibile farecon l’approccio probabilistico (Probabilistic Seismic Ha-zard Assessment o PSHA) che è attualmente in uso in Ita-lia. Infatti, la pericolosità sismica di 9 degli 11 violenti

Figura 5: Prove su tavola vibrante effettuate nei laboratoridell’attuale CESI (Seriate, BG), all’inizio degli anni 2000, perun serbatoio sferico con isolamento sismico alla base,nell’ambito del progetto comunitario INDEPTH3. Tali provehanno confermato l’efficacia dell’isolamento sismico.

Figura 6: Prove dinamiche effettuate nei laboratoridell’attuale CESI (Seriate, BG), all’inizio degli anni 2000, sutubazioni “d’interfaccia” di serbatoi isolati sismicamente,nell’ambito del progetto comunitario INDEPTH3. Tali provehanno dimostrato che i giunti utilizzati mantengono letubazioni integre fino a loro deformazioni pari allospostamento di progetto degli isolatori.

Figura 7: Gli isolatori HDRB appena installati alla base diuno dei 3 serbatoi LNG da circa 100·000 m3 della societàKogas, isolati sismicamente nel terminal di Incheon (Coreadel Sud). La costruzione di tali serbatoi è terminata nel 1996.

Figura 9: Unodei 212isolatori «apendoloscorrevole»dellatipologiaFrictionPendulumSystem (FPS),di produzionestatunitense,dei 2 serbatoi

LNG (ciascuno da 65·000 m3 e di 20 m di diametro) costruitidalla società DEPA, ad una profondità di 70 m, nel terminalpetrolchimico di Revithoussa (Grecia) e completati nel 1999.

Figura 10: I 2 serbatoi LNG da 140·000 m3 della societàEgegaz, costruiti ad Aliaga (Turchia) nella prima metà deglianni 2000 su 112 isolatori gomma-piombo (Lead RubberBearing o LRB) e 241 isolatori elastomerici a bassosmorzamento (Low Damping Rubber Bearing o LDRB).

Figura 8: Uno dei392 HDRB, di 600mm di diametro, cheproteggono iserbatoi LNG di Fig.7. La costruzione dialtri 10 serbatoi da100·000 m3, ciascunoisolato con 150HDRB, era statacompletata dalla

società Kogas nel 1986, nel terminal di Pyeong-Taek.

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terremoti (quello di Tohoku compreso) avvenuti nelmondo negli ultimi 11 anni è risultata maggiore (in talu-ni casi fortemente) di quella stimata con il PSHA [si ve-da, nel prossimo numero di 21mo Secolo – Scienza e Tecnolo-gia, l’articolo di Panza et al.]. Come è sottolineato nell’in-terrogazione parlamentare dell’On. Alessandri4, per ov-viare al problema succitato occorre affiancare all’uso delPSHA quello dell’approccio neodeterministico (Neo-De-terministic Seismic Hazard Assessment o NDSHA), che,contrariamente al PSHA, si basa sulla fisica dei fenome-ni in gioco e non trascura gli eventi rari. Quanto allavulnerabilità sismica, per gli impianti ed i componentiRIR, i problemi, come ho detto, sono l’assenza di unanormativa sismica specifica e la generale mancanza diinformazione sui criteri di progettazione antisismicaadottati dai gestori. Infine, riguardo all’esposizione, vi èla carenza di studi sistematici riguardanti le conseguen-ze di gravi danneggiamenti o del collasso di impianti ecomponenti chimici RIR.»

Domanda: «Come sopra accennato, lo scorso settem-bre, su Sua sollecitazione e proposta, è stata presentatauna interrogazione parlamentare sulla sicurezza sismi-ca degli impianti chimici. Quale sensibilità ha riscontra-to nelle Istituzioni preposte rispetto al problema che Voiponete?»

Risposta: «Le Istituzioni, almeno a livello nazionale,hanno iniziato a rendersi conto della gravità del proble-ma e dell’urgenza di affrontarlo, nonostante la sua com-plessità. In particolare, la suddetta consapevolezza stacominciando a farsi strada anche nei Ministeri compe-tenti. Difatti, all’inizio dell’estate (prima, dunque, dellasua presentazione), il testo dell’interrogazione parla-mentare era stato da me fornito per commenti sia al Mi-nistero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare (MATTM), dove sono membro della Commissio-ne IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) perla concessione dell’AIA (Autorizzazione Integrata Am-bientale), sia all’On. Stefano Saglia, sottosegretario alMinistero dello Sviluppo Economico. Ed aveva avuto il“via libera”. Anzi, con l’On. Saglia si era convenuto dilanciare un “Progetto Grandi Rischi Italiani”, uno deiquali doveva essere, appunto, quello della sicurezza si-smica degli stabilimenti chimici RIR. Anche le Istituzio-ni Locali con le quali sono già entrato in contatto si sonodimostrate sensibili: il sindaco di Milazzo ha aperto ilconvegno del 2 dicembre e l’assessore ai lavori pubblicidella città ha attivamente partecipato ai lavori. Invece,non mi risulta che si siano ancora chiaramente espressele Istituzioni Regionali interessate (ad esempio, la Re-gione Sicilia).»

Domanda: «Esistono, e in tal caso quali sono, tecnolo-gie e soluzioni adottabili e auspicabili per prevenire ri-

schi piccoli e grandi derivanti da un sisma che dovessecolpire un sito in cui sorge un impianto RIR?»

Risposta: «Tecnologie come l’isolamento sismico allabase sono ormai di comprovata grande efficacia, comeha dimostrato l’ottimo comportamento di tutti gli edifi-ci isolati durante i terremoti avvenuti, in vari paesi, dal1994 ad oggi. L’isolamento sismico è particolarmenteadatto ed auspicabile anche per garantire la sicurezzadegli stabilimenti industriali e di molti componenti RIR.Ciò vale, in particolare, per i serbatoi LNG di nuova co-struzione, fino a terremoti molto violenti. Per altre tipo-logie di serbatoi e di componenti, non solo di nuova co-struzione, ma anche esistenti, la sicurezza sismica puòessere fortemente accresciuta utilizzando, oltre alla tec-nica suddetta, anche la dissipazione di energia.»

Domanda: «Com’è la situazione in altri paesi? Le ri-sulta siano dotati di leggi e norme più adeguate di quel-le italiane? Lei è a conoscenza di esperienze e di dati asupporto della loro efficacia?»

Risposta: «Alcuni altri paesi (ad esempio il Giappone,gli USA e la Francia) si sono già dotati di normative spe-cifiche per la progettazione sismica degli impianti chimi-ci RIR, anche avvalendosi dell’esperienza acquisita nelsettore nucleare. Comunque, un po’ ovunque la percezio-ne del rischio sismico di tali impianti è ancora insoddisfa-cente, tanto è vero che ogni terremoto continua a provo-care, ovunque esso si verifichi, consistenti danni agli im-pianti chimici [si veda l’articolo che riporta l’interrogazionedell’On. Alessandri – NdR]. È però da sottolineare che que-sta situazione appare in via di miglioramento: una dimo-strazione di ciò è il fatto che, in aree sismiche, i nuovi ser-batoi LNG (che sono fra i componenti chimici caratteriz-zati dal rischio sismico più elevato) sono ora in genererealizzati con l’isolamento alla base, un po’ dappertutto(ad esempio, in Grecia, Turchia, Corea del Sud, Messico,Perù, Cile, Cina, ecc.) [si vedano le Figg.7-17 – NdR].»

Domanda: «Lei ha organizzato il convegno a titolo“Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerli si

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Figura 11: Gliisolatori diuno dei dueserbatoi LNGdi Fig. 10dopo la loroinstallazione.

Figura 12: Uno degli isolatori LRB di Fig. 11. Diametro deldispositivo = 900 mm; diametro del nocciolo di piombo =280 mm; altezza totale = 640 mm; coefficiente dismorzamento pari al 10% al terremoto d’esercizio(Operational Basis Earthquake o OBE) ed al 20% al terremotodi sicurezza (Safe Shutdown Earthquake o SSE); spostamentotrasversale di progetto pari a 240 mm all’OBE ed a 440 mmal SSE.

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può, basta volerlo”, che si è tenuto a Milazzo (comunead elevata pericolosità sismica, dove, fra l’altro, sorgeun impianto RIR). A questo convegno, oltre all’Enea e alGLIS, hanno partecipato le Istituzioni Locali, l’Ordinedegli Ingegneri della Provincia di Messina, l’Universitàdi Messina, i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile loca-le. Cosa è emerso dai diversi osservatori presenti e aquali conclusioni si è giunti rispetto a questi temi?»

Risposta: «Tutti i partecipanti al convegno (inclusi irappresentanti delle istituzioni locali) hanno convenutoche il problema esiste, nei termini prima delineati, che ègrave e che occorre affrontarlo urgentemente; certamen-te devono essere stabilite delle priorità, in quanto tuttisiamo consapevoli dell’entità e della complessità dellasituazione che ci si presenta, nonché dei costi cheun’adeguata progettazione sismica ed interventi di ade-guamento sismico comportano. Alcune azioni sono rela-tivamente agevoli (ad esempio, la protezione dal mare-moto, tramite adeguate barriere) e nulla è infattibile. Adesempio, anche da noi i nuovi serbatoi LNG da costruire

in aree sismiche dovranno essere protetti dall’isolamen-to sismico ed è auspicabile che questa tecnica sia utiliz-zata per un’estesa opera di adeguamento sismico deiserbatoi sferici e cilindrici presenti a centinaia negli sta-bilimenti petrolchimici italiani, in particolare in Sicilia: èridicolo che il numero delle applicazioni dell’isolamentosismico alla base a componenti chimici RIR resti limitato

Figura 17: Uno dei 256 isolatori Triple Pendulum cheproteggono ciascuno dei 2 serbatoi LNG di Fig. 16.

Figura 16: Modello di uno dei 2 serbatoi LNG da 130·000 m3

della società Peru LNG, isolati sismicamente con dispositivi«a scorrimento» Triple Pendulum di produzione statunitense(evoluzione del FPS), costruiti a Pampa Melchoritam (Perù).

Figura 13: Uno dei 3 serbatoi LNG della Guandong DapengLNG Co. (diametro = 84 m, altezza = 39 m, peso a serbatoiopieno = 1·400·000 kN), durante la costruzione, ultimata nel2006, a Shengzhen, nella Provincia di Guangdong (Cinameridionale).

Figura 14: Alcuni dei 360 isolatori HDRB di produzionemalese che proteggono ciascuno dei serbatoi di Fig. 13.

Figura 15: Uno degli HDRB di Fig. 14 durante le prove diaccettazione (diametro = 700 mm; altezza totale = 253 mm;spostamento massimo di progetto = 200 mm).

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alle 3 effettuate alcuni anni fa a Priolo Gargallo! [si veda-no le Figg. 18-21, NdR] Occorre poi non lasciare cadere lavolontà espressa da rappresentanti del precedente go-verno di istituire quanto prima (come suggerito dall’in-terrogazione dell’On. Alessandri) una commissione adhoc, ad esempio al MATTM, che affianchi l’AIA, per oc-cuparsi della protezione sismica degli stabilimenti RIR.»

Domanda: «E cosa ne pensano i gestori degli stabili-menti RIR?»

Risposta: «Al convegno di Milazzo le uniche voci as-senti erano proprio quelle dei gestori! Per questo riten-go sia indispensabile ed urgente avviare un’adeguata ecapillare opera di informazione dell’opinione pubblicae di sensibilizzazione dei gestori. In Italia, i gestori deglistabilimenti RIR si affannano a negare l’esistenza delproblema del rischio sismico dei loro impianti, temono icosti da affrontare per assicurare un’adeguata protezio-ne dal terremoto. Purtroppo, però, la storia, anche re-cente, insegna che chiudere gli occhi davanti al “rischio

terremoto” non paga, neppure dal punto di vista econo-mico, e, soprattutto, prima o poi, porta a conseguenzedrammatiche.»

Bibliografia1 Patrizia Calzolari (2011), «Impianti chimici in Italia: si-

curi contro il terremoto? – Sono più di un migliaio inItalia gli stabilimenti industriali soggetti a rischio diincidente rilevante. Cosa succederebbe a questi stabili-menti in caso di forte sisma? Il Direttore del Centro Ri-cerche di Bologna dell’ENEA, Prof. Alessandro Mar-telli, ha organizzato a Milazzo un convegno su questoargomento», Il Giornale della Protezione Civile, ilgiorna-ledellaprotezionecivile.it, 19 dicembre.

2 Alessandro Martelli (2002), «La protezione sismica de-gli impianti chimici a rischio di incidente rilevante –Le moderne tecnologie d’isolamento sismico e dissi-pazione energetica garantiscono la sicurezza senza in-trodurre complicazioni impiantistiche», 21mo Secolo –Scienza e Tecnologia, N. 3-2002 (ottobre), pp. 24-27.

3 Alessandro Poggianti (2010), «L’isolamento sismicoapplicato agli impianti chimici», 21mo Secolo – Scienza eTecnologia, N. 4-2010 (dicembre), pp. 33-38.

4 Angelo Alessandri (2011), Interrogazione a rispostascritta n. 4-13060 in materia di protezione sismica de-gli impianti chimici a rischio di incidente rilevante, At-to Camera, Commissione VIII, Legislatura 16, Seduta diannuncio n. 513 del 06/09/2011, Atti Parlamentari – Ca-mera dei Deputati, Roma, pp. 24010-24013.

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Figura 21:Un isolatoreFPS giàinserito inuno deiserbatoi diFig. 18.

Figura 18: Uno dei 3 serbatoi della società Polimeri Europa(Gruppo ENI), che sono stati adeguati dall’ing. AndreaSantangelo a Priolo Gargallo (Siracusa) con isolatori sismiciFPS (uno per colonna) negli anni 2005-2008. Il certificato dicollaudo statico è stato rilasciato dal socio del GLIS prof.Nunzio Scibilia dell’Università di Palermo.

Figura 19: Predisposizione dell’intervento di adeguamentosismico con inserimento di isolatori FPS in uno dei serbatoidi Fig. 18.

Figura 20: Inserimento di un isolatore FPS in uno deiserbatoi di Fig. 18.

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Prefazione - Francesco DuilioRossi; Introduzione - AlessandroMartelli; Intervento di apertura -Mauro Dolce; Sistemi

antisismici: cenni storici,evoluzione e fondamenti scientifici -

Umberto Sannino; Sistemi antisismici: statodell’arte della ricerca e delle applicazioni -

Alessandro Martelli; Nuovi orizzonti per un’architetturaantisismica - Alberto Parducci; Applicazioni delletecnologie antisismiche: Normativa (italiana, della UE

ed internazionale) e progettazione - Franco Braga;Sistemi di isolamento sismico innovativi prodotti dalla Società ALGA - Agostino Marioni; Sviluppo ed applicazioni delle tecniche antisismiche presso lasocietà TIS SpA di Roma - Roberto Marnetto;Tecnologie costruttive e funzionamento dei sistemiantisismici innovativi - Samuele Infanti e MariaGabriella Castellano; THK: isolatori sismici a ricircolodi sfere d’acciaio - Roberto Toniolo; Valutazione eriduzione del rischio sismico del patrimonio culturale -Laura Moro

CONTAMINAZIONI RADIOATTIVECOME CONTROLLARLE…

Sistemi di rivelazione e monitoraggio disostanze radioattive

• Monitor portatili• Monitor ambientali• Sistemi di misura da laboratorio• Impianti smaltimento di rifiuti

radioattivi, liquidi e solidi

Apparecchiature specifiche per il controllo di:

• Provini di fusione• Rottami metallici• Contaminazione

in rifiuti urbani solidi

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Gammaport è un sistema di monitoraggio di eventualicontaminazioni radioattive contenute in rottamimetallici autotrasportati.Gammatest è un sistema di controllo di eventualicontaminazioni in provini metallici da fusione.

Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica

GLIS Isolamento ed altre strategie di progettazione antisismicaSegreteria tecnica: Dott. Ing. Massimo Forni

c/o ENEA - Via Martiri di Monte Sole 4 - 40129 BolognaTel: 051 6098554 Fax: 051 6098544

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A. Martelli - U. Sannino - A. Parducci - F. Braga

Moderni sistemi e tecnologie antisismiciUna guida per il progettista

ISBN 978-88-87731-37-8 352 pagine Euro 20,00

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Sessant’anni di professionalità competenza ed esperienza:Analisi e miglioramento della qualità dell’ambienteGestione ambientale degli insediamenti industrialiSviluppo e riqualificazione del territorioMitigazione dei rischi naturali

Sistemi di monitoraggio delle strutture e del territorioProgettazione civile, analisi e verifiche strutturaliPianificazione ed ingegneria del territorioAnalisi chimico-fisiche di laboratorioCaratterizzazione e bonifiche di siti inquinatiDiagnostica, due diligence e studi di impatto ambientale

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