Oltre il Buio. Spin Off

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In occasione del primo mese di pubblicazione di "Oltre il Buio", l'Autrice ci regala un piccolo Spin Off del Romanzo, edito da Genesis Publishing.

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Sara Purpura

OLTRE IL BUIOSpin Off

GENESIS PUBLISHING

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Ringraziamenti

È passato un mese dalla pubblicazione di "Oltre il buio" e con essa, sono arrivate soddisfazioni, elogi, qualche critica, ma soprattutto, risultati che non credevo di ottenere. Oggi voglio ringraziare chi ha contribuito a tutto ciò.

L'idea dello spin off è nata per questo. Ci sono molte scene inedite che ho riposto nel cassetto. Alcune non mi convincevano, ma ne ho ripescata una e, ad essa, affido il mio messaggio per voi.

Grazie di aver creduto in me.Di non farmi sentire sola nella realizzazione dei miei sogni.Di amare i miei personaggi, di immedesimarvi in loro e di lasciarvi emozionare dalle loro storie.Grazie, perché siete la motivazione che mi invita ad andare avanti.Grazie per ogni parola, messaggio, recensione che avete lasciato dopo la lettura. Sono carezze

anche se non immaginate quanto bene fanno.Grazie anche a chi mi ha criticato. A voi prometto di trovare degli spunti per crescere.Grazie alla mia CE che ha curato il mio lavoro con la mia stessa dedizione.Grazie alle amiche che mi stanno accanto sorbendosi ogni mia paturnia e grazie a me... solo io

so per cosa.Stephan, Rachel...La loro storia aveva solo una pretesa: ricordarvi che non è vero che l'amore non conosce limiti.

Spesso, ci si sbatte contro il muso, ma li affronta; non li argina, ma li abbatte. Perché non c'è nulla di più potente, come la forza che spinge due anime a cercarsi.

Buona lettura.Con affetto, Sara

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Proprietà letteraria riservata© 2014 by Sara Purpura© 2014 by Genesis Joint Venture, Milano.

www.thegenesispublishing.com

In copertinaCOVER DESIGN: Genesis PublishingFOTO DONNA © Vitaly Gulyaev

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STEPHAN

La luce di un timoroso sole rischiara la stanza. Osservo le ombre allungarsi nella camera, si sta facendo giorno e io sono sveglio da un pezzo. Le mie notti sono sempre molto corte. Dormo poco, l'ho sempre fatto e adesso, so a cosa state pensando: "sarà stato un altro dei suoi incubi a tenerlo sveglio" e, invece, no. Non faccio più brutti sogni da un po'. Di chi è il merito? É necessario proprio che ve lo dica? Ci siete già arrivati da soli, non ho dubbi.

Un sorriso ebete mi aleggia in volto e fisso un punto sul comò della stanza: la nostra foto incorniciata. Io e Rachel... il nostro matrimonio e quell'espressione di totale felicità che ci accompagna ancora.

Mi sembra un sogno e ho paura che mi sfugga, ma volgo lo sguardo alla mia destra e lei è qui: le palpebre appesantite dal sonno, il viso sereno, la bocca schiusa... è bellissima. Questa donna mi appartiene. Cazzo, stento a crederci!

Mi massaggio lo sterno, perché quel che provo per lei è troppo intenso. Mi chiedo se scemerà mai o se sarò condannato a vivere per sempre con il costante terrore di perderla. Un ricciolo le è caduto sugli occhi, vorrei scostarlo ma ho paura di svegliarla. É luglio, fa caldo e Rachel dorme con una leggera camicia da notte di seta grigia a coprirle il corpo. Le sue curve la riempiono.

Percorro con lo sguardo il suo aspetto: il mio tempio, l'oggetto della mia venerazione. Il collo esile, la linea piena dei seni... il desiderio di lei è alle stelle. Che novità! Sbuffo. É sempre così, la voglio costantemente. Deglutisco e respiro a fondo nell'intento di calmarmi. Fisso le sue dita e la fede che brilla all'anulare sinistro... Mia. E il mio cuore ha un fremito di gioia.

La sento muoversi e si gira su un fianco. Rimango col fiato sospeso perché non voglio svegliarla ma per fortuna non lo fa. Invece si accarezza il grembo. Rimango a bocca aperta di fronte a questo miracolo che ha messo la mia esistenza sottosopra o forse l'ha sistemata, non so. Quel che è certo è che sto da dio. Mi si stringe la gola in una morsa di commozione e non resisto oltre. Mi avvicino, l'accarezzo lievemente e un piccolo sussulto sotto le mie mani mi sorprende, squassandomi il cuore in due. Com'è che sono diventato un fottuto frignone?

Asciugo in fretta una lacrima sfuggita al mio controllo e bacio il pancione di mia moglie.Mia moglie... mia figlia... la mia vita.È tutto quello che non avevo e che adesso mi appartiene.È l'amore, la rinascita: la mia e la sua. Il nostro progetto sta andando alla grande, chi l'avrebbe

mai detto? Siamo qui, ancora insieme dopo un anno e come allora, la amo da starci male.Ho finalmente scacciato via i sensi di colpa. Rachel è stata la mia cura e io... beh, io non è che

abbia fatto molto per rendere la mia vita migliore. Ho solo avuto il dono di incontrare lei. Sento le lacrime pungermi gli occhi. Sembro io quello in preda agli sbalzi d'umore, ma ne abbiamo passate troppe e questa strana certezza che vada tutto bene, per me, è inconsueta.

Rachel è serena, invece. Sicura che tutto questo è nostro e che nessuno potrà togliercelo mai. E ok, avete imparato ad amarla anche voi, non c'è molto da constatare: fra i due, quella forte è lei. Io sono solo il rottame che ha raccolto e che ha cercato di riportare a nuovo.

«Ehi!» mi sorprende la sua voce.Risalgo con lo sguardo sui suoi occhi: è sveglia e mi osserva con aria accigliata. Le sorrido. Ogni

volta che mi vede vagare, di notte, si preoccupa. Pensa che il motivo sia che non sono tranquillo, che sto cercando ancora di combattere i miei demoni, ma come vi dicevo, mi ha raccolto che ero un rottame, non è semplice far finta di nulla. Quello che ero è in parte sparito, ma certe abitudini sono

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dure a morire. Così, i pensieri affollano la mia mente ancora oggi. La differenza che Rachel non coglie è che sono tutti rivolti a lei e alla piccola che fra meno di due settimane nascerà.

«Ehi» le rispondo sfiorandole una guancia.«Sei sveglio…»«Già... non volevo disturbarti. Scusa.»«Perché?»Mi appoggio sul gomito e continuo a fissarla. Quando è dubbiosa, le spunta un'adorabile “V”

sulla fronte, in mezzo agli occhi. Mi spingo avanti e la bacio.«Mi piace osservarti dormire. Sei una visione, Rachel.»«Sei sicuro che sia solo questo?»Mi domando se smetterà mai di preoccuparsi per tutti.«Cos'altro potrebbe essere?»Le mie dita fremono per toccarla, alzo la mano e le sfioro le labbra.Sono così morbide e calde! Le percorro quello inferiore, lei le schiude. Il suo sguardo cambia, da

cristallino a cupo di desiderio. Ah, la mia donna! Sa come amarmi e non perde occasione di dimostrarmelo.

Tira fuori piano la lingua e, timida, mi sfiora il pollice. È solo un contatto: lieve e veloce, ma basta a incendiarmi. Il desiderio che ho represso torna più impellente di prima e ansimo.

«Rachel, tesoro, io non credo che sia una buona idea...»«Shh, non le farai male.»«Ma ormai è quasi ora» cerco di obiettare anche se seguo con uno sguardo famelico la sua mano

sul mio petto nudo.«Vuoi negarti?»Cosa? Maledizione, lo sto facendo per lei! Mi sto struggendo da due giorni, mordendomi le mani

e imprecando contro l'erezione perenne che punta verso Rachel, ogni volta che è nei paraggi e lei? Cosa rimugina quella sua testolina?

«Oh, merda!» sibilo quando accarezza la mia virilità.«Non vuoi farmi felice?» mi domanda a un soffio dalla mia bocca. La bacio, stuzzicandola con la

lingua. «Sempre» boccheggio.«E allora amami... sono due notti che mi manchi.»Tolgo i boxer e rimango così, nudo vicino a lei, mentre mi sistemo sulla schiena.«Vieni qui. Prendimi! Così non rischio di farvi male.»Non se lo fa dire due volte, si mette a cavalcioni su di me e mi bacia.«Farvi?» chiede con gli occhi che le brillano. «Mi commuovi sempre...non fai altro che

preoccuparti per noi»«Sempre.»Si cala piano su di me, tira su la camicia da notte, se la sfila ed io smetto di respirare. Scivola su

di me centimetro dopo centimetro. Un brivido mi fa inarcare la schiena. Mi immergo nel suo fuoco liquido, cercando di far piano. Malgrado il piacere immenso che mi dà starle dentro, sto immobile e lascio che sia lei a stabilire il ritmo.

«Così, Stephan...» ansima, gettando indietro la testa. I suoi capelli mi sfiorano le gambe. Inarco leggermente il bacino per andare incontro al suo movimento. È così sensuale che rischio d'esplodere. Odio quando si lamenta di essere grassa. Non riesce a capire che l'immagine di lei, che porta in grembo il frutto del nostro amore, per me è seducente da impazzire. Alzo le spalle e cerco di arrivare alla sua bocca. Lei mi viene incontro e mi bacia. Le sfioro le labbra. «Dio, che meraviglia!»

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Poi rendo il contatto più profondo e mi spingo in lei, mimando il gesto con la lingua.Riluttante, la lascio e lei protesta, ma quando capisce cosa sto per fare, mi sorride. Le bacio il

ventre...«Scusa per l'invasione, piccola.» sussurro in debito d'aria.«Ma la tua mamma, ha delle necessità, che voglio esaudire.» Sono al limite e anche lei. Lo sento

da come mi stringe.«Stephan!» urla, ormai prossima a toccare il suo piacere. Sono pronto a seguirla, così roteo i

fianchi e con due spinte arrivo al punto di non ritorno.«Cristo!» grido, affondando il viso nell'incavo del suo collo, mentre Rachel si contrae su di me e

io mi svuoto, corpo e anima. Tutto in lei.Fatichiamo a riprendere fiato. Mi stupisco di quanto riesca a essere più bello, ogni volta. Credo

che il nostro afrodisiaco sia l'amore e cresce ogni giorno che passa, anche se io non immagino come possa amarla di più di adesso.

«Va tutto bene?» domando, mentre si alza piano adagiandosi al mio fianco.Mi sorride soddisfatta.«Benissimo. Tua figlia ti ringrazia. La sua mamma ora è serena e ha capito che il suo papà la

vuole ancora, anche se somiglia a una mongolfiera.»Le accarezzo il volto.«Smettila, sei bellissima.»Rachel si fa seria, ma una punta di divertimento le rischiara lo sguardo.«Credo che lei debba amarmi davvero tanto Mr Queen!»«Su questo non ci sono dubbi... vi amo.»

RACHEL

Venti luglio. Una fitta lancinante mi sorprende nel sonno. Mi tiro su a sedere... la bambina! Sono le 3:16 del mattino.

Cerco di non svegliare Stephan, visto che è così raro vederlo dormire la notte. Mi metto in piedi e no! Sento un liquido caldo colarmi per le gambe, capisco che è il momento.

Oddio, ci siamo piccola. Stai per venire al mondo e io ho una paura fottuta.«Steph?» lo scuoto piano. Non voglio spaventarlo.Ma come sempre, il mio super agitato marito scatta sull'attenti col viso stravolto dalla

preoccupazione.«Cosa c'è, tesoro. Stai bene?»«Sì» gli rispondo subito. «Ma ci siamo...» continuo indicando la chiazza bagnata sulla mia

camicia da notte. «Dobbiamo andare.»«Oh merda!» impreca alzandosi e infilandosi i pantaloni saltellando. Poi è il turno della maglia.Io sono seduta sul letto e lo guardo divertita. «Cazzo, le chiavi!»Gli indico il comodino. «Sono lì.»Le prende velocemente e mi dice: «Andiamo, tesoro.»«Steph, le scarpe...» gli faccio presente che non le ha.Lui si guarda i piedi e corre in bagno dove le ha lasciate. Le infila e le allaccia in fretta.«Come ti senti?»«Per il momento bene.»«Sono pronto!» esclama venendomi di fronte.«Ma io no.»

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«Come no?»«Dovrei vestirmi. Non posso andare in ospedale cos컫Giusto» concorda lui.«Ti prendo l'abitino che avevi messo ieri sera alla cena dei tuoi? Era carino.»Alzo gli occhi al cielo. «Non ho bisogno che sia carino, mi basta che sia pratico» lo prendo in

giro. «Sto per partorire, non voglio far colpo sui dottori.»«Ti stai prendendo gioco di me, Mrs Queen? E ti diverti anche!»Oh, il mio omone è risentito.«Un po'» ammetto.Vorrei sorridergli per farlo stare sereno, ma proprio in questo momento, arriva una contrazione

che mi fa urlare.«Cazzo!» Stephan si acciglia e mi sorregge preoccupato.«Prendi quel fottuto abito e andiamo» ordino, stritolandogli la mano e cominciando la

respirazione che mi hanno insegnato al corso preparto. Quando passa, ne approfitto per infilarmi il prendisole che Stephan ha trovato.

Non parla, mi guarda cupo e si muove come un automa. Andiamo bene! Quest'uomo è convinto di voler vedere nascere sua figlia e io temo possa svenire da un momento all'altro.

«Steph, la valigia» gli indico ormai alla porta.«Giusto!»«E dovresti chiamare mia madre e Anne.»«Giusto!»«Hai intenzione di dire qualcos'altro a parte "giusto"?»«Giusto!»Lo ammonisco con lo sguardo e lui si raddrizza.«Maledizione! Scusa. Adesso ci sono.»Mi prende la mano e la bacia.«Stai con me, ok?» gli chiedo.«Sempre.»Alla macchina un'altra contrazione mi fa contorcere dal dolore. Non immaginavo fosse così

terribile. Mi mordo le labbra per non urlare ma è difficile e tutte le parole che vorrei dire, suonano come delle imprecazioni. Non mi sento una reginetta di bon ton in questo momento. Stephan mi guarda preoccupato e guida come un pazzo. Stringe il volante, non sa che fare e lui odia sentirsi impotente, ma non m'importa di rassicurarlo in questo momento. Fa troppo male.

«Mai più» sibilo.«Cosa, tesoro?»«Mai piùùùù» urlo per il dolore. «Non mi toccherai mai più.» Mi fissa scioccato. «E guarda la

strada.»Lo fa, ma è scosso.«Ok, tesoro, sei sconvolta. Non puoi dire sul serio.»«E invece sì. E adesso portami in quel fottuto ospedale, Queen!»Quando arriviamo, devono visitarmi. Stephan capisce che deve lasciarmi e tentenna.«Ci vediamo dopo» lo rassicuro. Adesso sono calma, la contrazione è passata e comincio a

ragionare. Stephan invece... è, beh... turbato? Non lascia ancora la mia mano.«Ti avevo promesso che non ti avrei lasciato» obietta.«Ma in questo momento devi. E' solo per poco.»«Sì, Mr Queen» interviene l'infermiera.

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«Dobbiamo solo visitare sua moglie. Poi potrà entrare.»

STEPHAN

«Non preoccuparti, Stephan, andrà tutto bene.»La madre di Rachel è qui e cerca di calmarmi, ma non riesco a stare tranquillo... avevano detto

che dovevano solo visitarla e, invece, è passata un'ora.«Devono dirmi qualcosa o impazzirò» sbotto alzandomi da questa poltroncina verde che sembra

bruciare.«Stephan» tuona mio suocero prendendomi per un braccio.«Cerchiamo di stare calmi e non intralciare il lavoro dei medici, ok?»Sbuffo e mi passo una mano fra i capelli. Maledizione! Impazzirò di certo.Riluttante annuisco ma vorrei sfondare quella porta che è rimasta chiusa da quando lei è entrata.

La fisso truce, pregando che esca qualcuno per darmi qualche notizia quando arrivano Anne ed Enea.

«Dov'è?» mi chiede subito Anne.Le indico la porta. «È lì dentro da un'ora, ormai, e nessuno si degna di dirci niente.»«Ma stava bene quando è entrata?» mi incalza Enea.«Sì... più o meno» mormoro pensando alle sue urla di dolore e al fatto che mi abbia detto che

non vuole più che la tocchi. Non so cosa mi sconvolge di più.Enea mi dà una pacca sulla spalla. È diventato un buon amico in questi mesi. Chi l'avrebbe mai

detto?Credo che vederlo innamorato perso di Anne, mi abbia fatto abbassare la guardia. A un certo

punto, l'ho visto realmente per quello che è: un bravo ragazzo che vuole bene a Rachel e, forse, oggi anche un po' a me.

Di tanto in tanto, io, lui e Paul ci concediamo una serata fra uomini. Mi serve per non perdere il contatto con la realtà, visto che vivrei tutto il giorno nella bolla d'amore e beatitudine che è Rachel. Se non fosse che è lei a obbligarmi a prendermi i miei spazi. Dice che così anche lei può prendersi i suoi, ma in realtà, ogni volta che non stiamo insieme per un paio d'ore, torniamo a casa e ci gettiamo affamati, l'uno nelle braccia dell'altra.

Paul è il mio migliore amico, Enea lo sta diventando. Lei è la mia vita. Non c'è molto da aggiungere.

«Vedrai che fra poco arriveranno notizie» cerca di rincuorarmi Enea.Distolgo lo sguardo, annuendo poco convinto e scorgo il gentleman per eccellenza che incede a

passo di marcia. «Cazzo, Queen! C'era un traffico da paura sulla diciannovesima.»«Siamo in un ospedale, Paul. Ti dispiacerebbe moderare il linguaggio?»Per fortuna ci pensa Anne ad ammonirlo. Io rischio di essere il solito rompicoglioni, altrimenti.«E va bene, mammina, scusate. Ma ho guidato come un pazzo per arrivare il prima possibile.

Qualcuno vuole dirmi come sta Rachel?»«Se lo sapessimo!» sbuffa Anne.Proprio in questo momento quella maledetta porta si apre e esce la stessa infermiera che mi ha

intimato di restare fuori. Ci alziamo tutti ma io la raggiungo angosciato.«Mi aveva detto che l'avreste soltanto visitata e che poi sarei potuto entrare» la aggredisco.«Mr Queen, si calmi per favore!»«No!» inveisco e so che sto esagerando, il suo viso si contrae per l'irritazione, ma la tensione mi

attanaglia. Boccheggio da più di un'ora.

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«Come sta?» domando abbassando i toni e, finalmente, l'infermiera mi osserva con compassione.Oh bravo, Queen! Visto che si ottiene di più con la gentilezza? Rachel me lo ripete sempre.«La bambina si è rimessa in posizione podalica, quindi abbiamo cercato di farla rigirare. Non

sono manovre semplici, Mr Queen. È per questo che non abbiamo potuto chiamarla prima.»Cosa diamine... podalica, manovre semplici...«Voglio sapere come sta mia moglie, la prego.»«Bene... nei limiti di una donna che sta per dare alla luce un figlio. Ma Rachel è forte, credo che

lei lo sappia già. Ce la farà.»L'hanno ormai capita, penso con tenerezza. Ma la mia Rachel è così. Basta che entri in una

stanza per focalizzare su di sé l'attenzione. Prende in mano la situazione e dona coraggio a chi vacilla. Per me, risplende, rischiara... basta lei e il mondo e i problemi, tutte le paturnie e i drammi scompaiono in un istante.

«Adesso devo entrare!»La mia espressione è gelida, giusto nel caso l'infermiera stesse pensando che può ancora farmi

rimanere fuori.«Sì, Mr Queen» mi dà il permesso con un sorriso.«Venga a veder nascere sua figlia.»Mi volto verso gli altri con gli occhi lucidi di commozione.Guardo mia suocera. «Ti dispiace non entrare?» lei mi sorride e si stringe a mio suocero. «E

pensi che vorrebbe me lì dentro? Va' e aiutala. Ha bisogno di te.»Paul ed Enea mi danno una pacca sulla spalle. «Coraggio, amico.»Anne invece... piange.Entro, seguendo l'infermiera che mi invita a mettere un camice di cotone verde, delle scarpette

dello stesso tessuto, una cuffietta e una mascherina.«Ma mi riconoscerà mia moglie conciato così?» protesto.Un urlo mi fa scattare in piedi col camice mezzo slacciato.«Merda! È lei» impreco seguendo veloce quel grido disperato.La raggiungo mentre l'infermiera cerca di allacciarmi il camice da dietro.Quando faccio il mio ingresso in sala travaglio, lei è in piedi con le braccia appoggiate al muro e

muove il bacino con un ritmo ondulatorio.Non ricordo che ci abbiamo illustrato questa manovra al corso preparto, per cui, mi chiedo cosa

stia facendo, ma l'immagine di lei, spazza via ogni domanda. Ha la fronte imperlata di sudore, le gote arrossate, i capelli raccolti sulla nuca ed è bellissima con quel coraggio che le fa brillare gli occhi.

Quando si accorge di me cede.«Oh merda, merda, merda! Vieni quiiiiiii!»Riemergo dallo stato di catalessi nel quale sono piombato, la raggiungo appena in tempo prima

che lei mi butti le braccia al collo.«Oh, tesoro. Stavo impazzendo lì fuori. Volevo gettare giù a porta, nessuno mi diceva niente.

Doveva essere solo una visita e invece sono passate due ore e io...»«Sta' zitto, Queen! Tua figlia sta per nascere e già la stai rimbambendo con le tue chiacchiere. Oh

Diooo, eccone un'altraaaa.»Urla e io con lei. Accorrono i medici che la fanno mettere sdraiata per visitarla.Quando dicono: «Ci siamo, Rachel» penso che il peggio sia passato. Quanto mi sbaglio?«Ok. Adesso, quando senti arrivare un'altra contrazione, devi spingere, va bene?»Rachel annuisce. Le sono accanto e mi sta stringendo la mano con forza.

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Piango come un coglione, incapace di fronte al suo dolore e a questo miracolo che si sta compiendo di fronte ai miei occhi.

Una spinta e un urlo.«Non abbiamo ancora deciso come chiamarla» dice affannata.Respira: uno, due, tre...Una spinta e un altro urlo.«Non importa tesoro, lo decideremo fra poco quando tutto questo sarà finito.»Respira: uno, due, tre...«No!» sibila stringendomi di più. Posso sentire le mie ossa scricchiolare sotto la sua morsa, ma

va bene... voglio soffrire anch'io.«Desidero chiamarla per nome appena me la metteranno in braccio.»Una spinta e un urlo.«Stai andando benissimo, Rachel. Vedo la testa» la incita il medico.«Luce» boccheggia con il viso stravolto dal dolore ma la sue espressione è felice.Ne avevamo parlato e fra tutti i nomi, compreso quello di Marie, Luce non era mai stato

menzionato, ma mi piace...Respira: uno, due, tre...«Luce, Stephan... dimmi che ti piace.»«Sì, tesoro» mormoro baciandola sulla fronte. «È un nome bellissimo.»Il medico ci richiama all'attenzione.«Bene, allora» sentenzia guardando un monitor alla sua destra.«Ne sta arrivando un'altra, Rachel. Sarà l'ultima. Sei pronta a mettere al mondo tua figlia?»Rachel annaspa, io pure. Trattengo il fiato tanto che credo di essere diventato ormai blu, ma

cazzo, ci siamo! Stiamo per vedere la nostra piccola.Respira: uno, due tre, poi un urlo, il più straziante e sentito e assolutamente pieno d'amore e

determinazione che si sia mai sentito e... un pianto strillante a pieni polmoni unito al mio e ad al suo.

Un'emozione mi implode dentro, non so come farla uscire fuori. Cristo, è troppo ed è per noi!La nostra piccola... è meravigliosa... e continua a strillare.«Mr. Queen, vuole tagliare il cordone?»«Oddio, sì!» esclamo fra le lacrime, dopo aver baciato Rachel.Lo faccio. Prendo con mano tremante la forbice che mi sta porgendo il dottore e recido il

cordone ombelicale insanguinato.«Benvenuta nel nostro mondo, Luce» dico singhiozzando mentre il pianto di mia figlia si placa.La piccola viene avvolta in una copertina rosa e la adagiano sul petto di Rachel.«Ciao» la sento mormorare mentre le bacia le piccole dita e la bambina apre, incerta, gli occhi su

di lei. Si guardano.«Sono la tua mamma, piccola.»Io sono sconvolto di gioia. Le mie donne... e tutto l'amore che ho dentro mi scoppia in petto.Le raggiungo con passo malfermo. Credo di avere scongiurato ormai il pericolo di stramazzare al

suolo, ma non ne sono del tutto certo. Sono sopraffatto dalle emozioni e quando me le stringo contro, ne ho la prova. Ricomincio a piangere, bacio una poi l'altra.

Che cazzo ho fatto per meritare una felicità simile? Rachel è raggiante.«Ciao papà, smetti di piangere, adesso?»«Oh, tesoro... non ci riesco.»Lei mi guarda con tenerezza, con quegli occhi che mi hanno visto uomo e non ombra di me

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stesso e io spalanco la bocca, colpito dall'intensità del suo amore.«Grazie» le mormoro sulle labbra.Non dice nulla, mi sorride soltanto e poi osserva la nostra piccola.«È bella, vero?»«Perfetta!» concordo.«Come te.»«Adulatore» mi schernisce.«Ti amo.»«Anch'io» risponde commossa.Passano minuti sospesi, nei quali non riusciamo a staccarci da questo stato d'estasi che ci

avvolge.«Devo uscire a dire agli altri che è tutto finito. Erano molto preoccupati.»«Va' da loro, stiamo bene. Adesso abbiamo Luce nella nostra vita.»Sì, respiro a fondo fra i suoi capelli.Osservo un passato sbiadire, un presente che deflagra di vita e un futuro ingombro di felicità.

Vedo noi che non potevamo essere più sbagliati insieme e che, invece, ce l'abbiamo fatta e che ancora ce la faremo, qualunque cosa accada. Scorgo l'ombra di un sorriso incerto che si è fatto verità sulle mie labbra. Avverto la sua felicità, quella della mia donna. Per cui lotterò ogni giorno, affinché non si spenga mai e bacio mia figlia: il frutto di quello che abbiamo attraversato. Il nostro traguardo più agognato. Il risultato di ciò che siamo e saremo d'ora innanzi. Semplicemente, per una volta e per sempre, noi.