NUOVE IDENTIFICAZIONI NELLA COLLEZIONE CANONICA DETTA "POLYCARPUS"

NUOVE IDENTIFICAZIONI NELLA COLLEZIONE CANONICA DETTA "POLYCARPUS"Author(s): Giuseppe MottaSource: Aevum, Anno 57, Fasc. 2 (maggio-agosto 1983), pp. 232-244Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20857720 .

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NUOVE IDENTIFICAZIONI NELLA COLLEZIONE CANONICA

DETTA POLYCARPUS

Da qualche decennio, ormai, si assiste ad un crescente interesse attoxno alle Colle

zioni canoniche medioevali, rimaste per troppo tempo latenti nella considerazione dei

medievisti, malgrado intelligenti fatiche e sforzi generosi di alcuni insigni studiosi1.

Pertanto, con viva soddisfazione vengono accolte iniziative, promosse da phi parti, che si propongono, attraverso studi settoriali nell'ambito canonistico o mediante edi

zioni di testi 2, di favorire una conoscenza piu articolata delle medesime sillogi che, comunque, costituiscono documenti di notevole interesse anche per le ricerche storiche 3.

In tale prospettiva si colloca senz'altro anche il recente lavoro di Uwe Horst dedicato alia Collezione canonica detta Polycarpus, della prima meta del secolo XII, e finora inedita 4. Sorta in ambito romano, per opera di Gregorio, cardinale prete di S.

Crisogono, uno dei collaboratori di Pasquale II 5, con i suoi oltre 1500 canoni e una tra le piu significative raccolte sistematiche dell'epoca e parte notevole ha avuto anche nella compilazione di successive Collezioni 6.

1 Utili informazioni, a questo proposito, offrono G. Fransen, Les Collections canoniques, ? Typologie des sources du Moyen Age occidental?, 10, Turnhout 1973, e H. Mordek, II diritto canonico fra Tardo Antico e Alto Medioevo, La "svolta dionisiana" nella canonistica, in La cultura in Italia fra Tardo Antico e Alto Medioevo, ? Atti del Convegno, Roma, CNR, 12-16 novembre 1979 ?, Roma 1981, pp. 149-164.

2 Una rassegna di quanto si pubblica attinente agli studi e ai testi canonistici e annualmente redatta nel ? Bulletin of Medieval Canon Law ?, a cura di S. Kuttner.

3 Lo ha sottolineato 0. Capitani, Al di la di una commemorazione, in Studi Gregoriani. Per la storia della ? Libertas Ecclesiae ?, vol. IX, Roma 1972, pp. 19-35; Vinterpretazione ? pubblicistica ? dei canoni come metodo della definizione di istituti ecclesiastici (secc. XI-XII), in Fonti medioevali e problematica sto

riografica, ? Atti del Congresso Internationale tenuto in occasione del 90? anniversario della fondazione dell'Istituto Storico Italiano, 1883-1973, Roma, 22-27 ottobre 1973 ?, vol. I, Roma 1976, pp. 253-282; ma cfr. anche G. Fransen, Reflexions sur Vetude des Collections canoniques a Voccasion de Vedition d'une lettre de Bruno de Segni, in Studi Gregoriani..., cit., pp. 517-533.

4 U. Horst, Die Kanonessammlung Polycarpus des Gregor von S. Grisogono. Quellen und Tendenzen, in Monumenta Germaniae Historica, Hilfsmittel, 5, Miinchen 1980 (in seguito rinvio a questo volume indi cando il solo cognome dell'autore).

5 Alle indicazioni che si leggono nelle prime pagine dello Horst, si possono aggiungere i significativi cenni di L. Pellegrini, Orientamenti di politico ecclesiastica e tensioni alV inter no del Collegio cardinalizio nella prima meta del secolo XII, in Le istituzioni ecclesiastiche della ? Societas Christiana ? dei secoli XI XII. Papato, cardinalato ed episcopato, ? Atti della quinta Settimana Internazionale di studio, Mendola, 26-31 agosto 1971 ?, Milano 1974, p. 447: Gregorio e tra coloro che, almeno apparentemente, confermano la condanna del ? privilegium ? di Pasquale II. Per gli studi sul pontificate* di questo papa, cfr. G. M.

Cantarella, Le vicende di Pasquale II (1099-1118) nella recente storiografia, ? Rivista di Storia della Chiesa in Italia ?, XXXV (1981), pp. 486-504; si aggiunga, ora, del medesimo autore, Ecclesiologia e politico nel

papato di Pasquale II. Linee di una interpretazione, ?Istituto Storico Italiano per il Medio Evo. Studi

Storici?, 131, Roma 1982. 6 ? un aspetto, quello della fortuna del Polycarpus, sul quale non ha insistito lo Horst. Tra le Colle



NUOVE IDENTIFICAZIONI IN ? POLY CARPUS 233

Lo Horst in questa ricerca ha rivolto la sua attenzione in modo specifico allo studio delle fonti e degh orientamenti che emergono dal Polycarpus: Quellen und Tendenzen b significativamente il sottotitolo delTopera. Tra le fonti risalta la parte dovuta al Decretum di Burcardo di Worms; ma ancor piu presenti sembrano essere altre raccolte,

quali le Diuersorum patrum sententie siue Collectio in LXXIV titulos digesta, la Collectio canonum di Anselmo da Lucca e quella in Due Libri del codice Vat. lat. 3832: sono anche tra le poche raccolte di cui abbiamo una edizione 7. D'altra parte, proprio la carenza di edizioni ? specialmente per le Collezioni italiane ? fa ritenere che molto probabil mente le analisi dello Horst dovranno essere completate: molto materiale canonistico

pregrazianeo b ancor poco conosciuto o giace del tutto inedito 8; ne i repertori relativi alia selva dei canoni medioevali sono, per ora, del tutto adeguati, quando non sono

addirittura insicuri 9. Nonostante queste obiettive difficolta, lo studioso tedesco b riuscito a darci indi

cazioni sicure sulle fonti del Polycarpus, e soprattutto a metterne in risalto le tendenze10.

Nella seconda parte del libro lo Horst, senza dare una trascrizione dei canoni del

Polycarpus, neppure per incipit ed explicit, presenta una serie di tavole, opportuna mente collegate tra loro, nelle quali da per ogni testo l'identificazione della fonte mate riale e ne indica altresi la diffusione in altre Collezioni canoniche; anzi, con un accorgi mento tipografico, quando b stato possibile, lo Horst contraddistingue la raccolta dalla quale il canone e stato probabilmente desunto. In pratica, sono questi gli elementi che di solito accompagnano l'edizione di una silloge canonistica; per cui lo Horst, pur non dandoci i testi del Polycarpus, ha reso un servizio alia futura edizione.

In tale corredo di tavole risalta pure una nutrita lista di canoni non identificati, ? Nicht identifizierte Kanones ? 11 testi per i quali lo studioso non b riuscito a stabilire la provenienza, intesa come fonte materiale. Chi ha pratica di queste indagini, perfino scoraggianti, non se ne meraviglia; a volte, soltanto dopo anni di ricerche e con la

collaborazione di altri studiosi si conquistano nuove identificazioni12. Lo scopo di que ste note b proprio quello di presentarne alcune in rapporto ai canoni finora non identifi cati del Polycarpus, per contribuire ad una migliore utilizzazione delle tavole dello

Horst13.

zioni italiane, ancora inedite, che hanno attinto alia raccolta del cardinale Gregorio vanno annoverate al meno la Collezione canonica in Tre Libri, e quella in Sette Libri, cfr. P. Fournier - G. Le Bras, Histoire des collections canoniques en Occident depuis les Fausses Decretales jusqu'au Decret de Gratien, vol. II, Paris 1932, pp. 189, 201-202.

7 Ho indicato le edizioni di queste sillogi nell'elenco che precede la trascrizione dei testi. 8 Ormai sono frequenti nelle ricerche canonistiche le indicazioni relative a materiale inedito. Ad esem

pio, notevoli dati per le Collezioni canoniche italiane pregrazianee, si rilevano nelle ricerche di H. Mordek, Handschriftenforschungen in Italien. I, Zur Vberlieferung des Dekrets Bischof Bur chords von Worms, ? Quel len und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken ?, LI (1972), pp. 626-651, e di H. Fuhr mann, Einfluss und Verbreitung der pseudoisidorischen Falschungen von ihrem Auftauchen bis in die neure

Zeit, 3 voll., ? Schriften der Monumenta Germaniae Historica ?, 24.1-3, Stuttgart 1972-1974. Un repertorio delle Collezioni canoniche italiane pregrazianee, ancora inedite, e quanto mai auspicabile.

9 Ho avuto occasione di segnalare i principali repertori in ? Aevum ?, L (1976), pp. 390-393, recen sendo il piu recente di M. Fornasari, Initia canonum a primaevis collectionibus usque ad Decretum Gratiani. I, A-G, ? Monumenta Italiae Ecclesiastica. Subsidia?, 1, Firenze-Roma 1972.

10 In attesa di altre recensioni cfr. la notizia di G. Fransen, in ? Revue d'Histoire ecclesiastique ?, LXXVII (1982), pp. 196-197.

11 U. Horst, Die Kanonessamlung..cit., p. 226. 12 Cfr. ad es., G. Picasso, Nuove identificazioni nelle Collezioni canoniche milanesi del secolo XII,

? Bulletin of Medieval Canon Law ?, n.s., Ill (1973), pp. 139-141; H. Hees, Zur Collectio Quinque Libro rum (Cod. Vat. lat. 1348), ibid., IV (1974), pp. 63-64.

13 Per un migliore utilizzo delle tavole, sarebbe stato necessario specialmente per i canoni desunti



234 G. MOTTA

Per rendere piu completa questa documentazione, ho pensato di trascrivere anche

il testo dei canoni del Poly carpus, come si leggono nel codice Vat. Reg. lot. 937, del secolo XII. Ho seguito la numerazione stabilita dallo Horst, aggiungendo, tra parentesi, la trascrizione del titolo al quale il canone appartiene. Oltre alia identificazione, indico anche la diffusione del singolo testo in altre raccolte canonistiche, comprese alcune italiane finora inedite delle quali mi sto occupando. Per indicare le edizioni critiche nelle ben note collane mi avvalgo delle solite sigle: CCL =

Corpus Christianorum. Series

latina; CSEL = Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum; PG =

Patrologia Greca; PL =

Patrologia Latina. Con le sigle JK, JE, JL mi riferisco ai Regesta Pontifi cum Romanorum, vol. I, Ph. Jaffe ed., Lipsiae 18852. Per la diffusione dei canoni nelle altre raccolte uso le seguenti abbreviazioni:

Ans. = Anselmi Lucensis Collectio canonum, F. Thaner ed., Innsbruck 1906 (libri I-IV), 1915 (libri V-X, e fino al c.15 del libro XI).

Burch. = Burchardi wormatiensis Decretum: PL 140.537-1052.

Grot. ? Decretum magistri Gratiani, Ae. Friedberg ed., in Corpus Iuris Canonici, vol. I, Lipsiae 1879.

Ivo D = Ivonis Carnotensis Decretum: PL 161.47-1022.

Ivo P = Ivonis Carnotensis Panormia: PL 161.1041-1344.

2L = La Collection en deux livres (cod. Vat. lat. 3832), J. Bernhard ed., ? Revue de Droit canonique ?, XII (1962), pp. 9-601.

3L = Collectio canonum Trium Librorum, inedita, cfr. G. Motta, Osservazioni intorno alia Collezione canonica in tre libri (Mss C 135 Archivio Capitolare di Pistoia e Vat. Lat. 3831), ? Proceed. Fifth International Congress of Medieval Canon Law (Salamanca, 21-25 Sept. 1976) ?, Citta del Vaticano 1980, pp. 51-65. Cito in base alia trascrizione che ne ho preparato in vista della edizione.

5L = V. Wolf E. von Glanwell, Die Kanonessammlung des Cod. Vatican, lat.

1348, ? Sitzungsberichte der Kais. Akademie der Wissenschaften in Wien. Phi

losophische-historische Classe ?, CXXXVI/2 (1897), pp. 1-55: cfr. anche infra, 183T.

74T = Diuersorum patrum sententie siue Collectio in LXXIV titulos digesta, J. T. Gilchrist ed. (Monumenta Iuris Canonici. B: Corpus Collectionum, 1, Citta del Vaticano 1973).

183T = Liber canonum diuersorum sanctorum patrum siue Collectio in CLXXXIII titulos digesta, inedita; ne sto preparando l'edizione per incipit ed explicit, cfr. G. Motta, I rapporti tra la Collezione canonica di S. Maria Novella e quella in

Cinque Libri. Firenze, Bibl. Naz., Conventi Soppressi Ms. A A.269 e Vat. lat.

1348), ? Bulletin of Medieval Canon Law ?, n.s., VII (1977), pp. 89-94.

dai concili orientali distinguere la tradizione dionisiana (PL 67.230-346) dalla ispana (PL 84.93-186), passata, quest'ultima, nelle Pseudoisidoriane (Decretales Pseudoisidorianae et capitula Angilramni, P. Hinschius ed., Leipzig 1863). Ad esempio: 2.12.1, 2.34.4. provengono dalla versione dionisiana.



NUOVE IDENTIFICAZIONI IN ? POLYCARPUS ? 235

canoni della collezione canonica ? polycarpus ?

1 1.3 [De puritate fidei Romane ecclesie].6

Ieronimus. Hec est fides, papa beatissime, quam in catholica ecclesia didicimus quamque semper tenuimus, in qua si minus perite aut parum caute forte aliquid

positum est, emendari cupimus a te, qui Petri et fidem et sedem tenes. Si autem hec nostra confessio apostolatus tui iudicio comprobatus, quicumque me culpare uoluerit, se

imperitum uel maliuolum uel etiam non catholico nomine hereticum

comprobabit.

Immo Pelagius, Libellus fidei ad Innocentium papam, 14 (PL 45.1718; v. Claris Patrum Latinorum, Steenbrugis 19612, n. 731) - 2L 2.189; 3L 1.2.3; cfr. Grat. C. 24 q.lc.14 14.

2 2.34 [Vt ordinatus quisque in illis locis maneat quibus ordinatus est].2

Leo. Illam quoque partem ecclesiastice discipline que olim a sanctis patribus et a nobis sepe discreta est, ut nec in presbyteratus gradu nec in diacono nec in

subsequenti ordine clericorum, ab ecclesia ad ecclesiam transire cuiquam sit

liberum, ut in integrum reuoces admonemus, ut unusquisque non ambitione

illectus, non cupiditate seductus, non persuasione hominum

deprauatus, ubi

ordinatus est perseueret. Ita ut si quis sua querens non que Ihesu Christi ad

plebem et ecclesiam suam redire neglexerit, et ab honoris priuilegio et a com munionis uinculo habeatur extraneus.

Leo M., ep. 1.5 (PL 54.596-97; JK 398) 15.

3 3.7 [De imaginibus et picturis ecclesiarum].2 Ambrosius in sermone de inuentione crucis. Sapienter Helena (fecit s.l.) que crucem in capite regum locauit, ut Christi crux in regibus adoretur.

Ambrosius, De obitu Theodosii, 48 (PL 16.1402A)

4 3.7.3a

In vii accione ii Niceni concilii. Basilius Ancire ex professione sua sic legit: Chri stianorum calumpniatoribus, id est imaginum contractoribus, anathema. His qui assumunt eloquia, que diuina scriptura aduersus ydola proferuntur in uenerabiles

yconas, anathema. His qui non salutant sanctas et uenerabiles ymagines, anathe

ma. His qui appellant sacras yconas symulacra, anathema. Et infra. His qui communicant scienter eis qui conuintiantur et exhonorant uenerabiles yconas, anathema. Item infra. Si uero, quod absit, ex diabolica summissione aliquo tem

pore uoluntarie uel non uoluntarie aduersus fuero, ab istis que iam professus sum, anathema sim a Patre et Filio et Spiritu sancto atque catholica ecclesia seu sacro ordine penitus alienus.

14 Per questo canone si deve osservare che, mentre nell'ed. Grat. si legge: ? Non est Hieronymi ?

(pp. 969-970, n. 137), il Bernhard (2L, p. 407) ritiene, erroneamente, di poterlo identifieare nelia ep. 15 di san Girolamo, indirizzata al papa Damaso.

!5 La lettera non h presente nell'Hispana (PL 84.691-786), mentre si legge nelle Decretales Pseudoisi dorianae (ed. Hinschius cit., p. 575).



236 G. MOTTA

Concilium Nicaenum II a. 787, actio I (PL 129.214A-C) Anastasio Bibliothe cario interprete.

5 3.9 [De corpore Domini sacrorumque custodia].3

Iohannes Crisostomus in sermone. Iam nos ad terribilem mensam cum debita reue

rentia, cum congrua uigilantia oportunum tempus inuitat. Nullus ibi Iudas

reperiatur, nullus malignus accedat, nullus ueneno pungatur. Nec fugata uerba

lingua proferat, nec insidie mente condantur, sed quod uoluntas possidet sermo declarer. Et nunc ille presto est Christus, qui illam ornat mensam, ipse istam quoque consecrat. Non enim homo est qui proposita corpus facit et sanguinem, sed ille

qui crucifixus est Christus. Ore sacerdotis uerba proferuntur et Dei uirtute eon

secrantur et gratia. ? Hoc est, ait, corpus meum ?. Hoc uerbo proposita conse

crantur. Et sicut ilia uox que dixit ? Crescite et multipHcamini et complete ter rain ? semel quidem dicta est, sed omni tempore sentit effectum ad generationem

operante natura; ita et vox ilia semel quidem dicta est, sed per omnes mensas

ecclesie usque ad hodiernum et usque ad eius aduentum prestat sacrificii fir mitatem.

Iohannes Crisostomus, De proditione Iudae, 1.6 16.

6 3.11 [De decimis et oblationibus aliis].ll Commoneo de reditibus ecclesie partes quatuor fieri. Habeat autem ecclesia

unam partem, pontifex unam et aliam pauperes, quartam presbyteri cum diaco

nibus et residuo clero. Si quis de clero transierit de hoc mundo, si minime de sua

generositate habet consortem, quicquid eius paupertas habet conferat ecclesie et ex inde quatuor partes fiant.

cfr. Constitutio Silvestri (spuria), c.4 (PL 8.835-36) = 3L 2.23.5 11.

7 3.12 [De iure ecclesiarum et monasteriorum].16

Prosper. Scientes autem nichil aliud esse res ecclesie nisi uota fidelium, precia peccatorum et patrimonia pauperum; episcopi non has uendicare in usus suos

ut proprias sed ut commendatas, pauperibus diuidere debent. Hoc est possidendo contempnere non sibi sed aliis possidere nec habendi cupiditate ecclesie facultates

ambire, sed eas pietate subueniendi suscipere. Quod habet ecclesia cum omnibus nichil habentibus habet commune. Nec aliquid debet inde eis qui sibi de suo suffi ciunt erogari, quando nichil aliud sit habentibus dare quam perdere.

Immo Iulianus Pomerius, De vita contemplativa, 2.9 (PL 59.454A) = Conci lium Aquisgranense a. 816, c.35 (MGH Concilia 2/1.357.14-19) 18.

16 II brano corrisponde al testo greco che si legge in PG 49.380. Per la versione latina di questa omelia la Clavis Patrum Graecorum, vol. II, M. Geerard ed., Turnhout 1974, n. 4336, rimanda all'ed. di S. Gelenio del 1547 che non mi b stato possibile consultare. Questo medesimo testo b stato ampliato nella omelia De

mysteriis coenae Domini (PL Suppl. 2.1238-39), come ha mostrato S. J. Voicu, Due sermoni pseudoagosti niani tradotti dal greco, ?Augustmianum?, XIX (1979), pp. 517-519.

17 Nella trascrizione del Polycarpus del Vat. Reg lat. 937 il testo b privo di inscriptio; non cosi nella 3L che l'attribuisce a Siluester.

18 Per la diffusione del De uita contemplatiua di Giuliano Pomerio nel Medioevo, anche in scritti di carattere canonistico, utili le indicazioni di Z. Zafarana, in ? Studi medievali ?, 3a s., XI (1970), p. 852, n. 1.



NUOVE IDENTIFICAZIONI IN ? POLYCAKPUS ? 237

Cfr. Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit, 3,158 (V. Wolf von Glan nell, ed., Paderborn 1905, p. 338).

8 3.12.17

Sed et sententia beati Hieronimi non solum prelatis sed etiam ceteris, qui rebus utuntur ecclesie, uigilanter perpendenda est, qui ita in commentario Mathei

euangeliste ait: Omnes igitur qui stipe templi et his que conferuntur ad usus eclesie abutuntur in aliis rebus quibus suam expleant uoluntatem, similes sunt seribarum

et sacerdotum redimentium mendatium et Saluatoris sanguinem effundentium.

Concilium Aquisgranense a. 816, c.116 (MGH Concilia 2/1. 398.10-14) 19. Cfr. Die Kanonessammlung..., cit., 3.162 (Glanvell ed., p. 339).

9 3.17 [De celebratione sancti PascheJ.l

Augustinus in libro de celebratione pasche. Quinquaginta dies celebrantur post Domini resurrectionem iam in figura non laboris sed quietis et leticie. Propter hoc et ieiunia relaxantur et stantes oramus, quod est signum resurrectionis.

Vnde etiam diebus omnibus dominicis ad altare obseruatur et alleluia canitur.

Augustinus, ep. 55.15.28 (A. Goldbacher ed., CSEL 34/2.202.6-11).

10 3.22 [De predicatione].3

Augustinus. Quanta sollicitudine obseruamus quando nobis corpus Christi mini stratur, ut nichil ex ipso de nostris manibus in terram cadat, tanta sollicitudine

obseruemus, ne uerbum Dei quod nobis erogatur, dum aliud aut cogitamus aut

loquimur de corde nostro desperat, quia non minus reus erit, qui uerbum Dei

negligenter audierit, quam ille qui corpus Christi in terram cadere negligentia sua permiserit.

Immo Caesarius Arelatensis, sermo 78.2 (G. Morin ed., CCL 103. 323-324). cfr. Ivo D 2.106; Grat. C.l q.l c.94.

11 3.25 [De obseruatione quadragesime atque ieiunii].5

Hec sunt ieiunia que sanctus Gregorius genti Anglorum predicare precepit. Sunt iiiior ieiunia iiiior temporum, id est ueris, estatis, autumni et hiemis. Ieiu

nium primum in prima ebdomada xl. Ieiunium secundum in ebdomada post pentecosten. Ieiunium tertium in plena ebdomada ante autumnale equinotium. Ieiunium quartum in plena ebdomada ante natalem Domini. Ieiunium in feria vi per totum annum, nisi a pascha usque ad pentecosten aut si maior festituitas

fuerit.

Ps-Gregorius M., JE+1989 20.

19 II brano di Girolamo (Commentarii in Euangelium Matthaei, 4.28.14, D. Hurst - M. Adriaen edd., CCL 77.282.1984-1987) cui fa riferimento il canone, aveva gia avuto una diffusione nella Collectio Hiber nensis, 17.16 (Die irische Kanonensammlung. H. Wasserschleben ed., Leipzig 18852, p. 55) e, tramite

questa, anche nella Collectio Canonum in V Libris, 3.109 (M. Fornasari ed., CCL Continuatio Mediaevalis, 6.366).

20 II testo di questo canone e pubblicato da J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, vol. X (rist. anast., Graz 1960), col. 446, che lo desume dalle aggiunte al Decretum di Burcardo



238 G. MOTTA

12 4.32 [De uita et moribus et mundicia saeerdotum clericorumque subiectorum].27

Quibus licentia uxores ducendi non est, alienarum nuptiarum euitent conuiuia.

Concilium Agathense a. 506, c.39 (C. Munier ed., CCL 148.209) = Regino, De synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis, 1.336 (F.G.A. Was serschleben ed., Lipsiae 1840, p. 159); Burch. 2.132; Ivo D 6.206 cfr. Grat.

D.34 c.19.

13 4.32.83.

Idem Vrbanus. Mandamus et mandantes uniuersaliter interdicimus, ne quisquam

canonicus regulariter professus, nisi, quod absit, publico lapsus fuerit, monachus efficiatur. Quod si decreto nostro contraire presumens facere temptauerit, ad

ordinem canonicum precipimus ut redeat et deinceps memoriale sue

presumptionis cucullam deferat et ultimus in choro maneat.

Urbanus II (JL - -).

= 3L 2.5.37; Grat. C.19 q.3 c.2 21.

14 4.35 [De monachis et sanctimonialibus].13

Idem (i.e. Hieronimus). Monachus non doctoris habet sed plangentis officium, qui uel se uel mundum lugeat et Domini pauidus prestoletur aduentum. Qui sciens imbeciUitatem suam et uas fragile quod portat timeat offendere, ne impingat et corruat atque frangatur.

Hieronymus, Contra Vigilantium, 15 (PL 23.367) cfr. 183T 143.5; 5L 3.28.3; Ivo D 7.3; Ivo P 3.176; 3L 2.29.12; Grat. C.16 q.l c.4 22.

15 6.4 [De coniugiis uel matrimonio et consanguinitate et de separatione et de enu meratione graduum propinquitatis].40 Ex dictis Basilii. Si quis coniugatus uult conuerti ad monasterium, non est reci

piendus nisi prius a coniuge castimoniam profitente fuerit absolutus. Nam si

ilia uiuente illo per incontentiam alteri nupserit, procul dubio adultera erit, nec

recipitur apud Dominum eiusdem uiri conuersio, cuius sequitur coniugalis federis

conservato nel cod. 124 della Biblioteca Capitolare Feliniana di Lucca. Secondo il Mansi potrebbe riferirsi al tempo di Gregorio VII, perche a quelTepoca risalgono altri testi analoghi a questo, studiati gia da L. A.

Muratori, Anedocta quae ex Ambrosianae Bibliothecae codicibus..., vol. II, Mediolani 1698, pp. 246-266. II codice lucchese di Burcardo e stato recentemente segnalato da G. Fransen, La tradition manuscrite du Decret de Burchard de worms, in Ius sacrum. Kaus Morsdorf zum 60. Geburstag, Munchen-Paderborn-Wien

1969, pp. 115-116, e da H. Mordek, Handschriftenforschungen in Italien, cit., p. 647. 21 II canone e inserito dallo Horst tra i non identificati. La storiografia, a questo proposito, da Be

rardo, Gratiani canones genuini ab apocryphis discreti, vol. II/2, Venetiis 1777, p. 376, a F. J. Gossman,

Pope Urban II and Canon Law, Washington D. C 1960, p. 39 (ad esempio), e Concorde nelFattribuirlo al

cap. 25 del Liber de ordine canonicorum regularium, ritenuto di Anselmo di Havelbers:: in realta oggi il Liber e attribuito ad Arnone di Reichersberg. Comunque si tratterebbe sempre di una diffusione del canone di Graziano, non della fonte del canone stesso. Si vedano, a questo proposito, le attente osservazioni di S. Kuttner, Some Roman Manuscripts of Canonical Collections, ? Bulletin of Medieval Canon Law ?, n.s., I (1971), p. 11, n. 19a: per l'autore la fonte del canone rimane sconosciuta. Tuttavia, tenendo presente Tattivita svolta a Roma dalFautore del Polycarpus in anni vicini a quelli del pontificato di Urbano II, la sua attribuzione non potrebbe costituire un utile indizio in favore delTautentieita del testo stesso?

22 L'ed. di Grat., a proposito dell'inscriptio che si legge nel Decretum ?Ieronimus ad Riparium et

Desiderium ?, ritiene trattarsi di una lettera ? scripta anno 408 ?, ma si premura di aggiungere che ?in Ed. Migne hanc epistolam non invenimus?.




prostitution Tales igitur tune sine eulpa secuntur Christum relicto seculo, si ha beant ex pari uoluntate consensum.

Immo Isidorus, Regula monachorum, c.4 (PL 103.559B: Codex Regularum) ? Regino, Be synodalibus causis, 2.109 (ed. Wasserschleben cit., pp. 256

257); Burch. 9.45; Arts. 10.20; Bonizo, Liber di vita Christiana, 8.46 (E. Perels ed. Berlin 1930, p. 265); Ivo D 8.183; Grat. C.27 q.2 c.22 23.

16 6.4.58

Augustinus. Non propter uinculum cum talibus coniugale seruandum, sed ut ac

quirantur Christo recedi ab infidelibus coniugibus Apostolus uetat. Multa sunt facienda non iubente lege sed libera caritate. Vnde prior ipse Dominus cum se tributum non debere monstrasset, soluit tamen ne scandalizzasset eos quibus eternam salutem gerens hominem consulebat.

Augustinus, Be adulterinis coniugiis, 1.13.14-14.15 (I. Zycha ed., CSEL 41.362.

17-26) = 3L 3.11.28; cfr. Ivo P 6.100; Grat. C.28 q.l c.8.

17 6.4.74

Iohannes Chrisostomus super Matheum. Matrimonium quidem non facit coitus sed uoluntas et ideo non soluit illud separatio corporis sed uoluntas. Ideo qui dimittit coniugem suam et aliam non accipit, adhuc maritus est. Nam etsi corpore iam separatus est, tamen adhuc uoluntate coniunctus est. Cum ergo aliam accipit tune plene dimittit. Non ergo qui dimittit mechatur, sed qui adulteram ducit.

Opus imperfectum in Mattheum, horn. 32 (PG 56.802A) = Grat. C.27 q.2 c.l; cfr. Ivo D 8.233 24.

18 6.8

[De adulterio et incestu vel fornicatione raptuque feminarum et eorum indicii

impositione].18 Ex epistula Ormisde pape. Similter et Eugenii. Si qua femina in fornicatione de

prehensa fuerit cum episcopo aut presbytero uel diacono post acceptam leuiticam

benedictionem, aut ipsa confessa aut ab aliis deuicta, semel tantum lapsa est,

placuit sinodo secundum antiquam et humaniorem dimnitionem v annos peniteat, iii ex his in pane et aqua. Si autem semel tantum et iterum, vii annos, iii ex his in pane et aqua. Si autem iterum atque iterum diuque perseuerauerit, x annos

peniteat, iii ex his in pane et aqua et corpori Christi non communicet ante actam

penitentiam, nisi peruenerit dies mortis, licet ut suprascriptum secundum anti

quam et humaniorem dimnitionem, sed tamen prouidentia sacerdotis sollerter

23 Per Tattribuzione a Basilio di numerosi brani in collezioni canoniche si veda R. E. Reynolds, Basil and the Eearly Medieval Latin Canonical Collections, in Basil of Caesarea Christian, Humanist, Ascetic, Toronto 1981, pp. 513-532; in particolare per la diffusione di questo canone, cfr. pp. 525-526, 528, 530 531. II brano ha avuto indubbiamente una sua fortuna: Alessandro II nell'ep. 112 (PL 146. 1402CD) lo cita per addurre Tautorita di Basilio in favore della eventuale scelta monastica da parte del coniuge; con altra attribuzione ricorre nelle Sententiae, 4.27.7-8.3, di Pier Lombardo (ed. Collegii S. Bonaventurae ad Claras Aquas, Grottaferrata 1981, vol. II, pp. 426-427).

24 II testo era stato gia identificato in Grat. (col. 1063).



240 G. MOTTA

pensandum est iuxta qualitatem uel quantitatem culpe iudicetur, et de illo loco

expellere earn oportet, ubi tale commissum facile committere possit.

Iudiciorum capitula, 10.6 (H. J. Schmitz, ed., Die Bussbiicher und das kanonische

Bussverfahren, Dusseldorf 1898, p. 230) = Bonizo, Liber de uita Christiana, 10.48 (ed. Perels cit., p. 322) 25.

19 6.9 [De homicidio].4

Gregorius Bonifatio Maguntino archepiscopo. De his uero qui patrem et matrem, fratrem aut sororem occidunt decernimus ut toto uite sue tempore corpus non

suscipinat dominicum, nisi in sui temporis exitu pro uiatico. Abstineant autem se a carnis commestione et potu uini donee uixerint. Ieiunent secundam et iiiiam

et sextam feriam, ut sic possint deflentes diluere admissum scelus.

Gregorius III, ep. 28 (Ph. Jaffe ed., Bibliotheca Rerum Germanicarum. Ill, Monumenta Moguntina, Berolini 1866, p. 93; JE 2239) = Ans. 11.44; 2L 2.285; 3L 3.13.19 26.

20 6.9.14

Ambrosias in Exameron. Quod possumus non facere si noluimus huius electionem

mali nobis potius debemus asscribere quam aliis. Ideo etiam in iudiciis istis uolun tarios reos non ex necessitate compulsos culpa constringit, pena condempnat.

Neque enim si per furorem aliquis innocens perimat. Obnoxius morti est, quin etiam ipsius diuine legis oraculo, si quis per imprudentiam intulerit necem, acci

pit impunitatis spem, refugii facultatem, ut possit euadere; hoc igitur de eo quod proprie malum uidetur dictum sit. Mala enim sunt que crimine mentem implicant et conscientiam ligant. Ceterum paupertatem et ignobilitatem egritudinem mortem

nemo sapiens mala dixerit nec in malorum forte numerauerit 27.

Ambrosius, Exameron, 1.8.31 (C. Schenkl ed., CSEL 32/1.32.18-33.10) = 3L 3.13.11; cfr. Grat. C.15 q.l c.6.

21 6.10 [De iuramento et periurio].14

Idem (i.e. Augustinus). Iurationem autem quantum potes caue. Melius autem si

nec uerum iuratur, quia iurandi consuetudo et in periurium sepe cadit et semper periurio propinquatur. Sed illi quantum aliquos eorum audiui, quid sit iurare, prorsus ignorant. Putant enim se non iurare quando in ore habent "scit Deus"

et "testis est Deus", et "testem Deum inuoca super animam meam", quia non

dicitur per Deum et quia talia repperiuntur in apostolo Paulo. Sed etiam ibi ilia contra eos inuenta est, quam confitentur esse iurationem, ut Apostolus ait: ? Co

tidie morior per uestram gloriam, fratres, quam habeo in Christo Iesu nostro ?.

25 Se pur con qualche variante, il brano ricorre anche nella Collectio Canonum in V Libris, 2.75 (ed. Fornasari cit., pp. 223-224), ma l'identificazione e errata.

26 II Bernard che si era imbattuto in questo canone (2L p. 477), scriveva: ? Texte non identify ?

(ibid.). A differenza delle altre collezioni segnalate, la 3L porta come inscriptio: ? Gregorius iunior ?, il che mi ha facilitato l'identificazione.

27 Nel Vat. Reg. lat. 937, che ho seguito nella trascrizione dei testi, manca questo canone: l'ho potuto desumere dalla 3L anche grazie alle indicazioni dello Horst (pp. 179, 253).




In Grecis autem codicibus reperitur omnino hanc esse iurationem, ne quisquam in latina Hngua sic intelligat dictum "per uestram gloriam", quomodo dictum est "per meum aduentum iterum ad uos" et multa similia, ut dicitur "per ali

quid", et non est iuratio. Sed non ideo quia in suis litteris iurauit Apostolus, uir in ueiritate firmissimus, ludus nobis debet esse iuratio. Multo enim tutius, ut

dixi, quantum ad nos attinet numquam iuramus, ut sit in ore nostro "est est, non non", sicut Dominus admonet. Non quia peccatum est uerum iurare, sed

quia grauissimum peccatum est falsum iurare, quo citius cadit qui consueuit

iurare.

Augustinus, ep. 157.4.40 (A. Goldbacher ed., CSEL 44.487.6-488) = 2L 2.185 28.

22 6.10.22

Iohannes Crisosthomus super Matheum. Multa siquidem nunc christiani insipienter intelligunt. Ecce enim si aliqua fuerit causa, modicum uidetur facere qui iurat

per Deum. Qui autem per euangelium maius aliquid fecisse uidetur. Quibus dicen dum est stultis: Scripture propter Deum sancte sunt, non Deus propter scripturas. Maior est ergo Deus qui santificat euangelium, quam euangelium quod sancti ficatur a Deo euangelii.

Opus imperfection in Mattheum, horn. 44 (PG 56.883). cfr. 3L 3.14.44; GraU C.22 q.l c.ll29.

23 6.10.30

Ieronimus. Tria iuramenta soluenda sunt. Primum cum quis male facere iurat, ut homicidium uel aliquid tale.

Immo Collectio Hibernensis, 35.5 (H. Wasserschleben ed., p. 125) cfr. Grat. C.22 q.4 c.19 ? 1.

24 6.11 [De incantatoribus et auguribus de divinis et sortilogis].8

Ex dictis eiusdem (i.e. Augustini). Igitur genus diuinationis a Persis fertur all a turn. Varro autem dicit diuinationis iiiior esse genera: terrain, aquam aerem et ignem. Hinc geomantiam, idromantiam, aeromantiam, piromantiam dictam autumant.

Diuini dicti sunt, quasi deo pleni. Diuinitate enim plenos se esse assimulant et astutia quadam fraudulenta hominibus futura coniectant. Duo autem sunt genera diuinationis: ars et furor. Incantatores uero dicti sunt, qui artem uerbis peragunt. Arioli uocati sunt propter quod circa aras ydolorum nefarias preces emittunt et funesta sacrificia offerunt, hisque celebritatibus demonum responsa accipiunt.

Aruspices nuncupati sunt quasi inspectores or arum. Dies enim et oras in agendis

negotiis operibusque custodiunt et quid per singula tempora obseruare debeat homo intendunt. Hii etiam ext[r]a pecudum inspiciunt et eis futura predicunt.

28 II brano non era stato identificato neppure dal Bernhard (2L p. 405). 29 In rapporto a Polycarpus il brano che si legge nella 3L e decurtato, e come tale viene recepito da

Graziano, che probabilmente attinge alia stessa 3L. Una documentazione piuttosto ampia sui rapporti tra questa silloge canonistica e il Decretum di Graziano e stata fornita da J. H. Erickson, The Collection in Three Books and Gratian's Decretum, ? Bulletin of Medieval Canon Law ?, n.s., II (1972), pp. 67-75.



242 G. MOTTA

Augures sunt qui uolatus auium et uoces intendunt alique signa rerum uel ob

seruationes improuisas hominis (!) occurrentes ferunt, idem et auspices. Nam

auspicia sunt, que iter faciente obseruant. Dicta autem sunt auspicia, quasi auium

aspicia et auguria quasi auium garria. Hec est auium uoces et lingue. Item augu

rium quasi auigerium quod aues gerunt. Duo autem sunt genera auspiciorum: unum ad oculos, alterum ad aures pertinens. Ad oculos scilicet uolatus, ad aures

uox auium. Phitonisse a Pitio Apolline dicte, quod is auctor merit diuinandi.

Astrologi dicti sunt eo quod in astris auguriantur. Genetliaci appellati sunt propter nataliciorum considerationes dierum. Genesis enim hominum per xiicim celi signa describunt siderumque percursus, nascentium mores, actus et euentus predicere

conantur, id est quis signo fuerit natus aut quern affectum habeat uite qui nascitur

interpretantur. Hii sunt qui uulgo mathematici uocantur. Cuius superstitionis < genus > constellationes Latini uocant, id est notationes siderum, quomodo se

habeantes cum quisque nascitur. Primum autem idem stellarum interpretes magi

nuncupantur, sicut de his legitur qui in euangelio natum Christum annuntiauerunt.

Postea hoc nomine soli mathematici dicti sunt, cuius artis scientia usque ad euan

gelium fuit concessa, ut Christo edito nemo exinde natituitatem alicuius de celo

interpretetur. Horoscopi dicti sunt quod horas nativitatis hominum speculentur, dissimili et diuiso fato. Sortilegi sunt qui sub nomine ficte religionis per quasdam quas sanctorum sortes uocant, diuinationis scientiam profitentur aut quacumque

scripturarum scientie inspectione futura promittunt. Salisatores uocati sunt quia dum eis quecumque partes membrorum salierint, aliquid sibi exinde prosperum seu triste significare predicunt.

Immo Hrabanus Maurus, De universo, 15.4 (PL 111.423A-424A) = Burch. 10.43; Ivo D 11.68; Ivo P 8.66; Grat. C. 26 q. 3-4 c. 1 30.

25 6.12 [Quod non imputetur si quid mali acciderit per ea que propter bonum fa

cimus].l

Augustinus. Neque enim est reus christianus, si bos eius aliquem feriendo uel

equus calcitrando occiderit. Aut ideo non debent habere christiani boues cornutas

aut equus ungulas aut canis dentes? Aut uero, quoniam Paulus apostolus satis

egit, ut in tribuni noticiam proferretur, in insidias sibi a quibusdam perditis parari et ob hoc deductores accepit armatos, si in ilia arma scelarati homines

incidissent, Paulus in effusione sanguinis eorum suum crimen agnosceret? Absit

ut ea que propter bonum et licitum facimus, si quid per hoc preter nostram uo

luntatem cuiquam mali acciderit, nobis imputetur.

Augustinus, ep. 47.5 (CSEL 34.135.11-136.1) cfr. 183T 121.4; Ans. 13.18; 2L 2.224; Ivo D 10.11; Ivo P 8.1; 3L 3.16.4; Grat. C.23 q.5 c.8 31.

26 6.15 [De furibus et predatoribus atque diffidentibus et reconciliari rennuentibus et fugitiuis seruisj.ll

3? L'identificazione era gia stata proposta dai Correctores Romani nelle loro annotazioni al Decretum

(ed. Friedberg cit., pp. 1023-1024); ma h merito di C. Munier, Les sources patristiques du droit de VEgli se du VIII6 au XIIe siecle, Mulhouse 1957, p. 213, averla precisata.

31 II brano viene ripetuto in una formulazione piu ampia del testo agostiniano in Polyc. 7.10.10

(U. Horst, Die Kanonessammlung..., cit., p. 194).




Ieronimus in ii libro super Osee. Fures insidiantur et occulta fraude decipiunt. Latrones autem audacter aliena diripiunt.

Hieronymus, Commentarii in Osee, 2.7.1 (M. Adriaen ed., CCL 76. 71. 30-31).

27 7.4 [De hereticis et scismaticis].3 Gregorius. Item eiusdem in libro vi. Fides in primis ecclesie querenda mandatur, in qua si Christus habitaturus sit haud dubie sit legendum. Sin uero populus perfidus aut preceptor hereticus deformet habit aculum, uitanda hereticorum

communio, fugienda sinagoga censetur, excutiendus pedum puluis, ne fatiscien

tibus perfidie sterilis siccitatibus tamquam humi arido harenosque mentis tue

uestigium polluatur. Nam sicut corporeas infirmitates populi fidelis suscipere in se debet euangelii predicator iuxta quod scriptum est: ? Quis infirmatur et ego non infirmor? ?, ita si qua ecclesia, que fidem respuat nec apostolice predicationis fundamenta possideat, ne quam labem perfidie possit aspergere, deserenda est.

Quod Apostolus quoque euidenter asseruit dicens: ? Hereticum hominem post unam correptionem deuita ?.

Immo Ambrosius, Expositio Euangelii secundum Lucam, 6.68 (M. Adriaen ed. CCL 14.198) = 3L 3.2.2; cfr. Ans. 5.20 32.

Nella lista dei ?nicht identifizierte ? si incontrano altri canoni ? che, perd, non sono riuscito ad identificare ? sui quali b tuttavia possibile raccogliere qualche altro elemento in rapporto alia loro diffusione in sillogi canonistiche anteriori o posteriori allo stesso Polycarpus. Mette conto indicare queste coincidenze anche in vista di una

auspicabile identificazione dei testi stessi. Ad esempio, Polyc. 3.11.5, ? Ex cone. Africano. Peruenit ad nos fama sinistra ?

Amen, amen. Fiat, fiat?, e stato parzialmente recepito in 3L 2.8.69, da cui sembra

dipendere Grat. C.l q.3 c.13 (? C.16 q.7 c.7). Cosi pure da Polyc. 3.11.6. ? Ex Toletano cone. Quoniam quod in sacrosanto ? statuimus. Fiat, fiat?, la 3L desume il canone

? Altare et decimas ? (2.9.22), attribuito a Pasquale II, che si legge anche in Grat. C.l q.3 c.14 33.

Per quanto riguarda Polyc. 4.35.24, ? Placuit omnibus residentibus in sancta Nicena sinodo ? sententiis subiacebit?, si deve aggiungere che il canone era gia. diffuso in alcune collezioni anteriori, come, ad esempio, in 183T 145.2 e nella 5L (Vat. lat. 1348) 3.29.2 34; e altrettanto si deve osservare per Polyc. 6.4.6, ? Item (i.e. Innocen

tius). Si qua mulier ad secundas ?

prorsus inhibuit?, che trovo gia presente, con iden

tica attribuzione, in 183T 147.25 e in 5L 4.1.11. Tra i canoni non identificati lo Horst include anche Polyc. 3.10.35, ? Nulli am

bigendum est?, che si incontra in altre collezioni da lui puntualmente indicate: Ans.

9.25, 2L 2.202, Ivo D 2.1, Grat. D.4 de cons. c. 131. A queste si pud aggiungere Pier

32 II brano in Ans. si legge in una formulazione piu ampia e con l'esatta attribuzione ad Ambrosius

episcopus. 33 Per la diffusione di questo brano si veda U. R. Blumenthal, Decrees and decretals of Pope Paschal

II in Twelfth-century canonical collections, ? Bulletin of Medieval Canon Law ?, n.s., X (1980), p. 26. 34 La terminologia di questo canone b alia base di alcuni ? falsi? che si leggono, ad esempio, nella

Collezione in XIII Libri del ms. Vat. lat. 1361, del secolo XII. Si veda, a questo proposito, quanto osserva S. Kuttnek, Some Roman..., cit., p. 11.



244 G. MOTTA

Lombardo, Sententiae, 4.9.1.3; a dir vero nella recente edizione del Collegio di S. Bona ventura ?Ad Claras Aquas ? (Grottaferrata 1981, Spicilegium Bonaventurianum, 5, p. 287 e nota 5) se ne da l'identifieazione con riferimento al sermo 229, de sacramentis

fidelium (PL 38.1103) di sant'Agostino. Purtroppo, pero, l'indicazione e errata perche il brano ? Nulli ambigendum est - facti sumus ? non ricorre in quel sermo.

Infine Polyc. 6.8.5, ? Siluester papa. Si quis filiam aut sororem ex sacro fonte - v annos ?, si legge gia in 183T 153.3, con la medesima inscriptio.

Giuseppe Motta



NUOVE IDENTIFICAZIONI NELLA COLLEZIONE CANONICA DETTA "POLYCARPUS"

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