NUOVI EROI PER MATARE IL TORO - Bergamo e Sport

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Anno 16 n° 8 - EDIZIONE GRATUITA Mercoledì 26 settembre 2018 NUOVI EROI PER MATARE IL TORO SERIE A Dea questa sera alle 21 contro i granata. Grande attesa per Rigoni-Zapata SUPER A SAN SIRO - L abbraccio tra Rigoni e Zapata, grandi protagonisti col Milan (FOTO MORO)

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Anno 16 n° 8 - EDIZIONE GRATUITA Mercoledì 26 settembre 2018

NUOVI EROI PER MATARE IL TOROSERIE A Dea questa sera alle 21 contro i granata. Grande attesa per Rigoni-Zapata

SUPER A SAN SIRO - L’abbraccio tra Rigoni e Zapata, grandi protagonisti col Milan (FOTO MORO)

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Atalanta, ora serve solo vincereL’ANALISI Col Toro la prova della verità dopo il bellissimo secondo tempo in casa del Milan

BERGAMO - Atalanta, un’altra sfida. Si corre, una partita dietrol’altra, e stavolta ci si imbatte nel Torino, reduce da una sonorasconfitta casalinga col Napoli, che ha gli stessi punti dei neraz-zurri, cinque, ed un avvio di campionato piuttosto incerto. Per-lomeno non all’altezza delle aspettative. L’Atalanta, invece, è tor-nata a casa da San Siro rinfrancata nello spirito e nelle gambe,grazie al 2-2 che, al termine del primo tempo, nessuno si sarebbeimmaginato. Invece gli atalantini hanno reagito e hanno dimo-strato che il loro spirito di lotta non si era evaporato tra Cope-naghen e Ferrara. Anzi, la prova è stata di qualità ha portato ad unpareggio decisamente meritato. Se Gasperini voleva alcune rispo-ste ai suoi quesiti intorno a quest’Atalanta, probabilmente le haavute. Adesso si deve continuare. Certo, il cammino è ancora lun-go e magari irto di pericoli ma non si possono fare passi indietro.Ormai anche il più distratto dei tifosi si è reso conto che sta na-scendo una nuova Atalanta magari con le stesse caratteristiche diprima con interpreti diversi e, soprattutto, nuovi. Gasperini lo hadichiarata ai quattro venti: si ricomincia, un’altra scommessa davincere ed è anche per queste motivazioni che ha allungato il con-tratto con il club nerazzurro. E oggi il calendario del campionatopropone il confronto con una delle avversarie dirette per la con-quista del fatidico posto in Europa. In questa fase della stagionepuò sembrare fuorviante accennare al traguardo europeo in modoparticolare se si sta ricominciando daccapo come succede in terrabergamasca e, più o meno, vale anche per la formazione granatache, stasera da noi, vuole riproporre sul piatto del campionato leproprie ambizioni. Da una parte l’Atalanta, confortata dal risul-tato di San Siro, dall’altra un Toro che ha bisogno di punti, per-lomeno di reagire alla brutta prestazione col Napoli. Insomma sisfidano due squadre alla ricerca di una precisa identità per unastabile collocazione nelle parti alte della classifica. TatticamenteAtalanta e Torino sono agli opposti. Da una parte il 3-4-3 aperto eoffensivo, dall’altra un 3-5-2 (ma stasera diventa 3-5-1-1) con li-nee serrate al centro e due esterni più offensivi. Nell’Atalantad’oggi c’è ancora una situazione tattica da chiarire non tanto nelruolo, quanto nell’interprete: l’ormai famoso sostituto di Cristan-te. E lì si balla probabilmente tra Pasalic e Rigoni. Come fosserotra le onde in un mare mosso. Sono, almeno fino adesso, discon-tinui e poco razionali e hanno caratteristiche tecniche diverse.Trovata la soluzione in quel ruolo anche il meccanismo funzio-nerà a pieno regime. Intanto si va incontro a qualche rischio. Ga-sperini ha più volte sottolineato che lo zoccolo duro della squadranon si tocca e che il turnover non gli è mai piaciuto , non solo ma inquesto momento meno si cambia, più crescono solidità, forza evelocità che sono le virtù dell’Atalanta gasperiniana.

Giacomo Mayer

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Un uomo solo al comando: MasielloDIFESA, IL BORSINO Dietro si fa fatica e Gasp cerca la quadratura, il punto fermo è il viaregginoBERGAMO - L'unico senza mac-chia di un picchetto di guardia chetra Roma e Milano, senza contarele magre collettive nello stordenteuno-due Cagliari-Spal, è incappa-to nelle mani alzate di fronte al ne-mico e nelle lavate di capo del ge-nerale Gasp, a conti fatti sembraAndrea Masiello (7 pieno comerendimento finora). Salvo la svistasu Buzaglo nella Terra Promessa,cose che succedono anche ai mi-gliori. Titolarissimo fra i titolari, èun tipo scaltro che va di anticipo etampone avanzando (sponda perl'oriundo nel rompighiaccio inEL) senza perdere energie edequilibrio nell'impostazione, di-fettuccio evidenziato invece traFerrara e San Siro da Rafael To-loi, ovvero deviazione sfigatissi-ma sul bis di Petagnone il lunedì edue diagonali toppate su Higuain(duretta, comunque) e Bonaventu-ra la domenica. Quando l'aperitivoofferto sul piatto dallo spezzatinotv ha fatto venire i sorci verdi an-che a José Palomino (6), sempreincerto se accorciare a zona(uscendo su Kessie, che poi gli faperdere il Pipita) o francobollarsia uomo e stabilmente perno, leggierede di Caldara, al netto del cen-trosinistra romano (faticaccia suÜnder, crossatore per il tacco diPastore) all'Olimpico. Una mini-fuga all'interno dell'arco costitu-zionale stoppata sul nascere daibuchi da emmenthal di BeratDjimsiti (5,5), benino in EuropaLeague finché gli è toccata ma di-sattento col giallorosso davanti -palle inattive, che passione - e ne-fasto contro Casteddu con il brac-cio appoggiato su Sau da cui è sca-turita la punizione in tutti i sensi diBarella.

Gianluca Mancini (6), boccia-

to nonostante il temporaneo rad-doppio come ministro della difesacontro i plavi in coppa, è di fatto lariservona a presidio del vertice de-stro del brasileiro, il solo cui ven-gono concessi vezzi da me-neur-de-jeu. Intendiamoci, l’uo-mo del Mato Grosso ha la mediadel 6 abbondante: piattone nel sac-co alla prima continentale il 26 lu-glio smazzando sponde e assist,pallonessa per il Papu all'esordioin regular season, subentrato nel-l'Urbe, assente coi sardi. Prendere8 gol in 5 match di campionato,dopo il risicato tris fra il doppioSarajevo al Mapei Stadium e l'Ha-poel Haifa a casa sua, è comunqueindice di coperta corta, ossia diuna squadra che nella foga di co-struire si sbilancia e di un repartorisicato. Il millennial Davide Bet-tella, prestito alla Primavera (duedi capoccia al Palermo, killer inguanti bianchi dietro, futuro lumi-noso se tiene la barra dritta), è sta-to indirettamente bollato da chicomanda nel sottoinsieme "giova-ni di prospettiva non pronti";Marco Varnier si accarezza ilcrociato in attesa di trovare la suaprimavera in inverno. Il segno piùora come ora pare avercelo pro-prio soltanto il pel di carota, a ber-saglio al "Ferhatovic" insieme al-l'argentino dalla cabeza d'acciaio.E i sincronismi sono da oliare, per-ché sennò il motore s'ingrippa etanti saluti. Ah, dimenticavamo iguardiani dei pali: Etrit Berisha(5,5) paga ancora le incertezze nel2-2 col FK e ha avuto solo il ri-torno intonso più la notte funestatadai Maran-boys come appelli, Pie-ruigi Gollini (6,5) ha manifestatosicurezza tranne nel sottopanciaby Florenzi nella Capitale.

Simone Fornoni CLASSE 1986 - Andrea Masiello in azione durante il match di domenica tra Milan e Atalanta FOTO MORO

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DE ROON, IL LEONE E’ IN FORMACENTROCAMPO, IL BORSINO Freuler fondamentale, ma non ancora al top. Male PasalicBERGAMO - Ahia, qui son do-lori. Perché Remo Freuler, disolito preciso come un orolo-gio a cucù e puntuale a mo' ditreno svizzero, sono almenodue partite che corre vagamen-te a vuoto. Comodo aggrappar-si agli exploit tra luglio e ago-sto, almeno prima del doppioocchiale europeo da tenebra. EMarten de Roon più che il po-stino smista-corrispondenzanon fa, a dispetto della ripresagrintosa, spesa a togliere i co-perchi al Diavolo e magari aprovarci, con Rodriguez a dir-gli di no sulla riga. Il primo deidue, se non ha le azioni in pic-chiata, poco ci manca. Inten-diamoci, si sta parlando di ele-menti-chiave dalla sufficienzapiena complessiva, dai qualiperò ci si aspetterebbe il saltodi qualità sulla pedana dellaspinta al gruppo sorvolando aquote ad aria rarefatta la caval-lina del rendimento. Strana-mente chi sta scendendo nellaclassifica del mister è HansHateboer, anche se alle solitefolate (per il rompighiaccio diBarrow, ad esempio) e alla re-sistenza da bestia da soma staaggiungendo il quid in più nelfondo del sacco: mancino piaz-zato ad Haifa e destro di primanell'esordio in campionato colFrosinone. Eppure nel repartoesterni, a destra, il moloch èvieppiù diventato un TimothyCastagne (allungo a Zapata inTerrasanta, vabbe', roba lonta-nuccia) che a parte il la alla ri-monta dell'Olimpico non ci hamesso granché né fatto spellarele mani ad anina viva dagli ap-plausi, al netto dell'ultimo pal-lone utile messo recentementein mezzo per la girata di Zapatae il tap-in del 2 pari di Rigoninella scala del calcio. Da 6 emezzo i due da quella parte, da6 stiracchiato dall'altra Ali Ad-nan, arrivato al tuffo finale delcalciomercato: senza infamiané lode, riservista nella notteda pioggia gelata in Danimar-ca, dove alla lotteria è statoestratto il suo tiro di rigore, edallo start scevro di colpe con-tro Roma e Cagliari. Mezzovoto in meno, paradossalmen-te, per quel Robin Gosens chegli ostruisce la via della gloria:il tedesco del Reno mezzoolandese dietro ne sta combi-nando di pessime dopo l'avviodi stagione sprintoso, tipo la-sciarsi scappare Suso due voltedi troppo o, in occasione delMonday Night nel rinnovatocatino estense, abbattere Laz-zari per consentire alla Spal laspallata alla gara sul triangolodelle Bermude Schiattarel-la-Felipe-Petagna. Il ragazzoche non si spettina mai sta di-ventando l'uomo da levare ditorno per i cambi di modulo, edifatti con Ilicic al suo postodomenica la virata al 4-2-3-1

s'è sostanziata in un arrembag-gio buono per strappare il pun-to.

Va da sé che in ribasso nettoe preoccupante va obbligato-riamente considerato MarioPasalic, passo più lento di Cri-stante o Kurtic e mira se pos-sibile ancor meno accurata. Lazuccata israeliana e l'appoggi-no coi ciociari, più le sfornate ametà settimana (a Barrow nelsuo esordio atalantino, a Cor-nelius nel retour match) e quel-le in A (in mezzo alle gambe diManolas per la doppietta di Ri-goni), non cancellano i golmangiati, specie contro i vi-chinghi e quello di piena fronte(cross al bacio di Toloi) coirossoneri. E non tiene il playnemico, da trequartista tattico(5,5 pure lui). Ruolo occupato,finché il croato non era tesse-rabile o pronto, dall'asso dicoppe Matteo Pessina, tut-to-mancino rientrato nei ran-ghi e finito nel dimenticatoiosettembrino, mentre l'altro in-nesto giovane Luca Valzaniaha fatto l'unica da titolare al-l'Olimpico, in mediana, accan-to al sullodato. Saranno famo-

si, ma (parecchio) più in là.Dulcis in fundo, l'amaro desti-no di Arkadiusz Reca, il terzosinistro di fascia della rosa:parlava polacco e basta, in ri-tiro, e contro l'Haifa a Reggiocomunque una lingua diversadai compagni. Mai più visto nésentito. E per mettersi in pari ci

vuol ben altro che l’interprete:potrebbe utilmente chiedere aun certo Gianpaolo Bellini, vi-ce di Massimo Brambilla nel-l’Under 19 di casa, di deluci-dargli i concetti di diagonaledifensiva, chiusura e disimpe-gno.

Simone Fornoni

De Roon e Pasalic contro l’ex atalanino Bonaventura. Sotto Gosens in azione a San Siro FOTO MORO

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Zona gol, quanta abbondanzaATTACCO, IL BORSINOGomez la certezza, Zapata, Ilicic e Rigoni super a Milano. E c’è anche BarrowBERGAMO - Hai voglia a dire che nell'A-talanta, col Milan, è appena finita la crisidel gol, gli attaccanti comodi capri espia-tori, zero al quoto in 4 delle precedenti 5gare comprese le due finali playoff dellamancata qualificazione ai gironi di Eu-ropa League. O che Alejandro Gomezs'incaponisce spesso nell'uno contro unoe vuole far tutto lui anche quando non èproprio giornata. O che Emiliano Rigo-ni, il prestito che ha salutato lo Zenit spe-rando di farsi campionato e coppe ma ri-masto con un palmo di naso perché gli excompagni sono andati avanti e lui no,non sarebbe adattabile agli schemi diGian Piero Gasperini. La smentita diSan Siro, con entrambi a segno anche sesolo l'argentino nuovo veramente pim-pante e da cambio di ritmo, via libera al-l'azione Zapata-Papu dell'1-1 e zampatadel 2-2 sull'asse Castagne-Ternero (il Vi-tello, il colombiano appunto, che fa fumodalle froge e muggisce stridulo quandonon la mette), giunge a puntino. Perchédopo tutto, con un tris e una doppietta acranio, rispettivamente al Frosinone e al-la Roma, sotto porta in campionato i tra-scinatori-realizzatori nerazzurri sono lo-ro due. Il capitano ha tirato la carretta an-che nei turni di qualificazione in EuropaLeague, costringendosi a strafare per ilneo compagno assente (cartellino giàtimbrato coi russi, sarebbe stato utilizza-bile dai gruppi) e per il lungodegente Jo-sip Ilicic, ingiudicabile in quanto ridottoalle due passabili comparsate di settima-na scorsa dopo l'estate persa: un paio e ilcorner per l'autogollonzo di Ahmetovic(cinquina) nell'ottovolante di Sarajevo,idem e due suggerimenti col contagiri adHateboer e Pasalic contro il Frosinone.

I due argentini, anche se El Rayo conla Spal da ala pura ha fallito, sono da 6 emezzo, con punte tendenti al 7 qua e là.Relegato ai margini un Marco Tummi-nello dal ginocchio sinistro scricchiolan-te (7 minuti e recupero coi bosgnacchi alposto di Gosens, a segno in Primaveracontro il Genoa), resta da risolvere ildualismo bizzarro tra i due mori, il pesomassimo Duvan da Cali, che ha spacca-to la rete solo il giovedì (all'Hapoel, lag-giù e qui) ma contro la capitale politica equella morale in campionato ha fatto fu-rore, e il nemmeno ventenne Musa Bar-row, tripletta (con appoggio a Masiello)a casa degli slavi più zampata a tiro del-l'assist in svettata a Pasalic ad Haifa mamaluccio in A. Dove è partito titolare allaprima e alla quinta, ballando tra impre-cisione ed evanescenza, mentre nei pre-liminari 4 su 6 da moloch se l'era pup-pate. La flessione è cominciata a Cope-naghen, da lì 5 pieno mentre in preceden-za ondeggiava fra il 7 e l'8. E il prestitobiennale sampdoriano? Può giocarci as-sieme, in corso d'opera: l'ha dimostrato,il secondo e il terzo del gambiano nelloscore più largo sono stati merito suo inpercentuale apprezzabile. Il palo controOlsen ha spianato la strada a Castagnenel primo dei tre alla Roma, la girata ser-vitagli dal belga al 91' domenica ha tro-vato i guantoni di Donnarumma e l'af-fondo dell'ex Belgrano e Independiente.Il Gasp di fatto lo preferisce come boa, inattesa che si sblocchi. AAA, equilibri econtinuità cercansi in attacco, dove lebocche da fuoco sono tante ma le polveribagnate: 16 nel sogno continentale conuscita anticipata, 9 entro i confini e stop.

Simone Fornoni SCATENATI - Rigoni e Zapata hanno cambiato il match di San Siro con giocate da urlo FOTO MORO

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Dea-Toro nel segno del MondoPRIMO PIANO Tifoserie dalla grande rivalità, ma con un amore comune: Emiliano Mondonico

BERGAMO - Atalanta e Torino due realtàin perenne lotta, una divergenza storica,uno scontro calcistico da sempre sentitoda entrambe le parti. I precedenti tra ledue formazioni svariano tra partite cal-dissime come quella del lontano1977-1978 in terra bergamasca finita 0-0e altre gare dal sapore unico come la vit-toria in zona Cesarini targata Simone Ti-ribocchi del 2010 con lo stadio AtletiAzzurri d’Italia esploso letteralmenteper la zampata del Tir al 92’. La profon-da spaccatura che divide poi i tifosi ata-lantini dai granata è qualcosa di radicatoe appurato ormai da tempo. Una rivalitàstorica che rende ogni gara ancor piùemozionante. Gli stadi di Bergamo e To-rino stracolmi di gente aumentano all’in-verosimile la difficoltà di ogni match, in-somma una vera e propria battaglia sulcampo e fuori da esso. Tra le due for-mazioni è sempre emersa una certa pa-rità di valori, stando ai risultati, che ap-punto al loro interno racchiudono la serieinfinita di fattori che ha reso, rende esempre renderà i match tra Atalanta eTorino partite dall’estremo coefficientedi difficoltà. I risultati eclatanti ed i lar-ghi successi sono cosa assai rara. L’A-talanta batté il Torino tra le mura di casaper 5-0 nel 1952 grazie alle reti di San-tagostino, Soerensen e la tripletta di Jep-pson. I granata, facendo un grande balzoin avanti nel tempo, nella stagione2012-2013 rifilarono le stesse 5 reti ainerazzurri grazie alle reti di Gazzi, Ste-vanovic, D’Ambrosio e alla doppietta diBianchi, nonostante il gol iniziale del“Tanque” Denis.

Come dimenticare poi quando nel2011 Jack Bonaventura infilò dalla tre-quarti un tiro magistrale che regalò allaDea la vittoria al 94’ con la panchina ata-lantina riversatasi in campo ad abbrac-ciare il giovane fenomeno che sarebbe

poi approdato al Milan. Due città, duesquadre, due popoli così diversi, ma allostesso tempo così facilmente accumuna-bili. Stessa grande caparbietà, stessa vo-glia di vincere ed entrambe portatrici digrande gioco del calcio.

Ad accumunare queste due splendiderealtà ci fu anche un Allenatore, con la amaiuscola non a caso: Emiliano Mondo-nico. Il trascinatore della Dea in Coppadelle Coppe, l’allenatore della “sedia”per i torinesi. Emiliano è riuscito in qual-cosa che nessuno ha mai saputo fare oche perlomeno in pochi hanno avuto lafortuna di poter fare: essere amato ovun-que andasse. Il Mondo con la sua splen-dida delicatezza e il suo grande sapere dicalcio si è fatto voler bene da tutti. Qual-che settimana fa, a riprova di tutto ciò, ledue acerrime tifoserie nemiche, si sonoincontrate in un pomeriggio di settembreper ricordare quella persona unica, quel-l’allenatore umile e dal cuore grande. Iltorneo di Valbrembo ha voluto essereancora una volta un segnale d’amore la-sciatoci da Emiliano Mondonico, sololui aveva la capacità di fare certe cose.Mai e poi mai si sarebbe pensato ad unapartita di pallone amichevole tra tifose-rie di Torino e Atalanta, basti pensare aifatti del 1977-1978 quando Rocca sba-gliò il rigore che avrebbe regalato la vit-toria all’Atalanta perché la tifoseria gra-nata iniziò a sparare razzi ad altezza uo-mo. Il tutto finì con successivi scontrifuori dallo stadio e i tifosi del Torino co-stretti a rifugiarsi dentro una chiesa. Dasempre ogni sfida che vede la Dea af-frontare il Toro nasconde grandi insidie,ma soprattutto regala sempre uno spet-tacolo unico. Allora forza Dea questa se-ra c’è la corrida, corri con un fazzolettorosso addosso e al momento più oppor-tuno: mata il toro!

Mattia Maraglio

Due immagini dai funerali di Emiliano Mondonico, a cui hanno partecipato sia un folto gruppo di ultrà nerazzurri che tanti tifosi granata

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L’OTTOBRE DELLA RISCOSSAI PROSSIMI IMPEGNI Domenica la Fiorentina, poi Samp, Chievo e Parma. Obiettivo nove puntiBERGAMO - Nonostante l'estatesia praticamente alle spalle, ilmese di ottobre si preannunciamolto caldo per l'Atalanta: quat-tro partite, intervallate dalla so-sta, mettono in vetrina punti pe-santi e avversari agguerriti, chevivono situazioni di classificaassai differenti, ma in egual mi-sura pronti a vender cara la pelle.Dopo il turno infrasettimanale,gli impegni settembrini si chiu-deranno il pomeriggio di dome-nica 30, quando l'Atalanta saràdi scena all'Artemio Franchi incasa della Fiorentina. Uno degliavversari più complicati da af-frontare in questo segmento dicampionato: terzo posto in clas-sifica (in coabitazione con l'altrasorpresa Sassuolo) squadra gio-vane, spregiudicata e ricca dielementi di valore assoluto, apartire da Milenkovic, difensorecon il vizietto del gol, passandoper la mediana sorretta da un Be-nassi mai così maturo e da Ger-son, in prestito dalla Roma perprovare a tutti un talento che nonpuò essersi smarrito a soli 21 an-ni. La ciliegina sulla torta è rap-presentata dal trio offensivo Pja-ca-Simeone-Chiesa: 67 anni intre, un presente che sorride e uninvestimento per un futuro da as-soluti protagonisti. Sette giornipiù tardi (domenica 7, alle ore15) sarà ancora tempo di StadioComunale, con la visita in queldi Bergamo della Sampdoria diGiampaolo, tra le note liete diquesto inizio di stagione. Attor-no alla spina dorsale formata daveterani del calibro di Barreto eQuagliarella, sta prendendo for-ma un gruppo di giovani terribiligià capaci di prendersi niente-meno che lo scalpo del Napoli diAncelotti. Il trittico Torino-Fio-rentina-Sampdoria precede laseconda sosta stagionale per la-sciare spazio agli impegni dellevarie nazionali. Al rientro, subi-to un esame importantissimo al-l'ombra dell'Arena di Veronacontro il pericolante Chievo, insaldo negativo di punti dopo lapenalizzazione per il caso "plu-svalenze fittizie". Trasferta insi-diosa quella del 21 ottobre, per-chè i clivensi sono già in apnea eil fattore campo può essere unostimolo per cominciare a risalirela china. A chiudere il mese diottobre ci sarà l'anticipo di saba-to 29, quando a far visita all'A-talanta arriverà un'altra neopro-mossa, il Parma, rinfrancata dal-la prestigiosa vittoria di San Siroe dal successo interno con il Ca-gliari, trascinato da un Gervinhostrepitoso che sembra ritornat

Il mese nerazzurro

Domenica 30/9: Fiorentina-Ata-lanta

Domenica 7/10: Atalanta-Sam-pdoria

Domenica 21/10: Chievo-Atalan-ta

Sabato 27/10: Atalanta-ParmaMichael Di Chiaro CLASSE DA VENDERE - Josip Ilicic, trent’anni, nazionale sloveno e stella dell’Atalanta di Gasperini FOTO MORO

Bergamo&Sport12 Mercoledì 26 Settembre 2018

Paladina, una lunga storia granataCALCIO DILETTANTI Un grande club bergamasco nato nel 1976 sognando il mitico TorinoPALADINA - In attesa del Torino, c'èuna squadra sul suolo bergamascoche ha fatto della maglia granata unasorta di seconda pelle, un tratto di-stintivo. Stiamo parlando del Paladi-na, formazione che milita attualmen-te nella Prima Categoria bergamasca.La Società viene fondata nel 1976,quando la costruzione del nuovo im-pianto sportivo spinge verso la crea-zione di una squadra di calcio chepossa rappresentare i valori di un pae-se da sempre legato a doppio filo allosport. Nello stesso anno, avviene laprima affiliazione del G.S. PaladinaCalcio alla Federazione ItalianaGiuoco Calcio. Furono iscritte dueformazioni: la prima squadra preseparte al campionato di Terza Catego-ria, mentre la seconda disputò il cam-pionato Allievi Regionali. I fondatoridecisero di adottare il granata comecolore di rappresentanza, e la spiega-zione la si può trovare sfogliando lepagine del libro che celebra il qua-rantesimo anniversario del club, allacui presentazione partecipò niente-meno che la stella granata dell'epoca,Paolo Pulici: "Si scelsero i colorigranata perché quegli anni Settantaerano quelli del Torino delle mera-viglie dei vari Castellini, Sala, Zac-carelli, Graziani, Pulici etc., che sipermetteva di mettere in fila le squa-dre più blasonate, facendo leva nonsolo sulle proprie qualità tecniche,ma esaltando il gruppo nel segno del-l' unione e della forza, raggiungendocon relative forze economiche i tra-guardi più ambiziosi. Era l'esempioda seguire e lo è stato fino ad ora".L'avventura calcistica del Paladinamuove i primi passi con Pietro Maz-zoleni, primo storico Presidente,mentre nel 1977 al timone della squa-dra sale Albino Mazzoleni, sotto lacui presidenza il Paladina trionfa sianel campionato di Terza Categoriache nel in quello Under 20. Dopo cin-que anni di militanza in Seconda, nel-l'annata 1984-1985 arriva il tanto at-teso salto in Prima Categoria. A co-ronamento di una stagione da incor-

niciare, il Paladina mette in bachecaanche il Football Day, una sorta di fa-se finale alla quale prendevano partetutte le squadre vincitrici dei rispet-tivi gironi bergamaschi. A Mazzole-ni, succede il "Presidentissimo" Ti-ziano Bonati, una vera e propria ico-na che rimarrà al comando per quin-dici anni, dal 1990 al 2004. La pe-santissima eredità di Bonati vieneraccolta da Roberto Raineri che, coa-diuvato dallo splendido lavoro delDS Giovanni Salvi, diviene protago-nista dell'ascesa granata, conducendola squadra al doppio salto dalla Se-conda alla Promozione. E' il puntopiù alto mai raggiunto, in termini di

risultati sportivi e quelle che ormaisono diventate alte aspettative, ven-gono mantenute anche nel quadrien-nio che va dal 2008 al 2012, con ilciclo targato Marco Bonalumi checertifica il Paladina nel lotto dellesquadre di riferimento del campiona-to Promozione. Dal luglio 2012 al lu-glio 2016 è il turno di Francesco Rot-tini, già Consigliere e Socio Fonda-tore della società. Dal 29 luglio 2016,invece, il nuovo e attuale Presidente èEgidio Capitanio, ed è proprio dallesue parole che traspare l'orgoglio diproseguire questa dinastia, impressaa fuoco nella storia del calcio orobi-co: "E' bello fare parte della storia di

questo club. Siamo giunti al terzo an-no di operato sotto la mia presidenza,dopo la recente fusione con la Prez-zatese. Il mio obbiettivo è portareavanti i valori che ormai ci contrad-distinguono da oltre quarant'anni.Ho ereditato una squadra che da duestagioni lotta nel campionato di Pri-ma Categoria ed è reduce da un ot-timo quinto posto, nonostante l'ob-biettivo fosse quello di mantenere lacategoria. Quest'anno partiamo conl'ambizione di fare altrettanto bene,stazionando sempre nella parte altadella graduatoria".

Non solo calcio a Paladina, ma unocchio e, soprattutto, il cuore rivolto

a parecchie iniziative: "Da Presiden-te sono fiero della partecipazione deinostri Pulcini alla quarta edizionedel torneo organizzato dall' Associa-zione "La passione di Yara" insiemea molte squadre professionistiche delcalibro di Atalanta, AlbinoLeffe, In-ter, Torino e Juventus; insieme aquello istituito alla memoria di Emi-liano Mondonico, che ha visto scen-dere in campo tifosi, dirigenti ed excalciatori, in una giornata che ha re-galato fortissime emozioni nel ricor-do di Emiliano. E chi meglio di luipuò incarnare il connubio tra Berga-mo e i colori granata?".

Michael Di Chiaro

GRANATA - Il Paladina del 1976. Nelle foto sotto i presidenti Walter Mazzoleni ed Egidio Capitanio e un’immagine dei ragazzi della prima squadra

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DEA, SCOPRENDO IL FULMINENUOVI EROI Emiliano «El Rayo» Rigoni ha iniziato ad illuminare il gioco dell’Atalanta

BERGAMO - El Rayo: il raggio,il fulmine. Uno splendido rag-gio nerazzurro ha iniziato ad il-luminare gli stadi del campio-nato italiano, il campionato piùdifficile al mondo. Se ancheCristiano Ronaldo, cinque vol-te pallone d’oro, ha fatto faticaad ambientarsi nella Serie A al-lora dobbiamo forse lasciare unpo’ più tempo ad Emiliano Ri-goni. Certo non possiamo para-gonare l’esordio del portoghe-se nella massima serie italianacon quella dell’argentino chesul campo dell’Olimpico diRoma pareva una lepre saltel-lante in una prateria senza cac-ciatori. Doppietta all’esordio ebiglietto da visita servito su unpiatto d’argento, oserei dire an-che d’oro. I tifosi sono rimasti

sbigottiti, come anche gliesperti di calcio, senza dimen-ticare poi gli addetti ai lavori.Nessuno si sarebbe immagina-to di vedere un giocatore giàcosì in forma dopo così pocotempo. Eppure eccolo lì Emi-liano Rigoni, il raggio neraz-zurro, l’eroe di Roma. Un rag-gio è qualcosa di raro, di unico,che va apprezzato quando simanifesta, come un arcobalenodopo la pioggia che sbuca tra itenui e pallidi fasci solari. Eccospiegato perché forse nelle par-tite contro Cagliari e SPAL ab-biamo visto un altro giocatore.Probabilmente i ritmi di gioco,le marcature strette ed i pochispazi che concedono le squadreitaliane hanno penalizzato Ri-goni, ritrovatosi a dover gestire

il possesso palla piuttosto che apuntare l’uomo per andare inporta. La lezione di Ferrara èservita però al classe ’93 checon il Milan è tornato ad ingra-nare. Entra nella ripresa e insie-me a Zapata cambia il ritmopartita. El Rayo ha spazi e que-sto è ciò che conta. Concedereanche solo qualche metro al-l’argentino può essere letale. Èun po’ come mettere un topo-lino nella teca di un pitone. Ec-co che allora il fulmine ex Zenited Independiente punisce allaprima occasione utile e castigal’arroganza del diavolo rosso-nero che credeva anzitempo diaver già vinto la partita. Lazampata di “Emy”, ormai i so-prannomi si sprecano per lui(ma si sa per gli argentini è con-

suetudine), ha regalato il pa-reggio alla Dea che adesso at-tende col coltello tra i dentil’arrivo del Torino nel turno in-frasettimanale. Al suo arrivospiegò che il Papu e il TanqueDenis gli avevano parlato piùche bene di Bergamo e del-l’ambiente nerazzurro. Questol’ha convinto al 100% tanto dafare le valigie in fretta e furiaper raggiungere l’Italia. MisterGasperini, suo estimatore, loha accolto a braccia aperte enello sgomento più totale comeè solito fare lo aveva lanciatonella gara di Roma dal primo

minuto. Il tecnico nerazzurro siè detto nelle settimane succes-sive sbalordito dalle capacità diconcludere con entrambi i pie-di del nuovo arrivato. Le diffi-coltà di percorso non manche-ranno sicuramente e lo sappia-mo, vedi le partite con Cagliarie SPAL, ma siamo certi che ilraggio nerazzurro tornerà ad il-luminare il volto di tutti i tifosiatalantini e a far calare le piùoscure ombre sugli avversari esoprattutto sugli sventurati di-fensori che lasceranno qualchemetro di spazio al fulmine ar-gentino. Un altro aspetto fon-

damentale da tenere in consi-derazione è il nuovo gruppo al-l’interno dello spogliatoio. Sisa i sudamericani sono da sem-pre molto uniti e socializzanoin fretta l’uno con l’altro,aspettiamo quindi che Rigoni,il Papu e Zapata formino un triovincente come lo erano un tem-po Carmona, Moralez e Denis.Ne vedremo delle belle e ricor-datevi che i raggi più luminosiemergono sempre dai cieli piùoscuri o se preferite i fulminipiù accecanti squarciano letempeste più violente.

Mattia Maraglio

VENTICINQUENNE DI SUCCESSO - Emiliano Rigoni, argentino, è il nuovo fenomeno nerazzurro. Qui il gol segnato domenica al Milan FOTO MORO

Bergamo&Sport14 Mercoledì 26 Settembre 2018

Belotti, rammarico nerazzurroL’AV V E R S A R I O Atalantino mancato (fu scartato dopo un provino), il bomber del Toro è un attaccante letaleBERGAMO - Andrea Belotti, detto il “Gallo”, nato aCalcinate il 20 dicembre 1993. Al primo impatto lopotresti definire una persona timida e pacata, ma incampo è tutt’altra cosa. Grinta, determinazione, cat-tiveria agonistica e tanta, tanta, tantissima corsa. Dot-tor Jekyll e Mister Hyde? No, semplicemente il GalloBelotti. Andrea o se volete il nerazzurro mancato per-ché, ebbene sì, fu scartato dall’Atalanta durante unprovino dopo che il giocatore si era messo in luce conle maglie dell’Oratorio Gorlago e della Grumellese ini-zia la sua carriera calcistica che lo lancerà nel mondodel calcio che conta con la maglia dell’Albinoleffe.Esordisce così nei professionisti un ragazzino di ap-pena 18 anni pronto a stupire tutti a suon di gol e diprestazioni. Neanche a farlo apposta nella sua primapartita segna la sua prima rete tra i professionisti. Unsegno del destino? Sicuramente sì, perché il Gallo nonsi ferma più e anzi dopo essere passato dall’Albino-leffe al Palermo nel 2013 inizia a segnare a raffica tan-to da convincere la società siciliana a riscattarlo com-pletamente dai seriani, acquisendo così uno dei pezzida novanta dell’attuale Serie A. Dopo gli anni trascorsiin rosanero Andrea si sposta a Torino sponda granatanel 2015 dove troverà la sua definitiva consacrazioneda giocatore. È proprio con la maglia del Toro che Be-lotti totalizzerà il suo record personale di gol in sta-gione nel 2016 terminando il campionato con 26 golall’attivo in un totale di 35 partite disputate. Numeri dacapogiro che sentenziano definitivamente il valore diquesto giocatore straordinario, arrivato anche a vestirela maglia della Nazionale maggiore nel 2016 in oc-casione di Italia-Francia. Può Andrea Belotti essere unrimpianto nerazzurro? Diciamo forse, perché si sa ilcalcio è strano e magari con un percorso diverso lastrada del Gallo sarebbe anch’essa risultata differenteda quella attuale. Sicuramente un giocatore dalle gran-di qualità tecniche e fisiche come Belotti farebbe sem-pre e comunque comodo a qualsiasi società. Restanoperò da tenere in considerazione altri aspetti fonda-mentali nel calcio come: il fattore psicologico, l’adat-tamento alla squadra e altre mille diverse casistichelegate al mondo del pallone. Il suo essere bergamascoprobabilmente lo avrebbe aiutato a superare le diverseproblematiche, ma se una società attenta e preparatacome l’Atalanta non lo ha accolto, senza dubbio ci sa-ranno state delle buone ragioni. Forse il ragazzo al tem-po non aveva ancora maturato certi aspetti tattici, op-pure nel provino disputato non era riuscito ad incidereparticolarmente. E se fosse che proprio questo “rifiuto”da parte dei nerazzurri avesse fatto si che il Gallo simettesse in testa di dover migliorare a tutti i costi perdiventare un giocatore importante? Anche questa èun’ipotesi interessante da tenere in considerazione per-ché nulla può farti arrivare tanto in alto di qualcuno cheti tarpi le ali motivandoti a smentirlo prontamente. Girae rigira stiamo parlando ancora una volta di un talentocreato dall’Atalanta. Scherzi a parte qualunque tifosonerazzurro vorrebbe un giocatore con le caratteristichedel Gallo Belotti. Vi immaginate una coppia da sfon-damento formata da Zapata e Belotti? Aggiungetecianche alle spalle il Papu e Ilicic e poi la Dea avrebbesenza ombra di dubbio uno degli attacchi più temibilidella Serie A. Cairo lo definisce incedibile? Nel calcioniente è sicuro e io dico che cullare questo sogno è cosalecita. Andrea Belotti ha dimostrato con la sua costan-za e la sua determinazione che anche davanti ad unmomentaneo rifiuto si può comunque lavorare sodoper ottenere un risultato importante. Forse, come giàdetto prima, proprio da quei tanti no che ci vengonodetti scaturiscono quella voglia e quella determinazio-ne che altrimenti resterebbero sopite dentro di noi. An-drea Belotti detto il Gallo resterà sempre un grandeorgoglio bergamasco, speriamo con tutto il cuore chefaccia il bravo questa sera. Perché si sa nell’aia di galloce n’è per forza uno, non vorremmo mai che non lotrovassero più.

Mattia Maraglio EX ALBINOLEFFE - Andrea «Gallo» Belotti è nato a Calcinate il 20 dicembre del 1993

Bergamo&SportMercoledì 26 Settembre 2018 15

Gasp e l’improvvisa abbondanzaIL TEMAPiani estivi stravolti dopo l’eliminazione europea. Il rischio? Alcuni talenti giocheranno davvero pocoBERGAMO - Il 17 agosto alle ore 23, sichiude quella che si può tranquilla-mente definire come la miglior cam-pagna acquisti di sempre nella storiadell'Atalanta. A Bergamo sbarcanouna decina di nuovi calciatori tra gio-vani di belle speranze e campioni fattie finiti. Su tutti, Duvan Zapata, MarioPasalic ed Emiliano Rigoni. Nomi pe-santi. Precisa dichiarazione di intentidi una società decisa ad "alzare" la fa-tidica asticella. Le chiusure positivedelle trattative con club di primissimafascia quali Chelsea e Zenit, sono lospecchio di un gruppo dirigenzialematuro, capace di sedersi al tavolo edi "banchettare" con i big del calciocontinentale. Gomez, Zapata, Bar-row, Ilicic, Pasalic, Rigoni. Un parcoattaccanti da far strabuzzare gli occhie strofinare le mani, perché a Berga-mo, inutile nasconderlo, un tale arse-nale offensivo non si era mai visto.Una strategia chiara e definita: met-tere nelle mani di Gasperini un grup-po di calciatori di caratura tecnica masoprattutto di spessore internazionale,capaci di offrire molteplici soluzioniad una squadra chiamata per il secon-do anno consecutivo a gestire il dop-pio impegno, nazionale ed europeo.La sera del 30 agosto, però, i piani e ibuoni propositi vengono stravolti: so-no circa le ore 21 e a Copenaghen,Cornelius spara addosso a Joronenl'ultimo e fatale calcio di rigore cheinfrange il sogno continentale neraz-zurro, proprio davanti all'ultimo sco-glio che separa dal tabellone principa-le dell'Europa League. Il colpo è diquelli forti, stordenti: Bergamo deverinunciare al palcoscenico più bello ealla replica di quelle notti magichevissute un anno prima e che paionogià così lontane. Gli effetti collateralisono devastanti: l'Atalanta si riversasul campionato e colleziona un mise-ro punticino (prezioso 2-2 in casa delMilan, ndr) in tre partite, dove pesanoi due ko rimediati contro Cagliari eSPAL. Per Gasperini i grattacapi nonfiniscono di certo qui, c'è un gruppoche, dopo aver iniziato a lavorare iprimi di luglio, ha già visto sfumareun traguardo stagionale e di conse-guenza va alimentato con nuovi sti-moli e aiutato a ritrovare fiducia neipropri mezzi, autostima e quella con-sapevolezza che hanno sempre mar-cato la differenza nell' ultimo biennio.C'è, soprattutto, una rosa straordina-

riamente ampia (26 giocatori) da ge-stire in una sola competizione, la Se-rie A, perchè focalizzare tutte le ener-gie sulla Coppa Italia suonerebbe al-quanto inverosimile. Chi arriva infondo alla coppa nazionale gioca lamiseria di cinque partite, di cui le pri-me quattro in un fazzoletto di 45 gior-ni (tra il 13 gennaio e il 27 febbraio),mentre per la finalissima di Roma bi-sogna attendere oltre due mesi. Unadilatazione temporale anomala checostringe il tecnico di Grugliasco adannoverarla sì tra gli obbiettivi stagio-nali, ma comunque un gradino sotto,in termini di importanza, al campio-nato. La vera patata bollente che giàscotta tra le mani del Gasp fresco dirinnovo sino al 2021 sarà quella dileggere alla perfezione i momenti del-la stagione, perchè una rosa moltoprofonda offre tante soluzioni, ma tiespone inevitabilmente a dei rischi, adelle scelte da 50 e 50, che si possonovincere, come si possono perdere.Dalla cintola in su, infatti, c'è l'imba-razzo della scelta: chi, almeno inizial-mente, dovrà accomodarsi in panchi-

na? Se Gomez rappresenta il fulcro ela certezza, a chi affidare i gol neraz-zurri? Verrebbe da dire Zapata, l'ac-quisto più oneroso in 111 anni di sto-ria, il bomber da doppia cifra strappa-to alla Sampdoria che finora ha tro-vato la porta con il contagocce (2 golin 11 presenze, ancora fermo al paloin A) ma che sa esaltarsi nelle grandisfide, per informazioni chiedere aicentrali di Roma e Milan. Quanto lostrapotere fisico del colombiano e ilsuo ruolo di prima scelta nelle gerar-chie atalantine può precludere o ral-lentare il processo di crescita di ungioiellino come Musa Barrow? Bril-lante in coppa contro avversari mode-sti, ma forse ancora troppo acerboquando la posta in palio si alza (unfantasma nel primo tempo di San Sirocontro il Milan). Tra i pirandellianipersonaggi in cerca d'autore, c'è sicu-ramente Mario Pasalic. Attorno alcroato ruotano le varianti tattiche e idubbi gasperiniani: il suo iniziale im-piego da trequartista non ha convintodel tutto. La cifra tecnica è di quelleimportanti, ma in quanto a dinamismo

e tempi di inserimento, il paragonecon Cristante è abbastanza impietoso.Il classe 95 ha bisogno di lavorare an-cora parecchio, alla ricerca della col-locazione perfetta, magari vestendo ipanni della mezzala (suo ruolo natu-rale) che schiuderebbe le porte ancheall'inedita ipotesi di un centrocampo atre. L'impiego o meno di Pasalic con-duce, però, di fronte ad un altro bivio:se il croato gioca a supporto delle pun-te, l'abito con i due esterni d'attaccofinisce dritto nell'armadio. Se inveceGasperini decidesse di proseguire coni tre davanti eccolo costretto a trovareuna nuova soluzione a fronte di unnuovo doppio problema: il recuperodi Ilicic e l'inserimento di Rigoni. Loslovacco ha vissuto una difficilissimafase embrionale di stagione, costrettoai box da un guaio fisico che lo ha de-bilitato per oltre un mese e ora devecolmare il gap di condizione con icompagni. Rigoni, invece, ha avutoun impatto devastante sul calcio no-strano con la super doppietta di Romae il sontuoso secondo tempo di San Si-ro griffato con la rete del 2-2, ma nel

mezzo non si possono scordare leopache apparizioni con Cagliari eSPAL. Addirittura naufragio totalequello dell'argentino a Ferrara, sosti-tuito dopo soli 38'. Dove risiede la ve-rità sul potenziale di questo ragazzo?"Deve crescere individualmente e in-tegrarsi con i compagni" - il mantradel Gasp - segno che per l'ex Zenit siaancora ben esposto il cartello dei la-vori in corso, nonostante sia quelloche al pari del Papu abbia segnato dipiù in Serie A. " In campo si va in un-dici. Abbiamo una rosa molto fortema diventa difficoltoso allenare ungruppo così folto di calciatori. C'è ilrischio di dover chiudere le partitecon il rimpianto di aver fatto giocareuno piuttosto che un altro. Non saràsemplice allenare così tanti ragazzi eio devo valutare i pro e i contro di ognisituazione, mettendo al primo posto ilbene del gruppo". Abbondanza, un'ar-ma a doppio taglio, un (dolce?) tor-mento destinato ad accompagnare tut-ta la stagione dell'Atalanta e i pensieridel suo allenatore.

Michael Di Chiaro

GRANDE GRUPPO - I ragazzi dell’Atalanta salutano i tifosi dopo il 2-2 in casa del Milan FOTO MORO

Bergamo&Sport16 Mercoledì 26 Settembre 2018