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Anno V Numero 1154 Venerdì 7 Luglio 2017 S. Claudio AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti”; Visita del Cardinale di Napoli 2. Eventi Mese di Luglio 3. FAF in farmaDAY Notizie in Rilievo Scienza e Salute 4. Cervello «in fiamme» in chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo 5. Un test per sapere se il bimbo appena nato ha cardiopatie congenite 6. Prevenzione e Salute 7. Borsite dell’anca, tra i fattori di rischio anche la corsa 8. Dieta e sedentarietà. gli esami che ti dicono se cambiare stile di vita Meteo Napoli Venerdì 7 Luglio Sereno Minima: 22° C Massima: 31 °C Umidità: Mattina = 72% Pomeriggio = 43% L'ABBRONZATURA? GONFIORE SU UNA CICATRICE: COSA FARE? Dopo un intervento chirurgico addominale, che richiede un’apertura più o meno grande della parete e una sua chiusura, la sutura può lasciarsi andare, parzialmente o in toto, dando origine alla fuoriuscita del contenuto addominale (visceri, tessuto adiposo, ecc.). Questa ernia su incisione si chiama laparocele ed è una vera e propria ernia attraverso un difetto della parete addominale. Il paziente, a distanza di tempo variabile da un pregresso intervento addominale, si ritrova a livello della cicatrice, una tumefazione o un gonfiore più o meno fastidiosi, che tendono ad aumentare nel corso della giornata. Al mattino, appena svegli, il laparocele può essere quasi invisibile, mentre al termine della giornata e dopo qualche sforzo fisico, diventare più appariscente, a volte anche doloroso. Il laparocele non è un problema solo estetico. Anzi, rispetto a tutte le altre ernie, ha spesso dimensioni importanti e un contenuto quasi sempre viscerale, soprattutto intestinale. Come tutte le ernie, anche il laparocele può strozzarsi e causare una occlusione intestinale o, peggio, il suo contenuto può andare in necrosi. In entrambi i casi è sempre necessario un intervento d’urgenza. Generalmente, comunque, fatta diagnosi di laparocele, l’indicazione è il trattamento chirurgico che richiede quasi sempre il posizionamento di una protesi (rete) per rafforzare la solidità della parete addominale. In Humanitas Mater Domini, questa procedura avviene per via laparoscopica (mininvasiva). (Salute, Humanitas) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi….…….. O’ ciucc quand ‘o mettn e sold ngann o chiammn DON ciucc. I soldi fanno cambiare opinione delle persone

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Anno V – Numero 1154 Venerdì 7 Luglio 2017 – S. Claudio

AVVISO Ordine

1. ORDINE: Progetto “Un

Farmaco per tutti”; Visita del

Cardinale di Napoli

2. Eventi Mese di Luglio

3. FAF in farmaDAY

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 4. Cervello «in fiamme» in

chi soffre di disturbo

ossessivo-compulsivo

5. Un test per sapere se il

bimbo appena nato

ha cardiopatie congenite

6.

Prevenzione e Salute 7. Borsite dell’anca, tra i

fattori di rischio anche la

corsa

8. Dieta e sedentarietà.

gli esami che ti dicono se

cambiare stile di vita

Meteo Napoli

Venerdì 7 Luglio

Sereno

Minima: 22° C Massima: 31 °C Umidità: Mattina = 72%

Pomeriggio = 43%

L'ABBRONZATURA?

GONFIORE SU UNA CICATRICE: COSA FARE?

Dopo un intervento chirurgico addominale, che richiede

un’apertura più o meno grande della parete e una sua chiusura, la

sutura può lasciarsi andare, parzialmente o in toto, dando origine

alla fuoriuscita del contenuto addominale (visceri, tessuto adiposo,

ecc.).

Questa ernia su incisione si chiama laparocele ed è una vera e propria ernia attraverso un difetto della parete addominale. Il paziente, a distanza di tempo variabile da un pregresso intervento addominale, si ritrova a livello della cicatrice, una tumefazione o un gonfiore più o meno fastidiosi, che tendono ad aumentare nel corso della giornata. Al mattino, appena svegli, il laparocele può essere quasi invisibile, mentre al termine della giornata e dopo qualche sforzo fisico, diventare più appariscente, a volte anche doloroso. Il laparocele non è un problema solo estetico. Anzi, rispetto a tutte le altre ernie, ha spesso dimensioni importanti e un contenuto quasi sempre viscerale, soprattutto intestinale. Come tutte le ernie, anche il laparocele può strozzarsi e causare una occlusione intestinale o, peggio, il suo contenuto può andare in necrosi. In entrambi i casi è sempre necessario un intervento d’urgenza. Generalmente, comunque, fatta diagnosi di laparocele, l’indicazione è il trattamento chirurgico che richiede quasi sempre il posizionamento di una protesi (rete) per rafforzare la solidità della parete addominale. In Humanitas Mater Domini, questa procedura avviene per via laparoscopica (mininvasiva). (Salute, Humanitas)

SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it

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Proverbio di oggi….…….. O’ ciucc quand ‘o mettn e sold ngann

o chiammn DON ciucc.

I soldi fanno cambiare opinione delle persone

Chi troppo s’inchina, mostra il sedere

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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

SCIENZA E SALUTE

CERVELLO «IN FIAMME» IN CHI SOFFRE DI DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

Livelli più elevati di infiammazione soprattutto nelle aree cerebrali che nei pazienti funzionano in modo anomalo: le prospettive per possibili terapie

C’è chi è ossessionato da un pensiero ricorrente, chi non riesce a impedirsi di controllare e ricontrollare mille volte al giorno il proprio battito cardiaco, chi accumula oggetti senza riuscire a smettere pur essendosi riempito casa di cianfrusaglie. E non mancano gli esempi famosi, dal produttore Howard Hughes e la sua fissazione per l’igiene, a Nikola Tesla ossessionato dal numero tre: il disturbo ossessivo-compulsivo è un problema diffuso e forse,

come molte altre patologie, potrebbe dipendere da un eccesso di infiammazione.

STUDIO DI IMAGING CEREBRALE Lo ipotizza una ricerca pubblicata su JAMA Psychiatry, secondo cui nel cervello di pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo si può rilevare uno stato infiammatorio del 32% superiore rispetto a chi non ne soffre. Il dato arriva dall’analisi di 40 volontari, per metà sani e per metà affetti da disturbo ossessivo-compulsivo, con una PET (tomografia ad emissione di positroni) modificata per “vedere” l’infiammazione nel cervello grazie a una speciale tecnologia che attraverso un tracciante consente di valutare l’attività delle cellule cerebrali con una funzione immunitaria, la microglia. I ricercatori hanno misurato così l’infiammazione in sei diverse aree cerebrali note per avere un ruolo nel disturbo, scoprendo che in media nei pazienti è superiore del 32% rispetto ai sani e anche che c’è una variabilità fra i malati che potrebbe riflettere quella biologica della patologia; per es., si è osservato che i soggetti in preda a un’ansia maggiore quando tentano di evitare di mettere in atto i gesti compulsivi sono anche quelli con un maggior grado di infiammazione. L’obiettivo degli autori, ora, è identificare marcatori specifici, nel sangue o fra i sintomi, che possano identificare i pazienti con un maggior livello di infiammazione che più potrebbero beneficiare di terapie mirate per ridurla.

ANTINFIAMMATORI PER UN DISTURBO MENTALE? Dal momento che a oggi le terapie non funzionano in circa un terzo dei casi di disturbo ossessivo-compulsivo, un problema che riguarda circa l’1-2% della popolazione, identificare una nuova terapia sarebbe molto utile:

«Farmaci pensati per ridurre l’infiammazione cerebrale in altre patologie potrebbero rivelarsi efficaci per i pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo;

dobbiamo capire quali fattori specifici contribuiscano all’infiammazione in questi soggetti e individuare modi per ridurla e mantenere solo gli aspetti positivi dell’attivazione della microglia. La relazione fra infiammazione cerebrale e disturbo ossessivo-compulsivo è forte, specialmente nelle aree che sappiamo funzionare in maniera diversa nei pazienti: un dato nuovo sulla biologia della malattia che speriamo porti presto a nuove cure con l’obiettivo di ridurre l’infiammazione quando diventa potenzialmente dannosa e promuovere invece la risposta infiammatoria “buona” non eccessiva, con effetti curativi. Un’infiammazione cerebrale maggiore rispetto ai sani peraltro non è propria solo di questo disturbo, l’abbiamo verificata anche nel caso della depressione, che spesso vi si accompagna: terapie che possano controllarla potrebbero perciò costituire una svolta per i pazienti». (Salute, Corriere)

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PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

PREVENZIONE E SALUTE

BORSITE DELL’ANCA, TRA I FATTORI DI RISCHIO ANCHE LA CORSA

Movimenti ripetuti e il sovraccarico possono causare l’insorgenza di borsite, l’infiammazione delle borse, quelle sacche con il fluido che riduce la frizione tra le ossa e i tessuti di un’articolazione.

Tra le sedi in cui può sorgere questo disturbo c’è l’anca.

Cosa fare in caso di borsite e come poterla prevenire? L’abbiamo chiesto al dr Federico Della Rocca, capo sezione di Ortopedia dell’anca e chirurgia protesica di Humanitas. Nell’anca ci sono diverse borse ma quella che più frequentemente si infiamma è la borsa che ricopre il grande trocantere, una delle porzioni del femore dove si inseriscono diversi muscoli. Questa forma di borsite si chiama borsite trocanterica. Il sintomo principale della borsite è un dolore acuto e intenso.

Corsa e pedalata possono sovraccaricare l’anca A causare la borsite possono essere infezioni, condizioni di salute come l’artrite reumatoide o disturbi alla colonna vertebrale ma tra i suoi fattori di rischio ce ne sono alcuni legati all’attività fisica: correre e pedalare sono i tipi di movimenti ripetitivi che sovraccaricano l’anca e che spesso si

associano a questo disturbo. Anche il sovrappeso, con lo stress che arreca all’articolazione, può contribuire all’insorgenza della borsite.

In che modo chi fa running può prevenirne l’insorgenza? «Il rinforzo muscolare e lo stretching sono molto importanti per prevenire l’insorgenza della borsite trocanterica nei soggetti che praticano running. Allo stesso modo, come già evidenziato, è necessario controllare il peso per evitare un sovraccarico. Inoltre, è molto importante che l’allenamento sia progressivo e adeguato alle condizioni e alle potenzialità dello sportivo. Un modo per assicurarsi una protezione per evitare eccessive sollecitazioni è l’utilizzo di scarpe da running con massimo ammortizzamento. È utile anche scegliere i terreni su cui eseguire il proprio allenamento (sarà da preferire la scelta di un terreno che possa assorbire in parte i “colpi” evitando i terreni con fondo sconnesso ed instabile)».

In caso di diagnosi di borsite cosa si può fare al di là del trattamento farmacologico? «Il paziente dovrà osservare tutti gli accorgimenti per ridurre il sovraccarico dell’articolazione dell’anca». «Pertanto dovrà stare a riposo (no ad attività sportive, pesi da sollevare, salire le scale, etc.); inoltre, in caso di sovrappeso, risulterà utile un calo ponderale per ridurre le sollecitazioni sulle articolazioni degli arti inferiori». «Nello stesso tempo – si consiglia di eseguire esercizi di tonificazione dei muscoli glutei ed esercizi di stretching soprattutto del tensore della fascia alata, che spesso risulta contratto in questi casi. Localmente, si raccomanda l’utilizzo di ghiaccio più volte al giorno per ridurre l’infiammazione».

Quando è necessario invece l’intervento chirurgico? «Risulta necessario qualora i trattamenti farmacologici e fisioterapici non sortiscano effetti positivi nell’arco di sei mesi dal sorgere della problematica. L’intervento è un intervento mininvasivo in artroscopia realizzato attraverso due piccoli accessi di 3-4 mm, che ha l’obiettivo, innanzitutto, di rimuovere la borsa infiammata e, in secondo luogo, di allungare il tendine contratto del tensore della fascia alata. L’intervento dura 30 min. e viene eseguito in day surgery con una sola notte di ricovero». (Salute, Humanitas)

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PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

SCIENZA E SALUTE

UN TEST PER SAPERE SE IL BIMBO APPENA NATO HA CARDIOPATIE CONGENITE

Il test è a punto. Basterà misurare l’ossigeno nel sangue per sapere subito se un bambino è affetto o meno da cardiopatie congenite.

L’efficacia di questo test di screening è stata confermata in uno studio multicentrico a cui hanno partecipato 17 diversi centri neonatologici italiani, tra cui l’Unità Operativa Complessa di Neonatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, afferente al Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino, diretto dal professor Giovanni Scambia, e ha coinvolto 42.169 neonati. Pubblicata recentemente sul Journal of Pediatrics, la ricerca ha evidenziato che l’utilizzo del test prima che mamma e bimbo lascino l’ospedale dopo il parto consente di incrementare la rilevazione delle cardiopatie congenite del 71% nei centri nascita di primo e secondo livello. Diversi studi hanno dimostrato che la diagnosi precoce di tali patologie comporta una significativa riduzione della mortalità tra il 15 e il 20%. Per la Neonatologia del Gemelli lo studio è stato coordinato dal prof. Antonio Alberto Zuppa, associato di Pediatria Generale e Specialistica dell’Università Cattolica e responsabile dell’Unita Operativa Semplice di Area di Medicina Preventiva Neonatale-Rooming-in del Policlinico. L’incidenza di cardiopatie congenite gravi in Italia è di 3 neonati su 1000 nati vivi. «Il nostro studio – spiega il professor Zuppa - è il primo in Italia su larga scala ed è tra gli studi con una casistica più numerosa effettuati a livello internazionale sull’argomento».

: La metodica di screening neonatale, lo screening pulso-ossimetrico, per la diagnosi precoce delle cardiopatie congenite gravi nel neonato si effettua attraverso la rilevazione

nei primissimi giorni di vita del neonato della quantità di ossigeno nel sangue arterioso attraverso un’apparecchiatura medica non invasiva chiamata pulsossimetro. La maggior parte delle cardiopatie congenite può determinare una riduzione di tale quantità di ossigeno nel sangue. Pertanto con questo metodo è possibile rilevare gravi cardiopatie congenite che possono altrimenti rimanere misconosciute, in quanto risultano clinicamente silenti nei primi giorni di vita, durante quindi il ricovero ospedaliero, per poi manifestarsi con quadri di diversa gravità nelle prime settimane dopo la dimissione dall’ospedale. La diagnosi tardiva si accompagna a un più elevato rischio di mortalità; la diagnosi precoce invece aumenta le possibilità di intervenire chirurgicamente quando il neonato non è ancora scompensato con una significativa riduzione della mortalità. Si tratta di una metodica semplice e rapida da effettuare, assolutamente non invasiva o indaginosa per il bambino e a costo zero. Al Gemelli tale screening viene ormai effettuato gratuitamente da quasi 10 anni. «L’introduzione di questo screening all’interno della Neonatologia del Gemelli, dove ogni anno nascono oltre 4mila bambini, ha permesso di implementare la diagnosi di queste gravi patologie neonatali. Solo da pochi anni, evidenziandosi la sua importanza, lo screening pulso-ossimetrico è stato diffuso in tutto il mondo e recentemente è entrato nelle raccomandazioni del FDA statunitense. In Italia non è uno screening obbligatorio e non è effettuato presso tutti i centri nascita». «Trattandosi di una metodica non invasiva e a costo zero la sua introduzione non grava sul paziente e sulla spesa sanitaria. (Salute, La Stampa)

Il TEST

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PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

PREVENZIONE E SALUTE

DIETA E SEDENTARIETÀ. GLI ESAMI CHE TI DICONO SE CAMBIARE STILE DI VITA

Semplici, ma non banali, esami del sangue possono emettere questo verdetto: bisogna cambiare stile di vita.

Sono esami da laboratorio che possono essere prescritti per un semplice check up o quando c’è già il sospetto che qualcosa possa non andare. Livello dei trigliceridi, dell’omocisteina e dell’acido urico, tutti parametri che ci dicono se stiamo mangiando bene o male: «Le analisi di laboratorio ci dicono come sta funzionando l’organismo e in che stato sono i diversi apparati: ad esempio guardare il livello dei trigliceridi ci dice la qualità e il tipo di cibi che privilegiamo», spiega il dottor Roberto Colombo, coordinatore dei laboratori di analisi di Humanitas. «I trigliceridi sono grassi che derivano dall’alimentazione, in particolare se si consumano grassi animali. Se i valori sono superiori a 170 mg/dl il sospetto è che la persona sia un forte mangiatore di insaccati, carni rosse; se invece sono su 65/70 la persona mangia tantissime verdure», sottolinea lo specialista. «Se il livello dei grassi del sangue (colesterolo e trigliceridi) è ridotto posso dedurre un’alimentazione ricca di pesce azzurro (sgombri, sardine, tonno, salmone). Questi alimenti contengono omega 3, grassi molto importanti per i nostri metabolismi. Gli omega 3 non vengono prodotti dal nostro organismo e quindi dobbiamo introdurli con la dieta; il pesce azzurro è l’alimento che più ne contiene». Quali sono gli effetti benefici degli omega3? «Abbassano il colesterolo (non a tutti) e i trigliceridi (a quasi tutti). Sono messaggeri positivi per il funzionamento di tre sistemi del nostro organismo che ci mantengono giovani: il sistema nervoso, il sistema immunitario, il sistema endocrino».

«Carni rosse e frattaglie, troppi grassi animali: l’acido urico ematico è alto se lo è

il consumo di questi alimenti. In questo modo il rischio di infiammazione è maggiore». E ancora il livello di omocisteina: «È un aminoacido indice del rischio cardiovascolare. Il suo valore si aggiunge agli indicatori di rischio tradizionali (fumo, colesterolo, diabete, ipertensione). Se il dosaggio nel sangue risulta alto, significa che il consumo di verdure è scarso». Con il grasso addominale aumentato si possono infine trovare le transaminasi GPT/ALT elevate: «Queste analisi possono evidenziare una sofferenza delle cellule del fegato determinata da steatosi che popolarmente è chiamata “fegato grasso”. Si tratta della malattia del fegato più diffusa fra gli italiani e che spesso si associa al sovrappeso. Oltre alla dieta, per disintossicare il fegato si può impiegare il cardo mariano (parente povero del carciofo) e l’insalata che cresce spontanea nei campi, il tarrassaco».

Quando sottoporsi a questi esami? «L’indicazione generale è di eseguire questi esami almeno annualmente. Se invece si hanno malattie del metabolismo la frequenze è maggiore. Un medico attento controlla con sospetto l’aumento di peso, e può indagare richiedendo questi esami. Se i valori sono alterati allora bisogna cambiare stili di vita, correggere l’alimentazione e cominciare a muoversi di più. La formula magica da seguire è 5-30-200: 5 porzioni di verdura al giorno; 30 minuti di camminata al giorno; 200 di colesterolo», conclude il dottor Colombo. (Salute, Humanitas)

Utile l’esame per valutare il livello di acido urico ?

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PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

ORDINE: SERATA DEDICATA AL CAMBIAMENTO DELLA PROFESSIONE

Lunedì 10 Luglio, ore 20.30 – Renaissance Naples Hotel Mediterraneo – L’Ordine in collaborazione con la Business School ha organizzato l’importante evento che ha come focus “Il Cambiamento della Professione”. Si invitano i Colleghi a partecipare a questo evento. Nel corso della serata sarà offerto un buffet nel Roof Garden Terrazza

Angiò, all’undicesimo piano.

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli

La Bacheca

Interverranno: Presidente di

Federfarma Napoli, Michele DI IORIO

Federfarma Servizi, Antonello MIRONE

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PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

. Modulo 8/A:

SINTOMI IN FARMACIA: Ruolo del Farmacista

Patologie dell’Orecchio (I)

Otalgia, perdita dell’udito, otorrea, acufeni e vertigini sono i principali sintomi di patologia dell’orecchio. Per capire come mai le persone ed in particolare i bimbi soffrano così spesso di otite e a volte non si riesca assolutamente a farli guarire, bisogna conoscere un minimo di anatomia del naso e dell'orecchio. Nella figura sono evidenziati i rapporti che intercorrono tra di essi: 1. la parte cruciale è la “tuba di eustachio” (in rosso). Essa è un canale che mette in comunicazione la cassa del timpano con il naso. Possiede due funzioni principali: -permettere all’aria di entrare nell’orecchio medio equilibrando la pressione ai due lati della membrana timpanica; -permettere al muco, normalmente prodotto, di uscire dall’orecchio attraverso il naso. Se poi la situazione perdura, il catarro si infetta e si arriva all'otite, con febbre e possibile perforazione del timpano. Nel neonato e poi nel bimbo della prima infanzia, i raffreddori sono all'ordine del giorno, la tuba è molto stretta e tortuosa e il suo sbocco è spesso semi ostruito dalle adenoidi!(in giallo nella figura). Ecco spiegate le ragioni delle otiti recidivanti nel bimbo piccolo! Un bambino che è sempre raffreddato tenderà ad avere le adenoidi grosse, specie se è allergico, e prima o poi manifesterà un'otite. Da quanto detto ne consegue che la terapia preventiva dell'otite è quella del raffreddore! Pulizia del naso con soluzione fisiologica e un blando decongestionante, un mucolitico per tentare di far uscire dalla tuba il catarro ammorbidendolo, e nei casi dove si sospetta un allergia, un antistaminico. Se nonostante questo sopraggiunge l'otalgia, conviene sostituire l'antistaminico semplice con uno associato a un decongestionante sistemico (baby rinolo o actifed). Se poi arriva anche la febbre è giusto ricorrere all'antibiotico che in genere va dato dai sette ai dieci giorni.

Patologie dell’orecchio

Otalgia (dolore all’orecchio): compare per cause otologiche e non riferite all’orecchio da processi patologici remoti. Un

dolore cronico deve far prendere in considerazione la presenza di un tumore, in particolare negli anziani. Ostruzione della

tromba di Eustachio inibisce l’equilibrio fra la pressione nell’orecchio medio e quella atmosferica, causando dolore con

modificazioni della pressione ambientale. L’otite media produce un’infiammazione dolorosa della mucosa e dolore per

aumento della pressione nell’orecchio medio, con estroflessione della membrana timpanica.

Valutazione: le cause otologiche sono in genere diagnosticate nel corso dell’esame otoscopio. A seconda dei rilievi clinici,

le cause non otologiche possono richiedere delle valutazioni, tra cui l’audiometria, esame della funzione vestibolare,

radiografie dentarie, TC di cranio, osso temporale, collo e seni e RM.

Trattamento: i pazienti con patologia temporo-mandibolare devono essere visitati da un dentista esperto ed evitare di

masticare gomme e cibi duri. L’otalgia è spesso causata da traumi derivanti da irrigazioni dell’orecchio. Le relative cause

vengono trattate adeguatamente. Il dolore può essere trattato con analgesici orali (es. FANS, paracetamolo). I pazienti non

devono eseguire irrigazioni dell’orecchio a meno che non indicato dal medico, ma solo delicatamente. Non si dovrebbe

mai utilizzare un irrigatore orale.

Il link che vi “porterà” direttamente sulla piattaforma FAD del Provider

https://fad.ocmcomunicazioni.com

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PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

ORDINE: CAMPAGNA INFORMATIVA DI PREVENZIONE AL MELANOMA

L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto “La Prevenzione sul Melanoma”.

Il Mese di LUGLIO è dedicato alla Prevenzione del MELANOMA Un gruppo di Dermatologi è a disposizione dei Cittadini per un CONSULTO GRATUITO

presso la Sede dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli secondo il Calendario riportato nella locandina

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PAGINA 10 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

ORDINE: LOCANDINA CAMPAGNA INFORMATIVA PREVENZIONE AL MELANOMA

L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto una locandina informativa che riporta le raccomandazioni ed i consigli per la prevenzione del Melanoma

Le Locandine e i Volantini saranno

distribuiti dal mese di Luglio

a tutte le farmacie di NAPOLI e

PROVINCIA.

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PAGINA 10 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1154

ORDINE: SERATA STRAORDINARIA in OCCASIONE della VISITA del CARDINALE di Napoli, S.E. Crescenzio SEPE,

presso la Sede dell’ORDINE

Lunedì 3 Luglio, ore 20.30, Sede Ordine- Arcivescovo Metropolita di Napoli

Nel corso della serata si è parlato del Progetto “Un Farmaco per Tutti” che ha come obiettivo quello di contrastare la Povertà Sanitaria.

Ad oggi hanno aderito 131 Farmacie.

Nel corso dell’incontro, in una cornice di Colleghi delle grandi occasioni e alla presenza di autorità Istituzionali e di Categoria, il presidente Enzo Santagada ha consegnato al Cardinale di Napoli S.E. Crescenzio SEPE una targa per aver insegnato alla Nostra Professione, con il Suo Magistero all’insegna della carità e attraverso il progetto solidale “Un Farmaco per Tutti” che “Dio Ama chi Dona con Gioia”. Alla cerimonia erano presenti in tantissimi, la sala convegno stracolma e una partecipazione attiva ha reso l’atmosfera coinvolgente soprattutto quando è entrato il Cardinale di Napoli. Un lungo applauso ha salutato il suo arrivo e i partecipanti si sono tutti alzati per omaggiarlo.

Alcuni dei Momenti della Serata

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