OLORI IN LIERTA’ · 2 indice premessa pag. 3 la teoria dei colori di w. kandinsky pag. 4 la...
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1
Corso A.E.D.
“Educazione e Rieducazione del gesto grafico”
a.a. 2015/2016
COLORI IN LIBERTA’
PER CREARE RELAZIONE E MOTIVAZIONE
NEL BAMBINO CON DIFFICOLTA’ GRAFOMOTORIE
A cura di Ornella Brodesco
2
INDICE
PREMESSA pag. 3
LA TEORIA DEI COLORI DI W. KANDINSKY pag. 4
LA VISIONE CROMATICA DI RUDOLF STEINER pag. 9
IL BAMBINO E I COLORI pag. 11
IL COLORE: INCONTRO TRA ARTE E GRAFOLOGIA pag. 14
DALLA TEORIA ALLA PRATICA pag. 16
1. DAL COLORE ALLA FORMA: LE MACCHIE DI COLORE pag. 16
CONCLUSIONE pag. 24
BIBLIOGRAFIA pag. 27
3
PREMESSA
E’ mia intenzione soffermarmi a riflettere sull’importanza della proposta del colore e del suo
prodotto grafico, come privilegiato mezzo espressivo per mettere in luce la specificità e
l’individualità del bambino, grazie alla spontaneità sottesa del gesto.
Spesso un bambino che presenta difficoltà grafomotorie non sempre è capito nella sua difficoltà
specifica. Viene facilmente definito un distratto, un “non capace”, uno che non si impegna.
Sottoponendolo a questo continuo giudizio negativo finirà per credere che ciò è vero e ben presto
lo porterà ad avere un atteggiamento rinunciatario, oppositivo o impulsivo, cercando di
compensare le proprie manchevolezze scrittorie con gesti veloci o eccessivamente lenti a causa
della tensione, della preoccupazione, della fatica non riconosciuta, rimanendo così fermo nel
problema.
Si pone pertanto il quesito dell’importanza di un intervento d’aiuto specifico, pensato per quel
bambino e “sintonizzato” con l’educatore, per poter avviare un percorso costruttivo, cercando
insieme le soluzioni idonee al superamento della problematica.
Per la trattazione del tema, mi atterrò a quanto indicato dalla grafologia per la lettura del Tratto,
del Movimento, della Forma e dello Spazio Grafico. Queste indicazioni verranno correlate,
ampliate ed interpretate grazie alle nuove conoscenze emerse durante il corso di studi sulla
Rieducazione del gesto grafico e con l’ausilio della visione cromatica di due diversi autori : il
pittore Wassily Kandinsky e il poliedrico pedagogista Rudolf Steiner.
Questa lettura multidisciplinare mi consentirà di riflettere su come, attraverso il colore, si possa
creare una relazione tra adulto/ bambino, a partire dalle sue potenzialità, far leva sulla creatività,
recuperando così un piacere nel fare. Ciò può rappresentare un’utile chiave d’accesso per un
successivo, mirato e graduale lavoro di insegnamento corretto del gesto grafico, portando il
bambino a una maggior cognizione su ciò che accade quando si scrive, mettendolo a suo agio al
fine di recuperare un’immagine positiva di sé e superare le difficoltà grafiche.
4
LA TEORIA DEI COLORI DI WASSILY KANDINSKY
“Con il denaro sapientemente risparmiato, tra i 13 e o 14 anni, mi comprai una cassetta da pittore
con colori ad olio.
Ricordo ancora la sensazione, o meglio l’esperienza vitale, del colore che esce dal tubetto.
Una pressione del pollice, e uno dopo l’altro quegli esseri straordinari che vengono chiamati colori
venivano fuori esultanti, festosi, riflessivi, fantastici, immersi in sé… vivi in sé e per sé,
singolarmente dotati di tutte le qualità necessarie a condurre una vita autonoma e pronti in ogni
momento a piegarsi spontaneamente a nuove combinazioni, a mescolarsi fra loro e a creare serie
infinite di mondi nuovi.” 1
2
Con queste significative parole Kandinsky racconta come il colore sia diventato parte della sua vita
artistica che lo vede tra i più importanti esponenti della pittura astratta del ‘900.
A pensarci bene ognuno di noi può riconoscersi in queste parole, percepire la forza comunicativa
del colore, quello che si è provato o si prova quando siamo esposti a quella sensazione vitale,
fisica e spirituale, oltremodo magica, che ogni colore porta con sé.
Kandinsky avverte profondamente questa vibrazione cromatica, tanto da identificarla ad un
“suono” di diverso strumento musicale, per sottolineare le caratteristiche proprie di ogni colore e
1 Wassily Kandinsky, “Sguardo al passato” (pag. 164) da Tutti gli scritti 2, Feltrinelli, Milano 1981.
2 Wassily Kandinsky,”Primo acquarello astratto”, 1910, acquarello, matita, china su carta, 49,5x 65 cm, Parigi, Centre
Georges Pompidou.
5
le sfumature di questo. Afferma così che l’uso del colore dipenderà da quanto espresso
dall’interiorità del colore e che ogni “artista”, attraverso il riconoscimento delle sue doti personali,
potrà e saprà esprimerla nella pittura.
Come? Attraverso l’uso consapevole del colore e degli effetti che suscita su chi è spettatore.
Consideriamo innanzitutto il colore da solo e lasciamolo agire su di noi.
Secondo la visione di Kandinsky, il colore ha quattro declinazioni principali:
CALDO CHIARO / CALDO SCURO
FREDDO CHIARO / FREDDO SCURO
E’ CALDO o FREDDO il colore che tende generalmente al GIALLO o al BLU. Questa distinzione si
avverte all’interno di una stessa superficie: il colore espandendosi in un movimento orizzontale
assumerà un suono più materiale se sprigionerà il suo calore verso lo spettatore, più immateriale
se, raffreddandosi, si allontana da questo.
Oltre a un movimento orizzontatale, questi colori presentano un altro movimento che li differenzia
ulteriormente e che determina il “ primo grande contrasto interiore”: un Movimento Centrifugo o
Centripeto.
Si possono cogliere questi movimenti osservando brevemente un cerchio giallo ed uno blu: si nota
come il giallo, allargandosi con un movimento eccentrico , si avvicina tangibilmente a chi guarda
invece il blu, sviluppando un movimento opposto che si ritrae verso il centro, si allontana invece
da chi guarda.
Nel primo caso l’occhio resta abbagliato , mentre nel secondo si immerge. Tutto ciò è reso
possibile e più evidente dal contrasto tra chiaro e scuro: l’effetto del giallo sarà più intenso più il
colore è chiaro, ovvero se si aggiunge del bianco, mentre quello del blu risulterà più profondo se lo
si scurisce aggiungendo del nero3. L’artista sottolinea come questo avviene grazie ad un’affinità
intrinseca, fisica e spirituale, tra le coppie di colori “giallo – bianco” e “blu - nero”.
Questi movimenti, nel tentativo di raffreddare il Giallo con il Blu, si annullano in un’assoluta quiete
e immobilità nel VERDE, esprimendo un dinamismo bloccato che attende di riattivarsi.
3 Attività sui pregrafismi : Disegna le onde del mare
6
È CHIARO o SCURO il colore che tende generalmente al BIANCO o al NERO4. Anche il Bianco e il
Nero hanno un movimento centrifugo o centripeto ma in modo anti-dinamico, statico, irrigidito.
Ne deriva così il “ secondo grande contrasto interiore.”
Il Bianco è spesso considerato un non- colore, è quasi il simbolo di un mondo in cui i colori, come
princìpi e sostanze fisiche, sono scomparsi.
Davanti al Bianco avvertiamo un immenso silenzio paragonabile ad un muro invalicabile, infinito.
Questo silenzio che ci sembra assoluto è in realtà un silenzio ricco di potenzialità, è un “non –
suono”, molto simile alle pause musicali che interrompono brevemente lo sviluppo di una frase o
di un tema, senza concluderlo definitivamente. Per questo il Bianco ha il “suono” di un silenzio che
improvvisamente riusciamo a comprendere.
Sul Bianco quasi tutti i colori si affievoliscono, a volte si dissolvono, lasciando intravedere la loro
presenza.
Kandinsky paragona invece il NERO, dal punto di vista musicale, alla pausa finale evidenziando il
senso di compiuto, finito per sempre: non potrà esserci una prosecuzione se non intesa come un
nuovo inizio.
E’ il colore con minor suono: su uno sfondo nero qualsiasi colore, anche se ha un suono flebile,
delicato, assume un carattere forte e deciso.
Qualsiasi colore risulterà racchiuso tra questi due silenzi (del Bianco, in quanto ancora non colore,
e del Nero, in quanto non può più essere colore), che rappresentano il punto iniziale e il punto
finale del movimento in quanto immediatamente prima e dopo il movimento, motivo per cui
l’artista li rappresenta fuori dal cerchio dei sei colori come possibilità di nascita o di morte.
Dalla mescolanza di Bianco e Nero nasce il GRIGIO, colore statico che, date le sue origini, non può
avere alcun “suono” esteriore o un movimento.
Il Grigio, più diventa scuro, più accresce la sensazione di isolamento e soffocamento. Più diventa
chiaro, più traspare un possibile respiro.
4Il Bianco e il Nero nella scrittura: A seconda della forza (pressione) che viene impressa sulla matita e degli spazi che
vengono lasciati tra le parole, tra le lettere e righe, il Nero ( che sfuma così nel Grigio) può imporsi sul Bianco del foglio oppure “annegare” nel Bianco che diventa dominante. Sarà la dinamica interazione tra il gesto d’iscrizione (alto/basso) e quello di progressione (Sinistra/destra), la disposizione spaziale, il rispetto dei margini e delle zone grafiche, a segnare il passo di un apprendimento ed evoluzione della scrittura. Sarà possibile leggere attraverso il Ritmo di scrittura l’espressione di un dialogo armonioso tra il Bianco e il Nero qualora vi sia respiro, riflessione, comunicazione di pensiero e di sentimento o, al contrario, espressione di una disarmonia che attraverso una non omogeneità di Forma, Tratto, Movimento, Spazio può esprimere la presenza di difficoltà grafo motorie, accompagnata spesso da un senso di inadeguatezza che può portare all’isolamento. Necessita pertanto un’ osservazione mirata a partire dall’età dello scrivente e la corrispettiva fase calligrafica , nonché una verifica della presenza dei pre-requisiti necessari all’apprendimento della scrittura.
7
L’attività espressa dal ROSSO si basa sul suo calore, vitalità e vivacità. Esprime un’energia che, a
differenza del Giallo, non si disperde, ma resta su di sé pronta a modularsi, a sfumarsi secondo la
presenza del Giallo e del Blu che accentuano la brillantezza e/o la profondità, diversificando le
sensazioni di forza, energia, tensione, profondità.
Se si vuole raffreddare il Rosso con il Nero, allo scopo di renderlo più profondo, nascerà il
MARRONE, un colore duro, poco dinamico, dove la presenza del Rosso è appena percettibile ma
capace di mantenere integra la sua potenza, il suo dinamismo, pronti ad emergere al bisogno.
Se il Rosso viene rafforzato con il Giallo si formerà l’ARANCIONE. Qui la presenza del Rosso
smorzerà la superficialità del Giallo accentuando un senso di serietà e di benessere che va verso lo
spettatore.
Se il Rosso si ritrae nel Blu, allora nasce il VIOLA. Sarà l’incontro della componente fredda del
Rosso e del Blu a mescolarsi tendendo così ad allontanarsi da chi guarda, dando un rimando di
tristezza e di mancanza di luce.
Kandinskij ricorda che i colori quando si mescolano tendono a perdere l’equilibrio, rimanendo
però costantemente tesi a ricrearlo in una costante ricerca di bilanciamento.5
Nasce così la sua “Teoria dei colori”. I sei colori, disposti a coppie, formano i tre grandi contrasti e
vengono raffigurati su un cerchio simbolizzato da un serpente che si morde la coda, simbolo
dell’infinito e dell’eternità. A destra e a sinistra del cerchio vengono collocate le due possibilità del
Silenzio: il Bianco e il Nero.
Si pone così l’attenzione sulla qualità del colore che nasce in rapporto a ciò che lo differenzia
quando entra relazione agli altri colori. Se ognuno di noi percepisce il Freddo nel Blu e il Caldo nel
Rosso, sta a significare che la vibrazione insita nel colore e specifica di quel colore ha una lettura
universale e nel contempo personale che dipende non solo dalla sua natura, ma da come
interagisce con l’occhio di chi osserva (movimento-spazio).
Per Kandinsky è fondamentale liberare il colore dalla forma: solo così si potrà lasciare libero lo
Spirito di esprimersi. Nel suo libro “Punto Linea Superficie” definisce questi elementi al di là delle
nozioni di fisica e dei rapporti geometrici come puro suono interiore, espressione di una tensione
nascosta di vitalità. Qualunque combinazione casuale di forme esprime il proprio contenuto “nella
somma internamente organizzata delle tensioni necessarie nel caso contemplato “6. Inizialmente i
colori vengono associati a direzioni lineari: retta verticale movimento caldo del Giallo colore
5 Attività :“Disegna uno scarabocchio con i colori preferiti e uno con i colori che non ti piacciono”
6 Wassily Kandinsky “Punto Linea Superficie, pag. 29, Biblioteca Adelphi 16
8
Bianco, retta diagonalemovimento freddo/caldo del Rosso colore Rosso o Grigio o Verde,
retta orizzontale movimento freddo del Blu colore Nero, retta libera movimento caldo
colore Giallo, movimento freddo colore Blu, e solo successivamente inglobati in forme
geometriche (Triangolo Giallo, Cerchio Blu, Quadrato Rosso) rinforzando o indebolendo il
carattere insito del colore nella scelta dell’accostamento delle forme, delle linee e della loro
collocazione spaziale.
Tale convinzione nascerà dalle continue sperimentazioni nei suoi dipinti attraverso l’eliminazione
della linea d’orizzonte e la disposizione delle linee non secondo i dettami della prospettiva ma
come incontro di energie scaturite dai colori, linee, punti, superfici senza uno scopo figurativo
preciso ma assecondando solo il “moto interiore”, frutto di un’esigenza espressiva della propria
creatività.
9
LA VISIONE CROMATICA DI RUDOLF STEINER
Il metodo proposto da Rudolf Steiner, pur prendendo spunto dalla “Teoria dei colori” di W.J.
Goethe, rivendica una sua originalità nonostante le affinità con le correnti artistiche
dell’Impressionismo, Espressionismo, Astrattismo affiorino tra le righe.
La visione antroposofica - steineriana della pittura si pone prima di tutto il compito di creare una
composizione cromatica in cui il colore deve esprimere forza creativa e vitalità, attribuendole
quell’essenza viva e luminosa che gli appartiene per natura.
Pertanto diventa importante acquisire una particolare sensibilità di percezione della qualità, della
natura e del dinamismo dei colori scelti per riprodurre non tanto un’immagine figurativa della
realtà circostante, che diventerebbe una copia priva di vita, quanto per esprimere l’essenza vitale
del colore, che tocca le corde più profonde e più intime dell’Anima (colore immagine/colore
splendore7).
Steiner paragona questi “movimenti dell’anima” a forze dinamiche di espansione e contrazione,
che conferiscono più o meno vitalità e luminosità alla composizione se riprodotti nella stesura dei
colori.
A tale riguardo lasciamo la parola all’autore: “… ci si immergerà nel mondo fluttuante dei colori
vivendoli correttamente … si troverà che da esso scaturiranno figure che porteranno ad espressione
i segreti dell’universo, l’anima dell’universo. Dalla creatività del colore sorgerà un mondo che si
configurerà, si differenzierà interiormente, un mondo che ha la sua essenzialità. La forma nascerà
dal colore. Si percepirà che non soltanto si vivrà nel colore, ma che il colore genererà la forma da sé
stesso, che cioè la forma è opera del colore”8.
Per Steiner comprendere l’essenza dei colori significa saper riconoscere, per dar voce, quello che
per natura è insito nel colore :
Il Giallo vive la sua luminosità nell’essere più carico al centro e più sfumato verso l’esterno.
In questo movimento centripeto splende come Spirito verso la nostra interiorità.
7 M. Jünemann-F. Weitmann, “Dipingere e Disegnare”, da pag.161 a pag.186 ed. Filadelfia
COLORI IMMAGINE: il VERDE rappresenta l’immagine morta del vivente, il FIOR DI PESCO
rappresenta l’immagine vivente dell’anima, il BIANCO rappresenta l’immagine animica dello
Spirito, il NERO rappresenta l’immagine spirituale della Morte.
COLORI SPLENDORE: il GIALLO tende ad irradiare all’esterno (splendore dello Spirito),
l’AZZURRO tende ad irradiare verso l’interno ( splendore dell’animico), il ROSSO agisce come
calma emanazione( splendore del vivente)
8 (GA 287 “L’edificio di Dornach quale segno del divenire storico e di impulsi artistici di trasformazione.” 25/10/1914)
10
Il Blu, per esprimersi ha bisogno di essere irradiato dall’esterno verso il centro, dove si
attenua nell’intento di raccogliersi interiormente.
Il Rosso, secondo il suo carattere, è in equilibrio tra un movimento centripeto e centrifugo,
rimanendo in superficie.
Per questo il suo motto sarà: “Aus der Farbe heraus malen”.9
Solo con il tempo e con la sperimentazione arriverà a chiarire i passaggi e i procedimenti idonei
al suo scopo ultimo: ottenere dall’uso dei colori ricchezza di contenuti e di sensazioni.
A tal fine individua quattro fasi:
L’esperienza della risonanza di tre colori (accordo, totalità).
L’arricchimento della composizione con l’aggiunta di altri colori.
La nascita e l’incorporazione dell’idea.
La ricerca di un’armonizzazione dell’insieme.
Molte delle sue sperimentazioni furono eseguite per ragioni di praticità e rapidità con i pastelli,
anche se Steiner ha sempre sostenuto che lo strumento ideale per meglio esprimere questo
genere di pittura fossero gli acquarelli.
Tale preferenza trova la sua motivazione nella particolarità di questi colori: polveri di origine
naturale che vengono diluiti con acqua. Sarà proprio l’uso calibrato dell’acqua a dare più o meno
“corpo” al colore, ma anche leggerezza e velature mantenendo un grado di trasparenza che non è
possibile ottenere con altri pigmenti colorati. Hanno tonalità più morbide e smorzate che si
adattano alle varie condizioni di luce, conferendo una particolare luminosità al colore stesso. Altro
pregio dei colori vegetali è quello di intonarsi tra di loro in modo armonico, ottenendo un effetto
rilassante simile alle impressioni cromatiche che ci può dare la natura.
9 “Dipingere estraendo dal colore”
11
IL BAMBINO E I COLORI
Il colore ci appartiene ancor prima di nascere: sarà la genetica a stabilire il colore dei nostri capelli,
degli occhi, della pelle, caratterizzandoci. Anche il nostro “battesimo” in società è caratterizzato,
per tradizione, dal colore: un bel fiocco rosa o blu secondo l’appartenenza al genere femminile o
maschile.10 Ben presto, attraverso la percezione visiva, scopriamo che siamo immersi nel colore,
reso più caldo o più freddo grazie alle continue alternanze degli effetti del chiaroscuro che
modulano la sua luminosità nel corso del giorno e delle stagioni, stimolando inevitabilmente
sensazioni personali più profonde, ricche di emozioni e ricordi.
Per gli artisti l’esperienza del colore diventa il mezzo espressivo per eccellenza. Chi non ricorda
Picasso e il “Periodo blu”? Blu, quale colore predominante nei dipinti, usato dall’artista per
esprimere un particolare stato d’animo riflessivo e malinconico.
Il bambino non ha alle spalle tutta l’esperienza e la conoscenza degli artisti, eppure ha un senso
immediato del colore e solo con il tempo questa percezione sensoriale lo indirizzerà nella
distinzione dei colori. Le tonalità forti sono preferite dai bambini più piccoli, mentre il tono e le
sfumature subentreranno con lo”… sviluppo del ragionamento e per effetto dell’insegnamento che,
limitando la spontaneità, “raffredda” il colore.”11
Dall’osservazione degli scarabocchi e dei disegni del bambino si è visto che l’interesse per il colore
precede l’interesse per la forma.
Inizialmente l’uso del colore è fine a se stesso. Lo vediamo bene nella prima fase dello
scarabocchio, quando è il movimento12 a prevalere sull’uso del colore che svolge prevalentemente
una funzione di stimolo al fare, all’esplorazione o nell’attribuire un nome o una qualità alla traccia
grafica (es. scarabocchio buono/scarabocchio cattivo).13
10
Nel XVIII sec. erano gli uomini a vestirsi con abiti di seta rosa, colore derivato dal rosso, colore considerato espressione di forza e legato ai combattenti e agli eroi. Alle donne era riservato l’azzurro, come il mantello della Madonna, raffigurato nei dipinti. I bambini erano vestiti di bianco, colore della purezza. Solo dalla metà del XVIIII sec. il colore rosa caratterizzerà il genere femminile e il colore azzurro quello maschile. 11 A. Oliverio Ferraris , 1973 Il significato del disegno infantile,pag.83 Boringhieri, Torino).
12 Anna Oliverio Ferraris riassume il significato di questi primi tracciati con queste parole:” Lo scarabocchio… è dunque
all’inizio un evento cinetico che provoca piacere motorio e visivo, un’espressione dei movimenti della mano e del
braccio sostenuti da un’attività globale di tutto o parte del corpo in cui non interviene altro fattore intellettivo se non
l’intenzione di lasciare una traccia” (A. Oliverio Ferraris , 1973, Il significato del disegno infantile, Boringhieri, Torino).
13Attività con il colore :“Disegna uno scarabocchio con i colori preferiti e uno con i colori che non ti piacciono”
12
Successivamente una maggior coordinazione oculo manuale permetterà al bambino di “piegare la
linea alla sua volontà … diventa così consapevole non soltanto del rapporto tra i suoi movimenti e i
segni lasciati su una superficie ma anche di essere lui a decidere lo stile della linea, che può essere
arrotondata, obliqua, continua, spezzata e che può andare in tutte le direzioni.”14
Il vero interesse per il colore inizia con i primi tentativi di rappresentazione: il bambino attribuisce
al colore un valore soggettivo che non corrisponde alla realtà.15 Solo con il tempo comincerà a
cogliere le relazioni tra colori ed oggetti, a partire da quelli più significativi per lui, che risentono di
una carica affettiva, cogliendo la corrispondenza ma non ancora la realtà: ad esempio, sceglierà il
colore verde per colorare il prato, indipendentemente dalla stagione o, nel disegno della famiglia,
colorerà i suoi capelli come quelli della mamma, figura affettivamente importante.
Solo verso i 12 anni i colori rispecchieranno il mondo reale, scoprendo nelle sfumature e nella
mescolanza la creazione di nuovi effetti cromatici.
A tal proposito Nicole Boille esplicita: “I bambini che conservano una forte motivazione al disegno
dopo i 10 anni, esprimono un’attitudine abbastanza stabile in questo senso e forse una
predisposizione artistica. Purtroppo a scuola le lezioni di disegno a volte scoraggiano la
spontaneità creativa, con una richiesta di risultati tecnici che può demotivare il temperamento di
certi alunni in cui predomina una fantasia originale ed indipendente: risultano più spezzettati, più
angolosi e procedono con gesti a scatti.”16
È dunque fondamentale rispettare i tempi del bambino che devono essere e restare individuali,
lasciandogli usare in piena libertà le varie tinte. Permetteremo così al bambino di esprimersi
secondo il suo sentire, ecco che allora quella traccia colorata diventa non solo espressione
creativa, fonte di soddisfazione e libertà, ma anche mezzo per comunicare.
Già da piccolissimi i bambini mostrano una notevole motivazione a disegnare, prendendo in mano
una matita o un pastello di qualsiasi colore per lasciare una traccia su diverse superfici. Equivale
dire al mondo: “Io ci sono”.
Attraverso questo linguaggio non verbale il bambino si racconta, esprime la propria unicità. Grazie
al contributo della grafologia e alla personale visione di Kandinsky e Steiner leggeremo pertanto in
quegli incroci, in quelle evoluzioni cromatiche, il suo benessere oppure malessere, l’apertura verso
14
Rocco Quaglia, Manuale di disegno infantile-Vecchie e nuove prospettive in ambito educativo e psicologico, seconda edizione, pag. 14/15, UTET. 15
Vedi Canale sensoriale del colore: dalla Vista al Tatto L’ albero multicolore 16
Nicole Boille “Il gesto grafico gesto creativo – Trattato di grafologia”, pag.174, Ed. Borla
13
gli altri, come vive l’affettività, come esprime le emozioni, ma anche le sue conquiste evolutive e la
fatica intrinseca che ogni passaggio di crescita rappresenta.
A tal fine è utile ricordare il ruolo e la compresenza di più aspetti nel processo di crescita: la
maturazione del sistema neurologico e un adeguato sviluppo della motricità determineranno le
fasi successive nello sviluppo del disegno in quanto il bambino saprà modulare l’ampiezza del
gesto, limitare il movimento della mano controllando il pollice, raggiungendo uno stadio della
motricità fine sempre più preciso e di tornare al punto di partenza grazie alla funzione di perno
che il gomito assume durante il cambio di direzione. Lo sviluppo della percezione visiva porterà
gradualmente al controllo del movimento della mano stabilendo il punto di partenza e quello
d’arrivo. La linea aperta si trasformerà in una linea di contorno. Nascerà una forma che avrà un
intento rappresentativo dove l’adulto continuerà a vedere soltanto scarabocchi, mentre il
bambino attribuirà significati a diverse forme geometriche quali ovali, cerchi, triangoli, quadrati,
seguendo la sua indole espressiva.
14
IL COLORE : INCONTRO TRA ARTE E GRAFOLOGIA
Il foglio di carta in grafologia rappresenta lo Spazio di vita in cui l’individuo si muove, esprimendo
se stesso in rapporto con gli altri e l’ambiente. Per l’artista è la superficie che, entrando in
relazione con il colore, diventa espressione di un’interiorità.
La matita e il colore diventano lo strumento con cui si entra in rapporto con il mondo esterno, il
mondo delle relazioni e si esprime attraverso:
Il Tratto, quale espressione dinamica qualitativa e quantitativa della forza vitale.
Il Movimento, espressione della Spontaneità o Inibizione del soggetto che regola la
Tensione e la Direzione del Punto secondo un ritmo e una rapidità grafica personale. Si
descrive così una Lineasulla Superficie creando la Traccia Grafica.
La Forma, quale concretizzazione del movimento nello Spazio: la Linea sottoposta a due
forze simultanee( curva) o alternate (angolo), si chiude, si intreccia, si spezza delimitando la
Superficie.
Lo Spazio, quale Superficie dove le linee sono sottoposte all’attrazione dei vettori
Alto/Basso - Destra/Sinistra e delle tre Zone: Superiore, Centrale, Inferiore ( Simbolismo
spaziale di Pulver)17. Esprimono così ciò che siamo e viviamo in un contenimento o meno di
confini, il nostro senso di apertura o di chiusura, di progressione o regressione, la nostra
socialità, la concretezza, l’immaginazione.
L’uso dello spazio, con la creazione di spazi Bianchi ( il non scritto, il non colore) contrapposti a
spazi Neri (lo scritto, il colore), porterà a una visione d’insieme dove il bambino esprimerà il suo
respiro, il suo ritmo, la pausa che precede il proseguo dell’azione ma anche l’adattamento o meno
alle regole, la paura di andare verso il nuovo oppure la curiosità e l’immaginazione, l’affettività, i
rapporti con l’altro , l’immagine di sé, la ricerca di sicurezza, la riflessione.18
Se osserviamo globalmente un prodotto grafico percepiremo Benessere in presenza di movimenti
armonizzati che creano una traccia grafica con prevalenza di curve rispetto ad angoli, dove l’uso
del colore troverà un bilanciamento nell’accostamento e nel contrasto tra i quattro “suoni” definiti
da Kandinsky, nell’intento di creare e ricercare equilibrio. La molteplicità e le sfumature
cromatiche verranno utilizzate per esprimere la propria creatività secondo l’interiorità propria del
colore, nonché il contatto con la propria vita affettiva ed emotiva, fonte di un’adeguata
adattabilità e capacità comunicativa - relazionale.
17
Palaferri, Nazzareno, L’indagine grafologica e il metodo morettiano. Padova, Messaggero di Sant’Antonio, 2011. 18
Allegato : La scrittura di Mara e di Amelia
15
Se il movimento tende a restringere, comprimere, rimpicciolire si avvertirà un Malessere che va
indagato, così pure se si è in presenza di un gesto contratto, esasperato, aggrovigliato che
infoltisce i tratti, esprimendo inibizione o collera, spesso causa di non accettazione di regole, di
timore, di spazi espressivi non riconosciuti o di difficoltà grafomotorie che possono interferire
anche nelle relazioni. I colori saranno presenti per sottolineare questo movimento slanciato,
aggrovigliato o compresso potenziando la tonalità del caldo/freddo e il contrasto del chiaro/scuro
oppure constateremo una scelta limitata dei colori o a una tendenza monocromatica.
Siamo in presenza di sensibilità quando il bambino diversifica i movimenti e la pressione esercitata
sul foglio sarà delicata, accentuando l’effetto più o meno omogeneo, più o meno armonioso del
chiaro/ scuro. L’uso del colore tenderà a creare leggerezza e trasparenza “giocando” con effetti
cromatici non aggressivi ma più riflessivi e delicati.
Ma quanti di noi sono in grado di apprezzare, interpretare “l’arte” di un bambino?
Quante volte nella nostra vita abbiamo liquidato con un vago cenno ironico e un fuggevole “Bravo,
bello!” un disegno fatto da un bambino catalogandolo come uno “scarabocchio” meritevole più di
benevolenza che di comprensione e apprezzamento? Quante volte ci siamo sentiti in dovere di
chiedere a un bambino perché i colori del suo disegno non rispecchiassero la realtà, trovandoci a
correggere una creatività spesso erroneamente interpretata come incapacità, facendo prevalere il
nostro sapere! Se solo si riflettesse sugli effetti di questo comportamento si capirebbe come si
porta un bambino a non credere nelle proprie capacità, ad essere soggetto al giudizio
dell’ambiente, ad aspettarsi sempre un “Bravo!”. Il rischio è quello di demotivarlo e di imbatterci
sempre più in bambini che si rifiutano di disegnare o colorare perché “Io non sono capace…fai tu!”
Atteggiamento rinunciatario che poi possiamo ritrovare nella fase di apprendimento della
scrittura.
16
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
PREMESSA
Le attività riportate vogliono essere esempi di come una Teoria possa trovare spazio in una Pratica
consapevole e creativa a sostegno delle specifiche problematiche che Mara ed Amelia
presentano19e di come il linguaggio del colore sia universale e perfettamente colto nella sua
interiorità da queste due bambine alle prese con l’apprendimento della scrittura e al percepire il
beneficio di una corretta impugnatura e postura, aprendosi alla relazione con l’educatore. Il
percorso nasce in tempi diversi: Amelia a Febbraio, Mara a fine Maggio. Per Amelia si sono svolti
incontri settimanali di un’ora che ha sospeso a Giugno in attesa di riprenderli ad Ottobre, mentre
Mara ha proseguito nei mesi estivi, a volte con due incontri alla settimana per compensare il
periodo di vacanze con i genitori. Seguendo così le esigenze personali di entrambe mi è stato
possibile sperimentare tempistiche diverse: “allenare la mano” durante il periodo estivo,
prevalentemente al mattino, è stato positivo in quanto il minor carico delle consegne scolastiche
ha lasciato spazio ad una maggiore tranquillità ed energia che si è espressa in una rinnovata
motivazione.
DAL COLORE ALLA FORMA : LE MACCHIE DI COLORE
Attraverso il percorso di Educazione/ rieducazione del gesto grafico intrapreso, ho avuto modo di
apprendere ed apprezzare come Julien De Ajuriaguerra propone le macchie colorate all’interno di
attività finalizzate al miglioramento del controllo del gesto grafico. La proposta: “Disegna una
macchia come vuoi tu” si riferisce al tracciare una linea chiusa, definendo uno spazio nel quale il
bambino può lavorare liberamente sulla base di indicazioni precise. Per esempio: “Colora usando il
colore che preferisci, con pressione diversa, dalla più pesante alla più leggera”. Si chiede pertanto
al bambino di disegnare uno spazio vuoto che andrà riempito successivamente. Questa
percezione però non corrisponde all’idea di macchia che il bambino vive nella realtà: la macchia è
“piena” e maledettamente visibile!
Questa proposta mi ha portato a riflettere sul significato di macchia che in genere diamo e che il
bambino vive. Quante volte si sarà sentito dire : “Attenzione che ti macchi!” “Guarda che macchia
ti sei fatto, ti sei sporcato tutto!” “E’ possibile che non sei capace a non macchiarti? ”Con questo si
tende a sottolineare una qualità negativa della macchia.
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Vedi note esplicative all’interno delle singole proposte di attività
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Anche il bambino che ha difficoltà grafomotorie spesso presenta quaderni “macchiati” dove i
ripassi, le cancellature, un tratto tremolante, pastoso, sbavato danno all’insieme un rimando
“sporco” e la sensazione che ne trae è quella di sentirsi giudicato negativamente: “Guarda che
pasticcione che sei, è tutto macchiato!!”
La macchia pertanto che il bambino conosce non è un contorno astratto, ma qualcosa di più
concreto, di più materiale, sotto gli occhi di tutti, sempre pronta a sottolineare le sue incapacità
nonostante i tentativi per mimetizzarla, cancellarla o ripassarla per coprirla, paragonandola in una
certa misura all’”errore”, confermando così la qualità “negativa” della macchia.
Mi sono chiesta se attraverso l’espressività del colore fosse possibile creare una consegna, traendo
spunto da quanto precedentemente esposto, più corrispondente alla realtà del bambino, più
facilmente intuibile per restituire “dignità” alla macchia e motivazione nel bambino in un gioco di
complicità con l’educatore/trice.
Queste attività sull’utilizzo del colore proposte a Mara e ad Amelia mi hanno permesso di
verificare quanto appreso dai diversi autori nelle loro specifiche discipline. Purtroppo non sempre
mi è stato possibile documentare con immagini le fasi di lavoro sia nel rispetto del desiderio del
bambino e sia per non interrompere quel momento “magico” della relazione, espressione d’
equilibrio tra il Dire e il Fare.
MARA :
Mara è una bambina di 7 anni e 8 mesi. Presenta un leggero strabismo e una miopia che cerca di
migliorare con l’uso di occhiali. e recentemente un’ambliopia a sinistra per la quale seguirà una
rieducazione specifica e sperimentale. Dal bilancio grafomotorio, effettuato nei primi incontri,
emerge una dominanza non raggiunta della lateralizzazione dell’occhio, segnalazione che porterà
un riscontro di ambliopia a sinistra per la quale Mara intraprenderà a Ottobre una rieducazione
specifica e sperimentale. La seguo per tentare di correggere un’impugnatura non funzionale
(pollice avanti e presa in punta) che le sta creando tensione e dolore dopo un po’ che scrive. Per
questo motivo è costretta a fermarsi spesso, rallentando la velocità della scrittura. Fatica a
mantenere una postura corretta nel tempo. Le difficoltà grafomotorie presenti sono riferibili alla
normale evoluzione riferita all’età e alla fase pre-calligrafica.Permane una difficoltà rientrano
Presenta inoltre una pressione non omogenea e una difficoltà ad eseguire correttamente la
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direzione e la gestione del gesto grafico per alcune lettere e nei collegamenti aerei. Ciò crea
maggiore preoccupazione nella madre che nella bambina, che si presenta serena.
La proposta del colore in questa attività ha lo scopo di far sperimentare a Mara la tonicità della
mano, in particolare le dita, attraverso la differenza di pressione esercitata sullo strumento,
permettendole di “allenare” una motricità fine attraverso l’uso specifico della presa a pinza
superiore, di stimolare la coordinazione oculo manuale, di prestare attenzione alla postura e,
attraverso una espressione libera e creativa, modulare lo stato tensivo di base.
I° Fase: il Giallo incontra il Blu e il Rosso
Mara lavora su un foglio di carta bagnato con il contagocce, inizialmente con i colori alimentari
Blu e Giallo20, successivamente aggiunge il Rosso. La consegna è quella di prelevare con il
contagocce il colore dal barattolino e far scendere liberamente ma lentamente le gocce sul foglio
di carta, cercando di fare attenzione a quanto si preme per non svuotare tutto il colore sul foglio.
Giocare con il colore, creando macchie che si espandono non secondo una forma pensata ma
come creazione casuale per effetto del foglio di carta bagnato, porta Mara a sperimentare
liberamente, osservando e commentando quanto accade, cercando l’approvazione nel mio
sguardo: “Guarda…il colore è diventato Verde!- Ops, mi è caduto troppo colore.—Guarda come
corre il colore…esce dal foglio!—Che bello…mi piace!” Interviene secondo una sua esigenza
rappresentativa, muove il foglio per espandere più facilmente il colore, stimolata dalla mescolanza
e dalla creazione di nuovi colori. L’effetto sorpresa la porta a lasciarsi andare in un piacere del fare
seguendo istintivamente questo gioco cromatico, ricercando un equilibrio e un’armonia d’insieme.
In questo momento non c’è spazio per la preoccupazione di macchiare e di macchiarsi, di sentirsi
rimproverata per questo, può invece provare una soddisfazione del tutto nuova: creare con le
macchie un quadro “d’autore”, firmato Mara, che non vede l’ora di far vedere alla mamma.
Entusiasta mi chiede di appenderlo e commenta: ”Che bello, mi piace! Lo facciamo ancora?” La
rassicuro che ci sarà una seconda volta ma con una nuova sorpresa. Incentivo così la sua curiosità,
la motivazione a rivederci e a mettersi alla prova.
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I colori alimentari sono stati proposti per la particolare luminosità che creano sul foglio bagnato. Sono stati scelti i tre colori primari per favorire la scoperta di nuovi colori attraverso l’incontro casuale degli stessi ricreando così la magia del colore.
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II° Fase: Come nasce una forma
L’affermazione “il Colore precede la Forma”, già sottolineata precedentemente, caratterizzerà la
seconda Fase della proposta. Mara arriverà a costruire la Forma in un momento successivo,
quando il foglio asciutto le permetterà di tracciare e nominare, secondo la sua immaginazione, il
contorno di macchie nate dalla mescolanza o dall’espansione del colore che avrà assunto
definitivamente sulla carta. Nascono così: l’uomo cavallo, la lettera B, il cavalluccio marino
cicciotto, il pesce papà, la gru, un pesce, una pozzanghera.
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III° Fase: “Disegna delle macchie e riempile come vuoi tu ”
Dopo aver rivisto e commentato insieme i passaggi precedenti, invito Mara a disegnare
liberamente delle macchie e di riempirle a suo piacere. Adesso siamo pronti a proseguire secondo
le indicazioni di J. De Ajuriaguerra.
Mara disegna con il gessetto una forma circolare e all’interno disegna delle forme triangolari che si
compenetrano seguendo la stessa direzione o una direzione opposta. Nella parte alta del foglio
disegna due forme rettangolari collegate da una linea curva, mentre a destra realizza una forma
sottile delimitata da una linea ondulata. Distribuisce ulteriori forme con attenzione cercando di
creare un equilibrio. Poi le nomina. Ecco nascere: una bambina, gli occhiali, il naso, una corona, il
verme, una stella e una “specie di stella”. I colori della stella fanno pensare a come Mara avverta
un’esigenza di frenare il suo dinamismo nel tentativo di rigenerarsi recuperando quiete attraverso
un ambiente tranquillo.( Giallo chiuso tra il Blu, il Verde e il Bianco).
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AMELIA
Amelia è una bambina di 6 anni. Mi occupo di lei per aiutarla a superare difficoltà grafomotorie
legate al ritmo, alla pressione, allo spazio, alla forma e alla direzione del gesto grafico presenti in
questa fase di scrittura (Fase pre- calligrafica). Presenta un’impugnatura variabile con difficoltà a
mantenerla tripode dinamica e una postura abbastanza corretta. Le difficoltà grafomotorie
presenti possono essere considerate normali nella fase pre-calligrafica ma vanno sostenute e non
ignorate, tantomeno rimarcate come incapacità. Ciò invece avviene quotidianamente da parte
delle insegnanti che sottolineano tali difficoltà nelle note riportate sul quaderno. Questo sentirsi
non capace la porta a vivere una quotidianità scolastica dove la preoccupazione ed il timore di
sbagliare, le crea un forte disagio che nasconde in un gesto poco controllato, che vuol essere
veloce ma che rivela una non riflessione, compromessa anche dai brevi tempi d’attenzione. Ciò la
blocca in una non accettazione e non distinzione, portandola a cancellare in continuazione anche
lo svolgimento, in parte corretto, delle consegne. Questo comportamento “preventivo” della
bambina sottolinea un’accentuata emotività dettata dalla non accettazione dell’errore, che si
traduce in una sempre più evidente demotivazione, rendendo complicato il rapporto con le
insegnanti e con la madre. Amelia, sentendosi obbligata a ripetere quello che non riesce fare,
innesca un’ impegnativa “prova di forza” con quanti si occupano di lei, che la porta a rimanere
“incollata” alla sedia per lunghe ore, portandola ancor più verso il rifiuto, verso un fare di cui vive
prevalentemente la pesantezza.
I° Fase: il Giallo gioca con il Blu e il Rosso
Dalla visione dei suoi disegni noto che Amelia ha una preferenza per i colori scuri prevalentemente
freddi ( Blu, Viola, Nero). Usa qualche volta il Verde, l’Arancione e il Rosso. Tra le varie proposte di
colore preferisce usare i pennarelli. Non ama sporcarsi le mani e quando accade sente il bisogno di
lavarsi immediatamente.
La proposta colore vuol essere da stimolo verso altre tinte e altri materiali, nell’intento di creare
attraverso la libera sperimentazione una curiosità portandola verso l’aspetto piacevole della
consegna. L’uso del contagocce le permette di non entrare in contatto diretto con il colore,
mantenendo una distanza di sicurezza per non sporcarsi. Contemporaneamente si lavora, come
per Mara, su altri ambiti inerenti alle difficoltà grafomotorie e di impugnatura (vedi sopra).
Propongo ad Amelia l’acquarello Rosso, Blu e Giallo, pronti all’uso. La invito a far cadere delle
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gocce di colore con il contagocce sul foglio di carta bagnato facendo attenzione a come e a quanto
preme. Inizialmente svuota tutto il contagocce: non le è chiara la differenza tra l’aspirare e il
rilasciare il colore. Mi guarda preoccupata “Ma come si fa?”. Cerco di trasmetterle tranquillità e la
invito ad osservare come faccio e a riprovare. Le macchie di colore che intanto si creano catturano
la sua curiosità e la voglia di vedere cosa succede la porta a procedere con meno preoccupazione:
anche il colore comincia a scendere con più controllo, secondo un estro personale. La fretta di
cambiare colore però le fa rovesciare sul foglio una quantità eccessiva di colore : “Nooo… non lì !”.
Mi guarda indispettita e a disagio perché non sa come riparare l’errore. Comincia a guardare se c’è
la gomma, non trovandola, sfrega con le dita il colore nel tentativo di cancellare. Il foglio bagnato,
sottoposto a questo continuo sfregamento, comincia a sfaldarsi. “Guarda i “pirolini” della
gomma!” Amelia sembra affascinata da quello che accade, sorride. Mi guarda cercando conferma
se può farlo, sfregando energicamente la carta, ripetendo ad alta voce: “Guarda…guarda…che
bello!” Ma davanti al buco che si crea sulla carta ha la reazione di una bambina che rompe il
giocattolo preferito e si aspetta per questo di essere ripresa. E’ quello che mi comunica quando il
suo sguardo incrocia il mio ed è tesa per la mia reazione, che non tarda a venire: “Che bel buco hai
fatto! Sai quante cose possiamo fare con quel buco? Dobbiamo solo aspettare che il foglio si
asciughi, così la prossima volta lo scoprirai”. Sorpresa dalla mia risposta, Amelia si rasserena e
continua l’uso dei colori con una new entry : gli acquarelli con il glitter. Usa volentieri le dita e si
mette al lavoro punteggiando il foglio, ma crea nuovi buchi nel tentativo di mescolare questi punti
di luce con i colori già presenti sulla carta. Questa volta non sembra preoccupata anzi è più
rilassata e sorride. I buchi questa volta nascono non per nascondere ma per creare qualcosa.
Quando propongo di cambiare attività mi risponde: ”Aspetta un momento che arrivo.”
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II° Fase: il buco diventa Forma
Invito Amelia a prendere il foglio su cui abbiamo fatte le macchie di colore e ricordiamo insieme
come è avvenuto il buco. “Adesso appoggiamo questo foglio colorato su uno bianco e con una
matita colorata, seguendo il bordo del buco, lo disegniamo … poi coloriamo il Buco come vuoi tu”.
Ecco che il Buco/Errore può essere riparato, diventare una Forma con la quale poter creare
qualcosa di piacevole e di “presentabile” e successivamente accedere alle indicazioni della III°
Fase. Amelia mi ascolta attentamente poi esegue la consegna con una certa frettolosità e
imprecisione, nella fretta di scoprire quale sarà il risultato che sembra soddisfarla: ”Si, Si … mi
piace”. Questa attività non è stato possibile documentarla con immagini in quanto il rifiuto
espresso dalla bambina avrebbe compromesso il risultato. Amelia mi chiede espressamente di
portare a casa i suoi “ buchi”.
III°Fase: “Disegna delle forme come vuoi tu”
Questa fase verrà proposta al rientro della sospensione estiva solo dopo aver portato in memoria
le fasi precedenti, apportando eventuali modifiche per rendere la consegna più corrispondente al
momento e in linea su quanto sovraesposto.
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CONCLUSIONE
Abbiamo avuto modo di apprendere che ogni colore ha la sua specifica espressione e ogni
rapporto tra i colori una diversa risonanza e una svariata possibilità di relazioni.
Pertanto “…chi si immedesima nel colore disinteressatamente penetra in un mondo nuovo e
illimitato. La sua interiorità si amplia e si trasforma”21
Normalmente non si da questa attenzione al colore e spesso lo si propone come possibile “sfogo”
del bambino senza soffermarci su quanto il bambino racconta di sé.
La proposta dell’educatore/trice deve tener conto invece che”…è certo però che a colui che ha
cominciato a sperimentare il muto linguaggio dei colori, così profondo e così poco intellettualistico,
il mondo intero appare diverso.”22
Diverso come? Diverso quanto? Diverso perché? Le proposte operative, qui presenti, nascono
nell’intento di dare una risposta a queste domande. Mi è stato possibile ipotizzare un intervento
educativo maggiormente mirato al bisogno e alla caratteristica individuale di ogni bambino grazie
ad una maggior consapevolezza raggiunta da quanto emerso sull’uso spontaneo dei colori , dalla
visione artistica di Kandinsky, antroposofica di Steiner attraverso un costante riferimento
grafologico. Ho così appreso come il movimento, la direzione, la tensione, elementi del tratto
grafico appartenenti alla nostra specificità, permettono al colore di estrinsecare sul foglio di carta
quella forza vitale spontaneamente riconoscibile da tutti. Prendiamo ad esempio un bambino che
usa preferibilmente il Giallo, colore per sua natura centrifugo, con traccia grafica prevalentemente
curva, ci vuol forse raccontare della sua socievolezza, della sua adattabilità, della sua apertura agli
altri, della ricerca e dell’espressione di calore nei rapporti affettivi, del suo senso d’apertura, ma
anche della sua poca attenzione che lo porta facilmente distrarsi. Sarà allora un bambino che avrà
bisogno di tempi di lavoro adeguati, rispettosi del suo bisogno di muoversi, di “chiacchierare”, di
comunicare, ma che andrà allenato all’ascolto, aiutato ad imparare a soffermarsi per meglio capire
quello che fa, ad essere, per esempio, più attento alle regole della scrittura. Se invece la traccia si
presenta prevalentemente angolosa, il bambino sembra esprimere una reattività che risulterà
maggiore in base all’acutezza dell’angolo rappresentato, dove il sentimento viene “raffreddato”
dall’intelletto, evidenziando un dinamismo e una vivacità d’intuizioni, caratteristici della ricchezza
del proprio pensiero. Di questo bambino potremmo dire che avrà bisogno di apprendere
21
M. Jünemann, F. Weitmann, “Dipingere e Disegnare, edizione Filadelfia, pag.66. 22
M. Jünemann, F. Weitmann, “Dipingere e Disegnare, edizione Filadelfia, pag.68.
25
attraverso molteplici proposte creative per stimolare e soddisfare la sua curiosità, anche
attraverso una “sana competizione” con sé stesso o con le persone presenti nella rete di relazione,
affrontando gradualmente le difficoltà per non incorrere in permalosità o testardaggine che
potrebbero rendere ancor più difficoltoso il processo d’apprendimento. Al contrario un bambino
che usa prevalentemente il Blu, colore per sua natura centripeto, potrebbe evidenziare un
carattere più chiuso, riflessivo, che ricerca calma e tranquillità per poter esprimersi. Pertanto se si
tende a sollecitarlo troppo si rischierà di sortire l’effetto opposto a quello ricercato, in quanto
potrà non sentirsi rispettato nel suo bisogno. Abbiamo visto come i bambini “dipingono” con la
massima naturalezza questa vita cromatica, percependo il “suono” di ogni colore. Ciò accresce in
loro sia il senso del colore “…ma arricchisce di sfumature le facoltà dell’anima”.23Per poter
accedere e leggere nel tempo queste informazioni diventa indispensabile utilizzare uno strumento
operativo: una scheda osservativa24che ci permetterà di mettere luce, attraverso una raccolta dati
sull’uso articolato dei colori e di diversi materiali, sia gli aspetti evolutivi che le problematiche
grafomotorie presenti e di individuare un’ utile strategia relazionale e motivazionale quale input
per identificare un adeguato programma di recupero delle difficoltà grafiche presenti. Questa
chiarezza sulle proposte operative sarà indispensabile, in quanto”… è naturale che i ragazzi
tendono ad assorbire di più da un maestro che apprezzano, che da uno che sentono estraneo. E’
anche vero che non stimano molto gli insegnanti che non rispettano pienamente la loro libertà.
Educare significa comunque “influenzare”… importante che l’inevitabile influenza non sia
livellatrice, ma favorisca uno sviluppo armonico delle disposizioni personali di ciascuno.”25 La
libera scelta del colore e del materiale verrà successivamente incanalata in proposte più tecniche,
lasciando sempre uno spazio finale alla creatività dove il bambino possa sentirsi libero di
“aggiungere il suo punto di vista”26 personalizzando ad esempio una tecnica grafomotoria, come i
tracciati scivolati o gli esercizi di pregrafismo proposti da Olivaux, che potrebbe risultare
monotona nella sua ripetitività del gesto, portandolo facilmente a desistere e a distrarsi.
Un’attenzione particolare anche all’uso del materiale,“.. anziché sperimentare tanti materiali
conviene dar risalto a quelli che danno la possibilità di evidenziare l’aspetto qualitativo delle
cose….ecco perché la scelta dei materiali deve nascere da una visione unitaria del proprio compito
da parte dell’educatore…è un impegno che indirizza la fantasia verso il risveglio della forza creativa
23
M. Jünemann, F. Weitmann, “Dipingere e Disegnare, edizione Filadelfia, pag.93. 24
Vedi Allegato Scheda di osservazione del colore 25
M. Jünemann, F. Weitmann, “Dipingere e Disegnare, edizione Filadelfia, pag.106. 26
Attività col colore: I Tracciati Scivolati ->”Disegna le onde del mare”.
26
per i fini concreti…formando delle effettive capacità….più si utilizzano canali sensoriali27 nelle
proposte più si sortirà l’effetto desiderato e il colore per la sua insita caratteristica diventa un
ottimo “collaboratore.”28 Aiuteremo così il bambino nel suo cammino verso l’autonomia, a
riconoscersi capace di poter cambiare ciò che oggi non è funzionale nella sua scrittura. Aiuteremo
l’educatore/trice ad avere quell’atteggiamento di ascolto e di rispetto dei suoi tempi e bisogni,
punto di partenza indispensabile per ogni relazione empatica, affinché si trasformi in un
consapevole intervento d’aiuto, assecondando quell’atteggiamento di cura intesa come epimèleia.
27
Vedi attività del Canale sensoriale del Colore: “Dalla vista al tatto”, “Dalla vista al tatto, al gusto…all’olfatto”. 28
M. Jünemann, F. Weitmann, “Dipingere e Disegnare, edizione Filadelfia, pag.93.
27
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