Nunzio Incardona - Il tempo

288
UNIVERSITA' DI PALERMO FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA ANNO ACCADEMICO 1970-71 I L T E M P O TESTO REGISTRATO DALLE LEZIO!TI DEL CORSO DI FILOSOFIA MORALE TENUTO DAL PROF. NUNZIO INCARDONA a cura di G.Galifi,L.Lo Gioco, F.Scicrtino,s.Musco,M.Gulli, G.Granà. Mauritius_in_libris

description

«“Tempo e idea” è il titolo di un corso che Nunzio lncardona tenne alla Facoltà di Lettere e Filosofia, a Palermo, nel 1971/72, l'ultimo del suo insegnamento di Filosofia morale a Lettere. L'anno dopo, lncardona subentrò a Santino Caramella nell'insegnamento di Filosofia teoretica, che mantenne fino alla conclusione della sua attività didattica e accademica. Al corso inaugurale su “L’idea come sinossi tetica”, che voleva essere concettualmente la prosecuzione, sotto un diverso aspetto, di “Tempo e idea”, seguì nel 1973/74“L’ èlenchos del principio”. Quello scandito dai tre corsi di cui ho detto fu un momento di passaggio importante nella sua storia di studioso, che lasciò una traccia assai viva anche nella memoria di molti scolari, alcuni a quell'epoca ancora studenti altri, come me, giovani laureati appena avviati alla ricerca.» (Giuseppe Nicolaci)Faccio mie le parole di Ersilia Caramuta: “Se la riconoscenza è innanzitutto memoria, le stesse parole del mio maestro sono l'unico modo attraverso il quale mi ritengo capace di ricordarlo”. (Ersilia Caramuta)UNIVERSITA' DI PALERMOFACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIAAnno Accademico 1970-1971“Il tempo”Testo registrato dalle lezioni del Corso di FILOSOFIA MORALEtenuto dal prof. Nunzio Incardona

Transcript of Nunzio Incardona - Il tempo

  • UNIVERSITA' DI PALERMO FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

    ANNO ACCADEMICO 1970-71

    I L T E M P O

    TESTO REGISTRATO DALLE LEZIO!TI DEL CORSO DI FILOSOFIA MORALE TENUTO DAL

    PROF. NUNZIO INCARDONA

    a cura di G.Galifi,L.Lo Gioco, F.Scicrtino,s.Musco,M.Gulli, G.Gran.

    Mauritius_in_libris

  • I N D I C E -----------------------~---

    HfTHODUZ IONE

    CAP. I - TEr.:PO E DEFINIZIONE _ ... _____ .....-.. .... --- .,_ --- --~-. --- ............ --- - ~---~------ -._,_,,,_

    1.- Identit e identificazione -2.- La costanza dell'io -3.--Essere possibile ed impossibilit dell'essere;

    criticit del pensiero e pensiero critico 4.--L 9 essere e la radicalit della filosofia

    CAP. II .:.. SINOTTICITA' E SINOSSI ----.-.-.--------'5 --- ... _.. .... _ ....... - ........... ---. .-.. ...... ...-.....----~~

    1.- Esistenzialit del rapporto esistenziale -2.- La potenza dcl necessario e la filosofia come

    tolleranza 3.- Le di,ie sinossi

    1 .. L 'accacl.ere ome perdita della fondamentali t L'originariet del pensare. L'essenza come

    sinossi reduplicata e la :nositivit della esistenza

    "-R).- Il definire e 1 'esistenziali ti-i dell 1eoistenza 9~F ._JY_: __ D~1~]I_:G_IIiJ\~.I9B~-_F~_f~.Y!\Z ~OEE

    1.- L'esistenza deterrninnta: il comprendere la esistenza e il molti:plicare il definire

    Il soggetto c1el definire e l'identico come tempo

    3.- L 7ariston tematico e l'esistenza come coimplicazione gi implicata

    4.- Datit originaria e privazione

    :;:::0=0=0=0=0=

    pag.

    Il

    Il

    Il

    Il

    "

    . Il

    Il

    Il

    Il

    "

    Il

    Il

    Il

    Il

    Il

    " Il

    . \. -

    1

    13 13 37

    50 70

    86 86

    95 115

    138

    150 170

    H34

    184

    223

    245 263

    Mauritius_in_libris

  • Non l'origine per s o l'agire per s che avranno discorso in que~to corso ma l'orig.1.ne e l'agire in qu.anto rlazionati in quel cer-to modo per cui da que~ta relazione debba a sua volta nascere la re-lazione al tempo; e allora il discorso tematico fondamentale il tem-po, il te~po senza niente altro che il tempoa Perch non il tempo e tutto ci che pu essere un modo di intendere il tempo attraverso una relazione tra il tempo e ci che relazionato ~1 t:emp6 che dovrebbe nascere dalla capacit di capire p~oprio il tempo? se pa~liamo di tem-po ed essere, di. tempo e libert, di tempo ed ete:r.ni t, .p.roponiamo la tematica pi classica; il !.iscor~io del rapporto fra il tempo e tut-

    " to ci che pu essere detto in rapporto al tempo~ il discorso che ha come problema il tempo come tempo: nel momento nel quale il tempo comincia ad essere uno dei termini del rapporto, chiaro che il rap-porto in qu.alche modo decide del tempo in q11ella stessa misura per~ per CL.li decidere del tempo anche essere deciso dai' tempo; per cui se volessimo tentare il tema anagraficamente pi classico, da questo punto di vista, potremmo dire subito ovviamente (nel senso della si-tuazione cul~urale che abbiamo sulle spalle) che il tempo fa scatta-re da s immediatamente il rapporto a quello che il non-tempo: cio

    l~eternit; tematizzare il tempo come tenere nello sfondo presente ' qllalche cosa che in qualche maniera tutto ci che il tempo non

    e che l'eternit; e per a sua volta ql.lalche cosa che pu essere contestato~ non gi dalla filosofia ma dalla poesia. Per s. Agostino il discorso del tempo si incardina nel discorso del rapporto all'eter-nit, anzi addirittura il _capitolo XI delle Confesioni inti tola.to Co~me1}_tatio ..er~l:.P.ii perch il commento al primo -rersetto del Ge-nesi: En arche epiesen o thes; nel momento nel quale s; Agostino tematizza il tempo in rapporto all'eternit il momento nel quale So Agostino pll essere contestato non gi da una filosofia contraria a qt1esto mod.o di fare filosofia tematizzando il tempo in rapporto al-1 ~eternit: ma da Ugo Foscolo (non da Leopardi

    1 cio non dal poeta/ ma

    d?- un poet2..);_ bastano i Sepolcri per. capire che filosoficamente o teo-reticamente abbastanza facile o agevole cavarsela sul tema del tem-

    Mauritius_in_libris

  • 2

    po incardinandolo in rapporto all'eternit; perch proprio da que-sta ovviet .di discorso filosofico he nascono le disgrazie dell'uo-mo il quale a u.n certo pu.nto non capisce se il suo tempo tempo nel senso dei. ....e_.eplcr:h_ o nel. senso dell.a perennit cne ::riguarda Ettore o se invece la perennit del tempo qualche cosa _che in ql.,lalche manie-ra pu essere rivista in confronto all'eternit ...

    .. ...

    Se la tematica del tempo du.nque filosoficamente .fos~e tale da ,, ..

    potersi dare la sicurezza metodica del suo rapporto cio dei suoi ter-mini di rapporto, quegta sicurezza sarebbe smentibile con u.n poeta perch leggere i gp.Ql.:cri signific.a leggere il. tempo come capacit della sua stessa perennit: Ettore sar pianto fino a quando il sole risplende~ sulle sciagure umane_ e questa non. eternit, perennit; ma se questa perennit, ecco ii discorso critico:a questo pu.nto, nel rapporto tri tempo ed eternit, la perennit da ctJ,e cosa scatta, come si giustifica? La perennit ci che interessa in un suo senso pi intrinsecamente umano perch del tempo ci che io vedo; addirit-tu.ra di quello che il tempo non rimane qualche cosa che pi tempo de.l tempo che non e che proprio la perennit perch quando noi ammiriamo le rovine archeologicamente, ammiriamo tutto ci che rimane di quello che il tempo non in virt di una capacit di s che il tempo stesso di consumare s stesso: una capacit del tempo di con-sumare s stesso in rappcrto a ci cge io uomo posso vedere del tempo per cui ad un certo momento tutto ci che il mondo greco, tutto ci che del mondo greco rimane non gi come mondo.greco, quella pie-tra che vedo a Segesta o ad Atene, ma tutjo ci che il mondo greco come tempo: e come tempo nel quale a questo punto,_ veramente il gio-chetto del presente che contiene in s il passato e il futl.U'o mm pare abbastanza scoperto: perch il presente sarei io e quindi sarei la coscienza e quindi sarebbe l'io per tutta la china dei discorsi fil')-sofici fatti sul tempo in modo tale che il tempo stato sempre con-dannato ad essere deciso dai rapporti che invece poi nella filosofia di questi rapporti il tempo viene ad essere come protagonista di que-sti stessi rapporti . Quando proponiamo il tema del tempo in rapporta

    a11ete~nit, vero che classicamente, secondo la linea agostiniana, l'ete~hit decisva nei confronti del tempo,, En arch~ o the~sJ

    Mauritius_in_libris

  • 3 -

    dunque parto dal fatto creativo in assoluto; potremmo dire un anti-foscolianesimo alla rovescia perch mentre per Foscolo posso capire il tempo nella misura in cui capisco ci che rimane del tempo e quin di nella misura in cui riesco ad avere tra le mani il possesso di ci di cui il tempo capace (perch ci di cui il tempo capace tal-mente u.na capacit da parte del tempo da essere ci che il tempo non : le pietre consumate ad un certo momento sono talmente consumate che ci che rimane il tempo come capacit di questo consumo ma il consumo che vedo nelle pietre in verit ha come soggetto il tempo co-me questa inesauribilit di s stesso), e allora, dico, mentre per Foscolo noi siamo capaci soltanto di vedere in questi termini, per l'antifoscolo noi siamo capaci di vedere negli stessi termini rove-sciando per il contenuto dei termini perch a questo punto l' antife-scolo colui che capace di vedere il tempo non gi nella capacit del suo essere questo consumare s stesso fino a questo punto per cui consumare s stesso significa rimanere pi tempo di prima, un essere p'i tempo di prima; 1: antifoscolo significa invece riuscire a vedere tutto ci che il tempo non come radice di questa capacit che il tempo : vedere nel senso rigorosamente platonico. L'etrnit da que-sto punto di vista il corrispettivo di tutte _le cose .. che rimangono per anni plll' essendo le cose rovinate dalla stessa usura del tempo; questo serve per cercare di intendere che per una parte facile te-matizzare il tempo in rapporto a qualche termine che sia un termine possibile di rapporto con il tempo; per l'altra parte altrettanto facile, qui il punto~ non tematizzare il tempo a questa maniera e tematizzarlo come tempo assolutoo Ma per l'altra parte in fondo signi-fica ci che nella prima parte tenuto come sottinteso che poi la filosofia chiamata a rendere perfettamente evidente: il tempo asso-luto che sta dentro la prima parte che cosa se non quella che sta-ta chiamata la coscienza? Tutto ci che il tempo in rapporto all'e-ternitp che il tempo in rapporto all'essere tutto ci che il tempo

    in ~apporto all'esistenza, tutto ci che in rapporto alla libert, i termini pi classici di accostamento al tempo, sono ci che con-tenuto nel tempo assoluto che si chiama coscienza. In questo senso per tutti il discorso nasce nella misura in cui il rapporto fra il

    Mauritius_in_libris

  • - 4 -

    tempo e qualsivogli~ termine capace di ra~porto al tempo: sia possi-bile nella misura in cui la coscienza sia la forma di tutt0 questo, la forma pura di tutto questo; e quando la coscienza la forma pura di tutto questo la coscienza diventa il contenuto di lHla filosofia che significa la esplicitazione-della coscienzar un indurre la coscien-za a quel livello di s stessa nel quale chiaro che .la coscienza questo: ques~.2.__..S2~~e:ie ci cheJ_a con_!:_i_ene, perch ci che mi con-

    ---- .. ------------------=--~.-- __ ...,.. ___ --- -- ---- _____ ,__

    tiene il tempo ma ci cfte mi contiene essendo il te~po~ ed essendo un. contene:re me che sono 2.o.scienza, contenere me com.e co~.cie.nza signi-fica contenere me che contengo i che mi contiene~ Io non posso esse-re cosciente di niente se non sono cosciente di me;.ma l'essere co-sciente di me e l'essere cosciente di qualche cosa significa lo slit~

    --- - - -- - --------- ------------- -- ___ .. ___ - ---- - - - ------------- --- -

    _!ar~~_!lt_ ~empor_ale_da me alle cose: il tempo . il canale nel quale si contiene questo slittamento per-cui la coscienza viene tenuta ferma in maniera tale da essere il sottinteso che noi diamo per scontato nel tempo come rapporto all'eternit, come rapporto alla libert: co-me rapporto a qualsivog~ia te~mine s~a capace di:raEporto con il tem-po.,

    La questione non che il discorso deve essere diverso; ma: il disc~~~._j~y::....:.ess._!~ discorso. La contrapposizione ai discorsi che abbiamo accennato non tale per cui contro questi discorsi la neces-sit di fondare un altro discorso, di fondare il discorso stesso sul tempo come capacit di discorso sul tempo: non sto dicendo di fon-dare il tempo ma di fondare il discor.so s1,i.l tempo; non di fondare. il tempo come discorso, ma il tempo come tempo; e non g~ nemmeno il tem-po come s stesso: ma J_l t!!1PO _come uno _sta!9_ ci_~_ra.epg_r.to~ come ci che pare debba esse~e assunto come stato di rapporto non come stato di rapporto al termine determinato: ma come stato di re.pporto in quan-to tale. Si ha allora subito una situazione paradossale: in fondo que-sto: iJ. miglior modo per non definire il tempo~ il miglior modo per non iniziare un discorso sctl ter.tpoo Ma d'altra parte la filosofia che cosa ,, la facilit di stare ai temi svolti'? Il processo fi:tosofi-co che cosa ? Una grande classe di scolari tutti c'!:>bedie.nti e bravi, scolari di una classe astratta, metaf orica,as trale nella quale tii.tti siamo scolari perch accettiamo c.he i temi siano e siano svolti; que-

    Mauritius_in_libris

  • 5

    sta la _!'eto_ric::a de_l_lC!_~!!f-~~!_l:_!~~-9:~!-~~~cor_s_~-~:!-_J:9s

  • - 6 ... ''

    il verbott non potrei definire ci attraverso cui capisco l'agire,. ec-co il verbo, se questo non fosse il presupporr.e, ._e se questo non si-gnificasse il presllpporre cije il tempo fino a tal punto che. l'esser-ci del.tempo significa l possibilit del verbo come determinazione temporale. Ho detto: non il presupporre ma- significa il presupporre, e in questo significa sta la possibilit di Wl discorso come discorso

    - ..... :~~- - .

    cio nella capacit di strutturare questo ~i.gni~ic:_are~~l ~:_~sapporre; questa capacit di significare il presupporre o questa capacit di determinare il presupporre come ~n segno che.non soltanto il segno dei tempi, locuzione di moda, segno del discorso; cio :segno del discorso in rapporto al tempo determinato o alla determinazione tem-porale. Non sto dicendo che il tempo sia questo, ma sto tentando di dire che un modo o il modo ~il__i_ziale di capi:r;~ . .S~_e cosa debba signifi-care un possibile discorso slll tempo, . l.lll modo iniziale e iniziale perch combg,tte, s~pisc~ questa battaglia: cercare il tempo nelle de-finizioni che non riguardano il tempo e quindi cercare il tempo nella

    ...............

    originariet del tempo attraverso la quale il tempo-arriva a s stes-so e quindi a noi ma in quel modo per cui questo arrivare del tempo a s :Stesso e. del tempo_ a noi viene nasco:;to dal tempo stesso. Ecco

    . .... . . ...... . ~ .. . - ~ ... . . . .

    perch Foscolo a questo punto canta e bastp.; difficile che trovia-te in Leopardi un cantare ;il: tempo a questa maniera perch quando Leo-pardi canta il tempo, il t~po che canta sono. le cose; ma le cose co-me quello che il rimembrare; invece in Foscolo il tempo cantato massicciainente per s stesso; quello che .esso in quello che di esso rimane; e certo pi facile essere foscoliani che leopardiani perch molto pi facile ammirare il tempio di Segesta piuttosto che riusci-re a capire come scavi in noi la sofferenza della memoria alla manie-ra della rimembranza leopardiana; e se sto nel cantuccio metaforico come Leopardi a .consumare ~e a consuma!'mi la sofferenza del ricordo puo anche darsi che neanche :io mi accorga di me stesso e meno ancora gli altri.

    Questo intende proporre inizialmente la difficolt psicologica de1iaccostamento ad un problema come questo che ci occupa; psicolo-gica in questo modo perch il tempo fra tutti i temi quello che sem-bra pi classico o qu.ello pi classicamnte tematizzabile non per s

    Mauritius_in_libris

  • 7 -

    ma per quello che esso come terna indipendentemente da s; e per per sostena~e il fatto che cosi non , non che sto dicendo: dunque facciamo un discorso che dimostrando il tema del tempo come tema ca-pace per s di s stesso, si contrapponga al discorso sul tempo nel quale il tempo non il tema capace per s di s stesso ma il tema che ricevuto ed poi conservato in tutta una tradizione storiogra-fica; non sto dicendo questo! perch quello che ho contrapposto a que-sto discorso classico, quello che ho contrapposto ad Agostino, non l'Aristotele della Fisica ma 1 1 Aristotele del per Ermenias., non

    w .

    1Aristotele che definisce il tempo ma l'Aristotele che definisce il verbo; ma quando definendo il verbo Aristotele presuppone un discorso per cui noi dobbiamo riuscire a capire che il significato del discor-so il significare il presupporre stesso, quando capiamo questo come se capissimo la necessit di impostare il discorso in maniera radicale ma in quella maniera radicale secondo la quale possibile che il discorso sia il discorso sul tempo non gi il discorso sul prin-cipio o sul fondamento~ ma il discorso sul tempo. E non per fare, po-tremmo dire platonicamente, una prslepsis lgu una aggiunta di ragio-ne come nel Teeteto rispetto alla doxa retta: ci sono delle opinioni rette e tollerabili sul tempo, vediamo allora di fare una aggiunta ragionevole o di ragione a queste opinioni, e potrebbero anche essere le opinioni agostiniane. Il discorso che non possiamo fare una ag-giunta di ragione in rapporto alle opinioni anche rette; perch l'ag-giunta di ragione alle opinioni rette . misurata dalle opinioni rette nella stessa misura in cui le opinioni rette sono misurate dal-1 e aggiu.nta di ragione; e quindi ragionare in questi termini significa non capire che significhi conoscere; non solo; ma peggio ancora con un certo discorsetto della Repubblica, ed sempre Platone, significa fare in fondo il rpto aoid~ il cttci tore di canti::> il rapsodo, ridur-re la filosofia ad essere una cucitrice di canti cio una rapsodiao E si potrebbe dire: ma se proprio il tempo una rapsodia? se proprio il tempo rischia di essere appunto solo questo rpto aoid q:lsto es-sere Rn cucitore di canti perch il tempo pare che sia qualche cosa che dura attraverso tutto ci che sembra del tempo stesso non durare; se volessimo sommariamente cercare di contenere in una definizione

    Mauritius_in_libris

  • 8 -

    nella quale stiamo tutti potrerruno dlrecosi: in fondo il tempo rap-sodia, nel senso platonico, nel senso di un discorso platonico che non era sul tempo e che era per altro ma che possiamo usare per capi-re qu~sto; cio wi cucire canti; per cui i canti sono tanti e sono di-versi, ma il cucire sempre quello: la grandezza classica del papso-do, il dire tutte le cose degli altri.e quindi il fare andare in_giro gli altri attraverso s stesso; ma il tempo non pare che sia quest9 duraxie nel quale il suo essere il suo stesso non durare? Ed evi-dente che quando e se il tempo questo ci che. necessario non il tempo ma sono io. E allora siamo suggestionati da questo modo di vi-vere e di definire il tempo perch definendo in questa maniera il tem-po, ci che definisco necessario sono io, in quanto chiaro che il discorso del durare il quale nel suo essere du.raxie un avere in s il non durare, il passato e il futuro, significa soprattutto che l'u-nica necessit che il tempo mi fa capire non il tempo ma sono io. Questa filantropia, amore dell'uomo!

    Io sarei disposto a dire a un certo punto che tutto questo discor-so debba essere filantropia: amore dell'uomo per s stesso, ma a con-dizione di dovere anche aggiungere che in questo morta la filosofia; cio nell' _amore dell'uomo la _filo_ofia muore; e non la filosofia come filosofia cio come amore _della sapienza. Non questo il problema anche se diciamo filosofia economicamente per dire un termine che tut-ti capiamo, non che questo significhi necessariamente dover essere platonici fino a tal punto da dire che fiiosofia amore della sapien-za per cui ad un certo momento tra l'amore.degli uomini e l'amore del-la sapienza chi non sceglie l'amore degli.uomini? non dovremmo dire sempre chi non ha scelto? Da questo punto di vista non c' presente, c 0 sempre passato; se il discorso in. questi termini l'unico tempo che mi interessa il passato n il presente n il f utu.ro; perch il presente sono io; eilfutu.ro sono ancora io; ma allora il tempo che rimane in questi termini il fatto che io ho sclto sempre l'amore dell'uomo; fra.l'amore della sapienza e l'amore dell'uomo non mi deb-bo illudere che ci sia un momento nel quale scegliere sia scegliere ma debbo capire che c 1 un momento nel quale scegliere significa ~re scelto; cosi come potremmo dire in senso pi generale: scegliere

    Mauritius_in_libris

  • 9

    : ..... ~ "' ...

    sem~e . avere ::rsel to: la scelta sempre un avere scelto perch ci he $Celgo ci.che voglio cio ci che voglio non ~i la scelta come presente ma ci :che scelgo. come presente.; il presente della: scel-

    . ~ . . . . -.

    ta c.i, che scelgo~ E potremmo dire in sen~;o radica-1:,e assol1.1to: se io s~elgo Dio.-. il'pr"esente della ml.a scelta Dio.non la scelta; in r,a,ppqr:t;o a qust presente la scelta sempre passato anzi tu.tte il SllO. ea.ss.ato; alla:- stessa manfera nlla c:i;uale ~e SC_elgo il mnqo il

    - ~ . . . . ~

    mondo ~ ta..tt il mio .presdnte. e in q1.1es-to stesso, sens? _sc,egl~~re il mond,o si:gnl:.fica avere scelto. Per tj1.1est"

  • 10

    so filosofico; per cui tLttto ci che filosofic~ente possibile tu.tto ci che filosoficamente possibile in rapporfo .. a!ia-capacit .... del rapporto nel qu.ale il possibile possibile financo ad essere non possibile; anche il non-pnssibile legato al possibile se il non..pos-sibile significa rapporto al possibile; ma se significa rapporto al

    .,

    possibile ~on sigllifica il discorso del bianco che bianco in rappor-to al z.ero, perch certo se fosse qu.esto sarebbe verbalismo; e qu.esto stesso ' talmente vero che non vero, cio vero ad u.n tale livello per cui il su.o essere vero rimanendo a qu.el livello non ha bisogno di emergere fino a qu.el pu.nto per cu.i dico che vero; nel momento in cu.i cerco di farlo emergere a verit il momento in cu.i lo pongo in crisi. Il discorso semplice: talmente vero che rimane appunto non-vero, cio che deve essere noh-vero a qu.el livello; perci dico il discorso del possibile, del non, e del possibile, non il discor-so per cu.i il rapporto sighifica il rpporto del possibile deciso in consegu.enza e in rapporto al su.o contrario, il non possibile; s~ per caso crediamo che la filosofia sia lo stesso tipo di discorso che f ac-cio qu.ando dico bianco allora la qu.estione u.n'altra; se filosofia significa u.n tipo di discorso simile ai discorsi che non facciamo, per dire bianco allora potremmo dire: possiamo chiu.dere su.bito perch filosofia non ne nascer pi; se per 'caso invece capire il bianco an-che in senso elementare-si-gnif'ica--aver capito t'u:ttrr~dlscorsi che bisogna avere fatti per dire c'he il bianco non bianco, allora in senso filosofico capire il possibile in rapporto al non-possibile si-gnifica capire.la capacit del discorso attraverso la qu.ale si fonda il rapporto, il rapporto come capaci! di rapporto; dico il rapporto non la relazione e nemmeno il riferimento, ma dico lo stato delle re-lazioni e dei riferimenti. Qu.indi qu.ando dico il frapport-91 in qu.esti termini sto dicendo u.no stato di relazioni e di riferimenti nel qu.a-

    ... ----. ....... .... . .. . /. --------- . . ... .

    le stato il tempo se possibile possibile nella stessa mis1.1ra nel-la qu.ale il su.o essere possibile risulter in rapporto al su.o essere

    non non-possibile; ma in qu.anto qu.esto possibile non-possibile derivi dal tempo, ma in qu.anto questo possibile non-possibile sia u.n essere de-rivato per il tempo. Allora occu.parsi del tempo significa occu.parsi della originariet del rapporto; accade per che noi u.omini nel senso

    Mauritius_in_libris

  • 11

    elementare (elementare vuol dire al livello di esistenza nel quale tutti siamo autenticamente o il pi autenticamente possibile) credia-mo di sapere moite cose che se vengono poste in discorso ci turbano; se crediamo di aver capito che cosa il tempo significa per noi come persone che facciamo le cose che facciamo, sembra che questo non deb-ba significare che, consumando il tempo che consumiamo per fare le cose che facciamo, questo consumare il tempo sia nello stesso tempo consumare la originariet dei rapporti o di un rapporto dalla quale originariet io ricavo il mio consumare il tempo. Questo il discor-so del credito che si d ad alcune cose piuttosto che ad altre cose: ma quando consumiamo il tempo in un certo modo per cui consumare il tempo in un certo modo significa fare questo piuttosto che quest'al-tro, che significa consumare il tempo nelle cose che facciamo? E que-sto significa per tutti fare questo piutt()sto che quest'altro; e an-cora: che significa questo piuttosto? Lo stesso significato dell'asi-no di Bu.ridano o significa avere talmente consumato il senso della originariet dei rapporti per cui non mi accorgo pi che quando fac-cio questo piutto~to che quest'altro, questo che faccio significa por-re in problema risolvendola subito, l'originariet dei rapporti? Se vivere non signifia fwnare una sigaretta perch se significa fumare una sigaretta invece lo stesso: invece,, cio !if~ce di, in sostitu-zione della vita consumata in Wl certo modo o in quel modo, in vece lo stesso perch indubbiamente avr molte ragioni per cui non debbo

    ayE?~e nessw:i

  • 1 2

    agiremmo:;: ma qu..ando 1-' agire deve diventare discorso,. non contenllto di disco~so, ma discorso, 1 1 ag~re che diventa discorso perchviene ~contato? Solo perch troppo comodo per tlltti i santoni che si fron-teggiano sllquesto f)iano di questioni?

    L'agire che necessariamente consuma la originariet dei rapporti quando emerge come discorso impone che il discorso sia discorso, cio

    ; .; t

    che la originariet dei rapporti sia intatta; allora Wl modo, io non . . ;

    dico che sia il modo, ma un modo inizlaie -di intendere il tempo qu.-sto di cominciare da q11esta riecessit della originariet di rapporti

    -

    che riguardi per intrinsecamente il tempo.

    I-

    .,.t ---- ..

    Mauritius_in_libris

  • - 13 ..

    I - TEMPO E DEFINIZIONE - ===========================

    Il tempo cOme problema se possibile, possibile nel senso della originariet dei rapporti; o nel senso di~ Ll!la origi1'l.ariet dei rapporti che dipende dalla stessa possibilit del te_mpo; qlll.ndi la possibilit del tempo come problema legata alla stessa possibilit della originariet dei rapporti che a su.a volta per legata o dovreb~ be venir .fu.ori proprio dal tempo, E a_~_1.?.E~~~ .:_siste u.n problema esi-stenziale del tempo1'Possiamo problematizzare il tempo esistenzialmen-te?.Il tempo problematico in senso esistenziale? E se problemati-co in senso esistenziale, in che senso qu.e:sta su.a problematicit esi-stenziale, talmente legata all'esistenza da essere necessitante nei confronti del pensare l'esistenza? La esis:tenzialit del problema .del tempo Ll!la esistenzialit del problema del tempo che anche tale in rapporto alla possibilit di pensare a sua volta la esistenzialit del problema del tempo; si potrebbe dire che il tempo soltanto u.n problema nel significato nel qu.ale il problema -problema .Per l'esi-stere e nell'ambito di ci che per l'esistere problema (o tu.tto qu.e-sto dovrebbe riu.scire ad implicaJ:>e) il pensare, non gi il pensare il tempo, ma il pensare la esistenzialit del tempo. Cio: il pensare questo il riuscire 'a comprendere u.n problema del tempo come proble-ma e:]i:C~enziale ~he poi dovrebbe potere significare riu.scire a non ricomprendere qu.sto stesso avere compreso la ~sistenzialit del pro-blema del tempo: il tmpo nella su.a ipotetica possibilit di proble-ma esistenziale se com~ possibilit, u.na possibilit ~egata non solo al fatto di essere problema in senso esistenziale (di potere es-sere qualche cosa che io problematizzo soltanto perch esista)non

    . I

    soltanto qu.esto perch anche se fosse soltanto.qu.esto e anche se si ridu.cesse a q!lesto, qu.esto stesso significherebbe il su.o essere com-preso come problema esistenziale; qu.indi la stessa esistenzialit del problema.del tempo implica un comprendere qu.esta esistenzialit che poi qu.ando compresa, a u.n certo momento deve ridare la stessa esi-

    Mauritius_in_libris

  • 14 -

    stenzialit pura del tempo come problema: lln. avere compreso che non posso rico~rendere perch se io ricomprendessi. ~on-vivr-ei mai il tem-po esistenzia1mente.

    Al li vello esistenziale .i.ruittu1.e senso all:ora si-,-pu&- pa.:t!lar.e del problema del tempo? Al livello esistenziale si pu parlare di proble-ma del tempo nello stesso senso nel quale storicamente se ne fatto lln problema filosofico, e pu ~embrare paradossale. Al livello esisten-ziale si pu parlare del tempo nello stesso senso nel quale storica-mente, non teoreticamente o criticamente, ma storicamente stato pos-sibile fare del tempo lln. problema filosofico. E dunque vivere il tem-po esistenzialmente avere fatto filosofia, non fare filosofia; vi-vere esistenzialmente il tempo tutta la filosofia-che stata fatta fino a qu.el pLIDto nel quale il mio un esistere consapevole di s come tempo; o di s come esistenzialit problematizzata nel tempo. In-fatti tra le domande filosofiche o fra le cosiddette domande filosofi-che, l'unica domanda possibile potrebbe essere questa: che cosa il tempo? e dico fra le domande filosofiche che teorticamente non che non sono possibili, ma non sono; allora fra le domande cosiddette fi-losofiche che da u.n punto di vista teoretico radicale non sono, anche quando sono, da questo stesso punto di vista, l'unica domanda forse che potremmo assumere o accettare come filosofica proprio questa: che cosa il tempo? Ma perch? Perch quando chiedo che cosa il tempo non ho bisogno di fare filosofia negli stessi termini nei qua-li avere fatto tutta la filosofia che storicamente stata fatta si-gnifica farmi fare qusta domanda ma farmi fare questa domanda signi-fica non potere fare filosofia. Il discorso- si sta attorcigliando, ma necessario dal punto di vista del tempo: il tempo inteso nella sua domanda, assunto nella domanda del tempo, pare che sia la forma pi congeniale e pi ovvia di fare del tempo un problema o il proble-ma filosofico; per il che quando arriviamo a questa domanda, questa domanda interessa l'esistenza nella sua esistenzialit ma interessan-do .fu~esistenza nella sua esistenzialit, interessa l'esistenza nella sua esistenzialit in quanto la esistenzialit della esistenza a sua volta un modo di porre in problema proprio il tempo; perch diver-samente non avrebbe senso che io mi chieda che cosa il tempo. E

    Mauritius_in_libris

  • - :.15

    d'altra parte io non posso non chiedere questo fuori dall'esistenza: quindi il chiedere che cosa sia il tempo identicamente u.n essere in problema, an porre problema nella misll?'a in cui ci nel quale que-sto porre problema possibile a sua volta impossibile come proble-ma perch.la esistenzialit dell'esistenza se problema non ; allo-ra, da questo punto di vista, il momento nel quale il tempo arriva a11esistenza nella sua esistenzialit il momento nel quale arriva-re a11cesistenza nella sua esistenzialit significa chiedersi che co-sa il tempoo Ma chiedersi che cosa il tempo, nella misura in cui appanto sono riuscito ad avere come passato tutta la filosofia sul tempo o

    Questo non significa che deve sapere rispondere; non interessa la risposta, non interessa che debbo sapere che cosa il tempo per

    Platone o per Aristotele o che cosa il tempo per s. Tommaso, anche perch i filoni di pensiero.filosofico sul tempo sono due fondamental-mente z uno ari_s!o!_e~~-~~-~-~?_i~c:'l:e.~_!_~ !l~_t_uralistico e ano ag~!:;'!=~~~~

    ~osi~~~t:t? __ ~P.~E.~ :t~~-~~s!!_co, interioristico; e per c' anche u.n filo-ne sotterraneo non molto scoperto che cerca di far capire come lo stes-so-filone 5.nterioristico sul tempo non sia che u.na esplicitazione di quello che anche nel filone cosiddetto naturalistico aristotelico sul tempo gi presente; la scoperta della coscienza come sede della du-rata non ana scoperta che pu. non essere addebitata anche ad Aristo-tele se leggiamo Aristotele in wi certo modo. Non interessa per ora andare alla specificazione di queste ternatiqhe s_to:riografiche e cri-tiche; in fondo filosoficamente i filoni critici sul tempo sono tali per cui ad wi certo momento il tempo tutto, pu essere paradossale il discorsor il tempo che:interessa la mia esistenzialit, tutta la filosofia che stata fatta. Il documento storico testuale c; il padre del documento Kant e il figlio H_e~~~~!:J~!; cio quando sap-piamo che kantianamente il tempo ci che stata chiamata la atti-vit temporalizzatrice, pi rigorosamente ancora: il soggetto nella sua attivit temporalizzatrice, abbiamo detto quello che Heidegger

    "' pi letteralmente e anche perci pi ingenuamente e perci ancora pi autenticamente dice quando sostiene che dire tempo significa dire: io pensor dire tempo significa dire io penso; per io che dico che

    Mauritius_in_libris

  • 16

    il tempo !dire io penso sono anche io che esisto; ci il tlltto contenllto nel mio __ ,esistere. non solo perch sono uomo o sono finito ma perch il tempo mi interessa nella misllI'a nella qllale misllrare il tempo a Slla VOlta essere mislirato dal tempo; il tempo che io miSllrO il tempo che misllra me, il tempo che misllI'a il mio agire. Allora qllando noi leggiamo che l'epilogo della filosofia slll tempo la iden-tificazione tra l9 io penso e il tempo stesso, noi leggiamo la pi grossa tautologia sistematica che sia stata inlltilmente scritta Sllllo

    ai"gomento~ perch st:i,.amo leggendo la identificazione della identit _,-

    non gi con s stessa ma con altro o addirittllI'a con ci nel quale essa l'identit. Tlltto il discorso filosofico che ha tentato di pro-blematizzare l'io per capire il pensare, come se fosse il discorso filosofico che qllando arrivato a capire l'io come io penso, e qllin-di Cart~si~?_dovr~ capire soltanto che la identificazione della iden-tit, cio io) ma non l'io come io pll?'o~ l'io alla maniera cartesiana, l'io cor.1e cogito l'identit identificata. Capire che la identifica-zione della identit significa ~vere identificato l'identit identi-ficando altro e che qllesto altro ~ il tempo e :non solo qllesto altro il tempo ma qllesto altro il tempo in qllanto nl tempo e come tem-po l~io a slla volta si redllplica come esistenza, allora torna fllo~i malamente e peggio il discorso delle sostanze divise; io penso e io sisto; la du.alit cartesiana, il mio essere corpo e il mio essere _ ?.Pirito! Interessa che di qllesto possa rendersi conto esistenzialmen-te e non esistenzialistica.mente; perch appllnto rendersi conto di que-sto esisten?iialisticamente significa pretendere di f a"t'e della identi-t f~a il teml?.9, e l~i penso una filosofia o l'unica filosofia possi-bile. Invece qllesta identit tra il tempo e Pio penso quella coB-scenza esistenziale che inerente alla esistenza stessa come esisten-"Za esistente" E allora: il momento nel qllale possiamo chiedere che cosa il tempo, il momento nel qllale tlltta la filosofia riceve il su.o passato e :non dall'io come io penso, ma dalPio come esistente, perch la risposta al chiedere che cosa il tempo la d l~esistente .:non il pensante o E 0 qu.) il paradosso: il pensiero mi serve, in qllesto caso :A ella rriisu.ra nella qu.ale esso lo strwnento logico~ formale cri-tic attraverso 'il qllal'.e il tempo emerge come problema; qu.ando il tem-

    Mauritius_in_libris

  • 17

    po emerge come problema, il suo emergere la domanda, ma quando la domanda posta la domanda ha la sua risposta nella mia stessa esisten-za.; la risposta al chiedere che cosa il tempo sorio io non 'gi come io penso ma come io esistente; allora la mia stessa esistenza la ri-sposta a questa domanda, ma se la mia .stessa esistenza la risposta a questa domanda, la mia stessa esistenza rischia di diventare un mo-do di far~ filosofia in quel.modo per,clli fare filosofia a questa ma-niera significa dover capire che non bisogna fare filosofia a questa maniera; perch che filosofia quella la quale tutte le risposte I . che io sono in quanto esistente? Potremmo dire: tutta la filosofi che possiamo chiamare _esistenzial~_smQ_, il peggiore dei sistemi perch il sistema dell'esistenza. La filosofia in questo senso e in questo,

    ..

    aso sarebbe il sistema dell'esistenza ma a patto della ragione segre-tamente nascosta nella identit fra l'io e il tempo stesso; ma questa identit in fondo una .. ripetizione: is..J.~~:1.!ifco i~~iden_~JJ}-~rch capisco che il temf?O l' io_.E.gnso; ma quando h> identificato la iden-~ - -- - - .-~ - -- _____ ...;;:z:-

    tit, identificare l'identit significa reduplicarla; il mio essere esistente da questo punto di vista il mio trovarmi reduplica'to dal-

    . .. ~ la filosofia che r)n riesco a fare al limi te del pensiero; l'essere esistenti pu essere solo questo; c' e-51s-ter-;ne1-Senso-el:emen.tare, pu essere questo trovarsi' reduplicato non questo trovarsi in vita (pe:rch per trov~i in vita basta che prenda una tazza di caff o che faccia tutto allo stesso modo come prendere una tazza di cff), si che trovandomi in vita il mio trovarmi in vita vuole essere il .significato globale di me stesso cio la esistenzialit dell'esisten-zao Su questo piano di qu~stioni posso trovarmi reduplicato in -que'l-modo per cui se mi trovo reduplicato, ecco il problema autentico del-

    . ' . .

    le uomo come esistente, per _c~rcare di comprendere questo mio essere reduplicato, per cercare di possedere il mio trovarmi reduplicato cio

    i~ mio.trovarmi doppio nei confronti del tempo e dell 2 io pensop potreb-be bastarci l'essere come identit del tempo e dell'io penso; perch se siamo identit al livello dell'io penso, potremmo dire che se sia-mo finalmente quella id~ntit che conqllista s stessa al livello del

    pensie~o~ non solo: ma che conquistando s stessa al livello del pen-siero, a questo livello riesce a trascinare il tempo~ non solo ma rie-

    Mauritius_in_libris

  • 18

    sce addirittura a inchiodare il tempo come uno dei termini attraver-so il q~ale io arrivo al pensiero per cui dal pensiero come io al tem-po come tempo mio, dal tempo come tempo mio al pensiero come io penso, al tempo in generale nel qu~lE? tutt.t_~.tarno questa identit, dovremmo concludere che di questo basta e avanza! Saremmo al massimo della di-gnit dell'uomo; come succede invece che questo non solo non basta e non avanza, ma questo si reduplica cio raddoppia s stes.so per cui il mio essere esistente non la identit tra il tempo e l'io penso ma il mio essere esistente il mio divdermi, il dividersi da qual-che cosa1 dalla identit nella quale tempo e io penso coincidono7 Se questo non u.n reduplicare o reduplicarsi, ma un essere reduplicato cio se questo necessario in quanto la identificazione della iden-tit non serve alla stessa identit (perci la reduplicazione) in quan-to se la iSl.enti t in que?to caso . ia identit attraverso la identifi-cazione; tempo = io penso,. cio la coscienza, se questo, questo si-gnifica una identit che ha davanti a s e dietro di s u.na operazio-ne che la identificazione; il tempo com~ termine attraverso il qua-le l'io arri va a dire io penso, significa che il momento nel -.quale l'io dice io penso il momento nel quale dire io penso significa s_-vere identificato il tempo all'io ~enso, non in.senso solamente for-male, grammaticale: questa proposizione io penso assunta grammatical-mente e proposizionalrnente che cosa se non un modo di dire che pre-tende di avere valore universale assoluto per tutti quelli che posso-no dire io penso? ma non soltanto, in questo senso e da questo punto di vista ma in senso pi sostanziale: il momento nel quale l'io iden-tifica s come io penso 9 il momento nei quale identificare s come io penso avere assunto il tempo come termine attraverso il quale questa identificazione possibile. Il tempo allora una operazione, una operazione attraverso la quale l'io raggiunge la identit attra-verso la identificazione; ma se l'identit arriva a s stessa attra-verso l'identificazione e se arrivando a s stessa. attraverso la iden-tificazione il fatto stesso di arrivare a s stessa attraverso la i-

    .. -

    dentificazione significa io penso, io penso poi significa dovere ri-vedere l'operazione attraverso la quale stato possibile la identi-ficazione della iden.ti t. Quando il Fichte dice che 11 autocoscienza

    Mauritius_in_libris

  • 19

    u.n fatto talmente assoluto da non ,potere essere dimostrata e da non dovere essere dimostrata ma su c~i posso fondare t11tte le dimostrazio-

    ni cori.seguenti: e allora _quando il F1chte sostiene che }- '~_o,_g_9!1~~--l:Jop in f~ndo _dice che la -identificazione della identit al livello dello io ~ome. io penso .significa .::t parte. delP io la n~c2ssi t d~ compren-dere questo stesso. Ma al livello esistn~iale~ che non quello fich-

    .. .

    til.l}C~ q1.,ia_.,,do l'io Vio~~E_Q., l'essere dell'io come }.2.)2.~.!'.'!:..S..2. ta-le in ra.2porto a.l tempo ma quando tale in re.ppm.:to e.l tempo tale in_r~pporto alla operazione attraverso la q11a1e l'identit: vive l'i-denti.ficazione_;. ma p 0"\ic"h l'identit non identit 110rmaler cio io

    . . . .

    sonp o _io es5.sto, ma 1-'identit straordinaria, io pensop. chiaro che questa identit si rivolge sulla stessa operazione eh.~ J~ha fatta nascere. e cio sLLl tempo: rivolgendosi sul temp"!" poich l' ilenti t

    io nasce dalla identificazione del tempo all'io com\penso~ da q1t1esto punto .i vi.sta: io non posso pi se.pe:".' che cosa sia il teJnpoo. Q1.,_e.st"'l modo di filosofare cos (}.n modo di rcnde:i'.'e impossibi_le e imp.ensbi-le la filosof.ia de]. tempo~ ni.a il fatto cl1e qu.sto nodo di filosofare l ' -

    significhi .questo non che interessa per una filosofia sue,ssiva, ' "t . t

    i!lteressa per me uomo; interessa me dal panta di vista esis't".rizial, V('>J":'si di~e della mia .anag-.L'afe sto::ica e mon_dana perch questo stes-

    ; ...

    se' che m.i. fa capire parado.ssalrilente che in fondo il _!_~o quella Ol)ere..z5-one att::-ayerso la quale teoreticamente nel senso storico: cio

    -. -. .

    nel .senso di. 1.m certo complesso di problemi che stor'ica.rnente sono sta-ti d2trminati i.n questa rnanie11 a, -quella operazi~ne ~tt:!'averso la quale teoreticamente l'identit conq.uista:una su.a' identificazione at-

    traverso la quale sembra che sia :abb.:..stanz pc.ciffc e ~wio il siste-mare le cose. in maniera che io possa,dire io penso:- i:'.ltendendo in que-sto che ;L;i. mio es.sere io pensQ sia u.n essere esistente: te.oreticamen-te~ e allora dico teoreticamente questo stesso significa facendo fi-losofia in qLlesto modo non potere fare filosofia, ma facendola in que-'sto mcdo:; filosofare in questo modo ci per cui qu.esto stes~ filo-sofare !::lgn.:i.fica non potere filosofare .. Non sto dicendo che questa

    non filosofia perch la filosofia qu.esto o questcaltror il discor-so u.n al t:t."o; questo stesso fare filosofia nel SLlO st:'ssd essere que-sto r':: no:1. potere fre filosofia perch la dichiarazione agostiniana~

    Mauritius_in_libris

  • - 20 -

    se nessLmo mi interroga so cos' il tempo, ma se qualcllno mi interro-ga sul tempo non so dire c.he cosa sia il tempo, una espressione, questa agostiniana, che desll!lta, non assunta dal contesto filosofico che vuole esprimere in Agostino diventa una filosofia. Ma se qualcuno mi interroga che significa? se io debbo.astrarre il tempo da tutto ci che il tempo ,da tutto Ci nel quale io sono nel tempo e come tempo, io non sapr pi che cosa il tempo;cio se io debbo cercare di ca.Pir la operazion attraverso la quale la -identit viene identi-ficata io non potr pi sapere che cosa il tempo perch proprio que-sta operazione il tempo; se invece non mi si interroga io so che cosa il tempo perch, ecco tutta la filosofia successiva, io penso; non_ag9stinianamente soltanto1 perch io sono creatura fornita di mens e ratio per cui poi secondo tutto il discorso successivo io sono co-sciente di me, non perch sono la memoria assoluta come coscienziali-t assoluta, passato e fil.turo che non esistono se non come presente, ma perch io penso e basta, solo perch io penso; e se solo perch io penso, io penso che vuol dire? Perch appll!lto .in questa maniera il pensare, da questo punto di vista, l'unico modo che mi rmmane per potere fareiel tempo llna domanda che come domanda ha un suo senso; quando mi chiedo che cosa' il tempo, io so gi cije cosa il tempo; quando arrivo a questa dcimanda fondamentale; che cosa il tempo, la verit di questa domanda fondamentale non sta nelle risposte che dar ma sta nella domanda stessa: la risposta sono io come io penso. Il circolo vizioso; io penso sono quella identit identificata attra-verso quel termine che il tempo, ma allora la identit identificata un modo di porre in crisi proprio quel termine dal quale l'identit riceve la sua identificazione; allora vero che posso dire che cosa il tempo ma altrettanto vero che posso dire che cosa il tempo perch io penso; e io penso qui significa identit identificata; se a questo punto il discorso in questi termini, ha senso chiedersi che cosa il tempo? dato che il senso di questo chiedersi che cosa sia il tempo, sar sempre io anzi sono talmente stato io che sar sem-pre io. A questo punto il disc.orso si capovolge parados:;almente: tut-ta la filosofia che costruisce questa situazione tematizza il presen-te o intende il tempo come presente; le conclusioni di questo modo di

    Mauritius_in_libris

  • 21 -

    tematizzare il tempo sono un rendere il presente non presente, perch sono un condizionare il senso del tempo al passato e al futu.ro perch il senso di questa domanda stato in maniera tale che sar sempre ed stato sempre. Perch stato? Perch il senso di questa domanda tutte le filosofie che come passato storico che mi riguarda mi dicono cos' il tempo; ma quando mi hanno detto che cosa il tempo~ questo dirmi che cosa il temp mandare nel futu.ro questo stesso dirmi perch ci che mi dicono sono io; la risposta che danno al tempo sono io, cio il presente . Era pi cauto Pascal quando diceva che i gior-ni sono i giorni dell'anima e diceva la stessa cosa, per in un modo diverso per cui q~esto modo diverso pu ingannare o pu suggestionar-mi talmente da permettermi di non fare filosofia; e quando riusciamo a non farla la filosofia, questo riuscire a non farla gi un riusci-re a qualche cosa; tanto che la grandezza di Pascal consiste apasca-lianamen te nell'usare Pascal come il modo migliore, umanamente parlan-do, di riuscire a non fare filosofia e allora quando Pascal mi dice che i giorni veri sono quelli dell'anima intende dire tutto il discor-so a~ostiniano contratto in una biografia assoluta che sono sempre io, che r~guarda me stesso, senza avere bisogno di avere ci nel quale

    q~esta biografia capisce le ragioni per le quali deve essere scritta; e tenendosi invece dentro di s in quel modo per cui non ha bisogno di essere scr1tta. se leggiamo i mistici, e quando dico i mistici di-co anche Pascal, da questo punto di vista che cosa leggiamo se non questa biografia che non ha bisogno delle ragioni per le quali essa deve essere scritta?. Quando in certe pagine di certi mistici si sta a leggere nella pagina una sorta di spietata tragedia fra chi parla e chi ascolta per cui a un certo punto la parola manca, e mancando la parola manca tutto (manca l'esperienza, e poi l'esperienza ricomincia, e si dice; vero l'esperienza mistica non pu essere ritrasmessa, e l'esperienza mia pu essere ritrasmessa?) quando leggiamo queste pagi-ne leggiamo questa contrazione assoltita del tempo come problema per cui riusciamo a non fare filosofia ma non perch io poi non posso e-sprimere ci che i mistici vivono perch non sono mistico; e non ci sonQ le cose che appartengono a ni in maniera tale che non possano

    e~sere espresse alla stessa maniera dell'esperienza mistica? perch

    Mauritius_in_libris

  • 22

    sono quella biografia di me che non ha le ragioni per cui deve essere scritta, cio per cui deve andare a capire le ragioni per le quali deve distinguere s da s; noi perci siamo fratelli sia dei mistici sia degli antimistici e perci tra i mistici e il contrario dei mi-stici, lruomo una specie di strada che pu aiutare a camminare anche il mistico, alla stessa maniera come pu aiutare a camminare anche il dannato; e q~esto significa che posso essere io sia dannato sia misti-co ma solo per questo, perch come uomo posso essere questa strada su ct,.i pu camminare sia di me la esperienza rruhstica sia di me il contra-rio ma sempre su questa stradao

    Sia~o sempre fratelli da questo punto di vista non perch abbia-mo vincoli o soprannat!ll'ali o nat!ll'alit non per questo; se vogliamo far capire a noi, in generale perch siamo fratelli facciamo presto a dire~ per~h siamo figli di Dio o della societ (che lo stesso dis:::o:rso),, Q1Jesto non basta perch quello poi sia .fraternit perch questo il modo attraverso il quale la fraternit difficile; ora pu bastare che per capire questo, questo stesso sia difficile, pu bastare~ ma pu a.nche non bastare e quandq .!l()n basta che qu.esto sia difficile ccminciano i guai tanto vero che le rissepi feroci sono semp:re tra .. fratelli" perch il bisticcio tra fratelli significa la 'vi-sibilit che non mi basta pi~ ho bisogno di altro, anche di negare 1a visibilit e Caino ammazza Abelery Il fatto che noi: nasciamo da Caino;; voglio .dire che l'uomo nasce da un rescissione dei vincoli visibili; questo vuol dire che il bene dovr andarlo a cercare; per-

    ' ch i.1 bene l'ho L'..CCi SO per potere nascere o Per questo credo che il tema del sacrificio naturalmente congeniale a quasi tutte le pi g:"'.osse: esperienze religiose; non il tema del sacrificio nel senso fe-tistico:: sacri:ficb:m a n dio assurdo che cerco di placare con un sa-cri.fico; 2.:_(!rifico a me :Stesso perche la mia origine come se fo~se

    CO!ld~~~:..O~?-t~alla rescissione della v,j.sibili t;, Questo accade sempre~ i) ... mqnc:1tp in cu.i mio padre nasce il momento nel quale io' sono riu-

    , ; . sci to .a .:r:escindere qLl..el vincolo visibile; allo:r.a in qUel momento na-

    ! I ~ ' .

    sce m5.o padre~ e in qllel mo;nento nasco anch~io; poich un nscere co.otemt)o:raneo, chia1'0 che essendo U.n nascere contemporneo, essendo

    " ~

    t'l! . . "lasce~e che .::.mplica pi di un termine 1 sembra che l. lotta sia ne-Mauritius_in_libris

  • 23

    cessariamente assolllta: o tu o io; non t.'~Ll.~; perch non tLl e io'? Ma se sei mio padre e io sono tuo figlio co:ne possimno dire tu. e io? Ma stato gi detto e perci sono tuo figlio; e se ir~vGc2 non lo di-co pi~ perci o tu. o io.

    Il discorso a questo pl.ltlto tale per cv.i ::.1 tempo. qL1esta ope- razione attraverso la qu.ale le filoso.Pie che rieo:.:-;co a f

  • 24

    non posso fare a me9,0 di questo perch la rosa per e.sserc ge.J.1.3. non p11 non essere come ~ra; cio come qualche cosa. che "'iedo: che to'.:"::-::,-:-., e t11tto qu.esto significa la su.a .stessa mo:,:.:c; non posso :rez:cle:'.'e J..:: rosa eterna come bellezza .e questo vale pe1' ttAt"':o c::. che nei:~ ';.; a;;i~~ a questo li vello; forse tu.tto ci che di no:~ J.i;. tere3sa ;;E:~; 2ms,:. ~~'2 :-: .. ':l~. ci che ci sfugge continv.a.'nente de.lle ma.n5. r2:':.: te; qu.esto il mestiere del poeta; e conte..-npla:ce la n~m.1te -::rr.J.oJ. di:-c. ..'..2.~ sciare la fragilit a s stessa; che \a condiz~.01:1.e pc:" cc:d. ci che contemplo muore ~e per CL1.i cj che essendo conterr2latc p:rop~::.o pc:;' questo muore, proprio pe!' qu.esto bGllo:? qu.2110 che c.hJ.2:"'.i2x1.o 1--ellc ..

    Poeticamente ;il poeta il con-:.:emp1atore della mo:r ;::e pcT r..c:.tic-- re; per cu.i diremmo a qu.esta ma.nie:ria;. in fondo tr;.t~o il r:1esti.ere cl

  • 25 -

    . '

    I .

    disgrazia che 'non possiamo fare, di qu~t~L _il ~QstrQ, viagg~~; ,il no-stro viaggio noi dobbiamo farlo per i fatti nos.tri, cosi cqme il _poe-

    . ,. . . . . J '

    ''

    ta l'ha fa-t:t;o.per i fatti .suoi; cio artche il poeta p11 esse.I'e il ~-.: ~..... :~ . .-- .........

    pagno di s stesso ma anche il poeta non puridl.ll're in que;Sto il suo viaggio cio' il sllo-~s:ister~; allora. se .l'esistere possibile da qu.e-

    - '{'

    sto punto di vista, da _qu.esto punto dL v,i.sta l'esistere_ uh modo di ',-,_.,. ' -......... : / ' I

    porre in crisi il tempo; proprio perch ,il tempO sembra che teoreti-camente sia 1 1 elemento pi congeniale per potere arrivare al~a ~su.bli-

    ' . ' :. ma~ione dell 1 esistere: io pns; il tempo _ci che esi'.sten~i:alninte avremmo a portata di mano ini maniera talmente naturale che u.sare--.i:-~----

    , ' ' -... '

    tempo significa essere pieni di dignit as-~olL1.ta: io genso._. Al,lora se il tempo qu.esto e che. sia qu.esto provato dal fatto che:io esisto, e io non potrei esistei"e se ii' mio esist~.re non fosse qu.es~a consumo del tempo; se il tempo qu.esto ~hiaro che il tempo:pu. ~ssere ri-dotto ad una funzione attrave-rso la qu.ale non mi interessa n il tem-.

    --po n il non tempo, rr:ia mi interessa, l'io penso; cio mi interessa la, dignit .dell' tomo. Ma_ 9u.esta _ f~~~~!:i:'.9.Pi~, e lo in senso tanto pi negativo qt.tanto pi sistema; .da qu.esto punto di ;vista f{ei:~~~e:r __ p. ess?te il teorico di qL1.esta filantropia~ questo filantropia e ~.io amore dell'uomo reso sistematico, ma se amore dell'uomo reso siste-matico noi avrefllffio anche il diritto di dire: ma l'io penso non a sl1a v~lta de11u.om0 l'azione che potremmo chiamare pi fpndaJllentle? Il pu. essere un azione o le azioni sono soltanto qu.alunqu.e cosa vo-gliamo da qu.alu.nqL1.e: punto di vista .ma comunqu.e tu.tto qu.~llo che non il pensare cio tu.tto qu.ello che non il nostro essere io penso? Vero che ci affrettiamo a dire su.bito: io penso vuol dire io sono coscient di me, ma la radice .qu.al che io penso o non un azione per s stessa? pu. essere assu.nto cortie un agire. come u.nazione fon-damentale? Cio: l'u.omo inteso come io penso, co,s u.nazione fonda-mentale per s stesso? Perch io penso assu.nto in qu.esta maniera lin discorso veramente cattiv6, cio veramente negativo: dire io pen~ so senza capacit di nega'zione; perch dire io penso nop, __ significa dire ci che di me comprendo in assolu.to significa soltanto qu.ella identit identificata. Qll.ando .. noi possiamo chiederci a qu.esta; manier~: ma allora io penso cos' un:azione? cio concettu.alizzare l'io .fino :~:'

    Mauritius_in_libris

  • 26

    a qllesto pu.ntqcos' concettllalizzare t.m'azione? ma se concettllaliz-zare u.n' aziarie, concettllalizzare qllesta azione che 1' io penso essen-do l'io penso-ci ch io sono come qllesta identit identificata, iden-tificare questa identit identificata all'azione, non significa iden-tificare qllesta identit identificata ad !lna azione fondamentale? Io penso VllOl dire io sono in assolllto? ~6 sono assollltamente? per clli.

    r

    l pensare :se pll essere ass!lnto ome !lna azione o come l azione, .fon-damentale, qllesta azione fondamentale che cosa pll essere se non il mio essere? E da che cosa? E qllora ricomincia il discorso; allora non vero che l'io penso blocca, cio u.n'pu.nto fermo dal qllale pos-so partire; allora non vero.che l'io penso , cartesianamente, il principio di s stsso;cio io in quanto ens cogitans sono il prin-cipio di me stesso significa che io in qllanto ens cogitans sono il principio di me stesso distingllendo me stesso; cio io in qllanto ens

    I

    cogi tan.s'. non sono io. Se leggiamo Cartesio in lln certo modo, :il discor-so paradossale fino a qllesto pllnto: io essendo ens cogitans, posso essere ens cogitans perch non sono io; che significa c'heio in qllan-to ens co~i tans sono il principio di me stesso ed essendo principio di me stesso perci io non sono io, ma perc~ se io assllffiessi l'iden-tit tra l'io che sono io come ens cogi tans e 1' io, io perderei me stesso; invece l'ens cogitans mi interessa in qllanto appartiene alla mia Ichhei t direbbe il Fidi.te, cio al mio essere di me sfesso; ma

    .

    se io sono io, in questi termini, il mio essere io in questi termini significa identit assolllta fra me e me; talmente assoi'llta per cui 1 1 io come ens cogi tans si identifica assollltamente a s stesso e come fa a distingllersi da s stesso? Lo capi il Fichte quando capi che la.

    . .

    eyutocos~ienza non poteva essere il principio; il principio la co-scienza; come dire: posso proporre ci che rapporto come principio se ci che ra~porto significa tenere assieme i dlle termini del rap-porto; allora se il !apporto ad essere principio, il rapport come principio significa che non principio; il rapporto come principio significa solo che il rapporto come principio non principio; la te-si aristotelica ripresa.da s. Tommaso: primllm principillm inderilostra-

    _bile est; non nel senso solo formalistico: non si pll dimostrare hl primo principio perch partiamo da qllalche cosa che non possiamo di-

    Mauritius_in_libris

  • 27

    mostrare; ma in qllestaltro senso: il principio attraverso il q(lale il rapporto rapporto se il rapporto non pil essere princip~o. Qtte-sto lo posso cap~re dal pl.lnto di vista dell'io; perch dal punto di vista del.1 1 io essere come ens cogi tans significa come ~~ .se esse-re come ens cogitans significa essere. principio,. e dal punto di vista del tempo essere come .ens cagitans significa' essere principio in rap-porto all'io e in rapporto al tempo o meglio in rapporto.all'io in qllel modo per cui il rapporto all'io significa capire il tempo come nascita di qllesti rapporti. In .fondo, si dice, eh~ il tempo quello insieme di rapporti sllccessivi che io o sono capace di vivere opp_re dai qllali sono vissllto;, ma comllnqlle sempre qllesto: il tempo que-sto scorrer.e dei rapporti, nel qllale qllello che rimane vero l'io; ma vero p~rch .il tempo e qllello che rimane non vero non perch mai comprensibile proprio il tempo. Proviamo a definire che cosa sia il tlnpo e non potremo definirlo perh de.finendo il, tempo definiamo.il tempo come ci che esso, non : e ~llesta sentenza comune. E allora come possibile la d~finizione del tempo e in che senso .la domanda su.l tempo u.na domanda'?

    Mauritius_in_libris

  • 28

    secondo il discorso fatto, in qualc~e modo dovrebbe essere stato chiaro coine si arrivati a proporre come questione l_a questione :del- la definizione del tempo e tlel significato della eventuale domanda sul tempo; dal punto di vista.del discorso che tengo da diver~i anni,

    .. - ............. .

    la domanda sul piano teoretico puro un discorso pregiudiziale alla filosofia in maniera tale da precludere la filpsofia; chiedersi qual-che cosa di qualche cosa significa in verit precludere la filosofia. Potremmo addirittura dire: significa addirittura una dimensione cri-tica del discorso filosofico che stata sistemata in maniera assolu-ta da Kant fino a tal punto per cui p-ossiamo dire: la dimensione cri-tica del discorso filosofico, pervenuta a Kant, _diventata critici-stica; chiedere non solo nel senso comune ma anche nel senso della cattiva sofistica 3antiana se sia possibile una metafisica come scien-za, significa fare un discorso che kantianamente .. stato un discorso criticistico e che prima di Kant poteva ancora essere critico: tale cio da non dovere essere teorizzato e assunto come sistema di s x

    . .. ;.

    stesso. Per dal punto di vist&J; esistenziale, o della esiste_nza in rapporto a s stessa, il rapporto tra criticismo e critica o critici-t e criticit del criticismo un rapporto che viene espulso: non abbiamo bisogno n di aver letto Cartesio n di riuscire a leggere Kant per porre esistenzialmente le domande che interessano l'esisten-za. Da questo punto di vista la domanda sul tempo l'unica domanda che in qualche maniera, da un punto di vista filosofico generale, possibile perch l'unica domanda che l'esistenza pu impegnare nei confronti di s stessa quando domanda qualche cosa sul tempo. E' im-portante notare allora che alla domanda sul tempo siamo arrivati non gi assumendo il tempo, non gi impegnando il discorso sul tempo, ma impegnando il discorso su quello che nel discorso dovrebbe essere la garanzia della domanda sul tempo, cio impegnando l'io penso; la do-manda sul tempo ha un senso nella misura nella quale l'io penso ha ricevuto un senso talmente assoluto da potere essere, esso, il prin-cipio di un domandare che a un certo momento possiamo conglobare in quell'unica domanda assoluta fondamentale che si chiama la domanda sul tempo. Questo spiega perch il discorso precedente stato tutto

    Mauritius_in_libris

  • - 31

    se l'io stesso nel proporre s stesso propone??e_a s ?t~?$O u.na_di~visione immanente che lo riguarda. non gi !!,el su.o prinsirio ma in ci che di questo principio come io: cio il .swn e l' ens. Io sono ente

    . . - ---

    pensante; quando diciamo:io sono ente pensante, per volere stare a delimitare il discorso come vuole far~ Cartesio, io sto parlando dice Cartesio, non dell'essere in generale, non del swn come il swn dello ego aS$0lU.tO ma del sum come il SJn ci:ie: Lill ente per pensnte; qu.an-do Cartesio precisa in questi terrruimi, Cartesio comprende.che il swn nei con.fronti de11ens e 1 1 ens nei confronti del swn come se aves-sero -giocato una partita mta.f isica ne11 interno del principio da cui nascono che poi il mondo la storia 1 9 agire, cio l'esistenzialit del-

    .,,.'' .

    l'essere, dovrebbe riuscire a regolare., La condizione per la quale l'io pu proporre s stesso a s stes-

    so non la situazione nella quale l'io verifica questo avere propo-sto 'S stesso a s stesso;, perch la condizione nella quale l'io pro-pone s stesso as stesso il principio come identit assoluta;- la .si t11azione nella quale questo proporsi dell'io a s stesso verifica qU:esta assolutezza della identit originaria la, situazione nella quale l'io diviso tra il su.m e l'essere; cio tra ii swn che lo ri-

    ..

    guarda come copula, come u.n modo di coniugare l'essere e 1 1 ens che lo riguarda come il blocco di questa coniugazio~e; perch 1 1 ego non pu rimanere ego su.m: perch quando l'ego rimane ego swn rimanere al .sum significa avere. bl9ccatcr~ l'esse nel swn non solo e 1 1 esse nell 1 e--go; se diciamo ego swn, dobbiamo tradurre io sono ma se traduciamo io sono, dire io sono signi.f ica predicare in assoluto qualche cosa di altrettanto assoluto in rapporto a qualche altra cosa di altrettanto assoluto. Se l'io potesse diredi s stesso: ego swn, dire di s stes-so ego swn sarebbe lo stesso che dire niente e cio il nulla fino a1 niente; e cio la nientificazione che possibile soltanto a quel li-vello dove possibile che nientificazione vi sia: al livello assolu-to; allora la partita tra il nulla e me non la posso giocare sul pia-no esistenziale ma su.l piano dell'essere. La origine dell'essere o l'essere come origine non condizionata al nulla come materia dello atto creativo perch non ho altro modo di capire me stesso ma perch viceversa se volessi capire me stesso con l'assolu.tezza stessa dello

    Mauritius_in_libris

  • - 32

    essere che sarebbe appunto questo poter dire e pensare di me ego swn,. questo stesso mi dhebbe il niente fra le mani come risultato finale; se l'io dice di s stesso ego sum il risultato non .n l'essere n il nulla ma il niente: cio un modo di capire il rapporto tra l'esse-re e il nulla. Ma non l'esistenza che pu dare il modo di capire il rapporto ~ra l'essere e il nuiia, perch l'esistenza per conq~istare il niente, per potere comprendere il niente deve poter essere talmen-te esistente da poter essere esistente a quel livello nel quale il niente rappresenta un risultato per lWesistente stesso e non un punto d.i partenza; per il che non sono possibili i termini di una equazione possibile dettata o dalla insoddisfazione delle cose che faccio o dal-la. fugacit del mondo o dalla impotenza della mia azione nella socie-t, nella comunit ecc.; la verit invece che da questo punto di vi-sta il niente rappresenta ~a conquista dell'esistente non dell'esi-stenza; se questo vero il discorso che stato fatt9 per cui la i-dentit identificata presupponendo la identificazione, in fondo un

    . t-

    modo di capire che attraverso l'io il tempo va slittando fino a quel pW1to per cui slittando fuori dall'io il tempo rischia di rimanere come ci che fronteggia l'io stesso; fa capire che la coscienza il tentativo di lasciare il tempo al limite tra ci che una identit assoluta e ci che accade attorno a questa identit assoluta. Questo quello che filosoficamente stata chiamata coscienza ma da un pun-to di vista critico, non filosofico, cio da un punto di vista pregiu-diziale non teoretico; que~to discorso un discorso che noi possiamo fare con materiali cartesiani e per non il discorso cartesiano.

    Interessa che il discorso filosofico possa essere assunto al li-vello esistenziale; interessa intendere in che maniera un discorso f i-losofico tocchi l'esistenza; nel senso di W1a tensione dell'esistenza a un certo tipo di problemi per cui questa stessa tensione come ten-sione esistenziale ad W1. certo momento si vede congelata in quella f ~~ losofiao Allora se c' W1. momento nel quale l'esistenza vive il suo essere congelata in W1.a filosofia, questo momento il momento nel quale la filosofia pronuncia l'io come principio della filosofia stes-sa; e pronunziare l'io come principio della filosofia significa ribal-

    Mauritius_in_libris

  • - 33 -

    tu0 :.: il t.:::Vil)O ,contro iesistenza perch@ la condizione attraverso la cy_:_ >:: l'io penso la:: identit identificata, quella condizione che sta come l'identi~icazlone della identit identificata attraverso la quale l'io 9f?'iVa ad essere una identit nei: confronti di qualche co-

    ,

    sa h~ --~ _ ta~E? nE:; _ onf~Qtiti di q ~g.'.!-che al tra cosa anora. _Il_ t~!?Q _ co-_si_ dis;enfa i.ftmrja:tamente, _ Q.al_punt_o .di Xi.sta ;si,s1:,nz.ia1~, un modo_

    i' .. di tenere fermo il grigcipio;_ il temgp dal fU{lto di vista esfstenzia-le diventa -il modo ,primrio di 1 tenere ferma ll1origine, perch la ope-razione che identifica la identit identifi.cata una operazione che slitta sempre in avanti; e che slittando in avanti ha bisogno di man-tenere f~rmo questo slittare a qualche cosa che non sia nelle cose che

    slitt~o, che non sia hel processo e quindi di mantenere fermo il prin-cipio, potremmo dire meglio, l'origine. E allora ancora: possibile una definizione del tempo? e se ;,m_a definizione del tempo possibile che senso ha la domanda sul tempo? Non: possibile la domanda sul tempo'? ma che senso ha la domanda slll tempo? Me.todicamente c 1 un mo-do di sfugsire a queste questioni, me~odicamente i~ senso anche spe-c1.:1 ti vo se leggiamo Agostino in una questione che pu. essere E.na que-stione che. ha un rapporto bX'uciante al tempo per cui questo rapporto bruciante al tempo brucia il tempo stesso_ ed la qu.estione del male; la questione del male anche Classicamente pu essere i.ntesa come quel-la questione tipica attraverso la quale il male prima di essere qua-lunque cosa sia, il modo di bruciare il fatto che esso se ha un rap-porto a qualche cosa~ha un rapporto a qualche cosa che si chiama pr08 prio tempo. Agostino quando pecc per la prima volta riusc a peccare a sedici anni; ma in quel modo per cui i suoi sedici anni erano come tu.tta l'eternit possibile del male in s. Agostino pe~ch quando rub le pere per puro gusto di rubare senza averne bisogno; i su.oi sedici anni erano tlna eternit, erano tutto il male che poi s.Agostino teo-rizz. Allora ci pu essexte una questione come questa del male che non interessa per s, che pu 'costituire un modo di renderci -conto del come i filosofi siap.o in un certo .senso pi furbi degli uomini n2l senso che essere filosofi pu anche essere un modo di riu.stire a imbrogliare s stessi. Dobbiamo essere abbastanza capaci di noi stes-si p2r riuscire a capire questo gioco che dentro di noi pu essere

    Mauritius_in_libris

  • - 34 -

    wi gioco non solo pericolo.so ma anche su.ggestivo; non solo demoniaco !

    ma anche paradisiaco; perch non sol tru:ito il gioco che interess_a ...

    la schiera non pi dei fratelli separati, ma di coloro i qu.ali negano .. ,,

    che Dio esista ma anche di coloro che credono in Dio; perch appunto ,.,

    qu.ando s.Agostino d9vendo g~~stificare le ragioni per le qu.ali abban-. dona m~ffianiahai~rno. .. ~~i.?_oe _moribLts ecclesiae catholicae in rapporto

    ' . w.a-....-.. -...... ,~~-. . . . . . . . . al -~oriQ.u&-.manichaeorwn, spiega la discri.minazr~~~n..-

    ..... ~ .... -.... :.~~ .. :..~~ ....... ~ .. ,.:, .... ' .;.. versione alla nllov~ filosofia attravers? la Ri v~'itibft&-e 1 1 abbandono._ dei Manichei, discutendo s~l p~obiema d'~tt"e distinguendo a qu.el modo come fa qu.ando apre il discorso su.i costu.rni dei manichei e pro-ponendo la qu.estione; e la qu.estione distinguere tra qu.esta qu.estio-ne "u.nde sit malurn" e "qaid sit malurn"; da "dove il male", "che co-sa sia il male"~ Per s. Agostino si tratta di definire che cosa' sia il male; ma su un P~an6 ._filosofico per ora direi psicologico ridu.rre la qu.estione a eh~ c,osa ,,.JLmale? non significa non potere risolvere

    .

    la qu.estione della o~igine del male? Non interessa pi che il discor-so agostiniano ha una su.a forza nella misura nella quale era debole la deboi.ezza manichea (la debolezza manichea era il discorso .fra i du.e principi: il male da una parte il bene dall'altra; la necessit dei du.e principi stava a significare la. impensabilit del male come male da Dio; e di qui qu.esta impensabilit del male come male da Dio per una parte e.' la verifica esistenziale come male dell' u.omo nello uomo dall'altra parte proponevano come sbocco conclu.sivo che il male ha un suo principio). La tesi agostiniana che prima di sapere da

    ..

    doye viene il male, definiamo che cosa sia il male; e cosi per il tem-po: prima di sapere. da dove sia il tempo cerchiamo di definl.re che cosa il t'empo. E per qu.and,o la q 1..testione sapere che "cosa sia

    q~alche cosa e diciamo che questa la questione originaria qu.esto ll!l ingann, direbbe Gorgia, ingiu.sto perch non inganno che io deb-bo potere fare nei confronti degli u.omini che sono pieni di ,qu.ella esperienza per cu.i vale la pena potere ingannare qu.alcll!lo capace di esperienza; e il primo che inganna s stesso a qu.esto livello pro-prio u.omo proprio perch l'u.omo 1 1 u.omm capace del logos; Gorgia. fondamentale da qu.esto pll!lto di vista: lgos dunstes mgas estin,

    Mauritius_in_libris

  • 35

    perch the!6tata rga apotel~!, il discorso Wl. potente sovrano che '

    compie opere divine, e compie quelle opere divine che fanno l'uomo ". r - - - ... ~

    ~91!19~.t:!-la maniera gorgran

  • seri tto la biografia filosofica attraver.so.~.l.a..~l.e-....iJ....tempQ-14.asconde s stesso al concetto in qllanto in qllesto caso, tempo emrgenzadel concettb, ma emergenza del concetto come originario. Debbo sapere che cosa il mle in qllella misllra nella qllale sapere qllesto signif.i.Qa. --- -avere fatto tlltto u.n percorso attraverso il qllale sono rillscito a sa-pere che cosa il male; perci Platone teorizza la reminiscenza ome aj.a gnoseologia possibile e teorizza u.ndiscorso tragico perch fa-tale che conoscere debba significare socraticamente riconoscer~- E' fatale che il concetto come originario, l'efdos (da oro per nell'~rista sllpplente) significa il concetto come originario nella misllI'a in Clli la slla originariet avere cancellato il tempo percorso per potere pervenire ad essere concetto o~iginario.

    In fondo l'esistenza compie la stessa operazione del concetto con la--differenza che mentre il concetto mi d u.na filosofia, l'esistenza mi d la Vita di S stessa; cio a qlleStO pllntO il discorso diventa pradossale; per potere capire la biografia della filosofia in qllesto senso originario, debbo esistere; debbo esistere vllol dire: esisto a qllei livello nel qllale il tempo u.n modo attraverso il qllale l'esi-stenza comprende il modo attraverso il qllale essa perviene alla capa-cit di llna origine originaria; ma qllesto signifia ~vere consumato la ~-filosofia, avere fatto la storia di Socrate e di Cartesio. Qllesto srgnifica che il rapporto ai filosofi non lln rapporto che si consu-ma attraverso la Cllltll:r'a, lln rapporto che invece attraverso la co-siddetta Clll tllI'a non gi si consllffia ma consiste, perch il rapporto ai filosofi non significa avere llna volta per tlltte fatta llna storia del pensiero, ma significa rillscire a fare llna storia del pensiero nello stesso momento in clli qllesto significa esistere. Per Clli para-dossalmente; l~ facilit di u.na filosofia corrisponde alla difficolt dell'esistenza; tlna filosofia tanto pi facile qllanto pi essa pll essere ci di cui 1 1 esistenza pu rappresentare tlna storia; ~se legg~~mo u.n dialogo socratico pare che il discorso si_a scorrevole, ma se leggiamo Hegel il discorso diventa impossibile; e allora l'esistenza nella Slla singolarit, attraverso la biografia di s stessa, attraver-so le slle Cllltll:r'e, si vendica delle filosofie che sono difficili non gi perch non sono capite ma perch sono qllelle filosofie che l'esi-stenza non pll ridll:r're alla storia di s stessa: le filosofie che non possono essere esistenzialismo, le filosofie asocratiche.

    Mauritius_in_libris

  • 37

    . 2. - La costanza dell'io.

    Dal punto di vista esistenziale, il tempo o;~d.T.Scorso un discorso che l'esistenza pu consumare nella misura nella quale con-sumare questo discorso significa potere avere rapporto alle filosofie perch avere rapporto alle filosofie significa essere capacix di capi-re che quando le filosofie propongono le questioni a quella maniera, non debbo dire unde sit ma debbo dire quid si~, non debbo dire l'ori-gine ma debbo dire il che cosa; e per'.il che cosa che le filosofie mi dicono 1 1 origine che la filosofia pone _alla. origine di tutto eia. che poi viene determinato da questa origine. Agostinianamente: sapere che cosa il tempo significa tutto ci che la filosofia agostiniana su questa base; ma -sapere che c_osa il male significa avere usato concett1,1almente il tempo; cio avere sp~~tat~. tutto iD". che il tempo_ dalla fine di s fino al principio. E aflora: quqndo diciamo concet-tualmente che cosa una cosa, noi ~abbiamo compiuta una operazione temporale; abbiamo temporalizzato. Sapere che e.osa, pensare lessen-~ significa temporalizzare il tempo; ,eerch, e questo vale per qua-si tutto il pensiero filosofico, perch significa proporre come ori-ginario ci che originario non . Quando Aristotele nell'Organon de-finisce il verbo r~ma lo definisce cos: prossematneD t ntln up.rchein, indica l'esistere ora, nari up.rchein; per il che: il verbo nel di-scorso tutto ci che noi usiamo per indicare le azioni. Il verbo for-malmente per Aristotele indicare t nati u,e.rc~ein, il sussistere e allora pronunziare un verbo significa pronunziare la smssistenza, in-dica.re l'esistere ora. Quando definisco il male, definire il male, significa rendere esistente ora tutto ci che attraverso la filosofia cerco di non fa.re apparire come esistente ora: rendere esistente ora tutto ci che attraverso la filosofia stato, invece, qualche cosa che torner ad essere. Per sapere che cosa il male debbo fare tutta una operazione che quando arriva a dirmi;cos' il male nega, nasconde s stessa e poich ha nascosto s stessa: perci .possibile chiedere che cosa il male? Al livello esist2nziale ci che tiene assieme le filosofie e l'esistenza proprio :il tempo. come ci che ho chiamato

    Mauritius_in_libris

  • 38

    temporalizzare il tempo; allora sapere qualcosa quel temporalizzare il tempo che pu. diventare concetto al livello scientifico e che pt.t invece rimanere concetto al livello esistenziale: in mezzo sta la co-scienza; sapere qualcosa fino al concetto come concetto scientifico sapere qualcosa fino a quel momento nel quale questo sapere qualco-sa qu~lla impositivit che non soltanto impositivit contro me singolo, ma impositivit contro tutti: scrivere una morale alla ma-niera kantiana stato scrivere una morale nella mis~a in cui questo stesso tiene fermo come punto fermo, o~iginario la coscienza dalla quale il sapere qualcosa si pu risolvere da me fino a tu.tti e da tu.t-ti fino a me; cio nella mis~a nella quale la coscienza sta in quel limite nl quale il tempo mi deve servire non s9lo per pensare ma an-che per vivere: e allora il tempo veramente ambigu.o. Pensare qual-che cosa nella maniera pi banale di qtiesto mondo o nella maniera pi scientifica del mondo platonico, ,in fondo significa rimanere nell'am-bito di un discorso che ha come punto fermo una ambiguit fondamenta-le che proprio il tempo: il tempo come ci che passa dalla coscien-za fino a quel tipo di impositivit e torna da quella impositivit alla coscienza .fino alla vita di questa stessa impositivit.-Sapere qQalcosa temporalizzare il tempo in modo tale per cui temporalizza-re il tempo significa avere bisogno di qualche cosa di fermo, di sta-bile che la coscienza nella quale il tempo serva alla coscienza per arrivare fino a quel livello di impositivit che valga per tutti, e

    anc~e per me, e poi da tutti torni fino a me in maniera che io sia poi,oscendo di nu.ovo dalla coscienza dall'altra parte, sia qu.el famo-so io, singolo kierkegaardiano che vive in questo mondo secondo il suo sentire,che vive le sue scelte che vive le sue angosce che vive la su.a vita. Quando siamo buoni perch lo siamo in rapporto a ci che sappiamo del bene o in rapporto al fatto che sappiamo che cosa il bene, dovremmo dire sul piano fisiologico di queste questioni, pare che non possa non essere cos: sembra che non possiamo uscire da que-sta tragicit.del discorso che presso i Greci appunto tragico per certe ragioni, ma tragico a quella maniera il discorso lo anche per noi presso di noi come esistenti; c' una grecit propria, fisiologi-

    Mauritius_in_libris

  • 39

    ca dell'uomo ed ;llella stessa sulla quale si fonda la non-grecit successiva dell'uor.to e dunque: c 1 questa tragicit esistenziale per cui sono stato convinto in assoluto dalla stessa mia preistoria che la storia del pensiero non sia altro che la storia della ragioni del-le convinzioni attraverso le quali io debbo capire chesapere qualco-

    - _..___..-...._~

    sa significa tempor~lizzare il tempo, per ~ il tutto vissuto a ... ------------------quella maniera: io sono buono perch so cos' il bene ed fatale che

    io sappia che cos' :1 bene per potere essere buono. Questo, in rap-porto al discorso possibile sul tempo, ha un solo senso: il fatto che il tempo veramente un tema classico di filosofia ma non gi perch io sono un esistente nel tempo.

    Un primo risultato fondamentale mi pare sia il seguente: il tem-po come tema non nasce dal fatto che noi viviamo il tempo1 ma nasce dal fatto che noi siamo al livello esistenziale lo stesso temporaliz-zare il tempo nel momento nel quale pensiamo qualunque cosa pensiamo; non ne;l momento nel quale pensiamo il tempo ma ne"l momento nel quale pensiamo. qualunque cosa pensiamo. Allora questo 9ualunque cosa che pu diventare un discorso pericoloso perch chiaro che il tempo poi-ch tempo c~me essere temporalizzato in rapporto a questo qualunque cosa pensiamo, anche un modo di crociiggere la filosofia alla dif-ficolt del suo problema iniziale; cio: se filosofia possibile in senso radicale, filosofia non pu essere possibile in senso radicale alla condizione di essere un modo fondamentale di pensare quello che pensa in quanto il tempo temporalizzato quel temporalizzare il tem-po che tale in rapporto a qualunque cDsa noi pensiamo. E per que-sto temporalizzare il tempo in quanto questo tale in rapporto a qualunque cosa noi pensiamo, la norma dell'esistenza. Noi siamo uo-mini non eguali, eguali sono le cose; anche perch io non sono eguale a me stesso sia perch non riesco ad essere uguale a me stesso, sia perch riesco a non essere eguale a me stesso; quindi se l'essere e-guale nei confronti di me stesso significa questa capacit di giocare il non, mi pare che sia atto di fraternit di uomo pensare che ogni uomo come me questa capacit di giocare dentro di s il non; per cui ogni uomo riesce per una parte a non essere uguale a s stesso e

    Mauritius_in_libris

  • 40

    per l'altra non riesce ad essere uguale a s stesso: ogni uomo que-sta partita del non dentro di s. Ma se questo yero, non ha senso che noi giochiamo con il discorsetto sulla eguaglianza degli uomini perch un discorsetto che si pu fare in rapporto a ci di Clli pos-so fare discorso; non in rapporto all'eguaglianza; perch se dipingo all'eguaglianza un cielo che pu essere stellato come quello platoni-co o infernale come quello marxiano (e sono due cieli.che sono lo stesso cielo) quindi se posso dipingere l'eguaglianza su un cielo stel-lato alla maniera platonica e su un cielo infernale alla maniera mar-xiana, sul cielo delle beatitudini dei sapnti Platone, sul cielo dell'inferno dei sottoproletari, Marx, se posso dipingere l'eguaglian-za su questi due cieli io ho tradito in partenza coloro per i quali credo di avere dipinto l'eguaglianza sui due cieli a cominciare da mG. Il discorso dell'eguaglianza non deciso dall'eguaglianzctt deciso da ci per cui posso fare quel discorso fatto il quale il discorso mi abilita a dipingere l'eguaglianza; noi possiamo anche ridurre noi stessi a qllesto, ma altro discorso; il discorso non pi di essere uguali o non, ma di ridurre il discorso al discorso sull'essere u-guali o non e bisognerebbe avere molta pazienza per cercar~ di capir~ che non possibile fare il discorso. della riduzione del discorso al discorso sulla eguaglianza. Il discorso sul tempo. si sviluppa in modo tale da condurre il discorso stesso a ijuesta precisazione: non pos-sibile un discDrso di riduzione del discorso al discorso sulla egua-glianza; e non un tena marginale perch la impossibilit del discor-so di 'riduzione del discorso sull'egu?glianza ~una impossibilit, potremmo dire, di misura temporale, temporalmente impossibile: l'e-guaglianza nel suo concetto, da un punto di vista temporale, non possibile; e si potrebe dire da un punto di vista temporale l'egua glianza nel suo concetto non possibile nella stessa identica m.tea-Ea nella quale n temporalmente n extratemporalmente sarebbe possi-bile l'eguaglianza nel suo concetto. Rovesciamo la questione; il con-cetto di eguaglianza nel suo stesso esprimers7 significa la impossi-bilit temporale della eguaglianza nel suo concetto, perch il concet-to di eguaglianza vuol dire che ci che penso, qualunque cosa sia ci

    Mauritius_in_libris

  • 41

    che penso, in rapporto all'eguaglianza, qualche cosa appunto che pu essere concettualizzato ~n rapporto appunto all'eguaglianza. Qllan-do diciamo: tutti gli uomini sono uguali, dire questo significa avere fatto storia; ma avere fatto storia non basta perch tutti gli uomini sono uguali sia J::mi concetto; perch questo dire che tutti gli uomini sono uguali, sia un concetto, significa che necessario che n nel tempo n fuori del tempo gli uomini siano espressi nell'eguaglianza; dire che tutti gli uomini sono uguali significa asswnere gli uomini fuori dal tempo per una parte, ma anche indipendentemente dal tempo per l'altra, per cui questo asswnere gli uomini fuori dal tempo o in-dipendentemente dal tempo significa ad un certo punto poterli fissare in quello che diciamo quando diciamo: tutti gli uomini sono uguali; ma quando abbiamo detto questo abbiamo detto il contrario, il contra-rio non in s stesso, ma nel tempp: e allora temporalmente l'eguaglian-za nel suo concetto impossibile perch la sua possibilit astratta, la sua concettualit, se , tale per cui non pu essere n nel tem-po n fuori dal tempo. In questo senso si potrebbe dire che la storia dell'eguaglianza temporalizza l'eternit; il concetto di egu.aglianza un dire per cui se possibile come concetto, questa sua possibili-t nel tempo la sua stessa impossibilit in quanto per potersi dare come concetto si deve dare n nel tempo n fuori dal tempo; la tesi della eguaglianza degli uomini non vale n in rapporto alla eternit, e questo chiaro, n in rapporto alla stessa temporalit proprio per-ch in rapporto alla stessa temporalit la eguaglianza un fissare qualche cosa che poi la temporalit si preoccupa di consumare; per cui, temporalizzandosi il discorso, il temppralizzarsi del discorso significa la impossibilit del concetto della eguaglianza.

    Non interessa il discorso nel suo senso o nel suo senso opposto; interessa un altro discorso; perch dal punto di vista del tempo il concetto della eguaglianza temporalmente non possibile? perch dal punto di vista del tempo tutto ci che pensare qualcosa significa temporalizzare il tempo; quindi da questo punto di vista esistenziale, noi abbiamo un punto fisso, primario che il tempo, un complesso di punti mobili che sono le cose che pensiamo; ma non gi le cose che

    Mauritius_in_libris

  • 42. -

    pensiamo in rapporto al tempo ma le cose che pensiamo in r.app_orto a

    qualche altra cosa attraverso la quale il tempo emerge come punto- fis-

    so; perch ci che noi pensiamo, qualunque- .cosa sia, . in ~apporto a qualche cosa che non. qualunque cosa o qualche cosa ma sono io:car-

    tesianament~. pensare qualcosa significa sottindende!e il soggetto; -X ' ' pensar~ qua.lcosa, qualunque: cosa sia, pres~ppor:e il soggetto sottin-t~so; ~uindi quhndo pensiamo qualcosa il qualunque: vale in rapporto ~ qtJ,alChe cosa che non qualunque e che '.sono semp~.e io; il pronuncia-;-re _la p&rola _gu.alunque significa c.onsumare ,11 'tempo :in qu~l modo pr cui possi::amo, consumando il tempo,. fissarlo dentro dL s fu.ori di s;

    , ..

    perch pronunziare la parola.:E:alunqu,cio.pensare.non gi pensare

    qu.lche cosa p qualunque cosa ma pe.p.sare.nel suo atto. puro che non ., . . .

    ' .

    orrisponde. all'io come.atto puro (la tesi -gentil~ana) ma al pensare , '

    come atto pu.ro di s stesso cio il pensare come ci che in rappo:--to a qualunque cosa, il pensare pensando, per ci .. stesso quella cosa qualunqU.e; allora da qesto punto di vista, pensare in fondo. sot"'.'" tintnde:be un rapporto che dal punto di v .irs

  • 43

    ...... ... ~ . - .. ,. ... ..

    il fatto di pensare, ma appunto il fatto di pensare che non fatto ma atto cio qualch~ cosa che non ha principio in sstesso e che dunque non avendo principio in s stesso come pensare, non ha dal prin-cipio che non ha, il p?YOcesso attraverso il quale si pu dire appunto: fatto. ll pensare da.questo punto di vista pu essere soltanto consu.-mo esistenziale della parola pensare.che significa consumare qualche cosa che inconsumabile perch. atto, che a.tto non gi perch

    c;i~to. il su.o principio (cio l'io: la tesi gentiliana). Dunque: il pensare che non ~ atto perch atto in rapporto al

    s1,10 priincip,j.o che. essendo 11 io perci 1 1 io: essendo principio l'atto per questo atto, pensare atto indipendentemente dall 1 io ne11a stes-sa m~~ura in cui l'io nei suoi confronti fatt

  • 44 j. I

    q~anto tale~ ma il pensare come ci attraverso il quale possibile tutto ci che pu essere pensato e allora qualunque cosa; ma allora anche nientea\Pensare questo atto incostante nei cui confronti l'io

    _,,,_,,_.

    ll!l fatto costante: la costanza dell'io che cos'? la sua esistenza? la sua essenza? Qui il pf:'.l,tltO che per ll!l attimo pu sembrare gi spe-culativo e non invece gi speculativo; affiora subito il punto che potrebbe sembrare gi speculativo, il punto attraverso il quale si !:_~prime tutto ci che la filosofia ha impiegato di s stessa per espri-~~~-q_!!esto g:i; ma questo gi che significa se serve per esprimere qu2sto tempo di s stessa, attraverso il quale, la filosofia non ha pi bisogno del tempo? Qu.esto punto che sembra gi speculativo la costanza dell'io; e che cosa ' la costanza dell'io? Tuttij la storia del pensiero pu. essere appt?sa a questo tema. A questo punt pu sem-brare che la questione sia gi speculativa; e per per poter essere specu.ltiva questa questione dovrebbe essere tale da darmi il senso del tempo che la filosofia ha impiegato impiegando s stessa; e impie-gando s stessa in quel modo per cui l'impiego della filosofia corri-sponde all'impiego del suo stesso tempo che non la storia, o l'ana-grafe dei .filosofi; proprio perch il modo attraverso il quale la filosofia ._D.ccede sempre a s stessa; succede e quindi avremmo la fi-

    los

  • - 45

    :'losOfie sono contentlte? Mi sembra chiaro che lo stesso proporsi even-tl1ale di una ql1estione gi spect.t,la:tiva come qu.esta ql1estione., la co-stanza dell'io, ... in fondo rinnega s stessa, annatla" s stessa perch appunto il suo essere gi speculativa in questo presappone il tempo che la filosofia impiega per consegl1ire il su.o succedere a s stessa. Ma il suo succedere sempre a s stessa significa il suo contenere in s stessa tutto ci attraverso il quale, essa filosofia, succede a s stessa; e allora se noi potessimo parlare della costanza dell'io come di una questione gi speculativa noi non potremmo parlare della qu.estione della costanza dell'io_come qllestione esistenziale che non gu,estione esistenzialistica: la differenza notevol.e perch non '. ~ La costanza dell'io questione esistenziale e non questione esi-stenzialistica; tra la questione della costanza dell'io come esisten-ziale e la questione della costanza dell'io come esistenzialistica, la differenza non c perch notevole la differenza; se la differen-

    za tra qaeste due questione c', notevole ma notevole proprio per-ch non c. se possiamo fare questione di differenza fra il punto di vista esistenziale e il punto di vista esistenzialistico, cio se la questione della costanza deli'io fosse qu.estione esistenziale in quella misura per la quale essere qu.esto significa non avere rapporto alla questione esistenzialistica, questo significherebbe nascondere il rapporto attraverso il quale io riesco a sostenere che non c' rap-porto. Che vuol dire che se esistenziale non esistenzialistica? Vuol dire che il suo essere un essere che ha rapporto a tatto ci per cui