Notiziario_aprile_2006

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana Sicula Anno XXXIII n. 127 Aprile 2006 B u o n a P a s q u a

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Notiziario aprile 2006

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana SiculaAnno XXXIII n. 127 Aprile 2006

Buona

Pasqua

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Redazione: Felice Bongiorno

Giuseppe Falzone

Gaetano Urso

Progetto grafico: Roberto Arena

Impaginazione: Felice Bongiorno

Stampa digitale: Scuola Salesiana del libro

Catania-Barriera

EditorialeVogliamo ricordare Giovanni Paolo II, a

un anno dalla sua morte, con le parole che ilsuo successore Benedetto XVI ha pronun-ziato davanti a 80 mila persone raccolte inPiazza S. Pietro alla fine della veglia di pre-ghiera per il Papa polacco: «Non avere pau-ra di seguire Cristo, per recare a tutti l’an-nuncio del Vangelo, che è fermento di unaumanità più fraterna e solidale».

Tra gli avvenimenti più significativi,presenti in questo numero di “Insieme”, se-gnaliamo: l’esperienza del VIS-Sicilia; l’in-contro del VIS a Catania-Colonia Don Bo-sco (22, 23 gennaio). Relatore Jean LeonardTonadì, giornalista della RAI; la festa diDon Bosco a Riesi e a Catania-Barriera; ilricordo di Don Giovanni Donzelli; una si-gnificativa esperienza del Centro OrizzonteLavoro; Don Bregolin a Messina-Giostra inoccasione del 75° anniversario della costru-zione della chiesa; i 65 anni della presenzasalesiana a Riesi.

Con l’inserto n. 4 “Il cinema e i nuovilinguaggi” si chiude l’iniziativa di formazio-ne ai mezzi di comunicazione sociale all’in-terno del mondo della cinematografia.L’obiettivo era quello di aiutare a sapersiorientare nella selva mediatica e a trovare lastrada e le giuste modalità per diventaresempre più attori in questo campo. Un senti-to grazie al Prof. Sebastiano Mangiameli perla preziosa collaborazione.

Una preghiera per la mamma di DonMauro Mocciaro e di Don Paolo Fichera chesono tornate alla casa del Padre. “Illuminatidalla fede guardiamo all’enigma umano del-la morte con serenità e speranza”.

Nell’esultanza del giubilo pasquale au-guriamo le grazie più elette di Cristo risorto.

FFeelliiccee BBoonnggiioorrnnoo

SS oo mm mm aa rr ii ooMessaggio del Rettor Maggiore pag. 1Lettera dell’Ispettore » 4Formazione » 5Comunicazione sociale » 13Pastorale Giovanile » 17VIS » 18MGS » 22Esperienze » 27Famiglia salesiana » 30Frammenti di memoria... » 33Dalle case salesiane… » 34Guardando altrove... » 47Brevemente... » 52

In copertinaColle Don Bosco (AT) Tempio di Don Bosco,Grande scultura in legno del Cristo risorto.Opera della ditta: Vincenzo Demetz & figlidi Ortisei (BZ)

“Questemodeste pagine

intendonoispirarsi alle

memoriescritte da

S. GiovanniBosco, mio

Fondatore ePadre”.

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Cari giovani,mi rivolgo a voi, avendo da-vanti a me tanti volti incon-trati in diverse parti delmondo: volti giovani, pienidi gioia, di entusiasmo, divoglia di vivere e di servire.Voi siete la parte più impor-tante e più cara della mia fa-

miglia, in cui ritrovo costantemente la gioia didonarmi a Dio e la speranza che sostiene il mioservizio.

Durante quest’anno 2006 la Famiglia Salesia-na ricorda il 150° anniversario della morte diMamma Margherita, madre della famiglia educa-tiva creata da Don Bosco a Valdocco. Sono con-vinto del ruolo determinante svolto da MammaMargherita nella formazione umana e cristianadi Don Bosco, come pure nella creazione del-l’ambiente educativo “familiare” di Valdocco.Per questo quest’anno ho invitato la Famiglia Sa-lesiana e anche voi, giovani del Movimento Gio-vanile Salesiano, a rinnovare l’impegno per

““AAssssiiccuurraarree uunnaa ssppeecciiaallee aatttteennzziioonnee aallllaa ffaa--mmiigglliiaa,, cchhee èè ccuullllaa ddeellllaa vviittaa ee ddeellll’’aammoorree ee lluuoo--ggoo pprriimmaarriioo ddii uummaanniizzzzaazziioonnee””..

Tutti voi, cari giovani, avete una forte espe-rienza di famiglia. La vostra vita è segnata e abi-tata da volti conosciuti, che a qualsiasi età sannoriaccendere nei vostri occhi la gratitudine e lagioia.

Il volto che si presenta con più intensità etrasparenza è certamente il volto di vostra ma-dre. Nel suo sorriso, per la prima volta, avete let-to la parola «amore»: amore pienamente gratui-to, custodito con tenerezza e delicatezza, così co-me si custodisce il germe prezioso della vita. Nelsuo cuore si sono misteriosamente incontrate lagratuità dell’amore di Dio e la gratuità dell’amo-re umano.

Insieme al volto materno avete conosciuto ilvolto del padre: volto che completa l’amore ma-terno nel segno dell’impegno esigente e dellaprogettualità coraggiosa. Poi avete incontratoanche i volti di fratelli e sorelle e tutti insieme

avete vissuto l’esperienza dell’essere accolti, ri-conosciuti, amati.

Quell’ambiente ricco di scambi comunicativied affettivi è stato per voi la «culla della vita edell’amore», un’autentica scuola di comunione edi socialità.

Voi infine avete letto e ascoltato la buona no-tizia del vangelo su volti concreti, splendenti diamore; essi vi hanno insegnato a riconoscere Ge-sù, a pronunciarne il nome con rispetto, adamarlo, a fare il segno della croce.

Quale grande dono avete ricevuto!Purtroppo molti giovani oggi soffrono l’as-

senza crudele del padre o della madre. Non han-no alcuna esperienza di una relazione serena edequilibrata con genitori, fratelli e sorelle. Porta-no nella loro vita ferite profonde e carenze diffi-cilmente colmabili; rimangono indifesi di frontealle provocazioni della società. È una tragicaesperienza che portano con sé; essa emerge intanti comportamenti che diventano per noi e pertutti voi provocazione e sfida.

Non è forse una famiglia che essi cercano?Non desiderano fratelli, madri e padri, al di sot-to di tante espressioni non facilmente compren-sibili dagli adulti e dai giovani stessi? Non è il lo-ro un primo appello alla Chiesa perché sia fami-glia? Non è un’invocazione a voi per essere – co-me giovani per i giovani – capaci di creare lega-mi di fraternità e di suscitare ambienti di fami-glia?

La Parola di Dio, con cui sempre ci confron-tiamo, illumina e radica nel profondo anche que-sta esperienza umana della vita familiare e deldono di amore che in essa si riceve e si respira.

Cari giovani, abbiamo ricevuto un dono pre-zioso: l’Amore di Dio. «Guardate quale grandeamore ci ha donato il Padre: siamo chiamati figlidi Dio, e lo siamo realmente!» (1 Gv 3,1). «Dioha tanto amato il mondo da dare il suo FiglioUnigenito, affinché chiunque crede in lui nonperisca, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Unamore che ha pensato a noi prima che nascessi-mo, un amore che ha predisposto per noi un

Messaggio del Rettor Maggiore ai giovani del MGS 2006

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cammino di vita, un amore che ci accompagna eci accoglie sempre, anche se non sempre noi sia-mo fedeli. Siamo avvolti continuamente dal-l’amore di Dio, che ci chiama e ci spinge a svi-luppare il meglio di noi stessi e a spargere questostesso amore fra tutte le persone che ci attornia-no. «Carissimi, se così Dio ha amato noi, anchenoi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1 Gv4,11).

L’amore è la vostra vocazione, cari giovani. Èla dimensione fondamentale della vostra perso-na. È l’energia che fa scattare la vita. È ciò che dàsenso all’esistenza, aprendola alla comprensionee all’oblatività. Voi siete, giustamente, ansiosi divivere il dono dell’amore. Spesso, per una seriedi condizionamenti interni ed esterni, correteperò il rischio di farne un uso consumistico o difermarvi ad aspetti importanti ma parziali. Perquesto è necessario intraprendere un camminoeducativo che vi aiuti a sviluppare tutte le risor-se di bene e di felicità dell’amore, che avete rice-vuto da Dio.

Gesù stesso ha percorso questo lungo cam-mino di maturazione umana nei trent’anni cheha vissuti nella sua famiglia a Nazareth. Per na-scere Dio ha avuto bisogno di una madre; percrescere e diventare uomo, per imparare ad ama-re come uomo, Dio ha avuto bisogno di una fa-miglia. Maria non è stata solo Colei che ha par-torito Gesù; da vera mamma, accanto a Giusep-pe, è riuscita a fare della casa di Nazareth un fo-colare di “umanizzazione” del Figlio di Dio (cfrLc 2,51-52).

Anche voi dovete assumere questi anni dellavostra gioventù come un tempo prezioso per im-parare ad amare secondo il modello dell’amoredi Dio, manifestato in Gesù. In questo modo po-trete rispondere alla vocazione alla quale sietestati chiamati: il matrimonio o il celibato nella vi-ta religiosa e sacerdotale.

Per arrivare a scelte definitive come il matri-monio o il celibato per il Regno di Dio, dovetefin d’ora educare il vostro cuore. L’amore è sem-pre e solo un dono e si impara a donare facendodoni senza attendere risposte e riconoscimenti.Guardatevi attorno: scoprite necessità impellen-ti, anche se non sempre appariscenti; ascoltate ilgrido, spesso silenzioso, del bisognoso, incomin-ciando dal vostro stesso ambiente familiare. Pro-

muovete il dialogo, l’ascolto cordiale, espressio-ni quotidiane di servizio e di aiuto, il perdonogeneroso; dedicate tempo gratuito per stare in-sieme. Sono piccoli gesti che creano un’atmosfe-ra di cordialità e di familiarità, aprono i cuori,suscitano una corrente di amore e di solidarietà.

Se volete essere certi di saper amare, apriteanche il vostro cuore e la vostra vita al serviziodel prossimo con gesti, attività, atteggiamenti diimpegno concreto. In altre parole, imparate adamare mettendovi al servizio dei più poveri. Ser-vizio significa impegno e non azione sporadica,rapporto costruttivo e non episodio gratificante.Esige perciò un animo generoso, una capacità diuscire da se stessi per trasformare situazioni e re-altà ingiuste e disumane.

Se oggi siete giovani generosi, domani for-merete famiglie cristianamente ispirate, che siaprono al bisogno del prossimo; oppure sapretespendere tutta la vostra vita per gli altri, consa-crandovi a Dio. Saprete inserirvi nella correntesana ed educante del territorio, sentendovi coin-volti in una costante mobilitazione in favore deipiù poveri. La vostra partecipazione dovrà esse-re creativa, offrendo tutto quel potenziale educa-tivo che avete ricevuto nell’ambito della grandefamiglia salesiana.

La vocazione all’amore, tanto nel matrimo-nio cristiano come nel celibato per il Regno, è undono di Dio che dobbiamo chiedere e al qualedobbiamo aprirci generosamente. Cari giovani,non possiamo costruire un progetto serio e per-manente di amore senza mettere al centro unaforte spiritualità cristiana. Per questo è fonda-mentale curare la preghiera personale e in cop-pia, così come la partecipazione ai sacramenti, inmodo speciale all’Eucaristia, nella quale ci unia-mo all’atto supremo d’amore di Gesù, la suamorte e risurrezione, e al sacramento della ricon-ciliazione che ci offre il perdono di Dio e ci edu-ca al perdono tra di noi, elemento essenziale delvero amore.

Sarà per voi una grande grazia incontrareuna guida spirituale che vi aiuti a riconoscere ilgiusto valore dei gesti. Questi, a volte, sono tan-to immediati, quanto superficiali. Correte il ri-schio di sentirvi tanto vicini a livello di gesti,quanto lontani, e magari anche estranei, a livellodi comunicazione profonda. Una buona guida

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spirituale vi aiuterà a riconoscere le differenzedei gesti e dei legami, a nutrire le disposizioniprofonde della libertà, ad accompagnare nellapreghiera la ricerca di un senso pieno della vita,ad amare il riserbo e il pudore.

Sappiamo, infatti, che l’amore è realtà delica-ta e fragile. È talmente fragile che rimane se stes-so solo se si fa dono; e il dono di sé ha bisognodi una formazione all’interiorità personale. Que-sta retta educazione si espande poi e si concretiz-za nell’impegno, nel servizio, nelle differenti vo-cazioni.

È un lavoro lungo, che sollecita noi educato-ri a seguirvi personalmente, uno per uno; a dareimportanza ai gruppi con esperienza cristiana dilivello alto; a offrirvi la direzione spirituale, per-ché il fondamento di tutto è essere persone chein reciprocità con Cristo considerino la loro vitaun dono per gli altri.

Per questo, rispettosi della vostra persona,come educatori di giovani, vogliamo offrirvi per-corsi concreti di formazione, accompagnamentoe discernimento della vocazione al matrimoniocristiano o al celibato nella vita religiosa o sacer-dotale.

Gruppi, movimenti e associazioni di coppiee di famiglie saranno per voi luoghi di riflessionee di presa di coscienza delle possibilità umaneproprie, all’interno di un processo di maturazio-ne. Vi aiuteranno a vivere e ad approfondire lavostra vocazione matrimoniale o celibataria e adassumerne con impegno le responsabilità educa-tive.

Valdocco continua ad essere per tutti noi unpunto essenziale di riferimento e una scuola divita. Alla scuola di Mamma Margherita, donnasaggia, piena di quella sapienza che viene dall’al-to, Giovanni imparò ad amare la vita come donoprezioso ed unico. Il cuore della madre, come ilcuore di Dio dal quale “ogni paternità nei cieli esulla terra prende nome”, divenne per lui unasorgente inesauribile di paternità. Essere sacer-dote per lui voleva dire essere padre di una gran-de famiglia.

Don Bosco era un padre che aveva il sensoforte della dignità e della giustizia e, nello stessotempo, era un sacerdote pienamente incarnatonella situazione concreta dei giovani del suo tem-po. Il clima di famiglia che creò a Valdocco, in-

sieme a Mamma Margherita, non era una serracalda, un nido dove i timidi e i freddolosi si sen-tono a loro agio. Don Bosco conduceva i suoi fi-gli alla piena maturazione di uomini e di cristia-ni secondo lo spirito di libertà del Vangelo. Levigorose personalità cresciute a Valdocco ne so-no la prova.

Possiamo dire che Don Bosco ha raccoltol’amore dalla vita e dal cuore della madre e l’hatrasmesso con passione ai suoi giovani. Accettòquesta vocazione come una grazia immensa, co-me un invito permanente a conservare davanti aDio un cuore di figlio.

Ecco, cari giovani, il messaggio supremo diDon Bosco: non c’è niente di più grande a que-sto mondo che rispondere con tutta la propriavita all’amore di Dio attraverso la propria voca-zione al matrimonio o al celibato. Questo nondeve stupirvi, poiché è il mistero di Dio stesso. Ese le cose stanno così, allora non c’è niente di piùcatastrofico che il rifiuto o la degradazione del-l’amore e della paternità, e niente di più impor-tante che imparare ad essere padre o madre, adimmagine di Dio Padre, ed imparare ad essere fi-glio, ad immagine di Dio Figlio.

Ognuno di voi è chiamato a unire in qualchemodo nella sua vocazione questi due atteggia-menti: un’anima di figlio, con semplicità, davan-ti a Dio Padre, e un’anima di padre o madre, contenerezza, davanti ai figli che Dio vi manda e viaffida. Nella misura in cui realizzate l’uno e l’al-tro, camminate verso la santità e trovate la veragioia.

Concludo con l’invito del Papa BenedettoXVI ai giovani nell’ultima Giornata Mondialedella Gioventù: “Io so che voi come giovani aspi-rate alle cose grandi, che volete impegnarvi perun mondo migliore. Dimostratelo agli uomini,dimostratelo al mondo, che aspetta proprio que-sta testimonianza dai discepoli di Gesù Cristo eche, soprattutto mediante il vostro amore, potràseguire la stella che noi seguiamo” (Colonia2005, omelia finale).

Roma – 31 gennaio 2006Festa di San Giovanni Bosco

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Carissimi confratelliquesto notiziario vi giunge adanno civile iniziato e nel suomessaggio di comunione e con-divisione della nostra vita veico-la la memoria dei grandi eventiecclesiali, sociali, congregazio-nali che abbiamo vissuto e checi hanno introdotto in un nuovotempo di vita e di servizio. La

memoria va innanzi tutto al grande Pontefice che ci halasciato nel cuore il segno intenso della vera grandezzaspirituale e umana, al nuovo Pastore che abbiamo dasubito amato e accolto con lo spirito di fedeltà di donBosco, ai confratelli e familiari che ci hanno precedutonell'abbraccio del Padre e tra questi un particolarericordo va per l'amato don Zocco la cui bella figura sicolora nei nostri ricordi del sorriso legato ai tanti'fioretti' che inanellano la sua vita salesiana intensa-mente e generosamente vissuta. Nei miei ricordi c'èsempre anche frère Roger Schultz di Taizé perchè ci hainsegnato che quando si vive l'apertura del cuore e del-la mente secondo la genuinità evangelica non solo sicrea comunione impensabile tra cristiani divisi, maluminosità testimoniante capace di conquistare i ricer-catori per eccellenza del vero e del bene: i giovani.Quanto, in tempi in cui l'inquietudine ci assale quandopensiamo alla esigua fecondità vocazionale, dobbiamointerrogarci su cosa ci manca per irradiare in modocoinvolgente il fascino di Don Bosco sui tantissimigiovani che incontriamo!

Nell'affidare alla Vergine Madre questo nuovotempo concesso alla nostra storia di salvezza, vorreiricordare l'impegno che ci vien dato dal Rettor Maggio-re nella strenna sulla famiglia. Ho dato più volte testi-monianza di una convinzione che è maturata nella miavita salesiana che fin dall'inizio si è fondata sulla voca-zione per i giovani e che nella pastorale giovanile hatrovato il suo spazio più consistente di servizio e dianimazione anche a livello ispettoriale ed ecclesiale.Sempre più, per le vie un po’ a sorpresa che la Provvi-denza traccia nella esistenza, ho avuto la chiara perce-zione che una pastorale giovanile disgiunta da una piùampia pastorale familiare oggi di fatto non può averenè praticabilità, nè profondità, nè esiti che siano signi-ficativi: il nostro proclamato 'spirito di famiglia' nonpuò non incontrare oggi anche l'urgente appello dellaChiesa e della parte più avvertita della società persalvaguardare il valore e l'esistenza stessa della famiglia

dalle molteplici minacce di cui la strenna fa una brevema efficace analisi. Facciamo in modo di coinvolgerenella CEP sempre i genitori dei nostri giovani, curiamola pastorale dei fidanzati e delle coppie, sosteniamo lafatica educativa e il disagio relazionale che monta comeuna marea.

Oggi dobbiamo percepire il grido d'aiuto dei giova-ni non disgiunto da quello della famiglia: è una frontie-ra che si è fatta trincea.

Quest'attenzione non ci distrarrà, tutt'altro, dalperseguire le mete da raggiungere in quelli che abbiamodefinito gli ambiti preferenziali nelle nostre scelteispettoriali: i ragazzi e i giovani poveri, l'evangelizza-zione, l'impegno vocazionale. Quale di questi ambitinon tocca direttamente e per molteplici versanti la real-tà della famiglia? Benedetto XVI ha invocato un sus-sulto di coraggio' nell'azione per la pace e per estensio-ne auspico questo sussulto nel nostro impegno persona-le e comunitario su questi orizzonti del nostro seriviziodi pastori ed educatori.

Non posso non darvi a conclusione il saluto deiconfratelli che ho incontrato nella visita in Madagascar.Vi ero andato nel '92 per insediare, su mandato delRettor Maggiore, il primo superiore nella persona del-l'amato e compianto don Luigi Zuppini. Questa voltalo scopo era diverso: portare a loro tangibilmente igesti e segni del nostro affetto e della nostra solidarie-tà ed accogliere la loro viva testimonianza di serviziogeneroso e la profonda e sentita appartenenza allamadre patria nel senso non solo geografico ma soprat-tutto carismatico e relazionale. Dirò qualcosa in detta-glio su SISAMI. Ma se nella prima visita l'ondata emo-zionale fu forte e il confronto tra una terra povera macordiale e un mondo ricco ma triste e non solidale si èinciso a fuoco nel mio spirito, questa volta mi porto for-te la consapevolezza di dover recuperare e intensificarela 'missionarietà' nel senso plurimo e profondo chequesto termine racchiude.

Mi sono detto e vi dico che solo se offriamo ai gio-vani esperienze di forte dono e servizio sorrette da unaprofonda tensione e motivazione spirituale, ossia riccadi Spirito Santo, possiamo vedere rinverdire il sene-scente mondo in cui viviamo e soprattutto riottenere ildono di vocazioni alla vita consacrata e sacerdotale.

La Madre della Vita e don Bosco ci accompagninocome modelli da consegnare e guide e sostegno per ilcammino.

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

Lettera dell’Ispettore

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DDoonn BBoossccooLLaa ccoommuunniioonnee ffrraatteerrnnaa iinn DDoonn BBoossccoo

Don Bosco espresse chiaramente il suo pen-siero sulla comunità nella introduzione alle Co-stituzioni; in particolare, parlando dei cinque di-fetti da evitare, indica implicitamente sui temi daaffrontare nel nostro «scrutinium fraternitatis»:

1. fuggire il prurito di riforma; 2. rinunziare al-l’egoismo individuale; 3. non mormorare dei Su-periori e non disapprovare le loro decisioni; 4.nessuno rifiuti di fare la sua parte, dal momentoche siamo un solo corpo, ossia una “Congrega-zione”; 5. la retta intenzione in tutta la nostra at-tività (lavoro, pena o dispiacere, ecc.)1.

LLaa ccoorrrreezziioonnee ffrraatteerrnnaa ee lloo ««ssccrruuttiinniiuumm ffrraa--tteerrnniittaattiiss»» nneell ppeennssiieerroo ddii DDoonn BBoossccoo Per Don Bosco la correzione fraterna si collo-ca nel contesto più ampio della carità fraterna. “Veniamo alla pratica. Anzitutto frenate l’ira,tanto facile ad accendersi in certe occasioni dicontrasto; e guardatevi dal dir parole spiacen-ti, e più dall’usar modi alteri ed aspri, poichéalle volte più dispiacciono i modi rozzi, chenon le stesse parole ingiuriose.Quando poi accadesse che il fratello che vi haoffeso venisse a cercarsi perdono, badate benedal riceverlo con cera brusca o di risponderecon parole mozze; ma dimostrategli anzi bellemaniere, affetto e benevolenza.Se avvenisse all’incontrario che voi aveste offe-so altri, subito cercate di placarlo e di toglieredal suo suore ogni rancore verso di voi. E, se-condo l’avviso di S. Paolo, non tramonti il solesenza che di buon cuore voi abbiate perdonatoqualunque risentimento, e vi siate riconciliaticol fratello. Anzi fatelo tosto che potete, sfor-zandovi di vincere la ripugnanza, che sentitenell’anima”2.Don Bosco vedeva la vita della comunità (ivicompreso ciò che noi chiamiamo oggi «scruti-nium fraternitatis») strettamente connesso conil ruolo di animazione del direttore. Molto si-gnificativa, al riguardo, è la lettera che il Santo

Don Bosco e i modelli salesiani vicini a noi

di Don Raimondo Frattallone

1 Per consultare il testo originale, cfr. Costituzioni della Società di San Francesco di Sales, Edizione S.D.B., Roma 2003, pp.

236-237.2 Costituzioni della Società di San Francesco di Sales, Edizione S.D.B., Roma 2003, p. 229.

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indirizza a don Tomatis nel 1885:“213. A Don Tomatis: «Non basta sapere le

cose, bisogna praticarle»Questa lettera è detta: «Mio testamento per

te» (Epist, IV, 336-337).

Mio caro D. Tomatis,II ricevere tanto di rado tue lettere mi fa giu-

dicare che hai molto da fare; io lo credo; ma ildare tue notizie al tuo caro D. Bosco merita cer-tamente di essere fra gli affari da non trascurar-si. Che cosa scrivere? tu mi dirai. Scrivere dellatua sanità e della sanità dei nostri confratelli; sele regole della Congregazione sono fedelmenteosservate: se si fa e come si fa l’esercizio dellabuona morte. Numero degli allievi e speranzeche ti danno di buona riuscita. Fai qualche cosaper coltivare le vocazioni, ne hai qualche speran-za? Mons. Ceccarelli è sempre un vero amico deiSalesiani? Queste risposte le attendo con granpiacere.

Siccome la mia vita corre a grandi passi alsuo termine, così le cose che voglio scriverti inquesta lettera sono quelle che ti raccomandereinegli ultimi giorni di esilio. Mio testamentoper te.

Caro D. Tomatis: tien fisso nella mente che tisei fatto salesiano per salvarti; predica e racco-manda a tutti i nostri Confratelli la medesimaverità.

Ricordati che non basta sapere le cose, mabisogna praticarle. Dio ci aiuti che non siano pernoi le parole del Salvatore: Dicunt enim et nonfaciunt (S. Matt. 23, 3). Procura di vedere gli af-fari tuoi con gli occhi tuoi. Quando taluno famancamenti, o trascuratezze, avvisalo pronta-mente senza attendere che siano moltiplicati imali.

Colla tua esemplare maniera di vivere, collacarità nel parlare, nel comandare, nel sopportarei difetti altrui, si guadagneranno molti alla Con-gregazione. Raccomanda costantemente fre-quenza dei Sacramenti della Confessione e

Comunione.Le virtù che ti renderanno felice nel tempo e

nell’eternità sono: l’umiltà e la carità.Sii sempre l’amico, il padre dei nostri Con-

fratelli; aiutali in tutto quello che puoi nelle cosespirituali e temporali, ma sappi servirti di loro intutto quello che può giovare alla maggior gloriadi Dio. Ogni pensiero che esprimo in questo fo-glio ha bisogno di essere alquanto spiegato; tupuoi ciò fare per te e per gli altri.

Dio ti benedica, o sempre caro mio D. Toma-tis, fa’ un cordialissimo saluto a tutti i nostriConfratelli, amici e benefattori. Di’ che ognimattino nella santa Messa prego per loro, e chemi raccomando umilmente alle preghiere di tut-ti. Dio faccia che possiamo poi un giorno lodareil Santo nome di Gesù e di Maria nella BeataEternità. Amen.

Fra breve tempo ti scriverò o farò scrivere al-tre cose di qualche importanza.

Maria ci tenga tutti fermi e ci guidi per la viadel ciclo. Amen.

Vostro aff .mo in G. C. Mathi, 14 agosto 1885.

Sac. Gio. Bosco3

DDoonn GGiiuusseeppppee QQuuaaddrriioo((2288 nnoovveemmbbrree 11992211 –– 2233 oottttoobbrree 11996633))

Carissimi Amici,[Torino], Ospedale Astanteria Martini, 23

gennaio 1962in questo vostro secondo anniversario sacer-

dotale, mi unisco fraternamente a ciascuno di voie a tutta la Chiesa, per benedire il Padre Celestedel grande dono del vostro Sacerdozio.

In questa cara ricorrenza, in cui riviviamo in-sieme più intensamente la gioia e la grazia dellavostra Ordinazione, permettete — ancora unavolta — a questo rudere di farsi portavoce dellapovera gente sofferente e peccatrice, per scon-giurarvi «instanter, instantius, instantissime»:siate, sempre, dovunque e con tutti un’incarna-zione vivente e sensibile della bontà misericor-diosa di Gesù. Il Sacerdote è il «Vicarius amoris

insieme formazione

3 J. AUBRY (a cura di), Giovanni Bosco. Scritti spirituali/2, Città Nuova, Roma 1976, pp. 264-265.

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Christi», perché fale veci di Lui nel-l’amare le anime.Chiunque vi avvi-cina, senta che nel-la vostra persona«apparuit benigni-tas et humanitasSaivatoris nostri».

Siate realmentee praticamente il«Christus hodie»del vostro ambien-te; un Cristo auten-

tico, in cui il divino e l’umano sono integri earmoniosamente uniti. Il divino e l’eterno, che ènel vostro sacerdozio, si incarni (senza diluirsi)in una umanità ricca e completa come quella diGesù, la quale abbia io stile, il volto e la sensibi-lità del vostro ambiente e del vostro tempo. IlVerbo si è fatto vero e perfetto uomo, per essereSalvatore. Anche il vostro Sacerdozio non salve-rà alcuno, se non attraverso questa genuina in-carnazione.

Gli uomini che vi avvicinano o che vi fuggo-no, sono tutti indistintamente affamati di bontà,di comprensione, di solidarietà, di amore: muo-iono del bisogno di Cristo, senza saperlo. A cia-scuno di voi essi rivolgono una preghiera dispe-rata: «Volumus Iesum videre» (Gv 12,21).

Non deludete l’attesa della povera gente.Sappiate capire, sentire, cercare, compatire, scu-sare, amare. Non temete: tutti aspettano soltantoquesto!

Prima che con i dotti discorsi, predicate ilVangelo con la bontà semplice, accogliente, conl’amicizia serena, con l’interessamento cordiale,con l’aiuto disinteressato, adottando il metododell’evangelizzazione «feriale», capillare, dell’unper uno, a tu per tu. Entrate attraverso la finestradell’uomo, per uscire attraverso la porta di Dio.Gettate ad ognuno il ponte dell’amicizia, per far-ci passare sopra la luce e la grazia di Cristo. Da-

te sempre, senza attendere nulla. Siate servi ditutti, ma schiavi di nessuno.

Benedite, carissimi, dal vostro altare anchequesto vostro affezionatissimo confratello e amico.

Sac. G. Quadrio4

DDoonn DDoommeenniiccoo EErrccoolliinnii((2266 mmaaggggiioo 11886655 –– 1100 aapprriillee 11995533))

Negli ultimi anni della sua vita, noi a SanGregorio di Catania lo chiamavamo amabilmen-te “’u nannu, il nonno”, perché del nonno avevala ricchezza della sua esperienza passata che ci ri-collegava direttamente al nostro Fondatore, DonBosco, e la pienezza della sua paternità salesiana.

Sotto l’aspetto della comunità fraterna eglirappresentava per noi, giovani novizi e/o confra-telli, una doppia forza di vincolazione: egli costi-tuiva la calamita unificante la comunità e il cen-tro di attrazione e di convergenza attenta e ri-spettosa durante le ricreazioni; ma era semprelui l’anello di quella catena invisibile e arricchen-te che ci collegava direttamente al carisma difondazione e allo spirito salesiano nella sua ma-nifestazione più autentica. Il maestro di novizia-to, don Giacomo Manente, non appena scorgevache don Ercolini era sceso dalla sua camerettaper trascorrere la ricreazione con noi, ci sprona-va sempre con queste parole: “andate subito dadon Ercolini! Ascoltatelo e fate tesoro delle sueparole e dei suoi ricordi! Egli vi congiunge diret-tamente a Don Bosco!”.

Don Paolo Vassallo, nella biografia che rac-coglie testimonianze e memorie attorno a donErcolini, ricostruendo il rapporto tra il giovaneDomenico e Don Bosco durante gli esercizi spi-rituali in preparazione al noviziato, scrive:

“Ogni anno, subito dopo l’Assunta, comin-ciavano a San Benigno gli esercizi degli ascritti, omeglio vi partecipavano in buon numero giovanidell’Oratorio e di altri luoghi, desiderosi di farsiscrivere (era la frase corrente e senza altra ag-giunta) tra i figli di Don Bosco o comunque bi-sognosi di studiare la loro vocazione.

4 R. BRACCHI (a cura di), Don Giuseppe Quadrio. Lettere, Las, Roma 1991, pp. 286-287.

Don Giuseppe Quadrio

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Quell’anno 1886 cominciarono il lunedì 17agosto. Don Bosco vi passò l’intera settimanadando ai giovani ogni comodità di parlarGli. Tracostoro c’era anche Andrea Beltrami, provenien-te dal collegio di Lanzo ove aveva conseguito lalicenza ginnasiale, ardente di giovinezza e tuttoteso verso altissimi ideali…

Il fervoroso novizio il 3 ottobre, durante lafunzione serale ascoltò i ricordi di Don Boscosulla carità fraterna (3): «...e se Don Bosco ebbedei dispiaceri... — e qui singhiozzò e gli occhi siriempirono di lacrime — questo fu per la man-canza di carità tra i confratelli...» ; e come sentìcrescere più sicura la sua vocazione sentendoDon Bosco che, cambiato argomento, assicuravaa comune conforto «che la società Salesiana sitrovava allora in ottime condizioni riguardo allefinanze e che si sarebbe dilatata in modo meravi-glioso e che ai Salesiani non sarebbe mancatonulla finché si fossero tenuti alla educazione del-la gioventù povera, essendo quella la missioneaffidata loro dalla Madonna».

Così il Santo si studiava di formare nelle no-velle speranze della sua famiglia religiosa l’animadell’apostolato.

Colà, nella casa acquistata di recente da DonBosco, andarono una ottantina di novizi chierici,tra cui il servo di Dio Don Beltrami, Don PaoloAmistani ed il futuro musico Don Giovanni Pa-gella, sotto la direzione di Don Eugenio Bianchi.

A San Benigno rimasero, oltre i coadiutori,una ventina di ascritti chierici, tra cui Don Erco-lini, che così fu più vicino a Don Barberis, e inol-tre i chierici studenti di filosofia, tra cui il futuroMons. Guerra, Don Bertolucci, Don Alberto Ca-viglia, Don Eugenio Ceria, Don Francesco To-maselli, per tanti anni nostro procuratore a Ro-ma, nomi lutti noti e cari ad ogni Salesiano.

Ma superiore delle Case di formazione eraDon Giulio Barberis, di cui Don Bosco disse:«Don Barberis ha capito bene Don Bosco». Ledue case di S. Benigno e Foglizzo, si considera-vano come sorelle”5.

DDoonn CCaallooggeerroo CCoonnttii((3311 ggeennnnaaiioo 11991144 –– 2222 lluugglliioo 11999922))

Don Calogero Conti in una lettera di sugge-risce, ancora oggi, con quali occhi e con qualecuore dobbiamo organizzare e partecipare allo«scrutinium fraternitatis».

Messina, 23 giugno 1992.La nostra vita cristiana è un seguito di rap-

porti con Dio mediati, in tutto o in parte, dai fra-telli. Il rapporto con i fratelli non può esseresempre felice e, tante volte, ci mette in difficoltà.La crisi o la difficoltà va superata sempre distin-guendo la persona del fratello da amare sempre,dai suoi limiti e dalle sue deficienze, le quali nonpossono e non debbono essere amati!

L’amore che portiamo a Dio, quando questoamore c’è ed è vero, è la forza che ci fa superarele difficoltà: guardiamo nel prossimo che sbaglia,solo il fratello che è da amare”

Riportiamo una delle sue idee più incisivesulla identità del salesiano (NB. Il pensiero è sta-to trascritto nella immaginetta-ricordo della suamorte, avvenuta il 27 luglio 1992):«Amatevi come io vi ho amato» (Giov. 15,12)L’amore è vita,ma, per riuscire ad amare realmente,bisogna accettare di morire a sé:«non c’è amore più grande di quelloche dona la sua vita per gli altri».Bisogna sapersi ritrovare interi e vivi negli altri,amarli come li ha amati Gesù Cristo,sentirli non solo come fratelli,ma come se stessi,parte viva dello stesso corpo vivodi cui anche noi siamo parti vitali:il Cristo mistico,di cui Gesù, il Figlio di Dio,è il capo adorabile”.

Don Calogero Conti

insieme formazione

5 P. VASSALLO, Don Domenico Ercolini. Testimonianze e documenti di «salesianità vissuta» presentati dal Sac. D. Paolo Vas-sallo, Scuola Salesiana del Libro, Catania 1957, pp. 60-61.

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insieme 11formazione insieme

Prima enciclica di Benedetto XVI

Il cristianesimo non reprime l’amore, lo eleva

Nel nono mese del suopontificato, BenedettoXVI ha pubblicato la suaprima enciclica: “Deus ca-ritas est” (“Dio è amore”)risponde ad una delleobiezioni più comuni pre-sentate alla Chiesa: “LaChiesa con i suoi coman-damenti e divieti non ci

rende forse amara la cosa più bella della vita?”.

L’enciclica risponde alla domanda articolan-dosi in due parti: la prima riflette sull’amore nel-le sue varie manifestazione e nella sua origine,Dio; la seconda affronta il modo in cui la Chiesa,come istituzione, deve vivere il comandamentodell’amore.

LLaa ppeerrssoonnaa ““ooggggeettttoo””

Il Papa inizia spiegando un esempio di con-fusione generalizzata in base alla quale la Chiesacondannerebbe l’“eros” (l’amore d’attrazione)per accettare unicamente l’“agape” (l’amore didedizione disinteressata).

“Oggi non di rado si rimprovera al cristiane-simo del passato di esser stato avversario dellacorporeità; di fatto, tendenze in questo senso cisono sempre state”, riconosce il Vescovo di Ro-ma nel numero 5.

Questa confusione si verifica quanto l’eros“degradato a puro ‘sesso’ diventa merce, unasemplice ‘cosa’ che si può comprare e vendere,anzi, l'uomo stesso diventa merce”.

Secondo il Papa, questa concezione del-l’amore implica “una degradazione del corpoumano, che non è più integrato nel tutto della li-bertà della nostra esistenza, non è più espressio-ne viva della totalità del nostro essere, ma vienecome respinto nel campo puramente biologico”.

CCoorrppoo ee aanniimmaa

“La fede cristiana, al contrario, ha considera-to l'uomo sempre come essere uni-duale, nel

quale spirito e materia si compenetrano a vicen-da sperimentando proprio così ambedue unanuova nobiltà”, afferma il Papa.

Sicuramente, insiste l’enciclica, “l’eros vuolesollevarci ‘in estasi’ verso il Divino, condurci aldi là di noi stessi, ma proprio per questo richie-de un cammino di ascesa, di rinunce, di purifica-zioni e di guarigioni”.

Lo sviluppo dell’amore “verso livelli più alti,verso le sue intime purificazioni”, spiega, impli-ca “che esso cerchi ora la definitività, e ciò in unduplice senso: nel senso dell'esclusività – ‘soloquest'unica persona’ – e nel senso del ‘per sem-pre’”.

In questo modo, constata, “l’eros rimandal'uomo al matrimonio, a un legame caratterizza-to da unicità e definitività; così, e solo così, sirealizza la sua intima destinazione. All'immaginedel Dio monoteistico corrisponde il matrimoniomonogamico”.

Il testo riconosce che l'“amore è ‘estasi’, maestasi non nel senso di un momento di ebbrezza,ma estasi come cammino, come esodo perma-nente dall'io chiuso in se stesso verso la sua libe-razione nel dono di sé, e proprio così verso il ri-trovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio”.

CCrriissttoo,, mmooddeelllloo ddeellll’’aammoorree ““ppiiùù rraaddiiccaallee””

L’esempio “più radicale” di questo amore,secondo il successore di Pietro, è Cristo sullacroce, quando “si compie quel volgersi di Diocontro se stesso nel quale Egli si dona per rialza-re l'uomo e salvarlo”.

“È lì che questa verità può essere contempla-ta. E partendo da lì deve ora definirsi che cosasia l'amore. A partire da questo sguardo il cri-stiano trova la strada del suo vivere e del suoamare”, sottolinea.

LLaa ssoocciieettàà hhaa bbiissooggnnoo dd’’aammoorree

La seconda parte dell’enciclica ha per titolo“L’esercizio dell’amore da parte della Chiesaquale ‘comunità d’amore’”.

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insieme12 insieme formazione

Il testo riconosce che l’amore “sarà semprenecessario, anche nella società più giusta. Nonc'è nessun ordinamento statale giusto che possarendere superfluo il servizio dell'amore”.

“Ci sarà sempre sofferenza che necessita diconsolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudi-ne. Sempre ci saranno anche situazioni di neces-sità materiale nelle quali è indispensabile un aiu-to nella linea di un concreto amore per il prossi-mo”.

“Lo Stato che vuole provvedere a tutto, cheassorbe tutto in sé, diventa in definitiva un'istan-za burocratica che non può assicurare l'essenzia-le di cui l'uomo sofferente – ogni uomo – ha bi-sogno: l'amorevole dedizione personale”, avver-te il Papa.

Il sogno del marxismo, che “aveva indicatonella rivoluzione mondiale e nella sua prepara-zione la panacea per la problematica sociale: at-traverso la rivoluzione e la conseguente colletti-vizzazione dei mezzi di produzione”, “è svani-to”.

L’enciclica propone “non uno Stato che re-goli e domini tutto è ciò che ci occorre, ma inve-ce uno Stato che generosamente riconosca e so-stenga, nella linea del principio di sussidiarietà,le iniziative che sorgono dalle diverse forze so-ciali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uo-mini bisognosi di aiuto”.

La Chiesa, afferma, “è una di queste forze vi-ve”, che con la sua attività di carità “non offreagli uomini solamente un aiuto materiale, ma an-che ristoro e cura dell'anima, un aiuto spesso piùnecessario del sostegno materiale”.

LL’’aattttiivviittàà ccaarriittaattiivvaa eecccclleessiiaallee

In questo contesto, il Papa offre in tre idee“il profilo specifico dell’attività caritativa dellaChiesa”.

In primo luogo, segnala, “l’attività caritativacristiana, oltre che sulla competenza professio-nale, deve basarsi sull’esperienza di un incontropersonale con Cristo, il cui amore ha toccato ilcuore del credente suscitando in lui l’amore peril prossimo”.

In secondo luogo, “l’attività caritativa cristia-na deve essere indipendente da partiti ed ideolo-gie. Non è un mezzo per cambiare il mondo inmodo ideologico e non sta al servizio di strategie

mondane, ma è attualizzazione qui ed ora del-l'amore di cui l'uomo ha sempre bisogno”.

Il programma del cristiano è “il programmadi Gesù”: “un cuore che vede”. “Questo cuorevede dove c'è bisogno di amore e agisce in modoconseguente. Ovviamente alla spontaneità delsingolo deve aggiungersi, quando l'attività cari-tativa è assunta dalla Chiesa come iniziativa co-munitaria, anche la programmazione, la previ-denza, la collaborazione con altre istituzioni si-mili”.

In terzo luogo, la carità “non deve essere unmezzo in funzione di ciò che oggi viene indicatocome proselitismo. L'amore è gratuito; non vie-ne esercitato per raggiungere altri scopi”. “Il cri-stiano sa quando è tempo di parlare di Dio equando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare so-lamente l'amore. Egli sa che Dio è amore e sirende presente proprio nei momenti in cui nien-t'altro viene fatto fuorché amare”.

Come faceva anche Giovanni Paolo II, Bene-detto XVI ha riportato nella sua conclusione gliesempi di carità lasciati dai santi – in tre occasio-ni cita la Beata Madre Teresa di Calcutta – e con-clude con un dialogo con la Vergine Maria, che“ci mostra che cos'è l'amore e da dove esso traela sua origine, la sua forza sempre rinnovata”.

[fonte: ZENIT.org, 26 gennaio 2006]

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insieme 13comunicazione sociale insieme

Vaticano – Una rete di comunica-zione, comunione e cooperazione, ilmessaggio di Benedetto XVI per laXL Giornata Mondiale per le Co-municazioni Sociali In occasione della memoria liturgi-ca di San Francesco di Sales, pa-trono dei giornalisti, papa Bene-detto XVI ha presentato il suo pri-mo messaggio per la XL Giornata

Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si ce-lebrerà il prossimo 28 maggio, solennità del-l’Ascensione del Signore. Il tema scelto è “I me-dia: rete di comunicazione, comunione e coope-razione”. Ne presentiamo una sintesi. La voca-zione dell’uomo è «partecipare della natura divi-na” (DV 21): attraverso Cristo possiamo presen-tarci al Padre in un solo Spirito; così non siamopiù stranieri e ospiti, ma concittadini dei santi efamiliari di Dio, diventando tempio santo e di-mora di Dio (cfr. Ef. 2,18-22). Questo sublimeritratto di una vita di comunione coinvolge ogniaspetto della nostra vita come cristiani». Anchese i mezzi tecnologici hanno favorito una comu-nicazione immediata e diretta, non sempre que-sta «si traduce nella costruzione di collaborazio-ne e comunione all’interno della società». Un in-vito viene rivolto agli operatori dei media a «nonadeguarsi a verità parziali o provvisorie». «Imezzi della comunicazione sociale sono una“grande tavola rotonda” per il dialogo dell’uma-nità, ma alcune tendenze al loro interno possonogenerare una monocultura che offusca il geniocreativo, ridimensiona la sottigliezza del pensie-ro complesso e svaluta la peculiarità delle prati-che culturali e l’individualità del credo religio-so»; ciò accade quando le logiche dell’industriaprevaricano. Papa Benedetto XVI indica alcuniatteggiamenti che gli addetti alla comunicazionedevono garantire: un’accurata cronaca deglieventi, un’esauriente spiegazione degli argomen-ti, un’onesta presentazione dei vari punti di vi-sta. I media sono chiamati a incoraggiare la vitamatrimoniale e familiare, aiutando i genitori del

loro ruolo di educatori. Richiamando il magiste-ro di Giovanni Paolo II, il Papa indica tre puntiche si augura «aiuteranno i media a svilupparsicome rete di comunicazione, comunione e coo-perazione». Questi sono: la formazione a un usoresponsabile dei media, soprattutto dei mediaelettronici, che generano nuovi vocabolari e co-dici di riferimento; l’invito a una partecipazioneattiva nel dialogo con i media che sono anche unservizio pubblico, non dimenticando anche nor-me e leggi che tutelano la loro qualità; e, infine,il dialogo favorito dai media che unisce le varieculture dell’umanità. L’augurio del Papa, richia-mando l’impegno di san Paolo, è che «Cristo ènostra pace. Colui che ha fatto dei due un popo-lo solo (cf. Ef. 2,14). Abbattiamo il muro di osti-lità che ci divide e costruiamo la comunione del-l’amore, secondo i progetti del Creatore, svelatiattraverso Suo Figlio!».

[fonte: ANS, Città del Vaticano, 25 gennaio 2006]

Comunicazione sociale: Il Papa e i media

VVaattiiccaannoo –– SSeeii ssaalleessiiaannii aallllaa PPlleennaarriiaa ddeellllaa DDoott--ttrriinnaa ddeellllaa FFeeddee

Alle ore 12.00 di venerdì 10 febbraio nellaSala Clementina il Santo Padre Benedetto XVIha ricevuto i partecipanti all’Assemblea Plenariadella Congregazione per la Dottrina della Fede.Vi hanno partecipato anche i Consultori e gli Of-ficiali della stessa Congregazione. Tra gli altri,erano presenti sei salesiani: il Card. Tarcisio Ber-tone, Arcivescovo di Genova, Membro dellaCongregazione; l’Arcivescovo Angelo Amato,Segretario della Congregazione; don GiancarloParenti e don Lech Piechota, Officiali; don En-rico dal Covolo e don Donato Valentini, Consul-tori. Il nostro Postulatore Generale, don dal Co-volo, ha colto l’occasione per ringraziare il Papadei suoi vari riferimenti a Don Bosco. Com’è no-to, in “Deus caritas est”, al n. 40, compare per laprima volta in un’Enciclica il nome di Don Bo-sco.

[fonte: ANS, Città del Vaticano, 14 febbraio 2006]

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insieme14

I media possono essere “domati”? È questauna di quelle domande che spesso si pongonoquei genitori preoccupati dell’educazione dei lo-ro figli i quali passano molto del loro tempo da-vanti ai diversi mezzi di comunicazione socialeche popolano l’epoca dell’info (informazione einformatica). Domanda che si pongono anche letante istituzioni educative che si interessano deimedia e dei fenomeni che ne scaturiscono. “Do-mare i media” è il titolo della giornata di studioscelto dai responsabili dell’UCSI (Unione Catto-lica Stampa Italiana), dell’Ufficio Diocesano perle Comunicazioni Sociali della diocesi di Roma edella Facoltà di Scienze della Comunicazione so-ciale (FSC) dell’UPS, proposto a famiglie, opera-tori di pastorale dell’educazione e dei media, especialisti del campo. È la proposta di un con-fronto tra famiglie e comunicatori in prossimitàdella festa di San Francesco di Sales - patronodei giornalisti e della congregazione dei Salesia-ni di Don Bosco - che si colloca all’interno delPiano Pastorale diocesano che quest’anno hascelto la famiglia come tema di riferimento. Lacollaborazione tra i tre enti non è nuova. Già datempo infatti hanno avviato una comune rifles-sione sui media che anno dopo anno si è volutaspecificare come servizio alla Chiesa e alla Socie-tà locale.

Il titolo scelto, “Domare i media”, richiamal’attività circense, e potrebbe suggerire una va-lenza negativa, quasi come se si ci si trovasse da-vanti a una bestia da ammansire. Al contrario,l’idea degli organizzatori, sottostante al titolo, èquella di far risaltare il valore dei media che nonsono soltanto un pericolo, una “bestia”, ma unagrande risorsa, un’energia, da utilizzare nel mi-gliore dei modi. Esprime dunque un atteggia-mento positivo da cui si sviluppa un percorso distrategie di educazione ai media per l’intera fa-miglia, genitori e figli, e delle istituzioni deditealla formazione. Ironia che si esprime anche neititoli degli interventi previsti.

La giornata di studio si svolge domenicaprossima, 22 gennaio 2006, presso l’Università

Pontificia Salesiana, Piazza dell’Ateneo Salesia-no 1, Roma. Nella mattinata, dopo il saluto diMassimo Milone (presidente dell’UCSI) e di Ta-deusz Lewicki (decano della FSC), verrà propo-sto un montaggio dal titolo “Nella giungla deimedia” a cui farà seguitò un momento di rifles-sione intitolato “Il bastone e la carota. Esperien-ze di famiglie a confronto”, introdotto e coordi-nato da Ignazio Ingrao, “vaticanista” di Panora-ma. Nel pomeriggio il programma prevede la ta-vola rotonda moderata da Adriano Zanacchi(professore alla FSC) intitolata “Tattiche di ad-domesticamento. Confronto con chi i media li fae li studia”. Interverranno per il cinema il registaRoberto Faenza, per la televisione Monica Mon-do di SAT2000, per la musica Fabio Pasqualettidella FSC, per l’informazione Fabio Zavattarodel TG1.

Ulteriori informazioni e eventuale iscrizione sipossono avere scrivendo a:[email protected].

fonte: [UPS Com. St. 2 - 18/1/06]

Strategie di addomesticamento nella giungla dei media

insieme comunicazione sociale

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insieme 15comunicazione sociale insieme

Chiesa e media - Convegno nazionale per“Comunicare speranza”

“Siate pronti sempre a rispondere a chiun-que vi domandi ragione della speranza che è invoi” (1 Pt 3,15). Così Pietro, scrivendo ai suoi di-scepoli.

Intendeva dire: “Non ricorrete a dotti argo-menti, a una filosofia sofisticata, alla teologia o asimili cose. Ma soltanto siate pronti a testimonia-re perché siete uomini di speranza”.

La speranza non è altro se non la fede cheguarda al futuro.

Ma è possibile comunicare la speranza inun’epoca in cui giornali, tv, radio, internet e glialtri mezzi di comunicazione non sono semplicistrumenti, ma creano di fatto un nuovo contestodi riferimento? A questa domanda complessa hacercato di dare una risposta il convegno naziona-le promosso dall’Ufficio per le comunicazionisociali della CEI, sul tema “Comunicare speran-za”. Il convegno, che si è svolto ad Ancona, af-ferma mons. Claudio Giuliodori, direttore del-l’Ufficio CEI delle comunicazioni sociali, “è unatappa importante all’interno del cammino dellaChiesa italiana su fede, cultura e comunicazione,un cammino iniziato con il Convegno ecclesialedi Palermo nel 1995”.

“La speranza a cui alludiamo – continuaGiuliodori – ha una doppia valenza: la prima èquella di una fede che è annuncio di speranza,poiché la Resurrezione è, comunque sia, una lu-ce offerta all’uomo contemporaneo; la seconda èla rilevanza sociale e culturale di un messaggiopositivo per un’umanità spesso disorientata”.

Il convegno si è aperto con la relazione dimons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale epresidente della Commissione episcopale per lacultura e le comunicazioni sociali sul tema “Ger-mi di speranza nel cammino della Chiesa italianada Palermo 1995 a Verona 2006”. Dopo il saluto

alle autorità e l’introduzione di mons. ClaudioGiuliodori, sono intervenuti: Luigi Alici, presi-dente dell’Azione Cattolica Italiana; Sandro Ma-gister, vaticanista de L’Espresso; Gianna Cappel-lo, dell’Università di Palermo; Raffaele Pastore,responsabile comunicazione del Censis e ChiaraGiaccardi, dell’Università Cattolica del SacroCuore di Milano, che hanno presentato la ricer-ca Censis-Ucsis sui “Media in Italia”. Nella tavo-la rotonda dal titolo “Nel labirinto dei media:quali fili di speranza per il Paese?”, hanno parte-cipato i direttori di alcuni grandi quotidiani: Di-no Boffo di ‘’Avvenire’’; Ferruccio De Bortoli del‘’Sole 24 ore’’; Giuliano Ferrara del ‘’Foglio’’; ildirettore generale della Rai Alfredo Meocci e ilsociologo ed editorialista di ‘’Repubblica’’ IlvoDiamanti.

Nessuna demonizzazione dei media, affermaGiuliodori, da parte del mondo cattolico, che sisente piuttosto chiamato a integrarli in manieraorganica nella vita dei singoli e delle comunità,come dimostra la presenza di oltre 10 mila siti in-ternet cattolici, una tv satellitare, Sat 2000, emolte iniziative anche nelle 25 mila parrocchieitaliane. “Oggi come non mai è necessaria una ri-flessione sui media – ha detto mons. EdoardoMenichelli, vescovo di Ancona e padrone di ca-sa dell’iniziativa - il rischio che intravedo, a vol-te, è che si crei una specie di ansia, di schizofre-nia nell’uomo che non riesce a stare dietro a tut-ti questi mezzi. Convegni come questo aiutano amettere a fuoco queste res novae, queste nuoveproblematiche, che ogni giorno tutti ci troviamoad affrontare”.

FF.. BB..

È l’obiettivo di “Comunicare speranza’’ il convegno nazionale organizzato ad Anconadall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI.

Una tappa verso il convegno ecclesiale di Verona.

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insieme16 insieme comunicazione sociale

C’è cultura in televisione?

Spesso ci si chiede se in televisione c’è cultu-ra. La domanda può essere posta in maniera di-versa: la televisione, quale grande contenitore diinformazione, può anche contenere, o ospitare lacultura? Evitiamo di porre, intanto, un proble-ma più interessante: cos’è la cultura? Non è illuogo, e comunque abbiamo di questa parola in-serita in tale nostro contesto una idea approssi-mativamente valida. E dunque accettabile.

Giudicare un’opera è difficile, e qui nondobbiamo certamente farlo. Ma quantomenopossiamo tentare di capire. Cominciando a chie-derci dove andare a cercare la risposta!

Il luogo è semplice da trovare: la pubblicità.Uno spot televisivo deve rendere, ossia deve

far vendere. E questo è pacifico. Il migliore spotallora è quello che fa vendere di più. Tale realtàcrea di conseguenza una regola. Rigida è questaregola e infallibile deve essere l’obiettivo. Se poilo spot si presenta sotto l’aspetto estetico interes-sante: ancor meglio. Può addirittura andare an-che ai concorsi festivalieri che alla pubblicitàguardano con attenzione. E interesse, soprat-tutto!

Veniamo al programma. Se un programmaraggiunge un discreto ascolto e ha la possibilitàdi aumentarlo, allora possibilmente si inseriscequalche idea che detto ascolto fa alzare. Fatto. Aquesto punto il programma si è assicurato un au-mento della pubblicità sia in termini di interru-zioni, sia in termini economici. E soprattutto si èassicurato l’avvenire! Se però la nuova formulaha alleggerito la qualità del contenuto della vec-chia formula: fa niente! Alla gente piace così. Edanche agli sponsor!

Dunque, così messe le cose è difficile che latelevisione possa ospitare la cultura.

Certamente, ci sono in programmazionecontenitori all’interno dei quali la presentazionee la divulgazione di libri e documentari scientifi-ci è seguita. Ma qui si ha la sensazione che pocoè seguita invece — tale programmazione — da-gli sponsor. C’è da chiedersi per l’avvenire.

Insomma, qualche idea, ci accorgiamo, ci sa-rebbe pure. Ma evidentemente al grande pubbli-co piace più un programma che scateni l’attivitàemotiva, piuttosto che quella mentale.

Il problema è allora il pubblico.Ma il pubblico non esiste più. Oggi esistono

i pubblici.E coi pubblici sono spuntate vocinuove da inserire nel computo deicalcoli per gli ascolti: le aree geo-grafiche, gli studi, le categorie, …C’è da mettersi le mani fra i capel-li! Ogni conduttore ha un suo pub-blico. Sarà di un certo tipo quellodi Alba Parietti, di un altro tipoquello di Mike Bongiorno, e quellodi Pippo Baudo, o di Piero Ange-la? Attenzione a non dimenticare ipubblici dei telegiornali: chissàquanti saranno. E chissà quale con-fusione nella nostra mente quandoguardando un programma alla Tvci poniamo queste domande.

Allora: meglio spegnere!

SSeebbaassttiiaannoo MMaannggiiaammeellii

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insieme 17pastorale giovanile insieme

Carissimi giovani,il tempo di quaresima è tempo “forte”... Così vie-

ne classificato nel corso dell’anno della Chiesa, oanno liturgico, per sottolineare l’esigenza di viverecon forte intensità il nostro cammino di incontro colSignore Gesù per noi morto e risorto.

In tempi di cosiddetta “cultura debole”, spessoanche la fede dei cristiani è debole, ossia epidermica,superficiale, fatta più di informazione, di fatti esterniche di esperienza vissuta. Spesso si descrive nelleindagini sociologiche una gioventù insicura, piena ditimori di fronte alla vita e alle scelte, assediata dallacultura del tutto e subito e delle apparenze, fragile insostanza e bisognosa di compensazioni non semprebuone (alcool, sesso, fumo, evasione)... Come educa-tore salesiano, inguaribilmente ottimista e fiducioso,anzi innamorato dei giovani alla don Bosco, credo in-vece che se si offrono mete alte e si condividono espe-rienze forti e vere i giovani sono una immensa risorsain se stessi e per il mondo. Quale meta alta equale esperienza forte? Non ci possono essere dubbi:l’amore! Ma quale amore? Qui è la proposta quaresi-male che vi prego di accogliere con slancio e impe-gno, inventando le forme di attuazione secondo le fa-sce di età e i gruppi: prendete, studiate, accoglietecome compagna di viaggio verso la Pasqua la stupen-da enciclica del papa: DEUS CARITAS EST: DIO ÈAMORE. È questo “il centro della vita cristiana”, einoltre “in un mondo in cui al nome di Dio viene avolte collegata la vendetta o perfino il dovere del-l’odio e della violenza, questo è un messaggio di gran-de attualità e di significato molto concreto”. Fateviaiutare a capire le tre magiche parole dell’amore:EROS, AGAPE, FILIA; non è un esercizio culturale,ma un’avventura meravigliosa della scoperta del-l’amore come “estasi”, “ma non nel senso di unmomento di ebbrezza, ma estasi come cammino,come esodo permanente dall’io chiuso in se stessoverso la sua liberazione nel dono di sé e proprio cosìverso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta diDio”. E camminando ci si imbatte inevitabilmente colvolto umano di Dio, Gesù Cristo, l’amore di Dio fat-to carne e presenza per noi; e camminando fianco afianco con Gesù si riesce a capire perchè e come“amore per Dio e amore per il prossimo sono oraveramente uniti”. È allora che si fa l’esperienza deigrandi testimoni della fede e dell’amore di tutta lastoria e di tutti i tempi — (e il Papa cita Francescod’Assisi, Ignazio di Loyola, Giovanni di Dio, Camillo

Messaggio dell’Ispettore ai giovani

de Lellis, Vincenzo de’ Paoli, Luisa de Marillac, Giu-seppe B. Cottolengo, Giovanni Bosco, Luigi Orione,Teresa di Calcutta) — e cioé che “L’AMORE CRE-SCE ATTRAVERSO L’AMORE”! Ma il camminoprosegue ancora e la seconda parte della enciclica sidischiude sull’esercizio dell’amore da parte dellaChiesa come comunità d’amore.

Quanto sarebbe utile soprattutto ai giovani piùmaturi o desiderosi di vera maturazione, entrare nel-le intense riflessioni che riguardano questo impegnofondamentale della Chiesa, chiamata a coniugare inuna realtà complessa il dovere della giustizia e le esi-genze della carità; si entra nell’affascinante capitolodella dottrina sociale della Chiesa, oggi ineludibileper ogni ambiente che si propone una formazioneintegrale della persona e del cristiano motivato eimpegnato. A questi giovani rivolgo l’invito di inte-grare la lettura dell’enciclica con il Compendio delladottrina sociale della Chiesa redatto dal PontificioConsiglio Iustitia et Pax.

Il Papa fa un’affermazione sorprendente e mera-vigliosa, ma ricca di profonde risonanze per noi figlidi don Bosco e testimoni oggi dell’esempio travolgen-te di Madre Teresa: “Il cristiano sa quando è tempo diparlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui elasciar parlare solamente l’amore”. Ma ricorda chedietro questo grande modello d’amore che sa farsidono totale senza voglia di possedere l’altro, nemme-no se mossi da grandi ideali religiosi e spirituali, c’èun segreto senza cui tutto svanisce nelle parole vellei-tarie o attivismo senza spirito: “La preghiera comemezzo per attingere sempre di nuovo forza da Cristo,diventa qui un’urgenza del tutto concreta”. E poneuna forte e radicale domanda: “Chi pretende di lotta-re contro Dio facendo leva sull’interesse dell’uomo,su chi potrà contare quando l’azione umana si dimo-strerà impotente”? È vero il contrario che “chi va ver-so Dio non si allontana dagli uomini. In nessuno lovediamo meglio che in Maria... il modello dell’amorepossibile”.

Quanto vorrei che per ognuno di noi e di voi, inogni famiglia gruppo e ambiente si realizzasse l’auspi-cio del Papa: VIVERE L’AMORE E IN QUESTOMODO FAR ENTRARE LA LUCE DI DIO NELMONDO.

Noi ci crediamo e per questo viviamo e operia-mo. Con l’aiuto reciproco della preghiera. Buon cam-mino verso la Pasqua: con gioia e impegno.

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

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insieme18 insieme pastorale giovanile

Oboh ti beshmo… Così suona l’incipit della preghiera che Gesù

ci ha insegnato, nella lingua che è stata sua. Pre-gare il Padre Nostro nel suono dolce del dialettoaramaico suscita emozione, ma, ancor di più,stupore. In pochi, in pochissimi, parlano la lin-gua di Gesù; in pochissimi la comprendono. E acustodirla sono gli abitanti di un remoto villag-gio del sud della Siria, Maaloula. Ripercorrerel’esperienza vissuta in questo paese del MedioOriente, significa per me prendere l’avvio dalsuono della parlata del Messia, inedito per lamaggior parte dei cristiani. Ripercorrere con ilpensiero il viaggio fatto nel periodo natalizio, in-sieme ai miei cari amici del Vis-Sicilia, significariconoscere lo spessore storico che ogni tappa miha rivelato. Risalire la Siria da Damasco versoAleppo, percorrerla verso est, fino a Qamishli,situata al confine tra Turchia e Iraq, sorvolarla,poi, fino a ritornare a Damasco, mi ha consenti-to di allargare il mio sguardo sullo sconfinatopaesaggio desertico, sulle pianure edeniche del-l’alta Mesopotamia, sulla grande città araba, af-follata di moschee e di cristiani; ma, mi ha con-sentito, soprattutto, di aprire il mio orizzonte,grettamente fossilizzato dalla bramosa esigenzadi uniformità e chiarezza occidentale, sulla storia

della mia fede, sulla complessità che viverla pie-namente significa.

Le tappe del percorso mi hanno rivelatoaspetti diversi e complementari del MedioOriente. La comunità di Aleppo è stata la primaa offrirci accoglienza, nel più genuino spirito sa-lesiano. Al centro di un grande complesso, dagliampi corridoi e dalle innumerevoli stanze, si col-loca il cuore religioso della casa: la Chiesa. I co-lori, il silenzio, la maestosità della grande navatafanno da cornice alla culla del Bambino Gesù,posta ai piedi dell’altare. E proprio la culla diGesù mi è parsa offrire la chiave di lettura delmondo arabo cristiano: magnifico “segno di con-traddizione”. Il presepe è incastonato, infatti, inuna più ampia cornice, tra la scuola musulmana,che trova posto nella stessa casa salesiana, daquando il governo ne ha preso una parte da de-stinare ai suoi studenti (cinquanta per classe!), ela polizia di Stato; anch’essa ha trovato colloca-zione in un’altra ala del complesso, originaria-mente tutto salesiano. Per dirla in breve, Gesùha la sua culla tra i sassi che i musulmani lancia-no talvolta dal cortile contro le vetrate ornamen-tali di una delle pareti della Chiesa e il filo spina-to che delimita l’area della polizia, pronta a spa-rare a vista a chi osa sporgersi dalle vetrate dellaparete opposta! Ebbene l’oratorio salesiano diAleppo, pur concedendo “con diplomazia echiarezza” il proprio immenso cortile alla ricrea-zione dei soldati coinquilini, palpita di vita e diidentità cristiana e salesiana. La Famiglia Salesia-na che ci ha accolto ha ben chiaro il proprio es-sere cristiana cattolica, e come tale si esprime nelcuore del mondo arabo a maggioranza musulma-na. E intorno alla vivace mensa della Comunitàdi Aleppo, che si predispone ad accogliere com-mensali per il pranzo, con la stessa semplicità enaturalezza con cui si apre a ricevere giovani ora-toriani per un thè e famiglie di cooperatori peruna chiacchierata, quale ricchezza è emersa dalconfronto su questioni da noi europei tanto tri-te, fin quasi a diventare tautologiche! Non è af-

VIS: I salesiani in Siria

Un’esperienza del VIS-Sicilia

Nico, Lucia, Laura e Don Enzo insieme a Don Nagib, di-rettore di Qamishli, in visita ad un santuario ortodosso

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insieme 19pastorale giovanile insieme

fatto scontato ilconcetto di acco-glienza, come nonlo è quello di convi-venza. Alle nostretestimonianze sul-l’accoglienza di im-migrati, anche mu-sulmani, all’internodelle case salesiane,i giovani del MedioOriente, abituatidalla storia allacomplessità, hanno

posto interrogativi che nascono da secoli diconvivenza con una pluralità di etnie e culture,con quella musulmana in particolare. Accoglierenon è semplice; cosa significa esattamente?L’ammonimento più forte da Don Munir, diret-tore della Comunità: “Chi vuol far bene deveessere chiaro”.

E se il confronto con il mondo musulmanonon annacqua i salesiani di Aleppo, non menostraordinaria è la testimonianza di dialogo ecu-menico che emerge dall’area mesopotamica. Ol-tre l’Eufrate, posta quasi a ridosso con la frontie-ra turca, è ubicata la cittadina di Qamishli. Lacasa salesiana che ci ha offerto ospitalità è piut-tosto piccola, per questo sa ancor di più di casa!Alla tranquillità di don Nagib, il Direttore, fa dacomplemento la singolare personalità del vivacedon Refaat. Nei villaggi dalle strade polverose edalle piccole case di fango, che fanno da cinturaa Qamishli, tante chiese ornate di giardini, perl’accoglienza dei fedeli. Ed è un pullulare digruppi etnici e religiosi: siriaci cattolici e siriaciortodossi; curdi cattolici e curdi musulmani; cal-dei; armeni cattolici e armeni ortodossi; assiricattolici e assiri ortodossi; melchiti, maroniti…sacerdoti e monaci che nel loro biritualismo atte-stano la ricchezza che viene dal Verbo di Gesù,fattosi carne ed entrato nella storia e nella cultu-ra dell’umanità.

Alle radici della nostra storia cristiana con-duce tutta la Siria, custode di tanti luoghi che ri-cordano i primi apostoli, i primi martiri, i primitestimoni di Cristo; l’itinerario paolino che ab-biamo percorso a Damasco quale storia di an-nuncio e di sofferta esperienza di fede attesta!

Damasco tra le sue innumerevoli moschee, illu-minate dal verde islamico; Damasco che ode ri-suonare cinque volte al giorno la preghiera mu-sulmana, è la città della conversione di Paolo. Eda Damasco all’ultima roccaforte della lingua diGesù, è davvero breve il percorso!

Al mio pericoloso sguardo occidentale, alte-rato da tanto pretenzioso intellettualismo, dauna certa accademica ricerca su ciò che significaidentità cristiana, accoglienza, tolleranza, da unasuperba ignoranza di voler insegnare ecumeni-smo e… democrazia, si è posto innanzi un mon-do che mi ha prepotentemente raccontato chisono. Il cristiano oggi, in Europa, scrive fiumi diparole sulla propria identità, non sa dire chi eglisia e quale ruolo debba avere all’interno degliStati laici cui egli stesso ha dato vita, e dei qualinon riconosce più le radici. Paradossalmente,d’altra parte, pretende di trovare risposte allacomplessità del reale, alla molteplicità dei crediche lo minano intorno. Risposte chiare, precise,che separino bianco e nero. Ma alla complessitàdella vita non c’è pacifica e definitiva risposta,c’è sofferenza che continuamente ricerca pace.Accoglienza, convivenza, non portano con sé in-genua serenità, quanto piuttosto sereno, gioioso,ma anche infinito impegno di pace.

L’immagine limpida delle alte montagne in-nevate del Libano, che ho potuto ammirare dal-l’alto colle che sormonta Kafrun, ad ovest dellaSiria, e che adesso rievoco, porta con sé la consi-derazione di quanto possano essere sontuose esconfinate le barriere naturali, ma mai insupera-bili quanto quelle a volte imposte dall’uomo,spesso superficiale nel giudicare mondi e umani-tà che ignora, piuttosto che attento a conoscerliper trattali con cura. E il medio Oriente va cono-sciuto.

LLuucciiaa BBoonnaaccccoorrssoo

Con i ragazzi dell'oratorio diAleppo insieme al Direttore

Don Munir

Nico, Laura,Lucia e Don Enzo a Maaloula, villaggiovicino Damasco dove si parla ancora l'aramaico

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insieme20 insieme pastorale giovanile

L’incontro del VIS tenutosi il 22 e 23 genna-io 2006 a Catania, presso la “Colonia don Bosco”dei lidi Playa, ha avuto come tema le problemati-che inerenti la coesistenza di un Sud e di unNord nel mondo, e come relatore d’eccezione Je-an Leonard Touadì, giornalista RAI che perso-nalmente avevo già avuto modo di ascoltare e diconoscere lo scorso novembre a Genova, in occa-sione del 3° Forum dei Giovani, organizzato dalCentro Culturale “Il Tempietto” in collaborazio-ne con il Paladonbosco e le scuole superiori DonBosco e riguardante l’immigrazione e l’intercul-tura.

I due incontri cui ho assistito, sebbene svolti-si a distanza di qualche mese e dedicati a temi ap-parentemente diversi, si sono rivelati un’espe-rienza senza soluzione di continuità. I fenomeniepocali dell’immigrazione e dell’intercultura, in-fatti, sono i protagonisti di un unico “dramma”che si svolge sul palcoscenico mondiale segnatodalla compresenza di un Sud e di un Nord.

Ma dove collocare questo Nord e questoSud? Basta la vecchia distinzione tra Paesi ricchie Paesi poveri, o è necessario calare queste cate-gorie “globali” anche in una dimensione che ri-guarda il quotidiano e le realtà locali? E quali so-

no la cause reali dell’immigrazione, ovvero dellaricerca di una terra promessa in cui sia possibilevivere meglio?

Touadì, cittadino italiano immigrato dal Con-go ormai da più di vent’anni, esordisce nella suarelazione sottolineando la necessità di “leggere”la realtà attraverso un’ottica che guardi all’inter-dipendenza tra “destino” planetario e “destini”locali. La distinzione Nord-Sud non è più, infat-ti, un fatto geografico, perché il Sud è presso dinoi e come tale, purtroppo, continua ad esseretrattato. La schiavitù del consumismo (Paesi ric-chi) e la schiavitù della miseria (Paesi poveri)convivono nelle nostre città, nei singoli quartieri,negli sguardi della gente che si incontra quotidia-namente per strada, nell’abisso che separa chinon può più vivere senza una videochiamata dachi chiede l’elemosina per sopravvivere…!

Si tratta dell’esito di dinamiche economicheche determinano la polarizzazione della ricchez-za da un lato, della povertà dall’altro; è la guerratra la crescita esponenziale dei beni di consumo ela morte per fame di circa due miliardi e mezzodi persone; è il risultato di quelle che Touadì hadefinito “strutture economiche del peccato”, checol loro funzionamento generano sofferenza, fru-

VIS - Il nord e il sud del mondo:una responsabilità collettiva

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insieme 21pastorale giovanile insieme

strazione, odio, non che un impatto ambientaledevastante per il nostro pianeta.

Quale pace si prospetta, dunque, se le guer-re, sotto l’apparenza di motivazioni ideali ed et-niche, sono dettate dalla geopolitica del cinismodelle multinazionali, disposte a sfruttare dei bam-bini pur di ottenere un diamante? Quale giusti-zia, se lo stesso Paese “ricco” che offre aiuti uma-nitari ad un Paese “povero”, lo rifornisce poi deiradar che guideranno gli aerei destinati a bom-bardare gli stessi villaggi che un giorno andrà asoccorrere?

Ecco che, in quest’ottica, dice Touadì, il“peccato” individuale si trasforma in “peccato”sociale. Ciascuno di noi contribuisce col suo stiledi vita a far sì che questi ingranaggi continuino afunzionare: la “nascita” di alcuni bisogni chequalche anno fa neppure conoscevamo, ma il cuisoddisfacimento è ormai vincolante, ci rendecomplici di un sistema economico mondiale fo-riero di conflitti e miseria.

Che fare? Perché il Sud possa vivere, il Norddeve cambiare. Chi deve cambiare il Nord? Co-me? In quale direzione?

Sono questi alcuni dei quesiti che Touadì ciha proposto come spunti di riflessione per i lavo-ri di gruppo svoltisi a seguito della sua relazionee alla fine dei quali, come era inevitabile che fos-se, le possibili proposte e soluzioni si sono rivela-te al tempo stesso questioni aperte e problema-tiche.

Riguardo al “chi” dovrebbe agire per uncambiamento, è evidente che esistono diversi li-velli di responsabilità (locali, nazionali, interna-zionali, ecc.), ma bisogna incominciare dal singo-

lo, dalla quotidianità e dal sentirsi soggetti attivi,che col loro consenso possono indirizzare le scel-te politiche.

Quanto al “come”, è indispensabile essere in-formati e consapevoli dei meccanismi che deter-minano la realtà in cui viviamo. Tuttavia la cono-scenza è solo il primo passo, è necessario poi ave-re gli strumenti per interpretare la realtà: in que-sta prospettiva è determinante il ruolo di chi“educa”, di chi “forma” e informa, di chi ha ilcompito e il dovere di fornire alle generazioni fu-ture gli adeguati “filtri” di lettura del reale, pri-ma, fra tutti, la famiglia.

Ma questo, a sua volta, può bastare per dareun nuovo corso alla storia?

La comprensione e la capacità di interpreta-zione dei problemi, perché si trasformi in capaci-tà di risolverli, deve essere supportata dalla chia-rezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere eda una motivazione di fondo che li sostiene.

Se la direzione verso cui muoversi è quella diuna sostituzione dell’economia del consumo conun’economia dello scambio, della relazione, del“dono” tra le civiltà; se per cambiare il sistemanon bisogna solo “curare la vittima”, ma far sìche non ci sia più la “vittima”, in nome di qualevalore, scopo o contenuto in cui credo, o cuiaspiro, dovrei cambiare il mio stile di vita? O do-vrei rivedere i miei bisogni, interrogandomi suquelli necessari o meno? Perché e come, insom-ma, dovrei privarmi del secondo cellulare al finedi intervenire sul meccanismo di produzione delcellulare stesso?

Sono questi alcuni degli interrogativi emersidal dibattito fra gruppi e ai quali si è cercato ditrovare risposta nella capacità di vivere secondocriteri dell’“Essere” e non dell’“Avere”, dimen-sione, quest’ultima, prevalente nei “Paesi delNord” del mondo.

Si potrebbe cominciare ridimensionando ilvalore del “consumo” e i bisogni che ne scaturi-scono.

In questa prospettiva, la scommessa per l’uo-mo sarebbe guardare al di là del benessere attua-le in vista di un progresso che rappresenti davve-ro un “andare avanti” (“progresso” deriva dal la-tino progredior, “vado avanti, avanzo”) della di-gnità di tutti coloro che solcano il pianeta Terra.

AAnnttoonneellllaa GGiiuulliiaannoo

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insieme22 insieme pastorale giovanile

MGS: Assemblea Nazionale di PG

Non siete voi cheavete scelto Lui, maLui che ha scelto voi.Dio non ci ama per-ché siamo buoni, masiamo buoni perchéLui ci ama. Siamo

tutti chiamati ad un’unica vocazione, quella del-l’Amore, che possiamo vivere solo perché primasiamo amati e in quanto “amati” anche chiamatiin una maniera propria e personale.

Queste sono solo alcune frasi trovate su unfoglio di appunti dimenticato dopo l’AssembleaNazionale di Pastorale Giovanile tenutasi al Sale-sianum (Roma) dal 24 al 26 febbraio 2006. Alcu-ne frasi che sintetizzano bene il tema scelto“Giovani e scelte vocazionali: processi educati-vi” e illuminate dall’omelia di Don AntonioDomenech (Consigliere generale per la Pastora-le Giovanile) che ha presieduto la CelebrazioneEucaristica conclusiva.

All’Assemblea hanno partecipato un centi-naio circa di operatori di Pastorale Giovanileprovenienti da tutta l’Italia e rappresentanti didiversi ambienti: Delegati SDB e ConsigliereFMA, Consulta nazionale Movimento GiovanileSalesiano, Cooperatori referenti ispettoriali, Pre-sidenti delle Associazioni CIOFS – CNOS e co-promosse sia nazionali che regionali, membridelle équipe regionali consacrati e laici.

La sera del 24, dopo gli arrivi e la cena, è sta-ta dedicata alla presentazione dei contenuti deigiorni successivi e alla festa, animata dalla Segre-teria nazionale MGS e creata con l’apporto ditutti i partecipanti, che ha permesso di crearesubito un clima sereno e fraterno.

Il lavoro intenso è cominciato sabato 25,dopo la preghiera iniziale, con la relazione diDon Francesco Motto (Archivio Storico Salesia-no) dal tema: “Torino – Valdocco: esperienza dieducazione alla “vita come vocazione”. DonMotto ha dapprima presentato la situazione e lescelte di Don Bosco: il contesto preindustriale eartigianale, le fasce di giovani accuditi e quelle

estranee alla sua attività, la tipologia di opere aservizio dei giovani; poi ha enunciato gli obietti-vi e le finalità dell’azione, sintetizzabili sotto idue aspetti della “carità temporale” e di quella“spirituale”, al fine di educare ad essere buonicristiani e onesti cittadini. In questo processoeducativo gli assi portanti sono stati: la formazio-ne cristiana (educazione del cuore) e quella delcarattere (studio e lavoro), la preparazione diret-ta alla professione lavorativa e l’inserimentoresponsabile nella società civile e religiosa, lascelta vocazionale concreta.

La seconda parte della mattina è stata dedi-cata all’ascolto di tre testimonianze attorno altema della risposta alla chiamata del Signore adessere salesiani oggi. Enzo Romeo, giornalistadel TG2, ha moderato la tavola rotonda che havisto intervenire Angela Bertero (Piemonte),Raffaele Fabris (Friuli Venezia Giulia) e Agosti-no e Cinzia Sella (Sicilia).

Angela Bertero ha raccontato del suo esseresalesiana sin dalla pancia della mamma e del-l’aria di accoglienza verso i poveri, che ha respi-rato in casa sin da piccola. Da qui la scelta del-l’insegnamento nelle scuole site in quartieri “arischio” e quella di impegnarsi in politica a favo-re degli ultimi, impegno che continua insiemealle FMA e grazie al VIDES. Raffaele Fabris,Dottore in Filosofia e già Coordinatore naziona-le del MGS, opera in una comunità salesiana peril recupero degli ex-tossicodipendenti. La sua“chiamata” è stata graduale e accompagnata dalconfronto discreto con uno zio sacerdote, unaFMA, alcuni libri e l’esperienza nel MGS adiversi livelli. Oggi, sposato da alcuni mesi, rileg-ge la sua vita, la scelta lavorativa e il matrimonioalla luce del Vangelo e della Spiritualità Giovani-le Salesiana. Agostino e Cinzia Sella (e i loro trefigli: Gabriele, Samuele e la piccola Gaia) sonoresponsabili dell’Istituto Salesiano di PiazzaArmerina (Enna) da quando le FMA hannolasciato il paese; con coraggio e fiducia hannodeciso di realizzare il loro sogno di “famigliaaperta” ai giovani nello spirito di Valdocco.

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insieme 23pastorale giovanile insieme

Il pomeriggio è stato aperto da Don Riccar-do Tonelli con una relazione introduttiva ai lavo-ri di gruppo sulle prospettive per mettere in ope-ra processi educativi virtuosi per i giovani e leloro scelte vocazionali. Sette gruppi hanno, poi,lavorato alla luce delle riflessioni ascoltate perverificare i processi educativi presenti nei nostriambienti e come favorirli. Una sintesi è stataofferta all’assemblea.

La serata si è conclusa con la preghiera delVespro, la cena e la riunione della ConsultaNazionale MGS allargata.

L’indomani Don Tonelli ha presentato i sug-gerimenti nati dai lavori di gruppi del pomerig-gio precedente: Abbiamo cercato di progettare –ha detto – processi educativi con esplicita conno-tazione dinamica, orientati verso la preoccupazio-ne di elaborare la proposta, il sostegno, l’approfon-dimento di precise e concrete scelte vocazionalinell’attuale contesto culturale (…). Infatti ilnostro progetto di “spiritualità della vita quotidia-na” ci sollecita a centrare l’esperienza vocazionale,nel senso pieno del termine, sulla quotidianità(…). Questo significa una scelta di fondo: ogni vi-ta è una vocazione…

La scoperta della vita come vocazione puòdiventare momento di un processo educativosolo se tradotta in una serie di interventi dalla cuirealizzazione nasce la possibilità di restituire allavita quotidiana la capacità di chiamata vocazio-nale. Si tratta di puntare sulla comunità educan-te e il clima vocazionale che in essa si respira,sull’accompagnamento e la testimonianza, sulbinomio vita quotidiana e esperienze forti, sullanecessità della formazione.

Dalla relazione conclusiva di Don Tonelli si èpassati ai lavori di gruppo per ispettoria, perlocalizzare quanto emerso nell’assemblea, riflet-tere su come attivare i processi individuati, etrovare i passi più urgenti e concreti da fare peruna programmazione comune.

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

OObbiieettttiivvii- Formazione comune di religiosi e laici;- Confronto, condivisione e scambio tra le varierealtà di P. G.IInnvviittaattii- Delegati SDB e consigliere FMA di P. G.;- Consulta nazionale del MGS;- Cooperatori referenti ispettoriali per la P. G.;- Presidenti nazionali delle associazioni CIOFS-CNOS e copromosse;- Equipe ispettoriali;- Presidenti regionali delle associazioni CIOFS-CNOS e copromosse;- Un collaboratore laico per ogni ispettoria.

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insieme24 insieme pastorale giovanile

Rinnovare la Pastorale Giovanile

la pastorale giovanile, quella familiare e quella vo-cazionale.

Nella riflessione dei Vescovi è emersa lanecessità di riscoprire momenti di dialogo tra gliadulti della comunità cristiana e le nuove genera-zioni, con particolare attenzione verso coloroche vivono situazioni di marginalità e di disagio.

È emersa l’esigenza di un nuovo slancio dellapastorale giovanile per favorire la piena soggetti-vità delle nuove generazioni nella missione dellaChiesa e il loro coinvolgimento nel camminoglobale della Chiesa italiana.

Non è la prima volta che la CEI pone atten-zione alle problematiche giovanili né possiamoaffermare che la Pastorale Giovanile sia nataall’inizio degli anni ’90, con il documento “Evan-gelizzazione e testimonianza della carità” (ETC) enemmeno con l’avvio di un coordinamentonazionale, voluto dalla Conferenza EpiscopaleItaliana tramite il Servizio nazionale per la Pasto-rale giovanile, ma è una esperienza viva di tutte

Una prima lettura dei dati del VI RapportoIARD sulla condizione giovanile in Italia, relati-vamente alla religiosità di giovani, citata daFamiglia Cristiana del 12 febbraio scorso, lasciaemergere una gioventù frammentata e moltepli-ce, colma di contraddizioni e dubbi e sottolineala diminuzione della percentuale dei giovani-cre-denti, rispetto al V Rapporto del 2000, passatadall’ 80% al 69%.

Il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovani-le, diretto da Mons. Paolo Giulietti, parla di“forme di bricolage religioso, slegate dalla Chiesa”e di “netta contrazione della dimensione pubblicadella fede e della dimensione comunitaria dellaChiesa”.

Tenendo conto anche di questi dati, laChiesa Italiana, a fine gennaio 2006, nel corsodella 56a Assemblea Generale, ha ribadito,ancora una volta, la necessità di una speciale at-tenzione pastorale nei confronti dei giovani e l’im-pegno a realizzare un maggior coordinamento tra

Il cammino della Chiesa a servizio dei giovani in Italia

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insieme 25pastorale giovanile insieme

è il terzo documento dell’Episcopato Italiano:“Educare i giovani alla fede”. Tutta la comunitàecclesiale è invitata a diventare “casa accoglienteper i giovani”, a fare una “lettura puntuale e ap-passionata del mondo giovanile”, anche tramite“una buona Consulta della pastorale giovanile”,ad aiutarli a porre al centro la persona di Cristo,aperti alla dimensione missionaria.

Il Documento mette anche in rilievo la ne-cessità, per le singole Comunità Ecclesiali, di unprogetto educativo pastorale, di offrire itineraridifferenziati e fattibili e maggior unità di percorsitra pastorale della fanciullezza e della preadole-scenza, tra pastorale giovanile e pastorale familia-re (nn.1-4). La PG è invitata ad aprirsi agli spazinon consueti della pastorale (la strada, le discote-che, la pastorale della notte…).

• 2000 – Il quarto grande contributo non èun documento solo, ma un insieme di documen-ti ed esperienze: è la GMG (giornata mondialedella gioventù) di Roma, con la sorpresa di unadomanda di Dio esigente, da accogliere nella vi-ta quotidiana e una decisione serena di risponde-re con generosità; nella Lettera Apostolica “No-vo millennio ineunte” il Papa sottolinea il con-cetto tantissime volte proclamato che i giovanisono “per la Chiesa un dono speciale dello Spiritodi Dio” a cui, fugando ogni forma di pessimismo,dobbiamo chiedere “una scelta radicale di fede edi vita, additando un compito stupendo: quello difarsi «sentinelle del mattino», in questa aurora delnuovo millennio” (n.9).

• 2001 – Il documento “Comunicare il Van-gelo in un mondo che cambia. Orientamenti

pastorali dell’Episcopato italiano per il primodecennio del 2000” (nn.51-55) sollecita la ChiesaItaliana a forare le solitudini giovanili con il donodi una fede “trasmessa” e incarnata nel mondo checambia.

Il Documento vuol essere una “prima rispo-sta all’invito rivolto a tutti da Giovanni Paolo IInella lettera apostolica “Novo millennio ineun-te”…: vogliamo “andare al largo” anche noi conpiena fiducia in Cristo Risorto e con il coraggioche ci è donato dallo Spirito Santo.

Pastorale giovanile e pastorale familiare sonotra le scelte qualificanti e prioritarie della ChiesaItaliana per il prossimo decennio.

le Comunità Cristiane da sempre. In questi ulti-mi anni, però, si è proceduto con un atteggia-mento progettuale a livello nazionale e con nume-rosi interventi magisteriali episcopali più conse-quenziali, che vogliamo riassumere in manierasintetica:

• 1989 – Già nel 1989 un documento dellaCEI sui problemi del Sud, “Chiesa italiana esviluppo della solidarietà”, pone attenzione aigiovani e invita la Comunità ecclesiale a conside-rarli “protagonisti dell’azione di rinnovamento…,costruttori di una nuova società”, un “grandepotenziale” capace di incidere sul “futuro dellaloro terra” (n. 30).

• 1990 – Il primo documento della CEI,fondamentale per il rilancio della PastoraleGiovanile in Italia, è “Evangelizzazione e testimo-nianza nella carità”. Ai paragrafi 44, 45 e 46 iVescovi italiani invitano espressamente la ChiesaItaliana a costruire una pastorale giovanile intel-ligente organica e coraggiosa, per “educare i giova-ni al Vangelo della carità”.

• 1995 – Un altro documento esplicito neiconfronti della PG, da parte della CEI, è “Con ildono della carità dentro la storia. La Chiesa in Ita-lia dopo il Convegno di Palermo”; in esso (nn. 37-40) si evidenzia per la Chiesa italiana e le singo-le Chiese locali “l’urgenza di ripensare la PG,conferendole organicità e coerenza in un progettoglobale” e la necessità di fare di ogni comunitàcristiana “una casa accogliente per i giovani.

Di grande importanza sono “gli Oratori, lestrutture educative parrocchiali, le associazioni e imovimenti ecclesiali. I progetti diocesani nonpotranno prescindere dal loro ricco patrimonio dieducatori, progetti educativi, itinerari di formazio-ne”. La PG deve estendersi agli ambienti dellascuola università, caserme, lavoro, tempo libero edell’impegno sociale…

Il Convegno di Palermo è stato preceduto dauna traccia di riflessione “Il Vangelo della caritàper una nuova società in Italia”: la comunitàecclesiale è invitata a considerare il ruolo deigio-vani “come soggetti attivi della propria crescita ecapaci di servizio generoso alla comunità” (40-42).

• 1999 – Espressione degli “Orientamentiemersi dai lavori della XLV Assemblea della CEI”

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insieme26

po libero e di tante si-tuazioni informali neiquali soprattutto “i gio-vani, tramontato il tem-po delle contrapposizioniideologiche, appaionosorprendentemente piùaperti al Vangelo, se essoviene offerto in un conte-sto di vera simpatia e diaccoglienza amichevole,da una comunità cristia-na coraggiosa nel propor-re la sua fede e al con-tempo capace di intessererelazioni significativenell’Oratorio, «sulla so-glia», e anche per strada.

In tali circostanze i giovani stessi, adeguatamenteformati e motivati, possono diventare i più effica-ci evangelizzatori dei propri coetanei”.

• 2006 – E siamo a fine gennaio scorso,come già detto, quando la CEI ribadisce la “ne-cessità di una speciale attenzione pastorale neiconfronti dei giovani e l’impegno a realizzare unmaggior coordinamento tra la pastorale giovanile,quella familiare e quella vocazionale”.

“Di fronte alla complessità e ai rapidi cambia-menti del mondo giovanile le nostre Chiese corro-no il rischio di mostrarsi incerte e in ritardo”: laChiesa è chiamata a “rispondere ai problemi deigiovani con una seria pastorale ecclesiale e l’impe-gno nella storia”: per la costruzione del Regnonelle nostre Chiese è necessario guardare ai gio-vani. E su questa linea ormai cammina la Chie-sa italiana e le varie Diocesi, Associazioni e Mo-vimenti ecclesiali: è sempre più necessaria…

DDoonn GGaaeettaannoo UUrrssoo

insieme pastorale giovanile

• 2003 – L’Esortazione Apostolica post-sino-dale di Giovanni Paolo II sulla Chiesa in Europadel 28 giugno 2003, “Ecclesia in Europa”, inco-raggia le Chiese d’Europa a “rivolgere un’atten-zione crescente all’educazione dei giovani alla fe-de” (n. 61) e a “rinnovare la Pastorale Giovanile,articolata per fasce di età e attenta alle variegatecondizioni di ragazzi, adolescenti e giovani… perrenderli protagonisti dell’evangelizzazione e del-l’edificazione della società” (n. 62).

• 2004 – La Nota Pastorale della CEI, Il vol-to missionario delle Parrocchie in un mondo che

cambia (n. 9) sottolinea la necessità di “faredella famiglia un luogo privilegiato della sua azio-ne, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie” edi favorire l’educazione alla fede dei figli, daifanciulli ai giovani, tramite la catechesi sacra-mentale, la presenza nelle scuole…, la prepara-zione dei fidanzati al matrimonio.

A questo proposito la Nota sostiene che“l’intero rapporto tra la comunità cristiana e i gio-vani va ripensato, e per così dire capovolto: da pro-blema a risorsa… Missionarietà verso i giovanivuol dire entrare nei loro mondi, frequentando iloro linguaggi, rendendo missionari gli stessi gio-vani, con la fermezza della verità e il coraggio del-la integralità della proposta evangelica”.

• 2005 – La Nota CEI “Questa è la nostrafede” (n. 23), indicando alcune occasioni partico-lari per il primo annuncio di fede, parla del tem-

«una comunità cristiana coraggiosa nel propor-re la sua fede e al contempo capace di intessererelazioni significative nell’oratorio, sulla soglia,e anche per strada. In tali circostanze – scrivonoi Vescovi italiani nel recente documento “Questaè la nostra fede” (n. 23), i giovani stessi, adegua-tamente formati e motivati, possono diventare ipiù efficaci evangelizzatori dei propri coeta-nei».

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insieme 27esperienze insieme

IV Convegno Internazionale di Storia Salesiana

Si è svolto dal 12 al 18 Febbraio 2006 a Cit-tà del Mexico il IV Convegno Internazionale diStoria dell’opera Salesiana organizzato dall’ACSSA (Associazione Cultori Storia Salesiana)che aveva per tema. “L’educazione salesiana dal1880 al 1922”.

I partecipanti, sessanta, provenienti da tuttele parti del mondo hanno proposto all’attenzio-ne dell’uditorio relazioni sulle attività salesiane el’applicazione del sistema salesiano nelle varie si-tuazioni geografiche e politiche delle case dei Sa-lesiani e delle FMA dalla fondazione della casa.

Anche la Sicilia ha partecipato al Convegnocon Don Paolo Terrana e Don Salvatore Spitale.Più significativa la partecipazione di Sr. MariaConcetta Ventura che ha fatto una relazione daltema:

“L’educazione collegiale presso l’IstitutoMaria Ausiliatrice di Catania” dal 1896 al 1922.

Giorni pieni di lavoro: Eucaristia alle 7, cola-zione e quindi tre relazioni fino alle 11,20. Ventiminuti di intervallo e altre due relazioni e dibat-tito fino alle 14. Pranzo. Si riprende alle 15,50con due relazioni, intervallo, altre due relazioni edibattito fino alle venti: cena.

Dopo due giorni: lunedì e martedì, il merco-ledì è stato un giorno di riposo. Siamo andati avisitare le Piramidi di San Juan de Teotihuacan.Meravigliosi resti archeologici di un popolo esi-stito in Mexico dal 400 a. C. al 700 d. C. delquale poco si conosce, neanche il nome si sa. GliAtzechi, qualche secolo dopo, trovarono questimonumenti e li utilizzarono fino all’arrivo diCortes, che spazzò via tutto. Dopo un pranzo abase di “Soap Atzeca” e “Insalada de nopales”,inondate da salse rosse o verdi, ma sempre pic-canti, ci siamo recati all’appuntamento per la ce-lebrazione eucaristica.

Momento molto significativo la celebrazionedell’Eucaristia nel celebre Santuario della Virgende Guadalupe. Quando siamo arrivati vicino alSantuario uno spettacolo estremamente partico-lare ci ha colpito. Tutte le zone circostanti al luo-go sacro erano occupate da pellegrini venuti an-

che da lontano: chi a piedi, chi in bicicletta, chicon altri poveri mezzi. Erano state montate cen-tinaia di tende alla buona, con spago e chiodi, esi preparavano a passare la notte. Alcuni, conpiccoli fornelli preparavano una frugale cena. Inun angolo, un monaco, con un enorme asperso-rio di rami, benediceva in continuazione personee offerte da portare l’indomani ai piedi della Ver-gine. Era uno spettacolo meraviglioso e pietosonello stesso tempo: la Vergine avrebbe capito eaccettato lo stesso quei piccoli gesti di amore fat-ti con tanto sacrificio. All’interno, ci era stato ri-servato uno spazio davanti all’altare centrale,sotto gli occhi dell’ Immagine Sacra, e 22 salesia-ni abbiamo celebrato, mentre un coro di suore edi cantori inneggiavano alla madre dei Messica-ni, dei salesiani, delle FMA e di tutti gli uomini.Siamo usciti alle 19, passando ancora attraversoquel mare di corpi, di voci che circondava il san-tuario. Ma non era finita la giornata. Al teatrodell’opera ci attendeva uno spettacolo di ballet-to. Che musica,che volteggi, che colori, che co-stumi, certe cose non si possono spiegare a paro-le, bisogna vederle: male per voi che non c’era-vate. Siamo arrivati a casa verso la mezzanotte enon importa se non c’era cena, ci eravamo ine-briati di altre cose.

Ancora lavoro giovedì e venerdì. Nel pome-riggio di quest’ultimo si erano tirate le conclusio-ni, si era fatto la verifica dello statuto in vista del-l’approvazione definitiva da parte del RettorMaggiore e si era eletta la Presidenza per il pros-simo quinquennio. Anche sabato è dedicato allevisite. Si va per primo al Museo di antropologia.Un immenso plesso a due piani, di forma rettan-golare con un grande cortile all’interno abbellitoda una gigantesca fontana a forma di fungo: sulgambo, a partire dal basso verso l’alto, era raffi-gurato il cammino dell’umanità dalle origini alfuturo e dal cappello pioveva, a cerchio, una ca-scata d’acqua. Più in là c’era una specie di la-ghetto con piante ornamentali acquatiche. Al-l’interno del museo era un susseguirsi di stanzecon centinaia e centinaia di reperti, moltissimi

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insieme28 insieme esperienze

originali, altri ricostruiti, come la mitica Lucy, fo-tografie, statue, sepolcri, materiale che segna letappe più significative del cammino dell’uomo ele varie civiltà succedutesi in Mexico: Maya, At-zechi, del Golfo e altre.

A mezzogiorno ci attende il Sig. IspettoreDon Luis Rolando Velerdi nel Santuario di Ma-ria Auxiliadora che si trova di fronte alla casaispettoriale. Il santuario è nuovo, ad una navatadi stile barocco, ricorda la chiesa di Trapani, mamolto più grande, era previsto all’inizio a tre na-vate, arioso, luminoso, con moltissime finestre avetrate istoriate Un grande presbiterio, elevato,domina tutta la chiesa. Al Centro l’altare e ap-poggiato alla parete di fondo un baldacchinocon Maria Ausiliatrice. Celebriamo messa, unafoto ricordo, parole di ringraziamento per labuona riuscita del Convegno e della sua organiz-zazione e via a pranzo. Cibi, vino, peperoncino,musica e canti allietano la tavola. Ci si saluta invista del prossimo convegno internazionale del2010, centenario della morte di Don Rua. Il re-sto è ordinaria amministrazione: valigie, biglietti,viaggi, controlli doganali, ritorno al quotidiano.Grazie a tutti coloro che ci hanno permesso unasimile esperienza.

Mi permetto di sintetizzarvi le conclusioni:

CONCLUSIONI DEL IV CONVEGNOACSSA - ISS 2006 SDB

1. Aree geografiche coperte dai contributi. Lerelazioni presentate al IV Convegno ACSSA co-prono le seguenti aree geografiche: Argentina (4contributi), Brasile (4), Italia (3), México (3),Spagna (2), Austria (1), Bolivia (1), Congo Belga(1), Ecuador (1), Inghilterra (1), impero asburgi-co-Slovenia (1), Trieste (1), Uruguay (1), USA(1). Tra i Paesi assenti vanno segnalati tre in cuile opere salesiane furono rilevanti nel periodostudiato (Belgio, Medio Oriente) o nella primaparte di esso (Francia). Le relazioni “generali”riempiono, benché solo in parte, tali lacune, of-frendo anche utili dati di confronto in contestidiversi.

2. Settori di ricerca. Gli argomenti studiati nelConvegno si possono raggruppare attorno a que-ste tematiche: Educazione e pedagogia nel Bol-lettino Salesiano; scuole professionali; scuole po-polari in Spagna; diversi aspetti dell’educazione

salesiana nel Brasile; l’educazione salesiana in al-cuni istituti/collegi/orfanatrofi/internati in Mes-sico, Italia, Bolivia e Uruguay; confronto scuolasalesiana e scuola laica nella Patagonia; un “mo-delo oratoriano”: los Exploradores de Don Bo-sco; proposta oratoriana in Italia e negli USA;educazione e contesto missionario (Patagonia,l’educazione dei Shuar, l’opera di Beauvoir, Mi-lanesio...). I diversi contributi offrono, nell’insie-me, una panoramica ampia e documentata. In al-cuni pochi casi andrebbe esplicitata ancora, nel-l’impostazione e nello sviluppo della tematicascelta, la centralità dell’educazione salesiana – te-ma del nostro Convegno – in linea di continuitào di frattura con il precedente Seminario tenutoa Vienna.

3. Società Salesiana: congregazione di educa-tori con un proprio metodo/sistema educativo.Nelle relazioni presentate emergono alcuni temiche si trovano in sintonia con le linee pedagogi-che individuate nel precedente Seminario tenutoa Vienna. Anzitutto, la considerazione semprepiù esplicita e consapevole della Società Salesia-na come congregazione per l’educazione dei gio-vani dei ceti popolari. Se ne trova conferma inun rilevante numero di contributi. I salesiani im-pegnati nella pratica maturano inoltre la convin-zione di avere un metodo educativo proprio, ori-ginale e valido: il sistema preventivo di donBosco, che viene chiamo spesso il “metodo sale-siano”.

4. Tra ideale e reale. L’adesione ideale a donBosco non sempre comportò una reale applica-zione della sua proposta pedagogica nella prassieducativa. In contesti, situazioni e documenti di-versi, si ascoltano voci di salesiani autorevoli chesegnalano difetti e carenze riguardanti aspetti ri-tenuti essenziali: “pesante disciplina nei collegi”;deficienza della assistenza: tra “rigido controllo”e “soverchia indulgenza”; “distanza” tra supe-riori e allievi; uso dei castighi, talvolta anche diquelli corporali. In aperto contrasto con le lineepedagogiche segnalate dai documenti elaboratinel centro della Congregazione che postulavano“mai castighi penali”.

5. Luoghi educativi privilegiati. In sintoniaideale, questa volta, con le istanze e linee peda-gogiche esaminate nel Convegno viennese, nel-l’insieme degli studi appaiono privilegiati tre

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insieme 29esperienze insieme

istituzioni o luoghi educativi. 1) L’oratorio, comeopera “prima” e caratteristica, ha meritato nelnostro congresso una attenzione particolare, enon solo da parte dei contributi che hanno stu-diato direttamente il tema. In più relazioni, l’ora-torio festivo è presentato come “la grande novi-tà che i salesiani hanno portato”. Non si dimen-ticano, d’altra parte, difficoltà di adattamento inalcune regioni. 2) Per quanto riguarda le scuoleprofessionali, il periodo oggetto del nostro studioappare ricco di istanze, riflessioni e proposte.

Tuttavia, la lunga strada percorsa dai tradi-zionali laboratori artigianali alle “vere scuoleprofessionali salesiane” si è mostrata irta di diffi-coltà, e non solo di carattere economico. In stret-to rapporto con le precedenti occupano un po-sto non irrilevante le scuole popolari o elementa-ri e i collegi/internati (anche nel contesto dellemissioni).

6. Tradizione e innovazione. L’indiscussoproposito di “fedeltà ai principi e metodi eredi-tati dalla tradizione viva della prima generazionedi salesiani”, e la convinta affermazione di posse-dere un proprio sistema educativo hanno com-portato – oltre agli indiscutibili risvolti positivi –,alcuni rischi che non sempre i salesiani riusciro-no a superare, né in linea di principio (cf. Con-vegno viennese) né nelle realizzazioni delle sin-gole opere. Nel periodo studiato, le coordinatepedagogiche di riferimento sono prevalentemen-te ad intra. Ciononostante, sono da sottolineareistanze e attuazioni significative per quanto ri-guarda l’adattamento ai tempi e ai luoghi. (Al-l’inizio del secolo XX, il primo Capitolo Salesia-no Americano invitava a riconoscere “certi pro-gressi fatti dalla scuola del nostro tempo”; e ilconsigliere scolastico generale affermava, nel1907, che la “unità fondamentale” non si oppo-ne a “quella varietà di particolari, determinatada diversità di luogo, di lingua e di nazionalità”.Anche a questo proposito sono rilevanti gli in-terventi di don Bertello e don Ricaldone. Il pri-mo sintetizzò la doppia esigenza tradizione-in-novazione nella espressione: “Con i tempi e conDon Bosco”. E tutti e due diedero un apportorilevante nella attuazione di scuole professionalipiù rispondenti alle esigenze dell’operaio e del-l’industria, in tempi di forti trasformazioni,senza tradire l’ispirazione originaria).

7. Rilievi metodologici e prospettive.L’ampiezza degli argomenti scelti, la difficol-

tà di un lavoro pioneristico per molti versi, ilimiti imposti dalle relazioni e altri ancora nonsempre hanno consentito di approfondire il con-testo in cui si inseriscono le realizzazioni prese inesame. Ulteriori ricerche consentiranno un con-fronto calibrato tra le istanze e realizzazioni sale-siane e quelle presenti nel dibattito pedagogico enella prassi educativa del tempo. Si tratta diun’operazione impegnativa ma indispensabileper valutare il significato e l’originalità del con-tributo salesiano, evitando conclusioni e accosta-menti estrinseci o problematici. Ad ogni modo,nel nostro Convegno sono state tracciate piste diricerca significative (basti citare, a modo diesempio: la “cuestión religiosa-escolar” nellaPatagonia; il problema dei “corporal puni-shments” in Inghilterra; strategie educative e“sensación de fracaso” tra i Shuar; l’impegnoeducativo nel Congo Belga; difficoltà e pregiudi-zi trovati nel contesto sloveno...).

Da una rapida scorsa all’apparato critico deicontributi, emerge anche lo sforzo di utilizzaremateriali di prima mano (cronache, epistolari,relazioni di viste ordinarie e straordinarie). Inqualche relazione si accenna però esplicitamentealla mancanza di fonti fruibili. E non si tratta diun caso isolato. A questo proposito è auspicabi-le un lavoro di collaborazione a diversi livelli (trai ricercatori, tra le singole case, tra le ispettorie enazioni, tra FMA e SDB, i gruppi della FamigliaSalesiana...). Alla elaborazione di sussidi biblio-grafici dovrebbe seguire poi la messa a disposi-zione dei ricercatori FMA-SDB... di aggiornateraccolte di fonti (edizioni critiche, riproduzioni,microschede, CD-Rom, DVD, internet...).

e) Sarebbe inoltre augurabile la elaborazionedi progetti coordinati di ricerca in collaborazio-ne (tra SDB e FMA; tra cultori di storia salesia-na di diverse nazioni...) su temi importanti e/o dicomune interesse: formazione dell’educatri-ce/educatore salesiano; SDB presenti anchenelle opere FMA (Cerruti, Rinaldi...); sistemapreventivo e risposta ai bisogni dei tempi; educa-zione politico-sociale, affettiva...

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario ispettoriale

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insieme30 insieme famiglia salesiana

FFEESSTTAA DDII DDOONN BBOOSSCCOO AA CCAATTAANNIIAA

La grande Famiglia salesiana di Catania, se-de delle ispettorie salesiane sicule “San Paolo”dei Salesiani di Don Bosco e “Beata Madre Mo-rano” delle Figlie di Maria Ausiliatrice, celebre-rà, a livello cittadino, la solennità liturgica di SanGiovanni Bosco nell’anniversario del “dies nata-lis” e nel segno e nel ricordo del 150° della mor-te di Mamma Margherita, serva di Dio, e del120° dell’arrivo dei primi Salesiani nell’ex Ora-torio dei PP. Filippini.

Lunedì 30 gennaio, alle ore 10.00, nell’Istitu-to “Maria Ausiliatrice” di via Caronda 224, pres-so la palestra scolastica intitolata a Laura Vicuna,la ragazza oratoriana cileno-argentina beatifica-ta, in Castelnuovo Don Bosco (Asti), dal servo diDio Giovanni Paolo II il 3 settembre 1988, si ter-rà un Forum dal tema: “Lo Sport per crescere”.

Interverranno per la Pallanuoto Giusy Mala-to, per il Rugby Orazio Arancio, per la PallavoloNiki Lo Bianco, per il Basket Francesco Ansel-

La festa di Don Bosco 2006

mo. Parteciperanno, inoltre, il presidente regio-nale della Polisportiva giovanile salesiana EnzoCaruso, il tifoso Claudio Benigno, il presidentedel Calcio Catania Antonino Pulvirenti, il diret-tore Marketing Calcio Catania Maurizio Cian-cio, il vice sindaco avv. Giuseppe Arena. Mode-rerà il dibattito Giacomo Cagnes.

La sera della vigilia della festa di San Gio-vanni Bosco, alle ore 20, tutte le rappresentanzedelle componenti della Famiglia salesiana, sacer-doti, suore, coadiutori, cooperatori, ex allievi,studenti, volontari Don Bosco, ADMA, VDB,PGS, amici, ecc., dall’Oratorio salesiano “SanFilippo Neri” di via Teatro Greco raggiungeran-no in corteo la vicina chiesa conventuale “SanFrancesco d’Assisi, sede del santuario diocesanodell’Immacolata, per una veglia di preghiere, diriflessioni, di testimonianze e di canti in onore diDon Bosco dal tema “Una famiglia per vivere”.

Martedì 31, tutte le case salesiane della città,della diocesi e delle ispettorie regionali festegge-ranno la ricorrenza liturgica del santo con cele-brazioni religiose e manifestazioni sportive ri-creative ed oratoriane tipiche del carisma sale-siano.

A Catania, presso la cappella “Maria Ausilia-trice” dell’Istituto delle suore F.M.A. di via Ca-ronda, da sabato 28 a lunedì 30, alle ore 19.15,saranno officiati i vespri solenni. Giorno 31, la S.Messa festiva per la comunità religiosa sarà cele-brata alle ore 7. Gli studenti del liceo delle co-municazioni e della scuola media, con i professo-ri e gli ex allievi, parteciperanno, alle ore 10, nel-la chiesa parrocchiale “S. Agata al Borgo”, allasolenne celebrazione dell’Eucarestìa presiedutada don Edoardo Cutuli SDB, consigliere ispetto-riale e delegato per la Pastorale giovanile. Alleore 17,30, nella cappella “Sacro Cuore” dell’Isti-tuto “Maria Ausiliatrice” don Salvatore CultreraSDB , professore presso l’Istituto “San France-sco di Sales” in Cibali, celebrerà l’Eucarestìa pergli scolari delle Elementari con le loro famiglie.

AAnnttoonniinnoo BBllaannddiinnii

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insieme 31famiglia salesiana insieme

SS.. GG.. BBOOSSCCOO,, SSAANNTTOO DDEEII GGIIOOVVAANNII

Oggi ricorre la festa di San Giovanni Bosco,particolarmente sentita a Catania dove l’operasalesiana ha radici profonde, diffuse, meritorie.Don Bosco è il Santo della gioventù povera edabbandonata, l’apostolo per eccellenza del XIX°secolo.

Nacque il 16 agosto del 1815, morì il 31 gen-naio 1888. Rimasto orfano di padre all’età di dueanni, dovette la sua forte educazione umana ecristiana alla mamma Margherita Occhiena, perla quale è stato poi aperto il processo di beatifi-cazione. Ordinato sacerdote nel 1841 a Torino, igiovani furono sempre la passione di Don Bosco:occuparsi dei giovani, soprattutto di quelli pove-ri ed abbandonati, per dare loro una istruzionescolastica, una istruzione religiosa, un mestiere,un pezzo di pane ed un pezzo di Paradiso. Nellasua opera fu sostenuto da frequenti illustrazionicelesti e della generosità di benefattori.Creò Oratorio quotidiano, pensionato,scuole d’arti e mestieri per i giovani la-voratori e scuole umanistiche.

Assicurò la continuità della suaopera fondando la Pia Società di SanFrancesco di Sales (i Salesiani), l’Istitu-to delle Figlie di Maria Ausiliatrice e laPia Unione dei Cooperatori Salesiani.Il suo metodo preventivo è permeato diallegria e di pietà con il culto dell’Euca-restia e la devozione pura a Maria Ausi-liatrice dei cristiani. Il culto dell’eucare-stia, la Santa messa e la Comunionefrequente e la devozione alla Madonna,sono, secondo Don Bosco, i due pilastriche sostengono la sua opera. A ciò siaggiunge la pratica della confessionesacramentale come mezzo di forma-zione. E sotto l’aspetto spirituale il col-laudo più bello di questo sistema si eb-be il 12 di giugno dell’anno 1954 con laelevazione agli onori degli altari delquindicenne Domenico Savio, alunnodi S. Giovanni Bosco nell’Oratorio diValdocco.

BBeenniiggnnoo DDeemmaarrccoo

[fonte: La Sicilia, 31 gennaio 2006]

IISSTTIITTUUTTOO SSAALLEESSIIAANNOO ““SS.. CCUUOORREE”” -- CCTT

IERI SOLENNE RICORDO DI «DON BO-SCO». a.z.) Bagno di folla e di fede, ieri, malgra-do il maltempo, nell’Istituto salesiano «SacroCuore» di Barriera, dove San Giovanni Bosco èstato ricordato solennemente dal vescovo diPiazza Armerina, mons. Michele Pennisi, e daldirettore dell’Istituto, don Giuseppe Troina. Su-bito dopo, esercitazione ed omaggio floreale deivigili del fuoco a Maria Ausiliatrice, con presen-za di personale che, pur di presenziare, ha rinun-ciato al riposo. Ieri si è svolta pure, fra la chiesadi San Francesco all’Immacolata e lo storico ora-torio di San Filippo Neri di via Teatro Greco, latradizionale veglia cittadina in onore del santo,guidata da don Giordano e Giuseppe Salomone.Nell’occasione è stata benedetta la statua.

[fonte: La Sicilia, 01 febbraio 2006]

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insieme32 insieme famiglia salesiana

FFEESSTTAA DDII DDOONN BBOOSSCCOO AA RRIIEESSII

Come ogni anno a Riesi, la festa di Don Bo-sco è stata molto sentita e partecipata dalla po-polazione, con una festa che ha avuto inizio già ilgiorno 22 di gennaio con la “Coppa Don Bosco”tra la P.G.S. di Riesi ed altre società, ma anchecon momenti ludico-sportivi con molti ragazzi diRiesi e con momenti più culturali con il concor-so di poesia sul tema: “Famiglia primo luogo direlazioni significative nel crescere di ciascuno” eun concorso di disegno sul tema: “Insieme nellavita”.

Giorno 26 gennaio hanno avuto inizio i mo-menti religiosi con la celebrazione eucaristica,nella chiesa di S. Giovanni Bosco, presieduta daDon Gino Costanzo, direttore di Caltanissetta eil concerto della “Corale polifonica Don Bosco” diSan Cataldo. I momenti liturgici sono stati difondamentale importanza, con la celebrazionedei vespri in modo solenne, nei giorni che hannoimmediatamente preceduto la solennità; la litur-gia penitenziale giorno 27 gennaio, presiedutadall’unico parroco diocesano di Riesi, Don PinoGiuliana; la celebrazione eucaristica con il tesse-ramento degli exallievi giorno 28, la S. Messa deigiovani domenica 29; la veglia Don Bosco giorno30; la concelebrazione il giorno della festa, pre-sieduta dal parroco Don Lorenzo Anastasi.

Da sottolineare altri momenti significativi,come il ““ccoommmmeennttoo aallllaa ssttrreennnnaa ddeell RReettttoorr MMaagg--ggiioorree”” fatta la sera del 28 dal Presidente Regio-nale degli exallievi Dott. Giovanni Costanza e laprocessione per le vie del paese della statua diDon Bosco giorno 29, molto partecipata dallapopolazione. I diversi giorni di festa sono statiallietati da momenti particolarmente dolci e alle-gri: la “sagra della guastedda”, i “pignatuna”, la“fiera del Dolce” e il concerto della “Banda DonBosco” di Riesi.

SSaalleessiiaannii RRiieessii

Presentato il Programma delle Giornate di Orienta-mento all’Università del Progetto Start-Life: “LifeTelling”, questo il tema della V edizione.La cerimonia inaugurale si terrà mercoledì 22 marzopresso il Teatro “Don Bosco” dell’Istituto Salesiano“S. Francesco di Sales” di Catania.Seguiranno sessioni specifiche sulle Facoltà universita-rie nei giorni: 29 marzo, 5 aprile e 12 aprile alle ore15,00. In questi incontri presidi, docenti e studentiuniversitari illustreranno nelle varie sessioni le Facoltàcon dibattito informativo. Sarà consentito l’utilizzo disussidi multimediali per l’orientamento presso il Labo-ratorio Psicopedagocico dell’Istituto e saranno fornititests di ammissione per le Facoltà a numero chiuso.La cerimonia conclusiva è prevista per giovedì 27 apri-le alle ore 15,00.

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insieme 33frammenti di memoria insieme

Una vita per i giovani

Domenica 15 gennaio, presso l’istituto salesiano“San Filippo Neri” nuovo in piazzetta San DomenicoSavio, sarà ricordato dagli ex allievi catanesi il 20° del-la morte di don Giovanni Donzelli SdB. Alle ore 10.30,il direttore don Carmelo Umana SdB celebrerà la S.Messa festiva e subito dopo sarà assegnata la Borsa vo-cazionale intitolata a don Donzelli, il compianto sacer-dote salesiano da tutti amato e stimato come l’amicodei giovani e l’apostolo delle vocazioni sacerdotali e re-ligiose della Congregazione religiosa di San GiovanniBosco, per la cui intenzione egli aveva offerto la pro-pria vita, vittima gradita a Dio, in olocausto. Ancor og-gi il suo nome è in benedizione presso la schiera innu-merevole di ex allievi e di amici della Famiglia Salesia-na di Sicilia sempre grata al maestro di vita e di amoresalesiano. Don Donzelli era nato a Scicli nel 1912, pri-mo di 5 figli di una modesta e laboriosa famiglia cristia-na. Rimasto presto orfano di madre, fu mandato dal pa-dre al Collegio “San Giuseppe di Pedara” dove iniziò,per il suo carattere vivace ed inquieto, un non facilecammino di formazione religiosa e salesiana, che prose-guì tra tante difficoltà anche nelle case di San Gregoriodi Catania, Bollengo (Torino) e di Modica. Ordinatosacerdote nel settembre 1943, l’ubbidienza lo mandò aMarsala e a Catania dai Filippini dove continuò conpassione apostolica e pastorale la sua infaticabile operadi animatore vocazionale nelle scuole elementari, nel-l’oratorio, nella parrocchia e nell’associazionismo gio-vanile. I superiori lo destinarono pure al Don Bosco-Sampolo di Palermo, alla parrocchia di Giostra in Mes-sina e a Ragusa. Il venerato e carismatico santo fonda-tore fu il suo grande e costante amore, che illuminò ilsuo dinamico e fecondo ministero sacerdotale, giustifi-cò tutte le sue scelte, spinse le sue innumerevoli azioni.Come scrisse nel necrologio il direttore del tempo, donSalvatore Mangiapane De Gregorio, Don Giovannivolle essere sacerdote di Cristo nella congregazione sa-lesiana col cuore e la sensibilità pastorale di Don Bo-sco. Chi scrive, da bambino lo conobbe come maestrodi catechismo all’Oratorio del glorioso San Filippo Ne-ri di via Teatro Greco e lo rivide nella maturità comeanimatore oratoriano ed insegnante di religione di suofiglio nella scuola media del nuovo S. Filippo Neri divia V. Giuffrida. Favolosi furono i pellegrinaggi con luicompiuti nei maggiori santuari siciliani, italiani e fran-cesi, grazie al suo ottimismo ad oltranza e al suo entu-siasmo travolgente. Devotissimo di Maria Ausiliatrice,pazzo di don Bosco e di S. Domenico Savio, ebbe una

profondissima venerazione per il Papa e per il RettorMaggiore dei Salesiani. Era l’anima del vecchio Orato-rio dei Filippini, che venne riaperto grazie alla lungimi-ranza del beato cardinale Dusmet d’intesa con Don Bo-sco 120 anni fa ed affidato ai sacerdoti salesiani prove-nienti da Torino proprio nell’anno, nel mese e nel gior-no in cui nasceva a Catania il nonno materno di chi loricorda affettuosamente con questa nota. Umanamenteparlando non è spiegabile come un uomo apparente-mente modesto e trascurato abbia potuto suscitare in-torno a sé tanto entusiasmo per Don Bosco e tanto con-senso. Don Donzelli fu per tutti maestro affettuoso ingenerosità e carità al di là di ogni ragionevole limite.Tutti ricordano con ammirazione e nostalgia le tante efrequentate associazioni da lui guidate con spirito pio-nieristico e le inesauribili attività formative e ricreativefissate in fotografie per la storia dei nostri oratori. An-che quando fu in condizioni molto precarie di salutenon si affievolì il suo dinamismo ed attivismo, profusicon energia sorprendente ed insospettabile. La sua gio-vialità e il suo spirito di iniziativa, la sua fantasia apo-stolica trascinavano chiunque nella via del bene e dellagenerosità. Per tale motivo, ebbe la consolazione di es-sere aiutato da tanti benefattori attratti dal suo fascinodi uomo di Dio e di amico dei fratelli. Non pochi loconsideravano membro della propria famiglia e cometale fu pianto alla sua dolorosa morte.

I giovani da lui amati nella vita oratoriana erano se-guiti nella loro vita di ex allievi sposati e professionisti.Sempre disponibile condivideva con loro gioie e dolo-ri. Le sue ultime energie furono spese per gli ex allievie per le loro famiglie, che voleva sempre unite, serene evicine al grande cuore di Don Bosco. Due segni accom-pagnarono il suo pio transito verso la patria celeste:l’ultima uscita fatta il 24 novembre 1985 in pellegrinag-gio alla Madonnina delle Lacrime in Siracusa e il gior-no della morte, il primo sabato del mese di gennaio, de-dicato dalla pietà cristiana alla Beata Vergine Maria. Ilsacerdote salesiano don Antonio Toigo ebbe a scrivere:”Per amore filiale a don Bosco e alla Madonna, per at-taccamento alla sua vocazione salesiana e alla congrega-zione, per il dono generoso, sacrificato, totale di sé aigiovani dei quali ha sempre e solo cercato il vero benee la salvezza, Don Donzelli potrà avere chi lo eguagli,difficilmente chi lo superi”.

AAnnttoonniinnoo BBllaannddiinnii

[fonte: Prospettive, 15 gennaio 2006]

AALL ““SS.. FFIILLIIPPPPOO NNEERRII”” UUNN RRIICCOORRDDOO DDII DDOONN GGIIOOVVAANNNNII DDOONNZZEELLLLII

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insieme34

del gruppo “Millennium”. “Una bella esperien-za. L’Oratorio si è espresso come Oratorio, comecomunità. Siamo stati diversi gruppi assieme, ma

come unico Oratorio”. È Mattia, 18anni, del gruppo “Smile”, a comu-nicare questa riflessione maturataanche in Giacomo, 16 anni. Que-st’ultimo aggiunge: “Tutti i gruppici siamo ritrovati assieme. Questitre giorni ci hanno dato l’opportu-nità di conoscerci meglio tra dinoi”. Per Giulia, 14 anni, il campo èstato “intenso”.A conclusione della tre giorni, è sta-ta celebrata la Santa Messa. A pre-siedere la celebrazione è statol’ispettore, don Luigi Perrelli, ilquale, al termine, ha consegnato airagazzi e agli animatori una tegoladella tettoia. Un segno chiaro di co-me ognuno rappresenti un “pezzo”importante dell’Oratorio.

insieme dalle case salesiane

Ragusa - Tutti sotto un tetto

“Tutti sotto un tetto”. È lo slogan che ha ac-compagnato i tre giorni di campo scuola dei ra-gazzi e dei giovani dell’Oratorio di Ragusa. Ilcampo si è tenuto a Montagna Gebbia dal 4 al 6gennaio. L’iniziativa era rivolta ai ragazzi piùgrandi ed esattamente ai gruppi “Smile”, “Ra-gazzi 2001”, “Millennium”, “Primavera” e “Gi-ve”. Un centinaio di ragazzi e ragazze insieme ailoro animatori e con la presenza del direttoredella Casa, don Franco Di Natale, e dell’Orato-rio, don Filippo Pagano. Graditissima presenzaanche quella di don Enzo Schillirò e di Salvato-re Mallemi. Salvatore è un seminarista della dio-cesi di Ragusa che dal mese di novembre colla-bora con l’Oratorio. Ogni gruppo ha tenuto in-contri su un tema specifico, ma il tema condut-tore degli incontri in comune è stato l’Oratorio.

Il segno presentato il primo giorno è quellodella tettoia Pinardi poggiata sulle colonne raffi-gurate in un sogno che fece don Bosco: ossia laMadonna e l’Eucaristia. Un mix di momenti diriflessione, di preghiera, ma anche di allegria. “Èstata un’occasione per incontrare Dio, per farequell’incontro che cambia la vita”. È la testimo-nianza di Viviana, 18 anni tra qualche settimana,

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Le Associazioni del tempo libero

AAsssseemmbblleeaa RReeggiioonnaallee 22000066

Domenica 12 febbraio si è svolta aPalermo, presso l’ Istituto Salesiano

Gesù Adolescente, l’Assemblea Regionale ordinaria,con la presenza di numerosi CGS e di oltre 50 soci,giovani soprattutto. La provenienza dei soci hasegnato soprattutto la presenza di numerosi giovanidalle Case SDB di Marsala, Trapani, Catania-Barrie-ra, Taormina, Alcamo, dalle FMA i rappresentanti diAcireale e Gela, e dal Life di Biancavilla. Presenti iconsiglieri regionali Messina D., Cultrera A., RacitiA., Raineri R., Vasta I., oltre ai Delegati Regionali.

L’incontro è stato aperto, dopo i saluti del Vice-presidente Domenico Messina e dei Delegati regio-nali, d. Gaetano Urso e sr. Rosetta Calì, con un sem-plice momento di preghiera, animato dalla Delegataregionale.

Nella mattinata ascoltiamo con attenzione larelazione del Vicepresidente Messina sull’ Animato-re socio-culturale nei nostri CGS e Oratori-Centrigiovanili, con riferimenti espliciti al Direttorio delleComunicazioni sociali, con relativo, interessantedibattito.

Dopo un breve intervallo la Segretaria regionale,Agata Raciti, legge la relazione annuale, inviata dalpresidente Lembo, impedito per motivi di famiglia;quindi il Tesoriere, Aldo Cultrera, presenta per l’ap-provazione dell’assemblea il bilancio consuntivo peril 2005 e quello preventivo per l’anno in corso: rela-zione e bilanci vengono approvati all’unanimità,dopo alcune chiarificazioni con i presenti del-l’Assemblea.

Vengono confermati i momenti forti dell’Areo-pago per il 13-14 maggio presso la Colonia donBosco e il campo estivo per animatori CGS dal 27 al31 luglio, probabilmente a S.Gregorio di Catania,oltre ai Campi nazionali.

Alle 12,30 il delegato don Gaetano Urso presie-de l’Eucarestia, con la partecipazione dei soci e conl’animazione della “vecchia” e “gloriosa” ComunitàInsieme del Don Bosco-Ranchibile.

Dopo l’ottimo pranzo, presso la sala-refettoriodell’Istituto, torniamo nella sala incontri, ove si esi-biscono i gruppi di Marsala, Trapani e Palermo-Ge-sù Adolescente, con canti, drammatizzazioni eschetc… Ben curata l’accoglienza da parte del CGSlocale, in particolare del Nazionale Renato Raineri.

FFeessttaa ddeell tteesssseerraammeennttoo aa MMooddiiccaa

Il 15 gennaio oltre 130 i partecipantialla Festa del Tesseramento al T.G.S.

per il 2006. I gruppi più numerosi da Catania (oltre50), da Messina (circa 50) e da Modica (circa 20), gui-dati dal Presidente regionale Roberto Benedetto, daidelegati regionali don Gaetano Urso e sr. Rosetta, dasr. Maria Conti con un bel gruppo di giovani.

Ci siamo dati appuntamento nel centro storico diModica, accolti dal dirigente regionale Concetto DiRosa e dai soci della sua associazione. La prima tappaprevede la graditissima visita ad un laboratorio dellacioccolata modicana, con assaggi e… acquisti vari,quindi l’escursione guidata al Castello dei Conti diModica (quanti gradini e che vento gelido!) e alla Cat-tedrale barocca di S. Giorgio. Verso le 13.30 tutti apranzare presso un centro agrituristico. Alle 16.30 cidirigiamo verso il nuovo Centro Polivalente LauraVicuna delle nostre FMA. per la Santa Messa, cele-brata dal delegato, don Gaetano Urso, presso lavicina Parrocchia.

Modica - Foto di gruppo con don Gaetano Urso

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insieme36 insieme dalle case salesiane

Verso il “Memorial Don Giovanni Alibrandi”

Bilancio nettamente positivo alla fine delgirone d’andata per la giovane società “Polispor-tiva Giovanile Salesiana Padre Alfio BarbagalloTennistavolo” di Pedara, sponsorizzata dalComune di Pedara. assessorato allo sport, con intesta il sindaco Emanuele Anthony Barbagallo ediretta con entusiasmo dal presidente don Giu-seppe Di Leonforte SDB, direttore dell’Istitutosalesiano “San Giuseppe” e parroco in“Sant’Antonio Abate”, e dal vice presidente donCarmelo Pietrasanta, direttore dell’Oratorio,assieme ai bravi e validi dirigenti sig. Angelo DiStefano e avv. Salvo Bonaccorsi, consiglierecomunale, sempre presenti nelle gare casalinghee nelle trasferte della squadra pedarese.

Un notevole contributo si è avuto dai duetecnici collaboratori sig. Carlo Pandolfini, capoarea della Fitet nazionale e regionale, e dott.Giovanni Petrone, veterano tecnico della Fitetregionale.

La squadra femminile, allenata dal tecnicoregionale sig. Emanuele Blandini, dopo un avviostentato – l’età media delle giocatrici è di 13anni – dovuto principalmente alla prima parteci-pazione alla serie B nazionale e al fatto d’incon-trare avversarie già stagionate ed esperte per laserie B, ha concluso con due sonanti vittoriecontro la “Virgo Messina” e il “Rocchenere TT”,garantendosi la sicura permanenza in serie B etentando, nel ritorno, di fare qualche sgambettoe di salire di qualche posizione in classifica.

Si sono messe in luce nel girone d’andataGiuliana Lamina, autrice di 5 vittorie in campio-nato e protagonista di 5 tornei regionali vinti,posizionandosi al n. 9 d’Italia “CT ragazze” e n.222 “CT assoluto” e diventando più di una spe-ranza per il tennistavolo nazionale; l’atleta èstata già visionata ai tornei da tecnici regionali enazionali blasonati.

Meritano menzione anche Serena ed Elenia

TTEENNNNIISS--TTAAVVOOLLOO:: CCOONNCCLLUUSSOO IILL GGIIRROONNEE DD’’AANNDDAATTAA

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insieme 37dalle case salesiane insieme

Pappalardo, autrici di 4 vittorie in campionato edi ottime prestazioni.

In campo regionale, quello pedarese è sicu-ramente il vivaio più importante che, oltre alletre ragazze in questione, sta già vedendo all’oriz-zonte altre piccole campionesse di 9-10 anni chepiano piano crescono all’ombra delle più affer-mate giocatrici.

Nel settore maschile, la serie C2 si è assesta-ta da sola al terzo posto in classifica; è un veropeccato perché ben due partite si sono persefuori casa ad Acireale per 5-4.

La squadra dell’allenatore-giocatore Ema-nuele Blandini ha messo in luce un ottimo San-dro Sicali, giovanissimo talento del TT. Pedara eprossimo Convocato in nazionale italiana allievi,autore di 10 partite vinte e di prestazioni altiso-nanti che hanno evidenziato lo straordinariotalento del giovane atleta, che aspetta solo laconsacrazione ad alti livelli.

Da menzionare anche il giovane Luca Burgioe Pippo Zappalà, che con impegno completanol’organico della squadra. L’anima della squadra,per quest’anno, è sicuramente il tecnico-giocato-re Blandini, autore di 12 vittorie su 14 incontri edi giocate che fanno la differenza nella serie C2.

È giusto ricordare che tutto ciò esiste, si per-petua e si sviluppa grazie al grande spirito disacrificio e all’entusiasmo giovanile e salesianodel compianto don Giovanni Alibrandi, leggen-dario ed amato educatore di diverse generazionidi allievi salesiani. Il 22 gennaio, memoria litur-gica della beata Laura Vicugna, ragazza oratoria-na, ricorre il primo anniversario della morte didon Alibrandi che ha dato la vita per questosport e per la salvezza e la crescita umana ecristiana dei suoi diletti ragazzi pongisti.

A tal fine, l’Istituto salesiano pedarese, assie-me al comitato provinciale e regionale della Fitete alla “P.G.S. P.A. Barbagallo TT” di Pedana, staorganizzando, in sua memoria il primo “Memo-rial Don Alibrandi”, con gare agonistiche e non,nei giorni dal 20 al 22 gennaio 2006. Il torneosarà preceduto, alle ore 9.30, dalla S. Messa insuffragio; le gare si svolgeranno nel salone su 5tavoli nel salone dell’Istituto “San Giuseppe”.

AAnnttoonniinnoo BBllaannddiinnii

[fonte: Prospettive]

PPEEDDAARRAA -- PPrreemmiioo ““DDoonn BBoossccoo””’’ 22000066

Appuntamento anche quest’anno, alla simpatica ini-ziativa proposta dagli Ex Allievi e Cooperatori di Peda-ra, agli Alunni di 3^ 4^ e 5^ delle Scuole Elementari diPedara e Nicolosi.

Il tema è d’obbligo: “Mamma Margherita la Mam-ma di Don Bosco”.

Siamo alla 15° edizione e rileviamo con compiaci-mento l’impegno condiviso dallo staff insegnanti e daglialunni, per una conoscenza sempre nuova di Don Boscoe quest’anno – di Mamma Margherita.

Gli alunni possiedono una tecnica sicura e collauda-ta nella elaborazione del tema, lasciati al loro estro, libe-rando la loro fresca fantasia si immergono in riuscitissi-mi tentativi di: composizioni, lirica in lingua e in dialet-to (con sofferta ricerca della rima), grafica su ampi car-telloni sui quali si immerge una equipe di 4/5 compagni,creando spazi a disegni, collage, sfoggio coloristico, iltutto messo in evidenza con testate in gara con i nostriquotidiani.

Ma la vera ricchezza di espressione sono le interpre-tazioni spontanee e per nulla infantili, sentimenti e rifles-sioni che traducono mirabilmente l’animo gioioso espontaneo di bambini, di ragazzini che riescono a coglie-re nuclei di realtà e di immagini a volte provocatorie innoi adulti.

In una mattinata gioiosa e con un po’ di sole acco-gliamo oltre trecento alunni nel Cine-Teatro per la pre-miazione dei più meritevoli, presenti Autorità civili escolastiche e il tutto condito, oltre che dalle tradizionalicaramelle, dalla ingegnosa e allegra animazione di ungruppetto di giovani animatori dell’oratorio.

CCAATTAANNIIAA -- ““VViittaa ddii ccooppppiiaa””,, ccoorrssoo aaii ssaalleessiiaannii

Nell’Istituto salesiano”Sacro Cuore” di Barriera e nelquadro degli incontri-dobattito, per giovani e famiglie ,organizzati in collaborazione con l’ufficio diocesano e ilCentro Sociale IV, ha tenuto un’interessante conferenzaDon Gianni Russo, preside dell’Istituto Teologico “S.Tommaso” e direttore della Scuola di Specializzazione inBioetica e Sessuologia di Messina. L’oratore, parlando di“risorse morali nella vita di coppia” ha esordito indican-do il percorso che i coniugi devono intraprendere eseguire per raggiungere, attraverso l’amore di coppia,Gesù. Inoltre la coppia cristiana, ha aggiunto Don Rus-so, donandosi a vicenda, può portare questi segni diamore nella società, indicando contemporaneamente unvero cammino spirituale. Subito dopo è seguito, mode-rato dal coordinatore di questa iniziativa, Don GaetanoUrso, un lungo ed interessante dibattito.Questi incontri si concluderanno il prossimo 25 marzo.

AAggaattiinnoo ZZiizzzzoo

[fonte: La Sicilia, venerdì 17 marzo 2006]

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insieme38 insieme dalle case salesiane

bans coi ragazzi che lo hannoletteralmente attorniato.In poche parole un’esperien-za indimenticabile per tuttima sopratutto per il messag-gio donatoci: “...portate sem-pre nel vostro cuore l’amoredi Don Bosco per voi!”.

Grande festa sabato 4 febbraio e domenica 5per la visita Straordinaria di Don Pier Fausto,Delegato del Rettor Maggiore, presso il nostroCentro Giovanile.

Tutti i ragazzi dei Gruppi Formativi l’hannoincontrato nel pomeriggio accogliendolo contanta gioia ed entusiasmo,attraverso canti, balli ebans. C’ è stato anche spazio per la serietà e l’at-tento ascolto durante l’omelia della messa orato-riana.

Successivamente, Don Pier Fausto ha volutoincontrare la nostra Comunità Educativo Pasto-rale e, dopo aver visto un video sulle moltepliciattività del centro, ha discusso del modello ora-toriano di raccolta sociale ed interazione con gliEnti e quartieri, proposto già da alcuni anni dalnostro Centro.

La domenica invece, i ragazzi si sono scate-nati per la Giornata NO-STOP con tantissimeattività, giochi e animazione alla quale neancheDon Pier Fausto ha potuto resistere e, prenden-do in mano il microfono, ha condotto alcuni

Visita straordinaria del Regionale SDB

Don Pier Fausto Frisoli alla Comunità Salesiana di Palermo

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insieme 39dalle case salesiane insieme

Oratori e parrocchie: un servizio nuovo dipromozione e sostegno

Si è svolto il 14 febbraio a Caltanissetta l’incontro congiunto Responsabili OCG e Parroci. Novità:oltre a tutto lo staff ispettoriale hanno partecipato diverso laici provenienti dalle varie opere. Cuoredell’incontro la presentazione ufficiale di due organismi operativi di supporto al rilancio organico che sivuol attuare per gli OCG e le Parrocchie. L’ipotesi di lavoro è che questi ambienti, così come gli ambientiScuola e CFP, abbiano una organizzazione unitaria, organica e strutturata capace di creare un modelloefficace e duraturo di interventi socio-pastorali.

Per diversi mesi si è lavorato da parte di più responsabili per dare vita a strutture di supporto in vistadi una progettualità socio-educativa e pastorale di cui abbisogna oggi l’ambiente OCG-Parrocchie.

DDii sseegguuiittoo ssii rr iippoorrttaa sscchheemmaa ssiinntteess ii ddeell llee sscceell ttee ooppeerraatt iivvee aavvvv iiaattee ::

CCOOMMMMIISSSSIIOONNEE SSOOCCIIOO--EEDDUUCCAATTIIVVAA EE GGRRUUPPPPII TTEECCNNIICCII IISSPPEETTTTOORRIIAALLII(cfr. Direttorio isp. nn. 2.2.9 – 3.7.6 – e altri…)

SSttrruutt ttuurraa oorrggaanniizzzzaattiivvaa: � Ispettore e il suo Consiglio: compito di promozione,verifica e validazione � Riferimento istituzionale e pastorale: il Delegato di PG;� Una Commissione socio-educativa composta dagli SDB incaricati o/e delegati di organismi ispettoriali

( PG/Don Edoardo Cutuli – CNOS/FAP Don Aldo Ballistreri -OCG/Don Salvino Raia – SCS/DonPippo Fallico – SCN e COL/Don Enzo Giammello).

� Due Gruppi tecnici: *) Uno (c/o ispettorato) per i servizi legati all’OCG e all’ SCS *) L’ altro per i servizi relativi all’SCN e COL

Composizione del 1° gruppo tecnico c/o ispettorato: a. Una esperta laica coordinatrice (a Tempo Determinato e part time);b. Un progettista e Un consulente amministrativo (a collaborazione) c. Consulenti/referenti zonali: PA/TP – CT – RG – ME – CL/GELA ( a progetto)

Composizione del 2° gruppo: Equipe di Don Enzo Giammello

SSeerrvviizzii ee ccoommppiitt ii: a. della Commissione:

� Scelte delle linee progettuali, strategie ispettoriali e scelta di un obiettivo annuale;� Coordinamento dei due gruppi tecnici:

*) dare priorità e indirizzi specifici*) individuazioni dei servizi richiesti *) supervisione e monitoraggio (scadenze bimensili).

� Individuazione dei requisiti/competenze delle risorse umane.b. Del 1° gruppo tecnico:

� Progettazione e supporto alla progettazione locale; � Osservatorio dei bisogni e delle risorse con riferimento ai ns. destinatari;� Informazione sulle opportunità offerte dalle normative vigenti;� Sensibilizzazione, formazione e aggiornamento sulle politiche sociali e giovanili;� Sostegno alla gestione dei progetti approvati;� Raccordo con il territorio e diffusione delle buone prassi.

RRiissoorrssee uummaannee zzoonnaa llii : Referenti zonali: PA/TP (Rosaria Vinciguerra) – CT (Col/Valeria Toscano) –CL/Gela (Viviana Aldisio) – ME (Giuseppe Sturniolo) – RG (Antonello Licitra)

Compiti dei referenti:� Interfaccia con il centro servizi isp. e collegamento con il territorio;� Co-progettisti e coordinamento dei progetti approvati;� Formazione e aggiornamento zonale;

Oneri economici: � Criterio: Rimborso spese;� Pagamento riferito al budget dei progetti approvati

TTeemmppiisstt iiccaa:: Avvio di tutto il processo progettuale, organizzativo-tecnico ed economico a febbraio 2006

L’incontro è stato molto positivo per la concretezza della proposta, per l’apporto qualificante dei laici,per il clima di ottimismo che la novità crea soprattutto riguardo al lavorare insieme e con progetti. Puntiinterrogativi non ne sono mancati…anzi! Ma il punto di partenza è tracciato. Ora si tratta di crederci einsieme lavorare con l’entusiasmo e il sano realismo di Don Bosco.

SSaallvv iinnoo RRaa iiaa

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insieme40 insieme dalle case salesiane

Una significativa espe-rienza del Centro Oriz-zonte Lavoro di Catania èstata resa possibile nelmese di settembre 2005 eche ha promosso l’attua-zione di un progetto deno-minato “Articolo 23, 3°

comma” della Costituzione italiana che punta sul-la capacità di riscatto innescata dall’educazione allavoro e dall’inserimento lavorativo “tutorato”.

GGllii oobbiieettttiivviiSecondo quanto evidenziato nelle premesse

e in piena coerenza con lo spirito rieducativodella citata norma costituzionale, il progetto si èprefissato di:

a) reperire opportunità lavorative serie, ne-cessarie per consentire ai minori di usu-fruire dell’istituto della “messa alla pro-va”, alternativo alla detenzione;

b) informare le persone detenute sulla legi-slazione di riferimento, il mercato del la-voro, le agenzie del territorio, ecc.;

c) fornire servizi di orientamento finalizzati alreinserimento lavorativo;

d) supportare gli utenti coinvolti nella ricer-ca di opportunità lavorative idonee;

e) promuovere lo sviluppo, in ognuno di lo-ro, di autonomia e capacità progettuale(sapersi organizzare nella ricerca del lavo-ro e volersi scommettere per costituireuna propria cooperativa sociale);

f) fare acquisire una sana cultura del lavoro edel suo valore, con particolare riferimentoall’autoimprenditorialità e alla coopera-zione sociale;

g) sensibilizzare le imprese attraverso l’infor-mazione sulle leggi che incentivano all’as-sunzione di persone detenute o ex-dete-nute e promuovere la conoscenza delleesperienze eccellenti di inserimento lavo-rativo già realizzate in questi ultimi anninel circuito imprenditoriale locale;

h) in particolare (e costituisce il principale ri-

sultato atteso dal progetto), preparare, co-stituire e immettere sul mercato una coo-perativa di lavoro.

IIll ppeerrccoorrssooEffettuate alcune riunioni previe con lo staff

della cooperativa per la progettazione esecutiva,il progetto ha preso l’avvio con la presentazionedello stesso alle varie realtà che si era previsto dicoinvolgere (enti pubblici e privato sociale) met-tendolo a loro disposizione come preziosa risor-sa e chiedendo loro di intervenire, segnalandol’utenza da inserire al lavoro e quali partner del-l’itinerario progettuale.

Per non restare nel vago, a ciascun ente è sta-to consegnato un fascicolo contenente una pre-sentazione del progetto ed una specifica schedada utilizzare per la segnalazione e presentazionedei ragazzi.

I risultati, purtroppo, si sono rivelati incredi-bilmente deludenti: dopo avere contattato, conun consistente lavoro durato più mesi, 85 enti(come si è detto, sia pubblici che del privato so-ciale) sono stati segnalati appena 7 ragazzi. E ciòin una città come Catania che vanta il triste pri-mato della delinquenza minorile!

La cooperativa, lungi dall’arrendersi, si è da-ta da fare e, grazie al decennale radicamento inun quartiere di periferia, ha trovato, accolto e in-serito altri ragazzi. E meno male, perché diversitra quelli segnalatici, per diversi motivi si sonoritirati.

In atto, la nuova cooperativa di lavoro (i ra-gazzi l’hanno voluta intitolare a Don Bosco) staper iniziare le proprie attività lavorative comeAgenzia di Recapiti. Alla scelta di tale settored’intervento si è giunti considerando l’assenza dicompetenze professionali nei ragazzi e dal mo-mento che uno studio pur empirico di mercatoha evidenziato bisogni non soddisfatti e la possi-bilità di abbattere i costi, rispetto alle agenzie giàoperanti in loco.

Con la collaborazione degli utenti si sta com-pletando la necessaria fase della formazione ini-ziale (rinforzo delle motivazioni, formazione al

Lavorare vale la pena

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insieme 41dalle case salesiane insieme

lavoro e all’etica del lavoro, alla cultura impren-ditoriale, cooperativa e professionale, alla sicu-rezza nei luoghi di lavoro, al lavoro in team, …)

Studiato il mercato locale e la “concorren-za”, elaborato un pacchetto di servizi con relati-vo listino prezzi, con il coinvolgimento di tutti siè promosso il lancio sul mercato della nuovaAgenzia di recapiti (già consegnate al domiciliodi potenziali clienti circa 2.000 lettere di presen-tazione dei prodotti, dei servizi e dei costi, graziealle quali è stato acquisito un primo portafoglioclienti).

La stesura dello statuto ha consentito ai ra-gazzi di cominciare a capire come si gestisce unacooperativa e, già a partire dalla stesura, come sigiunge a prendere decisioni, allorché si hannopareri diversi.

Il ragionamento sulla cooperazione ha con-sentito di fare chiarezza sulle motivazioni e gliobiettivi di ciascuno, a partire dalle singole indi-vidualità e dalla propria storia personale. Dopoun ampio e positivo confronto, alcuni sono rima-sti “conquistati” dai concetti di condivisione, de-mocraticità, protagonismo, scommessa, deciden-do di aderire da soci; altri hanno preferito darela propria disponibilità in qualità di dipendentinon soci, almeno per il momento. Questa distin-zione, che ha rischiato di creare una rottura, si èpoi ricomposta in vista del necessario rispettodelle peculiarità e delle scelte personali.

L’inserimento nel percorso di tre tirocinanti,grazie ad un protocollo con il Gruppo Eurocon-sult, ha costituito una risorsa di fondamentaleimportanza. Così come la disponibilità a titologratuito da parte di un ex allievo salesiano e im-prenditore motivato (il rag. Giuseppe Litrico) asvolgere nella fase iniziale la funzione di presi-dente.

La trentina di clienti (alcuni dei quali di no-

tevole consistenza) che si è dichiarata disponibi-le ad affidarci le proprie consegne fa ben spera-re in vista del raggiungimento dell’obiettivo. An-che perché è chiaro che, finito il progetto conl’avvio dell’attività lavorativa, i ragazzi sarannoancora seguiti finchè necessario.

CCoonncclluussiioonneeIn chiusura, ci preme sottolineare l’idea ma-

dre in base alla quale si è snodato il percorso diinserimento socio-lavorativo posto in essere eche ci sembra abbia conferito carattere innovati-vo al progetto.

Si è scelto di ribaltare le logiche finora domi-nanti riguardo l’inserimento lavorativo di sog-getti marginali, evitando di produrre situazioniprotette, garantite, privilegiate e, al tempo stessoprovvisorie (come le classiche “borse lavoro”);in una sola parola assistenzialistiche. Alla rela-zione “assistente-assistito” va sostituito un per-corso di inclusione sociale basato sul protagoni-smo, sulla condivisione e sull’acquisizione distrumenti e di abilità: l’emarginazione può esse-re vinta solo dalla partecipazione. Infine, perchéil “miracolo” avvenga, non può essere sufficien-te l’impegno della persona deviante. Occorre ilsupporto, lungo l’intero percorso, di personemotivate e professionalmente preparate che de-cidano di com-promettersi nella logica dell’in-carnazione. In altre parole, non basta motivare,orientare, formare: bisogna “accompagnare” allavoro.

Riteniamo che il nuovo nome dell’assistenzasia l’accompagnamento: farsi compagni di viag-gio di chi non ce la fa.

Fra un semestre torneremo sull’argomentoper verificare se e come il sogno sarà divenuto,come crediamo, realtà.

DDoonn EEnnzzoo GGiiaammmmeelllloo

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insieme42 insieme dalle case salesiane

Messina - “Giostra”

DDOONN BBRREEGGOOLLIINN SSOOSS FFAAMMIIGGLLIIAA

L’iniziativa per il 75° anniversario dalla costruzio-ne della chiesa

«Prendetevicura della fa-miglia, date levostre miglio-ri risorse allasalvaguardiadella fami-glia» questol’appello diDon AdrianoBregolin, vi-cario del Ret-tor Maggiore,al popolo sa-

lesiano convenuto nella parrocchia di San Mat-teo, a conclusione della solenne festività di DonBosco. Una chiesa strapiena di fedeli ed ex allie-vi, ma anche un altare affollatissimo. Domenica5 febbraio erano davvero in tanti a ringraziare ilSignore per i 90 anni di presenza salesiana. DonBregolin ha celebrato l’Eucaristia con una venti-na di confratelli, tra sacerdoti, religiosi e diaconi,originari di Giostra o protagonisti di questacomunità come parroci o direttori dell’oratorio.E prima di andar via ha chiesto a tutti un impe-gno ben preciso per il 2006, quello di riservareuna speciale attenzione alla famiglia, che è luogoprimario di crescita umana e cristiana. “La fami-glia - ha ribadito il superiore salesiano - é illuogo educativo per eccellenza e tutti siam chia-mati a sostenerla, sia con la preghiera che conazioni concrete. Noi, come Chiesa, dobbiamocamminare accanto alle nostre famiglie, non persvolgere azione di supplenza, ma perché conqui-stino, attraverso l’esperienza viva dell’amore diCristo, autonomia di capacità e di movimento”.

È estremamente soddisfatto Don Paolo Ter-rana, parroco di San Matteo, e forse un po’ com-mosso. Certo, non immaginava che il cantieredei festeggiamenti del 75° anniversario dell’inau-

gurazione della chiesa, aperto l’anno scorso, po-tesse portare insieme tanto lavoro e tanta gioia.Nessun aspetto è stato trascurato, da quello fe-stoso a quello celebrativo, da quello sociale aquello culturale, da quello ludico a quello ricrea-tivo, da quello commemorativo a quello propo-sitivo. “Abbiamo provato a dare un taglio educa-tivo - spiega Don Paolo - al programma deife-steggiamenti e a rendere attuale non solo il mes-saggio ma anche e soprattutto la pedagogia diDon Bosco con una precisa finalità, quella di of-frire una prospettiva concreta per il futuro, spe-cie ai nostri giovani. Come l’impegno nel mondodell’associazionismo, del volontariato. Attraver-so il vissuto di chi ha saputo trarre ispirazione daDon Bosco, attraverso l’educazione a valori co-me la legalità, abbiamo provato a scuotere le co-scienze, abbiamo cominciato a sperare in una so-cietà migliore”. Ecco perché il fiore all’occhiellodi questa fase dei festeggiamenti rimane sicura-mente il Forum, il momento formativo-culturaleche ha saputo coniugare abilmente interventi egrado di partecipazione. Passando dall’invito alrispetto per le regole di Rita Borsellino all’espe-rienza di vita di chi é cresciuto a Giostra e nonha mai negato le sue origini, facendo addiritturadiventare un vantaggio la sua appartenenza, co-me il professore Elio Calbo ed il maestro FrancoCancelliere. Per finire a chi é impegnato quoti-dianamente nel dare sostegno e voce a chi nonvede riconosciuti i propri diritti. Come padreFranco Pati, che, facendosi carico di volta in vol-ta delle diverse marginalità, dai barboni ai tossi-codipendenti, dagli ex carcerati ai minori a ri-schio, dalle ragazze madri ai malati terminali, og-gi si ritrova con i 22 operatori della cooperativa“Santa Maria della strada” a dover gestire ben 8case d’accoglienza e altrettanti percorsi rieduca-tivi. “Mi auguro che non rimangano semplici pa-role - insiste don Paolo - e che si possano forma-re sempre più onesti cittadini e bravi cristiani”.

EEmmaannuueellee TTrriippooddoo

[fonte: centonove, 10 febbraio 2006]

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insieme 43dalle case salesiane insieme

LLEE LLEEZZIIOONNII DDII RRIITTAA AA GGIIOOSSTTRRAA

Rita Borsellino arriva a Messina mercoledì 26gennaio e interviene in occasione del 75° anniver-sario della fondazione della chiesa di San Matteo,nel difficile quartiere di Giostra; per partecipareai forum “Educazione alla legalità”. Mancavano,ed è una grave mancanza, i ragazzi. Intenti a bi-vaccare fuori dalla sala, sui motorini, fanno saloogni tanto chiassoso capolino. Stanca, tirata involto, la candidata dell’Unione alle regionali digiugno parla di esperienze di vita nel quartierearabo dl Palermo, il più antico, il più degradato.Esperienze vissute per la gran parte insieme alfratello Paolo, figura sempre presente nel suoi di-scorsi; che la accompagna ma che mal la condi-ziona.

I temi del suo Intervento sono incentrati sulrispetto delle regole e del valori. «Valori - confes-sa Rita Borsellino - che ho imparato a casa senzache mi venissero mai imposti. I “forti” non hanno

IILL RRIISSCCAATTTTOO DDII GGIIOOSSTTRRAA

Crescere e formarsi in un quartiere come Gio-stra oggi non è facile, né lo è stato in passato, mafarlo con l’aiuto di un oratorio che al tempo stes-so é una scuola e una famiglia assume un signifi-cato del tutto diverso. «Crescere e vivere a Gio-stra: esperienze di vita» è uno degli incontri orga-nizzati da don Paolo Terrana in occasione dei fe-steggiamenti per i 90 anni della presenza dei Sale-siani. Le esperienze di chi ha vissuto in questoquartiere diventano preziose per l’intera città. Pergli ospiti, alcuni dei quali non tornavano da tem-po in quel luogo che li ha visti bambini, è stato unmomento per rivivere ricordi di un’infanzia ormaitrascorsa, ma resa serena e felice dall’opera dellaparrocchia che, seguendo l’insegnamento delgrande educatore Don Bosco, si impegna a for-mare «onesti cittadini e buoni cristiani».

Erano presenti il prof. Elio Calvo, FrancoCancellieri, artista di fama nazionale, e il dott. En-rico Bivona, il cui intervento è stato un graditissi-mo fuori programma. Hanno offerto la loro testi-monianza ed erano visibilmente emozionati nelfar riaffiorare aneddoti, esperienze indimenticabi-li che, a distanza di anni, sembrano tutte positive.

«L’oratorio — ricorda il prof. Calvo, oggi pri-mario al Policlinico universitario — offre una

bisogno di valori né di regole, se le creano da sé.E quando alla legge si sostituisce il privilegio lasocietà si disgrega -continua - subentra un autoas-solversi ed il senso del dovere muore perché i di-ritti sono negati».

Quando entra nello specifico dei rapporti trapolitica e mafia (e sarà l’unica volta in tutta la se-ra in cui nominerà la parola mafia) il tono si fa piùacceso. «C’è chi è convinto che la politica possafare a meno dell’etica. Non c è così. Che la mafia,il cui scopo ultimo è il denaro ed il potere, cerchila politica è una cosa grave ma in un certo sensonaturale. Ma non c’è giustificazione per la politi-ca che si fa mafia - e qui il riferimento al casoMessina è chiaro - è un processo perverso. Ed éun bene che oggi se ne parli, perché solo pochianni fa si sceglieva invece il silenzio»

((AA..CC..))

[fonte: centonove, 27 gennaio 2006]

possibilità in un mondo che sembra ostile, sta poialla capacità e alla caparbietà di ognuno riuscire asfruttarla nel migliore dei modi. Essere di Giostranon deve demoralizzare chi ha voglia di fare, nonpuò e non deve essere un motivo di penalizzazio-ne». La parrocchia è stata il luogo dove fin da pic-coli si impara a distinguere tra sincerità e disone-stà, tra bene e male, curando l’educazione cultu-rale e spirituale. Ma al di fuori di quello che puòsembrare un ambiente ovattato, la vita di chi vie-ne da un quartiere considerato “difficile” è moltospesso in salita. Si viene additati come “giostroti”e bisogna imparare a convivere con questi appel-lativi.

Franco Cancellieri ed Enrico Bivona ne han-no fatto un loro punto di forza, distinguendosiper tenacia e intraprendenza, e raccontano diver-titi come loro stessi per primi se ne vantavano adiscapito di ogni pregiudizio. Ma gli ospiti non sisono limitati a ricordare il loro passato, davanti aipadri che li hanno visti crescere e affermarsi nellavita, si sono impegnati a stare vicino, per quantoè loro possibile, ai giovani che oggi abitano ilquartiere e che hanno bisogno, ancor più che inpassato, di validi esempi da seguire.

EElliissaabbeettttaa RReeaallee

[fonte: La Sicilia]

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insieme44 insieme dalle case salesiane

Riesi - Auguri al vicario foraneo

Nei solenni festeggiamentiin onore della Patrona Maria Ss.della Catena è inserita la festaper il 25° anniversario di sacer-dozio di Don Enzo Andronaco,Vicario Foraneo e direttore del-la comunità salesiana di Riesi.

È un’occasione che permet-te alla comunità ecclesiale diringraziare il Signore per averglidonano in Don Enzo un sacer-dote operoso che, con semplici-tà e determinazione, ha offertoil proprio ministero per la cre-scita spirituale della nostra co-munità; ma nello stesso temposi vuole stringere affettuosa-mente attorno alla comunità sa-lesiana, che dal 1941 opera coninstancabile zelo per la crescitasociale e spirituale dei giovani e

della comunità tutta. Oggi, forse più di allora, ilcarisma di Don Bosco è attuale a Riesi poichénelle molteplici attività oratoriane rappresentaper molti giovani un punto di riferimento capa-ce di distoglierli dai falsi ideali che la società con-sumistica gli propone.

L’augurio più bello che le posso fare, caroDon Enzo, è oltre invocare la Vergine Maria diconcedergli tutte le grazie necessarie per prose-guire ancora per moltissimi anni nella sua nobilemissione sacerdotale e che la comunità riesina, inparticolare le giovani famiglie, comprenda cheuna fattiva collaboraziorie con voi salesiani, nel-le varie attività svolte all’oratorio, gli permetteràdi educare con più facilità i propri figli come“Buoni cristiani e onesti cittadini” (Don Bosco).

GGiiaannlluuccaa FFeerrrraarroo

[fonte: La Sicilia, 03 settembre 2005]

Don Perrelli, Mons. Pennisi e Don Andronaco

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insieme 45

quentata da pochissime persone. Il compito sipresentò molto arduo all’inizio, ma essi non siscoraggiarono, anzi, sempre col sorriso sulle lab-

bra, così li ri-corda ancora ilpopolo riesi-no, fecero sìche la chiesasi popolassesempre più, ela gente siaccostasse conpiù fervore allaChiesa e aiSacramenti.Istituirono lascuola Media,legalmente ri-conosciuta;l’oratorio Sale-siano è ancoraoggi frequen-tato dalla mag-gior parte del-la gioventù.Inoltre nel1969, sempreper il loro vivointeressameto,si diede inizioalla Casa di Ri-poso, esistenteancora oggi,della quale sisentiva grandenecessità, perl’assistenzaagli anziani.Furono una ri-sorsa immensa

a per i riesini, che videro nei Figli di Don Boscola speranza per un futuro migliore!

SSaallvvaattoorree GGiiuulliiaannaa

[fonte: La Sicilia, 04 febbraio 2006]

dalle case salesiane insieme

Riesi - Festa per i 65 anni dei salesiani

In occasione del 65° anniversario della pre-senza dei Salesiani a Riesi, il direttore Don EnzoAndronaco e la comunità salesiana hanno invita-to tutta la citta-dinanza a par-tecipare alla so-lenne concele-brazione che siterrà oggi alleore 18 presso labasilica MariaSs. della Cate-na. A presie-derla il concit-tadino mons.Calogero LaPiana, vescovodi Mazara delVallo e figlio diDon Bosco.

I Salesiani,si insediarono aRiesi il 2 marzodel 1941, invi-tati dal RettorMaggiore deisalesiani DonPietro Ricaldo-ne, il quale surichiesta delVescovo diPiazza Armeri-na Mons. LuigiSturzo, e di Pa-pa Pio XII, af-fidava il paesealla guida di tresacerdoti Sale-siani: Don Cri-spino Guerra,Don Paolo Giacomuzzi, Don Ettore CarnevaleMaffei; ed un coadiutore, Sig. Luigi Guaschino,in quanto aveva riscontrato lo stato miserandodella chiesa che proprio in quel periodo era fre-

Lettera del Vescovo di Piazza Armerina alla Comunità Salesiana di Riesi

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insieme46 insieme dalle case salesiane

Catania-Barriera - Carnevale 2006

5 elementi, comincia a dare delle valutazioni, cheperò rimangono segrete fino alla fine. Dopo laprima sfilata è il momento dei giochi organizzatiper tutti i bambini. Si va dal classico gioco dellesedie, con un cerchio di circa 40 sedie, a quellipiù complicati, come ad esempio il quizzettone.I giochi vengono intervallati da altri balli, dabans che coinvolgono anche un pubblico diadulti, e dalle sfilate dei bambini rimasti. Il lavo-ro della giuria è davvero duro. Le mascherine so-no tutte belle, i bambini sfilano con una certagrinta, è davvero difficile stabilire un vincitore.Intanto, il vice parroco, Don Urso, e il direttoredell’oratorio, Don Troina, fanno un discorso diringraziamento a tutti i bambini ed i genitori chesono intervenuti. Ma ecco che si avvicina il mo-mento più emozionante, quello della premiazio-ne delle mascherine più belle. Il presentatore sa-le sul palco. Con gioia di tutti i bambini, comu-nica che la giuria ha stabilito di fare 5 gruppi dipremiati, in modo da poter premiare tutti i bam-bini, partendo dal gruppo di mascherine giudi-cate più carine. I bambini cominciano così ad es-sere chiamati ad uno ad uno per salire sul palco.È il momento della foto individuale e poi diquella con tutto il gruppo di premiati. Don Urso

distribuisce giochi, bambole, palloncini,stelle filanti e tanto tanto altro. Dopo lapremiazione, guidati dal direttore tutti ibambini, i genitori, gli animatori e la giu-ria, ringraziano il Signore per la bella se-rata, con una sentita preghiera, dopo del-la quale gli animatori salutano i bambinicon l’ultimo ballo. La festa è finita, e tut-ti i bambini abbandonano la sala, pro-mettendo di rivedersi l’indomani. Anchestavolta l’attività dell’animazione del-l’oratorio è stata svolta egregiamente etutti non vedono l’ora di ripetereun’esperienza bella, divertente e sana co-me questa.

VVaanneessssaa GGaarrooffaalloo

Sono le 16,30 e l’ex refettorio dell’istituto sitrasforma in un salone adibito a festa, con stellefilanti, coriandoli, festoni, palloncini. Neanche iltempo di sistemare la sala, che già cominciano adarrivare bambini vestiti in maschera. Neanchemezz’ora, e nel salone si contano almeno 40 ma-scherine. Ci sono Zorro, Barbie, Pinocchio, Sis-si, Elisa di Rivombrosa, la donna ragno, le tarta-rughe ninja, Cow girl, Puffi, e tantissime princi-pesse. Ad accogliere le mascherine ed alcuni deiloro genitori, un gruppo di animatori dello“STYLIFE”, il nuovo Staff di animazione del-l’oratorio di Barriera. In fondo alla sala, un gran-de palco, anche questo decorato e sulla parete silegge la scritta: “CARNEVALE 2006”.

I ragazzi dell’animazione cominciano a riuni-re tutti i bambini a suon di musica. Alcuni deglianimatori salgono sul palco ed iniziano i balli digruppo. Tutti i bambini, sotto il palco, formanouna grande schiera ed iniziano a ballare seguen-do lo staff. Dopo i primi balli, è il momento delprimo turno di sfilata. Un gruppo di bambini, aduno ad uno, comincia a salire sul palco, presen-tandosi, e soprattutto presentando il personag-gio o la mascherina da loro interpretata. Duran-te la sfilata, una giuria selezionata e composta da

OOrraattoorriioo SSaalleessiiaannoo ““SS.. CCuuoorree”” -- 2255 ffeebbbbrraaiioo 22000066

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insieme 47guardando altrove insieme

Guardando altrove

so percorso che dal Cottolengo a Valdocco. Il simbo-lo della fiamma, inoltre, è ricco di tanti significati.Dietro questa fiamma ci sono 135 paesi che parteci-pano alla stessa manifestazione. Per noi cristiani losport, tutto quello che fa si il corpo perché giunga auna piena maturità è un bellissimo segno di crescita edi comunione tra le persone”.

[fonte: ANS, Torino 10 febbraio 2006]

DDoonn BBrreeggoolliinn ddaall CCoottttoolleennggoo aa VVaallddooccccoo ccoonn llaa ffiiaamm--mmaa oolliimmppiiccaa

Alla vigilia dei XX Giochi Olimpici Invernali diTorino 2006, don Adriano Bregolin, Vicario del Ret-tor Maggiore dei Salesiani, ha portato la fiamma olim-pica dall’istituto del Cottolengo fino alla piazza diMaria Ausiliatrice, davanti alla grande basilica co-struita da Don Bosco. Una folla festante composta dareligiosi, adulti, bambini e ragazzi ha seguito congrande partecipazione il passaggio della fiamma.L’evento ha sottolineato il legame della città con ilsanto dei giovani. Don Bregolin, appena terminato lamarcia, ha così espresso le sue impressioni. “La cosache più mi ha impressionato e che, Torino, normal-mente ritenuta una città fredda, abbia dimostrato unapartecipazione emotiva davvero fortissima. Non pen-savo di trovare una folla così immensa lungo le stra-de; un gran numero di persone, di bambini, di giova-ni. È stato molto bello vedere la partecipazione ditanti extra-comunitari. Veramente una partecipazioneglobale. Una emozione fortissima che ha distrattodalla fatica che la corsetta ha richiesto. È stato vera-mente molto bello.

Penso che Don Bosco avrebbe fatto volentieriquesta corsa; lui è passato molte volte su questo stes-

Don Bregolin con la fiamma olimpica.

SSeemmiinnaarriioo ddii ssttuuddiioo ssuullVVoolloonnttaarriiaattoo IInntteerrnnaazziioonnaallee SSaalleessiiaannoo IIttaalliiaannoo

RRoommaa -- SSaaccrroo CCuuoorree,, 1111 ffeebbbbrraaiioo 22000066

Sabato 11 febbraio 2006 si è tenuto a Roma unseminario di studio sul volontariato internazionale sa-lesiano italiano. Su invito di Don Ferdinando Colom-bo, delegato nazionale dell’Animazione Missionaria evice-presidente del VIS, sono intervenuti delegatiispettoriali e coordinatori regionali, soci VIS e giova-ni vicini alla ONG salesiana per formazione ed espe-rienze. Il seminario, denso di contenuti, si è proposto, in unaprima parte, di fare il punto sull’identità del volonta-rio internazionale salesiano oggi, questione non indif-ferente che ha indotto ad un’analisi sociologica dellarealtà giovanile italiana. È emersa come una contrad-dizione tra la tipologia dei candidati italiani, espertiprofessionisti che, per lo più, non si definiscono cat-tolici “praticanti” e la peculiarità del carisma salesia-no cui il progetto missionario VIS si inspira. Que-st’ultimo, infatti, richiede ai propri volontari la co-scienza del doversi impegnare per lo sviluppo umanosecondo la dottrina sociale della Chiesa, riconoscen-do loro un apporto laicale fondamentale alla costru-zione della comunità cristiana. Elemento ineludibile,pertanto, nell’identikit del volontario internazionaleidealmente tracciato, risulta la maturità umana,l’umanità, la persona che, al di là di una capacità pro-fessionale pur importante, dovrà riconoscersi pontetra due o più culture, strumento di una comunicazio-ne tra popoli, “lievito” per una missionarietà fatta diuomini prima ancora che di cose. La seconda fase delconfronto ha riguardato la necessità di abilitare ogniIspettoria salesiana italiana a saper valorizzare il ser-vizio di volontario internazionale come tappa adultadi un cammino di Pastorale Giovanile. Del resto, la

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insieme48 insieme guardando altrove

GGiioorrnnaattaa ddii rriifflleessssiioonnee ssuullllaa vvooccaazziioonnee ssaalleessiiaannaa llaaii--ccaallee

Sabato 4 marzo si è celebrata, presso l’opera sale-siana di Valdocco in Torino, la IV giornata di rifles-sione sulla vocazione salesiana laicale. L’edizione diquest’anno è stata interamente dedicata alla figura delsig, Giulio Valotti, coadiutore e architetto. Il pro-gramma della giornata ha visto l'intervento dell'archi-tetto Giusy Scalva, della Soprintendenza per i BeniAmbientali e Architettonici del Piemonte, sul tema

dimensione missionaria è parte integrante di ognipercorso formativo, che può rivelarsi esperienza discelta vocazionale, di educazione ai diritti umani e al-la mondialità. Essa stessa può divenire, come già suc-cesso, occasione di evangelizzazione per il volontariostesso, non “praticante” ma spesso disponibile ad ac-cogliere la proposta di un cammino di fede. Proprioriguardo a quello che dovrebbe essere un naturale in-teresse della pastorale giovanile al mondo della mis-sionarietà si è aperto un largo fronte di discussione. Atale proposito, da quasi tutti i giovani delle ispettoriepresenti al seminario e dagli stessi delegati, è parsoprovenire un appello ai responsabili ispettoriali dellepastorali giovanili, forse non sempre sensibili alla va-lorizzazione dell’esistente. La presenza di don Casti,responsabile nazionale della pastorale, ha arricchito ildibattito. Il salesiano ha dichiarato il tentativo di qua-lità e ricchezza di contenuti che la pastorale sta met-tendo in atto con grande buona volontà, spinta co-munque, già da tempo, ricorda don Casti, da un for-te appello del Rettor Maggiore, al quale la pastoraleitaliana è forse apparsa più d’”intrattenimento”.

L’invito ad una qualità sempre più efficace dicontenuti e lavori è venuto a conclusione di giornatada Don Ferdinando Colombo, che ha ricordato l’im-portanza dell’impegno colloborativo al fine di identi-ficare, formare, inviare, accompagnare e sostenere igiovani volontari. L’animazione missionaria VIS, in-terrogando se stessa su ciò che di più può e deve si-curamente fare, ha indicato alcune questioni sullequali si soffermerà ancora, in particolare la necessitàdi un adeguato periodo di preparazione per i volon-tari in partenza e l’attenta accoglienza e valorizzazio-ne al loro rientro, il loro reinserimento nella comuni-tà, nel gruppo e soprattutto nella vita. E se in apertu-ra Don Colombo ricordava le parole di Don Chavezai giovani radunati a Torino per L’Harambèe del2003, ovvero che il volontariato non è una scelta di vi-ta, molti volontari presenti al seminario hanno espres-so, a fine giornata, una “contro-proposta”: una voca-zione laicale permanente al volontariato.

Fertile di tante interessanti, e perciò, aperte que-stioni…il seminario si è chiuso rimandando alla ne-cessità di altri confronti.

LLuucciiaa BBoonnaaccccoorrssoo

RRMMGG –– CCaammmmiinnaarree iinnssiieemmee

Si è svolto lo scorso 11 marzo presso la Sede del-la Confederazione Mondiale delle Exallieve/i FMA inRoma un incontro tra il Consiglio Confederale dellastessa e la Giunta Confederale della ConfederazioneMondiale Exallievi/e di Don Bosco. Con il coordina-mento dei due Presidenti Mondiali, sig.ra CarolinaFiorica e sig. Francesco Muceo, e con la presenza deidue Delegati Mondiali, sr. Maritza Ortiz e don Jero-nimo Monteiro, i componenti hanno discusso impor-tanti tematiche che prospettano una maggiore colla-borazione tra le due realtà della Famiglia Salesiana. Inparticolare si è discusso sul ruolo delle Confederazio-ni, sottolineando l’importanza dei valori comuni, nel-la società e nella Chiesa. Nel corso dell’incontro è sta-to deciso di avviare un progetto di formazione comu-ne, sulla base dei reciproci documenti ufficiali, dellarivista “Unione” della Confederazione Exallieve e deidue siti web che le Confederazioni hanno di recenterealizzato. Per raggiungere tale scopo si costituirà unaapposita commissione che avvierà lo studio di un iti-nerario di formazione condiviso, specialmente per igiovani. È stato presentato il programma per il Cen-tenario dell’Associazione delle Exallieve delle FMAdel 2008 e si è riflettuto su possibili incontri interna-zionali comuni. Il primo di questi sarà l’incontro peri Giovani Exallievi dell’America Latina, che si terrà inCile dal 13 al 16 aprile. Un ulteriore tema discusso èstato quello delle adozioni a distanza avviate dall’As-sociazione delle exallieve. L’incontro si è conclusocon la celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal De-legato Confederale che, nella sua omelia, ha sottoli-neato l’importanza dell’incontro. Don Adriano Bre-golin, Vicario del Rettor Maggiore, nel suo interventodurante la Buonanotte, ha ringraziato per l’impegnodelle due Associazioni nella Famiglia Salesiana.

[fonte: ANS, Roma 13 marzo 2006]

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"Giulio Valotti, architetto salesiano". L’architettoScalva, nel corso della sua relazione, ha sottolineato lecaratteristiche e l'attualità delle opere realizzate daGiulio Valotti in molte città italiane ed estere. Hannofatto seguito alcuni filmati presentati e commentatidall'architetto Giampiero Zoncu sul progetto di am-pliamento della Basilica di Maria Ausiliatrice operatodal sig. Valotti. È seguita una visita guidata alla Basi-lica e la celebrazione dell’Eucaristia presieduta dadon Pietro Migliasso, ispettore dei salesiani del Pie-monte e Val d’Aosta. Nato in provincia di Brescia nel1881, Valotti frequentò il corso ginnasiale nel Semi-nario della sua Diocesi, poi raggiunse il capoluogopiemontese per presentarsi a don Michele Rua, primosuccessore di Don Bosco. Dopo la professione reli-giosa fu addetto all'Ufficio Tecnico dell'EconomatoGenerale per le costruzioni e si diplomò all'Accade-mia di Belle Arti. Progettò e diresse imponenti operecome l'Istituto Pio XI a Roma, l'Istituto Salesiano diBrindisi e, a Torino, la chiesa di Gesù Adolescentecon l'adiacente oratorio "San Paolo", gli istituti sale-siani "Edoardo Agnelli"e "Conti Rebaudengo", ilSantuario di Santa Rita. L'ultimo, e suo più caro lavo-ro, fu l'ampliamento della Basilica di Maria Ausiliatri-ce. I salesiani della Circoscrizione speciale per il Pie-monte e la Val d’Aosta hanno voluto in questo modoricordare il beato Artemide Zatti, salesiano coadiuto-re, di cui domani ricorre la memoria liturgica.

[fonte: ANS, Torino 14 marzo 2006]

UUnn mmoonnuummeennttoo ppeerr iill bbeeaattoo AArrtteemmiiddee ZZaattttii

Domenica 12 marzo nel paese di Boretto, in pro-vincia di Reggio Emilia, sono stati inaugurati un mo-numento e una piazza dedicati del beato ArtemideZatti, salesiano coadiutore, di cui oggi si commemorala memoria liturgica. In questo modo il paese, che hadato i natali al beato Artemide Zatti, ha voluto rende-re omaggio al suo illustre concittadino. La giornata haavuto inizio con la celebrazione dell’Eucaristia presie-duta da don Francesco Cereda, Consigliere Generaleper la Formazione. Mons. Adriano Caprioli, vescovodella diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, per l’occa-sione ha concesso l’autorizzazione a celebrare la me-moria del beato con i toni della solennità anche se do-menica di quaresima. Don Cereda nella sua omelia ha

““LL’’OOssccaarr ccoolloorr ppoorrppoorraa””.. IIll ccaarrddiinnaallee RRooddrriigguueezz MMaa--rraaddiiaaggaa vvooccee ddeellll''AAmmeerriiccaa LLaattiinnaa

Quando fu nominato cardinale da Giovanni Pao-lo II, Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga aveva 58anni ed era uno dei più giovani rappresentanti del sa-cro collegio. Pochi si aspettavano che il suo nomerientrasse nella lista dei porporati. Ma l'ascesa di que-sto vescovo di una lontana provincia latinoamericana,l'Honduras, non si è fermata lì. Rodriguez Maradiagaè stato tra i "papabili" più in vista durante l'ultimoconclave. Questo libro ne tratteggia un profilo, sco-prendo il personaggio e la sua vita, fatta di grandi pas-sioni: la musica (suona il sassofono e il pianoforte), ilvolo (pilota aerei ed elicotteri), don Bosco (conobbeil santo torinese giovanissimo e se ne innamorò).

EEnnzzoo RRoommeeoo

ricordato la figura del beato Artemide Zatti sottoline-ando in modo particolare due suoi tratti caratteristiciquali la professionalità e l’immediatezza della sua ca-rità. Il sig. Zatti, infatti, curò con attenzione la suaprofessionalità medica completando gli studi farma-ceutici e organizzando la struttura sanitaria da lui ge-stita con attenzione per offrire un servizio qualificatoa chi soffriva, ma nello stesso era immediato e dispo-nibile a saltare sulla sua bicicletta e correre da chi ne-cessitava delle sue cure. Al termine della celebrazionesono stati inaugurati ufficialmente la piazza e il mo-numento dedicati al beato. La cerimonia è stata pre-sieduta dalla signora Maria Gavetti, sindaco di Boret-to. Il monumento è stato progettato da AlessandroMolesini, un giovane studente del liceo di architettu-ra di Parma, mentre il gruppo bronzeo è stato realiz-zato da Ivan Cantoni, laureato in filosofia e appassio-nato di arte, già artefice di altre opere. Il monumentoriporta ai lati del busto, che riproduce il sig. Artemi-de Zatti, due medaglioni raffiguranti in uno la mae-stosa cupola di Boretto e nell’altra la chiesa di Vied-ma dove si conservano le spoglie di Zatti. Alla festa inonore del beato Artemide Zatti hanno preso parte an-che don Franco Fontana, vicario ispettoriale per laLombardia e l’Emilia, don Ferrari Antonio, direttoredell’opera di Chiari, don Benedetti Renato, direttoredi Pavia, e molti salesiani.

[fonte: ANS, Boretto (RE) 15 marzo 2006]

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insieme guardando altrove

dino della lotta contro la povertà, convinto che si puòsconfiggere applicando una globalizzazione dei dirit-ti, non solo quella del mercato, operando così la libe-razione integrale dell’uomo. Ma co-protagonista delvolume è anche ll’’AAmmeerriiccaa LLaattiinnaa, il continente più

cattolico del mondocon le sue contrad-dizioni e i suoi pa-radossi, tra cui spic-ca particolarmentel’estrema povertà dilarghe fasce di po-polazione e l’esage-rata ricchezza dipochi che ne sfrut-tano le risorse.Consistente la pre-senza di autorità diquesta zona delmondo, tra cui gliAmbasciatori diMessico, Nicara-gua, Venezuela,Brasile, Uruguay,Argentina, Cile, Pe-

RRooddrriigguueezz MMaarraaddiiaaggaa ee ll’’AAmmeerriiccaa LLaattiinnaa:: ll’’iimmppeeggnnoo ddaa ““OOssccaarr”” ddii uunn ppoorrppoorraattoo

Grande soddisfazione per la partecipazione dipubblico alla presentazione del libro “LL’’OOssccaarr ccoolloorrppoorrppoorraa” di EEnnzzoo RRoommeeoo, caporedattore della reda-zione esteri e vaticanista del TG2, una biografia delcardinale salesiano Oscar Rodriguez Maradiaga, arci-vescovo di Tegucigalpa (Honduras), e una fotografiadell’America Latina dei nostri giorni per i cui proble-mi il cardinale è da tempo sceso in prima linea, so-prattutto per dare forza ai poveri e a quelle nazioniche subiscono il peso del debito internazionale, e perle quali, in varie occasioni e presso varie istituzioni, hachiesto la cancellazione.

Il libro, pubblicato dall’Editrice Ancora, è statopresentato lo scorso venerdì 17 marzo, presso ll’’UUnnii--vveerrssiittàà PPoonnttiiffiicciiaa SSaalleessiiaannaa (UPS) di Roma. Eranopresenti sia l’autore che il protagonista della biogra-fia. A presentarlo MMoonnss.. AAnnggeelloo CCoommaassttrrii, VicarioGenerale di Sua Santità per la Città del Vaticano, e ilPPrrooff.. AAnnddrreeaa RRiiccccaarrddii, docente di Storia del cristia-nesimo all’Università Roma Tre. È intervenuto ancheil Rettore dell’UPS, PPrrooff.. MMaarriioo TToossoo che ha presen-tato l’iniziativa come un felice contributo dell’Univer-sità Salesiana all’impegno per la promozione socialedei popoli. Il Rettore ha sottolineato che con tali ini-ziative l’UPS “intende onorare i testimoni salesianiper proporli come modelli dai quali trarre ispirazioneper una educazione all’amore di sé e degli altri in Ge-sù Cristo”.

Il libro di Romeo, di cui è protagonista il cardina-le Rodriguez Maradiaga, traccia il profilo di un uomodi Chiesa, assertore della collegialità ecclesiale e pala-

Una pagina del quotidiano “L’Avvenire”dedicata al Card. Maradiaga

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guardando altrove insiemeinsieme

IIll ccaarrddiinnaallee MMaarraaddiiaaggaa llaanncciiaa uunn aappppeelllloo aaii ““ffrraatteelllliimmuussuullmmaannii””

““NNoonn ssii ppuuòò uucccciiddeerree nneell nnoommee ddii DDiioo””

ROMA — Sono terribili queste notizie dall’Afghani-stan. La vita va sempre rispettata. Ai musulmani vor-rei lanciare l’appello che non si può uccidere in nomedi Dio. Dobbiamo ricordarci che siamo fratelli, figlidello stesso Dio. Non esiste un Dio dei cattolici e unDio dei musulmani, ma un unico Dio che ci amatutti».

Il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga [salesia-no, NdR] già presidente dell’episcopato latino-ameri-cano, è sconvolto per la notizia del cristiano converti-to che rischia di morire a Kabul.

Giorni fa, alla pontificia università Salesiana, èstata presentata una sua biografia («L’Oscar colorporpora») scritta da Enzo Romeo: una testimonianzadel ruolo crescente che l’esperienza latino-americanaè destinata a giocare nella Chiesa cattolica intera.

EEmmiinneennzzaa,, ddoommaannii iill ccoolllleeggiioo ddeeii ccaarrddiinnaallii ssii rriiuu--nniirràà aa ccoonnssuullttoo ccoonn iill PPaappaa.. QQuuaallii ssffiiddee aatttteennddoonnoo llaaCChhiieessaa??

«Anzitutto si pone il problema di una educazionemondiale al rispetto, alla tolleranza, alla considerazio-ne dell’altro come fratello e non come nemico. Saràdifficile, ma è fondamentale».

QQuuaallee aallttrroo pprroobblleemmaa èè ssuull ttaavvoolloo??«I milioni che emigrano in cerca di lavoro. E’ una

questione mondiale. Per fare un esempio, ogni oradal mio paese — l’Honduras — partono nove cittadi-ni. Magari poi tornano, deportati nuovamente in pa-tria, con gli aerei statunitensi. L’anno scorso ne han-no riportati cinquantamila. E ora al Congresso ameri-cano è in discussione una legge che vuole dichiararecriminali gli immigrati illegali. Interi continenti vivo-no un paradosso drammatico: si fanno trattati per fa-re circolare liberamente le merci e poi si chiudono lefrontiere alle persone».

rù, Honduras e Cuba. Ma anche di altre tra cui l’Am-basciatore di Corea e l’Ambasciatore del Sovrano Or-dine Militare di Malta. Notevole anche la presenza dipubblico e di network che hanno seguito gli interven-ti dei relatori e hanno posto le loro domande al Car-dinale su vari temi che riguardavano la sua vita, il suoimpegno, le sue convinzioni, i suoi sogni.

[fonte: UPS, Roma 20 marzo 2006]

IIll ccaarrddiinnaallee tteeddeessccoo LLeehhmmaann ssoossttiieennee cchhee BBeennee--ddeettttoo XXVVll ssttaa ppeennssaannddoo ddii ssccrriivveerree uunn’’eenncciicclliiccaa ssoo--cciiaallee..

«Anche io desidererei molto un’enciclica del ge-nere. E’ una questione urgente: come arrivare a dareuna dimensione etica alla vita economica nel mondoodierno? C’è un’avidità dilagante, che spesso portaalla rovina anche le Imprese. Viviamo in un mondoindividualista, teso alla ricerca del denaro, manca lavisione del bene comune».

QQuueessttoo vvii aallllaarrmmaa??«È inquietante che il mondo globalizzato pensi

soltanto in termini di privatizzazione. Gli effetti nega-tivi vanno al di là dell’economia. Nell’ambito dellacoscienza o della religione questa mentalità rischia diportare anche alla privatizzazione di Dio. Ognuno sifarà il suo Dio a propria misura. Ognuno la sua Chie-sa. Ma ciò è pericoloso, perché la Chiesa è una comu-nità per definizione e se si frantuma la comunità, l’uo-mo resta psicologicamente isolato. E senza la comuni-tà uomini e donne non possono maturare».

LLee oonnddaattee ddii iimmmmiiggrraazziioonnee ssppeessssoo ssccaatteennaannoorraazzzziissmmii nneeii ppaaeessii oossppiittaannttii.. LLeeii lloo ssaa??

«Perciò il tema va affrontato come una dellegrandi sfide odierne. E preoccupante il razzismo, èpreoccupante che a fronte dei conflitti in MedioOriente si torni all’idea delle guerre di religione. Ed ègrave che in questa situazione le Nazioni Unite sianopiù deboli che mai e lo stesso diritto internazionalesia indebolito dopo la guerra preventiva control’Iraq».

LLaa CChhiieessaa hhaa,, ppeerròò,, aanncchhee uunn ggrraavviissssiimmoo pprroobbllee--mmaa iinntteerrnnoo:: llaa ccrriissii ddeeii pprreettii.. CCoommee ppeennssaattee ddii ssuuppee--rraarrlloo??

«Dopo il Concilio avevamo in Honduras solocentonovanta preti per cinque milioni di abitanti. Co-sì abbiamo dato vita all’esperienza dei “Delegati del-la Parola di Dio”. Laici mandati nei villaggi dove il sa-cerdote non arrivava. Oggi sono trentamila. Simili ini-ziative ci sono anche in altri paesi dell’America lati-na».

UUnn eesseemmppiioo ppeerr llaa CChhiieessaa uunniivveerrssaallee??«Forse sì».QQuuaannttee ssoonnoo llee ddoonnnnee ffrraa ii ““DDeelleeggaattii ddeellllaa PPaarroo--

llaa””?? «Più o meno la metà».IIll PPaappaa hhaa ddeettttoo cchhee bbiissooggnnaa ffaarree ppiiùù ssppaazziioo aallllee

ddoonnnnee.. LLee vveeddrreebbbbee aallll’’ooppeerraa aanncchhee nneeii ddiiccaasstteerrii ddeellVVaattiiccaannoo??

«Perché no? Penso di sì».

MMaarrccoo PPoolliittii

[fonte: La Repubblica, 22 marzo 2006]

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insieme dalle case salesianeinsieme

Brevemente

MMEESSSSIINNAA -- CCaarrnneevvaallee aall tteelleeffoonnoo

Anche per Carnevale il «Centro di Prima Accoglienza Savio» dei Salesiani, per aiutare spiritualmente quanti nonpotranno festeggiare in esterni la ricorrenza, ha predisposto un piano di accoglienza telefonica. Domenica e martedì,un gruppo di esperti, guidati da don Umberto Romeo, presidente del Centro e noto psicoterapeuta, sarà a disposi-zione per dialogare con infermi, depressi, anziani e quanti hanno desiderio di confrontarsi con una voce amica, dal-le ore 17 alle 20. Il numero da comporre è lo 090/717271.

Il circuito operativo di questo centro si chiama «Telefono Pronto».AAggaattiinnoo ZZiizzzzoo

[fonte: La Sicilia, Messina 24 febbraio 2006]

PPAALLEERRMMOO -- IInnccoonnttrroo ddii ffoorrmmaazziioonnee ppeerr ggllii EExx--AAlllliieevvii ddeellllaa SSiicciilliiaa

Si è svolto ieri, 29 gennaio, a Palermo presso la Villa Ranchibile, il primo degli impegni previsti dalla Confede-razione Mondiale del Ex-Allievi sul tema formativo ispirato alla Strenna 2006 del Rettor Maggiore. La relazione èstata tenuta da don Jeronimo Monteiro, Delegato Mondiale per gli Ex-Allievi salesiani. All’incontro, cui hannopartecipato quasi un centinaio di exallievi e numerosi membri della Famiglia Salesiana, erano presenti anche il sig.Francesco Muceo, Presidente Mondiale degli Exallievi di Don Bosco e la sig.ra Carolina Fiorica, Presidente Mondia-le delle Exallieve FMA. Nella sua applaudita conferenza il delegato mondiale ha ricordato le difficoltà che attraver-sa la famiglia nella società contemporanea, dove sono cambiati i modelli di riferimento tradizionali e dove si sentesempre più parlare di famiglie di fatto, di divorzio e meno di famiglia come prima cellula dell’educazione dei figli edi unione tra uomo e donna sancita nell’ambito del sacramento del matrimonio. In questo contesto primario è ilruolo degli exallievi che, da buoni cristiani ed onesti cittadini, devono impegnarsi a tutti i livelli nei luoghi diversi del-la società in cui operano. Particolarmente importante è stata la presenza di un nutrito gruppo di giovani che hannovoluto iniziare a condividere l’esperienza vissuta nella scuola salesiana, sotto la guida particolare del direttore donPaolo Fichera. L’incontro si è concluso con una solenne celebrazione Eucaristica presieduta da don Monteiro eanimata dalla Comunità Musicale, costituita da numerosi exallievi dell’Istituto.

[fonte: ANS, Palermo 30 gennaio 2006]

XXXX AAsssseemmbblleeaa RReeggiioonnaallee TT..GG..SS.. 22000066

La XX Assemblea Regionale del T.G.S. Sicilia si è svolta presso l’Oratorio Salesiano San Domenico Savio di Mes-sina sabato 11 marzo 2006, alla presenza di circa 50 partecipanti. Calorosa l’accoglienza da parte del nucleo TGS Ar-cobaleno, e in particolare del Presidente regionale Roberto Benedetto. Alle 10.00 guida lo spazio di preghiera la De-legata regionale, quindi il Presidente dà la parola ai Delegati, sr. Rosetta Calì e d. Gaetano Urso, per i saluti iniziali.

Tocca poi al prof. Pasquale Novak, docente di economia del turismo e dell’ambiente presso la Facoltà di Econo-mia dell’Università di Messina, che illustra brillantemente il tema proposto: “Le associazioni di promozione socialenella nuova legge 10 del 2005 sul turismo in Sicilia”. Interessante il suo escursus sulle varie leggi e decreti, relativi alturismo nella nostra Regione. Ci ripromettiamo di comunicare l’intera relazione appena possibile.

Dopo un breve break, il Presidente regionale presenta all’approvazione dell’Assemblea la relazione annuale;segue il bilancio consuntivo e preventivo, offertoci dal tesoriere regionale, Franco Papa.

Chiude la mattinata don Urso con una breve riflessione sulla proposta pastorale “La famiglia, culla della vita edell’amore” e con la proclamazione comunitaria delle Beatitudini della famiglia.

Il pranzo, curato dalla famiglia del Presidente (moglie e sorella e da alcuni volontari del Savio) viene consumatopresso la sala mensa della scuola elementare che ci ospita.

Alle 15.30 la comitiva si trasferisce presso il Santuario di S. Antonio, per visitare con le guide locali il Museo diS. Annibale M. di Francia, che riproduce il vecchio quartiere Avignone, ove il Santo svolse il suo primo apostolato, aservizio dei bisognosi, giovani e disperati soprattutto, all’inizio del secolo, subito dopo il terremoto del 1908. Conclu-diamo la giornata con la visita e un momento personale di preghiera presso il Santuario di S. Antonio dei PadriRogazionisti.

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Questo volume si rivolge a quanti hanno ricevuto in variemaniere, dal Signore e dalla Chiesa, il ministero di guida edi accompagnamento spirituale in seno alla comunità eccle-siale. Esso costituisce un tentativo di ridefinire l’essenza ele modalità di attuazione della direzione spirituale alla lucedella esperienza della Chiesa e degli apporti delle disciplineantropologiche odierne.La prima parte, partendo dall’analisi delle cause di naturaculturale che sono all’origine dell’attuale crisi della direzio-ne spirituale (cap. 1), approfondisce questo tema ricollocan-do lo smarrimento del significato della direzione spiritualealla luce della teologia e della pastorale odierna (cap. 2).La seconda parte ripercorre le tappe principali della direzio-ne spirituale lungo la storia della Chiesa: è quasi l’“auditusfidei”, che aiuta a riconoscere la varietà dei doni dello Spi-rito Santo e le modalità diverse che la direzione spiritualeha assunto nel corso dei secoli. Parte dalle indicazioni chela Bibbia fornisce sulla direzione spirituale (cap. 3), per pas-sare al periodo che va dal monachesimo orientale alla “de-votio moderna” (cap. 4), e poi, dal Concilio di Trento al Va-ticano I (cap. 5), per terminare con il periodo che va dal Va-ticano II e ai nostri giorni (cap. 6).La terza parte offre una visione organica della direzione spi-rituale, che, in quanto riflessione teologica sistematica, puòessere considerata come l’”intellectus fidei” di questo even-to salvifico. Per identificare l’identità della direzione spiri-tuale si parte dal confronto con altre attività di discerni-

mento e di animazione spirituale (cap. 7) e si prosegue con lo studio della sua fondazione teologica e pastorale (cap.8), per giungere alla descrizione della sua natura e identità (cap. 9). Nel tracciare gli aspetti pratici e applicativi sipresentano, innanzitutto, gli elementi relazionali e psicologici del dialogo (cap. 10) e ciò che costituisce il nucleo es-senziale di ogni direzione spirituale, la preghiera (cap. 11). Infine si offrono le linee-guida della direzione spiritua-le incarnata nelle svariate situazioni dell’esistenza cristiana (cap. 12).

L’Oscar in questione non è la statuetta dorata assegnata aHollywood, ma un uomo in carne ed ossa. Oscar Andrés Rodrì-guez Maradiaga, vestito di rosso porpora perché cardinale arci-vescovo di Tegucigalpa in Honduras. Personaggio fuori dai soli-ti schemi clericali, amatissimo in patria (gli hanno perfino pro-posto di fare il capo della polizia), conosciuto nel mondo, ha ilbrevetto da pilota, suona il sax, dirige il coro, parla correttamen-te cinque lingue, incontra la gente umile e i grandi della terra.

È il tipico esponente della nuova gerarchia ecclesiastica la-tino-americana.

I protagonisti di questo libro sono due: il cardinale e l’Ame-rica Latina. Il più cattolico tra i cinque continenti, ma anchequello più ricco di contraddizioni, dove convivono grandi ric-chezze e grandi povertà. Dal fondo di questa povertà sale un gri-do di giustizia che Rodriguez Maradiaga coglie e rilancia ai po-tenti del mondo.

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Catania-Barriera - Festa di Don Bosco: Concelebrazione con Mons. Michele Pennisi e i ragazzi della F. P.

Città del Messico - Don Paolo Terrana e l’Auditorium che ha ospitato ilIV Convegno Internazionale di Storia Salesiana

Città del Messico - Don Spitale al IV ConvegnoInternazionale di Storia Salesiana

Riesi - 65° anniversario di presenza salesiana e 25° di sa-cerdozio di Don Enzo Andronaco