n°XX 05/07/2018 ilC OSMO · tizzazione di molti prodotti, finora inac-cessibili a molti...

22
L’Editoriale Attualmente nel mondo esistono 1300 monete virtuali; attenzione agli hacker e alla bolla che oggi sembra il nuovo Eldorado Viaggio alla scoperta dell’Internet delle transazioni, dei Bitcoin e delle criptovalute. Ma in pochi ancora li conoscono È possibile immaginare un’economia senza esseri uma- ni? Sì, se immaginiamo la Blockchain economy. E non dobbiamo guardare neanche troppo avanti. Già oggi sap- piamo una cosa importante: che potrà estinguersi l’uo- mo, ma non la Blockchain, seppure inventata proprio dall’essere umano. No, non stiamo parlando del solito film di fantascienza in cui le macchine prendono il co- mando del pianeta, uccidendo o sottomettendo gli altri esseri esistenti. un universo di notizie SMO C il O www.il-cosmo.com Eventi Film, mostre ed eventi da non perdere! continua 2 di Michela Trada n°XX 05/07/2018 In fase di registrazione presso il tribunale di Vercelli Editore: il Cosmo SRL via degli Oldoni 14, Vercelli. Direttore responsabile: Michela Trada www.cooperativacolibri.com visita il sito: Assistenza domiciliare e casa famiglia per anziani autosufficienti Blockchain Economy: la rivoluzione virtuale che sostituirà l’uomo Wiki-Era Intervista L’esperto: “Vi spiego cosa sono i Bitcoin” di Sabrina Falanga pag. 5 Profetica quanto Cassandra duran- te la guerra di Troia. Purtroppo, mi verrebbe da aggiungere. Vi ricordate quando due settimane fa scrissi che il male del mondo moderno è l’ignoran- za? Bene, ritengo che la nuova legge sul copyright, al vaglio in queste ore dall’Ue, contribuisca ampiamente in questa direzione ingrassando il popo- lo della mala education. Come al soli- to l’Universo si accartoccia nella bu- rocrazia anziché badare alla sostanza a scapito ovviamente della Cultura e di chi contribuisce a crearla. Non penso che Wikipedia chiuderà alla fine dei giochi, ma questa vicenda deve far riflettere. Per colpa dei soli- ti cavilli rischiamo, infatti, di perdere un patrimonio “free” importantissi- mo nell’era dei verbi possessivi scritti senza “h” e della fase preagonica del congiuntivo abbandonato ormai an- che nel doppiaggio dei cartoni ani- mati. “Cara lettrice, caro lettore, Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelera- re l’approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promul- gata, limiterà significativamente la libertà di Internet – si leggeva ieri sulla home page di Wikipedia - An- ziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’ac- cesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la pro- posta fosse approvata, potrebbe es- sere impossibile condividere un ar- ticolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere”. Da giornalista ho sempre odiato i fautori del Copia e incolla selvaggio (sport praticato da moltis- simi pseudo scrittori – ndr), ma in questo caso si rischia di andare ol- tre. Informare senza condividere sa molto più di censura che di libertà di espressione. E dove manca la condi- visione, la Cultura muore. Sport Giulia: dal nuoto, il coraggio che supera ogni avversità di Deborah Villarboito pag. 19 Intervista Karate: la nazionale parla vercellese con Marco Mazzarda di Deborah Villarboito pag. 20 Attualità Donne al volante: la rivincita delle quote ra di Deborah Villarboito pag.9 Rubrica Cibi da spiaggia: cosa mangiare? di Sabrina Falanga pag.15 Mondiali di calcio 2018: ma chi c’è in finale? di Deborah Villarboito I fatti della settimana: dall’immigrione al decreto dignità

Transcript of n°XX 05/07/2018 ilC OSMO · tizzazione di molti prodotti, finora inac-cessibili a molti...

L’Editoriale

Attualmente nel mondo esistono 1300 monete virtuali; attenzione agli hacker e alla bolla che oggi sembra il nuovo Eldorado

Viaggio alla scoperta dell’Internet delle transazioni, dei Bitcoin e delle criptovalute. Ma in pochi ancora li conoscono

È possibile immaginare un’economia senza esseri uma-ni? Sì, se immaginiamo la Blockchain economy. E non dobbiamo guardare neanche troppo avanti. Già oggi sap-piamo una cosa importante: che potrà estinguersi l’uo-mo, ma non la Blockchain, seppure inventata proprio dall’essere umano. No, non stiamo parlando del solito film di fantascienza in cui le macchine prendono il co-mando del pianeta, uccidendo o sottomettendo gli altri esseri esistenti.

un universo di notizieSMOCil O

www.il-cosmo.com

EventiFilm, mostre ed eventi danon perdere!

continua 2

di Michela Trada

n°XX 05/07/2018

In fase di registrazione presso il tribunale di VercelliEditore: il Cosmo SRL via degli Oldoni 14, Vercelli. Direttore responsabile: Michela Trada

www.cooperativacolibri.comvisita il sito:

Casa famiglia Colibrì

Casa famiglia Colibrì è un progetto che permette la convivenza e l’assistenza di piccoli gruppi di persone anziane (5/6 persone) in appartamenti adibiti su misura per le loro esigenze, con una formula assistenziale che permette loro un agevole soggiorno e tutto il supporto che necessitano nel loro quotidiano.

Assistenza domiciliare e casa famiglia per anziani autosufficienti

chiama 334.221.4608scrivi [email protected]

visita www.cooperativacolibri.com

Blockchain Economy: la rivoluzione virtuale che sostituirà l’uomo

Wiki-Era

Intervista

L’esperto: “Vi spiego cosa sono i Bitcoin”di Sabrina Falanga

pag. 5

Profetica quanto Cassandra duran-te la guerra di Troia. Purtroppo, mi verrebbe da aggiungere. Vi ricordate quando due settimane fa scrissi che il male del mondo moderno è l’ignoran-za? Bene, ritengo che la nuova legge sul copyright, al vaglio in queste ore dall’Ue, contribuisca ampiamente in questa direzione ingrassando il popo-lo della mala education. Come al soli-to l’Universo si accartoccia nella bu-rocrazia anziché badare alla sostanza a scapito ovviamente della Cultura e di chi contribuisce a crearla. Non penso che Wikipedia chiuderà alla fine dei giochi, ma questa vicenda deve far riflettere. Per colpa dei soli-ti cavilli rischiamo, infatti, di perdere un patrimonio “free” importantissi-mo nell’era dei verbi possessivi scritti senza “h” e della fase preagonica del congiuntivo abbandonato ormai an-che nel doppiaggio dei cartoni ani-mati. “Cara lettrice, caro lettore, Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelera-re l’approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promul-

gata, limiterà significativamente la libertà di Internet – si leggeva ieri sulla home page di Wikipedia - An-ziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’ac-cesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la pro-posta fosse approvata, potrebbe es-sere impossibile condividere un ar-ticolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere”. Da giornalista ho sempre odiato i fautori del Copia e incolla selvaggio (sport praticato da moltis-simi pseudo scrittori – ndr), ma in questo caso si rischia di andare ol-tre. Informare senza condividere sa molto più di censura che di libertà di espressione. E dove manca la condi-visione, la Cultura muore.

Sport

Giulia: dal nuoto,il coraggio che supera

ogni avversitàdi Deborah Villarboito

pag. 19

IntervistaKarate: la nazionale parla vercellese con

Marco Mazzarda

di Deborah Villarboito pag. 20

AttualitàDonne al volante:

la rivincita delle quote rosa

di Deborah Villarboito pag.9

Rubrica

Cibi da spiaggia: cosa mangiare?

di Sabrina Falanga pag.15

Mondiali di calcio 2018: ma chi c’è in finale?di Deborah Villarboito

I fatti della settimana: dall’immigrazione al decreto dignità

re in maniera univoca il conto virtuale.

Ora abbiamo il portafogli, conto o salvadanaio, chiamatelo come più vi piace. E bisogna riem-pirlo per poter fare operazioni. I bitcoin si ac-quistano da chi li vende. Può essere il privato, il sito specializzato, uno sportello fisico. Nel caso di scambio tra privati, esistono piattaforme ap-posite (Local BitCoin) dove ci sono annunci per chi vuole vendere o comprare criptovaluta. Ti metti in contatto con la persona interessata e fai l’operazione. Ci sono piattaforme apposite, come Bitboat, che operano nello stesso modo. In questo caso, è sufficiente fare una ricarica su una Postepay o una carta prepagata di proprie-tà dei gestori del sito pagando, con soldi veri, in una ricevitoria o alle Poste. Ricevuta la ricarica, i gestori del sito provvedono a riempire il tuo wallet. Infine, c’è lo sportello bancomat, benché ce ne siano ancora pochi in Italia. Si introdu-cono euro in contanti, l’indirizzo del proprio portafogli, quindi vengono accreditati i bitcoin che si desiderano.

La piattaforma tecnologica su cui avvengono queste operazioni si chiama Blockchain. E’ un immenso database di transazioni, fatto da nodi

di rete. Abbiamo i piccoli blocchi (block) colle-gati tra loro (chain). La loro interconnessione fa sì che l’operazione si concluda positivamen-te. Come? Ogni blocco della catena è chiama-to a controllare, vedere e validare tutti gli al-tri. È insomma la rete stessa ad autorizzare lo scambio. Ci sono anche strumenti crittografici a dare maggiore sicurezza all’operazione. L’im-modificabilità di questi blocchi, una volta crea-ti, dà tracciabilità e trasparenza.

pagina 2

No, stiamo parlando di ciò che serve per la Blockchain, ossia l’effettuazione di transazione e, naturalmente, la con-nessione a internet. Il che significa che può pure essere un robot a fare le due operazioni: collegarsi ed effettuare l’o-perazione. Già questo esclude la pre-senza dell’uomo. La Blockchain rischia di diventare il punto di riferimento dell’Internet of Things. Perché? Perché risolve alla radice alcuni problemi quali la sicurezza, lo spoofing, l’integrità del-le comunicazioni, la trasparenza, la pre-senza di intermediari e i costi di transa-zione. In questo modo. Potrebbe essere l’infrastruttura di riferimento per l’IoT, creando una ragnatela infinita di ogget-ti intelligenti, connessi direttamente tra loro e indipendenti. Ancora una volta, l’uomo non c’è.

Esiste Slock.it che sta già mettendo in pratica ciò che abbiamo scritto. Con l’automazione dell’accesso agli apparta-mento affittati attraverso AirBnb. Una volta che la serratura è collegata dai proprietari a internet, la serratura è in grado di riconoscere dati e tempi di ar-rivo della persona che usufruirà dell’ap-

partamento, prenotata e pagata online. Effettuato il riconoscimento, l’host po-trà entrare grazie alla porta che Slock.it aprirà nell’intervento di tempo scelto e prepagato. Non ci sarà alcun intervento dell’uomo. Ma pensate a tutto ciò che si potrà fare in questo modo, ovvero unen-do Blockchain e IoT. Per esempio, vendi-ta, noleggio e condivisione di proprietà e oggetti, senza intermediari. Non solo, gli oggetti possono interagire tra loro. Il che decentralizza e automatizza l’infra-struttura della sharing economy.

Qualcuno ipotizza che proprio la Blockchain sarà ciò che aprirà le porte all’IoT e dell’Economy of Things. Altri esempi? L’auto che si pilota da sola, che ti riconosce e viene a prenderti dopo es-sersi ricaricata, la lavatrice che ordina da sola il detersivo, i medicinali consegnati dai droni autopilotati, il monitoraggio e la riduzione automatica dei consumi, i modelli di gestione aziendale, addirit-tura elezioni online. E potremmo conti-nuare ancora a lungo.

Attenzione, però. Ibm e Oxford Econo-mics New York – Londra hanno svilup-

pato un modello macro-economico che spiega l’impatto distruttivo che l’Eco-nomy of Things potrebbe avere sul mer-cato globale. Ci sarà la creazione di nuovi mercati per i beni di proprietà: sblocco di quelli meno sfruttati, consentendone la ricerca istantanea, l’uso e il pagamen-to immediato (case, uffici, spazi). La ge-stione del rischio: accurata valutazione di crediti e rischi da parte delle banche grazie al digitale, alla moneta virtuale e alla lettura di trasparenti big data, il che faciliterà l’accesso al credito per i con-sumatori. Miglioramento dell’efficienza, che porterà all’automatizzazione di mol-ti processi, riducendo transazioni e costi di marketing. Si arriverà alla democra-tizzazione di molti prodotti, finora inac-cessibili a molti consumatori.

Sempre se i consumatori ci saranno an-cora, naturalmente. Ma questo è un film.

di Alessandro Pignatelli

di Alessandro Pignatelli

Attualità

Come funzionano gli scambi in bitcoin e criptovalutaEsiste un manuale d’uso per i bitcoin e le cripto-valute in generale? No. Ma alcune informazioni sì. Iniziamo proprio con il dire che di monete virtuali ne esistono ben 1.300, il bitcoin è solo la più famosa di queste. Sono virtuali perché non esistono banconote fisiche, ma codici. La moneta di questo tipo non passa da una banca.

Insomma, se un trasferimento in denaro tra-dizionale si effettua in contanti, con bonifico o carta di credito, quello virtuale in bitcoin avvie-ne semplicemente attraverso la rete, il web, in-ternet. Non ci sono depositi bancari di bitcoin, né possono essere caricati su carta prepagata o essere disponibili cash in uno sportello banco-mat. Per acquistare e vendere bitcoin è neces-sario avere un wallet, un portafogli virtuale, sul proprio computer o comunque su una piatta-forma in rete.

Non è difficile crearsi un wallet sul proprio pc, scaricando programmi appositi (vedi Eclec-tum), ma si può anche utilizzare un portale che offre il servizio (Greenaddress tra i tanti). Viene generato un indirizzo Bitcoin, che poi è simile all’iban bancario ma non si appoggia ad alcun istituto di credito. Serve solo a identifica-

pagina 3

Blockchain ossia catena di blocchi. Ma anche nuova generazione di internet, se non vogliamo tradurre letteralmente la parola inglese. Oppure Internet del-le Transazioni, che si va ad affiancare a Internet delle Cose. Infine, Internet del Valore. Infine, c’è chi non si limita a delle parole, ma esprime le potenziali-tà della Blockchain: decentralizzazione, trasparenza, sicurezza e immutabilità.

Attenzione, però, a non confondere Blockchain con Bitcoin, cosa che fanno ancora in molti. E infatti, forse anche a causa di questo equivoco, la Blockchain viene associata costantemente alla mo-neta virtuale, al pagamento. Ma è anche altro, è un’autentica piattaforma per gestire le transazioni e per scambiarsi informazioni e dati in settori comple-tamente diversi e lontani da finance e payment.

Pronti per il viaggio? La Blockchain è dunque un database condiviso, decen-tralizzato, distribuito e criptato con re-gole di sicurezza. E’ un archivio aperto a tutti i partecipanti e può essere modifi-cato solo con il consenso di tutti coloro che partecipano. È inoltre capace di ga-rantire assoluta immutabilità e incorrut-tibilità di tutte le informazioni. Essendo aperta a trasparente, la Blockchain per-mette a tutti di vedere tutto, in qualsiasi momento.

Trattandosi di una piattaforma comple-ta per le transazioni, permette di gestire queste e condividerle tra più nodi della rete. E, in effetti, è un database costitu-ito da blocchi, che contengono più tran-sazioni, collegati tra loro in rete in modo che ogni transazione avviata sulla rete

debba essere validata dalla rete stessa nell’analisi di ciascun singolo blocco. La soluzione, per tutte le transazioni, è affi-data ai Nodi, chiamati a vedere, control-lare e approvare tutte le operazioni, cre-ando una rete che condivide su ciascun nodo l’archivio di tutta la Blockchain. Su ogni nodo, quindi, c’è il database di tutte le transazioni, ognuna con lo stori-co. Possono essere modificate solo con il consenso dei nodi della rete.

La Blockchain è anche un grande data-base per la gestione di transazioni crit-tografate, su una rete decentralizzata, di tipo peer-to-peer decentralizzato che dà il nome a una nuova piattaforma tecno-logica. In parole povere, la Blockchain con le transazioni sta facendo quello che internet ha fatto con le informazioni.

Quello che non è la Blockchain: non è un’applicazione, un sistema, una tecno-logia. È un nuovo paradigma per la ge-stione delle informazioni che permette di garantire la reale immutabilità dei dati perché in grado di garantire e cer-tificare la storia completa di tutti i dati e di tutte le operazioni collegate a ciascu-na transazione. Sulla Blockchain pos-sono circolare non solo pagamenti, ma pure transazioni legate allo scambio di beni e servizi o la gestione di informa-zioni legate alla contrattualistica (Smart Contracts).

Non resta che analizzare ora in cosa con-siste la Blockchain. Abbiamo il nodo: i partecipanti, costituiti fisicamente dai server di ogni partecipante; la transa-zione, ossia i dati che rappresentano l’oggetto dello scambio, da verificare, approvare e archiviare; il blocco, ossia il

raggruppamento di un insieme di opera-zioni, unite per essere verificate, appro-vate e poi archiviate dai partecipanti; il ledger, ovvero il registro pubblico dove vengono annotate, con la massima tra-sparenza e in modo immutabile, tutte le transazioni effettuate in modo ordina-to e in sequenza. Il Ledger è composto dall’insieme dei blocchi, incatenati tra-mite una funzione di crittografia e gra-zie all’uso di hash; l’Hash, l’operazione che permette di mappare una stringa di testo e/o numerica di lunghezza variabi-le in una stringa unica e univoca di lun-ghezza determinata. L’Hash identifica dunque in modo univoco e sicuro ogni blocco. Un hash non deve permettere di risalire al testo che lo ha generato.

di Alessandro Pignatelli

AttualitàNon confondete Blockchain con Bitcoin

Il Cosmo cerca giornalisti per crescere ancora di più!

Invia la tua candidatura a [email protected]

Video: conosci i Bitcoin e le Criptovalute?di Sara Brasacchio

pagina 4

Attualità

di Alessandro Pignatelli

di Alessandro Pignatelli

C’è chi ci pensa inorridito. Chi non sa come si scrive. Chi sostiene sia una nuo-va marca di detersivi. Chi qualcosa che riguarda l’informatica, ma cosa? Cer-chiamo di spiegare genesi e sviluppo del Bitcoin. Anche per chi sa cos’è, ma non perfettamente.

Il Bitcoin è una criptovaluta, che niente ha a che vedere come Superman natural-mente e con la criptonite. Ossia, un si-stema di pagamento mondiale virtuale, inventato nel 2009 da Satoshi Nakamo-to, che usò questo pseudonimo e che mai si è svelato al mondo con il suo stesso nome. Un anno prima, sempre lui aveva presentato su internet l’idea, poi svilup-pata. Bitcoin con la B maiuscola si riferi-sce alla tecnologia e alla rete, se è con la b minuscola alla valuta.

A dire il vero, gli esperti nel campo della finanza non la definiscono una moneta, ma un mezzo di scambio particolarmen-te volatile. Non c’è una rete centrale, il valore viene determinato dalla legge eco-nomica della domanda e dell’offerta. Uti-lizza un database, distribuito tra i nodi della rete, che tiene traccia di tutti i mo-vimenti in entrata e in uscita. Sfrutta poi la crittografia per generare nuova mone-ta e attribuire proprietà ai bitcoin.

Si può usare per pagare? Sì e no. Sono

L’Associazione Bitcoin Sardegna è nata il 10 settembre del 2015, costituita da un gruppo di persone appassionate, ma soprattutto convinte che il Bitcoin pos-sa essere una vera e propria rivoluzione mondiale, ai livelli di internet negli anni ‘90. Pur essendo un’isola, la Sardegna conferma di non vedere ostacoli allo svi-luppo delle novità, proprio come accadu-to a suo tempo con il web.

L’Associazione è diventata presto un punto di riferimento regionale in quanto aiuta a superare le normali difficoltà che possono presentarsi a chi si avvicina per la prima volta a questo mondo. Attraver-so una solida rete di relazioni che aiuta a promuovere questa tecnologia in Sar-degna. L’Associazione organizza periodi-camente incontri e seminari per spiegare cos’è la Blockchain. Vengono inoltre or-ganizzati eventi di valore nazionale, con attività di alfabetizzazione e di formazio-ne. I servizi vengono forniti a centinaia di persone interessate ad approfondire questo nuovo modo di pagare e questa economia virtuale.

Il 27 giugno del 2017 l’Associazione Bit-coin Sardegna ha organizzato la pri-ma conferenza regionale su Bitcoin & Blockchain. Si tratta di un ente non profit

sempre di più i luoghi che accettano que-sto tipo di pagamento, comprese le ban-che. I bitcoin si trasferiscono attraverso internet, per poterli possedere o distri-buire è sufficiente avere un indirizzo bitcoin. Naturalmente, rispetto ad altre economie più evolute, in questo caso sia-mo a livelli molto più piccoli. Ma merci e servizi reali sono già commercializza-ti in bitcoin, vedi auto usate o contratti di sviluppo software. Vengono accettati sia per servizi online sia per l’acquisto di beni tangibili.

Nel novembre 2013, l’Università di Nico-sia ha deciso di accettare la moneta vir-tuale per il pagamento delle tasse dell’a-teneo. Dal primo luglio 2016, a Zugo – in svizzera – pure sanità e trasporti si paga-no in bitcoin. Alcuni commercianti per-mettono il cambio dei bitcoin in dollari americani, euro, rubli russi, yen giappo-nesi. Quando una persona paga in bit-coin, trasmette la transazioni ai nodi più vicini che ne controllano disponibilità e autenticità, quindi ritrasmettono a loro volta l’operazione ai nodi a cui sono con-nessi.

Ora sapete, sinteticamente, che cos’è un Bitcoin e un bitcoin. Non è certo se muo-veranno l’economia di domani, probabil-mente con alcuni aggiustamenti, ma di sicuro già oggi stanno cambiando il modo

che si propone di utilizzare, promuovere, diffondere e difendere l’uso consapevole di valute e metodi di pagamenti decen-tralizzati e alternativi, con particolare at-tenzione per il Bitcoin. Inoltre, intende promuovere la più ampia diffusione della tecnologia Blockchain e di rappresentare gli interessi e le istanze di tutti i sogget-ti che svolgono attività a essa correlate. Questo si legge sullo statuto.

L’Associazione si prefigge come obietti-vi di privilegiare l’uso del Bitcoin come modalità per il trasferimento e la conser-vazione del valore; favorire la diffusione del Bitcoin e/o di altre monete matema-tiche; promuovere la formazione all’uti-lizzo e allo sviluppo di Bitcoin e/o altre criptovalute; favorire attività e iniziative di ricerca e sviluppo che hanno come og-getto il Bitcoin e/o altre monete matema-tiche; favorire attività di studio e ricerca sulla Blockchain o altri protocolli analo-ghi o similari e le relative applicazioni; assistere, sponsorizzare o affiancare col-laborando, organizzazioni e associazioni, e/o imprese, private e pubbliche, in ope-razioni con le stesse finalità sopra citate; organizzare convegni, manifestazioni e altri eventi a livello nazionale e interna-zionale, che siano funzionali al persegui-mento di tutte queste finalità.

di effettuare alcuni pagamenti. In Italia esistono già degli Atm da cui si possono prelevare contanti o versare sul proprio conto bitcoin. Prima di poter utilizzare uno di questi sportelli automatici, è ne-cessario installare il portafoglio elettro-nico sul proprio smartphone e generare il proprio indirizzo Bitcoin (il numero del proprio corrente virtuale, come il codice iban) e il relativo QR Code da far ricono-scere alla macchina per l’accreditamento di valuta. Il primo Atm Point fu installa-to a Vancouver, in Canada, il 1° novem-bre del 2013. Il primo in Italia è stato il terzo in Europa, dopo quelli di Helsinki e di Zurigo, a Udine, dal 20 febbraio 2014.

Bitcoin non è una marca di detersivi, lo sapevate?

Bitcoin: un’associazione in Sardegna ne promuove l’uso

Intervista

pagina 5

di Alessandro Pignatelli

di Sabrina Falanga

La capitale italiana del Bitcoin è Rovereto. Di più: doveva diventare una sorta di Bitcoin Val-ley. Parliamo all’imperfetto perché non tutto sta andando come fa programmi. Ma molto è stato fatto dal 2015 a oggi, tanto è vero che ci sono ben 73 punti pagamento con cripto-valuta. Per avere un’idea: Roma e Milano ne hanno circa la metà.A Rovereto, 45 di questi punti sono esercizi commerciali, sette delle dodici macchinet-te italiane che permettono la conversione di euro in criptovaluta si trovano sempre qui. C’è un centro di design e comunicazione, la prima azienda italiana a fatturare per intero in bitcoin. Non solo: esiste un ‘Comproeuro’ dove è possibile scambiare la valuta corrente con i bitcoin. Così, mentre nel resto del mon-do si parla di bolla che prima o poi scoppierà, a Rovereto puoi vivere tranquillamente con i bitcoin. Comprarti una birra, fare la spesa, mangiare una pizza, andare dall’estetista a far-si belle, in lavanderia, acquistare videogame, noleggiare bici o motorino, iscriversi al golf club. Non solo: pure l’ottico, la scuola guida, il bar tabacchi, il benzinaio accettano i bitcoin. Ci sono persino i buoni pasto in moneta vir-tuale.C’è chi sussurra che il bitcoin sta scendendo troppo e che dunque l’euro tornerà prepoten-temente a essere la moneta di Rovereto. Altri ribattono che pur inventando le mail, il fax

“Non si può nascondere che ogni novità, specialmente se in campi particolarmen-te complessi, potrebbe spaventare e que-sto ci rende estremamente cauti. Il pro-blema, però, è che a volte tendiamo ad allontanare e giudicare negativamente ciò che non conosciamo senza nemmeno darci la possibilità di capire. Essere in-formati permette di abbattere certe resi-stenze ed eventualmente scoprire nuove possibilità, opportunità, aperture men-tali e prospettive”. Gianluca Nasini è di Roma ed è una di quelle (tante) persone che, una volta sco-perta l’esistenza del mondo dei Bitcoin, ha cercato di recepire quante più infor-mazioni possibili per avere un’opinione al riguardo: “A introdurmi in questa re-altà è stato un esperto di moneta digita-le e la mia curiosità è stata stimolata da due fattori: il primo è la filosofia che c’è dietro al Bitcoin, cioè la restituzione del-la sovranità monetaria alle persone e la possibilità di svincolarsi dal sistema ban-cario; il secondo è la possibilità di gua-dagnare – spiega Gianluca - grazie alla speculazione che esiste in questo mon-do. Non posso che avere oggi, così come l’ho avuta subito, un’opinione positiva al riguardo dei Bitcoin: un parere positivo che scaturisce dall’informazione, dalla voglia che ho avuto di capire senza pre-giudicare”. Dalla ricerca di informazioni al lavoro:

esiste ancora. Insomma, che le due cose pos-sono tranquillamente coesistere. A Pordeno-ne, comunque, aprirà un’università dove si terranno corsi di laurea e incontri didattici per imparare a usare il bitcoin. Non ci si ar-rende, insomma. Pure se qualcuno, al risto-rante, accetta i bitcoin ma con qualche pre-cauzione. L’accredito sul conto del titolare, infatti, avviene in euro. Accettare la criptova-luta è un servizio in più per il cliente, ma hai visto mai... In un wine bar, il titolare aveva deciso addirittura di pagare i dipendenti con la moneta virtuale, installando all’entrata una postazione bancomat per cambiare gli euro in bitcoin. Ma ora compare la scritta: “Fuori servizio”.La volatilità ha convinto molti che fosse un azzardo. Anche se in tanti ci hanno guada-gnato quando la quotazione saliva, saliva. Fino a novembre, la quota di un locale che nel fine settimana serviva tra i 6 e i 7 mila aperitivi sfiorava gli 80 euro al giorno in bit-coin. Oggi siamo a 20-30 euro. Chissà se la nottata passerà e Rovereto tornerà a essere Bitcoin Valley.

Gianluca – già scrittore ed esperto in comunicazione Pnl – si occupa infatti dell’acquisto e della vendita della moneta digitale che ha preso il nome della tecno-logia Btc. Tra i suoi obiettivi, come si può percepire anche dal suo profilo Facebook, c’è quello di creare della cultura relativa al mondo Bitcoin, abbattendo i muri del pregiudizio che si creano a causa dell’i-gnoranza intesa come scarsa intenzione di approfondire ciò che non conosciamo. Per fare ciò, utilizza sempre la sua pagina Social per poter dare informazioni a chi è interessato a capirne di più: “Sì, offro una consulenza per capire come funziona il mondo delle criptovalute ed eventual-mente valutarne l’ingresso: spiego cosa sono e come funzionano, come si acqui-stano e come si conservano, ma soprat-tutto come trasformarle in una forma di investimento. A un giovane consiglierei l’approccio a questa professione ma con degli accorgimenti – conclude Gianluca -: il primo è quello di essere seguiti da professionisti del settore, che sappiano seguirti sulla giusta strada passo dopo passo, cercando quindi di iniziare insie-me a qualcuno che già svolge questo la-voro; il secondo è quello della formazio-ne: è molto importante ‘studiare’ tutti gli aspetti di questa realtà prima di iniziare a farne parte e continuare comunque a essere aggiornati e informati anche una volta avviata un’eventuale attività. È l’u-

nico metodo per non cadere nella tenta-zione di ‘strafare’ e per svolgere il tutto in maniera corretta”.

Rovereto, capitale del Bitcoin o flop?

L’esperto: “Sì ai bitcoin, ma con intelligenza”

Attualità

pagina 6

Quando il Bitcoin: tra alti e bassi, ce ne sono 16,5 milioni in circolazione

I Bitcoin, questi (s)conosciuti. Sono stati cre-ati come moneta virtuale nel 2009, raggiun-gendo a marzo del 2018 i 16,5 milioni di valu-ta in circolazione. Una crescita costante, senza pause. Nel primo trimestre del 2011, eravamo

ad appena 5,8 milioni di ‘pezzi’. Sono, a oggi, la criptovaluta più utilizzata nel mondo. Per quanto riguarda le quotazioni, se oggi siamo appena al di sotto dei 9 mila dollari, entro il 2020 dovremmo arrivare sopra ai 91 mila dollari. Un’analisi che si rifà anche alle quat-tro crisi che la moneta virtuale ha avuto fino a questo momento, a cui è sempre seguita una grande crescita. Da giugno a novembre 2014 perse il 93%, nel solo 2013 il 70%, da dicem-bre 2013 a gennaio 2015 l’86%, all’inizio di quest’anno il 70%.

Dall’inizio del 2018, in realtà, il prezzo del Bitcoin ha bruciato il 40% del suo valore, la perdita risulta però del 70% se messa in rela-zione con i massimi storici messi a segno nel dicembre del 2017. Cinque anni fa, a metà del 2013, il Bitcoin perse proprio il 70%, ma suc-cessivamente arrivò a guadagnare addirittura più del 55 mila per cento. Se si avvererà ciò che dicono gli esperti, entro il 2022 il Bitcoin varrà oltre 125 mila dollari, con un 400% in più rispetto alle stime formulate a ottobre del 2017.Due delle nazioni che più di altre stanno risen-

tendo dell’arrivo del Bitcoin sono la Svizzera e proprio l’Italia, in particolare l’area di Mila-no. Le statistiche più complete riguardano co-munque la moneta virtuale a livello mondiale. Secondo un report di Juniper Research, entro

l’anno prossimo ci saranno 4,7 milioni di uti-lizzatori. Tenete presente, però, che la piatta-forma di deposito di Bitcoin, Blockchain.info, fa sapere di avere oltre 19 milioni di portafo-gli in criptovaluta, un numero praticamente raddoppiato rispetto ai 10 milioni dell’inizio del 2017.

Cifre che si rincorrono, cifre che si smentisco-no tra di loro. Difficile effettivamente quanti-ficare una moneta che corre in rete, dunque molto velocemente. Spulciando in rete, siamo comunque arrivati alla pagina Quibitcoin.it, dove c’è addirittura una classifica delle regioni italiane, ma anche dell’utilizzo nelle provin-ce, nei comuni e in categorie e sottocategorie. Parliamo di utilizzo da parte degli esercen-ti. Al primo posto c’è la Lombardia, con 123 negozi e una percentuale del 17,28%, poi il Trentino Alto Adige (82, 11,52%). In ultima posizione c’è la Val d’Aosta (1, 0,14%), prece-duta dal Molise (2, 0,28%) e dalla Basilicata (3, 0,42%). Se guardiamo la classifica degli esercenti per 100 mila abitanti, scopriamo però che al primo posto c’è il Trentino (7,80), poi il Friuli Venezia Giulia (2,20). La Lombar-

dia è solo settima (1,23). All’ultimo posto c’è la Campania (0,44). Calabria e Puglia sono al penultimo posto (0,51).

Nella classifica per province, Milano è al co-mando (60, 8,43%) a pari merito con Roma. Al terzo posto c’è Trento (8,29). In 101esima e ultima posizione troviamo Latina, Crotone, Vercelli, Macerata, Mantova, Pistoia, Sassa-ri, La Spezia, Aosta, Foggia, Isernia, Belluno, Lecco, Terni, Fermo, Gorizia, Potenza, Tra-pani, Catanzaro, Enna, Medio Campidano, Ascoli Piceno, Livorno e Campobasso (tutti con 1, 0,14%). Per negozi ogni 100 mila abi-tanti, Trento scala la classifica (59, 11,01%), il doppio della seconda classificata, Verba-no-Cusio-Ossola (9, 5,58%). Milano scivola in 15esima posizione (60, 1,89%). Foggia è 97esima e ultima (1, 0,16%).

Vediamo anche la classifica per Comuni. Roma è al comando (52, 7,30%) davanti a Mi-lano (47, 6,60%), quindi Rovereto, che doveva diventare la Bitcoin Valley (25, 35,1%). Dalla 91esima alla 367esima posizione troviamo cit-tà con un solo negoziante. Sorprese per quan-to riguarda i negozianti ogni 100 mila abitan-ti. Al primo posto c’è Dolcedo (Imperia) con 3 (2,04%), quindi Vizzola Ticino (Varese) (1, 1,62%). Il primo Comune di una certa impor-tanza, Ventimiglia, è il 92esima posizione.

Infine, ecco la classifica per categoria. Pri-meggiano i negozi (223, 31,32%), poi i servizi (27,39%). Al terzo posto il turismo (12,36%). Ultima l’industria (1, 0,14%). Come catego-ria, IT al primo posto (55, 7,72%), poi il Ri-storante (47, 6,60%).

di Alessandro Pignatelli

Versoprobo, cooperativa sociale operante nel settore dell’accoglienza di cittadini stranieri richiedenti asilo politico e protezione internazionale,

è sempre alla ricerca di figure professionali quali educatori, infermieri, operatori sociali, psicologi e mediatori culturali!

Se vuoi entrare a far parte del nostro staff invia il tuo curriculum [email protected] all’indirizzo

e visita il sito www.versoprobo.it

Onlus

pagina 7

IntervistaBitcoin e le sue sorelle: le altre criptovalute

Criptovaluta, attenti agli hacker e alla bolla

Più di 1.300 sono le criptovalute attualmente esistenti, capeggiate dal bitcoin naturalmen-te. Ci sono siti che aggiornano continuamen-te l’elenco, come si trattasse di quello tele-fonico di una volta. Partiamo da Ethereum, che si gioca testa a testa con Ripple il ruolo di seconda moneta più capitalizzata al mon-do. È stata ideata da un matematico di 19 anni, Vitalik Buterin. È una rete pubblica di blockchain decentrata, ma che si concentra sull’esecuzione di codici di programmazione delle applicazioni decentralizzate, diventan-do dunque fruibile per esempio alle società finanziarie esterne.

Non sono pochi i big che si stanno rivolgen-do a questa criptovaluta: Microsoft, Master-card, BP, Intel, Samsung, JP Morgan, Toyota, Cisco, Consensys, National Bank of Canada. Esiste una variante, molto utilizzata in Cina, Ethereum Classic.

C’è poi Cardano, che ha il suo principale pun-to di forza nell’attenzione alla sicurezza grazie a una costruzione a strati. Il team di svilup-po, ogni giorno, lavora per trovare una giusta via di mezzo tra bisogno di regolamentazio-ne e di tutela dei principi di riservatezza e di decentramento. Cardano non vuole rivedere l’intero sistema finanziario, ma utilizzare la tecnologia blockchain per portare i sistemi bancari in luoghi in cui sono stati preceden-temente troppo costosi da implementare, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

Il bitcoin è anonimo, non è soggetto a svalu-tazione da parte degli Stati, ma anche questa criptovaluta ha dei rischi. Paradossalmen-te, essere il denaro di nessuno può creare un grosso pericolo, un’anarchia monetaria. Anche il fatto che governi o banche centrali possano controllare questa valuta può esse-re pure uno svantaggio. Nessun istituto di credito tiene sotto controllo e in equilibrio la moneta virtuale.

Il premio Nobel dell’Economia del 2001, Joseph Stiglitz, definisce la moneta che non esiste “una grande bolla che rischia di finire in lacrime”. Come starete sicuramente com-prendendo meglio, dietro all’enorme cresci-ta (e alle grosse debacle) dei bitcoin ci stan-no semplicemente i risparmiatori. Il valore è infatti determinato solo da quanto le per-sone sono disposte a pagare per averne uno e da quanto i trader si aspettano che le per-sone saranno disposte a pagare in futuro. Il valore di un’azione è legata ai risultati otte-nuti dall’azienda, i titoli speculatici come i futures sul petrolio sono legati alle dinami-che di domanda e offerta dell’oro nero. La quotazione del bitcoin, invece, si lega solo a se stessa. Basta da sola per sopravvivere. Portandosi dietro un enorme rischio, quel-lo speculativo.

Bitconnect è controversa. Lanciata nel 2015, sta definendo un sistema finanziario peer-to-peer in cui gli utenti possono prestare la pro-pria valuta in cambio di interessi a titolo di remunerazione. Bitcoin Cash è una piattafor-ma che ha voluto incrementare le dimensioni del blocco e rendere più efficienti rapidità e costi delle transazioni.

Ripple viene considerata una delle mone-te virtuali su cui puntare maggiormente nel 2018. Non è solo legata all’investimento spe-culativo. Piace alle istituzioni finanziarie. Iota facilita le transazioni tra dispositivi sull’Inter-net of Things. Affronta le spese di transazio-ne e i problemi di scalabilità delle tecnologie blockchain eliminando i tradizionali concetti di blocco. Per inviare una transazione al re-gistro Iota si devono verificare unicamente le due precedenti. Non c’è un libro mastro cen-trale.

Parliamo brevemente anche di altre cripto-valute. Nem è peer-to-peer e si basa sul lin-guaggio Java, Litecoin prevede transazioni a blocchi quasi istantanee, Monero regala an-cora più privacy, Zcash ha copiato il codice originario di Bitcoin per poi modificarlo, Dash offre maggiore anonimato di Bitcoin, Siacoin permette a ciascuno di affittare il proprio spazio di archiviazione, ottenendo in cambio una ricompensa per il contributo alla rete, Stratis è la più facile di tutte da capire, Golem permette di commercializzare la pro-pria potenza hardware in modo decentraliz-

Riassumendo: i bitcoin sono estremamente volatili, quindi è troppo rischioso oggi usar-li come mezzo di pagamento per l’economia reale; sono difficili da acquisire, bisogna en-trare in contatto con exchange online, pro-cesso non semplice per l’utente medio; non hanno norme, le varie giurisdizioni non le riconoscono in modo omogeneo; limita-ta politica monetaria, i governi e le banche centrali stanno tuttora studiando la cripto-valuta.

Se inizialmente a molti è parso l’Eldora-do, un po’ come la corsa all’oro di una vol-ta, oggi bisogna pure aprire gli occhi. Non è tutto oro ciò che luccica. È meglio dun-que formarsi prima un’autentica cultura su

questo mondo e, solo successivamente, de-cidere eventualmente di entrarci creando un portafogli. Anche perché, va da sé, in questo campo si è molto più vulnerabili agli hacker. In grado di far sparire dal proprio portafoglio virtuale il denaro.

zato, Factom è un progetto open source, Lisk usa Java, Waves sta avendo piuttosto succes-so perché è facile da usare. Chiudiamo con Qtum: esegue funzioni di smart-contract a più livelli; Omisego si basa su Ethereum e opera principalmente nei Paesi asiatici.

di Alessandro Pignatelli

di Alessandro Pignatelli

pagina 8

Attualità

www.il-cosmo.com

Bitcoin: dove pagare in ItaliaOra vi starete chiedendo: dove si possono spendere i bitcoin in Italia? Ci sono negozi autorizzati? Sì, ci sono. Sono state fatte del-le vere e proprie mappe per aiutare il con-sumatore a orientarsi. Anche perché sono sempre di più le aziende e i negozi che accet-tano questo tipo di pagamento.

La Lombardia è la regione con la maggio-re quantità di negozi abilitati a questo paga-mento. Altre regioni ad alta densità sono il Veneto, l’Emilia Romagna (in particolare la riviera) e la zona intorno a Roma. Al sud, da segnalare la Sicilia. Trovate di tutto: ne-gozi di alimentari, attrazioni, bar, ristoranti, hotel, luoghi per la vita notturna, negozi, at-tività sportive e trasporti. Se volete entrare maggiormente nel dettaglio e scoprire cosa c’è di vicino a casa vostra non dovete fare al-tro che collegarvi a questa mappa: coinmap.org. Troverete anche gli sportelli bancomat che fanno al caso vostro.

Banca Sella ha avvisato i negozianti che si appoggiano al suo circuito di pagamento la

possibilità di accettare bitcoin. Le banche sono veramente l’ultima frontiera dal punto di vista della criptovaluta. Nel consorzio R3, per esempio, troviamo Intesa, Mediolanum e Unicredit, impegnata anche in Wetrade, piattaforma di pagamenti internazionali per le piccole imprese.

Facendo qualche esempio di negozi che ac-cettano la moneta virtuale, in Alto Adige, a Renon, c’è un hotel; a Bergamo un bar – ta-vola calda; a Milano un piccolo studio di ar-chitettura e design, così come le lezioni di yoga in un centro specializzato; nel Brescia-no troviamo un agriturismo, a Ravenna un B&B. A Roma si possono prendere lezioni di spagnolo scucendo bitcoin, oppure bere birra in un pub. In Calabria troviamo un vecchio castello oggi B&B. All’isola di Capri un negozio di artigianato. Persino un sexy shop, a Catania, offre il vantaggio di pagare con moneta virtuale. Nella stessa città sici-liana, potete acquistare in un negozio di in-formatica e spendere in bitcoin. C’è davve-ro di tutto e di più. È una scommessa, pure

per i negozianti, perché la criptovaluta è per sua natura particolarmente volatile. Ma le rivoluzioni spesso sono partite proprio scommettendo. E io ora scommetto che stai controllando sulla mappa se il tuo negozio preferito accetta i bitcoin.

di Alessandro Pignatelli

WWW.CERSEO.ORGConsulta il nostro catalogo corsi

Per informazionitel-fax.0161-219513

e-mail: [email protected] @cerseoformazione

Agenzia per la formazione professionale

lingue

informatica

servizi

“Donna al volante pericolo costante?”. Non proprio. Fa scalpore da molti punti di vista la notizia che in Arabia Saudita le donne possano finalmente guidare. Da un lato perchè è una conquista per quanto riguarda i diritti delle donne in un paese islamico, dall’altro per l’ilarità generale che tira di nuovo in ballo il luogo comune che le donne al volante siano pericolose. Prendiamo in esame queste affermazio-ni. Chi scrive ovviamente non ha in mente un’invettiva femminista, anche se con una punta di orgoglio può vantare in quasi die-ci anni di patente: zero incidenti, una sola multa (tra l’altro discutibile) per divieto di sosta e dei ‘parcheggi a s’ da manuale. Ol-tre che tutti i punti nel loro quasi decenna-le splendore iniziale. Comunque, statisti-che alla mano, iniziamo questa ‘apologia della donna al volante’. In un’indagine del mascolino mensile ‘Quattroruote’ di qual-che anno fa è al maschile il 78,3% delle violazioni, otto punti su dieci della paten-te sono persi da uomini e il maggior nu-mero di infrazioni, anche pericolose, sono commesse dal ‘sesso forte’. Le assicura-zioni riconoscono i dati e confermano che le donne causano molti meno incidenti ri-spetto agli uomini. Secondo una ricerca di

quest’anno del Centro Studi Continental, con base i dati Istat 2016 sugli inciden-ti stradali, solo un quarto degli incidenti stradali è causato da donne, mentre i tre quarti sono causati da maschi. Per la pre-cisione parliamo di quegli incidenti im-putabili a colpe dei conducenti: il 26,6% è causato da donne, mentre il 73,4% da uomini. Allarmante è che dal 1981 al 2016 il numero di uomini che sono stati coin-volti in un incidente stradale riportando-ne qualche conseguenza è calato del 4,2%. Nello stesso periodo il numero di don-ne che hanno riportato conseguenze dal coinvolgimento in un incidente stradale è aumentato del 36%, poiché non guidano e il posto del passeggero anteriore è più pe-ricoloso statisticamente di quello del pilo-ta. Una ricerca ACI relativa all’anno 2014 riporta che su 177.031 incidenti la percen-tuale depone decisamente a sfavore dei maschietti: i colpevoli erano 88.802 don-ne e 231.483 uomini. Questo dato è stato incrociato con le rispettive età per gli inci-

denti: 40 anni per gli uomini e sopra i 43 per le donne. Questa come altre ricerche hanno messo in luce anche altre variabili: i guidatori, ad esempio, sono migliori se a bordo hanno bambini e i conducenti di auto a benzina si sono dimostrati più effi-cienti di quelli che guidano auto a diesel. La testata Telegraph ha provato a spiega-re il perchè della sicurezza maggiore nella guida in rosa. Statisticamente l’uomo non segue in modo scrupoloso le indicazioni, le

regole e i segnali stradali. La donne sono generalmente più prudenti, meno lancia-te e adottano una velocità inferiore. Que-sto diminuisce drasticamente il rischio di incidenti e, qualora avvenisse un inciden-te, ne limita i danni. Le donne raramente tentano sorpassi azzardati, aumentano la velocità in curva e si mettono alla guida di un veicolo in stato di ebbrezza. Anche in campo semafori i risultati sono pro-don-ne: il 44% degli uomini si ferma in modo sicuro quando vede scattare l’arancione contro l’84% delle donne, In altre parole, gli uomini brucerebbero il doppio di ros-si. Il motivo di queste differenze proba-bilmente risale al fatto che l’uomo spesso interpreta la strada come una legge della giungla, dove per prevalere bisogna dimo-strare di essere forti e aggressivi. La don-na non ha bisogno di dimostrare nulla. La donna ha un maggior autocontrollo e non dà in escandescenze mentre guida l’auto. Certo, è capitato a tutti di suonare ripetu-tamente il clacson per segnalare un’infra-zione a un altro automobilista o di urlare

insulti a qualcuno che ha messo a repen-taglio la sicurezza altrui, ma in generale il gentil sesso non eccede mai durante que-ste manifestazioni. La donna non va oltre, mantiene l’autocontrollo e non si fa trasci-nare dalla furia in drammatici incidenti. Le donne non interpretano un tragitto in macchina come una sfida e non conside-rano un sorpasso un affronto. Non hanno neanche il bisogno di “infondere ansia” alla macchina davanti a loro azzerando completamente la distanza di sicurezza per obbligare l’altro guidatore a spostar-si. Questo aumenta lo spazio di frenata e riduce, di conseguenza, i tamponamenti e gli altri incidenti. Gli uomini spesso inter-pretano un viaggio in macchina come un campo di prova dove mettere in pratica la loro aggressività. Questo porta a una di-minuzione del controllo e, di conseguen-za, a incidenti più frequenti. La donna non pretende dalla propria auto delle perfor-mance inimmaginabili, non maltratta il motore, non porta il proprio veicolo a una velocità esagerata in pochi secondi, bru-ciando anche il carburante. Questo porta a una riduzione dei malfunzionamenti e di incidenti causati dall’inadeguato utilizzo del mezzo che poi, di conseguenza, coin-volgono anche altre macchine. Inoltre, ge-neralmente, le donne non hanno problemi di autostima nel guidare piccole utilitarie o auto non particolarmente “affascinan-ti”, mentre gli uomini tendono a scegliere carrozzerie sfavillanti e cilindrate elevate, cosa che aumenta il rischio di furti e atti vandalici oltre agli incidenti. La ricerca riportata da Telegraph, inoltre, svela che il 24% degli uomini mandano messaggi con il cellulare mentre guidano, contro il 16% delle donne. Le donne, pur essendo notoriamente considerate “multitasking”, evitano di comunicare mentre sono al vo-lante, per non togliere concentrazione alla delicata attività di guida. Ovviamente ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola sia in blu sia in rosa, casi clinici a cui dovrebbe essere sequestrata anche la bicicletta.

pagina 9

Spettacolo

di Deborah Villarboito

Donne al volante: la rivincita delle quote rosa

La settimana tra giovedì 28 giugno e mar-tedì 3 luglio ha visto particolarmente den-se le pagine dei quotidiani nazionali dedi-cate alla cronaca giudiziaria. Giovedì 28 ha tenuto banco un’imponente operazione antimafia eseguita dai Carabinieri di Agri-gento, che hanno riportato in carcere dieci persone ritenute elementi di vertice di di-verse cosche mafiose. I dieci, già arrestati nell’ambito dell’operazione “Montagna”, erano stati rimessi in libertà a febbraio. Giovedì sono state emesse dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere. L’opera-zione ha visto impegnati oltre cento mili-tari.Largo alla cronaca giudiziaria anche vener-dì 29: a fare da padrona la vicenda legata a presunte irregolarità nella costruzione del nuovo stadio di Roma. Le indagini e gli interrogatori si concentrano soprattut-to sull’ipotesi che siano passate di mano in mano delle “mazzette” fra il mondo dell’imprenditoria e quello politico.Sabato 30 giugno occhi puntati invece sul Gay Pride di Milano: la manifestazione ha visto, secondo i calcoli degli organizzatori, circa 250mila persone. Fra di loro anche il sindaco Beppe Sala. Sostegno anche da parte di diversi schieramenti politici e di alcune aziende. Tema di quest’anno è sta-to “Civili ma non abbastanza”.Domenica primo luglio si torna alla crona-ca giudiziaria: a distanza di quasi trent’an-

ni dall’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino, la Corte d’Assise di Cal-tanissetta parla di «Uno dei più gravi de-pistaggi della storia giudiziaria italiana». L’ipotesi è allarmante: si teme infatti che dietro delle false ricostruzioni e testimo-nianze ci sia stato l’operato di esponenti delle istituzioni.Si è parlato invece di “cyber criminalità” nella giornata di lunedì. La Polizia, infat-ti, ha scoperto un’organizzazione dedita ai crimini informatici: frodi, accessi abusivi ai sistemi, truffe, riciclaggio e sostituzione di persona sono le ipotesi di reato. Diverse migliaia le vittime in tutta Italia, mentre sono una quarantina le persone che sareb-bero coinvolte. A coordinare l’operazione è stata la Procura di Catania, mentre l’in-dagine è stata portata avanti dalla sezione Postale.La cronaca di martedì riporta invece una tragedia consumata in un ospedale del Ca-sertano. Qui, nel dipartimento riservato alle persone con problemi psichiatrici, un paziente ha ucciso un infermiere in pen-sione. L’uomo, di origine africana, era sta-to portato nella struttura il giorno prece-dente. La vittima, di 77 anni, è stata uccisa a pugni. Si è resa necessaria la sedazione per fermare l’aggressione.

Quella fra giovedì 28 e martedì 3 è sta-ta una settimana campale per la politica italiana ed estera. Tra giovedì 28 e vener-dì 29 giugno si è tenuto il Consiglio Eu-ropeo, che ha visto come tema centrale quello delle migrazioni. Al tavolo 28 capi di Stato e di Governo. I lavori sono durati per circa nove ore e sono culminati in un compromesso in 12 punti sul tema. Fra i punti cardine, viene ribadita l’importanza di un «approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’Ue, il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione inter-na, in linea con i nostri principi e valori». Ma durante il summit si è parlato anche di economia, finanza e commercio, di sicu-rezza e difesa, con il vertice Nato in vista, della Brexit e della moneta unica.

Sabato 30 hanno destato scalpore le pa-role del Presidente della Camera Roberto Fico: «Non chiuderei i porti» ha afferma-to, aggiungendo che quelle di chi emigra sono storie drammatiche. Ha inoltre sot-tolineato che l’Italia non deve però essere sola ad affrontare l’emergenza, ma unita all’Europa. Un punto di vista quantomeno differente dalla linea del Governo.

Domenica il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presenziato al tradizionale ra-duno leghista a Pontida. Secondo gli or-ganizzatori, sarebbero stati 75mila i par-tecipanti. «Governeremo per trent’anni» ha annunciato il leader leghista. Numero-si gli argomenti toccati sul palco dai vari esponenti leghisti: dall’immigrazione, tema caldo del recentissimo Consiglio Eu-ropeo, alla legge Fornero, passando per i temi etici come l’adozione per le coppie dello stesso sesso e l’utero in affitto.

Sono stati avviati lunedì, invece, i lavo-ri sul “decreto dignità”, definita dal vice-premier Luigi Di Maio la “Waterloo del precariato”. Tre i punti chiave: lavoro, delocalizzazione e gioco. Una delle misu-re di spicco è l’abbassamento del tetto di durata massima dei contratti a termine, che scendono da 36 a 24 mesi. Il provve-dimento si propone inoltre un giro di vite contro il gioco, per tentare di combattere le ludopatie. Novità anche per la norma sulle delocalizzazioni: sono previste multe da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto per le imprese che lasciano l’Italia “entro cinque anni dalla data di conclusione dell’inizia-tiva agevolata”.

Martedì 3 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invece avviato il suo tour di visite ai paesi baltici. Il primo le-ader straniero incontrato dal Capo dello Stato italiano è stato Raimonds Vejonis, presidente lettone. Anche in questa sede si è parlato di migrazioni, ma non solo: se-condo Mattarella, questo è un periodo di grandi sfide su diverse tematiche, come la sicurezza, la finanza e l’ambiente. È essen-ziale, dunque, ha osservato il Presidente, una grande solidarietà a livello europeo.

di Fabiana Bianchi

di Fabiana Bianchi

Politica divisa tra immigrazione e decreto dignità

I fatti della settimana

pagina 10

Attualità

Cronaca: dal Pride di Milano alla cyber criminalità

La questione dell’integrazione dei rifugiati nel-la società italiana trova nel mercato del lavoro uno snodo decisivo. Sia per quanti sono anco-ra accolti in strutture di prima accoglienza, sia per coloro che hanno ricevuto uno status di protezione internazionale (presso le commis-sioni ministeriali, circa il 40% dei richiedenti, a cui si aggiunge secondo stime circa la metà dei ricorrenti presso i tribunali), l’inserimen-to lavorativo rappresenta il principale canale per conquistare autonomia, affrancamento dalla dipendenza assistenziale, possibilità di progettare il proprio futuro in Italia. Si tratta in tutto di circa 350.000 persone in Italia, se-condo le stime più recenti (UNHCR, l’agenzia dell’ONU che se ne occupa), più o meno equa-mente ripartiti tra richiedenti asilo accolti nel sistema di accoglienza (oggi circa 170.000) e rifugiati riconosciuti.Le controversie politiche attuali sull’acco-glienza dei richiedenti asilo riguardano even-

Marco Minniti, vero artefice e fautore della politica anti-immigrazione italiana, ha dichia-rato che la sinistra moderna non può perde-re il legame emotivo con coloro che provano rabbia e paura. Immagino che Matteo Sal-vini possa esprimere perfetta sintonia con il suo predecessore. Cosa si può obiettare ad un esponente politico che vuole ardentemente te-nere conto del vissuto del popolo, dell’uomo comune? Nulla. Forse. E’ compito della poli-tica empatizzare con il popolo impaurito e ar-rabbiato? Forse. Forse no. Soprattutto però, proviamo a immaginare quali potrebbero es-sere le conseguenze di questa forte spinta a rinsaldare il legame politico con le emozioni dell’uomo comune, e per farlo non possiamo che rivolgere lo sguardo a quei contenitori di rigurgiti emotivi fini a se stessi quali sono i social network. Alla condivisione di un ar-ticolo qualsiasi di un quotidiano qualsiasi

Riceviamo e pubblichiamo:Appello di padre Alex Zanotelli ai giornali-sti italiani: «Rompiamo il silenzio sull’Africa. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giorna-lista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto. Trovo infatti la mag-gior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mer-cato globale. So che i mass-media , purtroppo, sono nel-le mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa. Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omer-tà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa. È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situa-zione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) in-garbugliato in una paurosa guerra civile che ha già cau-sato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga. È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un re-gime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur. È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni. È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con cen-tinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa. È inac-cettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere

tualmente il futuro, ma non incidono sulla situazione delle persone già arrivate in Italia e inserite nel sistema di accoglienza, e ancor meno su quella dei rifugiati riconosciuti. Que-sti ultimi sono entrati in una vicenda para-dossale: quando vedono accolta la loro istan-za perdono il diritto a rimanete nelle strutture di prima accoglienza. Tranne una minoranza accolta per sei mesi nei centri SPRAR, gli altri si ritrovano per strada. Trovare un lavoro di-venta cruciale per evitare di entrare in spirali di progressiva esclusione sociale o talvolta di caduta in circuiti criminali.All’inserimento lavorativo di richiedenti asilo e rifugiati si frappongono però diversi ostaco-li. Per i richiedenti, l’incognita dell’accettazio-ne della domanda di protezione internaziona-le: gli imprenditori sono di fatto scoraggiati dall’investire su persone che potranno da un giorno all’altro perdere la possibilità di risie-dere e lavorare legalmente in Italia. Per tutti

pesano i traumi sofferti nel paese di origine e lungo il viaggio, oltre che i pregiudizi nei loro confronti a cui non è estraneo l’attuale clima politico. Servono quindi iniziative coraggiose e lun-gimirante, che possono andare da stages in azienda co-finanziati da attori pubblici e pri-vati, a innovazioni contrattuali che favorisca-no la formazione sui luoghi di lavoro, preve-dendo un graduale raggiungimento dei livelli retributivi corrispondenti alla mansione svol-ta. Occorre fare ogni sforzo per sottrarre all’e-sclusione una componente della popolazione immigrata che, se lasciata a se stessa, rischia di trasformarsi in un problema per sé e per la società italiana nel suo insieme.

che riguardi uno dei temi caldi del momento (sbarchi, Europa, mondiali, ONG), l’uomo co-mune si scatena, e riversa tutta la sua rabbia e paura all’interno di commenti violenti, odiosi, nichilisti. Se la politica davvero empatizzasse con questo mondo fino in fondo saremmo cir-condati da persone armate, la pena di morte varrebbe pressoché per ogni reato, lo stupro pubblico sarebbe legalizzato quanto la tortu-ra e la lapidazione, l’economia sarebbe collas-sata su se stessa da qualche anno e l’anarchia governerebbe indisturbata. L’anarchia, ecco la chiave di volta. Per definizione l’assenza di governo, o il governo di ognuno: al pensiero di una politica che sostiene il canale emotivo con la rabbia e la paura del cittadino l’unica defi-nizione è questa. La presenza di governo, di un buon governo, passa dall’ascolto di queste emozioni e la ricerca delle motivazioni profon-de sottostanti a questo vissuto. Vedere lo Sta-

dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai. È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera. È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Ghed-dafi. È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuo-re dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi. È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Soma-lia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU. È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti clima-tici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile. È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!). Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Questo crea la parano-ia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi. Questo forza i governi europei a tenta-re di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.Ma i disperati della storia nes-suno li fermerà. Questa non è una questione emergen-ziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta mi-lioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri

to a 360 gradi, essere lungimiranti, richiede un distacco dall’emotività che spinge ognuno di noi ad azioni avventate. Ciò a cui assistiamo oggi può sembrare un governo lungimirante, quando invece si pone all’opposto: l’elettore chiede, urla, insulta, il Governo risponde ur-lando e sbattendo i pugni. E’ chiara la sintonia emotiva. Forse, seguendo il ragionamento di Minniti, abbiamo la sinistra moderna al Go-verno. Preferisco a tutto questo ricordare Marco Au-relio e il pensiero per cui “le conseguenze della collera sono molto più gravi delle sue cause”. Speriamo di no.

politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica. E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diven-tato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?). Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realiz-zare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Com-pact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti? Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa. Alex Zanotelli

di Maurizio Ambrosini

di Federico Bodo

red.

Integrazione dei rifugiati? La chiave è nel lavoro

Quando la “sintonia emotiva” diventa eccesso

L’appello di padre Zanotelli: “Rompiamo il silenzio sull’Africa”

pagina 11

Attualità

pagina 12

Torta salata fiorita

Ingredienti per una sfoglia rotonda

Un rotolo di pasta sfoglia rotondo10 fette sottili di baconDue patateDue zucchineUn peperone verdeUna cipolla bianca Un cipollotto rosso150gr di gorgonzola piccante5 cucchiai di formaggio grattugiato2 cucchiai di pangrattato Un bicchiere di vino rossoPrezzemolo tritatoOlio Evo, sale, pepe qb

Rubrica

Rubrica

di Chiara Bellardone

La mia compagna è nata e ha sempre vissuto al Centro. Ha sempre orbitato, vista anche la poca distanza, intorno a Roma. Oltre ad averci abitato. Mi raccontava che, talvolta, prendeva l’autobus al capolinea, si sedeva tranquilla e si godeva il panorama di una città davvero incan-tevole se vista da dietro i finestrini o passeg-giando per le vie del centro. Altri tempi, anche, perché non si parlava come adesso di sporcizia e di buche. Di degrado.

Anche a me, che sono invece nato e vissuto per quasi tutta la mia vita al Nord, Roma fa questa impressione: bella, piena di gioielli artistici e di storia. Chi ci vive stabilmente, però, dice che oggi la città eterna è solo eternamente sporca. Ci sono oggetti e buste che spuntano da den-tro cassonetti strapieni. Se vuoi fare un giro in motorino, è come essere sulle montagne russe a causa di buche e radici degli alberi. Rischi la vita (e qualcuno l’ha persa davvero).

Il racconto della mia compagna mi ha ricor-dato me sui mezzi pubblici a Milano. La situa-zione era diversa, sì: spesso prendevo il bus o il tram per andare al lavoro, guardavo in con-tinuazione l’orologio. Stavo in piedi il più del-le volte. Non avevo tempo di andare al capo-linea per godermi poi il centro storico, come in un film (la mia fidanzata all’epoca studiava all’università, dunque qualche momento di re-

lax ce l’aveva, io a Milano non ci vivevo ma ci andavo solo per lavorare). Eppure, ho capito un’enorme differenza che c’è tra le due metro-poli. A Roma sono i romani a non sopportare la loro città, per cui però fanno poco. Dando poi la colpa ai turisti, agli scioperi, alle mani-festazioni, al traffico, all’inciviltà degli stranie-ri. Insomma, vivono letteralmente sopra alla storia, ma la deturpano. Come? Prima di tutto non facendo nulla per migliorare la situazione. Ci hanno provato, a dire il vero, eleggendo un sindaco del cambiamento. Ma il cambiamento, se c’è stato, è andato al contrario. Perché oggi Roma è ancora peggio di due anni fa.

A Milano, pur non passeggiando esattamente sopra alla storia, i milanesi (quei pochi che ci sono, intendiamoci, che la maggior parte non è di origine meneghina) fanno il possibile per volere bene alla loro città. Un impegno che alla fine contagia pure gli stranieri e i turisti, i visi-tatori, i pendolari. Le amministrazioni, credo. Forse a Milano sanno che costruendo ogni gior-no un pezzo di mattone in più, è indispensabile tutelare ciò che c’è già. A Roma, invece, il las-sismo pare essere la risposta alla rassegnazio-ne. Una rassegnazione atavica, che nasce forse alla fine dell’impero. Io non faccio quella cosa perché non spetta a me, io neanche perché è di competenza di quell’altro. E così via. Così, la grande bellezza si trasforma nella grande brut-

tezza. E la grande bruttezza (scusate, milanesi, ma quando ci vuole ci vuole), pulita e sistema-ta giornalmente, appare come la vera e nuova bellezza. Nessuno osi paragonare il Colosseo ai super moderni grattacieli della nuova Milano, ma il Colosseo circondato dai rifiuti finisce per lasciare l’amaro in bocca. Mentre il grattacielo di vetro fa la sua bella figura perché intorno c’è pulizia, ordine.

Benvenuti al CentroRoma rassegnata, forse dalla fine dell’impero

di Alessandro Pignatelli

1 2 3

64 5

pagina 13

Iniziamo tagliando tutte le verdure in pic-coli pezzi e facciamole dorare in una padella antiaderente con un filo di olio Evo (fig.1-2). Quando le verdure avranno preso colore, sfu-miamole con un bicchiere di vino rosso e con-tinuiamo la cottura aggiungendo tre bicchieri di acqua per farle ammorbidire (fig.3-4). In-tanto tagliamo il gorgonzola a cubetti (fig.5). Quando le verdure saranno pronte aggiustia-mo di sale e pepe, togliamo la padella dal fuo-co e aggiungiamo il gorgonzola e il prezzemolo tritato, amalgamiamo e uniamo il pangratta-to e il formaggio grattugiato (fig.6-7-8). Ora stendiamo la pasta sfoglia in un contenitore su carta da forno e bucherelliamola con una for-chetta (fig.9). Ora stendiamo uniformemen-te il ripieno sulla sfoglia, ripieghiamo i bordi della torta e copriamo la superficie con le fette di bacon tenendone però 4 da parte per la de-corazione (fig.10-11). Spennelliamo il bordo di pasta sfoglia con un po’ di acqua perché non bruci durante la cottura e inforniamo la torta a 180 gradi per circa 30 minuti (fig.12). Dopo circa 20 minuti di cottura, arrotoliamo su di uno stuzzicadenti le fette di bacon messe da parte, in modo da creare la forma di una rosa e infiliamo lo stuzzicadenti al centro della torta (fig.13). Dopo circa mezz’ora di forno la torta sarà cotta e pronta per essere consumata sia calda, sia fredda a seconda delle preferenze (fig.14)

AttualitàLettera aperta all’Onorevole Giuseppe Con-te, Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Mi scusi se oso scriverLe una “Lettera aper-ta”, secondo uno stile che inaugurai molti anni fa quando avevo qualche titolo per farlo (non foss’altro Presidente di Pax Christi, Movimento cattolico internazionale per la pace); la Lettera più nota (o...famigerata, ma Lei è troppo giovane per ricordarla) fu quella all’on. Berlinguer, l’al-lora Segretario del Partito Comunista Italiano. Scrivo questa lettera sul tema scottante degli im-migrati (e la scrivo da un edificio diocesano che ne ospita). Lo  faccio non come antica autorità religiosa al Presidente di un Governo “laico” (an-che se un autorevole membro del Suo Governo ha sbandierato, sia pure in campagna elettora-le, simboli apertamente religiosi, anzi cristiani, quindi compromettenti) soprattutto dopo i co-stanti, appassionati appelli di Papa Francesco e le autorevoli istanze dei responsabili della CEI: Lo faccio come cittadino dell’Italia che, nel-la Costituzione, garantisce il diritto d’asilo a quanti, nel loro paese, sono impediti di eserci-tare le libertà democratiche; lo faccio come cit-tadino dell’Europa, che, nella Carta dei diritti fondamentali, afferma: “La dignità umana è in-violabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”. Ci siamo resi conto che Lei, al recente vertice Ue,  ha fatto sentire fortemente la voce dell’I-talia; ma siamo stati delusi dalla sordità della maggioranza dei rappresentanti dell’Europa (me lo lasci notare, anche delle nazioni tradi-zionalmente più “cristiane”) e dell’incapacità dell’insieme di mantenere le tradizioni “uma-ne” del nostro Continente e dell’ispirazione

iniziale della sua unità. Mi lasci dire che sia-mo - parlo di tanti di cui ho colto il pensie-ro - altrettanto delusi che, nella difficoltà di ottenere consensi più ampi, l’Italia rimanga su posizioni di chiusura, forse (ma solo “for-se” se guardiamo al nostro passato coloniale o ci proiettiamo sul nostro futuro demografico) comprensibili sul piano della contrattazione, non su quello del riferimento a vite umane. Siamo tanti a non volerci sentire responsabi-li di navi bloccate e di porti chiusi, mentre ci sentiamo corresponsabili di Governi che, dopo avere   sfruttato quei Paesi e continuando a vendere loro armi, poi reagiscono se si  fugge da quelle guerre e da quelle povertà; non vo-gliamo vedere questo Mediterraneo testimone e tomba di una sorta di genocidio, di cui di-ventiamo tutti in qualche modo responsabili. Non ignoriamo che i problemi sono immensi, dai rapporti con Paesi  che noi - Europa tut-ta - abbiamo contribuito a divenire ciò che essi spesso sono (costruttori di lager e tutori di brigantaggi), a quelli con i Paesi di parten-za degli immigrati (con cui già i Governi pre-cedenti avevano progettato iniziative, sempre fermate al livello di progetti).Vorremmo dav-vero che l’Italia, consapevole della sua tradizio-ne   di umanità (prima romana, poi cristiana)  non accettasse di divenire corresponsabile di una tragedia, che la storia ha affidato al no-stro tempo e da cui non possiamo evadere. Al di là di un’incomprensibile indifferenza o di un discutibile privilegio ( “prima gli italiani” - quali italiani? -  o “prima l’umanità”?!), credo che, nell’interesse della pace, aspirazione di ogni persona e di ogni popolo, l’Italia possa e deb-

ba essere - per sè e per tutta l’Europa - pionie-ra di accoglienza, controllata sì, ma generosa. Con ogni augurio e molta solidarietà.  Albiano d’Ivrea, 2 luglio 2018

Mons.Luigi Bettazzi

Lettera aperta del Mons. Luigi Bettazzi all’Onorevole Conte

Red.

10

13

11

14

12

7 8 9

Rubrica

pagina 14

«Molti genitori adottivi che frequentiamo dico-no di non aver timore dell’eventuale esigenza del proprio figlio, una volta adulto, di cercare chi li ha messi al mondo. Noi sì, ne abbiamo. Così come ne abbiamo tante altre, forse anche più di quelle che ha un genitore naturale».Barbara e Vittorio sono i genitori adottivi di un bimbo nigeriano di 5 anni e una bimba senegale-se di 11 (di cui preferiscono non svelare i nomi): una scelta, quella dell’adozione, presa nove anni fa dopo aver scoperto di non poter avere figli. «Anni fa ho subìto cure molto pesanti per gua-rire una grave patologia e questo non mi ha per-messo di poter rimanere incinta. Io e Vittorio – racconta Barbara – ci siamo immediatamente trovati d’accordo non appena abbiamo accenna-to all’idea dell’adozione: abbiamo sempre desi-derato avere figli, ne parlavamo già quando non eravamo sposati. Ci siamo sentiti genitori fin da quando abbiamo saputo che la nostra richiesta era stata accettata: l’attesa era stata estenuan-te».Un iter lento, una burocrazia complessa, un per-corso lungo: quella che precede l’adozione è una strada in salita: «Molte coppie lasciano perde-re, dopo un po’. E forse è un bene: adottare è un atto di coraggio, oltre che d’amore, se non ne hai abbastanza è meglio lasciar perdere. La mia difficoltà maggiore – ricorda Barbara – è stata quella di non ossessionarmi: ad aiutarmi è stato Vittorio, che quotidianamente mi rasserenava e riconosceva i miei silenzi. Non riuscivo più a la-vorare (Barbara è impiegata in banca, ndr), non dormivo: non facevo altro che pensare alla prati-ca, all’ipotetico bambino. Il supporto psicologico è stato fondamentale, così come lo è ancora oggi: una o due volte al mese io e Vittorio abbiamo una seduta per confrontarci con quelle che sono le nostre paure di genitori adottivi. Non bisogna temere di mostrarsi fragili: siamo esseri umani».Barbara e Vittorio adottano la loro prima bim-

ba quando lei aveva tre anni, nel 2010: «Per un genitore naturale non è facile capire cosa signi-fichi avere a che fare con un bambino che ha già dei precisi tratti caratteriali e che sa già guar-darti come un perfetto estraneo. È da quello che cominciano le prime paure, dalla dicotomia tra quello che potresti essere per lui in positivo e il timore di sbagliare. Sono sensazioni, però, che ri-guardano solo il periodo iniziale: il legame tra un bambino e i suoi genitori, benché adottivi, nasce da subito. Non siamo fatti solo di corpo: siamo anche sentimento, siamo vibrazioni. Quando tra due persone c’è amore, queste lo percepiscono. I bambini hanno i recettori ancora più aperti dei nostri, lo riconoscono quando sono amati e si la-sciano andare, si fidano. Per questo il rapporto nasce da sé. Potrà sembrare strano – aggiunge Barbara – ma anche io sono cresciuta con uno dei due genitori che non era quello “reale”, ma il partner dell’altro. Ho amato e amo tantissimo quella persona, per quello che mi ha dato. Ama-re è un atto concreto: i legami non nascono da sé solo perché si condivide il sangue, i legami si creano e si curano. Un terreno arido e abbando-nato non avrà mai dei fiori solo perché si tratta di un terreno: ha bisogno di cure per diventare rigoglioso. La stessa cosa capita con i rapporti umani. Non pensavo che la mia personale espe-rienza di vita mi avrebbe servito, un giorno, a diventare un genitore adottivo ma da questo ho capito che il caso non esiste». Quattro anni fa arriva anche il secondo bimbo: «Lui era più piccolo, aveva solo un anno. Tra i due bambini è venuta a crearsi una complicità incredibile, si cercano costantemente, la mag-giore è iperprotettiva nei confronti del fratello e non avremmo potuto desiderare di meglio per la nostra quotidianità. Le nostre paure riguarda-no il futuro, non il presente: sappiamo che c’è la possibilità che un giorno i nostri figli vorranno trovare i loro genitori naturali. Non sappiamo

dire se saremo d’accordo o meno ma posso dire che l’ultima cosa che vogliamo è vedere i nostri figli soffrire. Questo significa che se la loro ne-cessità sarà così forte da starci male, allora non solo non li ostacoleremo ma li aiuteremo: ci fi-diamo dell’amore reciproco che c’è nella nostra famiglia, sappiamo che niente e nessuno potrà separarci, non è questo di cui abbiamo paura. Le nostre paure derivano, appunto, dal rischio che loro possano soffrirne in qualche modo. Ma non andare contro cuore, per noi, significa pro-prio questo – conclude Barbara -: vuol dire ac-cettare di essere umani e quindi di avere delle paure, smetterla di credersi ‘supereroi’ capaci di sopportare qualsiasi sofferenza e arrendersi alla vita. Non significa arrendersi: noi non l’abbiamo fatto, altrimenti non saremmo genitori. Significa fidarsi della vita, perché ogni cosa accade per un motivo: ecco, questo è il vero significato del non andare mai contro cuore».

di Sabrina Falanga

Mai contro cuore

L’amore e’ un terreno da coltivarea cura di Sabrina Falanga

scrivete a [email protected]

pagina 15

Rubrica

Sono due gli “errori alimentari” che più comune-mente si commettono in spiaggia: da una parte c’è chi salta completamente i pasti, dall’altra chi esagera con cibi pesanti e/o poco salutari. Non è facile scegliere cosa mangiare, special-mente se si rimane in spiaggia dal mattino al tramonto: il primo consiglio, che vale per l’inte-ra giornata, è quello di fare attenzione all’idrata-zione e, quindi, avere con sé sempre dell’acqua fresca (almeno due litri). Per quanto riguarda il cibo, l’ideale sono i piatti unici freddi: insalata di riso o di farro o di orzo, cous cous con pollo, pasta fredda alla mediter-ranea, sushi; o ancora, insalata di carne (pollo, tacchino) con verdure e pane integrale, salmone con finocchio e pane di segale, insalata di legumi e pane ai cereali. In alternativa, dalle due alle tre volte a settimana, si può optare per un panino: meglio scegliere il pane fresco non condito (evi-tando cioè focacce o pane con strutto), da abbi-nare ad affettati magri (prosciutto cotto o crudo, bresaola, tacchino), formaggi freschi (caprini, mozzarella, crescenza) o pesce (salmone affu-micato, tonno in scatola al naturale). Nel pani-no andrebbe sempre inserita anche la verdura: sì a pomodori e carote (verdure che favoriscono l’abbronzatura grazie al betacarotene di cui sono ricche), rucola e verdure grigliate come le zuc-chine. Una buona fonte di idratazione, oltre che di nu-trienti, è la frutta: l’anguria, ricca di vitamine e di sali minerali quali il potassio e il magnesio; il melone, benefico per il nostro organismo grazie al fosforo, al calcio e al potassio che può fornirci; pesche, albicocche, prugne. Anche una macedo-nia, condita con un po’ di succo di limone o una salsa di yogurt al naturale, è una valida alterna-tiva così come la frutta secca.Per appagare i palati dei più golosi, specialmente dei bambini, il gelato rimane sempre un alimen-

to gradevole e rinfrescante da scegliere come spuntino o per la merenda: meglio prediligere quelli artigianali e possibilmente alla frutta.Altri due fondamentali consigli, che viaggiano in maniera parallela e collaterale a quelli alimen-tari, riguardano il “comportamento”. Innanzi-tutto, è bene ricordare che il pranzo in spiaggia va consumato tra le 12 e le 14 in un luogo fre-sco. Se non si ha la possibilità di accedere a bar o ristoranti, è fondamentale rimanere all’ombra dell’ombrellone durante i momenti del pasto e della digestione. Il secondo accorgimento, poi, riguarda la conservazione del cibo: se i cibi con-sumati in spiaggia sono quelli che portiamo da casa (e che, quindi, non acquistiamo al momen-to ai chioschi del luogo), è importante che siano conservati in una borsa termica affinché il cal-do non ne deteriori le proprietà organolettiche e nutrizionali, specialmente nel caso di verdure, frutta, carne e/o pesce.Cosa evitare, dunque?Può capitare di fare scelte alimentari sbaglia-te senza accorgersene, poiché apparentemente innocue: tra queste troviamo le granite, ricche di sciroppi carichi di zuccheri (anche se sono al “gusto frutta”, non hanno nulla della frutta); le bibite gassate e zuccherate, che ci illudono di dissetarci aumentando solo sia la sete sia il cari-co calorico e zuccherino; le bibite alcoliche, che provocano disidratazione e appesantiscono il fe-gato; i condimenti “pesanti” come la maionese nell’insalata di riso; la frittura, meglio predilige-re pesce e/o carne alla griglia; gli snack ricchi di sale come patatine.

di Sabrina Falanga

Salute & BenessereCibi da spiaggia: cosa mangiare?

pagina 16

Rubrica

di Sabrina Falanga

I Mondiali di Russia: il clou domani sera con Brasile-BelgioEcco le magnifiche otto che si contenderanno la coppa del mondo. In Russia si è giunti ai quarti di finale e la finalissima del 15 luglio si incomincia ad intravedere. Abbiamo detto delle molteplici, cla-morose, sorprese, tanto che alcune favorite come Germania, Spagna, Argentina, e in parte il Porto-gallo di Cristiano Ronaldo, non figurano nell’elen-co delle prime otto compagini che si giocheranno, fino alla fine, il Mondiale. Venerdì 6 luglio parte la nuova tornata ad eliminazione diretta, alle ore 16 si fronteggeranno Francia e Uruguay, i transalpini di Mbappè, che hanno fatto fuori Messi e soci, con grandi meriti, cercheranno il pass della semifinale giocando contro la “celeste” di Tabarez, uomo sim-bolo di questi Mondiali per la sua tenacia ed amo-re per il calcio, nonostante la grave malattia che lo ha colpito. Gli uruguaiani dovranno fare a meno di Cavani, vero e proprio Matador del Portogallo, causa infortunio al polpaccio, accusato proprio ne-gli ottavi. Sempre nella giornata di venerdì 6 luglio, alle ore 20 il Brasile, che ha sconfitto agevolmente il Messico, con il suo uomo simbolo Neymar, tan-to efficace nelle segnature, quanto grottesco nelle simulazioni, si troverà a competere con il Belgio

dei tanti campioni, che hanno quasi steccato con-tro il Giappone, superando l’avversario solo al 93°, rischiando la clamorosa eliminazione: i giocatori del sol levante per ampi tratti del secondo tempo conducevano il match con due reti di scarto, sal-vo poi farsi raggiungere e superare in extremis sul triplice fischio di chiusura. Dicesi ingenuità mista a poca capacità di gestione dei match. Sabato 7 lu-glio invece, scatterà l’ora di Russia-Croazia, con i padroni di casa fautori di un’eclatante eliminazio-ne delle furie rosse spagnole ai rigori, mentre la Croazia, reduce da una condotta di gara non ec-cezionale contro la Danimarca, è riuscita a preva-lere solamente con i tiri dal dischetto dopo i sup-plementari. Fino ad allora i croati erano apparsi la squadra più in palla e con grandi individualità in evidenza, sarà interessante osservare la conduzio-ne tattica dei due allenatori in un quarto di finale del mondiale. Chiuderà il lotto degli scontri diretti l’incontro tra la sorprendente Svezia e l’Inghilterra, sempre sabato 7 luglio, con i nordici in grado di battere la più quotata Svizzera e gli inglesi capaci di battere la Colombia di Cuadrado ai calci di rigore, dopo una partita maratona con emozioni diffuse.

Se i gialloblù scandinavi hanno mostrato compat-tezza, fisicità e impenetrabilità difensiva a scapito di fantasia e spiccate doti tecniche, gli inglesi sono una squadra che ha tecnica, dinamismo, Kane uno dei centravanti più forti al mondo, doti atletiche e anche una certa fantasia al potere. Insomma, non resta che attendere queste nuove sfide che screme-ranno ulteriormente la lista di contendenti al titolo iridato. Come sempre, occhio alle cose inaspettate, ci sarà ancora da divertirsi.

di Franco Leonetti

In un qualsiasi rapporto, nulla è più im-portante di una buona comunicazione affinché ci siano affetto, fiducia e rispetto reciproci: una regola che vale anche nella relazione tra un cane e il suo padrone. Sono tanti gli aspetti a cui fare attenzione nel rivolgerci al nostro cane se vogliamo che ci ascolti e ci obbedisca: per riuscirci è però fondamentale che anche l’uomo sia attento ai messaggi non verbali mandati (in continuazione!) dal suo quattrozam-pe. Cerchiamo quindi di riassumere in dieci punti l’ideale di un comportamento consono a ottimizzare la comunicazione e, quindi, la relazione.1. Fare attenzione al linguaggio non ver-bale: per abitudine ci viene spontaneo “parlare” insieme al nostro cane, convin-ti che ci capisca. Il peloso, però, ci capi-rà in base al tono di voce, all’espressione del viso e ai movimenti del corpo e non per le parole che utilizziamo.2. Sporgere il corpo: quando ci si spor-ge con il busto in avanti verso il proprio cane, gli stiamo comunicando che siamo noi i predominanti o che, comunque, de-sideriamo esserlo. È un atteggiamento da evitare con cani sconosciuti perché la co-municazione potrebbe essere fraintesa.3. La posizione sottomessa: in base a quanto detto prima, una posizione che vede il busto piegato all’indietro sta man-dando un messaggio di sottomissione.4. Accovacciarsi: se ci accovacciamo alla sua altezza, per il nostro cane significa che siamo disponibili al gioco e che, anzi, lo stiamo proprio invitando a divertirsi! In una posizione accovacciata, quindi, è facile che il cane ci salti addosso o mostri

particolare entusiasmo.5. Guardare il cane negli occhi: è un con-tatto di fondamentale importanza, poiché mandiamo numerosi messaggi attraver-so lo sguardo. Guardare ‘fisso’ negli occhi un cane è significato di sfida; sbattere le palpebre aiuta a calmare il quattrozam-pe, poiché lo ‘legge’ come un messag-gio di rassicurazione, utile specialmente quando il cane è particolarmente agitato o spaventato.6. Attenzione alla memoria: un cane non ha la stessa capacità mnemonica di un essere umano. Questo significa dover ri-petere più volte un comportamento evi-tando di dare per scontato che il cane se ne ricordi.7. Interpretazione della postura: così come gli esseri umani, anche i cani hanno il loro carattere. Le sfumature della loro personalità passano anche attraverso le posture che assumono quando hanno bisogno di comunicare qualcosa al loro padrone: imparare a capire quali sono i messaggi che il tuo cane cerca di manda-re attraverso determinati movimenti del corpo è importante perché generalmente sarà predisposto a ripetere sempre quel-li e per un padrone sarà così più facile interpretare bisogni e richieste del suo amico peloso.8. Riconosci i segnali “negativi”: quelli, cioè, che riguardano il malessere o l’ag-gressione. Sapere quando un cane si tro-va in uno stato emotivo negativo è im-portante sia per intervenire in caso di malessere sia per evitare che aggredisca un cane o un essere umano in quei casi in cui si sente in pericolo o spaventato.

9. Interpreta i comportamenti fisici: la posizione delle orecchie, l’espressione del muso, l’apertura degli occhi. Osser-va il tuo cane nelle diverse situazioni e collega a esse i movimenti del suo corpo: una volta imparati, sarà più semplice per il padrone interpretare il suo cane.10. Ascoltalo: abbaia, ringhia, piagnuco-la, ulula. Un cane può ‘parlare’ in diver-si modi: un abbaio non è solo un abba-io, anzi, e i padroni più ‘attenti’ possono confermare che il proprio cane ha moda-lità diverse di abbaiare. Ascolta, quindi, il cane: a suo modo, ti comunica sempre quello di cui ha bisogno.

Qua la zampaComunicare con il cane: 10 consigli utili

Sport

pagina 17

RubricaI Mondiali delle esclusioni eccellenti: Argentina e Germania, che shockIl Mondiale di Russia passerà alla storia come la manifestazione delle sorprese. Tutti i pro-nostici capovolti, o comunque molti di essi spazzati via dalle prestazioni sul campo ma soprattutto dai risultati perpetrati sul prato verde. La novità assoluta trasferitaci dai gi-roni è la Germania, campione del mondo in carica, fuori nella prima fase, una cosa mai accaduta in precedernza, e soprattutto classi-ficata ultima nel suo raggruppamento, un’on-ta decisamente profonda. La squadra di Loew ha mostrato un gioco, lento, soporifero, asfit-tico, che, nonostante i campioni in rosa con la maglia bianca, ha meritato di uscire in ma-niera clamorosa, perdendo la partita decisiva per 2-0 contro la Corea del Sud, insomma da oggi anche i teutonici si sono imbattuti nel-la loro “Corea”. Ma negli scontri diretti degli ottavi altre celebri nazionali ci hanno lasciato le penne, almeno due indicate dai bookma-ker come aspiranti alla finalissima o al trono mondiale, e parliamo di Argentina e Spagna. La nazionale albiceleste, nonostante la pre-senza di Messi, quasi mai in palla e determi-nante, a parte la rete contro la Nigeria, che ha scongiurato un’eclatante quanto meritata esclusione dei sudamericani nella fase a giro-

ni, giustamente è uscita contro una Francia che l’ha dominata senza esitazioni. La nazio-nale di Sampaoli, pessimo il suo operato, ha vissuto giorni amari in Russia, tra contrasti, dissidi interni, compromessi e giocatori non all’altezza, estromissione dal Mondiale meri-tatissima. Messi esce dal Mondiale nella stes-sa giornata in cui anche CR7, suo acerrimo nemico-collega, viene mandato a casa con la sua nazionale da un buon Uruguay capeg-giato da Cavani e da un Bentancur di grande personalità. Cristiano Ronaldo, dopo un ini-zio con il botto, 3 reti alla Spagna, si è via via spento arrivando a incarnare un Portogallo senza grosse illuminazioni, carenze lampanti e poche fonti di gioco. Insomma i due mag-giori vincitori di Palloni d’Oro del ultimo de-cennio, 5 a testa, mestamente hanno rifatto le valigie e sono tornati, giustamente, a casina loro. Ma l’eliminazione più chiassosa appar-tiene alla presuntuosa Spagna che affrontava un avversario certamente più debole, come i padroni di casa della Russia. Le furie rosse del neo allenatore Hierro si sono intestardite nel loro possesso palla sfinente e noioso, ma il tiki taka una volta brillante, veloce e verti-calizzante non si è mai visto, mentre i russi si

sono trincerati in una difesa ad oltranza, con rare avanzate, trascinando gli spagnoli ai cal-ci di rigore, e battendoli. Ennesima elimina-zione, tanto incredibile quanto meritata, con il tasso di arroganza azzerato dalle lacrime di disperazione degli iberici. Il Mondiale entra nel vivo ora, c’è da metterci le mani sul fuoco, le sorprese non finiranno qui.

di Franco Leonetti

Il ruggito di Leonetti a cura di Franco Leonetti

I botti di mercato, Juve e Inter avanti a tuttiIl mercato estivo, iniziato ufficialmente il 1° luglio, mostra i muscoli. Al momen-to Juve e Inter la fanno da padrone per trattative e colpi in arrivo. I bianconeri hanno acquistato Joao Cancelo, terzino destro ex Inter, proveniente dal Valencia per 40 milioni, e in attesa dei prossimi colpi hanno sistemato la fascia destra. I nerazzuri milanesi, dopo Nainngolan, hanno sottoscritto un contratto con Mat-teo Politano, ex neroverde del Sassuolo, nel giro della Nazionale di Mancini, che sbarca dall’alto di un costo complessivo di 25 milioni di euro. Ufficiali anche gli approdi di Kwadwo Asamoah e Stefan de Vrij, giunti da svincolati dopo la fine dei contratti rispettivamente con Juve e Lazio. Il Milan, nonostante il momen-to non felicissimo per via delle sanzioni Uefa e relativa esclusione dalle Coppe, annuncia gli arrivi di Reina, portiere ex Napoli e di Strinic, nazionale croato in forza alla sua nazionale ai Mondiali di Russia, mentre Alen Halilovic si appre-sta a diventare il terzo acquisto in casa rossonera, con i dirigenti intenti a limare gli ultimi dettagli per consentire il tra-sferimento del ragazzo, in arrivo dal Am-burgo. Il Napoli, la cui campagna non si è ancora infiammata, è alla ricerca di due portieri, potrebbero arrivare Meret e Karnezis, entrambi in area Udinese, poi ci sarà tempo per sostituire il partenete Jorginho, mentre Hamsik, Ciciretti e In-

glese sono stati convocati per il ritiro che scatterà il prossimo 10 luglio in quel di Dimaro. La Roma cerca Berardi, che ha in Mister Di Francesco, il suo più acca-nito sostenitore, costo del cartellino 30 milioni, i dirigenti giallorossi tentano il rinnovo con Florenzi, uomo dal cuore e dall’anima romanista, mentre attendo-no notizie e offerte su Alisson, prima di muoversi su un nuovo portiere titolare, Castro, ex Chievo ha raggiunto il suo alle-natore Maran a Cagliari, la Fiorentina ha il suo nuovo giovane portiere, ingaggiato Alban Lafont, che arriva a titolo defini-tivo dal Tolosa e ha firmato per cinque anni con la società viola. Alberto Cerri, centravanti di proprietà Juventus, è con-teso da Genoa e Cagliari, la Juve vuole la formula della “recompra”, stessa moda-lità utilizzata per Mandragora che passa all’Udinese per 20 milioni, con recom-pra fissata a 25 per la Juventus. Il Torino parla con il Genoa per il centrale difen-sivo Izzo, le due società hanno raggiunto un accordo per il cartellino del difensore: alla società rossoblù andranno 10 milio-ni di euro. Il Torino è pronto a chiudere anche con il giocatore, superando defi-nitivamente la concorrenza del Sassuo-lo. Cairo tiene d’occhio anche l’esterno, Laxalt, sempre del Genoa, che in Russia, con il suo Uruguay, sta disputando una buona rassegna iridata. Il mercato è par-tito ed è già caldissimo, e complici anche

le temperature atmosferiche torride, sa-prà incendiare, per l’ennesima volta, le fantasie dei tifosi di tutte le squadre.

di Franco Leonetti

Sport

pagina 18

SportUn anno fuori dalle Coppe Europee, ecco l’esito della sentenza Uefa a riguardo del Milan. I dubbi della vigilia, dunque, ven-gono confermati, anche se rispetto ai pro-nostici pre-verdetto, scompare l’ipotetica multa salatissima di 30 milioni di euro. Ma le motivazioni della sentenza si aggan-ciano ad un aspetto chiaro: ci sono forti dubbi da parte dell’organismo massimo del calcio continentale, sulla credibilità della proprietà e dei business plan presen-tati, soprattutto sui ricavi provenienti dal-la Cina. Tutto ciò è chiaramente emerso dalle prime indiscrezioni sulle oltre trenta pagine di motivazioni con cui la Camera giudicante della Uefa ha spiegato perché ha estromesso il Milan dalle coppe euro-pee per una stagione. L’organo giudican-te, dunque, ha utilizzato più volte il termi-ne “credibility”, spesso in senso negativo, ripercorrendo le fasi dell’intera vicenda economico-patrimoniale legata alla socie-tà rossonera. Il Milan ha annunciato subi-to che presenterà ricorso al Tas, con l’ap-pello che, per motivi d’urgenza, dovrebbe concludersi entro il 20 luglio, e diciamolo chiaramente, non sarà per nulla semplice, per il club rossonero, riuscire ad ottenere la cancellazione della squalifica. Nel 2016 i giudici di Losanna, confermarono la stessa sanzione, inflitta sempre per sfora-menti dei parametri del fair play finanzia-rio del pareggio di bilancio, a Galatasaray e Karabukspor, anche se i due club turchi avevano violato il settlement agreement. Al Milan il settlement per rientrare dagli sforamenti dell’ultimo triennio dell’era Berlusconi è stato invece negato, come il voluntary, quindi la situazione, rispetto ai

due club turchi, appare ancora più grave e marcata. E’ doveroso aggiungere anche un ulteriore fattore che potrebbe rivelarsi no-dale nella questione ricorso al Tas. Il Mi-lan, ad oggi, continua a non avere certez-ze sulla proprietà e sull’immediato futuro, discriminante questo che viene tenuto in grande considerazione, per tramutare in favorevole il ricorso, insomma un nodo da sciogliere a breve per sperare in chia-ve positiva. Al momento, invece, continua a tenere banco la trattativa in corso tra Yonghong Li e Rocco Commisso, impren-ditore italo-americano nel settore delle tv via cavo, per la cessione delle quote di maggioranza del Milan. L’offerta forma-lizzata dall’imprenditore italo-americano è stata giudicata al ribasso da Mr. Li che deve affrontare l’insidiosa prima scaden-za con Elliot: il versamento dei 32 milioni di aumento di capitali anticipati dal fondo

americano. Se Li Yonghong non dovesse riuscire a reperire i denari al più presto, il Milan passerà nelle mani di Elliot che a quel punto potrà, a sua volta, aprire le proprie trattative per la cessione del club. Il comunicato, apparentemente di chiusu-ra diramato da Commisso, nei giorni scor-si, potrebbe invece rappresentare un vela-to atto strategico, utile a mettere ulteriore pressione sulle spalle dell’imprenditore cinese. In conclusione, ad oggi il panora-ma su chi sarà il proprietario della società rossonera appare foscoso e poco definito. Intanto il tempo passa e l’appello si avvi-cina.

di Franco Leonetti

Sentenza Uefa: Milan fuori dalle Coppe

Che Italia a Tarragona: bottino di 156 medaglieSi sono chiusi a Tarragona i Giochi del Medi-terraneo 2018 e il contingente italiano ha stra-vinto il medagliere della manifestazione con 156 medaglie (56 ori, 55 argenti, 45 bronzi). L’ultima medaglia della manifestazione arri-va dalla pallavolo dove gli azzurri vincono per la terza volta consecutiva l’oro. Nella finale di oggi gli azzurri di Gianluca Graziosi hanno piegato i padroni di casa spagnoli 3-1 (25-22, 25-17, 33-35, 25-23), completando in manie-ra perfetta un torneo durante il quale, escluso il set perso oggi, non hanno concesso niente agli avversari: Grecia, Portogallo, Croazia e Egitto le altre “vittime” dell’Italia, tutte supe-rate 3-0. Per la nazionale tricolore si tratta del terzo oro consecutivo ai Gdm dopo quelli di Pescara (2009) e Mersin (2013). La formazio-ne tricolore ha confermato ancora una volta il proprio dominio nel medagliere maschile, primo posto con 10 medaglie complessive: 7

d’Oro (1959, 1983, 1991, 2001, 2009, 2013, 2018); 2 d’Argento (1963, 1975); 1 di Bronzo (1987). La squadra è composta da Riccardo Sbertoli e Luca Spirito (palleggiatori); Alber-to Polo, Roberto Russo, Enrico Diamantini (centrali); Oreste Cavuto, Giacomo Raffaelli, Nicola Tiozzo, Marco Pierotti (schiacciatori); Sebastiano Milan e Giulio Pinali (opposti); Fabio Balaso (libero). Lo staff da Alberto Gra-ziosi (1° allenatore), Giacomo Tomasello (2° allenatore), Diego Gaddi (medico), Sebastia-no Cencini (fisioterapista), Giulio Bortolo-masi (preparatore atletico), Stefano Sciascia (team manager).

di Deborah Villarboito

www.il-cosmo.com

Quando una persona nasce per lo sport, nulla può separarla da questo. Nemmeno le avver-sità della vita. Giulia Ghiretti ha ventiquattro anni e fin da piccola pratica sport. Ginnasti-ca artistica e trampolino elastico sono stati i suoi primi amori, ma nella vita tutto può cam-biare. Durante un allenamento, nel gennaio 2010, una brutta caduta le causa una lesione alla colonna vertebrale che la costringe in car-rozzina. Questo non ferma lo spirito marmo-reo della parmense, studentessa di Ingegneria Biomedica a Milano, che si butta in vasca. Ecco il secondo innamoramento: il nuoto, l’unico sport che non la obbliga a stare in carrozzina. Nel 2011 i primi record italiani: 50 dorso, 100 rana, 100 misti in vasca corta e 100 rana in va-sca lunga. Nel 2013 ai Mondiali di Montreal in Canada conquista la medaglia d’argento nella staffetta 4×50 stile libero. Nel 2014 agli Euro-pei di Eindhoven vince la medaglia d’argento nei 100 rana e quella di bronzo nella staffetta 4×50 mista e l’anno dopo partecipa ai Mon-diali di Glasgow 2015, facendo suo il secondo posto nei 100 metri rana e due nuovi record italiani nei 100 metri rana e nei 50 metri far-falla. Il 2016 è un tripudio di vittorie. Migliora il record italiano già suo nei 200 misti e agli Europei di Funchal, in Portogallo, conquista un argento nei 100 rana SB4. Poi l’incorona-zione alle Paralimpiadi di Rio dove conquista ben due medaglie: un bronzo nei 50 m farfalla S5 e un argento nei 100 m rana SB4. Quan-do non veste la divisa della Nazionale Giulia Ghiretti è porta colori di Ego Nuoto e Fiamme Oro. In vista degli Europei di Dublino di ago-sto, si racconta.

Dalla ginnastica al nuoto. Quando na-sce la tua passione per lo sport?

Mi dicono che non sono mai stata ferma ne-anche un minuto. A 3 anni la mamma ha ini-ziato a portarmi in palestra e da li non sono mai uscita.

Quanto ha influito sulla tua vita l’inci-dente?Non saprei, forse dovrebbero dirlo gli altri. Io non credo di essere cambiata molto, sono sempre stata abbastanza determinata e selet-

tiva. Di sicuro sono diventata ancora più se-lettiva con le persone. Ma come dice la mam-ma ‘tosta eri, tosta sei rimasta’.

Perché hai scelto il nuoto per rimetterti in gioco?Perchè è l’unico sport in cui non sei vincolata ad ausili. Scendo in acqua e mi sento libera: io, sola con me stessa.

Quanto è stato utile lo sport per rico-minciare?Io non ho mai ricominciato niente, ho solo continuato la mia vita. Lo sport mi ha sem-pre dato tanto e mi mancava l’adrenalina da competizione e tutte quelle sensazioni che ti danno allenamenti e gare. Ero ancora ricove-rata quando ho deciso di nuotare. Ho iniziato in piscina per fisioterapia, poi mi sono accor-ta che mi dava belle sensazioni. Allora ho co-minciato ad andarci più spesso, finché non ho più smesso perché con i risultati ci ho preso gusto.

Quali sono i tuoi obiettivi sportivi futu-ri?Ora sono completamente concentrata sugli Europei di Dublino, dal 13 a 19 agosto. Più a lungo termine, le Paralimpiadi di Tokyo del 2020. Le fatiche sono enormi: doppi al-lenamenti, tutto di fretta tra casa, università e nuoto. Poi ci sono i costi, che per il nostro sport sono alti e a carico dell’atleta. Fortuna-tamente c’è chi mi dà una mano e voglio rin-graziare le aziende che mi sostengono: OCM, Crédit Agricole e Corte Parma.

Quale è stata la gara più bella?Ho iniziato con i campionati italiani, ho fatto il mio primo mondiale nel 2013 e da lì ogni anno ho partecipato ad una competizione in-ternazionale. Ogni volta che scendi in vasca con le migliori al mondo sai che quella gara, comunque vada, sarà bella. Se devo sceglierne una, non ho dubbi: il bronzo dei 50 delfino di Rio. A quelle Paralimpiadi, nel 2016, ho vinto anche un argento nei 100 rana, e ai Mondia-li in Messico ho conquistato pure un oro, ma quel bronzo per me vale di più, perché com-pletamente inaspettato. Con quella prestazio-ne ho spiazzato tutti, me per prima.

Che cosa è per te vestire la divisa della Nazionale?Indossare la maglia azzurra è sempre un ono-re. Non è una semplice maglietta ma porta con sé un valore, uno stile di vita. Non biso-gna mai dimenticare che implica anche delle responsabilità perché sei tu in quel momen-to che rappresenti la tua nazione e questa ha scelto te per farsi rappresentare. Ai Mondiali di Città del Messico, lo scorso anno, ero por-tabandiera della Nazionale: un onore difficile da spiegare.

Cosa provi quando sei in vasca?Ci sono volte in cui nemmeno io ho voglia di allenarmi; altre, invece, in cui non vedo l’ora di entrare e non sentire alcun rumore se non quello dell’acqua. La gara invece è il momento in cui si tirano le somme del lavoro fatto e lì sì che mi piace.

Cosa ti piacerebbe fare ‘da grande’?Bella domanda! Qualcuno ha la risposta? Si-curamente mi sto laureando in Ingegneria Biomedica e poi si vedrà! Non ho idee preci-se adesso; mi piacerebbe fare più cose e varie. Per ora penso a laurearmi e a fare bene nel nuoto, poi si vedrà.

pagina 19

IntervistaGiulia, icona del nuoto: il coraggio che supera ogni avversitàUn consiglio a quei ragazzi che si tro-vano a vivere una situazione simile a quella che hai vissuto tu.La vita è fatta di mille aspetti e magari ci sono momenti in cui uno pensa che sia tutto da buttare, ma non è assolutamente così. Anzi! L’importante è buttarsi nelle cose e andare, senza farsi sovrastare dalla paura, che c’è, ci sarà sempre e bisogna conviverci. Non biso-gna dire “No, non posso”, perché in realtà, molto probabilmente, si può. Ai ragazzi dico di provare uno sport, quello più adatto, quel-

lo che piace di più. All’inizio sembrerà stra-no, difficile, forse impossibile, ma presto si scoprirà un mondo bellissimo, fatto di grandi emozioni, rapporti umani, fatiche e soddisfa-zioni.

di Deborah Villarboito

Marco Mazzarda ha vent’anni e le idee chiare. Famiglia, karate e la costruzione di un futuro la-vorativo solido sono le sue priorità. Ha imparato a camminare nel ‘dojo di casa’ e fin da piccolo è stato educato ai principi e alla disciplina del kara-te dai genitori Roberto e Ombretta, maestri noti a livello internazionale che hanno la loro scuola di karate a Vercelli. Marco si è laureato campione del mondo nel kata individuale nel 2017 durante i Mondiali di Treviso e ha contribuito al terzo po-sto a squadre. Nel palmarès del giovane karateka numerose gare internazionali e Campionati Ita-liani. Ciò che colpisce di questo atleta è la viva-cità mista a concretezza e voglia di crescere, ma con i giusti tempi. Sa quello che vuole e sa come raggiungerlo insomma. Quando non è in Azzur-ro, il giovane Mazzarda porta i colori di casa, la Master Club.

Quando hai iniziato a praticare karate?Ho iniziato a praticare karate quando avevo quat-tro anni e mezzo. Sono stato spinto dai miei geni-tori che hanno iniziato a mettermi il karategi. Io entravo e vedevo tutti gli altri che si muovevano, facevano già karate e io facevo solamente ginna-stica. Mettevo la mia giacca, i miei pantaloni e la mia cinturina bianca, entravo facevo ginnastica e uscivo. Poi pian pianino ho iniziato, sono stato inserito dai miei genitori in modo inconsapevole ovviamente, ma crescendo mi sono appassionato sempre di più perchè c’era la loro passione e co-munque si era creato un bell’ambiente e quando succede è fantastico. Credo sia davvero impor-tante.

Fammi un breve elenco dei tuoi successi.Tra le gare più importanti ci sono la Heart Cup che è una gara internazionale, dove ho ottenuto un primo e vari secondi posto negli anni; i Cam-pionati Italiani dove son arrivato cinque volte primo nella specialità di kata, mentre nel kumi-te sono arrivato secondo e ho fatto diversi ter-zi, nell’Embu con la mia compagna di squadra Beatrice Anghel abbiamo raggiunto il terzo po-sto nella categoria Open. Agli Europei siamo ar-rivati terzi a squadre nel kata. Ai Mondiali 2017 mi sono piazzato primo nell’individuale e terzo a squadre sempre nel kata. Da più piccolo il trofeo Topolino lo avrò vinto otto volte, come anche il Meeting Europeo.

Quali sono gli obiettivi sportivi?Non mi dispiacerebbe davvero partecipare ad una Olimpiade, come sfizio personale. Ho la pos-sibilità di farlo in questo momento ma non penso proprio che mi dedicherò perchè ho altri proget-ti a livello soprattutto lavorativo che mi stanno prendendo molto e sarebbe comunque un gros-so impegno. Il mio obiettivo sportivo prossimo è vincere i Mondiali nel 2019 in Portogallo.

Quali progetti hai per il futuro?Il mio sogno più grande è aprire con delle persone con cui sto collaborando una scuola per bambini.

Non mi piace tutto quello che viene insegnato a scuola. Lì i bambini dovrebbero già imparare ciò che serve per affrontare la vita, oltre alla cultu-ra di base. Quindi una scuola fondata molto di più sull’imprenditoria e sullo sviluppo delle ‘soft skills’, come il saper parlare in pubblico, saper-si relazionare e gestire le relazioni, chiarire degli obiettivi. Quindi qualcosa che riguarda più lo svi-luppo della persona, non solo l’essere legato ad un voto, che poi le persone credono quella cosa lì. Ognuno vale quello che crede di valere. Quindi sto aprendo delle reti commerciali in giro per l’I-talia, in cui tutti quanti possono aderire. Stiamo impattando molto sulla salute delle persone, per-chè si parla, in questo progetto anche di alimen-tazione e autostima.

Quanto devi sacrificare per il karate visto il livello che hai raggiunto?Il sacrificio per il karate non è elevatissimo, an-che perchè a me è sempre stato insegnato che un agonista migliora in base al tempo che ci mette a migliorare dopo la correzione dell’errore. Nel migliorare quello che c’è da migliorare. Un’atten-zione estrema ai dettagli che permette di non al-lenarsi quelle mille volte al giorno, ma che rende sufficienti quelle tre volte a settimana dedicate al karate e un’ora e mezza al giorno di pesi, sia per la mia salute, sia per migliorare la mia pre-stazioni sportive. Gli impegni ci possono essere nel fine settimana con la Nazionale e le gare non sono moltissime. Devo dire che il karate non mi ha fatto sacrificare tutto il resto nella mia vita. Poi quando ci tieni a qualcosa nella vita il tem-po lo trovi. Ho imparato a gestire il tempo, ma nemmeno il tempo si gestisce, basta saper gesti-re le priorità: karate, famiglia, lavorare per rag-giungere la mia libertà. Il resto viene tutto dopo. Quando le priorità sono a posto, tutto è a posto, quindi non sacrifico nulla.

Quale è la cosa che ti piace di più del tuo sport?La cosa che mi piace di più è quanto venga uti-lizzata la testa. La testa può fare la differenza, mi incuriosisce questo: lavorarci, fare attenzione al dettaglio, che parte proprio dalla mente, dall’at-teggiamento di quando entri in tatami, in questa sorta di ambiente che si crea...mi piace, sembra di essere in una bolla. Quando entri per la com-petizione, sembra che non esista più nessuno. Ti senti isolato, trasparente. È proprio una sfida contro te stesso, anche se l’avversario è molto importante. È quella che mi fa stare sul campo, che non mi fa mollare qualsiasi cosa succeda. Ci sono tanti impegni ma non potrò mai abbando-nare questa vita.

A cosa pensi quando stai per salire sul ta-tami?Quando sto per salire sul tatami ho notato che fa la differenza una sola cosa. Di solito si pensano a due cose: quello che non vuoi e quello che vuoi. Prima, come la maggior parte delle persone, pen-savo a quello che non volevo. Quando combatti le tue mosse sono congruenti a quello che pensi. Ora penso a me stesso e a fare bene la mia presta-zione al massimo. A tirare fuori tutto il meglio di me stesso. Non guardo gli avversari ma penso a combattere contro me stesso, a fare la mia gara. Questo è un cambio che ho avuto nell’ultima gara dei Campionati Italiani, con il percorso di cresci-ta che sto facendo. Penso che sono un campione. Sono bravo. Nella mente inizio a ripetermi tutte cose positive. Do io la mia identità, sono io. Di conseguenza il mio atteggiamento è congruente a quello che penso. Molte persone possono pensa-re che ‘me la tiri’, ma io penso che bisognerebbe ‘tirarsela’ tutti molto di più perchè se tutti inizias-simo a dirci che siamo forti, che siamo in grado, che ce la possiamo fare, tutti quanti otterremmo risultati migliori. Chi non pensa così, è egoista, anche se può sembrare il contrario.

di Deborah Villarboito

Intervista

pagina 20

Karate: la nazionale parla vercellese con Marco MazzardaC’è qualcuno a cui ti ispiri?Mi ispiro ad un atleta, Matteo Leone, che ormai non gareggia più. Lui mi piaceva perchè non era altissimo, come me, ma combatteva proprio come un leone e a lui mi ispiro per il combatti-mento. Per i kata Mirko Saffiotti, mio punto di riferimento fin da piccolo. Ai miei genitori per quanto riguarda la costanza che hanno avuto ne-gli anni e ai miei allenatori della Nazionale che sono sempre lì e dimostrano con l’esempio. An-che al maestro Dario Marchini, veramente un at-leta incredibile.

Cosa diresti per convincere un tuo coeta-neo a praticare karate.Provare l’ebbrezza di quando fai un combatti-mento e sei messo a nudo contro le tue paure, la tua voglia di vincere, equivale ad un orgasmo, l’idea è questa...io per convincere un mio amico direi così! Mentre per convincere una mia amica le direi che ci sono molti ragazzi fighi, perchè nel karate siamo tutti molto fighi.

Come vedi la situazione del karate in Ita-lia?In Italia credo che ci sia il livello più alto di in-segnamento. Dal punto di vista politico si può senza dubbio migliorare. Tanti paesi sono molto più avanti, pagano i loro atleti in maniera miglio-re. Quindi ovviamente un percorso agonistico con tutti i sacrifici, deve essere supportato anche da qualcosa che faccia sentire l’atleta al sicuro e rispettato. Negli altri paesi del mondo invece si parte ‘a manetta’ fin da piccoli.

Karate: stile di vita o disciplina sportiva?Karate è disciplina sportiva e i karateki hanno quel brio che la maggior parte delle persone non ha. Tocca anche lo stile di vita perchè ti inse-gna ad essere molto vero, più del solito, quindi è qualcosa di veramente fantastico. Una disciplina che dentro al tatami ti tiene in un modo, ma che blocca delle altre cose fuori che ti permettono di vivere la vita alla grande.

Il karate alle Olimpiadi: quanto è impor-tante questo traguardo?È molto importante questo traguardo, anche se essendoci dei parametri diversi la disciplina in se’ viene anche un po’ storpiata. Non mi importa che sia alle Olimpiadi, ma mi interessa di più quanto mantenga le sue radici effettive, in modo che la gente lo veda per quello che è, non per lo spetta-colo che si vuole creare, per quanto sia accessibi-le a tutti quanti, non solo a pochi privilegiati, che sia una cosa molto meritocratica per tutti quanti.

Guarda la video intervista

Pattinaggio: ai mondiali olandesi, italiani sul podio

Motocross: Cairoli infinito, continua a far sognare

Pattini infuocati ai Mondiali di Olanda: Azzurri sul podio. Forte desiderio di ri-scatto dalla delusione di PyeongChang 2018, con il podio olimpico evitato per 28/100, Francesca Lollobrigida è secon-da nella punti/eliminazione ai Mondiali di velocità. Nella stessa gara un bronzo per Daniel Niero, già d’argento domenica nella 15 km. Sono tre le medaglie conqui-state dall’Italia nei primi due giorni dei Mondiali di corsa su strada a Heerde, in Olanda. Dopo l’argento ottenuto dome-nica nella 15 km a eliminazione, Daniel Niero lunedì si è ripetuto prendendosi il bronzo dei 10.0000 a punti/eliminazio-ne, preceduto soltanto dal colombiano Cujavante e dal belga Bart Swings, che ai Giochi di PyeongChang, nella velocità su ghiaccio, aveva conquistato l’argento nel-la mass start. L’altro azzurro in gara, Da-niele Di Stefano, è invece stato eliminato a pochi giri dalla fine. Francesca Lollo-

Cairoli infinito. Il dodicesimo round del mondiale di Motocross è andato in scena Pangkalpinang, sull’isola indonesiana di Bangka. Qui Tony Cairoli ha conquistato il secondo posto alle spalle di un rientrante Jeffrey Herlings, ma non è stato facile. Con la sua KTM 450 SX-F ha siglato il miglior tempo nella sessione cronometrata. L’olan-dese si è imposto a 18 giorni dalla frattu-ra subita alla clavicola destra terminando a quota 47 come il siciliano. Tanti colpi di scena in gara-2. Nella manche di qualifica, poi Tony è uscito bene dal cancello, ma è caduto dopo poche curve, ripartendo in se-sta posizione; con un ritmo di gara impres-sionante, ha rimontato fino al secondo po-sto che ha mantenuto fino al traguardo. In gara1 è partito bene ed è riuscito a portarsi in testa dopo cinque giri conquistando la vittoria. Incredibile comunque Jeffrey Her-lings (KTM), che a 18 giorni dalla frattura subita alla clavicola destra in allenamento, ha vinto il GP di Indonesia a Pangkal Pi-

brigida, che ai Giochi era rimasta giù dal podio della mass start per 28/100, si è rifatta nella 10.000 a punti/eliminazio-ne portando a casa un prezioso argento, incuneandosi tra le colombiane Arias e Viveros. Caduta e costretta ad abbando-nare a metà gara, Luisa Wooloway, l’al-tra italiana al via. Niente podi invece dai 500 metri: tra gli uomini Salino e Sar-goni sono rispettivamente 14° e 15°, tra le donne Giulia Bongiorno è settima e Giorgia Bormida 17esima.

nang. In gara 1 l’olandese (KTM), conqui-stato l’holeshot, è stato scavalcato da Tony Cairoli (KTM) al 5° giro e lo ha visto vince-re, chiudendo stoicamente 2° davanti a De-salle (Kawasaki). In gara 2 Herlings è anda-to subito in testa mentre Tony si è dovuto liberare di Tim Gajser (Honda). Il siciliano, disarcionato dalla sua moto dopo 6’, è poi risalito fino a 4”5 secondi dal battistrada. Negli ultimi due giri, i colpi di scena: prima la caduta di Herlings e il sorpasso di Cairo-li, che a sua volta ha commesso un errore e ha subito il controsorpasso, chiudendo 2° di manche e di GP a pari punti con il rivale. Cairoli è secondo nel GP a pari punti con Herlings (che conquista la vittoria avendo vinto gara2). In graduatoria iridata rima-ne alle spalle di Herlings con un distacco di soli 12 punti. Il prossimo appuntamen-to con la MXGP sarà già questo weekend, sull’inedita pista di Semarang per il Gran Premio di Asia.

di Deborah Villarboito

di Deborah Villarboito

pagina 21

Sport

Mondiali di calcio 2018: ma chi c’è in finale?

Film, mostre ed eventi da non perdere!Eventi

Film

Eventi

Hurricane - Allerta Uragano

è un film di genere azione, thriller del 2018, diretto da Rob Cohen, con Toby Kebbell e Maggie Grace. Uscita al cinema il 27 giugno 2018. Durata 103 minuti.

Obbligo o Verità

è un film di genere horror, thriller del 2018, diretto da Jeff Wadlow, con Lucy Hale e Tyler Posey. Uscita al cinema il 21 giu-gno 2018. Durata 103 minuti.

A Milano, il 6 Luglio, in scena Jay-z e Beyoncè

Torino, Parco Dora: tutto pronto per il Kappa Futur Festival, il 7 e l’8 luglio

Sulla linea Novara-Varallo riparte la locomotiva a vapore, l’8 Luglio