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Anno IV Numero 568 Giovedì 29 Gennaio 2015, S. Costanzo, Ciro, Sabrina AVVISO Ordine 1. Crisi occupazionale: Istituito un fondo di solidarietà per i colleghi iscritti all’ albo in stato di disoccupazione 2. Campagna di prevenzione per il carcinoma della prostata Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Perché la sindrome metabolica dà «benzina» al cancro Prevenzione e Salute 4. Perché la mandibola a volte fa clic: problemi articolari o di bruxismo 5. Più di due drink al giorno aumentano il rischio di ictus 6. La prevenzione non aspetta: attenti al colesterolo già dopo i 35 anni Curiosità e Salute 7. Perché il sudore emana cattivo odore? CAMPAGNA DI PREVENZIONE PER IL CARCINOMA DELLA PROSTATA Nella locandina le piazze dove si farà la prevenzione tutti i Sabato di Febbraio e di Marzo a cura del Prof. V. Mirone. Nei prossimi giorni saranno distribuite, a cura dellOrdine, le locandine nelle farmacie di Napoli città SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi……….. 'O Signore manna 'e vascuòtte a chi nun tène 'e diente Il Signore manda i biscotti a chi non riesce a sgranocchiarli

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Anno IV – Numero 568 Giovedì 29 Gennaio 2015, S. Costanzo, Ciro, Sabrina

AVVISO Ordine

1. Crisi occupazionale:

Istituito un fondo di

solidarietà per i colleghi

iscritti all’ albo in stato

di disoccupazione

2. Campagna di

prevenzione per il

carcinoma della prostata

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 3. Perché la sindrome

metabolica dà «benzina»

al cancro

Prevenzione e Salute

4. Perché la mandibola a

volte fa clic:

problemi articolari o di

bruxismo

5. Più di due drink al

giorno aumentano il

rischio di ictus

6. La prevenzione non

aspetta:

attenti al colesterolo già

dopo i 35 anni

Curiosità e Salute

7. Perché il sudore emana

cattivo odore?

CAMPAGNA DI PREVENZIONE PER IL CARCINOMA DELLA PROSTATA

Nella locandina le piazze dove si farà la prevenzione tutti i Sabato di Febbraio e di Marzo a cura del Prof. V. Mirone.

Nei prossimi

giorni saranno

distribuite, a cura

dell’Ordine, le locandine

nelle farmacie di Napoli città

SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it

E-MAIL: [email protected]; [email protected] SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli

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Proverbio di oggi……….. 'O Signore manna 'e vascuòtte a chi nun tène 'e diente

Il Signore manda i biscotti a chi non riesce a sgranocchiarli

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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 568

PREVENZIONE E SALUTE

PERCHÉ LA MANDIBOLA A VOLTE FA CLIC: PROBLEMI ARTICOLARI O DI BRUXISMO

Spesso l’articolazione va «fuori posto» per mancanza di denti posteriori, inciampi dell’articolazione o movimenti involontari di sfregamento dei denti stessi Avvertire un «clic» della mandibola quando si mastica è un’evenienza molto più frequente di quanto si pensi, spesso accompagnata da altri disturbi, tutti a carico dell’articolazione temporo-mandibolare, quella che connette la mandibola al cranio e che entra in azione ogni volta che si apre la bocca per masticare o parlare.

Che cos’è il cosiddetto «clic mandibolare»? «Si tratta di un rumore articolare causato dal cattivo posizionamento del disco articolare, che è frapposto tra l’osso temporale del cranio e il condilo mandibolare. I capi di queste due ossa entrano in contatto durante i movimenti di apertura e chiusura della bocca in una concavità denominata fossa glenoide, delimitata anteriormente da una sorta di “montagnetta” (tubercolo articolare). A volte può addirittura capitare che il condilo superi questa convessità causando una lussazione, condizione che può richiedere un intervento tempestivo per riposizionare manualmente la mandibola bloccata. Sia i “clic” sia i blocchi in apertura o in chiusura della bocca segnalano una sofferenza del sistema articolare e in particolare una incoordinazione fra disco articolare e articolazione che determina “inciampi” avvertiti appunto come “clic”».

Quali sono le possibili cause? «I fattori che possono essere coinvolti sono numerosi, quelli più

spesso chiamati in causa sono i problemi di malocclusione (cattivo combaciamento delle arcate dentarie, talvolta legati alla perdita di denti posteriori), a cui spesso si associa il bruxismo. Quest’ultimo disturbo comporta movimenti involontari della mandibola e ha il più delle volte un’origine emotiva. Quando il “clic” mandibolare diventa cronico si possono instaurare anche fenomeni artrosici o di rimodellamento del condilo che possono aumentare ulteriormente il disturbo. Raramente e solo nel dislocamento cronico si può parlare di lassità legamentosa o di lesione permanente del disco articolare, da usura o rottura».

A chi bisogna rivolgersi? «La figura di riferimento è lo gnatologo o specialista in ortognatodonzia, la

branca dell’odontoiatria che si occupa dello studio della posizione delle arcate dentali e delle funzioni dell’articolazione temporo-mandibolare. Un’attenta visita in genere basta per mettere a fuoco il problema. Il ricorso a indagini più approfondite, in particolare la risonanza magnetica, ha senso solo in casi insidiosi per orientare meglio la terapia».

Quali sono i trattamenti? «Se il disturbo è lieve e solo occasionale non occorrono particolari provvedimenti, se non l’eventuale ricorso a terapie sintomatiche, per es. con farmaci miorilassanti che riducono la tensione muscolare, o analgesici per alleviare il dolore. Se invece il problema persiste, e magari tende anche a peggiorare, è utile un attento studio delle arcate dentarie. Qualora si evidenzino problemi di malocclusione occorre correggerli con terapie ortodontiche o con protesi che sostituiscano gli elementi dentari mancanti. A volte, se a prevalere è il bruxismo, può essere utile anche il ricorso a specifici bite (“apparecchi” di plastica da portare in genere di notte, ndr). (Salute, Corriere)

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PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 568

SCIENZA E SALUTE

Più di due drink al giorno aumentano il rischio di ictus

Per le persone di mezza età il bere troppo è un fattore predisponente più pericoloso dell’ipertensione o del diabete Due bicchieri di vino (al giorno) per gli uomini e uno per le donne è il massimo: chi beve di più, soprattutto nell’età compresa fra i 50 e i 70 anni, aumenta le sue probabilità di andare incontro all’ictus. Per gli individui di mezza età l’alcol è un fattore di rischio, per le arterie del cervello, più pericoloso dell’ipertensione o del diabete.

Studio su più di 11 mila gemelli svedesi: Questi dati emergono da

un gigantesco studio su 11.644 gemelli svedesi dello stesso sesso che sono stati seguiti per 43 anni. Al momento del reclutamento tutte le persone avevano meno di sessant’anni. L’analisi dei dati ha permesso di dimostrare che i forti bevitori (più di due drink al giorno) hanno un rischio di andare incontro a ictus superiore del 34% rispetto a chi beve soltanto un mezzo bicchiere di alcolici.

Non solo: chi beve troppo nel corso della mezza età ha una probabilità di andare incontro a un incidente cerebrovascolare cinque anni prima degli altri, a prescindere da un’eventuale predisposizione genetica o da altri fattori di rischio risalenti a età più giovanili.

Attenzione all’ipertensione e alla glicemia.

E se è vero che il bere tanto fra i 50 e i 70 anni è il primo fattore di rischio per ictus, oltre i 75, invece, diventa più importante l’essere ipertesi o avere un diabete.

Ma come si quantifica un drink? Secondo l’American Heart Association un drink equivale a otto

once di vino che, tradotti nelle nostre misure, significano 28,4 millilitri. (Salute, Corriere)

LA PREVENZIONE NON ASPETTA: ATTENTI AL COLESTEROLO GIÀ DOPO I 35 ANNI

La salute del cuore va messa in cassaforte fin da giovani: tutti gli anni passati con il colesterolo più alto della norma si pagano in tarda età.

Non bisogna aspettare la mezza età per iniziare a preoccuparsi del colesterolo: questa bomba a orologeria per il nostro cuore inizia a ticchettare fin da giovani. Livelli (anche di poco) superiori alla norma tra i 35 e i 55 anni possono avere effetti negativi a lungo termine sulla nostra salute: ogni decennio passato con il colesterolo alto aumenta il rischio di malattie cardiovascolari addirittura del 39%. E' quanto dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Circulation. «Gli anni trascorsi con il colesterolo alto influiscono sulla salute proprio come gli anni segnati dal fumo». «Il modo con cui trattiamo i nostri vasi sanguigni quando abbiamo 20, 30 e 40 anni, pone le basi per le malattie che svilupperemo più avanti con l'età. Se aspettiamo di avere 50 o 60 anni per preoccuparci delle malattie cardiovascolari – è come chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi». I ricercatori hanno analizzato i dati clinici relativi ad oltre 1.400 persone sane di 55 anni. Per ciascun partecipante è stato calcolato il numero di anni passati con il colesterolo alto, e poi si sono monitorati gli effetti sulla salute cardiovascolare nei 20 anni successivi. Tra i 55enni in studio, il 40% aveva già alle spalle almeno 10 anni di colesterolo elevato: nei 15 anni successivi, il loro rischio cardiovascolare si è rivelato 4 volte superiore alla norma. Gli effetti negativi si sono poi accumulati nel tempo: ogni decade trascorsa con il colesterolo (anche di poco) superiore ai livelli di guardia, ha determinato un innalzamento del 39% del rischio di sviluppare malattie cardiache». (OK, Salute e Benessere)

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PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 568

PREVENZIONE E SALUTE

PERCHÉ LA SINDROME METABOLICA DÀ «BENZINA» AL CANCRO

Una condizione che comprende valori elevati di circonferenza dell’addome, ipertensione, trigliceridi e glicemia. Si combatte adottando stili di vita corretti L’Oms ha lanciato l’allarme: i chili di troppo causano milioni

di morti e sono universalmente riconosciuti come fattori di

rischio per malattie cardiovascolari, ictus, diabete e

tumori.

Sotto accusa, insieme a obesità e sovrappeso, è la sindrome

metabolica: condizione caratterizzata da aumento della

circonferenza dell’addome (superiore a 88 cm nelle donne e

a 96 negli uomini) e almeno due fattori fra ipertensione

arteriosa, ipertrigliceridemia (oltre 150 mg di trigliceridi per

decilitro di sangue), ridotti livelli di colesterolo “ buono” HDL (meno di 50 nelle donne e di 45 nei

maschi) e aumento della glicemia a digiuno (maggiore di 100).

Armi utili contro la sindrome metabolica : «Se si hanno anche solo tre di queste cinque

caratteristiche si soffre di sindrome metabolica, e sale il rischio di cancro, perché si crea un

“microambiente” favorevole allo sviluppo e alla proliferazione delle cellule cancerose - spiega Andrea

De Censi, responsabile dell’Oncologia medica all’ospedale Galliera di Genova -.

In pratica, offriamo al cancro la possibilità di crescere più velocemente, perché gli forniamo la

“benzina” di cui ha bisogno: glucosio per produrre energia e insulina per proliferare».

La sindrome metabolica interviene in tutte le fasi del tumore:

ne favorisce la formazione e la progressione, ma è ormai certo anche che fa crescere, fra i malati

oncologici, le probabilità di ricaduta e la mortalità.

«Cambiare stile di vita e dimagrire dopo il cancro può non essere semplice, specie in chi non è giovane.

Abbiamo però scoperto che due “vecchi” farmaci sono utili nel bloccare il circolo vizioso causato da

glucosio e insulina: la «aspirina» a dose cardiologica (100 mg al giorno, basso dosaggio) e la

metformina, comune medicinale antidiabete.

Partirà quindi a breve uno studio europeo per verificare se, dopo l’asportazione di un tumore del

colon, sia meglio somministrare uno dei due farmaci o darli entrambi per rallentare la progressione

della neoplasia».

Ad oggi, comunque, numerosi studi hanno già concluso che l’uso regolare dell’aspirina a dose

cardiologica diminuisce le probabilità di ammalarsi di varie forme di tumore (al colon soprattutto, ma

anche a seno, stomaco, prostata, polmone) e nei pazienti che già colpiti dalla neoplasia abbassa il tasso

di mortalità, riducendo anche il rischio di metastasi.

Infine, sempre maggiori sono le conferme sull’efficacia della metformina nel riparare i difetti

metabolici che possono causare il cancro, e crescono gli indizi a favore del fatto che l’assunzione

regolare della cura antidiabete riduca le probabilità di ammalarsi di carcinoma mammario.

(Salute, Corriere)

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PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 568

SCIENZA E SALUTE

PERCHÉ IL SUDORE EMANA CATTIVO ODORE?

Il sudore di per sé non ha odore. Questo si crea dal suo contatto con la flora batterica presente sulla pelle e soprattutto, sulla peluria che ricopre il nostro corpo. «Possiamo scriverlo a chiare lettere: non è vero che

il sudore irriti la pelle. È un mito che va sfatato».

A parlarne è Marcello Monti, responsabile

della Dermatologia in Humanitas e docente

all'Università degli Studi di Milano, che spiega:

«Il sudore è composto per il 99% da acqua più

qualche elettrolita. E l'acqua di cui è composto è

acqua più che “buona”: è l'acqua che proviene dal

nostro stesso organismo, dai cibi che consumiamo,

da ciò che beviamo. Questo tipo di acqua non può

avere dunque alcuna azione negativa sulla nostra

pelle».

Sebbene sia un prodotto importante del nostro organismo e contribuisca in modo rilevante a

mantenerci in salute – la sudorazione è un processo fondamentale per mantenere costante la

temperatura corporea – il sudore è per molte persone un problema perché risulta inestricabilmente

connesso, soprattutto in alcuni casi, con un odore sgradevole e pungente che nessuno vorrebbe mai

sentirsi addosso.

«In realtà – spiega il professor Monti – non è il sudore di per sé a emanare cattivo odore, ma la flora

batterica presente sulla pelle del corpo, in particolare tra le pieghe del corpo come ascelle e inguine, e

sui peli. Quando il sudore entra in contatto con questa flora batterica questa si attiva ed emette delle

sostanze solforate responsabili dello sgradevole odore».

I consigli per ridurre l’odore del sudore Ecco due suggerimenti del dermatologo che possono aiutare a ridurre la presenza di cattivo odore generato dal sudore:

1. provvedere alla rasatura delle parti del corpo che presentano peli:

è soprattutto su questi ultimi, infatti, che si annidano i batteri responsabili del cattivo odore.

Particolare attenzione deve essere rivolta soprattutto alle pieghe come inguine e ascelle, nelle

quali l'umidità ristagna più facilmente e i batteri tendono a proliferare maggiormente;

2. utilizzare sostanze antisudorali come i sali di alluminio (come il cloruro di alluminio o l'allume di

rocca) per ridurre la sudorazione a livello locale:

«Questi sali sono astringenti e antibatterici e, se applicati ad esempio nel cavo ascellare,

chiudono temporaneamente gli sbocchi delle ghiandole sudoripare inibendo la sudorazione e

riducendo così, grazie anche all'azione antibatterica, la problematica del cattivo odore».

(Salute, Humanitas)