Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione...

64
Ass.N.A.S. notizie Periodico dell’Associazione nazionale Assistenti Sociali Anno III n.1 marzo 2004-03-14 EDITORIALE Ordinamento della professione Congresso nazionale Politiche sociali Rapporti Internazionali Regolamento Dalle Regioni Iniziative e contributi culturali Notizie in breve Organizzazione AssNAS Editoriale Interrotto il vento della ripresa…..? ai posteri la sentenza Quando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche, in poche parole da altri esterni a noi assistenti sociali, siamo autorizzati e giustificati a prendercela con qualcuno e ad affrontare con accanimento e tenacia azioni di recupero e rivendicazioni legittime, ma quando questo freno nasce all’interno del mondo professionale per scelte della comunità professionale allora la questione ci spiazza…. Per comunità professionale si intende gli organismi di rappresentanza della professione chiamati, per delega, a fare delle scelte per tutti i professionisti che rappresentano. Quanto poi gli a.a.s.s. iscritti all’ordine e alle organizzazioni professionali abbiano realmente e consapevolmente determinato queste scelte e facile intuirlo…., forse molti di loro non sanno neanche quali mutamenti sono stati prodotti per essi.

Transcript of Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione...

Page 1: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Ass.N.A.S. notiziePeriodico dell’Associazione nazionale Assistenti SocialiAnno III n.1 marzo 2004-03-14

EDITORIALE

Ordinamento della professioneCongresso nazionalePolitiche socialiRapporti Internazionali Regolamento Dalle RegioniIniziative e contributi culturaliNotizie in breveOrganizzazione AssNAS

Editoriale

Interrotto il vento della ripresa…..? ai posteri la sentenza

Quando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche, in poche parole da altri esterni a noi assistenti sociali, siamo autorizzati e giustificati a prendercela con qualcuno e ad affrontare con accanimento e tenacia azioni di recupero e rivendicazioni legittime, ma quando questo freno nasce all’interno del mondo professionale per scelte della comunità professionale allora la questione ci spiazza….Per comunità professionale si intende gli organismi di rappresentanza della professione chiamati, per delega, a fare delle scelte per tutti i professionisti che rappresentano.Quanto poi gli a.a.s.s. iscritti all’ordine e alle organizzazioni professionali abbiano realmente e consapevolmente determinato queste scelte e facile intuirlo…., forse molti di loro non sanno neanche quali mutamenti sono stati prodotti per essi.Tanto è successo con la modifica del DPR 328/01 relativa al regolamento di accesso alla professione e agli esami di stato su cui ci siamo trattenuti nei precedenti notiziari.L’intervenuta possibilità di rivisitare il DPR 328/01e i suoi contenuti rispetto ai due profili dell’a.s. delineati , voluta dall’On Siliquini del MIUR, su pressione delle professioni ordinate, ha rimesso in moto un tavolo di riflessione sulla professione,sulla sua formazione, sui professionisti , sui due profili e sulle funzioni attribuite e non.Il tavolo di confronto tra Ordine nazionale, chiamato titolarmene a fornire delle proposte al Miur, gli Ordini Regionale e le Organizzazioni Professionali ha aperto nuove speranze e aspettative in molti di noi di un rilancio della professione agganciato al più alto livello formativo e di una maggiore garanzia e tutela di quella peculiarità e specificità che identifica la nostra professione.

Page 2: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Dopo un ristretto spazio di confronto è stata deliberata dal C.N. dell’Ordine una proposta di modifica del DPR 328/01, di seguito si riportata, che ancora una volta non ci soddisfa, ma anzi ci allarma.Infatti la proposta deliberata si presenta, nel suo insieme, fortemente contraddittoria in quanto da una parte si proietta nel futuro con una esplicazione di funzioni più ricca e spalmata su due livelli di formazione, dall’altra rimane ancorata alla vecchia idea della professione senza tener conto dell’evoluzione intervenuta. Non si condividono le due titolazioni perché collocano il professionista A.S. nel primo livello di formazione, facendo intravedere un altro profilo per il livello specialistico; se non si interviene sulle titolazioni dei due profili, allora va rivista la dichiarazione delle funzioni, perché il testo risulti coerente e lineare. La norma transitoria non risolve la spaccatura che si è venuta a creare tra i professionisti vecchio ordinamento e consente ancora un intervento disomogeneo da parte degli Ordini Regionali; infatti l’interpretazione della norma e la possibilità di non applicare le linee guida del C.N. permette una disparità di trattamento tra Regioni.La ricaduta applicativa di una siffatta proposta , nella quale le funzioni ridotte della sezione B ma a cui viene attribuita la titolazione di Assistente Sociale, può provocare un rischio di riduzione delle funzioni di tutti gli assistenti sociali che , pur operando da anni con compiti di cui all’art.1 della L.84, rimangono iscritti alla sezione B.Questa associazione, pur rispettando le idee altrui, ha espresso e esprime il suo dissenso rimandando alla storia la valutazione della questione e di questo vuole informare i propri iscritti.

Franca Dente

PROPOSTA DI MODIFICA E INTEGRAZIONEDEL D.P.R. 5 GIUGNO 2001, n.328.

Presentata dal Consiglio nazionale dell’ORDINE

D.P.R. 5 giugno 2001, n.328

§

TITOLO SECONDO

DISCIPLINA DEL SINGOLI ORDINAMENTI

§§§

Capo IVPROFESSIONE DI ASSISTENTE SOCIALE

Art. 20.Sezioni e titoli professionali

Proposta di modifica deliberata dal C.N. il 4 ott.03

Art. 20.

Page 3: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

1. Nell’albo professionale dell’ordine degli assistenti sociali sono istituite la sezione A e la sezione B.

2. Agli iscritti nella sezione A spetta il titolo professionale di assistente sociale specialista.

3. Agli iscritti nella sezione B spetta il titolo professionale di assistente sociale.

4. L’iscrizione all’albo professionale degli assistenti sociali è accompagnata, rispettivamente, dalle dizioni: «sezione degli assistenti sociali specialisti» e «sezione degli assistenti sociali».

Art. 21.Attività professionali

1. Formano oggetto dell’attività professionale degli iscritti nella sezione A, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 1, comma 2, restando immutate le riserve e attribuzioni già stabilite dalla vigente normativa, oltre alle attività indicate nel comma 2, le seguenti attività professionali:

a) elaborazione e direzione di programmi nel campo delle politiche e dei servizi sociali;

b) pianificazione, organizzazione e gestione manageriale nel campo delle politiche e dei servizi sociali;c) direzione di servizi che gestiscono interventi complessi nel campo delle politiche e dei servizi sociali;d) analisi e valutazione della qualità degli interventi nei servizi e nelle politiche del servizio sociale;e) supervisione dell’attività di tirocinio degli studenti dei corsi di laurea specialistica della classe 57/S -Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali;f) ricerca sociale e di servizio sociale;

Sezioni e titoli professionali

1.Nell’albo professionale dell’ordine degli assistenti sociali sono istituite la sezione A e la sezione B.

2.Agli iscritti nella sezione A spetta il titolo professionale di assistente sociale specialista.

3. Agli iscritti nella sezione B spetta il titolo professionale di assistente sociale.

4. L’iscrizione all’albo professionale degli assistenti sociali è accompagnata, rispettivamente, dalle dizioni: «sezione degli assistenti sociali specialisti» e «sezione degli assistenti sociali » .

Art. 21.Attività professionali

1. Formano oggetto dell’attività professionale degli iscritti nella sezione A, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 1, comma 2, restando immutate le riserve e attribuzioni già stabilite dalla vigente normativa, oltre alle attività indicate nel comma 2, le seguenti attività:

area di aiuto nei processi di inclusione socialea) uso e sperimentazione di metodologie avanzate e innovative di servizio sociale svolte in tutti i settori di esercizio della professione e nelle forme previste;

b) diagnosi sociale, analisi e decodifica dei bisogni complessi dei singoli, delle famiglie, dei gruppi e del territorio;c) coordinamento di interventi e servizi ad alta complessità;

d) interventi interprofessionali, di équipe e di unità di valutazione;

e) counselling psico-sociale;

Page 4: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

g) attività didattico-formativa connessa alla programmazione e gestione delle politiche del servizio sociale. f) interventi in ambito specialistico di

servizio sociale clinico;g) mediazione nelle situazioni di conflittualità negli ambiti della mediazione familiare, penale, sociale e giovanile; h) consulenza agli organi giudiziari in materia minorile e di tutela di soggetti deboli o a rischio;area preventivo-promozionalei) negoziazione e concertazione tra i soggetti sociali per la progettazione di sistemi di benessere locale;l) attivazione di programmi di integrazione tra i vari ambiti operativi, mondi vitali e terzo settore;m) progettazione e conduzione di programmi di sensibilizzazione, responsabilizzazione e protezione sociale di gruppi e comunità;n) programmazione e gestione di servizi d’informazione, comunicazione e promozione dei diritti dei cittadini;o) programmazione e coordinamento di interventi di pronta emergenza sociale;p) attivazione e conduzione di osservatori sugli interventi, servizi e politiche sociali;

area manageriale q) progettazione e gestione di interventi di servizio sociale e di servizi ad alta complessità; r) pianificazione, progettazione, organizzazione e gestione manageriale nel campo delle politiche e dei servizi sociali, nonché dell’educazione ai diritti, alla coesione sociale, alla solidarietà, alla salute; s) analisi, costruzione e coordinamento di reti di servizi e prestazioni, nell’ ambito delle proprie competenze;t) apporto tecnico per la costruzione di piani di zona;u) gestione di risorse umane, strutturali ed economiche nell’ambito dei servizi e delle politiche sociali;v) analisi e valutazione di qualità dei servizi sociali e delle prestazioni; w) gestione di processi per l’accreditamento dei servizi sociali;

area didattico-formativa e di ricercax) ricerca e monitoraggio nell’ambito degli

Page 5: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

2. Formano oggetto dell’attività professionale degli iscritti nella sezione B, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 1, comma 2, restando immutate le riserve e attribuzioni già stabilite dalla vigente normativa, le seguenti attività:

a) attività, con autonomia tecnico-professionale e di giudizio in tutte le fasi dell’intervento sociale per la prevenzione, il sostegno e il recupero di persone, famiglie. gruppi e comunità in situazioni di bisogno e di disagio, anche promuovendo e gestendo la collaborazione con organizzazioni di volontariato e del terzo settore;b) compiti di gestione, di collaborazione all’organizzazione e alla programmazione; coordinamento e direzione di interventi specifici nel campo delle politiche e dei servizi sociali;c) attività di informazione e comunicazione nei servizi sociali e sui diritti degli utenti;d) attività didattico formativa connessa al servizio sociale e supervisione del tirocinio di studenti dei corsi di laurea della classe 6 - Scienze del servizio sociale:e) attività di raccolta ed elaborazione di dati sociali e psicosociali ai fini di ricerca.

interventi di servizio sociale, dei servizi e delle politiche sociali;y) attività formativa e didattica nelle materie proprie del servizio sociale e delle discipline affini;z) supervisione professionale, interprofessionale e dei tirocini di laureandi in scienze del servizio sociale e laureandi specialisti in programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali.

2. Formano oggetto dell’attività professionale degli iscritti nella sezione B, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 1, comma 2, restando immutate le riserve e attribuzioni già stabilite dalla vigente normativa, le seguenti attività:

area di aiuto nei processi di inclusione sociale

a) attività, con autonomia tecnico-professionale e di giudizio, in tutte le fasi dell’intervento sociale per la prevenzione, il sostegno, l’accompagnamento e il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in condizione di difficoltà soggettiva e sociale;

b) attivazione, uso e valorizzazione delle risorse personali, ambientali, istituzionali, formali e informali;

c) integrazione e attivazione di reti relazionali;

d) accoglienza, ascolto e attività di segretariato sociale, nonché prima valutazione dei bisogni;

e) orientamento, sostegno e accompagnamento di soggetti in condizione di difficoltà;f) analisi della domanda sociale e costruzione di progetti individuali, partecipati e personalizzati e interventi di case management;

area preventivo-promozionaleg) azione preventiva del disagio sociale e promozionale del benessere delle persone, delle famiglie, dei gruppi e della comunità;

Page 6: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Art. 22.Esame di Stato

per l’iscrizione nella sezione Ae relative prove

1. L’iscrizione nella sezione A è subordinata al superamento di apposito esame di Stato. Per l’ammissione all’esame di Stato è richiesto il possesso della laurea specialistica nella classe 57/5 - Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali.

2.L’esame di Stato è articolato nelle seguenti prove:a) una prima prova scritta, sui seguenti argomenti: teoria e metodi di pianificazione, organizzazione e gestione dei servizi sociali; metodologie di ricerca nei servizi e nelle politiche sociali; metodologie di analisi valutativa e di supervisione di servizi e di politiche dell’assistenza sociale;

b) una seconda prova scritta applicativa, sui seguenti argomenti: analisi valutativa di un caso di programmazione e gestione di servizi sociali; discussione e formulazione di piani o programmi per il raggiungimento di obiettivi strategici definiti dalla commissione esaminatrice;c) una prova orale sui seguenti argomenti: discussione dell’elaborato scritto; argomenti teorico-pratici relativi

h) sostegno nei processi di accesso alle risorse e alle prestazioni, nella conoscenza e fruizione dei diritti;i) interventi di pronta emergenza sociale;l) attività di informazione e comunicazione nei servizi sociali e sui diritti degli utenti;

area organizzativam) collaborazione alla programmazione degli interventi nel campo delle politiche e dei servizi sociali;n) interventi di integrazione tra i vari ambiti operativi, mondi vitali e terzo settore;o) interventi interprofessionali, di équipe e di unità di valutazione;p) attivazione e gestione di flussi informativi nel campo dei servizi sociali;

area didattico-formativa e di ricercaq) raccolta dati e studio di dati sociali o psico-sociali a fini di ricerca; r) attività formativa nel campo dei servizi alla persona;s) attività di coordinamento e supervisione di operatori sociali; t) supervisione dei tirocini delle lauree in scienze del servizio sociale.

Art. 22.Esame di Stato

per l’iscrizione nella sezione Ae relative prove

1. L’iscrizione nella sezione A è subordinata al superamento di apposito esame di Stato. Per l’ammissione all’esame di Stato è richiesto il possesso della laurea specialistica nella classe 57/S – Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali.

2. L’esame di Stato è articolato nelle seguenti prove:a) una prima prova scritta, sui seguenti argomenti: teoria e metodi avanzati delle discipline dell’area del servizio sociale; teoria e metodi di pianificazione, organizzazione e gestione dei servizi sociali; metodologie di ricerca nei servizi e nelle politiche sociali; metodologie di analisi valutativa dei servizi delle politiche e degli interventi professionali;

Page 7: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

all’attività svolta durante il tirocinio; legislazione e deontologia professionale.

3. Agli esami di Stato di cui al comma 1 sono ammessi anche gli assistenti sociali non in possesso di laurea specialistica, iscritti all’albo, ai sensi della normativa previgente, da almeno 5 anni alla data di entrata in vigore del presente regolamento e che hanno svolto per almeno 5 anni le funzioni di cui all’articolo 20, comma 2.

Art. 23.

Esami di Stato per l’iscrizione nella sezione B e relative prove

1. L’iscrizione nella sezione B è subordinata al superamento di apposito esame di Stato. Per l’ammissione all’esame di Stato è richiesto il possesso della laurea nella classe 6 - Scienze del servizio sociale.

2. L’esame di Stato è articolato nelle seguenti prove:a) una prima prova scritta nelle seguenti materie o argomenti: a spetti teorici e applicativi delle discipline dell’area di servizio sociale; principi, fondamenti, metodi, tecniche professionali del servizio sociale, del rilevamento e trattamento di situazioni di disagio sociale;

metodologia della supervisione;b) una seconda prova scritta applicativa, sui seguenti argomenti: direzione di organizzazioni complesse; gestione manageriale nel campo dei servizi; integrazione degli interventi delle politiche sociali, metodologie di intervento in ambito clinico e consulenziale; c) una prova orale sui seguenti argomenti: discussione degli elaborati scritti; argomenti teorico-pratici relativi all’esperienza professionale o all’attività svolta durante il tirocinio; etica e deontologia professionale; normativa riguardante la professione; d) una prova pratica nelle seguenti materie o argomenti: analisi, discussione e formulazione di proposte di soluzioni di una situazione problematica prospettata dalla commissione nelle materie di cui alle lettere a) e b).

3. Sino al 31.12.2005 agli esami di Stato di cui al comma 1 sono ammessi anche gli assistenti sociali non in possesso di laurea specialistica, iscritti all’albo ai sensi della normativa previgente da almeno 5 anni alla data di entrata in vigore della presente normativa e che hanno svolto per almeno 5 anni le funzioni di cui all’articolo 21, comma 2.Tali assistenti sociali sono esonerati dal sostenere le prove di cui ai punti b) e d) del comma 2.

4. Gli assistenti sociali in possesso di laurea specialistica di cui alla classe 57/S (Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali) ed iscritti all’albo nella sezione B da almeno 5 anni, per l’accesso alla sezione A sono esonerati dal sostenere le prove di cui ai punti b) e d) del comma 2.

Art. 23.Esami di Stato per l’iscrizione nella

sezione B e relative prove

1.L’iscrizione nella sezione B è subordinata al superamento di apposito esame di Stato. Per l’ammissione all’esame di Stato è richiesto il possesso della laurea nella classe 6 - Scienze del

Page 8: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

b) una seconda prova scritta nelle seguenti materie o argomenti: principi di politica sociale; principi e metodi di organizzazione e offerta di servizi sociali;c) una prova orale, sulle seguenti materie o argomenti: legislazione e deontologia professionale; discussione dell’elaborato scritto; esame critico dell’attività svolta durante il tirocinio professionale;d) una prova pratica nelle seguenti materie o argomenti: analisi, discussione e formulazione di proposte di soluzione di un caso prospettato dalla commissione nelle materie di cui alla lettera a).

Art. 24.Norme finali e transitorie

1. Gli attuali appartenenti all’ordine degli assistenti sociali sono iscritti nella sezione B dell’albo degli assistenti sociali.

2. Coloro i quali sono in possesso dell’abilitazione professionale alla data di entrata in vigore del presente regolamento possono iscriversi nella sezione B.

3. Coloro i quali conseguono l’abilitazione professionale all’esito di esami di Stato indetti prima della data di entrata in vigore del presente regolamento possono iscriversi nella sezione B.

4. Coloro i quali sono in possesso della laurea sperimentale in servizi sociali conseguita ai sensi della normativa previgente l’entrata in vigore del presente regolamento e coloro i quali alla data di entrata in vigore del presente regolamento hanno svolto per almeno cin-que anni funzioni dirigenziali ricomprese tra quelle di cui all’articolo 20, comma 1, possono iscriversi nella sezione A.

servizio sociale.

2. L’esame di Stato è articolato nelle seguenti prove:a) una prima prova scritta nelle seguenti materie o argomenti: aspetti teorici e applicativi delle discipline dell’area di servizio sociale; principi, fondamenti, metodi, tecniche del servizio sociale, del rilevamento e trattamento di situazioni di disagio sociale; elementi di comunicazione, raccolta e gestione delle informazioni; b)una seconda prova scritta nelle seguenti materie o argomenti: principi di politica sociale; principi e metodi di organizzazione e offerta di servizi sociali;c) una prova orale, sulle seguenti materie o argomenti: legislazione sociale; etica e deontologia professionale; discussione dell’elaborato scritto; esame critico dell’attività svolta durante il tirocinio professionale;d) una prova pratica nelle seguenti materie o argomenti: analisi, discussione e formulazione di proposte di soluzione di un caso prospettato dalla commissione nelle materie di cui alla lettera a).

Art. 24.Norme finali e transitorie

Possono iscriversi nella sezione A coloro i quali, iscritti all’albo alla data di entrata in vigore della presente normativa, hanno svolto per almeno cinque anni funzioni ricomprese tra quelle di cui all’articolo 21, comma 1 nonché coloro i quali siano già iscritti all’albo e in possesso della laurea sperimentale in servizio sociale conseguita ai sensi della normativa previgente l’entrata in vigore del DPR 328/01. Con l’entrata in vigore della presente normativa cessa l’efficacia dell’articolo n. 5 della L. 84/93 “norme transitorie”.

Documento dell’AssNAS in riferimento alla proposta di modifica del DPR 328/01 in progress Inviato a firma della presidente nazionale dott.ssa Franca Dente in data 7/9/2003

Al Consiglio Nazionale

Page 9: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Ordine Assistenti SocialiR O M A

p.c. Ai Consigli Regionali Ordine Assistenti Sociali

. All’AIDOSS Al SUNAS

LORO SEDI

Oggetto Bozza di modifica “ in progress” del DPR 328/01

Questa Associazione, prima di entrare nel merito della proposta di modifica “in progress” del DPR 328/01 inviata da codesto O. N. con nota n.1629/2003 del 29 luglio 2003, vuole esprimere apprezzamento verso il C.N. stesso che ha aperto uno spazio di confronto e di riflessione più ampio sul futuro della professione (futuro che è già presente), sull’identità e sul contenuto dei due profili dell’assistente sociale.

Si condivide il metodo consapevoli che il confronto, l’ascolto, la discussione, la mediazione e il coinvolgimento dell’intera comunità professionale consente di gestire un cambiamento, di notevole portata per la professione stessa, con maggiore tranquillità e sicurezza rispetto alle scelte che si vanno a determinare.

Entrando nel merito della proposta si evidenzia un netto miglioramento rispetto alla precedente modifica del DPR 328/01 elaborata dal C.N. nel dicembre scorso; si condivide l’ampliamento e il maggiore dettaglio delle funzioni dei due profili, recuperando, per il profilo specialista, quella lacuna di contenuti specifici dell’Assistente Sociale, ma nello stesso tempo si riscontrano, in alcune parti, a nostro avviso, ancora delle ambiguità che vanno ripensate.

La proposta così delineata fa intravedere l’Assistente Sociale “a tutto tondo” nel percorso formativo universitario quinquennale e quindi nel profilo specialista, ma lascial’autonomia tecnico-professionale anche all’Assistente Sociale tecnico laureato contrariamente a quanto previsto per le altre professioni ordinate.

Per differenziare i due profili proponiamo di prevedere per il tecnico laureato un’autonomia tecnica valutativa, lasciando quella professionale solo allo specialista.

Siamo convinti che si tratta di decisioni difficili, ma oggi è opportuno fare delle scelte coraggiose, ma complete, con una continua attenzione alle altre professioni con cui quotidianamente l’Assistente Sociale si rapporta e allo sviluppo della libera professione.

Rispetto poi al mantenere la titolazione del profilo specialista “Assistente Sociale Specialista”, pensiamo che non ha senso l’aggettivazione del professionista solo per noi.

Dove quindi è andato a finire l’Assistente Sociale?

A questo punto ci sembra opportuno quasi d’obbligo, dopo aver definito “tecnico” il professionista laureato, trasferire il professionista assistente sociale al livello specialista con una titolazione secca e che non dia adito ad equivoci.

La norma transitoria, così come nuovamente articolata, sicuramente agevola il passaggio dei vecchi iscritti all’albo alla sezione degli specialisti, ma non risolve il problema della documentazione che sino ad oggi ha afflitto molti Assistenti Sociali e inoltre non consente un’immediata lettura in cui si identifica il professionista assistente sociale di ieri con il professionista assistente sociale d’oggi.

Page 10: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Pertanto questa Associazione, rispetto alla norma transitoria, riconferma la validità della sua proposta precedentemente resa nota, nella quale si prevedeva l’iscrizione alla sezione A per coloro i quali, alla data di pubblicazione del DPR 328/01, erano iscritti all’albo professionale”.

In alternativa, alcuni membri del direttivo, partendo sempre dal presupposto che chi ha esercitato in passato la professione di assistente sociale vada collocato in sezione A, propongono “l’iscrizione nella sezione A per coloro che alla data di entrata in vigore del DPR 328/01 erano iscritti all’albo ai sensi della normativa precedente e avevano esercitato per almeno cinque anni la professione di assistente sociale e per coloro che, in assenza dei cinque anni di esercizio professionale, avevano svolto per almeno tre anni le funzioni di cui all’art.20 comma 1”

Si pensa che la norma transitoria deve riguardare esclusivamente gli iscritti vecchio ordinamento, cioè precedente l’entrata in vigore del DPR 328/01, e non può riferirsi all’entrata in vigore del nuovo regolamento sulle professioni, poiché nell’anno 2001 è partita la riforma universitaria e quindi l’immissione nell’albo dei nuovi laureati.

Infine, rispetto al contenuto delle prove di esame di Stato, in coerenza con quanto riportato nella declaratoria delle funzioni, andrebbe trasferito il contenuto della prima prova scritta prevista per la sezione B all’interno della prima prova scritta prevista per la sezione A.

Il contenuto della prima prova scritta della sezione B dovrebbe fare riferimento a “contenuti generali di S.S.e a contenuti sulla comunicazione, sulla raccolta e gestione dati e informazioni.

Per garantire, inoltre, una qualità professionale è opportuno prevedere all’interno del regolamento di cui trattasi un obbligo di formazione continua per un x numero di crediti l’anno.

Nel ringraziare del coinvolgimento auguriamo buon lavoro a tutto il Consiglio.

---------------------------- ---------- Successivo pronunciamento DEL CONSIGLIO NAZIONALE AssNAS in data 22 novembre 2003 in riferimento al progetto di modifica del DPR 328/01 come presentato dall’Ordine nazionale, in considerazione del mancato accoglimento delle proposte formulate dall’AssNAS, e ’invio di una Mozione ai sottoelencati destinatari:inviato a firma del presidente vicario dott.ssa Luisa Gorgoni in data 27 dicembre 2003

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI Ass.N.A.S.

All’attenzione Ordine Naz.Assistenti Sociali Ordini reg. assistenti sociali Sunas Aidoss MIUR Federazioni sindacali CGIL CISL UIL LORO SEDI

pROT. N. 299/03Oggetto:Invio mozione

La Proposta di modifica al DPR 328/01 approvata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine professionale, nella seduta del 4 ottobre 2003 ed inviata all’Ass.NAS in data 7/10/03 prot.n. 216/03, ha suscitato grande sconcerto nel Consiglio nazionale di questa Associazione, tenutosi il 23 novembre c.a. , in quanto, a parere di tale Organismo, non solo non risponde alle aspettative di una parte della professione, ma contiene anche in sé

Page 11: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

il rischio di una negativa ricaduta nell’operatività dell’Assistente sociale,soprattutto per gli attuali iscritti alla sezione B dell’albo.Rispetto al D.P.R. 328/01 infatti recupera le funzioni specifiche dell’assistete sociale nel profilo della sezione A , ma lascia la titolazione di assistente sociale nella sezione B senza trasferirla in A, riducendo le funzioni del profilo B e producendo una forte contraddizione nel suo insieme e scompenso rispetto all’esistente. Tanto premesso il Consiglio Nazionale di questa Associazione ha inteso manifestare il proprio malcontento attraverso una mozione che si allega. Il presidente vicario dott.ssa Luisa Gorgoni

MOZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ ASSNAS DEL 22.11.2003

Il Consiglio Nazionale dell’ASSNAS ( Associazione Nazionale Assistenti Sociali ) in data 23 Novembre 2003 , presa visione del documento “ Proposte di modifica e integrazione del D.P.R. 328 del 08.06.2001” deliberato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali nella seduta del 4 ottobre 2003 ed inviato il 7 ottobre 2003 al Sottosegretario di Stato On.le Maria Grazia Siliquini,

richiamandosiagli obiettivi statutari dell’ Assnas , quale Associazione storica , fondanti la professione e alle linee guida da sempre espresse e contenute nelle Mozioni conclusive degli ultimi Congressi Nazionali, nonché alle molteplici iniziative avviate a tutela della qualità degli interventi professionali a favore delle persone – utenti,

esprimeIl proprio assoluto dissenso rispetto alla scelte che il Consiglio Nazionale dell’Ordine Professionale ha operato e tradotto nel documento “ Proposta di modifica del D.P.R. 328/01” già inviato alle sedi competenti.

Invitaa recuperare la specificità e la qualità della professione che rischia di essere confusa:

per la sostanziale contraddizione tra le titolazioni di “ Assistente Sociale” e “Assistente Sociale specialista” ( art. 20 ) e le funzioni attribuite ai due livelli di esercizio della professione ( Artt. 21 e 22 );

perché si sostiene la titolazione di professione di Assistente Sociale al 1° livello di formazione ma allo stesso tempo si svuota tale profilo delle funzioni e dei compiti già previsti dal vigente D.P.R. 328/01;

per le ambiguità esistenti nell’impianto formativo che, per quanto proposto dall’Ordine Professionale, con il trasferimento delle competenze suddette nel profilo dell’Assistente specialista aumenta il rischio dell’ accesso di professionisti specialisti non formati in Servizio Sociale, sia per la scarsità dei contenuti dello specifico professionale presenti nella maggior parte dei piani formativi espressi dall’Università, che per la possibilità concessa in numerosi Atenei di accedere alla laurea specialistica 57/S anche con crediti formativi maturati in lauree non della Classe 6 in Scienze del Servizio Sociale.

In considerazione di quanto esposto e della posizione che l’Assnas ha sempre tenuto sul livello di formazione dell’Assistente Sociale che dovrebbe attestarsi sulla laurea specialistica, come tutte le professioni contenute nel DPR 328/01,

da’ mandato al Direttivo Nazionale di portare la presente mozione per la necessaria considerazione in tutte le sedi competenti in materia, quali:

- Segreterie regionali dell’Associazione

- Organismi rappresentativi della professione - Ordine professionale- MIUR e gli altri Ministeri competenti

Page 12: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

- Le organizzazioni politiche e sindacaliRoma, 23/11/2003

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

)

CONGRESSO NAZIONALE Il Consiglio Nazionale dell’AssNAS DEL 31 GENNAIO E 1 FEBBRAIO 2004 ha deliberato i temi del XXI Congresso nazionale dell’Associazione e del Seminario nazionale che si svolgeranno ROMA nel novembre 2004-

TEMA DEL CONGRESSO:IL PROFESSIONISTA ASSISTENTE SOCIALE E LO STATO DEL SERVIZIO SOCIALE

formazione operatività e ambiti organizzativi/istituzionali comunità professionale e associazionismo

Per l’elaborazione dei sottotemi si sono costituiti i gruppi regionali secondo le seguenti disponibilità finora espresse:Formazione: Emilia Romagna- Marche- AbruzzoOperatività: PiemonteComunità…Puglia- VenetoLe altre regioni che finora non hanno espresso la loro adesione ai gruppi di lavoro sono invitate a comunicare alla segreteria operativa le loro decisioni in merito.

TEMA DEL SEMINARIO ( che precederà il Congresso):la scienza del servizio sociale nel sistema universitario

---------------------

POLITICHE SOCIALI Importante esperienza del comune di Pesaro

L’Organizzazione dell’Ufficio di Staff di Servizio Sociale La costituzione dell’Ufficio di Staff Assistenti sociali nell’ambito dell’area Politiche Persona e Famiglia il Comune di Pesaro segna un significativo riconoscimento del ruolo che il Servizio sociale assume nell’ambito politiche sociali dell’Ente Locale.Si riporta il documento elaborato dall’Ufficio Staff di Servizio Sociale ritenendo possa costituire un positivo modello di organizzazione.Nel giugno 2002 l’Ufficio di Staff Assistenti sociali proponeva al Comune di Pesaro un contributo per un sistema di valutazione degli Assistenti sociali entro un quadro teorico di riferimento che deriva dal Servizio Sociale Professionale inteso

A. come specifico gruppo di appartenenza che supporta la funzione dirigenziale e quindi il funzionamento organizzativo dell’Ente;

B. come prestazione professionale complessa che offre la sua metodologia per garantire l’integrazione fra servizi e prestazioni. Si riporta il documento

Page 13: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

AREA POLITICHE PERSONA E FAMIGLIASETTORE SERVIZI SOCIALI

Ufficio: Staff Assistenti Sociali

Il Servizio Sociale Professionale opera presso il Comune di Pesaro in posizione di staff con il Direttore di Settore, secondo quanto previsto dal Direttore d’Area con disposizione n°20/00 del P. G. 12411/00.

La legge 8 novembre 2000 n°328 “ Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” all’art. 22 comma 4 individua il Servizio Sociale professionale fra le prestazioni essenziali, ovvero garantite, da erogare ai cittadini, unitamente al Segretariato Sociale ed al Pronto Intervento Sociale.

Poiché tali prestazioni costituiscono il modello organizzativo dell’Area Sociale istituita dalla legge quadro, cui devono ispirarsi anche le leggi regionali, si ravvisa nella prestazione denominata Servizio Sociale Professionale l’articolazione funzionale complessa che sostanzia e quindi forma lo Staff degli Assistenti Sociali.

Tale che dire Staff degli Assistenti Sociali equivale a dire Ufficio di Servizio Sociale Professionale.

Entro il modello organizzativo dell’Area Sociale, che è in sintonia con il modello previsto dal Piano Socio-Assistenziale della Regione Marche al capitolo “La Rete dei servizi essenziali”, la natura di prestazione complessa si evince:

dall’interpretazione condivisa fra esperti delle aree sociale e giuridica circa l’obbligatorietà di inserire quanto previsto dal già citato art.22 comma 4 tra gli standard di qualità contenuti nella Carta dei Servizi Sociali prevista dalla stessa L.328/2000 all’art.13;

dalla traduzione degli standard di qualità in tutela di diritti soggettivi che il Servizio Sociale professionale opera sia verso i cittadini che le amministrazioni che le impiegano, in ordine “all’informazione e consulenza al singolo ed ai nuclei familiari” nonché “per le situazioni di emergenza personali e familiari”, ex L.328/2000 art. 22 comma 4;

per la conseguente metodologia valutativa adottata non solo con le singole persone e nuclei familiari ma anche necessariamente in ogni azione od intervento professionale con particolare riferimento a quanto previsto dalla L.328/2000 art.19 commi c), d), e), f).

per la stessa declaratoria del profilo professionale L.23/3/93 n°84, prioritariamente in ordine a quanto contenuto nel comma 1, nonché per il codice deontologico degli Assistenti Sociali che integra, come fonte normativa specifica, il codice di comportamento di dipendenti della pubblica amministrazione.

Per quanto sopra evidenziato, si propone una valutazione delle prestazioni di Servizio Sociale Professionale che tenga conto del loro sviluppo “per cerchi concentrici” quali:

1) la prestazione del processo di aiuto

2) la prestazione progettuale territoriale

Page 14: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

3) la prestazione progettuale organizzativa dell’Ente

4) la prestazione formativa/didattica.

Le prestazione elencate possono essere raggruppate in aree di attività omogenee:

a) Area attività alla persona e alla famiglia (1)

b) Area attività progettuali / territoriali per tipologia d’utenza quali

minori, giovani, stranieri, adulti ,anziani (2)

c) Area referenze e coordinamenti (3)

d) Area formazione permanente e supervisione a tirocinanti. (4)

Lo schema classificatorio proposto agevola agli Assistenti Sociali il compito di ricavare le informazioni sul grado di aderenza tra prestazioni e aree di attività così come di riflettere sugli aspetti che vanno migliorati.

Si sostiene con questo che gli Assistenti Sociali hanno già sviluppato una modalità di lavoro di gruppo monoprofessionale, oltre che interprofessionale, e che la capacità di stare nell’interprofessionalità ( fra altre professioni o ruoli) aumenta tanto più si accresce la competenza ( fatta di esperienza sul campo e formazione) dentro il gruppo di appartenenza monoprofessionale.

Si può affermare, per pratica di oltre 2 anni di lavori di gruppo e sottogruppo fra Assistenti Sociali, che il singolo Assistente Sociale porta al gruppo di appartenenza:- l’obbiettivo di garantire una corretta analisi della domanda dei cittadini (1A)- l’obbiettivo di coniugare la domanda individuale a quella collettiva (1A/2B) - l’obbiettivo di adeguare i modelli organizzativi della P.A. ai 2 obbiettivi precedenti (1A/2B/3C)- l’obiettivo di un aggiornamento delle conoscenze e di formazione a specifici interventi , a

sostegno dei 3 obiettivi precedenti (4 D)

L’obiettivo generale del gruppo degli Assistenti Sociali è di pervenire ad un modello organizzativo di Servizio Sociale atto garantire migliori prestazioni professionali attraverso la interconnessione delle diverse aree di attività descritte.

Riteniamo che tale obiettivo offra all’architettura organizzativa comunale un “polo informativo consulenziale” molto qualificato alla luce del riordino apportato dal T.U.267/2000 art.13 in tema di funzioni amministrative nel settore organico Servizi alla persona ed alla comunità.……….

SCHEMA GENERALE DI ORGANIZZAZIONE approvato con delibera di Giunta Comunale n.39 dell1-4 2003

UFFICIO di Servizio Sociale ( 328/00 art. 22 comma 4) (l. 84/93 art 1,2,4) ( delibera regionale 306/2000 cap 6.3)

Ai sensi della L.328/00 “Legge - quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, art. 1, commi 1 e 3, e art.22, commi 3 e 4, si evince che le leggi regionali,

Page 15: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

secondo i modelli organizzativi adottati, prevedono per ogni ambito territoriale di cui all’art.8, comunque l’erogazione delle seguenti prestazioni:

a) Servizio Sociale Professionale e Segretariato Sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari;

b) Servizio di Pronto Intervento Sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari;c) Assistenza Domiciliare;d) Strutture Residenziali e Semi-Residenziali per soggetti con fragilità sociali;e) Centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.

Si intende per Servizio Sociale Professionale l’area del sapere specifico per l’aiuto alla persona-cittadino in difficoltà nel suo percorso di vita. Tale servizio è preposto dalle norme dello stato alla realizzazione di politiche assistenziali in ordine alla prevenzione, all’aiuto e sostegno alla persona, alla famiglia e alla comunità.Il Servizio di Segretariato Sociale è il servizio chiamato, nell’ambito del Servizio Sociale Professionale, dal quale dipende organizzativamente e tecnicamente, a fornire ai cittadini con problemi dell’area sociale, le informazioni necessarie per orientarsi nella rete dei servizi e delle risorse pubbliche e private.Il Servizio di Pronto Intervento Sociale è chiamato, nell’ambito del Servizio Sociale Professionale, dal quale dipende organizzativamente e tecnicamente, a perseguire una valutazione partecipata e globale immediata, poiché si tratta di situazioni personali e/o familiari che si caratterizzano per stati di gravità sempre più emergenti, in cui occorre avere capacità valutative tali da consentire un piano immediato di intervento, indispensabile per la sicurezza sociale della persona e/o della famiglia.Ne consegue che il modello organizzativo del Servizio Sociale che si propone ai sensi della succitata L.328/2000 ed ai sensi della L.83/94 “Ordinamento della professione di Assistente Sociale e istituzione dell’albo professionale”, è il seguente:

Minori/GiovaniSegretariato Sociale e Servizio Sociale professionale Adulti/Anziani

Pronto Intervento Immigrati Cittadini non residenti Minori non accompagnati Minori/GiovaniDomiciliarità e Residenzialità Adulti/Anziani

Al fine di inquadrare tale proposta tecnico - funzionale all’interno di un percorso evolutivo dell’organizzazione del Servizio Sociale nel Settore Servizi Sociali, si precisa che l’Ufficio di Servizio Sociale corrisponde nei contenuti all’Ufficio di Promozione Sociale previsto dal Piano socio –assistenziale della Regione Marche, delibera 306/2000 “Piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali 2000/2002”.Questa delibera infatti, al cap. 6.3 “livelli funzionali della rete dei servizi” individua prestazioni comunitarie, dell’emergenza, del sostegno alla persona e alla famiglia, concettualmente aderenti ai

Page 16: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

coordinamenti sopra citati, ed attribuisce all’Ufficio di Promozione Sociale la funzione di garante delle attività inerenti i livelli funzionali della rete dei servizi. A conferma di quanto sostenuto si allega il materiale prodotto per il “Progetto Promozione Sociale”.

All’Ufficio di Servizio Sociale afferiscono gli Assistenti Sociali dello Staff attualmente assegnato al Direttore di Settore. L’Ufficio si articola tecnicamente in:- funzione di responsabile svolta da un’Assistente Sociale;- funzione di coordinatore svolta da Assistenti Sociali coordinatori in numero congruo a gestire le succitate prestazioni essenziali ;- funzione di line svolta dagli Assistenti Sociali sia in rapporto all’utenza che allo sviluppo di progettualità e alla gestione di specifiche risorse e/o servizi.La dirigenza, i coordinamenti e la line stanno fra loro in un rapporto di congruenze tra l’azione del singolo professionista, le politiche, le procedure dell’organizzazione di lavoro, di cui il responsabile gerarchico è espressione.Risulta evidente che nel Servizio Sociale il fulcro del processo è la funzione di line, al cui “servizio” e per il cui potenziamento lavorano i Coordinatori ed il Responsabile.

All’Ufficio di Servizio Sociale afferiscono anche, per quanto di loro competenza tecnico – operativa ma sempre entro un progetto più ampio di servizio sociale professionale:

- addetti all’assistenza di base;- educatori professionali e non;- mediatori culturali;- addetti di segreteria.

LA LEGGE SULL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

Nel precedente notiziario avevamo pubblicato l’intervento di L uisa Tullo sulla prossima emanazione di una legge riguardante l’amministrazione di sostegno.La legge n. 6 del 9 gennaio 2004 dal titolo “ Introduzione nel libro I, titolo XII, del codice civile del capo I, relativo all’istituzione dell’amministratore di sostegno e modifica degli articoli 414,417,418,424,426,427 e 429 del codice civile in materia di interdizioni e di inabilitazione, nonché relative norme di attuazione, di coordinamento e finali…” è stata pubblicata sulla G.U.del 19 gennaio 2004. n.14

I punti salienti della nuova legge:1. l’interdizione non è più obbligatoria.2. si fa avanti con forza l’idea che,per quanto sia possibile, deve essere rispettata la volontà del

beneficiario (cioè del/della persona a cui è affiancato l’amministratore di sostegno), tanto l’amministratore di sostegno deve agire sempre d’accordo con il beneficiario e non prescindere dalla sua volontà.

3. Rispetto alla scelta dell’amministratore di sostegno, il giudice tutelare( che ha il compito di controllare che tutto avvenga regolarmente) deve tener conto della volontà espressa dal genitore nel testamento , oltre che di quelle del coniuge o dei parenti entro il quarto grado. L’amministratore di sostegno non è retribuito.

4. Va messa in evidenza il ruolo dato alla “persona stabilmente convivente”, non necessariamente un parente, la quale può essere coinvolta in tutti gli atti giuridici che riguardano il beneficiario ( può anche essere nominata amministratore di sostegno).

5. L’amministratore di sostegno non prevede l’annullamento della capacità del beneficiario a compiere validamente atti giuridici ( come ad esempio firmare documenti, firmare, vendere) e in ciò si differenzia dall’interdizione. ’amministratore di sostegno è quindi una forma di protezione più rispettosa della dignità del disabile rispetto all’interdizione.

6. E’ il giudice tutelare a decidere e ad indicare nel decreto di nomina dell’amministratore di sostegno quali sono gli atti che questi ha il potere di compiere al posto del beneficiario e quelli in cui devono

Page 17: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

esse compiuti presente il beneficiario: I poteri dell’amministratore di sostegno sono annotati a margine dei registri di stato civile, al fine di consentire a terzi il controllo sull’azione dell’amministratore di sostegno. Questo rende l’istituto giuridico dell’amministrazione di sostegno più trasparente, perché controllabile da terzi, e più elastico, potendosi adattare alle esigenze del singolo disabile.

ConclusioniIl nuovo istituto giuridico introdotto risolve molte problemi pratici che comunemente complicavano la vita delle famiglie. Ha allontanato il rigore dell’obbligatoria pronuncia dell’interdizione, ha previsto un sistema flessibile fondato su un progetto personalizzato di attività a rilevanza giuridica, predisposto dal giudice tutelare e da esso modificabile tutte le volte che l’interesse del beneficiario lo richieda.

-----------------------------------------------------------------------------------

Fondo Sociale

Nella finanziaria per il 2004 viene confermato il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, ma decurtato di 20 milioni di Euro destinate alle finalità previste dall’art.2, comma 7 della l.289/02 (contributi alle famiglie con figli iscritti alle scuole paritarie) e di 15 milioni di Euro per la ricerca scientifica e tecnologica. Il fondo verrà utilizzato dallo Stato, in concorso con i fondi regionali, per finanziare il Reddito di ultima istanza, in sostituzione del Reddito minimo di Inserimento, secondo modalità da stabilire decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Viene inoltre ripristinata la distinzione dal F.N.P.S. del Fondo Nazionale di intervento per la lotta alla droga (ex DPR 309/90), che sarà gestito dal Dipartimento nazionale per le politiche antidroga appositamente creato.L’incremento del fondo nazionale per le politiche sociali di cui alla legge 326/03 deve essere utilizzato per le seguenti finalità:a) politiche per la famiglia e il particolare per anziani e disabili ( 70 milioni di Euro); b)abbattimento delle barriere architettoniche di cui L.n.13/89 ( 20 milioni di euro); c) servizi per l’integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap (40 milioni di euro);d) servizi per la prima infanzia e scuole dell’infanzia ( 67 milioni di euro).Viene introdotto un contributo di solidarietà, che confluirà nel Fondo, da costituire attraverso il prelievo del 3% delle cosiddette “pensioni d’oro”, secondo tempi e modalità stabilite da apposito decreto ministeriale. Sono inoltre previste misure che favoriscono l’inserimento lavorativo dei disabili, così come viene istituito il contributo economico per il secondo figlio con le modalità indicate dal decreto ministeriale pubblicato in G.U.n.20 del 26 gennaio 2004.

Rispetto al fondo sociale impegnato nelle precedenti finanziarie, si riscontra una notevole contrazione di risorse ( 12 miliardi di euro nel 2002 a sostegno dei redditi familiari e di altre politiche sociali, 6 miliardi di euro nel 2003, 800 milioni di euro nel 2004) risultando,quindi, insufficiente e disperso in interventi troppo settoriali, senza recepire il principio-------------------------------------------------------------------------

CONFERENZA NAZIONALE PRESENTE E FUTURO DELLE PROFESSIONI SOCIALI PER UN NUOVO WELFARE TERRITORIALELA PROPOSTE DELLE AUTONOMIE LOCALIROMA 23 FEBBRAIO 2004-02- SALA DELLA PROTOMOTECA- CAMPIDOGLIOLEGA AUTONOMIE- ANCI- UPI- FEDERSANITA’- ISTIS

Con il patrocinio del comune di Roma della provincia di Roma

Intervento della presidente AssNAS inviato a

Presidente Legautonomie Presidente ANCI Vice Presidente Federsanità ANCI Presidente UPI Responsabile FORMEZ Ricercatore ISFOL

Page 18: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Studio COMEp.c. Ordine Nazionale Assistenti Sociali

Oggetto:Conferenza Nazionale “Presente e futuro delle professioni sociali per il nuovo welfare territoriale: Le proposte delle autonomie locali” 23 febbraio p.v.

Questa Associazione ha preso visione del programma della Conferenza Nazionale "Presente e Futuro delle professioni sociali per il nuovo Welfare territoriale” che si terrà a Roma il prossimo 23 febbraio, promossa da Lega Autonomie, Anci, Upi, Ferdersanità Anci e del documento elaborato dallo Studio “Come” e haritenuto, con questa nota, di voler offrire un contributo di conoscenza al dibattito. La professione è già rappresentata dall'Ordine e da altri Organismi Professionali, ma  in un consesso in cui i profili professionali del sociale sono il contenuto centrale della conferenza e finalmente torna in luce l'art.12 della 328/00 , ci sembra estremamente significativo porre all’attenzione degli interlocutori esperienze significative, strutturate e consolidate presenti sul territorio in questa fase di costruzione del nuovo Welfare territoriale e riferita al professionista assistente sociale storicamente accreditato che forse non sono conosciute. L’Assistente Sociale da oltre 50 anni si occupa, in ambito pubblico e privato, di persone,di promozione , di bisogni , di aiuto, di accoglienza ponendosi tra l’individuo in difficoltà e il suo ambiente, tra bisogni e risorse con precisi obiettivi ( ne cito alcuni) : autodeterminazione della persona , miglioramento delle condizioni sociali, sviluppo del senso di dignità e responsabilità, crescita delle politiche sociali: “La centralità della persona e della famiglia, della loro promozione, della valorizzazione delle loro risorse, l’approccio globale alle situazioni che consente un’abilità valutativa diagnostica e progettuale, la metodologia d’interventi personalizzati e la costante attenzione alla creazione di servizi integrati e di rete” sono patrimonio formativo, metodologico e culturale della professione e trovano piena rispondenza nei principi e obiettivi della legge quadro per la realizzazione del sistema integrato d’interventi e servizi sociali alla cui formulazione la professione tutta, attraverso le proprie Organizzazioni, ha contribuito. La peculiarità della figura professionale dell’Assistente Sociale consiste nella specifica abilità di pluridimensionalità, di una capacità di integrare , in una visione d’insieme, l’intervento di aiuto, sostegno alla persona – famiglia , la progettazione,l’ organizzazione e gestione di servizi e strutture quali risorse indispensabili per l’intervento di aiuto alla persona ,lo sviluppo e l’integrazione di risorse del “ mondo vitale” al fine di costituire un sistema integrato di prestazioni e servizi. Tale peculiarità specifica dell’Assistente Sociale e non di altre professioni è il presupposto per leggere l’importanza di una sua collocazione chiave nell’ambito della realizzazione degli obiettivi indicati dalla Legge Quadro 328/00. Il Servizio Sociale Professionale, inteso come area del sapere specifico dell’Assistente Sociale (indicato insieme al Segretariato Sociale e al Servizio di Pronto intervento sociale tra i livelli essenziali di prestazione e servizi per ogni realtà locale e omogenei su tutto il territorio nazionale art.22 L.328/00), ha una identità originaria che la pone in grado di muoversi in varie direzioni, pur tuttavia necessariamente integrate da una visione di insieme, ponendo al centro le persone, i loro bisogni ma anche la loro dignità e i loro valori . L’Associazione ritiene che il professionista Assistente Sociale , oggi articolato in due profili Assistente Sociale e Assistente Sociale Specialista, già disciplinato nei profili e nella sua formazione con provvedimenti vecchi e nuovi ( DPR n. 14/87, L. n. 84/93 D.M.n.509/99 e D.M.del 4/8/00 classe VI - D.M. del 29/11/00 classe 57 , e infine il DPR n.328 del 5 giugno 2001 articolo 19 – 20 – 21 – 22 – 23 ) necessita di un Regolamento che equipari i vecchi titoli e profili ai nuovi e unifichi la legislazione fin qui prodotta consentendo così una valutazione omogenea dei titoli e una sistematizzazione della materia. Questa conferenza nazionale delle Autonomie Locali,che pone al centro del dibattito le questioni relative ai profili professionali del sociale, vecchi e nuovi , con formazione accademica e formazione regionale, costituisce una occasione da non perdere in cui si esce dall’equivoco costante, corso anche in questa sede con il documento dello Studio COME e dell’ISFOL, e in cui venga chiarito l’attuale articolazione del profilo dell’assistente sociale , la formazione richiesta e i relativi contenuti formativi. Andrebbe focalizzata la peculiarità di tale profilo, sopra appena evidenziata, che sta trovando, in maniera sempre più diffusa, uno spazio d’ azione che va dalla presenza negli “uffici di piano” ( come la regione campana) e chiamati” antenne sociali”,al coordinamento di ambito (vedi Friuli Venezia Giulia) ,

Page 19: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

all’istituzione degli “Uffici di Staff di Servizio Sociale Professionale” ( vedi Comune di Pesaro) , alla istituzione dell’Unità operativa di Servizio Sociale e presenza nelle segreterie Tecniche e degli Esperti delle Conferenze dei Sindaci ( piano triennale Regione Liguria) alla direzione dei servizi sociali (L.R. Piemonte n2/2004 art 33). L’A.S. Specialista deve poter assumere ruoli tecnico-gestionali di sistemi complessi in ambito dei servizi sociali in quanto la sua formazione, che va a completarsi nella laurea specialistica classe 57 (Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali), contiene contenuti di conoscenze avanzate specificatamente di tipo progettuale , gestionale e di ricerca.

  N.B. La Conferenza ha accolto i suggerimenti dell’AssNAS e ha recuperato il profilo completo dell’assistente sociale. Ora la parola passa al confronto con il Governo e le forze politiche sule proposte uscite dalla Conferenza nel Convegno che si terrà a Roma il prossimo 17 marzo nella sala della Protomoteca in Campidoglio.

RAPPORTI INTERNAZIONALI

IFSW EUROPA Social WorK Action Day 2003 11 th November 2003

DISABILITY; HUMAN RIGHTS AND SOCIAL WORK

dall’ IFSW Europa sulla disabilità promuovendo, attraverso la diffusione di questo manifesto,la cultura dell’inclusione delle persone con disabilità.

MANIFESTO

La disabilità: puro diritto o vera integrazione?

a cura di Anna Ricucci e Rossana Galli

La costituzione italiana (artt2-3-35-38) persegue come fine fondamentale lo sviluppo della persona umana e garantisce la rimozione di ogni ostacolo al riguardo,quale quello derivante dalla condizione personale di disabile handicappato.Le leggi nazionali e regionali tendenti ad affrontare in modo sempre più sistematico e finalizzato gli interventi rivolti alle persone disabili hanno determinato nel corso degli ultimi trent’anni profondi mutamenti ed hanno portato alla costruzione di un sistema integrato di servizi che rispetti l’unitarietà della persona e che sia di sostegno alla famiglia, attraverso un percorso di integrazione dell’individuo portatore di disabilità dal suo concepimento all’ingresso nel mondo della scuola e del lavoro.La L.104 del 5/2/02 e gli Atti di indirizzo e di coordinamento del 24/2/94, pietre miliari nel processo di integrazione della persona disabile, sottolineano il carattere sociale del problema; è prevista la stipula di accordi di programma il cui contenuto diventa obbligatorio e vincolante per le pubbliche amministrazioni che li sottoscrivono; con essi le parti possono attuare e verificare congiuntamente progetti educativi, riabilitativi e di socializzazione (art13 L.104/92). La legge garantisce il diritto all’educazione e all’istruzione in ogni ordine e grado di scuola (nido-università) attraverso modalità di cooperazione tra la scuola e gli enti locali; in realtà si incontrano molti ostacoli nel processo di integrazione scolastica dell’alunno disabile.

Per quanto concerne gli insegnanti di sostegno, si rilevano ritardi nel tempo di nomina, nessuna garanzia di continuità didattica da un anno all’altro, riduzione crescente delle deroghe nel rapporto insegnante/alunni a causa delle leggi finanziarie.

Nel caso di presenze di alunni con disabilità sensoriali gli enti locali dovrebbero fornire l’assistenza da parte di operatori specializzati, per favorire sia l’autonomia che la comunicazione personale.

Page 20: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Per i gravi disabili psichici sarebbero necessarie figure educative di supporto per integrare le ore non coperte dagli insegnanti di sostegno, che per la scuola media e superiore sono di 18 ore settimanali.

I fondi per l’acquisto del materiale didattico ed informatico sono spesso insufficienti. Nelle scuole superiori è una reale difficoltà la programmazione individualizzata dell’alunno

con grave disabilità psichica, in quanto i docenti spesso ritengono di doversi attenere ad una programmazione per singole materie invece che per obiettivi generali o per aree che rispondano ai reali interessi e bisogni dell’alunno.

La scuola rappresenta, in alcuni casi, il punto di incontro tra le esigenze dell’alunno, le aspettative dei genitori, le finalità educative, in un clima di comune accettazione; altre volte è luogo di scontro tra le famiglie ed i docenti, le prime, portatrici di dolore per i bisogni dei propri figli non soddisfatti; i secondi, frustrati da sentimenti di inadeguatezza di fronte a situazioni che non riescono a gestire ; ma entrambe le parti consapevoli del fatto che la scuola è, spesso, l’unica alternativa alla famiglia.

La famiglia in passato assumeva un atteggiamento di chiusura,di disagio, di diffidenza nei confronti del mondo esterno, in presenza di un congiunto disabile e se ne assumeva completamente l’onere dell’assistenza. Oggi, grazie alla diagnosi precoce, agli interventi riabilitativi sin dai primi anni di vita in centri di riabilitazione che provvedono alla presa in carico globale , all’inserimento scolastico, finalizzato alla valorizzazione delle potenzialità dell’alunno, la famiglia è consapevole dei propri diritti,di quelli dei propri congiunti ed affronta i problemi sul piano sociale piuttosto che su quello strettamente privato.Se le difficoltà di gestione del congiunto costringevano alla scelta dolorosa di un istituto, che comportava il suo allontanamento, oggi ci sono dei supporti che consentono la permanenza del disabile nel proprio ambiente di vita, quali le case famiglia ed i centri diurni. E’ pur vero che essi perseguono il fine della socializzazione e non di una vera integrazione sociale, ma le stesse considerazioni si estendono alla scuola: non è più tempo di accontentarsi della creazione di buone relazioni interpersonali tra l’alunno disabile ed i compagni e tra lo stesso ed i docenti, né è sufficiente il rispetto delle regole sociali, ma bisogna porsi l’obiettivo di far acquisire all’alunno delle “competenze”attraverso una programmazione scolastica differenziata che consenta l’ingresso nel mondo del lavoro.In proposito, si evidenzia uno scarso collegamento tra la scuola e il mondo della formazione professionale, costituito da una miriade di corsi di cui non sempre si ha notizia, troppo spesso con contenuti lontani dalle richieste del mercato del lavoro.Il diritto al lavoro,per quanto garantito dalle norme (artt18-19 L.104/92; L.12/3/99 n68 e successivo regolamento per il funzionamento del fondo nazionale) non trova ancora piena attuazione, malgrado la previsione di agevolazioni fiscali per i datori di lavoro che assumono persone disabili.Il ricorso al telelavoro, che dovrebbe essere una modalità diffusa, viene talvolta ostacolato dalle stesse aziende e poche volte utilizzato a vantaggio di un disabile.Ancora oggi la presenza di barriere architettoniche costituisce un ostacolo alla fruibilità dei servizi esistenti ed al raggiungimento dell’ autonomia, col supporto degli ausili tecnologicamente più evoluti.Volgendo lo sguardo indietro nel tempo, fino al 1975, anno della Dichiarazione dei diritti delle persone disabili (risoluzione 3447 del 9/12/75), si può rilevare come siano ancora disattesi i diritti relativi alla sicurezza economica e sociale, al lavoro sicuro, all’effettivo riconoscimento dei particolari bisogni dei disabili in tutti gli stadi della pianificazione economica e sociale.

Più importanti delle considerazioni degli “addetti ai lavori” sono le riflessioni dei 58 ospiti dell’istituto Sacra Famiglia di Torino che, aiutati dai loro educatori, hanno espresso in un decalogo ( pervenuto a noi attraverso la collega Graziella Povero) le proprie aspirazioni:1) Il diritto ad essere quello che sono;2) il diritto ad essere salutato come gli altri;3) il diritto ad andare a scuola, a imparare le cose che conoscono gli altri;4) il diritto di essere ammalato;5) il diritto a vivere bene anche se sono disabile;

Page 21: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

6) desidero viaggiare e conoscere il mondo;7) desidero avere una famiglia, dei bambini, tornare a casa ed abbracciarli;8) desidero essere più istruito, vorrei andare a scuola;9) desidero che la gente pensi a me che sono buona, simpatica, intelligente;10) desidero avere sempre amici, persone che mi vogliono bene anche se non sono come tutti gli altri.

PROGRAMMI E INIZIATIVE IFSW

IFSW EUROPA riunione del 26-27 giugno 2004 A BRUXELLES

Oggetto: Incontro preparatorio su globalizzazione nel lavoro sociale e sulla politica sociale in preparazione di una indagine empirica sul modo in cui il lavoro sociale sta rispondendo o deve rispondere più efficacemente alla globalizzazione nelle diverse parti del mondo, America latina. USA, Canada, Europa Africa , Pacifico che si terrà nell’ottobre 2004 in Adelaide

Il contributo al completamento di una parte o dell’insieme dell’ indagine,dovrà essere comunicato via e.mail ([email protected]; [email protected]) non oltre il 1marzo 2004. Il lavoro finale sarà una guida applicata per i professionisti sociali del lavoro. In particolare viene chiesto di rispondere alle seguenti domande :

1 A- significato di contestualizzazione nel proprio contesto, 2 b) la contestualizzazione nelle altre realtà3 c) rischi o effetti della globalizzazione sull tessuto della società, soprattutto di quella a rschio

2-GIORNATA SOCIALE 2004 DI AZIONE DEL LAVORO prevista per novembre 2004 il tema della GIORNATA SWAD 2004 dovrà essere definito tra :1L mutamento di ruolo dell’operatore sociale – il lavoro con le persone in schiavitù, collegato all’anno internazionale contro la schiavitù

I contributi all’organizzazione della GIORNATA devono essere inviati ad Ana Radulescu entro il 15 marzo 2004

INIZIATIVE E CONTRIBUTI CULTURALI

GIORNATA MONDIALE DEI SENZA FISSA DIMORAASSNAS a cura di Franca Dente e Graziella Povero

Giornata Mondiale contro la povertà estrema 17 ottobre 2003

I Senza Fissa Dimora in Italia

Chi sono e quanti sono

I senza fissa Dimora costituiscono un drammatico problema, una popolazione che in Italia conta 17mila unità ( 6000 circa a Roma, 5000a Milano, 2000 a Torino, poco meno a Napoli, Firenze, Bologna ecc.)(“Il Manifesto 11 ottobre 2003).Una popolazione sempre più giovane, si abbassa l’età media sia tra gli italiani sia tra gli stranieri e che spesso ha situazioni multiproblematiche. Più del 20% sono alcolisti, il 15% tossici, un altro 15% ha problemi psichici.

Page 22: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Il terzo rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla CARITAS Italiana è dedicato alle povertà estreme, in altre parole a quelle aree di privazioni, di disagio e di esclusione che occupano i gradini più bassi della stratificazione sociale e che non usufruiscono, se non in minima parte, della protezione legislativa e delle prestazioni dello Stato sociale.Emergono come povertà estreme quattro categorie di persone, i senza fissa dimora, i nomadi, i malati di mente e gli immigrati extracomunitari.Colpisce anzitutto in questo rapporto il fatto che l’esclusione sociale e la povertà hanno in Italia un volto sempre più giovane.Inoltre i poveri “estremi” non sono analfabeti, tra loro troviamo laureati e diplomati.

Senza fissa dimoraSi legge nel rapporto: ”l’espandersi del fenomeno dei senza-fissa-dimora appare direttamente conseguente alla “forza di espulsione” che si riserva da parte della società civile e delle istituzioni nei riguardi di alcune fasce particolarmente fragili” In questo nuovo fenomeno di “ barbonismo” l’età è sempre più bassa e aumentano le donne.All’origine del fenomeno ci sono sempre più spesso esperienze traumatiche: ex carcerati, malati mentali, alcolisti… Tra i fattori determinanti spicca la disgregazione del nucleo familiare, la disoccupazione, il fallimento economico, la prostituzione.E’ un fenomeno che si concentra nelle grandi città e città metropolitane.

Una prima indagine nazionale è stata realizzata dal Ministero delle Politiche Sociali nel periodo 1999-2000 su di un campione di 2.668 persone, cioè persone prive di dimora stabile, in precarie condizioni materiali di esistenza, prive di un’adeguata rete formale e informale di sostegno.In particolare è stato possibile misurare l’incidenza di una serie di fattori quali ad esempio i legami residui con la famiglia, l’utilizzo di servizi strutturati o a bassa soglia, le strategie di vita quotidiana.La ricerca ha riscontrato un’incidenza equamente distribuita tra i sessi ad esempio per quanto riguarda la solitudine, alla sussistenza dei legami familiari, la durata dell’esperienza di vita “fuori casa” (nessun amico maschi 18% femmine 21,9%; nessun familiare maschi 34% femmine 31%) Tuttavia prendendo in considerazione l’entità dello scarto tra i valori registrati dagli uomini e quelli delle donne, si rileva che in due casi specifici le donne senza fissa dimora presentano valori di incidenza dei fattori di rischio nettamente superiori a quelli riscontrati presso gli uomini.Più esattamente, la condizione delle donne senza dimora appare più grave dal punto di vista del ricorso all’accattonaggio (49,5 % di incidenza delle donne contro il 35% degli uomini) e della non conoscenza e non utilizzazione dei servizi ( 33,8% donne contro 24,8% uomini).Negli altri fattori di disagio individuati, la differenza tra uomini e donne appare più contenuta, anche se gli uomini evidenziano un’incidenza del disagio mediamente superiore a quella delle donne.Se si analizzano i dati con riferimento al fattore “nazionalità”, emerge una condizione più negativa per gli italiani relativamente alla durata della carriera di povertà ( il 50% degli italiani dichiara di vivere su strada da più di 4 anni, contro il 22,6% degli stranieri), relativamente alla provenienza da situazioni familiari caratterizzate da disgregazione e separazione (18,7% contro il 7,6%) e relativamente all’assenza di amici (23,5% rispetto al 16,3%).Le principali difficoltà degli stranieri nascono dalla scarsa conoscenza e conseguente poco utilizzo dei servizi( il 9,8% degli italiani non conosce e non utilizza tali strutture a fronte di una quota percentuale del 14% degli stranieri) e dell’assenza di scolarizzazione ( tra italiani e stranieri la differenza è quasi irrilevante. Essendo pari allo 0,1%).Infine per completare la fotografia dei senza fissa dimora e capire meglio il fenomeno, al di là dei dati, si è ritenuto utile prendere in considerazione i risultati di varie interviste che sono state fatte da una volontaria di Firenze in collaborazione con l’Assessorato alla Solidarietà e ai servizi socio-sanitari del Comune di Firenze, la Caritas, le associazioni e i loro professionisti (psicologi e assistenti sociali) che si occupano dei senza fissa dimora. E’ emerso un dato significativo: la scomparsa del vecchio "Clochard".A questa parola, appartenente ad una visione romantica, non si può più associare la figura di vecchi accovacciati sotto i ponti, davanti ad un fuoco improvvisato poveri, ma felici di una vita libera e senza regole.Oggi la realtà dei senza fissa dimora è molto complessa e legata a numerose problematiche.

Page 23: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

La loro vita è fatta di sofferenza, hanno rotto con il coniuge, con i genitori, con i figli. Altri si sono ritrovati senza casa dopo anni di reclusione in carcere o negli ospedali psichiatrici. Altri ancora hanno soltanto perso il lavoro e subito uno sfratto. In fondo i problemi concreti e le questioni esistenziali che i senza-fissa-dimora attraversano non sono tanto difformi da quelli che si impongono a tutti gli altri uomini, indipendentemente dall'estrazione sociale e dal livello culturale. Dai senza-fissa-dimora però, privi come sono di sovrastrutture e di schermi protettivi, qualunque questione pratica ed esistenziale viene enormemente amplificata.È certo che pochissime sono le persone che scelgono consapevolmente questa vita e se lo fanno, hanno sempre alle spalle una storia di difficoltà e sradicamento che li ha portati a non farcela nella vita normale. Si è potuto constatare che su circa seicento senza-fissa-dimora che popolano le strutture assistenziali di Firenze, solo un numero esiguo ha scelto questa condizione.Come sopravvive un "barbone" giovane o vecchio che sia? A volte chiedendo l'elemosina, con piccoli furti, oppure con l'aiuto degli enti di assistenza.Altri invece ( per es. a Firenze) si organizzano in modo più attivo ed indipendente vivendo con i piccoli guadagni ottenuti dalla vendita del giornale di strada. Fuoribinario ( giornale dei senza-fissa –dimora. Fa Parte dell’Associazione Periferie al Centro ed è nato nell’estate del 1994)Il sistema istituzionale è spesso carente di aiuti concreti. Più che reinserire socialmente i senza-fissa-dimora, spesso tende a stigmatizzarli e ad emarginarli ed è il privato sociale che spesso deve di conseguenza intervenire nelle aree lasciate scoperte dalle istituzioni.I problemi di queste persone vengono spesso aggravati da altre conseguenze. Una tra queste è il ritrovarsi vittima del cosiddetto "blocco anagrafico", cioè la perdita della residenza e di tutti i documenti di riconoscimento. Non è così difficile per loro ritrovarsi in questa situazione: basta l'irreperibilità durante il censimento o ritrovarsi con la carta d'identità scaduta. Questo basta affinché una persona venga dichiarata scomparsa. Non possedere una residenza significa non solo non poter accedere a molti servizi socio-assistenziali, ma anche il non godere di alcuni diritti fondamentali garantiti costituzionalmente, quali il diritto di voto, la possibilità di beneficiare delle pensioni di invalidità e l'accesso al Sistema Sanitario Nazionale. Esistono a tal proposito alcuni riferimenti legislativi sia nazionali che regionali che dovrebbero essere a favore dei senza-fissa-dimora, ma constatato che praticamente la materia viene regolata dal comune, questo ha spesso interpretato restrittivamente il contenuto di tali leggi limitando il diritto di residenza.La legge ed il regolamento anagrafico del 1992, definiscono persona senza fissa dimora “ colui che non ha in alcun Comune quella dimora abituale che costituisce l’elemento necessario per l’accertamento della residenza “ Per tali persone viene adottato il criterio dell’iscrizione anagrafica nel Comune di domicilio e cioè nel luogo ove la persona stabilisce la sede principale dei suoi affari ed interessi. Tale criterio incontra i legittimi interessi delle persone senza fissa dimora, conferendogli la possibilità di iscriversi all’anagrafe del Comune cui più frequentemente fanno capo o che sia per loro più facilmente raggiungibile per ottenere le certificazioni anagrafiche e la fruizione dei servizi sociali della CittàIl Comune di Torino ad es., alla luce di quanto indicato, nel 1998 ha deliberato l’iscrizione delle persone senza fissa dimora, domiciliate stabilmente nel Comune di Torino, in una via territorialmente non esistente ma convenzionalmente riconosciuta, denominata “ Via della Casa comunale n°1”. Trattandosi di indirizzo puramente fittizio, ogni notizia diretta agli iscritti, si intende notificata a tutti gli effetti, all’Albo Pretorio come previsto dall’art. 143 del codice di procedura civile.

Chi se ne occupaDei “senza tetto”o “senza fissa dimora”o”barboni”o “Homless”se ne occupano molto le associazioni di volontariato come la CARITAS e le organizzazioni ecclesiastiche, nonché gli organismi del privato sociale (cooperative, associazioni, fondazioni ecc) che gestiscono la pronta emergenza e l’accoglienza per conto dell’Ente Locale che ha appaltato il servizio.Fino ad oggi pochi sono i Comuni che si sono fatti carico di questo problema, alcune aree metropolitane come per es. Roma, Milano, Bologna, Torino maggiormente investite del fenomeno e che hanno strutturato un ventagli di interventi.

Page 24: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Tra gli enti che gestiscono servizi di questo tipo troviamo oggi anche le IPAB( Istituti di Assistenza e Beneficenza, ente a carattere pubblico) trasformate in azienda o ente privato.Protezione LegislativaNon ci sono mai state disposizioni legislative specifiche, solo di recente il fenomeno ha trovato una sua precisa collocazione nella Legge Quadro del Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali emanata nel 2000. Infatti, per la prima volta l’art. 28 parla di “Interventi urgenti per le situazioni di povertà estrema”. Il comma 1 incrementa il Fondo Nazionale per le politiche sociali di 20 miliardi per ciascuno degli anni 2001 e 2002 per garantire il potenziamento degli interventi volti ad assicurare i servizi destinati alle persone che versano in situazione di povertà estrema e alle persone senza fissa dimora. Gli interventi indicati sono la realizzazione di centri e di servizi di prima accoglienza, interventi socio.sanitari, servizi per l’accompagnamento e il reinserimento sociale

Interventi realizzati e realizzabili

Gli interventi realizzati in alcune realtà cittadine italiane dall’Ente Locale o dal privato sociale sono stati costruiti secondo un modello di Servizio Sociale che parte dall’esclusione per arrivare all’inclusione sociale.

E’ stato adottato un tipo di approccio che in un primo luogo si preoccupa di comprendere la domanda, anche nelle componenti inespresse. In seguito alla comprensione della domanda di questa grande fetta di marginalità, il modello di intervento di inclusione si incentra su piccoli centri dislocati su tutta l’area metropolitana, che afferiscono a quattro livelli d intervento.

Partendo da un primo livello a bassa soglia, che è costituito da unità di strada, mense ecc., si arriva all’ultimo rappresentato dall’Impresa Sociale, che favorisce un reale processo di autonomizzazione, permettendo così di passare da un livello più strettamente legato ad una risposta immediata all’emergenza, fino ad un vero e proprio percorso di inclusione sociale attraverso la costruzione di progetti individuali e personalizzati.

COSA FARE?

Esempi di interventi e servizi attivati in alcune realtà metropolitane

Primo punto di riferimento cui possono rivolgersi cittadini e operatori per domande di soccorso o per chiedere informazioni è in alcune realtà ad es. il call center che attiva i servizi della rete di sostegno, automezzi che girano per la città, centri per l’emergenza etc.

CALL CENTER

(il numero è attivo 24 ore su 24 ore, e 7 giorni su 7)

Il Call Center attiva i servizi della rete di sostegno.)

LIVELLI DELLA RETE A SOSTEGNO DEI SENZA FISSA DIMORA

Livello Zero

Sottopassaggi, prossimità di stazioni ferroviarie, giardini pubblici, “piole” ( che cos’è) mense e dormitori luoghi dove l’intervento di organizzazioni private, cooperative e quant’altro permettono di conoscere situazioni, bisogni e di instaurare un rapporto (: Punti di accoglienza ubicati nei sottopassaggi dislocati in vari punti della città gestiti da Cooperative sociali).

Livello di base

Unità mobili di strada per la presa in carico diretta dei senza fissa dimora, l’accompagnamento ai centri di accoglienza e la distribuzione di indumenti, pasti caldi, interventi di prima assistenza e di informazione sull’esistenza di servizi mirati al recupero. Servizio medico itinerante con autoambulanza per gli interventi di medicina di base nelle situazioni di difficile accesso ai servizi sanitari pubblici.

I° Livello di Servizi di mensa sociale, ( sei sicura che l’accoglienza notturna faccia parte dei servizi di I°livello)accoglienza notturna a ”bassa soglia” favorendo l’accesso al servizio assicurando oltre ad un letto e a un minimo d’igiene, un servizio di segretariato sociale, una sorta di assistenza psicosociale, con possibilità di dialogare con gli operatori sociali.

II°Livello

Page 25: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Fanno parte del secondo livello Centri di Accoglienza diurna e notturna nella fascia centrale e semicentrale delle città.

Ogni Centro ha la possibilità di accogliere, secondo le varie realtà, circa 40 persone per il diurno e dalle 12-alle 25 unità per il notturno. In questi centri gli ospiti hanno la possibilità di curare l’igiene personale, depositare i propri averi, lavare la biancheria, rilassarsi e seguire percorsi di integrazione personalizzati in base a progetti individuali.

III° Livello

e’ costituito da case Famiglia, che ospitano un massimo di 8 persone, che consentono all’utenza di condurre forme accettabili di vita quotidiana, o da alloggi di edilizia residenziale pubblica destinati a “ convivenze guidate”.In questi alloggi sono ospitate, per una permanenza limitata nel tempo, persone che frequentano i dormitori cittadini e che sono scelti fra quanti garantiscono una certa affidabilità, non hanno dipendenza da alcool e da droghe e hanno avviato percorsi di integrazione. L’inserimento potrà consentire di aiutarli a recuperare l’autonomia anche economica che permetterà loro di trovare un’abitazione autonoma in locazione. Tale intervento fa da “ponte” ponte” tra il dormitorio e l’integrazione sociale e lavorativa.

IV° Livello

E’ costituito dall’impresa sociale, obiettivo finale del processo di intervento- inclusione per i senza fissa dimora, in quanto garantisce un reale processo di autonomizzazione dell’utente, grazie all’inserimento nel mondo del lavoro.

Inoltre per favorire ulteriori livelli di autonomia viene incentivata la vita autonoma anche attraverso sostegni economici all’affitto.

Conclusioni

Si può riassumere che in Italia l’assistenza si articola su tre piani diversi:

- primo livello a bassa soglia: interventi e servizi aperti a tutti e di prossimità;

- secondo livello: per coloro che sviluppano insieme agli operatori sociali un percorso, come il riconoscimento di una situazione di malessere o di dipendenza;

- terzo livello: (le Case Famiglia) risposte al bisogno di raggiungimento dell’autonomia e di superamento dell’intervento assistenziale, con accesso a strutture, per periodi più lunghi, finalizzato ad un accompagnamento e sostegno.

L’Obiettivo degli interventi sociali, messi in essere nelle varie realtà italiane in favore dei senza fissa dimora, è il raggiungimento dell’autonomia dell’utente e il reinserimento sociale che passa anche attraverso un rapporto informale, un contatto amichevole per identificare insieme un possibile percorso finalizzato all’uscita dalla condizione di estremo disagio.

Molte delle strutture residenziali, centri diurni- notturni, molti servizi di emergenza sociale sono gestiti promossi e organizzati da assistenti sociali.

Occorre inoltre rilevare come, in varie realtà metropolitane per rispondere immediatamente ed in modo articolato alla crescente e diversificata richiesta di aiuto, siano state poste in atto, da parte degli enti locali, accordi di programma con le Aziende Sanitarie Locali, cooperative sociali, associazioni di volontariato, sostenuti economicamente anche da Fondazioni ed istituti di credito oltre che da privati cittadini.

Il Servizio Sociale costruisce il suo decalogo di lavoro partendo dall’inizio dell’alfabeto: A

A= Ascolto

A= Attenzione

A= Accoglienza

A= Accettazione

A= Affiancamento

A= Aiuto

A= Assistenza

Page 26: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

A= Accompagnamento

A= Autostima

------------------------------------------------

Un Notiziario di Servizio, strumento di condivisione e visibilità.Iniziativa promossa dal Distretto Sociale III BassaValbisagno di Genova.

Di Monica SanclementeÈ indubbio che la nostra professione abbraccia più campi, e in questi, molti

aspetti della vita della persona. I cambiamenti della società e, inoltre, le riforme legislative e i relativi riflessi sull’operatività, le riorganizzazioni all’interno degli Enti Locali, ci inducono ad una ricerca continua di informazioni, alla sperimentazione di innovazioni.

Le difficoltà ad essere sempre informati sulle nuove istanze che giungono dai vari fronti, istituzionali e non, inducono alle riflessioni:

Fino a che punto spingere la nostra vena “tuttologica”? Fino a che punto specializzarsi?

A dir la verità, molti di noi fanno fatica a tenere il passo, specie per quanto riguarda gli ambiti diversi da quello proprio specifico di intervento (adulti in difficoltà, anziani, disabili, minori…), in un momento, quale è quello attuale, di riformulazione dei servizi.

Si verifica un’empasse fra la quotidianità e le risorse del sapere professionale che può portare a mali gravissimi, che conosciamo come standardizzazione delle risposte, mancanza di un’ottica rivolta alla globalità et cetera et cetera.

Forse la soluzione è dentro di noi, ma non è ipotizzabile che ciascun operatore cominci a documentarsi personalmente su tutti i svariati e possibili argomenti che investono il nostro agire quotidiano, ad un livello più o meno generale o precipuo. Da sempre l’unione ha fatto la forza.

All’interno del Distretto Sociale, già da alcuni anni, si è costituito un sottogruppo di operatori, al momento composto soltanto da assistenti sociali, ma aperto anche ad altre professionalità, con l’obiettivo di pervenire alla classificazione e ad un monitoraggio del materiale legislativo e di approfondimento presente nel Servizio, alla circolarità delle informazioni, alla organizzazione di brevi incontri di studio svolti da e per gli stessi operatori del Distretto, alla stesura di elaborati di approfondimento collegati ai suddetti incontri.

Il sottogruppo svolge incontri mensili per l’organizzazione dei lavori, raccogliendo gli stimoli pervenuti dai colleghi.

Gli incontri di studio si svolgono mediamente ogni due mesi: gli operatori coinvolti in un progetto a livello cittadino, o che hanno approfondito un argomento (partecipando a congressi, seminari o quant’altro) espongono una sintesi, che ha l’obiettivo di risultare esaustiva apera chi si occupa di problematiche differenti e stimolare la riflessione sul tema.

Tutti i “tecnici” del Distretto Sociale sono invitati a partecipare attivamente alla realizzazione degli incontri di studio: essi si configurano come occasioni di informazione, riflessione e confronto. Il momento unico per più operatori, risulta più snello ed efficace per il Servizio, interessante per l’operatore che viene motivato dal gruppo alla partecipazione ad incontri inerenti diversi ambiti di intervento.

Di quest’ultimo anno, l’idea di realizzare un vero e proprio “Notiziario” degli Assistenti Sociali, quale documento di sintesi sugli argomenti trattati negli incontri, quale spazio per la libera riflessione degli operatori, nonché soprattutto quale strumento per la stessa visibilità del lavoro.

Il Notiziario, realizzato con una forma grafica gradevole e semplice, con immagini e didascalie, risulta di agile consultazione. I lettori hanno così a disposizione: gli estratti degli elaborati prodotti dai colleghi per gli incontri di studio, per una informazione generale ma di contenuto; una rubrica sul materiale di

Page 27: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

approfondimento presente in Servizio o in possesso di colleghi disposti al prestito, perché, in un certo senso, “l’offerta induca il bisogno” di in-formazione; proposte, resoconti di progetti di ricerca o di progetti di intervento; altre forme di comunicazione per una visione angolata (“Un brano per riflettere…”: di volta in volta tratto da un’opera letteraria; oppure vignette umoristiche a tema, ecc.). Attualmente due assistenti sociali sono attivamente impegnate alla realizzazione del Notiziario, ma altri colleghi (in special modo chi realizza gli incontri di studio) collaborano alla redazione.

Un notiziario del Servizio è diverso dagli altri: è fatto da e per i suoi stessi fruitori. È profondamente legato alla realtà del territorio, alla quotidianità, appare vicino e tangibile, interessa tutti noi.

È cultura fatta da noi stessi.

Riflessioni sul problema emigrazioneDI RITA LENMME

Il contatto frequente con gli immigrati, dovuto al mio lavoro di Assistente sociale in un Presidio Ospedaliero che si occupa di malattie polmonari e TBC, ha richiesto nel tempo,un approfondimento sui temi dell’immigrazione.Inizialmente mi sono posta le domande:chi fossero questa persone che si rivolgevano a me, quali reali bisogni esprimevano, quali erano i loro progetti di vita e cosa realmente potevo fare per loro.Tengo a precisare che è mia abitudine evitare di inserire in categorie sociali le persone che si rivolgono a me.Cerco sempre di tener presente che sono, soprattutto, delle Persone con una propria dignità ed unicità, portatrici di diritti civili che devono essere riconosciuti e tutelati.La richiesta di aiuto, espressa in varie forme, non mi fa dimenticare le potenzialità che ognuna ha di trovare delle soluzioni, e che in quel momento non riesce a tirarle fuori, per cui il mio compito consiste nel cercare di aiutarle a rialzarsi ed a farle camminare da sole.Con le persone immigrate, invece, mi sono resa conto che la prima cosa che facevo era di selezionarle e di inserirle in schemi mentali che mi ero costruita: nazionalità, religione, tipo di lavoro ecc., dimenticando che davanti a me c’era soprattutto una Persona che si rapportava con estrema dignità.Non mi rendevo conto che l’appartenenza ad un’altra nazione, il professare un’altra religione, parlare un’altra lingua, sforzandosi, però, di farsi capire, non mi autorizzava a ritenerla “Altro” rispetto a “Me”.Il mio abituale etnocentrismo, che tentava a giudicare la storia e la cultura dei gruppi umani diversi dal mio, secondo valori ritenuti come ideale centro e punto di riferimento dei miei giudizi e delle mie analisi, mi portava ad un processo mentale e culturale che tendeva ad omologare le persone immigrate.Avevo la presunzione di aiutarle a perdere le caratteristiche ed i comportamenti peculiari, cercavo di farle uniformare ad un mio modello di pensiero, ritenendolo assoluto, cadendo in una sorta di atteggiamento che rischiava di relegare il mio interlocutore in una situazione o condizione di avvilente inferiorità, a volte, invece, inducevo a comportamenti fortemente oppositivi, che giudicavo estremamente negativi, per cui davo una connotazione negativa alla persona, senza, però, mettermi in discussione.Il contatto continuo con gli immigrati, successivamente, mi ha permesso di conoscerli meglio e di capire che mi ero nascosta e trincerata dietro a stereotipi, perché non conoscevo “ l’Altro”, avevo paura del nuovo e soprattutto ragionavo in termini dualistici: “ Io e l’Altro”.Avevo, inoltre, l’ipocrita e pericolosa convinzione, che la mia cultura occidentale fosse la migliore in assoluto, confondendo il concetto di cultura, che attiene al complesso di manifestazioni della vita spirituale e sociale di un popolo in relazione alle varie fasi di un processo evolutivo, ai diversi periodi storici e alle condizioni ambientali, con il concetto di “ Modernità tecnologico-economica”, che non ha nulla in comune con il concetto di cultura e di civiltà.

Page 28: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

E’ stato, quindi, il contatto e l’esperienza fatta mediante l’agire comunicativo che mi ha fatto rendere conto che nel mondo c’erano più punti di vista.Non esisteva un centro di riferimento fisso, ma era necessario affermare la differenza come valore e bisognava leggerla come uno dei nuovi diritti da sostenere; bisognava riconoscere ciò che “ Non Sono Io”.Era importante superare l’egocentrismo, il relativismo culturale che mi limitava, per assumere un atteggiamento di continua e discreta attenzione verso la molteplicità dei saperi, quindi verso la cultura dell’altro.La grossa contraddizione che avvertivo, era che da una parte sentivo il bisogno di radici, di identità,dall’altra parte avvertivo l’esigenza di moltiplicare le esperienze di nuove occasioni di incontri per imparare a pensare insieme, a vivere insieme, a uscire dall’idea che esiste una sola visione del mondo.Mi rendevo conto che nel mondo c’erano più differenze che omogeneità.Siamo di fronte ad un fenomeno, quello dell’immigrazione, che ci permette di elaborare intese comuni sulla base di vincoli irrinunciabili, quali il rispetto dei fondamentali diritti umani e civili come valori universali.Una società moderna e civile deve ridefinire lo Status di cittadinanza, il quale non può essere radicato nel concetto di identità nazionale, ma deve emanciparsi socializzando con le diverse forme culturali.Bisogna imparare ad avere un modo di pensare più flessibile, capace di superare le proprie mappe mentali.E’ indispensabile essere disponibile alla collaborazione, alla solidarietà, al confronto e alla cooperazione, avere l’abilita di andare verso l’altro senza, però, negare la propria identità culturale.In questo momento storico, così delicato per l’umanità, ha un valore pregnante il confronto attivo e continuo su temi quali: la Pace, l’Ambiente, la Convivenza Multietnica, la Bioetica, la Parità fra i sessi, il Sottosviluppo.Il rispetto ed il riconoscimento delle differenze, la capacità di mettere fuori gioco i processi che creano dipendenza, ci permetterebbero di saper coniugare “Universalità con Particolarità”.E’ importante essere disponibili ad avere un atteggiamento di rispetto nei riguardi dei comportamenti, delle idee e delle convenzioni altrui, anche se in contrasto con le proprie, ciò non significa rinunciare ad opporsi a situazioni, comportamenti o atteggiamenti irregolari e spiacevoli, ma significa costruire circuiti relazionali che ci portano alla costruzione di valori che rispettino l’Uomo sia nella sua soggettività”l’Essere”, che nella sua capacità e volontà di “ Dover Essere”.Oggi più che mai ci rendiamo conto dell’importanza di affermare con vigore che deve essere sempre e ovunque assicurata la dignità della Persona, è un dovere oltre che un diritto.Attraverso l’interazione, la reciprocazione e soprattutto attraverso la pace bisogna rimuovere la disperazione dei poveri del mondo.Ognuno nel suo piccolo può contribuire a costruire un mondo più umano, più giusto, più solidale, trovando il coraggio di una ribellione morale rispetto ai concetti di Emarginazione, di Omologazione, di Sfruttamento, di Etnocentrismo che portano insiti in loro: Diritti negati e Guerre preventive.

Il Servizio Sociale nel sistema giustiziaDi Luisa GorgoniE’ ignoranza?E’ la domanda che ci facciamo ogni volta che ci troviamo di fronte a dichiarazioni, giudizi, valutazioni che ancora da più parti provengono sulla professione dell’assistente sociale. Lasceremmo correre perché sempre abbiamo ritenuto non producente un atteggiamento da “assediati”, da “vittime” preferendo attribuire ciò all’ ignoranza; mentre abbiamo impegnato tutte le nostre forze, ormai da molti anni, a valorizzare la professione con i fatti : lotta per il riconoscimento giuridico del titolo condotta su fronti diversi, istituzionali, legislativi, operativi; impegno per la ricerca ,aggiornamento, studio, in rapporto all’evoluzione della politica sociale, all’organizzazione dei servizi,all’interno dei quali all’assistente sociale sin dall’inizio della sua presenza in Italia, è stato attribuito e riconosciuto un ruolo; formazione, da cui il passaggio dalle scuole private all’ università; istituzione dell’Ordine professionale, codice deontologico.Traguardi tutti che oggi fanno legittimamente sostenere che l’ assistente sociale è un professionista e che il Servizio Sociale è una Scienza.Eppure questo non basta perché ancora oggi siamo costretti ad affrontare problemi di definizione di ruoli, di competenze, di spazi. Vale per tutti quello dell’esclusione dell’assistente sociale dalla

Page 29: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

funzione di giudice onorario, come prevista dal disegno di legge di riforma del diritto minorile; oppure ,ancora più grave, la riduzione del ruolo dell’assistente sociale nel processo penale minorile ( il DPR 448/88 con gli obiettivi di recupero sociale, di ripresa del processo educativo interrotto, di spinta alla responsabilizzazione del minore si avvale di questo professionista sia nella posizione di dipendente dell’ USSDM sia come dipendente agli Enti Locali) a quella di ausiliario del giudice, contraddicendo la specificità del rapporto di collaborazione con l’organo giudiziario che la legge attribuisce all’assistente sociale, professionista in possesso di titolo di studio adeguato, di autonomia di giudizio e conoscenze tecniche specifiche. (art 1 legge 84/93)Sembra a proposito utile riportare la definizione del profilo professionale del giudice onorario fatta propria sia dal CSM sia dall’Associazione nazionale magistrati minorili : necessità di una collaudata esperienza nel campo delle scienze sociologiche,psicologiche e pedagogiche, e su un’attività continuativa in un settore di lavoro a contatto con le problematiche minorili ……elemento dinamico dell’applicazione della legge in quanto impegnato prevalentemente nel garantire il recupero della soggettività e delle potenzialità positive del minore….. in possesso di specifici titoli di studio.Requisiti da sempre considerati in possesso degli assistente sociale e perciò abilitato alla funzione di giudice onorario che oggi viene negataMa forse il problema del riconoscimento della professione in questo momento riveste motivi e ragioni più profonde che andrebbero esaminate perché impegnano non solo l’ambito della Giustizia ma tutto il campo delle politiche sociali e il riconoscimento dei diritti del cittadino..

DALLE REGIONI

CONVEGNO DI STUDIODiritti sociali e Servizio Sociale: dalla dimensione nazionale a quella comunitaria.Iniziativa a carattere internazionale, inserita nel programma degli eventi di “ Genova 2004- Capitale europea della cultura” Venerdì 28 maggio 2004

Università di Genova Dipartimento di diritto pubblico e processualeSezione di diritto costituzionale Facoltà di giurisprudenza

CONVEGNO DI STUDIODiritti sociali e Servizio Sociale: dalla dimensione nazionale a quella comunitaria.Iniziativa a carattere internazionale, inserita nel programma degli eventi di “ Genova 2004- Capitale europea della cultura” Venerdì 28 maggio 2004Con il patrocinio dell’AssNAS

CESSdiSSCentro Studi di Servizio Sociale

SEMINARIO DI STUDIO E AGGIORNAMENTO SCIENTIFICO DI SERVIZIO SOCIALECon il patrocinio) del Comune di Bologna Quartiere S. Stefano ------ Dell’Ordine Professionale Nazionale degli Assistenti Sociale della Regione Emilia-RomagnaVenerdì 19 Marzo: dalle ore 13,30 alle ore 18,30

Sala delle Conferenze della Casa dell’Angelo Quartiere S.Stefano , Comune di Bologna, Via S.Mamolo24 - Bologna

Page 30: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

I temi sui quali ci si interroga per un approfondimento culturale e per operatività altamente qualificata sono:

La certezza della scientificità del Servizio Sociale; l’esercizio di “un sapere” che richiede intellettualità, metodo e strumenti peculiari anche nel rapporto subordinato; l’elaborazione dell’esperienza per consolidare la conoscenza : le tappe e i luoghi della formazione necessari ad abilitare il professionista del Servizio Sociale

( Assistente Sociale e Assistente Sociale Specialista ).

Introdurranno i temi oggetto di riflessione i rappresentanti dei principali Organismi, Associazioni degli Assistenti Sociali e del mondo culturale del Servizio Sociale.Il dibattito verrà presieduto dal Presidente del Centro Studi di Servizio Sociale Prof. Edda Samory.

Al seminario sono invitati in via prioritaria i Soci del Centro Studi e gli Assistenti Sociali che hanno preso parte a percorsi di studio, ricerca e formazione del Centro stesso nel corso di questi quindici anni di attività scientifica.Potranno inoltre aderire gli Assistenti Sociali interessati all’ approfondimento scientifico del Servizio Sociale e a percorsi di ricerca e studio della materia.

-----------------------------------------------------------------------------

Seminario di studio su

LA COMPETENZA DELL’ASSISTENTE SOCIALE NELLA FUNZIONE DI COLLABORAZIONE CON L’AUTORITÀ GIUDIZIARIA (ART.1 COMMA 4 L.84/93).DIRITTI E DOVERI DEL PROFESSIONISTA, DELL’INCARICATO DI PUBBLICO SERVIZIO, DEL PUBBLICO UFFICIALE.

AssNASAssociazione Nazionale Assistenti Sociali

Sezione Emilia Romagna Sezione Marche

VENERDI’ 5 DICEMBRE 2003 ORE 9,30- 14Sala riunioni quartiere 5- via XXIII settembre n. 124 (loc Celle) RIMINI

Si pubblica la relazione di sintesi sui lavori

L’iniziativa di studio voluta dall’ Ass.N.A.S. Sezioni Emilia Romagna - Marche insieme al Centro Studi di Servizio Sociale di Bologna , in data 5.12.2003, si è posta l’obiettivo di offrire nuovi contributi teorici in tema di ASSISTENZA MINORILE ED ADULTA nella collaborazione con l’Autorità Giudiziaria. Per quanto ci riguarda, come sezioni AssNAS Emilia Romagna – Marche, ci siamo avvalsi della consulenza scientifica della Presidente del Centro Studi di Servizio Sociale di Bologna, Prof.ssa Samory, in quanto soci collaboratori del Centro Studi, e partecipanti alle esperienze di laboratori di formazione e supervisione ad Assistenti Sociali che il Centro Studi di Servizio Sociale ha iniziato a teorizzare e condurre in Emilia Romagna e nelle Marche negli anni 1995 – 2002.

Lo studio della normativa di riferimento in area adulta ( si pensi al ddl 2189 relativo a “….Istituzione dell’Amministratore di sostegno” oggi legge dello Stato ed in vigore dal 19.3.04 ed anche alla legge n°354 “Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”) ed in area minorile (si considerino i disegni di legge relativi a “misure urgenti per la riforma del diritto di famiglia e dei minori” e “modifiche alla composizione ed alle competenze del Tribunale per Minorenni in

Page 31: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

materia penale”, nonché la loro evoluzione nel ddl 2517 “Misure urgenti e delega al governo in materia di diritto di famiglia e minori”, bocciato della Camera qualche mese fa) ha rappresentato la base di ricerca da cui muovere per approfondire il controverso argomento individuato nel titolo, anche attraverso pareri di esperti quali la Prof.ssa Samory e l’Avv. Lucio Strazziari, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bologna. Le sollecitazioni di numerosi colleghi e colleghe ci consentono di affermare che la questione tra professionismo e rapporto di dipendenza nel pubblico rappresenti ancora un aggrovigliato nodo che va interpretato in senso univoco, per trattare della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria.

Fare ricerca secondo il metodo di laboratorio approfondito presso il Ce.SdiS.S. significa anche una pertinente ( nel senso di deontologicamente corretta) ricerca di fonti bibliografiche storiche fra le quali si sono evidenziate:

Ignazio Baviera “Diritto minorile”, 1° e 2° volume Giuffrè Editore 1976,

Samory La Professione Sociale N° 9/95 “Minori – Famiglia”, CLUEB Bologna Samory La Professione Sociale N°16/98 “Minori- Genitorialità”, CLUEB Bologna,

Sandulli “Manuale di Diritto Amministrativo” Jovene Editore 1974.

La mattinata, alla presenza di una significativa partecipazione dei colleghi, si è svolta con una introduzione curata dalle segreterie regionali e con gli interventi dell’Avv.Strazziari prima e della Prof.ssa Samory poi.

L’Avv Strazziari ha compiuto una disamina della questione analizzando tutti gli articoli della L.84/93, a sostegno di un’accentuazione dell’affermazione professionale (autonomia tecnico professionale dell’Assistente Sociale che si fonda su una scienza come condizione per l’esercizio intellettuale del sapere) e della esigenza di stabilire una metodologia corretta di esercizio di questa autonomia anche nel rapporto di lavoro subordinato, che è ancora prevalente rispetto a quello libero professionale.

Il comma 4 art.1 della succitata legge è stato analizzato ricorrendo all’interpretazione, dal punto di vista giuridico, delle tipologie di ruolo che l’Assistente Sociale può assumere nel suo operato ( professionista, pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio, esercente un servizio di pubblica utilità).

La Prof.ssa Samory , in qualità di esperto di Servizio Sociale, ha ricostruito storicamente la nascita e l’evoluzione normativo – istituzionale della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, dalla istituzione del tribunale per i Minorenni fino al D.P.R. 616/77 art.22, analizzando alcuni tipi di richieste che pervengono dalla Magistratura attraverso una griglia metodologica, il che ha consentito di studiare la domanda di collaborazione nel senso di un suo raffronto pertinente (sempre nell’accezione sopra indicata) con il contenuto della domanda stessa. Ciò ha favorito il dibattito con i colleghi ed un immediato confronto con l’Avv. Strazziari, il quale ha riconosciuto la portata innovativa di alcune affermazioni teoriche dell’esperta dell’area professionale utili ad una interpretazione autentica di Servizio Sociale nella individuazione dei diversi ruoli giuridici attribuiti all’Assistente Sociale.

Il contesto teorico a cui tale interpretazione autentica rinvia, in quanto incide sulla definizione della scienza del sapere che dà luogo al ruolo di professionista, è l’organizzazione dell’Area Sociale, definita dalla legge quadro di riforma dell’Assistenza (L.328/2000 all’art. 22 comma 4) che consente di ricollocare nella sua giusta prospettiva il termine più volte bistrattato e negato di “Assistenza”, ( da cui anche il titolo di Assistente Sociale) sancito dall’art. 38 della nostra Costituzione quale diritto da tutelare, in applicazione degli art.2 e 3 Costituzione.

I lavori si sono conclusi con una domanda di ulteriori approfondimenti da parte dei colleghi che si potranno concretizzare con successive iniziative.

--------------------------------------------- Giornata di studio sul tema su

Rischi giuridico- professionali dell’assistente sociale nell’operatività quotidianaAssNAS Piemonte Valle d’Aosta- Ordine Assistenti Sociali Piemonte Valle d’AOSTAI

Page 32: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

--------------------------------

---------------------

Ass.N.A.S. Associazione Nazionale Assistenti sociali

REGOLAMENTO

Dello Statuto modificato dal XX Congresso Nazionale Roma 17- 18 Novembre 2001

Titolo I

Disposizioni inerenti il Socio

ART.1

1. Gli Assistenti Sociali che, trovandosi nelle condizioni previste dall’art.4 dello Statuto, intendono far parte dell’Associazione dovranno far pervenire alla Segreteria della Regione dove risiedono, la domanda di ammissione. La segreteria Regionale può richiedere all’Assistente Sociale di documentare i requisiti previsti dall’art.4 dello statuto.

2. Gli Assistenti Sociali residenti in Regioni dove non è costituita una sezione , potranno rivolgere domanda di ammissione al gruppo regionale ( inviandone copia per conoscenza al Direttivo nazionale) cui intendono aderire o, in alternativa, solo al Direttivo nazionale.

3. E’ altresì facoltà dell’Assistente Sociale, al momento dell’iscrizione, scegliere la Sezione regionale o provinciale a cui aderire anche se diversa da quella di residenza.

4. Qualora il Socio cambi residenza o domicilio di lavoro, deve avvertire per iscritto la Segreteria regionale e l’eventuale gruppo provinciale di appartenenza, che per ultimi hanno accettato la sua domanda di iscrizione: questi, su richiesta dello stesso Socio, curerà il trasferimento dell’iscrizione.

ART.2

1. Il Socio iscritto è tenuto ad osservare le disposizioni statutarie e regolamentari, nonché le deliberazioni degli Organi dell’Associazione

2. Il Socio deve versare entro il primo semestre dell’anno la quota annua associativa fissata dal Consiglio Nazionale, fatte salve le altre forme ( trattenute mensili, etc.) convenute.

3. Il Socio è tenuto ad osservare le norme del codice deontologico ed a cooperare efficacemente e lealmente allo sviluppo dell’Associazione.

ART.3

1. Ogni nuovo Socio riceverà la tessera dell’Associazione, potrà prendere parte alla vita associativa ed all’elettorato attivo e passivo,secondo quanto previsto dallo Statuto e beneficiare dei servizi attivati dall’Associazione

ART.4

Qualsiasi Socio venga a conoscenza di azioni lesive del prestigio dell’Associazione o contrarie alle linee statutarie poste in atto da un Socio o da un grupp, deve segnalarlo alla Segreteria Regionale che, acquisiti

Page 33: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

glielementi utili per una valutazione, ne darà notizia tramite il Direttivo Nazionale al Collegio dei Probiviri. Dopo l’acquisizione di ulteriori elementi probatori, il Collegio dei probiviri comunicherà agli interessati, al Direttivo Nazionale e alla Segreteria Regionale, la propria risoluzione a mezzo lettera raccomandata.

ART.5Titolare del trattamento dei dati per la sede nazionale è il Presidente Nazionale pro tempore. Titolare del trattamento dei dati conservati presso le Segreterie regionali è il Segretario regionale pro tempore.

TITOLO II

Disposizioni inerenti il funzionamento degli Organi nazionali

Congresso nazionale

ART. 6

1. Il Congresso nazionale viene convocato secondo le modalità previste dall’art.9 dello Statuto2. Il Consiglio nazionale stabilisce l’O.d.g. che deve comprendere:

a) relazione consuntiva del Direttivo nazionale uscente:b) relazione finanziaria presentata dal Collegio dei Revisori dei Contic) relazione sull’attività del Collegio dei probivirid) elezione degli Organi socialie) altre questioni che il Consiglio nazionale riterrà opportuno porre all’ordine del giorno.

3. In sede di Congresso nazionale possono essere discussi argomenti non posti all’O.d.g. solo se la richiesta verrà accettata a maggioranza dai 2/3 dell’Assemblea.

4. Il luogo, la data, l’ora e l’O.d.g., comprensivo dei temi congressuali, devono essee comunicati ai Soci con almeno 60 giorni di anticipo.

ART. 7

1. Ogni Segreteria regionale deve far pervenire al Direttivo i nominativi dei delegati effettivi e di quelli supplenti, 30 giorni prima la data dell’apertura del Congresso

2. Il numero dei delegati viene determinato proporzionalmente al numero degli iscritti dell’anno precedente, come previsto dallo Statuto all’art.19

3. Per l’ammissione dei delegati al voto è indispensabile che le Segreterie Regionali abbiano regolarmente versato le quote di iscrizione dell’anno precedente con riferimento al numero dei delegati attribuiti.

4. i delegati devono risultare regolarmente iscritti nell’anno in corso.5. Il Congresso nazionale ordinario procede, ai sensi dell’art.10 dello Statuto, alla elezione dei membri del

Direttivo nazionale,dei membri del Collegio dei Probiviri e dei membri del Collegio dei revisori dei Conti, secondo i requisiti di cui all’art.8 dello Statuto.

ART. 8

1. Il Congressso elegge il proprio Presidente, due Vice – presidente e due Segretari, questi ultimi con il compito di verbalizzare i lavori congressuali.

2. Successivamente il Congresso elegge la commissione verifica dei poteri composta da cinque membri a garanzia della regolarità del Congresso.

3. Il Congresso procede poi alla costituzione del seggio elettorale composto da uno dei due vice presidenti eletti, da cinque scrutatori e da un segretario, precedentemente individuati.

ART. 9

Page 34: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Il Congresso Straordinario viene convocato secondo le modalità previste dall’art.9 dello Statuto e si svolge con le stesse procedure previste per il Congresso ordinario.

ART. 10

1. I verbali dei Congressi , sia ordinario che straordinario, debbono essere firmati, entro un mese dalla conclusione del Congresso cui si riferiscono,dal Presidente del Congresso, dai due vice presidente e dai due segretari verbalizzanti.

2. I verbali relativi ai Congressi sono custoditi dal Presidente nazionale e dal Presidente vicario presso la sede legale dell'Associazione e sono a disposizione dei Soci.

3. Una sintesi dei lavori e dei temi congressuali trattati, la memoria ed il verbale del Congresso, vengono inviati alle segreterie regionali che ne cureranno la pubblicizzazione tra i Soci.

CONSIGLIO NAZIONALE

ART. 11

Il Consiglio nazionale è costituito secondo quanto stabilito dall’art.11 dello Statuto e i suoi compiti sono stabiliti dall’art.12 dello stesso.

ART. 12

1. Il Consiglio nazionale è convocato dal Presidente nazionale mediante avviso scritto che deve pervenire ai Segretari regionali con almeno trenta giorni di anticipo. Il Consiglio nazionale straordinario è convocato dal Presidente nazionale mediante convocazione scritta che deve essere inviata almeno dieci giorni prima della data fissata.

2. L’avviso di convocazione deve contenere l’ordine del giorno ed eventuali documenti utili in preparazione del Consiglio.

3. Una convocazione ordinaria deve avvenire necessariamente entro il 28 febbraio di ogni anno per l’esame e l’approvazione del bilancio consuntivo dell’anno precedente e preventivo dell’anno i corso.

4. Il Presidente nazionale , o un membro del direttivo da lui delegato,ad ogni seduta del Consiglio nazionale, verifica il titolo alla partecipazione e al voto dei presenti, a norma dell’art.11 dello Statuto.

ART.13

1. In sede di approvazione del bilancio di previsione, il Consiglio nazionale:a) indica i criteri di rimborso spese per i partecipanti al Consiglio Nazionale,

compatibilmente con le risorse finanziarieb) definisce la quota di iscrizione a carico del Socio e, della stessa, la quota di spettanza alle Segreterie

regionali e al Direttivo nazionale.

ART. 14

Delle sedute del Consiglio nazionale deve essere tenuto regolare verbale dal Presidente e o da componente da esso delegato, il quale provvederà ad inviarne una copia alle Segreterie regionali prima della successiva convocazione.

ART. 15

1. Il Consiglio nazionale nella sua prima seduta, dopo il Congresso nazionale,elegge a scrutinio segreto e secondo quanto previsto dall’art.12 dello Statuto, il Presidente, il Presidente vicario, il tesoriere e prende atto della nomina dei Presidenti del Collegio dei revisori dei Conti e dei Probiviri, nelle persone che saranno indicate nei rispettivi Collegi.

Page 35: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

2. Il Consiglio nazionale in seduta ordinaria prende atto di eventuali opzioni di autonomia gestionale delle sezioni regionali che dovranno darne comunicazione entro il 31 dicembre dell’anno, ai sensi dell’art.3 dello Statuto e 32 del Regolamento e delle eventuali revoche.

ART. 16

1. Il Consiglio nazionale qualora rilevi irregolarità o inadempienze in qualche gruppo regionale, può intervenire direttamente deliberando di volta in volta i provvedimenti da adottare.

2. Il Consiglio nazionale, sentito il parere del Direttivo nazionale, può avvalersi di collaborazioni volontarie dei Soci, di gruppi di studio o di lavoro per il raggiungimento dei propri fini statutari.

IL DIRETTIVO NAZIONALE

ART. 17

Il Direttivo nazionale è l’organo esecutivo dell’Associazione ed è composto secondo quanto stabilito dall’art. 13 dello Statuto.E’ un organo colleggiale le cui decisioni vanno prese a maggioranza assoluta ( 3 membri su 5)Tutti i componenti fanno parte integrante del Consiglio nazionale con diritto di voto, fatta eccezione nel caso in cui siano iscritte all’o.d.g. questioni riguardanti il loro operato, in tal caso i componenti il direttivo partecipano senza diritto di voto.

ART.18

Nel caso di dimissioni di un componente il Direttivo nazionale,subentra il primo dei non eletti in sede di Congresso nazionale. La surroga deve avvenire entro tre mesi.

ART. 19

1. Il Direttivo nazionale assume, ai sensi dell’art.14 dello Statuto, tutte le iniziative necessarie alla realizzazione del mandato ricevuto dal Congresso e dal Consiglio nazionale avvalendosi ed utilizzando gli Organi e gli strumenti dell’Associazione.

2. Per la realizzazione di tale mandato e per una migliore gestione dell’Associazione, i componenti del Direttivo si avvalgono dell’esercizio delle deleghe.

3. I componenti che esercitano la delega, presentano al Direttivo nazionale un programma dettagliato sulla materia delegata.

4. Il programma una volta assunto collegialmente dal Direttivo nazionale, è sottoposto alla ratifica del Consiglio nazionale.

ART. 20

1. I documenti di indirizzo politico delle Segreterie regionali e provinciali dell’Associazione devono essere concordati con il Direttivo nazionale e poi trasmessi ufficialmente allo stesso.

2. Laddove i componenti il Direttivo nazionale partecipino a Convegni, organismi pubblici o privati o in altre sedi, su mandato del Presidente, formalizzano la loro partecipazione a nome dello stesso.3. L’invito e la partecipazione devono essere ufficializzati in sede nazionale.5. Tutta la documentazione, gli studi, le rilevazioni e le note da inviare ai Soci, agli Organi o all’esterno

dell’Associazione, devono riportare la firma del Presidente nazionale ed in caso di sua assenza o di suo impedimento, dal Presidente vicario.

ART.21

Page 36: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Il Direttivo nazionale, in caso di necessità e urgenza, può decidere in merito a questioni sulle quali non ha avuto mandato dal Consiglio nazionale . In occasione del primo Consiglio nazionale successivo, sottopone allo stesso le motivazioni e la decisione adottata per un opportuno esame e la necessaria ratifica.

ART. 22

Tutte le decisioni prese in adunanza del Direttivo nazionale, sono riportate cronologicamente nell’apposito registro.

CAPO IV

Presidente Nazionale

ART. 23

Il Presidente nazionale ha i compiti di cui all’art.15 dello Statuto.1. Il Presidente nazionale può decidere su questioni straordinarie, qualora fosse assolutamente necessario e

urgente, anche in modo informale ( via telefono, fax, e-mail), gli altri membri del Direttivo nazionale. In occasione del primo Consiglio successivo, il Direttivo sottoporrà le motivazioni e le decisioni adottate per un opportuno esame e la necessaria ratifica sull’agito.

2. Qualora si verificasse che il Direttivo nazionale esprima parere sfavorevole sull’operato del Presidente, quest’ultimo deve convocare entro 15 giorni il Consiglio nazionale per un esame della situazione.

CAPO V

Il TESORIERE

ART.24

Il Tesoriere nazionale è nominato tra i membri del Direttivo nazionale .Le sue funzioni sono definite dall’art.24 dello Statuto.1. Il Tesoriere nazionale presenta entro il 28 febbraio di ogni anno i bilanci preventivo e consuntivo da

sottoporre al direttivo nazionale, all’approvazione del Consiglio nazionale ed al parere vincolante dei Revisori dei Conti.

2. Il Tesoriere nazionale provvede all’emissione dei mandati di pagamento ed alla quietanza degli incassi. Provvede altresì al controllo e alla contabilità delle quote associative delle sezioni regionali.

3. Predispone il bilancio generale tenendo conto dei bilanci regionali

COLLEGIO DEI PROBIVIRI E DEI REVISORI DEI CONTI

Collegio dei probiviri

ART. 25

I compiti del Collegio dei Probiviri sono definiti dall’art.17 dello Statuto.1. Il Collegio dei Probiviri si riunisce almeno un avolta l’anno, per vigilare sull’applicazione dello Statuto.2. Il Collegio dei Probiviri deve ricevere, per conoscenza, le convocazioni e l’ordine del giorno dei

Consigli nazionali ordinari e straordinari, secondo le stesse modalità previste per la convocazione del Consiglio nazionale e può decidere di parteciparvi senza diritto di parola, salvo gli venga accordato

3. Si riunisce in via straordinaria ai sensi dell’art. 4 del presente Regolamento.4. In assenza del Presidente del Collegio, le sue funzioni sono assunte dal Probiviro che ha ottenuto il

maggior numero di voti in sede congressuale.

Collegio dei Revisori dei Conti

Page 37: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

.ART. 26

I compiti del Collegio dei Revisori dei Conti sono definiti all’art.16 dello Statuto.1. Il Collegio dei Revisori dei Conti si riunisce in via ordinaria su convocazione del Presidente del Collegio

stesso, nella medesima data in cui viene convocato il Consiglio nazionale per l’approvazione del bilancio al fine di controllare la contabilità nazionale e la contabilità regionale.

2. Il Collegio dei Revisori dei conti ha facoltà di compiere ispezioni contabili presso la sede nazionale e le segreterie regionali.

ART. 27

Le cariche di Presidente nazionale, di componente il Direttivo nazionale, del Collegio dei Revisori dei conti e dei Probiviri e di Tesoriere sono incompatibili fra di loro.

Titolo III

Disposizioni inerenti gli Organi regionali

SEZIONE REGIONALE

ART.28

La Sezione regionale è costituita da tutti i Soci iscritti nella Regione e si intende validamente costituita se composta da almeno 10 Soci. In caso contrario i Soci si accorpano ad una Sezione regionale limitrofa.

ART.29

La sezione regionale riunita in assemblea decide sulle modalità organizzative e di gestione a livello locale e sulla eventuale autonomia amministrativa e gestionale ed elegge il Segretario regionale ed i rappresentanti al Consiglio Nazionale.Ratifica i delegati al Congresso Nazionale eletti nelle assemblee Provinciali nella proporzione stabilita dall’art.9 dello Statuto o elegge direttamente i delegati medesimi in assenza di assemblea provinciale regolarmente costituita.

ART.30

La Sezione regionale che abbia optato per l’autonomia, avrà:- autonomia d’azione nella realizzazione del programma annuale e triennale, in armonia e raccordo con le

linee di indirizzo definite dal Consiglio nazionale- autonomia di bilancio e di spesa per quanto attiene la gestione della quota parte di iscrizione dei Soci

riservata alle sezioni regionali, così come determinata dal Consiglio nazionale.- autonomia fiscale, con l’acquisizione di un proprio codice fiscale e dovrà provvedere autonomamente a

tutti gli adempimenti fiscali conseguenti

ORGANI LOCALI

Art. 31

Sono organi locali dell’Associazione- l’Assemblea regionale- la Segreteria regionale- il Segretario regionale- l’Assemblea provinciale- il Referente provinciale

Page 38: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

ASSEMBLEA REGIONALE

ART. 32

L’assemblea regionale è costituita da tutti i Soci iscritti nella Regione

ART. 33

L’Assemblea regionale si riunisce in via ordinaria almeno due volte l’anno e, in via straordinaria, per la discussione di particolari problemi.L’Assemblea regionale è di norma convocata dal Segretario regionale, può essere convocata altresì su richiesta di almeno 1/5 dei Soci iscritti.

ART. 34

Il luogo, la data e l’ora dell’assemblea, in prima ed in seconda convocazione, nonché l’Ordine del giorno, vengono comunicati ai Soci per iscritto con 10 giorni di preavviso. In caso di urgenza, la convocazione può essere fatta in via breve.

ART. 35

L’Assemblea è valida, in prima convocazione, se rappresentata da metà più uno dei Soci iscritti o delegati, in seconda convocazione se rappresentata da 1/4dei Soci. Ogni Socio presente può essere affidatario di non più di tre deleghe.

SEGRETERIA REGIONALE

Art.36

1 La Segreteria regionale è costituita come indicato all’art.20 dello Statuto. Rappresenta l’esecutivo locale dell’Associazione, è presieduta di diritto dal Segretario regionale

2 La Segreteria regionale nomina il Tesoriere che può anche essere persona esterna alla Segreteria stessa. La Segreteria regionale può assegnare competenze specifiche ai propri componenti.

3 La Segreteria regionale si riunisce in via ordinaria almeno tre volte l’anno, comunque, su richiesta di 2/3 delle segreteria provinciali costituite.Le sue riunioni possono avere luogo di volta in volta presso la sede regionale o presso quella di una delle Sezioni provinciali costituite

4 Le decisioni della Segreteria regionale vengono prese a maggioranza , in caso di parità, prevale il voto del Segretario.

ART. 37

I compiti della Segreteria regionale sono quelli previsti dall’art.20 dello Statuto. Essa ha altresì i seguenti compiti:- comunica al Consiglio nazionale l’eventuale opzione per l’autonomia- attua le delibere del Consiglio nazionale- trasmette le domande di riammissione dei Soci decaduti per espulsione, con il proprio parere e copia

della documentazione acquisita, tramite il Direttivo, al Collegio dei Probiviri- cura la tenuta dei libri sociali: . registro Soci registro dei verbali delle assemblee e delle sedute di segreteria regionale libro cassa la documentazione fiscale , se autonoma

Page 39: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

Tutti i suddetti libri sono a disposizione dei Soci per la consultazione nel rispetto della normativa vigente - cura la trasmissione ai Gruppi provinciali delle informazioni ricevute dal Direttivo e dal Consiglio

nazionale e favorisce lo scambio di informazioni.- trasmette la documentazione relativa all’iscrizione dei Soci e delle quote ricevute ,nonché

l’aggiornamento dei dati dei singoli Soci alla sede nazionale ,ogni sei mesi e comunque non oltre il 31 gennaio successivo

- trasmette i bilanci preventivi e consuntivi secondo le modalità richieste dal Tesoriere nazionale- cura la trasmissione alla sede Nazionale della documentazione di volta in volta richiesta e delle iniziative

realizzate in sede regionale.

ART.38

Ai sensi dell’art.3 dello Statuto, qualora l’Assemblea regionale opti per l’autonomia, il Segretario regionale diventa il rappresentante legale dell’Associazione nell’ambito regionale e come tale è responsabile di tutte le operazioni contabili, finanziarie e fiscali.Deve pertanto provvedere a tutti gli adempimenti di legge conseguenti( codice fiscale,dichiarazione dei redditi e la tenuta di tutta la documentazione fiscale e finanziaria Il Segretario regionale può inviare al Consiglio nazionale l’avviso di convocazione dell’Assemblea regionale. Informa il Consiglio nazionale circa i deliberati ed i problemi più importanti emersi nel corso delle riunioni suddette e circa le azioni da intraprendere nell’ambito della Regione.

ART.39

Entro 15 giorni dalla elezione avviene lo scambio delle consegne tra il Segretario regionale uscente ed il nuovo Segretario.

ART.40

Il numero dei rappresentanti regionali in seno al Consiglio nazionale nella proporzione stabilita dall’art.11 dello statuto, sarà fissata come segue:- per il 1° semestre in base agli iscritti dell’anno precedente- per il 2° semestre in base agli iscritti del 1° semestre dell’anno in corso

SEZIONE PROVINCIALE

ART. 41

La sezione provinciale è costituita ai sensi dell’art.22 dello Statuto. Essa , riunita in Assemblea, elegge il proprio rappresentante all’interno della Segreteria regionale.La Sezione provinciale, tramite il proprio Segretario, sottopone alla segreteria regionale tutte le iniziative di collegamento o di collaborazione che intende intraprendere con gruppi o istituzioni diverse.E’ compito dell’Assemblea provinciale eleggere i propri delegati al Congresso, come previsto dall’art.9 dello Statuto, notificandoli alla Segreteria regionale che li ratifica ai sensi dell’art.19 dello Statuto.

TITOLO IV

Le votazioni

ART. 42

Hanno diritto all’elettorato attivo e passivo, i Soci in regola con il pagamento della quota per l’anno in corso, salvo diverse decisioni del Consiglio nazionale.

Page 40: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

ART.43

Le votazioni avvengono con il principio della maggioranza semplice, salvo quando sia espressamente prevista dalle norme statutarie, la maggioranza assoluta o qualificata.Specificando: maggioranza- semplice = 50% + 1 dei presenti- assoluta = 50% + 1 degli aventi diritto ( iscritti in regola con il versamento della quota )- qualificata= 2/3 degli aventi diritto.Le votazioni si svolgono per alzata di mano, con facoltà di dichiarazione di voto o a scrutinio segreto.Le votazioni per le elezioni del Direttivo nazionale, del Collegio dei Probiviri e del Collegio dei Revisori dei conti, dei rappresentanti regionali e dei delegati al Congresso nazionale sono sempre a scrutinio segreto.

ART. 44

Nelle lezioni che hanno luogo in sede di Congresso nazionale e di Assemblee regionali, ciascun elettore può esprimere un numero di preferenze non superiore ai 2/3 ( con arrotondamento per eccesso ) del numero degli eleggibili.

ART. 45

Nelle dichiarazioni di voto il tempo a disposizione di ciascuno non è superiore ai 5 minuti.

ART. 46

Le liste per le candidature alle cariche nazionali debbono essere sottoscritte da almeno 5 Soci e le liste per le candidature alle cariche regionali debbono essere sottoscritte da almeno 3 Soci.

ART. 47

Nelle Assemblee regionali e provinciali le deleghe sono consntite solo in caso di elezioni.Ogni Socio può portare deleghe scritte in numero non superiore a tre vedi art. 35 del regolamento.L’elenco dei delegati per il congresso nazionale va presentato alla Commissione verifica poteri in elenco nominativo firmato dal Segretario regionale.

ART. 48

In ogni Assemblea, a livello nazionale, regionale o provinciale, il Presidente del seggio elettorale, presi gli opportuni accordi con il Presidente dell’Assemblea, comunicherà tempestivamente l’orario delle votazioni.Le votazioni avvengono con schede preventivamente predisposte, timbrate e firmate dal Presidente del seggio o da uno degli scrutatori a ciò delegato del Presidente.

ART. 49

Terminate le operazioni di scrutinio delle quali deve tenersi regolare verbale, il Presidente del seggio comunicherà al presidente dell’assemblea i risultati delle elezioni e questi, a sua volta, provvederà alla immediata proclamazione degli eletti ed all’insediamento degli Organi Sociali costituiti.

DISPOSIZIONI GENERALI

ART. 50

I membri eletti degli Organi dell’Associazione che non partecipano, senza un giustificato motivo a tre riunioni consecutive dell’Organo del quale fanno parte, decadono dalle rispettive cariche.

Page 41: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

ART. 51

Ai membri degli Organi dell’Associazione dimissionari o decaduti, subentrano i candidati che hanno riportato maggiori suffragi.

ART. 52

Le dimisssioni della metà più uno dei componenti gli Organismi associativi, fanno decadere gli stessi.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------

NOTIZIE IN BREVE

ANCORA SUL DPR 14/87Tutti coloro che a suo tempo si opposero al DPR 14/87 contestandone la validità fino a produrre ricorsi in sede giurisdizionale, in una visione miope di difesa dell’esistente e creando problemi al lungo cammino verso la legittimazione piena della professione, è bene che sappiano quale danno anche dal punto di vista economico hanno causato a chi della difesa della professione ha fatto il suo campo di battaglia, non da oggi,affrontando anche l’onere di conseguenti azioni legali. In particolare si fa presente che si sono chiusi per “perenzione” i quattro ricorsi presentati al TAR del Lazio dai vari enti privati di formazione in servizio sociale nell’anno 1987 avverso i quali l’AssNAS nella persona dell’allora presidente Alfonso Polsoni intervenne ad adiuvandum al Consiglio di Stato per salvaguardare la validità e l’esistenza del decreto. La sentenza della Corte Costituzionale “ per “non fondatezza” è del 24.26 marzo 1993

TARIFFARIO Il tariffario della professione è in attesa di pubblicazione, comunque coloro che avessero necessità di consultazione possono rivolgersi al Consiglio nazionale dell’ORDINE

CONVENZIONE DI STRASBURGOCon la legge n. 77 del 23.3.2003 è stata ratificata dal Governo italiano la Convenzione di Strasburgo sull’esercizio dei diritti dei bambini adottata a Strasburgo il 25 gennaio 1996.

Equiparazione laureeLa laurea quadriennale di Trieste e della LUMSA è stata equiparata alla laurea quinquennale specialistica classe 57/S Il decreto è stato firmato dal ministro Moratti ed è in via di pubblicazione sulla G.U.

AIDOSS (Associazione nazionale docenti di servizio sociale)

Nell’assumere la carica di segretaria dell’AIDOSS Anna Maria Campaninii ha voluto esprimere all’AssNAS la disponibilità dell’associazione e personale, a continuare il proficuo dialogo sviluppatosi negli scorsi anni con la precedente segretaria Silvana Giraldo “ritenendo fondamentale, in questo particolare momento, mantenere attivi percorsi di collaborazione per coordinare il processo di stabilizzazione del servizio sociale

Page 42: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

italiano nell’ambito delle lauree universitarie e di rafforzamento della disciplina del servizio sociale nel contesto accademico”.Nella stessa lettera la prof.ssa Campanini informa che, durante il congresso europeo di servizio sociale tenutosi a Copenhagen dal 26 al 29 maggio, l’EASSW (European Association School of Social Work, www.eassw.org ) nel comitato direttivo, come rappresentante italiano in sostituzione del Prof. Lorenzo Fischer che aveva terminato il suo mandato nell’’EASSW (European Association School of Social Work, www.eassw.org. .Da comunicazione di due iniziative, la prima a livello internazionale, la seconda a livello europeo.:1- L’EASSW è membro dell’ IASSW (International Association Schools of Social Work ) che da tempo

sta lavorando all’individuazione di standard minimi di qualità per la formazione. Dopo una prima stesura da parte del Comitato incaricato, è stata realizzata un’ampia consultazione che ha portato ad una ulteriore versione del documento ( si può trovare nel sito www.iassw.soton.ac.uk). in cui vengono definiti alcuni elementi fondamentali per la formazione al servizio sociale.

2- L’EASSW, inoltre, riferendosi alla dichiarazione di Bologna del giugno 1999, sta discutendo su come prepararsi a partecipare concretamente al processo di cambiamento attivato e, se possibile ad influenzarlo positivamente. Per questo l’associazione, insieme ad altri partner, ha costituito un European Network for Quality Assurance for Social Profession (ENQASP) con l’obiettivo di:

- sviluppare un quadro di riferimento e standard minimi per i programmi di studio delle professioni sociali in Europa

- stabilire procedure europee per valutare regolarmente i programmi esistenti

- garantire un “marchio di qualità”

- offrire consulenza e monitorare i nuovi programmi

- organizzare pubbliche conferenze sul tema della qualità.

In tale contesto è stata maturata la decisione di organizzare un seminario rivolto alle sedi formative, offrendo la disponibilità ad ospitare il meeting a Parma in modo da poter offrire ai corsi di laurea in servizio sociale italiani, l’occasione per discutere insieme queste iniziative.

N.B. Il giorno 2 f2bbraio 2004 si è svolta a Parma la Conferenza nazionale Coordinatori dei Corsi di laurea in Scienze del Servizio Sociale dal titolo “ La formazione al Servizio Sociale in Europa: verso un European Qualità System____________________________________________________________________

RECENSIONI COLLANA DI SERVIZIO SOCIALE, CLUEB, BolognaMANUALE DI SCIENZA DEL SERVIZIO SOCIALE Edda Samory, per due legislature presidente dell’AssNAS, apre con la CLUEB la prima COLLANA DI SERVIZIO SOCIALE, con il “Manuale della scienza del servizio sociale”in due volumi.

Il primo volume.: “Conoscenza e trasmissione della prassi- metodologia affronta il nodo epistemologico del Servizio Sociale e pone le basi per lo statuto scientifico del Servizio Sociale definendone il campo di conoscenza e approfondendo il tema del bisogno /disagio della persona/cittadino nel processo di socializzazione dell’uomo nella dimensione del vivere quotidiano e del suo crescere come soggetto sociale.Il testo è disponibile nelle principali librerie oppure potrà essere richiesto al Centro studi, CESdiSS TEL 051 583028

PROSSIMA PUBBLICAZIONE

Il SERVIZIO SOCIALE PROFESIONALE APPLICATO ALLE DIPENDENZE PATOLOGICHE. ASPETTI TECNICO-GIURIDICI,METODI, TECNICHE STRUMENTI PROFESSIONALI di Maria Cristina Basurto- Carocci Roma

Page 43: Notiziario 2004 2004.doc · Web viewQuando gli ostacoli ad una crescita della professione pervengono dal mondo politico-istituzionale,da scelte di governo, da spinte lobbistiche,

AVVISOIl ritardo o il mancato pagamento della quota annuale d’iscrizonepregiudica e rende difficile mantenere l’impegno dell’invio del Notiziario e della Rivista “La professione sociale”. Si ricorda che l’Associazione si sostiene solamente con il contributo dei soci. Purtroppo si deve ribadire ancora una volta che il non rispetto delle modalità fissate dallo Statuto e dal Regolamento fra le quali assume basilare importanza il pagamento annuale della quota d’iscrizione comporta inadempienza non ammissibile da parte di coloro che continuano a considerarsi iscritti all’Associazione, maggiormente quando pur non facendone parte, alcuni utilizzano la sigla AssNAS per iniziative pubbliche che solo accidentalmente vengono a conoscenza della stessa. Comportamenti siffatti non sono ammissibili e potrebbero determinare da parte degli organi statutari provvedimenti a tutela della Associazione .

*************

DAL CODICE DEONTOLOGICOL’assistente sociale deve contribuire a promuovere una cultura della solidarietà e della sussidiarietà, favorendo e promovendo iniziative di partecipazione volte a a costruire un tessuto sociale accogliente e rispettoso dei diritti di tutti, in particolare riconosce e sostiene la famiglia quale risorsa primaria.

°°°°°°L’assistete sociale deve contribuire a sviluppare negli utenti e nei clienti la conoscenza e l’esercizio dei propri diritti-doveri nell’ambito della collettività, promuovere e sostenere processi di maturazione e responsabilizzazione sociale e civica, favorire percorsi di crescita anche collettivi che sviluppino sinergie e aiutino singoli e gruppi in situazioni di svantaggio.

°°°°°°°L’assistente sociale nell’esercizio professionale non può prescindere da una precisa conoscenza della realtà socio-territoriale in cui opera e da una adeguata considerazione del contesto culturale e dei valori, identificando le diversità e le molteplicità come una ricchezza da salvaguardare e da difendere.

ORGANIZZAZIONE AssNAS E SCHEDA DI ISCRIZIONE ALLA STESSA SONO SCARICABILI DAI PRECEDENTI NOTIZIARI