Nostra Signora Regina di Palestina

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64 A Sua Immagine Itinerari LUOGHI DI GESÙ Patria della Vergine Sulla facciata della chiesa, l’iscrizione latina ‘Reginæ Palestinæ’ Nostra Signora Regina di Palestina Sulle fertili colline che scendono verso il mare, a trentacinque chilometri da Gerusalemme, si stende la mano protettrice di Maria che dalla cima del santuario a Lei dedicato irradia la sua benedizione di Emanuela Compri

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di Emanuela Compri in "A sua Immagine", rubrica "Itinerari: Luoghi di Gesù" N°42 - 2013

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

Patria della VergineSulla facciata della chiesa, l’iscrizione latina‘Reginæ Palestinæ’

Nostra SignoraRegina

di Palestina Sulle fertili colline che scendono verso il mare, a trentacinque

chilometri da Gerusalemme, si stende la mano protettrice di Maria che dalla cima del santuario a Lei dedicato irradia la sua benedizione

di Emanuela Compri

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

Una dolce e affettuosa mano si stende sulla Terra Santa. Uno sguardo amorevole e

materno la ricopre. Dal golfo di Haifa fino alle montagne di Geru-salemme, la Signora di Palestina è chiamata a una speciale protezione sulla sua patria terrena. Il Santua-rio mariano di Deir Rafat è uno dei pochi luoghi privo di antiche memo-rie cristiane, ma voluto e profon-damente amato dai cristiani di rito latino fin dall’inizio del Novecento. Distante solo una trentina di chilo-metri da Gerusalemme, in direzione della costa, è dedicato alla Nostra Signora di Terra Santa, Regina di Palestina. Più di ogni altra terra, questa piccola porzione di mondo può vantarsi di aver dato i natali alla Vergine che con il suo “sì”, con le sue virtù e con i suoi dolori – come recita la speciale preghiera a lei de-dicata – ha “dato al mondo il Di-vino Redentore”. E qui, più che in ogni altro luogo, i cristiani sentono Maria come loro madre, si ricono-scono come figli elettivi della donna più illustre e la invocano affinché sciolga “le tenebre dell’errore” e perché si compia la promessa del Salvatore “di formare un solo ovile sotto un solo Pastore”.

Il Santuario di Deir RafatAffiancato da un monastero, il piccolo edificio sorge sulle verdi colline che caratterizzano la fascia costiera ai piedi delle montagne di Galilea. Il paesaggio è dei più suggestivi: terra colorata di vigne-ti e di campi coltivati alternati da boschi selvaggi. La zona è quella di antichissimi richiami biblici: posta ai limiti dell’antica Filistea, l’area fu teatro delle imprese di Sansone e il santuario sorge nel circondario di Beit Shemesh, dove l’Arca dell’Alleanza sostò prima di raggiungere Gerusalemme. La chiesa di Nostra Signora di Pale-stina, inoltre, si trova non lontano

dall’antico Tel Batash, dell’età del ferro, e da Abu Gosh, il luogo che secondo una tradizione corrispon-derebbe all’antico villaggio di Em-maus. Nel 1927, in un momento storico difficile, il Patriarca Latino di Gerusalemme, Luigi Barlassina, volle erigere questo santuario vici-no all’attiva parrocchia del villag-gio arabo di Sar’a. La denominazione scelta non aveva a suo tempo una connotazione poli-

tica: infatti, quando il santuario vie-ne costruito, questa fascia di terra si trovava sotto il mandato britan-nico, con l’unico nome di Palestina. Nello stesso anno, a Nostra Signo-ra di Palestina viene dedicata una festa. Il giorno scelto è stato quel-lo dell’ultima domenica di ottobre. Nel 1933 la Santa Sede riconobbe ufficialmente la festa, vedendone una speciale intercessione della Vergine per la sua terra natale.

Interno della chiesa – Sull’altare, un gruppo marmoreo raffigurante

la Vergine e due angeli che le offrono lo scettro e la corona

Decorazione delle pareti – Il saluto dell’arcangelo alla Vergine

è riprodotto in 280 lingue su cartigli sorretti dagli angeli

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L’Ave Maria è di tuttiUna piccola ma accogliente chiesa è custodita tra le mura del mona-stero, proprio sotto la statua be-nedicente di Maria, realizzata in bronzo e alta sei metri, che sovra-sta l’intero complesso. Ma è la speciale decorazione delle pareti e della volta che rende unica questa sala di preghiera: il saluto dell’arcangelo Gabriele alla Vergi-ne di Nazaret è riprodotto in 280 lingue su nastri sorretti da un coro angelico che innalza la lode a Ma-ria. Il Patriarca, che affidò la raffi-gurazione all’artista arabo Muba-rak Sa’ad, chiese a tutti i vescovi del mondo di aiutarlo nell’impre-sa. Questi gli inviarono 404 tradu-zioni dell’Ave Maria.Nei secoli, i popoli cattolici hanno rivendicato la speciale apparte-nenza mariana, chiamando Ma-ria “Regina” della loro partico-lare nazione. Un quadro esposto all’interno della chiesa rappresenta Maria sospesa nel cielo della sua gloria, con uno sguardo sorridente mentre osserva la sua terra natale. La mano destra è tesa nel pacato gesto di benedizione e protezione

Il popolato villaggio cristiano su-birà la stessa sorte di molti altri, scomparendo nel 1948 a causa della prima guerra Israelo-pale-stinese. Da allora, il santuario re-sta l’unico riferimento cristiano dell’intera area. Oggi, il complesso di Deir Rafat ospita incontri per i cristiani locali, come le attività del campo scuola estivo per i ragazzi cattolici di lingua ebraica. È una piacevole scoperta anche per i pel-

legrini, che possono sostare presso la struttura di accoglienza che di-spone di oltre 60 posti letto e luo-ghi adatti a ritiri spirituali.La cura spirituale è affidata all’Or-dine dei Servi di Maria, affianca-to dalle Monache di Betlemme, dell’Assunzione e di San Bruno. Per autosostenersi, le sorelle rea-lizzano e vendono piccoli oggetti, marmellate e quant’altro frutto delle loro mani.

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Il giorno della festa – Fedeli giungono al santuario per toccare la mano della Madonna

Preghiera alla Madre – Scritta in arabo ed ebraico

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di ciò che vede. Due angeli le por-gono le insegne della sua natura: corona e scettro indicano, ancora una volta, che non esiste altra re-galità sul mondo se non quella vo-luta e affidata da Dio a Maria.

Festeggiamenti in onore della Signora di PalestinaL’ultima domenica di ottobre, pul-lman carichi di fedeli partono da tutto il paese per arrivare a Deir Rafat. La strada non è delle più note: bisogna lasciarsi alle spalle la numero 1, che scende da Geru-salemme verso Tel Aviv, e dirigersi a sud, in direzione di Bet Shemesh. Da lì addentrarsi percorrendo una strada agricola che sale sulle colli-ne che ha come meta terminale un cancello verde con le scritte arabe ed ebraiche sormontate dalla Cro-ce di Terra Santa.Quella di Deir Rafat è una delle feste più sentite e partecipate dalla locale comunità cristiana. Rappre-senta anche un’occasione di incon-tro e di ritrovo tra chi abita nelle cittadine israeliane della Galilea e chi risiede nei territori palestinesi, al di là del muro di separazione. In prossimità di feste solenni, soprat-tutto di Natale e Pasqua, l’Autori-

tà Israeliana rilascia dei permessi speciali per poter raggiungere i luoghi cristiani. E questa è appun-to una delle occasioni più solenni e partecipate. Il gran numero di fedeli che accorre a Deir Rafat non consente di celebrare nella piccola chiesa, così, in un ottobre mediorientale che regala ancora giornate di caldo e sole, ci si radu-na all’aperto attorno al Patriarca Latino di Gerusalemme.

Dopo la santa messa, i canti in arabo accompagnano in proces-sione la statua della Vergine. È una celebrazione intensa e partecipata che si conclude con il bisogno fisi-co di toccare quella mano da cui si attende una protezione speciale. E lo sguardo sorridente di Maria sembra accarezzare tutti i suoi figli afflitti che, come i loro padri, di ge-nerazione in generazione, la chia-mano Beata.

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1. Portone – L’iscrizione ‘Ave Maria’ è incisa in più lingue. La seconda è, ad esempio, l’aramaico

2. Paesaggi suggestivi – Le colline che si aprono davanti la santuario

Cancello di ingresso – Scritte arabe ed ebraiche, sormontate dalla Croce

di Terra Santa, danno il benvenuto ai pellegrini

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