Boccherini - Op6 n30 - La Musica Notturna Delle Strade Di Madri
NOTTELUCE
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4
NotteLuce
Di Gabriella Pison
Prima Edizione on line maggio 2011
©Gabriella Pison
Progetto grafico di copertina: Tullio Pison
Impaginazione e progetto silloge elettronica
©www.caffeletterariolalunaeildrago.org
Tutti i diritti riservati
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Una rete di sguardi
mantiene unito il mondo
... non lo lascia cadere
Roberto Jaurroz
É oggi : tutto l' ieri andò cadendo
dentro dita di luce e occhi di sogno,
il domani arriverà con verdi passi:
nessuno potrà arrestare il
fiume dell'aurora.
Pablo Neruda
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Prefazione
Dice il poeta genovese Edoardo Laudisi,
che le prefazioni, le introduzioni, i prologhi,
siano da saltare completamente, lui li salta
a pié pari, per entrare subito in medias res,
nel corpus della poesia che è o non è, dice o
non dice, suscita emozioni, sentimenti,
comunica idee, provoca alla bellezza, alla
meraviglia, direttamente, senza nessuna
mediazione, oppure non ci riesce. La
posizione di Edoardo è di una certa
radicalità, talora eccessiva, ma non è
neppure priva di verità. Infatti se la poesia è
di grande qualità i commenti sono per lo
più pleonastici, servono a far guadagnare
qualche euro al critico, vero o presunto che
sia, ahimè per lo più son presunti e terribili
pennivendoli, ma poco più. E se non lo è,
sono solo fumo negli occhi, ben calcolata e
usata menzogna e quindi ancor più inutili,
son persino perniciosi e fuorvianti. A dire la
verità io credo che possano servire nel caso
di un poeta nuovo, di un poeta che per la
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prima volta si affaccia all'incontro con il
pubblico, che prende il coraggio a quattro
mani per denudarsi, per mettere la sua
anima e il suo cuore a disposizione di tutti.
Che verifica, in una parola, i risultati e le
potenzialità vere e presunte della sua arte,
in questo caso un prologo una prefazione
possono essere di una certa qual utilità
all'autore, che così non si sente solo e
indifeso, e al lettore che in questa maniera
viene invogliato, direi subitamente sedotto,
e si fa un'idea generale delle particolarità
dell'opera, o almeno di alcune di esse, che
poi ritroverà nel corso della lettura, meglio
ancora dell'avventura poetica condivisa con
l'autore. Io preferirei, a dire il vero, un
prologo brevissimo, di una essenzialità e
intensità uniche, e provocante, fatto
dall'autore stesso, come ad esempio quelli
irripetibili di Borges. Ma questo, lo so, è
quasi un impossibile. Conosco ancora poco
Gabriella anzi quasi non la conosco, se non
per contatti virtuali, tipici della nostra
epoca, e come voi mi sono appena
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affacciato alla sua poesia.... quindi poco,
molto poco vi potrò dire... nello specifico, di
certo Gabriella è triestina, è una donna
vivace, aperta, piena di desiderio e
passione, nel senso più bello del termine, è
una donna vera e viva, e quindi la sua
poesia, similmente a come accade per Saba,
il grande maestro giuliano della poesia
italiana, a dire il vero ancor poco
conosciuto, non può che essere una poesia
della quotidianità, una poesia, che dalle cose
concrete della vita trae spunto e alimento.
Senza voli pindarici, e artifici letterari, ma
piana e diretta, cercando di andare sempre
al cuore delle cose. Poiché la realtà ha già in
sé la sua poesia e la sua bellezza, dalla
quale Gabriella si lascia sedurre
costantemente e ce la rivela. Se per caso per
la fretta o la disattenzione del nostro
frenetico vivere ci fosse sfuggita o non
l'avessimo notata. Non mi soffermerò come
magari dovrei, a citare i vari passi a
sostegno della mia tesi, ma lascio che il
lettore vada proprio in medias res, secondo il
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suggerimento del Laudisi, e abbracci il
corpus poetico di Gabriella così com'è, e
scopra da solo la verità delle mie parole. Di
certo ve ne sono alcuni alquanto efficaci,
piacevoli, frizzanti, che restano nella mente
e nel cuore, e che mi piacciono assai.
Autentici coupes de teatre, e sorprendenti
carezze liriche, che meritano di essere lette
e godute. Magari nei suoi stessi luoghi, tra
una ciacola in dialetto, un quartino di bianco
e una granceola.
Alessandro Prusso
Genova, 22 maggio 2011
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REGATA D’AUTUNNO
Un rosario di barche
sgranate
che ripetono senza fine
nuove Ave Marie,
in una placenta d’acqua:
che tutto sembra contenere
in un eterno e confortevole abbraccio.
Lenta teoria di vele
che va dispiegandosi;
magiche pennellate di colore
sulla distesa
placida e seduttrice.
E poi sole.
Scompare in un attimo.
E poi vento
Come un algido brivido.
La processione si scompone,
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si spalancano bocche d’acqua.
Pater noster Pater noster
Pater noster
Pater noster
Ogni grano si dibatte
impietosamente graffiato da artigli d’aria.
Rande gonfie e tese
si contendono l’altare,
si rincorrono.
Furiose e madide d’acqua.
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ALIANTI
Abbiamo rubato
il volo agli aironi
la derapata al falco.
Costruiamo alianti
perché non sappiamo volare.
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APPARENZE
Vengo da un’ altra terra...
non sono ciò che sembro
le mie vesti non sono ciò che vedete.
Né io sono ciò che appaio.
Altra è la luce:
ebbra di sorrisi mi aspetta oltre il fiume
Gementi le note di questo buio
una geometria pazza
a cui non voglio consegnarmi.
Sappiate che la nostra forza
non è il male
ma la dannazione del bene.
Virtù e tolleranza, badate,
disperse nelle brume turbolente
stanno oltre i nostri confini.
Vi attendono sulle rive
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privati della vostra essenza
della vostra grandezza di piccoli uomini.
Non confondetemi con la speranza.
Nella mia terra
saremo gemme preziose
in osmosi sublime con l’immensità.
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LA ZANZARA
Non danzatrice e non ballerina.
Culex pipiens dal morso tremendo
i tuoi salassi hanno segnato i miei anni
infantili
nelle pinete della Versilia,
sulle dune sabbiose e salmastre dei lidi
adriatici
mentre imperversavano le palline clic-clàc.
I tuoi pomfi malefici
hanno piagato le mie tenere carni
d’adolescente
nelle pigre sere d’estate destinate all'ozio.
Costretta a scalfirmi la pelle
Per non sentire quel tuo dannato bruciore.
Non incanti con le tue movenze.
Il tuo sfarfallio e’ irritante.
Sei un mostro in miniatura
una falsa piccola cosa di proporzioni soavi
che sulla pelle candida leggiadra si posa
e scateni l’orrore, il sangue, il dolore...
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gli aloni pruriginosi<.
In certi momenti della tua vita ti chiamano
ninfa,
ma dei boschi ami solo le foglie morte<
molesta ed eccitata
continui ad attendermi ancora, famelica,
nascosta tra le tamerici, perversa,
sferri l’ultimo attacco, quando sfinita dal
sole
sognando l’ abbraccio di pace del tramonto
ormeggio sul molo nel vecchio villaggio
marino.
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ALESSANDRO NON SEI PIÚ QUA
Ti ricordo arrampicato sul ciliegio,
quello vecchio,
che già da anni figliava poco.
Tu ridevi...
avrei voluto essere una farfalla
per appoggiarmi sulle tue labbra
e gustare l’asprigno di quei piccoli avari
frutti.
Ridevo pur io,
abbracciata alla terra tutta un giallo,
ebbra di ombre e fiori,
di frumento e rosmarino.
Oh amato amico mio,
sentivo già l’alito freddo dell’inverno
che spirava,
sillaba dolorosa da Nord,
e che non ci avrebbe più abbandonati.
Nelle mie retine la tua fotografia,
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il pullover sui fianchi,
la camicia aperta fino a metà,
come goccia di sangue sulla neve.
Piantato come una croce,
croce saresti diventato
e la goccia rossa
l’ultima immagine di te.
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ADRIATICO DEL NORD
Ecco questo mare slavo,
questa costa alta verde e arida
conquistata a tratti dal tufo.
Una croce in cima ad una collina subito
dopo Pirano.
Incrocio barche, segugi del loro sogno,
una strada già percorsa:
stupita da un santuario
che ora sembra un tuffarsi d'azzurro.
Mi accompagnano talora i gabbiani,
galeb come li chiamano qui,
-anime morte di marinai forse-
il loro grido mi accende di dolorose
emozioni.
Altre vie mi hanno condotta qui,
ho visto il mare d’inverno,
povero di tutto,
rabbioso e urlante, mentre oggi tace,
-o sussurra appena-.
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Non ho più cuore
per godere della mitezza di questi luoghi.
O la loro confortante immobilità.
Farò a pezzi questi ricordi.
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ALLORA SAPRAI
Oggi vengo a trovarti
pellegrina di luce
su queste vie.
Ti porto il pernicioso morbo
che avvolge la mia anima
e che non trova rimedio.
La febbre soprannaturale che mi fa profeta
E ti porto notizie grandiose.
Saremo fratelli oltre l’orizzonte
e la buia angoscia sul tuo volto
sarà alba in un luminoso rinascere di
primavera.
Saremo come arcangeli.
Domani quando ogni paura
Sarà colorata d’azzurro.
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La mia sorte, la tua sorte.
Le tue guance brilleranno
di calde lacrime di gioia.
Il mio male sconfitto
come da un arcobaleno.
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ASTROLABIO
Stella cadente.
Come parabola del nostro volo sei ritornato.
Hai riaperto le mie porte tra le sabbie della
memoria,
argillose e attonite.
Appari ora quale ombra che mi rincorre,
zingaro dagli occhi stanchi.
Crepuscolo dorato che sfiori la mia
solitudine,
inquieta e fedele compagna
dei miei giorni plumbei.
L'eco delle brucianti notti stellate
spopolato di sogni,
come frementi grido,
non ha mai taciuto,
Hai scolpito con fragranza di salsedine
ogni desiderio sulla mia carne.
Hai riaperto la mia casa.
Hai frugato tra i pagani tormenti delle mie
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voglie terrene.
Come una antica cometa di sempiterno volo
hai ripreso la rotta di sempre.
Ora non mi appartieni più.
Un cieco coro ammaliante
sull'astrolabio della vita
mi allontana da te...
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BALLATA SEMISERIA PER UN
BUFFONE
All'orecchio destro porta un orecchino
il fischietto appeso al collo,
naso rosso da clown:
è un buffone sa far ridere tutto il giorno.
Sembra felice nell'oscura rotta dell'assurdo
quando al bimbo che piange
strabuzza gli occhi incrociati,
quando sogna un mondo dalle fattezze di
circo
quando riesce a strappare un sorriso
all'aria malata di malinconia.
Il buffone è davvero un po' pazzo
o almeno così si crede,
e a chi s'abbandona nell'alba senza
speranza
offre l'allegro e l'ispirato conforto.
Toglie la maschera solo per Carnevale
e in mezzo al corteo che lo culla festoso
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lacrime amare scorrono sul suo volto ormai
stanco.
Piange ora il buffone
col cuore sbiadito da parole indifese:
levantina tristezza,
la maschera vuota un giorno soltanto.
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CAPOGIRI
Sono cieco in quest’ora di grazia
incerto in questo Nulla
che attinge vivezza alla mia anima
pietrificata.
Sono ricco
lungo questo sentiero che non porta in
alcun luogo
ma vive in me e mi inonda della sua
dolorosa fragranza.
Sono l’ultimo fiato del vento che si è
appena assopito.
Sono una fiaba sospesa
tra i fiumi delle speranze e le nebbie
dell’esistenza,
raccolgo conchiglie che hanno perduto il
mare.
Sono una storia
che ha smarrito il futuro
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e non ha più nulla da raccontare.
Sono musica di effimere note giocose
che non ricordano più
come far ballare qualcuno.
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DECADENZA
Gli anni sono trascorsi.
Hanno aperto nuove rughe.
Ragnatele come marmoreo velo,
l'ineffabile perseo di turbolenti affanni.
Ci hanno dato bellezza
e strepitosi amori.
Ci hanno assordato di sogni.
ci hanno concesso voglie e desideri.
Come Cananei
hanno perpetuato la nostra fatua e insana
natura.
Gli impietosi solchi.
Una bestemmia del creato.
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FIGLI DELLE STELLE
Ora siamo alberi folgorati dalle saette,
siamo un lungo fiume esondato
nelle pianure del dolore
-foglie non nate-.
Ora siamo profetici occhi
illuminati da mimose che danzano.
Siamo ombre e anime grandi
sangue che vive e pulsa e si nutre d’amore.
Siamo alchimie di sogno e di affanni
immacolate estati e rovinosi inverni.
Creature melodiose, stupore e
smarrimento.
Come rondini senza tempo
sussurro di conchiglie vuote
E clangore di battaglia.
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Un regno dentro di noi.
un tabernacolo di sorrisi e di felicità
amputate,
Ora siamo i salmi del cielo.
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HAIKU ALL’ORA DELL’OMBRA
Ho amato la tua via.
Tu hai solo sorriso.
Haiku per te.
Tarassaco in seme
per la primavera
che non fu.
Alito di draghi.
Quando uno riposa
il fuoco fa paura.
La vita balla.
Magia in nota d’acqua.
Musica di luna.
Storie antiche.
Nel paniere del dolore
Trucioli di me.
Farfalla nel blu.
Irreale, quasi sogno.
Esilio d’estate.
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LEGGENDA DI NORD EST
Le donne del grano saraceno
sibille impietrite
di primordiali fantasie
e di profetici inganni.
Sul plumbeo deserto di roccia
catartiche sfingi nell’immobilità della
falesia.
Rammentano all’infinito
la misteriosa, oscura avventura che
profuma ancora:
sangue e muschio.
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MAGIA DEL FUOCO
Lapilli incandescenti
schiamazzano nel camino di casa,
rosse pennellate
si specchiano sulle pareti.
É la malinconia dell’autunno,
è il primo calore che cerco.
Bagliori di velluto narrano la sera.
Avventure,
frementi farfalle di fiamma
mentre ascolto storie di lupi,
nevi immacolate e fameliche fauci
selvagge e seducenti.
Nella voce del vento il loro urlare alla luna.
Le chiacchiere all’ombra del fuoco,
dalla pipa s'involano nuvole di tabacco
invecchiato.
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Penso alle abetaie frondose dell’estate,
ai chicchi succulenti che ci hanno regalato
in sere come queste,
intristite dalla sottile morte dei giorni
assolati appena trascorsi,
un’ala d’agosto che dolcemente mi
accarezza.
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MARCINELLE
I morti non tacciono.
Polsi inanimati nel brillare delle stelle,
l’eco spettrale
di ciò che avete vissuto
come nero mantello
di una sciagura
annunciata.
Bianche nella notte le vostre carni lacerate
Antico il vostro mestiere come quello di
vostro padre.
In fondo ai vostri occhi vuoti
Il rombo del fuoco di oggi,
ma già da sempre l’aria malata
vi carezzava le tempie
vi marciva il respiro.
L’agnello sacrificale
Sarà dunque solo
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sangue nel vento?
Le vostre voci,
irrimediabilmente perdute,
parleranno per sempre.
Solo un profetico monito.
I morti non tacciono.
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MARINAIO
Ho un luogo nell’anima dove sedermi
e riposare aspettando
che la vela maestra incroci la tua rotta.
Vecchio furfante, marinaio d’altra leggenda.
Si son spenti i fragori delle mie battaglie
assetate di vento di grecale.
Il mare ora non parla e non risponde
e il mio cuore ha distrutto i vecchi diari
che tu tenevi tanto cari
accanto al cuscino dove t’addormentavi
quando io cantavo le canzoni d’amore per
te:
sciocco pirata allergico al rum.
In questa rada di brezza serena
avresti potuto tuffarti
facendo volare gli schizzi dell’acqua fino al
cielo,
ma ora tu corri incontro ai marosi
per ubriacarti della salsedine dell’onda.
Mi siedo e riposo, all’ombra della mia
anima.
Sono rimasta sola a ballare.
Di te solo il profumo della tempesta.
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MIRMIDONI
Gli dei vi hanno chiamati a tagliare le
vostre catene
un premio leggendario quando l'eco della
guerra
si sarà allontanato.
Riflessi di rame schinieri dorati.
Bagliori di fiamma
e la carne sembra essenziale
e i vostri cuori tremeranno
o faranno tremare oltre il delirio e la paura?
Più crudele la morte
o i draghi della lotta soffocati dall'accidia?
Lo smarrimento che v'accompagna
forse l'inganno per un nemico poco accorto
o un padrone perfettamente illuso?
Zoccoli infuriati
solleveranno la polvere nella terra:
la vostra vittoria
o la vostra debolezza?
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CONTROANIMA
Mia anima specchiata.
In te l’icona inquieta di ciò che sono svela
nuove verità.
In te vedo riflettersi l’armoniosa mia luce
E come tralcio ingannevole di vite
ti rassicuro
ad ancorare la tua terrena voluttà-
Mia anima specchiata.
In te il ribaldo fluire
della mia leggerezza bambina.
In te,
ove affonda
l’autunnale solitudine
del tuo peregrinare sulla mia via.
In me solo l'ombra
della tua ciclopica cecità-
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OLTRE IL DESIDERIO
Il filo nero della tenebra
oltre il desiderio,
una feluca che attraversa le ombre
inquietante e nebbioso
mi promette un ricordo oltre ogni
promessa.
Alle prime luci del mattino
salperemo mari inaspettati,
una dolcezza nuova
una felicità timorosa
traccerà' il nostro orizzonte.
Sarai la mia brezza perduta.
Il mio amore ritrovato.
Un disegno inebriante
come una vita che rimbalza
tra i sipari delle memorie,
oltre le ninfe filigranate dei desideri.
Oltre il mare nero del Nulla,
tra palpiti impauriti,
lontani dagli umori spenti
e le seducenti malie dell'esistenza,
saremo vento
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DIVINA CREATURA
Ti ho vista Donna curva sui campi
Tra le sfide di cielo e terra.
Ti ho vista nella notte,
vulnerabile e determinata
tra le sarcastiche risa
dei tuoi compagni di lavoro.
Ti ho vista quando non avevi ancora
un’anima,
strega o vittima dell’obbedienza.
Ti ho vista china per ore:
le ginocchia sanguinanti
senza lacrime ne’ sorrisi.
E ti consumavi le mani
alla fioca luce della sera
a tessere e cucire.
Ti vedo ora Donna
nella mente e nel cuore il ricordo
di ciò che è stato....
Per non scordarlo mai.
La freschezza delle tue carezze
-madre moglie compagna sorella-
siano grido liberato, ora.
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La tua fatica, le tue pene,
la tua solitudine ripagata da un sorriso di
bimbo,
dal bacio di un amante,
nel vuoto abbraccio dei sogni perduti
o nelle scintille del successo,
benedicano questa via,
perché il Vento della Storia
ti avvicini un poco di più al cielo<
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RITORNO IN SICILA
Tornerò nel mese di giugno
quando le onde scintillanti sulla riva
si faranno vicine
per regalarmi l’incanto
d' i interminabile freschezza d’acqua
e la malinconia si distrarrà
in uno strepito di piccoli ricordi.
Contemplerò le case arroccate sulla collina
come santuari specchiati nel blù
tra la timidezza delle agavi non ancora
sbocciate,
in un impensabile gioco di colori
in questo lembo di terra
in questo fragore di mare.
Camminerò,
camminerò nel tempio di alabastro
che racchiude il tramonto e l’alba;
nel profumo leggendario
dei limoni e dei cedri,
dei petali di rosa,
-piccole ali galle nel sole-.
Indosserò ancora una volta
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quell’abito giallo e viola e verde
(ricordi? quant’ero bella per te
nelle nostre notti interminabili
in cui danzavamo al ritmo della marea…)
e sarò vento tra le conchiglie,
uno stelo di fiore
nel nostro tempo corroso dalla nostalgia.
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RICORDANDO MARSIGLIA
Qui piove.
Non smette mai
oltre la cortina sbiadita delle vecchie cose.
Sogno di una nave che parte,
mentre grigie nuvole ne preannunciano la
partenza.
Sarò lontano domani
a crogiolarmi del tuo amore
dove spioverà
dove saremmo asciutti
e non più tormentati dalla rabbia di
quest’acqua.
Oltre il destino che ci ha resi prigionieri
sirene da nebbia tra marcire d’ alghe
tracciano il vuoto della tua assenza.
Mi imbarco.
Passeggera di uno strano viaggio
per ascoltare dalle tue parole
la voce della tua giovinezza,
per ripercorrere i tratti del tuo caro volto.
Ma la pioggia continua a imputridire tra le
onde,
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e il Gran Pavese,
issato per te,
giace come un cane sul ponte.
Il fumo dei camini è spento.
La nave non parte più.
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CALIFORNIA
A Malibù le onde si rincorrevano
e i pellicani si tuffavano con schizzi
salmastri
che catturavano l'obiettivo
la sabbia si sollevava in mulinelli fatati
l'orizzonte appariva sfumato
percorso da piccole nubi in rapida
sequenza.
Era come un film:
i ragazzi col surf biondi , belli e muscolosi
e con la pelle dorata aspettavano l'attimo
fatale
e intanto come languide pantere si facevano
accarezzare dal sole.
Un cerchio luminoso trafiggeva ogni goccia
d'acqua
facendola brillare senza posa;
e le orme dei cani sul bagnasciuga
corone d' alghe come mitiche chiome stese
tra gli scogli.
Un pontile di legno.
51
Grida di gabbiani chiamati dalla recente
pesca.
Proprio come nei film,
e ne avevo veduti a centinaia,
ma io ero là...
e i profumi mi penetravano
il vento salmodiava canzoni solo per me.
La decappottabile gialla ora mi aspettava:
morbida e aggressiva. E mi portava lontano.
52
CUORE DI PIETRA
Oltre questa feroce geometria
incorruttibile
incomincio ogni giorno
a plasmare l'orizzonte
dandogli dignità rotonde.
53
UN’ISOLA INCANTATA DELLA
DALMAZIA
Cespugli e vento,
pietra bianca scolpita dalle stagioni.
Pare ti abbracci tra mare e cielo,
lacerata in questo spazio azzurro e
abbagliante,
che non trova pace.
Bora impetuosa e maldestra che solleva le
onde
e s'infuria nelle cale aspre e solitarie.
Un gridare rabbioso e malinconico di
gabbiani,
eterne anime del mare,
che parla di storie senza tempo e senza
memoria.
Oggi e per sempre
l'inesauribile turchese di questo cielo
ammalia il viaggiatore
e lo cattura
nell'odorosa fragranza del pino e della
salvia,
nell'acre profumo della salsedine.
54
E' sera.
La risacca lambisce gli scogli di madreperla,
un cormorano si tuffa giocoso in queste
acque
di drammatica e indicibile bellezza
e in quest'incanto
sono sirena dagli dei benedetta.
55
SHARAZAD
“Se la morte c’è
sempre, è la seconda.
La
libertà sempre è la prima”
Ghiannis Ritsos
Sono al centro della Notte.
Le parole che affondano nel palazzo di
marmo e diamanti.
Musica e note d’ombra nel mio canto
prigioniero.
Un serto di perle mi cinge il braccio
per questa e mille altre interminabili sere
intreccio ghirlande e fiabe da piccola fata.
Nutro la tristezza e l’arroganza del mio
padrone,
mentre i merli fischiano nelle gabbiette
dorate
56
E l’acqua sgorga dalle fontanelle dipinte
d’arabeschi.
Il tempo scorre ignaro
nel profumo di gelsomini e mandorle
caramellate,
nel chiarore nebbioso della luna
nella solitudine delle nostre ali recise.
Storie infinite come cabale maledette
perché il tempo esorcizzi la sua effimera
vita.
Infine il silenzio.
L’ultima notte si è consumata.
Nell’incanto della mia voce senza catene
l’alba salmodia rara felicità.
57
ZINGARA
Quand’ero zingara
ridevo
delle vostre mani
dei vostri futuri da due soldi
della mia carne che si sprecava
e i vostri denti
affondavano nel mio sangue.
Nelle sue nebbie
si nutrivano
di una falsa verità.
Oggi che sono demonio
la landa minacciosa
dell’inverno terreno
non fa più ridere.
Le vostre pagane voglie
consumano l’esistenza
ne succhiano il nettare.
Brandelli di uomini
dalle lacrime facili.
Il mio fuoco il vostro delirio.
La vostra vanità specchiata
nel mio ringhioso abbraccio.
58
IL VASCELLO FANTASMA
E' morto il plenilunio
e anche oggi
tintinna tra le sartie
l'ombra perduta
delle ali dei gabbiani
e i velacci si abbandonano
come spoglie
di amante abbandonata.
Sono stanca di questo viaggio
di queste tele di ragno
cresciute tra le mie emozioni.
L'onda si fa stanca
la penombra del destino
appare immobile
suono di corno da nebbia
nel latrato della marea.
Sfacciata mi inganno,
il veliero fantasma
con il suo fasciame
60
EL ALAMEIN
Mancavano giorni all'ora
ma l'attesa vibrava nel silenzio
scandito solo dai respiri
dai ritmi lenti del passo.
Il cielo sepolto dall'arroganza del sole.
Gocce di sudore
scorrevano nelle pieghe della carne
gli ultimi istanti di giorni terreni
coagulati
in una insonnia di sabbia infinita.
Non c'è voce per la preghiera.
Solo polvere e presagio di morte.
Neppure un Ave e un Gloria
forse uno sguardo
impotente verso casa.
Nel vento speranza di vittoria
nel sangue l'orgoglio della battaglia.
62
LA CASBAH DI RABAT
I vecchi camminano
nella casbah di Rabat:
non guardano negli occhi;
i cani uggiolano tra la spazzatura,
case scavate nell'argilla
sospese tra il salmastro
e l'acqua dolce del fiume.
Terrazzi bianchi e azzurri,
gazzelle nell'oscurità
offrono mandorle caramellate.
Un portale moresco
lusinga il viaggiatore sorprendendolo
con la sua rara bellezza,
vesti bianche a un tempo
ad una ad una sbucano
nelle vie dove la sera brucia l'olio
per infinite frittelle d'aglio e cipolla
mille colori
nettari profumati
di cardamomo e harissa:
spezie inerpicate sui muri
in questa filigrana di malíe
in questa alchimia senza tempo.
63
LA VIA DELLA VITA
Desiderio inquieto.
Ho scelto la via delle mareggiate
dei fiumi ubriachi d’acqua
delle madri sterili
d dei misteri immortali di canti di
pipistrelli.
Rituale inadeguato per strappare un’ora un
minuto.
Al gomitolo di Atropo che mi ferisce le
mani
e che rende incandescenti le mie voglie
pagane.
Pomeriggio di assolata malinconia
mi dissanguo nell’atollo della paura di
vivere
e se anche ho amato i giorni
e le stagioni acquose
e le sete ricamate
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la mia Polinesia inganna
e mi chiama per nome
e ogni sillaba come vetro incandescente
strappa la bocca, uccide la baldanza.
Il guardiano dei sogni
mescola i semi delle carte da gioco.
Appare la luna.
Mangia la mia vita incompiuta.
65
IL FANTASMA DEL TEMPO
Lo spettro del Tempo scandisce i miei passi
e muto m'accompagna nell'impietosa notte
delle stagioni sfumate.
Gli anni sono trascorsi,
hanno scavato nuove rughe
come marmoreo velo,
ineffabile peso dei turbolenti affanni.
Gli Dei hanno concesso bellezza e amori
strepitosi,
brame e desideri assordanti come albe
funamboliche.
Ora, come mantello di nebbia lunare
il fantasma delle primavere lontane
occulta la mia ombra al sortilegio del
presente.
Ragnatele si rincorrono
come solchi impietosi sul mio volto.
66
Livido come una babele sacrilega
domani il freddo artiglio di un altr'anno
si poserà ancora sul mio collo
e l'eterno mio nemico si nutrirà delle mia
tenera carne
e del mio cuore palpitante.
Un passo in meno mi avvicinerà alla nuda
terra
lungo la crudele strada dell'infinito.
67
ALBATROS ZOPPO
Ora lo sai:
solo frammenti d'oro
nelle mie ferite
alla mia festa
d'inverno.
Dovevo capire
che era il giorno sbagliato....
hai raccolto le mie veglie
e le hai arrotolate:
tu l'escluso,
tu l'ossimoro distratto,
non chiedermi altro sole
lo trasformeresti in sale
per rendere ancor più intraducibile
quest'agonia.
Vento riprenditi le ceneri
di questo albatros zoppo,
doveva capire che non era giornata.
68
DISARMONIA
Il vecchio ponte di pietra
tra le due sponde
voleva soffocare
le grida di chi si tuffò.
Ora è là.
Ricoperto di muschi e licheni.
Senza rimorso .
69
LA VALLE DI SREBRENICA
Il tramonto intorpidisce gli occhi
delle donne di Srebrenica,
come un letale mantello che toglie il
respiro.
Tra filo spinato e relitti rugginosi
tra fiori di mimosa e voli di rondini:
(perché anche qua è arrivata la primavera)
i corpi senza vita
in attesa di altri senza nome,
ulcerata la memoria di un massacro
annunciato
da bestie armate dei freddi coltelli dell'odio.
Una ferita purulenta,
gangrena resa incurabile,
mercimonio della vostra vulnerabilità
spietata l'assenza di chi vi ha abbandonati.
Le donne della valle di Srebrenica sono
vestite in nero
le palpebre pesanti,
70
anche se ora il sole brilla nel cielo
ricordi muti nel profondo affanno.
Con i loro morti
È morta (ancora una volta) la giustizia sulla
terra.
71
DRAGONI
Cornamuse, danze arcane, fumo
come fosse un sipario...
l'eco della battaglia nelle ossa,
nell'esultanza di forze pagane
nel fuoco della carne lacerata.
Fermento...
carica di dragoni
orme nel fango,
cavalli e rosse criniere,
domani non saremo più.
Forse dalle bocche serrate
un grido di sangue.
La musica permea l'aria
nelle torri d'avorio
del coraggio.
fantasmi o nodo di vivi
naufraghi nel mare delle certezze?
72
JONNY HOLIDAY QUE JE T’AIME
Per quelle notti infedeli...
dove solo la memoria ritrova il filo del
tempo
per le torri della nostra vanità
chiudiamo gli occhi e
ripercorriamo la maledizione della tua
giovinezza
per l'amore dei nostri giorni
macerati
sciolto il silenzio in mille silenzi
fantasma antico ti specchi nelle mie trecce
langui come burrasca alata
nei manoscritti l'eco di altri giorni
e altre notti, uguali, infinite
solitarie e rabbiose:
per i tuoi occhi
per le tue labbra
per la bella addormentata del
futuro
per la goccia di vita
che svernava nella tua preghiera.
73
Il candelabro della nostra mutevolezza
manda bagliori sulle pareti.
Sull'ottomana giace la mia anima.
Un secolo che sembrava pioggia.
Mai più l'ebbrezza come miele
del nostro amore finito.
Per la chiave di sol che non ha
aperto alcuna porta.
74
UNA CANZONE D'AMORE
Respirarti non mi basta.
Quando scruto le stelle e osservo l’ignoto.
Il buio incendio
che devasta l'anima e gli occhi,
strangolando la coppa vuota
che hai lasciata,
come per incanto.
Tramuta il gocciolare tarlato del tuo ricordo
in bagliori di perle.
E ti respiro
senza fine
senza fiato.
75
IL TRENO VA…
Ti troverò là, al limitare della pensilina
in una panca che attende la fine dell’estate:
la valigia tra le gambe,
un filo di fumo dalla tua bocca
che si incrocia con l’odore acre
delle rotaie surriscaldate.
Un’attesa come uno strepito di piccoli
ricordi
dove il vocio degli altri viaggiatori corrode
la nostalgia,
l’altoparlante che gracchia di destinazioni
inutili,
la tua che sembra non svelarsi mai
nell’aria fosca di pomeriggio inoltrato.
I facchini in gran fretta
rossi in volto come cavalli attempati,
sfiniti dall’ultima corsa,
afferrano bagagli di gente sconosciuta.
Destini che per un attimo si incrociano.
Poi una voce annuncia
che il tuo treno è in partenza al binario
numero sei.
76
La tua panchina diventa vuota.
Una cicca per terra.
Fumata fino al filtro con avidità
dalla tua bocca annoiata.
Neppure le carezze dei nostri sogni
prolungheranno all’infinito il tuo
allontanarsi.
E dietro un finestrino
già sorridi al tuo vicino di viaggio.
77
Gabriella PISON è nata a Trieste, dove vive in un grande e vecchio appartamento nel cuore della città. Esercita la professione di medico, ma fin dall’adolescenza è affascinata dalla magia della poesia, quale mezzo espressivo dell’esperienza esistenziale e della sua ricerca interiore. Il primo impatto con il pubblico avviene in occasione di trasmissioni radiofoniche della RAI cittadina, ancora durante gli anni del Liceo; da allora, seppure coinvolta da interessi ed impegni di diversa natura, ha sempre tenuto viva questa passione, scrivendo sia poesie che racconti brevi… e durante i mesi estivi gode del silenzio del mare, a bordo della sua piccola barca a vela e la ’‘riesce a sognare, a creare la sua ”isola che non c’è”. Per conoscere meglio l’autrice puoi visitare la sua pagina http://lalunaeildragoautori.weebly.com/gabriella-pison.html
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Sommario Regata d’autunno .................................................................... 11
Alianti ........................................................................................ 13
Apparenze ................................................................................. 14
La zanzara .................................................................................. 16
Alessandro non sei più qua ...................................................... 18
Adriatico del Nord .................................................................... 20
Allora saprai ............................................................................. 22
Astrolabio ................................................................................. 24
Ballata semiseria per un buffone ............................................. 26
Capogiri ..................................................................................... 28
Decadenza ................................................................................. 30
Figli delle Stelle ........................................................................ 31
Haiku all’ora dell’ombra ........................................................... 33
Leggenda di Nord-Est ............................................................... 34
Magie del Fuoco ....................................................................... 35
Marcinelle ................................................................................. 37
Marinaio ................................................................................... 39
Mirmidoni ................................................................................. 40
Controanima ............................................................................. 41
Oltre il desiderio ....................................................................... 42
Divina creatura ......................................................................... 44
Ritorno in Sicilia ....................................................................... 46
Ricordando Marsiglia ............................................................... 48
California ................................................................................... 50
79
Cuore di pietra ......................................................................... 52
Un’isola incantata della Dalmazia ........................................... 53
Sharazad ................................................................................... 55
Zingara ...................................................................................... 57
Il vascello fantasma .................................................................. 58
El Alamein ................................................................................. 60
La Casbah di Rabat ................................................................... 62
La via della vita ......................................................................... 63
Il fantasma del tempo .............................................................. 65
Albatros zoppo .......................................................................... 67
Disarmonia ................................................................................ 68
La valle di Srebrenica ................................................................ 69
Dragoni ..................................................................................... 71
Jonny Holiday que je t’aime ..................................................... 72
Una canzone d’amore .............................................................. 74
Il treno va .................................................................................. 75
Biografia autrice ....................................................................... 77