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O A S I di SAN NICOLÒ SAN NICOLÒ Report Report 2013 2013 Relazione tecnica presentata a: Assessorato Ecologia - Comune di Venezia Ufficio caccia - Provincia di Venezia Ufficio Rete Natura 2000 - Regione del Veneto Settembre 2013 Sezione di Venezia Via G. Matteotti 26, 30020 Gaggio di Marcon (Ve) Tel. 331.7719433 www.lipuvenezia.it C.F. 80032350482 c/c postale nr. 12328308 intestato a “LIPU Onlus Sezione di Venezia” stesso indirizzo Cod. IBAN IT56V 07601 02000 000 012328308

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O A S I diSAN NICOLÒSAN NICOLÒReportReport 20132013

Relazione tecnica presentata a:Assessorato Ecologia - Comune di VeneziaUfficio caccia - Provincia di VeneziaUfficio Rete Natura 2000 - Regione del Veneto

Settembre 2013

Sezione di VeneziaVia G. Matteotti 26, 30020 Gaggio di Marcon (Ve)Tel. 331.7719433 www.lipuvenezia.itC.F. 80032350482 c/c postale nr. 12328308 intestato a“LIPU Onlus Sezione di Venezia” stesso indirizzo

Cod. IBAN IT56V 07601 02000 000 012328308

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LIPU - Report Oasi San Nicolò 2013

O A S I di

SAN NICOLÒSAN NICOLÒReport Report 20132013

Premessa

Nel 2011 è stata presentata dalla LIPU al Comune di Venezia una richiesta di affidamento in

gestione dell’Oasi di San Nicolò, secondo il modello di collaborazione sperimentato dal

Comune nelle aree di Alberoni e Ca’Roman. La domanda attende ancora una risposta ufficiale,

sebbene sia stata verbalmente comunicata l’intenzione dell’Amministrazione di sperimentare a

San Nicolò un comitato di gestione aperto.

San Nicolò è parte significativa del SIC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”, ma è

anche un’area naturale molto piccola e vulnerabile rispetto ai diversi e intensi fattori di

pressione che vi agiscono. Gestire l’area significa risolvere tali problematiche o trovare le

soluzione di massimo compromesso per il rispetto degli obiettivi di conservazione. Gestire la

fauna e le problematiche di conservazione richiede una preparazione approfondita, che deriva

dalla fusione tra esperienza e preparazione tecnica. La LIPU di Venezia in questi anni ha

raggiunto competenze tecniche e professionali altamente qualificate, con specializzazione

nella gestione faunistica e ambientale.

In vista del 2014, la LIPU auspica che a San Nicolò prenda avvio una qualsivoglia forma di

gestione, nella quale l’Associazione possa trovare lo spazio per realizzare in pieno le azioni

gestionali, spesso sperimentali, di conservazione di habitat e specie che da vent’anni

spontaneamente porta avanti nell’area.

Nel 2013 l’attività di conservazione svolta dai volontari LIPU a San Nicolò è proseguita,

ottenendo i risultati esposti in questo report rivolto alle Amministrazioni a vario titolo

competenti sull’area. Il servizio e lo spirito civico che il volontariato LIPU esprime sono un

dono sociale da accogliere e di cui “approfittare”, sapendo che la maggior minaccia per il

volontariato è la frustrazione dello slancio.

A cura di: dr. Antonio BorgoReferente LIPU per l’Oasi di San Nicolò

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1. ATTIVITÀ E FATTI 2013

1.1. TUTELA DELLE POPOLAZIONI DI FRATINO E FRATICELLO

Da vent’anni LIPU si spende per la conservazione e la tutela delle popolazioni di fratino

(Charadrius alexandrinus) e fraticello (Sternula albifrons) nidificanti sulla spiaggia di San

Nicolò. L’esperienza maturata in questi anni ha evidenziato due problemi cronici. Il primo è la

necessità di tutelare dall’uso balneare le aree di nidificazioni, recintandole tempestivamente e

adeguatamente. Il secondo è l’elevato tasso di predazione di nidi e pulcini conseguente

all’aumento dei corvidi (gazza e cornacchia grigia), alla forte presenza di gabbiani reali, cani e

gatti randagi e all’abbondanza di ricci nelle aree circostanti i punti di alimentazione dei gatti.

Nel 2013 LIPU ha proseguito le azioni di gestione dell’area di nidificazione interna allo

stabilimento della Marina Militare (collaborazione nata nel 2008), perfezionando il modulo di

recinzione e l’offerta formativa scritta, e avviando un programma organico di protezione dei

nidi mediante gabbia antipredatore. È stato in sostanza applicato e sviluppato in un progetto

scientifico organico il know how che la LIPU Venezia ha sviluppato in vent’anni di esperienze

di protezione di fratino e fraticello.

Il progetto LIPU è un progetto di gestione attiva specificatamente rivolto alla protezione delle

nidificazioni di fratino (e fraticello) ed è pertanto stato battezzato “Qui Fratino ci cova”: un

motto affisso anche presso le recinzioni, ideato per dare un’immagine forte e comunicare con

immediatezza il ruolo e il senso delle recinzioni.

Qui Fratino ci cova si è rivelato un motto azzeccato, che diffonde velocemente il messaggio,

ha presa sul pubblico e ottiene il rispetto dell’area recintata. Se ne propone l’uso sull’intera

area di San Nicolò, qualora venisse realizzata un’adeguata recinzione dell’area di nidificazione

principale. Qui Fratino ci cova è un progetto gestionale volto alla protezione della specie e al

sostegno del suo successo riproduttivo. Si attua nella ricerca e sviluppo delle migliori

soluzione di recinzione (che sono diverse a seconda delle caratteristiche del sito litoraneo),

nell’ottimizzazione dell’uso delle gabbie di protezione dei nidi di fratino e fraticello e

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nell’informazione e sensibilizzazione del pubblico. Nato a San Nicolò, area storica di attività

della LIPU, il progetto si sviluppa (pur nei limiti che l’area offre) anche a Ca’Roman, ed è

aperto alla collaborazione con altre associazioni, anche per altre aree del litorale (Alberoni e

Pellestrina).

Recinzione area di nidificazione - Nell’ambito del progetto gestionale, nel 2013 è stato

applicato un nuovo modulo di recinzione, sviluppato sperimentalmente nei mesi autunnali

2012. Il modulo consente di ottimizzare il rapporto costi/benefici nell’ottenere i tre obiettivi

cardine della recinzione: 1) il rispetto, inteso come soglia psicologica più che come barriera

fisica, da parte delle persone, 2) il contrasto efficace all’ingresso dei cani, 3) la sufficiente

resistenza alle mareggiate primaverili.

Figura 1. Approntamento stagionale della recinzione realizzata da LIPU a San Nicolò, presso lo stabilimento balneare della Marina Militare.

Figura 2. Recinzione realizzata da LIPU a San Nicolò, presso lo stabilimento balneare della Marina Militare, gestita dal 2008.

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Nella foto di Figura 2 è riportato lo stadio di sviluppo, ancora preliminare, sperimentato alla

Marina Militare. Il monitoraggio del comportamento dei cani ha permesso, nel corso

dell’estate, di perfezionare ulteriormente il modulo, rendendolo altamente efficace, sempre

rispettando i necessari criteri di economicità e resistenza. Va infatti evidenziato che la

recinzione è stata pagata dalla sezione e da contributi volontari dei soci.

La recinzione è stata corredata, oltre che dai cartelli di divieto di ingresso, da un pannello

informativo (70x100 cm) su forex illustrante le specie nidificanti, la funzione e le modalità di

gestione del recinto, i suggerimenti comportamentali per i bagnanti. Il pannello, su richiesta

della Marina Militare, spiegava anche il perché della presenza di detrito nell’area recintata,

frutto non di incuria ma di scelta motivata.

La LIPU ha messo a disposizione del Comune la propria competenza, sollecitando la

recinzione dell’area di nidificazione principale, compresa tra la diga foranea e le concessioni

balneari, chiedendo di essere coinvolta nella progettazione e realizzazione della stessa.

Purtroppo la disponibilità non è stata colta. L’Associazione mette nuovamente a disposizione

la sua competenza per l’esecuzione della recinzione del 2014, che, alla luce del disastro di

quest’anno, dovrà essere tempestiva ed efficace, per evitare anche, a nostro avviso, di

implicare responsabilità nel peggioramento del grado di conservazione della specie.

Gabbie di protezione – L’uso di gabbie per la protezione dei nidi di fratino dall’attacco dei

predatori è stato sviluppato dalla LIPU di Venezia già nel 1997, indipendentemente dal

contemporaneo utilizzo negli Stati Uniti, Inghilterra e Francia (Antinori et al., 2011). Da allora

il gruppo di lavoro ha messo a punto e sperimentato vari modelli di gabbia, selezionando

infine il migliore (Figura 3). Vale la pena sottolineare che la sperimentazione in loco è stata

originale, in quanto la letteratura scientifica fornisce varie esperienze e modelli di gabbia che

spesso evidenziano, a nostro avviso, dei limiti costruttivi importanti, in alcuni casi

probabilmente pericolosi per la stessa specie target (vedi Mabee & Estelle, 2000; Johnson &

Oring, 2002, Hardy & Colwell, 2008).

Figura 3. Gabbia antipredazione e fratino in cova al suo interno.

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Le osservazioni compiute in questi anni dai volontari LIPU a Ca’ Roman e a San Nicolò hanno

evidenziato che la predazione dei nidi sono compiute da Cornacchia grigia (Corvus corone cornix), Gazza (Pica pica), Gabbiano reale (Larus michahellis), Riccio (Erinaceus europaeus), ratto (Rattus sp.), oltre che da gatti randagi e da cani (Antinori et al., 2011). La gabbia messa

a punto nel 1997 si era già rivelata idonea ad impedire la predazione da parte di corvidi,

laridi, cani e gatti. Rimaneva però da verificarne l’efficacia per il riccio.

Nel periodo di nidificazione (aprile-luglio), nelle aree di nidificazione di San Nicolò e Ca’

Roman sono sempre state rilevate impronte di individui adulti. Quest’anno, in una notte di

fine luglio, grazie alla “collaborazione” di un riccio adulto di media taglia presente nel giardino

di un socio, è stato fatto un esperimento per testare l’efficacia della gabbia nel prevenire la

predazione delle uova da parte del riccio. Dopo essere stato pesato (800 g), il riccio è stato

posto all’interno di una gabbia antipredazione per verificare se riuscisse ad attraversare le

maglie della rete (Figura 4). Malgrado vari tentativi di forzare il passaggio, l’animale non è

riuscito ad uscire dalla gabbia, che risulta pertanto idonea a prevenire la predazione delle

uova anche da parte di questa specie.

Figura 4. Verifica dell’efficacia della gabbia nel contrastare l’ingresso del riccio: il riccio non riesce a penetrare attraverso le maglie, né a sollevare la rete.

L’esperimento fatto ha spinto il gruppo di lavoro a progettare dei moduli di protezione anche

per i nidi di fraticello, per le cui uova si ritiene che il riccio possa rappresentare un predatore

notturno molto importante (Jackson, 2001; Jackson et al., 2004).

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Nell’ambito del Progetto Qui Fratino ci cova, gli attivisti LIPU hanno avviato lo studio degli

effetti diretti e indiretti dell’uso della gabbia di protezione. Il protocollo dello studio è stato

sottoposto all’attenzione dei professori Danilo Mainardi e Stefano Malavasi, che l’hanno

giudicato molto interessante, manifestando anche la disponibilità a collaborare allo stesso. I

primi dati raccolti quest’anno si dimostrano estremamente interessanti e rassicuranti. Il nido

di fratino protetto con gabbia all’interno del recinto LIPU presso la Marina Militare è stato

oggetto del primo monitoraggio eco-etologico e, sorvolando su altri dati più tecnici e

preliminari, è stato possibile documentare che se non vi fosse stata la gabbia, il nido sarebbe

stato predato già al settimo giorno di cova (Figura 5). Il precedente nido presente nella stessa

area, non protetto, era stato predato al quinto giorno di cova.

Figura 5. Tentativo di predazione di nido di fratino da parte di cornacchia grigia, sventato dalla gabbia di protezione.

La grave incidenza della predazione sul successo riproduttivo di fratino e fraticello (Borgo,

1995; Antinori et al., 2011) rende evidente come, come evidenziato all’estero (Melvin et al., 1992; Jönsson, 1993; Estelle et al., 1996; Garnett and Crowley, 2000; Johnson and Oring,

2002; Middleton, 2003; Isaksson et al., 2007), l’uso delle gabbie antipredazione sia ormai

indispensabile per la conservazione della popolazione di fratino nidificante sul litorale

Veneziano. L’esperienza LIPU di questi anni ha evidenziato però che l’uso delle gabbie

antipredazione deve essere limitato alle sole aree adeguatamente recintate. All’esterno delle

stesse infatti, esse attirano l’attenzione delle persone comportando un aumento del disturbo e

delle interruzioni della cova, se non addirittura atti di vandalismo. Inoltre, a San Nicolò, come

in altri settori del Lido, l’impiego delle gabbie all’esterno alle aree recintate è sconsigliato per

la presenza dei cani, anche di grossa taglia, che frequentano la spiaggia. Di qui un’ulteriore

evidenza dell’inderogabile importanza di attuare a San Nicolò una recinzione efficace e

precoce delle aree di nidificazione.

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Da aprile a luglio i volontari dell’Associazione hanno svolto la tradizionale e periodica attività

di verifica delle nidificazioni presenti, di informazione e sensibilizzazione delle persone in

spiaggia.

Alla luce delle ripetute aggressioni di fratini e altri charadriformi da parte di cani sciolti (ahimè

in compagnia dei padroni), sentito l’Osservatorio per l’assenso all’uso del logo del Comune, la

LIPU ha prodotto in luglio cartelli di sollecito a tenere i cani al guinzaglio. I cartelli sono stati

apposti soprattutto per cercare di tutelare i tre pulli presenti, la cui sopravvivenza, va detto, è

stata garantita esclusivamente dalla recinzione del ripristino ambientale del cantiere del

MOSE.

Figura 6. Luglio 2013. La femmina di fratino (nel circoletto rosso) e i suoi tre pulli si mettono in salvo all’interno della recinzione del MOSE, sfuggendo all’accanito inseguimento di un cane di proprietà libero. Il ruolo delle recinzioni nella conservazione del fratino è ormai un’evidenza (Foto M.G. Mitri).

Per quanto riguarda la collaborazione con altre associazioni attive sul territorio, le nidificazioni

individuate dai soci LIPU sono state puntualmente trasmesse all’Osservatorio della Laguna e

del Territorio del Comune di Venezia per confluire nel database del piano di monitoraggio del

Fratino in Veneto condotto dalla neonata associazione Accipiter.

Le due associazioni hanno inoltre collaborato nel contrastare alcune criticità venutesi a creare

a San Nicolò, con la comparsa di una costruzione-accampamento sulle dune, e in occasione

del Redentore, quando tradizionalmente l’area è presa d’assalto da gruppi di giovani che vi

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bivaccano per parte o tutta la notte. In previsione della notte del Redentore, la LIPU ha

sensibilizzato la popolazione a mezzo stampa e, con nota scritta, ha richiesto alle forze

dell’ordine (Polizia Locale, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale) la

programmazione di sopralluoghi di vigilanza notturna per l’applicazione dell’ordinanza

sindacale che vieta il bivacco e il campeggio nelle spiagge dei SIC. Ha quindi svolto un’attività

di sensibilizzazione ad inizio serata, nel momento di affluenza delle persone, ed un

volantinaggio distribuendo, anche presso i ristoranti “Pachuka” e “Paradise”, i volantini

elaborati per l’evento della Coppa America (riportanti caratteristiche, criticità e norme

comportamentali nell’Oasi).

1.1.1. Risultati riproduttivi 2013

Nel 2013 il fraticello non ha nidificato sulla spiaggia di San Nicolò, malgrado abbia a più

riprese fatto credere di volerlo fare, con coppie che scendevano nell’area della Marina Militare

posandosi a terra col pesce in bocca (rituale di corteggiamento). È probabile che l’eccessivo

sviluppo di vegetazione alloctona (Cenchrus incertus e Xantium italicum) nel recinto abbia

fatto desistere dall’insediamento.

Il fratino ha nidificato con successo. Sono state censite 14 nidificazioni ed è stato accertato

l’involo di 4 pulli. Almeno altre due nidificazioni sono inoltre state avviate nella spiaggia

antistante l’Ospedale al Mare., area esterna all’Oasi e al SIC, ma di grande valore

conservazionistico.

Malgrado le apparenze, il 2013 è stato un anno molto negativo per il fratino a San Nicolò.

Non tanto per il basso numero di pulli involati (ci sono stati anche anni senza involi), né certo

per il numero di nidificazioni, quanto per il confronto con quello che avrebbe potuto essere.

Quattordici nidificazioni non sono certo poche, specie considerando che ad aprile, ben sette

coppie diverse erano contemporaneamente in cova (Figura 7). Purtroppo, di questi primi sette

nidi di aprile si è involato con certezza un solo pullo. Le cause del fallimento sono state le

solite: il disturbo e la distruzione da parte dei bagnanti, la predazione. Il 25 aprile, complice il

sole primaverile, folle di bagnanti si sono riversate sul litorale veneziano, causando a San

Nicolò la perdita diretta (per calpestio) di due nidi e la perdita indiretta (per abbandono) di un

terzo nido. Questo fatto è particolarmente grave in quanto un’adeguata e tempestiva

recinzione dell’area, richiesta dalla LIPU da anni, avrebbe potuto evitarlo. Si ritiene che nel

2013 continuare a perdere nidi per la mancata recinzione delle aree di nidificazione nel SIC

sia una grave assunzione di responsabilità nel peggioramento del grado di conservazione della

specie.

Le nidificazioni si sono concentrate in aprile e maggio (Figura 7), mentre in giugno e luglio si

sono verificate solo due nidificazioni di rimpiazzo a seguito del fallimento delle nidificazioni

precedenti. Questi dati, pur ovvi, evidenziano ancora una volta come la recinzione delle aree

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di nidificazione debba essere fatta entro marzo. Quest’anno, una delimitazione (peraltro

inefficace nel limitare l’accesso a persone e cani) di parte dell’area di nidificazione posta al di

fuori dalle concessioni balneari è stata approntata da Veritas tra la fine di maggio e l’inizio di

giugno. Tardi, tanto che una sola nidificazione è stata avviata all’interno della recinzione.

Fenologia 2013 della nidificazione del Fratino: inizio cova

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2

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6

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N° n

idifi

cazi

oni a

vvia

te

Nidi totali (Ca'Roman, OaM, SN) 0 9 6 2 1 0

Nidi SN 0 7 4 2 1 0

Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto

Fenologia 2013 della nidificazione del Fratino: nidi attivi

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N° n

idifi

cazi

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n co

rso

Nidi totali (Ca'Roman, OaM, SN) 0 9 10 4 2 0

Nidi SN 0 7 8 4 2 0

Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto

Figura 7. Numero mensile di nidificazioni avviate (in alto) e in corso (in basso) nell’Oasi di San Nicolò (N=14 nidi) e nel totale delle aree seguite da LIPU lungo il litorale veneziano (N=18 nidi) comprendenti l’area antistante l’Ospedale al Mare e l’Oasi di Ca’ Roman.

Complessivamente, il successo di schiusa delle 17 nidificazioni il cui esito è stato accertato

(una era infatti nell’area del MOSE), è stato pari al 17,6% (3/17 nidi). L’82% dei nidi è andato

perso (Figura 8): il 63% per predazione e il 19% per effetto antropico diretto (calpestio o

abbandono). È estremamente probabile che il disturbo antropico possa avere anche un

effetto indiretto, facilitando l’individuazione dei nidi e quindi giocando un ruolo importante nel

determinare l’incidenza della predazione.

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I tre nidi che sono certamente arrivati alla schiusa si trovavano tutti entro recinzioni efficaci

(LIPU alla Marina Militare, area di cantiere del MOSE) o in situazioni a fruizione antropica

gestita che garantiva la presenza di settori con basso rischio di calpestio (Pachuka). Nessuna

nidificazione in aree non recintate è arrivata alla schiusa.

Nidi di Fratino 2013 (N=17)

Predati63%

Distrutti19%

Schiusi18%

Figura 8. Esito e cause di fallimento delle 17 nidificazioni monitorate nel 2013.

1.1.2.Movimenti e area di allevamento

Le due nidificazioni andate a buon fine al di fuori delle aree recintate del MOSE, si situavano

all’estremità sudoccidentale del litorale dell’Oasi di San Nicolò. Il loro monitoraggio quotidiano

nei giorni della schiusa ha permesso agli attivisti LIPU, supportati da Giovanna Mitri, di

seguire gli spostamenti dei pulli nei primi giorni successivi alla schiusa. I risultati sono di

grande valore gestionale e interesse per il sostegno al successo riproduttivo della specie.

Dopo un solo giorno dalla schiusa, i pulcini dei due nidi sono stati guidati dai genitori

attraverso tutta la spiaggia di San Nicolò, fino alla radice della diga foranea. Gli spostamenti

rilevati, rispettivamente di 800 e 600 m, confermano un comportamento già noto in

letteratura (Wilson & Colwell, 2010) e l’esistenza di aree di allevamento preferenziali.

L’area di circa 150 m di lunghezza prossima alla diga (Figura 10) è l’area di allevamento

preferenziale di San Nicolò. Su di essa sembrano poter convergere le nidiate schiuse

nell’intera area compresa tra la Marina Militare e la diga. Elementi fondamentali appaiono

essere 1) la disponibilità trofica legata all’accumulo delle alghe spiaggiate, sospinte

nell’angolo dal vento di scirocco, 2) il conseguente minor disturbo antropico antropico,

caratterizzato dal transito di persone più che dallo stazionamento di bagnanti, 3) la presenza,

a breve distanza, dell’area recintata del ripristino ambientale del MOSE, che funge da rifugio

per i pulli. In più occasioni si è assistito all’inseguimento di pulli e adulti da parte di cani e il

loro mettersi in salvo all’interno della recinzione. La tutela, attraverso una corretta gestione,

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di quest’area è prioritaria per la conservazione della specie nell’area di San Nicolò e,

considerando il potenziale numero di coppie presenti (7 nidificanti in aprile!), nell’intero SIC.

Figura 9. Il trasferimento dei pulli dalle aree di cova all’area di allevamento prossima alla diga è avvenuto nelle prime ore del mattino e la sera, quando il disturbo è minore (Foto R. Gottipavero).

Figura 10. Spostamenti di due nidiate del 2013 tra i punti di schiusa (nido) e l’area di allevamento dei pulli, nel tratto di circa 200 m più prossimo alla diga foranea. Nessuna altra covata è arrivata alla schiusa nel tratto di spiaggia libera di San Nicolò.

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1.1.3. Problematiche evidenziate

a) Recinzione dell’area di nidificazione

Si è già evidenziato nei paragrafi precedenti il problema della mancata recinzione tempestiva

dell’area di nidificazione nell’area di spiaggia libera dell’Oasi e il mancato coinvolgimento della

LIPU nella progettazione di una struttura adeguata. I risultati di questa scelta sono stati

esposti nel capitolo 1.1.1.

Oltre ad essere stata troppo tardiva, la delimitazione dell’area è stata fatta con una modalità

minimale (una fettuccia orizzontale tesa a 150 cm da terra alla sommità di pali) non

sufficiente per il reale ottenimento dei risultati di protezione (vedi oltre). Per le sue stesse

caratteristiche, la delimitazione non è quasi mai stata presa in considerazione dalle persone, e

dai bambini in particolare, che spesso vi passavano sotto o vi sbattevano, col rischio di ferirsi,

non vedendo la fettuccia. Inoltre, tale struttura era del tutto inutile per prevenire l’ingresso

dei cani, piaga storica di San Nicolò.

Se le modalità di recinzione non sono state condivise con la LIPU, il perimetro dell’area da

delimitare è stato invece concordato tra i responsabili della LIPU e di Accipiter (delegata dal

Comune a seguire la recinzione). La LIPU ha insistito perché il recinto avesse la massima

estensione verso battigia, per assicurarne l’efficacia, rinunciando piuttosto (visto il poco

materiale a disposizione) a proteggere la parte più meridionale dell’area, maggiormente

soggetta a disturbo e quindi meno appetibile per la specie.

Un esperimento interessante

Per verificare il ritmo di predazione dei

nidi, è stato condotto un esperimento

utilizzando 12 nidi artificiali (foto a lato).

Ogni nido era costituito da tre uova di

quaglia (con pigmentazione e dimensioni

analoghe a quelle di fratino) poste in una

conchetta di cova ricavata con una pallina

da tennis. Le uova sono state disposte con

il vertice in basso e al centro, come

abitualmente fatto dal fratino. I nidi sono

stati controllati ogni due giorni.

L’esperimento, seppure preliminare, ha evidenziato come la perdita dei nidi segua un ritmo

pressoché lineare, con la perdita quasi totale (92%) già al 12° giorno dalla posa. L’aspetto

interessante non è solo il tasso di perdita, ma le cause della stessa (Tabella 1 e Figura 11).

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Tabella 1. Dati sull’incidenza delle diverse cause di perdita dei nidi artificiali utilizzati sperimentalmente a San Nicolò (Lido di Venezia).

Nidi N° nidi Incidenza della perdita% dei nidi persi % dei nidi totali

Predati 4 36,4 33,3Distrutti (uomo) 6 54,5 50,0Sepolti o spostati (vento) 1 9,1 8,3Totale posati 12 100 91,7Totale persi 11 100 100

La predazione ha causato la perdita di un terzo dei nidi. Nella maggior parte dei casi (54,5%)

la perdita del nido è stata dovuta a calpestio da parte di persone. In un caso un nido è stato

addirittura distrutto da una tenda da campeggio montatavi sopra! L’incidenza della distruzione

umana sembra un fenomeno di tipo probabilistico, inesorabile e devastante.

È allarmante il fatto che il 67% dei nidi distrutti dall’uomo (compreso quello schiacciato dalla

tenda!) si trovassero all’interno della recinzione messa in opera dal Comune. Un chiaro segno

di come una fettuccia tesa alla sommità di pali da 150 cm f.t. sia inadeguata a suscitare il

rispetto da parte della gente (oltre che a sortire un qualche effetto su cani e bambini).

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

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1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

% Nidi

Giorni dalla posa

Vento

Uomo

Predato ri

Nidi inta tti

Figura 11. Incidenza delle diverse cause di perdita dei nidi artificiali (n=12) nell’Oasi di San Nicolò.

Confrontando i set di nidi posti in aree non recintate (n=3), all’interno del recinto del Comune

(n=6) e del recinto di LIPU presso la Marina Militare (n=3), si rileva come solo quest’ultima

sia efficace nel prevenire l’ingresso e il danneggiamento di nidi da parte delle persone (Figura

12). Al contrario, la recinzione del Comune non ha sortito alcun effetto di protezione rispetto

all’area non recintata. Certo il campione dei dati è piccolo, ma sono risultati che pur

preliminari, appaiono piuttosto evidenti.

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Questi dati non sono certo una riprova dell’inutilità delle recinzioni, tesi isolata sostenuta da

inesperti di gestione, ma sono l’evidenza della necessità che le recinzioni siano fatte in modo

corretto.

Figura 12. Confronto dell’incidenza delle diverse cause di perdita dei nidi artificiali (n=12) nelle aree sottoposte a diversa misura di tutela nell’Oasi di San Nicolò.

b) Predazione

La predazione, come evidenziato nel capitolo precedente, si rileva un fattore di pressione

fondamentale nel ridurre il successo riproduttivo del fratino e del fraticello a San Nicolò e, più

in generale, sul litorale veneziano (Borgo, 1995; Antinori et al., 2011). È verosimile che la

presenza antropica, inducendo movimenti degli adulti in cova, aumenti la probabilità di

identificazione dei nidi da parte dei predatori. Il contenimento della predazione mediante

gabbie antipredazione è ormai indispensabile e consentirebbe di incrementare

significativamente il successo riproduttivo, o almeno il tasso di schiusa, della popolazione, ma

la sua applicazione può avvenire solo dopo un’adeguata e tempestiva recinzione delle aree di

nidificazione, che rimane pertanto il primo passo fondamentale.

Importante è poi sostenere un monitoraggio idoneo alla precoce individuazione dei nidi,

possibilmente già nella fase di deposizione.

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0

10

20

30

40

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90

100

Area libera Recinzione Comune Recinzione LIPU-MM

Tipo di protezione

% r

elat

iva

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cide

nza

Nidi intattiVentoUom oPredati

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c) Pulizia dell’arenile

La pulizia dell’arenile svolta da Veritas è condotta con una metodologia di massima efficienza

e con uno sforzo intenso per risultare sostenibile.

Ciò non di meno, l’attività, così come attualmente svolta, mantiene una forte pericolosità e un

forte impatto sulla specie. La pulizia viene svolta quotidianamente, come su una spiaggia

gestita da concessionario, comportando un fattore di disturbo e un rischio ulteriori e

addizionali rispetto a quelli cui gli animali sono già esposti. La pulizia ha comportato anche la

raccolta e parziale rimozione del materiale vegetale marino spiaggiato. L’operazione viene

condotta a mano, ma ciò non toglie che essa riduce drasticamente la disponibilità trofica dei

fratini (e degli altri charadriformi) in un tratto di spiaggia compreso nel SIC. Malgrado

l’ordinanza del 2011, che, a meno di nostri errori di interpretazione, escluderebbe l’utilizzo di

mezzi motorizzati nei SIC e altre zone di particolare interesse, le pulizie vengono condotte col

supporto dei mezzi motorizzati (pick up e camion) che quotidianamente percorrono

ripetutamente l’intera estensione della spiaggia, dalla zona A alla diga foranea, proprio lungo

la fascia di alimentazione della specie e nelle prime ore del mattino, utilizzate dalla specie per

il foraggiamento. Per fare un esempio, i pulcini nati dal nido del Pachuka e impegnati nel loro

viaggio verso la diga (Figura 10), sono stati salvati dagli pneumatici dei mezzi Veritas grazie

all’intervento della dr. M.G. Mitri, corsa a fermare il mezzo e ad indicare i pulcini agli

operatori.

Figura 13. Il transito dei mezzi motorizzati lungo la spiaggia del SIC comporta il rischio di determinare la morte di pulli, e il conseguente impatto sul successo riproduttivo della specie.

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Nel valutare l’impatto indiretto dell’operazione di pulizia manuale, vanno considerati la

lentezza con la quale viene necessariamente svolta e il buffer di disturbo, di circa 20 m di

raggio, che circonda l’operatore. Ogni operatore può determinare infatti l’allontanamento dal

nido e la sospensione della cova entro un’area di oltre 1200 mq. Il rischio che ciò abbia

conseguenze (raffreddamento degli embrioni o l’individuazione da parte di predatori) è

accentuato dal fatto che le operazioni di pulizia vengono condotte nelle prime ore del mattino,

più fresche e in cui corvidi e gabbiani sono più assiduamente impegnati nella ricerca di cibo in

spiaggia. Va inoltre rilevato come nessun monitoraggio possa avere la presunzione di

annullare tali rischi legati alla pulizia delle aree di nidificazione. La situazione dei nidi cambia

infatti da un giorno all’altro e dalla sera alla mattina. È sempre elevata la possibilità di

schiacciare uova in nidi non ancora in cova (fase di deposizione) e non evidenziati dalla

presenza degli adulti, o di distruggere, determinare l’interruzione della cova o evidenziare ai

predatori nidi non censiti e segnalati.

I rischi legati all’attività di pulizia della spiaggia nelle aree di nidificazione e foraggiamento,

che anche condotta con le attuali attenzioni rappresenta un fattore di pressione sulla

popolazione del SIC, sono evitabili e andrebbero pertanto evitati, visto l’attuale cattivo grado

di conservazione della specie.

La posizione che la LIPU, in un contesto di esperienze internazionalmente condivise, porta

avanti da anni è che le aree di nidificazione debbano essere recintate adeguatamente e che

al loro interno la pulizia debba essere fatta solo prima e dopo il periodo di nidificazione;

durante lo stesso la pulizia può essere fatta solo nel caso in cui, a seguito di mareggiate, gli

apporti di rifiuti rendano indecorosa la spiaggia. Un’adeguata informazione ai fruitori della

spiaggia del SIC darebbe ragione dell’eventuale presenza di qualche rifiuto all’interno dell’area

di nidificazione, “scagionando” i responsabili da eventuali accuse di incuria. La strategia di

lavoro affinata dagli operatori di Veritas è lodevole e perfetta per i settori esterni alle aree di

nidificazione, nelle quali l’affluenza di persone richiede standard di pulizia più alti.

L’individuazione dell’area di allevamento prossima alla diga ha evidenziato, a fine giugno,

l’urgenza di preservare l’idoneità di tale settore e di limitare l’impatto negativo delle

operazioni di pulizia. La LIPU ha pertanto evidenziato all’Osservatorio della Laguna il

problema, proponendo alcune misure di tutela che l’Osservatorio per la laguna e il territorio

ha tempestivamente trasmesso a Veritas. Le misure consistevano nella sospensione della

pulizia nel tratto di 100 m dalla diga, nel non avvicinare i mezzi motorizzati a distanza

inferiore a 200 m dalla diga e nell’esecuzione tardiva, non prima delle ore 9h, delle operazioni

di pulizia in questo settore, per non comportare limitazioni aggiuntive all’attività di

foraggiamento dei pulli.

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d) Presenza di cani

Malgrado un’ordinanza del Comune di Venezia ne vieti la presenza in spiaggia, i cani sono una

presenza numerosa e continua sulla spiaggia di San Nicolò dalle 05h del mattino alle 21h di

sera. I cani non sono quasi mai condotti al guinzaglio e spesso si divertono, nel disinteresse

consapevole del padrone, a rincorrere fratini, piovanelli e beccacce di mare sulla battigia. In

diverse occasioni, cani sono stati osservati inseguire adulti e pulli di fratino anche nell’area di

nidificazione. In un caso, nel mese di luglio un cane è quasi riuscito a predare i pulli presenti

nell’area, la cui salvezza è stata garantita esclusivamente dalla presenza dell’area recintata del

ripristino ambientale del MOSE (Figura 6).

Molti di noi sono padroni di cani. Cani piccoli o cani grandi. Tutti siamo quindi ben consapevoli

del valore e del piacere della passeggiata in spiaggia col cane, e condividiamo pertanto la

necessità di non vessare inutilmente i cinofili. Premesso ciò, dal punto di vista faunistico,

sarebbe preferibile che l’ordinanza valesse solo per il periodo primaverile estivo (dal 1 marzo

al 30 settembre) ma che in tali mesi venisse fatta rispettare.

Nel corso dell’estate 2013, il concessionario del Pachuka ha inaugurato una “spiaggia per

cani”, dopo aver ricevuto l’autorizzazione dall’ASL. A seguito delle segnalazioni e della

richiesta di informazioni fatte dalla LIPU al Comune di Venezia, era emerso un quadro

autorizzativo lacunoso, soprattutto per la mancata presentazione della VINCA. La LIPU non è

contraria alle spiagge per cani, ma è fortemente critica verso l’istituzione di una di esse

all’interno del SIC. Se risultasse politicamente insostenibile una bocciatura dell’iniziativa, la

LIPU di Venezia mette a disposizione del Comune le competenze proprie e dei propri

professionisti per collaborare all’individuazione delle indispensabili misure di mitigazione. Si

ravvisa infatti il rischio di significativi effetti di perturbazione e perdita di specie, di

frammentazione e degrado del suo habitat. È infatti chiaro che la responsabilità del gestore

della concessione non si estende al di fuori dei confini di concessione e che la presenza dei

cani in spiaggia rischierebbe di comportare un disturbo molto più esteso e che coinvolgerebbe

significativamente le aree riproduttive interne al SIC.

e) Frammentazione dell’area di nidificazione

La posizione e il numero dei sentieri attrezzati che portano al mare rivela delle criticità

importanti. Tenendo conto della distanza di fuga del fratino in cova, i due passaggi interni agli

habitat del SIC appaiono troppo ravvicinati tra loro, con un “effetto bordo” troppo esteso e

che espone ad effetti significativi di disturbo le nidificazioni che vi vengono avviate. A tale

proposito si evidenzia come la fluttuazione delle frequenze, massima nei fine settimana,

inficia la scelta del sito di nidificazione del fratino, che non può prevedere l’affluenza dei fine

settimana, specie nel periodo primaverile in cui l’attività balneare si sviluppa ex novo.

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La presenza dei sentieri sta determinando un effetto di frammentazione dell’habitat di specie

significativo, tale da ripercuotersi sul successo riproduttivo del fratino e da determinare un

ulteriore degrado della sua popolazione. Si propone quindi una revisione della sentieristica,

con la soppressione del sentiero centrale all’area.

Allo stesso modo, i tratti di staccionata presenti sul colmo della linea di duna hanno (oltre ad

un forte impatto paesaggistico) un effetto controproducente. Le persone infatti le

raggiungono, abbandonando il sentiero, pensando siano inizio o meta di un percorso, o

semplicemente per appoggiarvi la bicicletta. Ciò comporta un aggravio dell’incidenza del

disturbo antropico alle aree di nidificazione.

I dati di spostamento dei pulli raccolti quest’anno hanno evidenziato l’organicità dell’area di

San Nicolò che, dalla Marina Militare fino alla diga, rappresenta un’unica area di nidificazione

al cui interno si possono distinguere aree di cova e aree di allevamento anche tra loro non

necessariamente coincidenti. Ciò rende evidente la necessità di garantire la continuità

ecologica dell’area, in modo da consentire il movimento degli animali, e dei pulli no volanti in

particolare, lungo l’intera lunghezza del litorale. Tale possibilità di spostamento è gravemente

compromessa soprattutto dalla mancanza di un corridoio ecologico, dalla presenza di cani in

spiaggia e dalla mancanza di un’adeguata recinzione.

Figura 14. Pulizia meccanica della battigia all’interno dell’Oasi e SIC condotta dai concessionari in pieno periodo riproduttivo.

Si è detto del motivo per cui le coppie portano i pulli presso la diga. Ma nulla si è detto sul

perché lo debbano fare. Un fattore a nostro avviso importante, che agisce in sinergia con il

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disturbo antropico, è la pulizia meccanica (trattore con rastrello) e la rimozione di alghe e

conchiglie su un tratto di battigia di un centinaio di metri all’interno dell’Oasi da parte del

concessionari limitrofi all’Oasi (Figura 14). Questa attività, condotta nel SIC e fuori dalla

concessione, in violazione delle prescrizioni e ordinanze, determina frammentazione e

degrado dell’habitat del fratino, riducendo l’idoneità di un vasto tratto della spiaggia al

foraggiamento dei pulli e incidendo pertanto sulla capacità portante dell’area.

1.2. TUTELA DEGLI HABITAT ERBACEI RETRODUNALI

Per chi, come noi, segue San Nicolò dagli anni ’80, le modifiche ambientali in corso a San

Nicolò sono spettacolari e motivo di tanta gioia quanta preoccupazione. La posa della prima

cancellata e la conseguente cessazione dell’intensa attività di moto cross e della pratica

abituale di andare in spiaggia con la macchina, ha permesso, a partire dal 1997, il vistoso

recupero degli habitat, con la loro evoluzione verso le facies serali e para-climaciche tipiche.

Sin dal 1992, il referente LIPU per San Nicolò (dr. A. Borgo) monitora lo stato degli habitat in

questo sito, con rilievi della vegetazione e una prima cartografia degli habitat prodotta nel

1996 con rilievi da foto aerea a bassa quota. Tale attività ha permesso di seguire con

precisione l’evoluzione degli habitat (Figura 15).

Figura 15. Cartografie degli habitat relative al 1996 (sinistra) e al 2012 (destra).

A partire dai primi anni del 2000 è iniziata l’invasione degli habitat retrodunali erbacei

(Tortulo-scabioseti 2130*, Heriantho-schoeneto 6420 e Sileno-vulpieto 2230) da parte di

piante arbustive alloctone. Il fenomeno è stato determinato, almeno in parte, da improvvidi

impianti condotti per iniziativa di singoli. Attualmente il processo è in forte accelerazione, in

relazione all’innescarsi dei fenomeni di diffusione spontanea.

Già nel documento programmatico elaborato nel 2011 e presentato dalla LIPU al Comune

nella primavera 2012 a corredo della propria richiesta di gestione dell’Oasi di San Nicolò, si

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evidenziava il problema del processo di invasione degli habitat erbacei retrodunali da parte di

specie legnose prenemorali alloctone. Nel programma di gestione si esprimeva l’impegno

prioritario dell’Associazione proponente a contrastare e disinnescare tale dinamica.

Con l’aumento del numero e della diffusione degli esemplari che raggiungono la maturità e

producono semi, la dinamica sta subendo un’accelerazione esponenziale, con un aggravio

della magnitudine dell’effetto di degrado degli habitat e un aumento del rischio della riduzione

della loro superficie. Nel 2013 la situazione di invasione risulta ulteriormente progredita

rispetto al 2011, con la crescita degli esemplari e la diffusione di nuove piante per via radicale

e per disseminazione (Figura 16).

Figura 16. Vegetazione arbustiva alloctona negli habitat retrodunali erbacei a San Nicolò. Situazione al 2012-2013.

Le specie interessate sono tutte alloctone (Olivo di Boemia, Amorfa, Ligustro lucido,

Tamerice) e derivano da errati interventi antropici e dal successivo innescarsi dei fenomeni di

diffusione. Sono presenti anche alcuni esemplari isolati di pino che risultano, che in questa

fase appaiono però meno problematici.

Un intervento immediato e radicale può ancora risolvere favorevolmente la situazione,

garantendo la conservazione degli habitat di interesse comunitario coinvolti. Il rinvio e il

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conseguente aggravio della situazione comporterà per le amministrazioni competenti una

scelta: o la perdita di superficie di habitat di interesse comunitario e prioritario, o l’esborso di

denaro pubblico per il contrasto del fenomeno.

Figura 17. Invasione della prateria retrodunale e dei relativi habitat 2130*, 2230, 6420 da parte di specie altoarbustive alloctone. Il fenomeno è in forte accelerazione, a causa della maturazione degli esemplari e della forte produzione di polloni (in rosso nella foto in alto).

Per focalizzare la situazione, è stata fatta una simulazione della situazione al 2020 (Figura

18), tenendo conto dell’accrescimento medio rilevato nei giovani esemplari presenti nell’area

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ma senza considerare la comparsa di nuovi esemplari frutto della disseminazione. La

previsione è quindi ottimista!

Figura 18. Previsione ottimistica dello stadio di invasione degli habitat retrodunali erbacei da parte della vegetazione arbustiva alloctona al 2020.

A fronte dell’intensità del fenomeno si ribadisce la disponibilità dell’Associazione ad assumersi

l’onere gestionale del problema, attuando una strategia di contrasto ad impatto ambientale

nullo (vedi proposte 2014).

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2. VERSO IL 2014: PROGETTI & E RICHIESTE LIPU

2.1. Recinzione delle aree di nidificazione

La conservazione del fratino sul litorale veneziano non può non passare per una vera e

propria gestione del conflitto bagnanti-fratino. Immaginare di poter arrivare ad una

convivenza pacifica di fratini e uomini mescolati tra loro è utopia. L’unica soluzione è arrivare

a separare uomini e fratini, in modo che sulla spiaggia ci sia spazio per gli uni e per gli altri.

Nella nuova Carta delle vocazioni faunistiche del Veneto (Associazione Faunisti Veneti, 2013),

viene addirittura scritto che “I siti un tempo ottimali per la nidificazione, quali i litoranei, risentono ormai da due decenni di un’eccessiva pressione antropica, che lascia pochissimo spazio per questa specie. In queste aree senza una drastica, se non addirittura totale, riduzione della presenza di bagnanti non è ipotizzabile alcuna inversione del trend di decrescita osservato nell’ultimo decennio. Peraltro tali forti azioni gestionali sembrano del tutto improbabili nel breve periodo, a fronte dei possibili risvolti socio-culturali e della scarsissima propensione degli Enti locali ad effettuare scelte impopolari“.

Alla luce delle evidenze raccolte quest’anno, la LIPU non intende assistere anche nel 2014 ad

un’ennesima strage di una specie di Direttiva e a rischio di estinzione. Nel 2013, le

raccomandazioni e le disponibilità del gruppo LIPU operante a San Nicolò non hanno trovato

riscontro. Il risultato è stato il completo fallimento di tutte le nidificazioni avviate dal fratino

nella spiaggia libera dell’Oasi di San Nicolò. La LIPU ritiene che la mancata attuazione di un

intervento fattibile e di riconosciuta efficacia quale la tempestiva ed efficace recinzione delle

aree di nidificazione (lavori citati; Forster, 1975; Minsky, 1980; Mayer & Ryan, 1991; Conover,

2002; ; Murphy et al., 2003; Scarton et al., 2004; Ivan & Murphy, 2005; Moseby & Read,

2006) sia un’assunzione di responsabilità rispetto al peggioramento del grado di

conservazione delle specie e degli habitat nell’area di San Nicolò.

Per il 2014 la LIPU propone di ribaltare la situazione e quindi, in primo luogo, chiede che

l’anno prossimo la recinzione sia posta in opera entro marzo e sia realizzata con modalità

adatte a garantirne la massima efficacia possibile. A tal fine mette a disposizione della

Pubblica Amministrazione e della collettività la propria competenza gestionale e le proprie

risorse umane. Quest’anno la LIPU ha avviato il progetto “Qui Fratino ci cova”: un progetto

finalizzato all’incremento del successo riproduttivo del fratino (e del fraticello qualora

rioccupasse l’area). L’area di San Nicolò, che LIPU segue da oltre vent’anni, è stata

individuata come area di studio per il progetto, in ragione della sua posizione, della forte

incidenza dei fattori di pressione, del suo orientamento geografico e della sua storia di

protezione, che ben consente il confronto temporale dei dati. La recinzione delle aree di

nidificazione è alla base del progetto ed è pertanto un’esigenza primaria che sia messa in

opera entro fine marzo e sia costruita in modo da risultare efficace.

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Consapevoli delle difficoltà organizzative di un precoce intervento da parte

dell’Amministrazione Comunale, la sezione veneziana della LIPU è disponibile a farsi

direttamente carico della messa in opera della recinzione, operando, beninteso, in stretta

collaborazione con l’Osservatorio per la Laguna. Si chiede a tal fine al Comune di esprimere

fin dall’autunno 2013 l’assenso preventivo all’intervento LIPU.

Il problema più concreto, per un’associazione che dispone di un sufficiente numero di

volontari, non è la manodopera ma l’acquisto del materiale. Nel 2013, il rinnovo della

recinzione dell’area di nidificazione presso la Marina Militare è stato interamente finanziato

dall’autotassazione degli attivisti LIPU. Per recintare l’area di nidificazione interna all’Oasi,

LIPU chiede al Comune di Venezia, alla Provincia di Venezia e alla Regione Veneto la

disponibilità a sostenere le spese di acquisto del materiale. Per razionalizzare le spese, si

chiede di poter ricevere in consegna, alla dismissione autunnale, i pali utilizzati quest’anno da

Veritas per eseguire la delimitazione dell’area di nidificazione lato mare. Gli stessi infatti

verrebbero riutilizzati nel 2014, abbattendo i costi dell’intervento. Al riguardo si evidenzia

come nel 2012, la mancata rimozione autunnale dei pali disposti da Veritas per delimitare il

fronte mare dell’area di nidificazione durante le giornate della Coppa America, abbia

determinato la perdita del materiale ad opera delle mareggiate (malgrado i solleciti e le

proposte di intervento tempestivamente espresse da LIPU).

In mancanza del contributo da parte delle Ammministrazioni, o qualora le stesse non

potessero impegnarsi per il 2014, l’Associazione attuerà una ricerca di fondi presso sponsor

privati per anticipare la spesa (qualora le Amministrazioni potessero rimborsare le spese

mettendole nel bilancio 2014) o sostenerla.

2.2. Contenimento della predazione

La predazione incide pesantemente sul successo riproduttivo del fratino e del fraticello. I dati

di quest’anno confermano quanto già ben noto. L’uso delle gabbie è legato alla possibilità di

disporre dell’adeguata recinzione delle aree di nidificazione (vedi anche Murphy et al., 2003;

Maslo & Lockwood, 2009), in quanto senza recinzione esso è, come già evidenziato nelle

pagine precedenti, pericoloso e potenzialmente controproducente. La recinzione è quindi

irrinunciabile, per cercare di recuperare la popolazione aumentandone il successo riproduttivo.

Per la stagione di nidificazione 2014 LIPU costruirà, con fondi propri, un numero di gabbie

antipredazione sufficiente a proteggere tutte le nidificazioni di fratino e di fraticello che si

trovino in aree recintate.

La posa delle gabbie sarà accompagnata, nell’ambito del progetto gestionale “Qui Fratino ci

cova”, da uno studio eco-etologico sugli effetti diretti e indiretti dell’uso delle gabbie. In tal

senso, l’area di San Nicolò è l’area di studio di un progetto di ricerca e conservazione

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pluriennale, che dovrebbe vedere, secondo gli accordi preliminari con il prof. Mainardi e il

prof. Malavasi, anche la collaborazione dell’Università degli Studi di Venezia.

2.3. Pulizia della spiaggia

Per il 2014 LIPU propone di compiere, con i propri volontari e quelli di altre associazioni che

volessero aderire all’inizativa, un intervento di pulizia all’inizio di marzo entro l’area di

nidificazione recintata, con la raccolta manuale della plastica e del vetro, in cooperazione con

Veritas (asporto dei sacchi). All’avvio della nidificazione, all’interno della recinzione la pulizia

dovrebbe essere condotta, con le modalità già sperimentate da Veritas, solo nel caso in cui

apporti eccezionali rendessero l’area indecorosa. L’opportunità e modalità degli interventi

andrebbero concordati anche con LIPU e preliminarmente condivisi con l’Osservatorio per la

Laguna. A fine stagione riproduttiva (solitamente a fine luglio) la pulizia potrebbe riprendere

anche all’interno dell’area di nidificazione, con le modalità utilizzate da Veritas nel 2012 e

2013.

Una gestione particolare merita l’area di foraggiamento e di allevamento dei pulli, area

cardine per garantire che il successo di schiusa si traduca in un elevato tasso d’involo. In

questo settore, che si estende dalla diga foranea ai primi 200 m di linea di battigia, una

soluzione di buon compromesso sarebbe la creazione di un’area di rispetto speciale. Questa

zona è caratterizzata dal maggior apporto di alghe e fanerogame e per questo rappresenta,

fin dalle prime osservazioni condotte alla fine degli anni ’80, la principale area di pabulum per

il fratino e altri charadriformi. Durante la primavera e l’estate, questo settore, è esposto dalle

12h alle 20h al vento di Scirocco che vi sospinge le alghe, accumulandole nell’area di mare

antistante la battigia, fino a spiaggiarne una parte. L’area considerata ha quindi di per se

stessa uno scarsissimo valore per la balneazione.

Viste le caratteristiche dell’area, si suggerisce di alleggerire la pulizia in tale settore a bassa

valenza balnerae, svolgendola con cadenza quindicinale e solo dopo le 9h del mattino, in

modo da ridurre il disturbo all’attività trofica. Alghe e fanerogame non devono beninteso

essere rimosse da tale settore. Un’apposita tabella potrebbe chiarire al pubblico come la

presenza delle alghe non derivi da incuria, ma da una priorità di conservazione. Una

diminuzione dell’appeal di questo settore e la sua conseguente minore frequentazione

sarebbe fondamentale per garantire la sopravvivenza dei pulli, che nei periodi di forte

affluenza balneare rischiano di non poter accedere alle aree di foraggiamento (si veda per

esempio Ruhlen, 2003).

L’insieme di queste note e azioni di conservazione permetterebbe di ottenere un vistoso

risultato positivo per la conservazione della specie, il cui grado di conservazione nel SIC e a

San Nicolò è oggi gravemente compromesso.

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LIPU - Report Oasi San Nicolò 2013

2.4. Contenimento delle invasive legnose nelle cenosi retrodunali erbacee

Nel 2014 la LIPU di Venezia vorrebbe avviare l’intervento di contenimento delle arbustive

alloctone negli habitat erbacei retrodunali a San Nicolò. In tal senso, intende produrre lo

screening di VINCA per l’intervento, beninteso in collaborazione con l’Osservatorio per la

Laguna e il territorio. L’intervento verrà svolto gratuitamente dai volontari LIPU e da altri

cittadini che volessero aderire all’iniziativa. È chiaramente benvenuta qualsiasi disponibilità di

un contributo spese da parte dell’Amministrazione.

Dal momento che la rimozione di vegetazione arbustiva viene spesso vista dall’opinione

pubblica come un danno, l’operazione verrà accompagnata da incontri di informazione e sarà

associata ad un parallelo intervento di piantumazione volta al miglioramento floristico

dell’area alberata posta tra l’ingresso dell’Oasi e la diga foranea, a ovest della strada sterrata.

In tale area, originariamente dominata da una copertura arboreo-arbustiva a Robinia e a

Rovo, è già stato avviato dal referente LIPU per San Nicolò nel 1994 un intervento di

miglioramento floristico (A. Borgo, ined.), con l’impianto (sotto copertura di alloctone) di

roverelle, ornielli, biancospini, e la creazione di due centri di diffusione del pioppo bianco. Il

buon esito di quel primo intervento “pionieristico”, e la progressiva affermazione delle specie

arboree autoctone a danno delle specie alloctone, suggerisce di proseguire in tale direzione,

per eliminare progressivamente tutta la componente arboreo-arbustiva alloctona, mediante

loro sostituzione da parte di specie autoctone conformi alle indicazioni del progetto Life Dune.

L’intervento, nel suo complesso, consentirà di arrestare il fenomeno di progressiva invasione

del retroduna erbaceo, prevenendo al contempo la possibilità di una nuova diffusione dalle

aree adiacenti.

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