Nuova serie LoTTiAMo PEr AbbATTErE E ConquisTArE iL ... · LoTTiAMo PEr AbbATTErE iL CAPiTALisMo E...

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXX - N. 18 - 5 maggio 2016 PAG. 2 Contro il fascismo, il razzismo e i muri in Europa CELEBRATO NELLE PIAZZE D’ITALIA IL 25 APRILE Tenendo alta la bandiera rossa del 1° Maggio LOTTIAMO PER ABBATTERE IL CAPITALISMO E CONQUISTARE IL SOCIALISMO E IL POTERE POLITICO DA PARTE DEL PROLETARIATO PERCHÉ OCCORRE ASTENERSI ALLE ELEZIONI COMUNALI DEL 5 GIUGNO Documento dell’Ufficio politico del PMLI PERCHÉ OCCORRE ASTENERSI ALLE ELEZIONI COMUNALI DEL 5 GIUGNO di Andrea Cammilli Roma, 28 marzo 2015. Il compagno Andrea Cam- milli, Responsabile della Commissione per il lavo- ro di massa del CC del PMLI alla manifestazione nazionale della FIOM (foto Il Bolscevico) Lo striscione “Liberiamoci dal governo Renzi” apre il corteo di Napoli, da dove è cacciata la candidata sindaco del PD. Apprezzato il cartello del PMLI con l’invito a cacciare il nuovo Mussolini Renzi. Identificati a Mirandola i compagni che innalzavano le bandiere. A Milano contestati i vessilli di Israele. I partigiani romani cantano “Bella ciao”. Mattarella chiama “missioni di pace” le guerre imperialiste e non osa dire una sola parola contro la controriforma del senato. I media fascisti chiedono l’abolizione del 25 Aprile IMPORTANTE DISCORSO DI CHIAVACCI A NOME DELL’ANPI DI RUFINA Milano, 25 Aprile 2016. Da sinistra i compagni Alessandro Frezza, Angelo Urgo, Responsabile del Comitato lombardo del PMLI, Federico e Cristina (foto Il Bolscevico) Nella foto a destra: Berceto (Rufina), 25 Aprile 2016. Il compagno Enrico Chi- avacci mentre interviene per conto della sezione ANPI di Rufina all’iniziativa davanti al casolare teatro della strage nazi-fascista del 17 aprile 1944 (foto Il Bolscevico) PAG. 5-11 PAG. 4

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXX - N. 18 - 5 maggio 2016

PAG. 2

Contro il fascismo, il razzismo e i muri in Europa

Celebrato nelle piazze d’italia il 25 aprile

Tenendo alta la bandiera rossa del 1° Maggio

LoTTiAMo PEr AbbATTErE iL CAPiTALisMo E ConquisTArE iL soCiALisMo E iL PoTErE PoLiTiCo dA PArTE dEL ProLETAriATo

Perché occorre astenersi alle elezioni comunali

del 5 giugnodocumento dell’ufficio politico del PMLi

Perché occorre astenersi alle elezioni comunali

del 5 giugno

di Andrea CammilliRoma, 28 marzo 2015. Il compagno Andrea Cam-milli, Responsabile della Commissione per il lavo-ro di massa del CC del PMLI alla manifestazione nazionale della FIOM (foto Il Bolscevico)

Lo striscione “Liberiamoci dal governo Renzi” apre il corteo di Napoli, da dove è cacciata la candidata sindaco del PD.

Apprezzato il cartello del PMLI con l’invito a cacciare il nuovo Mussolini

Renzi. Identificati a Mirandola i compagni che innalzavano le bandiere. A Milano contestati i vessilli di Israele. I partigiani romani cantano “Bella ciao”.

Mattarella chiama “missioni di pace” le guerre imperialiste e non osa dire

una sola parola contro la controriforma del senato. I media fascisti chiedono

l’abolizione del 25 AprileIMPoRtANte DIscoRso DI chIAvAccI A NoMe DeLL’ANPI DI RufINA

Milano, 25 Aprile 2016. Da sinistra i compagni Alessandro Frezza, Angelo Urgo, Responsabile del Comitato lombardo del PMLI, Federico e Cristina (foto Il Bolscevico)Nella foto a destra: Berceto (Rufina), 25 Aprile 2016. Il compagno Enrico Chi-avacci mentre interviene per conto della sezione ANPI di Rufina all’iniziativa davanti al casolare teatro della strage nazi-fascista del 17 aprile 1944 (foto Il Bolscevico) PAG. 5-11

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Buon Primo Maggio alle la-voratrici e ai lavoratori. Che sventoli alta la bandiera ros-sa della Giornata Internaziona-le dei Lavoratori. Sono passa-ti 126 anni dalla prima volta in cui i lavoratori di tutto il mon-do celebrarono questa Giorna-ta, di festa ma soprattutto di lot-ta, per rivendicare in un primo momento la riduzione dell’ora-rio di lavoro giornaliero a 8 ore e in seguito per un generale mi-glioramento delle loro condizio-ni di vita, fino a giungere a ri-vendicare una nuova società che sostituisse il capitalismo, abo-lendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Crediamo sia sempre utile ricordare le origini di que-sta ricorrenza, nata dal grembo del movimento operaio e dalla sua lotta contro lo sfruttamen-to capitalistico e per l’emanci-pazione sociale. Fu la Seconda Internazionale, che raggruppa-va un variegato fronte di parti-ti e organizzazioni operaie (an-cora non c’era stata la scissione tra riformisti e rivoluzionari) a indire nel 1889 e a cominciare dall’anno successivo il 1° Mag-gio come giorno in cui i lavora-tori di tutte le nazioni mettessero in piazza la loro forza e le loro rivendicazioni.

Origine, carattere, significato

Non c’entrano un bel nul-la con questa ricorrenza i go-vernanti borghesi e i capitali-sti, anzi è stata istituita proprio contro di loro. Sono da rigetta-re le tesi di chi vuole dipingerla come una festa interclassista, la “festa dei produttori”, intenden-do in questo modo una giornata che celebra tutti quelli che parte-cipano al processo di produzio-ne capitalista, sia gli sfruttatori che gli sfruttati di questo proces-so, travisando completamente e volontariamente qual è lo spiri-to di classe della Giornata Inter-nazionale dei Lavoratori. Cosa può accomunare il nuovo Vallet-ta Marchionne agli operai della Fiat, ora FCA? Cosa unisce l’ex capo di Confindustria Squinzi ai dipendenti della Mapei o di qualsiasi altra azienda del suo impero industriale? Cosa acco-muna un manager milionario come Montezemolo (che tiene i soldi al sicuro nelle società off-shore di Panama) con un lavo-ratore, magari in mobilità o in cassa integrazione? Per prima cosa quindi teniamoci ben stret-to, e tramandiamo anche alle nuove generazioni di operai e di

lavoratori, il carattere di classe di questa festa che, non a caso, Hitler e Mussolini abolirono e anche nel dopoguerra ha subìto svariati tentativi, soprattutto in anni recenti, di soppressione.

Non si tratta di un’operazio-ne nostalgica, noi marxisti-leni-nisti pensiamo veramente che il suo spirito originario è tutt’ora attuale e stringente. A maggior ragione in questo particolare momento storico dove in Italia e a livello internazionale, i dirit-ti e le condizioni dei lavoratori vengono pesantemente attaccati e ridotti. Su di loro e sulle masse popolari viene scaricata la crisi economica causata dal sistema capitalistico globalizzato; una crisi così devastante che gli stes-si economisti borghesi defini-scono, a causa del suo perdura-re nel tempo, più grave di quella del 1929. A causa della totale precarizzazione dei contratti di lavoro, di una perdita drastica del potere d’acquisto, delle con-troriforme liberiste in materia di previdenza e sanità, delle priva-tizzazioni dei servizi pubblici e sociali le condizioni di vita e di lavoro degli operai e delle mas-se lavoratrici hanno subito un pesantissimo arretramento. Cer-to questa non è una novità; tra una crisi e l’altra, inframezzate

da brevi periodi di “sviluppo” e “crescita” la borghesia, per mantenere intatti i suoi profitti, da sempre schiaccia ancora più forte i lavoratori e le classi su-balterne.

Per rimanere nel nostro Paese abbiamo assistito nel giro di 25 anni al completo stravolgimento del mondo del lavoro, dalle tipo-logie contrattuali alle relazioni industriali e sindacali che si era-no delineate dal dopoguerra fino agli anni ’80 del secolo scorso. Per citare i più recenti passaggi significativi ricordiamo il pro-tocollo del 23 luglio 1993 sulla politica dei redditi, il Pacchetto Treu del 1997 che introdusse la flessibilità e le agenzie interina-li, la Legge Biagi del 2003 che apportò nuovi contratti precari, le “riforme” del governo Mon-ti del 2012 con la sua “legge di stabilità” di lacrime e sangue e un primo attacco all’articolo 18. Attacchi che proseguono anche quando il lavoratore non è più in produzione, con le controri-forme pensionistiche, da quella Dini del 1995 a quella famige-rata della Fornero del 2012 che gradualmente, ma inesorabil-mente, hanno abolito la pensio-ne retributiva sostituendola con la contributiva e innalzato l’età pensionabile fin quasi a 70 anni

cancellando di fatto la pensione di anzianità di servizio con pe-santi penalizzazioni economi-che.

Nefandezze renzianePolitiche che sono rimaste

immutate, indifferentemente se al governo vi fosse la destra o la “sinistra” borghese. Anzi, con l’attuale governo del nuo-vo duce Renzi, abbiamo assi-stito ad un salto di qualità. È lo stesso premier, allo stesso tem-po capo del più grande partito della “sinistra” borghese, il PD, a rivendicarlo. “Berlusconi pro-metteva le riforme, io le faccio”, ha detto più volte con arrogan-za, e non possiamo dargli torto, ha superato il suo stesso mae-stro. Fin da quando si è insedia-to a Palazzo Chigi ha dimostrato chiaramente quali erano le sue intenzioni, solo degli stolti o de-gli imbroglioni politici poteva-no accreditarlo come un valido interlocutore dei lavoratori. Si è subito schierato con Marchion-ne e il suo modello di relazioni industriali di stampo mussoli-niano e ha attaccato i sindacati. Ha definito il nuovo Valletta di FCA un “quasi compagno” che dispensa nuova occupazione mentre i sindacati, nonostante il loro atteggiamento arrendevole

e collaborativo, sono ferri vec-chi, soggetti che interferiscono e frenano lo “sviluppo” dell’Italia, annoverati tra i responsabili del-la crisi economica e della disoc-cupazione.

A livello internazionale Ren-zi sta servendo l’Unione Euro-pea imperialista e la sua poli-tica di austerità più fedelmente di Berlusconi ma non rinuncia a portare avanti le ambizioni spe-cifiche dell’imperialismo italia-no. In particolare in Libia dove il nostro Paese è stato tra i più attivi a sostenere e a riconoscere per primo un governo fantoccio “che abbia la possibilità di chia-mare un intervento della comu-nità internazionale”, ossia che con la scusa della lotta al terro-rismo dia legittimità a un’inva-sione della Libia a guida italia-na. Anche in Iraq e in Siria, pur mantenendo una posizione più defilata rispetto ad altri Paesi, l’Italia è parte attiva nei bom-bardamenti contro lo Stato isla-mico compiuti dalla coalizione imperialista che stanno causan-do migliaia di morti.

La classe dominante borghe-se del nostro Paese lo ha scel-to come cavallo su cui puntare (come ha confessato Marchion-ne) per gestire al meglio i suoi affari e per salvaguardare il suo

sistema economico e il suo Stato, senza neppure essere stato eletto e senza rispettare la Costituzio-ne, e lui dimostra di mettercela tutta per assolvere a questo ruo-lo. Con protervia fascista perse-gue con impegno nell’obiettivo di estendere a tutti il precariato e di rendere i lavoratori com-pletamente succubi e alla mercé dei capitalisti nostrani, mentre a livello costituzionale intende completare la seconda repubbli-ca capitalista, neofascista e pre-sidenzialista secondo il progetto della P2, ultime mosse la legge elettorale fascista “Italicum”, la soppressione del bicameralismo e un virulento attacco all’indi-pendenza della magistratura.

Il Jobs Act varato dal suo go-verno e votato dal parlamento nero rappresenta uno dei più gra-vi e pericolosi attacchi ai diritti dei lavoratori avvenuti dopo la caduta del fascismo. Renzi può “vantare” di essere colui che ha cancellato l’articolo 18 che pre-vedeva il reintegro del lavorato-re licenziato senza giusta causa, Berlusconi ci aveva provato ma non ci era riuscito. Ma il Jobs Act non significa solo aver can-cellato l’art. 18. Dal momento che il nuovo assunto per i primi tre anni può esser licenziato in qualsiasi momento a totale di-screzione del datore di lavoro, pena un misero risarcimento, crolla tutto l’impianto delle tu-tele contenute nello Statuto dei lavoratori perché il ricatto del-la disoccupazione farà da fre-no nel far valere i propri diritti davanti al padrone. Una misu-ra che, come dimostrano le sta-tistiche, ha solo ridotto le tutele ai dipendenti ma non ha creato occupazione, le assunzioni fat-te sono riconducibili soprattutto agli sgravi fiscali concessi alle aziende. Oltre 8mila euro annui risparmiati dai padroni per ogni lavoratore che verranno a grava-re sui disastrati conti pubblici.

È innegabile che le confede-razioni sindacali hanno dimo-strato di non essere in grado e di non volere opporsi a questi attacchi e di tutelare gli inte-ressi dei lavoratori. La Cisl e la Uil, tranne rare parentesi in cui sono state tirate dalla forza de-gli eventi alla lotta, da sempre sono per la collaborazione con i padroni e generalmente compli-ci dei vari governi, ma anche la Cgil da tempo ha scelto questa strada. Attraverso le politiche dei redditi i suddetti sindacati

2 il bolscevico / 1° Maggio N. 18 - 5 maggio 2016

Tenendo alta la bandiera rossa del 1° Maggio

LOTTiaMO per abbaTTere iL capiTaLisMO e cONquisTare iL sOciaLisMO

e iL pOTere pOLiTicO da parTe deL prOLeTariaTO

di andrea cammilli*

SEGUE IN 3ª ë

Roma, 28 marzo 2015. Il compagno Andrea Cammilli, Responsabile della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI, guida la dele-gazione nazionale del Partito alla manifestazione nazionale della FIOM (foto Il Bolscevico)

hanno accettato che i lavoratori si sacrificassero per il bene e per la competitività del sistema eco-nomico capitalistico nazionale e attraverso la concertazione han-no subordinato gli interessi dei lavoratori a quelli del governo e dei padroni. Questo ha portato alla compromissione della bu-rocrazia sindacale con il potere politico ed è servita a far ingoia-re ai lavoratori sacrifici sempre più grandi. Ma quando i gover-nanti di turno hanno pensato che potevano fare a meno dei sinda-cati, questi sono stati emargi-nati. Renzi li prende a pesci in faccia continuamente e li vuole rottamare.

Tutto ciò ha fatto perdere ai sindacati la loro credibilità tanto che oramai vengono sempre più spesso accomunati a quella che viene definita “casta” dagli stes-si lavoratori. In questo contesto s’inserisce la Carta dei diritti universali del lavoro della Cgil, ben lungi dall’essere un nuovo Statuto dei Lavoratori che esten-de le tutele come viene presen-tata, essa si adegua e prende atto della precarizzazione dei con-tratti e delle nuove relazioni in-dustriali di tipo mussoliniano. Il tratto principale della Carta è il palese tentativo dei sindacati di recuperare, istituzionalizzando-si e quindi ricevendo dalla legge un’investitura ufficiale, almeno l’autorità, in quanto l’autorevo-lezza l’hanno già perduta da un bel pezzo. Per noi marxisti-leni-nisti è questa la lettura più con-sona da dare alla volontà della Cgil, attraverso la Carta, di at-tuare l’articolo 39 della Costi-tuzione che per quasi 70 anni i sindacati hanno sempre ostaco-lato per mantenere la propria au-tonomia e stoppare le ingeren-ze dello Stato. Così facendo la Cgil tradisce lo scopo per cui i sindacati sono nati nell’Otto-cento, allontanandosi definiti-

vamente dalla lotta di classe per avvicinarsi al modello corpora-tivo simile a quello fascista, a braccetto ormai con banchieri e industriali. La istituzionaliz-zazione e burocratizzazione dei sindacati, a cui si aggiunge, nel progetto della Carta dei dirit-ti universali del lavoro, la vera e propria truffa della cogestio-ne, in attuazione dell’art. 46 del-la Costituzione, sono fumo negli occhi per i lavoratori e una resa davanti ai padroni.

situazione sindacaleCgil, Cisl e Uil hanno fatto il

loro tempo. Si dimostra sempre più impellente l’esigenza di un nuovo sindacato, ma non di una nuova sigla che si vada ad ag-giungere alle tante già esistenti lasciando sostanzialmente tutto immutato. Il problema è trova-re la strada che porti a un sinda-cato che unifichi e rappresenti davvero e fino in fondo gli inte-ressi dei lavoratori e che eserci-ti una vera democrazia sindaca-le. Quest’ultima è negata anche in Cgil, che a parole proclama il pluralismo e nella pratica si di-mostra intollerante contro chi dissente come dimostra il re-cente “licenziamento” di Sergio Bellavita dalla Fiom, il porta-voce della minoranza di sinistra della Cgil Il sindacato è un’altra cosa rispedito da Landini a lavo-rare, o i provvedimenti discipli-nari verso i delegati Fiom della FCA di Termoli e Melfi giudica-ti “incompatibili” per aver parte-cipato a scioperi contro gli stra-ordinari imposti da Marchionne assieme a lavoratori iscritti a sindacati non confederali.

proposta del pMLiLa proposta strategica del no-

stro Partito è quella di costruire dal basso un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati fondato sulla democrazia diretta

e sul potere sindacale e contrat-tuale delle Assemblee generale degli uni e degli altri. Un sin-dacato che si liberi della soffo-cante e mastodontica burocrazia sindacale, corrotta e asservita ai partiti e alle istituzioni borghesi, che operi per la difesa degli in-teressi fondamentali e immedia-ti dei lavoratori e dei pensiona-ti, senza vincoli e compatibilità dettate dai capitalisti e dal go-verno poiché è solo con la lotta di classe, con l’uso di tutti i me-todi di lotta a disposizione che possono essere conquistati veri ed effettivi avanzamenti socia-li per gli sfruttati e gli oppressi. Un sindacato che poggi sulla de-mocrazia diretta dal basso verso l’alto, dove valga la possibilità di revoca in ogni momento dei delegati e dei dirigenti, anche al massimo livello, non più ri-conosciuti come tali dalla base. Si tratta di un processo che nel tempo comporta l’unificazione sindacale di tutti i lavoratori e i pensionati, andando oltre le at-tuali confederazioni sindacali e anche quelle non confederali.

Siamo consapevoli che tut-to questo non si può realizzare dall’oggi al domani, ma è l’uni-ca strada percorribile per rilan-ciare la conflittualità e dotare i lavoratori di uno strumento sin-dacale più efficace per difendere i loro interessi. Allo stesso tem-po però dobbiamo essere consa-pevoli che la classe operaia nel capitalismo avrà sempre un ruo-lo subalterno alla borghesia. An-che quando si riescono a strap-pare delle importanti conquiste per i lavoratori e le masse popo-lari la borghesia, sfruttando mo-menti di crisi economica e fat-tori ad essa favorevoli, come la debolezza e frantumazione at-tuale del proletariato, si riprende quanto ha concesso. Lo vedia-mo proprio oggi nella crisi eco-nomica e finanziaria del capita-lismo che le condizioni di vita e di lavoro nelle aziende han-

no subìto più di un passo indie-tro: nelle fabbriche e negli uffi-ci vige un clima da caserma, si vive sotto una cappa di costan-te ricatto, con salari sempre più bassi e diritti ridotti al lumicino.

Quindi il nocciolo del proble-ma è quello di andare alla radi-ce, cioè di lottare non solo con-tro le conseguenze causate dal capitalismo; diseguaglianze, razzismo, povertà e tutto il re-sto, ma di lottare per abbattere il capitalismo stesso e conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato, questa è la madre di tutte le questioni. La storia del movimento opera-io nazionale e internazionale ha anche dimostrato che il sociali-smo non si realizza conquistan-do la maggioranza nel parlamen-to borghese attraverso una croce sulla scheda elettorale, ma attra-verso la rivoluzione socialista. Andare al governo significa so-lamente andare ad amministrare gli affari per conto della borghe-sia perché il sistema economi-co rimane quello capitalistico e l’ordinamento istituzionale, giu-ridico, repressivo quello bor-ghese. Il socialismo si conquista tramite l’abbattimento violento dello Stato borghese.

La classe operaia deve riap-propriarsi della sua ideologia, del marxismo-leninismo-pen-siero di Mao gettato alle ortiche dai vecchi partiti che a parole si dichiaravano “comunisti” ma nella pratica erano dei riformisti borghesi che prima hanno revi-sionato il socialismo, poi lo han-no criticato e infine sono passa-ti armi e bagagli dalla parte del capitalismo e adesso lo voglio-no far apparire come il solo o il migliore sistema possibile no-nostante ci dicano il contrario la fame nel mondo, le guerre impe-rialiste e le migrazioni. Le espe-rienze dell’Urss di Lenin e Sta-lin e della Cina di Mao invece stanno lì a dimostrare che il ca-pitalismo si può spazzare via e

che si può instaurare il sociali-smo, la società che pone le con-dizioni per eliminare lo sfrutta-mento dell’uomo sull’uomo e garantire la giustizia sociale ed economica. Quando la classe operaia prende coscienza di es-sere una classe per sé, di essere la classe antagonista alla classe dominante borghese, di esse-re portatrice di un progetto per una nuova e più avanzata socie-tà, il socialismo, la sua forza di-venta dirompente, inarrestabile e vincente. Quando invece pren-de il sopravvento il riformismo, il parlamentarismo, il collabora-zionismo, il pacifismo, inevita-bilmente ci si arrende alla bor-ghesia.

Non sottovalutiamo la neces-sità di lottare per salvaguarda-re gli interessi immediati dei la-voratori e delle masse popolari. Siamo i primi a riconoscere l’ur-genza di lottare contro l’attua-le governo che si è dimostrato uno dei più antioperai e antide-mocratici conosciuti dall’Italia nel dopoguerra. Renzi è un ne-mico giurato dei lavoratori e il PMLI è disposto ad unirsi con tutti coloro che sono intenzio-nati a combattere per spazzare via il suo governo. A tal propo-sito servirà un largo fronte uni-to al referendum del prossimo ottobre per seppellire sotto una valanga di No la controriforma costituzionale voluta da Ren-zi. Ma il PMLI inquadra le sue battaglie politiche in una più ge-nerale strategia di lotta per il so-cialismo perché qualsiasi for-mazione, partito e presidente del Consiglio succederanno al go-verno Renzi non faranno altro che perpetuare il dominio del-la borghesia. Per questo motivo alle elezioni amministrative del 5 giugno invitiamo l’elettorato ad astenersi, perché le istituzio-ni rappresentative borghesi, di cui fanno parte i Consigli comu-nali, sono le coperture “demo-cratiche” della dittatura borghe-

se e la loro funzione è quella di carpire il consenso elettorale e il sostegno del popolo, illudendo-lo che il suo voto ai partiti che ne fanno parte può incidere sulle scelte governative e può miglio-rare le proprie condizioni. L’uni-co modo, a livello elettorale, per farsi sentire, per protestare, per far valere le proprie ragioni, per penalizzare i partiti e le istituzio-ni borghesi, è quello di astener-si, disertando le urne, oppure an-nullando la scheda o lasciandola in bianco. Il PMLI sostiene tatti-camente l’astensionismo eletto-rale e invita le astensioniste e gli astensionisti, in particolare quel-li di sinistra, a qualificare poli-ticamente il loro astensionismo considerandolo come un voto dato al PMLI e al socialismo.

Da parte nostra siamo con-vinti che la vera alternativa a Renzi non può che essere di classe e rivoluzionaria, non può non portare al potere il proleta-riato, la classe delle operaie e degli operai, non può non aprire le porte al socialismo. Questa è la missione storica a cui il PMLI è rimasto fedele fin dalla sua na-scita, quasi 40 anni fa. Chiun-que voglia abbattere il capitali-smo e conquistare il socialismo ha il dovere di confrontarsi con i marxisti-leninisti e valutare di entrare nel PMLI come militante oppure diventarne simpatizzan-te, amico o sostenitore per con-tribuire allo sviluppo dell’unico Partito in Italia che vuole realiz-zare veramente il socialismo.

Viva il 1° Maggio!Viva la classe operaia e i la-

voratori!Spazziamo via il governo del

nuovo duce Renzi!Lottiamo contro il capitali-

smo, per il socialismo!

* Responsabile della Commis-sione per il lavoro di massa del CC del PMLI

N. 18 - 5 maggio 2016 1° Maggio / il bolscevico 3 ë DALLA 2ª

Roma, 25 ottobre 2015. Piazza San Giovanni. Una veduta parziale della grande manifestazione nazionale promossa dalla CGIL contro le misure del Jobs Act del governo Renzi e per il lavoro (foto Il Bolscevico)

4 il bolscevico / documento dell’Ufficio politico del PMLI N. 18 - 5 maggio 2016

Perché occorre astenersi alle elezioni comunali

del 5 giugnoDocumento dell’Ufficio politico del PMLI

Perché occorre astenersi alle elezioni comunali

del 5 giugnoDomenica 5 giugno si svol-

geranno le elezioni amministrati-ve in oltre 1.300 comuni su circa 8.000, tra questi quelli di Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli.

Le diverse correnti della bor-ghesia si disputeranno le dorate poltrone comunali per difendere i rispettivi interessi e quelli comu-ni del capitalismo e per opprime-re e sfruttare le masse lavoratrici e popolari.

L’alternarsi al governo delle città, come al governo nazionale, della destra e della “sinistra” della borghesia, ha oramai ampiamen-te dimostrato come non vi sia una sostanziale differenza tra di esse. Borghesi di destra possono ca-peggiare addirittura entrambi gli schieramenti. Come è il caso di Milano in cui Sala per il “centro-sinistra” e Parisi per il “centro-de-stra” si disputano la carica di sin-daco. Le masse non hanno quindi nulla da guadagnare dalla vitto-ria dell’una o dell’altra coalizione borghese.

Il PMLI, nemico acerrimo del-la borghesia e del capitalismo, combatte tutte le liste borghesi in corsa, comprese quelle che si pongono a sinistra del PD, per-ché anch’esse sono al servizio del capitalismo, e invita l’elettorato a fare altrettanto non votandole.

Sul piano elettorale, nelle at-tuali condizioni, gli sfruttati e gli oppressi, le masse popolari, chiunque subisce angherie, sopru-si e ingiustizie da parte dei gover-ni comunali, regionali e nazionale, i giovani a cui è precluso un avve-nire, per farsi sentire, per prote-stare, per far valere le proprie ra-gioni, per penalizzare i partiti e le istituzioni borghesi, non hanno al-tra scelta che astenersi, disertan-do le urne, oppure annullando la scheda o lasciandola in bianco.

Il PMLI sostiene tatticamente l’astensionismo elettorale e invi-ta le astensioniste e gli astensio-nisti, in particolare quelli di sini-

stra, a qualificare politicamente il loro astensionismo considerando-lo come un voto dato al PMLI e al socialismo. Il socialismo, poi-ché è la sola società che assicura il potere politico al proletariato, è l’unica vera alternativa al capitali-smo; tutte le altre proposte, com-prese quelle predicate da ben noti imbroglioni politici travestiti da comunisti, come Marco Rizzo, pubblicizzato dai media borghesi e persino da Radio Vaticana, sono tutte interne al capitalismo.

Perdurando il capitalismo, come dimostrano la storia e i fal-limenti delle amministrazioni “arancioni” e pentastellate, è im-possibile che i comuni siano go-vernati dal popolo e al servizio del popolo, perché restano inevi-tabilmente succubi della volontà e degli interessi dei grandi capitali-sti, locali come nazionali, vinco-lati alle leggi dello Stato borghe-se, sottoposti ai governi di livello superiore ed esecutori locali delle loro politiche di lacrime e sangue. Solo il socialismo può consentir-lo attraverso un sistema elettora-le che emargina la borghesia e dà tutto lo spazio al proletariato e al popolo.

Le istituzioni rappresentati-ve borghesi, di cui fanno parte i consigli comunali, sono le coper-ture “democratiche” della dittatu-ra borghese e la loro funzione è quella di carpire il consenso elet-torale e il sostegno del popolo, il-ludendolo che il suo voto ai parti-ti che ne fanno parte può incidere sulle scelte governative e può mi-gliorare le proprie condizioni.

La realtà invece dimostra che non è così. Esse vanno quindi smascherate, delegittimate, inde-bolite, disgregate anche attraverso l’astensionismo cosciente, antica-pitalista, antifascista, antirazzista, antiomofobo. Ma l’astensioni-smo elettorale non basta, occor-re combatterle ogni giorno unen-dosi in un organismo politico di

massa. Per questo il PMLI propo-ne all’elettorato di sinistra, anche a chi non è astensionista ma vuo-le il socialismo, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le isti-tuzioni rappresentative delle mas-se fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.

Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si dichiarano antica-pitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e sono di-sposti a combattere politicamen-

te ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e loca-li borghesi e il sistema capitalista e il suo regime. Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l’Assemblea dei Comitati elegge, sempre attra-verso la democrazia diretta, il Co-mitato popolare cittadino. E così via fino all’elezione dei Comita-ti popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.

I Comitati popolari devono es-sere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e prepara-ti delle masse popolari, eletti con voto palese su mandato revocabi-le in qualsiasi momento dalle As-

semblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall’età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare naziona-le rappresentano il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministra-zioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.

Lo scopo fondamentale dei Co-mitati popolari è quello di guidare le masse, anche se non fanno par-te delle Assemblee popolari, nella lotta politica per strappare al po-tere centrale e locale opere, misu-re e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano alle masse l’autogestione dei ser-vizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di ca-rattere pubblico.

Lo strumento organizzativo, il principio regolatore della vita, delle attività, delle decisioni e dell’azione dell’Assemblea po-polare e dei Comitati popolari è costituito dalla democrazia diret-ta, che mette al centro la volon-tà delle masse organizzate e su-bordina a questa volontà chi è di volta in volta, o per un certo tem-po, delegato a rappresentarle, che esclude quindi la delega in bian-co e permanente, senza controlli e verifiche, e l’egemonismo e la prevaricazione di singoli e grup-pi di potere, praticando un rappor-to stretto tra eletto ed elettore e si basa sul coinvolgimento costante delle masse e sul loro protagoni-smo.

I Comitati popolari non devo-no essere confusi con i comitati di lotta o altri tipi di comitati, come i comitati civici, i comitati popo-lari spontanei, ecc. Mentre i Co-mitati popolari sono a carattere permanente e costituiscono gli or-ganismi di direzione politica delle masse fautrici del socialismo, gli altri tipi di comitati sono in genere

a carattere temporaneo, sono co-stituiti da chi accetta o non accetta il capitalismo e il partecipazioni-smo elettorale borghese, nascono su questioni particolari e specifi-che e muoiono quando hanno rag-giunto il loro scopo o hanno finito le loro funzioni.

La vittoria dell’astensionismo, specie a Milano dove si sperimen-ta il “partito della nazione”, da-rebbe un colpo durissimo al go-verno del nuovo Mussolini Renzi che sta completando il regime ne-ofascista preconizzato dalla P2 e realizzato da Berlusconi; che sta seguendo le orme nazionali-ste, colonialiste e interventiste di Mussolini, coinvolgendo l’Ita-lia nelle guerre imperialiste per la spartizione del Medio Oriente e del mondo; che ha ulteriormen-te aggravato le condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratri-ci e popolari, con il Jobs Act, la “Buona Scuola”, lo “Sblocca Ita-lia” che peggiora la vivibilità del-le città dando il via libera a ce-mentificazione e inceneritori, la controriforma dei Beni culturali per smantellare ogni tutela pub-blica sul patrimonio archeologico, storico, artistico e paesaggistico italiano, che andrebbe invece va-lorizzato, e spianare la strada alla speculazione privata interna e in-ternazionale.

Lottiamo per la vittoria dell’astensionismo anticapitalista e per il socialismo!

Creiamo le istituzioni rappre-sentative delle masse fautrici del socialismo!

Solo il socialismo può cambia-re l’Italia, dare il potere al prole-tariato e consentire che i comu-ni siano governati dal popolo e al servizio del popolo!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

L’Ufficio politico del PMLI

Firenze, 9 Aprile 2016

INDICAZIONI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE ASTENSIONISTA DEL PMLI PER LE ELEZIONI COMUNALI PARZIALI DEL 5 GIUGNO

Qui di seguito pubblichiamo alcune indicazioni per la cam-pagna elettorale astensionista del PMLI per le elezioni comu-nali parziali che riguardano co-muni come Napoli, Roma, Bo-logna, Milano, Torino e altre città, che si terranno domenica 5 giugno.

Rimaniamo a disposizione di chi vuol partecipare alla cam-pagna del PMLI e necessita di chiarimenti e approfondimen-ti. Basta telefonare o faxare allo 055.5123164, inviare una mail a: [email protected] oppure scrivere a PMLI via Antonio del

Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze.

INIZIO DELLA CAMPAGNALa campagna elettorale inizia

ufficialmente venerdì 6 maggio. Le votazioni si terranno nel solo giorno di domenica 5 giugno, gli eventuali ballottaggi si svolge-ranno il 19 giugno.

Nel Trentino-Alto Adige in-vece la data delle elezioni è l’8 maggio e i ballottaggi quattordi-ci giorni più tardi. In Valle d’Ao-sta la data è il 15 maggio ma non sono previsti ballottaggi.

I MANIFESTISecondo la legge che discipli-

na la propaganda elettorale, du-rante la campagna elettorale, dal 30° giorno prima della data delle elezioni, cioè dal venerdì 6 mag-gio, non si possono affiggere ma-nifesti elettorali fuori dagli spazi consentiti dal Comune. La legge di stabilità 2014, comma 400 let-tera h, ha abolito i tabelloni elet-torali per la propaganda indiretta di chi non partecipa direttamen-te alla competizione elettorale, quella dei cosiddetti “fiancheg-giatori”, di cui usufruiva anche

il PMLI per la sua campagna astensionista marxista-leninista. Pertanto DURANTE LA CAM-PAGNA ELETTORALE NON POSSONO ESSERE AFFISSI I MANIFESTI DEL PMLI, neppu-re tramite le pubbliche affissioni.

I manifesti, il cui file potrà es-sere scaricato dal sito del Partito, possono invece essere stampati e esposti in occasione di banchini, diffusioni, manifestazioni e altre iniziative di propaganda.

I VOLANTINII volantini, col Documen-

to elettorale dell’Ufficio politico del PMLI, possono essere diffu-si come in precedenza senza la necessità di alcun permesso fino al 5 giugno incluso, giorno delle votazioni, ma in tale data solo a una distanza di 200 metri dall’in-gresso delle sezioni elettorali. Per evitare provocazioni è meglio in-terrompere le diffusioni il giorno precedente. Le istanze del PMLI, e chi partecipa alla sua campagna astensionista, provvederanno a stampare nella quantità occorren-te a livello locale i volantini del Partito, il cui file sarà reso dispo-nibile sul suo sito.

I BANCHINILa richiesta del permesso per

i banchini, con la specifica della data, luogo e ora, va fatta al sin-daco presso l’ufficio elettorale preposto, indicando che si trat-ta di banchini per la propaganda elettorale. In questo caso non c’è nulla da pagare per l’occupazio-ne di suolo pubblico e nemme-no per le marche da bollo relative alla domanda. Approfittiamone. I banchini sono efficacissimi per la propaganda e per le discussio-ni con le elettrici e gli elettori in-teressati.

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Com

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Perché i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo

ci vuole il socialismo

ASTIENITICREIAMO LE ISTITUZIONI

RAPPRESENTATIVE DELLE MASSEFAUTRICI DEL SOCIALISMO

NON VOTAREI PARTITI

BORGHESI AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO

Delegittimiamole istituzionirappresentativeborghesi

NON VOTAREI PARTITI

BORGHESI AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO

ASTIENITI

Delegittimiamole istituzionirappresentativeborghesi

N. 18 - 5 maggio 2016 25 Aprile / il bolscevico 5Contro il fascismo, il razzismo e i muri in Europa

Celebrato nelle piazze d’italia il 25 aprile

Lo striscione “Liberiamoci dal governo Renzi” apre il corteo di Napoli, da dove è cacciata la candidata sindaco del PD. Apprezzato il cartello del PMLI con l’invito a cacciare il nuovo Mussolini Renzi. Identificati a Mirandola i compagni innalzavano le bandiere. A Milano contestati i vessilli di Israele. I partigiani romani cantano “Bella ciao”. Mattarella chiama “missioni di pace” le guerre imperialiste e non osa dire una sola parola contro la controriforma del senato. I media fascisti chiedono l’abolizione del 25 Aprile

IMPoRtANte DIscoRso DI chIAvAccI A NoMe DeLL’ANPI DI RufINA

Rufina (Firenze), 25 Aprile 2016. La manifestazione presso il casale di Berceto, teatro di una strage nazista (foto Il Bolscevico)

Anche quest’anno il 25 Apri-le, nel 71° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, è stato degnamente ricordato e celebrato in tutto il Paese dalle masse popolari an-tifasciste, democratiche e pro-gressiste, con alla testa i vecchi eroici partigiani e tanti, tanti gio-vani, a confermare il passaggio ininterrotto del testimone della Resistenza tra le generazioni.

E questo è tanto più degno di essere sottolineato consideran-do come e ancor più degli anni precedenti, da parte di tutti i partiti, delle istituzioni e dei me-dia del regime neofascista, si sia cercato in tutti i modi di sten-

dere un velo di indifferenza e di oblio su questa incancellabile ri-correnza, sperando di farne im-pallidire e svanire con gli anni la memoria stessa dalla mente e dal cuore delle masse popolari italiane, e in particolare dei gio-vani. Per non parlare di chi an-che stavolta, come i giornali di ispirazione fascista, “Il Tempo” in testa, non ha perso l’occasio-ne per chiederne addirittura la cancellazione.

Non è riuscito, o è riuscito solo in parte, nemmeno il tenta-tivo di istituzionalizzare questa storica ricorrenza trasforman-dola in una festa tricolore, pa-triottarda e a sostegno del mi-litarismo e dell’interventismo dell’Italia imperialista di Renzi e Mattarella. Anche se da par-te istituzionale si è fatto di tut-to per raggiungere questo nero obiettivo, cominciando di buon mattino con la cerimonia al-l’“altare della patria”, in mez-zo a un tripudio di tricolori, pic-chetti d’onore, bande militari che suonavano inni patriottici e bellicisti come l’inno del Piave, con la deposizione di una coro-na di fiori “a tutti i caduti” da par-te del capo dello Stato, accom-pagnato dal nuovo duce Renzi, dai presidenti delle due Came-re e dalla ministra della Difesa Pinotti. Una cerimonia del tutto identica a quella nazionalista e militarista del 4 novembre, che

niente ha a che spartire con l’o-maggio ai caduti partigiani e della Resistenza.

Strumentalizzazioni in chiave

interventistaPer non parlare dell’interven-

to in giornata di Mattarella a Va-rallo Sesia, in cui mentre pro-feriva parole piene di retorica sulla Resistenza e sulla libertà “nata su queste montagne”, si è ben guardato dal dire anche una sola parola sul definitivo af-fossamento della Costituzione

del 1948 attraverso la controri-forma fascista e piduista Renzi-Boschi imposta dal governo al parlamento, e che il nuovo duce vuol imporre al popolo italiano con un referendum plebiscitario sulla sua persona alla maniera di Mussolini.

Non ha comunque rinuncia-to, nel finale, ad inserire un’e-saltazione delle “missioni di pace della comunità internazio-nale alle quali responsabilmen-te partecipiamo”, accampando la loro necessità per “sostene-re la battaglia della liberazione dei popoli anzitutto dal terrori-smo che affligge e destabilizza interi paesi dell’Africa e del Me-dio Oriente e si riverbera in Eu-ropa”.

Una sporca strumentalizza-zione della Resistenza, la sua, a sostegno delle ambizioni ne-ocolonialiste dell’imperialismo italiano e del governo Renzi, specie se letta alla luce delle dichiarazioni del giorno dopo di Renzi che ha dato la “piena disponibilità” all’invio di truppe italiane in Libia in risposta alla “richiesta d’aiuto” del leader li-bico Serraj. La stessa sporca strumentalizzazione dello spi-rito antifascista e resistenziale fatta anche dalla guerrafonda-ia Pinotti nel messaggio alle for-ze armate, in cui ha detto che è “un nostro preciso dovere mo-rale essere al fianco di altri po-

poli che stanno combattendo per la loro ‘Resistenza’ e la loro ‘Liberazione’”.

Altri tentativi di inquinare e stravolgere lo spirito antifasci-sta di questa giornata e divide-re i manifestanti sono stati fatti utilizzando l’ormai immancabile Brigata ebraica sionista, come a Roma e Milano, oppure cercan-do di infiltrare nei cortei i can-didati alla corsa per le comuna-li di giugno, come a Milano e a Napoli, o addirittura di fare del-le vere e proprie contromanife-stazioni: non parliamo soltanto di quella squallida e intollerabi-le parata di nostalgici fascisti e neonazisti che si è svolta al ci-

mitero Maggiore di Milano per rendere omaggio ai caduti della “repubblica di Salò” ivi sepolti, ma soprattutto di quella contro-manifestazione indetta al mu-seo di via Tasso a Roma con la Brigata ebraica, in contrapposi-zione al corteo ufficiale dell’Anpi con la scusa della presenza in esso di gruppi filopalestinesi “intolleranti”. Contromanifesta-zione a cui hanno voluto dare risonanza con la loro ostentata partecipazione anche il rinne-gato e filosionista Napolitano, nonché il candidato berlusco-niano Bertolaso e il commissa-rio prefettizio Tronca a nome dell’amministrazione capitolina.

Tentativi respinti dalle piazze

Ci si è messo d’impegno an-che il ministro Franceschini per distrarre gli antifascisti dalle manifestazioni, con l’apertura straordinaria di ben 320 musei e siti culturali statali. E invece i più importanti di questi tenta-tivi di sabotare e stravolgere il 25 Aprile sono stati duramente frustrati e respinti dalle piazze, che hanno condannato il fasci-smo, il razzismo e i muri in Eu-ropa.

A Milano, che ha visto un imponente corteo di migliaia e migliaia di antifascisti sfilare da Porta Venezia a Piazza Duomo,

la Brigata ebraica con le ban-diere di Israele c’era, ma è stata sonoramente fischiata dai ma-nifestanti al passaggio in piaz-za San Babila, al grido di “fuori i sionisti dal corteo”, “Israele fa-scista, Stato terrorista”. Fischia-to anche il candidato del “cen-tro-destra” Parisi, dopodiché la stessa sorte è toccata anche al suo “rivale” del “centro-sinistra”, Sala, contestato insieme allo spezzone “giallo” del PD, ac-colto al grido di “servi del po-tere”. La delegazione del PMLI è stata apprezzata come avan-guardia antifascista dell’intero corteo. Dal palco il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha

richiamato l’attenzione sull’olo-causto dei migranti nel Mediter-raneo.

Un avvenimento inedito e straordinario si è avuto a Ber-ceto, nel comune di Rufina, dove si commemorava nel po-meriggio l’eccidio di 11 martiri antifascisti, e dove il compagno Enrico Chiavacci ha tenuto un forte, coraggioso e attualissimo discorso antifascista e antimpe-rialista per conto della Sezione ANPI di Rufina, che pubblichia-mo integralmente a pagina 7.

A Roma, senza le provoca-zioni della Brigata ebraica come avvenne l’anno scorso, il corteo organizzato dall’Anpi si è svol-to anzi in perfetto ordine e con

pieno successo dal Colosseo a Porta San Paolo, aperto dal-lo striscione “I Partigiani”, con i vecchi partigiani che cantava-no “Bella Ciao”, e con la par-tecipazione di Cgil, Cisl e Uil e di Cub e Cobas, di Emergency, dei curdi e di molte bandiere pa-lestinesi e di manifestanti con la kefiah.

A Genova è stato fischiato il governatore eletto da Forza Ita-lia e Lega, Giovanni Toti, quan-do parlando in piazza Matteotti ha chiesto di dedicare la mani-festazione anche ai due marò italiani sotto processo in India. La presidente della Camera Boldrini, che ha parlato dopo di

lui, si è spesa vergognosamen-te in favore della controriforma costituzionale fascista e pidui-sta Renzi-Boschi, sostenendo che “Il referendum non tocca la prima parte della Costituzione che sono i nostri valori fondati-vi”, e che d’altra parte in parla-mento “c’è stato dibattito (sic): tutti erano d’accordo a rivedere il bicameralismo perfetto”.

A Bergamo è stato clamoro-samente contestato il sindaco PD, già “spin-doctor” renziano, Giorgio Gori, innalzando anche grandi sagome di cartone con la sua effige accanto a quel-la di Mussolini. Tra i motivi del-la contestazione il rifiuto dell’ex berlusconiano e direttore di Ca-

nale 5 di accogliere la richiesta dell’Anpi e dei comitati antifa-scisti di togliere la cittadinanza onoraria al duce, concessa dal-la città di Bergamo negli anni venti e mai cancellata.

Contro il governo e il nuovo duce Renzi

A Napoli un nutrito corteo di migliaia di manifestanti, con la partecipazione dell’Anpi, della Cgil, dei centri sociali, studen-ti, di Libera, di Legambiente, dell’associazione Un popolo in cammino e tanti migranti, è sfi-lato dalla stazione centrale al rione Sanità, dove è entrato al canto di “Bella Ciao” e al grido di “Lavoro sì, camorra no”. Stra-da facendo è passato da via Foria, per protestare anche con fumogeni davanti alla sede di Casapound, difesa da un impo-nente schieramento di poliziotti.

Presenti compagni del PMLI, la manifestazione ha avuto an-che un forte carattere antigo-vernativo e antirenziano, evi-denziato dallo striscione di testa con la scritta “Liberiamoci da fa-scismo, razzismo, guerra, sfrut-tamento e governo Renzi”. Mol-to apprezzato infatti ovunque il cartello del PMLI con l’esorta-zione a cacciare il nuovo Mus-solini. Una parola d’ordine che comincia evidentemente a fare breccia tra le masse, se a Mi-randola i nostri compagni che innalzavano le bandiere sono stati identificati dalle “forze dell’ordine” con chiaro intento intimidatorio.

Il forte odio dei manifestan-ti partenopei verso Renzi si è sfogato anche contro la candi-data renziana del PD alle co-munali, Valeria Valente, dura-mente contestata e costretta ad uscire dal corteo anche a causa della marchetta elettorale che lo stesso nuovo duce aveva orga-nizzato il giorno prima venen-do a Napoli per farsi fotografa-re con lei. In suo soccorso si è mosso il capogruppo di SEL-SI alla Camera, Scotto, piagnu-colando che “è stato un errore molto grave perché il 25 Aprile è di tutti”.

Ci fermiamo qui per ragioni di spazio, e del resto i lettori po-tranno trovare ampi servizi su queste e altre manifestazioni lo-cali nelle pagine successive del giornale.

Milano, 25 Aprile 2016. Le insegne del PMLI in piazza Duomo al termine del corteo (foto Il Bolscevico)

6 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 5 maggio 2016

MilanoMigliaia gli antifascisti in piazza. contestato lo spezzone del PD e Renzi.

Apprezzata la delegazione del PMLI. contestato il sionismo israeliano

�Redazione di MilanoMigliaia di manifestanti sono

scesi in piazza a Milano, città Medaglia d’Oro alla Resistenza, nel pomeriggio di lunedì 25 Apri-le per celebrare il 71° Anniver-sario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Al tradizionale concentramento in Porta Vene-zia sono giunti antifascisti di tut-te le età, dai giovani di allora che avevano vissuto e combattuto il fascismo fino ai giovani d’oggi che si battono contro la deva-stazione del diritto allo studio e al lavoro e la devastazione am-bientale perpetrata dall’odierno regime neofascista governato dal nuovo duce Renzi.

Anche quest’anno il colore

prevalente del corteo, che ha raggiunto infine piazza Duomo, è stato il rosso. C’erano con le loro insegne sezioni dell’ANPI e dei deportati dell’ANED, que-sti ultimi coi cartelli neri riportan-ti i nomi dei lager nazisti. Sono scese in piazza intere famiglie con bambini, delegazioni dei sindacati confederali e non con-federali, dei partiti, dei comitati migranti, dei centri sociali e di associazioni cattoliche, di atei razionalisti (UAAR) e umanitarie come Emergency. E poi nutrite delegazioni delle associazioni per i diritti dei migranti, del mo-vimento NO TAV, tanti i giovani tra studenti medi e universitari e lavoratori precari e disoccu-pati associati in comitati di lotta contro la precarietà lavorativa e il Jobs Act.

Non sono mancate le conte-stazioni contro il governo Renzi rinfacciate ai rappresentanti del PD che assieme a un cordone di polizia in tenuta antisommossa, ha coperto le spalle a quello dei sionisti sfilato dietro lo striscione che ricordava la “Brigata Ebrai-ca” sionista - ossia il Jewish In-fantry brigade Group inquadrata nell’esercito britannico durante le ultime battute dell’avanzata degli Alleati in nord Italia – i cui militi tornati in Palestina hanno dato il loro fondamentale contri-buto nell’invadere, massacrare ed opprimere l’autoctono popo-lo palestinese.

Al grido “Fuori i sionisti dal corteo”, lo spezzone sionista è stato fortemente contestata in piazza San Babila.

Anche quest’anno l’avan-guardia antifascista dell’inte-ro corteo milanese l’ha rappre-sentata indubbiamente il PMLI con la combattiva delegazione

lombarda e uno schieramen-to di rosse bandiere del Partito e di cartelli con i manifesti sul 25 Aprile che sul retro aveva-no il manifesto contro il governo Renzi “Cacciamolo”, il manife-sto “Mettere fuorilegge i gruppi nazifascisti – Applicare la legge n.645 del 20 giugno 1952” e un manifesto che raffigura Renzi in vesti mussoliniane che sovrasta il Senato con su scritto: “Affos-siamo col referendum la contro-riforma piduista e fascista del Senato”. Gli ultimi due manifesti realizzati dal Comitato lombar-do del PMLI. Molti manifestanti hanno fotografato e anche ap-plaudito con piena approvazio-ne i nostri cartelli perché evi-

dentemente esprimevano i loro sentimenti politici.

Diffuse centinaia di copie di un volantino riportanti estrat-ti dall’editoriale de Il Bolscevico n. 17 dal titolo “Nello spirito del-la Resistenza, cacciamo il nuo-vo Mussolini Renzi, per il socia-lismo”.

“Il 25 Aprile non si tocca, ono-re e gloria ai partigiani” risuona-va dal megafono del PMLI, ap-prezzato come altri slogan tipo quelli a favore dell’applicazio-ne delle norme della XII dispo-sizione transitoria e finale della Costituzione anche affinché si contrasti la proliferazione assi-stita dei gruppi squadristici nazi-fascisti tra i quali Lealtà Azione che il giorno prima (assieme ai repubblichini dell’associazione Arditi d’Italia e dell’Unione Com-battenti della RSI) e alle ore 10 dello stesso 25 Aprile, in segno di sfregio, hanno osato com-memorare l’ingloriosa fine del-la criminale “repubblica di Salò” presso il campo 10 del Cimite-ro Maggiore, avvalendosi così dell’impunità che l’attuale regi-me neofascista gli concede.

La delegazione del PMLI - guidata dal compagno Ange-lo Urgo coadiuvato dal compa-gno Alessandro Frezza - per la qualità politica delle parole d’or-dine scandite e per le canzo-ni partigiane e comuniste pro-poste (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”) ha attirato sempre più manifestanti di ogni età susci-tando applausi e saluti a pugni alzati da chi sostava ai bordi del corteo. Applausi ai nostri com-pagni anche per gli slogan tra cui: “Neofascista è il nuovo Se-nato, col NO al referendum va affossato”, “Al referendum NO dobbiam votare, il nuovo duce

Renzi dobbiam cacciare”, “Con l’Italicum e il nuovo Senato, go-verno neofascista diventa pre-mierato”, “Israele razzista, Sta-to terrorista”, “Palestina libera”, “Le spese inutili sono da taglia-re, missioni di guerra da cancel-lare, fuori dai confini nemmeno un militare”.

In Piazza Duomo si sono svolti i comizi conclusivi del ne-opodestà “arancione” Giuliano Pisapia, della segretaria nazio-nale della CISL Annamaria Fur-lan, della sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, e di Carlo Smu-raglia, Presidente nazionale dell’ANPI.

Fatto salvo l’intervento del-la Nicolini che ha denunciato le condizioni disumane in cui ver-sano i migranti che attraversano il Mediterraneo per fuggire dalla fame e dalle guerre generate e fomentate dall’imperialismo, tut-ti gli altri si sono dichiarati, chi più e chi meno per la “difesa del-la Costituzione” democratico-borghese del ’48 non certo per denunciare le sue attuali stor-piature de iure - come sul Titolo V e sul pareggio di bilancio – e la sua cancellazione de facto – tramite le vigenti leggi incostitu-zionali della seconda repubblica neofascista – ma per afferma-re che questa addirittura sareb-be ancora operativa o quanto-meno “non del tutto applicata”. Di più: nessuno si è permesso di denunciare le controriforme fasciste e piduiste della legge elettorale Italicum e del Senato propugnate da Renzi, nemme-no nominato.

Vergognoso è inoltre il fatto che nemmeno Smuraglia si sia minimamente espresso sul re-ferendum costituzionale di otto-bre e sull’indicazione antifasci-sta del NO alla controriforma del Senato, tra l’altro posizione pre-sa ufficialmente dell’ANPI.

Il PMLI ha portato fin davan-ti al palco i suoi cartelli per far comprendere alle masse che occorre far rivivere l’autentico spirito della Resistenza lottan-do per spazzar via il governo del nuovo duce Renzi che sta realiz-zando il piano fascista della P2, che occorre impedire il comple-tamento della seconda repub-blica neofascista. Solo il nostro Partito ha propagandato il NO referendario nel principale gior-no e nella manifestazione nazio-nale dell’antifascismo italiano!

Con la sua propaganda il PMLI ha ancora una volta invi-tato il proletariato ad essere la testa di questa nuova lotta an-tifascista, come fu anche nella Resistenza, perché oggettiva-mente è la classe più rivoluzio-naria e istintivamente antagoni-sta al fascismo, che è la forma più scoperta e brutale della dit-tatura della classe dominante borghese. Fermo restando che l’obiettivo strategico che il pro-letariato deve perseguire, una volta che avrà riacquistato la coscienza di classe per sé, non può che essere la conquista del potere politico per cambiare da cima a fondo questa marcia so-cietà borghese e fare l’Italia uni-ta, rossa e socialista, come la sognavano gli eroici partigiani e i martiri antifascisti di orienta-mento comunista.

Viva il 25 Aprile!Gloria eterna alle partigiane

e ai partigiani!Cacciamo via il nuovo Mus-

solini Renzi, per il socialismo!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

biellaLa piazza canta “Bella ciao” e “fischia il vento” col PMLI. Deposta una corona di gerbere rosse ai partigiani caduti. Ampio volantinaggio al corteo

in frazione Lace

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLIUn successo generale ri-

scontrabile da una notevole partecipazione delle masse po-polari biellesi ha messo in risal-to le celebrazione del 25 Aprile 2016 dove la delegazione del PMLI ha fatto quasi l’impossi-bile per essere presente a tutte le iniziative ufficiali programma-

te dall’ANPI provinciale per ren-dere onore ai valorosi partigia-ni morti durante la liberazione di Biella nel biennio 1943/’45.

Le celebrazioni hanno pre-so il via la sera del 24 aprile con la “Fiaccolata della Resi-stenza” il cui corteo s’è snoda-to per le vie cittadine con par-tenza presso Villa Schneider, sede delle SS tedesche duran-te il secondo conflitto mondia-le e luogo, negli scantinati del-la villa, di torture inenarrabili ai danni dei partigiani catturati sulle Alpi biellesi.

Il corteo è stato anima-to dai marxisti-leninisti biellesi che hanno intonato le storiche canzoni della Resistenza “Bel-la ciao” e “Fischia il vento” se-guiti e intonati con entusiasmo dai presenti. Il corteo ha fatto tappa nei luoghi simbolo della Resistenza a Biella come il mo-numento ai partigiani di Piazza Martiri della Libertà e in Piazza San Giovanni Bosco dove nel dicembre del 1943 vennero tru-cidati 7 partigiani. L’Organizza-zione biellese del PMLI ha dif-fuso oltre 150 volantini sul 25 Aprile.

Il giorno seguente, come annunciato da un comunica-to stampa dell’Organizzazione di Biella del PMLI, e vergogno-samente ignorato da tutti gli or-gani d’informazione, i compa-gni militanti e simpatizzanti del PMLI, hanno deposto una bel-lissima corona di gerbere rosse con la scritta “I marxisti-leninisti biellesi ai partigiani caduti” ai piedi del monumento partigiano di Piazza Martiri della Libertà e dopo le fotografie si sono pron-tamente recati presso la frazio-ne Lace del Comune di Donato per partecipare al corteo uffi-ciale organizzato unitariamen-te dall’ANPI della Valle Elvo e Serra e quello d’Ivrea e Bas-so Canavese; qui dopo il cor-teo al monumento ai partigia-ni è stato deposto un omaggio floreale alla Cascina di Lace, in quella che fu la sede del Distac-camento partigiano del valoro-so comandante comunista Wal-

ter Fillak. L’orazione ufficiale è stata te-

nuta dal prof. Italo Poma, figlio del famoso partigiano interna-zionalista Anello Poma che par-tecipò alla Guerra di Spagna. Hanno successivamente preso la parola gli studenti del Liceo Classico “A. Gramsci” di Ivrea (Torino) e Marco Bellini del Co-mitato per il NO al referendum costituzionale del prossimo ot-

tobre. Quest’ultimo intervento è stato molto applaudito nel pas-saggio in cui ha criticato il go-verno Renzi che intende stra-volgere la Costituzione del ’48.

Il Coro Bajolese ha intonato le belle canzoni partigiane tra un intervento e l’altro renden-do l’atmosfera ancora più sug-gestiva e appassionante. Anche in questa occasione militanti e simpatizzanti del PMLI hanno diffuso altre 350 copie del vo-lantino di Partito sul 25 Aprile accolto con estremo interesse

dai presenti che, in più occasio-ni, lo richiedevano spontanea-mente.

Come da programma, da mezzogiorno in poi, nei pressi del prato adiacente l’area mo-numentale, s’è svolto il pranzo “condiviso” dove decine di par-tecipanti hanno portato un piat-to cucinato in proprio da sud-dividere con tutti. Nel primo pomeriggio si è tenuto lo spet-

tacolo teatrale dal titolo “Il Ritor-no” ideato e scritto da Salvato-re Arena e recitato da Massimo Zaccaria in cui, in un crescendo di tragici e cruenti aneddoti, vie-ne presentata la dura esperien-za della guerra di un giovane soldato del Sud che matura po-liticamente diventando comu-nista e partigiano e, dopo il 25 Aprile e la Liberazione dell’Ita-lia dal nazifascismo, riesce a ri-abbracciare la madre e il padre tornando nel suo piccolo paese in Puglia.

Biella, 25 Aprile 2016. La bellissima corona di gerbere rosse deposta dai compagni biellesi ai piedi del monumento partigiano di Piazza Martiri della Libertà. Il primo a destra Gabriele Urban (foto Il Bolscevico)

Biella, 24 aprile 2016. Le insegne del PMLI alla fiaccolata organizzata dall’ANPI (foto Il Bolscevico)

Donato (Bella), 25 Aprile 2016. Le insegne del PMLI nel corteo organizzato dall’ANPI nella frazione di Lace (foto Il Bolscevico)

Milano. Compagni del PMLI nel corteo del 25 Aprile 2016 (foto Il Bolsce-vico)

N. 18 - 5 maggio 2016 25 Aprile / il bolscevico 7

InTERvEnTo dI EnRICo ChIavaCCI, vICE PRESIdEnTE dElla SEzIonE anPI dI RufIna,

alla CElEbRazIonE dEl 25 aPRIlE a bERCEToVi porto i saluti del Comita-

to della sezione ANPI “Martiri di Berceto” di Rufina, da po-chi mesi rinnovato, e colgo l’occasione per ringraziare di cuore le compagne e di com-pagni che, loro malgrado, non hanno più potuto rimanere all’interno del nostro gruppo. In particolare, un sentito rin-graziamento a Milena Batisto-ni, Luciano Celli, Laura Tinti ed Anna Biffoli che siamo cer-ti continueranno a dare il loro contributo all’associazione.

È un onore per me ave-re l’occasione di pronuncia-re questo intervento in que-sto luogo, che più di ogni altro nel nostro territorio è simbolo di atrocità ma anche di corag-gio; di ingiustizia, ma anche di giustizia; di prevaricazione

ma anche di riscatto.Il 17 aprile del ’44 furono

massacrate 11 persone, delle quali gran parte donne e bam-bini, oltre a due partigiani.

Voglio ricordare uno per uno i loro nomi: Isola Geri in Ebicci di anni 49; Giulia Alina-ri in Vangelisti di anni 46; Bru-na Vangelisti di anni 23; An-giolina Vangelisti di anni 22; Iolanda Soldeti di anni 19; Iole Vangelisti di anni 9; Anna Vangelisti di 2 anni e 8 mesi (la mia bimba ha 2 anni e 7 mesi…); Alessandro Ebicci di anni 78; Fabio Soldeti di anni 81; il partigiano Mauro Chiti di anni 19; il partigiano Gugliel-mo Tesi di anni 21.

Questa “composizione” simboleggia di fatto anche nel suo più ampio raggio, le atro-

cità della guerra quando, oltre ai combattenti, in ogni parte del mondo i primi a soffrirne e a perdere la vita, sono proprio gli elementi più deboli e inno-centi della popolazione.

Coloro che sono contrari per natura data lo loro estra-zione sociale alla guerra, e che nessun vantaggio posso-no aver mai dalla guerra stes-sa, e nessuna guerra fa ecce-zione a questa spietata legge umana e d’interesse econo-mico e politico.

Ma, come abbiamo detto, questo è anche luogo di ri-scatto, quello cercato con fa-tica, con le unghie e poi rag-giunto da Lazzaro Vangelisti poiché è grazie alla sua co-stanza e alla sua grande com-battività nel ricercare verità e

giustizia, se oggi possiamo annunciare pubblicamente che questo luogo, dopo l’ot-tenimento della medaglia al valor civile, è stato dichiarato di “interesse storico e sociale particolarmente importante” dalla Commissione Regiona-le per il Patrimonio Culturale del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

Oltre a ringraziare questo ente e tutte le Istituzioni coin-volte in questo lungo e non fa-cile processo, l’obbligata tute-la del casolare e di tutta l’area limitrofa, apre nuove possibili destinazioni capaci di fermare nella realtà la memoria in que-sto luogo.

Ci auguriamo di poter al più presto iniziare le attività necessarie affinchè una parte della casa possa essere adi-bita a punto sosta, trovandosi sul tracciato del Sentiero della Memoria.

Quale obiettivo minimo ab-biamo pensato ad un luogo di possibile fruizione diurna e notturna, con al suo interno una sezione dedicata alla sua storia, agli avvenimenti triste-mente noti, e a quelli del con-testo storico politico più gene-rale nel quale si verificarono. Un piccolo museo dunque, simbolo generale della civiltà, poichè troppe persone perse-ro la vita “colpevoli” solo di es-sere stati solidali coi partigia-ni, e della Resistenza stessa, punto più alto della storia poli-tica e popolare del nostro Pa-ese.

Noi abbiamo un’idea ma, siccome l’ANPI è la casa di tutti gli antifascisti, ogni pro-posta o suggerimento sono più che bene accetti per dare gambe a quello che poco più di tre anni fa sembrava un vero e proprio miraggio.

In questo luogo poi, con-tiamo di intensificare l’attività

dei nostri studenti che hanno bisogno di conoscere la Resi-stenza, come un pesce ha bi-sogno dell’acqua.

Oggi festeggiamo anche il 25 Aprile, Anniversario del-la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e l’ufficiale fine della guerra che tanta soffe-renza aveva arrecato al no-stro Paese e al nostro popolo.

Su di un recente numero di ANPI News, in un articolo di Smuraglia dal titolo “Un’altra avventura in Libia” si legge: “Ci stanno lusingando, gli al-tri Paesi, facendoci intravede-re l’incarico di dirigere le ope-razioni militari che si pensa di realizzare in Libia; Ci sia con-sentita - quantomeno - qual-che considerazione, anzitutto fondata sull’articolo 11 della Costituzione, che è davvero molto difficile mettere da par-te, perfino per i peggiori guer-rafondai. Su questo, c’è ben poco da dire: basta leggere la norma e capirne il senso, tutt’altro che favorevole alle avventure.”

Una posizione chiara, pro-motrice del non intervento, alla quale la sezione di Rufi-na dà il proprio appoggio mo-rale e pratico; qualora evol-vesse in questa direzione la posizione del nostro governo, saremo pronti alla mobilitazio-ne affinché sia la popolazione antifascista stessa ad opporsi ad ogni mira interventista ita-liana in Libia o in Medio Orien-te.

Siamo al momento spet-tatori dell’ennesima guerra d’ingerenza, di fatto guerra di superpotenze che mirano al dominio di territori-chiave per la geopolitica, sulla pelle di popolazioni inermi che ogni giorno subiscono repressio-ne interna unita a bombarda-menti dal cielo.

La questione religiosa, nel-

la realtà, è solo sullo sfondo.Anche in quei territori,

come a Berceto, la metà dei morti sono donne e bambini.

In quelle terre si registrano quotidiani “Bataclan” o Bru-xelles senza che nessuno se ne accorga, mentre giusta-mente fanno orrore e scalpo-re sui nostri media se accado-no in Francia, in Belgio o nel cosiddetto Occidente progre-dito.

Sono decine e decine gli ospedali bombardati dall’ini-zio della guerra dagli aerei russi ed occidentali, molti dei quali con la tattica del doppio attacco a distanza di qualche decina di minuti, per colpire anche i soccorritori, come ri-portato più volte dai portavoce di Medici senza Frontiere e di Emergency.

L’Italia NON DEVE EN-TRARE IN GUERRA contro lo Stato Islamico!

Se lo farà sarà il suo popo-lo, in Italia, a pagarne le pro-babili quanto incalcolabili con-seguenze.

Vorrei parlare anche del-la più grande piaga sociale che oscura il futuro del nostro Paese e dei giovani, e che li pone nudi e impotenti di fron-te a sempre maggiori ricatti e sfruttamento; mi riferisco alla disoccupazione e al precaria-to, quest’ultimo divenuto uni-co modello contrattuale dopo l’entrata in vigore del Jobs Act di Renzi, e che mi augu-ro di affrontare presto in qual-che altra occasione. È que-sta nuova situazione, senza precedenti, che nega di fatto il suo diritto sancito dalla Co-stituzione ma sempre più di-satteso.

Noi rivendichiamo la ne-cessità del tanto denigrato

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Rufina del PMLIMolte iniziative hanno cele-

brato il 71° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal na-zifascismo in Valdisieve, a co-minciare da alcune proiezioni promosse dalla Sezione ANPI di Rufina nei giorni immedia-tamente precedenti il 25 Apri-le, fino a giungere alla manife-stazione che come ogni anno si tiene a Pontassieve, orga-nizzata dalle amministrazioni comunali di Pontassieve, Pe-lago e Rufina, e dall’ANPI lo-cale.

Il corteo ha attraversato le vie del comune onorando i caduti per la Resistenza con corone di fiori ma, nonostante l’accompa-gnamento musicale, nessuna canzone popolare o antifascista è stata intonata. Al termine del percorso, il breve comizio fina-le nel quale i rappresentanti del-le tre amministrazioni con i so-liti interventi di circostanza ma, quest’anno, con l’aggravante di ribadire la necessità di sal-vaguardare la Costituzione, ta-cendo sia sul fatto che proprio il loro partito (il PD) la sta de-molendo giorno per giorno con una insistenza senza preceden-ti, sia sul fatto che nel prossimo autunno ci sarà il referendum sulle riforme costituzionali del nuovo duce Renzi.

L’Organizzazione di Rufina del PMLI coi suoi simpatizzanti ha partecipato al corteo donan-dogli la propria connotazione di classe, mentre per l’ennesima volta l’iniziativa è stata disertata da tutti i partiti istituzionali, nes-suno escluso. Le compagne e i compagni hanno diffuso volanti-ni sul 25 Aprile e hanno svento-lato fieramente le rosse bandie-re dei Maestri e del PMLI.

Al termine del comizio che stava per concludersi senza alcuna canzone antifascista, i nostri compagni hanno iniziato

a cantare “Bella ciao” e, come se non aspettasse altro, l’inte-ra piazza ha risposto unendosi al coro. Un bel segnale di forte legame con la popolazione, raf-forzato dai numerosi apprezza-menti che i compagni hanno ri-cevuto.

Nel pomeriggio un’altra im-portante iniziativa si è tenuta a Berceto, nel comune di Rufina, dove oltre alla Liberazione, si è commemorato anche il 72° an-niversario dell’eccidio degli 11 innocenti, fra i quali numero-se donne e bambine e 2 giova-nissimi partigiani. All’iniziativa, molto sentita e partecipata dalla popolazione, il compagno Enri-co Chiavacci è intervenuto per conto della sezione ANPI di Ru-fina, sottolineando tra l’altro la necessità di attualizzare l’anti-fascismo sul fronte dell’opposi-zione alla guerra imperialista in Medio Oriente, sul diritto al la-voro, sul dilagare dei movimen-ti neofascisti e alla loro vergo-gnosa libertà di scorrazzare per le nostre città senza alcun pro-blema, sulla questione dei mi-granti.

Chiavacci, dopo la sua anali-si, ha affermato: “Ma che mon-do è questo? Non certo quel-lo al quale aspiravano i nostri

partigiani, ma neanche quello che possono accettare i moder-ni antifascisti quali noi, a ragio-ne, ci professiamo”. Ha conclu-so invitando a partecipare in forze alla campagna per il re-ferendum costituzionale d’au-tunno per votare un NO deciso alla controriforma e al governo Renzi.

Anche Ubaldo Nannucci, presidente del Comitato provin-ciale dell’ANPI, è intervenuto rafforzando questo tema e en-trambi gli interventi sono stati molto applauditi.

Nonostante la palese difficol-tà degli esponenti politici, tutti PD, nessuna risposta alle que-stioni più contraddittorie è giun-ta dagli amministratori che si sono susseguiti negli interven-ti e tanto meno dal presidente del Consiglio regionale tosca-no, Eugenio Giani, che ha “ele-gantemente” sbrigato la propria pratica di rappresentanza. L’i-niziativa è proseguita poi con letture e canti, stavolta popola-ri ed antifascisti, e ha mostrato che, nonostante tutti gli attac-chi e tutte le revisioni storiche, la Resistenza è saldamente an-corata nelle menti e nel cuore di gran parte della popolazione di Rufina.

pontaSSieVeIl PMLI tinge di rosso il corteo della valdisieve (firenze). I compagni

intonano “Bella ciao” e tutta la piazza risponde. La celebrazione snobbata da tutti i partiti istituzionali. Nel pomeriggio iniziative a Berceto

chIAvAccI PeR coNto DeLL’ANPI DI RufINA, INvItA LA PoPoLAzIoNe A MoBILItARsI PeR oPPoRsI AD ogNI MIRA INteRveNtIstA ItALIANA IN LIBIA o IN MeDIo oRIeNte

Pontassieve (Firenze), 25 Aprile 2016. Le insegne del PMLI spiccano nel corteo (foto Il Bolscevico)

Berceto (Rufina), 25 Aprile 2016. Il compagno Enrico Chiavacci mentre interviene per conto della sezione ANPI di Rufina all’iniziativa davanti al casolare teatro della strage nazi-fascista del 17 aprile 1944 (foto Il Bolscevico)

SEGUE IN 8ª ➫

8 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 5 maggio 2016

Comunicato dell’anPI bassa Resistente ModenaPubblichiamo estratti

del comunicato ANPI Bas-sa Resistente con cui ve-niva annunciata la ma-nifestazione per il 71° Anniversario della Libera-zione che si è svolta il 23 aprile a Mirandola (Mode-na).

Tra il 22 e il 23 aprile del 1945 ovunque nelle borgate e nei centri della Bassa le prime ore di libertà furono salutate da ma-

nifestazioni di esultanza popo-lare: un sentimento questo che era vivo anche in chi magari non aveva preso parte in qual-che modo alla lotta di liberazio-ne ma avvertiva comunque un gioioso sollievo: non soltanto lo stato di guerra, con le sue pri-vazioni e i suoi pericoli, era fi-nalmente giunto a termine, ma anche e soprattutto l’incubo più terrorizzante, legato alla pre-senza vessatrice e sanguina-ria dell’occupante tedesco e del suo spietato collaborazionista repubblichino, era stato scon-

fitto.Da subito si insediarono le

nuove municipalità democrati-che mentre a Roma si sarebbe costituito, di lì a poco, il gover-no di unità antifascista guidato da Ferruccio Parri “Maurizio”, espressione politica della Resi-stenza vittoriosa.

Oggi, ci troviamo in una fase in cui in tutta Europa spirano venti di conservazione, di po-pulismo e addirittura, in alcuni casi, di autoritarismo: donde la crescita e la diffusione di movi-menti dichiaratamente neonazi-

sti e neofascisti.In Italia, quelli che appariva-

no semplici rigurgiti di nostalgia, si stanno manifestando con rin-novato impegno, con rinnovata ampiezza e con crescente dif-fusione. Si aprono nuove sedi di movimenti neofascisti, si as-sumono iniziative, spesso ar-dite, da parte di Forza Nuova, di “Fiamma Tricolore”, di “Casa Pound”, con un vero e proprio crescendo e spesso con la pro-tezione e l’incoraggiamento an-che da parte di pubblici ammi-nistratori.

“posto fisso”; che non è un retaggio ideologico obsoleto, bensì la prima necessità so-ciale di ciascuno, cioè un la-voro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, l’uni-co che può dare certezze e fu-turo ai giovani e a tutta la po-polazione del nostro Paese.

Pare ormai evidente che guerra, lavoro, migranti e am-biente sono fronti che si in-trecciano fortemente; sono consequenziali e dall’uno di-pende l’altro: le conseguen-ze della guerra e di uno svi-luppo economico ingiusto ed ineguale, unito alle migrazioni causate dalle carestie e dalla progressiva aridità del suolo dovuta al cambiamento clima-tico in atto, probabilmente de-finiscono la quasi totalità del problema che oggi come non mai l’occidente europeo si tro-va a dover affrontare.

Addirittura a poche centi-naia di chilometri da qui, il di-lagare del razzismo, dell’indi-vidualismo e dell’intolleranza,

fa avanzare l’estrema destra in Francia ed in Austria, qui assieme alla minaccia della costruzione di un muro anti-migranti, come già costruito in Ungheria. Altrove, come in Italia, i neofascisti sono libe-ri di scorrazzare nelle piazze e anche all’interno delle isti-tuzioni, se è vero com’è vero che i rappresentanti di Casa-pound e simili possono pre-sentare liste ed essere eletti come comuni movimenti poli-tici, nel perimetro della nostra Costituzione.

Tutto ciò va di pari passo con la concentrazione del-la ricchezza mondiale nelle mani di un sempre minor nu-mero di persone; secondo un recente rapporto OXFAM, cir-ca metà della ricchezza mon-diale è posseduta da non più dell’1% della sua popolazio-ne, per un totale di 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il to-tale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo che ammonta a circa 1.700 miliardi di dollari.

Ma che mondo è questo? Non certo quello al quale

aspiravano i nostri partigiani, ma neanche quello che pos-sono accettare i moderni anti-fascisti quali noi, a ragione, ci professiamo!

Come ultima nota non pos-so fare altro che esprimere la nostra soddisfazione per la decisione del Comitato Na-zionale dell’ANPI di schierarsi senza tentennamenti a favore del “NO” al referendum popo-lare sulle Riforme Istituzionali del prossimo autunno e con-tro la legge elettorale Italicum che rende meno democratico il nostro Paese. Ci auguriamo che la nostra mobilitazione in merito sia quanto più unitaria, forte e vasta possibile e che l’ANPI possa esercitare un ruolo da trascinatore anche nei Comitati Referendari che si stanno formando su tutto il territorio nazionale.

Su questo tema vi invito ad informarvi bene, bene, bene e in ogni caso sappiate che noi contiamo su di voi.

Buon 25 Aprile!

➫ DALLA 7ª

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Modena del PMLIL’Organizzazione di Modena

del PMLI ha partecipato attiva-mente al corteo cittadino in me-moria del 71° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Durante l’attesa per l’inizio corteo i compagni sono stati avvicinati e fotografati da tanti modenesi, le rosse ban-diere del PMLI e il cartello “Cac-ciamolo” raffigurante il nuovo Mussolini Renzi sono stati ap-prezzatissimi e alcuni si sono stretti al PMLI durante il corteo.

Il compagno Federico Picerni, Responsabile della Commis-sione giovani del CC del PMLI è stato intervistato da tv e gior-nali locali.

Il corteo si è fermato davan-ti al sacrario partigiano della ghirlandina in Piazza Torre per rendere omaggio ai partigiani caduti durante la guerra di Libe-razione. Ha poi proseguito lun-go le vie del centro per finire in Piazza Grande, dove c’è stato lo scandaloso e ipocrita discor-so del sindaco Gian Carlo Muz-zarelli (PD), il quale ha elogiato di gran lunga il premier Renzi,

evitando di parlare del referen-dum costituzionale di ottobre, ha elogiato il capitalismo in tut-te le sue forme e gli interven-ti imperialisti come unica solu-zione per porre fine alle guerre, un discorso molto contorto e contraddittorio. È sprofonda-to nel ridicolo quando ha espo-sto con grande sicurezza che la situazione italiana è ottima per quanto riguarda il lavoro e la questione case, mentre anche a Modena la disoccupazione e l’emergenza sfratti sono alle stelle. Insomma, Muzzarelli si è dimostrato nuovamente uno dei tanti burattini di Renzi.

L’Organizzazione di Modena del PMLI aveva redatto un co-municato stampa sul 25 Aprile dove tra l’altro si denunciava l’i-pocrita celebrazione istituzio-nale e il sindaco Muzzarelli che “con la propria faccia tosta e as-soluta ipocrisia, è intenziona-to opportunisticamente a do-minare la piazza, fagocitando e ‘intossicando’ così il glorioso evento del 25 Aprile con solite considerazioni fuorvianti e dele-terie. Il PD che egli rappresenta è inquadrato nel modello di una nuova dittatura fascista masche-rata sotto nuove forme e nuovi vessilli, di cui occorre prendere piena coscienza e combatterla seriamente, per vincerla facen-do rivivere fortemente lo spirito della Resistenza!”.

A ruba il volantino del PMLI sul 25 Aprile tra le masse mo-

ModenaIl PMLI in prima fila nel corteo. Apprezzatissimo il cartello antiRenzi

“cacciamolo”. A ruba il volantino del Partito. Picerni intervistato da tv e giornali. esponente del PD minaccia per farci abbassare il cartello

4-5-12

28

Cobas scuola – Sciopero lavoratori scuola contro le prove Invalsi

Feneal, Filca e Fillea - In occasione della giornata mondiale per la sicurezza, Sciopero generale

del comparto lapideo, Presidio a Roma a piazza Montecitorio e presidi territoriali

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

MAGGIO

1 Unione Sindacale Italiana – Sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private

APRILE

4-22

6

Trasporto locale pubblico - Sciopero personale con date, modalità e orari diversi da città a città

Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs, Uiltrasporti - Generale Plurisettoriale, Angem e altre – Sciopero lavoratori turismo, ristorazione collettiva, agenzie

viaggio, industria turistica, pulizie, multiservizi, farmacieUsb-Vvf – Sciopero dei Vigili del Fuoco

Comitati contro TTIP – Campagna Stop TTIP - Manifestazione nazionale a Roma7

FlmUniti-Cub - Telecomunicazioni Telecom Italia SpA – Sciopero nazionale di 1 h a fine turno

per tutti i settori escluso AOA, 2 h a fine turnoper il settore AOA Telecom

9

Mirandolagli antifascisti trovano risveglio e sollievo nella presenza del PMLI. contestata fortemente la presenza del PD. ennesima provocatoria

identificazione dei nostri compagni da parte delle “forze dell’ordine”, schivata la perquisizione

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Modena del PMLIMirandola, sabato 23 aprile

2016. L’Organizzazione di Mo-dena del PMLI ha partecipato al corteo pacifico, democratico e antifascista nel 71° Anniversa-rio della Liberazione del comu-ne della Bassa modenese per ricordarne i caduti. Subito all’ar-rivo in piazza molti mirandolesi si sono avvicinati ai compagni del PMLI provando un’estrema gioia nel rivedere il colore rosso e la bandiera rossa con la fal-ce e martello in piazza. Abbia-mo ascoltato chi ci raccontava storie di Resistenza e di quan-to era importante per loro quel simbolo. Qualcuno ha anche in-tonato il canto “Bandiera Ros-sa”.

Durante l’attesa per la par-tenza del corteo c’è stata l’en-nesima provocatoria identifica-zione dei nostri compagni da parte delle “forze dell’ordine” con il rischio della perquisizio-ne. Nonostante tutto i compagni non si sono fatti intimidire dimo-strando nuovamente coraggio proletario e rivoluzionario. Le “forze dell’ordine” si sono fer-mate “solo” alla richiesta dei do-cumenti dei compagni del PMLI poiché erano sott’occhio delle masse in piazza. Evidentemen-te avevano capito che erava-mo molto apprezzati dai mani-festanti.

Il corteo ha percorso il cen-tro, ancora devastato dal ter-remoto del 2012 nonostante le false promesse del governo PD di ricostruzione, fermandosi nei vari ceppi ai caduti, deponen-do un mazzo di fiori e cantando “Bella Ciao”.

A fine corteo, tornati nuo-vamente in piazza, durante le foto di gruppo, un esponente dell’ANPI locale ha voluto ab-bracciarci poiché coerente con i valori che trasmettiamo. Bel-la differenza col PD che è sta-to contestato pur se presente al corteo con un solo esponente.

Il compagno dell’ANPI du-rante l’abbraccio ci ha detto che in noi ha ritrovato il “karma” e non vedeva l’ora di stare vicino a noi molto infastidito della pre-senza piddina. Abbiamo sentito molti commenti al riguardo del-

la presenza del PD, soprattut-to uno che si è ripetuto, “come hanno il coraggio di presentar-si”.

Ancora un successo per il PMLI nel modenese, dove i compagni riescono ad essere presenti tra le masse popolari e a lavorare per un ottimo radica-mento.

Ci ha fatto molto piacere ri-cevere la fraterna e militante solidarietà dei dirigenti naziona-li del PMLI con alla testa il com-pagno Giovanni Scuderi per le provocazioni subite a Mirandola e a Modena.

Nello spirito della Resisten-za cacciamo il nuovo Mussolini Renzi, per il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

denesi di cui abbiamo consta-tato la rabbia verso il governo Renzi.

Da segnalare un episodio grave: un esponente del PD ha intimato i compagni di ab-bassare il cartello, addirittu-ra minacciando di “venire alle mani”; questa è un’ulteriore

dimostrazione di quanto il PD non sia affatto un partito “de-mocratico”. I compagni non si sono fatti per niente intimidi-re e hanno tenuto ben visibile il cartello e le rosse bandiere fino alla fine.

Il PMLI riscontra sempre un’ottima accoglienza tra le

masse modenesi grazie al duro lavoro portato avanti con co-stanza e sacrificio.

Nello spirito della Resisten-za, cacciamo il nuovo Mussolini Renzi, per il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Modena, 25 Aprile 2016. Le bandiere e il cartello del PMLI in Piazza Grande durante la commemorazione is-tituzionale (foto Il Bolscevico)

Mirandola (Modena), 23 aprile 2016. Il corteo con gli omaggi floreali ai partigiani caduti (foto Il Bolscevico)

N. 18 - 5 maggio 2016 25 Aprile / il bolscevico 9

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLIL’Organizzazione di Vicchio

del Mugello del PMLI ha parte-cipato al corteo per il 25 Aprile a Borgo San Lorenzo (Firenze) in occasione del 71° Anniversario della Liberazione.

Circa duecento antifascisti borghigiani e mugellani si sono ritrovati in Piazza Dante per an-dare, col tradizionale corteo, a deporre le corone ai cippi e mo-

numenti che ricordano la Resi-stenza. Come già succede da anni l’organizzazione della ce-lebrazione è all’insegna del na-zionalismo patriottardo e dun-que non sono mancate le varie esecuzioni dell’inno nazionale. Al monumento alla Resistenza finalmente la banda musicale di Marradi ha eseguito la can-zone che rappresenta lo spirito del 25 Aprile, “Bella ciao”. L’ha però eseguita solo a metà per cui a cantarla integralmente ci hanno pensato i compagni del

PMLI e del PRC della sezione di Borgo San Lorenzo presenti con le proprie bandiere.

I nostri militanti, simpatiz-zanti e amici oltre ad indossa-re al collo i fazzoletti del PMLI e dell’ANPI, avevano le bandiere dei Maestri e del PMLI e il car-tello con sopra i manifesti del Partito sul 25 Aprile dove, con la sua splendida grafica, spiccava la parola d’ordine “Nello spiri-to della Resistenza cacciamo il nuovo Mussolini Renzi, per il socialismo” che ha rappresen-tato, per la sua attualizzazione, la punta più avanzata del corteo e ha ricevuto molta attenzione dai presenti. Molti gli antifascisti che ci hanno salutato in modo caloroso: insomma, i compa-gni si sono mossi come pesci nell’acqua tra la popolazione antifascista mugellana.

Un ringraziamento al com-pagno simpatizzante Andrea che ha intonato benissimo “Bel-la ciao” al monumento alla Re-sistenza così come all’amico Gianni che è stato esempla-re nello sbandierare la bandie-ra dei Maestri e nel prodigarsi con la banda musicale perché eseguisse “Bella Ciao”. Un altro ringraziamento all’amico Anto-nio Banchi del PRC che ha ben curato, come sempre, il servizio fotografico.

pratogrande partecipazione al corteo, la piazza intona “Bella ciao”

La denuncia del PMLI del nuovo Mussolini Renzi cattura l’attenzione delle masse e dei media

borGo S. lorenzograzie a PMLI e PRc cantata integralmente “Bella ciao” al monumento

alla Resistenza. Il cartello del Partito apprezzato dai manifestanti

Borgo San Lorenzo (Firenze), 25 Aprile 2016. Le insegne del PMLI al corteo in occasione del 71° della Liberazione dal nazifascismo (foto del compagno Antonio Banchi del PRC)

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di PratoMigliaia di manifestanti han-

no preso parte al corteo cittadi-no partito da Piazza Duomo e conclusosi in Piazza Del Comu-ne.

A metà percorso, in Piazza Delle Carceri, è andata in sce-na ancora una volta l’odiosa parata militare con la prefetta di Prato Maria Laura Simonetti e il neopodestà renziano Matteo Biffoni che hanno passato in rassegna le forze armate men-tre la banda musicale intonava l’inno di Mameli e altre marcette militariste.

In risposta a questa canea revisionista che ormai da anni lavora alacremente per spoglia-

re il 25 Aprile della sua peculia-rità antifascista per ricondurlo sotto il falso simbolo del pa-triottismo, del militarismo e del “volemose tutti bene” metten-do sullo stesso piano vittime e carnefici; militanti, simpatizzan-ti e amici del PMLI, Fed. PDCI, Anpi-Prato e Comitato Gay e Lesbiche hanno intonato ripetu-tamente “Bella ciao” e lanciato alcuni slogan fra cui: “Ieri oggi e anche domani gloria eterna ai partigiani”.

Fin dal concentramento in Piazza Duomo, la fulminan-te denuncia del manifesto del PMLI con la parola d’ordine: “Nello spirito della Resisten-za, cacciamo il nuovo Mussoli-ni Renzi, per il socialismo” e il

fotomontaggio di Renzi trave-stito da Mussolini ha suscitato la piena approvazione di deci-ne di manifestanti che sono sfi-lati al nostro fianco e ci hanno fatto i complimenti per la corag-giosa denuncia politica e per la bellissima grafica: Tra i com-menti: finalmente qualcuno ha il coraggio di smascherare com-pletamente Renzi e di dire dav-vero come stanno le cose. Il cartello ha catturato anche l’at-tenzione di molti fotografi, cine-operatori e dei media locali che lo hanno superfilmato e super-fotografato a più riprese dando-gli anche un certo risalto nelle cronache cittadine sia pure con una titolazione fuorviante come ha fatto ad esempio “La Nazio-

�Redazione di FirenzeIn occasione del 71° Anni-

versario della Liberazione dal nazi-fascismo i marxisti-lenini-sti fiorentini hanno festeggiato come sempre tra le masse po-polari.

Una bella delegazione del PMLI, unico partito presente con le proprie insegne, ben ca-ratterizzata dal rosso, dei faz-zoletti e delle magliette del Par-tito, dalle bandiere del Partito e

dal cartello con il manifesto per il 25 Aprile ha partecipato alla commemorazione istituziona-le della mattina, in programma la deposizione di una corona ai caduti in piazza dell’Unità, suc-cessivo corteo fino a Palazzo Vecchio, e qui, sull’Arengario, i discorsi ufficiali.

La delegazione, guidata dal-la compagna Claudia Del De-cennale, Responsabile del PMLI per la Toscana, ha otte-

nuto un significativo successo. A parte lo sguardo esterefat-to del sindaco Dario Nardella quando ha visto il suo capo-rione, il nuovo Mussolini Ren-zi, in camicia nera sul manife-sto del Partito, non ci sono stati che apprezzamenti. Tra i parte-cipanti più di uno ha sottoline-ato compiaciuto: “guarda Ren-zi dove l’hanno messo”. Diversi amici e conoscenti sono venuti a salutare la delegazione e si sono uniti ad essa. Il cartello è stato super fotografato dai pas-santi, molti stranieri, in partico-lare cinesi che hanno voluto il volantino indicando Mao e le insegne del Partito con enfasi.

Larga diffusione del volanti-no ad hoc, accolto con espres-sioni di sostegno come “ci sono ancora i comunisti”, “c’è ancora qualcuno che porta in piazza la falce e il martello”, un uomo ci ha dichiarato: “vi amo”, lo stes-so in pratica ha fatto una donna in piazza Signoria.

Durante il corteo un gruppo di americani di New York, com-posto in particolare da donne molto combattive, hanno volu-to sfilare portando il cartello e la bandiera del Partito e ci han-no raccontato di avere dei pa-renti partigiani a Salerno.

Una ragazza friulana che studia a Firenze si è avvicina-ta alla delegazione chiedendo la bandiera del Partito per con-to di suo padre in quanto nella sua zona non esiste un partito comunista autentico. Non po-tendola accontentare, poiché la bandiera non viene venduta e data a chi non è militante o simpatizzante attivo del Partito, ha lasciato un contributo per 2 fazzoletti del Partito e ha voluto sfilare con noi.

All’ingresso di Piazza del Duomo un gruppo di donne ha salutato la Delegazione a pugno chiuso. In Piazza del-la Signoria molti gli stranie-ri che venivano a chiedere in-formazioni sul cartello e sulla giornata, scattavano foto, ci facevano i complimenti. Un giovanissimo, sui tredici anni o anche meno, della Francia ha voluto lasciare un contribu-to per un fazzoletto del Parti-to. La delegazione ha cantato “Bella Ciao”.

Fra gli oratori davanti a Pa-lazzo Vecchio il presidente onorario dell’ANPI provincia-le Silvano Sarti, che nel suo

FirenzeSignificativo successo della delegazione del PMLI, anche fra turisti cinesi,

americani e francesi. cantata “Bella ciao”. silvano sarti, presidente onorario dell’ANPI provinciale, omette clamorosamente di lanciare il No ai

referendum sulla costituzione

Firenze, 25 Aprile 2016. La delegazione del PMLI entra in Piazza della Signoria poco dietro lo striscione della Carovana per la Costituzione (foto Il Bolscevico)

Firenze, 25 Aprile 2016. Le bandiere e il cartello del PMLI davanti a Palazzo Vecchio (foto Il Bolscevico)

Firenze, 25 Aprile 2016. Angela Rossi, portabandiera dell’ANPI “Oltrar-no” alla partenza del corteo in piazza dell’Unità. Alla sua sinistra Ubaldo Nannucci, presidente provinciale dell’ANPI (foto Il Bolscevico)

Firenze, 25 Aprile 2016. Alcune turiste americane mentre posano con la bandiera e il cartello del PMLI (foto Il Bolscevico)

deludente discorso ha clamo-rosamente omesso ogni riferi-mento alla controriforma costi-tuzionale di Renzi e all’appello dell’ANPI nazionale a lavorare per il No ai referendum costi-tuzionali e sulla controriforma elettorale. Saltando di palo in frasca Sarti ha voluto però ri-lanciare il suo attacco astioso

all’astensionismo alle elezioni politiche e amministrative.

Nel pomeriggio i marxisti-leninisti fiorentini sono sta-ti presenti all’iniziativa in Piaz-za Santo Spirito organizzata da Firenze antifascista, du-rante la quale è stata deposta una corona al monumento alla Medaglia d’Oro Aligi Barducci

“Potente” e un corteo ha rag-giunto Piazza Tasso per de-porre un’altra corona al mo-numento ai martiri trucidati dai repubblichini il 17 luglio del 1944. Nel corteo i nostri com-pagni hanno sfilato con il car-tello del PMLI sul 25 Aprile e hanno diffuso alcune centinaia di volantini.

Firenze, 25 Aprile 2016. Il cartello del PMLI nel corteo del pomeriggio che ha attraversato l’Oltrarno (foto Il Bolscevico)

10 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 5 maggio 2016

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì Lunedì 25 Aprile militan-

ti e simpatizzanti della Cellula “Stalin” di Forlì del PMLI han-no, come sempre, partecipato alla celebrazione del 71° della Liberazione dal nazi-fascismo, che si è svolta in Piazza Saffi dove ai piedi dei lampioni dove venivano impiccati i partigiani e poi lasciati lì dai fascisti come minaccia e monito per la po-polazione, sono stati deposita-ti corone di fiori, così come al Sacrario ai partigiani.

Il discorso del sindaco PD Davide Drei, così come le pre-miazioni degli studenti parte-cipanti al concorso per il 25 Aprile, si sono tenuti dentro al salone comunale, piuttosto che in piazza come di consueto, a causa del maltempo che minac-ciava pioggia.

Le bandiere dei Maestri e del PMLI hanno ricordato ai pre-senti il contributo determinan-te che i comunisti hanno dato alla Resistenza e alla Liberazio-ne, così come i volantini distri-

buiti hanno chiarito che Renzi è solo una versione più moder-na e tecnologica di Mussolini e che per tenere vivo oggi lo spi-rito dell’antifascismo e della Re-

sistenza occorre lottare uniti per abbattere questo governo ne-ofascista, antioperaio, piduista e interventista e cacciare via il nuovo duce Renzi.

Forli’Le bandiere dei Maestri e del PMLI ricordano il sacrificio dei partigiani

Forlì, 25 Aprile 2016. Le insegne del PMLI in piazza Saffi. Con la bandiera il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Roma-gna (foto Il Bolscevico)

raVennaLa bandiera del PMLI sventola per la prima volta il 25 Aprile.

Apprezzamenti dall’ANPI e da un assessore

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Ravenna del PMLIPer la prima volta la bandie-

ra rossa del PMLI ha svento-lato sulla piazza di Mandriale. Nonostante la mattinata fredda e ventosa, un gruppo di manife-stanti si è ritrovato per ricorda-re le gloriose giornate della lotta partigiana che portarono alla Li-berazione dal nazifascismo.

L’Organizzazione di Raven-na del PMLI era presente con la propria bandiera, molto am-mirata. Presenza apprezzata anche dall’assessore comunale Martina Monti e da Paolo Fratti, dirigente locale dell’Anpi.

Dopo un breve discorso è stato fatto il giro dei cippi nei luoghi ove caddero i combat-tenti antifascisti per la libertà, per deporre fiori rossi e corone.

Una breve sosta è stata fatta anche al monumento dove morì Anita Garibaldi, alla cui memo-ria è stata deposta una corona di fiori.

Una giornata interessan-te se non fosse che tutto si è svolto sotto l’ala oscurante del

PD. Alcuni dei caduti combat-terono seguendo l’ideale di Mazzini ma la loro bandiera non era presente. L’Anpi è di tutti, così dovrebbe essere.

Viva il PMLI! Coi Maestri vin-ceremo!

Ravenna, 25 Aprile 2016. In compagno

Franco Melan-dri davanti a uno dei cippi

partigiani visitati dai

manifestanti per celebrare

la Liberazione dal nazi-fasci-

smo (foto Il Bolscevico)

�Redazione di FucecchioIl 71° della Liberazione dal

nazifascismo è stato celebrato con un breve corteo a Fucec-chio (Firenze) che dalla piazza antistante il comune si è con-cluso davanti al monumento ai caduti. Una ricorrenza sempre più istituzionale che le ammini-strazioni a guida PD della no-stra zona stanno organizzando sempre più stancamente, quasi “obbligate” a farlo per evitare le critiche dell’elettorato di sinistra.

Il PMLI non ha rinunciato ad attualizzare i valori della Resi-stenza distribuendo volantini di denuncia dell’attuale governo guidato dal nuovo duce Renzi che sta portando a termine le controriforme piduiste e neofa-sciste. Una presenza, quella dei marxisti-leninisti, sempre più in-digesta ai dirigenti locali del PD ma apprezzata da chi ha capi-to che Renzi e il suo partito non sono altro che gli attuali ammi-nistratori degli affari della bor-ghesia.

I compagni, con le loro ban-

diere rosse, i corpetti e le ma-gliette del partito hanno parteci-pato con il loro spirito battagliero cantando “Bella ciao” seguiti da altri manifestanti che hanno espresso anche parole di sti-ma.

La giornata si è conclusa con

un pranzo popolare organizza-to dall’Anpi alla Casa del popolo dove non erano presenti espo-nenti del PD, a segnare anche fisicamente il distacco avvenuto tra questo partito e le masse di sinistra e antifasciste.

FUCeCCHioBattagliera partecipazione del PMLI al corteo

Fucecchio, 25 Aprile 2016. La rossa presenza del PMLI al corteo (foto Il Bolscevico)

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaAnche per le vie catanesi si

è celebrato il 71° Anniversario della Liberazione dal nazifasci-smo. Compagne e compagni della Cellula “Stalin” della pro-vincia di Catania e dell’Orga-nizzazione di Caltagirone del PMLI hanno sfilato nel corteo indetto dall’ANPI con le ban-diere, indossando i corpetti e distribuendo i volantini redatti dal Partito in occasione di que-sto 25 Aprile.

Gran parte delle forze pro-gressiste catanesi hanno parte-cipato alla manifestazione che, partita da piazza Stesicoro, si è conclusa in piazza Dante con i discorsi della presidente provin-ciale dell’ANPI, Santina Scon-

za, e del segretario provinciale della CGIL, Giacomo Rota.

Nel suo discorso, la presi-dente provinciale dell’ANPI ha criticato duramente l’Europa immersa nelle guerre, che chiu-de le proprie frontiere ai migran-ti, in cui prolificano i movimenti neofascisti che fomentano l’o-dio tra i popoli. Altri punti salien-ti del discorso sono stati l’attac-co alle politiche antipopolari di Renzi, che vanno contro i prin-cipi sanciti dalla Costituzione del ’48 e contro lo Statuto dei lavoratori, ma anche il ricordo delle proteste dell’ANPI di Ca-tania contro le manifestazioni di piazza dei movimenti neofasci-sti e la lotta affinché queste ven-gano proibite.

Forti sono state le contesta-zioni per la presenza delle isti-

tuzioni, rappresentate dal sin-daco Enzo Bianco. Il sindaco piddino ha scansato gli attac-chi pronunciando il suo discorso nel chiostro del municipio (dov’è collocata la lapide) alla sola pre-senza di alcuni rappresentanti dell’ANPI e di alcuni esponenti del PD, consapevole delle rea-zioni che avrebbe suscitato tra i manifestanti. Ciononostante, parte del corteo ha lanciato slo-gan contro la sua ipocrita pre-senza e contro il governo Renzi.

Rivivere lo spirito della Re-sistenza oggi, per il PMLI, vuol dire lottare per abbattere il regi-me piduista e imperialista retto dal nuovo duce Renzi. Alla te-sta della nuova lotta antifascista deve esserci, come nel ’45, la classe operaia cui spetta di di-ritto il potere politico.

CataniaLa presidente provinciale dell’ANPI critica l’europa per la chiusura delle frontiere e dove proliferano i movimenti neofascisti. Il neopodestà Bianco scansa la contestazione pronunciando al chiuso il suo intervento. Il PMLI sfila in corteo con le proprie insegne e diffonde il volantino sul 25 Aprile

Catania, 25 Aprile 2016. Nel corteo per celebrare il 71° della Liberazione la presidente dell’ANPI provinciale Santina Sconza sfila accanto al medagliere, poco dietro la delegazione del PMLI (foto Il Bolscevico)

Prato, 25 Aprile 2016. PMLI, PDCI, Anpi-Prato e Comitato Gay e Lesbiche mentre intonano “Bella Ciao”

Prato, 25 Aprile 2016. Il cartello del PMLI spicca nella piazza durante la commemorazione ufficiale (foto Il Bolscevico)

ne” che ha scritto: “Liberazione, festa e fuori programma” che oltrepassa il ridicolo quando nell’articolo spiega che il “fuo-ri programma” sarebbe quello inscenato dalle “rappresentan-ze del Partito marxista-lenini-sta e del movimento Gay e Le-sbiche” che giustamente hanno criticato il cerimoniale concluso-si senza l’intonazione della “co-lonna sonora della Resistenza” e insieme alla stragrande mag-gioranza dei manifestanti han-no cantato a squarcia gola “Bel-la Ciao” proprio in risposta alle marcette militariste risalenti ad-dirittura alla prima guerra mon-diale imperialista intonate dalla banda musicale per quasi tut-to il corteo e che nulla hanno a che vedere col 25 Aprile.

napoliDurante il corteo contestazioni al nuovo duce Renzi. I manifestanti

cacciano il candidato sindaco del PD valente

Provocazione della destra fascista contro il 25 aprile

Le penne nere di di Gian Marco Chiocci, direttore de Il Tempo, e Maurizio Belpietro, direttore del giornale berlusconiano Libero, si sono scagliate all’unisono, provocatoriamente, contro il 25 Aprile per cancellarlo. L’articolo di Belpietro è stato rilanciato dal sito pressreader

�Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliMigliaia di manifestanti sono

scesi in piazza a Napoli per il 71° Anniversario della Libera-zione dal mostro nazifascista con un riuscito corteo organiz-zato dalla rete cittadina con la parola d’ordine “Liberiamoci dal fascismo, dal razzismo, dalla guerra, dallo sfruttamento e dal governo Renzi”.

Alle ore 10,30, incuranti del-la pioggia battente divenuta verso le 11 grandine, i parteci-panti si sono dati appuntamen-to nel classico presidio di piazza Mancini e poi hanno sfilato per la zona della stazione centrale di Napoli attraversando corso Garibaldi e arrivando nella cen-trale piazza Cavour cantando più volte a squarciagola “Bella Ciao”. Hanno aderito al corteo i centri sociali, studenti e stu-dentesse medi ed universitari, i disoccupati organizzati, il Co-mitato di Bagnoli, l’Arci gay, il sindacato USB e tanti migranti presenti anche con uno striscio-

ne in lingua araba, contro le po-litiche dell’egiziano Al Sisi e per la verità sul caso Regeni; c’era-no anche i compagni del PMLI.

Non sono mancate duran-te il corteo le forti contestazioni al governo del neoduce Renzi, che in questi giorni ha fatto vi-sita in città per firmare il fanto-matico “Patto per il Sud”. Ad un certo punto del corteo la conte-stazione si è spostata da Ren-zi alla sua candidata a sindaco

per le elezioni amministrative del 5 giugno, Valeria Valente, che ha cercato di partecipare al corteo fin dagli inizi a piazza Mancini ma è stata immediata-mente cacciata come persona non gradita. Non hanno perdo-nato al suo partito di non aver organizzato uno straccio di ma-nifestazione negli ultimi anni per ricordare la Liberazione dal mo-stro nazifascista.

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Civitavecchia del PMLIUn 25 Aprile istituziona-

le molto sotto tono quello di quest’anno a Civitavecchia, nel 71° Anniversario della Libera-zione dell’Italia dal nazi-fasci-smo.

Al concentramento al Parco della Resistenza dove tutti gli anni si celebra il 25 Aprile erano

in qualche decina. La cerimonia coi militari, il sindaco, il penta-stellato Antonio Cozzolino, e il gonfalone del comune di Civi-tavecchia è stata liquidata con la deposizione di una corona di alloro.

Presenti tre timide bandie-re, una dell’Italia dei valori, una di Rifondazione e un’altra dell’ex Unione Sovietica e, na-turalmente la nostra gloriosa

bandiera del PMLI portata con orgoglio e fierezza da un no-stro compagno. Si è così reso omaggio al monumento agli in-ternati dei lager nazi-fascisti.

Quest’anno niente palco, una rappresentante dell’ANPI con un piccolo megafono ha im-provvisato un mini comizio di-cendo che bisogna difendere la Costituzione, anche se, ag-giungiamo noi, è ormai da tem-po carta straccia e di fatto è una battaglia di retroguardia specie se non la si lega a quella per il No deciso e cosciente al pros-simo referendum sulla controri-forma del Senato.

Un nostro compagno si è trattenuto a parlare con due manifestanti, due pensiona-ti, ambedue molto delusi della poca partecipazione e dell’as-senza delle bandiere del PD, loro partito di riferimento.

È un’amara constatazio-ne vedere oggi Civitavecchia, storica roccaforte “rossa”, così malgovernata da un sindaco M5S che è solo un fantoccio del regime neofascista.

CiVitaVeCCHia

�Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di RomaCome da tradizione il 25

Aprile gli antifascisti romani scendono in piazza a fianco dei partigiani e delle partigiane.

Dopo l’anomala formula dell’anno scorso, si torna con il corteo ufficiale e con il sit-in conclusivo a Porta San Pao-lo, luogo simbolo della Resi-stenza romana, in cui persero la vita 600 antifascisti. Anche quest’anno la brigata ebraica e gli ex deportati non hanno par-tecipato all’evento, preferendo

roMaBen accolto il volantino del PMLI

peSaroIl PMLI unico partito presente

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Gabicce Mare del PMLILunedì 25 Aprile, nonostan-

te il tempo incerto, si svolta a Pesaro la manifestazione isti-tuzionale per l’Anniversario del-la Liberazione dal nazifascismo a cui il PMLI di Gabicce Mare

(Pesaro Urbino) ha partecipa-to tenendo alta la bandiera del Partito.

Il corteo partito dopo le ore 10 da piazzale Collenuccio ha fatto tappa al monumento della Resistenza.

Nonostante fosse una ceri-monia istituzionale hanno par-

tecipato diverse realtà come i No Tav, Trivelle Zero, Azione antifascista, Collettivo Malerba (oltre al PMLI, l’unico presente come Partito).

Al termine si sono svolti gli interventi delle istituzioni e dell’ANPI, per poi sciogliere il corteo.

leCCeLa bandiera del PMLI sventola alta e attira la curiosità degli studenti medi

Napoli, 25 Aprile 2016. Il corteo organizzato dalla rete cittadina

Roma, 25 Aprile 2016. Gli interventi partigiani dal palco di Piazza S. Pao-lo (foto Il Bolscevico)

Civitavecchia, 25 Aprile 2016. L’omaggio del PMLI al monumento agli internati dei lager nel Parco della Resistenza (foto Il Bolscevico)

N. 18 - 5 maggio 2016 25 Aprile / il bolscevico 11darsi appuntamento in via Tas-so, oggi Museo della Liberazio-ne, ieri famigerato carcere delle torture inflitte dai nazi-fascisti. Il corteo, partito dal Colosseo, ha scandito i canti simbolo del-la Resistenza. I partigiani han-

no lanciato “Bella ciao”. Tante le bandiere palestinesi.

Sul palco dell’ANPI si sono alternati gli ex partigiani, mol-ti dei quali visibilmente com-mossi. Per noi del PMLI le ce-lebrazioni si sono concluse

con la distribuzione dei volan-tini dal titolo “Nello spirito della Resistenza, cacciamo il nuovo Mussolini Renzi, per il sociali-smo”, accolti di buon grado dai partecipanti.

parMaun grande e colorato corteo celebra il 25 Aprile. Presente la bandiera del PMLI

La manifestazione di quest’an-no ha visto una folta partecipazio-ne. In piazzale S. Croce, luogo del concentramento, tanti parmigiani hanno ricordato la ricorrenza del 25 Aprile, Festa della Liberazione, dando poi il via a un grande e co-lorato corteo che ha attraversato le vie principali della città.

Erano presenti esponenti e militanti di vari partiti di sinistra e diverse associazioni e comi-tati come Italia-Cuba. Presente anche la CGIL con diversi fun-zionari, delegati e iscritti.

Io ho partecipato portando come sempre negli ultimi anni la bandiera del PMLI. Muovendo-mi lungo il corteo ho incontrato e parlato con tanti compagni di

altri partiti, compagni di lavoro e delegati della Barilla, funzionari e iscritti della Cgil. Come sempre l’atmosfera della manifestazione era quella giusta, che solo il 25 Aprile può creare ma, nel con-tempo, ho notato che tutto quan-to questa storica data rappresen-ta, spesso non riesce ad uscire da questo giorno della memoria. Si fatica a far entrare questi va-lori e ideali in fabbrica e nei luo-ghi di lavoro in generale. Si fati-ca a trovare quel coordinamento per una battaglia di fronte unito, fra i vari partiti della sinistra, per lottare contro il governo del nuo-vo duce Renzi e tutte le sue ma-lefatte. E ancora non si è riusciti a smuovere la CGIL, dove inve-

ce è l’opposizione interna ad es-sere zittita in barba alla “carta dei diritti” tanto declamata.

Il corteo dopo la sosta in Piazzale della Pace si è diret-to in Piazza Garibaldi, dove si è svolto il comizio conclusivo. A la-tere un coro cittadino ha intona-to diverse canzoni del movimen-to operaio e partigiano, attirando all’ascolto molti manifestanti e creando un’atmosfera particola-re: un’intensa espressione del movimento operaio e antifasci-sta che ha urgente bisogno di trovare una pratica che, noi di-ciamo, deve aprire la strada per l’Italia unita, rossa e socialista.

Alberto Signifredi - Parma

�Dal corrispondente della Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di LecceQuest’anno la ricorrenza del

25 Aprile nel leccese non è sta-ta esclusivo appannaggio del-le istituzioni borghesi: la Cel-lula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Lecce del PMLI ha partecipato con spirito combattivo e militan-te al corteo unitario, avuto luo-go nella mattinata, organizzato dal centro sociale CSOA Terra Rossa, aperto a tutte le realtà dell’antifascismo.

Come non accadeva da an-ni, le strade del capoluogo sa-lentino sono state attraversate da un fiume di bandiere rosse, accompagnate dai tradizionali canti di lotta partigiana.

La bandiera del PMLI ha sempre sventolato in alto, susci-tando la curiosità degli studenti medi, i quali hanno certamente costituito il cuore del corteo ma che al contempo sono ancora sotto il giogo della “sinistra” fal-sa e borghese.

Molti si sono fermati ad in-teragire con i compagni. Non sono mancati scambi di punti di vista circa l’astensionismo elet-torale, le trivellazioni e la neces-sità di mettere fine alla barbarie

dei CIE: in questo modo si evi-denziano le differenze tra gli au-tentici marxisti-leninisti e coloro che si spacciano tali o si ricono-scono apertamente nel trotzki-smo e nel revisionismo.

Il nostro Partito, con la sua linea astensionista anticapita-lista, non cedendo alle logiche borghesi del cretinismo parla-mentare, mette in luce le con-traddizioni di quei gruppi politici che si appoggiano sull’eletto-rato o di quei loschi personag-gi che ipocritamente si dichiara-no “comunisti” ma che in tempo di elezioni si schierano aperta-

mente con liste civiche a fian-co del candidato borghese. È dunque necessario che qual-siasi autentico comunista, che intende tenere alta la bandiera del 25 Aprile e della Resistenza, debba schierarsi col PMLI, nel nome dell’emancipazione del proletariato e delle masse, con-tro il governo del nuovo duce Renzi, contro l’UE imperialista, per il socialismo.

W la Resistenza!Teniamo alta la bandiera del

25 Aprile!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

Lecce. Un aspetto del corteo per il 25 Aprile. Sulla destra si nota la ban-diera del PMLI (foto Il Bolscevico)

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

N. 18 - 5 maggio 2016 lavoratori / il bolscevico 13

MetalMeccanici in piazza per il contratto

Manifestazioni in tutta Italia, alta l’adesione allo sciopero indetto da Cgil, Cisl e UilSono tornati nelle piazze i lavo-

ratori metalmeccanici. Dopo lun-ghi mesi di trattative tra sindacati e controparte padronale, in questo caso Finmeccanica, si è giunti ora-mai a una fase di stallo sulla parte salariale. L’associazione degli in-dustriali meccanici porta un nuo-vo e virulento attacco al contrat-to collettivo nazionale di lavoro (CCNL). Non è la prima volta che accade poiché questo è stato uno degli obiettivi principali della pre-sidenza Squinzi in Confindustria; in questo caso si tratta di colpire la parte salariale che il CCNL do-vrebbe solo sfiorare demandando-la quasi completamente alla con-trattazione aziendale.

I padroni non intendono rece-dere da quanto affermato nel loro “Manifesto delle Relazioni Indu-striali” dove, tra le altre cose, si sottolinea che “le dinamiche sa-lariali devono essere strettamen-te collegate ai risultati economi-ci e reddituali conseguiti dalle aziende”. In poche parole d’ora in avanti gli aumenti saranno con-cessi solo in quelle aziende dove i padroni decideranno soddisfa-cente l’aumento di produttività e il supersfruttamento dei lavorato-ri. Uno schema che riproduce il famigerato modello Marchionne imposto per la prima volta a Pomi-gliano e poi esteso a tutto il grup-po FCA, dove i lavoratori devono piegarsi senza fiatare a ritmi for-sennati di produzione in cambio di qualche euro in più.

Per bloccare i salari Federmec-canica ha messo a punto una sua proposta definita “organica”, ov-vero la trasformazione del “mini-mo contrattuale” in “salario mini-

mo di garanzia”, che consiste in una paga di basso livello retributi-vo su cui collocare la maggioranza dei lavoratori, calcolata attraverso l’IPCA (calcolo parziale dell’in-flazione). Una proposta del tutto simile a quella del governo Ren-zi che auspica un salario minimo stabilito per legge lasciando tutto il resto alle trattative aziendali con lo scopo di privare i sindacati del loro ruolo nella contrattazione na-zionale.

Per fregare i lavoratori saranno inglobati in paga base supermini-mi, aumenti periodici di anziani-tà, premi di risultato, ecc., per fare in modo che gli aumenti di sala-rio stabiliti dal rinnovo del con-tratto siano assegnati, in tutto o in parte, solo se la nuova paga base risulta inferiore ai nuovi minimi salariali fissati dal contratto nazio-nale. Col risultato che non siano assegnati per niente perché, spo-stando tutte le voci accessorie in paga base, il 95% dei metalmec-canici supererà la soglia minima, in pratica sarà concesso solo ai ne-oassunti. In conclusione la combi-nazione di questi fattori creerebbe tra i lavoratori forti diseguaglian-ze territoriali, tra le varie aziende e all’interno della stessa fabbrica, oltre a togliere per sempre, come già avvenuto per altri contratti con la complicità sindacale, parti di sa-lario come gli scatti di anzianità.

Questi sono i punti più conte-stati, dobbiamo però ricordare che Cgil, Cisl e Uil si erano dette più che disponibili e propense ad ac-cettare altre proposte irricevibi-li di Federmaccanica. Come ad esempio il divieto alle RSU di in-dire scioperi contro accordi firma-

ti o di indirli durante le trattative; il ricorso, da parte delle aziende, all’adozione sistematica del crite-rio della flessibilità in materia di orari, turni, organizzazione del la-voro; l’utilizzo dello straordina-rio come banca-ore per riduzioni di orario negli ultimi anni prece-denti l’andata in pensione (niente pagamento degli straordinari), lo sviluppo della previdenza e della sanità integrativa, rinunciando a difendere il servizio sanitario pub-blico, sempre più privatizzato.

Eloquente è stato il comporta-mento della Fiom che in un pri-mo momento aveva presentato una propria piattaforma distinta da Cisl e Uil, per poi ritirarla e ade-guarla perché Landini ha ricerca-to ad ogni costo l’unità e un’uni-ca proposta con le altre due sigle confederali dopo anni di accordi

separati. Ma Federmeccanica e il suo presidente Fabio Storchi non si sono accontentati di queste con-cessioni. Il tavolo delle trattative è comunque per il momento so-speso perché non si può rinnovare un contratto con aumenti salariali concessi solo al 5% dei lavorato-ri. Stiamo parlando di una catego-ria che raccoglie quasi 1milione e 700mila dipendenti e che storica-mente rappresenta un modello per tutti gli altri rinnovi contrattuali, dove la paga netta si aggira tra i mille e mille e cinquecento euro mensili, tra le più basse d’Europa nel settore.

Si è così arrivati allo sciope-ro nazionale di categoria di 4 ore del 20 aprile che ha letteralmen-te svuotato le fabbriche, il primo unitario dopo 8 anni. Nonostante l’innegabile successo dell’inizia-

tiva, con manifestazioni e presidi in 100 città e una partecipazione che non si vedeva da anni, i mezzi d’informazione hanno quasi igno-rato l’avvenimento e per trovare le notizie bisogna andare a spul-ciare nella cronaca locale. Enne-sima riprova dell’appiattimento e dell’omologazione dell’informa-zione oramai concentrata in po-che mani. La manifestazione più grande si è tenuta a Milano dove ha parlato il segretario della Fiom Landini. Migliaia di lavoratori hanno percorso in corteo le stra-de della città fino alla sede padro-nale dell’Assolombarda, decisi a respingere le proposte offensive e umilianti di Federmeccanica. Tutti i capoluoghi di provincia e i centri industriali lombardi hanno visto le tute blu in piazza per il contratto.

A Reggio Emilia presidio da-

vanti all’azienda di proprietà di Fabio Storchi, presidente degli in-dustriali meccanici, dove ha par-lato il segretario della Uilm Roc-co Palombella. A Napoli invece ha tenuto il comizio Marco Bentivo-gli della Fim-Cisl. Manifestazioni con migliaia di lavoratori a Tori-no, Asti, Cuneo e in tutto il Pie-monte. Operai combattivi anche nelle piazze di Genova, Parma, Modena, Padova e in molte città del nord, solo la durata di 4 ore ha impedito una partecipazione an-cora più alta. Ovunque altissime le adesioni allo sciopero, general-mente sopra il 70%, ma in molte zone e grandi fabbriche la percen-tuale è stata attorno al 90-95% e in alcuni casi del 100%. Anche al centro-sud c’è stata mobilitazione, con manifestazioni, presidi e in alcuni casi blocchi stradali a Fi-renze, Pisa e in tutta la Toscana, a Roma, Terni, Pesaro. Manifesta-zione anche a Cagliari, presidi in Puglia e davanti ai maggiori centri e distretti industriali della Sicilia.

I lavoratori metalmeccanici con questo sciopero hanno dimostrato determinazione e volontà di lottare per sconfiggere le posizioni di Fe-dermeccanica e Confindustria che sicuramente non cambieranno con la nuova presidenza di Vincenzo Boccia, forte anche dell’appoggio e delle preziose agevolazioni che il nuovo duce Renzi gli concede. Landini preferisce evitare lo scon-tro perché il “Paese non ne ha biso-gno”, ma ci dovrebbe spiegare come potranno i metalmeccanici vincere questa battaglia dal momento che i padroni e il governo cercano in ogni modo di comprimere i diritti e il sa-lario dei lavoratori.

coMe la precedente e successiva

la generazione 1980andrà in pensione a 75 anni

Tito Boeri, attuale presidente dell’Inps, il 19 aprile è intervenu-to al “graduation day” dell’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuo-re di Roma e ha dato prospettive tutt’altro che rosee sulle pensioni per i nati dopo il 1980: “Abbiamo preso in considerazione i lavora-tori dipendenti, ma anche gli arti-giani, persone che oggi hanno 36 anni e che probabilmente a causa di episodi di disoccupazione ve-dono una discontinuità contribu-tiva di circa due anni. Due anni senza contributi”. Quindi, “se la generazione 1980 dovesse anda-re in pensione con le regole attuali che prevedono i 70 anni con l’in-terruzione contributiva registrata ci andrà dopo due-tre o anche cin-que anni perché non ha i requisi-ti minimi”. Quindi, a seconda del prolungamento dell’interruzione, l’agognata pensione potrebbe slit-tare fino a 75 anni.

Il fatto è che oggi si va in pen-

sione a 66 anni e 7 mesi, ma l’età pensionabile salirà ogni due anni a partire dal 2019 per adeguarsi all’allungamento della speranza di vita, raggiungendo il massimo dei 70 anni nel 2049. Solo che biso-gnerà avere maturati anche i con-tributi necessari, che aumenteran-no a loro volta e, secondo le stime, potrebbero arrivare a 46 anni nel 2049; ma i contributi sono tutt’al-tro che scontati, per via del dila-gare del precariato che determi-na rapporti di lavoro discontinui e non raramente anche lunghi perio-di di disoccupazione, per non par-lare del lavoro nero.

Tutto questo mentre anche la generazione post-1970 vede al-lontanarsi sempre più la pensione, comunque generalmente da fame. Non parliamo proprio dei nati da-gli anni ’90, molti dei quali non hanno mai avuto un contratto sta-bile.

Insomma: pensione nel “due-

milamai”, come hanno scritto cer-te testate. Intere generazioni ri-schiano concretamente di non vedere mai la pensione, o quan-tomeno una pensione dignitosa, e vedranno cancellato un diritto ba-silare.

Dichiarazioni sorprendenti? Non proprio: già nell’ottobre 2010 il predecessore di Boeri, Antonio Mastrapasqua, ammetteva candi-damente: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai pa-rasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. Lo stes-so Mario Draghi ha recentemente parlato di “generazione perduta”, con la faccia tosta che può avere solo il capo della BCE che pro-muove le politiche draconiane per salvare il capitalismo sulla pelle, le lacrime e il sangue dei lavora-tori. Lo stesso Boeri è fra le menti

del “Jobs act” e tuttora non propo-ne certo l’abolizione del precaria-to e l’abbassamento dell’età per la pensione come soluzioni.

È semmai grave che i governi che si sono succeduti, da Berlu-sconi a Monti a Letta a Renzi, ab-biano permesso che ciò avvenisse senza muovere un dito, anzi han-no fatto scempio del sistema pen-sionistico pubblico, in particolare con la riforma Fornero, alzando sistematicamente l’età pensiona-bile e passando al solo contribu-tivo; ma hanno distrutto anche il diritto del lavoro, privando i gio-vani del lavoro stabile. Spalancan-do le porte a banche, assicurazio-ni e fondi privati, con conseguente salasso per le masse popolari.

La segretaria della CGIL, Ca-musso, ha chiesto “un piano stra-ordinario per l’occupazione giova-

nile da finanziare con una riforma fiscale. Bisogna spostare la tassa-zione su chi ha di più” e detto che “bisogna decidere come si fa, in-vece, a dare lavoro a questa gene-razione”. Una posizione, peraltro piuttosto debole, che comunque non è seguita da iniziative di lotta dure e decise che la gravità della situazione imporrebbe. Che altro c’è da aspettare, per esempio, per

proclamare lo sciopero generale?Comunque siamo di fronte ad

un’ulteriore riprova che il capitali-smo e i governi che ne curano gli interessi non fanno altro che ru-bare diritti e futuro ai giovani. La “generazione perduta” non ha al-tra scelta che abbattere questo si-stema capitalistico per conquista-re un futuro dignitoso, libero dallo sfruttamento e dalla povertà.

Il capitalismo ruba il futuro

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 27/4/2016

ore 16,00

Milano, 20 aprile 2016. Un aspetto della manifestazione dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto

14 il bolscevico / interni N. 18 - 5 maggio 2016

Nemmeno Berlusconi era giunto a tale falsa denuncia

ReNzi: “PeR 25 aNNi BaRBaRie del giustizialismo”

L’arroganza del nuovo duce non ha limite La piazza Lo deve cacciare

Ringalluzzito dalla vanta-ta “vittoria” astensionista al refe-rendum sulle trivelle, e per uscire dall’angolo in cui le numerose in-chieste giudiziarie, in testa quella di Potenza l’avevano messo, Ren-zi ha approfittato del dibattito sul-le due mozioni di sfiducia delle opposizioni al governo per usare il Senato come una tribuna per sfer-rare un ulteriore e più duro colpo all’intera magistratura, e per sanci-re una volta per tutte la superiorità e l’intoccabilità del potere politico rispetto al potere giudiziario.

Prendendo spunto dall’inter-vento del NCD Gabriele Alberti-ni, che aveva appunto rivendicato il diritto di governo e parlamento di approvare tutti i decreti Tem-pa Rossa che vogliono, senza che la magistratura ci possa mette-re becco (“faccio totalmente mie le considerazioni del senatore Al-bertini”, aveva sottolineato infatti come premessa Renzi, dopo aver già fatto recapitare all’ex leghista un biglietto di apprezzamento), il nuovo duce si è così scagliato con-tro i magistrati: “Questo Paese ha conosciuto figure di giudici eroi che hanno perduto la vita nella lotta contro la mafia, contro la ca-morra, contro la corruzione e con-tro l’illegalità. Ma questo Paese ha conosciuto anche negli ultimi ven-ticinque anni, pagine di autentica barbarie legate al giustizialismo”.

Un attacco, nel tono e nel con-tenuto, di una violenza e di un’ar-roganza senza precedenti, tale da far impallidire perfino quelli a cui Berlusconi ci aveva abituato, con i suoi “magistrati cancro del-la nazione” e “disturbati menta-li”. Tant’è vero che a rincarare la dose il premier non si è peritato di

aggiungere: “Un avviso di garan-zia, strumento processuale a tute-la dell’indagato, è stato per oltre vent’anni una sentenza mediatica definitiva. Vite di persone perbe-ne, e ripeto persone perbene, sono state distrutte mentre i delinquenti avevano il loro guadagno nell’at-teggiamento demagogico e popu-lista di chi faceva di tutta l’erba un fascio. E oggi io dico, davanti a quest’Aula, che l’avviso di garan-zia non è mai una condanna e dico all’assessore dei 5 Stelle di Livor-no che noi non chiederemo le sue dimissioni perché è stato indagato perché crediamo nella Costituzio-ne e crediamo nei processi, che si fanno nelle aule”.

Riabilitazione di Craxi e di Berlusconi

In sostanza il nuovo Mussoli-ni ha detto e sottolineato che da “mani pulite” fino ad oggi la storia giudiziaria di questo Paese è stata solo una storia di “barbarie giusti-zialista”, comprese quindi anche le condanne di Craxi e di Berlusconi, i quali sono stati da lui implicita-mente riabilitati come martiri del-la “persecuzione giudiziaria”, in-sieme a tutti i politici corrotti della prima e della seconda repubbli-ca neofascista, arrivando natural-mente a comprendere gli inquisi-ti e i condannati del suo partito. E lo ha proclamato proprio mentre il suo governo è stato beccato con le mani nel barile di petrolio, nel pie-no dell’inchiesta che in Basilicata vede coinvolti tutti personaggi del suo partito, dopo lo scandalo di Banca Etruria che chiama in cau-sa la Boschi e mentre in tutta Ita-

lia, dal Piemonte alla Sicilia, come documentato da Il Fatto Quotidia-no del 21 e 22 aprile, sono decine e decine i sindaci, i governatori di Regione, i consiglieri e gli espo-nenti del PD coinvolti a vario ti-tolo in scandali e inchieste legate a corruzione, mafie, abuso d’uffi-cio, appalti truccati, spese pazze, e chi più ne ha più ne metta.

Non c’è da meravigliarsi, allo-ra, se tra i più entusiasti a spellarsi le mani per il suo sfacciato attac-co ai magistrati, siano stati i suoi ascari di Ala, il gruppo di fuoru-sciti dal partito di Berlusconi ca-peggiato dal plurinquisito Verdini: “Ero seduto vicino a Denis Ver-dini e ci siamo dati dei pizzicot-ti”, ha raccontato ancora incredu-lo a Il Fatto il capogruppo di Ala, l’ex sindaco di Aulla Lucio Bara-ni, quello che nel suo comune ave-va fatto erigere una statua a Craxi. “L’ho detto a Denis: Ma è Renzi o Craxi? Non volevo crederci, non volevamo crederci... la stessa cul-tura garantista, socialista e rifor-mista. Renzi è tornato alla casa del Padre”, ha aggiunto trionfante l’ex sindaco di Aulla, sottolinean-do anche che se nel 2013 ci fos-se stato Renzi come presidente del Consiglio Berlusconi non sarebbe mai stato condannato.

Sulla scia del nuovo duce si è subito infilato il rinnegato Napoli-tano, ben felice di poter aggiunge-re a quella di Renzi anche la sua pugnalata alle spalle dei magi-strati, per vendicarsi dello “sgar-bo” dell’interrogatorio da parte dei giudici di Palermo sul caso Man-cino-D’Ambrosio: “Ci sono stati – ha sentenziato l’(ex?) capo del-lo Stato - casi gravi di montature scandalistiche e giornalistiche con-

tro persone che hanno ricevuto un avviso di garanzia e sono state poi scagionate... spesso vengono pub-blicati pezzi di conversazioni non contestualizzate, come è successo al mio consigliere Loris D’Ambro-sio che ci ha rimesso la pelle per un attacco cardiaco e io queste cose non le posso dimenticare”.

il processo mediatico a davigo

Com’era scontato, anche se ciò non rende la cosa meno scanda-losa e intollerabile, non uno dei mass-media e dei pennivendo-li di regime ha condannato o an-che solo criticato la provocazione di Renzi. Al contrario, tutti costo-ro si sono scagliati come una muta di cani rabbiosi sul neo presidente dell’Associazione nazionale ma-gistrati (Anm), l’ex pm di “mani pulite” Piercamillo Davigo, non appena questi si è sentito giusta-mente in dovere, a nome dei ma-gistrati che rappresenta, di con-trobattere la tesi demagogica e arrogante del nuovo Mussolini.

“Non commento le dichiara-zioni del presidente del Consi-glio – aveva detto il presidente dell’Anm a Il Fatto del 20 aprile - ma è una vecchia storia, questa del ‘giustizialismo’ e del ‘conflit-to’. Non c’è nessuna guerra. Noi facciamo indagini e processi. Se poi le persone coinvolte in base a prove e indizi che dovrebbero in-durre la politica e le istituzioni a rimuoverle in base a un giudizio non penale, ma morale o di oppor-tunità, vengono lasciate o rican-didate o rinominate, è inevitabile che i processi abbiano effetti poli-

tici. Se la politica usasse per le sue autonome valutazioni gli elementi che noi usiamo per i giudizi penali e ne traesse le dovute conseguen-ze, processeremmo degli ex. Sen-za conseguenze politiche”.

Due giorni dopo Davigo ave-va rilasciato un’intervista al Cor-riere della Sera, in cui riferendosi alla differenza tra i politici corrot-ti di tangentopoli e quelli di oggi aveva detto: “Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergo-gnarsi. Rivendicano con sfronta-tezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: ‘Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare’. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti”. A questo punto apriti cielo: tutti i titoli dei giornali di regime, da La Stampa a la Repubblica, da l’Unità al Gior-nale, e tutte le tv, dalla Rai a Me-diaset a La7, hanno distorto le sue parole mettendogli in bocca la fra-se, mai detta, che “tutti i politici sono dei ladri”.

Renzi realizza il disegno della P2

In questo modo truffaldi-no non solo giornalisti e politici, con in testa il PD, si sono potu-ti sbizzarrire nel tiro al bersaglio contro il magistrato “giustiziali-sta”, facendo finta che la presun-ta “guerra tra politica e magistra-tura” fosse stata iniziata dalle sue parole, e non da quelle di Renzi, ma perfino alcuni magistrati com-piacenti, come il garante all’ Anti-corruzione, il convertito renziano Carbone, l’ex procuratore di Mi-lano Bruti Liberati, e l’imbelle ex presidente dell’Anm, Luca Pala-

mara, hanno avuto la scusa buona per intervenire e attaccare Davi-go, fornendo a loro volta ai gior-nali il pretesto per inventarsi un suo presunto “isolamento” all’in-terno dell’Anm. A censurare Da-vigo è piombato dall’alto anche il vicepresidente del CSM, Legni-ni, dopo aver chiesto e ottenuto il nulla osta di Mattarella. Intervento censorio sottolineato con grande enfasi dai media, come se non si sapesse che Legnini è stato messo lì da Renzi proprio per servirlo a dovere in casi come questo!

In realtà Davigo non è affat-to “isolato” tra i magistrati, come millantano tutti i giornali di regi-me, ma anzi la sua denuncia ha ricevuto l’appoggio esplicito di molti magistrati che non sono ca-duti nel ricatto morale dei media renziani, e in particolare di ma-gistrati di prima linea nella lotta a mafia, Camorra e ’ndrangheta: come il procuratore di Catanza-ro, Nicola Gratteri, il pm antima-fia di Palermo, Nino Di Matteo, e il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

Questa vicenda dimostra an-cora una volta che l’arroganza di Renzi non ha limiti, e che non si darà pace finché non avrà salda-to definitivamente i conti con la magistratura, tagliando le sue te-ste indipendenti e pensanti e sotto-mettendola completamente al go-verno. Che poi non è altro che il vecchio disegno della P2, subordi-nare il potere giudiziario a quello esecutivo, che il nuovo Mussolini ha ripreso dalle mani di Craxi e di Berlusconi per portarlo finalmen-te a compimento. E l’unico modo per impedirglielo è cacciarlo via al più presto con la lotta di piazza.

PeR l’esPlosioNe dell’oleodotto iPlom

a genova disastro ambientale colposoNon è la prima volta che suc-

cede: l’ultimo incidente risale al 2012, ma questa volta è un disa-stro ambientale. Nella prima serata del 17 aprile alle 20 cede un tubo sotterraneo dell’oleodotto del-la raffineria IPLOM, che ha sede a poca distanza da Borzoli, quar-tiere ovest di Genova. L’acqua del torrente Fegino diventa immedia-tamente nera, perché la rottura av-viene nel pieno delle operazioni di pompaggio. Il petrolio arriva al torrente Polcevera e persino in mare. Molte persone che abitano nei paraggi si sentono male a cau-sa dei miasmi e almeno una di loro deve ricorrere alle cure ospedalie-re, alla faccia di quanto l’azienda scrive in merito di prevenzione di incidenti gravi sulla prima pa-gina del suo sito: “sulla base del-le stime effettuate gli effetti dagli scenari incidentali identificati nel Rapporto di sicurezza della Raffi-neria non comportano danni a per-sone o cose nell’abitato...”.

I Vigili del Fuoco tentano di li-

mitare il danno, sistemando panne di contenimento lungo le sponde del Fegino e del Valpolcevera, ma la diga cede a causa della pioggia e il petrolio continua a sversarsi nei torrenti e in mare.

Si susseguono comunicati e ver-sioni contraddittori. Alle foto e alle denunce della popolazione che ri-velano la vera entità del disastro ambientale si contrappone il soli-to atteggiamento negazionista e su-perficiale delle istituzioni borghesi, in testa il governatore della Liguria, Giovanni Toti, FI, che tenta di im-bonire la popolazione: “A Genova il peggio è passato, l’emergenza sta fi-nendo e le coste liguri sono al sicuro dal rischio petrolio. Le panne assor-benti hanno sostanzialmente impedi-to che in mare uscisse altro prodotto. Il fiume è lavato dal 90% dell’idro-carburo uscito dal tubo”. Sulla stessa linea del partito del neoduce, il mi-nistro per le Infrastrutture Graziano Delrio, PD, che parla di “un’emer-genza a bassa intensità”.

Ma la situazione è ben più gra-

ve di quella rivelata dalle omertose istituzioni borghesi. Il presidente di Legambiente ligure, Santo Gram-matico, segnala che l’intero eco-sistema della zona più vicina alla condotta è stato spazzato via. Gli alvei del rio Penego e di un tratto del rio Fegino, asciutti al momento dell’incidente, si sono imbevuti di petrolio. Gli orti e i frutteti nelle vi-cinanze subiranno gravi conseguen-ze, così le riserve idriche potrebbe-ro risultare inquinate dal petrolio penetrato nel sottosuolo. La situa-zione per la popolazione non è così rosea come la presenta il goverato-re. “Ne avremo per un anno – de-nuncia un operaio, addetto alla bo-nifica – come rimuovi il petrolio da una parte, lo ritrovi dall’altra”. No-nostante le panne assorbenti, una buona parte del’olio, arrivata alla foce del Polcevera, si è riversata in mare. Il greggio ha causato una mo-ria di pesci e uccelli. Inutile dire che ne pagheranno le conseguenze an-che il turismo e la pesca sostenibile, settori economici particolarmente

importanti nella zona. Sospinta dal vento la chiazza, eufemisticamente definita “iridescenza” dalle incom-petenti autorità, si sta spostando verso ovest, inquinando il litorale. Ha già percorso oltre 12 miglia, di-rigendosi verso il Santuario Pela-gos, Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo, compresa nel territorio francese, monegasco e italiano, dove i mammiferi marini sono protetti.

L’impianto è stato posto sotto sequestro dal sostituto procuratore di Genova, Alberto Landolfi, che ha aperto un’indagine per disastro colposo. La produzione dell’ole-odotto sarà ferma fino al 6 mag-gio. Per 240 dei 252 operai, che rischiano giornalmente la salute e l’incolumità a causa di impianti spesso obsoleti e privi di sicurez-za, ci sarà la cassa integrazione.

Il sindaco arancione di Genova, Marco Doria tende a tirarsi fuori dalla vicenda, mostrando il tesse-rino di presunto ecologista. Non è sufficiente aver votato “Sì” al re-

ferendum sulle trivelle per decli-nare ogni responsabilità. E non è neanche sufficiente costituirsi par-te civile nel processo che presumi-bilmente avverrà. Doria è sindaco d Genova dal 2012, l’anno in cui un altro importante incidente era avvenuto alla IPLOM. Il proble-ma è che nessuno si è curato ab-bastanza della prevenzione. Nes-suno ha controllato abbastanza. E Doria non ha svolto fino in fon-do il suo dovere. Altro problema è la gestione complessiva del ter-ritorio di Genova, particolarmente delicato per la sua particolare po-sizione geografica, per il dissesto idrogeologico che lo caratterizza, per la presenza di impianti peri-colosi e obsoleti e per la mancan-za pressoché totale di interventi di messa in sicurezza, che competo-no alle amministrazioni. Cosa ha fatto Doria?

Poi è anche chiaro che questo disastro va rimediato con i soldi della IPLOM. Il problema però è ben più vasto. Come ha già detto il

PMLI nel suo documento sul refe-rendum relativo alle trivelle, non è pensabile che “la lotta su questo fronte possa limitarsi alla sola so-luzione referendaria tanto più visto l’esito tutt’ora disatteso dell’altro grande referendum, quello sul-la ripubblicizzazione dell’acqua, enormemente partecipato e stra-vinto”. La lotta, che è praticamen-te tutta da cominciare, implica di “archiviare quantomeno l’idea di un modello energetico bicentena-rio basato sui combustibili fossili e scegliere finalmente le fonti rin-novabili che, oltre ad essere meno nocive per l’ambiente e il clima, rappresentano una potenziale op-portunità per l’occupazione e per l’innovazione tecnologica”, ma questo è un obbiettivo da conse-guire, passando per l’abrogazone di tutte le parti dello “Sblocca Ita-lia” cucite su misura per le mul-tinazionali dell’energia e per i pe-trolieri stessi da Renzi, che non a caso su Genova sta tacendo osti-natamente.

N. 18 - 5 maggio 2016 esteri / il bolscevico 15

In Iraq l’ItalIa dI renzI In prIma lInea contro lo Stato ISlamIco

L’arrivo di quattro elicotteri NH90 a Erbil, nel Kurdistan ira-cheno, lo scorso 16 aprile rappre-senta l’inizio ufficiale dello schie-ramento del contingente italiano in prima linea contro lo Stato isla-mico in Iraq. I quattro velivoli del-la brigata Friuli, ai quali se ne ag-giungeranno altrettanti verso la fine del mese, saranno impiegati in “attività di personnel recovery in condizioni non permissive”, ov-vero interverranno per soccorrere feriti e recuperare soldati accer-chiati, se necessario anche sotto il fuoco nemico, nella zona di Mo-sul, la capitale del Califfato.

Questa è la versione ufficia-le per l’impiego di quel tipo di velivolo che può essere equipag-giato con armamenti o come eli-soccorso; resta più difficile per il governo italiano “camuffare” la

missione dei quattro elicotteri da battaglia Mangusta, le cosiddette cannoniere volanti che hanno par-tecipato a molte delle guerre di ag-gressione dell’imperialismo italia-no dal Kosovo all’Afghanistan e che arriveranno a breve in Iraq. Lo squadrone della brigata Friuli sarà pienamente operativo nel mese di maggio quando è prevista l’offen-siva su Mosul.

La missione è stata messa a punto dal governo Renzi come un intervento militare camuffato da “protezione” per i lavori di con-solidamento della diga di Mosul, un appalto del valore di 273 mi-lioni di euro che si era aggiudica-ta la ditta Trevi di Cesena. Il 20 aprile, sotto la protezione di alcu-ni incursori, sono iniziati i lavori delle ruspe in piena zona di guer-ra per spianare l’area che ospiterà

i macchinari del colossale cantie-re necessario all’intervento sulla diga, un opera di cemento alta 131 metri e lunga più di tre chilometri. Gli elicotteri già schierati in zona, quelli che arriveranno, mezzi blin-dati e armi pesanti saranno la dota-zione dei circa 450 soldati destina-ti alla protezione del cantiere.

Detto in altre parole l’imperia-lismo italiano allestirà entro l’esta-te una base che sarà la più grossa tra quelle del contingente di occu-pazione dell’Iraq a poche decine di chilometri dallo Stato islamico. La ristrutturazione della diga di Mosul non è solo un intervento di ingegneria con un ritorno econo-mico diretto per aziende italiane, è anche e forse soprattutto un’ope-razione militare. Che vedrà quindi in prima fila anche l’imperialismo italiano.

Il congresso del partito revisionista cubano conferma la linea del “rinnovamento” borghese e capitalista Fidel Castro appoggia il “rinnovamento” e non dice una sola parola contro l’imperialismo

e le guerre imperialiste. Per lui il problema principale è l’ecologiaIl VII congresso del Partito Co-

munista di Cuba (Pcc) che si è te-nuto dal 16 al 19 aprile scorsi ave-va come obiettivo principale la valutazione dell’applicazione del-le Linee guida della politica econo-mica e sociale approvate nel con-gresso precedente di cinque anni fa e che sono le basi della strategia di sviluppo del paese fino al 2030. Quella che starebbe attualizzando, ovvero sviluppando l’aggiorna-mento del modello economico de-stinato a costruire “un socialismo prospero e sostenibile”.

Il Congresso ha approva-to all’unanimità la continuità del processo di riforme economiche e sociali, quelle misure che in so-stanza allentano il controllo dello Stato sull’economia e concedono più autonomia alle imprese statali e sempre maggior spazio al setto-re privato e agli investimenti dei capitali stranieri. Detto in altre pa-role il Congresso del partito revi-sionista cubano ha confermato la linea del “rinnovamento” borghe-se e capitalista; un processo avvia-to sotto la direzione di Raul Ca-stro, col consenso di Fidel, come riconfermato dagli interventi dei due in apertura e chiusura dei la-vori.

I documenti approvati saran-no sottoposti alla discussione del-la base del partito con una signi-ficativa inversione del processo di discussione interna che ha solleva-to proteste, riportate dalla stampa sindacale. Proteste che Raul ha vo-luto subito chiudere nella relazio-ne sostenendo che “si tratta della conferma e della continuità della linea accordata cinque anni fa per l’attualizzazione del nostro mo-dello economico e sociale. I quat-tro progetti enumerati che si pre-sentano in questa occasione sono risultati di un’elaborazione collet-tiva con la partecipazione di pro-fessori universitari, accademici, investigatori di scienze economi-che e sociali e funzionari del Go-verno e del Partito”. Dopo una di-

scussione e elaborazione a cotanto livello, siglata dal congesso, anche i militanti potranno dire la loro.

Sarebbe interessante sapere che cosa ne pensa la base del Pcc del ragionamento espresso da Raul sulla “convivenza” tra la pianifica-zione statale e le leggi di mercato quando ha affemato che “l’intro-duzione della regola dell’offerta e la domanda non è nemica del prin-cipio di pianificazione. I due con-cetti possono convivere e comple-tarsi a beneficio del paese, com’è stato dimostrato con successo nei processi di riforma in Cina (bell’esempio!!!, ndr) e di rinno-vo in Vietnam, come loro li defi-niscono. Noi li chiamiamo attua-lizzazioni perché non cambieremo l’obiettivo fondamentale della Ri-voluzione”. Se si considera che a distanza di più di mezzo seco-lo ancora il governo dell’Avana non è riuscito, come ha sostenuto Raul, a rendere effettivo “il princi-pio socialista che dice ‘da ognuno secondo le sue capacità e ad ognu-no secondo il suo lavoro’”, ci met-terà sicuramente molto meno tem-po a tornare nell’isola l’economia capitalista, sulla spinta anche del processo di normalizzazione del-le relazioni con l’imperialismo americano avviato nel dicembre del 2014; altro che un “socialismo prospero e sostenibile”.

E non potrebbe essere diver-samente dato che la “guida teori-ca e concettuale per la costruzione del socialismo in Cuba”, ha riba-dito Raul, sono principi che “par-tono dal legato martiano (il leader sudamericano anticolonialista Fa-rabundo Marti, ndr), dal marxi-smo leninismo (solo formalmente, ndr), dal pensiero del leader stori-co della Rivoluzione cubana, Fi-del Castro Ruz, e dall’opera stessa della Rivoluzione”.

Quale maestro, ma di caratura revisionista e trotzkista, sia Fidel lo ha confermato lui stesso nel sa-luto al congresso dove ha appog-giato la linea del “rinnovamento”

di Raul e non ha detto una sola parola contro l’imperialismo e le guerre imperialiste.

In un passaggio dell’interven-to ha affermato che è una lezio-ne della storia “l’opera di Le-nin, oltraggiata dopo 70 anni di rivoluzione”; casomai dopo 40 anni, da parte di Krusciov alla morte di Stalin. Ma non possia-mo pretendere che Fidel disco-nosca i suoi maestri revisionisti

e non minimizzi pure Lenin e la via dell’Ottobre, fingendo di ren-dergli omaggio, quando ha auspi-cato che non dovremo attendere “altri settant’anni perché avven-ga un altro avvenimento storico come la Rivoluzione russa perché l’umanità abbia un altro esempio di una grandiosa rivoluzione so-ciale che costituisce un grande progresso nella lotta contro il co-lonialismo e il suo inseparabile

compagno, l’imperialismo”.Secondo Fidel “il pericolo

maggiore che oggi si addensa sul-la terra deriva dal potere distrutti-vo degli armamenti moderni che potrebbero minare la pace del pia-neta e rendere impossibile la vita umana sulla superficie terrestre”. Qui aveva la possibilità di affon-dare il colpo contro l’imperiali-smo e le sue guerre ma manco ci pensa, tutto preso dall’avvertire le

future generazioni che se il piane-ta sopravviverà si troveranno di fronte “un grande problema: come alimentare le migliaia di milioni di esseri umani le cui realtà si scon-trano irrimediabilmente con i limi-ti dell’acqua potabile e delle risor-se naturali di cui hanno bisogno”. Insomma per Fidel il problema principale è l’ecologia e non l’im-perialismo e il sistema economico capitalista.

Honduras

aSSaSSInata leader ecologISta cHe dIfendeva glI IndIo

La dirigente indigena Berta Caceres è stata uccisa il 2 marzo da due uomini armati che le han-no sparato nella notte nella città di Esperanza, nel dipartimento occi-dentale di Intibucá, a 200 chilo-metri dalla capitale Tegucigalpa, dove viveva. Una morte annun-ciata che anzitutto chiama in causa le responsabilità dello Stato, visto che la leader del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e In-dígenas de Honduras (Copinh) era sottoposta a misure cautelari dopo i processi subiti per la sua attività in difesa degli indio e delle risor-se naturali.

Per la sua attività nel 2015 ave-va ricevuto il premio Goldman, il massimo riconoscimento mondia-le per un’ambientalista, e durante la consegna del premio aveva de-nunciato di essere controllata e più volte minacciata di morte o di se-questro da parte delle milizie pa-ramilitari al servizio delle società private che lei combatteva tanto che la Commissione interamerica-na dei diritti umani aveva ordina-

to al governo neoliberista di Juan Orlando Hernandez di garantire la sua sicurezza.

I familiari della leader indigena affermavano di ritenere “lo Stato honduregno responsabile per aver ostacolato la protezione della no-stra Berta e averne favorito la per-secuzione, la criminalizzazione e l’assassinio” i cui responsabili “sono i gruppi imprenditoriali in combutta con il governo naziona-le, i governi municipali e le istitu-zioni repressive dello Stato, che coprono i nefasti progetti estratti-visti nella regione”. “Per questo - denunciavano i familiari - anche i finanziatori di questi progetti sono responsabili della scomparsa della nostra Berta e delle tante persone che lottano contro lo sfruttamento dei territori, poiché con il loro de-naro rendono possibile l’imposi-zione degli interessi economici sui diritti ancestrali dei popoli”.

L’ultima lotta a cui aveva parte-cipato era stata quella contro l’at-tività di una impresa idroelettrica in una comunità indigena del Rio

Blanco, a Santa Barbara e pochi giorni prima di essere assassina-ta aveva denunciato in una confe-renza stampa che quattro dirigenti della sua comunità erano stati as-sassinati e altri minacciati.

Berta Caceres aveva guida-to la comunità di Rio Blanco nel-la lotta contro la realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zar-ca, previsto sul Rio Gualcarque, nell’Honduras Nord-occidentale. Un fiume sacro per il popolo Len-ka, cui Berta apparteneva, che co-stituisce una fondamentale risor-sa idrica per circa 600 famiglie che vivono nella foresta pluvia-le. L’impianto era stato approvato senza il consenso della comunità, contravvenendo alla Convenzione sul diritto all’autodeterminazione dei popoli indigeni.

La resistenza delle popolazio-ni indigene organizzata da Berta e dal Copinh contro le grandi im-prese idroelettriche e minerarie era riuscita a fermare la multina-zionale Sinohydro che aveva deci-so di ritirare la sua partecipazione

nel progetto del Rio Gualcarque a cui era interessata anche la Corpo-razione finanziaria internazionale, una istituzione della Banca Mon-diale.

Quella della comunità di Rio Blanco è stata una delle tante bat-taglie della leader ecologista in-digena contro la devastazione dei territori ancestrali ad opera delle grandi multinazionali. Devastazio-ne condotta senza alcun controllo da parte del governo Hernandez e di uno Stato asservito all’imperia-lismo americano. Obama non ha tollerato la presidenza del mode-rato Manuel Zelaya che aveva ini-ziato a rivolgere le sue attenzioni verso i paesi progressisti e nella migliore delle ipotesi non aveva mosso un dito nel 2009 quando il presidente era stato spodestato dal golpe militare. Nulla doveva met-tere in pericolo i giganteschi inte-ressi economici e militari america-ni nel paese che ospita tra l’altro a Palmarola la più grande base mili-tare Usa del continente.

Militari italiani durante un pattugliamento in Iraq

4 il bolscevico / governo renzi N. 3 - 21 gennaio 2016

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Tenendo alta la bandieradel 1° Maggio

LOTTIAMO PERABBATTERE IL CAPITALISMOE CONQUISTARE ILSOCIALISMO E IL

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