Olocausto in palestina

4

description

Brochure informativa sulla conferenza di Blondet sul tema "OLOCAUSTO IN PALESTINA"

Transcript of Olocausto in palestina

Page 1: Olocausto in palestina
Page 2: Olocausto in palestina

Gli alibi e gli inganni dei vincitori per

coprire la verità sono sempre uguali: solo dopo 60 anni si celebra il ricordo

di quei caduti finora nascosti e diffa-diffamati dalla sinistra comunista, che aveva accuratamente impedito che si raccontasse la storia delle foibe e degli esuli istriani, dalmati e fiumani. Nessu-

no doveva sapere che 300.000 perso-ne avevano dovuto lasciare le loro ca-se, che circa 16.000 erano state getta-

te nelle foibe dai partigiani slavi del maresciallo Tito, sostenuti da partigiani italiani e PCI. Civili, vittime innocenti di uno sterminio e di un’occupazione,

colpevoli solo di incarnare una scomo-da verità: quell’alito di libertà che, se-condo “l’Unità”, portavano con se gli eserciti slavi era piuttosto un vento di

morte. Oggi, invece, parliamo di un popolo, quello palestinese, che da un

secolo lotta e subisce tutto ciò ma an-cora non ha conosciuto la parola giu-stizia; è rimasto vittima di quella trap-pola per cui chi è sconfitto è cattivo, punto e basta. Vorremmo dirvi di mas-

sacri come quello di Sabra e Shatila (più di 2000 abitanti uccisi a freddo),

raccontarvi dell’Intifada (la guerra dei carri contro le pietre), dell’ideologia razzista israeliana, degli spropositati finanziamenti americani, in denaro o

armi. Ma, prima, meglio parlare breve-mente del contesto; partiamo perciò dal principio, buona abitudine che i giornalisti ormai tralasciano. Veniamo allora al movimento sionista, che nel suo primo congresso (1897)

sceglie di far nascere il “suo” futuro

stato in Palestina e dà il via alla colo-nizzazione delle terre arabe, sfruttando le enormi risorse economiche di cui disponeva grazie all’azione dei suoi lobbisti. Varie erano le alternative; nel

1903 ad es. la Gran Bretagna promette ai sionisti l’Uganda, vista l’urgenza di

scampare ai pogrom russi ma la pro-posta viene scartata, col voto influente proprio di molti ebrei “russi”: lo stato doveva nascere lì nella “terra promes-sa”, a qualunque costo. Nella terra di

quegli arabi che la abitano da almeno 1300 anni e che costituiscono il 95% della popolazione. Nel 1907\08 la

nascita di Jaffa e Tel Aviv sono il primo frutto dell’immigrazione ebrea, alimen-tata da associazioni ebraiche e lobby potenti come la dinastia Rothschild.

Nel 1917 il ministro degli esteri britan-nico Balfour impegna il Regno Unito per la nascita di un “focolare ebrai-co” in Palestina. La G.B. mira al canale

di Suez e, caduto l’impero ottomano, inizia l’occupazione della Palestina, che

dal ’21 diventa ufficialmente suo man-dato. Le migrazioni proseguono mas-sicce grazie alla politica filo-sionista della G.B. che collabora con l’Agenzia ebraica, la quale gestisce

l’immigrazione protetta da corpi milita-rizzati e terroristi (Haganah e Irgun).

ASSOCIAZIONE CULTURALE FUROR

Page 3: Olocausto in palestina

ASSOCIAZIONE CULTURALE FUROR

In trent’anni di collaborazione la G.B. apre le porte all’immigrazione, trasferi-

sce terreni statali agli ebrei e per-mette loro il mantenimento di orga-

nizzazioni militari, cosa non conces-sa ai palestinesi. L’esasperazione araba sfocia nel ’36 in uno sciopero generale, poi nella grande rivolta che dura fino al ’39 ed è repressa nel sangue: 20.000

uomini giungono come rinforzi da Lon-dra. Il mandato britannico, istituito per

creare uno stato unico, integrato, porta invece alla prima proposta di spartizione della Palestina in due stati, con Gerusalemme sotto tutela britanni-ca. La proposta è respinta dagli ara-

bi, convinti che accettare avrebbe portato ad una progressiva espan-sione di Israele e ad essere inghiot-titi. La storia gli

darà ragione. Del

resto le parole di Ben Gurion, primo “premier” d’Israele, sono esplicite: “dopo la creazione di un potente esercito a

sostegno dello Stato, rinneghere-

mo la divisione e ci espanderemo su tutta la Palestina”. Sotto pressione araba, gli inglesi limi-tano l’immigrazione ebraica: 1500 in-

gressi al mese; ma la misura è aggira-ta dalla clandestinità. La tensione è alta ora che gli inglesi “frenano” le mi-

re espansionistiche ebraiche e che na-sce la Lega Araba. Il terrorismo e-braico esplode, contro gli inglesi (King David Hotel, 91 morti), contro l’ONU

(assassinio Bernadotte, inviato Nazioni Unite) e contro i palestinesi. Nel ’47, terminato il mandato britannico, una nuova proposta di spartizione prevede

uno stato arabo sul 45% del territorio ed uno ebraico sul 55% con Gerusa-

lemme sotto tutela internazionale. I sionisti non si lasciano scappare

l’occasione - gli ebrei infatti non sono neanche la metà degli arabi (650.000

rispetto ai 1.380.000 arabi) e sono in minoranza anche nei loro territori visto che 860.000 arabi vi si trovavano all’interno - e dichiarano il proprio sta-to.

È la “naqba”, la catastrofe: inizia

l’esodo dei profughi che, minacciati e perseguitati, abbandonano proprietà, colture e villaggi. Deir Yassin, un vil-laggio di 300 abitanti, viene circondato

dalle truppe israeliane, che

uccidono siste-maticamente 250 persone, incluse donne e bambini. È un messaggio chia-ro: andatevene.

Così gli israelia-

ni conquistano la maggioranza nel loro stato. 780.000 profu-ghi non potran-

no più tornare alle loro case né avran-

no alcun risarcimento, nonostante le

deliberazioni dell’ONU. Negli anni se-guenti Israele seminerà guerre coi pa-esi circostanti, deporterà palestinesi e siriani, userà armi illegali, ignorando le deliberazioni della comunità internazio-

nale. Ma ancora oggi, dopo aver visto le immagini di un popolo martoriato, chiuso nella riserva di Gaza, in tutto

dipendente da Israele, come un anima-le in gabbia, c’è chi, come nel ’46 in Italia, diffama e vuole cancellare ogni traccia del passato: il mondo fa di tut-

to per impedirsi di pensare. È l’unico modo per credersi liberi. Per questo le bombe vanno ai palestinesi: non hanno dimenticato cosa significa essere liberi,

non si rassegnano ad essere schiavi. Piuttosto, preferiscono morire.

Page 4: Olocausto in palestina

Appena qualche mese fa, per mantenere il blocco navale su Gaza,

Israele ha assaltato una nave di civili che portava aiuti.

Gaza è affamata, isolata e dipende in tutto e per tutto dalla “clemenza” del suo carnefice, clemenza che temporaneamente si

manifesta attraverso la non-aggressione armata dei territori,

ma non va mai oltre.

Come sappiamo dai tg che ne danno notizia distrattamente, i coloni ebrei continuano ad insediarsi nelle terre dei palestinesi.

Il muro è sempre lì e le lobby filo-israeliane in tutto il mondo sono sempre attive per silenziare ogni critica

attraverso l’accusa di antisemitismo.

Anche in Italia la parlamentare del Pdl Fiamma Nirenstein si è data da

fare per “scongiurare il ritorno dell’antisemitismo”, e per farlo ha pro-posto di chiudere per via amministrativa tutti i siti che parlano male

di Israele, tra cui anche “effedieffe”, testata di cui è direttore il gior-nalista Maurizio Blondet, che interverrà questo sabato 4 dicembre.

Occorre ripeterlo: essere anti-sionisti non significa essere anti-semiti!

OCCORRE ESSERE COSCIENTI DI QUANTO STA ACCADENDO

OCCORRE COMBATTERE CONTRO OGNI TENTATIVO DI LIMITARE L'INFORMAZIONE

QUANDO E' CORRETTA E ONESTA

OCCORRE PORTARE AVANTI UNA POLITICA ESTERA VOLTA A COSTRINGERE

ISRAELE AD UNA PACE CUI SI OPPONE IN TUTTI I MODI

OCCORRE CAPIRE QUALI POTERI PERMETTANO AD UNO STATO PIU' VOLTE CONDANNATO DALL'ONU DI ESSERE ANCORA "IL MIGLIORE AMICO" DI MOLTI STA-

TI, TRA CUI L'ITALIA, CHE HA ANCHE UN ACCORDO DI COOPERAZIONE MILITARE SPECIALE PROPRIO COL PAESE MEDIORIENTALE, CHE INFATTI POCHI GIORNI FA

ESERCITAVA I SUOI CACCIA IN SARDEGNA

OCCORRE CAPIRE PERCHE' NESSUNO PARLA DI SANZIONI CONTRO ISRAELE MENTRE CONTRO L'IRAQ SI E' COMBATTUTA UNA GUERRA SENZA ALCUNA PROVA

OCCORRE FERMARE OGNI FORMA DI FINANZIAMENTO ALLO STATO EBRAICO

OCCORRE DIRE BASTA AD UN'OCCUPAZIONE DECENNALE ED ILLEGITTIMA, ALLE BUGIE DEL REGIME ISRAELIANO

ED ALLA DISINFORMAZIONE!