Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

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STUDI DI STORIA MEDIOEVALE E DI DIPLOMATICA PUJll:lLICATI A CURA DELL'ISTITUTO DI STORIA MEDIOEVALE E MODERNA E DELL'ISTITUTO DI PALEOGRAFIA E DJPLOMATICA 3 UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO 1978

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STUDI DI STORIA MEDIOEVALE E DI DIPLOMATICA

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STUDI DI STORIA MEDIOEVALE

E DI DIPLOMATICA

PUJll:lLICATI A CURA

DELL'ISTITUTO DI STORIA MEDIOEVALE E MODERNA

E DELL'ISTITUTO DI PALEOGRAFIA E DJPLOMATICA

3

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO 1978

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Note sull.a J uocumentazione arcivescovile milanese

de/ secolo X di L UISA F EDERICA ZAGNI

Prosegucndo ·11 . . . . coUa 1 •

1 avo10 intrapreso nel seconda volume dr questa stessa <lla ' er. si ace· a d · · · . . . . .

niila . d ll1°e ora a esammare glz attl relat1v1 agli arc1vescov1 nes1 el sec X .

e fr · ' ' rrtenendo necessario e doveroso, nonostante la scarsa a in men taria d ·

doc . ocumentaz10ne, considerare approfonditamente questi uinent1 .· . . la sua Cl . ' Pllma d1 affrontare il sec. XI, cosi importante per Milano e

1 11esa La pi·e . . ., · ·c I a si co . · ' sen te ncerca acqmsta perc10 un srgnrncata so o se ns1dera un m d. . ., . I . l ment - omento 1 una ncerca pm vasta, nvo ta essenzia -

e a coo-]' . ·1 1eria d

1. 0 iere 1 sorgere e l 'affermarsi in forme proprie della cancel-

' eo- I . 0 arcivescovi di Milano. G"'

la nel pre d d. fc 11' 1. · d. strett ce enre stu 10 si era a uancata a ana lSJ i carattere ament d. l

vile e 1P omatistico degli atti prodotti dalla cancelleria arcivesco-llna Parall 1 · d · · d · Plac·f . ' ' ea rn ag111e su altri document1, che, pur essen o, come 1 1 l, d1 diff . . .,

Pleto d , eiente natura, formavano un quadro stoncamente pm com-eU attiv.t ' d 3· 11 d" f · · essa ebb · 1 a eg 1 arcivescovi milanesi e de e lverse orme m cm

Pres e lhodo di esplicarsi. Questo stesso indirizzo si e mantenuto nel . ente lavoro I ' d l ., · ' d. d t z1one ' c 1e pero, ata a gia accennata scarsJta 1 acumen a-

' che no . l l . 1 sj in. 11 c1 1a asciato nemmena un praeceptum per questa seco a, centra per· . d 1 d. 1 . . ·1 . ensa Stretto '. quanta rrguar a a lp amat1ca arc1vescov1 e m s

cive ' sugli atti sinodaJi. La parte relativa all'attivita giudiziaria dell'ar-~~ .

ne] ' pur non aggiungendo nul!a di sostanzia]e a quanta g1a detta Precedente l d. . all' t tenz· avoro, offre tuttavia l 'occasiane 1 nproparre a ·

tone un atto d. · d bb. · d. 1 · · · tt d in di scus · i rn u 10 mteresse ip omat1stJCa, nme en a -Stone un a· di . . .. In a 01 ~1 210 d1 falsita che sembrava defimu~a. . . . . .

arcive ~P~ndice, oltre ad una rassegna di document! ufficiali a1 qu~li gl~ scov1 int d. · · t" d. 1 ess1 Ste · ervengono comparir1 un elenco 1 attl pnva 1 1 cu ss1 sono . . . ' ,

auton, con particolare riguarda per le permute. -----Stat·· I L. ZAGNr ct· t . . ·z· ·1 . d .. cot· VIII-IX Ill « Srudi di ta lvf d. . ' t a Lt arczvescov1 t m1 .a11cs1 e1 .ie 1 '

e toeva]e e di Diplomarirn », II, Mifano 1977, PP· 5-45.

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Gu AT'l'I. s r NODAU

Rapprescntano la parte piu importante della presente indagine per­

che ess i soli offrono una tes timonianza diretta dell 'attivita. della cancel­

leria degli arcivescov i di Milano nel sec. X, e permettono quindi di ag­

giungere qua lche elemento alle nos tre cognizio ni su ll a diplomatica arctve­

scovile milanesc .

Pur troppo l 'es iguita degli atti pcrvenutici - solo due sono auten­

ti ci , i.l terzo, £also, e stato insc rito perche e una antica c nota fa lsifica­

zione 2 - ancora tma vol ta impedi sce di giungc re a conclusioni pre­

cise, ma almeno giova a mettere in lucc l'impegno della Chiesa mi lanese

nell a redazione di document i, che, pure differenziandosi dai praecepla,

presen ta no caratteri so lenn i.

I

962 Juglio, [Milano]

Vualpe rto, arcivescovo di Milano, nel sinodo radunato per cliscu­

tere sull e necessita della propri a Chiesa, a richi es ta di Grimpalclo, abate

2 Di un'altra fa lsificazione, ri salente al sec. XVII , non c1 e parso necessar io trattare ; e pero bene accennarvi brcvementc : si tratta di un fal so in forma di copia autenrica apparenremen te de! J 199 d i un mto sinodale milanesc de! 945-46, che Carlo Galluzzi Jichiaro di aver rinvenuto ha le cane de! Monaste ro Maggiore di M ilano e chc in vece, co111e l'csa rnc calli grafico chi ara1nente ri ve la, fu opera della sua sressd mano. Da cssa (u es tratta ne l 1666 un'altra cop ia , au tenticata, fra gli altri, dal no­taio Giovan ni Battis ta Bianchini , trisrc111em c noto come au renticatore di fa lsi.

E nrrambi i docu 111cnri si rrovano in A.S .M., Musco Diplo 111at ico, n. 188 lf:!, e rratrano d i un concilio provi ncia le renutosi nclla basi li ca di S. Ambrogio sotto la prcs idenza dcll'a rcivescovo Olderico, co ll 'inre rvenro del mcsso rcgio conre Ugo c de! legaro pontificio Ruggero, vescovo di Perugia , nel qualc Attone, vescovo di Vcrcclli , rendc pubblico ii proprio res tamento, a ssegnm~do, era l'a.ltro, all'arciprete A lde111an­no suo consangu ineo, ai pre ti cardinali , ai decurnani c al clero della Ch iesa mila· nesc le va lli sv izzcrc di. « Bcllenio, Leventina , 13iasca ct Intrasca ». Su lla ing,ubu­gliata qucsrionc de! p;1ssaggio di ques te va lli sorw la signoria dc ll a C hi esa milanese, complicata proprio da quesra fo lsa rrad izionc, v . G. BrscARO, L e origi11i delta si­gnoritt delta Chiesa metropolilatttt di Milano .wile val!i ell Blenio, Leve11ti11a e Ri­viera nell'A!to Ticino, in « Bollettino Storico dclla Svizzera ltaliana », a. XXXII , Bellinzona 1910, pp. 32-71.

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di Tolla \ concede ~tl l 'abbaz i a stessa il possesso delle cappelle di S. Cas­siano e di S. Angelo con la corte di Mistriano.

A.S. Parma, D iplomarico, sec. X. mazzo l I , monasrcro di S. Sisto di Piacenza; o ri " irwle , in orr imo s ra ro d i conservazionc.

"' Edd.: P.M . Ct1Ml' l, Dell'historia ecclesiastirn di Piacrnza, I , Piacenza 1651, p. 492, n. LV I ; r. Uc1.1r.LLI , Jtal1a sacra S/Ve d e episcopis I taliae et insularu111 adia­ce11ti11111 reb11ffft1C ab us preclare .~estls, Jl cd1 z., Venezia 1719, IV, col. 96; C.D.L. , col. J 167, n. DCLXX JII ; G. 0R EI, Le carte dcg/i A1'Chivi Pmwensi dei sec. X-X l , I, Parma 1924, p. 199, n. LXV.

Precede: l'atto l' i11 vocatio simbo!ica, 1111 cr istogramma cost itui to dalla stilizza­

zionc de lle lenerc greche X e p inrrecc iate 4. Nella parte in trodurt iva, l'i11vocatio verbalis, J' i11tit11ltitio dell'arcivescovo e la data topica, riunire sul p.rimo rigo di scri nurn, sono inscrire in un pcriodo di arnp io respiro che, r icorclara, conforme­mente al fo rmulario degli alli sinoda li, la prcsenza di sacerdo ti e Jeviri clella Chiesa mi lanese, de! clcro e de! popolo, convocmi per discutere di questioni di interesse comune, narrn come davanri a tale conci lio si prcsenrasse G rim p::ildo , abate de! monasrero di Tolla , Jamenrnndo l'in cl igenza in cu i era costretto a vivere con i propri monaci a causa del mancato possesso dt:!l e cappelle di S. Cassiano e S. An­gelo c delb corrc di Mistriano, indcbiramente negatcgli: « Dum in nomine sanct~ e t inse parabi lis Trin itati s 5 domnus Vua lpertus sereniss imus 6 archipresul in aula domus Sancti Ambrosii 7 cum sibi subd:ict is sncerdot ibus ac levitis, reliquoq ue clero er populo presenre, de statu argue regimine su~ sancte eccles ie ut semper res idens p enractarer , accidit Gr impaldum Toll enr~num abbatem ill ius adiisse clementiam, la· menra ndo et miserabtltter lacnmando, d1cens eo quod ... in prefato cenobio cum

suis monachis degere nequiret ». La forma narrativa t ipica degli atti sinodali ri­

solve con efficacia I'esigenza d i presentare la cornice reale in cu i si svolsero gli

avvenimenti descrit ti, nonchc la difficolta di narrare gl i antefatt i e la stessa peti­

zione dell 'abbate, stemperando queUe che al trove sono formul e ben definite in un

resoconro esauriente, ma non ped issequo; il documento poi , volcndo essere una

feclele relazione del sinodo, segue fedelmente la successione cronologica dei fatti ,

e ricorcla clapprima l'interesse mostra to dall 'arcivescovo verso ques ra pctizione

3 I nte ressanri ipores i sul passnggio dcll'abbazia di Tolb , di fondazione re­gia, da lla giuri sdizione de! vescovo di Piacenza a quella de! mctropolita milancse sono espos re clal Bognetti in un pregevole profil o srorico su di essa (cfr. G. P. Bo­GNETT! , L'abbazicr re.gia di S. Salvatore di T o/Irr, in « Bollettino Srorico Piaccn tino »,

XXIV, Piacenza 1929, fasc. 1-2, pp. 3-26). 4 Questa for rna di cris111011, rip roducenre ii monogramma costantin iano, c usa­

ra, nel sec. X, con una ce rt;\ frcquenza dall a cancclleria di Ugo e Lorario.

Jnconsueto e ii termine « inseparnbili s » prcferito q ui ad « ind ividuc » usato in alrr i ani arcivescov ili miLrnes i sia anleri ori (cfr. L. Zt1GNl, op. cit., p. 16) che po­sterio ri n quesro (cfr . pil.1 olrre doc. II ).

6 Solo qui si ri sconr ra l' uso d i ques to aggc tti vo. 7 Come si puo norare, la data topica appare incomplera, poiche c tra lasciata

h menzione della citrii dove si tenne ii sino<lo.

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c il suo sollec ito inviro a sostcncre la kgit timita d i rn lc rich ics ta con valide prow, poi la ri spos ta dc ll 'aba tc - ri ponara , per un 'cs igenza d i o rdi ne s tili srico tendcm e a vivacizzare il rono uniforme della narrazione, in forma direrta - in cui cgli af­fc rma che, essendo andatc d isrrurtc le ca rte comprovan ti la legirrirnitii di tali pos­sessi in un incendio, i dirirti de! monas tcro su di essi possono essere corrfermar i ora col solo rico rso alla tes rimon ianza di uom ini « decocrc;: ne rnti s ». Conrinuando In nar­ra1.ionc c riprendendo l'uso de! tempo passato, s i dice chc, non rardando l'abarc a provarc cio che avev~1 sos tcnuto, Vualpcno '< sancr iss imus anr isres » richiese allnra ii pare rc dci suoi sacerdoti e degli al tr i chic rici presenri, i quali « posr ]ongi vcro racirurn irntem silcnri i » diedero la loro ri sposta - ri porrnta ancorn in forma d i­rcrta o lrre che per r:ig ioni s1ili s riche, anche per sorro linearc l'i mponanza clella con· sulrazione asscmblcare del clcro - in m i, dopo una bella esprcss ione di osscqu io

e di lode per l'a rcivescovo, si auspica, ricorrendo ad una famosa immagine evan­gelica, che « nu ll a ... ov1um sub ranro peraer pasrori », raccomanda nclo d i conce­derc quanro richics ro.

Anche la pane pil.1 srrct ramenrc disposi tiva de! testo si risolvc in u na sorta d i resoconro dcgli avvenimenr i, ricordando che l'arcivescovo « pe r acceptum fu. s tem » consegno allora le cappelle d i S. Cassiano e S. A ngelo con la corre di Mi· s rriano all 'abate, per co ncludcrs i pero con una vera c proprin clau sola proib iri va mutuara da i d iplomi regi ed imperiali: « ea videlicet rat ione er voluntate lit nee ipse nee alius eius successor aur rex aur march io am comes nee aliqu is public'> rei procurator contra hanc vcri rar is rcgulam remprem er a Sancto Tollenrano Ci;! nobio terry aliquas panes perr inenres seq uesrrnre presumanr », cui segue una piL! spe­c iflca 111inatio , che, dopa l'inserzione della comune formu la rempern nte « quocl non credimus », invoca l'ana tema e l'allonraname nro da l c ristiano consorzio di chiun­quc viol i il provvedimento preso.

La corroboratio presenta una for ma sin golnrc in quanta, all 'esord io, ispirato a modelli laici, non fa seguito l'annuncio della sotroscrizione dell'arcivescovo e de] suo clero, ma J'afiermazione, cla parte de! prere es tensore dcl l'atto, di uno spccifico o rdine d i redazione dell'arcivescovo (iu.rsio) e di un a generica susseguenre corro­borazione dei tes ti: « ut huius aurem paginis notir ia fl rmior appareat e r inconvulsa perdure t in pos rerum vigoremque obri nea t ampliorem, ego Gu nzo per Dei mi­sericordiam hum ilis prcsbirer domn i archipresulis iussu Vualpert i earn scribere s rudui scrip ramque tes t ibus optuli roboranclam ».

Chi udc ii resro la data cro11ica indicn nre l'anno clell' inca rnaz ionc pisa na 8,

qucllo di prcsu laro d i Vualperro, in cui (: inscr ira una breve form ul a di devozionc, il mese c l' indiz ione. All a sottoscri zione, molto scarna, dell 'arcivescovo, seguono que lle clei va ri membri de lla Ch iesa mi lanese ord in ate su clue colonnc 9 c rutte

8 Ncll 'arro compare « anno in ca rnarion is clomin icne DCCCCLXIII », e cio ha provocato la sv is ta de! Drci che ha cd iro ii documento sor ta qucs ta data 963, menrre gia ii Porro (C.D.L., cit., co l. l1 68), avendo norato chc J'indicazione dell 'an no non coincideva con gli altri r iferi menti cronologic i, cioc con gli ann i d i prcsularo d i Vual­perro (X } c l'indizione (V), aveva su pposto che fosse stato t1saro lo stile pisano .

9 Nonosranre nel rcsto siano menzionari i laici, si sottoscrivono solo ecclesia­s rici. Le sottoscri zion i, almeno nellc prime posizioni, seguono l'orcl ine gernrchico.

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alquanto uniformi 10 , recan[i cioc, dopo un segno di crocc o 1m cr isrogramma, Gl tre

al nome e all ' indicazione dell a qualifica de! so ttoscritro re, l'cspress ione « interfu i et subsc ri ps i » o piu semplicc mente « subscr ipsi ».

Conclude l'atto la sottoscrizione dcl prete es rensore dcll 'atto, anch 'cssa prccc­d uta da un crimwu.

La scrittura usata c una carolina abbas tanza curata , in rni sono inse rite al­cune raffinarezzc stili stichc, qual i la s con lunga asta clall'accentuara sinuositi1, che si svil uppa in ali o a spiralc e in basso, clopo essersi leggcrmente piegara n sini ­sr ra , si chiuck con un cappio; b , h, I, e 1alvol ta d, clalle ast:c leggcrmcn te o nclul<ne e ricurvc verso destra; -;, cresrata . La legarura st e in alcuni cas i parr icolarmcn[e

cbbornra , in altri, come de! rcsto ct, ri spccchia la forma cornune. E' cla norn rsi inllnc chc ncl prirno ri go ii nome cl cll 'a rcivcscovo c sc ri no a

lett:crc maiu scolc e che l'ulcima parola dclla corroboratio « roborandam » prcscnta

le u lt:ime cinque let terc, seguite da un v isroso pumo c virgola, indicamc la con­clus ione clel tesro, di stanziare tra di loro , in modo cla raggiungerc la [me de! rigo .

La data poi apparc isolarn dal tesro per lo spazio di un rigo. Le sottoscr izioni, come piu sopra si e cletto , sono ordinate su due colonne : in quella di sinistra , tra la so ttoscrizione del primo c del secondo prete, vi sono cinque o se i righi bianchi , cosl come in quella di des era, 1Ta la so ttoscrizionc di « G croinus archidiaconu s et vicedominus » e di « Gorifredu s d iaconus » sono lasciari in b ianco o tto o nave

righ i d i scr ittura.

II

969, Milano 11

Ne! sinoclo provinciale pres iecluto cla Vualperto , arc1vescovo d i

Milano , conformemente con guanto stabi li to cl::i l concilio tenutosi 10

Roma in data 969 maggio 26, al quale fann o riferirnento due docu­menti, r ispettivarnente de! papa Giovanni XIII e clell ' imperatore Or-

IO Fanno cccezione la sottosc ri zione dell 'abatc J\.upalclo , clove tra il na me e la qualifica compare una breve formu.la di clcvoz ione, a cui pcro non fa segu ito l'espres­sione « subscripsi », e quclla dcll 'abatc Benedetto , che prescnra anch'cssa una breve fo rm ula di devozionc.

11 I I Sav io, tcnenclo prcsentc ii rifcrimcnro farm dal resw di questo docu­men to all 'obbligo canonico di in d ire du e sinodi all 'a nno e l'esplicirn menzione di S. Tecla come luogo di riunione dell'asscmblca, cos! conclude : « I canoni fi ssavano il tempo dei concili provinciali , l'uno verso Pasqua, l'alrro sul princip iarc clcll 'au­tunno. La circostanza chc il concilio si tcnne nell <t chi esa esriva d i S. T ecla , la qual e abbru1clonavasi la 3" domcnica di ortob re che quell'anno 969 cadde il ell 17 otrnbre, conferrna che ii concil io si tenne tr:l la llne cli se ttembrc e ii 17 ottobrc del 969 »

(cfr . F. SAVIO, Gli antichi vescovi d'llalia dalle origini al 1300 descritti per regio11e. La Lombardia , parte I , Fi renze 1913, p. 372).

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tone I, p resentati all 'assemblea clnl vescovo di Cremona Liutprando, messo imperiale, s i dec ide che la cliocesi Ji Alba , dcvastata, come i do­cumenti stessi afiermano, dall e incursioni clei Saraceni di Frassineto, alla morte del suo vescovo Fulcardo pass i sotto la giurisdi ziooe della

Chiesa di Asti .

A.S. T o rino, Vescovacli , Asr i, mazzo I , in sc n o ncl p laciro dd 985 luglio 18, Pavia 12.

Edd .: C. C1POLJ.A, Di ]<.ozr)11e vescovo di !l sti c di 11/c11ni doc11mc11t i i11editi che lo riguarda110 in « Memori c dc ll n ft i\ccade111ia de lk Scienzc di T o rino», s. II, XLII , Torino 1892 , p. 33. n. Tl ; r. C AIJOTTO , Carte varic. in « Bibli oreca dcl· la Socicta St:ori ca Subalpin:1 », LXX XVI, p. I, n. 11 ; ./ pl(/citi de! « Reg1111111 It({­liae » <l curd di C. MANAJn:s r, If , Ro rnn 1957. p. 240 .. n. 206.

L'invucatio uerbalis « in no rn ine s:mcte c t in d ividuc Trinirar is » c In data cro-11ica , ind icanre l'anno dell 'era cr istiana c l'indizione, sono posrc scnz<i alcu n legame grarnmati cale e s inrattico come for mul e iso.l atc in Lm:1 sorta di protocollo , che, dopo un breve accenno :tll 'obbli go canonico di ind ire cl ue s inodi ogni anno, annunci.a , con un esau riente rife rirnento all a data tupica, la convocaz ione del presente con­c ilio .

L'enu rnerazione de i vescovi sufhagane i chc con Vualpcn o « vir venerabi li s Sanc te M ecliolan ensis cccles ic archi ep iscopus », pres idente, partecipano al conci· lion, c la menzione, anch'essa conforme al fo rrnula rio cle i s inodi, cletla p resenz<l di pre ri , diaconi e suddi aconi clella Ch iesa rni lanese, de! resto de! dero e di laici « quos sancte sinodo interessc probab ili s v im merue ra r », sono riunite, seconclo lo s til e u sua le , in unn propos izionc d i t ipo narrat ivo, cui si aclcgua, clel res to, tutto il tenore del dccumenw, che si present:\ come il resoconto degli avvenirnenti dcscrirti in una rigorosa succcss ione crono logica.

Davanr i a talc con sesso si dice che si presento Liutprando, vescovo d i Cre­mona , latore di una epistola de.I papa e di un rescritto clell'impera wre 14 in cl irizzati a Vw1lperto c integralmente riportat i ncl tcs to dcl clocumento. Q ues ta in ~en:iont

supera in moclo sempl ice eel esauriemc: la necess ita di narrare gli antefatt i che por­tarono a ll a convocazi one dcl si nodo mil :mesc e contcmpornneamenre sodcl isfo l'es i-

12 V . piL1 o lrre appendi ce, doc. n. XI. 13 E ss i sono indicati con ii loro nome c quello dcll a dioccsi di mi sono tito·

lari ; i vescov i di Torino, Verce lli c G enova sono rappresentat i ri spe ttivmncnte da due arc i.diaconi e da un pretc , tutri pure menzionm i, mcntrc l 'asscnz:1 clcl vescovo di Ivrea c giusrificara cla um sua .lctte rn.

1-1 L'ep is tola di papa G iovanni XIII rcncle noto a Vua lpcrto, cla lla cui autorita entrarnbi gli cp isco pnt:i d ipendono, che i1 sinodo tenu tos i in S. Pietro il 26 rnaggio dcl!o stesso anno, con starnra la penosa concl izionc in cu i si trova la cliocesi d i A lba pe r le incursion i sarncene, ha decrcra ro, con l':1pprovazione irnperial e, chc all a morte clc l suo attuale vescovo F ulcarclo ess:i passi ,d ie d ipendenze clcll a Chiesa di Ast i. N el rescritto d i Ottone I , in da ta 969 1rntg(~ i o 26. s i csorta V ualperto ad approva re con i suoi suffraganei le dcci sioni presc d:1 I ' inoclo romano c a c~nvocare p:: rcio un concilio , cu i inte rvcrri\ come mcsso im pcriale ii vescovo d i Cremona Liu tpranclo.

10-

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genza di inquadrarc l'azione dclJ'arcivescovo di Mi lano in un detenninaro ambito poli. tico-giurisdiz ionale. Prosegue la forrna narrativa per ricordare, con rifcrimento a!J a trad izione, che un sim ile provvedimcnto fu preso in analoga circosta nza da S. Gregor io, ii qualc decreto !'uni.one dc lla Chiesa di Cuma con quclla di Miseoo e de lt a dioces i di Minturno con quella d i Porm.ia, per cu i Vualpeno, sostenuro da rn lc aurorevole preccclcnre c Ja l consenso dell'assemblca , confenna le dirci: rive suggcrite clal sinodo romano, ripetcnclo brevernente, nel la parte piu sp iccarnmcnre cl ispos iriva de.ll'atto, ii tcnore dei documenti riportati: « d.ecrcvit et rntum iudi­cavit ut Albenscrn episcopaturn, :1 Sa racenis Prnxinctum inabirnntibus clepopu latum, Astcnsis episcopatus qui ei vicin ior est loco bapti srna li s pkbi s possiderct post u ius scili cet Pulchardi ep icopi obirurn, quemadmodum in apostolica atque imperiali cs1 cpistola superius exoratum ».

Introdo tta da un'esprcss ione che ricaka in sos tanza quella dcl prccedenre do­curnento sinodale, Jeggermenre modificata pero ncl la sua struttura sintattica , vi e infine Ja corroboralio preannunc ianre le sonoscr izion i dell'a rcivescovo e de i vcscov i intcrvenmi, nonche quelle de! clero e dei Jaici present i 15.

Indipendente da essa, cosl come avviene nei coevi documenti pontifici , si trova in fin e lo script11m per manum , indicance il nome e 1n qualifica dell'estensore mate­riale dell'acro nonche un preciso rifcrimento alla « ammon icione » di Liurprando, messo dell 'i mperarore, a scrive1·e i] documento.

Tra la sortoscrizione di Vualperto, formalmente pii:1 completa ri spetto a quella apposta al precedente atto, e le successive sottoscrizioni dei vescovi presenti e in­serii:a, ad u lce riore convalidaz.ione de! documenro, la conferma di Landolfo (II) , che ressc J'arch id ioces i di Milano al tempo in cu i esso fu proclotto in giudizio. Sonoscrivendos i, i vescovi, che spcsso trn lasciano di indicarc la Joro sede episco­palc, a vo lte preferiscono usa re cspress ioni che ricord ino la collegialit :1 dclle deli be­rnzion i prese, altre vo lte, avvic inandosi all 'uso privaro, sottulineano invcce sempli­cemente la loro partecipazione all 'az ione I6_ Si so ttoscrivono anche un abate e due dei rness i mandaci a rappresenrarc vcscovi asscnti; c infine git ecclesiastici, ne!L1

cui se rie sono rappresentat i ge rarchicamente i diversi ordin i de! clero cittadino. Si ritrovano qu i alcuni csponent i delJa Chiesa miLmcse che gia si crano sorroscrirti nel

precedente clocumento.

III

99 .3 febbraio 6, Milano

L'arc ivcscovo Arnolfo II con i suoi sacerdoti stabi liscc cbe i mo­nac1 del rnonastero di S. Ambrogio non possano molestare i canomc1

I.I Le sotloscrizioni dci Jaici, qu i preannunciate, non fi gur:i no ncU 'escatocollo. 16 Tm i i "· imi a sotLoscrivcrsi c il vcscovo di Crcrncrn8 Liu rpranclo, che ess, ·n­

do sten o dcsignato a rapprcscnta re l' irnperatore, non rra lascia di inserire nell a wa sottoscr i:done la qual if irn « mi ssus». Rozonc, vcscovo di. Asri, e Andrea, messo de! vcscovo d i Vercelli, citati nel tcsto, non nppongono la loro ~o rtcsc r i z ionc, mcntre si so ttoscr ivc il vescovo di lvrea Vuarmundo, che prirna fi gurava assente.

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Page 9: Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

a<ldetti alla basilica ne lla celebrazione dei lorn offici 17.

J\ rchivio dcll a canon ica d i S. J\ mbrogio di M il ano, pergarncnc, sec. X, n . 26, fo ls ili rnz ione forsc de! sec. XI o XII 18; n. 25, cop ia incomple ra del sec. XII; n . 27, co­pia imirnt iva J el sec. XII I ; A.S.M., Museo Diplom:1t ico, 11. 286 J /2 , cop ia sem· piicc del sec. XII 19.

Ed.: C .D.L. , c it. , col. 1. 54 1, 11. DCCCLXXI.

Precede l'atto un cr istogramma. Secondo lo schema usuale, i i pe riodo iniziale,

111 cu i sono inser ire l'i11vocatio 11crbalis 20, J'inl ilulal io 21 c Ia p rima parte della data

topica 22 , ripropo ne in forma narrati va il r icorso all 'a rcivescovo, in ten to a d iscurere

i problcrn i dclla prop ria C hi esa, dei ca11onici di S. Ambrogio, che si lagnano di non

porer oHiciare nell a basi l ica per le troppo pro! ungate funz ion i dc i monaci. L'espres­

s io ne « quorum qucst ibus domnu s pre nomin arns archiepiscopu s au rem accomodans »,

che riprende quas i alb lettera que ll a dc ll'atto del 962 sopra commenrato, intro­

duce la dcscr izione del p r imo in te rven to de ll' arc ivescovo, chc, come di consue tudi ne,

r ich icde il parerc « suo n.1111 ornnium ca rdina li um ».

Nelln pmte cenrrnk de! resto, l'arc ivcscovo, un ifonrnrndosi alle va lurazion i

esp rcsse sulla ques tionc da ll 'assernblca , eme ttc la propr ia seni:em~a , chc appare

come la conscgue nza logica dell a somrna d i quell e considernzioni ; forma lmenre

non vi sono variaz ion i d i st ile, ma nel rcssuto narrnr ivo ii momenro d isposit ivo si

evidenzia a ta] punro da acqu istare quas i auronomia. Ad esso segue la minalio, fo r­

nrn lmcnte incl ipenclcnrc, che prevede per !'abate che con travvenga ii d isposirivo una

17 A ll'officiarura de lla basilica d i S. Ambrogio crano adde tt: i cano nJC1 c mo­naci, tra i quali , alla lin e de! sec. XI , sorse Lrn grave cli ss idio , che non fu rna i sanato (cfr. G. BISCARO, No te c documenti S{//1/a111brosit111i , in J\.S.L., s . quarra , II (1904), pp. 302-359).

IS L'atto fu ripucl iato come fal so fi n dall 'an tich it:I . Diec i.n Catti ii Bi scaro a q uesro proposiro: « . . . la sua fa lsita fu gia eccep ita cla l par rono de i monaci ncll.:1 scrirt ura de! 1200, che noi :1bbiamo ccrcato invano, pe r la singolari ta di ccrre clauso!e pcna li inscrite contra ca11oaes, e per le so ttosc rizio ni ve rgare da ll a ~Tessa mano ». E gli aggiu nge poi, riprendenclo J'osscrvazione fatta d;1! Porro in nota all'cdi­zionc de ! docume nro (cfr . C.D.L., cir., col. l541) che « c e rrata J'ind izione, c la data non corr isponde al periodo in cui Arnolfo rcsse l'archidiocesi ». T rova inline a nacroni stiche certc affe rmazioni circa « tentativ i di usurpazione de! do­m in io de ll a chiesa pe r p:i rte dc i mo naci » (cfr .. G. BrsCAIW, Note e documenti . . . , c ir. , p. 341).

!9 Pure l'au tore d i q uesta copia in una not:l fa ri lcva re che Je sortoscri zioni appaiono tuttc dc!Li s t:essa mano e chc nel res ro due pass i sono srari "cri rri su rasura.

20 La fo rmu la ricalca quc lla cle ll 'arto dcl 969 sopra cornmentato .

~ 1 11 rito lo d i « rne tropo li ta » che qui viene data alI 'arcivcscovo e anacron istico. 22 La data topica c d ivisa in quest 'a rto in d ue parri: qu i si ri corda l'-:sarta ub i·

cazion e de! luogo in cu i s i tenne ii sinodo, pit1 olrrc , nell 'esca tocollo, si i ncl ica invece Ia cirra in cu i si tenne.

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pcna pecun iaria 23 . Chi ud~ il tcsw una formula che ricalca nell 'esorclio i moduli deUa corroboratio di tipo laico, ma ripo rrn poi, come il documen to del 962, col nomc e la qualirica dc llo .rcrip!or, la menzionc di una specirica iussio ad scribendu111 da pane clcll 'arcivcscovo.

Seguono le sortoscriz ion i cld l'arcivescovo, d i v ~~ r i membri dclla Chiesa mi!a­nese e J ello scrip!or «ego Gu iberrus subcliaconus et cancellarius scri psi er sub­scri psi ».

Sraccarc da l tesrn, seconclo il rnodello clelle gran cl i cancelJerie, concludono l'atto la seconda pa rte della data topica c la data cronica, in cui all 'nnno, espresso seconclo lo st il e dell ' incarnaz ionc, fonno scgui ro l' ind izione 24 e ii giorno clel rnese seconclo ii compmo lati no class ico.

T ralasciando ii falso, fa remo ora akune considerazioni sui due do­cumenti appena esa minati . Bisagna anzitut to premet tere che essi rap­presentano due rnornenti divcrsi dell 'irnpegno dell 'arcivescovo verso la

propria Chiesa: nel p rirno caso in fa tti si trat ta di un concilio diocesano, nel secondo di un sinodo prov inciale .

II prirno documento rispecchia fedelmente nell 'esordio la forma di alcuni atti sinodali dioccsani pervenutici 25 e riporta in fonna narra­tiva il resoconto degli avvenimenti. In esso si nota una costante ricerca di solenn ita, che ad un certo punto del tes to induce ad abbandonare la forrna narrativa per inseri re una clausola c una formula tipiche dei di ­plorn i imperial i e regi, mentre qualche incertezza nell 'uso del forrnu­

lario, forse gcnerata cb l desiderio di originali ta, si riscontra nella corro­

boratio. Rientra invece nell 'uso comune b data cronica, posta nell'esca­

tocollo tra la lme del testo e le sottoscr izioni, cd espressa secondo l'ern

cristiana e gli anni di presulato dell 'a rcivescovo. II seconc.lo documento, relativo al sinodo provinciale, si differenzia

dal primo a livello forrnale soprnttu tto nell 'esordio, che si adcgua -

rnedianre l 'isolamento in una sorta di prearnbolo cornprendente l'an­nunc io della costituzione del conc ilio, la meuzione cle i prelati e del clero

presen te e i cl ati cronologici e toµic i essenziali alla sua ic.lent ificazione - alla forma di molti atti sinoda li , prov incinli e genernli 16

; ncl testo

23 L'u lrima parte dell a clausol.1 pcna le l: srata scri t ra su rasuni. V. pure nota n . 18.

24 II 993 ha incli zione VI , non XV l. 2s Cfr. C.D.L. , cit., col. 618, n. CCCLXXIII (a . 897); col. 17.39, n.

DCCCCLXXXV III (a. 1000).

26 Cfr. per ii sec. IX L. ZAGN I , op. cit., pp. 28 e 41; per ii sec. X, M.G.H., Legum, JI , p;ir te I, Hannover 1837, p. 1. 6 (a. 922), p. 18 (a. 932), p. 24 (a. 948).

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invece esso si avvicma allo schema dell 'at to sinodale prccedente, anche se ora si fa esplicita, a differenza di quanto avven iva nel primo docu­mento , la menzione del termine « sinodus » per indicarc I'assemblea, e nelle sot toscrizioni i vescovi sufhaganei rnlvolta 111ostrnno chiara­mente non solo la loro partecipazione, ma la loro effetti va capacita di intervento nel poterc decisionale dell 'a rcivescovo . Dal punto di vista stili stico l 'at to presenrn maggior equilibria , anche se manca in esso quell a puntuale ricerca formaJ e che faceva sl che nel primo documento 1 'arcivescovo per esempio fosse ri cordato con sempre diversi a.ttributi, ma si nota nel contempo una pi l.1 chi ara indipendenza. dal formulario <lei praecepta , se si eccettu a l'inserzione dello scriptum per maiwm, di evidentc derivazione pontificia. Anche la corroboratio, pur rical­cando in parte quella de! primo documento , rispetta maggiormente la forma consueta a ques ti att i, raggiungendo risultati di piu netta effica­cia; l'anno infine, espresso nella data secondo l'era cristi ana, e perfetta­mente conforme al formulari o di ques to genere di documenti .

I due atti tuttavia ri spettano entrambi , dandogli particolare rilievo, il momenta della consultazione dell 'assernblea <la parte dell'arcivescovo, e sottolineano sempre nella parte centrale del testo questa partecipa­zione; sia ]\mo sia l'altro si propongono essenzialrnente come resoconti degli avvenimenti , e in essi ha grande spicco la forrna narrariva; e uni­forme poi la datazione secondo gli anni di Cris to. Ma soprattutto le sot­toscrizioni , pur, come gia si e accennato , di diverso valore , sono pero sempre esclusivamente di ecclesiastici, nonostante si faccia menzione nel testo della presenza di laici , e sembrano determinanti alh validita clella

documentazione . Un preciso riferimento ad un funzionario di cancelleria si trova

soltanto nel secondo documento, dove compare co111e scriptor tm « Ga­riarclus Sancte Mediolanensis ecclesie notarius », carica che gia nel sec. IX era sta ta rives tita da <1lcuni es tensori di diplorni arcivescovili mila­

nesi . Nel prirno documento la stesura dell 'atto e invece affidata a un non meglio definito « Gunzo humilis prcsbiter », che pur non fregiandosi

di una specifica qualifica, mostra un serio impegno di dare all'atto parti­

colare clignita formale, ponendo una grande attenzione nell'impiego

di formali smi atti a conferire al docurnento maggiore solennita , quali ii

nome dell'arcivescovo a lettere maiuscole, l'invocatio verbalis, l'intitu­

latio e la data topica riunite sul primo rigo, l'uso di una scrittura mi­

rante a differenziarsi in senso cancelleresco mecliante il particolare trat-

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teggio di alcune letterc e la complicaz ione della legatura st, la singolare at tenzione nel porre la data staccata dal testo anche se nella posizione consueta . Anchc le sottoscri zioni, per la stessa loro <lisposizione su due colonne, contribuiscono a dare all 'atro particolare rilievo formale. Anzi , in esso lo sforzo di arri vare ad una certa dignita forrnale tocca, co­me abbiamo visto, anche il formula rio, giungendo pero a risultati non del tu tto convincenti dal punto di vi sta stilistico. Difficolta queste che paiono ri solte nel secondo documento , che compless ivamente dirnostra di meglio conseguire gli scopi che si proponeva.

Gu ATTI GrumzrARI

A conferma dell 'attivita giudiziaria degli arcivescovi di Milano per i.l sec. X rimane una sola notitia iudicati, nella quale l'arcivescovo Andrea compare come messo regio. In questa analisi e stato pero inserito un altro atto, nonosta nte molte perpless iti'i, perche esso, strettamente col­legato al pri.mo placito qui commentato, e di grande in teresse storico e diplomatistico e senza dubbio assai an tico.

IV

905 luglio, Bel lano

L 'arcivescovo di Mi lano Andrea e il giudice del sacro palazzo Regi­

fredo, mess i irn peri ali , nella vertenza che oppone Gaidolfo, abate del monastero di S. Arnbrogio di Mi lano e il suo avvocato Adelrico agli uo­mini di Civenna, Madronino, Selvaniate, Cantolico della corte di Li­monta, donata al monastero dagli irnperatori Lotario e Carlo (III}, conformandosi alla dichiaraz ione degli stessi uomini, Ii confermano servi della stessa corte e quindi del monastero 27 •

A.S .M., Museo Diplomar ico, n . 151 , o riginalc, in buono srnto d i conserva· zione.

Edd.: L.A. MuRATORI, /wtiq11itates Italicae Mc:dii A evi, I , Milano 1738, col. 773; A. FUMAGALLI, Delle r111 tichi11) longohardico-milanesi, I , Milano 1792, p. 325; C.D .L., cit., col. 699, n . CCCCXV I ; C. MANA l~ESI, I placiti .. ., cit., I, Roma 1955, p . 43 1, ll. 117.

27 Ques ta 11utilia, prodotra dall'abate Gaidolfo nel placito tenutos1 m Pavia tra il 906 e il 910, va lsc al rnonas tero la riconferma della propria auwrira sugli uornini dei luoghi di Civenna, Madronino, Sclvaniate e Cancolico della corte di Lirnonta , di cui fu ribaclita la condizione servile. Cfr. p itt olrre, appendice, doc. I X.

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l1 pc~ioJo .in iz.ialc ckl l'atto, prcccJ uto da Llll sigm1111 presumibilmemc <lei ro­gatario , riunisce, insc rcndol i in un mcdcsimo rcsslll'o narrarivo, una breve invocatio verbalis, la data topica, par ticolarmentc preeisa, secondo lo stile tipico della noti· t ict 2°, c la mcnzione cle i mess i impe; r iali e de i diaconi e w ddiaconi , giudici, norni e alrri uomini che prcs icdono il dib:m imento . Dopo aver clescrir to come davanti a rak co nsesso s i prescnrasscro GaidoHo, mtorc dcll a verrcnza , coad iuvato dall 'av­vocHo notaio /\de lrico, c i convenuLi, nominati singobrmcntc e raggru ppmi seronclo il luogo d i provcnicnza 29, l'arro r ifer iscc , ricorrendo al l'uso de! d iscorso diretto, l'in tcrvcn to de ll 'abare c del suo avvocaro , ehc. dcfini1i se rv i della cone di Limonta gli uomini co rnparsi in g iudizi o c singolarmemc nominati , chiedono, ri cordandoli anco ra un :1 vo lra uno ad uno, chc css i stess i, po ichc pare abb iano inrenzionc di

so1 Lrars i all a lo ro cond izionc serv ile, esprimano cspliciramentc la loro volonta.

Rip rcndc po i la forma narnlliva pe r introd urre la dichi arazione clei conve­nuLi , pure ri po rtarn in forma dire rra, che amrnettono di esserc serv i dcl monasre­ro e rife riscono punLualmcntc gli obblighi cui sono rcnuti 30. Secondo la procedurn consu cta , Lcrm inari gli interve llli delle parri in causa , s i passa al la cscu ss ionc <lei rcs Li , Lrc « nobiles homines circa mancntcs locis (s ic) ips ius » - solo la tesrimo­nianza de] pr imo di ess i viene rifer ira tes tual mcnte , gli altr i due rcs ti, le cu i affer­mazioni s i. confo rmano eviden temCJ1 te alla prim ~1 , sono semplicemente rnenzionati - e si conclude infine ticordando che, essenJo ri su!tatc le dichiarazio ni dci con­venuti , tutti di nuovo ricordari singolarmentc , sosrnnzialmcnte conform i con quelle dei tcs rirnoni , ii collcgio giudicantc ribacll la condizionc servile di quegli uomini e la loro appartcnenza al monastero. Chiudono ii tcsto , confo rmemente allo schema trndizi ona le, l' attes rnzionc, impostara ~;u U a fal sariga di una ve ra e propria sono­scrizione, del notaio cli nomina imperiale Giova nni di ave r s tcso l'atto a tutela della pane v inccnte , e la data cro11ica 31, csp rcssa secondo gli anni d i impero di Lu­

dov ico, cui scguono la menzione de l mesc c l'indizione 32 .

28 Sul s ignifica ro dclla dctta t opica nci p laciti dcl « Rcg11um ftaliac » cfr. C. MAN AR ES I , It momenta espresso /J elle date di tempo e di luogo dci placiti d.:l « R eg.1111111 » in « Fontes Ambrosiani », XXV [, Miscell anea G iovan ni G albiat i, II , l'vlilano 1951, p. 207.

29 Bisogna nornrc ii fatro chc sono chiamari in giudiz io solo gli uomi.ni cki luogh i d i Limonra , 11 011 i « servi dom inic i ». Trn tali uorn ini si possono riconoscerc al ­cun i de i convenu ri che inrc rven nero al placiro dell'882 (cfr. C .D.L. , cit. , col. 528, n. CCCXIV ).

30 « . .. condictionalite r co llic rc dcbcmrn us ol ivas de o live r.is curri s ipsius er prcmerc ex i11de o lcum ct trae rc illuc rnonastc rium Sancri Ambrosii , adque ct rer· dcrc debemmus annue a parre e iusdem monasterii mgentT1m dcnar ios bonos solidos sepru ag inra; c t per lacu m Comenscm abatcm riusclcrn 111011asrc rii vcl sui missi navigate debcmmus ndquc et pro omni anno rctclere debcmus fcr rum libras ccnturn et pu.llos t:rcginra atq ue ovas tresccn tum ».

31 La data cro 11 i ca nci placiti clc l « Regn um » indica sempre il momenLO del· l'azionc, c ioc quello dell 'erniss ione della scntenza (cfr. C. MANARESI , Il mo­

mento ... , cit., p. 205}.

32 A lla fine clel resto vi sono alcu ne no te tachigrafichc per << c-go I o-( han )-nes ».

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NeJl'escatocoUo vi sono la sottoscri zione di Regifredo « iudex c t missus domni imperatoris » e quelle di un prete, due suddiaconi , cinque giudici , due notai e due altri uomini faccnti parte della giuria.

Questo documento, rispetto alle notitiae iudicati del sec. IX esami­nate nella prima parte di gueso lavoro 33, presenta una sostanziale differen­za dovuta all 'applicazione delle formule del Chartularium Langobardi­cum 3

\ che, intendendo dare all 'atto, attraverso l'uso di espressioni pre­fis sa te, maggiore forza di prova, gli conferisce un carattere spiccat:unente formali stico . Percio, mentre prirna si era notata una vera aderenza alla realta processuale nella descri zione delle fervide dispute tra le parti , qui la dichiarazione clegli uomini dei luoghi della corte di Limonta ap­pare subito conforme a quanto pretende l'abate, ancor prima che i te­stimoni avvalorino con la loro dcposizione la tesi di quest 'ultimo, tanto che pare non vi sia di fatto alcuna contestazione. Sembra quasi non si tratti di una vera lite, ma solo di un pretesto per veder confermati dall'autorita i propri diritti.

L'adeguamento al nuovo formulario, che comporta una maggiore regolarita di esposizione, non modifica tuttavia la struttura diplomati­stica della notitia, che si ritrova perfettamente corrispondente ai mo­duli tradizionali.

Benche la sua forma non corrisponda del tutto a quclla dei placiti , l'atto qui esarninato viene comprcso fra gli atti giudiziari per­che i suoi editori l 'hanno sempre considerato tm placito e come tale esso e conosciuto dag.li srudiosi.

v 90 5 luglio, l3c!L1110

L'arcivescovo Andrea giudica in favore di Gaidolfo, abate de! mo­nastero di S. Ambrogio, contro le pretese di alcuni servi dclla corte di Limon ta .

A.S.M., Archivio Diplommico, Museo, n. l50, copia semplice, forsc inte r-

3J Cfr. L. ZAGNI, op. cit. , pp. 29-37.

3~ Tratta clcll'originc e <lei carntterc de! Chartularit1112 G. MENGOZZI, Ricerche sull'attivita delta scuola giuridica di Pavia I/ell' Alto Media EvoJ Pavia 1924, p. 333 e segg. In particolare si interessa della XVII formuh « Qualiter carta oste ndatur » per i suoi influssi sulla forma dei placiti C. MANARESl, Della 11011 esistenza dei pro­cessi apparenti net territorio del « Regnum », in « Rivista di storia de! diritto ita­liano », XXIII-XXIV, Verona 1951 pp. 7-45 .

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polata~ della line dc l sec. X o del principio del sec. Xl 35, in d iscret:o srato di con· servaz10ne.

Eckl.: L.A. M.URATOR T, A11tiq11itales Italicrll· .. ., cir. , I, col. 777; C.D.L. , cit. , col. 702, n . CCCCXVII; C. MANAR ES T, I placiti . . ., cit., I, placiti fo lsi o scorretti , p. 605, II .

La pane introdut:tiv;1 dcl dornmcnto, pill confonnc alla strurtura degli atri sinodali che non a qu elJ ,1 de i pb cit i, come ha giusrnmcnt:e dimo:; rrato il J\lfon aresi

35 I primi editori non ebbero clubbi sull'autenticita di ques to atto, giun toci in copia murila delle sottoscrizioni e avente per oggetto la verten.za rra !'abate di S. Ambrogio e gli uomini dell a con e d i Limonta, gia definirn nel precedenre pla­cito ( v. pit1 sopra doc. IV), e considerarono quest'atto poster iore a quello. II Manaresi nel 1945 sos tennc invece la fa lsita del documento, e in uno studio ap­profond ito su di esso (dr. C. 1v1ANARESI, Un placilo /also per ii monastero di S. A.111-brogio di Milano , in « Scritt i di palcografia e diplomatica in onore di Vincenzo Fe· derici », Firenze 1945, pp. 61-78) lo ripudio per ragion i storiche e dip lomatistiche, sostanzialmente accettate dal Bognetti (cfr. G.P. BoGNETTI, T errore e sicurezza sotto re nostrani e sotto re stranieri, in « Sroria di Milano» a cura della Fondazione Trec­cani degli Alfieri, II, Milano 1954, pp. 824-25), ma confutato dalla Bertoni (cfr. G. BERTONI, L'inizio delta giurisdizione del!'abate di S. Ambrogio di Milano sulla carte di Limonta e Civenna, in « Memorie storiche della diocesi di Milano», XIII, Mi· lano 1966, pp. 310-311; La giurisdizione dell'abate di S. Ambrogio di Milano sulla carte di Limonta e Civenna, ivi, XI V, Mil ano 1967 , pp. 71-75).

11 Manaresi, considerando anch 'egli questa 110/itia i11dicati posteriore a queJla del 905 prima considerata (doc. IV), trovo strano che l'arcivcscovo da solo avesse srabilito per i servi della carte d i Limonta condizioni pil1 gravose che nel prece· den te giudjzio, e che di quesro secondo placito non si faccsse menzione nel placito sullo stesso argomento tra gli stess i contendcnti tenu tos i a Pavia tra il 906 e il 910 (v. pit1 sopra nota n. 27 e appendicc doc. I X).

Il fatto poi che l'arcivescovo Andrea non si qualifichi mcsso regio, alcune sfasature nel formul ario che anche qui saranno messe in ev idcnza, la datazione scor· retta, lo indussero a consiclerare l'arto una falsificazion e probabilmente ri salente alla fin e del secolo X e avente come base ii placito originate clel 905 e alcuni art i sinodali.

II Bognetti , pm non affronrando direttamente la questione, accetto la tesi de! Manaresi e indivicluo nel moto di ribellione dei servi della cone di Limoma ii segno di nuovi fermenti popolari , tip ico, a suo parere, del clima in cui visse ii falsario.

La Bertoni invece, considerando quest'a tto antcriore a quello prima conside­rato (doc. I V) e met tendolo in rclaz ione con tm placi to tenu tosi a lvU!ano nel maggio del 900, in cui il contc Sigefredo riconobbe gli uomini di Cusago Jiberi e non aldii della carte di Palazzolo (cfr. C. MANAREST, I placiti .. . , cit. , I , p. 405, n. 110), penso che proprio indot ti da quell a ~entenza favo revole e straordinaria gli u(}. mini dei paghi della corte d i Limonta si fossero presentati all'arcivescovo aggravando il numero delle Joro prestazion i, ma ottencndo da esso solo la conferma della )oro serv itt1 e degli obblighi dichia rati. Secondo la Bertoni questo fo un semplice ricorso al! 'arcivescovo, e il vero placito, quello commentato qui sopra al n. IV, ebbe luogo solo piu tardi, all'arrivo de! secondo messo imperiale, e questa volta i servi non gra· varono le loro pres tazion i, ottenendo condizion i piu eque. Si spiegherebbe cosl an·

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;ittrave rso u n confron to d i re tro rra esso e il sinodo bergamasco dell'897 36, mostra

l'arcivescovo inrcmo a discuterc con i propri sace rdm i deJl e nccessira dcll a propria

Chiesa, imp rovv isamenrc interrotto da ll ' irrompere di una fol la di se rvi della cone

d i Lirnonra i111 plorant i g iu stiz i,1 cont ro soprusi dcll 'abare Ga ido lfo e de! suo

preposito Pedclberw.

Quesro pcriodo iniziale, in forma narrat iva, rcca dappr inrn una propos1z1one

subordinara comprcndcnrc J'inusirara i11voc11tio VCl'halis « in norninc sancr.e er

individue T rinitatis » 37 , l' i11tit11/atio dell'a rcivescovo « domnus Andreas semper rnc­

morandus 38 archi episcopu s 3" ,, .l a data to pica, espressa con gra nde precisione 40 c la

chc perche quesr'atto non sia s iaro menzionato nel placiro d i Pavia de! 906-910. La tesi della Bertoni non solo e a!Tascinanre, 111 a anche plausibile : la sosrnn­

zialc d ifferenza di va lutazionc risperto al Manares i der iva da ll 'aver anticipato que­st'atto risperto al placiro di Bellano (doc. IV), c da l non averlo consideraro una 11oti­tia itrdicati, bensl un ricorso. Sc , dcfinendo J'arro qualcosa di diverso dai p lacit i, si sono eliminate mne le diHicolti1 che la sun forma , .la sua srruttura ponevano a chi , come ii Mana res i, volessc annovera rlo rr:i i placiri , rimangono purtuttav ia de lie difficol ca che non permenono di essere piena111enre concordi con In Bertoni e inducono a p rospe ltare percio nuovc ipoces i.

36 Cfr. C. MANARESI, U1Z placito /also . . . , cit., p . 69.

37 Nei. placiti de! sec. X e di regola usata la formula « in Dci nornine », tal­volra ne i secoli p rccedenri , si ri scon trano espress ioni un po' p it1 elaborate, qua li « in Chri ;ci om ni porenr is no rnine » o « in nom ine domini nosrri lesu Christi » (cfr. C. MANAREST , I placiti . . . , cir. , I , p. 297, n. 82; p. 324, n . 90}. Mai si trova usara nei placiri qu esrn fo rmula riscontrata, invece, nel diplo111a fo rtemcntc interpolato dcl­l'arcivescovo di Mi lano Anselmo lI dell'893 (cfr. L. ZAGN J, op. cit. , p. 16) c ncll'at to sinodale 111 ilancsc pr i111a comrncnt<lto al n. II .

38 Nei plac iti agli arcivcscov i d i Mil.mo non sono arrr ibuiri soliramcnrc appel­lnri vi, rranne ncl caso del!a 110/itia i11dicati dell'anno 874, in cu i l'arcivescovo A n­spcrro e definit o « vir beaciss imus » (cfr . c. MANARESI, I placiti .. . , cit. , I , p. 284, n. 78) . Pe r alrri prelar i vengono usa ti termini qu ali « reverendi ss irnus », « vencrn­bilis », « hum ili s » (cfr. iv i, p. 401, n. 108; p. 419, n. 113; p. 430, n. 116).

Negli at ti sinodali e gencralmcntc usato, olcrc a « vcnerabilis » (cfr. C.D.L. , cit. , col. 618, n . CCCLXXI II ) c a « revcren tiss i111us » (cfr. ivi , col. 1739, n. DCCCCLXXXVIII ), anchc « sereniss imus » (dr. ivi, col. 1167, n. DCLXXIII).

39 Non v ienc qu i ricordara la quali fica di messo regio, e cio ha indotto ii Manares i a consiclernre l'at to un fa lso storico , olcre che diplomatisrico (cfr . C. MANARESI, U11 placito /also ... , cit, pp. 67-68). In efferr i nel p laciro di pari data prima considerato l'arci vescovo agisce in qualita di messo rcgio. Qui pero la man­canza di tale qualifica sembra dovcrsi impurare p it1 al fatto chc si sia segu ita nel­l'esordio la s truttura degli att i sinocla li che ad una sv isra d i canittere storico. E' poi opportuno norare chc, commentanclo quesro punto, il Manares i ha trascinato nel suo giudizio d i falsiti\ un altro pbcito de11 '882 (cfr. C:.D.L., cit., col. 528, n. CCCXIV) pres ieduto da tm vicedornino clella Chi esa mibnese di cui si conserva in­vece l'origi nale, anche se molto gu:1sw .

.JO La data topica e solitamente espressa, sia nei placiti che nei sinodi, in forma molto denagli ata.

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menzione di alcuni sacerdo ti presenri ma non nominati singolarmente, nonosrnnt~ l'aftermazione « quorum nomina subter legun tu r » 41, poi Ja proposizione princi­pale, che int roduce nel v ivo degli avveni mcnti: « contigit quad max ima mulriwdo famu lorum utriusque scxus 42 curtis Lemunte . . . prefatu m domnum archicpi sco­pum acclamando lacrimosis vcrb is ad irent clemcnriam . .. ». II hmo che all 'a rcive­scovo non venga arrribui ro ii ri tolo di rncsso regio, che non si nominino le pcrsone facenti pane del consesso giudicante e i convc nu ti, non permene di considerare ii docu mento, almeno in questa parte, un placito. II res to del tesw , invece, seguen­do, nel succe<lersi delle dichiarazion i delle parr i e nell 'escussione dci tes ri , l'anda­mento clel processo, i; perfcm1mente confo rmc alla strutlura dclle 110/itiac i11dicati. L'atto proscgue infarti ri portando dapprima la dichiaraz.ionc rcsa d a « guidam mul­t itudini s famu li » circa la consistenza degli obblighi loro ingiusramcnre imposti , inscr ita in forma d ircrra nel consucto tcssuco narrarivo. All 'clenco delle varie pre­stazioni indeb itamentc richieste 43, css i aggiu ngono un ultimo sopruso dell' abate « e t quad peius es t, multot iens nos gra num flagellare, et ca pillos nos tros aul'errc , s icm in prescnti cerniti s 44, prccipit ». L'aba te Gaidolfo, poi , nel suo intervcnto, pure riporrato in forma dirc trn , precisa ndo che la carte di Limc nta, originariamcnte fe udo imperia le, pervenne al monasrero di S. Ambrogio per donazione degli impe­rntori Ca rlo c Lorario 45, defini sce i suoi abitanti servi de! monastero, cosl come primJ erano stat i scrvi de lJ ' impcratore, e conclude affermando con durezza a gi ust i­fi caz ionc delle sue ri ch ies te: ,, Quicqu id irnque iubemus atgue precipimus, faccre deberi s ».

41 Nci placiti s i ricordano sempre con molta prec1s1one i nomi di coloro che formano ii consesso giudi cante, i qua li , anche quanclo presiede ii giudizio l'a rcive­scovo, non sono mai esclusivamente sacerdoti (cfr. C. MANARESI , I placiti . . . , cit., I, p. 284, n . 78; p. 324, n . 90; p. 401, n . 108 ). L'espres, ione qui usa ta « cum quibus­dam suae ecclesiae venerabilibus sacerdoribus » e mo lro vicina al fo rmulario degli atti sinocla li . Quanta poi alla formula « quorum nomina subter lcgunrur », essa, ripi­ca degli arti pri var i (cfr. C.D.L., cit. , col. 481, n . CCLX XXVI; col. 495, n. CCXCI), e rariss ima nei placiti (cfr. C. MANARESI , I placit i .. . , cit., I , p. 8 l, n. 26) e prcssoche incsisrente negli att i sinodali.

42 I convenuti sono qui indicati con un'espressione gcnerica , che stupisce so­prnttutto sc si rien canto deJJa pedisseguita con cui venivano nominati gli uomini dei paghi della carte di Limon ta nel precedenre placito, ogniqualvolta si parlava di Joro. Un'espressione molto simile a quesra: « parte de predicri famu li de eadem curte Lemonta » senza alcun a altra precisazionc, viene usara nell'atto di concordia rra l'abare di S. Ambrogio Autpaldo e gli stess i uomini di Limon ta dell 'anno 957, che nel formu lario rica lca g li atti sinodali (cfr. C .D.L., cit., col. 1070, n. D CXXV).

43 I scrv i si lamenrano del fatro chc ]'abate pretenda da essi un censo mag­gioraro e ii rrnsporto per ii Iago, e che Pcdelbcno suo preposito, oltre a prendcrc i loro animali , Ii obblighi a raccogliere e premere le olive « contra consuetudinem », a « calcariam facere » e il cos tringa inoltre a recarsi a Capiatc per potare le viti, e, infine, a ba ttcre il grano e a raclers i i capelli.

4-1 In rerritorio longobardo, e poi franco, l'avere i capelli rasati era segno cJj

servitt1 (cfr. G .P. BoGNETTI, Terron? e sicurezza .. . cir. , p. 824).

45 Cfr. C.D.L. , cir. , col. 216, n . CXXI ; col. 499, n. CCXCIV.

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Gli uomin i della corte di Limonta a loro volta , pur ammettendo la loro con­diz ione servi le, dichiarano quali fossero le presrazioni loro imposte dagli impera­tori e sos tengono di non dovere al monastero nulla pill di quanta dovuro agli impe­

rarori stess i, ranto pi ll che di cio si era mostraro conv in to 111 passato anche l'ab;lte

Pietro 46 .

Prosegue la narrazione ricor<lando che l'a rcivcscovo c i suoi sacerdori 47 « di li ­gent iss ime per saccrdotcs et pagcnses li beros homines circa Cornensem lacum habi­

tantcs inqu isiri s » "8, riconosciure le dichiaraz ioni <lei testi conformi alle asserzioni

<l ei servi, decidono che !'abate c il monasrero non debbano pre tender~ prestaz ioni

supplcmenrari a queile elencare e rcgolate dalla consuetudinc » 49. O ltre a queste con­

dizioni , sos tanzialmente rispondcnr i allc aspenative degli uomini della con e di Li­monra, l'arcivescovo srabili sce pero cbe essi « pro oblat ionibus » diano al rnona­

stero cento libbre di ferro, e che, quando !'abate si reca a Limonra, lo ospitino « si­militer imperiali vel regio ministeriali per consuetudincm er:int soli ti facere » e « eius dispendio » lo trasportino s1.1 l Iago di Como col suo segui to ogniqualvolra Jo richieda so. La senrenza percio ribalta in definitiva la situazione a tu tto svan­taggio dei servi di Limonra, ai qua li sono imposti obblighi diversi, ma non meno gravosi, d i quelli Iamentat i. II tes to si chiude con la data cronica, introdotra dall a espressione « actu.m est autem hoc » e recante l'anno dell'incarnazione accornpa-

•6 I serv i, enumerando i loro obblighi , ricordano di dovere al monastero 30 libbre d i formaggio e 12 sraia di fru mento, di cui essi stess i avevano farto men­zione nel precedenre placito (cfr. C. MANARESI , I placiti . . ., cit ., I , p. 434, n . 117).

47 Quest 'espressione, ripica dei documenti sinodali, dove ha la (unzione di indicare la collegiali ta dei provved imenti conci]iari , viene q ui ripetuta ogniqualvolta si enunciano le decisioni definitive dell'arc ivcscovo .

4s In netto contrasto con Ia prccedente appare questa fo rmul a, ripica dei pla­citi, nei quali, per risolvere la quesrione, si ricorre a dei restimoni, che generalmen­te sono proprio « pagenses homines liberos circa ... habiranres » (cfr. C. MANARESI, I placiti .. . , cit., I , p. 408, n . 110; p. 437, n . 117 ; p. 444, n. 119) .

49 In conformita con le asserzioni dei tes ti l'arcivescovo, rm le condizioni che i servi debbono rispetrnre, ricorda anche quella di fare l'olio e rrasportarlo al rno­nastero, che prccedentemente gli stessi uomini della cone di Limonta avevano indi­caro come un sopn1so richiesto loro « contra consuetudinem ». Ne! placito di Bel­Iano de! 905 prima considerato (doc. IV) i scrvi della carte di Limonta avevano inscrito dall'inizio tra i loro obblighi quello d i fare l'olio e trasportarlo al rnona­stero. La quest ione, gii\ oggett.o di li te fra i] monastero di S. Ambrogio e gli uo­mini dclla srcssa corre, era in passato sta ta regolata d.1 un placito (cfr. C.D.L. , cir ., col. 528, n. CCCXIV }.

so La frase, come ha gia notato ii Barni (ch-. G .L. BAR NI, Ricerche suite vie di trasporto frn la Corte di Li111011ta e i ce11tri di raccolla dei redditi 11ell'alto Media Evo, in « Atti c memorie del terzo congresso storico Iombardo », Milano 1939,. p. 284) presenta una sfasatura « trn i soggetti che sono piu e i verbi mantenuti invece al singolare », ma cio c forse dovuto alla generale noncuranza dell a forma in que­sto genere di atti.

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gnato <la quello di prcsulato dcll 'arcivcscovo 01, cui. seguono Ia rnenzione del mese e l'indizio ne .

A nchc nella clataz ionc l'atto c pil1 v1c1no agli atti s inoda li che ai placiti. Mancano le sottoscrizioni s2.

Quest'indagine non riesce pero a risolvere le difficolta di una retta definizione diplomati stica di ques t 'atto: se da una parte infatti l 'evidente ricorso al formulario cl ei sinod i impedi scc di considcrarlo un placito, dal­l'altra la stessa mate ria trattata e la sua impostazione strutturale non permettono di annoverarlo tra i sinodi o trn gli atti ad essi assimilabili. All ' introduzione e all a data cmnica, riconclucibili alla struttura clei do­cument i sinodali , si contrappone la parte centra le del testo, che ricalca la for ma <lei placi ti; ma proprio in ques ta pa rte, all a sos pet ta omissione dei nomi dei convenut i e dei tesrimoni , fa ri scontro l'i nsistenza con cui si ricorda che l'arcivescovo agisce d 'accordo con i suoi sacerdoti e con cui si ricorre all'uso di verbi quali « statuo » e « decerno », assai ran nclle notitiae iudicati.

Nel tes to poi, rnai viene indicato il genere del documento, cosl come manca sia la corroboratio , usuale negli atti sinodali , sia la con­

sueta formula conclusiva della notilia, indicante che l'atto e stato steso

a tutela della parte vincente .

Le discorclanze formali dell'atto, d 'altra parte , sono tanto ev1-

denti da rendere poco plausibile la stessa ipotesi del Manaresi di una

volontaria folsificazione predisposta dal monastero a sos tegno delle pro­

prie pretese. Sembra poco probabile infatti che il falsario, specie in un

ambiente culturalmente evoluto quale quello del monastero di S. Ambro-

51 La datazione e sco rrc tta. Compare in fan i ncl testo « Acw m ... anno incar­nationi s dominicae nongentes irno nonages imo sex to» . Ma , se si cons iclera il « nona­gesimo » una svista dell'au tore della copia , indicat iva tra l'alt ro clell'epoca di reda­zione, i dati cronologici, cioe l'anno dell'cra cristiana, computato seconclo lo st ile del­l'incarnazione al modo pisano , quello del presulato dell 'arcivescovo e J'indizione co­incidono (cfr. C. MANARESI, I placiti .. ., cit., I, p. 606, n. II) .

E' dovcroso pcro notare che nei placiti viene generalmente usato l'anno di regno, accornpagnato ralvolta cla quello clell 'e ra volgare. Ma i si usa invece, anche nel caso in cu i presiedano ii giudizio i vescovi, l'anno di presulato. Ques ta datazione ri­calca, anche nella formula introduttiva « acturn es t hoc » la clmazione del decreto sinodale di Vualperto per il rnonastero di Tolla (cfr. pil1 sopra doc . I).

·12 Sarebbe forsc piL1 corre tto dire che rnanca lo spazio per le sottoscrizioni; l'ultirno periodo del tes to occu.pa infatti il margine inferiore della pergamena, tanto che si puo pensare che la copia si presenti priva di sortoscrizioni proprio perche anche l'originale ne era privo.

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gio, si lasciasse sfuggire tanto evidenti imperfezioni di formulario: sem­mai avrebbe ecceduto in senso opposto, adeguandosi al formulario delle notitiae.

Nella copia pervenutaci ~mche la mancanza delle sottoscrizioni, per le quali tra l'altro non fu predisposto alcuno spazio, sernbra avva­lorare questa ipotesi, perche, se questa stessa copia fu tentativo di fal­sificazione, come il Manaresi suppose, si sarebbe badato a renderla quanto pit1 possibile credibile, e non ci si sarebbe limitati a stendere una copia semplice, priva di ogni valore giuri<lico e quindi non pro­ducibile in giudizio.

Pure la tes i della Bertoni, senz 'altro~ plausibil e , non convince to­talmente, dato che la vcrtenza tra il monastero e i servi di Limonta , gia da molti anni in atto, non era risolvibilc se non attrnverso un vero pro­

cedimento giudiziario, come appunto dimostra l'esistenza del placito ori­

ginale del 905; se ci fosse stata un'anteriore transazione, infotti , ad essa

si sarebbe dovuto far riferimento, se non esplicitamente, almeno nella

sostanza dei provvedimenti adottati , nel placito supposto successivo, in

cui invece le prestazioni richieste ai servi paiono diminuite . Se si con­

siderano poi i frequenti richiami al formulario degli atti sinodali, si e

indotti a credere che l'atto fu probabilmente steso da un ecclesiastico, o

almeno elaborato in ambiente ecclesiastico. Ora, se si pensa, come la

Bertoni, che l'atto rappresenti un ricorso all'arcivescovo, si puo agevol­

mente supporre che l'estensore appartenesse proprio alla curia arcivesco­

vile milanese; ma in tale caso riuscirebbe difficile spiegm·si come l'ar­

civescovo, usufruendo della propria autorita, impegnatosi in un senso

in un suo primo atto ufficiale, si smentissc poi in una successiva circo­

stanza ufficiale . Percio, volendo sostenere questa ipotesi, sarebbe forse

pit1 corretto supporre che il documento non sia, come suggerisce la Ber­

toni, una copia semplice di un atto giuridicarnente compiuto, bensl un

at to originariamente rimasto senza sottoscrizioni, proprio perche supe­

rato da una successiva definizione della questione.

Non sono pero escluse, d'altrn parte, nuove ipotesi, come suppor­

re cbe questo atto rappresenti semplicemente il rcsoconto, privo di ogni

valore giuridico, di un dibattimento in qualche misura legato al vero

placito, steso, nell'intervallo di tempo intercorrente tra il pronuncia­

mento della sentenza e l'emissione della notitia ad essa relativa, da un

monaco o da un rappresentante del monastero che fu testimone dei

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fatti narrati , e percio Ii rese con tanta immediatezza, ma che, essendo partigiano del monastero, modifico le cose a vantaggio di esso. Si trat­terebbe in questo caso di un atto Ji parte. Le prestazioni aggiunte si potrebbero anche imputare all 'estensore della copia.

La questione, in base agli elementi noti, non e definitivamente ri­solvibile, ma forse la soluzione qui proposta , che questo non sia un atto ufficiale, potrebbe salvare sia il suo significato storico , sia la sua forma diplomatistica .

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APPENDICE

Alli sinodali i11 wi gli arcivcscovi di Milano compaio110 come i11terve11 ie11/ i.

VI

952 agosro 7, Augusta - Manasse, arcivescovo di Milano, intervicne con ,1lu·i prclat i italiani, francesi e tedeschi , ,,d un sinodo radunato da Ottone re, in cui vengono definite undici norme di materia ecclesiastica.

Edel.: G . D. MANSI, Sacrornm co11ciliort1111 11ova et amplissima collectio, XVIH, Venezia 1773, col. 435; M.G .H., Legum, II, parte I , cit., p. 27 53 .

VII

967 aprilc 25, Ravenna - Vualpcrto, arcivescovo di Milano 54 , sottoscrive con altri prelati intervenuti ad un sinodo radunato cla Ottonc (I) l'arro con cui il papa Giovanni (XIII), pure presente al concilio, scomunica Eroldo, arcivescovo di Sa­li sburgo, e nomina in sua vecc nella stessa carica Federico.

Ed.: G.D. MANSI, op. cir., XVIII, col. 499.

VIII

[997 febbraio-giugno), Pavia - Landolfo (II), arcivescovo di Milano, sotto­scrivc con il papa Gregorio (V), l'arcivescovo di Ravenna Giovanni eel alrri prelari sei deliberazioni su diverse guestioni prese nel concilio radunato a Pavia dal papa stesso.

Ed.: M.G.H., Scriptorum, III, cit., p. 694.

Nel primo di quesri atti l'esposizione clelle norme e preceduta da tm reso­conto del sinodo che, oltre a riportare la data in cui si renne eel a menzionare i

53 Come nel precedenre lavoro, si danno degli atti sinodali considerari in ap­pendice solo le eclizioni piu note e faci lmente reperibili, rim;mdando ad esse anche per la cirnzione delle fonti. Pure per gli alrri documenti che compaiono in appen­dice si citera una sola edizione.

54 Vualperto e pure ciraro da Liutprnnclo fra i partecipanri al concilio raduna­to in S. Pietro a Roma ii 963 novembre 6 dall'imperatore Ottone I, in cui si de­stitul per indegnira il papa Giovanni XII e si elesse al sue pesto Leone, protoscri ­niario della Chiesa romana (cfr. M.G.H., Scriptorum, III , Hannover 1839, p. 342).

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prelati che vi parteciparono, d,1 alcuni ragguagli sulla sua convocazionc c sulla par­rccipazione ad esso d i O ttonc. I ca no ni ricalcano la forma tradizionale, e quclli fra ess i di materia disciplin arc prevedono precise pene per i rrasgressori. Non mancano pure molti puntuali r iferimenri a canoni di preccdenti concili riguardanti gli s tess i argomcnr i.

Il scconclo, ri po rrnto al te rminc d i una breve cronaca dcgli avvenimcnti che prcccdctt"ero .la convocazione del sinodo c delle 1rn1ggiori cleliberazioni prese in quclla circosta nza, appare come ii ri sulraro di uno dci tanri dibat timenri dell'as­semblea. L'arto di scomunica rcca , oltre all a sot roscr izione clcl papa e al monogram· ma di Ottone, Jc sou oscrizion i dci prcbti present i, nell a cui scric Vualperw .compare al rerzo posto, dopo ii patr iarca d i Aqu ilc ia Rocloa ldo c l'arcivcscovo d i Ravenna P ie tro.

J dccrc t:i dcl sinodo pavese, con le citatc sottoscri zioni, sono integra lmcnte riportati in un 'epistola inviata dal papa all'arcivescovo Wi llegiso , vicario ponri!icio, pe rche ne prenda atto. Essi, puntw1lmenre riferiti , sono inrrodotti cla espressioni abbasta nza usu:1li , qua li « pfacuit sanctac synodo », « decrctum est eriam », « item sancta synod us sancivi t », e srab ili scono per i rrasgressori precise pene spirituali. La norma che vieta accordi sull'elezione dcl successore di un papa ancor vivo, ri­pona pu re es tesamenre un canonc sullo stesso argomento sancito cla un concilio prcs icdu to da papa Simmaco. Dopo la so ttoscri zione de! pap '' · apre la ser ie delle so tt:oscrizi oni dci prelati l'arcivescovo di Havenna , cui segue immediatamente Lan· clolfo II 55 .

Atti :;,iudiziari relativi a placili a c11 i gli arcivescovi di Milano i11terve11go110, ma che 11011 presiedono.

IX

[ 906-9101, Pavia - Nel placiro tenulo, alla presenza di re Berengario, dai mess i G iovanni, vescovo di Pavia c J\delbe rto vescovo di Ber<>amo e a cui parte· cipa p ure Aicone, arcivescovo c1[ Milano 56, Gaidolfo , abate del 1~onas re ro di S. Ambrogio d i Mi lano e il suo avvocato giudice Boniprando ottengono chc si .ricon· fe rmi che gli uomini d i Civenna, Mandronino, Selvan iate, Cantolico 57 sono scrvi e

. 55 Molti sono pure i d iplomi regi e imperi ali concessi dietro penz1one degli

arcivescov i milancsi, di ess i pero non si c credu to opportuno, come gii\ nel prece· dentc lavoro, dare l'clenco, perchc solo marginalmente interessano qucsta ricerca .

. 56 Egli fu pure presenle, insiemc al vescovo di Pavia Giovanni ad tm altro

p laciro tenu ro in data 912 giugno 9, Pavia, da re Berengario, in cui si aggiudico alla ch iesa di Reggio, in li te con ii contc Vuifredo, la chiesa di S. Maria in Torricella. II placito non ci e pervenuto, ma nc fa menzione un diploma di Berenga rio della s tessa data (Cfr. L. Sc11 r11P111iELLT, I diplowi di Bere1tgt1rio I, Roma 1903, p. 222, n . LXXXIII).

• .17 G ii uomini che in te rvengono a qu es ro p la.: ito furono pure prescnti al placito

di Bellano dcl 905 (doc. IV); manca no solo « Lupus de Civenna », « Dognolino de Mand ronino » e « Magiorano de Caltonico ».

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non aldii de\ monas tcro stesso e de ll a corte di Limonrn, median re la produzione in g iudizio della 11otitia del placito tcnurosi in Bell,1110 nel luglio 905 58 .

A.S.M., Musco Diplomatico, n. 152, originale frnmrnentario. Ed .: C. Mt1NA1rns r, I placili . . ., cit. , I, p . 456, n. 122.

x 967 aprilc 17, Ravenna - Ne! placiro tenuto dal papa Giovanni (XIII) e dal­

l'imperntore Otronc (I), a cu i intcrviene pure Vualpeno, arcivescovo di Milano, si inqui sisce intorno alla ve rtenza che oppone Pietro, arcivescovo di Ravenna ed ii suo avvocaro Orso, g iudice dell a cina di Ferrara, al diacono Rainerio, figlio del fu Teudegrimo conre e di Ingelrada contessa, accusaro di aver incarcerato l'arcive­scovo eel ii suo avvocaro e di aver rrafugaro i tcsori di molce chiese ravennati e d ello stesso cpiscopio. L'arcivcscovo Pietro c ii suo avvocato, non essendo Rainerio comparso in giudiz io, ottengono l'invest iturn di tutti i suoi beni allocliali e fcudali nel Rcgno ltalico. L ' imperatore orclina poi al marchese Oberto, conte di palazzo, di porre tm banno sui dec ti beni di cluemila mancusi d'oro.

Ravenna, Archivio Arcivcscovile, cartone n. 26, n. 1896, originale. E d.: C. MANARESI , I p/acili .. . , cit., II, p. 50, n. 155.

XI

985 luglio 18, Pavia - Ne! placito pres ieduto da Giselberto, conte di palazzo, e a cui partecipa pure Landolfo (II), arcivescovo d i Milano, Rozone, vescovo di Asci e i i suo avvocato Alberico ortengono che, essendo morto ii vescovo di Alba Fulcardo, venga riconosciuta da Lanfranco, giudice e avvocato del Regno e della parte pubblica, la legittimita dell'avvenuta unione di detra diocesi di Alba con quella d i Asci, con J'imposizione di un banno di mille libb re d 'oro, in conformid col clecrato di quattro documenri da loro prodotti in giudizio: l'atto relacivo al conci lio prov inciale tenutosi in Milano nel 969 59, in cui si rat ifico la decisione presa dal papa Giovann i XIII con ii consenso dell'imperacore Ottone I nel sinodo svoltosi in S. Pie tro il 969 maggio 26 circa il passaggio della diocesi di Alba, alla morce del suo vescovo Fulcardo, sotto la giurisclizione della diocesi di Asti; il di ­ploma dell ' imperatore Otrone I de! 969 novembre 9, Lucca, approvante la delibe· razione de! sinodo milanese, il dip loma dell 'imperarore Ottone II de! 982 settem· bre 26, Capua, confermante le precedenti decisioni relative all 'unione delle due diocesi, e la ho.Ila con cui Benede tto VII il 982 ottobre 19 riconfermo la decisione di papa G iovanni XIII e le conferme impel'iali.

A.S. Tor ino, Vescovadi, Ast i, mazzo I , or iginale. Ed.: C. MA NARES l , I placili . .. , cit., II, p. 240, n. 206.

XII

996 aprile 17, Pavia - Ncl placito pres icduto da Ortone duct e messo di 01-tone Ill re, cu i inte rviene Landolfo (II), arcivescovo di Milano, Azone abate de!

58 V. pit1 sopra doc. IV.

59 V. piu sopra doc. II.

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Page 25: Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

monastcro pavese di S. P iet ro in Cic.: I d 'O ro col suo avvocaro giudicc Alberico, fi glio del fu Fu lberto pure giudice, in lite con Odo conte, figlio de! fu Arduino ma rchese, otrengono da quest i ii ri conoscimento dei diritti de! monastero suUa pr0-pricta della cone « domusculta » ncl luogo di Pavone.

A.S.M. , Museo Diplomat ico, n. 281 1/2, originale . Ed.: c. M ANARES I , r placiti . . . , cit. , IT , p. 325, n . 225.

II primo e ii rerzo ;Jt to riguardano placiri per « os rensio charrae », di cui spccifica ramenre ii Chart11lari11111 La11f!.nbardicu111 si occupo fi ssandone ii formulario, che si es tesc successiva mente a nmi i placiti. Di essi si occuparono vari studiosi, quali il Ficker, ii Mengozzi , ii Solmi , e ad css i anche ii Manaresi dedico uno stu­d io approfondito 60 .

La notitia de! 967, invece, che presenta l' invocazione vcrbale e la doppia da­tazione, secondo gli anni di ponrificato e di impero, all 'inizio del tesro, e perfetra­menre conforme a!Jo schema assunro dalle 11otitiae nell 'Esarcato, area che, con ii ducato di Spolero, non ri sent.l dcl'influenza de! Chartu/arium 61.

Atti privali di cui gli arcivescovi di Milano sono autori 62.

a) testamenti e donazioni « pro a11i111a »

XIII

903 gennaio 11 , Mi lano - Andrea, arcivescovo di M ilano, dispone che una casa ed alr re proprieta in Milano divengano un senodochio, dorato di beni in Baz­zana, Maccognano, Cermenare c Mi lano. Lascia allo stesso beni in « Silvaniaco » e « Quarrella » e di spone a favore de! prete officiale dcJ!a cappella d i S. Raffaele , co­Slruita nel senodochio, clei beni in « Aureliano » e in Milano. Lo data pure di un ulivero in Lecco e srabilisce che esso sia retro da l nipote Warimberro, fig lio del fu Ariberro di Besana, diacono, e alla rnorre di costu i, dalla badessa del monasrero mi­lanesc di Wigelinda (S . Radegoncla).

A.S.M., Museo Diplomarico, n. 147, copi a aurentica forse coeva ; ivi , copia autcntica clella met:! de! sec. XIII.

Eel .: C .D.L. , cit. , col. 675, n. CCCCTI.

<JO Cfr. piL1 sopra nora n. 34.

61 Cfr. C. MANARES I, I placiti .. . , cit., II, p. X-XI. 62 Vi e pure un atto, di cui l'arcivcscovo Lampcrto e dest inarario: 929 giugno

10, Milano - Aclelberga, vedova di Pietro di Mi lano e figlia de! fu Vualperto , vende a Lamperto arcivescovo alcuni beni in Niguarda (C.D.L. , ci t. , col. 905, n. DCXXI). Quanro al fa lso tesrnmenro d i Aclelm:rnno, di cui riferisce un pure falso atto del 1197, non ci pare necessario parlare; di esso, comunque, tratta, olrre al Giulini (cfr. G. GmuNr, Memorie spetttmti al/a storia, al governo ed alla descrizione delta citta e campagna di Milano 11e' secoli bassi, II ed ., Milano 1854, I, p. 551 segg. ), anche il Bogncrti (G.P. BOGNETTI, Arimannie nella citta di Milaiw , in « Rendiconti de! R. l sti turo Lombardo d i Scienze e Lcttere, Classe di Lettere, LXXII (1938-39), pp. 173-220).

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Page 26: Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

XIV

961 dicembre, Milano - Vualperto, arcivescovo di Milano, d ispone che Gum­perga, fig lia del fu Lupone, Jibera di .Mi lano, goda a titolo usufruttuario di alcuni beni in Tavnzzano, c che alla morte di qucsra allo s tcsso ti tolo ne goclano la di lei

sorella Beam con ii mar ito Pierro. Dispone infine che alla loro mortc cletti beni di­

vengano di propriera de\ rnonastcro milanese d i Wigeli nda. A.S.M., Musco D iplomatico, n. 214, copia autentica coeva.

Ed.: C.D.L., cit ., col. lll7 , n. OCXLIX.

xv 997 novembrc, Milano - Landolfo (ll), arcivescovo d i Milano, dona al mona­

stero di S. Celso presso Milano due mulini , in Occh ia te e in « Bladinello » a con­

dizione che !'abate, mentrc cgli c ancora vivo, nella festivita di S. Celso e, dopo la sua rnortc , ncl suo stesso anniversario, offra un pranzo ai prct i decumani offic iali di S. Nazaro c S. Ambrogio. '

Archivio della canonica di S. Ambrogio di M ilano, pergamene, sec. X, n. 32 , copia autenr ica forse coeva.

Ed .: C.D.L., cir., col. 1647, n . OCCCCXXXVII.

Pochi sono i rilievi in merito a questi documenti.

Nel primo di cssi e da norarsi ii ricorso ad un'are11ga chc ricorcla quella usata

m consimili atri di Garibaldo, vescovo di Bergamo e di Ansperto, arcivescovo di Milano 63. « Saccrdornlis dignicas conven it m de suis propri is rebus ad cxemplum

alic rum Deo umnipotentis (s ic) et domino nostro Iesu Chrbto !ilio cius redemp­

rione anirnarum munera conclonaret », e l'uso di una mi11atio , pure rnutuara da l·

l'ordinatio di Ansperto , ma resa con maggior cornplerezza eel efficacia : «Et si,

quod fieri non credo nee Deus permitat, si usquam in tempare ulla venerit persona,

vel potesras, am ponrifex huius Sancre Mediolanensis ecclesie, qui h;mc meam sta­

ruram iudicari e t horclinarionis inrumpcre quiesierinr, er in ca omnia .. . lirinam et

stabilem permanere non permiserit, cum lucla traditore sit condcmpnatus in pcrpe­

tuum ». Nell'escatocollo poi compaiono tra i sortcscrirtori un suddiacono e un

chierico.

La n cerca di una certa dignita forma te rilevabile in quest '<nto, non aniva pero a risu lrat i pill concreri 6\ anzi non si risconrra piu nci documcn ti succcssivi qui

63 Cfr. C.D.L. , cir., co l. 416, n. CCXLVI ; col. 482 , n. CCLXXXVII ; col. 490 , n . CCXC.

64 Forse quest i pochi ekmenri sono sinromo di uno svolgimenro avvici nabile in qualche modo a quello che interesso la documentazione vescovile di Ast i in questo torno di anni, e che anchc in quel caso non dertc ri sultati clefinirivi; dr. piu olrrc nota n. 69.

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considerati, che, nonostante l' irnporranza J el Joro aurore, non presentano J iffercnze ri spett0 ai consirnili atti rogar i Ja ecclesiastici. A nche i so ttoscrittori sono tutti laici .

b) permute

XVI

988 gcnnaio, M ilano · Landolfo (JJ ), arcivescovo di Mil ano, cede a Romedio g iudice, fi glio dcl fu Angifrcdo « negoriaro r »» dell a cirri\ di M il ano, un rerreno con bosco sito nell'a lveo del 6ume Larnbro, fu ori Mi lano, non ]ontano dalla basilica di S. Maria « all a Pontan a », e di proprie ri\ dell a stessa, che a sua volta e di perrinenza J ella chiesa milanese di S. G iorgio al Palazzo 65 c riceve in ca mbio, in favore delle chiese suddette, una vigna , undici cam pi, un bosco di rnstagni , un prato e ire selve « stellarie » nel luogo e fondo di Cernu so e « Makbaira ».

A .S.M., Museo Diplomat ico, n. 282; copia autentica c!ella fine de! sec. XI. Ed.: C.D.L., col. 1471 , n. DCCC:XLlI.

XV II

997 gennaio 31, M ilano . La ndolfo (II), arcivescovo di M ilano 66, cede a Pietro « negotia tor» dell a citta di Lodi , fi glio del fu Leone, un orto in Lodi presso la basilica di S. Stefano, di proprieta della basilica d i S. G iorgio al Palazzo di Milano, a sua volra d i pert inenza de ll 'epi scopato dell a Chi esa milanese, ri cevendo in cambio, in favore di dctta basili ca di S. G iorg io, un orto nella cini\ d i. Lodi , presso la ba· silica d i S. Biagio, e una casa con terreno e due vigne fuori Lodi , non lontano ri· spet tivamnete da porta Piacent ina e dalla basilica d i S. Bassiano.

A.S.M., Musco D iplomatico, n . 315, o riginale. Ed .: C.D.L., cit. , col. 1627, n. DCCCCXXVI.

XVIII

999 giugno 22 . A rnolfo (II) , arcivescovo d i Milano 67, cede, da pa rte della chiesa plebana d i S. Pie rro di Brebbia , di pertinenza dell 'ep iscoparo delta Chiesa

65 Questa chiesa, come ri sulta chiararnente clal resto dell'ano del 997 ripor· taro qu i di seguito, «cum omni sua pert inencia pcrr inere vide tur de sub regimine et potcs ta te clomu:i et archi ep iscop:Hi ipsiu s Sanci:e Mcd iob1ensis eccles ie », percio inte rviene nella pcrmuta J'a rcives~ovo, che pure s i sortoscrive.

66 Il Sav io (cfr. r. SAV IO, op. cit., La Lombardia, parte I , p . 377) assegna al 992 circa Lm altro at ro, senza data, che fu attr ibu ito invece dal Porro all'arcive· scovo Landolfo I , il quale resse J'a rchicli.ocesi di Milano alb fine del sec. I X (cfr. C .D.L., cir. , col. 615, n . CCCLXXI). Il Sav io giu st ilica l'artr ibuzione di quest'ano a Landolfo II con jJ fatro che in esso compare un Geroino citaro pure in un giu· ?icato de] 992 g iugno 9 (cfr. C.D.L., cit ., col. 1527, n. DCCCLXVIII ). Comunque 11 documento, in cui l'arcivescovo riceve «ad parrem ips iu s domu i Sancti Ambrosii e t arch icpiscopari ipsius Sancte M ediolanensis ecclesie » da Geroino alct.mi beni in Asiliano, e il breve di un a pernrnta , di cui c r iporra ta solo Ia seconda parte, e a cui manca pure l'escatocollo .

67 Di questo arcivcscovo, il cu i presulato tocca gli anni dal 997 al 1018, ci si occupera es tesamente nel lavoro dedicaro al sec. XI, si considerano qu i in appendice solo le poche permute che ri entrano nei limiti cronologici della presente ricerca.

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milane,;e 68, a Lanfredo, abate de! monastero di S. Sa.lvatore di Arona presso il Jago Maggiore, che agisce per ii monastero sresso, case e rerre di proprieta della sressa

chiesa nelle Valli d'Ossola, Divedro, Vigezzo, Anzasca, nonche i servi e le serve abi­ranti nei luoghi di Casasca Superiore e Inferiore, e riccve in cambio, in favore deila sudde trn chiesa, molti beni siri nei luoghi e fon di di Cadrezzatc e Cheglio

J\..S . Torin o, :1bb. SS. C rnriniano e Fi lli no d i !\ron:i. Mazzo I n. 2, copic dei sccc. XIII e XIV.

Ed .: C.D.L., cir., col. 1694, n. DCCCCLXIV.

Queste permute riguardano l'inreresse parrirnoniale dell'epi scopato mi lanese e per quesra ragione compare in esse l'arcivcscovo. Esse pero non presentano alcuna

differenza rispetro all e numerose altre permute coeve 69, e anche l'intervento del messo arcivescovile, che con gli alrri « boni homines » esrimatori garamisce la vali·

dita del contratto, segue una norn1a comunemente rispettata nelle permute che ime­ressano beni ecclesiastici in genere 70.

Il messo arcivescovle nel primo atro e « Petrus presbiter de ordine eiusdem Sancte Mediolanensis ecclesie », nel secondo e « Landulfus clericus et norarius », nel rerzo « Ildegausus subdiaconus »: essi, come si puo notare, non apparrengono ai gradi piu elevati della gerarchia ecclesiasrica milanese.

I sottoscrittori inline, ad eccezione dell'arcivescovo e del suo messo, sono

sempre laici. Le permute milanesi in cui una delle parri e cccles iastica, e a cui intervengono

6B « ... quad pleba ipsa cum omn i sua perrincnria perrinere videmr de sub regimine er potestare Sancti Ambroxi et archiepiscopati Sancte Mediolanensis ec­clesie ».

69 Anche ii Fi ssore, ncgli atti pnvan m genere e in particolare nelle permute riguardanti la Chiesa di Asti, ha notato, a corninciare dalla seconda mer:\ del sec. X, l'adeguamento della docu menrnzione privara ecclesi<lst ica allc forme di quella laica , contrariamente a quanta, pm con varie incertezze, si era verificaro in Asti dalla fine del sec. IX, soprartutta nelle permute, tendemi a differenziarsi in senso cancelleresco dai consimili att i tra privari (dr. G.G. Frssmm, Problemi della docu111entazio11e ve­scovile astigiana per i secoli X-XTI I , in « 13olleuino Storico1Bibliogra fico Subalpi­no », Torino, LXXI -1973 , pp. 41.7-442) . Nelle permute arc ivescov ili milanesi questo tentativo di diversificazione non e oggettivamente ri sconrrabile, data la mancanza di documentazione.

70 La presenza del mcsso vcscovile in permute con persone eccles iastiche era stara stabilira dal C. 16 del re Asrolfo, che a sru1 volra aveva risentito degli influssi delta legislazione romana. Per la legislazione longobarda sulla permuta v . A. Vr­SCONTI, Lo svolgimento storico de/la 'permuta 11el diritto mediocvale, in « R.endi­conti del R. I stituto Lombardo d i Scienze e Letrere, Classe di Ler tere, XLV-1912, p. 213 segg.; P.S. LEICHT, Le comm11tazio11i ecclesiastiche nella L. lG di Astol/a, in « Atti dell 'I stituto Veneta di Scienze, Lettere ed Arri» CXXI-(1911-12), p. 1289 segg.

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Page 29: Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

percio i messi degli arcivcscovi, sono motto numcrose ncl sec. X 71; citiamo qui

brevementc, ind icanclo scmpl icemente la dat a c i mess i arcivescovili presenti,

quelle riportate clal C.D.L. :

912 giugno, M i.Lano, Adelarclo arcid iacono e P etronacc prcrc, 111ess1 d i Aicone

(C.D.L., cit., col. 771, n . CCCCXLVII );

[936-47"1 , Monza, T adonc cl iacono, messo di Ardcrico ( ivi , col. 936, n.

DXLVIII );

94 1 luglio 5, Milano, Andrea prete, messo di Arclerico (ivi ; col. 963 , n. DLXI V );

951 o ttob rc, Monza, Tadonc diacono, mcs~o d i Ma nasse (ivi, col. 1022, n. D XCVII );

953 apri lc, Mi lano, Adelberto sucld iacono c primiccrio dei norai , messo di

Vualperto ( ivi, col. 1029, n . DClO .:

957 gennaio, Mi lano, Liutprnndo suddi acono, mcsso di Vualpl'rto (ivi, col.

J 063, n . DCXXI) ;

959 maggio, Vcla te, Eremberto prcte, m(•sso di Manasse (ivi, col. 1087, n.

DCXXXIII) 12;

262 Juglio, Monza, Taclone d iacono, messo di Vualperto (ivi, col. 1138, n. DCLIX);

963 se tternbre, Mi lano, Liutprando prete, mcsso di Vualperto (ivi, col. 1169,

n . D CLXXIV);

963 novcrnbre, Milano, Anselmo prete, messo di Vualperto (ivi, col. 1170, n . DCLXXV);

964 giugno, Mi lano, Adelmo prcte, messo di Vual perto ( ivi , col. 1188, n. DCLXXXIV);

964 ottobre, Monza, Tadonc diacono, messo di Vualperto (ivi , col. 1190, n. DCLXXXV);

966 marzo, Milano, Liutprando prete, messo di Vua lperto (ivi, col. 1203, n . DCXCIII);

71 Ncl sec. IX una sola permuta, cdita clal C.D.L. (col. 532, n. CCCXVI) fa esplicita menzione di un mcsso arcivcscovile intervenuto ad una co111m11tatio tra Arclcrico abate di S. Simpliciano e Reszerto 1;rc tc (anni 881-896).

72 Il fatto che in gucst'atco compaia un messo di Manasse ha indotto ii Savio a supporre chc questo arcivescovo non avesse abdicato dalla propri a ca rica, come i] suo rivale Adelmanno, nonos tante a Milano gii't da anni Vualperto fosse subentrato ad Adelmanno s tesso ncll 'episcopato. Egli pensa che fin dall'inizio de Lla sua lotta contro Adelmanno, Manasse fosse riuscito nd occupare una parte della diocesi milanese, in cui ancora nel 959 era riconosciuta Ja legittimita della sua carica arci­vescov il e (cfr. F. SAVIO, op. cit. , La Lombardia, parte I, p. 362).

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Page 30: Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

967 giugno, Mil ano, Ariberto chicrico e notaio, mcsso di Vualpcrto (ivi, co l.

1224, n . DCCIV);

968 marzo, Milano, L iutprando prete, messo d i Vualperto (ivi, col. 1227, n . DCCVI );

968 ortobre, Monza, Adelberto d iacono, messo d i Vualpen o ( ivi, col. 1239, n. DCCLXII );

975 maggio, M il.mo, AdelberLo suddiacono, messo di G orifredo (ivi , col. 1337, n. DCCLXII;

976 dicernbre, Varese, P ierro « qu i ct Azo » prete, messo d i G otifredo (ivi , 1364, n. DCCLXXVI) ;

979 aprilc, Masciago, Piet ro «qui er Azo » pr<: te, mcsso d i Gotifredo (ivi,

col. 1394 , n. DCCXCIV );

982 marzo, Monza, . .. rnesso d i Landolfo (ivi, col. 1418, n. DCCCIX};

988 gennaio, Monza, Adelberto diacono, messo d i Landolfo (ivi , col. 1469 ,

n. DCCCXLI );

988 agos to, Milano, P ietro prete, messo di Landolfo (ivi, col. 1482, n. DCCCXLV) ;

990 settcmbre, Monza , Teoperto diacono, messo d i Landolfo ( ivi, col. 1506, n. DCCCLV);

990 clicembrc, Mi lano, Lan franco prcte, messo di Landolfo ( ivi , col. 1517, n. DCCCLX);

991 maggio 30, . . ., Arnaldo prerc, mcsso d i Landolfo (ivi, col. 1515, n. DCCCLIX);

992 maggio, Nl ilano, Ariprnndo suddiacono, messo di Landolfo (ivi, col. 1525, n . DCCCLXVII);

995 luglio, Monza, Teutperto t!iacono, messo di Landolfo (ivi, col. 1579, n. DCCCXCI V);

995 ottobre, Monza, Tcurpcrto d i:tcono, mcsso di Landolfo (ivi, col. 1588 , n. DCCCC);

999 giugno, Milano, Benedetto prcte, messo di Arnolfo (ivi, col. 1700, n. DCCCCLXV};

999 novern bre, Monza, Tem perto d iacono, messo di Arnolfo (ivi, col. 1706, n. DCCCCLXX).

Noti arno per prima cosa che i mcssi sono gcncra lmente, ma non csclusiva­mente, prct i o d iaconi. A d ifferenza di quanro si ri scontra, con rare cccczioni , in

Milano, da quesro elenco risulta poi la stabili ti\ d i alcu ni mcssi arcivescov ili in per­mme rogate fu ori citta : Taclone, ad csempio, « cliaconus de ordine ecclesie Sancti Iohannis de Modoctia » compare, <la! 936-47 al 964, come messo prima di Arclerico ,

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Page 31: Note Sulla Duocumentazione Arcivescovile Milanese Del Secolo X

G' nni di poi di Manasse, infine di Vualperto, in tutte le permu te riguardanti S. iova

Monza in cui intervenga un messo arcivescovile 73 . e . . · e]encat Quanto poi alle permute del monastero di S. Ambrogio dt Milano qui . . . . e in esse,

(annt 953 , 957 , 988 agosto, 990 dicembre) il messo arcivescov1le intervien ·1 ' . ~ con la sola eccezione di quella del 990, insieme 2l messo deil'abate. CiO avviene '. 0 . . . I , . b . . tambros1an pnm1 tre cast, perc 1e 1 em commutati con quellt del monas tero san dn · d" d' · d 11 · · · a: · ontrollo sono 1 1retta pertmenza e a Chiesa m1lanese, po1 per un eo:ett1vo c parte arcivescovile sul monastero stesso 74.

. in· 73 Nelle permute per S. Giovanni di Monza, chiesa di fondaz!onc r~g.ia,j\lle

tervengono, lino al 962 circa, alcune volte messi regi, altre messi arc1vescovih. '{' e permute monzesi ha dedicato uno studio il Barni (Cfr . G .L. BARNI, Messi ~esco.vt :el­messi regi in permute delta chiesa di S . G iovanni di Monza, in « Rendicontl de oe l'~stituto Lombardo . . ., cit., LXXVII-(1943-44), pp. 471-499). Lo s~esso Ta10°91, diacono nel 960 e nel 961-62 compare come messo regio (ch:. C.D.L. cJt., col. n. DCXXXV; col. 1118, n. DCL).

74 Cfr. G.L. BARNl, Messi vescovili . . ., ci t., pp . 489-491.

TAVOLA DELLE SIGLE:

A.S., A.S.M.

A.S.L.

C.D.L.

M.G.H.

34 -

Archivio di Stato, Archivio di Stato di Milano

Archivio Storico Lombardo

Codex diplomaticus Langobardiae, a cura di G. Porro L.amber8t;~­ghi in « Hisroriae Patriae Monumenta », XIII, Tormo 1

Monumenta Germaniae Historica