note a margine 68....¬e a margine di Davide Ielmini Maestro, in fatto di strumenti si...
Transcript of note a margine 68....¬e a margine di Davide Ielmini Maestro, in fatto di strumenti si...
¬e a margine di Davide Ielmini
Maestro, in fatto di strumenti si e di-
mostrato un poco indeciso: ha fatto
avanti e indietro tra tromba e piano-
forte. Chi l’ha ispirata?
Il mio debutto nella musica e avve-nuto come trombettista, e solo inun secondo momento mi sono di-rottato sul pianoforte per poi fareritorno alla tromba. Nel mio caso,le influenze si sono intrecciate l’unacon l’altra. E i pianisti sono davvero
tanti: Bill Evans, Keith Jarrett, BradMehldau, Michel Petrucciani, Clau-de Debussy, Alexander Scriabin.
Fermiamoci qui. Lei suona, ma ascol-
ta anche tanto: cosa?
Mi lascio ispirare da tutta la musicache e intensa ed emozionale. E cosıe stato con gli studi: la classica nonmi e stata imposta, l’ho scelta. Pen-so sia normale, allora, che a Debus-
sy, Bach, Ravel, Scriabin affianchiChet Baker, Miles Davis, Keith Jar-rett, Nick Drake e i Beatles, la mu-sica brasiliana, il fado e il tango:tutto ha la sua importanza.
E quello che accade in « Kairos », il
suo secondo CD per la Tuk Records.
Questo CD rappresenta una bellafetta di cio che sono, senza costrin-gimenti interiori. Ecco percheascolto Fabrizio De Andre (per meuna grandissima fonte di ispirazio-ne) e James Taylor. Poi mi piacescrivere e leggere: chiudere l’arte alsolo suonare e riduttivo. Ci sono lascultura, la pittura, l’architettura, lapoesia: l’artista e colui che sa co-municare un’emozione, un’immagi-ne, un suono.
L’artista, pero, guarda il mondo da
prospettive diverse. « Kairos » si apre
con « Departure », un brano con fiati as-
sortiti dove sembra rinnovarsi il « dia-
rio di viaggio » ottocentesco: e cosı?
Con la musica metto a nudo le mieemozioni e incontro me stesso se-guendo una specie di processo evo-lutivo: scopro sempre cose nuove.Agli inizi – come accade a tutti igiovani alle prime armi – e impor-tante rubare dagli altri artisti. Poiavverti la necessita di cercare e faidella musica, come nel mio caso,un viaggio che ricorda, stimola, de-scrive e racconta.
Come ci riesce?
Con molta naturalezza, percheprendo tutte le cose che mi hannosempre influenzato e arricchito mu-sicalmente e ne faccio un quadro.Uso il rosso, il giallo, il verde e ilnero facendo cio che ho dentrosenza tentare lo sforzo di essere uninnovatore.
Partendo dalla culla del Mediterra-
neo e della civilta: l’antica Grecia.
Kairos rappresenta il tempo nella
Dino Rubinoe il saliscendi della musica
Michele Campanella
Tromba, pianoforte, tromba: Dino Rubino e il saliscendi della musi-ca. E uno fra i migliori talenti sbocciati in questi ultimi anni, il tren-taquattrenne nato in provincia di Catania. Due diplomi in conserva-torio e tre dischi: gli ultimi due, « Zenzi » e « Kairos » (l’oggetto diquesta intervista), pubblicati per la Tuk Records di Paolo Fresu, iltrombettista sardo che passa – proprio come Rubino – da Monteverdia Miles Davis. Spontaneo, acuto, sorprendentemente creativo, Dinocolloca le sue composizioni in quegli spazi che l’epoca moderna as-sottiglia con l’interscambio globale. E per questo che i suoi brani so-no pellegrini del mondo: hanno una patria ma ne potrebbero averealtre cento. Grazie a quelle radici che Rubino riscopre e rigenera,« ruba » e adatta, codifica in un linguaggio dove il suono e immagineper proiettarsi con dolcezza poetica e sentimento popolare.
68 musica 260, ottobre 2014
sua qualita e non nel suo passare e
Agape (il titolo di un altro brano) e
l’amore che avvicina a Dio. Nel CD in-
serisce anche una frase di San Fran-
cesco d’Assisi: non le sembra troppo?
Affatto. La musica e spiritualita eaiuta a scoprire una propria dimen-sione. Ogni essere umano si portadentro questa ricchezza espressa inmodo differente per ciascuno di noi– nella fede, nei suoni, nel fare vo-lontariato, nell’amore per la fami-glia. Penso sia importante trovarequesta nostra parte anche se nasco-sta: le strade del Signore sono infi-nite.
E la musica?
Non so se la mia musica sia per tut-ti, e non pretendo di cambiare laStoria, ma credo che quando un ar-tista e vero con se stesso – e non fadella musica un mezzo per ottenereun facile successo – questo gli per-mette di comporre qualcosa che edi tutti. Suono per il piacere di farloe il pubblico mi sta seguendo: daqui ricavo quella energia che mi faandare avanti con un musica chenasce in un luogo lontano.
A proposito di luoghi, la sua mappa
musicale e davvero infinita: confini
senza confini?
Assolutamente sı. Nella musica nonesistono muri, purche sia fatta converita. Se dietro ad un pensiero c’equesta limpidezza, oserei dire que-sta onesta, allora non esistono ne li-miti ne barriere.
Giorgio Gaslini la pensava cosı. E di-
ceva che un punto a favore del nostro
jazz e proprio la sua cantabilita libe-
rata dagli stereotipi della mediterra-
neita...
E aveva ragione. Gli italiani sonofamosi nel mondo per avere unospiccato senso della melodia, quellodi Giuseppe Verdi o Giacomo Puc-cini. Nella mia musica mi piace checi sia questo ingrediente, ma in mo-do del tutto istintivo e senza forza-re. Non mi rivedo nella musica cer-vellotica: voglio e devo ricordarecio che ascolto. L’Italia e questo.
Lei, pero, vive da circa un anno in
Francia: perche?
Ho sempre sognato di andare a vi-vere a Parigi, ma per diverse ragio-ni non ci sono mai andato. Lo scor-so anno mi ha telefonato Paolo Fre-su e mi ha dato questa occasione:partecipare a « Le promesse dell’ar-te », la rassegna che fa conoscereOltralpe i talenti musicali italiani.Superato il mese di concerti ho de-ciso di rimanerci: l’energia di Parigimi ha catturato. E una citta splendi-da, un bacino culturale infinito.
E Paolo Fresu?
Mi ha sempre lasciato libero diesprimere il mio pensiero musicalee si e sempre fidato delle mie idee.Non so perche abbia scelto me peressere parte della sua etichetta, maso che continua a darmi tante op-portunita: la Francia, i concerti induo con lui, in ottobre un piano so-lo a Parigi. Sembra pleonastico dir-lo, ma suonare per Paolo e unagran bella sensazione. &
CDDINO RUBINO « Kairos » piano e arrangia-menti Dino Rubino chitarra e arrangiamen-ti Giuseppe Mirabella contrabbasso Ric-cardo Fioravanti batteria Adam Nus-sbaum corno Angelo Bonaccorso, Ema-nuele Giunta trombone Vincenzo Paratoreclarinetto basso Gaetano CristofaroTUK MUSICDDD 54:15
Immaginate la mu-sica come un’e-norme pozza d’ac-qua estesa tra Eu-ropa, Africa eAmerica dove alposto di pesci ci
sono note. Dino Rubino e il giovanepescatore-pianista di questa storiachiamata « Kairos »: un disco chemette in sincronia fra loro linguaggidiversi intonandoli ad una squisitamalinconia di fondo. Accade, allora,che l’improvvisazione incontri laclassica (il CD apre con « Departu-
re » per due corni francesi, trombo-ne e clarinetto basso quasi nel solcodi Samuel Barber e John Williams),il soul (con il crescendo gentile in« Agape! »), il folk (il tango in « Get-semani »), la fusion statunitense an-ni Settanta (con il tema colloso maspianato, a la Dave Grusin, in « Pel-licano »), il Free Jazz e la filigrana« cinematografica »: « Grounding »sarebbe piaciuta tanto a FedericoFellini quanto ad Enzo Jannacci. Mu-sica, dunque, nella sua accezione piuampia dove l’intimismo cosmico on-deggia, come una barca sull’Oceano,tra canzone d’autore (« Rain ») e unminimalismo tematico fatto di melo-die essenziali e francescane. Dolentee amaro, coraggioso e intrigante nel-la sua serenita, « Kairos » dispone unottetto composto da alcuni fra i mi-gliori artisti dei nostri giorni: attentia non increspare queste tessiture ar-moniche dove tutto si gioca sul filodelle onde.
69musica 260, ottobre 2014