Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la...

7
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 127 (48.451) Città del Vaticano venerdì 5 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!.!"!\! Critiche a Trump da parte del segretario alla difesa Esper mentre proseguono le proteste in molte città Novanta arresti a New York alla vigilia dei funerali di Floyd LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA WASHINGTON, 4. Tafferugli a New York tra manifestanti e polizia nelle proteste per l’uccisione di George Floyd, l’afroamericano morto soffo- cato da un agente bianco a Minnea- polis. Novanta gli arrestati, ma non sono stati segnalati saccheggi. Oggi i funerali, ci sarà anche l’ex vicepre- sidente e principale candidato de- mocratico alla Casa Bianca Joe Bi- den. E mentre la Casa Bianca viene blindata anche dalla Guardia Nazio- nale, si apprende che il poliziotto che lunedì scorso aveva ucciso un giovane a San Francisco nelle prote- ste aveva scambiato il suo martello per una pistola. L’attorney general del Minnesota Keith Ellison ha aggravato l’imputa- zione per Derek Chauvin, l’agente bianco che ha tenuto premuto il gi- nocchio sul collo di Floyd causan- done la morte. L’accusa è omicidio volontario, non più colposo; l’uomo ora rischia sino a 40 anni di carcere. Il giudice ha ordinato l’arresto dei suoi tre colleghi accusandoli di com- plicità. Soddisfazione è stata espres- sa dalla famiglia di Floyd: «Un pas- so importante verso la giustizia» ha commentato. Intanto, anche l’Amministrazione sta affrontando notevoli problemi. Travolto dalle accuse di aver politi- cizzato l’esercito, il capo del Penta- gono Mark Esper ha preso le distan- ze dal presidente Donald Trump, in particolare sulla decisione di schiera- re l’esercito. Il segretario alla difesa si è detto contrario ad invocare l’In- surrection Act del 1807, la legge che consente al presidente di impiegare le truppe contro disordini e insurre- zioni e che fu usata l’ultima volta nel 1992 contro le sommosse a sfon- do razziale scoppiate nella città di Los Angeles. «L’opzione di usare l’esercito nel ruolo di polizia do- vrebbe essere l’ultima spiaggia e so- lo nelle situazioni più urgenti e gra- vi; ma ora non siamo in uno di que- sti momenti» ha spiegato Esper. «Il mio obiettivo è quello di tenere le forze armate fuori della politica» ha assicurato Esper, anche se nel frat- tempo 1600 soldati sono stati schie- rati nei dintorni della capitale per intervenire in caso di necessità. Esper ha inoltre criticato duramente Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John Church. Secca la risposta della Casa Bian- ca. «Al momento Esper è ancora se- gretario alla difesa e se il presidente perde fiducia in lui ve lo faremo sa- pere» ha detto la portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany. Intanto, nel pieno delle proteste, ieri è intervenuto l’ex presidente Ba- rack Obama, invitando «a cogliere l’opportunità delle proteste per la morte di Floyd per attuare riforme e ottenere un cambiamento reale». Occorre fare questo «evidenziando i problemi», «mettendo a disagio le persone al potere e poi andando a votare». L’ex presidente degli Stati Uniti ha detto che rispetto agli anni Sessanta ora c'è «un’ampia coalizio- ne, una maggiore consapevolezza delle iniquità, il coinvolgimento di giovani che hanno il potere e il ta- lento per far cambiare le cose». Nel frattempo, da segnalare che la popolare catena di empori Walmart ha deciso di togliere le armi in alcu- ni suoi negozi come misura precau- zionale dopo i saccheggi verificatisi nelle proteste. Lo riferisce la Cnn. La pandemia sta aggravando una situazione già drammatica a causa del conflitto Yemen in ginocchio, la Fao chiede aiuti per 100 milioni di dollari Nel 1960 nasceva il Segretariato per l’unità dei cristiani I primi passi del cammino PAGINA 6 Natura e storia dell’Archivio della Congregazione delle cause dei santi SIMONA DURANTE ALLE PAGINE 7 E 8 ALLINTERNO Riflessioni con Marco Bracconi sul suo pamphlet «La mutazione» È il corpo il nostro vincolo di uguaglianza di ANDREA MONDA «I l punto di svolta è stato vedere il Papa camminare da solo in via del Corso per andare a pregare davanti al Crocifisso della chiesa di San Marcello». Marco Bracconi non nasconde il senso di ammirazione e gratitudine per quel gesto del Papa il 15 marzo scorso, una settimana dopo che il mondo si era bloccato e chiuso in casa. In quel paesaggio disegnato e segnato dal- la presenza del covid-19 ecco che qualcuno «ha infilato una zeppa», pro- prio lì, «nel posto che era appena stato vietato ai nostri corpi in via di ste- rilizzazione». Il Papa, scrive Bracconi nel pamphlet appena uscito in e- book La mutazione per l’editore Bollati Boringhieri, «si è messo in mezzo e ha buttato un corpo da diecimila tonnellate per strada. Uno solo che riassumeva i corpi di tutti gli altri. Come fosse lì in attesa del loro ritorno piuttosto che per dire una preghiera». PAGINE 2 E 3 Riaperti anche gli uffici filatelici e numismatici Medici e infermieri gratis ai Musei vaticani e a Castel Gandolfo Riconquistato l’aeroporto internazionale di Tripoli Haftar in Egitto in vista dei colloqui Onu racconto LA PAROLA DELLANNO A colloquio con l’architetto Mario Botta Territori di memoria Grazia e amore di Dio nel «tessuto» della storia umana Quel luogo dove tutto è leggero PAGINA 5 SANAA, 4. Servono 100 milioni di dollari di aiuti per alleviare la situa- zione disperata di milioni di persone in Yemen. Questo l’appello lanciato ieri dalla Fao, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. Lo Yemen sta affrontando la peg- giore crisi umanitaria del mondo do- po cinque anni di conflitto interno, crisi economica e istituzionale. Una situazione che hanno lasciato 24 mi- lioni di persone (circa l’80 per cento della popolazione) interamente di- pendenti dagli aiuti umanitari inter- nazionali. Per la Fao, lo Yemen era sull’orlo della catastrofe anche prima della pandemia del Covid-19. Secondo il Rapporto Globale sulle Crisi Ali- mentari 2020, già prima dell’inizio della pandemia circa 16 milioni di persone — oltre la metà della popo- lazione del paese — erano colpite da fame acuta. «Milioni di persone non sono in grado di soddisfare le loro esigenze essenziali» ha detto il diret- tore generale della Fao Qu Dongyu. «Agricoltori, pescatori e pastori sono stati duramente colpiti dai conflitti e dalla conseguente crisi economica». Nel 2019, la Fao ha fornito assi- stenza umanitaria a 3 milioni di per- sone nello Yemen e oltre 3,6 milioni di animali sono stati tutelati attraver- so campagne di salute veterinaria. Qu ha detto che nello Yemen «l’assi- stenza deve essere incrementata per consentire ad agricoltori, pastori e pescatori di produrre cibo per se stessi, per le loro famiglie e le loro comunità, in particolare in seguito all’invasione delle locuste e alla pan- demia del Covid-19». La Fao chiede ai governi e ai do- natori internazionali interventi ur- genti per ripristinare i mezzi di sus- sistenza delle persone, rafforzare la loro resilienza e garantire la copertu- ra del fabbisogno alimentare. «Dob- biamo intervenire subito e abbiamo bisogno del vostro sostegno» ha det- to Qu rivolgendosi ai donatori. «Non c'è tempo da perdere». Qu ha sottolineato che la Fao vuole raggiungere almeno 6 milioni di persone e distribuire aiuti di emergenza per i mezzi di sussistenza (sementi, attrezzi, ghiacciaie, giub- botti di salvataggio e denaro) per consentire ad agricoltori e pescatori di continuare le loro attività. «Oltre 4 milioni di persone hanno bisogno di vaccinazioni e cure per il bestia- me, controllo e monitoraggio dei pa- rassiti delle piante, locuste compre- se» ha spiegato Qu. Un appello molto simile a quello della Fao è stato lanciato ieri da un gruppo di ong umanitarie. La pan- demia di coronavirus — affermano le ong — sta colpendo un paese in cui quasi non esistono strutture sanita- rie; medici e infermieri in prima li- nea non hanno mascherine, guanti, ossigeno per le terapie intensive, la metà degli ospedali è stata distrutta da 5 anni e mezzo di guerra. Medici, infermieri e personale tecni- co e ausiliario in servizio presso le strutture sanitarie pubbliche e priva- te italiane potranno visitare gratuita- mente i Musei vaticani e le Ville pontificie a Castel Gandolfo. È un «segno di gratitudine — spiega in un comunicato del 3 giugno il Governa- torato dello Stato della Città del Va- ticano — per il lavoro svolto durante questo periodo di emergenza» da covid-19. L’iniziativa presso i Musei dura una settimana, da lunedì 8 a sabato 13 (tranne giovedì 11 per chiusura). Per accedere, anche con un accom- pagnatore, basta presentare il tesseri- no rilasciato dagli ordini professio- nali o dalle aziende sanitarie di ap- partenenza. Alle Ville pontificie, che riaprono sabato 6, sarà possibile usufruire dell’agevolazione lo stesso giorno e domenica 7, e poi sabato 13 e dome- nica 14. Il Palazzo apostolico di Ca- stel Gandolfo e i giardini di Villa Barberini sulle pendici del lago in- fatti saranno per il momento visita- bili solo nel fine settimana. Intanto, nell’ambito di un pro- gressivo ritorno alla normalità dopo le severe restrizioni per contrastare la pandemia, sono nuovamente aperti anche i punti vendita dell’Ufficio Fi- latelico e Numismatico vaticano si- tuati in piazza San Pietro, all’interno dei Musei vaticani e in piazza Santa Marta, quest’ultimo solo su appunta- mento telefonico (+390669882158) o via mail ([email protected]). TRIPOLI, 4. Il leader dell’autoproclamato Eserci- to nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, è arri- vato al Cairo, dove incontrerà il ministro della Difesa, Mohamed Ahmed Zaki, e il presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, per discutere degli ultimi sviluppi della situazione in Libia. Lo ren- dono noto i media libici. Il focus dell’incontro tra Haftar e Al Sisi sarà l’intervento militare del- la Turchia in Libia, assieme alla ripresa dei collo- qui del comitato 5+5 tra l’Lna e il Governo di ac- cordo nazionale (Gna) del premier Fayez al Sar- raj. A riferirlo è una fonte vicina alle forze di Haftar. Secondo i media egiziani si discuterà an- che delle condizioni che intende porre Haftar nei colloqui a guida Onu, in particolare lo scio- glimento dei gruppi armati nella Libia occidenta- le e il ritiro dei mercenari siriani e turchi dal Paese. Nelle stesse ore, una delegazione del governo di Tripoli, composta dal vice premier, Ahmed Maitig, e dal ministro degli Esteri, Mohammed Tahir Siala, è giunta a Mosca per colloqui con le autorità russe. Il Ministro degli Esteri russo, Ser- gej Lavrov, ha chiesto la fine delle ostilità in Li- bia e «l’inizio di un dialogo inclusivo con tutte le principali forze politiche libiche e i movimenti non governativi». Lo riportano i media locali, ci- tando un comunicato del ministero degli Esteri russo. Sullo sfondo delle missioni, l’annuncio fatto nei giorni scorsi dalla missione Onu in Li- bia (Unsmil), secondo la quale le parti in conflit- to hanno accettato di riprendere i negoziati per un cessate il fuoco. Nel frattempo, il portavoce dell’O perazione Vulcano di Rabbia, del governo di Tripoli, Mohamed Gounounu, ha affermato che le forze governative controllano ormai «tutti i confini amministrativi della capitale». La notizia arriva il giorno dopo la ripresa del controllo da parte dell’esercito del premier Fayez Al Sarraj del vec- chio aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso dal 2014 e fino a ieri in mano alle forze di Haf- tar. Al momento non ci sono reazioni da parte dell’Lna. Sulla crisi libica si è espresso, ieri, il ministro degli Esteri italiano, Luigi di Maio: «Se non fer- miamo la guerra in Libia insieme agli amici fran- cesi e agli amici tedeschi, non potremo fermare i flussi migratori», ha detto al termine dell’incon- tro alla Farnesina con il suo omologo francese Jean-Yves Le Drian. «Il primo tema è stato la Libia e la sicurezza nel Mediterraneo», ha sotto- lineato di Maio. Sul dossier libico tra Italia e Francia «c’è convergenza» ha confermato Le Drian. «Siamo sulla stessa linea entrambi — ha concluso — e questo è molto importante anche per la sicurezza nel Mediterraneo». Il capo della diplomazia francese ha poi affermato che «il fu- turo del Paese non deve essere oggetto di stru- mentalizzazioni da parte di potenze esterne», ri- badendo la determinazione «nel far rispettare gli impegni assunti alla conferenza di Berlino»

Transcript of Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la...

Page 1: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 127 (48.451) Città del Vaticano venerdì 5 giugno 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+z!"!.!"

!\!

Critiche a Trump da parte del segretario alla difesa Esper mentre proseguono le proteste in molte città

Novanta arresti a New Yorkalla vigilia dei funerali di Floyd

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

WASHINGTON, 4. Tafferugli a NewYork tra manifestanti e polizia nelleproteste per l’uccisione di GeorgeFloyd, l’afroamericano morto soffo-cato da un agente bianco a Minnea-polis. Novanta gli arrestati, ma nonsono stati segnalati saccheggi. Oggii funerali, ci sarà anche l’ex vicepre-sidente e principale candidato de-mocratico alla Casa Bianca Joe Bi-den. E mentre la Casa Bianca vieneblindata anche dalla Guardia Nazio-nale, si apprende che il poliziottoche lunedì scorso aveva ucciso ungiovane a San Francisco nelle prote-

ste aveva scambiato il suo martelloper una pistola.

L’attorney general del MinnesotaKeith Ellison ha aggravato l’imputa-zione per Derek Chauvin, l’agentebianco che ha tenuto premuto il gi-nocchio sul collo di Floyd causan-done la morte. L’accusa è omicidiovolontario, non più colposo; l’uomoora rischia sino a 40 anni di carcere.Il giudice ha ordinato l’arresto deisuoi tre colleghi accusandoli di com-plicità. Soddisfazione è stata espres-sa dalla famiglia di Floyd: «Un pas-so importante verso la giustizia» hacommentato.

Intanto, anche l’Amministrazionesta affrontando notevoli problemi.Travolto dalle accuse di aver politi-cizzato l’esercito, il capo del Penta-gono Mark Esper ha preso le distan-ze dal presidente Donald Trump, inparticolare sulla decisione di schiera-re l’esercito. Il segretario alla difesasi è detto contrario ad invocare l’In-surrection Act del 1807, la legge checonsente al presidente di impiegarele truppe contro disordini e insurre-zioni e che fu usata l’ultima voltanel 1992 contro le sommosse a sfon-do razziale scoppiate nella città diLos Angeles. «L’opzione di usare

l’esercito nel ruolo di polizia do-vrebbe essere l’ultima spiaggia e so-lo nelle situazioni più urgenti e gra-vi; ma ora non siamo in uno di que-sti momenti» ha spiegato Esper. «Ilmio obiettivo è quello di tenere leforze armate fuori della politica» haassicurato Esper, anche se nel frat-tempo 1600 soldati sono stati schie-rati nei dintorni della capitale perintervenire in caso di necessità.Esper ha inoltre criticato duramenteTrump per la controversa foto conla Bibbia di fronte alla St. JohnC h u rc h .

Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al momento Esper è ancora se-gretario alla difesa e se il presidenteperde fiducia in lui ve lo faremo sa-pere» ha detto la portavoce dellaCasa Bianca Kayleigh McEnany.

Intanto, nel pieno delle proteste,ieri è intervenuto l’ex presidente Ba-rack Obama, invitando «a coglierel’opportunità delle proteste per lamorte di Floyd per attuare riforme eottenere un cambiamento reale».Occorre fare questo «evidenziando iproblemi», «mettendo a disagio lepersone al potere e poi andando avotare». L’ex presidente degli StatiUniti ha detto che rispetto agli anniSessanta ora c'è «un’ampia coalizio-ne, una maggiore consapevolezzadelle iniquità, il coinvolgimento digiovani che hanno il potere e il ta-lento per far cambiare le cose».

Nel frattempo, da segnalare che lapopolare catena di empori Walmartha deciso di togliere le armi in alcu-ni suoi negozi come misura precau-zionale dopo i saccheggi verificatisinelle proteste. Lo riferisce la Cnn.

La pandemia sta aggravando una situazione già drammatica a causa del conflitto

Yemen in ginocchio, la Fao chiede aiuti per 100 milioni di dollari

Nel 1960 nasceva il Segretariatoper l’unità dei cristiani

I primi passidel cammino

PAGINA 6

Natura e storiadell’A rc h i v i odella Congregazionedelle cause dei santi

SIMONA DURANTE ALLE PA G I N E 7 E 8

ALL’INTERNO

Riflessioni con Marco Bracconi sul suo pamphlet «La mutazione»

È il corpo il nostrovincolo di uguaglianza

di ANDREA MONDA

«I l punto di svolta è stato vedere il Papa camminare da solo in viadel Corso per andare a pregare davanti al Crocifisso della chiesadi San Marcello».

Marco Bracconi non nasconde il senso di ammirazione e gratitudine perquel gesto del Papa il 15 marzo scorso, una settimana dopo che il mondosi era bloccato e chiuso in casa. In quel paesaggio disegnato e segnato dal-la presenza del covid-19 ecco che qualcuno «ha infilato una zeppa», pro-prio lì, «nel posto che era appena stato vietato ai nostri corpi in via di ste-rilizzazione». Il Papa, scrive Bracconi nel pamphlet appena uscito in e-book La mutazione per l’editore Bollati Boringhieri, «si è messo in mezzoe ha buttato un corpo da diecimila tonnellate per strada. Uno solo cheriassumeva i corpi di tutti gli altri. Come fosse lì in attesa del loro ritornopiuttosto che per dire una preghiera».

PAGINE 2 E 3

Riaperti anche gli uffici filatelici e numismatici

Medici e infermieri gratisai Musei vaticani e a Castel Gandolfo

Riconquistato l’aeroporto internazionale di Tripoli

Haftar in Egitto in vista dei colloqui Onu

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

A colloquiocon l’architetto Mario Botta

Te r r i t o r idi memoria

Grazia e amore di Dionel «tessuto» della storia umana

Quel luogodove tutto è leggero

PAGINA 5

SANA’A, 4. Servono 100 milioni didollari di aiuti per alleviare la situa-zione disperata di milioni di personein Yemen. Questo l’appello lanciatoieri dalla Fao, Organizzazione delleNazioni Unite per l'alimentazione el'agricoltura.

Lo Yemen sta affrontando la peg-giore crisi umanitaria del mondo do-po cinque anni di conflitto interno,crisi economica e istituzionale. Unasituazione che hanno lasciato 24 mi-

lioni di persone (circa l’80 per centodella popolazione) interamente di-pendenti dagli aiuti umanitari inter-nazionali.

Per la Fao, lo Yemen era sull’orlodella catastrofe anche prima dellapandemia del Covid-19. Secondo ilRapporto Globale sulle Crisi Ali-mentari 2020, già prima dell’iniziodella pandemia circa 16 milioni dipersone — oltre la metà della popo-lazione del paese — erano colpite da

fame acuta. «Milioni di persone nonsono in grado di soddisfare le loroesigenze essenziali» ha detto il diret-tore generale della Fao Qu Dongyu.«Agricoltori, pescatori e pastori sonostati duramente colpiti dai conflitti edalla conseguente crisi economica».

Nel 2019, la Fao ha fornito assi-stenza umanitaria a 3 milioni di per-sone nello Yemen e oltre 3,6 milionidi animali sono stati tutelati attraver-so campagne di salute veterinaria.

Qu ha detto che nello Yemen «l’assi-stenza deve essere incrementata perconsentire ad agricoltori, pastori epescatori di produrre cibo per sestessi, per le loro famiglie e le lorocomunità, in particolare in seguitoall’invasione delle locuste e alla pan-demia del Covid-19».

La Fao chiede ai governi e ai do-natori internazionali interventi ur-genti per ripristinare i mezzi di sus-sistenza delle persone, rafforzare laloro resilienza e garantire la copertu-ra del fabbisogno alimentare. «Dob-biamo intervenire subito e abbiamobisogno del vostro sostegno» ha det-to Qu rivolgendosi ai donatori.«Non c'è tempo da perdere».

Qu ha sottolineato che la Faovuole raggiungere almeno 6 milionidi persone e distribuire aiuti di

emergenza per i mezzi di sussistenza(sementi, attrezzi, ghiacciaie, giub-botti di salvataggio e denaro) perconsentire ad agricoltori e pescatoridi continuare le loro attività. «Oltre4 milioni di persone hanno bisognodi vaccinazioni e cure per il bestia-me, controllo e monitoraggio dei pa-rassiti delle piante, locuste compre-se» ha spiegato Qu.

Un appello molto simile a quellodella Fao è stato lanciato ieri da ungruppo di ong umanitarie. La pan-demia di coronavirus — affermano leong — sta colpendo un paese in cuiquasi non esistono strutture sanita-rie; medici e infermieri in prima li-nea non hanno mascherine, guanti,ossigeno per le terapie intensive, lametà degli ospedali è stata distruttada 5 anni e mezzo di guerra.

Medici, infermieri e personale tecni-co e ausiliario in servizio presso lestrutture sanitarie pubbliche e priva-te italiane potranno visitare gratuita-mente i Musei vaticani e le Villepontificie a Castel Gandolfo. È un«segno di gratitudine — spiega in uncomunicato del 3 giugno il Governa-torato dello Stato della Città del Va-ticano — per il lavoro svolto durantequesto periodo di emergenza» dacovid-19.

L’iniziativa presso i Musei durauna settimana, da lunedì 8 a sabato13 (tranne giovedì 11 per chiusura).Per accedere, anche con un accom-pagnatore, basta presentare il tesseri-no rilasciato dagli ordini professio-nali o dalle aziende sanitarie di ap-partenenza.

Alle Ville pontificie, che riapronosabato 6, sarà possibile usufruiredell’agevolazione lo stesso giorno edomenica 7, e poi sabato 13 e dome-nica 14. Il Palazzo apostolico di Ca-stel Gandolfo e i giardini di VillaBarberini sulle pendici del lago in-fatti saranno per il momento visita-bili solo nel fine settimana.

Intanto, nell’ambito di un pro-gressivo ritorno alla normalità dopole severe restrizioni per contrastare lapandemia, sono nuovamente apertianche i punti vendita dell’Ufficio Fi-latelico e Numismatico vaticano si-tuati in piazza San Pietro, all’internodei Musei vaticani e in piazza SantaMarta, quest’ultimo solo su appunta-mento telefonico (+390669882158) ovia mail ([email protected]).

TRIPOLI, 4. Il leader dell’autoproclamato Eserci-to nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, è arri-vato al Cairo, dove incontrerà il ministro dellaDifesa, Mohamed Ahmed Zaki, e il presidenteegiziano, Abdel Fatah al Sisi, per discutere degliultimi sviluppi della situazione in Libia. Lo ren-dono noto i media libici. Il focus dell’i n c o n t rotra Haftar e Al Sisi sarà l’intervento militare del-la Turchia in Libia, assieme alla ripresa dei collo-qui del comitato 5+5 tra l’Lna e il Governo di ac-cordo nazionale (Gna) del premier Fayez al Sar-raj. A riferirlo è una fonte vicina alle forze diHaftar. Secondo i media egiziani si discuterà an-che delle condizioni che intende porre Haftarnei colloqui a guida Onu, in particolare lo scio-glimento dei gruppi armati nella Libia occidenta-le e il ritiro dei mercenari siriani e turchi dalPa e s e .

Nelle stesse ore, una delegazione del governodi Tripoli, composta dal vice premier, AhmedMaitig, e dal ministro degli Esteri, MohammedTahir Siala, è giunta a Mosca per colloqui con leautorità russe. Il Ministro degli Esteri russo, Ser-gej Lavrov, ha chiesto la fine delle ostilità in Li-bia e «l’inizio di un dialogo inclusivo con tuttele principali forze politiche libiche e i movimentinon governativi». Lo riportano i media locali, ci-tando un comunicato del ministero degli Esterirusso. Sullo sfondo delle missioni, l’annunciofatto nei giorni scorsi dalla missione Onu in Li-bia (Unsmil), secondo la quale le parti in conflit-

to hanno accettato di riprendere i negoziati perun cessate il fuoco.

Nel frattempo, il portavoce dell’O perazioneVulcano di Rabbia, del governo di Tripoli,Mohamed Gounounu, ha affermato che le forzegovernative controllano ormai «tutti i confiniamministrativi della capitale». La notizia arriva ilgiorno dopo la ripresa del controllo da partedell’esercito del premier Fayez Al Sarraj del vec-chio aeroporto internazionale di Tripoli, chiusodal 2014 e fino a ieri in mano alle forze di Haf-tar. Al momento non ci sono reazioni da partedell’Lna.

Sulla crisi libica si è espresso, ieri, il ministrodegli Esteri italiano, Luigi di Maio: «Se non fer-miamo la guerra in Libia insieme agli amici fran-cesi e agli amici tedeschi, non potremo fermare iflussi migratori», ha detto al termine dell’incon-tro alla Farnesina con il suo omologo franceseJean-Yves Le Drian. «Il primo tema è stato laLibia e la sicurezza nel Mediterraneo», ha sotto-lineato di Maio. Sul dossier libico tra Italia eFrancia «c’è convergenza» ha confermato LeDrian. «Siamo sulla stessa linea entrambi — haconcluso — e questo è molto importante ancheper la sicurezza nel Mediterraneo». Il capo delladiplomazia francese ha poi affermato che «il fu-turo del Paese non deve essere oggetto di stru-mentalizzazioni da parte di potenze esterne», ri-badendo la determinazione «nel far rispettare gliimpegni assunti alla conferenza di Berlino»

Page 2: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

pagina 2 venerdì 5 giugno 2020 L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 5 giugno 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Riflessioni sugli effetti della pandemia con Marco Bracconi a partire dal suo pamphlet «La mutazione»

È il corpo il nostro vincolo di uguaglianza

Servono alleanzee nuove visioni

L’insidia delle mode scientifiche

Viventi o non viventi, questo è il dilemmaI virus, parametri biologici della vita stessa

di ANDREA MONDA

«I l punto di svolta è stato ve-dere il Papa camminare dasolo in via del Corso per

andare a pregare davanti al Crocifis-so della chiesa di San Marcello».

Marco Bracconi non nasconde ilsenso di ammirazione e gratitudineper quel gesto del Papa il 15 marzoscorso, una settimana dopo che ilmondo si era bloccato e chiuso incasa. In quel paesaggio disegnato esegnato dalla presenza del covid-19ecco che qualcuno «ha infilato unazeppa», proprio lì, «nel posto cheera appena stato vietato ai nostricorpi in via di sterilizzazione». IlPapa, scrive Bracconi nel pamphletappena uscito in e-book La mutazio-ne per l’editore Bollati Boringhieri,«si è messo in mezzo e ha buttatoun corpo da diecimila tonnellate perstrada. Uno solo che riassumeva icorpi di tutti gli altri. Come fosse lìin attesa del loro ritorno piuttostoche per dire una preghiera».

Bracconi non è un credente, è uncattolico come tutti noi italiani (haancora ragione Croce, riconosce) e alui non hanno tanto colpito le paroleo le preghiere del Papa ma il fatto insé: quest’uomo si è mosso, ha cam-minato per la città svuotata e ha po-sto al centro dell’attenzione delmondo la sua persona, il suo corpo,nel momento in cui il corpo era sta-to bandito dalla società, dalla convi-venza civile. Tutto questo mentrestava scrivendo un pamphlet sulla“mutazione” che la società occiden-tale sta vivendo, vale a dire quel tra-sferimento verso il mondo digitaleche ha, tra gli altri effetti, anchequello della smaterializzazione, dellascomparsa del corpo a beneficio del-la sua rappresentazione.

«In realtà stavo scrivendo un ro-manzo distopico che avrebbe dovutoparlare della sostituzione della vitacon il concetto di “stile di vita” edella torsione globale verso il digita-le; poi la realtà ha superato quelloche io volevo raccontare con la fan-tasia: la pandemia del covid-19 habloccato il mondo intero come in unfermo immagine. A quel punto lamia attenzione si è concentrata sualcuni paradigmi che si stavano af-fermando, il più pericoloso dei qualiera l’aria di millenarismo che abbia-mo respirato per due mesi. Frasi ri-petute come un mantra e ci diceva-no “nulla sarà mai come prima”, op-pure “una cosa così non è mai acca-duta prima”. No, questo non torna-va. A partire da un aspetto dellaquestione che non veniva messo nel-la giusta luce: non solo ci eravamochiusi in casa ma c’eravamo anchetrasferiti in massa nel mondo del di-gitale, e questa evacuazione colletti-va, non solo dalle strade e dallepiazze ma anche dalla realtà fisicaverso la rete, non era adeguatamentesottolineata. Forse perché non era,appunto, una cosa “mai successa pri-ma”, ma un processo già in corso,che si è dato per scontato. Ho deci-so allora di scrivere un pamphlet,non più un romanzo, ma sotto for-ma di lettera indirizzata direttamenteal virus, “accusandolo” di aver disve-lato una realtà già in atto ma inav-vertita. E mentre stavo riflettendo suquesto ho visto quell’immagine, ilPapa che cammina da solo per stra-da. Una delle immagini più potentiche abbia mai visto».

A quella scena lei dedica qualche pagi-na nel suo testo di grande intensità,colpito dal fatto che il Papa ha volutodire quello che ha detto «con il corpo.La parte di noi che tu [covid-19] ag-gredivi e Internet surrogava. E cosìquella passeggiata romana è diventatauna rissa. Un corpo estraneo e contun-dente scagliato contro lo schema diesattezza della quarantena». Che in-tende con questa espressione?

Il gesto del Papa è stata l’i r ru z i o -ne della vita dentro i rigidi confinidell’esattezza, confini che noi inrealtà ci stavamo già imponendo conl’avvento del digitale. Nel mio lin-guaggio “lo schema di esattezza” èl’esatto opposto della spiritualità,uno schema di perfezione geometri-ca che riduce tutto a moltiplicazio-ne, anche ciò che è umano e che persua natura è imperfezione, se voglia-mo eccedenza. Di quella camminatadel Papa è stata sottolineata la di-mensione della solitudine e il signifi-cato di conforto alla città. Ma en-

trambe le interpretazioni sono statepigre, un po’ spaventate. A me sem-bra invece che in quel gesto ci siastata anche la risposta alla moltipli-cazione dei nostri corpi digitali. Nellibro scrivo che il corpo del Papa èun corpo «esponenziale al contra-rio» che si riduce a un solo corpo edè solo quell’uomo, unico, come vo-lesse ricordarci che la nostra identitàè innanzitutto corporea, sensibile. Ilfatto stesso di uscire in strada e pre-sidiare con il proprio corpo il mon-do reale è stata a mio modo di vede-re un’intuizione potente (non impor-ta quanto consapevole) contro lasmaterializzazione delle nostre vite.Ecco allora la risposta di Bergoglioallo schema di esattezza: da una par-te il riconoscimento dell’unicità delcorpo, della sua sostanza e materia,dall’altra l’idea moltiplicatoria dellarete che riduce il soggetto umano al-la sua funzione, che poi finisce peressere quella del consumatore.

Le sue parole mi fanno venire in menteche di recente il Papa ha invitato i fe-deli a «passare dalla cultura dell’ag-gettivo alla teologia del sostantivo»..

Formidabile, è proprio così! Ilsoggetto, con il suo corpo, non è in-terscambiabile. Quando invece di-ventiamo account non siamo piùsoggetti, né individuali né sociali,ma solo moltiplicatori della rete, og-getti, “cose” che possono manipolareo essere manipolate in termini di po-tere. Per questo dico che l’eguaglian-za vera può e deve essere quella delcorpo, non quella simbolica, chenon è mai tale. L’eguaglianza basatasulle rappresentazioni simboliche èquella dei sistemi totalitari. La de-mocrazia, quella vera, ha bisognodella carne.

Qualche giorno dopo il Papa è di nuo-vo uscito, in carne e ossa, e si è presen-tato nella piazza San Pietro vuota ebagnata dalla pioggia e, tra le altre co-se, ha pronunciato parole forti comequando ha detto che la nostra eraun’illusione, che credevamo di «esseresani in un mondo già malato». Cosaha provato ascoltando quelle parole?

Sono quasi caduto dalla sedia:l’unico a fare un discorso non mille-narista o consolatorio era lui, il Pa-pa. Tutti i laici (forse con l’eccezionedi Cacciari) hanno giocato a fare imillenaristi o, al contrario, i cantoridi una palingenesi di homo sapienscapace di attuarsi in poco più di 24ore. Così le parole più razionali ecredibili sono arrivate dall’autoritàreligiosa: ricordandoci che eravamogià malati e isolati il Papa ha sdram-matizzato la situazione, l’ha sottrattaa quell’alone millenaristico, facendo-ci presente che non si trattava di unanovità assoluta, del Male assoluto.Alla fine bisogna ammettere che noilaici abbiamo trattato il covid-19 co-me Satana e che invece è stato il Pa-pa a ricordarci che è solo un virus.Certo, Francesco ha sentito che lepersone avevano paura e che biso-gnava star loro vicini, ma non hamai elevato il virus a nemico, mai.C’erano due modi di leggere l’emer-genza e il lockdown: o come “sup-plenza” o come l’inizio di un nuovomondo, e il Papa l’ha vista giusta-mente nel primo modo, rimettendocicoi i piedi nella storia. Come a dire:“niente di nuovo, un’epidemia è lacosa più costante che conosciamo” ead ammonire “non è vero che nullasarà mai come prima”. Cosìquell’istantanea di via del Corso miè apparsa come lo scrigno di unmessaggio tanto concreto quanto ur-gente: “guardate che se costruiamouna società senza corpo il mondoperde la cosa più importante, perchéil corpo è il nostro unico vincolo diuguaglianza”. Con quella passeggia-ta trasgressiva il Papa ha allungato ilpasso, ci ha preceduto e ci ha detto“vi aspetto in questo corpo”. È statol’unico a non rimuovere il fatto cheil conflitto tra materia della vita e lasua rappresentazione fosse già am-piamente in corso. Uno scontro at-torno all’idea stessa di eguaglianza,perché se il corpo evapora l’egua-glianza non può esistere, non è piùtale, diventa impraticabile.

Può fare qualche esempio di questoconflitto che ruota sulla centralità delc o rp o ?

I migranti. Perché ci fanno tantapaura? Perché arrivano con il loro

corpo nudo, sporco, vestito comecapita, ce lo mostrano in tutta la suascandalosa consistenza. Il loro mes-saggio è: con questo corpo noi sia-mo uguali a voi. Il punto è che noi,con i nostri corpi sempre più astrattie simbolici e sempre meno materiali,non riusciamo più a vederli uguali anoi. Io non sono cattolico ma nonserve esserlo per connettersi conl’idea di un Dio che si incarna emuore come ogni altro uomo: è Cri-sto crocifisso a ricordarci che è ilcorpo il nostro primo vincolo diuguaglianza e che questo vincolovale per tutti. Il gesto di Bergoglioda questo punto di vista è il più cri-

del messaggio cristiano, basatosull’amore del proprio prossimo enon del proprio “connesso”? Mi tor-na in mente la frase che ricordiamocon maggiore emozione di GiovanniXXIII, quell’invito a dare “una carez-za ai vostri bambini”. Una carezzada portare con le mani, sull’epider-mide, sfiorando quel viso che èl’unico, il solo che abbiamo. L’im-possibile da riprodurre, ciò che saràsempre solo “n o s t ro ”.

Del resto la fede cristiana prevedenell’essenza del suo messaggio la risur-rezione dei corpi. Dalle sue paroleemerge però una condanna della tecno-logia, è questa la mutazione di cui lei

della pandemia: noi occidentali era-vamo già abbondantemente dipen-denti dal sistema delle reti, internetdi fatto era già diventato un sistema-mondo piuttosto che una mera utili-ty. L’emergenza sanitaria ha sempli-cemente disvelato questa verità. Nellibro sostengo che il covid-19 sta so-lo portando a compimento un pro-cesso già iniziato, dove nell’immagi-nario collettivo la rete diventa finepiuttosto che mezzo. Questo per di-re che la tecnologia non è il nemico,non può esserlo. L’avversario èl’ideologia dell’innovazione digitale.Ed è l’avversario di chi tiene alla te-nuta delle nostre società ma anchedi chi ha cuore la dimensione spiri-tuale dell’uomo. Per questo credoprofondamente che un’alleanza tracredenti e non credenti sia oggi ine-vitabile, anzi di più: naturale e fisio-logica, perché alla luce di quanto sidiceva poco fa sul millenarismo, cer-care la razionalità nella fede non èpiù un paradosso. Ricorda quando ainizio lockdown i social rilanciaronol’allarme per il possibile cedimentodei server? Era un rischio inesistente,però paventato come reale e disa-stroso. Ecco, quel timore globalemetteva in luce la dimensione di in-toccabilità raggiunta dal sistema-mondo internet. La supplenza digi-tale era divenuta totale, il gioco delweb non era più quello di un sup-porto ma quello di qualcosa che ci ènecessario per vivere, che anzi ci“salva” in caso di emergenza. È ilcambio di status culturale. Un pro-cesso che nasconde un’insidia totali-taria.

Non è strano ripetere come abbia-mo fatto per mesi che di questo vi-rus non ci liberemo mai più? E nondiciamo che dallo smart-working edal e-learning non si tornerà più in-dietro? Ma io mi chiedo: non sareb-be importante riflettere, discernere,separare? Domandarci per esempiocosa pensiamo di fare delle universi-tà, se le vogliamo concepire comeluoghi vitali e fluidi oppure comescatole dove produrre tecnocrazie. Eil lavoro in remoto? La mediazionedigitale nella produzione non avvan-taggia forse la rappresentazione sim-bolica dell’umano, le sue gerarchiedi potere, facendo prevalere ruoli efunzioni sulla persona, l’aggettivosul sostantivo? Il rischio è costruireattorno allo smart-working un’ideo-logia che alimenta processi di solidi-

stiano che si possa immaginare.Pensi alla questione delle messe:non è anche in questo caso il corpol’elemento fondamentale? Fondandol’Eucaristia Cristo dice «questo è ilmio corpo» e stabilisce che la p re -senza del corpo non può essere ri-dotta a simbolo o mediazione. Ilcorpo c’è, è qui ed è sulla terra. Vo-glio usare un termine caro a PapaFrancesco, p ro s s i m i t à . Non è il cuore

parla nel libro? Un destino ormai ine-luttabile?

No, dire che la tecnologia è il ne-mico sarebbe un approccio sbagliatoalla questione. È vero che con “mu-tazione” mi riferisco al cambiamentodi status del digitale durante il lock-down. Ma è una mutazione che, co-me dicevamo prima, è avvenuta incontinuità, non per causa diretta

di CARLO MARIA PO LVA N I

Dalla varicella al morbillo, dal vaiolo alla rosalia,dagli orecchioni al raffreddore, sono innumerevo-li le epidemie virali che hanno flagellato l’umani-

tà nei secoli (come lo attesta una stele di 30 secoli fa,raffigurante un sacerdote egizio afflitto da poliomielite),non risparmiando l’epoca moderna (si pensi a tre formeparticolarmente dannose di influenza del ventesimo se-colo: quella dovuta al virus H1N1 che causò la spagnolamietendo 50 milioni di vittime fra il 1918-1920, quelladovuta al H2N2 che causò l’asiatica negli anni Cinquan-ta spezzando un milione di vite fra il 1957-1958 e quelladovuta al H3N2 che causò la sua variante Hong-Kongportandone via un altro milione fra il 1968-1969). Questacompetitività epidemiologica è ancora più intrigante sesi considera che i virus sono esseri puramente parassitari.Il parassitismo è una forma di interazione fra due specienella quale una delle due si avvantaggia dell’altra ed èquindi distinta sia dal mutualismo — nel quale, entrambile specie traggono beneficio dalla convivenza — sia dallapredazione — che non prevede forme di simbiosi—. Ilparassitismo virale, inoltre, è di tipo assoluto: il virus di-mostra scarse proprietà vitali in assenza di un ospite e,quando quest’ultimo muore, se il virus non ne trova unaltro, è lui stesso, presto o tardi, condannato a perire.

Questa caratteristica dei virus è una delle ragioni percui la loro identificazione fu laboriosa. Nonostante i la-vori pioneristici sui vaccini di Edward Jenner e di LouisPasteur e quelli su un parassito della pianta del tabaccodi Dmitri Ivanovsky e Martinus Beijerinck (che, per pri-mo, nominò tale agente patogeno con il titolo genericodi “v i ru s ”, ossia “veleno”) molti, compreso il Premio No-bel 1946 Wendell Stanley che riuscì a cristallizzare il to-bacco mosaic virus, consideravano i virus dei semplici«ammassi biochimici complessi». E, nonostante lo svi-luppo della biologia molecolare che ne svelò la strutturaessenziale, poiché riducibile a un nucleo-capside (ossia:una piccola quantità di materiale genetico, i nucleotidi,

ria dopo l’otto marzo è sembrato es-sersi interrotto. Come se non ci fossestato un prima, come se il dopo fos-se già stato stabilito per sempre. Delresto eravamo già abituati dal web arinascere “nuovi” ogni giorno, a vi-vere secondo le dinamiche temporalidella rete, in quello che io chiamonel libro l’eterno presente. Un mondodove il ricordo è sempre attuale,ogni giorno disponibile. Tutto moltobello all’apparenza, ma il prezzo èaltissimo: nel sistema-mondo inter-net non c’è più la memoria (che èun processo) ma c’è l’archivio (cheinvece è un meccanismo). E se perfi-no il tema della morte si subordina aquesta “assenza” del tempo, recupe-rare un’idea di tempo storico, nontecnologico, è una delle grandi sfideche abbiamo davanti. Sono convintoche anche da questo punto di vista ilcristianesimo possa giocare un ruolodecisivo. Come dovrebbe giocarlo ilpensiero critico dei laici più avverti-ti. È questo che intendo dire quandoparlo di alleanza tra pensanti, cre-denti e non credenti: se l’e m e rg e n z ache ci riguarda è la stessa, se il pun-to di partenza e il fine devono conti-nuare ad essere l’uomo, la sua ricer-ca di senso e la sua emancipazione,laici e cattolici non possono che par-larsi, magari faccia a faccia. Oggipiù che mai.

ficazione delle nostre strutture socia-li, mentre le strutture sociali andreb-bero mantenute morbide e fluide,Ingessarle vuol dire ricondurle primao poi ad un ordine che non è maidemo cratico.

Il suo libro da questo punto di vistaassume un carattere esplicitamente poli-tico.

Sì. La questione infatti è comples-sa e tocca direttamente la dimensio-ne politica. Non si tratta di contrap-porsi altrettanto ideologicamente al-la tecnologia, sarebbe sciocco e fuoritempo massimo, probabilmente. Macredo sia urgente una riflessione at-traverso la quale esercitare la saluta-re pratica del dubbio (che oggi misembra essere rimasta tutta nel cam-po cattolico). Davanti alle molteplicispinte che allentano la coesione so-ciale bisogna rispondere con audaciae coraggio, magari pensando a unnuovo “patto” col digitale, oggi an-cora più indispensabile vista la di-mostrazione di forza offertaci dalleReti durante il lockdown. Ecco, que-sto sarebbe compito di una politicacapace di una visione di lungo pe-riodo. Lavorare ad un nuovo pattocon il web, stavolta però tra pari. Ionon ho paura del voto online o dialtri strumenti hi-tech nelle pratichesociali, politica compresa. Ma sonoterrorizzato da un mondo in cui laformazione dello spirito pubblicoavviene per via digitale.

Nel libro sostengo che sarebbedunque importante ridiscutere i con-fini e i perimetri, adattando in modoradicale gli strumenti della democra-zia novecentesca al digitale ma sal-vaguardando la presenza fisica dellepersone nei luoghi dove si strutturalo spazio pubblico: la polis. Non so-lo. La democrazia, per come la con-cepiamo oggi, non può reggere alungo in un sistema governato dallatempistica delle reti; un sistema diconnessione globale profondamenteindividualista non è compatibile conl’idea di bene comune che informa inostri valori democratici. Dire chegli h a t e rs e gli spacciatori di fake ne-ws sono cattivi non ci serve più anulla. Lo sappiamo. Più utile sareb-be ragionare sulla struttura del web,cominciando a dibattere su ciò chepuò esser “suo” e su ciò che invecedeve restare “n o s t ro ”, fisico, corpo-reo. Cercando in questo modo la

rivestita da una manciata di proteine, il capside), nonesiste ancora un consenso scientifico sul considerare i vi-rus esseri viventi veri e propri. Forse il problema di fon-do è che non esiste neppure, almeno scientificamenteparlando, un consenso su cosa sia la vita stessa. Vi è, perlo più un accordo, su una serie di proprietà che gli esseriviventi dovrebbero manifestare per definirsi tali, fra cui:1. il metabolismo, ossia: la produzione o l’uso di energiaper costruire delle strutture chimiche (anabolismo) o perdecomporle (catabolismo); 2. l’omeostasi, ossia: la capa-cità di regolare l’ambiente interno da quello esterno alfine di mantenere uno stato di funzionalità; 3. l’o rg a n i z -zazione, ossia: l’essere composti da varie parti integrate(gli organi, nel caso di esseri complessi) deputate ad at-tività specifiche; 4. la crescita, ossia: l’espandersi armo-niosamente e coordinatamente di un essere nelle varieparti che lo compongono; 5. l’adattamento e / o la ri-sposta agli stimoli esterni, ossia: la possibilità di acco-modarsi ai cambiamenti dell’ambiente esterno per garan-tire la sopravvivenza; 6. la riproduzione, ossia: la capaci-tà di dare nascita a nuovi individui geneticamente corre-lati con quello da cui originano.

Che siano fuori o dentro d’un ospite, i virus non ma-nifestano né metabolismo, né omeostasi, né, in sensostretto, crescita, visto che risultano da un processo dipuro assemblaggio. Per quanto riguarda l’o rg a n i z z a z i o -ne, la loro struttura è così basilare da non permette diparlare di elementi funzionali, al meno che le proteinedel capside — che permettono al virus di incollarsi sullamembrana delle cellule dell’ospite — possano, con unsalto dell’immaginazione, essere considerate un organo.D’altronde è proprio questa semplicità che rende il con-trasto farmacologico ai virus così difficile.

I batteri, come le cellule umane, hanno strutture fun-zionali come le membrane e per questo, quelli che nehanno del tipo “gram-p ositivo” — dal test disegnato daHans Christian Gram — muoiono sotto l’azione degliantibiotici. Mentre non esistono dei veri trattamenti con-tro i virus contro i quali, al meno di risultare immuniz-

strada che ci permetta di tornare aparlare tra noi davvero, e non soloper via simbolica.

Collegato a questo c’è il punto della so-litudine. Rispondere alla grande solitu-dine degli uomini nelle città forse è lapiù grande e più urgente sfida dellapolitica.

«È così. E la risposta a questaemergenza non può essere l’affida-mento al digitale. C’è chi come Ales-sandro Baricco, in quei giorni di iso-lamento sociale, ha parlato di utopiabio-tech, di “estensione” dei nostricorpi biologici, di razionalità delweb. Affascinante, forse. Ma non c’èbisogno di riesumare categorie vete-ro-marxiste per ricordare che del no-stro corpo siamo padroni, mentredelle nostre “estensioni” digitali unp o’ meno. Le cinque più grandiaziende del pianeta sono digitali, e illoro principale interesse non èl’emancipazione dell’essere umano,bensì il profitto. È un altro aspettodella mutazione: trasforma il nostrocorpo da corpo sociale a corpo desi-derante (e quindi pronto per il con-sumo), uno scenario che ricordal’antico motto dei romani, “panem etc i rc e n s e s ” (non a caso i cristiani dairomani venivano perseguitati). In al-tre parole: ci stiamo smaterializzan-do nella società ma ci vogliamo e ciimmaginiamo ancora fisici e materia-li di fronte al desiderio. È un grandetema dell’umano, prima ancora chedel cattolicesimo. Perché trasformareil corpo sociale in corpo desideranteè un pericolo per tutti. La spirituali-tà non è un problema esclusivamen-te religioso, è una sfida per tutti, perla politica e per la cultura. L’obietti-vo è dunque comune: tornare adusare gli strumenti che con tanta ge-nialità sappiamo inventare, ma smet-tere di farci governare da essi. Lefaccio un esempio che riguarda illinguaggio. Nel libro scrivo che stia-mo imparando ad usare lo stesso lin-guaggio per i funerali e per i consi-gli di amministrazione. È la sintassidigitale che mescola le gerarchie, in-quina i rapporti di causa ed effetto,accelera i tempi appiattendo lo iatotra il buon senso e il senso comune.Con quali conseguenze nel lungotermine?.

A proposito di funerali, nel libro si sof-ferma sulla questione della morte con

zati (sia perché già esposti ai loro attacchi, sia per vacci-nazione, sia per aver ricevuto per trasfusione di anticorpispecifici), si può solo: o rallentare la velocità di replica-zione del materiale genetico — con i farmaci retro virali,che però sono efficaci solo presso alcuni classi di virusfra le tante definite dal Premio Nobel David Baltimore— o rendere più laborioso il loro attracco sulle celluledell’ospite, forse, in futuro, con tecniche di ingegneriagenetica di tipo molto avanzato.

Inoltre, un altrettanto azzardata interpretazione espan-siva sarebbe necessaria per considerare le rapide muta-zioni ereditarie o il proficuo scambio di materiale geneti-co durante le co-infezioni virali come forme di adatta-mento o di risposta agli stimoli. Ed è proprio questapropensione alla mutazione genetica che garantisce ai vi-rus di evolversi e di riprodursi (benché in maniera di-pendente dall’ospite, giacché un virus non può replicarsida solo); ed è quindi, sicuramente la riproduzione ad es-sere l’unica caratteristica vitale certa attribuibile ai virus.

Per comprendere meglio da dove derivi questa lorocapacità di replicazione è utile esplorare le tre teorie piùclassiche che sono state avanzate per spiegare come i vi-rus siano apparsi sulla Terra, conosciute come la: virus-f i rs t , la reduction (d e g e n e ra n c y ) e la escape (v a g ra n c y ) hypo-teheses.

La prima postula che i virus nacquero prima di quasitutte le forme di vita sulla terra; la seconda, che i virusfurono degli organismi monocellulari che si ridussero al-lo stato parassitario; la terza, che essi emanarono da for-me di vita ancora più complesse. Visto che i virus nonlasciano fossili, ci vorrà del tempo prima che i paleo-vi-rologi valutino queste teorie (ne sono prova le recentivarianti come la bubble theory o la chimeric theory, chetentano, a partire dei dati della biologia molecolare, diintegrare il meglio di ognuna delle predette ipotesi);quella che è in gioco, però, è la concezione di come ini-ziò la vita sulla Terra, e se essa non abbia la sua origineultima da strutture chimiche — quali le proteine e gli aci-di nucleici — che trovarono le condizioni idonee per re-plicarsi ed evolversi in strutture sempre più complesse.

parole molto forti: «Non è detto chesulla salvezza delle persone Gesù Cristoe internet abbiano per forza le stesseopinioni. Sulla morte sicuramente no.Chiedilo ai preti che partivano di notteper posare la mano sulla fronte deimoribondi [...] l’abrogazione virale delconforto a morenti e cadaveri è stata lapiù intollerabile tra le privazioni allequali ci hai sottoposto». E poi è scesonel dettaglio, su quanto sia terribile«vedere tua madre partire in ambulan-za verso un ospedale dove morirà dasola, nel silenzio, in compagnia di com-passionevoli alieni in tuta fosforescentesenza contare la stessa scena vista congli occhi di chi guarda suo figlio dai fi-nestrini di un’ambulanza in partenzaverso l’Ade. È stato abbastanza spa-ventoso, sì. Non solo il dolore, anchetutta quella geometria. Per riportartisotto il nostro dominio siamo stati co-stretti ad alzare un muro tra i corpidei vivi e quelli dei morti. Nessun con-tatto».

Anche qui avviene — e da tempo— lo stesso fenomeno di smaterializ-zazione. Facebook non è forse ancheun meccanismo di immortalità digi-tale? La rete disdegna il corpo e mi-ra alle anime, tanto che non le famorire mai. Nel pamphlet mi soffer-mo sui profili digitali dei trapassati:non ci sono lapidi, ma eruzioni divitalità. Perduta la life, si resta lostesso on. Sempre. Il fatto è che larete sta smaterializzando il nostrorapporto con la morte perché smate-rializza in primis il nostro rapportocol tempo. Anche per questo mi hacolpito il gesto “fisico” del Papa: inquei giorni “millenaristi” è statol’unico a mantenere saldo il filo del-la storia, quello che inizia da cosaeravamo prima del virus, attraversaciò che siamo adesso e si interrogasu cosa saremo domani. Il tempo. Einvece, per molti, quel filo della sto-

Se così fosse, bisognerebbe allora estendere il concettodi vita a molecole ancora più semplici dei virus come i“prioni” — delle proteine devianti, che riescono a molti-plicarsi essendo assunte in altri esseri viventi — che ri-producendosi anch’esse in organismi viventi possono es-sere causa di patologie del tipo della “sindrome dellamucca pazza” (encefalopatia spongiforme bovina). Forseperò, come lo intuiva il Premio Nobel Salvatore Lauria,il problema sarà risolto indirettamente dall’osservazionedi come il patrimonio genetico dei virus sembra emerge-re e riemerga in modelli (patterns) ricorrenti. Paradossal-mente, allora, la specie umana potrà contribuire diretta-mene a svelare i segreti di questa modellizzazione.

Ai suoi albori, infatti, gli ominidi non incarnavanouna specie particolarmente favorevole all’espansione vi-rale. Ma l’uscita dell’homo sapiens dall’Africa con lasuccessiva conquista delle terre emerse a partire da 70milioni da anni fa, la domesticazione incominciata30.000 anni fa che propiziò anche al fenomeno dellazoonosi (l’infezione umana per mezzo di specie anima-li), lo sviluppo dell’agricoltura con una conseguente se-dentarietà a partire da 12.000 anni fa, e la nascita dellecivilizzazioni con una crescita esponenziale della popola-zione umana, hanno tutte fatto sì che i virus prosperas-sero in mezzo a noi.

A peggiorare questo stato di cose, non si può esclude-re che le modificazioni estreme che l’uomo sta causandoall’ambiente — in particolare, la distruzione degli habitatnaturali con la crescente urbanizzazione, la mobilità del-la popolazione che aumenta le interazioni fra gli esseriumani, e la distruzione della biodiversità con la relativadiminuzioni delle specie selvatiche — rendano l’homo sa-piens un ospite sempre più ideale per studiare i virus, vi-sto la possibile crescita delle infezioni virali che lo afflig-geranno in futuro. Se così fosse, la specie la più evoluta,diventando la miglior preda di quella più elementare epagandone un pesante tributo, diventerà il miglior og-getto di studio su cosa significhi, biologicamente parlan-do, essere viventi.

di AUGUSTO PESSINA*

Mai come negli ultimi annieconomia e politica han-no posto domande così

pressanti alla scienza per affrontareuna crisi che, nata sanitaria, è di-ventata drammaticamente econo-mica e anche politica. Tuttavia lascienza, oltre che di fondi, ha biso-gno di tempo e soprattutto di me-todo perché non sia usata per giu-stificare altri fini. Nel recente con-vegno in streaming organizzato daStemNet (la Federazione delle as-sociazioni di cellule staminali) eSip (Società Italiana Pneumolo-gia) sul tema delle patologie dacovid-19 e cellule staminali mesen-chimali sono stati presentati dueimportanti dati tra loro strettamen-te collegati. Il primo circa i dannipolmonari (ed altri organi), causatida covid-19 che risultano permane-re anche dopo la guarigione inmolti pazienti, il secondo circal’importante ruolo terapeutico che,in questa situazione clinica, le cel-lule stromali mesenchimali e i loroprodotti sembrano avere. La mag-gior parte dei giornali che ne han-no data notizia ha censurato (nonè chiaro se per ignoranza o perscelta) di informare circa questapossibilità terapeutica sottolinean-do solamente che molti pazienti“guariscono a metà”. Purtroppo,questa “informazione a metà” nonha riferito delle ragionevoli e pos-sibili strategie terapeutiche, contri-buendo ad alimentare ulteriorepaura nelle persone (anche guari-te).

Come ha scritto 100 anni fa l’ul-timo dei grandi scienziati-filosofiHenry Poincaré (La morale e lascienza ), «… Dobbiamo temere lascienza incompleta quella che ci il-

lude con vane apparenze e ci im-pegna a distruggere ciò che vor-remmo costruire in seguito quandosaremo meglio informati… esisto-no persone che si infatuano di unaidea non perché sia giusta ma per-ché nuova e alla moda… sono deiterribili distruttori».

Questa incompletezza non èquindi nuova ed ha anche riguar-dato la ricerca scientifica e la stes-sa Oms durante precedenti pande-mie di Sars contribuendo a privar-ci di conoscenze che avrebberopermesso di affrontare il covid-19in modo molto più efficace.

Anche la ricerca sulle cellule sta-minali ha sofferto di mode chehanno favorito fughe in avanti(non sempre come risultato del-l’entusiasmo da ricercatore). L’usostesso del termine staminale è statousato come una parola magica,contribuendo a creare confusionenon solo nell’opinione pubblicama perfino in ambito medico, fa-vorendo interessi poco nobili e lafioritura di truffe di varia naturacompreso il cosiddetto turismomedico. Sappiamo infatti che ilformidabile movente della ricerca èradicato nella esigenza umana diconoscere ma anche che esso puòcorrompersi per ideologia o per in-teressi di sola natura economica.Tuttavia questi due moventi nonsono necessariamente in conflittose adeguatamente integrati e conal centro l’interesse della persona edel malato.

Da sempre le situazioni di emer-genza, comprese quelle sanitarie, siprestano a manipolazioni e al ri-schio, da una parte, di correre asoluzioni affrettate, dall’altra di ri-correre a temporeggiamenti inte-ressati, a silenzi e a censure chenon aiutano la buona scienza. Oc-

di MARCO EMANUELE

Se il virus non ci porta in un mondo nuovo,certamente ci mostra le crepe strutturali diun ordine liberale che non regge più alla

prova della storia. E tutto questo non è una no-vità; sono anni, ormai, che la crisi de-generativadi tale ordine percorre il mondo.

Il paesaggio geopolitico con il quale abbiamoa che fare si mostra estremamente complesso,percorso da dinamiche alle quali non siamo abi-tuati, di ricerca di un ordine non più possibilenei termini in cui eravamo abituati a pensarlo e adeclinarlo.

Arriviamo al punto. Metamorfosi, trasforma-zione, cambio di era: questo sta accadendo almondo, non solo cambiamento. Immersi in unatransizione perenne, è l’innovazione tecnologicache ha problematizzato pressoché tutte le certez-ze che avevamo. Se è l’ora degli innovatori checi spiegano quali meraviglie tecnologiche avremoa disposizione, o che ci sorveglieranno, è anchel’ora di visioni culturali e politiche.

Nel periodo post covid si consolida, e perscelta parliamo al presente, un panorama che im-pone ripensamenti sistemici. Le innovazioni tec-nologiche, per loro natura mai neutre, pongonoin metamorfosi, dunque trasformano radicalmen-te e profondamente, ogni ambito: dalla forma-zione al lavoro, alla configurazione degli Stati edelle democrazie, alle relazioni sociali fino allerelazioni internazionali.

Non si può più vivere di slogan o “a d o t t a re ”le tecnologie solo come possibilità per megliogestire questioni specifiche. Il problema vero, og-gi, è il governo dei processi storici e, prima ditutto, la loro comprensione.

Dobbiamo aprire gli occhi alla realtà nuova. Ilperiodo di distanziamento sociale e di lockdownche abbiamo vissuto ci mette di fronte a unacondizione umano-planetaria che chiede nuoviparadigmi, nuove narrazioni e, dunque, nuovecomprensioni. Il tutto, naturalmente, prendendoconsapevolezza della tecnologia come nuovo me-d i a t o re .

Avanzano nuove domande di senso, di signifi-cato, di organizzazione ma, soprattutto, di possi-bilità di vita. Assistiamo, ormai quotidianamente,a manifestazioni di rabbia sociale e di innalza-mento del livello di paura che dovrebbero inter-rogarci tutti. Abbiamo atteso troppo nel ragiona-re su un futuro che solo pochi anni fa sembrava

corre ricordare che (tralasciandol’aspetto specifico dei vaccini), so-no ben 500 i trial clinici in attocon farmaci già autorizzati per ma-lattie diverse da quelle da covid-19per capire meglio e contrastarequesta infezione e trovare le tera-pie più adeguate. In questo conte-sto risulta doveroso e fondamenta-le sottolineare che gli studi con-dotti con cellule mesenchimalihanno dato risultati molto incorag-gianti anche se da molti negletti.Considerata la notevole sicurezzadi queste cellule (un migliaio ditrial clinici effettuati nel mondoper svariate patologie) è auspicabi-le quindi che di fronte ad unaemergenza sanitaria così grave sipossa valutare seriamente il lorouso clinico mirato non solo in pa-zienti gravemente compromessi e arischio della vita ma anche per cu-rare le complicanze post covid.Come riportato da autorevoli studiscientifici, la terapia con mesenchi-mali, di per sé o in combinazionecon altri interventi terapeutici po-trebbe rivelarsi un contributo im-portante anche per limitare gli altitassi di mortalità per covid-19. Ciauguriamo quindi che l’informa-zione corretta e completa possastimolare le ricerche in tal sensosia mediante lo stanziamento diadeguati fondi da parte del gover-no italiano ed europeo sia attraver-so un dialogo costruttivo con leagenzie regolatorie perché i nuoviapprocci terapeutici siano applicatiin sicurezza ma in tempi adeguatiall’emergenza che stiamo vivendoe potrebbe anche ritornare.

*Presidente StemNet, CRC

StaMeTec, Università degli Studidi Milano.

lontano: ora quel futuro è arrivato, si è fatto pre-sente e porta con sé tutti i nodi irrisolti che ri-schiano, se non affrontati con realismo, di porta-re la metamorfosi in atto verso derive assai pro-blematiche.

Ci vogliono visioni, alleanze, dialoghi.Visioni, dunque, anzitutto culturali, di pensie-

ro. Ci cullavamo nella linearità di un mondo chepensavamo di capire; la logica era quella del o/o,amico/nemico. Sapevamo chi era fuori dal “no-s t ro ” mondo ma, nell’interconnessione, questonon è più possibile. Nulla è separato dal resto.Tutti siamo responsabili di tutto ciò che accade.È il tempo di un pensiero complesso, critico,d’intelligence. Facile a scriversi, diranno alcuni:ma il problema che qui si pone è ben pragmati-co. Pensare a una “riforma” senza pensare, alcontempo, a tutte le altre è un esercizio pericolo-samente sterile: il tutto ci viene in casa, senza se-parazioni.

Visioni, in secondo luogo, politiche. La cate-goria del “p olitico”, ampiamente de-potenziatanell’ultimo trentennio a partire dall’euforia col-lettiva nel credere alla “fine della storia”, si ritro-va incapace di prendere decisioni strategiche nel-la “giusta” mediazione tra dinamiche e sfide glo-bali e ricadute nazionali-territoriali. Questa, rite-

niamo, è una delle sfide più urgenti nel mondodi oggi: che risposte diamo al disagio e alle dise-guaglianze che minano la coesione nelle nostresocietà ? Possiamo lamentarci se i regimi cosid-detti illiberali reagiscono meglio allo stress dacambio di era ? Forse, su questo punto, è moltopiù evidente la crisi de-generativa dell’ordine li-berale (che, detto per inciso, mostra il tradimen-to consumato ai danni di un grande pensiero).In quella crisi, a ben guardare, è saltata anchel’autonomia del “p olitico”.

Non abbiamo una ricetta per provare a percor-rere l’oltre del cambio di era ma, certamente,non esiste una ricetta unica e valida per tutti: sepensiamo all’uso della democrazia dopo la cadu-ta del muro di Berlino e il collasso dell’Urss pos-siamo trarne lezioni interessanti.

Dobbiamo investire su alleanze e dialoghi. Il“rischio” delle tecnologie investe il mondo istitu-zionale e il mondo delle imprese, le scuole e leuniversità, chi si dovrebbe occupare di garantirele libertà e i diritti che conosciamo e quelli, percosì dire, di nuova generazione. Le alleanze, al-lora, non sono più eludibili. Non è più possibilesepararsi in un mondo che fa della totalità la suacifra caratterizzante.

Fare alleanze e dialogare non è un’opzione mauna necessità che riguarda e coinvolge tutti i“player”. Le decisioni strategiche, da un lato,non possono più porre al centro solo interessiparticolari e sacrificare a quelli visioni comunima, con pazienza e abilità politica, vanno ricom-poste nel pieno degli interessi in campo. Abbia-mo bisogno, in ogni campo, di classi dirigentiche comprendano la realtà del tempo che vivia-mo: viviamo un’unica sfida articolata in tante sfi-de, non una sommatoria di sfide. L’a f f ro n t a r l eseparatamente, sperando di risolverle, è pura il-lusione.

In conclusione, il percorso di ricerca e di lavo-ro in un nuovo ordine non può più essere carat-terizzato dalla negazione delle differenze, dellapaura e del conflitto e dalla sola competizione.Abbiamo visto infinite volte come tale negazioneporti alla esasperazione di ciò che si nega: le dif-ferenze diventano identità irrinunciabili, la pauradiventa terrore, il conflitto esplode e diminuisco-no le possibilità di un suo superamento.

Ci vuole una svolta interculturale e transcultu-rale, cooperativa, realmente prospettica. Al di làdelle nostre convinzioni, è il mondo che ce lochiede: o, sarebbe meglio dire, che ce lo impone.

Camion militari caricano bare delle vittime del covid-19 a Bergamo

Page 3: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 5 giugno 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v aw w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAdirettore responsabile

Giuseppe Fiorentinov i c e d i re t t o re

Piero Di Domenicantoniocap oredattore

Gaetano Vallinisegretario di redazione

Servizio vaticano: [email protected] internazionale: [email protected] culturale: [email protected] religioso: [email protected]

Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 [email protected] w w w. p h o t o .v a

Segreteria di redazionetelefono 06 698 83461, 06 698 84442

fax 06 698 83675segreteria.or@sp c.va

Tipografia VaticanaEditrice L’Osservatore Romano

Tariffe di abbonamentoVaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198Europa: € 410; $ 605Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665America Nord, Oceania: € 500; $ 740Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):telefono 06 698 99480, 06 698 99483fax 06 69885164, 06 698 82818,[email protected] diffusione.or@sp c.vaNecrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675

Concessionaria di pubblicità

Il Sole 24 Ore S.p.A.System Comunicazione Pubblicitaria

Sede legaleVia Monte Rosa 91, 20149 Milanotelefono 02 30221/3003fax 02 30223214

s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

In Brasile e Messico nuovi record giornalieri di vittime

In America Latina il covid-19senza segnali di cedimento

BRASÍLIA, 4. Il covid-19 non dà se-gnali di cedimento in America Lati-na, in particolare in Brasile e inMessico. Nelle ultime 24 ore il mini-stero della Salute brasiliano ha do-vuto mestamente registrare il nuovorecord giornaliero di decessi per cau-se riconducibili al nuovo coronavi-rus, 1.349, portando il dato comples-sivo a quota 32.548, vicinissimo alnumero dell’Italia posizionata al ter-zo posto nella graduatoria mondialedelle vittime. Conseguenzialmenteanche i singoli Stati, ogni giorno,fanno segnare nuovi record. Ieri ètoccato a quello di Rio, con 324morti in 24 ore. Intanto, il governo

di San Paolo ha stimato che nelloStato i casi di coronavirus potrebbe-ro raddoppiare entro la fine di giu-gno a quota 190.000-265.000. Ieri loStato ha registrato 5.188 nuovi casi,per un totale di 123.483 contagi.

In tutto il Paese il numero ufficia-le dei contagi, con i 28.633 nuovi in-fetti messi a bilancio ieri sera, è arri-vato a 584.016 e, come previsto dagliesperti, in poche ore potrebbe supe-rare la soglia delle 600.000 unità.

Continua intanto nel Paese la si-tuazione di tensione politica tra ilgoverno centrale del presidente JairBolsonaro e quello dei regionale deisingoli Stati. Bolsonaro, con l’avallo

del ministero dell’Economia edell’Avvocatura generale, ha decisodi cancellare un fondo, creato dalparlamento, destinato a governatorie sindaci per combattere la pande-mia di covid-19. L’aiuto prevedevastanziamenti per 8,6 miliardi di re-ais (quasi 1,5 miliardi di euro) perl’acquisto di materiale per prevenirela diffusione del contagio. SullaGazzetta ufficiale, il governo brasi-liano ha definito l’iniziativa irregola-re, sostenendo che il fondo avrebbecreato una spesa obbligatoria senzaprevisioni d’impatto sul prossimoanno. Sin dall’inizio della diffusionedel coronavirus nel Paese, il presi-dente brasiliano si è scontrato concon governatori e sindaci favorevolial lockdown, ingaggiando con que-sti un braccio di ferro relativamentealle misure restrittive di quarantenae di blocco dell’attività economica.Su quest’ultimo fronte ieri l’Istitutobrasiliano di geografia e statistica(Ibge) ha riferito che la produzioneindustriale nazionale è scesa del 18,8per cento ad aprile rispetto a marzo,il più grande calo dal 2002, come ri-sultato dell’impatto della pandemia.

In Messico, stando all’ultimo bi-lancio giornaliero, sono state regi-strate ieri sera 1.092 morti legate alcoronavirus, il livello più alto maisegnato dall’inizio della pandemia epiù del doppio rispetto al preceden-te record giornaliero (501). Il nuovodato porta il numero totale di de-cessi nel Paese ad oltre quota 11.700.Infine sono stati registrati altri 3.912nuovi casi di coronavirus — un altrorecord giornaliero — che portano iltotale a quota 101.238. Il Messicodiventa così il 14° Paese al mondocon il maggior numero di contagi.

Il presidente russo Putin dichiara l’e m e rg e n z a

Disastro ambientalenell’Artico

MOSCA, 4. Il presidente russo, Vla-dimir Putin, ha ordinato lo statod'emergenza in Siberia in seguito al-la fuoriuscita in un fiume di unamassiccia quantità di combustibilediesel e lubrificanti da un cisternavicino a Norilsk, remota città nelnord oltre il circolo polare artico.L’impianto appartiene al gigante deimetalli Norilsk Nickel, i cui dirigen-ti sono stati fortemente criticati dalleader del Cremlino per avere cerca-to di nascondere quanto accaduto.

La perdita — di circa 21.000 ton-nellate di combustibile, con evidenticonseguenze per l’ambiente — si èverificata lo scorso 29 maggio,

quando una cisterna di carburante ècollassata in una centrale elettrica.Nello specifico, 15.000 tonnellate sisono riversate nel fiume Ambarnajae le restanti 6.000 si sono infiltratenel terreno. Si tratta del secondopiù grave incidente del genere nellastoria della Russia moderna, in ter-mini di volume di sostanze tossichefuoriuscite, hanno spiegato gliesperti. Il triste primato è detenutoancora oggi dalla fuoriuscita digreggio verificatasi per diversi mesinel 1994, nella regione di Komi.

In una teleconferenza, Putin haduramente attaccato il capo dellacontrollata di Norilsk Nickel che ge-

stisce la centrale, la Ntek, dopo chei vertici dell'azienda non hanno rife-rito l'accaduto in modo tempestivo.«Perché il Governo deve saperlogiorni dopo e dai social?», ha dettoPutin. Il ministro russo delle Emer-genze, Evgeny Zinichev, si è già re-cato sul luogo dell'incidente, mentreil Comitato investigativo ha annun-ciato l’apertura di un'inchiesta e ar-restato un impiegato della centrale.

L'area delle città di Norilsk è giàconsiderata una delle più inquinatedella Russia per via delle attivitàestrattive. Per sanificare il fiumeAmbarnaja ci vorranno decenni,hanno confermato gli esperti.

Accordo raggiunto nella Große Koalition

Nuovo pacchetto di aiuti tedescoa sostegno dell’economia

Nominati da Mattarella 57 Cavalieri al merito della Repubblica

«Eroi della porta accanto»nella lotta al virus

ROMA, 4. Si sono «particolarmentedistinti nel servizio alla comunitàdurante l’emergenza del coronavi-rus» e hanno rappresentato «l’im-pegno corale di tanti nostri concit-tadini nel nome della solidarietà edei valori costituzionali». Con que-ste motivazioni il presidente dellaRepubblica italiana, Sergio Matta-rella — come annunciato a Codo-gno nella visita del 2 giugno —, hanominato ieri i nuovi “Cavalieri almerito della Repubblica”.

Sono 57 gli «eroi della porta ac-canto» scelti nelle prime file dellalotta alla pandemia, senza distinzio-ne fra chi ha avuto enormi meritimedici e scientifici e lo “s t r a o rd i n a -rio” lavoro “normale” di chi ha con-tribuito a mantenere le strutture sa-nitarie nazionali in attività e in pie-na efficienza, nonostante sacrosantepaure e timori di contrarre il virus.E poi quelle impegnatesi ad ogni li-vello con coraggio e forte senso diresp onsabilità.

In ambito medico-scientifico, tracoloro che hanno ricevuto l’onorifi-cenza, ricordiamo l’anestesista diLodi e il medico del reparto di me-

dicina di Codogno, Annalisa Mala-ra e Laura Ricevuti, che furono leprime ad aver curato il “paziente 1”italiano; il professore di anestesia ecure intensive all’Università Huma-nitas di Milano, Maurizio Cecconi,definito da Jama (il giornale deimedici americani) «uno dei tre eroimondiali della pandemia». E poi,Don Fabio Stevenazzi, sacerdotedel direttivo della Comunità pasto-rale San Cristoforo di Gallarate(Varese), tornato a fare il medicopresso l’ospedale di Busto Arsiziovista l’emergenza; Fabiano Di Mar-co, primario di pneumologiaall’Ospedale Papa Giovanni XXIIIdi Bergamo; Elena Pagliarini, l’in-fermiera ritratta addormentata sullatastiera del pc, nella foto diventatasimbolo dell’emergenza coronavi-rus. Sono solo alcuni tra i premiatiche, per il Quirinale, rappresentanol’intero sistema sanitario.

Tra i tanti “normali” il taxistaAlessandro Bellantoni che ha per-corso 1.300 km per portare gratisuna bambina di tre anni da ViboValentia al Bambin Gesù per uncheck oncologico.

Scoperta in Messico la più grande e anticastruttura cerimoniale costruita dai Maya

CITTÀ DEL ME S S I C O, 4. È stato sco-perto in Messico la più antica e piùgrande struttura Maya conosciutafinora. I resti ritrovati da un grup-po internazionale di archeologinell’enclave di Aguada Fénix nellostato messicano di Tabasco, attra-verso un metodo di telerilevamentoaereo con raggi laser, risalirebberoall’800 e al 1000 a.C.; più antichidunque del centro cerimoniale diCeibal (Guatemala), risalente al 950a.C., sinora considerato la prima

enclave Maya. I reperti costituisco-no la più grande struttura cerimo-niale costruita dai Maya, costituitada una piattaforma alta tra i 10 e i15 metri che si estende per 1,4 chilo-metri da nord a sud. Tutti i dettaglidella scoperta sono stati pubblicatiieri dalla rivista «Nature», ed evi-denziano come probabilmente l’a re avenisse usata per rituali di massa inuna fase storica in cui la civiltà Ma-ya non aveva ancora sviluppato ladisuguaglianza sociale.

Almeno sedici morti nella Repubblica Democratica del Congo

Blitz contro civili nella provincia dell’IturiKINSHASA, 4. Almeno 16 persone, tra cui cinquebambini, sono state uccise nella Repubblica Demo-cratica del Congo nell’ultimo attacco perpetratocontro civili in un Paese già fortemente provato: ol-tre al covid-19 sono di recente ricominciati i contagidi Ebola e di morbillo. Il massacro è avvenuto nel-la notte tra il 2 e il 3 giugno nella provinciadell’Ituri, nel nord-est, come riferito dai media lo-cali.

Le autorità hanno attribuito il blitz ai milizianidella Cooperativa per lo sviluppo del Congo (Co-deco). Il bilancio delle vittime, sebbene ancoraprovvisorio, è stato confermato anche dalle forzedella locale missione di stabilizzazione delle Nazio-ni Unite, la Monusco.

La provincia dell’Ituri continua a essere teatro diviolenze intercomunitarie, prevalentemente fra he-ma e lendu, riesplose nel 2017 dopo un diversi annidi relativa calma. Secondo alcune stime dell’O nu,malgrado l’intervento dell’esercito di Kinshasa, Co-deco — composto da combattenti di etnia lendu —dall’inizio dell’anno ha già ucciso circa 300 civili ecausato lo sfollamento di 200.000 persone.

Il GlobalVa c c i n eSummit

LONDRA, 4. «È importante mette-re insieme le capacità scientifiche,in modo trasparente e disinteres-sato, per garantire l’accesso uni-versale alle tecnologie essenzialiche permettano ad ogni persona,in ogni parte del mondo, di rice-vere le cure sanitarie». È il tweetdi Papa Francesco postato sull’ac-count @Pontifex in occasione delGlobal Vaccine summit 2020, chesi svolge oggi in videoconferenzaper iniziativa del governo del Re-gno Unito nell’ambito degli sforzivolti a contrastare la pandemia dacovid-19.

Infatti l’evento è stato organiz-zato allo scopo di raccogliere fon-di per la ricerca di un vaccino peril coronavirus e per renderlo di-sponibile nei Paesi più poveri esvantaggiati del mondo.

Il Regno Unito intende racco-gliere almeno 8,2 miliardi di euroda donare a Gavi, organizzazioneinternazionale che punta a poten-ziare l'accesso ai vaccini nei paesipiù poveri, per il periodo 2021-2025.

Durante la videoconferenza —stando a quanto riporta la stampa— i partecipanti analizzeranno iprogressi fatti da Gavi e daglioperatori sanitari in prima lineadurante la crisi di coronavirus. Al-la videoconferenza partecipanoGavi, le Nazioni Unite e i capi diStato invitati dal premier britanni-co Boris Johnson.

Fondata da Bill Gates nel 2000,Gavi ha contribuito a immunizza-re un'intera generazione — o l t re760 milioni di bambini — e haprevenuto oltre 13 milioni di mortiin 73 paesi in via di sviluppo. Og-gi, con la pandemia covid-19 cheha già colpito 47 paesi svantaggia-ti, Gavi adotta nuove misure perrafforzare i sistemi sanitari neipaesi a basso reddito. Tra gli in-terventi previsti nella videoconfe-renza di oggi, quelli di Bill Gatese del premier britannico Johnson.

BE R L I N O, 4. Accordo raggiunto aBerlino, nella Große Koalition delcancelliere tedesco, Angela Merkel,per un nuovo pacchetto di aiuti percontrastare gli effetti del coronavirusin Germania.

Il piano di sostegno all’economiae alle famiglie — indicano fonti delGoverno al termine di un vertice ie-ri sera tra Cdu, Csu e Spd — p re v e -de misure per 130 miliardi di eurofra il 2021 e il 2021. Una cifra al disopra delle aspettative.

Le iniziative sono riassunte in undocumento di 15 pagine, che preve-de l’alleggerimento dei Comuni, lariduzione dell’Iva, bonus per le fa-miglie, ulteriori aiuti alle piccole

imprese e investimenti sul futuro,che comprendono gli incentivi perle auto elettriche. Si tratta di unpacchetto aggiuntivo, rispetto alpiano da oltre 1000 miliardi, messiin campo dalla Germania a marzo,fra aiuti alle imprese e prestiti digaranzia.

Fra le misure principali decise, ilsostegno con aiuti miliardari ai Co-muni in difficoltà; la riduzionedell’Iva dal 19 al 16 per cento, e perquel che riguarda le tariffe agevolatedal 7 al 5 per cento, nel periodocompreso fra il 1 luglio e il 31 di-cembre; un bonus per le famiglie,che prevede un versamento una tan-tum da 300 euro per ogni figlio.

Ci saranno anche altre risorse persostenere le imprese — “aiuti ponte”per un massimo di 25 miliardi — deisettori più colpiti dagli effetti dellapandemia. Inoltre, 50 miliardi sa-ranno stanziati per gli investimentisul futuro, che comprendono anchela promozione dell’e l e t t ro m o b i l i t à .

Il piano sarà la «pietra angolare»per confrontarsi con le sfide postedalla crisi del coronavirus, secondole parole di Merkel, affiancata dalvice cancelliere Olaf Scholz, il qualedal canto suo ha ribadito che «lapandemia non è finita». Le misuredecise sono «giuste per evitare ilpeggio», ha aggiunto il cancellieretedesco.

Page 4: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 5 giugno 2020 pagina 5

A colloquio con l’architetto Mario Botta

Te r r i t o r idi memoria

Mario Botta, San Giovanni Battista a Mogno (1996)

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

La presenza della Grazia e dell’amore di Dio nel «tessuto» della storia umana

Quel luogodove tutto è leggero

Giuliano Vangi, «La sculturadella memoria» (2018)Sotto, dello stesso autore«San Giovanni Battista» (1996)

di ANTONELLA LUMINI

Il problema della comunicazionein una società di massa globaliz-zata spinge innanzitutto a riflet-tere sul grave pericolo di mani-polazione che un mezzo così po-

tente implica in un tempo in cui il con-nettivo sociale si sta dissolvendo per ilvenir meno di ogni autentico retroterraculturale tradizionale, per lo sradica-mento che comporta il crescente biso-gno di movimento degli individui tra uncontinente e l'altro. Se si aggiunge lacrescita in maniera esponenziale dellacomunicazione sui social, in cui, insiemealle cosiddette fake news, trovano sfogoogni sorta di disagio, malcontento, ag-gressività collettivi, incrementando l’im-perversare di fenomeni virali e gravi for-me di dipendenza, c’è davvero da preoc-cuparsi. Di fatto i temi relativi alla co-municazione attirano sempre più marca-tamente l’interesse delle scienze umane,parallelamente incentivano però quellamalsana ricerca disposta a sottomettersia precisi interessi manipolatori del mon-do dell’economia, della politica, della fi-nanza, costituendosi in potere forteestremamente difficile da smascherare.Ma la comunicazione non è certo ridu-cibile a questo, essa costituisce una fon-damentale espressione della vita umana.E proprio in questa direzione si pone ilmessaggio di Papa Francesco per lagiornata della comunicazione. Come inmolti altri suoi documenti, colpiscel’umanità, lo sguardo limpido che vedenella verità, ma non giudica, lasciandosempre prevalere un afflato amoroso.C’è un velo di tristezza, ma insieme unafiducia senza riserve nel bene: «Per nonsmarrirci abbiamo bisogno di respirarela verità delle storie buone: storie cheedifichino, non distruggano; storie cheaiutino a ritrovare le radici e la forza perandare avanti insieme». Stimola a guar-dare da quel punto di vista in cui il visi-bile si interseca con l’invisibile, si apre,si dilata di significati che amplificano lacomprensione di quello che osserviamo,come lo sguardo di Dio che vede il drit-to e il rovescio.

Servono «storie che riportino alla lucela verità», ma la verità richiede occhiche la sappiano intravedere nel profon-do dove rimane celata, «abbiamo biso-gno di sapienza». Seppure ben accorto,il Papa non agisce sulla paura, non usail terrorismo rispetto al pericolo di talimezzi, invita a stare bene in guardia.Come insegna il Vangelo, sollecita a ri-conoscere l’inganno per smascherarlo ri-manendo stabili nella luce della verità.Se la tendenza generale è di usare l’in-formazione per raccontare storie false estrumentali ai fini di una perversa strate-gia di persuasione ideologica, e, peggioancora per fomentare paura e odio, è es-senziale che ci siano coloro che invececontinuano a scrivere «racconti belli, ve-ri, buoni». La comunicazione esprimequella necessità di raccontare connatura-ta all’essere umano che garantisce la tra-smissione della memoria. Ha una gran-de influenza sul tempo, ne condizionagli eventi: «le storie influenzano la no-stra vita (…) I racconti ci segnano». C’èdunque una stretta connessione fra il

raccontare e lo scorrere del tempo:«L’uomo è un essere narrante perché èun essere in divenire». Chi racconta siassume una grande responsabilità difronte alla storia degli individui e deipopoli. C’è un evidente richiamo allacoscienza: «Mettendo insieme informa-zioni non verificate, ripetendo discorsibanali e falsamente persuasivi, colpendocon proclami di odio, non si tesse lastoria umana, ma si spoglia l’uomo didignità».

Papa Francesco riesce a cogliere inmaniera mirabile il senso profondo delraccontare attraverso un’immagine poe-tica: la tessitura. Tessuto e testo hannola stessa etimologia (latino t e x e re ): «Nontessiamo solo abiti, ma anche racconti».Tessere richiede un’intelaiatura su cuipossa prendere corpo l’ordito. Narrare,raccontare storie, costituisce la memoriadi quegli intrecci che poi vengono a ma-nifestarsi nella vita di uomini e donne inun concatenarsi continuo di eventi; ètessere le trame che danno consistenza,ma anche sussistenza alla storia. La sto-ria è un magma che però ha una sua te-nuta, sussiste. Allo stesso tempo spingesempre oltre in un divenire in cui il pas-sato forgia le trame del futuro. Come leacque alla sorgente di un fiume che poisi gettano nel mare, ugualmente il pas-sato si travasa nel futuro. La storia deipopoli, così come quella dei singoli in-dividui, è un’intelaiatura sottile di causeed effetti che non è facile ricostruire e lacui narrazione partecipa a forgiare l’in-treccio stesso. Le concomitanze sonomolteplici e basta un piccolo sposta-mento per dare un'ampia virata a un an-damento.

C’è una necessità che incatena i desti-ni, eppure essi si forgiano come le ondein mezzo alle correnti che si spostano, sialzano, si abbassano a seconda dei ven-ti. Ma nel magma di tali concatenazioniche tessono le storie, passa un respirolieve che non è sottoposto a nessun gio-go: il respiro della grazia dove tutto èleggero. Passa l’azione misteriosa e po-tente dell’opera creatrice sempre in atto.Ecco allora che il Papa introduce la«Storia delle storie»: la Sacra Scrittura.«Essa ci mostra fin dall’inizio un Dioche è creatore e nello stesso tempo nar-ratore». Dio crea attraverso la Parola,quindi narra, ma proprio attraverso que-sto suo narrare «chiama alla vita le cosee, al culmine, crea l'uomo e la donnacome suoi liberi interlocutori, generatoridi storia insieme a Lui». Espressioneforte che pone l’accento sulle potenziali-tà umane. Se l’uomo e la donna «insie-me» a Dio generano storia, vuol direche partecipano all’opera creatrice. Sonoinvestiti di grande responsabilità perchése invece generano storia senza di Lui,possono distruggere. Ed è proprio ri-spetto a questo pericolo che Papa Fran-cesco dimostra la sua ferma fiducia neltrionfo del bene. La Bibbia tramanda lafatica del lungo itinerario attraverso cuiDio attende la risposta d’amore al suoamore e che l’evento dell’incarnazioneratifica in maniera irreversibile. «La Bib-bia è la grande storia d’amore tra Dio el’umanità. Al centro c’è Gesù: la suastoria porta a compimento l’amore diDio per l’uomo e l’amore dell’uomo per

Dio». La storia dunque, con le sueoscurità, le sue grandi contraddizioni, èinnanzitutto il terreno attraverso cuil’amore divino opera, si fa conoscere, siespande. Questo è essenziale raccontaree tramandare di generazione in genera-zione, come afferma la citazionedell’Esodo posta a titolo del messaggio:«Perché tu possa raccontare e fissarenella memoria». Papa Bergoglio non sistanca di ribadire questa prospettiva.Misericordia, tenerezza, capacità diascoltare, accogliere, perdonare, prende-re a cuore disagi e sofferenze, dannoconto di una teologia che sviluppa uma-nità attraverso il contatto intimo conl’amore divino inscritto nella memoria,con l’atto creativo che ci ha generati econtinuamente ci genera. La divinità diGesù traspare dalla sua umanità, dallasua pienezza umana. Anche in questomessaggio mette in luce l’afflato amoro-so di Dio verso l’essere umano per quel-lo che è, nei suoi limiti, nelle sue fragili-tà, ma anche nella sua straordinaria bel-

di SERGIO MASSIRONI

Il messaggio per la Giornata delle co-municazioni sociali 2020 non vede af-fievolirsi la sua eco. D’altra parte, co-me scrive il Pontefice, «in ogni gran-de racconto entra in gioco il nostro

racconto». Mario Botta, architetto di famainternazionale, Premio Ratzinger 2018, volen-tieri ritorna dopo diverse settimane su paroleche hanno intercettato non solo la sua sensi-bilità, ma molti dei temi che da anni va ap-profondendo sia nella progettazione, sianell’insegnamento.

Architetto, da che cosa è stato maggiormente col-pito, in un messaggio che affronta un tema qua-si letterario, quello dell’uomo come “essere nar-ra n t e ”?

Papa Francesco ancora una volta ci sor-prende. Trovo che questo sia il primo dato. Ècosì in tutte le grandi narrazioni, perché cosìè nella vita: sensazioni come lo sconcerto e lameraviglia costituiscono un’interruzione fon-damentale del procedere umano. In tal sensole parole, e ancor più spesso le azioni di que-sto Papa, hanno una particolare capacità difar pensare e di interrogare i fondamentalidella comune esperienza umana.

Lei sta descrivendo, a onor del vero, una possi-bilità che la stessa architettura conosce bene: stu-pire, interrompere un procedere distratto, porrecon le pietre una domanda, intavolare attraversole forme un discorso. Quante volte un portale,un volume, un modo di far filtrare la luce, l’ef-fetto di una prospettiva hanno scosso la nostrapercezione della realtà, attivando quella che ilPapa definisce “t e n e re z z a ”, che è come il presenti-mento di un’armonia e di un senso chedall’esterno ci chiama.

Esattamente. Nel bel mezzo del gran cor-rere attraverso la complessità del vivere quo-tidiano, il Papa ci ricorda il piacere e la dol-cezza di un comportamento apparentementelontano dalle dispute che ci circondano, indi-candoci la necessità della “narrazione uma-na” come un aspetto felice del vivere colletti-vo. A differenza della disputa, i racconti —dice giustamente — «ci segnano, plasmano lenostre convinzioni e i nostri comportamenti,possono aiutarci a capire chi siamo». Ed èvero, come lei suggerisce, che ancor più dellanatura, sono le città a parlarci e in questosenso l’architetto ha avuto e mi pare continuiad avere una responsabilità su ciò che gli oc-chi vedono, sulle convinzioni e sui comporta-menti che gli spazi umani generano. La di-mensione amica, prosaica e domesticadell’abitare diviene essenziale per far riaffio-rare emozioni e amori magari vissuti inconsa-pevolmente, che acquistano forza da un con-testo, da uno spazio, da un ricordo che rie-merge in un territorio di memoria. Non sitratta di nostalgia ma di una consapevolezzadel nostro essere.

Lei ha molto lavorato alla dignità dell’a rc h i t e t -tura e non ha mai ceduto alla logica delle archi-star pur muovendosi in un campo in cui le logi-che del business appaiono sempre più pervasive.

Il magistero degli ultimi Pontefici è divenutosempre più coscienza critica del modello occiden-tale e ora un Papa venuto “dalla fine del mon-do” ci ricorda che «l’umanità merita raccontiche siano alla sua altezza, a quell’altezza verti-ginosa e affascinante alla quale Gesù l’ha eleva-ta». Architetto, che effetto le fa?

Mi pare di essere coinvolto in uno sguardodi condivisione e tenerezza che sappia farcicomplici di un’azione di verità e bellezza.Lontani dalla cronaca asservita alla legge delconsumo, il Papa ci invita a considerare alcu-ni aspetti elementari. L’uomo narrante, adesempio: «Fin da piccoli abbiamo fame distorie come abbiamo fame di cibo… Nellaconfusione delle voci e dei messaggi che cicircondano, abbiamo bisogno di una narra-zione umana, che ci parli di noi e del belloche ci abita». In una società fortemente mu-tata e apparentemente lontana dai bisognidello spirito, l’architetto si trova oggi orfanodi modelli di riferimento e si interroga suquale possa ancora essere il significato, peresempio, di un luogo di preghiera, quale ilsenso di luoghi dedicati al silenzio o alla me-ditazione. Abbiamo domande fondamentali acui cercare di rispondere. L’architettura èun’attività che agisce negli anni con l’obietti-vo di disegnare un “domani” che vuole dura-re. Quella del costruire è inevitabilmente unacondizione che trasforma l’attuale equilibrioin uno nuovo: è in questa metamorfosi cherisiede la finalità di ogni atto creativo e, pri-ma ancora, narrativo.

Colpisce molto come un messaggio così universaleriesca a penetrare — le sue parole lo dimostrano— avventure particolari, responsabilità indivi-duali e professionali dal forte impatto collettivo.Certo, questo implica ascolto, la contaminazionetra linguaggi diversi, un’attitudine tutt’altro chescontata a connettere dimensioni che possonospesso procedere separate, con risultati dramma-tici. Se potesse rispondere a Papa Francesco, checosa gli direbbe, architetto?

A Papa Francesco dico: «Grazie!» È bellosapere che, di tanto in tanto, vi è una presen-za in grado di ricordare la condizione di unvivere collettivo attraversato dalla dolcezza dipossibili modi d’essere troppo spesso assentinella frenesia della quotidianità degli impe-gni. E ancora grazie per la sua lucidità nel ri-proporre la verità di un “territorio di memo-ria”, talvolta precario o smarrito, di cui ser-biamo un’eco lontana. Nella città consolidata— e questa è la forza del vecchio continente— è leggibile una storia che ci appartiene eche, divenendo parte del nostro bagaglio cul-turale, chiede di essere interpretata attraversola sensibilità del nostro tempo. La cultura at-tuale rende sempre più facile aderire ad unmondo virtuale, invisibile e astratto dal qualeperò, più o meno coscientemente, ci è data lapossibilità di prendere le distanze per rintrac-ciare le radici di un passato che ci appartie-ne. Ascoltare racconti, anche quelli silenziosiche il territorio custodisce, aiuta gioia e faticaa connotare il “f a re ” dentro un tempo dove,almeno apparentemente, hanno la meglio ifattori più prosaici dell’attualità.

lezza di creatura amata. Questa prospet-tiva offre un vero e proprio esempio diteologia dell’incarnazione. Il desiderioconnaturato a ogni uomo e a ogni don-na di conoscere Dio, viene oltrepassatodal rivelarsi del desiderio intrinseco aDio stesso di farsi conoscere. Per millen-ni la teologia ha continuato a tendersinello sforzo di disincarnarsi per elevarsiverso l’assoluto, non ha cioè accolto laprospettiva biblica e soprattutto quellainaugurata dal Vangelo: Dio anela a far-si conoscere all’uomo e lo fa proprio in-carnandosi. Conoscenza che si maturalasciando che Dio prenda corpo nell’in-timo. Teologia dell’incarnazione che sca-turisce dall’esperienza diretta di Dio nelcuore, via sapienziale. Ritorno a quellateologia della tradizione più antica fon-data sulla connessione fra intelletto ecuore, intelletto d’amore. Conoscenzacioè veicolata dall’amore. Non si cono-sce Dio disincarnandosi, bensì lasciandoche Dio si incarni in noi, dilati i nostrisensi carnali affinando la nostra capacitàpercettiva, sensoriale, rendendoci parte-cipi del suo amore.

Page 5: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 5 giugno 2020

Sessanta anni fa Giovanni XXIII istituiva il Segretariato per l’unità dei cristiani

I primi passi del cammino

«L’Osservatore Romano» del 5 giugno 1960con il testo del Motu proprio di Giovanni XXIII

che istituisce il Segretariato per l’unità dei cristiani;a fianco l’edizione del 6 giugno 1960 con la nomina

del cardinale Agostino Bea alla guida del Segretariato

Pubblichiamo uno stralcio tratto da «Unità deicristiani: dovere e speranza», a cura del Ponti-ficio Consiglio per la promozione dell’unità deicristiani (Città del Vaticano, Libreria EditriceVaticana, 2010, pagine 141) in cui si ricorda lanascita, 60 anni fa, di quello che allora vennechiamato Segretariato per l’unità dei cristiani.

L’annuncio di Papa Giovanni XXIII, il25 gennaio 1959, durante un’allo cu-zione rivolta ai cardinali al termine

della celebrazione liturgica nella basilica diSan Paolo fuori le mura, di voler convocareun Concilio ecumenico che tra le sue finalitàavesse anche il ristabilimento dell’unità conle comunità separate, come si usava dire al-lora, suscitò molte speranze, ma anche ma-lintesi e congetture di ogni genere. Cosa in-tendeva esattamente il Papa per Concilioecumenico? Si trattava di un concilio di tut-ta la Chiesa cattolica sparsa nel mondo o diun concilio al quale sarebbero state invitatea partecipare anche le Chiese non cattoliche?L’invito a ricercare l’unità rivolto alle comu-nità separate preludeva forse ad un tentativounionistico come era accaduto nei concili diLione e di Firenze?

A questi interrogativi di grande importan-za per i risvolti ecumenici del futuro concilionon furono date immediatamente delle ri-sposte. Lo stesso Papa avrebbe precisato so-lo progressivamente il senso del suo annun-cio. Tuttavia si avvertiva una oggettiva diffi-coltà nell’affrontare il rapporto con i cristia-ni non cattolici. In quell’epoca, non esistevanella Chiesa cattolica un organismo autore-volmente deputato a curare le relazioni conle altre Chiese e comunità ecclesiali, in gra-do di chiarire quali fossero le intenzioni diGiovanni XXIII. L’assenza di un tale organi-smo era ancora più evidente da quando nel1948 era stato fondato il Consiglio ecumeni-co delle Chiese che rappresentava numeroseconfessioni cristiane di occidente e di orien-te. Questo vuoto istituzionale era colmatoprincipalmente dalla Congregazione delSant’Uffizio, la quale, però, interpretando ilmovimento ecumenico essenzialmente comeuna fonte di pericolo per l’integrità delladottrina e per la salvaguardia della tradizio-ne, si limitava ad esercitare un rigido con-trollo di tutte le attività connesse ai rapporticon cristiani delle diverse confessioni (cfr. ilMo n i t u m del Sant’Uffizio Cum Compertum[1948], che ribadiva il divieto per i cattolicidi partecipare a riunioni miste di carattereecumenico senza la previa autorizzazione daparte dell’autorità ecclesiastica, secondoquanto era stato sancito nell’enciclica Mo r t a -lium animos [1928]. Si veda anche l’i s t ru z i o -ne del Sant’Uffizio Ecclesia Catholica [1950]e l’enciclica Humani generis [1950]). Unqualche ruolo nei contatti con i cristiani del-le Chiese ortodosse aveva la Congregazionedella Chiesa orientale.

Nel corso degli anni cinquanta vi eranostati vari tentativi di superare questa empas-se. Si era considerata la proposta di creareun organismo cattolico con finalità ecumeni-che che avesse preoccupazioni più pastoraliche dottrinali. Tale organismo avrebbe dovu-to coordinare le iniziative ecumeniche deipochi cattolici che si occupavano di questitemi, venendo a rappresentare un interlocu-tore credibile per i cristiani non in piena co-munione con la Chiesa cattolica. Nel 1952 ilprelato olandese Johannes Willebrands fon-dò la Conferenza cattolica per le questioniecumeniche che organizzava annualmenteincontri con i rappresentanti dei più imp or-tanti centri ecumenici cattolici. Willebrandsriferiva al cardinale Ottaviani, prefetto delSant’Uffizio, sull’attività della C o n f e re n z a ,la quale tuttavia non ebbe mai un’a p p ro v a -zione ufficiale da parte di Roma. L’annunciodella convocazione del concilio mostrò anco-ra una volta quanto fosse urgente un’iniziati-va di questo genere.

Nei primi mesi del 1960 vari suggerimentida parte di episcopati e di personalità com-petenti arrivarono a Roma. Tra le proposte,giunse da più parti quella di creare un’app o-sita commissione per promuovere l’unità deicristiani. Una di queste, particolarmente si-gnificativa, proveniva dalla Germania.

La spinta immediata venne dal cosiddettoincidente di Rodi. Nell’agosto 1959 si tenevaa Rodi la riunione del comitato centrale delConsiglio ecumenico delle Chiese. Da partecattolica erano presenti, in qualità di giorna-listi — l’unica forma di presenza consentitain quel tempo dall’autorità della Chiesa cat-tolica —, monsignor Johannes Willebrands epadre Jean–Christophe Dumont. Quest’ulti-mo pensò di approfittare dell’occasione perorganizzare un incontro amichevole con al-cuni teologi ortodossi. L’iniziativa, concepitacome un incontro puramente privato, fu in-terpretata, sia dalla stampa che dai dirigentidel Consiglio ecumenico delle Chiese, comeun tentativo ufficiale di creare nuovi rappor-ti tra cattolici e ortodossi per allontanarequesti ultimi da Ginevra, e provocò una for-te reazione del Consiglio ecumenico stesso.Come conseguenza, fu disdetto un incontroad Assisi tra rappresentanti del Consiglioecumenico e della Chiesa cattolica, previstoper l’ottobre 1959, e venne altresì annullatoun colloquio teologico misto tra cattolici eortodossi programmato per il 1960 a Vene-zia. In tale situazione, si sentì molto la man-canza di un organismo cattolico che potesse

intervenire in modo ufficiale per chiarire imalintesi.

L’incidente di Rodi indusse l’a rc i v e s c o v odi Paderborn, monsignor Lorenz Jäger, ascrivere nell’autunno del 1959 al gesuita pa-dre Bea, di origine tedesca ma da tanti annia Roma, rimarcando la necessità di dotare laCuria romana di un ufficio competente perl’ecumenismo. Nel giro di poco tempo Bea eJäger coinvolsero anche monsignor E. Stake-meier, direttore dell’Adam Möhler Institut diPaderborn, con il preciso compito di formu-lare una proposta concreta. Agli inizi del

Da una testimonianza del cardinale Beasappiamo che qualche settimana più tardi,dopo un’adunanza della Sacra Congregazio-ne dei riti, alla presenza del Papa, questichiamò lo stesso cardinale Bea per dirgli cheil nuovo organo, anziché “commissione”,avrebbe dovuto preferibilmente chiamarsi“s e g re t a r i a t o ”, di modo che esso potesse piùliberamente muoversi nel campo piuttostonuovo ed insolito assegnatogli.

Il 30 maggio 1960, dopo il Concistoro se-mipubblico per la canonizzazione del beatoGiovanni de Ribera, il Papa radunò i cardi-

sidenti delle Commissioni e del Segretariato.Ecco come vengono descritti nel motu pro-prio il Segretariato e il suo compito: «Permostrare in maniera speciale il Nostro amore— diceva il Papa — e la Nostra benevolenzaverso quelli che portano il nome di cristiani,ma sono separati da questa Sede Apostolica,e perché possano seguire i lavori del Conci-lio e trovare più facilmente la via per rag-giungere quella unità che Gesù Cristo haimplorato dal Padre celeste con ardente pre-ghiera, Noi abbiamo istituito un Comitato[coetus] o Segretariato». La descrizione, piut-tosto scarna e generica, creerà più tardi qual-che ambiguità riguardo alla competenza delSegretariato nel preparare degli schemi per ilconcilio. Solo per citare un esempio del cli-ma di incomprensione che circondava il Se-gretariato agli inizi, è noto che, durante ilperiodo di preparazione al concilio, il padreS. Tromp, segretario della Commissione teo-logica, ebbe a dire a monsignor Willebrandsa proposito appunto del Segretariato: «Checosa volete? Siete solo un ufficio informazio-ni».

La nomina del cardinale Bea a presidentedel Segretariato suscitò qualche sorpresa nelmondo ristretto dei pionieri dell’ecumeni-smo. Agostino Bea, gesuita tedesco, era statocreato cardinale da Giovanni XXIII il 16 no-vembre 1959 all’età di 79 anni. Era noto perla sua attività di professore e poi rettoredell’Istituto biblico, per la sua attività diconsultore in diverse Congregazioni e, so-prattutto, per essere stato il confessore diPio XII. Nessuno metteva in dubbio le quali-tà intellettuali e le doti di intelligenza e dut-tilità di Bea, ma nessuno lo aveva mai vistopartecipare a riunioni o convegni ecumenici.Tuttavia sarebbe un grave errore pensare cheBea non si fosse mai occupato di ecumeni-smo prima del 6 giugno 1960. L’attività diesegeta, a cui aveva dedicato tutta la vita,valeva da eccellente preparazione al suo fu-turo compito ecumenico. Bea possedevainoltre una preparazione più specifica matu-rata attraverso prolungati contatti con perso-nalità cattoliche impegnate in questioni ecu-meniche, in particolare con monsignor Wil-lebrands al quale era legato da un rapportodi amicizia, e con prestigiose figure di pasto-ri e teologi appartenenti ad altre confessionicristiane.

Il cardinale si mise subito al lavoro perl’organizzazione del Segretariato e sottomiseal Papa una terna di nomi per il compito disegretario, tra i quali il primo era monsignorWillebrands, ideatore e fondatore della Con-ferenza cattolica per le questioni ecumeni-che, alla quale partecipavano un’ottantina diteologi cattolici interessati al problema. Il 28giugno 1960 Willebrands fu nominato segre-tario del Segretariato ed il 7 luglio era già aRoma per cominciare il suo lavoro. Si accin-

rienza nel campo dei rapporti ecumenici ederano legati a monsignor Willebrands daun’amicizia decennale, e poi gli arcivescoviJ. Martin (Rouen, Francia), J.C. Heenan(Liverpool, Inghilterra) e i vescovi E. DeSmedt (Bruges, Belgio), P.A. Nierman (Gro-ningen, Olanda).

Completavano la lista dei membri alcuniecclesiastici residenti a Roma: J. Höfer, pri-ma professore di teologia a Paderborn e poiconsulente ecclesiastico all’ambasciata dellaRepubblica Federale di Germania presso laSanta Sede, il quale già da lungo tempo erain contatto con il cardinale Bea; J. Cunnin-gham, americano di origine, procuratore ge-nerale dei sacerdoti missionari di San Paolo;C. Boyer, gesuita, presidente dell’Asso ciazio-ne internazionale Unitas; M. Maccarrone,docente di storia ecclesiastica all’universitàdel Laterano e segretario del Pontificio Co-mitato di scienze storiche. Tra tutti i mem-bri, solo gli ultimi due erano in qualche mo-do legati alla Curia romana.

Per quanto riguarda i consultori, essi pro-venivano per la maggior parte dalla cerchiadi teologi collegati, in diverso modo, al lavo-ro della Conferenza cattolica per le questioniecumeniche. Per la loro scelta si cercò di se-guire per quanto possibile criteri di rappre-sentatività sia geografica che teologica.

Vi era un significativo inserimento di teo-logi nordamericani a vario titolo coinvoltinell’attività ecumenica: G. Weigel, gesuita(Canada), G. Tavard, agostiniano dell’As-sunzione (Usa), G. Baum, agostiniano (Ca-nada), e E. Hanahoe, dei francescanidell’Atonement (Usa). Erano poi rappresen-tate le principali componenti dell’ecumeni-smo cattolico europeo: i tedeschi H. Volk,professore di dogmatica all’università diMünster, ed E. Stakemeier, direttore delJohann Adam Möhler Institut di Paderborn;i francesi J. Ch. Dumont, direttore del Cen-tro di studi Istina e J. Hamer, domenicano,rettore delle Facultés dominicaines du Saul-choir; i britannici F. Davis e M. Bevenot, ge-suita, professore nell’Heythrop College;l’olandese F. Thijssen, amico e stretto colla-boratore di monsignor Willebrands; lo sviz-zero J. Feiner, professore al seminario diCoira; l’italiano A. Bellini, professore al se-minario di Bergamo. Da Roma provenivanoP. Dumont, monaco del monastero di Che-vetogne e rettore del Collegio Greco e G.Vodopivec, professore all’Urbaniana, unicorappresentante delle università romane.

La lista dei membri e dei consultori fusuccessivamente più volte integrata. Il 16 set-tembre fu nominato un nuovo membro, ilpadre servita inglese G. M. Corr.

Tra dicembre 1960 e gennaio 1961 si ag-giunsero altri membri e consultori, tra i qua-li G. van Velsen, vescovo di Kroonstadt(Sud Africa) e il padre Michalon, sulpiziano,direttore del Seminario universitario di Lio-ne (Francia), espressione della cosiddettascuola di Lione di padre P. Couturier, che inun primo tempo non era rappresentata nelSegretariato. Altre nomine furono pubblicatetra febbraio e luglio 1961: G. Thils, professo-re di dogmatica all’Università di Lovanio(Belgio), E. Ewers, polacco residente a Ro-ma, uditore di Rota, e T. Holland, vescovocoadiutore di Portsmouth (Gran Bretagna),in qualità di membri; S. Diebold, lazzarista,superiore del Seminario maggiore di Mont-pellier (Francia), e W. Becker, oratoriano(Repubblica Federale di Germania), comeconsultori.

Dal 18 al 25 settembre 1960 ebbe luogo aGazzada, nei pressi di Milano, un convegnodella Conferenza cattolica per le questioniecumeniche. Il 21 settembre il cardinale Beafece visita ai partecipanti al convegno perparlare loro dei futuri piani del Segretariatoe poiché molti membri e consultori già no-minati erano lì presenti si colse l’o ccasioneper convocare un incontro per un informalescambio di idee. Benché limitata ai membrie consultori presenti a Gazzada, fu questa difatto la prima riunione, seppure non ufficia-le, del Segretariato per l’unità dei cristiani.

Nel frattempo, a fine agosto, erano statichiamati a lavorare a tempo pieno per il Se-gretariato i primi due collaboratori: il france-se Jean-François Arrighi, il quale, essendostato segretario del cardinale Tisserant e mi-nutante della Congregazione della Chiesaorientale, conosceva bene la Curia romana, elo statunitense Thomas F. Stransky, un gio-vane sacerdote missionario di San Paolo, chesarà il primo archivista. A questi si unì, apartire dal febbraio 1961, E. Salzmann, pretedella diocesi svizzera di Sion, il quale, per iprimi tempi, veniva pagato direttamente dalcardinale Bea, perché la Segreteria generaledel concilio non diede il permesso di assu-mere altro p ersonale.

Il 21 ottobre 1960, a pochi giorni dallaprima riunione, lo staff del Segretariato ebbela sua sede, appena quattro stanze al primopiano di un antico palazzo in via dei Corri-dori 64, a due isolati da San Pietro. Il Se-gretariato aveva finalmente un indirizzo, mafu necessario aspettare ancora un po’ di tem-po perché gli uffici fossero forniti di tuttol’occorrente per lavorare. Come racconteràpiù tardi padre Stransky, non avendo di me-glio, si utilizzò la vasca da bagno come pri-mo archivio e si dovette prendere in prestitola macchina da scrivere dalla sua casa reli-giosa!

1960, qualche settimana dopo la nomina diBea a cardinale, avvenuta il 16 dicembre1959, Jäger poteva inviare al suo illustre con-cittadino un piano per la creazione di unaCommissio pro motione oecumenica.

Nei mesi successivi, il cardinale Bea stu-diò con attenzione il progetto e diede a Jä-ger alcuni consigli per una elaborazione piùaccurata. Fu il cardinale Bea a proporre chefosse omesso il termine “oecumenica” che po-teva suscitare qualche incomprensionenell’ambiente della Curia romana, e che siusasse al suo posto l’espressione “pro unitateChristianorum promovenda”.

In data dell’11 marzo 1960, il cardinaleBea trasmise a Giovanni XXIII la domandaper l’erezione di una pontificia commissioneper promuovere l’unità dei cristiani, firmatada Jäger, accompagnandola con una proprialettera. La reazione del Papa fu positiva esorprendentemente rapida. Appena due gior-ni più tardi, il 13 marzo, Giovanni XXIII co-municò al cardinale Bea il suo accordo dimassima ed il desiderio di discuterne alcuniparticolari, il che avvenne in una udienzaprivata concessa lo stesso giorno. Nel collo-quio, il Papa disse a Bea che sarebbe statonominato presidente della nuova commissio-ne. All’indomani, Giovanni XXIII appuntavasulla lettera del cardinale Bea dell’11 marzo:«Presa intelligenza con card. Segretario distato e con card. Bea (12 e 13 marzo). Si fac-cia come proposto. Il card. Bea sia il presi-dente della Pont[inficia] Comm[issione] pro-posta: risponda e prenda accordi col Vesco-vo di Paderborn. Prepari tutto, ma quanto apubblicazione ufficiale si attenda a dopo Pa-squa, mettendosi in linea colle altre Com-missioni che si verranno nominando sopra lediverse materie del Concilio. Ita. Die XIVmartii 1960. Io. XXIII» (nota di GiovanniXXIII riportata in Giovanni XXIII, L e t t e re1958-1963, a cura di Loris Capovilla, Roma1978, pp. 495-496).

geva in tal modo a dirigere il lavoro di unodegli organismi preparatori al concilio unpersonaggio completamente estraneo allaCuria romana, caso unico nel panorama diquesti organismi. La scelta di Willebrands sirivelò preziosissima, in quanto egli conosce-va bene il mondo dell’ecumenismo ed i pio-nieri cattolici che se ne erano interessati. Tr aquesti furono scelti i primi membri e consul-tori.

Il 2 settembre vi furono le prime nomineufficiali di 10 membri e 15 consultori. Tra imembri vi erano il già menzionato L. Jäger,arcivescovo di Paderborn, e F. Charrière, ve-scovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, iquali avevano da tempo accumulato espe-

nali nella biblioteca privata per ragguagliarlisull’imminente pubblicazione delle commis-sioni preparatorie del concilio. Menzionòanche l’istituzione di «alcuni Segretariati»,in primo luogo di quello per l’unione deicristiani, aggiungendo di ritenere che il car-dinale Bea certamente avrebbe guidato beneil nuovo organismo. Fu l’unico nome men-zionato in tutto il discorso, e peraltro omes-so nel testo ufficiale pubblicato. Il Papal’aveva aggiunto spontaneamente.

Fu così che con il motu proprio SupernoDei Nutu, pubblicato il 5 giugno 1960, festadi Pentecoste, venne istituito un Segretariatoad unitatem Christianorum fovendam. Il gior-no dopo, il 6 giugno, furono nominati i pre-

Page 6: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 5 giugno 2020 pagina 7

di SIMONA DURANTE*

L’Archivio della Congregazio-ne delle cause dei santi rac-coglie i documenti del dica-

stero fin dall’origine della sua istitu-zione. Con la costituzione apostolicaImmensa Aeterni Dei, Sisto V, alla finedel ’500, dava un nuovo ordinamen-to alla Curia romana. Con lo scopodi coadiuvare l’attività di governodel Pontefice, fondava ben quindiciCongregazioni. Tra queste, la quintaera la Congregazione «pro sacris ri-tibus et caeremoniis», alla quale ve-niva affidato il duplice compito divigilare e regolare tutta la materiainerente al culto liturgico e di tratta-re con competenza universale leCause di canonizzazione dei santi, alcui studio e alla cui preparazioneavevano sino allora atteso, separata-mente e quindi senza unità di crite-rio, gli Uditori della Sacra Rota.

I documenti archivistici, come ènoto, rispecchiano l’attività dell’isti-tuzione che li produce. Pertanto, permeglio comprenderne la natura, pareopportuno segnalare, brevemente,l’iter storico vissuto da questo dica-stero, a cui erano state attribuite nu-merose competenze. Si sarebbe oc-cupato, in particolare, di disciplinarel’esercizio del culto divino e le fun-zioni delle cappelle papali e cardina-lizie; curare l’emendazione dei libriliturgici; provvedere alle nuove edi-zioni; definire qualsiasi questione re-lativa alla celebrazione delle feste deisanti; approvare calendari e p ro p r idiocesani o di ordini o congregazio-ni religiose; decidere circa il cultodelle reliquie e delle immagini deisanti; confermare o eleggere i santipatroni locali, nazionali ecc; accor-dare privilegi circa l’uso di vesti sa-cre e insegne ecclesiastiche nelle ce-lebrazioni liturgiche; risolvere lecontroversie relative alle precedenzeecclesiastiche; fissare il protocolloper il ricevimento di sovrani, princi-pi, ambasciatori e altri illustri perso-naggi sia civili che ecclesiastici. Perquanto riguarda la competenza rela-tiva alle cerimonie, essa le fu toltaben presto (probabilmente dallostesso Sisto V) e affidata al nuovodicastero del Cerimoniale, a cui fu-rono demandate le competenze rela-tive alla cura del cerimoniale civile edei riti della Cappella papale. Cosic-ché il nome della Congregazione fumutato in Congregazione dei sacririti.

Quest’ultima, dunque, aveva pote-ri sia nell’ambito del contenziosoche dell’amministrativo, ma avevaanche veri e propri poteri legislativiin senso lato, come ribadiva un de-creto del 18466. Essa godeva dellafacoltà di emanare decreti generaliaventi valore di legge, anche senzaprevia approvazione pontificia. Lesue attribuzioni e i suoi poteri rima-sero pressoché inalterati fino alla ri-forma di Pio X del 1908, anche secon la fondazione della Congrega-zione di Propaganda Fide nel 1622tutte le questioni liturgiche concer-nenti le Chiese orientali passarono alnuovo dicastero, così come le furonosottratte le competenze relative allasacre reliquie, con la istituzione dellaCongregazione delle indulgenze edelle reliquie, creata da Clemente IXnel 1669, anche se quest’ultima com-petenza le sarebbe stata riattribuitasolo per pochi anni nel 1904 da PioX. Ma, come si accennava, fu nel1908 con la costituzione apostolicaSapienti Consilio che si ridussero si-gnificativamente le prerogative attri-buite ai Riti. La Congregazione per-se, così, la facoltà di trattare alcunecause, tanto in via contenziosa chein via economico-amministrativa, lefu sottratta l’appena riavuta compe-tenza in materia di indulgenze e, perfinire, l’ambito della disciplina deisacramenti rimase limitato alle pre-scrizioni relative al culto e ai riti.Nel 1914, il Papa avrebbe, poi, sop-presso le tre commissioni prelatizie(liturgica, storico-liturgica e per lamusica e il canto sacro) esistentipresso la Congregazione stessa. Il 15agosto 1967, Paolo VI avrebbe ristrut-turato completamente il dicastero,creando due sezioni. La prima, quel-la liturgica, si occupava di libri litur-gici di qualsiasi genere della Chiesalatina, con il compito di rivederli,correggerli o approvarli; esaminare eapprovare i nuovi offici divini e ca-lendari diocesani e degli ordini ocongregazioni religiose; giudicare edirimere i dubbi che potevano sorge-re in materia di riti; favorire le rela-zioni con le Conferenze episcopalinazionali e gli istituti liturgici ed in-

fine era competente nell’ambito delculto non liturgico come le pratichepie del popolo cristiano. Esistevapoi una seconda sezione detta giudi-ziaria che si occupava più precisa-mente della procedura per la cano-nizzazione. Essa prendeva visionedelle suppliche e ne valutava l’op-portunità per l’introduzione dellecause; si occupava della validità de-gli atti stessi; valutava gli scritti deiservi di Dio e l’eroicità delle virtù, ilmartirio e l’antichità dei culti ad essitributati. Inoltre, questa sezione ave-va competenza anche nel giudicare,dopo la relazione dei medici, glieventuali miracoli avvenuti per inter-cessione dei servi di Dio. Nonostan-te la completa ristrutturazione a cuiquesto dicastero era stato sottopostocon la riforma curiale del 1967, parveopportuno allo stesso Paolo VI, ameno di due anni di distanza, diprocedere, in forza della costituzioneapostolica Sacra Rituum Congregatiodell’8 maggio 1969, ad abolire la Sa-cra Congregazione dei riti, cosìcom’era, per elevare al rango di duedicasteri autonomi le due sezioni dicui abbiamo parlato. Si crearono co-sì le attuali Congregazione per ilculto divino e la disciplina dei sacra-menti e quella delle cause dei santi.Quest’ultima ha dunque competenzasulla trattazione delle cause dei santicon assoluta esclusività per tutta laChiesa. Ma ancora, quattordici annidopo, la Congregazione delle causedei santi sarà oggetto di una nuovae radicale riforma a opera di Gio-vanni Paolo II, con la costituzioneapostolica Divinus perfectionis Magi-ster del 25 gennaio 1983. Ci è sem-brato molto opportuno — chiariva ilPapa — rivedere ancora la proceduranell’istruzione delle cause, e riordi-nare la stessa Congregazione per lecause dei santi, in modo da andareincontro alle esigenze degli studiosie ai desideri dei nostri fratellinell’episcopato, i quali più voltehanno sollecitato una maggiore agi-lità di procedura, conservata, però,la solidità delle ricerche in un affaredi tanta importanza. Pensiamo inol-tre, che alla luce della dottrina sullacollegialità proposta dal concilio Va-ticano II, sia assai conveniente chegli stessi vescovi vengano maggior-mente associati alla Sede apostolicanel trattare le cause dei santi.

L’Archivio della Congregazionedelle cause dei santi (già Congrega-zione dei riti) sorge e si sviluppa inquesto ampio contesto storico. Per-tanto la sua storia si muove entro ladinamica degli avvenimenti che nelcorso dei secoli hanno coinvolto laCongregazione stessa, dalla sua fon-dazione fino ai giorni nostri. Di qui,come si diceva, è sorta l’esigenza disintetizzare l’evoluzione storica delDicastero in questo cappello intro-duttivo, per meglio capire il tipo didocumenti che si possono rintraccia-re fra i fondi dell’Archivio. Dunque,esso raccoglie più propriamente tut-to l’archivio storico della Congrega-zione dei riti, l’archivio di deposito ecorrente, versato dai vari uffici deldicastero ogni anno.

Si è appena descritto l’Archivio insenso lato o “generale”, su cui con-centreremo la nostra attenzione. Esi-stono, poi, due altri archivi partico-lari: quello così detto della “ex Can-celleria”, che raccoglie, prevalente-mente, gli originali degli scritti deiservi di Dio, lasciati nel corso dei se-coli in Congregazione dalle postula-zioni, che dovrebbero, una volta ter-minato lo studio su di essi, ritirarli;e i Tra n s u n t i , copie originali degli at-ti dell’inchiesta diocesana (Archeti-po) depositati in Congregazione percompiere su di essi gli opportunistudi, che aprono la fase romanadella beatificazione e canonizzazio-ne. Questi vengono periodicamenteversati nell’Archivio apostolico vati-cano, mano a mano che le cause so-no trattate e concluse. Esiste poi unarchivio della “Sezione storica”, chefa capo attualmente all’Ufficio delrelatore generale. Esso raccoglie tuttigli incartamenti relativi alle causestoriche e alla redazione delle Posi-tiones, dossier preparati dal postula-tore sotto la supervisione di un rela-tore, che riguardano la vita, la famadi santità, le virtù e il martirio deivari servi di Dio fin dal 1930, quan-do fu creata la Sezione storica, poisviluppatasi nel corso degli anni inCollegio dei relatori. Le Positionescosì redatte, si conservano nell’Ar-chivio “generale”, che da questo mo-mento in poi chiameremo semplice-mente Archivio e ne rappresentanooggi il fondo più cospicuo.

Parte di questo fondo (le Positio-nes prodotte tra il 1662 e il 1809) èconservato presso la Biblioteca na-zionale di Parigi, a seguito del tra-sferimento degli Archivi della SantaSede in Francia, durante l’epoca na-p oleonica.

Il materiale archivistico della Con-gregazione delle cause dei santi, ve-ramente corposo, si può dividere indue grandi categorie: a) materiale dicarattere più o meno strettamente li-turgico e b) materiale di carattereprocessuale agiografico. Nell’una enell’altra categoria, accanto a unagrande quantità di carte di interessesecondario, vi sono pezzi di grandeimportanza storica. I documenti diqueste due categorie fino alla sop-pressione della Congregazione deiriti sono tra di loro strettamente le-gati da un forte vincolo archivistico,che ci obbliga a tenerli uniti. Essi ol-tre a darci informazione sul contenu-to dei documenti stessi ci permetto-no di osservare trasversalmente an-che le diverse fasi storiche attraversa-te dall’istituzione, che a loro volta sirispecchiano nella storia più genera-le.

Per semplificare l’esposizione di-stingueremo tre grandi tappe o treperiodi per descrivere la storia diquesto prezioso Archivio: un perio-do iniziale di appena tre lustri, unsecondo periodo di circa due secoli,più precisamente dai primi del ’600all’epoca napoleonica, e un terzodalla caduta di Napoleone ai giorninostri.

La prima tappa, che convenzio-nalmente individueremo tra il 1588al 1602, vede un materiale piuttostoscarso, un po’ confuso e probabil-mente incompleto. A comprenderneil motivo può aiutarci uno sguardosul funzionamento della Congrega-zione nei suoi primissimi anni di at-tività.

Il primo prefetto della Congrega-zione dei riti fu il cardinale AlfonsoGesualdo. Il prefetto era coadiuvatoda un segretario, GiovanbattistaStella, ma si serviva anche per il di-sbrigo delle pratiche, di un suo udi-tore, Rutilio Gallacino. Il segretarioStella si assentò ben presto da Romae fu sostituito da un pro-segretario,Alessandro Graziani.

Inoltre, in questi primi anni, laCongregazione non aveva una sedesua propria e le riunioni si tenevanogeneralmente nella casa del cardinaleprefetto. Questi, dopo appena ottoanni dalla fondazione del dicastero ecioè nel 1596, fu eletto arcivescovo diNapoli, sua patria, e vi si trasferìportando con sé, poco dopo, comesuo vicario generale il pro-segretarioGraziani. La prefettura della Con-gregazione passò allora al cardinaleÍnigo di Ávalos, detto il cardinaled’Aragona, il quale, rimanente anco-ra assente il segretario ufficiale Stel-la, scelse in sua funzione OttavioMartirani, che morì solo quattro an-ni dopo, nel 1600. Morto anche ilcardinale d’Aragona, gli successe co-me nuovo prefetto dei riti il cardina-le Tolomeo Gallio. Di fronte a tuttequeste vicissitudini, l’ex prefetto Ge-sualdo gli suggerì di assumere comesegretario il sacerdote Giovanni Pao-lo Mucante, già cerimoniere pontifi-cio. Clemente VIII accettò la propo-sta e affidò l’incarico a Mucante, chesostituì definitivamente Stella, assu-mendo l’ufficio di segretario dellaCongregazione dei riti il 10 giugno1602. In questo ruolo egli si occupòanche dell’organizzazione delle carteprodotte in quegli anni, dando vitaalla prima sistemazione archivisticadei documenti. È lo stesso Mucantea parlarcene: «È giusto, BeatissimoPadre, che io relazioni anzitutto cir-ca i lavori e gli impegni di quell’uffi-cio del cui titolo sono insignito». Ilsuo principale lavoro di organizza-zione dell’Archivio è consistito prin-cipalmente nel raccogliere «tuttiquei decreti che, da [lui] redatti edevasi, furono sottoscritti dal Cardi-nal Prefetto della stessa Congrega-zione dei riti, dal 10 giugno fino altutto il 1610 e che [si è] preoccupatodi [riunire] in questa forma di li-bro». Il libro, a cui si riferisce, altronon è che il primo volume coevodella serie dei D e c re t a , che raccoglietutti gli atti formali, decreti e rescrit-ti, emanati dalla Congregazione nelcorso dei secoli.

Ho creduto opportuno raccontarel’alternarsi delle cariche nei primianni della Congregazione, per spie-gare il motivo per cui la documenta-zione prodotta tra il 1588 e il 1602 èframmentaria, disordinata e proba-bilmente non completa. Con la no-mina di Mucante comincia la vera

organizzazione dell’istituzione e conessa la creazione del suo Archivio.Egli avviò subito una specie di pro-tocollo, un registro, cioè, ove anno-tava volta per volta le questioni di-scusse e le risoluzioni prese, che, poiriprodotte in extenso, diedero vita al-la serie dei D e c re t a , già descritta.Non si preoccupò di raccogliere idecreti già emanati. Con il tempo,però, si sarebbe avvertita sempre piùl’utilità dei registri iniziati da Mu-cante e il disagio per quegli anni ini-ziali non compresi nei registri stessi.Fu così che solo nel 1751, per interes-samento del segretario Mario Mare-foschi furono recuperate le carte de-gli anni 1588-1599, da cui venneroestratti i decreti, raccolti in un volu-me che va a completare la serie De-c re t a , più volte citata. Si tratta dun-que di una raccolta sorta da quellecarte originali che Mucante stessoaveva messo insieme e che nel frat-tempo erano state collocate nell’Ar-chivio vaticano insieme a tutto ilfondo più antico della Congregazio-ne. Fu durante il pontificato di Ur-bano VIII e per volontà dello stessoPontefice, che l’Archivio della SacraCongregazione dei riti si vide asse-gnare un luogo nel Palazzo vaticano.In questo archivio — così come de-critto nel De Servorum Dei di Bene-detto XIV — si conservavano «i pro-cessi antichi delle Cause di beatifica-zione e canonizzazione, e le tradu-zioni autografe di quelli che sono re-datti in lingua estera; poiché nellaCongregazione dei Sacri riti si trat-tano anche altre questioni, ad esem-pio delle precedenze e simili, i processidi beatificazione e canonizzazionevengono conservati in luogo separa-to dalle altre scritture, né possonoessere rimossi se non per mandato odel cardinale relatore della causa, odel promotore della fede, a motivodi leggerli, qualora sia necessario,con l’obbligo quindi della restituzio-ne», così come aveva stabilito Inno-cenzo XI, già nel 1678. Infine l’A rc h i -vio, (tale Archivio) chiuso a chiave,era custodito dal protonotario. Ed èdi questo fondo archivistico che par-la il Marefoschi, nell’introduzione alvolume dei decreti del 1751.

A base del decreto, ovviamente,esisteva un incartamento, che racco-glieva i documenti utili al disbrigodella pratica: suppliche con i relativiallegati e i voti dei consultori sullaquestione trattata. Essi furono con-servati e raccolti seguendo l’o rd i n ecronologico, basato sulla data dellesedute delle Congregazioni. Insom-ma tutte le questioni trattate duranteuna riunione, una Congregazione,andarono a formare un unico plico,accompagnato da un “foglio indice”che descriveva in modo sintetico lepratiche ivi contenute per esteso e lerisoluzioni prese. Ancora oggi, perstudiare un incartamento dei primisecoli, può essere utile risalire alladata della seduta dei cardinali. So-stanzialmente, questo sistema rimaseimmutato per diverso tempo e alpresente, con delle differenze, si usaseguire più o meno la stessa logica.Si verificò un solo cambiamento si-gnificativo che coinvolse l’ordine deidecreti. La serie unica, che contene-va indistintamente tutti i decreti deldicastero, quelli cioè che si riferivanoalla trattazione delle cause dei santie quelli liturgici, nel 1692, per ragio-ni pratiche, fu divisa in due. Nacquecosì la serie Decreta Servorum Dei sucui, per i primi anni, vennero tra-scritti dalla serie originale le decisio-ni in merito alla beatificazione e ca-nonizzazione, serie ancora oggiaperta. Accanto si mantenne la seriedei Decreta Liturgica, chiusa nel 1969con la soppressione della Sacra Con-gregazione dei riti.

Fin dai primi secoli di vita dellaCongregazione, dunque, la curadell’Archivio ha avuto un ruolo rile-vante. Pertanto, fin da subito si resenecessaria la figura dell’a rc h i v i s t a ,concepita e considerata strettamentecome legata alla figura del notaiodella Congregazione. Questi avevacome sua competenza specifica la re-gistrazione degli atti giudiziari chein un primo momento avveniva soloper le cause di beatificazione e cano-nizzazione, per poi coinvolgere tuttele altre cause discusse nella Congre-gazione dei riti. Aveva anche il ruo-lo, così come definito da BenedettoXIV di Ispector Archivii, vulgo Archivi-sta così che, per dirla con le paroledel Papa, «appena uno viene desti-nato come notaio, viene simultanea-mente designato anche come ispetto-re dell’a rc h i v i o » .

Vale la pena ora soffermarsi sullevicissitudini vissute dai fondi d’ar-

chivio a seguito dell’avvento di Na-poleone. È noto infatti come que-st’ultimo, dopo aver occupato nel1809 lo Stato pontificio, diede ordi-ne di trasferire a Parigi tutti gli ar-chivi della Santa Sede, trasferimentoche si effettuò negli anni 1810-1811.

Con la deportazione di Pio VII ela dispersione dei cardinali, ebbeluogo un vero e proprio arresto for-zato dell’attività di tutta la Curia.Ovviamente anche la Sacra Congre-gazione dei riti ebbe lo stesso desti-no e con essa il suo Archivio. La se-rie dei decreti si interrompe, infatti,nel 1809. Anche se, l’ultima congre-gazione, definita De speciali Apostoli-ca Auctoritate delegata, et sub delegata,si tenne il 10 gennaio 1810, celebrataprobabilmente per risolvere le ultimequestioni rimaste in attesa di risolu-zione. Testimonianza ulteriore diuna situazione di emergenza che siandava delineando. L’attività di go-verno si bloccò per più di quattroanni, fino a quando, nella primaveradel 1814, a seguito della caduta diNapoleone, l’esule Pio VII potè final-mente rientrare a Roma. Per primacosa egli diede l’ordine che le sacreCongregazioni e i Tribunali ecclesia-stici riprendessero immediatamentela loro attività. Fu così che anche laCongregazione dei riti riprese il suolavoro. Il 18 giugno 1814 è la datadella prima decisione presa dal ri-composto Dicastero e trascritta comedi consueto sul volume dei decretiper quell’anno, che questa volta pre-senta una introduzione speciale, quitradotta dal latino, che vale la penariproporre integralmente:

«Con l’aiuto di Dio, si riprendonoi Regesti della SCR già a lungo in-t e r ro t t i .

Per un cattivo destino, quei docu-menti accuratamente custoditi negliArchivi dagli inizi dell’istituzionedella stessa Sacra Congregazione deiRiti con tutti i Codici e le carte an-che minute, dagli invasori francesiammassati alla rinfusa e buttati cao-ticamente su carri, erano stati tra-sportati ben al di là delle Alpi.Niente ora sopravvive degli antichiatti che si conservavano nei nostriscaffali da più di due secoli.

Il Supremo Pastore della Chiesa,con immane scelleratezza, era statoempiamente allontanato dalla sua se-de, sballottato qua e là e detenuto inuna stretta quotidiana prigionia; iCardinali di Sacra Congregazionedei Riti deportati, dispersi, gettati incatene; espulsi e maltrattati i Presulidi secondo ordine; tutti gli Ecclesia-stici, anche se di umili condizioni,afflitti con durezza e severità o alme-no esposti a scherni e ingiurie; laCittà santa, perso il suo decoro,giacque squallida e per sei annipianse oppressa e desolata sotto ilferreo giogo di un regime irreligioso.

Nel frattempo tacquero i Tribunaliche, per saggio consiglio dei SommiPontefici, erano incaricati di trattarequestioni religiose ed ecclesiali: tac-que anche il nostro istituito per giu-dicare, comporre e definire le realtàs a c re .

Nonostante ciò, finalmente ri-splendette il giorno desiderato, nelquale, rimosse le tenebre, apparve vi-sibilmente la mirabile opera delladestra dell’Eccelso. Sciolti i vincoli,donatagli la libertà, restituito al suoPopolo, il Sacratissimo PonteficePio VII è stato festosamente accoltocome un trionfatore, ora riempie digioia Roma con la sua presenza,senza indugi con solerzia si applicaalla riforma della Chiesa e, da questifelici e fausti eventi del ritorno,prende gli auspici per iniziare il la-v o ro .

Perciò le Sacre Congregazionivengono richiamate a riprendere l’at-tività interrotta, anche se con opera-zioni incomplete; così anche la no-stra. E, affinché in questi inizi dellaritrovata pace della Chiesa si conse-gnassero alla memoria nel modo mi-gliore possibile quelle materie che

competono alla Sacra Congregazio-ne dei Riti, abbiamo ritenuto degnodi tale opera disporre questo nuovoRegesto di esse».

Il ripristino dell’attività di gover-no vede, però, una Congregazioneancora privata del suo Archivio.Quest’ultimo, pressappoco integro,tornerà a Roma solo più tardi, nel1817. Nel frattempo, fin dal 6 luglio1816, il cardinale Ercole Consalvi, se-gretario di Stato, forniva le primeindicazioni per il recupero delle car-te. «Volendo la Santità di nostro Si-gnore — scriveva dal suo ufficioall’allora segretario dei riti GiulioCarpegna — che l’erario pontificionon sia enormemente ed inutilmentegravato per le spese del trasporto daParigi a Roma di tutte le Carte ap-partenenti agli Archivi trasportatidal cessato Governo, ha ordinato,che lasciate tutte le carte inutili; sia-no trasportate quelle soltanto, chesono necessarie, ed utili ad aversi. Ènecessario pertanto, che MonsignorSegretario della Sacra Congregazio-ne dei Riti si compiaccia di fare ave-re alla Segreteria di Stato nel piùbreve termine possibile l’indicazionedi quelle Carte appartenenti all’Ar-chivio dell’anzidetta Congregazione,che non è necessario ricuperare, eche possono farsi dare alle fiamme».Il segretario avrebbe prontamente ri-sposto al cardinale Consalvi, invian-do un promemoria delle carte da te-nersi. Il promemoria sarebbe statoapprontato dal sostituto-segretariodei riti, monsignor Giuseppe Anto-nio Sala che, assente il titolare, ave-va presenziato «all’incasso delle Car-te e Libri della Segreteria e Archiviodella medesima Sacra Congregazio-ne». Egli fu chiarissimo nel sostene-re che «niente vi è di inutile, e chepossa inutilmente gravare le spesedel trasporto». «È facile persuadersi— continuava nel promemoria —quanto importi ricuperare le carte, edocumenti che servirono di base allaBeatificazione e Canonizzazione deiServi di Dio, e che formano il grossodell’Archivio de Sacri Riti, né posso-no trascurarsi le altre [carte] perchécontengono le decisioni di materieliturgiche, e la memoria delle graziespedite, dalle quali spesso occorre difar ricerca o per norma della nuovaconcessione o per i duplicati chevengono richiesti. Vi può essered’inutile qualche fascetto d’intimistampati, che qualora non sia confu-so con altra carta, si potrà esclude-re». E dunque alle fiamme non sidette proprio nulla. L’Archivio sa-rebbe ritornato quasi per intero. Laserie dei volumi dei decreti tornòcompleta, così come il cospicuo fon-do delle pratiche o incartamenti (Po-sitiones decretorum et rescriptorum).Rientrato completo anche il fondodei processi antichi e dei t ra n s u n t i . AParigi sarebbe rimasto “solo” unfondo composto di posizioni stam-pate per le cause dei santi: descrittodapprima sommariamente, in un ar-ticolo dell’Analecta Bollandiana del1886, e poi in modo piuttosto detta-gliato nel volumetto di padre Scha-moni del 1983.

Il materiale archivistico che tornòa Roma dovette ammontare a un to-tale di circa 95 casse di documenti,come si evince dallo studio dellacorrispondenza che il segretario del-la Congregazione ebbe con la Segre-teria di Stato e il Palazzo apostolicoin quel periodo. Il 7 novembre 1817,con una missiva Marino Marini, cheper ordine del Consalvi si sarebbeoccupato del recupero degli Archividella Curia, indirizzata al già citatosostituto-segretario dei riti, informa-va che «le casse, in cui furono tra-sportati a Roma gli Archivi di dettaCongregazione si debbano rimettereal Prefetto degli Archivi Segreti del-la Santa Sede». Prontamente il Salaavrebbe risposto l’8 dicembre succes-sivo dicendo che le casse non erano

Raccoglie tutti i documenti del dicastero fin dalla sua istituzione

Natura e storia dell’A rc h i v i odella Congregazione delle cause dei santi

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Page 7: Novanta arresti a New York OPO LA PA N D E M I A alla ......Trump per la controversa foto con la Bibbia di fronte alla St. John C h u rc h . Secca la risposta della Casa Bian-ca. «Al

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 5 giugno 2020

Natura e storia dell’Archivio della Congregazione delle cause dei santiCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 7

«nel potere né del Segretario scrivente né dialcuno dei Ministri della Segreteria, alla ri-serva di sole quattro, delle quale vi è biso-gno, per non essersi potuto sin qui avere ilcomodo di collocare le carte in esse conte-nute. Tutte le altre, in numero di 90, rimase-ro in potere (...) di Pietro Bichi, che fu pre-muroso di ritirarle unitamente alla involturadi canavaccio».

Fin da subito si sentì l’esigenza di pensarea un ordinamento da dare alle carte raccoltenelle casse, che ovviamente a causa delle vi-cissitudini subite, avevano perso il loro ordi-ne iniziale. Luigi Gardellini, già sotto-pro-motore della fede e assessore della Congre-gazione, nonché autore di Decreta authenticaCongregationis Sacrorum Rituum, ne sostennefin da subito l’opportunità, «sì per trovarequello che è necessario, sì per vedere quelloche manca e che forse è confuso colle cartedelle altre Congregazioni».

Il lavoro di riordino dovette essere piutto-sto lungo e impegnativo, anche perché mol-te delle carte riconosciute come appartenentiai riti erano in realtà di proprietà di altreCongregazioni, come il caso documentato diPropaganda Fide. Pertanto si dovette primaprocedere alla verifica delle carte apparte-nenti ai riti, isolare quelle di proprietà di al-tre istituzioni, restituirle ai legittimi proprie-tari e poi procedere all’o rd i n a m e n t o .

Nel 1820, infatti, mentre si attendeva alriordino, le carte rimanevano ancora custodi-te nei locali del Palazzo apostolico. Il signorFederico Mannucci, sotto-forziere dei Palaz-zi apostolici, in una lettera inviata ai riti, neavrebbe parlato in modo preciso. I docu-menti furono divisi in due grandi fondi:l’Archivio della Segreteria dei riti e quellodella Cancelleria. Essi erano conservati ri-spettivamente in tre locali. Il primo, quellodella Segreteria, per una parte, trovava postonel locale detto del “B e l v e d e re ”, per l’altra,in quello del “Buon Governo”; il secondofondo, quello della Cancelleria si trovava nellocale “delle Carrozze”. Lì dovettero rimane-re a lungo, se ancora nel 1904 il cardinaleRafael Merry del Val, prefetto dei Sacri Pa-lazzi apostolici, sentì l’esigenza di sollecitarelo sgombero dei locali suddetti a seguito diun ordine del Pontefice stesso. In quella cir-costanza si suggerì «di separare la parte an-tica prevalentemente di interesse storico eminacciato dalla corruzione (...), dalla partemoderna, posteriore al 1819, prevalentementedi interesse amministrativo e in buono statodi conservazione. La parte prima storica sa-rebbe da consegnarsi o alla Biblioteca Apo-

stolica o all’Archivio Segreto in modo peròche la proprietà e l’uso libero rimanga allaCongregazione e che l’istituto al quale vieneconsegnato si obblighi alla diligente conser-vazione e ai restauri necessari, stendendo perquesto (...) una convenzione o contratto daformularsi».

Dunque, solo i registri dei decreti, insiemealle carte più recenti, ebbero sistemazionenei locali della stessa Congregazione, alloralocata nel Palazzo della Cancelleria. Le coserimasero così fino al 1936. Nel maggio diquell’anno fu inaugurato un nuovo grandio-so palazzo delle Congregazioni, eretto pervolontà di Pio XI, a San Callisto in Traste-v e re .

Anche la Congregazione dei riti e il suoArchivio finalmente ebbero la loro nuovasede.

Qui fu dato inizio alla moderna cataloga-zione di tutto il materiale archivistico, a co-minciare dalla schedatura delle Posizioni,dei decreti e dei rescritti originari (1588-1620) e dalla compilazione di un inventariodelle carte concernenti i processi più antichi.Furono quindi schedate quasi 7.000 pratichee inventariati circa 400 incartamenti dei pro-cessi dei servi di Dio. Alle prime si riferisco-no 60.000 schede e ai processi un catalogomanoscritto di 336 pagine, munito di indicidi nomi e di luoghi.

Nel 1960 la sede della Congregazioneavrebbe subito un altro trasferimento: dalPalazzo di San Callisto in Trastevere al Pa-lazzo dei Propilei in Piazza Pio XII — oveancora oggi si trova — destinato ad accoglie-re le varie congregazioni vaticane. Nell’o rg a -nizzare l’archivio si tenne presente che essodoveva servire innanzitutto al dicastero, peril disbrigo dei compiti quotidiani e solo ec-cezionalmente, in casi del tutto particolari,per la consultazione da parte di ricercatori estudiosi. Tale criterio è tuttora valido. Perottemperare a tale esigenza furono progressi-vamente sistemati i diversi suoi fondi, chegrosso modo hanno mantenuto fino a oggila stessa distribuzione.

Come si diceva, bisogna tener distinta lasezione liturgica, ormai chiusa, con la sop-pressione della Sacra Congregazione dei riti,da quella agiografica, che invece va crescen-do di anno in anno. Detto questo, l’i n t e ropatrimonio archivistico si può così suddivi-dere: anzitutto 213 volumi dei Decreta liturgi-ca, datati 1588-1969, che riproducono peresteso tutti i decreti di materia liturgica, ac-canto ai quali, fino al 1692, figurano anchequelli riguardanti le canonizzazioni. Vi sonoinoltre allegati originali concernenti l’attivitàdella Congregazione, come le nomine dei

membri e del personale. In ciascun volumevi è un indice alfabetico per diocesi e per fa-miglie religiose. Nei primi volumi, alla finedi ogni tomo vi è anche un indice per mate-rie trattate nel volume stesso. Essi sono cor-redati da ulteriori sette volumi di repertori,organizzati sempre per ordine alfabetico del-le materie trattate tra il 1610 e il 1693 circa.In duemila scatole sono contenuti gli attidelle Positiones di materia liturgica (1588-1969). Oltre alle suppliche, figurano anchememoriali per ottenere le grazie o risposte avari dubbi con allegati i relativi documenti.Vi è conservata, inoltre, una cospicua docu-mentazione riguardante feste, calendari litur-gici, messe, uffici divini e paramenti sacri,che si riferiscono ai “p ro p r i ” delle diocesi odelle famiglie religiose, di numerosi santuari,chiese o basiliche di tutto il mondo.

Segue una serie di scatole che raccolgonoi calendari liturgici, approvati nel 1914, consuccessive variazioni.

Consistente è pure il fondo delle C o n t ro -versie liturgiche, che riguarda questioni di ce-rimonie religiose, preminenze e precedenze,paramenti sacri, controversie tra religiosi, ca-pitoli diocesani. Il materiale, che abbracciagli anni compresi tra il 1603 al 1936, è ordi-nato cronologicamente e alfabeticamente perdio cesi.

Alfabeticamente per diocesi è ordinato an-che il fondo dei Distintivi e privilegi per vestie insegne liturgiche, titoli e privilegi perso-nali e locali e concessioni varie, che si riferi-sce ai secoli XVIII-XX e consta di nove buste.

Il fondo Varia liturgica, per i secoli XVII-XX, ordinato sempre alfabeticamente, conser-va un vasto materiale sulle benedizioni, be-nefici, calendari, dubbi liturgici, litanie, mar-tirologi, messe, novene e reliquie.

Vi è poi una collezione di cinquemila vo-lumi di Libri liturgici stampati (secoli XVII-XX) che riguardano Antifonari, Breviari, Ca-lendari liturgici, Cerimoniali, Graduali, Le-zionari, Martirologi, Messali, Offici Propri,Pontificali, Salteri e Varia. Di ciascun volu-me esiste la relativa scheda.

La serie dei Decreta Servorum Dei, attual-mente aperta, conta 220 volumi, è ordinatacronologicamente dal 1592 ad oggi. Riguardadecisioni sugli scritti dei servi di Dio, l’i n t ro -duzione delle cause, il non culto, il martirio,le virtù, i miracoli, le conferme di culto, lavalidità dei processi. Accanto a questi sonoraccolti altri atti ufficiali della Congregazio-ne, con particolare riferimento alle nominedei membri, ponenti della causa, officiali,consultori. Ciascun volume è provvisto di unindice alfabetico dei servi di Dio e dell’elen-co dei relativi documenti.

In 50 volumi sono raccolti i Folia Congre-gationum o Secreta, cioè i verbali delle Con-gregazioni peculiari o plenarie. I volumi so-no dotati di indici cronologici e alfabeticidei servi di Dio.

La serie dei Processi Antichi, secoli XVII-XVIII, ha per oggetto introduzioni di cause,voti dei periti, memoriali e relazioni di pro-motori della Fede e di uditori di Rota, mira-coli e validità giuridica dei processi. Il tuttoè corredato da un inventario analitico mano-scritto, con indici per nome dei santi, beati eservi di Dio e per diocesi di appartenenza.

riale che si riferisce alle Congregazioni ple-narie con i rispettivi voti originali dei cardi-nali membri e ai congressi ordinari e pecu-liari anch’essi con i voti originali dei consul-tori. Vi si trovano inoltre le obiezioni delpromotore della Fede e le relative risposte, lepetizioni per l’introduzione delle cause, lerelazioni sugli scritti, gli interrogatori, alcunenotizie biografiche dei servi di Dio, i parerisui miracoli e varie. Il materiale è dispostoper ordine alfabetico.

Anche il fondo delle Positiones super casuexcepto e le Concessioni di messe ed offici so-no provviste di un indice e un ordinamentoper nomi dei beati.

Quello più vasto rimane il fondo delle Po-sizioni che riguarda oltre 3.500 cause registra-te e trattate dal 1814 ad oggi, di cui circa 507sono arrivate alla canonizzazione e pertantochiuse. Ogni Posizione è composta da piùdossier a seconda della evoluzione della cau-sa e della procedura adottata durante le va-rie fasi ed epoche del processo che terminacon la canonizzazione o con l’attribuzionedel titolo di dottore della Chiesa.

Si possono trovare dall’iniziale positio su-per introductione causae, fino alla Positio supervaliditate processuum, super cultu, super virtu-tibus, super miraculis e nel caso di un martiresuper martyrio, e ancora super tuto, super reas-sumptione causae, super scriptis. Si aggiungo-no i dossier delle Relationes et Vota Congres-sus Peculiaris super virtutibus et super miracu-lis e da ultimi Compendia vitae, virtutum etmiraculorum Servorum Dei. Le Posizioni siconservano in triplice copia. Il fondo ha co-me mezzi di corredo un inventario dettaglia-to e una rubrica, ordinati per nome dei servidi Dio.

In conclusione, questo lavoro, di certosommario e non esaustivo, ci permette di in-tuire quale apporto documentario l’A rc h i v i odella Congregazione delle cause dei santipuò dare alla ricerca storica e agiografica, sianell’ambito della diffusione dei vari culti deisanti che nell’analisi dello studio delle pro-cedure di beatificazione e canonizzazione.Non limitandosi ad aree geografiche partico-lari e a periodi di temporali ristretti, apreuno squarcio trasversale che ci consente diosservare il mondo religioso, e non solo,nell’arco temporale di quasi cinque secoli.

*Archivista della Congregazione delle causedei santi

(L’articolo integrale, corredato dalle note, èdisponibile sul sito della Congregazionew w w. c a u s e s a n t i .v a )

Spiritualità monastica e impegno missionario nella vita del vescovo di Magonza

San Bonifacioapostolo delle genti

D all’8 giugno l’asta solidale “We Run Together” promossa dal Papa

Lo sportrisponde al razzismo

La risposta solidale dello sport — con ivalori indicati da Papa Francesco — allepaure e alle violenze, con tanto di rigur-giti razzisti: è proprio questo “We RunTo g e t h e r ”, l’asta sportiva e solidale lan-ciata dal Papa che, su iniziativa diAthletica Vaticana, partirà l’8 giugno —sulla piattaforma www.charitystars.com— a favore del personale sanitario che,negli ospedali-simbolo di Bergamo eBrescia, sta combattendo eroicamente inprima linea contro il virus.

In un tempo in cui la pandemia nonconsente di “correre con le gambe” sipuò “correre con il cuore” ha detto ilPontefice, lo scorso 20 maggio, incon-trando i promotori di questa iniziativamessa in campo per “s o s t i t u i re ” il primoMeeting inclusivo che, il 21 maggio,avrebbe visto, per la prima volta, tuttiinsieme con la stessa dignità campioniolimpionici di tutto il mondo e atleticon disabilità fisica e mentale, migrantie carcerati. Lo sport così come piace aFrancesco, insomma.

Per sostenere l’asta di beneficenza ilPapa ha donato alcuni oggetti sportiviricevuti nelle tante udienze con atleti. Acominciare da una bicicletta personaliz-zata, con il nome Francesco e i coloridella Santa Sede e dell’Argentina, rice-vuta dal campione del mondo di cicli-smo Peter Sagan. Da mezzogiorno dilunedì 8 giugno, dunque, su www.chari-tystars.com sarà possibile partecipare aquesta “gara di solidarietà”. Campionidi tutto il mondo e di tutti gli sportstanno in queste ore mettendo a dispo-sizione gli oggetti sportivi che li rappre-sentano: alcuni hanno scelto di aprire leporte di casa o di condividere un loroallenamento, per testimoniare che losport è davvero “cultura dell’i n c o n t ro ”.

Ogni settimana gli atleti si alterne-ranno con le loro proposte. Si parte, ap-punto, l’8 giugno con la bici di Sagan.Ma anche con la maglia indossata daAlex Zanardi — testimone dell’essenzapiù autentica dello sport — per vincerela medaglia d’oro alle Paralimpiadi diRio de Janiero; la maglia della Roma ela fascia di capitano autografate daFrancesco Totti; un allenamento e unagiornata con Filippo Tortu; il costume ela cuffia con la firma di Federica Pelle-

grini; gli scarponi da gara della campio-nessa olimpica di sci Sofia Goggia.

E ancora, in questo primo gruppo dipremi ci sono un’esperienza con LunaRossa e due incontri particolari: a Ca-stellammare di Stabia con i “mitici” fra-telli Abbagnale, simboli del canottag-gio, e a casa della “coppia d’o ro ” dellascherma mondiale composta dal cam-pione olimpico Valerio Aspromonte edalla campionessa del mondo CarolinaErba, insieme al loro figlio di 3 anni.

A questo primo gruppo si aggiunge-ranno, alternandosi per circa due mesi,tantissimi campioni e non mancherannovia via le sorprese: molti si stanno infat-ti aggiungendo strada facendo. Sicura-mente ci sono, tra gli altri, Tania Ca-gnotto, Martina Caironi, Niccolò Cam-priani, Yeman Crippa, Arianna Fontana,Daniele Garozzo, Kristian Ghedina,Christof Innerhofer, Carolina Kostner,Andrea Lo Cicero, Stefano Maniscalco,Annalisa Minetti, Sandi Morris, FlaviaPennetta, Giulia Quintavalle, Massimi-liano Rosolino, Antonio Rossi, Clemen-te Russo, Katerina Stefanidi, Gianmar-co Tamberi, Bebe Vio, Blanka Vlašić,Dorothea Wierer, Alex Zanardi, IvanZaytsev e Cristina Chirichella con lemaglie della nazionale di volley femmi-nile e maschile. Presenti anche alcunesquadre di calcio — tra le quali Juve,Milan, Lazio, Brescia — ma anche laFerrari e la Lamborghini. Non manche-ranno esperienze suggestive come l’“ab-braccio” a Pietro Mennea attraversol’incontro con la moglie Manuela, e al-cuni protagonisti dell’atletica, nella casadell’indimenticata “freccia del sud”.

Sarà possibile fare donazioni senzapartecipare all’asta e sostenere l’iniziati-va con un messaggio di adesione.

Con Athletica Vaticana collaborano leFiamme Gialle, il Cortile dei Gentili eFidal Lazio. Tutti gli aggiornamenti su-gli oggetti e sulle esperienze disponibiliogni settimana saranno pubblicati, oltreche su charitystars.com, su www.athelti-cavaticana.org, www.cortiledeigenti-li.com, www.fiammegialle.org e sui ca-nali social. Vatican News e Radio Vati-cana Italia seguono passo passo “WeRun Toegheter” con interviste e servizi.

di CAT E R I N A CIRIELLO

Bonifacio di Fulda è sicuramente un san-to poco conosciuto in Italia e nei paesidell’Europa mediterranea. Nasce, infatti,

in una nobile famiglia terriera originaria dellaSassonia occidentale, presumibilmente nel De-vonshire, a Crediton, vicino ad Exeter (Wes-sex), intorno al 672, nell’Inghilterra già cristia-nizzata dai romani, ma “rievangelizzata” daAgostino di Canterbury e i suoi compagni mo-naci là inviati da Papa Gregorio Magno. E so-no proprio i missionari — che continuamentegiungevano in quelle terre e soggiornavano perqualche giorno nella sua casa — a influenzarel’animo del piccolo Winfrido — questo era ilsuo nome di battesimo — che, divenuto mona-co, lascia la sicurezza del monastero e gli ama-ti studi biblici per partire missionario nellaGermania dominata dai Franchi. Solo al se-condo tentativo — nel 716, infatti, è costretto aritornare in Inghilterra — Winfrido, fortedell’appoggio di Papa Gregorio II può recarsinella regione della Baviera per riorganizzare laChiesa franca e poi in Assia e Turingia per li-berare definitivamente quelle genti dai riti ge-nerati da un miscuglio di tradizioni pagano-cristiane, per un frettoloso processo di conver-sione voluto dai Franchi. Divenuto vescovo diMagonza, muore martirizzato in Frisia, attualeprovincia al nord dei Paesi Bassi, mentre si ap-presta ad amministrare il sacramento della cre-sima.

Bonifacio “uomo accompagnato dal bonumfatum”, o “anche colui che fa il bene o bene-f a t t o re ”, non smentisce questo appellativo chegli viene dato da Gregorio II nel 719, il qualevede in lui una speciale chiamata del Signore.Bonifacio è, infatti, un rappresentante “cari-smatico” del monachesimo anglosassone, cheha speso la sua vita nella missione di annun-ciare il Vangelo, e direttamente sul campo, an-che dopo che il Papa gli conferisce la carica diLegato pontificio, dignità da lui accettata soloperché convinto che in quel preciso momentostorico era necessaria non solamente la visibili-tà del potere spirituale, ma anche di quellogiuridico della Chiesa di Roma. Di Bonifaciovanno sottolineate alcune caratteristiche che nehanno sostenuto la fama. Innanzitutto la suafede forte e la sua vocazione missionaria di cri-stiano e monaco, aspetto non sempre conside-

rato da coloro che ne hanno approfondito lafigura. Uomo come tanti, Bonifacio è semprecosciente che la sua missione evangelizzatricenon sarebbe stata facile. Alla badessa Eadbur-ga scrive: «Battaglie all’esterno, timori al didentro». E a una monaca sconosciuta chiededi intercedere per lui presso Dio perché: «Sia-mo colpiti e sbattuti da molti e vari turbini ditempeste, sia da parte dei pagani sia dei falsicristiani». Il clero locale, quello franco, nonamava molto Bonifacio e tentava in ogni mododi ostacolarlo. Uno dei motivi principali di ta-le atteggiamento era l’amore e la fedeltà cheegli portava al Papa ed alla Chiesa romana;questa seconda caratteristica emerge costante-mente ed è il segno della sua speciale consa-crazione a Cristo, per il quale accetta di vivereil “martirio bianco”, quello dei monaci che de-cidono di vivere la dimensione contemplativa espirituale lontano dall’humus nel quale sonocresciuti. Ma la peculiarità di questo grandemissionario è l’amore per la Sacra Scrittura.Letta, meditata, interiorizzata, sia per tradizio-ne monastica che per vocazione propria, nellasequela di Gregorio Magno — del quale cono-sceva bene la Regola Pastorale, e non solo —diviene la fonte dalla quale attinge forza, con-forto e saggezza per portare avanti un ministe-ro pieno di insidie. Come san Paolo, a cui sisente particolarmente legato, confida nella Pa-rola e come lui afferma che «bisogna usare dimolta libertà nella predicazione». Nell’ora del-la morte essa diviene il suo scudo. Un testimo-ne oculare racconta che «al momento di rice-vere il colpo mortale, Bonifacio alzò sopra latesta il libro che teneva in mano. La spadadell’assassino intaccò profondamente il volumee spaccò la testa del martire». Bonifacio si co-pre il capo con il Vangelo di Cristo, di cui di-venta testimone verace nel martirio. Un’ultimacaratteristica, last but not least, come si suol di-re, è la sua splendida umanità e sensibilità dianimo che ritroviamo nelle lettere inviate aisuoi amici, ma in particolare alle sue badesse,alcune delle quali lo seguiranno in Germania:Valburga, Lioba e Tecla. In queste lettere rin-veniamo tutto il pathos, ovvero l’emotività, lapassione, l’angoscia e la gioia, di un uomo chenon ha nessun timore di confrontarsi, chiedereconsigli e aiuti, nella coscienza della personaledebolezza e dei limiti che ci rendono così fra-gili e vulnerabili, ma strumenti potenti nelle

mani di Dio. «Ti prego di degnarti di pregareper me» scrive a Eadburga «perché, a causadei miei peccati, sono molestato dalle tempestedi un mare pieno di pericoli». Per queste gio-vani monache, che lo seguono nella grande av-ventura dell’evangelizzazione, Bonifacio hasempre parole paterne, piene di dolcezza e diaffetto, ed esse lo cercheranno come amico sin-cero e consigliere spirituale. Queste donnel’hanno accompagnato e sostenuto nella duramissione e grazie a loro sono nate dovunque,in quei territori desolati e impervi, fondazionimonastiche con grande fioritura della vita mo-nastica femminile e propagazione della culturaanche tra le donne che venivano là educate.Nel pensiero di Bonifacio i monasteri doveva-no essere il centro propulsore dell’evangelizza-zione, luoghi di preghiera e di vita spirituale enello stesso tempo di cultura. È stato grazie aBonifacio e alle sue badesse se i popoli germa-nici hanno conosciuto il Cristo, e tante donnehanno preferito il cristianesimo e i suoi valori,al posto della logica dell’imbarbarimento e delpaganesimo. Questo per non dimenticare maile nostre radici comuni e cristiane che hannosostenuto e sempre sosterranno l’E u ro p a .

Il fondo dei Transunti formato da volumiè aperto, ed è conservato presso la sezioned’archivio dell’ex cancelleria, ove ogni pro-cesso è registrato secondo l’ordine alfabeticodei nomi dei servi di Dio tenendo conto del-la natura del processo stesso, la diocesi e lasegnatura archivistica. I Transunti dei proces-si delle cause già trattate, vengono versatiperiodicamente, accompagnati da un elencodescrittivo, nell’Archivio apostolico vaticano,e conservati nel Fondo Riti.

Vanno segnalati inoltre le Lettere Postula-torie dei secoli XVII-XX e il materiale relativoal culto del Signore, della Madonna e deisanti, fondi ordinati alfabeticamente.

Si conserva, poi, il materiale degli Ac t aCanonizationis, che custodisce, fin dal 1658,gli incartamenti riguardanti le canonizzazio-ni, come gli atti dei Concistori, i voti origi-nali dei vescovi, i rendiconto degli introiti edelle spese sostenute per la cerimonia dellacanonizzazione. Il tutto ordinato cronologi-camente.

Il fondo Varia Agiografica, che raccoglie lerelazioni manoscritte, è costituito da mate-

Bonifacio muore martirizzatofacendosi scudo con il libro del Vangelo