Oggi giochiamo con l’acqua” - sangiacomocarrara.it · donesia e del nord del Pakistan e ci dice...
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“Oggi giochiamo con l’acqua”
Quinto Anno * Numero 3 * 07-06- 2013
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Vi dirò... questa volta sono un po' preoccupata: mettete un manipolo di bimbetti scatenati a
giocare con l'acqua e poi non ditemi che non iniziate a sudare freddo, tanto non ci credo. C'è però
una novità molto interessante che è riuscita magicamente a fare scomparire ogni apprensione ma-
terna. A questo nuovo incontro ZEROSEI infatti interverrà un antropologo per spiegarci i rituali
attorno all'acqua di alcune popolazioni lontanissime: si chiama Andrea Casini e presto partirà per
il Tibet proprio per affrontare, assieme ad altri studiosi, il drammatico problema della disponibili-
tà di acqua. Ci dice infatti che l'acqua è stata riconosciuta come diritto per tutti solo nel 2010 e
questo a fronte di previsioni inquietanti secondo le quali la sua possibilità d'uso sarà drasticamen-
te ridimensionata nel giro di pochi anni. Andrea ci parla di popoli della Cina, dell'Africa, dell'In-
donesia e del nord del Pakistan e ci dice di come essi attribuiscano particolari valori all'acqua,
elemento vitale che rappresenta, in modi diversi, coesione identitaria e superamento delle contrap-
posizioni in quegli stessi popoli.
Quando arriva il mio turno spiego brevemente come la Bibbia parli dell'acqua, colta come
elemento essenziale per la vita di tutti i giorni ma pure come strumento nelle mani di Dio, che gli
attribuisce un significato ben preciso e che – grazie ad essa - riunisce attorno a se' il suo popolo.
Insomma, l'acqua è un simbolo universale per tutti i popoli ma è anche un simbolo religioso, in
particolare per noi cristiani, che vediamo in essa il segno visibile di quanto di invisibile Dio fa per
noi: renderci tutti suoi figli. Se ogni singolo popolo etnico attribuisce all'acqua un significato par-
ticolare, il popolo cristiano è un popolo mondiale che, pur nel mantenimento delle differenze cul-
turali, supera ogni incompatibilità grazie al segno dell'acqua che, nel battesimo, ci rende tutti figli
di Dio. Chiara e Massi
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Cronaca dell’incontro
IL TEMA
“Scoprire il valore simbolico dell’acqua” IL PERCHE’
Gran parte della tradizione extrabiblica e biblica fa riferimento all’acqua come elemento
fondamentale del mondo. Essa è vista sia come principio di vita che di morte e contrappone
alla sua proverbiale trasparenza anche un senso di mistero. Nella Bibbia si parla dunque molto
dell'acqua, elemento assai importante per il popolo ebraico inserito nel suo concreto contesto
storico geografico: essa ci aiuta a comprendere la vita quotidiana e ci racconta della storia
dell'amore di Dio verso il suo popolo. Cos'è allora l'acqua per la Bibbia? Innanzitutto ci è
presentata come creatura di Dio ed elemento indispensabile per la vita degli uomini e della
natura: Dio la benedice assieme al pane perché è una necessità vitale (Es
23,25). Inoltre la Bibbia ci parla di tanti pozzi e cisterne per conservarla (Gen
26,18; 37,20), dell'irrigazione della terra coltivabile (Dt 11,10; 2Re18,17),
dell’abbeverazione del bestiame (Gn 30,38) e dell’approvvigionamento idri-
co durante il cammino attraverso il deserto che Dio concede al popolo asseta-
to (Es 17, 2-7; Nm 20,7-11). L'acqua è poi presentata anche come forza in-
controllabile della natura, elemento che l'uomo antico teme e ritiene strumen-
to della giustizia di Dio che interviene nella storia del suo popolo. Quest'ac-
qua, definita oceano o marea fluttuante, contribuisce a dargli una
ben precisa identità ed un senso di appartenenza: fa paura ma uni-
sce. Citiamo a questo proposito il racconto della creazione (Gen 1,1
-2,4a) in cui Dio separa le acque superiori (quelle che saranno ac-
que piovane) da quelle inferiori (il mare); l'episodio del diluvio
universale (Gen 6,9-9,19) in cui Dio usa l'acqua per punire gli uo-
mini corrotti e salvare Noè; e quello della liberazione del popolo
d'Israele dalla schiavitù dell'Egitto, in cui - nel passaggio del mare
Rosso – l'acqua è vita per gli ebrei ma distruzione per gli egizi.
L'acqua ha un valore universale per tutti i popoli ed è importantissima per la salute
dell'uomo e della terra: essa costituisce infatti il 71% del nostro pianeta, ma solo l'1% di que-
sta è disponibile per l'uso umano. La presa di coscienza di questa limitata disponibilità si è
tradotta nel luglio 2010 in una risoluzione ONU nella quale si dice che essa rappresenta «un
diritto umano universale e fondamentale» e pertanto il suo approvvigionamento deve essere
garantito per tutti i popoli della terra. A fronte di questo tardivo riconoscimento la saggezza
antica degli uomini del passato aveva già provveduto nel corso dei secoli a rimarcare l'impor-
tanza simbolica di questo elemento fondamentale alla vita, divenuto parte integran-
te di numerossime ritualizzazioni. Proprio a questo proposito andremo ora ad inte-
ressarci ai rituali attorno all'acqua di alcune popolazioni (Cina, Africa, Indonesia,
nord Pakistan) del nostro vasto mondo. La minoranza Izu del sud-est della Cina è
di credo animista e venera tre divinità principali: il dio della foresta, il dio della
montagna e il drago bianco. In occasione delle festa in onore del drago bianco, le
due parti sempre in contrapposizione che costituiscono il suo sistema sociale, si
riappacificano temporaneamente per scongiurare la siccità come pure le piogge
troppo abbondanti. Nel rituale vengono sacrificati un maiale nero e ca 800 polli, e le loro carni
vengono divise fra tutta la comunità e questo ci mostra come l'acqua sia capace di unire tutta
la comunità nonostante i contrasti. I Masai, distribuiti fra Kenya, Tanzania e il nord dell'Ugan-
da, abitano terre molto aride e l'acqua riveste un'importanza cruciale per loro e per il loro be-
stiame. Essi devono percorrere chilometri per poter recuperare acqua da sorgenti situate in
punti molto precisi che rispecchiano la loro cosmologia celeste. Il rito di passaggio dall'età
giovane all'età adulta è incentrato sulla conoscenza dei luoghi in cui poter reperire l'acqua,
elemento per loro vitale. I subak di Bali sono apparati idrici che rendono possibile l'irrigazione
delle risaie terrazzate grazie alla canalizzazione di acque piovane conservate nei crateri spenti
di vulcani. La comunità guidata da un sacerdote (figura di rilievo sia dal punto di vista spiri-
tuale sia da quello più tecnico di gestione dei subak) oltre a gestirli grazie al contributo di tutta
la popolazione, provvede anche alla costruzione di templi lungo le opere di canalizzazione.
Questi ultimi servono quindi all'espletamento delle pratiche religiose ma anche come strumen-
to di controllo dell'effettivo consumo di acqua da parte di ogni singola famiglia. Il controllo
dell'acqua presso i templi in prossimità del mare permette alla comunità di trarre conclu-
"Andate dunque, am-maestrate tutti i popo-
li, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro d'osservare tutte quan-te le cose che io v'ho comandato" (Matteo 28,19)
La nostra realtà umana vista con gli occhi della fede La nostra realtà umana
IL TEMA
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sioni sia su se stessa che di fare previsioni per l'annata successiva.
Nelle oasi di montagna a nord del Pakistan si verifica una situazione più o meno simile a quel-
la dei subak indonesiani: i vari villaggi cooperano per realizzare opere di canalizzazione
dell'acqua proveniente dai ghiacciai dell'Himalaya grazie alla quale diviene possibile procede-
re alla coltivazione. Ancora una volta l'acqua diventa strumento di coesione comunitaria.