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aderente a ICEM – ITGLWF – EMCEF - ETUF-TCL NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DELLA FEMCA CISL SUL FONDO GAS INPS Accordo 10/2: contesto, motivazioni, strategie. Spiegazioni tecniche sul Fondo Gas INPS PREMESSA L'accordo di superamento del Fondo Gas INPS, siglato lo scorso 10 febbraio, ripropone la necessaria attenzione da parte di tutti i livelli della nostra Federazione, sulla questione previdenziale ed in particolare su come garantire un sistema di prospettiva per le giovani generazioni. Le polemiche di questi giorni hanno infatti evidenziato un movimento di opinione che denota una scarsa attenzione su quanto sta accadendo nella previdenza italiana e la volontà di promuovere un modello corporativo legato all'interesse di una minoranza. Abbiamo infatti registrato slogan ed iniziative fuorvianti basate soprattutto su informazioni strumentalmente incomplete e che si preoccupano di garantire il presente senza indicare una strada per mettere in "sicurezza" la previdenza anche nel comparto delle "aziende del gas privato", senza dare una prospettiva a lungo termine a garanzia dei giovani. La Segreteria Nazionale della FEMCA CISL ha pertanto ritenuto opportuno realizzare una nota tecnica da mettere a disposizione delle Federazioni Territoriali e Regionali, che possa permettere ai nostri dirigenti di spiegare le ragioni dell'accordo del 10/2 u.s. Quest' intesa comunque rappresenta un passaggio importante per un nuovo modello previdenziale di settore, ma non è l'atto definitivo, che sarà determinato soltanto dopo l'approvazione di un Decreto Ministeriale specifico; infatti ricordiamo che il Fondo Gas INPS è stato istituito con la Legge n. 1084 del 1971 e con un'altro intervento legislativo potrà essere superato definitivamente. Pertanto, pur essendo importante un accordo fra le Parti, dovremo attendere il recepimento in Decreto, impegnandoci sin d'ora a seguirne l'iter. Ricordiamo infatti che già nel 2005, si raggiunse un'intesa, che, giudicata troppo onerosa dall'INPS (769 milioni di € dal momento della soppressione del Fondo ai 70 anni successivi, dato previsionale di godimento del beneficio pensionistico per l'ultimo erede di lavoratore gasista privato), non fu ritenuta compatibile con i conti pubblici e rimandata alla contribuzione delle imprese o anche all'eventuale intervento integrativo dei lavoratori. Questo ne determinò la mancata conversione in decreto. Inoltre, il rapporto iscritti/pensioni e contributi/prestazioni che si sta progressivamente abbassando (calo dell'occupazione, aumento dell'aspettativa di vita), l'uscita dal perimetro del diritto di centinaia di iscritti al Fondo per la perdita dei requisiti (gare, scorporo delle funzioni di staff di Italgas in Snam .......) e la modifica del sistema di calcolo delle pensioni da retributivo a contributivo (essendo il nostro un sistema a ripartizione - i contributi dei lavoratori attivi servono

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NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DELLA FEMCA CISL SUL FONDO GAS INPS

Accordo 10/2: contesto, motivazioni, strategie. Spiegazioni tecniche sul Fondo Gas INPS

PREMESSA

L'accordo di superamento del Fondo Gas INPS, siglato lo scorso 10 febbraio, ripropone la necessaria attenzione da parte di tutti i livelli della nostra Federazione, sulla questione previdenziale ed in particolare su come garantire un sistema di prospettiva per le giovani generazioni. Le polemiche di questi giorni hanno infatti evidenziato un movimento di opinione che denota una scarsa attenzione su quanto sta accadendo nella previdenza italiana e la volontà di promuovere un modello corporativo legato all'interesse di una minoranza. Abbiamo infatti registrato slogan ed iniziative fuorvianti basate soprattutto su informazioni strumentalmente incomplete e che si preoccupano di garantire il presente senza indicare una strada per mettere in "sicurezza" la previdenza anche nel comparto delle "aziende del gas privato", senza dare una prospettiva a lungo termine a garanzia dei giovani. La Segreteria Nazionale della FEMCA CISL ha pertanto ritenuto opportuno realizzare una nota tecnica da mettere a disposizione delle Federazioni Territoriali e Regionali, che possa permettere ai nostri dirigenti di spiegare le ragioni dell'accordo del 10/2 u.s. Quest' intesa comunque rappresenta un passaggio importante per un nuovo modello previdenziale di settore, ma non è l'atto definitivo, che sarà determinato soltanto dopo l'approvazione di un Decreto Ministeriale specifico; infatti ricordiamo che il Fondo Gas INPS è stato istituito con la Legge n. 1084 del 1971 e con un'altro intervento legislativo potrà essere superato definitivamente. Pertanto, pur essendo importante un accordo fra le Parti, dovremo attendere il recepimento in Decreto, impegnandoci sin d'ora a seguirne l'iter. Ricordiamo infatti che già nel 2005, si raggiunse un'intesa, che, giudicata troppo onerosa dall'INPS (769 milioni di € dal momento della soppressione del Fondo ai 70 anni successivi, dato previsionale di godimento del beneficio pensionistico per l'ultimo erede di lavoratore gasista privato), non fu ritenuta compatibile con i conti pubblici e rimandata alla contribuzione delle imprese o anche all'eventuale intervento integrativo dei lavoratori. Questo ne determinò la mancata conversione in decreto. Inoltre, il rapporto iscritti/pensioni e contributi/prestazioni che si sta progressivamente abbassando (calo dell'occupazione, aumento dell'aspettativa di vita), l'uscita dal perimetro del diritto di centinaia di iscritti al Fondo per la perdita dei requisiti (gare, scorporo delle funzioni di staff di Italgas in Snam .......) e la modifica del sistema di calcolo delle pensioni da retributivo a contributivo (essendo il nostro un sistema a ripartizione - i contributi dei lavoratori attivi servono

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all'erogazione delle pensioni - il Fondo dovrà sempre più integrare la pensione AGO, che progressivamente si abbasserà rispetto agli attuali rendimenti), stanno creando le condizioni di un costante sbilancio dei conti, che comporterà la mancata autosufficienza del Fondo. Oggi lo Stato Patrimoniale Netto ha ancora una condizione positiva per effetto della cartolarizzazione dei Beni Immobili di proprietà del Fondo e alienati nel corso degli ultimi anni (questi dati sono evidenziati nell'ultima relazione del Collegio Sindacale dell'INPS). Rispetto ad una condizione complessiva di questo tipo con il serio rischio di un intervento ministeriale unilaterale (che abbiamo sfiorato in diverse occasionI) e con l'obiettivo di creare elementi di stabilità, le Parti hanno siglato l'accordo sopraindicato, accordo che crea finalmente le basi per una Previdenza Complementare operativa nel settore. L'intervento nell'immediato potrà anche trovare delle situazioni individuali penalizzanti e questo accade sempre quando si traccia una linea di confine, ma nella gran parte dei casi, la tutela dei lavoratori iscritti al Fondo è assicurata attraverso una compensazione progressiva con un contributo (dall'1 al 1.3% sull'imponibile Fondo) finalizzato all'apertura delle posizioni individuali nei fondi complementari contrattuali (Fondenergia, Fopen, Fiprem); inoltre la partenza della complementarità garantirà un contributo aziendale inizialmente dell' 1% per arrivare all' 1.55% (calcolato sulla retribuzione valida ai fini del TFR e pertanto più vantaggiosa dell'attuale contribuzione aziendale dell'1.7% sull'imponibile Fondo). Pertanto a regime un lavoratore che esce dalla contribuzione del Fondo Gas INPS e aderisce alla previdenza complementare, avrà i seguenti effetti:

Compensazione del Fondo Gas con versamento dell'1% (con progressione ogni 5 anni dello 0.1) per ogni anno di iscrizione, con eventuale liquidazione rivalutata del 30% in caso di pensionamento nei primi 5 anni di vigenza dell'accordo

Contribuzione aziendale dapprima all'1% per andare a regime all'1.55% ad ottobre 2012

Contribuzione del lavoratore da stabilire entro marzo 2011

Versamento totale o parziale del TFR nel complementare

Tutto ciò permetterà ai lavoratori di costruire una propria rendita individuale totale, o in alternativa la liquidazione del 50% del capitale versato ed il 50% in rendita, così come previsto dai regolamenti dei Fondi complementari e dalle norme a sostegno, utilizzando anche le defiscalizzazioni previste. Nell'accordo sono inoltre tutelate le posizioni dei lavoratori in mobilità, di coloro che al momento della soppressione del Fondo Gas INPS avranno raggiunto i requisiti ma sono in attesa della "finestra d'uscita" e dei lavoratori in contribuzione volontaria.

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Infine alcune considerazioni finali: la rateizzazione in 240 rate (garanzia della liquidazione totale della quota maturata in qualsiasi momento il lavoratore decida di lasciare il lavoro) è dovuta al costo dell'operazione a carico delle imprese (migliaia di lavoratori tutti insieme). Nelle precedenti situazioni analoghe (accordi ENI di cessione di ramo d'azienda con compensazione del 2% della RAL per ogni anno di iscrizione al Fondo Gas INPS), la questione ha riguardato numeri notevolmente inferiori e con una contribuzione allora al 4% a carico delle aziende (abbassata all'1.7% nel 2000 con un decreto dell'allora Ministro Salvi senza confronto con le OO.SS.; infatti gli accordi di Enel Rete Gas hanno previsto compensazioni dello 0.85%) e nel caso dell'ultimo passaggio dei lavoratori in ENI Gas & Power fu identificata una cifra forfettaria di € 1.990 con la possibilità di versamento volontario al Fondo Gas. Abbiamo cercato di contestualizzare le ragioni di questo accordo, spiegandone le motivazioni e le opportunità e affrontando le criticità. Di seguito troverete una spiegazione tecnica, che servirà ad avere tutti gli strumenti per approfondire con i lavoratori la questione.

COME SI CALCOLA L’INTEGRAZIONE DEL FONDO GAS?

Va premesso che i conti del Fondo gas sono molto individuali e variano dalla storia professionale e retributiva del singolo lavoratore, ma volendo far comprendere un metodo di calcolo quanto segue credo si avvicini ad una comprensione accettabile. L’integrazione del fondo gas sulla pensione inps avviene sul confronto di due metodi di calcolo

‐ L’ INPS ( AGO ) possiamo dire grossolanamente che un anno di lavoro pesa circa il 2% l’imponibile INPS

‐ Per Il FONDO GAS lo stesso anno pesa il 2,56% dell’imponibile Fondo gas ( 1/39°)

Si mettono a confronto i due risultati e qualora il risultato del calcolo del Fondo fosse superiore scatta l’integrazione del Fondo per la parte eccedente. I conti si fanno su due imponibili diversi: - Imponibile INPS ( comprende tutte le voci della retribuzione fisse e variabili IN PRATICA NON ESCLUDE NULLA) - Imponibile Fondo Gas che comprende solo le voci fisse e continuative ( base ,

contingenza , AP,anzianità edr. 13^ ) Non sono inserite la 14^ , il Premio di risultato, indennità varie (reperibilità, turni,etc..), straordinari ecc.

Si può sommariamente dire che qualora l’imponibile INPS fosse pari o superiore del 30% rispetto all’imponibile Fondo Gas non scatta l’integrazione ( ecco il motivo del 22% di pensionati senza integrazione )

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Di norma nel listino del mese di dicembre di ogni anno sono specificati gli imponibili progressivi dell’anno sia del Fondo gas che dell’INPS su cui si può fare il calcolo sopra indicato.

VARIABILI CHE METTONO IN DISCUSSIONE L’ESISTENZA DEL FONDO GAS

1) E’ fondamentale evidenziare che il FG è stato istituito nel 1971 ed è stato modificato nel 1984 a seguito della municipalizzazione di Milano , da allora non ha mai subito cambiamenti significativi.

Come tutti sanno invece la Pensione AGO dal 1992 ha subito molteplici cambiamenti anche strutturali mentre le regole del fondo sono rimaste pressoché inalterate. Per il FG continuano essere validi min 15 anni di contributi mentre l’AGO ne necessitano 20 per la pensione di vecchiaia e sono rimaste immutate le soglie dell’età per accedere alla pensione stessa. Sono considerati max 35 anni di contributi mentre per l’AGO ne servono 40 ecc. Ma se questi cambiamenti non pesano molto sui calcoli , il metodo CONTRIBUTIVO per il calcolo della pensione AGO ha stravolto ogni confronto ed ha messo in pericolo l’esistenza del fondo stesso, in quanto l’abbassamento del calcolo della pensione AGO ( qualcuno calcola del 30%-40% per i giovani di oggi) farà innalzare automaticamente l’integrazione del Fondo a dismisura, sicuramente oltre ad ogni previsione fatta da chi ha istituito il fondo. Di fatto ci troveremo con i conti squilibrati del bilancio del fondo e quindi dovremmo chiederci come interverrà il legislatore per mettere a posto i conti? Sarà sufficiente aumentare il contributo? oppure sarà più semplice ( visto i precedenti ) per lui cancellarlo? Oppure porterà al sistema contributivo anche il calcolo del fondo gas? L’INPS nello studio attuariale richiesto del Ministero del Tesoro ha prospettato il fallimento del fondo in breve periodo senza interventi drastici a sostegno Basta vedere le tabelle statistiche allegate al bilancio del Fondo Gas per farsi un’idea del futuro che ci aspetta.

2) La trasformazione del mercato ha creato fenomeni che non potevano essere previsti dal legislatore nel lontano 1971 e 1984.

Circa 1500 lavoratori ( dipendenti delle società di vendita ) sono stati espulsi dal Fondo Gas e molti ( circa 1000 ) sono rientrati con il sistema dei contributi volontari.

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Questi lavoratori , per effetto del sistema contributivo volontario, hanno un imponibile del FG congelato al 2006 rivalutato dell’indice dell’inflazione, mentre l’imponibile AGO ha seguito l’evoluzione dei contratti e dello sviluppo professionale. Non ci vuole molto immaginare che quando confronteremo gli imponibili per il calcolo dell’integrazione quel famoso 30% di differenza che non fa scattare l’integrazione , dopo 4 anni di questa dinamica, è già superato da tutti. Possiamo immaginare che costoro se non vedranno un cambiamento cesseranno di versare i contributi e di conseguenza il fondo perderà 1000-1200 iscritti. Sempre per effetto della liberalizzazione del mercato nel 2012 assisteremo alle gare per la concessione che saranno effettuare per ambiti territoriali. E’ facile immaginare che ci saranno passaggi di mano di concessioni e conseguentemente dei lavoratori ( abbiamo sostenuto la clausola sociale per difendere i lavoratori ). Ma cosa accadrà al lavoratore che passerà da un’azienda privata a una pubblica? Perderà automaticamente l’iscrizione al FG senza poter continuare volontariamente ( è una prerogativa delle società di vendita).E quel lavoratore che passerà dal pubblico al privato? Se ha oltre i 25 anni di contributi all’inps non maturerà il minimo dei 15 anni e non può sperare nell’integrazione del FG. E’ una grossa incognita il numero dei lavoratori che possono essere coinvolti. Ricordo che la modifica della legge nel 1984 è avvenuta causa la municipalizzazione della rete del gas di Milano che ha coinvolto 2000 lavoratori che sono passati da MONTEDISON a AEM Milano ed ha messo in ginocchio il FG costringendolo il legislatore ad intervenire.

3) Le ristrutturazioni aziendali che sono in corso e che vedremo probabilmente a valle delle gare faranno cambiare società a diversi lavoratori ( vedi i circa 300 comandati di Italgas in Snam ) questi lavoratori sono comunque destinati ad uscire dal FG ed ad ridurre il numero degli iscritti con conseguente riduzione delle entrate contributive.

4) Nella riforma delle pensioni AGO del 1992 non è stato menzionato il Fondo Gas che continuava ad usufruire dei 35 anni di contributi previsti dalla legge 1084,mentre nel sistema AGO erano state inserite le “QUOTE” contributi più età anagrafica ( oggi quota 95 ).

Per un certo periodo il FG si è trovato a riconoscere interamente la pensione ai lavoratori che con 35 anni di contributi chiedevano di accedere alla pensione di anzianità creando un privilegio degli iscritti al Fondo gas che potevano andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, era sufficiente avere 35 anni di contributi al fondo.

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Come si è comportato l’INPS? Ha cancellato il privilegio con una circolare ed i lavoratori ora devono aspettare di maturare i requisiti AGO per poter usufruire dell’integrazione del Fondo. Con questi precedenti siamo sicuri che ci lasceranno il privilegio di vedere calcolata l’integrazione sul sistema retributivo ( Fondo Gas ) integrandolo ad un sistema contributivo ( AGO)?

5) Gli studi attuariali statistici dell’INPS dichiara sostanzialmente 3 cose:

A) i soldi accantonati ( le riserve del Fondo ) non sono nemmeno sufficienti a pagare gli attuali pensionati (ricordiamoci che il FG è un sistema a ripartizione) B) per chiudere il fondo Garantendo i diritti, oltre dei pensionati anche dei lavoratori iscritti alla data 2009, è necessario un versamento in aggiunta al capitale accantonato di € 769 milioni ( TREMONTI ha detto che non li ha.) C) per mantenere l’attuale situazione è necessario portare l’aliquota al 5,1%. Bisogna prendere in considerazione la A (chiudere ) e la C ( continuare ) L’ipotesi A è quella contenuta negli accordi sottoscritti con l’Anigas – Assogas – Federestrattiva e non bisogna nascondere che alcuni lavoratori ( qualche centinaio ) potevano avere un’integrazione superiore all’indennizzo previsto, ad altri sicuramente hanno un indennizzo gratuito e molti avranno certezza sul loro futuro pensionistico ,soprattutto i più giovani. Analizziamo la soluzione C Gli studi dell’INPS hanno considerato 9300 iscritti + 1000 volontari. Totale 10300 Da subito viene innalzato il contributo al 5,1% ( a proposito del contributo bisogna ricordare che quando era il 13,2% il Fondo gas liquidava anche il TFR ). L’innalzamento del contributo provocherà l’uscita dei 1000 volontari che si vedranno richiedere 120-150 euro al mese di versamenti. Le riorganizzazioni andranno avanti ed i comandati Italgas passeranno alle dipendenze della Snam riducendo di alcune centinaia gli iscritti al fondo, a questo punto l’INPS rifarà i conti su una numero di iscritti ridotti del 15-20% e provvederà di conseguenza. Senza considerare l’impatto delle gare, il panorama e già molto preoccupante, poi se ci aggiungiamo che il fondo integra solo se vai in pensione da iscritto ( se cambi azienda perdi tutto ) e che le leggi non le facciamo noi ………………….. a voi le conclusioni. Con queste brevi ed incomplete considerazioni come si può pensare di fare un buon servizio ai lavoratori semplicemente guardando la barca affondare e sperare che qualcuno intervenga per rimetterla a galla?

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Sicuramente, oggi il Fondo ha sufficienti risorse per mantenere gli attuali pensionati, fra 3-4 anni avremo anche il problema delle risorse per i pensionati in essere ricordandoci che il FG è un sistema a RIPARTIZIONE ( i contributi che si versano sono utilizzati per pagare le pensioni ai già pensionati).

DATO ESTRATTO DAL BILANCIO FONDO GAS

ANNO ISCRITTI PENSIONI CONTRIBUTI PRESTAZIONI iscritti/pensioni contributi/prestazioni

2004 11.900 5.762 4.913.000 6.898.000 2.07 0,71

2005 11.800 5.711 4.912.000 7.142.000 2.07 0,69

2006 11.300 5.687 5.516.000 7.528.000 1,99 0,73

2007 9.900 5.659 5.814.000 7.704.000 1,75 0,76

2008 9.600 5.689 5.397.000 8.517.000 1,69 0,63

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Numero delle pensioni vigenti al 1-1-2009 distinte per classi di integrazione mensile a carico Fondo Gas numero %

nessuna integrazione 1.254 22,2

0-50 euro mensili 815 14,4

50-100 euro mensili 1.006 17,8

100-150 euro mensili 917 16,2

150-200 euro mensili 580 10,3

200-250 euro mensili 407 7,2

250 - 950 euro mensili 652 11,6

oltre 950 euro mensili 15 0,3

Totale 5.646 100 Dati INPS 2009 N.B. Come si evince dalla tabella il 22.2% non ha integrazione, complessivamente il 54.4% è al di sotto di € 100 e si arriva al 70.6% se si sale ad € 150 (integrazioni raggiungibili con la complementare); la tipologia dei lavoratori interessati sono prevalentemente lavoratori di medio e alto livello .