Nota a Gorgia (Hel. 2)

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•EIKASMÓS- VII (1996) Nota a Gorgia (Hel. 2) Esponendo il programma dell'Encomio, Gorgia dichiara che compito suo, come di chiunque intenda dire ciò che è giusto, sarà quello di ÈXéyt)ai xoù<; p£p<))opévouc; 'EAÌVTIV, yuvaiKa rc£pi r\q òpócjieovoc; Kai ópói|/uxo<; yéyov£v fj XE xeov rcoir|xcov dKouoàvxeov rcioxic; fj XE XOÙ òvópaxoc; e^rjpri, ò xcov oupc))opò)v pvrjpri yéyovEv. Pur nella esasperata frammentazione dell'enunciato e nell'insi- stita ricerca di assonanze, il pensiero del sofista traspare con chiarezza: egli in- tende «confutare i detrattori di Elena», donna su cui ha pesato un concorde giu- dizio negativo, fondato sull'operato dei poeti e sulla fama legata al nome 1 . Non a torto poco perspicua è tuttavia apparsa l'espressione fj XE xcov rcoir|xeov dKouoàvxeov rcioxic;. Vi ipotizzarono una lacuna per primo il Dobree 2 (rcoir|xeov <... f| xeòv> dKouodvxeov rcioxic;), indi, sulle sue orme, il Blass 3 (xeov rcoirixcov <... fj XE xeov> dKouodvxeov rcioxic;). A colmarla, l'Immisch 4 propose in seguito una seducente integrazione, in schietto stile gorgiano: fj XE xeovrcoirjxeov<rcùoxi<; fj XE xeov> aKouodvxeov rcioxic;. La giudica anzi «gorgiana per eccesso», da ul- timo, il Donadi 3 , che peraltro si pone senza riserve sulla scia del Dobree e del Blass, stampando xeov rcoir|xeòv <... fj XE xeov> dKouodvxeov rcioxic;, e dichiaran- dosi «convinto che la lacuna celi Sirjyrjoic; o un termine equivalente». Il participio dKouoàvxeov, sospetto sia al Sauppe 6 (che lo correggeva in àrcdvxcov) che al Diels («ópoù rcdvxeov?»), costituirà invece, successivamente, il cardine di una linea interpretativa destinata a notevole successo, soprattutto tra i commen- 1 È possibile leggere in queste parole un richiamo alle etimologie poetiche legate al nome di Elena, presenti ad esempio nell'Agamennone di Eschilo (vv. 688s. èrteì 7tpe7ióvxco<; éAévauc,, eA.av8po<;, ÉAÉjr.xoÀ-1 e,...). 2 P.P.D., Adversaria, II, Cantabrigiae 1832, che ho consultato nell'edizione curata dal Wagner, Berolini 1874, 220. 3 Antiphontis orationes et fragmenta. Adiunctis Gorgiae, Antisthenis, Alcidamantis declamationibus, Leipzig 1871, 144. 4 O.I., Gorgiae Helena, Berlin-Leipzig 1927, 1 e 9. Il Capelle (citato da Diels-Kranz, Vorsokr. II 288) preferiva integrare <\>àxiq. 5 F.D., Gorgia. Encomio di Elena, Roma 1982, 9. 6 H.S. in Io. G. Baiterus-H. Sauppius, Oratores Attici, VII, Turici 1845, 132. 7 H.D., Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1912, 250. Il Kranz, nella sua riedizione dei frammenti, ricorda in calce la correzione dKpaodvxcov proposta dal Radermacher.

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•EIKASMÓS- VII (1996)

Nota a Gorgia (Hel. 2)

Esponendo il programma dell'Encomio, Gorgia dichiara che compito suo, come di chiunque intenda dire ciò che è giusto, sarà quello di ÈXéyt)ai xoù<; p£p<))opévouc; 'EAÌVTIV, yuvaiKa rc£pi r\q òpócjieovoc; Kai ópói|/uxo<; yéyov£v fj XE

xeov rcoir|xcov dKouoàvxeov rcioxic; fj XE XOÙ òvópaxoc; e r̂jpri, ò xcov oupc))opò)v pvrjpri yéyovEv. Pur nella esasperata frammentazione dell'enunciato e nell'insi-stita ricerca di assonanze, il pensiero del sofista traspare con chiarezza: egli in­tende «confutare i detrattori di Elena», donna su cui ha pesato un concorde giu­dizio negativo, fondato sull'operato dei poeti e sulla fama legata al nome1.

Non a torto poco perspicua è tuttavia apparsa l'espressione fj XE xcov rcoir|xeov dKouoàvxeov rcioxic;. Vi ipotizzarono una lacuna per primo il Dobree2 (rcoir|xeov <... f| xeòv> dKouodvxeov rcioxic;), indi, sulle sue orme, il Blass3 (xeov rcoirixcov <... fj XE xeov> dKouodvxeov rcioxic;). A colmarla, l'Immisch4 propose in seguito una seducente integrazione, in schietto stile gorgiano: fj XE xeov rcoirjxeov <rcùoxi<; fj XE xeov> aKouodvxeov rcioxic;. La giudica anzi «gorgiana per eccesso», da ul­timo, il Donadi3, che peraltro si pone senza riserve sulla scia del Dobree e del Blass, stampando xeov rcoir|xeòv <... fj XE xeov> dKouodvxeov rcioxic;, e dichiaran­dosi «convinto che la lacuna celi Sirjyrjoic; o un termine equivalente».

Il participio dKouoàvxeov, sospetto sia al Sauppe6 (che lo correggeva in àrcdvxcov) che al Diels («ópoù rcdvxeov?»), costituirà invece, successivamente, il cardine di una linea interpretativa destinata a notevole successo, soprattutto tra i commen-

1 È possibile leggere in queste parole un richiamo alle etimologie poetiche legate al nome di Elena, presenti ad esempio nell'Agamennone di Eschilo (vv. 688s. èrteì 7tpe7ióvxco<; éAévauc,, eA.av8po<;, ÉAÉjr.xoÀ-1 e,...).

2 P.P.D., Adversaria, II, Cantabrigiae 1832, che ho consultato nell'edizione curata dal Wagner, Berolini 1874, 220.

3 Antiphontis orationes et fragmenta. Adiunctis Gorgiae, Antisthenis, Alcidamantis declamationibus, Leipzig 1871, 144.

4 O.I., Gorgiae Helena, Berlin-Leipzig 1927, 1 e 9. Il Capelle (citato da Diels-Kranz, Vorsokr. II 288) preferiva integrare <\>àxiq.

5 F.D., Gorgia. Encomio di Elena, Roma 1982, 9. 6 H.S. in Io. G. Baiterus-H. Sauppius, Oratores Attici, VII, Turici 1845, 132. 7 H.D., Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1912, 250. Il Kranz, nella sua riedizione

dei frammenti, ricorda in calce la correzione dKpaodvxcov proposta dal Radermacher.

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tatori 'filosofi' dell'Encomio. Ne fu precursore, agli inizi del secolo, il Diès8, che, criticando la facilità con cui i precedenti editori erano intervenuti sul testo, propo­neva per il nesso dKouodvxeov rcioxic; l'interpretazione di «fides ex auditu», fon­data sulla tradizione mitica secondo la quale «Hélène a diete au vieil Homère, a fait dicter à Stésicore l'injonction qui fera naitre ou l'epopèe ou la palinodie», suggerendo cosi ai poeti, direttamente o indirettamente, argomenti e temi di can­to. Un'ipotesi ingegnosa, ma che produce un'evidente aporia: non avrebbe alcun senso, in questo caso, l'inclusione dei poeti tra i «detrattori» di Elena.

Maggior seguito avrà il Norden9 nel richiamare a confronto il famoso passo dell'Iliade in cui l'aedo chiede alle Muse soccorso prima di dare inizio al Cata­logo delle navi (B 485s. ùpEic; yàp 0£ai EOXE, rcàpEOxé XE, loxé XE rcàvxa, / rjpEic; SE KAEOC, olov àKoùop£v oùSé xi iSpEv), e nell'indicare come possibile chiave di lettura la peculiare funzione del poeta arcaico, quella di essere «bloB Mouodeov ùrcoòrjxric;».

Tali considerazioni hanno dato luogo ad un'interpretazione divenuta ormai corrente: «la testimonianza dei poeti che hanno udito»10. Essa tuttavia, anche se può parzialmente dar conto dell'uso assoluto del verbo, introduce un'inevitabile contraddizione nel contesto: l'attività del 'vate' che canta sotto la dettatura della stessa Musa appare, come osserva il Bona, non solo «in contrasto con il pensiero gorgiano dell'Encomio», ma anche «in contrasto con quanto Gorgia va qui espo­nendo»". Non è infatti plausibile che egli definisca come 'ispirata', e dunque veritiera, l'attività dei poeti che si appresta a confutare.

Seguendo tacitamente una proposta del Reiske12, D.M. MacDowell, nella sua

A.D.. Note sur T 'EXévng èyKióuwv de Gorgias, «RPh» XXXVII (1913) 193-195. E.N., P. Vergilius Maro. Aeneis VI, Leipzig 1903, 203.

10 Così ad es. C. Moreschini, Gorgia. Frammenti, Torino 1959, 29; M. Untersteiner, Sofisti. Testimonianze e frammenti, II, Firenze 1961, 90s. («l'infallibile sapienza dei poeti che hanno udito»); C. Segai, Gorgias and the Psychology of the Logos, «HSCPh» LXVI (1962) 145 n. 63; G. Lanata, Poetica pre-platonica, Firenze 1963, 200.

" G.B., Aóyoc. e à^nOeia nell'Encomio di Elena di Gorgia, «RFIC» CU (1974) 30s. n. 1. Egli, accettando nelle grandi linee il suggerimento del Norden, ritiene di dover riferire l'uso del verbo alcolico alla «fama che passa di bocca in bocca», e che costituisce per i poeti una fonte «debole e fallace». All 'espressione attribuiva un valore negativo già A. Rostagni, nella sua recensione all 'edizione dell'Encomio di Immisch («RFIC» LV [1927] 521 s.). Difendendo la lezione tradita, egli asseriva che «ad alterare la lezione dei codici si distrugge tutto un ordine di idee [...] che si riferisce alla suprema irresponsabilità dei poeti ed al modo come si formarono le poetiche leggende». Probabilmente sulla scorta di queste considerazioni, Th. Buchheim (Gorgias von Leontinoi. Reden, Fragmente und Testimonien, Hamburg 1989, 4s.) traduce «der Glaube der von Hòrensagen geleiteten Dichter». Ma questo ulteriore slittamento nel significato del verbo rende, a nostro avviso, ancor più inaccettabile l 'assenza della neces­saria determinazione.

J.R., Oratoriali Graecorum, quorum princeps est Demosthenes, quae supersunt monumenta ingenii, VII, Lipsiae 1773, 92: «Articulus non cum proximo vocabulo, sed cum tertio cohaeret, ac si dixisset: xcov aKouodvxeov rcapà xcov rcoinxcòv».

Nota a Gorgia (Hel. 2) ,~<-

stringata ma preziosa edizione dell'operetta gorgiana, propone una diversa inter­pretazione (che ugualmente consentirebbe, a suo avviso, di conservare il testo tradito), offrendo questa traduzione del passo13: «a woman about whom both the belief of those who have listened to poets and the message of her name, which has become a reminder of the calamities, have been in unison and unanimity»'4. Chi ha presente l'intero tessuto dell'Encomio non può negare che questa versione è la sola che può rendere pienamente conto delle trame che l'autore annoda ordina­tamente tra le diverse sezioni dell'operetta. La rcioxic;, qui descritta come attività passiva dell'uditorio, non esente da sfumature negative, costituisce evidentemen­te l'effetto della 'forza persuasiva' che promana dalla parola poetica, ai cui mec­canismi di funzionamento verranno dedicati i successivi §§ 8-1515; d'altra parte, il programma annunciato alla fine del nostro § 2 (èyeò SE poùÀ.opai Àoyiopóv xiva xcp À,óycp 5où<;... xoùc; SE pEpcJiopévouc; \|/£u8opévou<; èrciSEÌcjai, Kai Sel la i xàXvfikq Kai rcaùoai xfjc; àpa0ia<;) e ripreso con puntiglio didascalico nelle frasi conclusive dell'orazione (èvépEiva xcp vópcp òv È0épr|v èv àpxtl xoù Àóyou-èrceipà0r|v KaxaÀ.ùaai pcópou àSiKiav Kai Sócjrp; à p a 0 i a v ) contiene alcune precise valutazioni di particolare interesse per la comprensione della struttura dell'intero Encomio: alla parola menzognera del poeta, che induce al l 'dpaOia, è contrapposto il À,oyiopó<;, l'argomentazione razionale del sofista, che 'dimostra' la verità.

L'interpretazione del MacDowell («those who have listened to poets») lascia tuttavia insoluto, a mio parere, il problema testuale. Il testo greco sembra esigere la presenza di un articolo, che determini il genitivo rcoir|xcov. Ne era consapevole già il Radermacher16, che, sulla base di riflessioni evidentemente non molto diver­se da quelle qui esposte, stampava il testo nella forma fj XE XCOV <XOÙ> rcoirjxoù aKouodvxeov rcioxic;17.

Ritengo che la soluzione possa essere ancora più semplice: sarà infatti suffi­ciente ripristinare nel testo la lezione fj XE XCOV <xeov> rcoir)xeov àKouoàvxeov

13 Gorgias. Encomium of Helen, Bristol 1982, 21. 14 Tale lettura è stata recentemente fatta propria da R. Velardi che, nel corso di un'arti­

colata disamina delle diverse interpretazioni, dà dell'espressione una traduzione molto simile: «donna sulla quale è univoca e unanime tanto l'opinione di coloro che ascoltano i poeti, quanto la fama dovuta al nome stesso, che è richiamo di disgrazie» (Gorgia e l'analisi tipologica del discorso nell'Encomio di Elena/ discorso poetico e discorso magico, in AA.VV., Tradi­zione e innovazione nella cultura greca da Omero all'età ellenistica. «Scritti in onore di Bruno Gentili», II, 1993, 816).

15 Cf. in particolare, al § 14, l'espressione xf|v xr\q òó^nq rcicmv. R.Velardi, nel contri­buto sopra citato (817-819), si sofferma sul valore da attribuire nelVEncomio al termine JUOXIC,,

che si riferirebbe in questo caso all'efficacia del discorso filosofico. 16 L.R., Artium Scriptores. Reste der voraristotelischen Rhetorik, Wien 1951, 53. 17 Si alluderebbe dunque, per il Radermacher, al 7ioir|xri<; per eccellenza. Omero. In

nessun apparato critico o commento, ch'io sappia, si fa menzione di tale congettura.

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rcioxic;, di cui è rimasta traccia nella formulazione f| xcov xcov rcoirjxcòv dKouodvxeov rcioxic;, conservata da un certo numero di manoscritti del XIV-XV sec. (PI , FI, Vt, Pa,, Y). Essi sono considerati dal Donadi una sottoclasse di R, rispetto al quale tuttavia presentano alcune lezioni originali18, riconducibili a suo avviso «alla necessità di correggere un testo altrimenti privo di senso»; ma non credo sia possibile escludere del tutto altre interferenze. Qualunque sia l'origine di questa lezione, essa non sembra comunque trascurabile. La ripetizione dell'articolo nello stesso caso grammaticale è fenomeno, per quanto raro, non estraneo all'uso di altri autori greci: un'indagine attraverso il TLG # D californiano mi ha fornito (per il solo genitivo plurale) una dozzina di casi assimilabili al nostro, tra i quali è utile citare Diod. Sic. XII 39,1 (èrci xeov xcov 0ECÙV Peopcov), Galen. De an. adm. II 473,14 (rcEpi xcov xcov pucòv KivrjoECOv), lambì. Theol. arithm. 63, 20 (xcov xeov oupòeovieov OXÉOECOV àrcaoeov)19.

Cagliari PATRIZIA MUREDDU

18 Donadi, Gorgia cit. XXXI-XXXVI. Altri casi sono rappresentati da Erone meccanico (Def. 65,1,1 ), Alessandro di Afrodisia

(InArist. Metaph. 633,10), Proclo (Theol. Plat. II 2,27, De dee. dub. circa prov. 25,9), Eustazio (ad 8 152 [246,2] ) e da alcune notazioni scoliastiche. Ben documentata anche in età classica è la ripetizione dell'articolo neutro singolare, soprattutto in connessione con un infinito sostanti­vato: un uso abbastanza frequente in Aristotele, che ne offre una trentina di esempi (cf. ad es. Poet. 1459a, 7s. xò yàp ex> pexaòépeiv xò xò òpoiov Secopeìv èaxiv. Poi. 131 la, 9s. ÈK pèv òÀxyapxiac, xò xò xéXoc, eivai 7iÀo\ixov. e, al genitivo singolare. Metaph. 1089a, 13s. aixiav eìvai xoò xoó' òvxoc; xò pèv xò8e eivai xò 8è xoiòvSc).