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Elio Pecora | disegni di Luci Gutiérrez E ALTRI VERSI orecchio acerbo L A L B E R G O D E L L E F I A B E

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Elio Pecora | disegni di Luci Gutiérrez

E ALTRI VERSI

orecchio acerbo

L’ALB

ERGODELLEFIA

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Elio Pecora | disegni di Luci Gutiérrez

L’ALBERGO DELLE FIABE E ALTRI VERSI

orecchio acerbo

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L'albergo delle fiabe

Di notte, quando dormono i bambini,

tutti, ma proprio tutti i personaggi

delle fiabe più amate se ne vanno

in uno strano albergo sulle nubi.

E c'è chi si riposa dalle tante

e tante prove appena superate,

con l'Orco s'intrattengono le Fate,

Biancaneve sorride alla Matrigna,

il Lupo russa e mentre russa ghigna,

Cenerentola lustra la scarpetta,

Pelle d'Asino aspetta

il Gatto che si sfila gli stivali,

cerca le sue pietruzze Pollicino

nel fondo del giardino,

Alice fa le smorfie nello specchio,

Pinocchio riempie un secchio

di bugie tutte nuove,

e c'è chi in quella folla così varia

si ripete la parte

che affronterà con arte

chiamato da un bambino

nella sua stanza, al sole del mattino.

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La camicia della felicità

C'era una volta un recon castelli e soldati,sette figli obbedienti,sei ministri fidati,una dolce ragazzasolo per lui cantava,un buffone mai zittodovunque lo scortava.Quel re non dubitavad'essere il più felice,ma un giorno, un triste giorno,viene un saggio e gli dice:«In un villaggio un poveroha una camicia sola,è lui ch'è il più felice,ti do la mia parola.»Subito il re s'indigna,parte coi suoi soldati,con i suoi figli in lacrime,coi ministri accigliati,e rintraccia quel poveroche ha per casa una stallae, fra sterpi e immondizie,ride, fischietta e balla.…Qui la storia finisce:il re torna sul tronocon la camicia lisa,il pezzente ha per donoil mantello di raso.Ma il re non è contentoe il pezzente nemmeno,il dubbio li ha ammorbaticol suo triste veleno.Nel carcere più cupoil saggio capiràche non va dato un nomené una misura alla felicità.

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La fiaba dei quieti

Il ragno uscì dal bagnodicendo: «Non mi lagno.»,

la donna con l'ombrelloscordò borsa e cestello

dentro il supermercato,il pulcino mai nato

se ne restò nell'uovo,il riso dal paiolo

strillava: «Sono cotto!»,il piede malridotto

poltriva sotto un pero,fievole come un cero

penzolava la Luna,il bagnino nessuna

voglia aveva di andaredi notte in mezzo al mare,

dormiva l'uccelletto,lo stesso che sul tetto

avrebbe zampettatocol sole appena nato…

Smesso il suo girotondodormiva tutto il mondo.

La fiaba degli inquieti

C'era una volta un ragnoche filava in un bagno,c'era una donna stufaappoggiata a una stufa,c'era un ombrello rotto,c'era un bagnino cottosotto il sole di luglio:era tutto un subbugliodi persone e di oggetti,di case e parapetti,di stradine e di piazze,di tante e tante razzed'uomini e di animali(tutti diversi e uguali).Nessuno s'acquietava:chi dormiva sognava,tornava chi partiva,sperava chi soffriva.Aspettavano intanto,ciascuno dal suo canto,l'ombrello che piovesse,la donna che smettessequella pioggia insistente,il ragno immantinentela mosca nella tela,il bagnino una velagonfia e lesta sull'onda…In questa baraondaseguitava il Pianetaa cercarsi una meta.

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Il paese dei contenti

Non ci sono piogge e ventinel paese dei contenti,non c'è giorno, non c'è notte,e nemmeno prugne cotte,non c'è guerra, non c'è pace,non c'è cenere, né brace,non c'è studio, né pigrizia,non c'è gioco, né mestizia,non ci sono piazze e ponti,non ci sono soldi e conti,non ci sono linee stortee nemmeno strade corte.Non c'è niente, proprio niente,pure esiste se la gentese lo immagina un paesestrafelice, stracortese.E ciascuno se ne bea,ma non è più di un'idea,una voglia, un desiderio:da non prendere sul serio.

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In viaggio

C'era un cane, c'era un gatto,

c'era un uomo mezzo matto,

ma il cane non abbaiava,

il gatto non graffiava,

e l'uomo mezzo matto s'annoiava.

Così un giorno di maggio

sotto i rami di un faggio

decisero di mettersi in viaggio.

Il giorno dopo arrivarono a un lago

e l'uomo mezzo matto

che si credeva un mago

non sapendo nuotare

ordinò al lago: «Lasciami passare.»

Il lago non badò a quelle parole,

se ne restò disteso sotto il sole

e quando l'uomo gli lanciò il bastone

il gatto e il cane (forse anche a ragione)

l'uno tanto abbaiò contro quel fatto,

l'altro graffiò le mani al mezzo matto.

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C'era una scuola

C'era una scuola con due finestre,c'era una classe con due maestre,una lavagna sopra due zampeed una scala con quattro rampe.

Le due finestre erano basse,le due maestre erano grasse,sulla lavagna c'era una scritta,la scala andava fino in soffitta.

Nelle finestre sull'orizzontepassò un aereo sopra un ponte,accanto al ponte c'era un tiglio,sotto il tiglio c'era un coniglio.

Una maestra strillava troppo,l'altra trovava sempre un intoppo,una gridava: «Zitti, bambini!»,l'altra ordinava: «Due t a gattini!»

Sulla lavagna c'era una frase:«Quattro gattini dentro due casestanno giocando nella cucina,intanto il topo ruba in cantina.»

Sotto la scala la campanellal'ora attendeva, sì, sempre quellache manda a casa tutti i bambinie fa saltare tutti i gradini.

C'era una scuola con due finestre,c'era una classe con due maestre,una lavagna sopra due zampeed una scala con quattro rampe.

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La sveglia

L'orologio alla bambina

dice: «Svegliati, è mattina!

Guarda il Sole, è tutto d'oro,

tanti sono già al lavoro.

La colomba sta tubando,

un aereo va rombando,

una nuvola violetta

sui terrazzi passa in fretta,

nel tuo zaino le matite

per la noia son sfinite,

nel tuo libro in gran segreto

s'ammutina l'alfabeto,

e la zuppa nella tazza

s'è stufata, fa la pazza.

Presto, vestiti, va a scuola,

l'aula aspetta, è tutta sola,

è un deserto la lavagna

ed il gesso, ahimé, si lagna.

Presto, sbrigati, apri gli occhi,

muovi i piedi ed i ginocchi!

Corri, il giorno è quasi intero,

stacci dentro per davvero.»

Questo dice alla bambina

l'orologio la mattina.

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Le voci

Ci sono tante vocinelle nostre giornate,sono tante e diverse,vanno tutte ascoltate.Sono le nostre vociche dicono parolel'una legata all'altra:non sanno stare sole.C'è la voce del ventoche soffia e che rinfresca,del passero, del gatto,anche dell'acqua frescache scivola fra i sassi,degli alberi il fruscio,lo stormire delle foglie,dei grilli il frinio.La voce della fiammache crepita e s'arrossa,c'è la voce del mareora quieta, ora mossa.E, se tendi l'orecchiodi notte nella stanza,odi l'orso di pezzache ride e fa l'inchinoal pulcino che danza.C'è la voce segretache ci portiamo dentro,quella che ci accompagna,ci avverte, ci conforta.Ci sono tante vocioltre la nostra porta.

Vanno tutte ascoltate.

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Girotondo

Girotondo, girotondo,

se tu giri intorno al mondo

puoi affacciarti sulle cime

di montagne e di colline,

vedi i laghi, guardi i mari,

golfi, porti, spiagge, fari,

c'è una donna su un terrazzo,

fra le nubi passa un razzo,

la campagna è un gran tappeto

colorato, c'è un vigneto

e nel centro una torretta,

sopra i tetti una civetta,

strade, piazze, slarghi, ponti,

cieli aperti ed orizzonti

rossi, blu, viola, arancio,

c'è la luna appesa a un gancio,

nell'oceano profondo

anche là si gira in tondo.

Giri tu e gira la Terra,

mentre è in pace e quando è in guerra,

giri e intanto gira tutto:

Sole e stelle, bello e brutto.

Chi sa dove c'è chi tira

una leva, e tutto gira.

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Gli animali e le parole

Parlano quasi tutti gli animali.

Il cane abbaia, il cavallo nitrisce,

la capra bela, il leone ruggisce,

il merlo fischia, la mucca muggisce,

tuba il colombo, il passero squittisce.

Barrisce l'elefante ed il moscone

ronza, ronzano mosca e calabrone,

l'asino raglia, tace lo scorpione

se inocula veleno, ma il gibbone

strepita e strilla ad ogni occasione.

Avverte la gallina: «È pronto l'uovo!»

Il gallo chiama: «Svegliati è mattino!»

Miagola il gatto: «Lasciami il cuscino!»

La civetta discorre con la Luna

e la corteggia: «Come te nessuna!»

Insomma il mondo è tutto un cicaleccio,

un mescolarsi infinito di voci

oltre quelle degli uomini mai zitti.

C'è chi dirà che non sono parole

quelle degli animali, ma rumori.

Il certo è che s’intendono fra loro

come solo di rado accade a noi.

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Tanto di più

C'era un luccio dentro il lago,c'era un secchio ed uno spago,c'era un asino, un maiale,c'era un grillo sul guanciale,c'era un bosco tutto rosso,c'era un rospo dentro un fosso,c'erano sette finestre,otto galli con le creste,nove gatti addormentati,quattro cani scatenati,una zucca con due occhi,cinque rane su tre cocchi,c'era un tale che gridava:«Basta, basta!» e s'arrabbiava,c'era un uomo allampanatoche mangiava lo stufato…C'era tanto e c'era tutto:un panino con prosciutto,una tavola azzoppata,mezzo litro di aranciata,una lisca di sardina,una pompa di benzina,una donna che cantava,una tromba che stonava…

Quanto c'era e quanto c'è,se ci stai, continua te…

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Vanterie

C'era un lupo su in montagna,

c'era un cane giù in campagna,

una rosa nel giardino

ed un ciocco nel camino.

Disse il lupo: «Son feroce,

basta udire la mia voce.»

Disse il cane: «Un mio guaito

lascia il ladro scimunito.»

Schiuse i petali la rosa,

disse: «Son la più odorosa.»

ed il ciocco: «Sono eterno,

durerò fino all'inverno.»

Sparì il Sole, soffiò il vento,

piovve forte e, in un momento,

fuggì il lupo nella tana,

tremò il cane da far pena,

e la rosa fu spezzata,

dei suoi petali spogliata,

finì in cenere quel ciocco.

…«Chi si vanta non è sciocco?»

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Senza titolo

C'è chi dice: «È bello! È brutto!»,

c'è chi dice: «Non lo so.»

chi assicura: «Io so tutto.»

chi sussurra: «Poi…vedrò…».

C'è chi vede tutto bianco

e chi vede tutto nero,

chi si sente sempre stanco,

chi lavora per davvero.

Uno dice: «Il mondo è strano.»,

l'altro dice: «Si, però,

il lontano è più lontano

dal vicino anziché no.»

Che fracasso che fa il mondo,

quale grande confusione,

chi sta in cima e chi sta in fondo,

a ciascuno un'opinione,

e il segreto del sapiente

forse è starsene così

a cercare fra la gente

quel che c'è nel no e nel sì.

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La lettura

Basta un libro per andaresu nel cielo, giù nel mare.Con vagoni di paroletutte in fila, quelle sole,tu cammini l'universoper diritto e per traverso.

Mentre leggi ti ritroviin paesi antichi e nuovi,vedi popoli remoti,papi e principi arcinoti,dormi in pancia ai pescecani,sfuggi a cobra e a caimani,sei Lucignolo, Pinocchio,la Fatina sopra il cocchio,balzi sul cavallo alato,sfuggi al drago scatenato,chiami Alice nello specchio,muti in oro il ferro vecchio,vai in montagna coi briganti,piangi, gridi, strilli, canti,sei un mercante, un gran sultano,un pilota, uno sciamano,un'attrice sulla scena,una gatta, una sirena.

Quante storie, quante usanze, che destini, che speranze!Terminata una lettura,altro libro, altra avventura.

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L'angelo

Un angelo gentile

t'accompagna per strada

e ti ripete: «Bada!»

mentre svolti o traversi.

Quando è buia la stanza

o ti viene paura

s'accosta, t'assicura:

«Non temere, son qui.»

Se poi tu stai per piangere

vinto dalla tristezza

t'abbraccia, t'accarezza

e subito t'acquieti.

Abita con ognuno

nel cuore e nella mente,

ma risponde a chi sente

che è vicino, che è lì.

Quell'angelo gentile

nato il tuo stesso giorno

t'è sempre a fianco e intorno,

chiamalo e lui verrà.

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I sogni

Appena il sonno scende

piano e ti chiude gli occhi

vengono i sogni ed aprono

tutte le loro porte:

sono cento le stanze

e cento i corridoi,

non sai quel che t'aspetta,

non puoi saper che vuoi.

E sei te stesso e un altro,

sei grande e sei piccino,

t'aggiri in un castello,

voli più su di un pino,

un mostro ti rincorre,

hai la spada fatata,

trovi una strada certa,

entri nella tua casa:

dove t'attende un bimbo

quieto nel suo lettino

che sta riaprendo gli occhi.

Fuori schiara il mattino.

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e costruimmo stradee navi per andaree ponti, piazze, stanzeaperte per tornare,e cercammo paroleper chiamare l'amoree inventammo canzoniper rallegrarci le ore.

Dite, ditelo agli uomini:nacquero prima i monti,il sole del mattino,le pianure, le fonti,il delfino gentile,il gabbiano mai stanco,la luna sopra gli alberi,il lauro, il giglio bianco.Dite, ditelo agli uomini,venimmo ad assediarequel che era già dell'erbe,quel che era già del mare.…Noi vogliamo la finedei domini insensati.Noi chiediamo alla vitaPer la vita alleati.

Canzone per gli uomini da salvare

Dite, ditelo agli uominiche non facciano maleagli uccelli ed all'aria,ai fiumi, ai prati, al mare.È qui che siamo nati,qui vogliamo abitare,qui camminiamo le ore,qui ci tocca di andare.Qui portiamo le attese,i progetti, i pensieri.Qui cerchiamo la portadei nostri desideri.Da qui noi partiremociascuno un giorno ignoto,saluteremo il mondo,salperemo nel vuoto.

Dite, ditelo agli uominiche la guerra è dolore,porta rovina e morteal vinto e al vincitore.Dite, ditelo agli uomini,seminammo la terraper crescere alla vitanon per morire in guerra,

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© 2007 Elio Pecora · © 2007 Lucy Gutiérrez (per i disegni) · © 2007 orecchio acerbo s.r.l. · viale A. Saffi 54 · 00152 Roma · www.orecchioacerbo.com

Grafica orecchio acerbo · Finito di stampare nel mese di settembre 2007 da Futura Grafica 70, Roma · Stampato su carta Fedrigoni Arcoprint E. W.

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L’orecchio dei bambini e quello del poeta. Ascoltano la voce segretadel fuoco e del vento, degli angeli e dei gatti, del mare e delle foglie.

E quella degli uomini. Diciotto poesie

piene di ironia e amore per la vita. Quella di tutti.

“E il segreto del sapienteforse è starsene cosìa cercare tra la gentequel che c’è nel no e nel sì.”

€ 13,00