Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla...

40
1 Numero 11 Novembre 2017 Dialogo tra noi Mensile di informazione della Comunità Pastorale "SANTA CROCE" in Garbagnate Milanese “Non c’è nessuna casa e nessuna strada dove non ci sia l’amore di Dio”

Transcript of Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla...

Page 1: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

1

Numero 11Novembre 2017Dialogo

tra noi

Mensile di informazione della Comunità Pastorale "SANTA CROCE" in Garbagnate Milanese

“Non c’è nessuna casa enessuna strada dove

non ci sia l’amore di Dio”

Page 2: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

2

Page 3: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

L’editoriale

Qui in Diocesi

Qui nella Comunità

Qui a Scuola

Qui la Parola

Storia Locale

Qui nelle Parrocchie

Qui Associazioni

Qui Libri

pag.

pag.

pag.

pag.

pag.

pag.

pag.

578

21253034

pag. 36pag. 38

3

sommario

Dialogo tra noiMensile delle parrocchie “Santi Eusebioe Maccabei”, “Santa Maria Nascente”,“S. Giuseppe Artigiano” e “S. Giovanni Battista”in Garbagnate MilaneseAnno XLIX, n° 11 Novembre 2017Proprietà della Parrocchia Santi Eusebioe Maccabei, via Gran Sasso, 12 - tel. 02.9955607.www.comunitasantacrocegarbagnate.iteusebio.maccabei@tin.it

Direttore responsabile: don Claudio GalimbertiHanno collaborato:Lella Fierro Almiento, Riccardo Lobascio,Giorgio Montrasi, Roberto Gianotti, Matteo Comi.Registrato al Tribunale di Milano il 15.09.1969 aln.249F.i.us. Srl – via A. Diaz, 11 – 22072 CERMENATE(CO)Abbonamento annuale 20 euro

In copertina: le vie d’acqua nel Parco delle Groane

Page 4: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

4

Page 5: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

5

tiamo attraversando l’Avvento,tempo di venuta, tempo di attesa edi speranza. Aspettiamo il Signo-re Gesù, il suo Natale. Ma l’attesavera, per l’uomo, per ogni uomo è

ancora oggi quella di sentirsi amato, ricono-sciuto, salutato. “Si è ricordato di me” – “Mi hamandato a salutare” – “Mi ha riconosciuto”.Quante volte diciamo in famiglia o a un amicoquesta parola, contenti, con gli occhi che bril-lano. Nell’agglomerato, spesso informe, dellenostre città, c’è bisogno di un nome, di unachiamata. L’uomo d’oggidesidera ardentementesentirsi riconosciuto persentirsi amato.Ebbene, ho trovato untesto molto ben fattodella giornalista e scrit-trice Marina Corradi chevi ripropongo dalle pagine di Avvenire. Misembra bello e lo voglio condividere con voi,carissimi lettori di “Dialogo”.

«Non c’è nessuna casa e nessuna stradadove non ci sia l’amore di Dio». Che respiroantico e grande viene, ancora una volta neisecoli, dal Duomo di Milano. Un fi ato di spe-ranza e di fi ducia in Dio, e negli uomini. Fidu-cia non illusoria, ma fondata nella certezzadi Cristo presente nella Storia. Ogni mattinaattorno alle otto osservo questa città freneti-ca che già dall’alba sferraglia nei suoi lunghitram, mentre i camion della spazza-tura passano lenti e ingoiano vora-ci, rumorosi nelle bocche di metallo,i resti del giorno prima. Già ai casellidelle autostrade si accodano, i fariaccesi, le colonne delle auto deipendolari. Dalle scale delle stazio-ni della metropolitana la gente salee scende veloce, quasi di corsa.Sono studenti, manager, mammecon i bambini in braccio. Qui e là,però, qualcuno cammina più lento,

come non avesse alcun uffi cio che lo attende. Qualcuno invece – non pochi – sta fermo a unangolo e allunga una mano, a chiedere l’ele-mosina. Nei bar, frenetico è il battere dei fi ltri del caff è svuotati sul bancone, mentre la gen-te si accalca, zucchera, gira, beve e se ne va.È un motore, un grande congegno in movi-mento, Milano nel primo mattino. E se per ungiorno non corri anche tu la osservi un po’ in-timorito: non ci sarà, nell’automatismo velocedegli ingranaggi del congegno, qualcuno chene resta schiacciato? Probabilmente c’è. Lo

si leggerà forse domaniin cronache amare, dichi non ce l’ha fatta, dichi ha ceduto. Eppureil vescovo Mario, nuo-vo pastore della Chiesaambrosiana, nelle sueprime parole in Duomo

ha voluto esortarci a una grande speranza.«Non disperate... Dio continua ad attrarre conil suo amore e a seminare in ogni uomo e inogni donna la vocazione ad amare». In ognu-no di quelli che stanno nascendo oggi allaMangiagalli, alla Macedonio Melloni, al Buzzie in tutte le maternità cittadine, in tutti queibambini piccolissimi dalla pelle di ogni colore,Dio, ci promette l’arcivescovo di Milano, ponela vocazione ad amare. Seme, orma, desti-no, incancellabile in ogni uomo. Ci fa bene, inquesto tempo in cui allo scetticismo degli ateie dei lontani si affi anca, fra alcuni cristiani, un

l’editoriale

SETE DISPERANZAE DI AMORE

«Non disperate... Dio

continua ad attrarre

con il suo amore e a

seminare in ogni uomo

e in ogni donna la

vocazione ad amare»

Page 6: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

6

nuovo pessimismo – quasi che la Chiesa e ilmondo non potessero che sbagliare e fi nire – sentirci ripetere le frasi ascoltate in Duomo.È quello sguardo buono e fi ducioso che ap-partiene al cristianesimo più profondo. Scri-veva nel 1929 un futuro grande arcivescovodi Milano e Papa, Giovanni Battista Montini,che il cristiano guarda al mondo non comea un «abisso di perdizione» ma come a «uncampo di messe». Come a un campo di mes-se, che sarà certo insidiato dalla gramigna,

ma che darà frutto buono. È questa l’ereditàche assaporiamo in quel respiro dal Duomo,nelle parole del nuovo arcivescovo di Milano.(Marina Corradi – Avvenire)

Che il Signore vi conceda di dissetarvi allafonte della speranza per potere amare conimpegno questo mondo e questi fratelli.

Il vs aff .mo ParrocoDon Claudio Galimberti

Page 7: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

7

Il desiderio della gioia abita tutte le stagionidella vita e nell’età giovanile esso si pre-senta in misura così evidente da poterlo

considerare il suo tratto specifi co.I giovani nati digitali vivono multitasking:oggi, la ricerca della gioia e del senso dellavita li porta a vivere contemporaneamentesu più piani.Così Papa Francesco si è rivolto ai giovaninella sua lettera in occasione del prossimoSinodo: “Non abbiate paura di ascoltare loSpirito che vi suggerisce scelte audaci, nonindugiate quando la coscienza vi chiededi rischiare per seguire il Maestro. Pure laChiesa desidera mettersi in ascolto dellavostra voce, della vostra sensibilità, dellavostra fede; perfi no dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido,lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelogiungere ai pastori”.Il prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani,fortemente voluto da Papa Francesco, rap-presenta quindi per la Chiesa l’occasioneper rifl ettere circa il rapporto tra le genera-zioni.Il Sinodo chiede alla Chiesa di rileggere lepratiche pastorali fi no ad oggi poste in es-sere. L’intento è quello di uscire incontroai giovani, a tutti i giovani, nei loro diversiambiti di vita per aiutarli a rispondere alladomanda “per chi sono io?”. Questa è infat-ti la “mossa sinodale”: un giovane incontrala gioia nel momento in cui scopre chi nellasua vita è chiamato a rendere felice.Diverse le proposte in calendario: dalla col-laborazione con l’Università Cattolica, alleiniziative di ascolto nell’ambito dello sport,dell’università e del tempo libero, alle pos-sibilità di accostarsi al discernimento at-

traverso l’iniziativa Start-Up!, al percorsodel Gruppo Samuele, alla scuola di vitacomune, all’itinerario delineato dalle Vegliedi Redditio e in Traditione Symboli, nonchéagli esercizi spirituali di Avvento e di Qua-resima, per concludere con i pellegrinaggiestivi.Infatti, la prossima estate i nostri giovani sa-ranno invitati dai loro educatori a camminareinsieme lungo strade d’Italia ricche di storiae di spiritualità: pellegrinaggi che si conclu-deranno a Roma, sabato 11 e domenica 12agosto 2018, dove tutti insieme ci si porrà inascolto delle parole di Papa Francesco e sipregherà in vista del Sinodo.Il nostro augurio è che attraverso questeiniziative tutti i gruppi giovanili diocesanipossano prepararsi al Sinodo attraverso laricezione dei suggerimenti e degli spuntiche il Documento Preparatorio ci ha off erto e continua a off rirci: il Sinodo è certamente “dei Vescovi”, ma è la Chiesa intera che vipartecipa a partire proprio dai giovani stessie dai loro educatori.

don Massimo PirovanoResponsabile del Servizio per i Giovani

e l’Università

qui in Diocesi

IL CAMMINO DEI GIOVANIVERSO IL SINODO

Page 8: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

8

Come ormai da qualche anno, anchequest’autunno si è tenuto, presso ilCinema Italia, il ciclo di conferenze di

“Chiesa in cammino”. Le serate sono statetre e hanno avuto come relatore don GianniColzani, classe di ordinazione 1964, eminen-te studioso di mariologia e di teologia dellamissione della nostra diocesi. Il documentoapprofondito per quest’anno è stata l’esorta-zione apostolica Evangelii Gaudium di papaFrancesco, che molti considerano il testo pro-grammatico del suo pontifi cato, con le linee guida del suo pensiero magisteriale e dellasua azione pastorale per la Chiesa universa-le.Le serate hanno approfondito i seguenti temi:“La riforma di una Chiesa in uscita missio-naria”; “La missione della Chiesa: inclusionedei poveri, pace e dialogo sociale, cura delcosmo”; “Motivazioni spirituali e tentazioni diquesto impegno pastorale”.Don Gianni, con una rara cura espositiva,ci ha presentato la situazione attuale che laChiesa vive (con particolare riferimento allaChiesa europea e, in generale, del mondooccidentale) ricorrendo alla suggestione bi-blica del “ramo di mandorlo”, con cui si apre illibro del profeta Geremia. Solitamente, Gere-mia è il profeta noto per le sue lamentazioni,che piange sui peccati e sulla deportazione diIsraele, sull’esilio in terra babilonese, lontanodalla patria, dalla casa natale, e soprattuttodai resti del Tempio distrutto. Eppure, la paro-la che il Signore rivolge a lui, e rivolge anchea noi, nel momento presente, è una parola diconforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza perciò che ci circonda: chiese vuote, una partesempre più consistente della popolazioneoccidentale che sembra non volersi più rivol-gere alla vita di fede, numerosi membri delpopolo di Dio che abbandonano la frequen-tazione delle funzioni religiose, e praticanouno stile di vita sempre meno orientato alle

scelte evangeliche ed al Magistero che la tra-dizione della Chiesa custodisce. Tuttavia, sa-remmo ciechi, oltre che sconsiderati, se nonprestassimo attenzione ad un rifi orire diff uso dello slancio missionario della Chiesa, il cuicuore propulsore può essere riconosciuto nelcosiddetto “terzo mondo”, in quei luoghi dovela fede è giunta non più di qualche secolo fa,talvolta da qualche decennio, e sta compien-do meraviglie, conversioni, esperimenti divita evangelica che coinvolgono sempre dipiù le dinamiche sociali e, talora, politiche diquelle regioni. Terre martoriate dal drammadella povertà e da numerosissime altre pro-blematiche, che forse fanno emergere conmaggiore acutezza l’esigenza di un legameprofondo tra la quotidianità e la professionedella fede. Soprattutto in questi casi possia-mo e dobbiamo vedere, ha detto don Gianni,la presenza di Dio nelle case, nelle strade enelle piazze della città, un’eco fortissima delpensiero del Papa. Qui si compie la testimo-nianza di un credo che passa dalle parole aifatti, di una Chiesa che si rende nuovamente,e con più vigore, consapevole che tutto quelloche le viene chiesto è l’aderenza al Vangelo,la riscoperta della propria missione: predica-re a tutti i popoli, a tutti gli uomini, la buonanovella, partendo dagli esclusi, dagli emargi-nati, da chi vive prigioniero della fame e dachi trascorre la propria esistenza relegatonella propria ricchezza, con un egoismo che

qui nella Comunità

CHIESA IN CAMMINO 2017

Page 9: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

9

sa produrre esclusivamente solitudine. UnaChiesa che abbandona le proprie sicurezzesecolari, si risveglia da un torpore che sem-bra averla avvolta, si riprende dallo sgomentoche la nuova epoca, con la sua tendenza amettere tutto in discussione, ha prodotto negliultimi decenni, e si rimette in cammino. UnaChiesa che non può rinunciare, in nome del-la sua coerenza, a compromettersi con ogni

ambito dell’umano, e deve dunque avvertirela chiamata alla custodia ed alla salvaguar-dia del creato, alla denuncia delle aberrazionipresenti nelle nostre società, alle disparitàprofonde che il mondo conosce, senza perquesto ingolfarsi in dinamiche che non lesono proprie, come la diatriba pubblica e po-litica, ma attuando la vera politica, una formadella vocazione all’amore ed alla carità, comela intendeva il Beato Paolo VI.Il rifi orire di questa Chiesa passa attraverso le spire di una cultura e di una società me-diatica che tende a dimenticare, ignorare,oscurare le distinzioni, per propinare una for-ma di relativismo che annichilisce, e si deveguardare anche dalle tentazioni di proporreo di assumere un atteggiamento caritatevo-le che tuttavia può nascondere in sé un velodi ipocrisia, una pretesa di giustifi cazione, un tentativo di raddrizzare le cose, senza perquesto metterle in discussione, o proporne ilradicale cambiamento.Una Chiesa che rifi orisce deve essere radi-cale, nelle sue scelte, nelle sue parole, nellesue azioni; radicale nel proporre e suscitareuna conversione autentica, anzitutto per sestessa; radicale perché radicata nel Vangeloe nella Misericordia del Padre. Radicata nellagioia che la Buona Novella accende nei cuori.

Riccardo Lobascio

qui nella Comunità

Page 10: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

10

Raccontaci un po’ della tua vocazione,come è nata in età adulta, quali passiti hanno portato in Seminario?

Sono cresciuto in una famiglia composta dacinque persone, me compreso. Mamma cate-chista in oratorio, papà non troppo aff ezionato alle cose di Chiesa, Luca, mio fratello grande,capo dei chierichetti e Laura, mia sorella pic-cola, che con il tempo è diventata educatricedei ragazzi preadolescenti e adolescenti, perpoi prendere la decisione di entrare nell’Istitutodelle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ho immagina-to per la prima volta di fare il prete intorno agliotto anni; mi piaceva stare in chiesa, e stare vi-cino al mio prete dell’oratorio che faceva tantecose e si dava tanto da fare. Credo che allorala vocazione sacerdotale fosse solamente ilmodo di avere anche io un posto, facendo qual-cosa che mi piaceva fare. Quella prospettiva èstata mandata a gambe per aria dall’amore!Infatti, quando mi sono innamorato, ho smes-so subito di pensarci, e ho cominciato a vivereuna vita nuova, che aveva a che vedere conl’oratorio, ma anche con mille altre cose. Hocominciato a lavorare (prima come telefonista,poi come cassiere al Cinema) e ho cominciatoa conoscere gente. Ti parlo anche di questoperché tutto quello che ho vissuto ha contribu-ito a farmi arrivare dove sono adesso. Senzaqualcuna di queste esperienze forse non sareimai diventato diacono, prossimo all’ordinazio-ne presbiterale. Ho iniziato a lavorare in Orato-rio (come direttore laico di oratorio a Magenta)e posso dire che in quel contesto ho sentitocrescere dentro di me la passione per il Signo-re e per i passi di crescita che ognuno di noi èchiamato a compiere per diventar grande. Matutte queste cose non sono tipiche del prete. Èstato quando la storia che vivevo è fi nita, che mi sono domandato dove avrei potuto trovareun posto per mettere ordine tra i miei pensie-ri e i miei sentimenti. Dopo un po’ di timore,

confrontandomi con il mio direttore spirituale(è sintomo che vuoi prendere la vita sul serioquando ne hai uno), ho deciso di entrare in Se-minario. Oggi, con un buon numero di compa-gni della prima ora, e con qualche confratelloche si è aggiunto lungo il cammino, sono ap-prodato a questo primo gradino del ministero.Il Signore ha davvero fatto grandi cose con mein questi anni. E sono pronto a scommettereche ne abbia in serbo altrettante!

Cosa puoi dirci delle tue esperienze semi-naristiche nelle varie parrocchie dove haiservito?Ho servito, nel primo anno di seminario, nellaComunità Pastorale San Grato di Nova Mila-nese. Il parroco, don Luigi Caimi, mi ha accoltocon aff etto e il prete dell’oratorio mi ha destina-to nella parrocchia di San Giuseppe, dove ho

qui nella Comunità

MI PRESENTO:DON FRANCESCO

Page 11: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

11

lavorato insieme con don Emiliano Prete, chelì viveva come vicario parrocchiale. In oratorionon c’era molto movimento, e il fatto di andarelì solo la domenica pomeriggio non mi aiutavaper niente. Ricordo però con aff etto qualche catechista con cui abbiamo programmato qual-che incontro con i bambini… Quell’estate poisono rientrato a Magenta per dare una manodurante l’oratorio estivo. Il secondo anno, dopoche il Seminario aveva spostato a Venegonola sua sede (prima la sede del Biennio era aSeveso), sono stato inviato in Valganna, doveho servito nelle parrocchie dell’Unità Pastoraledi Ganna, Ghirla, Mondonico e Boarezzo con icari don Mario Galmarini (Parroco) e don Re-nato Coronelli (prete educatore del Seminario,professore di Diritto Canonico, che poi avrei in-contrato a lezione l’anno successivo). È statoun anno bello, in una realtà piccola ma acco-gliente (i bambini all’oratorio estivo erano 57,con un gruppetto di animatori di circa 4 unità!).Dell’esperienza in Valle ricordo i giochi la do-menica, l’oratorio estivo, il sole che tramontaalle 15.45 nei giorni d’inverno… Per i due annisuccessivi mi ha accolto invece la ComunitàPastorale Beato Paolo VI e Beata Alfonsa Cle-rici di Lainate, che ho accompagnato nei suoiprimissimi passi. Con don Gabriele mi occu-pavo maggiormente dei giochi in oratorio ladomenica pomeriggio, e di qualche attività piùspecifi ca con i ragazzi adolescenti. Esperienza tutt’altro che marginale è stato inoltre il lavoro,iniziato quando ero ancora direttore di oratorio,con l’Uffi cio Catechistico Diocesano che mi ha visto, insieme con un’amica e ottima collabora-trice dell’Uffi cio, partecipare come relatore alle Quattro Giorni Catechisti per ben quattro anni.L’ultimo anno sono stato infi ne impegnato a servizio del Seminario Diocesano. Ho infattimilitato nella gloriosa EPV (Equipe di Pastora-le Vocazionale). Non ho avuto una parrocchiaspecifi ca, la Diocesi tutta era la mia parroc-chia! Ho avuto così l’occasione di scrivere perFiaccolina (il mensile dei chierichetti del Semi-nario), di condurre i Corsi cerimonieri diocesa-ni, e di incontrare tantissime realtà della nostradiocesi, dalle più piccoline (qualche parrocchiain Valsassina conta circa 50 abitanti) alle piùimpegnative (ricordo ancora il ritiro delle par-

rocchie San Vittore al Corpo e San Vincenzodi Milano che ci ha visti impegnati con circa300 persone, tra ragazzi e genitori). Insomma,il Seminario non mi ha lasciato sul divano, madi questo ringrazio davvero di cuore.

Cosa hai trovato fi no ad ora nella nostra comunità? Come ti sei sentito accolto?Ho trovato una comunità disponibile e aff ettuo-sa, che mi ha subito circondato di aff etto e di attenzioni. I sacerdoti hanno da subito eserci-tato la loro capacità di paternità e il caro donClaudio mi ha fatto sentire immediatamente lasua cura e la sua disponibilità, accogliendomiin casa sua fi no a che non è stata pronta la casa dove abito ora. I giovani, gli adolescentie i ragazzi sono causa della mia gratitudine alSignore: non manca davvero, come dice Paolonella prima lettera ai Corinzi, nessun carismaperché la strada dietro a Gesù venga percor-sa con gioia ed entusiasmo. Sento anche lapiena disponibilità dei genitori a camminareinsieme perché l’esperienza di vita che sare-mo chiamati a condividere possa essere pertutti un’occasione per prenderci cura gli unidegli altri. Sento tutta la responsabilità che de-riva dall’essere stato chiamato dal Vescovo aprendermi cura di una realtà così complessa,interessante e aff ascinante e qualche volta mi sono chiesto se sarò all’altezza di un compitoche avverto superiore alle mie forze. Sento tut-tavia la custodia di Gesù: non mi sono sentitomai abbandonato e so che Lui è disposto afare la sua parte, e questo mi rasserena molto.L’abbondanza di raccolto che mi trovo a con-templare aff onda le sue radici nel lavoro santo e prezioso dei miei predecessori, in particolaredi don William, che sento ancora stimato e vo-luto bene. So per certo che ha servito questacomunità volendo bene a Gesù, e spero di farealtrettanto, mantenendomi nella sua stessavolontà. Sento le aspettative nei miei confronti.Alle signore della Messa del mattino, a SantaMaria Nascente, confi davo quasi all’inizio del mio mandato: non sono io che ho in mano lesorti dei nostri oratori, e non sono io che sonochiamato a far fare dei passi signifi cativi ai nostri ragazzi. Solo insieme si cammina, soloinsieme si segue il Signore. So di trovare in

qui nella Comunità

Page 12: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

12

ogni uomo e donna, in ogni papà e mamma,in ogni giovane e meno giovane un sostegnoe un aiuto.

Quali speranze e quali sogni hai per la no-stra comunità, che progetti vorresti metterein campo?Ho voglia di mettermi in ascolto dei sogni edelle speranze di ciascuno. Ho voglia di po-ter dare a tutti l’occasione di dire la loro e dimettersi in gioco perché il progetto dei nostrioratori sia il più possibile condiviso e sostenu-to da tutti. Abbiamo già cominciato a lavorarecon gli altri responsabili di oratorio, e inoltre èpartito un lavoro interessante di ricognizione edi “mietitura” in ogni contesto della PastoraleGiovanile. Ho voglia di sperimentare che cosavoglia dire per davvero servirvi, con la fi ducia di chi sa che non deve smettere di speraremai, perché solo quando smetti di sperare,inizi un po’ a morire. Ho voglia di continuarecon fedeltà a darmi da fare, perché dopo seianni di seminario sento il bisogno di tornarea condividere la quotidianità della vita e deipassi di crescita delle persone che mi vivonoaccanto, con più costanza e attenzione. Hovoglia di preparare da mangiare perché Gesùpossa venire nella nostra comunità ogni do-menica a vivere con noi la sua Pasqua. Hovoglia di rimboccarmi le maniche per servire

davvero chiunque. Non voglio obbedire a tutti,o lasciare che tutti pretendano di avere l’ulti-ma parola. Voglio obbedire al desiderio di cosegrandi che ciascuno di noi custodisce nel cuo-re e combattere perché a ciascuno sia data lapossibilità di intuire che il Signore ci ama tutti,nessuno escluso. Per i prossimi mesi ci atten-dono altri passi, piccoli forse, ma signifi cativi. E poi sto già pregustando la gioia di vivere convoi il passaggio dell’ordinazione presbiterale, etutto quello che in avvenire avremo il coraggiodi cogliere come proposta del Signore per lenostre vite.Mi sento ancora un po’ sballottato (tre giorni emezzo alla volta, qualsiasi situazione diventaun po’ impegnativa da gestire, fi guratevi Gar-bagnate!), ma guardo con fi ducia al futuro, quando potremo condividere un po’ più di tem-po e la grazia dei giorni feriali.Non voglio copiare qualcuno che porta il miostesso nome, ma per tutto quello che vedo da-vanti a me, per tutte le sfi de da cogliere, per tutti i passi che dovremo fare insieme, chiedoa tutti, di cuore, una preghiera. Io assicuro lamia, con l’aff etto di chi, amato, sente di voler bene come un fratello, a tutti e a ciascuno.Beneditemi con aff etto, io di cuore benedico ciascuno di voi!

A cura di Riccardo Lobascio

qui nella Comunità

Page 13: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

13

Alla fi ne di ottobre, mentre inizia l’anno catechisticodei ragazzi dell’Iniziazione

Cristiana, vengono celebrate, in tuttala Comunità Pastorale, le S. Cresime,ultimo Sacramento del cammino diformazione, cui seguirà la Professionedi Fede quando gli adolescenti sarannoin terza media. Quest’anno S. Ecc.Mons. Giovanni Giudici, VescovoEmerito di Pavia, ha amministrato 32Cresime sabato28 ottobrealle ore 17.00

nella parrocchia di S. Maria Nascente;mentre domenica 29 ottobre Mons.Francesco Brugnaro, Arcivescovo diCamerino, ha impartito le Cresime alleore 10.00 a 21 fanciulli di S. GiovanniBattista, poi alle 11,30 ad altri 24 di S.Giuseppe Artigiano e, nel pomeriggioalle 15.00 a più di 120 ragazzi dellaParrocchia di S. Eusebio. A tutti questinostri adolescenti va l’augurio e lapreghiera di tutta la Comunità. (FotoPaolo Barbera)

qui nella Comunità

LE CRESIME NELLACOMUNITÀ

“SANTA CROCE”

Page 14: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

14

qui nella Comunità

Page 15: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

15

qui nella Comunità

Page 16: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

16

Da giovedì 9 Novembre a domenica12, la nostra Comunità Pastoraleha vissuto il tempo delle “Quaran-

tore”, quattro giorni di continua Adorazio-ne Eucaristica, durante i quali il Ss. Sa-cramento è stato esposto e vegliato nellevarie parrocchie, mattina e pomeriggio,con diversi momenti di adorazione guida-ta e vissuta da tutti i Movimenti e le As-sociazioni presenti ed attivi nella nostraComunità, dall’Iniziazione Cristiana, allaScuola, ai giovani, al movimento TerzaEtà, e numerosi altri gruppi. A tutti i fedeliè stata poi rivolta la predicazione di SuaEcc. Mons. Erminio De Scalzi, vescovoausiliare della nostra Diocesi e già Aba-te di Sant’Ambrogio, tenutasi in Basilica,

nelle sere di giovedì e venerdì. Il vesco-vo ha incentrato la sua predicazione sulpotere dell’Eucaristia di creare comunità,di raccogliere attorno a sé, nella sua ado-razione, tutti i discepoli di Cristo, aff amati di un pane vero, di un cibo che sazia, chenutre la vita perché diventi buona. Unafede matura è una fede che sta in ginoc-chio davanti alla Presenza di un Dio cheha voluto abitare la nostra carne, percor-rere le nostre strade, porre il suo orec-chio all’ascolto delle nostre parole, dellenostre gioie come delle nostre affl izioni, mettere i propri occhi nei nostri occhi, vi-vere come noi, e che ancora oggi chiamail suo popolo, i suoi fi gli, a farsi guardare, contemplare da Lui. Questa particolarità

LE GIORNATEEUCARISTICHE

IN CITTÀ

qui nella Comunità

Page 17: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

17

del rapporto tra Dio e l’Uomo è stata sot-tolineata anche nella predicazione di donFrancesco, diacono che la nostra Comu-nità ha accolto poco più di un mese fa, sianella serata di sabato, durante la vegliavissuta coi giovani, sia nella predicazionedei solenni Vespri di domenica pomerig-gio. Non possiamo intendere l’adorazio-ne solo in un senso, come se fossimo noigli unici a guardare, contemplare, fi ssare la Presenza di Gesù, cercandovi spiri-tualmente risposte ai problemi e alle crisiche la vita pone davanti, no: è soprattut-to il Signore che si lascia contemplare econtempla la sua creazione, la sua fi glio-

lanza, i suoi discepoli salvati, da inondaredi grazie e benedizione, da accompagna-re con sguardo premuroso ed amorevole,da condurre ed attrarre, perché gustino laVerità e la Bellezza e di esse si nutrano.Questo per allontanare il rischio di con-cepire la preghiera, sia comunitaria siaindividuale, come un nostro personalesforzo, un atteggiamento frutto di una de-liberazione che proviene esclusivamenteda noi; noi un andare da Lui, dimentichidi quella chiamata originaria a seguirlo, e“rimanere in Lui” e fare festa. “Dove dueo tre sono riuniti nel mio nome, io sarò

con loro”: non possiamo dimenticare lapreminenza di Dio nella nostra personaleo assembleare preghiera. Siamo noi allaSua Presenza, chiamati da un’attrazioneche solo da Lui viene, da una propostadi stare insieme che scegliamo in libertà.Le Giornate Eucaristiche si sono conclu-se domenica pomeriggio, con la solenneBenedizione Eucaristica impartita da donFrancesco, in Basilica; una celebrazioneche ha visto una buona partecipazione difedeli.

La redazione

qui nella Comunità

Page 18: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

18

Torna la piccola rubrica riservata al gruppoministranti e cerimonieri della Comunità,nella quale vogliamo approfondire alcuni

temi della Liturgia, anche per agevolare i no-stri lettori in una comprensione più profondae consapevole delle celebrazioni che vivonocome assemblea, Popolo di Dio. In particolare,in questo numero vogliamo occuparci dei coloriliturgici, che cambiano col succedersi dei tempiliturgici dell’anno.Anzitutto, ricordiamo chel’anno liturgico ha principioe fi ne non coincidenti con l’anno solare: il primo perio-do dell’anno delle celebra-zioni è il tempo dell’Avven-to, e la chiusura dell’anno ècoincidente con la solennitàdi Nostro Signore Gesù Cri-sto Re dell’Universo, chesegna anche la chiusuradi uno dei tempi ordina-ri dell’anno. La festa dellaregalità di Cristo fu istitu-ita uffi cialmente da papa Pio XI nell’enciclica “Quasprimas”, l’11 dicembre del1925, dando ascolto a cen-tinai di migliaia di petizioniprovenienti da prelati, ve-scovi, università cattoliche,ordini e congregazioni religiose, numerosi mo-vimenti ed associazioni di fedeli cattolici. Nelnostro rito essa coincide con la domenica pri-ma di San Martino, o si celebra in questa data,se l’11 Novembre cade di domenica, mentre nelrito romano è posticipata di due settimane, datoche l’avvento secondo questo rito dura quattrodomeniche, due in meno rispetto al nostro. Ilcolore liturgico proprio dell’Avvento, come an-che della Quaresima, i due tempi forti dell’an-no, è il viola, più propriamente “morello”: si puònotare dal colore delle sandaline presenti nellenostre chiese, da alcuni ricami sulle tovaglieda altare, dai cuscini (se presenti) sui quali si

siedono i sacerdoti nel presbiterio, dal drapposteso a coprire l’ambone od il pulpito, oltre che,ovviamente, dal colore dei paramenti liturgici,stola e casula, pianeta e piviali. Come scrittonel Messale romano, cap. IV: “La diff erenza dei colori nelle vesti sacre ha lo scopo di esprime-re, anche con mezzi esterni, la caratteristicaparticolare dei misteri della fede che vengonocelebrati, e il senso della vita cristiana in cam-mino lungo il corso dell’anno liturgico” (n. 345).

Il morello è il colore dell’at-tesa e della penitenza. Vie-ne usato in Avvento e Qua-resima, oltre che in altrecircostanze con questo ca-rattere, come le celebrazio-ni penitenziali, il sacramen-to della Riconciliazione, leesequie e la Commemora-zione dei Defunti. Per que-ste due ultime occasioni, inrealtà anticamente il colo-re liturgico prescritto era ilnero, che rende più eviden-temente il lutto; oggi il suouso è facoltativo. Semprein passato si distinguevanodue “sfumature” del morellotra Avvento, con caratteripiù tendenti al blu, e la Qua-resima, con una gradazione

più paonazza. La si può ancora vedere in certiparamenti di foggia antica.Al tempo avventizio succede il tempo di Nata-le, che dura sino al Battesimo del Signore. Ilcolore liturgico di questo periodo è il bianco,che simboleggia la fede, la gioia, la purezza ela Resurrezione. È il colore di tutte le feste delSignore, nonché delle feste delle Beata Vergi-ne Maria, e dei santi non martiri. Viene usatoanche in occasione della celebrazione di sacra-menti quali il Battesimo, il Matrimonio, l’OrdineSacro. È dunque il colore liturgico anche deltempo pasquale, che va dalla Pasqua di Re-surrezione alla Pentecoste. In occasione delle

qui nella Comunità

QUI CHIERICHETTI

Page 19: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

19

solennità si usano generalmente paramenti ri-camati in tessuto dorato, o decorati con tale co-lore, per sottolineare meglio l’importanza dellacelebrazione e la regalità del Signore.Al Battesimo del Signore segue il tempo ordi-nario, che ricorre due volte nel corso dell’annoliturgico: tra questa festa e l’inizio della Qua-resima, e tra la Dedicazione della Cattedrale(Duomo) e l’inizio dell’Avvento. Il colore liturgi-co è il verde, simbolo di speranza, la virtù chedeve animare la quotidianità della vita cristiana.Il rosso, infi ne, è il colore liturgico proprio del tempo di Pentecoste, e del tempo che va dalmartirio di San Giovanni Battista sino alla Dedi-cazione della Cattedrale. Simboleggia lo Spiri-to Santo, infatti viene usato per le celebrazionidelle Sante Cresime; viene usato anche per lecelebrazioni della Passione del Signore, nel-la Domenica delle Palme, nel Giovedì Santoe nel Venerdì Santo; per il nostro rito ambro-siano è inoltre il colore usato per la solennitàdel Corpus Domini (per i romani è il bianco, il

colore dell’Eucaristia), proprio perché la nostratradizione vuole sottolineare maggiormente l’a-spetto del sacrifi cio, e dunque della passione, nel culto eucaristico. Il rosso è il colore propriodelle celebrazioni dei santi martiri.Per concludere, una curiosità che riguarda davicino i chierichetti: è proprio per sottolinearel’aspetto del sacrifi cio e della disponibilità a ver-sare il sangue per testimoniare la fede, che ilcolore delle vesti indossate dai chierichetti, miriferisco a quelli più piccoli, è distinto da unanota di rosso, vuoi nelle lunghe vesti sopra lequali indossano la cotta, oppure nelle vesti piùsemplici, con due bande rosse verticali. Esse sichiamano “tarcisiane” in onore di san Tarcisio,universale patrono dei ministranti, un ragazzi-no che, all’epoca delle persecuzioni romane,diede coraggiosamente la vita per custodireil sacramento dell’Eucaristia, che portava agliammalati.

Riccardo Lobascio

qui nella Comunità

Page 20: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

20

Page 21: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

21

Il mese di ottobre si è chiuso per i ragazzidelle classi terze della scuola secondaria diprimo grado con l’uscita didattica di tre giorni

tra Marche e Umbria.Un’esperienza che ha coniugato due verbi fon-damentali per i ragazzi: imparare e divertirsi. Èstata l’occasione per loro, che si conoscono datre anni, di cementare la loro amicizia, in unasituazione scolastica particolare di condivisio-ne e convivenza, al di fuori delle mura dellascuola.È stata, come sempre, un’opportunità ancheper gli insegnanti di conoscere i ragazzi in uncontesto diverso, senza però dimenticare maila fi nalità di questa attività, sempre molto ap-prezzata da tutti: quello di imparare e toccarecon mano ciò che si studia sui libri.Il viaggio di quest’anno ha condotto i ragazziin luoghi fondamentali della nostra tradizionee del nostro patrimonio, cercando di coniugaree soddisfare tutti gli interessi. Infatti i ragazzi

hanno potuto visitare la casa di Giacomo Le-opardi, perdersi nelle migliaia di libri della suabiblioteca visitare i luoghi simbolo della suapoetica, cercando di perdersi nei loro pensierisull’“ermo colle” a Recanati.Hanno poi scoperto i misteri delle grotte di Fra-sassi e del parco limitrofo, tra stalattiti, stalag-miti e il fascino dei minerali e delle rocce chenascondono un mondo incredibile e antichis-simo.Non poteva mancare un salto nell’arte, allascoperta di Alberto Burri, uno degli artisti piùsignifi cativi dell’arte italiana contemporanea, con la visita agli ex essicatoi del tabacco diCittà di Castello, vedendo dal vivo cretti e sac-chi e scoprendo un mondo interiore che trovaespressione non nelle parole, ma nelle operepittoriche e scultoree.Un viaggio alla scoperta dei diversi modi di co-municare il proprio stato d’animo e raccontareil proprio mondo interiore.

A SCUOLA TRA LEMARCHE E L’UMBRIA

qui A Scuola

Page 22: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

22

Linguaggi diversi, ma fondamentali perchésono le nostre radici, la nostra storia, il nostropatrimonio da non dimenticare né da dare perscontato.Non potevano mancare momenti di svago e re-lax e quindi, grazie al tempo favorevole, è stato

possibile un salto alla spiaggia di Senigallia.I ragazzi sono tornati a casa contenti delleesperienze e arricchiti da ciò che hanno visto eimparato e che resterà impresso nei loro ricordiper tanto tempo!

Prof.ssa Dora Meroni

qui A Scuola

Page 23: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

23

qui A Scuola

SCUOLA PRIMARIADalla scuola primaria invece, un’importan-tissima novità che sarà proposta per il nuo-vo anno scolastico.Dal prossimo anno infatti si attiva un in-dirizzo con un forte incremento della lin-gua inglese che prevede, a partire dallaclasse prima, sette ore e mezza di ingle-se che aumenteranno dalla classe terzafi no a raggiungere in quinta un monte ore di nove e mezza. L’obiettivo è sviluppareuna competenza linguistica e culturale inquanto strumento necessario e privilegiatonella comunicazione, in un mondo semprepiù globalizzato. Questa proposta intendeesporre i ragazzi a situazioni reali, contestidi vita ed apprendimento spontaneo dellalingua inglese, rispettando la modalità concui un bambino impara anche la lingua ma-dre, cioè attraverso un processo di osmosi.La forma della proposta è infatti progettatanei contenuti e nei tempi, creando un am-

biente di apprendimento guidato per favo-rire un processo graduale di assimilazione,grazie al quale il bambino passa da unasituazione in cui prevale esclusivamentela comunicazione orale, a una gradualerifl essione sulla lingua che avviene nel cor-so del tempo.Le attività, di tipo soprattutto ludico-espres-sivo, sono volte ad aumentare la motiva-zione all’uso della lingua straniera.Gli alunni svolgeranno durante il terzo equinto anno due prove di certifi cazione lin-guistica del British Institutes.Il nostro percorso didattico garantisce,inoltre, l’apprendimento delle conoscenzefondamentali per la scuola primaria nellalingua madre e propone una considerevoleprogrammazione con insegnanti di inglesee insegnanti madrelingua inglese, che per-mette un utilizzo quotidiano della secondalingua.

Page 24: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

24

qui A Scuola

Page 25: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

25

Ester, cui è dedicato un libro biblico am-bientato durante le guerre tra persianie greci (486-465 a.C.), è un nome pa-

gano: in persiano signifi ca “mirto o stella”; inebraico invece signifi ca “io mi nasconderò”,poiché Ester nasconde di essere ebrea. Untargum della tradizione ebraica dice che eraassai più bella della “stella della notte”.

Ester, una donna del popolo che diventaregina.Ester è fi glia di Abicail della tribù di Benia-mino. La sua famiglia, con la distruzione diGerusalemme da parte dei babilonesi, fu por-tata in cattività insieme col profeta Geremiaattorno al 600 a.C. e preferì rimanere in terrastraniera piuttosto che tornare a Gerusalem-me. Alla morte dei genitori è adottata dal cu-gino Mardocheo, che occupava una funzioneamministrativa a Susa nel palazzo del ReAssuero (identifi cato come il re Serse). Ed è a questo punto che è coinvolta nelle vicendedel regno.Quando la regina Vasti rifi uta di presentarsi davanti ad Assuero che, un po’ alticcio, vuolfare sfoggio della sua bellezza davanti a tut-ti i commensali, il re, grandemente off eso, la ripudia. E subito, con editto regale, convocanella cittadella di Susa, “un gran numero difanciulle”, così che quella “che piacerà al rediventi regina al posto di Vasti” (Ester 2,4).Ester trovò grazia davanti al re, che la “amòpiù di tutte le altre vergini, le pose sul capola corona regale e la fece regina al posto diVasti” (Ester 2,17).Il re Assuero, ignorando che fosse giudea,diede una gran festa in suo onore e allegge-rì le tasse dei popoli da lui dominati. Così la

regina guadagnò il favore della gente che lacircondava e pensò che l’Altissimo l’avesseposta lì per un grande scopo.

Il decreto di sterminio dei Giudei.Ester è saggia e ha grandi doti di autocon-trollo, è capace di pensare agli altri primache a se stessa. Scopre che Aman, il primoministro, odia i Giudei, cominciando da Mar-docheo, e ordisce un piano per distruggeretutto il popolo ebreo. L’editto di sterminio “furedatto in nome del re Assuero e sigillato conl’anello regale”. Diceva: “si sterminassero tut-ti i Giudei, giovani e vecchi, bambini e donne,in un medesimo giorno, il 13 del dodicesimomese, cioè il mese di Adar”; lo scrittore sotto-linea: “Mentre il re e Aman stavano a gozzo-vigliare, la città di Susa era costernata” (Ester3,12-15).Allora Ester interviene con coraggio. Pur sa-pendo che era proibito presentarsi al re sen-za essere da lui personalmente invitata, penala morte, dopo tre giorni di digiuno nei qualicoinvolge le sue serve e tutto il popolo ebreo,si presenta al re e gli chiede di poterlo invitarea cena insieme ad Aman. Ester si presentadebole e umile al cospetto di Dio, dicendo:“Non ho nessuno se non te e io entro davantial leone, fi dandomi di te”. Intanto fa la dichia-razione più coraggiosa mai fatta da una don-na nella Bibbia: “Se io dovrò perire, perirò!”(Ester 4,16).Durante la cena li invita a un secondo ban-chetto, durante il quale rivela al re di essereebrea – legge e pregiudizi impedivano cheuna ragazza ebrea potesse diventare regina–, e gli svela il piano di Aman per sterminarei Giudei, ottenendo dal re per essi il diritto di

qui la Parola

ESTER: LA DONNA CHESALVÒ IL SUO POPOLO

DAL GENOCIDIO

Page 26: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

26

Page 27: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

27

difendersi proprio nel giorno in cui dovevanoessere sterminati. E quel giorno fu di “gioiaed esultanza, di banchetti e di feste” (Ester8,17).Aman fu giustiziato; Mardocheo, che sventòun complotto contro il re, fu onorato dal restesso; e la posizione di Ester come regina funotevolmente raff orzata.

Il libro di EsterEcco come il libro di Ester racconta una libe-razione della nazione per mezzo di una don-na. La storia di Ester è una delle più dramma-tiche della Bibbia. Il libro non è un raccontostorico, ma un “midrash”, un racconto in stiledi romanzo; la vicenda però è inserita in uncontesto storico, la città di Susa è descrittacon precisione, sono ben ritratti alcuni costu-mi persiani, Assuero (Serse) è un personag-gio conosciuto che si armonizza con quantoracconta Erodoto. Il racconto è vero nel sen-so che comunica un messaggio vero, quelloesplicitato nelle parole che Mardocheo feceriferire a Ester nel momento più drammaticodella storia: “Non pensare di salvarti da sola,fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nellareggia. Perché se tu in questo momento taci,aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei daun altro luogo, ma tu perirai insieme con la

casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stataelevata a regina proprio per una circostanzacome questa?” (Ester 4,13-14).Ester è una donna coraggiosa, possiede unafede sincera e una grande dedizione alla cau-sa della sua gente: grazie a lei si eviterà il ge-nocidio degli ebrei. Il suo nome è citato nellaBibbia ben 55 volte, persino più del nome diSara. È una “cifra” che dice l’agire di Dio e lepotenzialità nascoste della sua provvidenza,anche attraverso le persone umili, anonime.Infatti il libro – così come il Cantico dei Can-tici – non nomina mai il nome di Dio, né altronome divino. Ma in esso risulta evidente, inmodo inequivocabile, la sovranità provviden-ziale di Dio nella vita di Ester e del popoloebreo del suo tempo.A volte può sembrare che sia Dio stesso acelarsi, ma egli realizza sempre, visto o nonvisto, quello che è nella sua volontà, cioè lasalvezza. L’Eterno ricompensa l’abnegazionee l’ubbidienza. Tutto è nelle sue mani; il pianodi salvezza e la forza di compierlo viene soloda lui. I protagonisti lo sanno, e ripongono inDio tutta la loro fi ducia.Il libro di Ester è giunto a noi in due versio-ni: quella tradizionale in ebraico, più breve,e un’altra in greco con diverse aggiunte, piùlunga. Entrambe raccontano la medesima

storia, tuttavia inomi, le date e iluoghi hanno del-le varianti. Il testogreco amplifi ca il contenuto dell’o-riginale ebraico ene rende esplicitoil signifi cato reli-gioso. Nell’ultimaedizione della Bib-bia, tradotta dallaConferenza Epi-scopale Italiana, ledue versioni sonoproposte affi anca-te, per una letturacomplementare.

qui la Parola

Page 28: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

28

Page 29: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

29

La festa di Purìm.“Mardocheo mise per scritto questi avveni-menti e mandò lettere a tutti i Giudei per sta-bilire che ogni anno celebrassero il 14 e il 15del mese di Adar come giorni nei quali il lorodolore si mutò in gioia, il loro lutto in festa e litrascorressero come giorni di banchetto e digioia, scambiandosi regali e facendo dono aipoveri” (Ester 9,20-22). Così è nata la festadi Purìm, la festa del cambiamento delle sorti(purìm è il plurale di pur, che signifi ca sor-te; parola persiana derivata dal paese doveè ambientata la storia di Ester). Così, ognianno, il 14-15 marzo sono giorni di allegria,nei quali nelle sinagoghe si legge il libro diEster; è festa popolare caratterizzata da al-cune usanze come l’elemosina ai bisognosi,lo scambio di doni, un pasto particolarmenteabbondante e l’uso delle maschere (i bambiniamano travestirsi e recitare le scene princi-pali della storia), tanto che in seguito è stata

assimilata al carnevale. Ogni festa – anchele nostre – dice come la tristezza è tramutatain gioia e il lutto in giorno di letizia, quando ilSignore opera la sua salvezza.

Venendo a noi.Nella sua provvidenza Dio vuole servirsi an-che di noi, secondo un disegno d’amore checi sfugge, perché tanto più grande di noi, manel quale sappiamo per fede di essere chia-mati a una parte attiva. Nessuno è inutile osuperfl uo nel piano di Dio. In Isaia 43,4 ci ri-pete: “Tu sei prezioso ai miei occhi”! Ci rendaEgli capaci di ascolto obbediente e confi den-te perché giorno per giorno riconosciamo chesiamo fatti per lui e affi nché, anche attraverso il nostro umile contributo, risplenda quell’A-more che si fa dono e che conduce ogniuomo a lodarlo e benedirlo.

Padre Tullio

qui la Parola

Sede Centrale:Viale C.Forlanini, 3 - Garbagnate Milanese

Telefoni:0299026004 - 029955506Servizio Continuato 24 ore su 24 Notturno & Festivo Operiamo in qualsiasi Comune, Ospedale e Casa di Cura

Agenzie e sedi: Caronno Pertusella - Cesate - Garbagnate Milanese - Mozzatewww.garben.it

Impresa associata

Page 30: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

30

Questo racconto vuole essere un modooriginale per ricordare avvenimenti epersone che hanno contribuito alla

storia della nostra comunità garbagnatese.Eravamo partiti dal 1907 e da quanto riportatodal parroco Don Carlo Gianola nel Liber Chro-nicus, dove venivano annotati i fatti salientiaccaduti in parrocchia nell’anno. Dal 1911 al1918 il Liber Chronicus non venne compilato.Nel 1919 il nuovo parroco, Don Ambrogio Le-gnani, riprese la sua scrittura e per i periodi1911-1914 e 1915-1918 redasse due brevi“riassunti” dei principali eventi di quegli anni,evidentemente raccontatigli da qualche soler-te parrocchiano testimone dei fatti.

Anno 1917Garbagnate conta circa 3500 abitanti; Sinda-co dal 1910 è l’avv. Galli Riccardo; Parrocodal 1915 è Don Carlo Croci che era succedu-to a Don Innocente Viganò, prematuramen-te scomparso nel 1914. Così Don Legnaniannota nel Liber Chronicus: “…La nomina diparroco cadde sul M.R. Don Carlo Croci….Egli fu parroco qui nel periodo oscuro e turbi-noso della guerra mondiale, defi nita dal Papa Benedetto XV “Immane guerra”. Per tre anniresse da solo la grossa parrocchia, perchél’unico coadiutore, Don Luigi Quadri, venivachiamato alle armi ed assegnato quale Cap-pellano al 2° Granatieri, reggimento che inin-terrottamente fu al fronte. Don Luigi Quadriper il suo coraggio di soldato e per il suo zelodi cappellano meritò diversi encomi e più me-

daglie al valore. Il parroco Don Carlo Crocidivise il suo tempo nella Cura indefessa del-le anime e non mancò di prestarsi ai bisognimolteplici che la guerra creava a tutte le fami-glie… Durante il periodo dell’immane guerranon si possono contare le ansie, le angosce, idolori. Tutti gli uomini dai 18 ai 45 anni furonochiamati alle armi. Morirono più di 60, vari iferiti e i mutilati…”.Questo è tutto quanto troviamo della cronacagarbagnatese di quell’anno. Dai Registri Sa-cramentali apprendiamo che i nati del 1917furono solo 63 quando, negli anni precedentila guerra, le nascite erano normalmente tra130 e 140! I morti furono 73 (dei quali ben36 neonati o bambini piccoli), un numero inlinea con gli anni precedenti. Si celebrarononell’anno solamente 2 matrimoni (20-30 era-no quelli che si celebravano normalmenteogni anno prima della guerra), il minimo as-soluto di matrimoni nella storia della nostraParrocchia! Queste cifre danno la misuradell’impatto che la guerra ebbe sulla vita deinostri nonni e bisnonni.Tre eventi straordinari avvennero nel 1917e proprio nei mesi di ottobre e novembre diquell’anno, tre eventi che, sia pur in modo di-verso, segnarono il corso della storia.Il primo: la Rivoluzione d’Ottobre. Fu la fasefi nale della rivoluzione russa che segnò la defi nitiva caduta dell’Impero zarista e l’instau-razione del regime sovietico. Superfl uo dire come e quanto le vicende storiche mondia-li siano state profondamente infl uenzate da

Sfogliando libri e registri custoditi nel nostro Archivio storico parrocchiale, documenti che racchiu-dono la storia della nostra gente e, per molti di noi, una parte del nostro vissuto, siamo andati allaricerca di notizie e fatti accaduti negli anni del ‘900 che, come quest’anno, terminano con il 7, fatticioè accaduti a Garbagnate nel secolo scorso 110, 100, 90 anni fa e via dicendo. Riprendiamo il rac-conto iniziato la volta scorsa con il 1907 e interrotto al 1917 quando, proprio un secolo fa, il mondoera sconvolto da avvenimenti tragici e drammatici, ma fu anche attraversato da un lampo di luce.

SFOGLIANDO GLI ANNI DEL ‘900COL… 7 (2)

storia Locale SS. Eusebio eMaccabei

Page 31: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

31

questo evento, che ha avuto un impatto di-retto oltre che sulla vita dei nostri nonni e deinostri padri, anche sulla nostra vita dal puntodi vista sociale, economico e politico. Nonscollegato da questo, ma sua indiretta con-seguenza, il secondo drammatico evento: larotta di Caporetto. Il disimpegno russo dallaguerra in seguito alle pulsioni rivoluzionarieaveva infatti permesso agli Imperi centrali ditrasferire ingenti quantità di truppe dal fronteorientale ad altri fronti, tra i quali quello italia-no sull’Isonzo. Fu così che il 24 ottobre 1917le forze austro-tedesche, con un devastantemassiccio attacco, sfondarono le linee italia-ne che, dopo un mese, si ritrovarono sullalinea del Piave. I numeri di questa disfatta fu-rono impressionanti: 11.000 morti, 30.000 fe-riti e 300.000 prigionieri! La sconfi tta provocò un esodo di massa: 630.000 civili e 100.000soldati in fuga dall’avanzata nemica. Il 28 ot-tobre il Comando supremo italiano diramò unbollettino agghiacciante e delirante in cui siaddossava la colpa della disfatta ai soldati!Gli episodi di eroismo non si contarono, cosìcome gli episodi di becere, feroci esecuzio-ni sommarie comminate a poveri soldati daalti uffi ciali e generali, tra i quali si ‘distinse’ il gen. Graziani. Caporetto è entrato nel gergocomune come sinonimo di disastro assoluto.Fu davvero mancanza di gloria e di coraggio?Tutte le altre potenze in guerra, inglesi, fran-cesi, austriache, tedesche ebbero una loro“caporetto” e, se vogliamo, anche di più; fu-rono però ben capaci di minimizzare, mitigarei giudizi e, soprattutto, non sparare addos-so ai più incolpevoli: i soldati. È ormai veri-tà storica, condivisa da tutti gli studiosi dellavicenda, che per Caporetto “i vertici militarinon si presero le loro responsabilità” e allastoria questa sconfi tta fu consegnata come un mito negativo che ancora oggi continua afarci male. E ora, proprio per rendere onore ainostri soldati caduti, come già abbiamo fattonel novembre 2015 per i 7 caduti garbagna-tesi del 1915 e lo scorso novembre per i 10del 1916, ricordiamo i 22 caduti garbagna-tesi di questo terribile anno di guerra 1917:Arosio Angelo (di anni 35), Banfi Nicola (29),

Bernareggi Celeste (20), Borroni Giuseppe(26), Brioschi Luigi (24), Franchi Riccardo(30), Gessaghi Natale (22), Lattuada Vittorio(23), Leva Narciso (22), Locati Celeste (26),Marazzi Cesare (34), Marelli Carlo (38), Me-roni Cesare (20), Milani Ambrogio (18), MontiGiovanni (25), Preatoni Giuseppe (18), Radi-ce Enrico 25, Radice Giuseppe (20), RomanòCarlo (21), Romanò Luigi (25), Rovelli Euge-nio (22), Signorelli Antonio (31), il secondodei tre fratelli Signorelli caduti in guerra.Il terzo evento, infi ne, brilla come un lampo di luce nell’oscuro cielo del 1917: le apparizionidi Fatima, l’ultima delle quali avvenne il 13 ot-tobre di quell’anno accompagnata dal famoso‘Miracolo del sole’ quando, dinnanzi a decinedi migliaia di persone, come racconta un testi-mone: “le nuvole si aprirono e il sole apparvein tutto il suo splendore. Iniziò a girare vertigi-nosamente sul suo asse come il più magnifi -co fuoco d’artifi cio che si possa immaginare, assumendo tutti i colori dell’arcobaleno e lan-ciando bagliori di luce multicolori…L’immensamoltitudine sopraff atta da tale prodigio si gettò in ginocchio.” Il 13 ottobre 1930 furono dichia-rate dalla Chiesa “degne di credito le visionidei fanciulli nella Cova da Iria” autorizzandouffi cialmente il culto della Madonna di Fatima e riconoscendo la “natura soprannaturale delMiracolo del sole”.

Anno 1927Garbagnate conta circa 4000 abitanti; Sinda-

storia Locale SS. Eusebio eMaccabei

Caporetto

Page 32: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

32

co, e successivamente Podestà, dal 1920 èil dott. Milani Mario. Parroco dal 1919 è DonAmbrogio Legnani da Musocco.Scrive Don Legnani nel Liber Chronicus peril 1927:- “In quest’anno fu restaurata la Cappella del-la B.V. del S. Rosario. La troppa umidità cau-sata dalle folte piante di alto fusto del giardinoMussi, ne avevano causato lo scrostamentoquasi totale. Fu riboccata ex novo con maltamista ad un preparato atto a difendere dall’u-midità e poi riornata per opera dei Paolini diMonza... Nello stesso anno fu rinnovata lafacciata della chiesa colla posa in cima di duestatue in cemento: S. Ambrogio e S. Carlo.Ciò si fece per l’occasione d’aver dovuto ripa-rare il frontone della parte superiore che perl’infi ltrazione di acqua era pericolante. Fu cu-rata bene la tinteggiatura, di massimo valorel’aff resco rappresentante la scena del marti-rio dei 7 Maccabei. Quasi tutto fu rovinato peruna forte grandinata successa nel mese disettembre dello stesso anno”.Don Legnani parla della chiesa parrocchialedel tempo, oggi Santuario, allora confi nante con i giardini di proprietà Mussi, oggi giardi-ni pubblici. La facciata (e relative statue!) fuabbattuta, come vedremo, nel 1957 con duedelle tre campate della chiesa.Per il 1927 annota ancora Don Legnani :“Nello stesso anno fu costruita la chiesa dellafrazione di Bariana…” e riporta in proposito,scrivendo un lungo e circostanziato racconto,tutta la vicenda, dalla prima idea di costruireuna ‘chiesuola’ per ricordare i caduti di guer-ra alla realizzazione, invece, della chiesa diS. Giuseppe Artigiano, così che “Quei buonifrazionisti, prima che avevano la loro chiesa,dovevano adempiere il precetto della messafestiva, portandosi chi in parrocchia e chi a S.Maria, sicché per loro era sempre riservatal’ultima parte e tanti erano obbligati a sentirela S. Messa fuori dalla chiesa…”. La chiesa,inaugurata il 18 settembre 1927 e ampliatapoi nel 1944-45, sarebbe divenuta la chiesaparrocchiale della Parrocchia di S. GiuseppeArtigiano in Bariana, della quale abbiamo ce-lebrato solennemente lo scorso anno il 50° di

istituzione.Ed ora un aneddoto storico per il 1927. Vie-ne soppressa in quell’anno la linea tranviariaMilano-Saronno, inaugurata come tramvia acavalli nel 1877, che correva lungo la stra-da Varesina. Nel 1878 era stata convertitain tramvia a vapore e da allora sferragliavala famosa vaporiera detta “Gamba de legn”così chiamata per il modo oscillante di ince-dere sulle rotaie. Pensiamo quanti lavoratorigarbagnatesi ha trasportato in 50 anni versoMilano o verso Saronno! Per tutti l’automobileera allora solo un… miraggio!

Anno 1937Garbagnate conta circa 4700 abitanti; Pode-stà dal 1935 è il dott. Ferruccio Stroppa. Par-roco dal 1919 è Don Ambrogio Legnani.Dopo la cerimonia di benedizione della “primapietra” fatta dall’Arcivescovo Card. Schusteralla presenza di tutta la popolazione, l’annoprecedente erano iniziati i lavori di costruzio-ne della nuova chiesa parrocchiale. AnnotaDon Legnani sul Liber Chronicus:- “La Ditta Carugati dietro il pretesto dell’au-mento dei prezzi di mano d’opera e dellematerie prime… diede principio a lamentiinvocando modifi cazioni ad alcune clausole del concordato. Le pretese andarono sem-pre aumentando sicché alla fi ne di marzo la Commissione pro-chiesa per non pregiudica-re il buon andamento dei lavori credette op-portuno accettare il ritiro dai lavori da partedell’impresa…”.Verrebbe da dire: niente di nuovo. I lavoricontinuarono in economia, con il vantaggio dimaggior fl essibilità operativa, ma lo svantag-gio di dover saldare subito tutte le spese.Don Legnani annota poi la visita pastoraledel card. Schuster (la seconda dopo quelladel 1931): giunse il pomeriggio del 10 apri-le, celebrò le prime funzioni e visitò la nuovachiesa. Il giorno successivo celebrò la messaalle ore 5 (cinque!) e amministrò 449 cresime;così continua Don Legnani:“In quella circostanza, poiché la costruzionedella nuova chiesa… era ormai già giunta altetto, Sua Eminenza lodava la generosità dei

storia Locale SS. Eusebio eMaccabei

Page 33: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

33

garbagnatesi e ne plau-diva lo spirito di fede chesolo poteva averli anima-ti alla grandiosa impresae in premio promettevache per la nuova chiesaavrebbe dato il corpo delmartire San Gennaro ilmaggiore “septem fra-trum” fi gli di Santa Fe-licita. Nella partenza siriprometteva di ritornarepresto a Garbagnate perla consacrazione dellaNuova Chiesa”.Promessa mantenuta!L’8 giugno del 1940 il be-ato Schuster consacravala chiesa!Pochi sanno che la co-struzione della nuova parrocchiale, che oggiè la nostra splendida Basilica, dovette regi-strare un tragico avvenimento. Scrive DonLegnani:“La costruzione della Nuova Chiesa costòuna vittima nell’operaio Antonio Rossetti diUmberto di anni 18, il quale appena ripresii lavori nel pomeriggio del giorno 4 agosto,inconsideratamente attraversando un vanodove venivano buttati dall’alto dei blocchi, ne

fu colpito da uno che gli causava fulminea-mente la morte”.

In ricordo di questo povero e sfortunato ra-gazzo, l’8 dicembre del 2009 è stata postauna lapide presso l’ingresso laterale sinistradella Basilica.Anche per il 1937 chiudiamo con un aned-doto storico. In quell’anno, il Canale Villoresiscavato nella nuda terra tra il 1881 e il 1886e aperto nel 1887, venne ricoperto, fondo efi anchi, con beole di cemento allo scopo di

non disperdere l’acqua tantopreziosa per l’irrigazione deicampi prelevata dal fi ume Ticino. Ricordava nonno Et-tore, un vecchio garbagna-tese ora scomparso, in unapreziosa testimonianza del1987 (sempre questo 7!): ”Aquei tempi l’acqua era chiaracome quella che beviamo:guardate il cielo, era ancorapiù chiara del cielo”…

(continua)

Giorgio Montrasi

storia Locale SS. Eusebio eMaccabei

San Gennaro (cartolina del 1939)

Il Villoresi negli anni ‘30 (cartolina Raccolta Caponetto)

Page 34: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

34

La nostra Basilica si arricchisce di un nuo-vo piccolo tesoro: un quadro, una ripro-duzione della tela del Caravaggio “L’in-

credulità di Tommaso”.L’opera ha natali tutti garbagnatesi: è stata re-alizzata da due giovani artisti cittadini, Salva-tore Calamonici e Daniela Porcelli ed è nataper dare sfogo ad una grande passione artisti-ca, quella, appunto, per Caravaggio.L’opera è stata collocata sull’ingresso dellaCappella della Vita ed è stata benedetta do-menica 12 novembre durante la S. Messadelle ore 10: una sistemazione, ha dichiaratoSalvatore, perfetta per sottolineare la carnalitàdi Tommaso e il passaggio ad una nuova vita.

Ciò che ha smosso Salvatore è stato l’amoreper l’arte: ex alunno di Lia Goffi , diplomato in arte, ha voluto immortalare il suo amore perCaravaggio realizzando questa riproduzione,che mantiene le stesse, grandi, dimensionidell’originale.Ad aiutarlo, Daniela, sua allieva nella scuoladi artisti da lui creata in modo volontario: il“Gruppo Barbera” è una piccola scuola seraleper appassionati, tra cui circa una decina dibambini e adulti, che da sei anni pratica l’artee la pittura. Il gruppo si riunisce presso lo stu-dio Foto Barbera, circa due volte a settimanae proprio così, Daniela, ha scoperto di condi-videre la stessa passione di Salvatore per Ca-

ravaggio.“Ecco perchè abbiamo de-ciso di riprodurre una suaopera. Ho scelto “L’incre-dulità di Tommaso” perchéamo il suo fondo scuro,perché Caravaggio stes-so è riprodotto sulla tela eperché io mi sento un po’Tommaso, mi è piaciuto dasubito”, ha dichiarato Sal-vatore. “Abbiamo lavoratoall’opera per circa un annoe abbiamo ricevuto molterichieste da varie chiese,ma siamo garbagnatesi eabbiamo deciso di lasciarlaqui a Garbagnate, nella no-stra Basilica. Siamo moltosoddisfatti così. Stiamo giàlavorando ad un’altra ope-ra, la “Crocefi ssione di S. Pietro”. È l’amore per l’arteche ci muove”. (Foto PaoloBarbera)

Andrea Fregi

UN NUOVO QUADROIN BASILICA

qui Nelle Parrocchie SS. Eusebio eMaccabei

Page 35: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

35

Un pomeriggio semplice, all’insegnasoprattutto dell’incontro: domenica 15ottobre, nel pomeriggio, la comunità di

S. Maria si è ritrovata in oratorio, anche sem-plicemente per un saluto veloce al nuovo dia-cono Don Francesco. Il don si è reso dispo-nibile a stringere mani e scambiare qualcheparola con tutti, famiglie, giovani, adolescentie anziani e ha concluso il pomeriggio con un“cerchio di gioia”: tutti insieme, dai bambiniai nonni, per qualche canto, inno e passo didanza, per tornare a casa con l’animo più leg-gero.L’occasione di festa si è creata grazie allaCastagnata: caldarroste sul fuoco e cartocciin mano, tra qualche gioco e chiacchiera inallegria. Oltre alle caldarroste, il banco dellegolosità off riva frittelle e bibite, dolci e gelati. Niente di meglio per una domenica pomerig-gio.

Andrea Fregi

qui Nelle Parrocchie Santa MariaNascente

CASTAGNE E GIOCHI CONDON FRANCESCO

Page 36: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

36

Dopo Emilio Colombo e Umberto Rossetti,un altro volontario del Circolo Acli “CarloCastiglioni” di Garbagnate ha avuto un

riconoscimento per l’impegno profuso al servi-zio di quanti si rivolgono all’associazione per ildisbrigo di pratiche che, da soli, avrebbero diffi -coltà a gestire effi cacemente. È Ezio Saravalle, che per anni ha dedicato, e continua a dedica-re, il suo tempo e la sua esperienza non soloai cittadini di Garbagnate Milanese, ma anchea quelli di Cesate. Il riconoscimento gli è statoconferito nell’ambito di una manifestazione in-serita in un grosso evento organizzato da AcliMilano, intitolato “Verso una Milano più grandee più incisiva”, tenutosi tra il 29 settembre e l’1ottobre scorsi. Con lui sono stati premiati an-che numerosi altri volontari di diversi Circoli diMilano e provincia. Ezio Saravalle è uno dei 24volontari che oggi consentono al Circolo “Car-lo Castiglioni” di svolgere un’attività intensa equalifi cata, come dimostrano i dati relativi al nu-mero delle pratiche trattate dall’inizio dell’annosino alla fi ne di ottobre nei vari servizi off erti alla cittadinanza: Patronato, Caf, Saf e Turismo.Per quanto riguarda il Patronato, le pratiche fi no ad ora trattate, in questo anno, sono oltre 900e, sulla base dei dati relativi all’anno scorso, siprevede che arrivino almeno a 1.000, delle qualicirca 700 gratuite e 300 a pagamento. L’attivitàdel Patronato è svolta quasi totalmente dai vo-lontari; solo per alcuni servizi particolari i richie-denti vengono dirottati alla sede di Bollate, inquanto necessitano di competenze specifi che. Il servizio Saf, che si occupa di assistenza allefamiglie nella gestione dei rapporti di lavoro do-mestico (badanti), ha trattato 41 pratiche.Il Caf, dal canto suo, ha eff ettuato complessi-vamente 1.472 dichiarazioni di reddito, 81 pra-tiche Invciv e Red (iniziate ai primi di ottobre),27 successioni portate a termine, 534 Isee e10 locazioni. Anche per il Saf e il Caf alla fi ne dell’anno in corso i dati riportati subiranno un

incremento. Tutte le pratiche espletate vengo-no archiviate in ordine alfabetico e divise pertipologia. L’impiego dei volontari nei servizi Safe Caf è di supporto e consiste soprattutto nelrispondere, di persona e al telefono, alle richie-ste degli utenti e fornire le giuste informazioni.Totalmente a carico di volontari è il settore turi-smo, che quest’anno ha svolto un’attività parti-colarmente intensa.Da quanto esposto, appare evidente che il la-voro che svolgono i volontari richiede non soloimpegno ma anche sacrifi co e senso di respon-sabilità. Ed è lecito chiedersi perché uno decidadi porsi al servizio degli altri. La risposta varia inbase alle motivazioni che lo spingono: secondouna tendenza di pensiero le motivazioni al vo-lontariato italiano hanno tre radici: quella di tipoborghese, che si rifà al concetto di impegno so-ciale dei ‘galantuomini’, quella di tipo socialistache spinge ad agire in nome dell’uguaglianzae quella di tipo cattolico che ha come aspettosaliente il ‘donare’, che induce a off rire tempo e competenze in modo disinteressato e gratuito.Come un dono, appunto.

Vincenzo Quartu

qui Associazioni

ACLI: UN SERVIZIO

CHE SI DONA

Page 37: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

37

Un’antichissima usanza, che risale diret-tamente a san Francesco d’Assisi. Daquasi mille anni in tutto il mondo catto-

lico il Presepe ci ricorda la Natività di Cristo.Dopo alcuni anni di assenza,già dal 2015 il Circolo Cultu-rale “La Piazza” ha ripreso aGarbagnate la tradizione di unconcorso a premi per il Prese-pe più bello.Lo scorso anno l’esposizionesi è tenuta in Basilica, dietrol’altare maggiore. Con un lusinghiero succes-so. Oltre cinquecento voti sono stati ripartititra i quattordici presepi esposti.Quest’anno i concorsi saranno quattro. LaPiazza ha infatti proposto alle quattro parroc-chie della Comunità Pastorale di realizzareall’interno delle rispettive chiese una mostra-

concorso dei presepi più belli. Le parrocchiehanno risposto con entusiasmo, per cui, pertutto il periodo delle festività natalizie, vedre-mo in ogni chiesa un’esposizione di Presepi

realizzati dai migliori esecutori.Tutti i visitatori delle mostre po-tranno dare il loro voto. Invitia-mo particolarmente il gruppo divincitori dello scorso anno che,ci auguriamo, sapranno crearenuove opere sempre più belle.I quattro realizzatori più votati,

uno per ogni parrocchia, saranno premiati du-rante la Tombolata del 6 gennaio 2018 pressol’Auditorium San Luigi.Quattro concorsi, quindi. Quattro occasioniaperte agli “uomini di buona volontà” che vor-ranno associarsi a noi nel ricordare la nascitadi Gesù.

qui Associazioni

SIAMO A NOVEMBRE…PARLIAMO DI PRESEPI?

Page 38: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

38

qui LibriJean MercierIL SIGNOR PARROCOHA DATO DI MATTO

Pag. 144

€ 11,90

Ed. S. Paolo Edizioni – Collana Le Vele

Pubblicazione: 2017

In una parrocchia come tante, in cui le cose non funzionanopiù bene, la gente è poca e gli operatori pastorali litiganoper sciocchezze, ecco che il parroco richiama tutti ai valorida conservare, la confessione in primis; proprio mentre fa

questo, però, si accorge che alla sua comunità cristiana, di Cristo, della liturgia, dei sa-cramenti... non importa più nulla. Da qui la sua crisi: per che cosa ha fatto il prete? Perquesta gente che litiga sulla posizione dei vasi di fi ori davanti all’altare della Madonna e non si accorge del mondo che le sta attorno e tanto meno del vangelo? Don Beniaminodecide che ne ha piene le scatole e, semplicemente, se ne va. Senza il parroco, però, perla prima volta da molto tempo, la gente comincia a rifl ettere e a interrogarsi, prima su di lui (dove è fi nito? È scappato con una donna? È impazzito? È morto?) e poi sulla propria comunità. Il parroco viene infi ne rintracciato, tra vere e proprie situazioni umoristiche che fanno pensare inevitabilmente alla saga di don Camillo: qui non c’è il comunismo popo-lare a fare da contraltare, ma la diffi coltà, che è di tutte le comunità contemporanee, a rintracciare il senso della vita cristiana insieme e, contemporaneamente, una profonda

rifl essione sul ruolo del sacerdote.

FIABE E RACCONTI PER IL NATALEIllustrazioni di Elena Iarussi

Pag. 222

€ 12,90

Ed. Gribaudo

Pubblicazione: novembre 2017

Una collezione di fi abe e leggende illustrate, che celebra-no l’atmosfera e la tradizione natalizia. Canto di Natale, Lastoria di Babbo Natale, Il gigante egoista, La piccola fi am-miferaia e altre aff ascinanti storie senza tempo da leggere e rileggere Età di lettura: da 3 anni.

Page 39: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più

39

Page 40: Numero 11 - Novembre 2017 · conforto, di speranza, un invito a non lasciar-si disfare dalla delusione e dall’amarezza per ciò che ci circonda: chiese vuote, una parte sempre più