ателье - Massimo Alba · 2019-01-29 · L’ultimo romantico La casa, lo studio e le...

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Номер 02 май - июНь 2014 Россия Номер 12 декабрь-яНварь 2015-2016 Россия Хосе-Мария Мансанарес страх и триумф самого звездного матадора испании тореро профессия ателье Kent Haste & Lachter Colombo Sartoria Ripense Jaeger-LeCoultre Ближе к телу: идеальная руБашка и как ее создать подарки, которые вы заслужили Гран крю: Где найти винтажные ткани завтра нишевой парфюМерии

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L’ultimo romantico

La casa, lo studio e le boutiques del designer Massimo Alba sono riempiti degli oggetti eclettici, un po’ sentimentali, che aiutano a capire di che cosa sono composti le sue me-ravigliose collezioni d’abbigliamento.

Il Milano di Massimo Alba sono i canali del quartiere storico di Naviglio, dove si trova il suo salone, e’ l’eleganza severa di via Brera, sulla quale danno le vetrine del suo negozio e sono le croci sopra il monastero di Santa Maria delle Grazie, l’opera d’arte del Donato Bramante, che si vede dalla sua casa. Nel piano emozionale il suo mondo e’ di molto piu’ largo: il centro si trova nella provincia di Veneto, e si distende dall’India fino a New York, dove in 2006 si e’ svolta la prima sfilata del suo marchio Massimo Alba. La Terra per lui non e’ un globo, ma un ciclo dei posti, della gente, del lavoro, delle conoscenze nuove e delle separazioni, che si svolgono allo sguardo degli occhi curiosi, ghioti di bellezza e colori accesi.Dal punto di vista del mondo della moda Massimo e’ una persona straordinaria. Ma non in virtù della stravaganza: la singolarità di Massimo Alba sullo sfondo di quelli che cerca-no a spada tratta di attirare attenzione a se stessi e’ nel fatto che lui stesso letteralmente e il suo abbigliamento parlano sempre a mezza voce. Il design dell’abbigliamento lui con-sidera uno dei tanti costituenti della tela grandissima, sulla quale i sensi si incrociano con i misteri d’essere – di qualsiasi cosa lui si occupa, in qualsiasi posto lui vive, il tale approc-cio umanistico si sentira’ in tutto. Ha ottenuto la notorieta’ alla posizione dell’art-diretto-re di tali brand come Malo, Agnona e Piombo, e’ riuscito a pore la mano agli altri progetti di successo (tra i quali e’ per esempio l’azienda Ballantyne), e nella stagione autuno-inver-no 2006/2007 ha presentato una collezione chiamata con il suo nome, sostituendo mo-destamente la lettera maiuscola per minuscola. “La prima collezione, - ricorda Massimo, - e’ stata progettata semplicemente come un regalo alla moglie; e’ stata composta dagli oggetti di guardaroba senza i quali non ce la fa nessuna donna, secondo me: un cappot-to, un cappotto semi corto e i quarto jumper”. Forse ha strafato con minimalismo, pero’ la miniaturita’ della sua collezione “del piu’ necessario” non combinava con l’area del sa-lone di 350 metri quadri, e questo immediatamente ha incuriosito e attirato i prestigiosi distributori internazionali. Da quei tempi le sale spaziose in Naviglio sono diventate la sede generale del marchio nuovo, dove ora presentano due collezione ogli anno – per gli uomoni e per le donne. La moglia di designer, Marilena, prende parte attiva nel lavoro del marito: il designer la chiama il compagno piu’ vivino e “la voce della femminilita’”. Massimo non e’ avaro dell’allestimento e colori accesi durante la creazione delle sue col-lezioni. Grazie alla siloetta idealmente scorrevole senza nessun angolo acuto, ogni sua creazione perfino le solite giacche e i cappotti, e’ marcato dallo spirito di non-formalità. Portare il suo abbigliamento significa essere se stesso, chiudendo gli occhi alla differenza tra gli uomini e le donne, cercare la gioia e consolazione in tutto quelo che e’ caro per te e non avere paura dei tuoi sentimenti. Lui non considera che la casa e fashion siano gli universi diversi. E come nelle sue collezione combina audacemente la poltrona e il diva-no del architetto danese Finna Yulia (con la rivestitura dello stesso colore che i sweater sulla passerella per sfilate) con Knotted Chair, “una sedia nodosa” dalle fibre di sintetica e di carbonio di Marcel Wanders. Qui vicino sono degli armadi grandi, presi in prestito da una bottega di un sarto medievale. Nel centro della composizione sono i tavoli di legno, l’aspetto di quali parla dell’arte degli artigiani e del lavoro manuale. Entrambi Massimo conosce in persona. Gli piace ricamare e dipingere ad acquarello; tutte e due sono le cose

Versione Italiana

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meditative. Le finestre della sua casa sono degni del museo della storia naturale. Nella camera posteriore, che rassomiglia una Kunstkamera, sono in custodia i tesori delle varie epoche: due troni nello stile Africano decorati delle perline, comprati a New-York (quan-do Massimo ha visto come loro erano scaricati da un camion, la mano allungava verso il borsellino), i mobili danesi degli anni 1950, i frac di nonno, una barca, le vele spiegazzate della quale lo hanno ispirato per la creazione delle prime camicie. E sull’altro lato c’e’ una grande foto di Gianni Pezzani che rassomiglia quella che decora la parete nella camera da letto; per di piu’ il letto comincia a rassomigliare una zattera, che naviga nel lago di mon-tagna sotto il grigio cielo invernale.Massimo considera che la casa, l’ufficio e il negozio siano un tutto indivisibile, se non dal punto di vista dello spazio, ma sicuramente dal punto di vista mentale, e i mobili si trasferiscono periodicamente da una stanza nell’altra. Ecco per esempio, una poltrona che ora si trova in cucina (ne sono 5 tali a casa, e ogni conferma l’amore di Alba verso i designer scandinavi), - sembra che sia stato appena portato da via Brera e si puo’ essere sicuri, che il divano che si trova in salone puo’ un giorno tornare nella sala di soggiorno. Alcune lampade (e Massino riconosce solo le lampade italiane) prima sono state onorate di trovarsi in un vetrina tra capi dell’abbigliamento e probabilmente il suo destino in fu-turo condividerano i quadri e le foto sospesi sulle pareti. Gia’ da qualche anno Massimo, Marilena, loro figlio Nicolo e il cane Jasper godono la vita nel quartiere storico della citta’ – nel palazzo del XV sec. Casa Atellani di fronte al famoso monastero Santa Maria delle Grazie, proprio quello dove si trova sulla parete del refettorio “L’Ultima Cena” di Da Vinci. A dire il vero e’ poco probabile che qualcuno potrebbe rifiutarsi di tali vicini come Bramante e Leonardo. Massimo ha creato dalla sua casa un posto sorprendente, dove il comfort della famiglia fa fondo alle decorazioni scelte con gusto, i ninnoli memorabili, i regali degli amici e tan-te tante foto.

Questo trionfo del design e dell’arte contemporaneo, decorato dai lavori di Hans Weiner, Gio’ Ponti, Eero Saarinen, Isamu Noguchi, Tom Dixon, Patrick Demarchelier e Lillian Bas-sman si confa bene in modo sorprendente con i mobili tibetani e i tappetini da preghiera di monaci: Massimo dice che loro ricordano del passato, che sta sempre alle spalle, degli incontri della sua gioventu’, che lui sempre conseva nella memoria, paragonandole con “le candele, che non si spegnono mai”. Raccontando delle sue collezioni, Massimo spes-so usa la parola “autenticità”, in questo modo sottolineando, che attraverso un’ottica di questo concetto lui guarda in futuro. Ora quando il suo marchio ha gia’ dichiarato di se stesso e si sviluppa con successo (nel 2014 Massimo ha aperto il nuovo negozio in via dei Coronari a Roma e poi anche a Tokyo), si deve risolvere i compiti piu’ e piu’ complicati, mentre rimanere fedele a se stesso diventa piu’ e piu’ difficile. Ma i suoi lavori, come la sua casa parlano di se stessi.