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Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana Periodico Trimestrale - Anno XX - n. 1 - Marzo 2009

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Notiziario della Federazione Mandolinistica ItalianaPeriodico Trimestrale - Anno XX - n. 1 - Marzo 2009

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Plectrum - Notiziario trimestrale della FMIAutorizzazione del Tribunale di Treviso del 09.05.2005 - Reg. n. 13

ANNO XX - n. 1 - Marzo 2009Direttore responsabile: Michele De LucaRedazione: 31029 Vittorio Veneto /TV - Via S. Mor, 28 tel. 0438.560860 - e-mail: [email protected] grafica: Paola Checchi

Plectrum viene inviato ai soci FMI in regola con il pagamentodelle quote di iscrizione annuale.Soci individuali euro 15,00Soci collettivi euro 100,00Versamento su ccp 37243722 intestato a:FMI - Via S. Mor, 28 - 31029 Vittorio Veneto /TV

EDITORIALE

CARO PLECTRUM. “Dal Vivo”: corso di musica di Diego Minoia. Ed. Deagostini

COLLEZIONE MAURRI:collana di musica per mandolino delle Edizioni Curci

“L’UOMO CON LA MACCHINA DA PRESA”film di D. Vertov. Musica di M. Nymaneseguite dal vivo da A. La Rocca e G. Dal Bianco EGMYO 2009 a Savona

SYMPOSIUM INTERNAZIONALE - Trossinge 1-4 Ottobre 2008

IL MANDOLINO ITALIANO NEL SETTECENTOalbum di Carlo Aonzo ed Elena Buttiero

IL MANDOLINO NELLA CULTURA AMERICANA

“LA MUSICA E’ COMUNICAZIONE”di Marga W. H. da “Concertino” 3-2008 in morte di Dimitri Nicolau

CENTRO STUDI PIEMONTESE DI MUSICA ANTICA - Biella 18 - 19 AprileHopkinson Smith - liuto barocco a 13 ordini

Giovanni Intelisano: LUIGI MOZZANI VITA ED OPEREMinerva Edizioni 2008

“GINO NERI” CONCERTO DI CAPODANNO 2009

6° CONCORSO “RAFFAELE CALACE”22 - 23 Agosto 2009

SOMMARIO

2Marzo 2009

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In copertina: Amburgo, Luigi Mozzani,foto della collezione Georg Meier (1908)

EDITORIALE

Cari lettori, Vi parrà strano che in questo numero

di Plectrum abbia dedicato uno spazio abbastanza considerevole alla musica di M. Nyman, eseguita dal vivo da Alberto La Rocca (chitarra) e Giuseppe dal Bianco (flauto) a commento del film “L’uomo con la macchina da presa” di D. Vertov.

Vi posso garantire che è stato un evento di grande suggestione ed impatto emotivo, lo stesso effetto che può fare l’ascolto di una sonata antica ormai negletta, interpretata con strumenti originali dell’epoca. Sono sensazioni ritrovate mentre pensavamo di averle perdute per sempre.

Il 4° Symposium internazionale che si è svolto a Trossingen dal 1 al 4 dell’Ottobre scorso si è confermato come un appuntamento di grande spessore culturale e ben

organizzato com’è nello stile della Federazione Tedesca.

Metteremo a disposizione di chiunque i nostri appunti a cominciare dal presente numero, certi che la lettura degli stessi porterà qualcosa di stimolante.

Mi sembra doveroso segnalarvi l’opera ponderosa di Giovanni Intelisano sulla vita ed opere di Luigi Mozzani, un grande artista “che aveva dato anima e corpo alla storia della chitarra italiana, un uomo che, nel travaglio della vita, non ha avuto alla fine quella fortuna o quel riconoscimento che avrebbe meritato”.

Il volume, scritto anche in inglese, è bastato su un progetto del liutaio Lorenzo Frignani e rappresenta una pietra miliare nella nostra cultura.

Devo infine esprimere un ringraziamento il più sentito a Maria Cleofe Miotti ed a Vittorio Naldi per aver curato l’edizione (Edizioni Curci) di brani selezionati, arricchiti anche di brevi note biografiche sui compositori, del celebre catalogo fiorentino, la collezione Maurri.Titoli inediti dedicati al mandolino e ad altri strumenti a plettro, importanti per il valore storico e la qualità artistica.

Artemisio Gavioli

3Marzo 2009

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Comunico a tutti il lieto evento.

Dopo lunga e sofferta gestazionehanno visto oggi la luce i primi due volumi

del mio Corso di Musica intitolatoDal vivo

Edizioni Deagostini.

Nella foto la prima immagine dei gemelli(volume A e B)

appena portati a casa, negli uffici Deagostini di Milano,a cui si aggiungerà presto il Volume C

Laboratori di creatività e informatica musicale,La Guida per il docente,

22 CD audio di compendio al Corso,1 CDRom e 1 CD audio per lo studente.

Il padreDiego Minoia

Caro Plectrum

collana di musica per mandolinoe strumenti a plettroa cura di Maria Cleofe Miotti e Vittorio Naldi

Collezione Maurriè la nuova collana per mandolino e strumenti a plettro delle Edizioni Curci.

Il celebre catalogo fiorentino, da sempre punto di riferimentoper i mandolinisti di tutto il mondo,viene ora riproposto in una serie di titoli scelti tra i più importantiper valore storico e qualità artistica.

Ogni volume presenta un’edizione critica dei brani selezionati,arricchita da brevi note biografiche sul compositoree da un’introduzione storica e analitica.

E per soddisfare la grande richiesta di nuovo repertorio,Collezione Maurriarricchisce la sua collana con titoli ineditidedicati al mandolino ed agli strumenti a plettro in diversi organici.

Mentre si invitano i lettori a consultare il sitoFMI (www.federmandolino.it) per avere aggiornamenti sulle pubblicazioni, si informa che, nel prossimo numero di Plectrum, verrà presentata un’intervista fatta ai due curatori della collanna.

Collezione Maurri

4Marzo 2009

5Marzo 2009

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ucraina. Anche i suoi due fratelli furono figure im-

portanti nel mon-do del cinema: Boris

emigrò dapprima in Francia, poi negli Stati Uni-

ti, dove divenne famoso come direttore della fotografia, Mi-khail rimase in Unione Sovie-tica dove divenne noto come regista anch’egli.Tutto il complesso teorico e la genialità di Vertov si riassu-mono in quella che è anche la

sua opera più famosa, L’uo-mo con la macchina da presa (1929)(Человек с киноаппаратом, Chelovek s kino-apparatom).

Questo film è davvero rivolu-zionario, scompagina la gram-matica sino ad allora utilizzata (basti pensare che non sono usate didascalie, fondamentali nell’epoca del muto) e in uno sfolgorio di trovate tecnico-stilistiche ci mostra una mac-china da presa che da oggetto

6Marzo 2009

L’uomo con la macchina da presa

Lunedì 29 dicembre 2008, alle ore 20,45, presso il tea-

tro parrocchiale di Fara Vicen-tino (VI), i musicisti Alberto La Rocca*, chitarra e Giuseppe Dal Bianco flauto., hanno ese-guito dal vivo le musiche del compositore inglese Michael Nyman , composte per la co-lonna sonora del film “Man with a movie camera” del ci-neasta russo Dziga Vertov.

Di famiglia medio-borghese di origini ebraiche, Vertov si tra-sferisce dalla Polonia in Russia (prima a Mosca poi a San Pie-troburgo) all’ini-zio della pri-ma guerra mondia-le. Inizia gli studi di Me-dicina e intanto si dedica alla poe-sia, a narra-zioni satiriche e di fantascienza. Nel 1916 comincia ad interes-sarsi al montaggio di sonori e il suo interesse crescente per il cinema è accompagnato da quello per il futurismo che gli ispira anche il nome d’arte che si scelse: “Dziga Vertov” vale a dire “vertice rotante” in lingua

Locandina della manifestazione

7Marzo 2009

Mikhail Kaufman in una scerna del film

Alberto La Roccamentre presenta il film

di osservazione ne diventa il soggetto.Dal punto di vista tecnico è un’esibizione di tutto ciò che l’inventiva e lo slancio sperimentale dell’epoca potessero esprimere. Dop-pie esposizioni, salti di sce-na, carrellate, riprese obli-que, primissimi piani, split screen, fast motion, slow motion, freeze frames e tan-to altro ancora, corredato oltretutto anche dal docu-mento delle spericolatezze ef-fettuate dallo stesso operatore per la realizzazione di riprese bizzarre ed originali. Insom-ma, l’avanguardia espressa e documentata al tempo stesso.Il film è forse il compimento massimo (e finale) del movi-mento kinoglaz (cineocchio),

nato negli anni ‘20 per inizia-tiva di Vertov e propugnatore della superiorità del do-cumentario sul cine-ma di finzione che, in sostanza, deve essere bandito perché inadatto a formare una società comuni-

sta.Vertov credeva che le storie di

finzione fossero solo fumo che il potere

borghese getta-va negli occhi del popolo. La sua opera cinematogra-fica è perciò tutta tesa a

r a g g i u n g e r e uno scopo so-

ciale, attraverso la documentazione della

sola realtà, anche laddove l’occhio umano non può arrivare. Solo la verità in-teressa l’occhio della ci-nepresa e solo guardando e mostrando cose reali si può costruire una società

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8Marzo 2009

L’uomo con la macchina da presa e...sopra la macchina da presa

(da una scena del film)

La proiezione del film

migliore. Il suo purismo ed il rigore del-le tesi del movimento kinoglaz si scontrano però con le criti-che degli apparati del partito, preoccupati che troppa sete di verità si scontri con le esigenze della propaganda.

Il film, ovviamente, in quanto muto non aveva colonna sono-ra, né Vertov indicò mai quali musiche lo avrebbero potuto accompagnare nelle proiezio-ni.

Dagli anni trenta ad oggi vi sono state apposte svariate musiche. Alberto La Rocca e Giuseppe Dal Bianco hanno interpretato magistralmente la musica del compositore ingle-se Michael Nyman.

*diplomatosi in chitarra al Conservatorio di Musica “F. E. Dall’Abaco” di Verona sot-to la guida del M° Giancarlo Rado.

9Marzo 2009

EGMYO 2009Savona

A Savona il 9° meetingdell’Orchestra Giovanile Europea di Chitarre e Mandolini

Do p o l ’ e d i z i o n e d i EGMYO 2007 in Ferrara,

la Federazione Mandolinistica Italiana è di nuovo impegnata a collaborare con la città di Savona ed il M° Carlo Aonzo nella realizzazione del 9° meeting dell’ “Orchestra Giovanile Europea di Chitarre e Mandolini”, che si terrà in Savona dal 4 al 13 Aprile 2009.

L’Orchestra giovanile europea è ormai annoverata fra le più importanti iniziative della Fe-derazione Europea in quanto riesce a coinvolgere i migliori ragazzi mandolinisti e chitarri-sti europei nel formare un’or-chestra in grado di eseguire ed interpretare un repertorio spesso non facile, originale per mandolino, scritto da compo-sitori molti dei quali ancora viventi.

L’orchestra giovanile europea è la dimostrazione tangibile delle possibilità del mandoli-no, della sua grande versatilità e capacità espressiva.

Ma l’orchestra giovanile euro-pea testimonia sempre di più, anno dopo anno, l’importan-za della musica, linguaggio universale, quale mezzo per unire, conoscere, affratellare.

Questi ragazzi, provenienti dal-le varie nazioni della Comuni-tà Europea per oltre una setti-mana, si impe-gneranno e si appassioneran-no, suonando fianco a fianco come se si fosse-ro conosciuti da sempre.

Un piccolo tas-sello del grande mosaico di Paesi che sta diven-tando l’Europa, attraverso colo-ro che l’Europa sono chiamati a costruire, passo dopo pas-so… (potremmo anche dire nota dopo nota): i giovani.

Le immagini, anche delle pagine seguenti, si riferisconoall’EGMYO 2007 in Ferrara – prove nel ridotto delTeatro Comunale.

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10Marzo 2009

EGMYO 2009 Savona

Programma

Kurt Schwaen 1909 - 2007 Suite concertante “per ricordare Kurt Schwaen” per mandolino, chitarra ed orchestra a plettro preludio - Gestortes minuetto - moto perpetuo - melanchonisches Standchen - ballata Anne Wolf, mandolin Vincent Mozos del Campo, chitarra Carlos Blanco Ruiz 1970 Musica en Do “2° Premio Città di Logrono 2006” Deciso - II. Chacona - III. Danza (Cadencia) - IV Tiempo de Danza Edoardo Angulo 1964 “Il sogno del pesiolino” Concerto per chitarra e orchestra Ed. Vogt & Fritz. I Allegro Assai - II: Andante - III. Allegro Vivace

Vincente Mozos del Campo, Chitarra

Oliver Kälberer 1964 “Udawalawe ...and the Elephants be rocking ...” Ed. Ok-Music Dimitri Nicolau 1946 - 2008Simple Suite op. 151 (for the European Youth Orchestra) “per ricordare Nicolau” I. Pocket Overture, II. Tabarin, III. “... im Träume, Summer Dance Ed. Treckel Takashi Kubota 1942 Tanz Suite n.2 op.21 Ed. Treckel

George Linus Cobb 1886 - 1942 Russian Rag “as encore” Ed. Ok Music

Elenco partecipanti1 Alkabes Michael2 Apostotellis Panagiotis3 Beneduce Andrea4 Bisgrove Andrew5 Capano Enrico6 Chirisobergi Eftihia7 Daly Emily8 De La Fuente Garcia David9 Demidenko Ludmila10 Escudero Valero Marta11 Fernàndes Sàenz12 Fuchs Andrea13 Galic Ielena14 Garcia Casarrubios Flores Ruben15 Henning Vanessa16 Ivanisevic Stela17 Juric Laura18 Kampel Claudia Franciska19 Katunaric Sandra20 La Ragione Raffaele21 Lacalle Samuel22 Lendewig Johanna23 Magoulas Panos24 Marin Tellez Hector Manuel25 Martinez Ruiz Sara26 Mattiuzzo Carla27 Moreno Rodrigues Alvaro28 Mozos Del Compo Vicente29 Nagrebelnaya Yana30 Natale Luca31 Plano Gonzales Jorge32 Salvinelli Carlo33 Sanz Martines Jorge34 Schasse Katharina35 Schoina Vasiliki36 Senese Carla37 Solovey Ekaterina38 Thomson Graeme39 Wolf Anne

11Marzo 2009

Artistic LecturesDirettore dell’orchestra:Aonzo Carlo (Italia)Mandolino 1:Jeannette Haase (Germania)Mandolino 2:Olga Dubowskaja (Bielorussia)Mandola:Fabio Gallucci (Francia)Chitarra:Carlos Blanco Ruiz (Spagna)

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12Marzo 2009

Trossingen - Germania1-4 Ottobre 20084° Mandolin Symposium

La Federazione Mandolinistica Tedesca in collaborazione con

EGMA ha organizzato il 4° Sympo-sium sul mandolino a Trossingen (Germania) presso la Bundesaka-demy fur Musikalische Jugenbil-dung. Non erano invitati soltanto insegnan-ti, direttori d’orchestra ed esecutori, ma anche tutti coloro che hanno un forte interesse per il mandolino e per l’insegnamento e la formazione dei mandolinisti.Lo scopo del Symposium è stato quello di stabilire una piattaforma per uno scambio d’esperienze e di informazioni sui seguenti argomenti:1. Approcci nell’insegnamento del mandolino.

Il progetto Jeki (jedem Kind ein Instrument) Il modello Monheimer (MoMo) La classe di musica con strumenti a plettro Aspetti educativi nella formazione di gruppi e orchestre giovanili a plettro Il mandolino come gioco

2. Posizione del mandolino nei pro-grammi d’insegnamento e nella vita culturale in ambito internazionale: la formazione dei

mandolinisti, le orchestre e gli ensembles, la vita culturale.

Relatori: Michele De Luca (Italia), Barbara Pom-merenke Steel (Scozia), Bruce Graybill (USA), Jose Antonio Zambrano (Venezuela), Tahaaki Shibata (Giappone), Nikolai Maretzki (Bielorussia).

Sarà compito della FMI dare conto, nei prossimi numeri di Plectrum, di tutto ciò che è stato discus-so e che è di generale interesse per i singoli soci e le orchestre. Cominciamo con questo numero a presentarvi (a pag.14) i nostri appunti sul mando-lino nella cultura americana: storia, organizzazio-ne, attività attuali e futuri approcci.

Il Dott. Michele De Lucamentre tiene la sua relazione

sul mandolino in Italia

Il Sig. Giovanni Oramentre descrive ai partecipanti la storia già venticinquennale dell’Orchestra Giovanile da lui fondata a Gardone V.T. (BS)

13Marzo 2009

Il grande successo suscitato dalle tournée e dai concerti in

Italia e all’estero di Carlo Aon-zo (mandolino) e Elena Buttiero (spinetta) hanno spinto i due ar-tisti a raccogliere in un album il loro repertorio più rappresentati-vo con significative pagine di mu-sica settecentesca per mandolino e spinetta.Il disco, pubblicato dall’etichetta genovese Devega, “racconta” la fortuna del mandolino in Italia e in Europa nell’ambito della musi-ca colta, nel momento chiave della sua diffusione e afferma l’impor-tanza di questo strumento tutto italiano per la storia della musica.

Il repertorio racchiuso in “Il mandolino italiano nel Sette-cento” comprende brani ed autori della prima metà del Settecento, periodo nel qua-le erano in uso i mandolini detti “lombardo” e “romano” per proseguire con repertorio della seconda metà del secolo e l’utilizzo del mandolino na-poletano. Del primo periodo vengono presentati autori che hanno lavorato in Italia, in area ro-mana, napoletana e bologne-se (Piccone, Scarlatti, Corelli) mentre del secondo si affron-tano autori come Gervasio, Barbella, Sammartini, che hanno lavorato in molte cit-tà d’Europa. Nel Settecento

il mandolino è conosciuto, in tutte le capitali musicali euro-pee grazie all’“esportazione” degli ambìti maestri italiani: lo ritroviamo a Milano, Bologna, Firenze, Roma, Parigi, Lione, Londra, Praga, Vienna, nelle diverse tipologie regionali.Tra gli strumenti diffusi in quel periodo, oltre al man-dolino napoletano, ci sono la mandola romana, il mando-lino lombardo, cremonese e genovese. Il mandolino napo-letano nasce intorno alla metà del secolo XVIII dalla fusio-ne di elementi provenienti da strumenti di diverso tipo: l’accordatura (colta) per quin-te deriva dal violino, il corpo bombato dai precedenti tipi di mandolino, la paletta dalla chitarra, il ponticello mobile con la piegatura della tavola armonica dalla chitarra bat-tente. Il mandolino napoleta-no non nasce, dunque, come strumento popolare, ma come strumento da concerto riserva-to alle damigelle di corte.La sua “popolarizzazione”,

infatti, avviene ad Ottocen-to avanzato. Gli eleganti in-tarsi che si ammirano sugli strumenti sopravvissuti, le rappresentazioni pittoriche dell’epoca che ce ne descrivo-no l’utilizzo, la varietà della letteratura musicale originale, sono tutti elementi che ricon-ducono ad uno strumento di corte e soprattutto da concer-to.

Arcangelo CorelliSonata X op.5 in fa maggiore

Francesco PicconeSinfonia per la mandola

in re minoreEmanuele Barbella

Sonata in re maggioreDomenico Scarlatti

Sonata K 89 in re minoreGiovanni Battista Sammartini

Sonata per armandolinoe basso in sol maggiore

Giovanni Battista GervasioSonata in re maggiore

[email protected]@tiscali.it

Il Mandolino Italiano nel Settecento

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14Marzo 2009

Appunti dal 4° Symposium sul mandolinoTrossingen 1- 4 Ottobre 2008

Il mandolino americano salvato dalla musica Folk, Country e Bluegrass.

Nei primi anni del “900 il man-dolino era lo strumento più suonato negli Stati Uniti dopo il pianoforte.Intorno al 1920 il banjo diven-tò più popolare del mandolino sopratutto perchè, per la sua maggior sonorità, era possibi-le suonarlo in sale più ampie e più capienti, ciò consentendo la vendita di un maggior nu-mero di biglietti.In seguito fu inventato uno strumento di diverso stile (Gi-bson design) che rimpiazzò

largamente il mandolino na-poletano fino ad allora popo-lare in America.Nei decenni che seguirono rimasero sol-tanto piccole aree di attività del mandolino classico, per lo più confinate a gruppi stretta-mente in contatto col Paese di origine.Intorno al 1937 Bill Monroe combinando le influenze della musica Gospel, Blues e Count-ry creò uno stile nuovo: il Bluegrass che ebbe un profon-do effetto a livello popolare.Il mandolino rimase in uso nel-la musica popolare americana

sia nella musica Country/We-stern che Western/Swing dal 1940 fino ai giorni nostri.

Intorno al 1960 il mandolino cominciò ad apparire nel Rock and Roll e nel Pop e continua tuttora.I più importanti Artisti di man-dolino classico attivi in Ameri-ca nel 20mo secolo furono:Giuseppe Pettine, Samuel Adelstein, Valentine Abt, Zar Myron Bickford, Aubrey Stauffer, Samuel Siegel, Seth Weeks, Dave Apollon, How-ard Frye, Marilynn Mair.

Organizzazioni musicali ameri-cane correlate col mandolino.American Mandolin related music organizations and Guitar Summer School (AMGuSS).Fretted Instrument Guild of Ame-rica.American Guild of Banjoists, Mandolinists, and Guitarists (1902).Classical Mandolin Society of Ame-rica Inc. (1986).

Il mandolinonella cultura americana:storia, organizzazione, attività attuali,futuri approcci

Antiche orchestre americane e gruppi di mandolini

15Marzo 2009

Fu fondata nel 1986 da Norman Levine come società senza scopi di lucro.

La CMSA si propone:

- di promuovere lo studio di tutti gli strumenti della famiglia del mandolino e di suonare la musica originale per questri strumenti;

- di aiutare nell’educazione e nel supporto logistico le persone coinvolte in queste attività; - di operare esclusiva-mente per scopi lettera-ri, educativi e culturali ...

La CMSA organizza una convenction annua-le con un ospite d’no-re (nel 2008 si svolse a Montreal, CAN e l’ospi-te è stato Carlo Aonzo).Per l’occasione viene anche organizzata una “en masse orchestra”.

Antiche orchestre americanee gruppi di mandolini

Classical MandolinSociety of America

CMSA

En Masse Orchestra Sarasota Florida

En Masse Orchestra Louisville Kentucky

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in questa e nelle pagine seguenti:riproduzione di disegni originalidi Dimitri Nicolau.

Organizzazione della CMSA

Dirigenti Presidente - Lou ChouinardVice Presidenet - Bob KnyszSegretario - David BettsTesoriere - Antonina Nigrelli

Incarichi nella CMSAEditore del notiziario, Jackie ZitoMembership Director, David BettsArchivista, Lynn Falk

Membri del Consiglio Amministrativo Joyce Adams Lucky Checkley Victoria GleicherJohanna Hebing Jonathan Rudie Alan Richmond Membri onorari del Consiglio AmministrativoGiuseppe Anedda Andre St. ClivierKeith Harris Hisoa ItohKurt Jensen Ken TaniokaMichael Troester Gertrud Weyhofen

American Mandolin & Guitar OrchestraMunier Mandolin OrchestraAtlanta Mandolin OrchestraNashville Mandolin EnsembleAurora Mandolin OrchestraNew England Mandolin EnsembleBaltimore Mandolin OrchestraNew York Mandolin OrchestraBaltimore Mandolin QuartetOregon Mandolin OrchestraBergen County Guitar & Mandolin OrchestraPhiladelphia Mandolin & Guitar EnsembleBloomfield Mandolin OrchestraPittsburgh Mandolin SocietyCircle Klezmer OrchestraPortland Mandophonic OrchestraClassical Mandolin & Guitar SocietyPotomac Mandolin EnsembleDayton Mandolin OrchestraProvidence Mandolin OrchestraRed Wing EnsembleDuetto GiocondoRegina Mandolin OrchestraEmerald Chamber PlayersRiverside Mandolin QuartetEmerald City Mandolin QuartetRondo Mandolin QuintetEnigmaticaSan Diego Mandolin OrchestraFlorida Mandolin OrchestraSandpoint Mandolin EnsembleGravenstein Mandolin EnsembleSarasota Mandolin OrchestraHessische ZupforchesterSaratoga Mandolin EnsembleHuntsville Mandolin OrchestraSeasons Mandolin QuartetKalamazoo Mandolin & Guitar OrchestraSeattle Mandolin OrchestraKalamazoo Mandolin QuartetSecond String Mandolin QuartetLas Vegas MandoliersShevchenko Mandolin OrchesSilver Strings Mandolin EnsembleLos Angeles Mandolin OrchestraSKAZ Russian Folk QuartetLouisville Mandolin OrchestraString Song Mandolin EnsembleMandolin Orchestra of NiagaraTakoma MandoleersMandolinata Mandolin OrchestraUptown Mandolin QuartetMandolindy - Mandolin Societyof Central IndianaVermont Mandolin QuartetMcLean County Mandolin Society

Victoria Mandolin OrchestraMelodious MandolinsVillage Klezmers and Music MakersMidwest Mandolin QuartetWayne Mandolin OrchestraMilwaukee Mandolin OrchestraWill Patton QuintetMinnesota Mandolin OrchestraWinnepeg Mandolin OrchestraMission Creek Mandolin EnsembleWinnepeg Mandolin QuartetModern Mandolin QuartetMontana Mandolin Society

Per la scomparsa di Dimitri Nico-lau così ha scritto Marga Wilden-Hüsgen sul N° 3 - 2008 di “Concer-tino”, notiziario della Federazione Mandoli-nistica Tedesca

Il 29 marzo 2008 è morto il composi-

tore greco-italiano Dimitri Nicolau. È doveroso qui ri-conoscere il valore dell’opera di questo straordinario arti-sta perché nella sua vasta produzione, tenuta in alta con-siderazione in tutto il mondo, mandoli-ni, chitarre e orche-

stre a plettro hanno giocato un ruolo di rilievo.

I passaggi della sua vita. Nicolau è nato il 20.10.1946 (1) a Keratea, nel lembo me-ridionale della Grecia. Fin da subito manifestò per l’arte un profondo interesse, che spa-ziava nei più diversi campi: pittura, fotografia, letteratu-ra e specialmente musica. Ad appena 14 anni, nel 1959, ha scritto la sua prima composi-zione. Sui suoi studi musicali in Grecia e in Francia lui stes-so dice: “Ho avuto tanti inse-gnanti di musica, non voglio citarli tutti, perché temo di di-menticarne qualcuno impor-tante”. Soltanto gli esiti sonori del suo lavoro nella musica possono quindi testimoniare la sua profonda conoscenza dell’arte di comporre, la sua

grande creatività di suoni e il suo peculia-re stile personale.

Nel 1967 (2) il col-po di stato in Grecia, che portò al regime militare, cambiò radi-calmente la sua vita. L’opposizione incon-dizionata al regime lo costrinse a lasciare la patria. Fuggì in Ita-lia e qui ottenne asilo politico: L’Italia, e in particolare la città di

“...la musica è comunicazione...”

Antica pubblicità americana sul mandolino

Orchestre ed Ensembles di mandolini aderenti alla CMSA

16Marzo 2009

17Marzo 2009

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Roma, divenne la sua seconda patria. Sen-za tralasciare la mu-sica, studiò letteratu-ra moderna e filoso-fia all’Università di Roma e completò un corso sull’arte filmica al Centro Sperimen-tale di Cinematogra-fia. Lavorò per anni in questo campo, col-laborando in vari film con noti artisti ed è stato anche direttore della fotografia nella televisione italiana di Stato. Come docente di canto teatrale, educazione della voce e composizione ha lavorato all’Accademia teatra-le della Calabria e all’Istituto per il Dramma Antico (INDA) di Siracusa. Trascorse la sua vita a Roma in un’intensa attività artisti-ca finché una malat-tia maligna ha messo fine alla sua ricca esi-stenza. I suoi lavori sono stati apprezzati in tutto il mondo e il suo nome era presen-te nei festival più im-portanti. Per Dimitri Nicolau erano fondamentali i rapporti umani ed egli intratteneva costanti scambi epistolari con molti musicisti. Il suo interesse per gli altri è ciò che lo distingue come uomo e come artista. Quasi tutte le sue opere nascono dal rapporto con i com-mittenti, ed egli ren-

deva partecipi gli interpreti stessi del processo creativo.

La sua musica Nicolau era un compositore estremamente prolifico. Nel catalogo delle sue opere, che comprende più di 300 lavori, si trova ogni tipo di composi-

zione: musica orche-strale, con sinfonie e concerti per solo e orchestra, e musica da camera nelle più diverse formazioni. Inoltre ha compo-sto opere per coro, musica e canzoni per bambini e, non ultima, una gran quantità di musica per cinema e teatro. Su queste pagine è doveroso citare le numerose opere per strumenti a plettro e quelle, molto ap-

prezzate, per saxofono. La musica popolare dell’area mediterranea e dei Balcani sta alla base delle sue idee musica-li. “La speranza di scoprire l’ori-gine della musica sta nella musica popolare”: questo per lui era un programma. Nel suo moder-

no linguaggio tonale egli intreccia melo-die, temi o citazioni della musica greca, basata tuttora sulle scale modali dell’an-tichità. Un ulterio-re segno indicativo della sua affinità con la musica dell’area dell’Europa meri-dionale si manifesta nell’uso frequente di ritmi asimmetrici. La creazione della sua “nuova musica clas-sica” risentiva anche – così Nicolau – della moderna pop-music greca e del rembe-tiko, il cosiddetto blues greco, le cui

radici affondano nella musica araba e nella musica greca tra-dizionale. Nicolau, lodato come mae-stro della strumentazione, si distingue per la sua grande gioia nello sperimentare. Crea sorprendenti nuove costella-zioni sonore con raffinate at-mosfere liriche o con elementi estremamente vitali, a volte anche aspri. La vicinanza alle arti figurative emerge in molte sue opere. La musica di Nico-lau è di grande emozionalità, ispirata a immagini letterarie e spesso piena di giocoso umo-rismo. A tal proposito dice il compositore: “Per me la musica è sempre un linguaggio tra esseri umani che si basa sulla dinami-ca dei rapporti…, deve destare nell’esecutore e nell’ascoltatore il sentire e l’emozione”. In mol-ti suoi manoscritti si trovano spesso disegni di suo pugno di grande qualità artistica e an-notazioni che riguardano non solo la tecnica esecutiva, ma che mirano anche a ispirare l’interprete e ad aiutarlo nella comprensione del sentimento sotteso.

Nicolau ed i mandolini Nella sua patria, il paese di Keratea a Sud di Atene, la musica faceva parte della vita quotidiana ed egli ascoltava soprattutto bouzuki, violini e mandolini che accompagna-vano il canto degli abitanti del villaggio. Più tardi, a Roma, ricordando quegli avvenimen-ti, ha scritto Il mandolino ritro-vato, purtroppo mai eseguito. Quando nel 1975/76 ha com-posto la fantasia per orchestra

in cinque tempi La melodia ri-trovata, op. 41, fantasia musica-le sui viaggi di Ulisse, balletto per orchestra, Dimitri Nicolau ha attribuito al mandolino un ruolo musicale bello ed impe-gnativo.L’opera fu eseguita nel 1985 dall’Orchestra Sinfonica Gio-vanile Olandese, diretta da Jac van Steen e Adam Gatehouse, durante una tournée di con-certi in Grecia, ad Atene e Sa-lonicco. In quell’occasione An-nemie Hermans, mandolino solista dell’orchestra, conobbe Dimitri Nicolau, presente alle prove. Colpito dalla bravura della solista come dalla pre-senza e dalla dimensione so-nora del mandol i -no, il com-pos i tore , n e l l ’ a r c o di una set-t i m a n a , scrisse e regalò ad An n e mi e Hermans, la Stras-senmusik , accompa-gnata dal-la dedica: “En atten-dant votre t o u r … ” . Dall’incontro è nata una lunga amicizia tra Dimitri Nicolau ed Annemie Hermans che ha dato al compositore un ulte-riore impulso a comporre in maniera intensiva per stru-menti a plettro.

Le opere per strumenti a plet-

tro. L’attuale catalogo di Nicolau comprende 64 composizioni per strumenti a plettro. L’elen-co qui riprodotto mostra quale variopinta tavolozza di combi-nazioni strumentali egli abbia lasciato: dai solo per mando-lino e chitarra all’orchestra a plettri con strumenti solisti.

Nicolau scrive opere esigenti sia sul piano musicale che su quello strumentale, estraendo magistralmente tutto il poten-ziale sonoro di ogni singolo strumento, creando così nuo-ve tecniche di esecuzione e insolite combinazioni sonore e contribuendo ad un maggiore

e più profondo sviluppo della musica per plettri nel mondo. Negli anni giovanili (1959) ha scritto una Sonata per mandolino e pianoforte, che purtroppo era andata perduta nel trambusto della fuga (2), ma che, grazie alle ricerche di Ugo Orlandi in Grecia, è stata ritrovata.

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Nel dicembre del 1986 Di-mitri Nicolau ha composto la sua prima opera per orchestra a plettro, La belle et la bête op. 68, con una dedica ad Anne-mie Hermans e al suo Ensem-ble “The strings”, nella quale scrive che la composizione di quel lavoro era stata per lui una rivelazione perché, con quegli strumenti e quei colo-ri musicali a lui ancora “sco-nosciuti”, aveva scoperto un nuovo mondo musicale. Suc-cessivamente gli furono mosse varie critiche secondo le quali il lavoro era molto difficile da eseguire, “ma - scrive Nicolau - nella mia intenzione è importante che il mondo del mandolino riceva un nuovo impulso”. Il suo messaggio ci è arriva-to, e il compositore Nicolau ha subito stabilito con diversi musicisti di plettri impegnati in questa direzione, contatti dai quali ha avuto la spinta a scrivere altre opere per orche-stra di plettri e musica da ca-mera per mandolino e chitarra. All’Eurofestival di Musica a Plettri del 2002 a Friedrichsha-fen sul Lago di Co-stanza l’EGMYO (Orchestra giovani-le europea di plet-tri) diretta da Patrik van Netelbosch, ha eseguito la musica piena di vitalità del-la Simple Suite op. 151, appositamente composta per l’oc-casione, con gran-de divertimento ed enorme successo di pubblico.

A titolo di esempio, e in rap-presentanza di tanti altri mu-sicisti, ac-canto ad Annemie Hermans, desidero citare an-che Ar-nold Se-s terheim e Michael Kubik che sono stati in conti-nuo con-tatto con D i m i t r i N i c o l a u e l’hanno sollecitato a scrivere a f f a s c i -nanti pezzi per il “mondo dei plettri”. Arnold Sesterheim ha inci-so con la Badische Zupfor-chester (Orchestra a plettri di Baden-Baden) un eccellente CD delle opere di Dimitri Ni-colau che comprende Dances and Melodies op.125, Zwei Goe-

the-Lieder op. 138, Three dances op.190 e In Memoriam à Siegfri-ed Behrend op. 102. Proprio in quest’ultima opera Nicolau ha cercato – sono sue parole – “di esprimere tutte le emozioni pos-sibili degli strumenti a plettro”. E ancora: “Non la logica, l’emo-zione è al centro dei miei lavori”. Tra i musicisti che gravitano

intorno ad Ar-nold Sesterheim, i chitarristi Andre-as Schumacher, Christian Werni-cke e Armin Korn hanno fondato il Trio Nicolau. I tre musicisti, molto lodati dalla critica e molto apprezza-ti dagli addetti ai lavori, inseriscono ed eseguono conti-nuamente nei loro

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programmi la musica dell’ar-tista da cui prendono il nome.Nyctes op. 97 per viola e or-chestra di plettri con flauto, clarinetto, arpa e percussio-ni è un’opera eccelsa, che va qui ricordata perché nel no-vembre del 1991 ha ricevuto il Primo Premio al Secondo Concorso Siegfried Behrend. Il musicologo G. Hoffmann, che ha ascoltato quest’opera nel-la prima esecuzione suonata dalla Badische Zupforchester diretta da Arnold Sesterheim a Baden-Baden nel maggio del 1993, ha scritto: “Nyctes di Dimitri Nicolau ci ha tenuto per quasi mezz’ora senza fia-to. Colori sonori, improvvise interruzioni, melodie, inten-sità, si fondevano nell’insie-me di tutti gli strumenti. Alla fine il pubblico è letteralmente esploso”. Da Berlino anche Micha-el Kubik intratteneva scambi musicali con Dimitri Nicolau, e il 23.6.2007 nel Kulturforum della Matthäuskirche si è svol-ta la prima esecuzione dell’op. 265 In diesen schwierigen Tagen (In questi giorni difficili), per orchestra di plettri e coro di flauti a becco. L’opera è stata scritta su suggerimento del musicista berlinese che con la sua Teg’ler Zupforchester e la Blöckflötenorchester Neuköl-ln ha ricevuto per l’esecuzio-ne un grande successo e molti elogi. È uno degli ultimi lavori composti da Nicolau e il titolo lascia presagire il suo ultimo, pesante periodo di vita.

Accanto ai grandi lavori per

orchestra di plettri, hanno un ruolo importante i pezzi di musica da camera che valoriz-zano il mandolino. Per tutti ci-tiamo la sua Mandolinen Sonata

op. 198, dedicata nel 2000 alla mandolinista olandese Loe-niek Hermans. La sonata è un lavoro in quattro tempi per so-lista ed è un’opera molto esi-gente sia per la moderna tecni-ca mandolinistica che per il rit-mo vivace. Alla fine del terzo tempo Nicolau inserisce una poesia funebre su un amore perduto dal titolo Anche questa mattina.

Ma non soltanto con musi-cisti di plettri tedeschi e olan-desi il compositore è stato in contatto ed ha avuto scambi: anche in Francia e soprattutto in Italia era in rapporto con numerosi eminenti musicisti, quali i mandolinisti Ugo Or-lando, Fabio Gallucci, Cécile Valette e Florentino Calvo che

continuano ad eseguire e dif-fondere le sue opere. Nel 2004 Dimitri Nicolau ha scritto un saggio sulla musica per plettri, in cui termina di-

cendo: “Ringrazio tutti i man-dolinisti e i chitarristi che hanno eseguito la mia musica, che hanno accettato la sfida della tecnica e che hanno reso reale l’espressività dei miei lavori”.

Nota dell’autriceRingrazio Annemie Hermans per aver-mi messo a disposizione la sua corri-spondenza con Dimitri Nicolau e vario materiale informativo.

n.d.t. 1) La sua data esatta di nascita è il 21.10.19462) Dimitri Nicolau venne in Italia nel 1965. Nel ’67, con il colpo mi-litare in Grecia, chiese ed ottenne asilo politico.

Desidero ringraziare Francesca Caddeo e Susanne Portmann per l’aiuto che mi hanno dato nella traduzione.

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( dalla versione per violino BWV 1001 )Adagio

FugaSicilianaPresto

SYLVIUS LEOPOLD WEISS (1686-1750)dalla Sonata 22 in Sol maggiore (1719)

PréludeToccataAllegro

JOHANN SEBASTIAN BACHDalla Partita II per violino solo, BWV 1002

SarabandeTempo di Borea

SYLVIUS LEOPOLD WEISSdalla Sonata n.43 in La minore (ca. 1740)

PreludioAllemande: Andante

PrestoLiuto da 13 cori Joel van Lennep,

New Hampshire, USA, 1980.

musica da camera che furono un elemento creativo fonda-mentale della sua carriera da solista.

A partire dalla metà degli anni 80, Hopkinson Smith focaliz-zò l’attenzione soprattutto su musica solista per strumenti a corde pizzicate, tra i quali la vihuela, il liuto Rinascimenta-le, la tiorba, chitarre barocche e Rinascimentali e liuto baroc-co.

Internazionalmente ricono-sciuto come uno dei maggiori liutisti e una delle più eclatanti personalità di musica antica, Hopkinson Smith si è esibito in concerti sia in America del nord e del sud, sia nell’Euro-pa occidentale e orientale che in Giappone. Insegna liuto e basso cotinuo a Baslea, in Sviz-zera, presso Basilea “Schola Cantorum Basiliensis”.

La sua registrazione degli Ar-rangiamenti per Liuto delle So-

nate per violino solo di Bach è stata acclamata dalla stampa specializzata. La rivista della Gramophone l’ha definita mi-glior registrazione assoluta di quel repertorio.

Piu’ recentemente una sua re-gistrazione della musica rina-scimentale per liuto di Pierre Attaignant ha vinto il Diapa-son d’Oro. Le Monde l’ha de-finita superba.

La recente registrazione di Dowland, uscita a inizio 2005, ha, a sua volta, vinto il Dia-pason d’Oro ed è stata detta meravigliosamente personale dal New York Times.

Nel Marzo del 2007 ha dato concerti e seminari in Palesti-na, sotto l’egida della Fonda-zione Barenboim-Said.

Hopkinson Smith (1946) è un liutista statunitense

internazionalmente riconosciu-to come personalità principale nel campo della Musica Antica e come uno dei più grandi Liuti-sti viventi. E’ stato definito come colui che maggiormente si avvici-na all’universo del Liuto con una musicalità che va oltre la voce del suo stesso strumento.

Nato a New York e laureatosi con lode ad Harvard in Mu-sica, si trasferì in Europa nel 1973 per studiare con Emilio Pujol, un grande didatta della tradizione artistica Catalana e Eugen Dombois, il cui senso di unione organica tra artista, strumento e periodo storico ebbero un effetto permanente su di lui.

Nella metà del 1970, partecipò alla fondazione del comples-so musicale Hespèrion XX e la sua collaborazione di dieci anni con Jordi Savall lo portò ad importanti esperienze in

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24Marzo 2009

Vita e operedi Giovanii Intelisano

Il libro, edito in settembre e presentato a Pieve di Cento,

racconta la vita di Luigi Mozza-ni e, come indicato nel titolo, ne illustra la figura come chitarri-sta, concertista, liutaio, musici-sta e compositore. Mozzani è considerato uno dei più grandi chitarristi italiani a cavallo del XX secolo fino alla metà del novecento, un musici-sta a tutto tondo, dedicato e le-gato completamente alla storia della chitarra, soprattutto italia-na. La biografia del maestro è sta-ta pubblicata precedentemente nel 1989 a Rovereto e nel 1990 a Cento. Queste due edizioni sono già da qualche anno esau-rite, per cui, grazie alla volontà della Scuola di Artigianato Ar-tistico del Centopievese e della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento e tramite la Minerva Edizioni si è arrivati alla nuova pubblicazione. La nuova edizione, di 380 pa-gine, rivisita ed aggiorna il te-sto delle precedenti edizioni, aggiunge notizie storiche ed archivistiche, molte fotografie a colori. Allegato al libro c’è un cd musicale e un disegno tecnico del rilievo della chitarra-lyra che il maestro utilizzava personal-mente nei suoi concerti. Grazie alle collaborazioni con musicisti, liutai e musicologi, la figura di Mozzani viene colloca-ta in un più ampio contesto mu-

sicale che permette una maggio-re conoscenza della capacità del “personaggio”. La biografia è suddivisa in tre parti principali: la vita in gene-rale, l’attività musicale, l’attività liutaria. Il Cd contiene sia brani originali, eseguiti dal Maestro alla fine degli anni trenta e re-cuperati da dischi a 78 giri, sia brani dei suoi maggiori allievi. Inoltre sono state incise musiche composte dal maestro sia per chitarra che chitarra-lyra e quar-tetto di mandolino, registrate ed eseguite dai chitarristi Miche-langelo Severi e Fabiano Mer-lante e dai mandolinisti Segio Zigiotti, Stefano Maciga e Fabri-zio Mangolini, per riproporre le sonorità dell’epoca, utilizzando strumenti originali, chitarra, chi-

tarra-lyra, mandolini e mando-la, accordati a 432 Hz, diapason dell’epoca, ed utilizzando corde in budello. Luigi Mozzani nacque a Faenza nel 1869. Dotato probabilmen-te di un forte talento musicale, da giovane iniziò a suonare sia il clarino che la chitarra ed ap-prese tecniche tali da diventare concertista con la chitarra. Si di-plomò in oboe al conservatorio di Bologna nel 1892. Fece moltis-sime tournées all’estero tra cui America, Germania, Russia ecc., acquisendo molta notorietà. Ne-gli ultimi anni del 1800 ed agli inizi del 1900 pubblicò a Parigi e Lipsia vari brani musicali. Il più conosciuto rimane Feste Lariane. In questo periodo si appassionò alla liuteria ed iniziò a costruire

Luigi Mozzani

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una chitarra. Ritornato in Ita-lia, aprì a Bologna un’attività di liuteria e successivamente, nel 1908, si trasferì a Cento. In questa cittadina vi rima-se, con un’attività di liuteria fiorente e di grande produzio-ne, per circa un ventennio. Alla fine degli anni venti trasformò il laboratorio in Scuola Italiana di Liuteria Luigi Mozzani. Gli stru-menti costruiti comprendevano una vasta gamma di chitarre, di strumenti a plettro, di stru-menti ad arco, finchè il Maestro trovò una forma di chitarra, la chitarra-lyra, confacente alle sue esigenze di esecutore, la per-fezionò rendendola strumen-to principe della sua attività. Ebbe allievi-lavoranti; tra i più conosciuti, Mario Maccaferri e Claudio Gamberini. Per ragioni economiche la scuola verrà tra-sferita da Cento a Bologna e ri-mase attiva sino al 1934. Fin da primi anni del ‘900 ebbe molti allievi chitarristi, sia italiani che stranieri, gran parte tedeschi, con i quali instaurò una collabo-razione musicale molto intensa. Chiusa la scuola per problemi economici, nel 1935 aprì un la-boratorio in casa, in via Barberia 12 a Bologna, dove, assieme a Claudio Gamberini, continuerà la costruzione di strumenti mu-sicali, in particolare chitarre. Il sogno di Luigi Mozzani fu sempre quello di istituire una scuola italiana di liuteria e, dopo aver preso in conside-razione varie città, decise di trasferirsi a Rovereto di Trento dove, nel 1942, costituì la Scuola di Liuteria Italiana Luigi Mozzani ma, già ammalato gravemente, morì nell’agosto del 1943. Gra-zie alla moglie Alfonsina ed alla nipote Carmen la scuola conti-nuerà l’attività sino al 1947 poi, sempre per ragioni economiche, il Comune di Rovereto decise di chiuderla.

Mozzani rimase per tutta la prima metà del novecento un musicista di spicco, riconosciuto da tutti i chitar-risti italiani ed europei del pe-riodo come pa-dre putativo del-la chitarra, alla quale dedicò studio e sacrifici quasi maniaca-li, da certosino, tanto da assi-milare tecniche esecutive mira-bili apprezzate e riconosciute da tutti. Il nuovo chitar-rismo moderno del dopo guerra, fino agli anni ot-tanta, ha spaz-zato via il ricor-do ed il lavoro di grande bravura dei tanti chitar-risti italiani che come Mozzani lavorarono ala-cremente per imporre la chi-tarra nel mondo musicale. At-tualmente molti giovani chitar-risti hanno riscoperto il grande talento dei chitarristi del secolo

scorso ed iniziano a nutrire così un forte interesse verso il loro lavoro.

estratto dal libro - pag. 206-207 -

mandolino, modello piatto scalpellatoCollezione Mozzani, Museo della MusicaTeatro Alice Zeppilli Pieve di Cento (BO)

Proprietà: Cassa di Risparmio di Cento

G.Intelisano,Luigi Mozzani vita e opere,

concertista, liutaio, musicista, maestro, Argelato (Bo)Minerva Edizioni, 2008

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Gino Neri Capodanno 2009

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Simone Ferraresi

Concerto di Capodanno dell’Orchestra a Plettro“Gino Neri” Teatro Comunale di Ferrara,1 gennaio 2009

di Edoardo Farina

Il concerto di Capodanno dell’Or-chestra a plettro Gino Neri, rap-presenta oramai da circa trent’an-ni sicuramente l’omaggio artisti-camente più gradito ed atteso da parte dell’Amministrazione del Comune di Ferrara offerto alla propria cittadinanza.Presso la splendida cornice del te-atro anche quest’anno non è man-cato un ricco intrattenimento mu-sicale da parte della tradizionale formazione ferrarese che come sempre è in grado di offrire, dan-do la possibilità di ascoltare brani celebri tratti dal repertorio classi-co con, per l’occasione, eccellenti solisti appartenenti alla migliore realtà musicale della nostra pro-vincia.

Sul podio Stefano Squarzina, oboista, direttore d’orchestra e

compositore diplomatosi presso il Conservatorio Frescobaldi della nostra città, ha diretto opere pre-valentemente appartenenti a com-positori minori vissuti tra Otto-cento e Novecento, meno noti per notorietà ma non certo per interes-se e qualità artistica. E se ai più Carlo Guindani, Hermann Am-brosius e Giuseppe Manente ap-paiono pressoché anonimi rispet-to ai titani, spesso non citati nei più semplici testi di Storia della Musica, qui ne abbiamo apprez-zato la loro bellezza e grandezza espressiva attraverso brani come “Songe Fantasque”, “Feierlicher Reigen” e “Pagine d’Album” autentiche perle originali per or-chestra a plettro dove l’organico viene sempre e comunque posto nelle dovute capacità dinamiche ed eloquenti non risparmiando niente a nessuno strumento.

Nel corso degli ultimi anni, infat-ti, l’orchestra “Gino Neri” ha mo-dificato notevolmente il reperto-rio presentato nei propri concerti; se per decenni la scelta è caduta quasi inevitabilmente a favore di trascrizioni da opere dei grandi compositori dell’800, quali Ver-di, Mascagni, Bellini, Donizetti, assai più raramente il classicismo di Mozart e Beethoven data la difficile versatilità nei confronti

dell’arrangiamento plettristico, oggi i programmi sono orienta-ti verso autori che hanno scritto appositamente per questo tipo di formazione, in parte riscoper-ti e in parte nuovi, grazie anche all’ausilio di giovani musicisti compositori incuriositi e affasci-nati dall’arte del mandolino.

Non sono mancate comunque pagine note e grandiose, come lo spumeggiante “Tancredi” di Gioacchino Rossini e la “Pre-ghiera e Danza nel Tempio” tratta dall’incompiuto “Olav Trygva-son” di Edward Grieg, caposcuo-la dell’opera teatrale dell‘800 norvegese. Per questa occasione non è stato presentato pratica-mente nulla di inedito a parte il “Notturno” per pianoforte e stru-menti a plettro del compositore nipponico Hiroshi Naito, (ese-guito in prima assoluta durante la fortunata tournée in Giappone del 2004 avvalendosi di una pianista locale) ma per la prima volta con l’Orchestra a Plettro “Gino Neri” vi è stata la presenza di Simone Ferraresi. Dopo l’edizione 2007 dedicata all’operetta attraverso il supporto del Coro Polifonico S. Gregorio Magno e l’edizione 2008 che ha visto la straordinaria partecipa-zione del violinista Gianluigi

Cavallari e del mezzosoprano Pa-ola Amoroso, quest’anno è stata richiesta la splendida collabora-zione di un talento davvero pro-digioso.

Nato nel 1972, Simone Ferrare-si si è diplomato in pianoforte al Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara all’età di vent’anni, ed era già riconosciuto allora come un fenomeno particolarmente promettente. I suoi studi succes-sivi ne hanno confermato le qualità e hanno affinato la sensibilità di un interprete or-mai maturo, capace di segna-larsi come uno degli artisti più significativi della nuova generazione di pianisti italia-ni. Ferraresi si è specializzato nel repertorio classico sotto la guida di Paul Badura-Skoda pianista e musicologo alla Ho-chschule für Musik di Vienna, che lo ha definito “uno dei mi-gliori pianisti della sua gene-razione”. Ha poi studiato alla Royal Academy di Londra e oggi svolge la sua attività con-certistica sia come solista, sia in formazioni da camera, in particolare in duo con il violi-nista Paolo Mancini.

È stato ospite di istituzioni italia-ne come il Teatro Comunale di Ferrara e la Società dei Concerti di Milano e di altre importanti sta-gioni musicali in Gran Bretagna, Austria, Germania, Francia, Polo-nia, Svezia e Stati Uniti, dove dal settembre 2005 risiede in qualità di docente di pianoforte presso la “Piano School of New York City” di Manhattan. Come solista abbiamo avuto

modo di applaudirlo dopo l’ese-cuzione di due pagine di Frederic Chopin: la “Polonaise” in la mag-giore op.40, n. 1 e il “Grande Val-se Brillante” in mi bemolle mag-giore op.18. La presenza concer-tistica autonoma di Ferraresi al di là del brano eseguito con la “Gino Neri”, è stata considerata pura-mente un’eccezione data la gran-dezza e la notorietà del musicista.Musica per un giorno di festa…

e, come tale, cosa c’è di meglio che volgere al termine con un brano che, senza nulla togliere o aggiungere al celebre concerto di Capodanno di Vienna, ci ha riportato felicemente nei saloni dell’800 austro ungarico, attra-verso le note danzanti del famo-sissimo walzer op. 314 “An der Schonen, Blauen Donau” meglio noto come “Sul bel Danubio blu” di J. Strauss jr.

La celeberrima “Al levar del sole sul Golfo di Napoli”, autentico cavallo di battaglia della “Gino Neri”, ha chiuso il sipario del concerto di Capodanno 2009.

Teatro completo e tutto esaurito, che se da una parte può certamen-te lusingare per l’altissimo indice di gradimento ancora una volta di-mostrato verso la più che centena-ria orchestra ferrarese, dall’altra mi sia consentita una punta di po-

lemica nei confronti di alcuni presenti in sala, indicati come assai “impreparati”, purtrop-po, ai contesti di musica clas-sica: troppo spesso chiassosi e dai colpi di tosse irresisti-bili... qualcuno addirittura con il telefono cellulare non disattivato, mancanza dav-vero imperdonabile. In più è emerso come già accaduto in passato, il problema relativo alla sonorità del teatro stes-so, assai difficile per via del palco montato al di fuori del-la camera acustica occupata dall’allestimento di un’opera in scena nei giorni successivi, sacrificando notevolmente le possibilità espressive e dina-

miche dell’orchestra.

Anche quest’anno, e per il terzo consecutivo, il ricavato della ma-nifestazione è stato devoluto in beneficenza all’Ospedale di Tha-raka, nell’Africa del Kenya, ove è presente una delegazione di vo-lontari medici ferraresi.

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