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Non Profit al tempo del web 2.0#relazioniGuida ai social mediaISBN: 978-88-7148-070-1Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia(CC BY-NC-ND 3.0)http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.itCopyright AISM 2012http://www.aism.it/

Realizzazione a cura di Quintadicopertinahttp://www.quintadicopertina.com

Non profit ai tempi del web 2.0Il web offre spazi e opportunità per sostenere e sviluppare relazioni tra per-sone. Diversi principi della rete, quali la condivisione di conoscenza e com-petenze, la partecipazione e l’ascolto, sposano perfettamente i valori deglienti non profit. Onlus e organizzazioni di volontariato hanno una base diattivisti e volontari che supportano con entusiasmo le iniziative di sensibi-lizzazione. Il non profit in rete ha punti di forza e caratteristiche peculiari,come quella di verificare costantemente la correttezza delle informazioni

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divulgate, specialmente quando coinvolgano argomenti delicati quali la sa-lute e i diritti dell’individuo.Attraverso le guide Non profit ai tempi del web 2.0 l’Associazione Italiana Scle-rosi Multipla vuole proporre uno strumento utile per stimolare il dibattitoe la riflessione, fornendo anche qualche suggerimento di carattere metodo-logico e tecnico.

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#relazioniGuida ai social media

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Introduzione

I social media rappresentano una straordinaria oppor-tunità per le organizzazioni non profit, poiché contribuisco-no a instaurare e mantenere un dialogo continuo con una fa-scia di persone sempre più ampia.

Attraverso i social media è possibile proporre un diversomodo - più diretto e partecipativo - di narrare attività eesperienze, ascoltare e interagire con curiosi e simpatiz-zanti aumentando consenso e fiducia nel proprio lavoro,trasmettere informazioni corrette e credibili in manieraefficace. Non da ultimo, i social network permettono di al-largare la base dei volontari e instaurare un canale di co-municazione più diretta.

Lo scopo di questa pubblicazione è fornire uno strumentointroduttivo per le associazioni che vogliano muoversi nelmondo dell’attivismo on-line per la prima volta, ma anche

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per chi desideri approfondire le proprie conoscenze, ed èalla ricerca di nuove idee e buone pratiche da prendere adesempio.

Si rivolge dunque a quelle associazioni non profit chescelgono di essere presenti nel mondo dei social media e ne-cessitano di capire dinamiche e linguaggi del proprio pub-blico di riferimento per una comunicazione più aperta alloscambio, alla condivisione e alla partecipazione.

Questo e-book si suddivide in due capitoli scelti per la loroimportanza e attualità, e rispecchiano pienamente la missio-ne di AISM: raccontano i valori che l’Associazione ha con-diviso con il movimento per un mondo libero dalla sclerosimultipla, e quindi raccontano un po’ di noi.

Sono anche valori comuni a tante associazioni impegnatein azioni analoghe e possono rappresentare un spunto pertutti; per questo AISM ha scelto di condividerli attraversoquesta pubblicazione.

• Partecipare “Partecipazione”, “impegno”,“coinvolgimento”: termini molto popolari oggi, associatiall’importanza di un rapporto sempre più attivo ebidirezionale con gruppi di persone e simpatizzanti delleassociazioni. La maggior parte delle associazioni delmondo non profit si impegna da sempre nelcoinvolgimento delle persone tramite il volontariato e, inquesto contesto, i social media rappresentano un valido

Introduzione

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strumento per estendere le aree e momentidell’attivismo nonché il numero delle persone che invari modi possono dare il proprio contributo.

• Condividere L’era dei social media si fonda sullacondivisione di esperienze, consigli e informazioni,affinché ognuno ne possa fruire e ne possa ricavareutilità. I social media mettono infatti a disposizionestrumenti efficaci per far sentire gli attivisti e/osimpatizzanti parte integrante di un gruppo, percondividere e per raggiungere passo dopo passo gliobiettivi. Competenze ed esperienze vengono resedisponibili agli altri, a prescindere se ci sia un legame diconoscenza o meno. Questo scambio è basato sullareciprocità, principalmente volto alla formazione direlazioni, sia all’interno dei gruppi di attivisti, sia traquesti ultimi e le associazioni stesse. Pratiche dicondivisione da cui il mondo non profit può trarre nuovoslancio.

Le storie da raccontare, condividere e preservare, apparten-gono alle persone: per questo motivo si è scelto di arricchi-re il testo con alcune schede, pensate per un coinvolgimen-to diretto dei partecipanti e degli attivisti che sostengono glienti non profit. È il racconto di esperienze reali e sentimentivissuti in prima persona che coinvolge, cattura l’attenzione,

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stimola la curiosità dei lettori e la loro partecipazione. Fa-vorendo questo racconto l’organizzazione può migliorare lesue attività di sensibilizzazione ed informazione.

Le schede di approfondimento possono essere consultabi-li anche attraverso degli hashtag (Leggi sul vocabolario il si-gnificato del termine hashtag) che le identificano a secondadei temi trattati:

• #approfondisciLe schede contraddistinte da questo hashtag descrivonobuone pratiche di utilizzo dei social media. Voglionoessere da stimolo, incoraggiamento e ispirazione per leassociazioni nell’uso dei social media per campagne diinformazione, di sensibilizzazione e di «fund raising».Descrivono alcuni aspetti tecnici dei social media anchecon l’aiuto di esempi concreti.

• #attiviamociQueste schede sono rivolte esplicitamente agli attivistie i simpatizzanti e riportano esempi di iniziative, siaindividuali che di gruppo. L’obiettivo è quindi quello difornire spunti a coloro che vogliano affiancare leassociazioni nelle loro cause o creare iniziative disostegno e di informazione.

• #AISMraccontaQueste schede riportano le attività di AISM in cui

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vengono utilizzati i social media. Gli esempi di utilizzo, lecomplessità nell’organizzazione e coordinamento, leaspettative e i risultati.

La pubblicazione in formato digitale di questi materiali èstata scelta anche per consentire un approfondimento di-retto in rete (numerosi link rimandano agli esempi di at-tività promosse nel web e citate nel testo), attraverso ma-teriale video e per una consultazione più agevole. L’e-bookpuò infatti essere letto e consultato in modalità lineare, dal-la prima all’ultima pagina, oppure scegliendo di volta in vol-ta gli aspetti che si vogliono approfondire.

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#vocabolario digitale

HashtagUn hashtag è una parola preceduta da unsimbolo del cancelletto (#). Inserendo unhashtag all’interno di un messaggio lo si «lega» atutti gli altri messaggi scritti in rete cheutilizzano lo stesso hashtag. È usatoprevalentemente su Twitter per rendere piùagevole ricercare, organizzare e selezionareall’interno di un flusso di voci di piùpartecipanti, quelle riferite a una unicadiscussione.

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Partecipare

Si percepisce sempre più voglia di partecipazione, in poli-tica, nel sociale e nel mondo non profit. Una partecipazio-ne che coinvolge anche i giovani, in grado di portare nuovesensibilità e valori innovativi al mondo del non profit, smen-tendo così alcuni luoghi comuni che li descrivono come apa-tici cittadini disaffezionati.

Sensibilità e valori innovativi, quelli dei giovani, che nontrovando espressione all’interno delle istituzioni politiche esociali tradizionali, si manifestano attraverso la sperimen-tazione di nuovi canali. La Rete e i social media offronostrumenti preziosi perché permettono di essere parteci-panti attivi: protagonisti di attività e campagne informativee non solo spettatori o destinatari di informazioni.

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Ogni blogger è unmedium e ogni lettore èun editor

Ascoltare, ideare, creare, condi-videre, mettersi in gioco parteci-pando in prima persona: gli spazi dipartecipazione e i network dove lerelazioni si sviluppano in manierainformale diventano luoghi per nuove modalità di socializ-zazione e partecipazione, per una risposta «pro attiva» aitanti bisogni della collettività.

David Weinberger, ricercatore del Berkman Center for Inter-net and Society di Harvard, nel libro Too big to know, analizzai cambiamenti che Internet sta portando, non rispetto aglistrumenti che vengono utilizzati per informarsi, ma ragio-nando anche sul cambiamento di significato della conoscen-za stessa: il bisogno di conoscere e informarsi si scontra conil bisogno di condividere e di fare proprie le informazioni. Algiorno d’oggi, scrive Weinberger, “Ogni blogger è un me-dium e ogni lettore è un editor”.

Per saperne di più: Too Big to Know: Rethinking Knowledge NowThat the Facts Aren’t the Facts, Experts Are Everywhere, and theSmartest Person in the Room. David Weinberger, Basic Books,gennaio 2012.

Non è quindi peccare di eccessivo «cyber-ottimismo» ri-tenere che la rete e i social media possano offrire risorseaggiuntive per chi vuole assumere un ruolo propositivoe far conoscere le proprie idee e confrontarle con quelle

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Il nostro è un mondoche si trovacontemporaneamentedappertutto e danessuna parte, ma non èdove vivono i nostricorpi

altrui. Le opportunità di una comunicazione interattiva,le molteplici possibilità di creazione di contenuti (testualie audio-video) e di relazioni peer-to-peer, stanno lì a di-mostrarlo. Per questo motivo, le istituzioni e le associazioninon profit, nazionali e internazionali, sono state negli ultimianni impegnate nella promozione di processi di inclusionee condivisione, attivando nuovi canali di informazione,consultazione e partecipazione degli attivisti e dei simpatiz-zanti, al fine di colmare il divario che le separa dai cittadi-ni. E proprio i giovani sono stati i primi a recepire le nuoveopportunità di partecipazione attivate, utilizzando maggior-mente i social media.Già dagli anni novanta le nuove tec-nologie dell’informazione offronospunti per una riflessione sulle li-bertà digitali; significativa e diver-tente la pubblicazione nel 1996 del-la Dichiarazione d’indipendenza del Cy-berspazio, di John Perry Barlow. Poe-ta, saggista e attivista statunitense,difensore delle libertà digitali, è sta-to uno dei membri fondatori della Electronic Frontier Founda-tion, scritta in risposta alla conversione in legge negli StatiUniti del Telecommunications Act.

Diversi punti della dichiarazione sono alla base della «po-polar cyberculture», e, riadattati, rappresentano ancora og-

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gi un punto di riferimento per comprendere la filosofia dellacomunicazione e delle relazioni all’interno del web:

Il Cyberspazio è fatto di transazioni, di relazioni, e dipensiero puro disposti come un’onda permanente nella

ragnatela delle nostre comunicazioni. Il nostro è unmondo che si trova contemporaneamente dappertutto e

da nessuna parte, ma non è dove vivono i nostri corpi.Stiamo creando un mondo in cui tutti possano entrare

senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potereeconomico, sulla forza militare o per diritto acquisito.Stiamo creando un mondo in cui ognuno in ogni luogo

possa esprimere le sue idee, senza pregiudizio riguardo alfatto che siano strane, senza paura di essere costretto al

silenzio o al conformismo.

Per saperne di più leggi in rete la Dichiarazioned’indipendenza del Cyberspazio

Le più interessanti pratiche di partecipazione e attivismoon-line si sono sviluppate, in Italia, proprio nel contesto del-la società civile. Dopo una prima tappa (negli anni novan-ta) in cui la partecipazione on-line era prerogativa di gruppispecifici, vincolati a una cultura telematica, in una secondafase (agli inizi del 2000), la scoperta della rete da parte deisoggetti già impegnati in forme di partecipazione tradizio-nale (movimenti, associazioni, ecc) l’ha resa un vero e pro-

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prio spazio di dialogo e di dibattito virtuale. In anni re-centi la partecipazione on-line è entrata in una terza tappa,densa di trasformazioni. L’avvento dei social media con ladiffusione del fenomeno dei blog, di YouTube, dei social net-work e la nascita di esperienze di giornalismo partecipati-vo, ha promosso una trasformazione quantitativa e qualita-tiva della partecipazione on-line e una maggiore integrazio-ne con le pratiche tradizionali.

Partecipazione dei giovani, ma non solo. Si tratta diprocessi di interazione digitale sempre più intergene-razionali che coinvolgono un pubblico che va ampliandosigiorno dopo giorno. Inoltre, con lo sfumarsi del confine trapartecipazione e comunicazione e quindi tra ciò che è im-pegno e ciò che non lo è (per esempio tra partecipazione edivertimento), spazi generici di social networking o rivoltia un uso prevalentemente d’intrattenimento, evidente instrumenti come YouTube, Myspace e Facebook, sono stati con-vertiti in spazi utilizzabili per sviluppare discussioni di rile-vanza sociale.Strumenti citati: YouTubeYouTube, MyspaceMyspace, FacebookFacebook

Leggi su Google document Giovani, nuovi media digitali e parteci-pazione politica

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La viralità

Nell’acquisto di un prodotto o nella scelta di un servizio, valedi più un messaggio pubblicitario o un comunicato azienda-le, oppure il suggerimento e la segnalazione di un amico?L’antico principio del «passaparola» ben si adatta al web eprende le sembianze di un virus che di bocca in bocca si dif-fonde attraverso la rete e i diversi canali in un brevissimolasso di tempo. L’espressione «viral» (leggi sul vocabolario ilsignificato del termine «virale») risale a metà degli anni no-vanta, prendendo spunto da questa analogia con la biologia.

Il fatto che il passaparola si basi su un’adesione sponta-nea ai valori intrinsechi al messaggio e che giri autono-mamente nella rete non significa che l’azienda, o in questocaso l’ente non profit, non possa dare il via a una campagnaviral di marketing non convenzionale.

Le variabili fondamentali sono due: il «viral DNA» e laconseguente attività di «seeding» (leggi sul vocabolario il si-gnificato del termine «seeding»).

Per «viral DNA» si intende la capacità di un messaggio dicreare engagement, coinvolgimento (leggi sul vocabolarioil significato del termine «engagement»): quella caratteri-stica che fa sì che il messaggio faccia presa, piaccia e acca-da quindi che l’utente vi si riconosca, lo faccia suo e deside-ri condividerlo e trasmetterlo ad altri. È il nocciolo creativodell’idea che fa scattare il desiderio e la partecipazione negliutenti.

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Ma il messaggio da solo non basta, anche il migliore e me-glio preparato non gira mai da solo. È necessario identificarein rete quali siano, tra le persone coinvolte nel messaggio datrasmettere, quelle maggiormente indicate, ascoltate e sti-mate: trovare «opinion leader» di cui fidarsi. Questi sonoin grado di trasmettere il messaggio alle proprie reti, comesu Facebook si condivide un messaggio con gli amici, per poivenir riferito agli amici degli amici e così via, aumentando ilpubblico di riferimento in maniera esponenziale.

Le campagne viral solitamente raggiungono risultati si-gnificativi in un breve periodo di tempo, e perdono di vigorealtrettanto velocemente. Raggiungono rapidamenteun’efficacia molto alta ma poco duratura nel tempo. È quindiindicata una riflessione sul tipo di campagna che si vuoleproporre.Strumenti citati: FacebookFacebook, Viral DNAViral DNA, Campagna viralCampagna viral, Opinion leaderOpinion leader

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#approfondisci

Utilizzare la viralità in rete: il caso Terre DesHommes – Superehero

In occasione del Natale 2007, l’agenzia non governativaTerres des Hommes ha proposto una nuova iniziativa at-traverso il sito www.SuperRegali.org (adesso disattiva-to), realizzato appositamente per la nuova azione deiSuperegali. L’innovazione di questa campagna è stataquella di non prevedere semplici donazioni economi-che, ma di consentire ai donatori di scegliere diretta-mente il regalo da fare, o meglio, il superegalo.

Come viene spiegato dalla stessa Onlus nel gruppoFacebook correlato all’iniziativa, “Li abbiamo chiamatiSuperRegali perché sono destinati a bambini costretti avivere in condizioni critiche (povertà, fame, siccità con-flitti armati, disastri naturali, ecc.), che molti di noi nonriuscirebbero a sopportare: dei SuperBambini, insom-ma”.

Si tratta di regali utili, con un valore che va dai 14 ai600 euro: quaderni, banchi di scuola, libri, servizi igieni-ci, attrezzature scolastiche, corsi di formazione, divise

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scolastiche, computer, aule didattiche, pasti, visite me-diche, kit di irrigazione, animali da fattoria, fino al «So-stegno a Distanza» (SAD) di un bambino.

Terres des Hommes, con questa campagna, ha scelto diadottare anche per il sociale una pratica di propagazio-ne virale già molto diffusa nel marketing, ma non anco-ra sperimentata nel mondo del non profit.

Per questo scopo è stato realizzato un video attraver-so cui raccontare lo scopo dell’iniziativa, costruito sullastessa struttura narrativa di quello realizzato per lacampagna Onslaught di Dove – a favore del Fondo per labellezza autentica (Dove Self-Esteem Fund)

Il video di Terres des Hommes mostra inizialmente ilviso di un normale ragazzino cui si succedono immaginidi supereroi dei fumetti e dei cartoni animati. Al termi-ne del video il ragazzino e decine di altri bambini dellastessa età ritagliano e mostrano il supereroe disponibilesul sito di Terres des Hommes, lasciando intendere chirappresenti oggi il vero supereroe.

Per garantirne diffusione virale, il video è stato cari-cato su varie piattaforme di social network, tra cuiYouTube e contemporaneamente sono state attivate al-tre iniziative on-line: è stato creato un gruppo su Face-book e una pagina su MySpace che ospitava un contestmusicale (leggi sul vocabolario il significato del terminecontest).

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La campagna è proseguita su altri social network co-me Ning e Neurona, forum e social bookmark: il videoveniva proposto sui social network assieme a una «callfor action» (leggi sul vocabolario il significato del ter-mine «call for action») con lo scopo di coinvolgere atti-vamente i visitatori che potevano a loro volta scaricaree ritagliare dal sito l’immagine del supereroe e inviare ilvideo di sé stessi impegnati in una azione da vero «su-pereroe».

In questo modo la campagna è riuscita a generare unnumero altissimo di visite, specialmente nella fasciad’eta tra i 14 e i 18 anni. In due mesi e mezzo più di die-cimila persone hanno visto il video ufficiale della cam-pagna che si è posizionato al quarto posto tra i videopiù visti nella categoria di YouTube «non profit e attivi-smo».

In termini di donazioni la campagna ha fruttato piùdi 25mila euro, e l’esperienza è stata ripetuta anchenell’anno successivo, con un approccio ancora più par-tecipativo.Strumenti citati: YouTubeYouTube, FacebookFacebook, MySpaceMySpace, NingNing, NeuronaNeurona

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#AISMracconta

AISM e i social media

L’esperienza dell’Associazione Italiana Sclerosi Multiplasui social media conferma che queste nuove sfere di co-municazione possono promuovere forme dialogiche diconfronto, lo sviluppo di orizzonti comuni e supportareazioni collettive organizzate ed efficaci.

Questo avviene in special modo quando le esperienzedi partecipazione on-line intercettano un pubblico am-pio, trovando una perfetta sintonia tra mezzo utilizzatoper la mobilitazione e questioni tematizzate.

L’obiettivo è quello di integrare le interazioni «faceto face» con quelle «on-line», la costruzione di nuovicanali e l’utilizzo strategico dei media tradizionali, inmaniera da raggiungere attraverso livelli e linguaggidifferenti, persone appartenenti a gruppi sociali, cultu-rali e generazionali differenti.

L’analisi delle esperienze di partecipazione attraver-so i nuovi media, intorno alle iniziative di AISM come dialtre associazioni italiane e internazionali, indica chel’utilizzo della rete per partecipare, soprattutto nelle

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forme non istituzionali, è oggi una realtà, che vede pro-tagoniste, in particolare, le nuove generazioni.

#AISMracconta

La guida AISM ai social media su YouTube

È un mondo giovane quello dei social network che sanno risve-gliare la voglia di far progetti e comunicare. Sono meglio di unpassaparola. AISM crede nei social network, possono essereambasciatori che portano lontano.

Guarda la guida AISM ai social media on-line

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#vocabolario digitale

ViraleDiventa virale il messaggio informativo che inrete viene diffuso spontaneamente attraverso unrapido passa-parola. La circolazione delmessaggio è spontanea e si diffonde, come unvirus, in maniera esponenziale. Usualmente inrete i contenuti virali hanno un periodo didiffusione molto rapido e una durata altrettantobreve.

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EngagementCoinvolgimento diretto degli interlocutori alfine di instaurare relazioni durature e generarefeedback positivi.

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SeedingL’attività di seeding (il termine inglese, tradottoletteralmente, indica l’azione del seminare) èrappresentata dalla ricerca degli «influencer» –persone di riferimento molto ascoltate in rete –e dalla proposizione diretta di contenuti creativicome video, campagne, immagini etc. affinchéessi possano far proprio il messaggio eriproporlo nei loro canali/blog ai lettori.

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ContestUna iniziativa, o più semplicemente unconcorso, in cui si chiede la partecipazione degliutenti in cambio di un premio finale (che puòessere un oggetto, un servizio, ma anchel’offerta di visibilità attraverso la citazione delprogetto vincente sui canali social e sul sitodell’ente promotore).

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Call for actionInvito a compiere un’azione, a mettersi in gioco.Comprende una serie di elementi volti a farcompiere all’utente una determinata azione,come mettere un «like», iscriversi a unanewsletter, partecipare a un’iniziativaassociativa postando foto, commenti o altroancora. È fondamentale nel rendere partecipi gliattivisti e i simpatizzanti e stimolarli aesprimere la loro opinione.

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Facebook, «informati ma informali»

Facebook è ad oggi il social network più conosciuto, utilizza-to, discusso, amato e odiato a seconda delle situazioni, in-somma talmente noto che non necessita di particolari pre-sentazioni. Messo alla berlina per il suo carattere dispersivoe per essere utilizzato dagli utenti prevalentemente perl’esposizione di fatti personali, in diverse aziende viene ad-dirittura bloccato con l’accusa di far diminuire la produttivi-tà.

Eppure questo sito di social networking ad accesso gratui-to, secondo i dati forniti dal sito stesso, potrebbe raggiunge-re un miliardo di utenti attivi entro la fine del 2012. Face-book ha da poco debuttato in borsa: sebbene inizialmente irisultati non abbiano rappresentato il boom che alcuni im-maginavano, è stata sicuramente una delle maggiori «Inter-net IPO» (quotazione in borsa di aziende web) della storia.

E in Italia? Gli italiani registrati sono circa 20 milioni. Me-tà di questi ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni e una par-te importante, il 20%, ha tra i 35 e i 44 anni, mentre il 16%degli utenti ha un’età superiore ai 45. Non più un fenomenoche riguarda solo giovanissimi.

Facebook è uno strumento prezioso di condivisione epassaparola. Ogni contenuto on-line è a disposizione dei so-stenitori per essere rilanciato, con la forza e la credibilità di

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un messaggio trasmesso da una persona amica. Per questomotivo rappresenta un luogo fondamentale dove le associa-zioni non profit possono relazionarsi anche attraverso mo-dalità più informali con i propri simpatizzanti.

Una presenza attiva in Facebook comprende, inoltre, nu-merosi vantaggi indiretti quali il posizionamento sui mo-tori di ricerca (i profili e le pagine pubbliche sono ben po-sizionati e contribuiscono ad aumentare la visibilità sul webdelle associazioni) e la profilazione sociodemografica deisostenitori e degli attivisti (Facebook indica da chi è compo-sto l’insieme dei sostenitori che sono diventati «fan» delleiniziative).

Gli strumenti Facebook «Eventi» e «Gruppi» possono veni-re in aiuto delle associazioni non profit per promuovere consuccesso manifestazioni di vario tipo e per mobilitare i so-stenitori nell’organizzazione e nel supporto a una campagnasolidale o a un evento, in maniera aperta e collaborativa.

Se oltre a Facebook un’associazione ha già al suo attivo ilpresidio di altre piattaforme social media o semplicementeun blog o un flusso RSS di informazioni, Facebook consentedi integrare queste piattaforme: ogni volta che si caricauna immagine su Flickr o il proprio blog viene aggiornato,questi saranno segnalati automaticamente nella bacheca,dandone quindi immediata visibilità.

Da una recente indagine realizzata dalla Associated Press-CNB (per saperne di più: http://www.cnbc.com/id/47391504/) in America, emerge il fatto che gli utenti del so-

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cial network ammettano di considerare poco le inserzioni ei contenuti sponsorizzati (il 57% asserisce di non averne maicliccato uno). Il risultato concorda con una analisi condot-ta in passato dal BusinessWeek, che sottolineava come Fa-cebook non fosse un potente strumento di fundraising (me-no dell’1% delle persone che si uniscono ad una causa on-li-ne hanno poi effettivamente donato) anche se i casi di suc-cesso non mancano (negli Usa, per esempio, un’iniziativa diun gruppo di studenti a favore del Tibet ha raccolto oltre$100.000). Facebook, invece, è lo strumento adatto per in-staurare relazioni, avvicinarsi a nuovi pubblici, trovarecon loro un linguaggio comune e nuove modalità di attivi-smo.

Esempi provenienti da Onlus internazionali e nazionali(come Greenpeace International, Croce Rossa Usa, Unicef, Amne-sty International, Telethon e molte altre organizzazioni) dimo-strano che Facebook ha tutte le caratteristiche per essereuno strumento adatto al mondo non profit per comunicare,coinvolgere e mobilitare le persone a sostenere la ricerca epartecipare a campagne solidali.Strumenti citati: FacebookFacebook, FlickrFlickr.

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#approfondisci

Gli strumenti di Facebook a disposizione per ilnon profit

Facebook mette a disposizione delle organizzazioni di-versi strumenti, sottoposti negli anni ad aggiornamentinell’aspetto e nelle impostazioni; pertanto non è utiledettagliare nello specifico come compiere determinateazioni e come impostarle, quanto comprendere la filo-sofia che vi è alle spalle.

L’associazione può essere presente su Facebook conuna Fan Page o profilo pubblico, e/o attraversol’utilizzo dei gruppi. Strumenti differenti, per modalitàdi comunicazione diverse. Ad una Fan Page ad esempioè più facile che si iscrivano, oltre ai simpatizzanti, sem-plici curiosi, mentre l’iscrizione a un gruppo necessitadi una scelta più ponderata da parte del visitatore. Èsconsigliabile iscrivere le persone automaticamente: ri-sulta fastidioso trovarsi iscritti a gruppi senza esserneconsapevoli.

Il Profilo Pubblico, o Pagina, può essere un utilissimostrumento per instaurare conversazioni e relazioni. A

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differenza dei gruppi, dove i membri interessati a par-tecipare si iscrivono, per le Pagine l’utente esprime ilsuo interesse al tema diventandone fan e ricevendoneaggiornamenti dai curatori. Le Pagine rappresentanol’equivalente di un sito web all’interno del socialnetwork e rappresentano l’organizzazione, il marchio oil soggetto che l’ha creata, in maniera univoca e ufficia-le. Sono indicizzate dai motori di ricerca e quindi acces-sibili anche fuori da Facebook.

Il tono della conversazione instaurato nella pagina èfondamentale per il suo successo (informato ma infor-male), così anche la produzione di contenuti pertinenti,originali e di qualità. L’obiettivo è creare communityfra i partecipanti e fornire quindi stimoli di conversa-zione e dibattito. Una associazione presente su Face-book si deve destreggiare fra contenuti interessanti eaccattivanti per chi curiosa all’interno della pagina, ealtri più approfonditi, come aggiornamenti e informa-zioni utili, per chi ha un rapporto più stretto e necessitadi uno strumento di approfondimento maggiore. Ugual-mente, si può scegliere di dare maggiore importanza al-le informazioni associative rispetto ai contenuti postatidagli utenti, o a materiali di altri enti che possono risul-tare interessanti ai fini della conversazione. La scelta diquale impostazione tenere rappresenterà la firma

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dell’associazione nel web, e ne rappresenterà la cifrastilistica scelta, identificandola anche rispetto ad altre.

Attraverso la bacheca si possono raccontare storie(la nuova impostazione della Fan Page per esempio pri-vilegia e valorizza l’utilizzo di immagini), dare informa-zioni utili, utilizzare le note come forma di «microblog»che i visitatori possono, oltre a commentare, condivide-re sui propri profili aumentandone la risonanza. È inol-tre possibile inserire all’interno di una Fan Page unelenco di altre pagine preferite: fare rete su Facebookcon altre associazioni che condividono metodo e in-teressi è anche un modo di sostenersi dandosi recipro-camente visibilità, magari creando un network di asso-ciazioni no-profit. È utile segnalare, nelle informazionipresenti nella pagina, la presenza di una eventualenewsletter associativa, o utilizzare box per presentareattività sostenute su altri social network come Pinterest,YouTube, etc.

Attraverso gli Insights gli amministratori di ProfiliPubblici/Pagine possono accedere alle principali statisti-che, per monitorare la partecipazione generata daicontenuti pubblicati, con diversi dati consultabili chepossono essere esportati in formato XLS o CSV.

Un altro strumento utile, legato alle pagine associati-ve, è la creazione di un evento: che si tratti di una con-ferenza, di una festa, di un workshop, di una campagna

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solidale, di una raccolta fondi o la pubblicazione di unreport, l’applicazione per gestire gli eventi è l’idealeper spargere voce, stimolare il passaparola, racco-gliere adesioni e pubblicare, alla fine, materiali multi-mediali relativi all’evento stesso.

Il gruppo rappresenta lo strumento ideale per ri-volgersi al pubblico dei social network per promuo-vere un’idea, per riunire virtualmente tutti i sostenito-ri di un’iniziativa, per avvicinare fra loro i volontari diuna rete locale o un gruppo di esperti. È al contrariomeno indicato per comunicare le attività o diffondereinformazioni su eventi. Lo scopo è creare una comunitào dare un luogo di aggregazione, interazione e con-versazione ad una comunità già esistente. Aprendo ungruppo, si deve essere consapevoli del fatto che i mem-bri del gruppo avranno modo di esprimersi in primapersona, generando una vera e propria conversazionemultidirezionale. I membri di un gruppo si aspettanouna presenza attiva e non di semplice facciata, e si sen-tono liberi di esprimere critiche e opinioni personali. Èutile per entrare in relazione con le proprie comunitàdi riferimento, ma richiede impegno e continuità.

Facebook è potenzialmente utilissimo per generare at-tenzione e spingere alla mobilitazione. Quandol’obiettivo è promuovere una campagna solidale o direclutamento di volontari, Causes è un’applicazione

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che si integra naturalmente con gli altri strumenti perfavorire la visibilità. È bene non abusaredell’applicazione creando cause inutili (o aderire aqualsiasi causa venga proposta dai nostri amici), ri-schiando di compromettere l’immaginedell’associazione. Perché una causa abbia successo, ènecessario che questa esprima passione e sia condottacon trasparenza.

È consigliabile leggere le condizioni d’uso di Facebook(leggi in rete) per essere certi di non compiere azionivietate (come ad esempio aprire un profilo personale anome di un ente), e rischiare quindi di vedere segnalatoo addirittura chiuso il proprio profilo, vanificando il la-voro effettuato.Strumenti citati: FacebookFacebook.

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#approfondisci

Save Darfour: lo strumento Causes a sostegno diuna rete di associazioni

Save Darfour rappresenta una rete di circa 180 associa-zioni differenti, impegnate nel sostenere progetti di svi-luppo e informazione sul Darfour. Ogni associazionepuò avere o meno una pagina personale, ma la presenzadi una fan page collettiva permette non solo una mag-giore visibilità alle iniziative dei singoli, ma anche unaazione più incisiva anche nella raccolta-fondi.All’interno della pagina è presente il box Causes, dovesono presenti tutte le iniziative attive in un preciso mo-mento. Ampia visibilità è data al numero di sostenitoripresenti, e alla cifra raccolta. Per coinvolgere maggior-mente i donatori è presente una sezione dedicata agliutenti, dove sono indicate tutte le cause sostenute dalsingolo partecipante. Questi ha anche la possibilità diinserire nel proprio profilo personale il numero di per-sone che hanno sposato una causa grazie alla sua parte-cipazione attiva. Completa il quadro la Hall of famecon una sezione impact dove vengono aggiornati in

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tempo reale il numero di sostenitori acquisiti el’andamento delle donazioni.

Save Darfour rappresenta un caso particolare di utiliz-zo di Facebook per creare un network di contatti e dienti ai fini della raccolta-fondi.

Unicef, quando a comunicare è un enteistituzionale

L’Unicef - Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia è unorgano dell’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) per tu-telare i diritti dell’infanzia in tutto il mondo e contri-buire al miglioramento delle condizioni di vita. La co-municazione Unicef è legata quindi ad un organismoistituzionale, caratteristica che influisce anche la ge-stione dei social network. Questa prende vita già dal si-to: ogni singolo post ha il pulsante «condividi», che per-mette al lettore - anche occasionale - di postare sul pro-prio profilo Facebook il contenuto che reputa interes-sante. Sono ben visibili i pulsanti di accesso ai vari pro-fili, Facebook incluso. All’interno della pagina sono chia-ramente indicate tutte le singole fan page delle sezioninazionali. Il tono delle comunicazioni è molto pro-fessionale (nella pagina di presentazione viene esplica-ta chiaramente la policy di gestione del social network,

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specificando che eventuali post fuori tema od offensiviverranno subito cancellati). La bacheca viene utilizzataper presentare le attività dei gruppi locali, forniredei micro-reportage degli interventi, corredati dagallery fotografiche e da infografiche realizzate apposi-tamente. Sono presenti numerose «call for action» (leg-gi sul vocabolario il significato del termine «call for ac-tion») che spingono i fan della pagina a esprimere lapropria opinione, condividere materiali sui propri pro-fili, partecipare a iniziative sul territorio. La modera-zione dei contenuti avviene molto delicatamente: siprivilegia la discussione autonoma fra i partecipanti,l’amministratore di pagina interviene solo per richiestedi maggiori approfondimenti, link o precisazioni. Oltreai box che permettono di integrare nella pagina mate-riale proveniente da YouTube e Twitter, sono presenti ilpulsante «donate» e le faq. Unicef aggiorna frequente-mente la copertina della propria pagina in occasione dieventi e iniziative particolari.Strumenti citati: FacebookFacebook.

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#AISMracconta

Facebook per AISM

Facebook può essere uno strumento adatto al mondo non pro-fit per comunicare, coinvolgere e mobilitare le persone.

Guarda il video “FacebookFacebook per AISM”

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#Vocabolario digitale

Call for actionInvito a compiere un’azione, a mettersi in gioco.Comprende una serie di elementi volti a farcompiere all’utente una determinata azione,come mettere un «like», iscriversi a unanewsletter, partecipare a un’iniziativaassociativa postando foto, commenti o altroancora. È fondamentale nel rendere partecipi gliattivisti e i simpatizzanti e stimolarli aesprimere la loro opinione.

Torna al capitolo Save Darfour: lo strumento Causes asostegno di una rete di associazioni

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YouTube e la condivisione dei video

YouTube è il più famoso sito di condivisione di video on-line:permette agli utenti di caricare e condividere facilmente ipropri video, che possono essere visti attraverso internet oanche su dispositivi mobili come i telefonini o i tablet.

La sua base di utenza è molto varia in termini di età(18-55), ed è equamente suddivisa tra donne e uomini e areageografica.

Quello che nella maggior parte degli altri social media èchiamato profilo, in YouTube è il «canale», proprio come un«canale TV». All’interno del canale, è possibile scegliere dimostrare pubblicamente i video o condividerli privatamen-te (cioè solo con amici e parenti). In questo modo gli utentipossono essere testimoni di resoconti di eventi e micro nar-razioni di vite personali, ma anche trovare video attinenti apropri interessi, scoprire fatti e informazioni utili e inusuali.

Gli utenti registrati possono caricare e condividere video,salvare i preferiti, creare playlist e lasciare commenti.

L’aspetto importante del meccanismo YouTube è la suamodalità «virale» (leggi sul vocabolario il significato deltermine «virale»).

Se buona parte dei video diventa virale per caso, molti so-no costruiti per diventarlo: capita a tutti di ricevere qual-che volta e-mail o messaggi contenenti link che rimandano

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a buffi episodi ripresi con la videocamera e subito caricati suYouTube o a video di associazioni non profit che illustrano lecause in cui queste sono impegnate.Strumenti citati: YouTubeYouTube, FacebookFacebook, MySpaceMySpace, TwitterTwitter.

#approfondisci

Favorire la viralità su YouTube

Come poter diffondere la comunicazione attraverso vi-deo su YouTube, in modalità «virale»?

Fin dalla sua creazione, il «passaparola» on-line è laragione primaria della crescita di YouTube. Per gli ope-ratori non profit è importante cercare di promuovere ilpiù possibile i video proposti dall’associazione sui suoicanali.

I primi giorni del lancio si può segnalare la presen-za del video su in tutti i canali possibili, come Blog,Forum, MySpace, Facebook, mailing list o amici. Successi-vamente si deve lavorare sul «gradimento» inserendocommenti e votazioni, in modo di generare interesse efavorire l’interazione anche da parte di altri utenti. Se

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la tecnica riesce, si ottiene un meccanismo virtuoso diespansione, di viralità.

La comunicazione sui social media è più un fattosociale che tecnico e richiede tempo e applicazione,come ogni cosa. Però dà i suoi frutti, che in questo casosono la visibilità e una rete di persone con gli stessi in-teressi.

Importante è inoltre commentare, perché è il cuoredell’interazione su YouTube. Quando uno dei video po-stati dall’associazione non profit riceve un commentointeressante, è buona pratica fare clic sul nome utente eguardare uno dei video preferiti di quell’utente per poilasciare un commento, oppure, se ne vale la pena, iscri-versi al suo canale. Molti altri utenti operano in questomodo ed è un valido meccanismo per trovare semprenuova gente interessante e interessata alle causedell’ente non profit.

È necessario però resistere alla tentazione di «spam-mare» (leggi sul vocabolario il significato del termine«spammare») o di implorare per una visualizzazione.

Più si interagisce con coloro che visualizzano i videodell’associazione e più si avrà un ritorno sul proprio ca-nale. Naturalmente non è realistico rispondere a tutti icommenti, specialmente quando iniziano a esserenell’ordine delle centinaia al giorno, ma bisogna tenta-

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re: gli altri utenti riconosceranno e apprezzeranno ildialogo.

Lasciare commenti è una buona pratica, non soloper divertimento o per interazione, ma anche per gua-dagnare i link in entrata. È buona norma ringraziarepubblicamente gli utenti che si iscrivono al canale, cosìcome ringraziare dopo aver visitato i canali di chi si èiscritto.Strumenti citati: YouTubeYouTube, FacebookFacebook, MySpaceMySpace.

#AISMracconta

I social media per AISM: YouTube

Creato nel febbraio del 2005, YouTube è il più famoso sito dicondivisione di video on-line. Gli utenti YouTube hanno a di-sposizione così tanti contenuti che non si affannano certo nel-la ricerca di nuovi filmati: dovrai dunque essere tu a impe-gnarti e far di tutto per mostrare i contenuti AISM ai poten-ziali spettatori. Per questo motivo condividere è importante.

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Guarda il video “I Social Media per AISM: YouTubeYouTube”

AISM ha un suo canale su YouTube. Su questa pagina sonovisualizzati i video creati e diffusi dall’associazione.Colle-gati al canale in rete.

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#Vocabolario digitale

ViraleDiventa virale il messaggio informativo che inrete viene diffuso spontaneamente attraverso unrapido passa-parola. La circolazione delmessaggio è spontanea e si diffonde, come unvirus, in maniera esponenziale. Usualmente inrete i contenuti virali hanno un periodo didiffusione molto rapido e una durata altrettantobreve.

Torna al capitolo YouTube e la condivisone dei video

Spam – spammareInviare messaggi non desiderati o pubblicitari adutenti e servizi senza averne la preventivaautorizzazione.

Torna al capitolo Favorire la viralità su YouTube

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Utilizzare Foursquare per campagne solidali

Foursquare è un social network con funzioni di geolocalizza-zione (leggi sul vocabolario il significato del termine geoloca-lizzazione) che permette agli utenti registrati di condividerela propria posizione con gli amici on-line.

Gli utenti eseguono il «check-in», cioè segnalano la loropresenza ogni volta che si trovano in un luogo di qualsiasitipo: una strada, un negozio, un cinema, una spiaggia etc.

I check-in vengono simbolicamente premiati con punti etalvolta con dei badge: «medagliette virtuali» che si ottengo-no compiendo determinate azioni, come visitare un luogo,effettuare un alto numero di check-in, partecipare ad even-ti, etc.

I check-in possono poi essere condivisi insieme ad unbreve status, collegando Foursquare ai propri profili Facebooko Twitter. Gli utenti possono creare una lista pubblica di coseda fare e scrivere brevi suggerimenti per altri che eseguonocheck-in nello luogo stesso o in quelli vicini: ad esempio leproprie valutazioni su un ristorante o anche solo su un pa-norama.

In poco tempo Foursquare ha raggiunto i 10 milioni di utentiiscritti nel mondo, e il suo utilizzo si sta diffondendo semprepiù anche in Italia.

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#approfondisci

Foursquare per le azioni sul territorio

Foursquare porta nuove opportunità per la realizzazionedi «campagne solidali locali». L’elemento fondamentaleè la creazione di una partnership traun’organizzazione non profit e una profit da cui en-trambe possono trarre beneficio: la prima in termini didonazioni, la seconda in termini di visibilità attraversouna azione di marketing «positivo» con finalità sociali.

Uno dei più grandi esempi di questo utilizzo di Four-square è la campagna di raccolta fondi che la nota azien-da Pepsi ha realizzato nel 2009: per una settimana perogni punto in classifica ottenuto dagli utilizzatori delsocial network grazie a check-in fatti a New York, veni-vano donati 4 centesimi a CampInteractive,un’associazione non profit. Il tetto massimo delle dona-zioni era stato fissato a 10mila dollari. Le donazioni era-no legate al valore dei check-in, ovvero ai punti che gliutenti raccoglievano dichiarando la loro presenza in di-

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versi luoghi della città, fra cui figuravano esercizi com-merciali e non.

Un’altra campagna che ha utilizzato Foursquare è stataquella a favore di Save The Children Haiti. Il nome dellacampagna era Checkin For Charity, che da allora è di-ventato il nome ufficiale per quasi tutte le iniziative diquesto tipo. Le donazioni sono state raccolte sia conFoursquare che con Twitter. Per ogni check-in fatto aAustin e per ogni tweet con l’hashtag #sxswHaiti, sonostati donati da Microsoft e Paypal 25 centesimi di dollaroa favore dei bambini di Haiti. La campagna, grazie a135.000 check-in e 2.400 tweet, ha raggiunto il tettomassimo prestabilito di 15.000 dollari in meno di 48 oree ha avuto una buona risonanza sui media.

Del 2011 è una campagna legata alla popolarissima Ma-ratona di New York per raccogliere fondi da devolverein beneficenza. Nell’ultima edizione, sono stati raccoltiaddirittura 30 milioni di dollari in totale. Foursquare havoluto incentivare la partecipazione benefica dei corri-dori ideando un badge dedicato alla Maratona che pote-va essere sbloccato dagli utenti collegandosi a RunKee-per, un servizio on-line che monitora l’attività fisicatramite smartphone. Ad ogni badge sbloccato, è stata

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versata una donazione a favore di CampInteractive, lastessa associazione oggetto della campagna di Pepsi.

Anche le banche cominciano a interessarsi all’uso diFoursquare. L’istituto di credito Randolph-Brooks (Texas)versa 5 dollari a favore della non profit locale UnitedWay of San Antonio and Bexar County per ogni check-in ef-fettuato presso le sue filiali. Per ogni utente, si conta unsolo check-in al giorno.

Essendo la loro prima volta in quello che chiamanosocial media experiment, l’istituto di credito ha fissato untetto massimo piuttosto basso, 1.000 dollari (o 200check-in); ma se i risultati saranno positivi, e il ritornodi immagine adeguato alle aspettative, l’iniziativa verràripetuta.

Gli esempi riportati coinvolgono grandi aziende oeventi, tuttavia Foursquare offre anche alle piccole real-tà un modo divertente e conveniente per effettuare unacampagna di «Cause Marketing»; ad esempio, stabilen-do che, a fronte di un check-in e di un acquisto, unapercentuale venga devoluta a favore di una non profit.Ovviamente in questi casi gli obiettivi dovranno esserepiù piccoli, ma non saranno per questo meno significa-tivi.

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Approfondisci l’esperienza di Randolph-Brooks con il pdf inrete.

Strumenti citati: FoursquareFoursquare, FacebookFacebook, TwitterTwitter.

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#Vocabolario digitale

GeolocalizzazioneIdentificazione, su una mappa geografica on-line, delle coordinate geografiche corrispondentialla collocazione di un oggetto, luogo,situazione, avvenimento.

Torna al capitolo Utilizzare Foursquare per campagne soli-dali locali

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L’attivismo on-line èuna “forma diorganizzazione socialeauto-strutturata,mediata dalla tecnologiamobile”

Molti canali, più forza alle idee

Facebook, Twitter, YouTube, Foursquare... Con l’evoluzione delsocial networking e la rivoluzione del web 2.0, i canali a di-sposizione sono in numero sempre maggiore, finalizzati adattività specifiche e di conseguenza sempre più impattan-ti. Secondo la celebre definizione di Howard Rheingold inSmart Mobs: The Next Social Revolution, l’attivismo on-line èsempre più «Smart mobs» (leggi in rete), ovvero una “for-ma di organizzazione sociale auto-strutturata, mediata dallatecnologia mobile”.

Anche la presenza di un ente nonprofit si articola solitamente su di-versi canali: raramente la realizza-zione di una campagna si rivolge aifrequentatori di un solo social net-work ma aumenta il grado di coin-volgimento integrando la comuni-cazione fra diversi social. Sul blogassociativo possono essere «embeddati» (leggi sul vocabola-rio il significato del termine «embeddare») video caricati suYouTube, magari postati anche su Facebook. Invece che utiliz-zare strumenti propri per la creazione di gallery fotografi-che si può ricorrere a social network specifici come Flickr do-ve i supporters possono essere aggiornati istantaneamente

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tramite Twitter, coinvolti con Facebook e informati con unamailing list associativa.

Un interessante approfondimento in lingua inglese è laguida di Information Activism con le 50 tattiche con cui ilnon profit può raggiungere la propria missione nel web (leg-gi in rete).Strumenti citati: FlickrFlickr, TwitterTwitter, FacebookFacebook, YouTubeYouTube, FoursquareFoursquare.

#approfondisci

Google toolkit per il non profit

Gestire una campagna su diversi canali può sembrarecomplesso, ma in realtà quando le attività sono ben im-postate le difficoltà sono minori di quanto si possa pen-sare. Inoltre, esistono una serie di strumenti per coordi-nare le attività e monitorare i risultati delle azioni in-traprese.

Google ad esempio ha predisposto alcuni toolkit speci-ficatamente pensati per gli enti non profit e la promo-zione delle loro attività in rete (naturalmente utilizzan-do esclusivamente i servizi offerti dal popolare motoredi ricerca).

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Il toolkit di base offre alcuni servizi molto interessan-ti. Fra questi, quelli che riguardano l’utilizzo delle ap-plicazioni create dalla Grande G con la possibilità di uti-lizzare gratuitamente annunci e «adsense», oltre a stru-menti appositamente pensati per il sociale nella gestio-ne dei canali YouTube, blog, reportistica e altre diverseattività.

Le associazioni attive sul territorio possono trovarein Google earth un’efficace «tool» on-line per ricollegaresulle mappe virtuali i luoghi di azioni effettuate con fo-tografie o video, e magari studiare operazioni di «geo-bombing» correlando alle mappe storie e fatti rac-contati attraverso parole e immagini.

Infine è molto importante, una volta che si è promos-sa una campagna attraverso il web, monitorare la pre-senza del nome e la adeguatezza del messaggio. In que-sto caso il sistema di alert di Google permetterà di cono-scere il contesto in cui il nome della propria associazio-ne viene citato e ricevere i risultati della ricerca in tem-po reale.Strumenti citati: Google EarthGoogle Earth, Google Maps,Google Maps,Google for non profits,Google for non profits, GoogleGooglealertsalerts.

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#attiviamoci

Trasformare un compleanno in una campagnasolidale

Anche iniziative individuali che si appoggiano su unarete personale di amici e conoscenti possono portare ri-sultati significativi.

Paull Young è un blogger americano che ha trasfor-mato il proprio compleanno in un esperimento di atti-vismo su social media (leggi in rete). Il suo obiettivo eraraccogliere fondi per Charity Water, un’associazione atti-va nella costruzione pozzi di acqua potabile in Etiopia.

Il giorno del compleanno Paull ha scritto nel propriostatus di Facebook il suo obiettivo di attivista, spiegan-done le motivazioni, in modo che ogni amico che anda-va sulla sua bacheca per lasciare degli auguri di buoncompleanno potesse venire a conoscenza dell’iniziativadi «fund raising».

Oltre a Facebook, Paull ha utilizzato Twitter, sia nelgiorno del proprio compleanno che nei giorni seguenti,per esporre i motivi di questa iniziativa e per tracciare iprogressi ottenuti.

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In un mese Paull ha raccolto $1,240 per Charity Water,attraverso 101 click su Twitter, 39 click su Facebook e 30click sul suo blog. Nel dettaglio, Paull ha ricevuto 530dollari attraverso il blog, 325 dai suoi contatti personali(fuori da Twitter o Facebook), 302 dagli amici di Twitter 10grazie a Facebook.

Quindi, sul blog ogni click ha avuto un valore medio di17.66 dollari, su Twitter quasi 3 dollari e su Facebook 25centesimi.

Alcune annotazioni di Paull stesso permettono di ap-profondire il funzionamento di queste campagne. Peresempio la partecipazione più attiva viene dalle per-sone più vicine, con cui si ha una stretta relazione nel-la vita di tutti giorni: amici intimi, parenti e colleghi.

Facebook si rivela poi un grande strumento di condi-visione, ma da solo non basta. Twitter, per esempio, per-mette di avere una maggior visibilità se utilizzato co-stantemente e con modalità appropriate. Inoltre piùgrande è il network, maggiori sono le possibilità di suc-cesso.Strumenti citati: FacebookFacebook, TwitterTwitter, blog.

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#AISMracconta

A questo rosso io non mi fermo

In occasione della Giornata Mondiale 2010, il gruppo com-posto dai volontari under 35 di AISM - Young! - ha ideatoe lanciato in rete una campagna virale di comunicazio-ne.

L’appello lanciato on-line dai giovani attivisti eraquesto: indossa qualcosa di rosso, scatta una foto e pub-blicala sulla pagina AISM di Facebook con questo mes-saggio “A questo rosso non mi fermo”.

Le azioni a supporto dell’iniziativa erano di grandeimmediatezza e tendevano a coinvolgere con un lin-guaggio semplice e diretto, come questo di Alessia trat-to dal blog giovanioltrelasm:

E allora young abbiate il coraggio di vivere, diappassionarvi e di combattere contro il “rosso” dellamalattia fino all’ultimo rigore. Abbiate il coraggio diindignarvi e di superare il “rosso” dell’indifferenza,della superficialità, del qualunquismo. Non smettetedi sperare, ma continuate ad essere liberi.

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Il rosso rappresenta simbolicamente il colore dellalotta alla malattia e della speranza per un mondo liberodalla SM, e il gesto simbolico di indossare qualcosa dirosso significava proprio questo: manifestare il propriosostegno e adesione alla Giornata Mondiale della SM.Ma aggiungendo qualcosa in più, rispetto alla sempliceadesione, ovvero esprimendo anche il senso attribui-to a questa celebrazione: la ferma volontà di non la-sciare che nessun ostacolo - la malattia ma anche qua-lunque tipo di barriera sociale, culturale, mentale o fisi-

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ca – possa fermare il diritto di ognuno a vivere una pie-na qualità di vita.

Dal virtuale, l’influenza di “A questo rosso non mi fermo” si èspostata anche nel reale: nel 2011, per esempio ha raggiuntoPiazza San Pietro. Questo appuntamento si è rinnovato anche nel2012.

La campagna – nata dunque all’interno di un piccologruppo di attivisti – ha coinvolto nella sola ultima setti-mana di maggio 2010 centinaia di persone che hannoletteralmente colorato di rosso la pagina AISM di Face-book postando immagini in cui ognuno di loro indossa-va qualcosa di rosso - una maglia, una scarpa, un fou-

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lard, un rossetto, un fiore sui capelli, un oggetto – uti-lizzando foto scattate a casa, per strada, da solo o ingruppo, con amici, figli e genitori.

“A questo rosso non mi fermo” ha avuto un grossoimpatto e – dopo il lancio del 2010 - ogni anno viene“riaccesa” e rilanciata dagli stessi volontari in occasio-ne della Giornata Mondiale della SM.

La campagna è stata particolarmente significativaper tanti motivi: è stata organizzata e supportata grazieall’utilizzo di piattaforme social network come Face-book; è stata la prima azione organizzata indipen-dentemente da un piccolo gruppo di volontari e per-sone legate all’associazione, coinvolte attivamenteall’interno della sua comunità on-line; ma, soprattutto,non è stata una iniziativa di sola adesione o sostegno auna campagna istituzionale quanto piuttosto di crea-zione di una propria campagna, e dunque di espres-sione di un ruolo realmente attivo delle personeall’interno di questa comunità. Iniziativa spontanea,espressione di libertà di fare e creare, resa possibile an-che dal forte legame costruito nel corso degli anni pre-cedenti tra l’Associazione e i suoi giovani volontari.

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Guarda l’iniziativa di A questo rosso io non mi fermoA questo rosso io non mi fermo

Strumenti citati: Facebook.

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#info

Il video della campagna Onslaught presenta l’immagineiniziale di una bellissima bambina «acqua e sapone» cuisi succedono in sequenza altre immagini di modelle o at-trici dello spettacolo dal vivo, sulle riviste e sui muri del-la città. Il filmato termina ritornando alla faccia inizialedella bambina, ponendo interrogativi su cosa possa rap-presentare la bellezza autentica, e invitando i genitori aparlare di bellezza con le proprie figlie prima che a farlosiano le ditte produttrici di prodotti di bellezza. Il video,realizzato proprio da una azienda di tali prodotti, la Do-ve, fece il giro del mondo, e fu uno dei più cliccati e so-prattutto imitati in quel periodo.

Ritorna a il caso Terre Des Hommes – Superehero

#Vocabolario digitale

Embeddaregergale italianizzazione del termine inglese «toembed», «inserire all’interno», e viene utilizzato

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per indicare un contenuto (video, font, branomusicale...) inserito all’interno di un altro; adesempio un video inserito all’interno di unapagina web.

Torna al capitolo Molti canali, più forza alle idee

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Condividere

Partecipare attivamente significa anche avere l’opportunitàdi creare nuovi contenuti originali e metterli a disposi-zione di altri. Nell’era dei social media si afferma una nuo-va modalità di condivisione: mettere in comune esperienze,consigli e informazioni, perché ognuno ne possa fruire rica-vandone utilità e interagendo con essi.

Il fine della condivisione è lo stesso: realizzare formedi collaborazione a servizio dell’intera società. Ciò cheè cambiato è lo strumento che permette la realizzazione diquesta condivisione, l’ammontare di informazioni disponi-bili e la velocità con cui questo processo può avvenire.

I social media mettono infatti a disposizione strumenti ef-ficaci per far sentire volontari e/o simpatizzanti parte inte-grante di un gruppo di appartenenza, per condividere e perraggiungere passo dopo passo gli obiettivi della comunità o

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dell’associazione non profit a cui gli attivisti si sentono vici-ni.

La condivisione è una fra le principali forme di socialitàche caratterizzano la Rete: si pensi ai vari fenomeni di filesharing, peer to peer, blog, forum, social bookmarking e so-cial networking, dove la conoscenza è condivisa, donata, re-sa reciproca. Veri e propri scambi di relazioni che promuo-vono l’instaurarsi di legami e, forse, di nuovi modelli relazio-nali e di socialità, in cui competenze ed esperienze vengonorese disponibili agli altri a prescindere da eventuali legamidi conoscenza.

È uno scambio basato sulla reciprocità, principalmentevolto alla formazione di relazioni, processo basato su mec-canismi fiduciari tra attivisti e associazioni, da cui il mondonon profit può trarre nuovo slancio.

Ecco alcuni strumenti ed esempi di buone pratiche.

Flickr e la condivisione delle immagini

Flickr è il più popolare servizio on-line per la condivisionedi fotografie e raccoglie attorno a sé milioni di utenti in tut-to il mondo, pronti a condividere decine di milioni di scatti.Oltre a mettere a disposizione le immagini come fossero inuna grande vetrina, Flickr dà la possibilità di organizzarlein un archivio «intelligente» con estrema semplicità. Flickrnon è soltanto un enorme archivio fotografico, ma una ve-

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ra e propria comunità virtuale grazie anche a funzionalitàcome gruppi tematici e forum, tipiche dei social media.

Il boom di questo servizio è avvenuto quando i suoi realiz-zatori hanno deciso di inserire al suo interno la «folksono-mia» (leggi sul vocabolario il significato del termine «folk-sonomia») permettendo agli utenti di catalogare le immagi-ni archiviate tramite l’uso dei tag (leggi sul vocabolario il si-gnificato del termine «tag»). La chiave del successo di que-sto metodo sta nel fatto che risolve il problema della ricercaall’interno di cataloghi di foto: per le immagini non si posso-no applicare le tecniche utilizzate dai motori di ricerca perl’analisi dei testi presenti nel Web. Quindi, facendo associa-re all’utente delle parole chiave per ogni scatto, è possibileanalizzare il contenuto delle fotografie in maniera semplice.

Flickr può essere molto utile al mondo del volontariato e del-le Onlus, ed è anche disponibile un profilo gratuito Flickr PRO(senza limiti di utilizzo) appositamente studiato per il setto-re del non profit (Flickr for Good). Per il momento questo ser-vizio è disponibile solo in alcuni paesi ma non ancora in Ita-lia.

L’utenza gratuita, con gli strumenti di raccolta e condivi-sione di foto e immagini, è comunque più che sufficiente agliscopi delle associazioni non profit e dei loro attivisti.

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Tra gli utenti di Flickr ci sono semplici persone e molte orga-nizzazioni non profit che attraverso questa piattaforma pos-sono condividere la propria missione e far conoscere leloro attività. Le fotografie, infatti, possono essere un pre-ziosissimo strumento per la condivisione e la costruzionecondivisa dell’informazione. Flickr aiuta a scambiarsi foto einformazioni riguardo ad eventi, conferenze, giornate di la-voro, feste dei volontari, ed è anche utile alle associazioniper la creazione di foto-archivi da cui le associazioni stesse,e le loro sezioni sul territorio, possono selezionare fotogra-fie da utilizzare sui propri siti web, o blog, o profili Facebook.

Grazie alla funzione dei commenti, è possibile favorire larelazione tra associazioni, attivisti e simpatizzanti, peruna maggiore conoscenza dei temi, delle cause e delle inizia-tive.

Anche la possibilità di creare gruppi tematici consente unapartecipazione attiva, tramite il caricamento di scatti suun tema specifico. Inoltre, grazie alla funzionalità del geo-tagging, è possibile trovare fotografie localizzate geografica-mente, magari vicino alle zone d’intervento delle associazio-ni sul territorio. Taggando infine le foto caricate, è possibilefar sì che esse siano facilmente rintracciabili, sia su Flickr chesul Web, in misura maggiore rispetto alle foto caricate sul si-to istituzionale.

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#approfondisci

Flickr racconta il mondo con gli occhi delleassociazioni e delle persone impegnatenell’attivismo.

Molte associazioni fanno uso di Flickr non solo per inse-rire fotografie, ma anche partecipare alle discussioniche nascono a partire dagli scatti stessi. Anche in que-sto caso infatti un’immagine può dire molto di piùdelle parole. Uno strumento come Flickr può aiutare araccontare il mondo con gli occhi delle associazioni edelle persone impegnate nelle varie attività di sostegno,in modo serio e impegnato.

Ecco alcuni esempi di come diverse associazioni nelmondo hanno utilizzato Flickr in supporto alla loro co-municazione.

The Nature Conservancy. Flickr consente la creazionedi «gruppi», un sistema interessante di partecipazioneattiva e sociale: attraverso il gruppo si individua un te-ma dominante per singoli scatti fotografici. The NatureConservancy ha un gruppo su Flickr con più di 15 mila

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iscritti che possono caricare fotografie naturalistiche ocomunque correlate al tema della salvaguardia ambien-tale. Attraverso Flickr, The Nature Conservancy ha an-che bandito un concorso fotografico chiamato TheGrand Prize Winner.

Oxfam America. Il potere delle fotografie perun’organizzazione come questa è indubbio: le immaginisono un mezzo molto efficace per mostrare le condizio-ni di povertà e ingiustizia che affliggono parte della po-polazione mondiale, e contribuire dunque a informare ecreare consapevolezza su questi temi.

(Guarda le foto in rete)

Fondazione Lance Armstrong. Le immagini caricatesu Flickr da questa fondazione attiva nella lotta contro itumori ritraggono, nella maggior parte dei casi, i volon-tari impegnati in diverse manifestazioni per la raccoltadi fondi e la sensibilizzazione. Questa associazione di-mostra di credere molto nella pratica di condivisione difotografie, utilizzate come testimonianza diretta delcoinvolgimento dei suoi diversi sostenitori.

(Guarda le foto in rete)

Action Against Hunger mostra, nella pagina di apertu-ra del suo canale Flickr, un ottimo esempio dell’utilizzo

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del geo-tagging. Cliccando su uno dei riferimenti pre-senti nella mappa si attiva l’ingrandimento di una dellefotografie. Ogni fotografia, una volta selezionata, ri-manda a una didascalia che indica la zona della mappa acui fa riferimento. Selezionando l’immagine è possibilevisualizzarla in maniera più estesa, leggere gli eventualicommenti e visualizzare il set fotografico al quale ap-partiene lo scatto.

(Guarda le foto in rete)

Greenpeace. Greenpeace utilizza il servizio di photo-streaming offerto da Flickr che consente di visualizzaresul proprio sito web le immagini caricate sull’accountFlickr come se fosse una galleria fotografica. Questo è unottimo esempio di come l’utilizzo di questo social mediafavorisca la condivisione delle immagini, che in questocaso sono particolarmente efficaci per trasmettere lamissione di questa organizzazione.

(Guarda le foto in rete)Strumenti citati: Flickr

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#Vocabolario digitale

FolksonomiaDall’inglese «folksonomy» - descrive unacaratterizzazione delle informazioni generatadagli utenti tramite l’utilizzo di parole chiave.

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TagParole che si associano a un contenuto (un post,un’immagine, un video...) per classificarne ilgenere e la tipologia.

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LinkedIn per estendere la rete

LinkedIn è un servizio di social networking orientato prin-cipalmente al mondo del lavoro e a quello professionale. Anovembre 2011, LinkedIn risulta essere a livello mondiale lapiù grande rete professionale on-line: oltre 135 milioni dimembri in più di 200 Paesi (di cui oltre 2 milioni in Italia).

Questo social network consente agli utenti registrati ilmantenimento di una lista di persone conosciute e ritenuteaffidabili in ambito lavorativo.

Gli obiettivi del suo utilizzo sono tanto quelli di esserepresentati a qualcuno che si desidera conoscere attraversoun contatto condiviso e affidabile, quanto quelli di trovareofferte di lavoro, persone, opportunità di business con ilsupporto di qualcuno presente all’interno della propria listadi contatti o del proprio network.

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#approfondisci

LinkedIn per il sociale

Anche LinkedIn, come altri social network, dimostra uncrescente interesse per il settore non profit. Gli utentidi LinkedIn possono ora contare su una sezione Volonta-riato e cause direttamente nel proprio profilo. Questostrumento rappresenta un’ottima opportunità per con-tribuire a promuovere la mission, semplicementecondividendo le esperienze di volontariato con le lororeti professionali.

Con questa nuova funzione diventerà più facile pergli attivisti diffondere l’operato delle associazioni: unavolta aggiunte le esperienze di volontariato nel proprioprofilo LinkedIn, tutta la rete di contatti riceverà unanotifica e l’esperienza di volontariato rimarrà in modopermanente nel profilo della persona.

Inoltre LinkedIn aiuterà l’organizzazione non profit atrovare sostenitori e a capire chi altro tra i contatti delproprio volontario o ex-volontario potrebbe essere in-teressato a instaurare un rapporto di collaborazione.Allo stesso tempo le organizzazioni non profit possono

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ricercare tutte le persone presenti su LinkedIn che ab-biano collaborato con essa o ottenere informazioni, uti-li in chiave «fundraising», sulle professionalità dei pro-pri volontari e sostenitori.

Quindi, anche se la maggior parte degli utenti ne fa usoper scopi professionali, per cercare un lavoro, un avan-zamento di carriera o nuovi collaboratori, LinkedIn rap-presenta anche un grande luogo di condivisione peril mondo non profit.

Oltre agli esempi legati al volontariato, LinkedIn è unpratico strumento per le associazioni che vogliano tro-vare gli esperti di cui hanno bisogno per particolari ini-ziative o eventi, e anche per connettersi con i donatorie le fondazioni.

Le associazioni possono inoltre partecipare a gruppidi discussione o aprirne di propri e invitare esperti,amici attivisti e donatori a condividere le loro opinionie conoscenze.

LinkedIn dà quindi l’opportunità per connettersi conpersone con cui sarebbe altrimenti difficile entrare incontatto.

Le associazioni devono innanzitutto essere presenti sulsocial network con un profilo completo e dettagliato,reso più facilmente rintracciabile con parole chiave chene descrivino missione e attività. Devono incoraggiare

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le persone interne all’organizzazione, i volontari e gliattivisti vicini a essere presenti su LinkedIn, in modo daampliare e infittire la rete.

Anche la funzionalità LinkedIn Answers può essere unstrumento utile per trovare nuovi contatti, per lanciarequesiti agli esperti e per tenersi aggiornati sui settori diproprio interesse.Strumenti citati: LinkedInLinkedIn

Il social bookmarking: condividere conoscenza

Con un un sistema di social bookmarking gli utenti registranoun catalogo di risorse Internet ritenute, a vario titolo, utilie stimolanti. Sovente questi elenchi sono pubblicamente ac-cessibili e altre persone con analoghi interessi possono vi-sionarli, casualmente o suddivisi per categorie. Sotto la cate-goria di social bookmarking ricadono quindi quegli strumen-ti web, dove vengono resi disponibili elenchi di segnalibri(«bookmark») creati dagli utenti. Questi elenchi sono con-divisibili con altri utenti appartenenti alla stessa comunitàvirtuale (un gruppo di amici, o persone che condidono alcu-ni interessi, o attivisti che hanno in comune una causa).

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La popolarità di questi siti è in costante crescita, in quantosono uno strumento facile e intuitivo per individuare, clas-sificare, ordinare e condividere le risorse Internet at-traverso la pratica dell’etichettatura e categorizzazione permezzo di «parole chiave» (tag) liberamente e informalmentescelte dall’utente.

Questo sistema gode di numerosi vantaggi rispetto ai tradi-zionali software per la localizzazione e la classificazione au-tomatizzata di risorse Internet quali, ad esempio, i motori diricerca. Nei sistemi di social bookmarking la classificazione dirisorse si basa su tag creati dagli utenti stessi, che «com-prendono» il contenuto del sito catalogato, all’opposto diquanto avviene con un software che «cerca di comprende-re» il significato di una risorsa per mezzo di un algoritmo.

Esistono però alcuni inconvenienti legati ai sistemi basatisull’attribuzione di tag: mancanza di una serie codificata diparole chiave, assenza di uno standard per la struttura del-le etichette (ad es. singolare contro plurale, uso delle lette-re maiuscole, ecc.), scorrette catalogazioni dovute a erroridi ortografia, etichette che possono avere più di un signifi-cato, schemi di categorizzazione altamente «personalizzati»da parte di alcuni utenti. I sistemi di social bookmarking sononaturalmente soggetti a rapida evoluzione, così nel prossi-mo futuro è probabile che questi aspetti negativi troverannoun’adeguata soluzione, o risulteranno superati.

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#approfondisci

Condividere per il non profit

Come il social bookmarking può essere d’aiuto al mon-do non profit?

• Gestire la conoscenza. Le persone che lavorano inun’associazione e i volontari possono utilizzare unsistema di bookmarking on-line invece che sulbrowser del pc di ciascuno. In questo modo ungruppo allargato di persone può avvantaggiarsi delsistema di condivisione e scoprirne in poco tempol’efficacia nell’ampliare, archiviare e mettere incomune le risorse.

• Apprendimento continuo. Una volta che è statoreso attivo un profilo di social bookmarking condiviso,si possono andare a vedere le risorse raccolte da altreassociazioni e attivisti. Per esempio, se l’associazioneo il gruppo di persone sono interessate alle attività di«fundraising», un’occhiata al tag «fundraising» o

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sinonimi, potrebbe far scoprire un tesoro di risorse,informazioni utili e buone pratiche (anche tramiteRSS (leggi sul vocabolario il significato del termine«RSS»).

• Lavorare insieme più efficacemente. Il socialbookmarking consente ad un gruppo di utenti discambiarsi informazioni in maniera mirata edefficace attraverso l’uso di tag comuni. Per esempio,un gruppo di lavoro coinvolto in un’iniziativa direcupero dei quartieri disagiati di una città, potrebbescambiarsi informazioni utilizzando uno stesso tag(ad es: “Quartiere_felice_team”); in questo modoogni risorsa utile segnalata da ciascun membro delgruppo viene raccolta sotto quella etichetta.

• Parlare alla propria comunità. Creare un tag cheraccolga gli ultimi temi affrontati può risultare unutile strumento di relazione con l’interno. Esempi ditag potrebbero essere: “cosa_stiamo_leggendo”, o“risorse_più_recenti”.

• Collaborare. Collaborare con altre associazioni oaltri attivisti scegliendo tag comuni, segnalarerisorse utili a chi potrebbe essere interessato.

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Siti di social bookmarking consentono di organizzare linka risorse on-line preferite, utilizzando un sistema di tag(etichette, categorie) per la loro classificazione. Si trattadi uno strumento utile anche nel mondo del non profit:è facile e intuitivo, capace di individuare, classificare,ordinare e condividere le risorse internet (siti internet,articoli scientifici, articoli su quotidiani on-line, siti diservizi, curiosità ecc.) tra la rete di attivisti on-line.

L’utilità di Twitter per le organizzazioni non profite per l’attivismo

In Italia gli utenti abituali di Twitter si attestano attorno a350.000 (su un milione e mezzo di utenti registrati - ottobre2011). Un numero crescente che fa si che venga ormai consi-derato un indicatore dell’opinione pubblica.

A rendere così importante Twitter è, come accennato, pro-prio «l’hashtag» (leggi sul vocabolario il significato del ter-mine «hashtag»), che permette di seguire e indicizzare facil-mente ogni discussione, rendendo quindi il magma dei con-tenuti un reticolo dotato di senso, frutto della condivisionee opera dell’intelligenza collettiva.

Twitter sta diventando sempre più centro nevralgico deldibattito sul web. Per certi versi, più di Facebook. Sia per-

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ché Twitter rimanda a tutti gli altri canali, e quindi ha unafunzione di «segnalatore» dei contenuti più interessanti, siaperché grazie agli «hashtag » rende possibile indicizzare lediscussioni.

Twitter può essere uno strumento importante per le organiz-zazioni non profit.

Coinvolgere in maniera diretta un vasto numero di per-sone, in discussioni riguardanti emergenze e bisogni, può fa-re in modo che si riesca a ottenere più attenzione e spaziorispetto all’uso del solo sito web istituzionale.Strumenti citati: twittertwitter.

#approfondisci

Le buone pratiche di Twitter

Le buone e nuove pratiche di utilizzo di Twitter per finisociali sono davvero molte: di seguito riportiamo alcuniesempi di utilizzo.

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America Red CrossTramite i «tweet» America Red Cross rendepartecipe in tempo reale i suoi «follower» diquelle che sono le emergenze e le esigenzedell’organizzazione. Ad esempio lacomunicazione via «tweet» ai singoli «follower»fa capire che anche un piccolo aiuto economicopuò essere importante. Oltre a sensibilizzarechi è in ascolto tramite Twitter si cercanovolontari per emergenze in determinate zone,si informano i «follower» su quelle che sono leattività in primo in piano e si cerca di fornireinformazioni utili su questioni riguardanti lasalute. Non mancano link al sito istituzionaledell’organizzazione e ad altri correlati con leproprie attività: un esempio è il collegamento alsito di previsioni del tempo che riporta notizieriguardanti un uragano per il quale America RedCross ha disposto lo stato di emergenza. I«follower» di American Red Cross sono siaorganizzazioni non profit che persone comuni.Vi sono anche associazioni di medici e«follower» operanti nel settore del prontosoccorso. Twitter si rivela senz’altro unostrumento molto utile, basti pensare alle

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innumerevoli situazioni d’emergenza chel’organizzazione si trova spesso ad affrontare.

Hope 140Altro utilizzo interessante di Twitter è quello diHope 140, un progetto web che declina il socialmedia marketing a favore delle buone cause edove Twitter diventa un vero e proprio«strumento di speranza». L’«hashtag» di questacampagna, #betternow, indica proprio che imiglioramenti che ciascuno di noi può fare infavore degli altri vanno attuati ora. Hope140 èquindi un sito web di raccolta di piccole egrandi campagne per il sociale. Si va dal TheTrevor Project, per la prevenzione dei suicidi digiovani omosessuali, agli aiuti per l’ancoraattuale emergenza ad Haiti, fino al problemadella Malaria nel mondo. Hope140, inoltre,applica la sua filosofia del #betternow anche allepiccole organizzazioni che si occupano di buonecause. L’associazione infatti mette al serviziodelle piccole organizzazioni che si occupano dibuone cause una Room to Read, ovvero una sortadi stanza virtuale in cui si possono leggere le

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migliori pratiche di utilizzo di Twitter per leorganizzazioni non profit.

1 Billion HungryÈ una campagna nata per far leva sull’opinionepubblica e portare all’attenzione dei governi ilproblema della fame nel mondo: un miliardo dipersone al mondo soffre di fame cronica. Anchein questo caso Twitter è, insieme a Facebook,uno degli strumenti privilegiati per ilcoinvolgimento delle persone. Nel sito, infatti,è stata lanciata una raccolta firme a livellomondiale da portare successivamente ai potentidel pianeta affinchè si attivino per cominciare aridurre progressivamente il problema dellafame. Su 1billionhungry.org è possibile vedere lamappa con il numero di firme raccolte per ogniPaese del mondo. Firmando si riceve unapassword che permette di visualizzare quantepersone hanno firmato l’appello. L’accountTwitter raccoglie quasi 5000 «followers» el’indicatore numerico del sito ha superato i 3milioni di firme raccolte.

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Save the childrenPer Save the Children l’utilizzo di Twitter è unvalido aiuto per sensibilizzare i propri«follower» sulle tematiche che più stanno acuore all’organizzazione. Oltre allasensibilizzazione dei propri «follower», tramitela pagina Twitter l’organizzazione proponecostantemente molti link che rimandano sia alsito istituzionale che ad altre pagine Twitter chetrattano tematiche care a Save the Children. I«tweet» riportano anche cifre moltosignificative riguardanti il tasso di mortalità dialcune malattie che nel mondo occidentale sonofacilmente curabili.

GreenpeaceTwitter è utilizzato anche per la sensibilizzazionedei problemi dell’ambiente. Tramite ilmicroblogging, Greenpeace tiene aggiornati ipropri «follower» in tempo reale su quel cheriguarda le sue azioni e il suo attivismo in tuttoil mondo. Sono presenti molti link, alcunirimandano direttamente al sito webistituzionale, altri sono collegamenti ad articolidi giornale o a profili di attivisti. I «tweet» non

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mirano tanto a sensibilizzare i seguaci dellospazio Twitter dell’organizzazione, quanto afungere da denuncia sulle questioni per cuil’organizzazione si batte. Tra i «follower» dellapagina Twitter di Greenpeace vi sono siaorganizzazioni che hanno a che fare conl’attivismo ambientale che persone comuni.

Underheard in New YorkUn utilizzo creativo è quello di Underheard in NewYork: un progetto per dar voce ai senzatettonewyorkesi, attraverso Twitter. A quattropersone senza fissa dimora –Danny (@Putodanny), Derrick (@awitness2011),Albert (@albert814) e Carlos (@Jessie550) – èstato dato un telefono cellulare con unaprepagata (con un mese di messaggi di testoillimitati) e un account Twitter. L’obiettivo eraquello di sensibilizzare su ciò che significhiessere un senzatetto in una città come NewYork. Anche se Underheard in New York nonprevede una raccolta fondi diretta, i creatorisperano che questo progetto pilota possasensibilizzare la politica locale al problema,

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magari con la donazione di rifugi, come il NYCRescue Mission.

Strumenti citati: TwitterTwitter, FacebookFacebook.

#attiviamoci

Aggiornare attimo per attimo

Benchè sia spesso impiegato proprio con lo scopo di co-municare ad altri quello che si sta facendo in un deter-minato istante, Twitter può servire per condividere in-formazioni provenienti da siti o pubblicazioni on-li-ne, che siano blog o riviste, per segnalare un video cari-cato su YouTube, oppure per promuovere un evento.E proprio questa metodologia di utilizzo potrebbeessere quella utile per un attivista on-line: puòchiamare alla partecipazione delle campagne solidali eaggiornare le persone sui risultati raggiunti, attimo perattimo.

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Gli aggiornamenti potranno essere effettuati diretta-mente tramite Twitter, ma anche via SMS, e-mail, pro-grammi di messaggistica istantanea e relative applica-zioni di altri social network collegati (per esempioYouTube, se si vuole “postare” un video). Twitter«ascolta» gli aggiornamenti che arrivano da diversefonti e istantaneamente li condivide nella pagina delprofilo dell’utente, comunicandoli agli utenti «follo-wer». Inoltre, l’attivista on-line ha la possibilità di limi-tare la visibilità dei suoi messaggi come di renderli visi-bili a chiunque.

Il tweet inoltre «arriva veloce», può essere un vali-do supporto per far circolare commenti su conferenze,manifestazioni e articoli.

Twitter può quindi venire utilizzato per:

• riproporre «tweet» di altri: condividere messaggiche si ritengono interessanti e importanti per lacomunità (per es. quelli del profilo dell’associazione).

• condividere link commentati: incontrando in retesiti, articoli, contenuti interessanti riguardanti isocial media, il non profit, la filantropia in relazionealla sclerosi multipla, Twitter permetterà dicondividere i link migliori con l’aggiunta di un

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commento personalizzato (non più lungo di 140caratteri, però!)

• «tweettare» eventi in tempo reale: ad unaconferenza o ad una manifestazione di interessecomune, è possibile utilizzare Twitter per condividerele annotazioni in tempo reale, e rendere anche altrepersone partecipi di ciò che si ascolta.

• fare rete: è possibile utilizzare Twitter per farconoscere le persone che si stima dovrebberoincontrarsi/condividere esperienze; in questo modosi può dare il proprio contributo alla costruzione direti e comunità.

• porre domande alla comunità: si può utilizzareTwitter per porre domande alla collettività riguardoper esempio suggerimenti di buone pratiche, dati,statistiche, informazioni.

• humour e riflessioni: è anche possibile utilizzareTwitter per tener alto l’umore dei propri amici,condividendo qualche battuta di spirito, oppureproponendo riflessioni, magari proprio sull’utilizzodei social media per il settore del non profit.

È utile fare sapere agli altri che si utilizza Twitter spar-gendo la voce, per esempio includendo l’indirizzo del

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proprio profilo Twitter («http://twitter.com/USERNAME») in fondo alle proprie mail.

La possibilità continua e costante dei suoi aggiorna-menti sono caratterizzanti di questo social network.Strumenti citati: TwitterTwitter, FacebookFacebook, FriendfeedFriendfeed, YouTubeYouTube.

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#Vocabolario digitale

RSSFlusso di informazioni proveniente da uno o piùcanali web, cui l’utente può iscriversi per esseresempre aggiornato senza dover verificare ognivolta eventuali nuove pubblicazioni. Grazie a tag(vedi) e parole chiave l’utente può scegliere latipologia di contenuti che desidera ricevere.

Torna a Il social bookmarking: condividere conoscenza

HashtagUn hashtag è una parola preceduta da unsimbolo del cancelletto (#). Inserendo unhashtag all’interno di un messaggio lo si «lega» atutti gli altri messaggi scritti in rete cheutilizzano lo stesso hashtag. È usatoprevalentemente su Twitter per rendere piùagevole ricercare, organizzare e selezionareall’interno di un flusso di voci di più

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partecipanti, quelle riferite a una unicadiscussione.

Torna al capitolo L’utilità di Twitter per le organizzazioninon profit e per l’attivismo

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Pinterest e la forza delle immagini

Pinterest è un social network dedicato alla condivisione diimmagini: il nome deriva dalla fusione dei due termini in-glesi «pinboard» (bacheca) e «interest» (interesse). La prin-cipale differenza con gli altri social network dedicati alle fo-tografie – su tutti Flickr e Instagram – è che questi ultimi han-no come scopo principale l’inserimento di foto scattate daglistessi utenti e caricate da cellulare o macchina fotografica,mentre su Pinterest si possono condividere solo immagi-ni «pescate» da altri siti web.

Ogni utente può crearsi un profilo suddiviso in Boards, os-sia lavagne tematiche. In ogni lavagna si mettono le imma-gini «pinnate» (leggi sul vocabolario il significato del ter-mine «pinnare») da altri siti. Gli utenti possono scegliere semantenere «private» le loro Boards – ovvero se soltanto loropossono inserire, modificare e cancellare contenuti – oppu-re se renderle «collaborative» e permettere ad altri utenti dicompiere quelle stesse operazioni.

Passato da 1,2 milioni a 10 milioni di utenti tra agosto 2011e l’inizio del 2012, Pinterest si sta rivelando uno strumentomolto utile per aumentare la propria visibilità e diffonde-re idee e progetti, anche in ottica non profit. Questo perchéfotografie, vignette e infografiche sono elementi che hannoun impatto molto più forte e immediato per chi naviga in

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Page 93: Non Profit al tempo del web 2 - AISM...2012/07/02  · Introduzione I social media rappresentano una straordinaria oppor-tunità per le organizzazioni non profit, poiché contribuisco-

rete, favorendo maggiormente l’engagement (leggi sul voca-bolario il significato del termine engagement): è stimato chel’occhio umano «cada» istintivamente su grafici e immaginiprima che sul testo scritto.Strumenti citati: PinterestPinterest.

#approfondisci

Visibilità e viralità per la sensibilizzazionesociale attraverso Pinterest

Come può un’organizzazione non profit usare Pintere-st? Molte realtà si sono già attivate per sperimentareforme di sensibilizzazione anche attraverso questo so-cial network, e aumentare così la visibilità e la «virali-tà» delle loro campagne.

La prima domanda da porsi è: cosa «pinnare» perattirare l’attenzione? Alcuni esempi interessanti arri-vano da organizzazioni non profit che hanno scelto Pin-terest per diffondere il loro messaggio su due binari pa-ralleli: da un lato mostrare il «lato umano» dello staffche opera al loro interno, pubblicando Board non stret-

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tamente legate agli scopi dell’organizzazione. Sulla ba-checa Pinterest di Charitywater, associazione impegna-ta nel portare acqua potabile nei Paesi in via di svilup-po, accanto alle Board mirate a diffondere le loro cam-pagne ci sono Spotted! e Products we love, che ritraggonostaff e volontari dell’associazione in varie località diStati Uniti e Canada. Questo perché la fiducia nei con-fronti di un’associazione non profit parte dal «vede-re» cosa c’è dietro nome e logo, osservare da vicino ledifferenti personalità che la compongono. I social net-work permettono di mostrare cosa accade dietro lequinte, prima ancora di promuovere campagne mirate.

Tra le Boards di Charitywater c’è Photo of the Day, cheogni giorno mostra uno scatto da uno dei Paesi in cuil’associazione opera; inoltre si possono creare Boardsmirate a specifiche campagne di fundraising, eventi oaltre iniziative. Su Pinterest è anche possibile «pinna-re» video di YouTube. Un altro esempio arriva da Pan-creatic Cancer Action Network, che sulle sue Boards hainserito le foto dei Volontari, i libri che ritengono inte-ressanti da leggere, e immagini mirate a descrivere lacampagna di comunicazione di specifiche iniziative.

Utilizzare le immagini a questo scopo ha il vantaggiodi «far vedere »a chi naviga in Rete in quali campi staoperando l’associazione e al tempo stesso fare «call foraction», ossia invitare gli altri utenti dare il proprio

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contributo, che dalla semplice condivisione diun’immagine «pinnata» può evolversi in una donazioneo un aiuto come volontario.

Pinterest ha infatti una funzionalità mirata per chivuole attuare campagne di vendita o fundraising: èsufficiente bloccare una o più immagini«pinnate» e in-serire nella casella «Descrizione» il simbolo $ e il prez-zo. In questo modo Pinterest aggiungerà automatica-mente un banner, posizionato in alto a sinistradell’immagine, e l’immagine così «prezzata» sarà ag-giunta alla scheda Gifts sulla homepage del sito.

Ogni utente di Pinterest può collaborareall’ampliamento delle Boards – se l’organizzazione ren-de «aperto» il suo profilo all’intervento esterno – e può«ripinnare» sul proprio profilo le immagini altrui, conun meccanismo analogo a quanto avviene con il tastoCondividi di Facebook o Retweet di Twitter.Strumenti citati: PinterestPinterest, TwitterTwitter, FacebookFacebook, YouTubeYouTube.

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Prendersi cura della comunicazione in rete con lacontent curation

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(Eugenio Montale, Non chiederci la parola,Ossi di Seppia)

I social network che sono stati presentati si basano sullaproduzione di contenuti statici (un articolo, un post, untweet...), non modificabili, spesso indipendenti l’unodall’altro, affidati alle singole piattaforme su cui risiedono.Eppure, è l’insieme di tutti questi contenuti a raccontarenella maniera più efficace e impattante storie, narrazio-ni, informazioni.

Come non perdere il materiale prodotto da un’ente, daisuoi collaboratori, come dare valore alle voci degli attivisti,integrandoli e valorizzandoli nel flusso continuo e costantedelle informazioni nel web?

Negli ultimi anni si sta affermando sempre maggiormenteil valore della content curation.

La content curation rappresenta un processo di ricerca,aggregazione e condivisione della conoscenza che sta

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sempre più interessando i vari settori della comunicazione,dal giornalismo ai blog fino alle organizzazioni non profit.Si tratta di un meccanismo basato su una selezione accuratadei contenuti e di una loro diffusione attraverso meccanismidi storytelling.

La content curation è impostata su un flusso di contenuti«liquidi» che assume un valore da un punto di vista infor-mativo, cognitivo ed emozionale al tempo stesso. La parolacuration riprende infatti il termine inglese «care», che a suavolta si può tradurre con il concetto italiano di «prendersicura». Chi si approccia a piattaforme di content curation lofa con l’intento di agevolare il lettore in un percorso nar-rativo attraverso contenuti selezionati apposta per lui.

Oggi la maggior parte delle attività che si svolgono sulweb sono frutto di una scelta: la ricerca di parole specifichesu Google, i following su Twitter, i repin su Pinterest e così via,sono tutti collegati alla libertà di azione del singolo utente.La paura che il «mare magnum» indiscriminato di contenu-ti presenti in Rete ne renda difficile una selezione in base acriteri di qualità ha di fatto connaturato i suoi stessi anti-corpi: chi naviga su Internet opera infatti in modo autono-mo un «riconoscimento collettivo» della loro autorevolezzae validità, dedicando tempo solo a quei contenuti che ritienedavvero utili e interessanti, e facendoli conoscere ai propricontatti tramite una condivisione su Facebook, un retweetsu Twitter o altri mezzi.

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Su questa base si sviluppa la logica della content curation,che si presenta dunque come un mezzo per rendere più ac-cessibile e facile l’organizzazione e diffusione di contenutidi qualità. Attraverso la content curation si genera in modoquasi automatico una sorta di «garanzia» dei contenutipiù rilevanti, attorno ai quali si realizzano atti di condivi-sione e conversazione volti a creare valore del contenutostesso, del sito che lo ha pubblicato e del suo autore.

I contenuti proposti attraverso content curation possonoessere creati «ex novo» dagli utenti o realizzati attraversoun «mash up» di materiali presenti in rete e considerati ri-levanti per il tipo di messaggio che si vuole comunicare inquel dato momento e contesto. Scopo primario della «con-tent curation» è dunque creare valore intorno a uno spe-cifico argomento mirato alla trasmissione di un precisomessaggio: per questa ragione è importante operare una se-lezione e un filtro qualitativamente valido delle notizie, per-ché chi legge abbia un quadro chiaro di ciò che gli si vuolecomunicare e al tempo stesso non avverta l’esigenza di cer-care ulteriori approfondimenti su altre fonti.

La content curation non deve quindi limitarsi al «aggregaree ripubblicare» in modo approssimativo i contenuti, mariorganizzarli in un ordine logico e mostrando un «quid»in più rispetto alle altre fonti in cui è possibile reperire i me-desimi argomenti, fatto di competenza, interesse e capacitàdi selezione e pubblicazione attraverso i vari canali della Re-te: in questo modo si costruisce un processo di fidelizzazione

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di una nicchia di utenti, calcolata non in base alla quantità(come avviene per la maggior parte delle strategie di marke-ting) ma in base alla qualità.

I requisiti per una buona attività di content curation sono:

• pertinenza: scegliere solo i contenuti realmentepertinenti rispetto al tema scelto, in modo che i lettori lipercepiscano come qualcosa di realmente utile einteressante;

• verifica: è compito di chi si occupa della content curationoperare un’azione di filtro tra i numerosi contenuti cheriguardano il tema che si è scelto di trattare, verificare isiti da cui provengono i contenuti, le fonti da questiutilizzate e la veridicità dei contenuti presentati;

• trasparenza: fare chiarezza in modo esplicito sul targete gli scopi della sua comunicazione e sui criteri che hausato per includere o escludere i contenuti dalla suaselezione;

• lingua: i contenuti devono essere scritti in un linguaggiocorretto, è necessario un editing perché non vi sianoerrori o refusi, vanno formattati con precisione(caratteri, spaziature, ecc) in modo che la lettura siaulteriormente agevolata e dunque risulti più efficace;

• approfondimento: non bisogna limitarsi alla solaaggregazione di contenuti, ma è opportuno estrapolare

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quelle parti di testo fondamentali per far capire al lettoredi cosa si parla e per quale motivo è rilevante leggerequel contenuto, e al tempo stesso contestualizzare i varicontenuti proposti e scrivere ex novo approfondimenti,commenti e opinioni riguardo il tema trattato;

• creative commons: la maggior parte dei contenuti web èpubblicata attraverso licenza creative commons, ovveroè possibile ripubblicare e diffondere i contenuti purchèciò avvenga senza scopo di lucro e citando l’autore:attribuire correttamente la paternità di ogni fonte usataè alla base dell’attività di content curation;

• rete: è importante osservare l’attività di altri contentcurator e interagire con loro, sia on-line che offline.

Tra le piattaforme di content curation più diffuse in Italia c’èStorify, uno strumento che permette di creare «storie» or-dinando in una sequenza logica flussi di informazione rica-vati da contenuti del web: messo inizialmente a disposizio-ne solo di grandi testate giornalistiche, è oggi accessibile achiunque voglia sperimentare una propria via di selezionedei contenuti intorno a temi specifici. Un esempio sono gliStorify creati a seguito di un evento o per radunare i tweetmigliori pubblicati intorno a un medesimo hashtag.

A seguire siti come paper.li e scoop.it, una sorta di esten-sione dei siti di social bookmarking che permettono di te-nere traccia dei siti, articoli e profili social network più in-

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teressanti e creare gratuitamente un proprio «giornale on-line tematico personalizzato», a cui chiunque può iscriversiper ricevere gli aggiornamenti via mail.

Infine anche social network come Pinterest si sono rivelativalidi strumenti per la content curation, creando attraversole immagini una selezione di temi, contenuti e fonti ritenutidi maggior valore per promuovere i messaggi (ogni immagi-ne o video contiene infatti un link al sito da cui proviene).

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Sono stati fino ad adesso esaminati gli strumenti principali adisposizione di un ente non profit che voglia lavorare sullapropria presenza in rete; ma in realtà il mondo dei socialnetwork è molto più ampio. Diversi servizi possono essereforse meno conosciuti, ma assolvono a funzioni specifiche epossono essere utilizzati per attività particolari. Ecco alcunidei principali.

Google +Promosso da Google nel giugno 2011, era inizialmenteaccessibile solo su invito. Da settembre 2011 è apertoa tutti, ed ha raggiunto circa 170 milioni di iscritti(dato aggiornato ad aprile 2012). Chiunque abbia unaccount su Google (ad esempio per la postaelettronica su Gmail) risulta automaticamente

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iscritto anche a Google + ed è pertanto obbligato ausare il proprio nome e cognome e non unnickname. La caratterizzazione principale di Google +è data dalla presenza delle cerchie («Circles» nellaversione inglese), in cui gli iscritti possonosuddividere i propri contatti, analogamente ailivelli di conoscenze propri della vita quotidiana:amici, famiglia, colleghi, conoscenti e così via. Ognicerchia ha un proprio livello di privacy, ed èpossibile decidere a chi rendere o meno visibili datipersonali e contenuti pubblicati.

QuoraSocial network fondato nel 2009 da due exdipendenti di Facebook, nei primi anni solo in linguainglese e accessibile solo su invito. Il suo utilizzo siispira a due strumenti molto diffusi nel web: da unlato il wiki (leggi sul vocabolario il significato deltermine wiki), ossia la possibilità per chiunque dieditare e migliorare i contenuti scritti da altri utenti;dall’altro un meccanismo di domanda/risposta,utilizzato da siti come Yahoo! Answers e LinkedInAnswers. Questa funzione è molto apprezzata da chine faccia un utilizzo professionale e desidericonfrontarsi con altri operatori del settore, su temidi particolare rilevanza. Quora è un contenitore didomande, che sono suddivise per argomento, a

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cui chiunque voglia può rispondere, votarne lapertinenza, aggiungere commenti. Il core business diQuora è la presenza di una community ristretta equalificata in grado di rispondere con competenzaalle domande poste da altri utenti.

GoodreadsA metà tra una libreria virtuale e un socialnetwork, su Goodreads ogni utente può sfogliare ildatabase di tutti i libri editi nel mondo, e creare sulproprio profilo l’elenco di quelli che ha letto, che staleggendo e che leggerà in futuro. Con unmeccanismo molto simile a Facebook, oltre a curare ilproprio profilo personale ci si può iscrivere a gruppidi discussione su tematiche legate alla lettura e«diventare fan» degli autori dei libri. Chiunqueinoltre può caricare autonomamente i titoli chenon trova sul database, inserendo titolo, autore,isbn, sinossi, immagine di copertina e così via. Èmolto importante, per l’associazione che abbia incatalogo delle pubblicazioni non periodiche,inserire i dati anche nei «social reading» comeGoodreads, per aumentarne la diffusione e lavisibilità, stimolare il confronto e accogliereopinioni e commenti dei propri lettori.

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Second LifeMondo virtuale creato nel 2003, prima ancora dellanascita di Facebook e dei successivi social network.Per accedere bisogna scaricare un apposito softwaregratuito e creare un proprio avatar, ossia laproiezione virtuale della propria identità (o diun’identità fasulla) che ha la possibilità disocializzare con altri avatar, creare progettiinsieme, gestire attività lavorative, sposarsi,esplorare ricostruzioni di luoghi reali o altricompletamente inventati, teletrasportarsi indietro oavanti nel tempo. Attraverso un apposito linguaggiodi programmazione ogni utente può creare nuoviluoghi, oggetti, personaggi o servizi, dei qualidetiene i diritti d’autore e che può vendere oscambiare con altri utenti attraverso i Linden Dollar,la moneta virtuale di Second Life (che può essereconvertito in veri dollari o euro). Second Life non èsolo un gioco: permette di impostare progetti,tenere conferenze e dibattiti anche con personedislocate in luoghi diversi. Il fatto di potersi creareuna personalità alternativa rende anche possibile aipiù timidi una partecipazione attiva, senza dovernecessariamente svelare il proprio nome.

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Scoop.it / Paper.liPiattaforme di «content marketing», dove ogniutente può creare gratuitamente il proprio«giornale on-line tematico e personalizzato»attraverso un mash up (leggi sul vocabolario ilsignificato del termine mash up) di contenuti diversiestratti dalla rete. Le fonti per creare questicontenuti possono essere feed RSS di siti web, profilisocial network, immagini e video, siti di socialbookmarking e così via. Ogni utente sceglie le fontiche ritiene più interessanti e le mette insieme nellabacheca che viene aggiornata automaticamente ognivolta che le fonti presentano nuovi contenuti. Èanche possibile iscriversi al «giornale» che sipreferisce e ricevere gli aggiornamenti in modoautomatico sulla propria casella di posta elettronicao sui social network.

Prezi / SlideshareCommunity on-line per la condivisione di slide epresentazioni, che ogni utente può caricaregratuitamente sul proprio profilo per metterle adisposizione degli altri. I professionisti cherealizzano presentazioni in occasione di eventi,conferenze o tavole rotonde hanno quindi lapossibilità di rendere accessibile a tutti il materialeche hanno prodotto. Slideshare (acquisito a marzo

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2012 da LinkedIn) propone contenuti molto simili aquelli di software come Powerpoint, mentre Prezi sibasa sulla costruzione di slide più animate e«dinamiche».

InstagramApplicazione gratuita per telefoni cellulari chepermette di scattare fotografie, applicare filtri econdividerle istantaneamente in Rete. Inizialmentecompatibile solo con Apple, da aprile 2012 èutilizzabile anche su cellulari dotati di sistemaoperativo Android. Il sito web di Instagram è uncontenitore di queste immagini, divise per tipologiae dove ogni autore può creare il proprio profilo. Amarzo 2012 Instagram ha raggiunto i 25 milioni diutenti e ad aprile 2012 Facebook ha annunciato la suaacquisizione.

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#vocabolario digitale

PinnareGesto che permette l’inserimento di immagininelle Boards di Pinterest. Al momentodell’iscrizione, gli utenti possono inserire nellabarra di navigazione del loro browser il pulsantePin it. Cliccando sul pulsante vengono «pinnati»gli oggetti aperti in quel momento nella finestra.

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EngagementCoinvolgimento diretto degli interlocutori alfine di instaurare relazioni durature e generarefeedback positivi.

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WikiPiattaforma sociale di condivisione di contenutiche possono essere consultati, editati e scritti da

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tutti coloro che vi partecipano. Wikipedia è unodelle più famose.

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Mash upLa traduzione letteraria significa distruggere,spezzettare. Indica una «poltiglia»: in campomusicale o video rappresenta un branocomposto da brevi frammenti di musiche ofilmati altrui, in informatica sta a indicare unsito o un’applicazione composta da materialiprovenienti da altri siti.

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Vocabolario dei termini

BannareImpedire l’accesso a un utente a un blog, forum, chato altro. Solitamente è un provvedimento che siadotta quando un utente viola ripetutamente lenorme di un servizio o tiene un comportamentooffensivo nei confronti dei partecipanti.

BuzzIl volume delle conversazioni che si tengono attornoa un contenuto, un post, un prodotto o un servizio. Èsegnale di un buon successo della comunicazione inrete, che stimola le perosne a parlarneautonomamente e stimola il dibattito. È utilizzatoprevalentemente nella sua accezione positiva.

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Call for actionInvito a compiere un’azione, a mettersi in gioco.Comprende una serie di elementi volti a farcompiere all’utente una determinata azione, comemettere un «like», iscriversi a una newsletter,partecipare a un’iniziativa associativa postando foto,commenti o altro ancora. È fondamentale nelrendere partecipi gli attivisti e i simpatizzanti estimolarli a esprimere la loro opinione.

ContestUna iniziativa, o più semplicemente un concorso, incui si chiede la partecipazione degli utenti in cambiodi un premio finale (che può essere un oggetto, unservizio, ma anche l’offerta di visibilità attraverso lacitazione del progetto vincente sui canali social e sulsito dell’ente promotore).

EngagementCoinvolgimento diretto degli interlocutori al fine diinstaurare relazioni durature e generare feedbackpositivi.

Embeddaregergale italianizzazione del termine inglese «toembed», «inserire all’interno», e viene utilizzato perindicare un contenuto (video, font, brano

Vocabolario dei termini

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musicale...) inserito all’interno di un altro; adesempio un video inserito all’interno di una paginaweb.

Feed RSSFlusso di informazioni proveniente da uno o piùcanali web, cui l’utente può iscriversi per esseresempre aggiornato senza dover verificare ogni voltaeventuali nuove pubblicazioni. Grazie a tag (vedi) eparole chiave l’utente può scegliere la tipologia dicontenuti che desidera ricevere.

Flash MobComposto dalle parole inglesi flash (rapido, veloce) emob (folla) indica un’iniziativa generalmenteorganizzata via internet o cellulare che prevede lapartecipazione di un discretamente numerosogruppo di persone in un luogo pubblico che siimpegnano a compiere una azione insolita,improvvisa e rapida, per poi riprendere come seniente fosse le normali occupazioni. Se solitamenterappresentano una forma di spettacolo autoorganizzato, spesso vengono utilizzate persensibilizzare la gente su un tema particolare

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FolksonomiaDall’inglese «folksonomy» - descrive unacaratterizzazione delle informazioni generata dagliutenti tramite l’utilizzo di parole chiave.

GeolocalizzazioneIdentificazione, su una mappa geografica on-line,delle coordinate geografiche corrispondenti allacollocazione di un oggetto, luogo, situazione,avvenimento.

HashtagUn hashtag è una parola preceduta da un simbolodel cancelletto (#). Inserendo un hashtag all’internodi un messaggio lo si «lega» a tutti gli altri messaggiscritti in rete che utilizzano lo stesso hashtag. Èusato prevalentemente su Twitter per rendere piùagevole ricercare, organizzare e selezionareall’interno di un flusso di voci di più partecipanti,quelle riferite a una unica discussione.

Mash upLa traduzione letteraria significa distruggere,spezzettare. Indica una «poltiglia»: in campomusicale o video rappresenta un brano composto dabrevi frammenti di musiche o filmati altrui, in

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informatica sta a indicare un sito o un’applicazionecomposta da materiali provenienti da altri siti.

MémeIl méme in rete sta a indicare il «tormentone», ilmessaggio, spesso ironico, ricorrente e ripetuto, cherapidamente si diffonde da persona in persona (inmusica potrebbe essere rappresentato dal ritornellodi una canzone, che porta chi lo ascolta a ri-cantarloa propria volta). Per l’inventore del termine, RichardDawkins, rappresenterebbe la più piccola unitàinformativa, capace di propagarsi di mente in mentecome se fosse un virus, viralmente.

MicroblogUn fenomeno relativamente recente, indica lapubblicazione costante attraverso la rete dimateriali in forma breve. Possono essere video,audio, brevi messaggi, immagini o altro ancora.Twitter può essere considerato il social network piùsignificativo per il microblogging, così come Istagramlo è per le immagini.

NetiquetteLa netiquette (dal francese net, rete ed etiquette,etichetta, buona educazione) è l’insieme di regoleche stabiliscono che genere di comportamento è

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consentito agli utenti di un o specifico servizio web.Non sono norme di valore legale, ma spesso vengonoinserite nelle condizioni per l’utilizzo di diversiservizi. Contravvenire alla netiquette a voltecomporta segnalazioni e, in casi estremi, lapossibilità di essere bannati (vedi) dal servizio.

PinnareGesto che permette l’inserimento di immagini nelleBoards di Pinterest. Al momento dell’iscrizione, gliutenti possono inserire nella barra di navigazionedel loro browser il pulsante Pin it. Cliccando sulpulsante vengono «pinnati» gli oggetti aperti in quelmomento nella finestra.

SeedingL’attività di seeding (il termine inglese, tradottoletteralmente, indica l’azione del seminare) èrappresentata dalla ricerca degli «influencer» –persone di riferimento molto ascoltate in rete – edalla proposizione diretta di contenuti creativi comevideo, campagne, immagini etc. affinché essipossano far proprio il messaggio e riproporlo neiloro canali/blog ai lettori.

Vocabolario dei termini

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Spam – spammareInviare messaggi non desiderati o pubblicitari adutenti e servizi senza averne la preventivaautorizzazione.

TagParole che si associano a un contenuto (un post,un’immagine, un video...) per classificarne il generee la tipologia.

Tag cloudLetteralmente «nuvola di tag», rappresentazionedelle categorie, argomenti o parole chiave di un sitoo blog come una nuvola composta da tutti i tagdimensionati a seconda della frequenza di utilizzonel sito stesso.

TimelineLinea temporale, rappresentazione dei post,immagini, video etc in ordine temporale (dalla piùrecente alla più vecchia dall’alto verso il basso) in unsocial network.

TweetUpIncontro fra più tweeters (utenti del servizioTwitter), organizzato in rete e realizzato in un luogofisico.

Vocabolario dei termini

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ViraleDiventa virale il messaggio informativo che in reteviene diffuso spontaneamente attraverso un rapidopassa-parola. La circolazione del messaggio èspontanea e si diffonde, come un virus, in manieraesponenziale. Usualmente in rete i contenuti viralihanno un periodo di diffusione molto rapido e unadurata altrettanto breve.

WikiPiattaforma sociale di condivisione di contenuti chepossono essere consultati, editati e scritti da tutticoloro che vi partecipano. Wikipedia è uno delle piùfamose.

Word of MouthÈ il passaparola in rete e indica il diffondersispontaneo di un messaggio, di un’informazione o diun contenuto attraverso le reti sociali degli utenti diun social network.

Vocabolario dei termini

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Sommario

Introduzione

Partecipare

La viralità

#approfondisciUtilizzare la viralità in rete: il caso Terre Des Hommes –Superehero

#AISMraccontaAISM e i social media

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#AISMraccontaLa guida AISM ai social media su YouTube

Facebook, informati ma informali

#approfondisciGli strumenti di Facebook a disposizione per il non profit

#approfondisciSave Darfour: lo strumento Causes a sostegno di una rete diassociazioni Unicef, quando a comunicare è un enteistituzionale

#AISMraccontaFacebook per AISM

YouTube e la condivisione dei video

#approfondisciFavorire la viralità su YouTube

#AISMraccontaI social media per AISM: YouTube

Sommario

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Utilizzare Foursquare per campagne solidali

#approfondisciFoursquare per le azioni sul territorio

Molti canali, più forza alle idee

#approfondisciGoogle toolkit per il non profit

#attiviamociTrasformare un compleanno in una campagna solidale

#AISMraccontaA questo rosso io non mi fermo

Condividere

Flickr e la condivisione delle immagini

#approfondisciFlickr racconta il mondo con gli occhi delle associazioni e dellepersone impegnate nell’attivismo.

Sommario

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LinkedIn per estendere la rete

#approfondisciLinkedIn per il sociale

Il social bookmarking: condividereconoscenza

#approfondisciCondividere per il non profit

L’utilità di Twitter per le organizzazioni nonprofit e per l’attivismo

#approfondisciLe buone pratiche di Twitter

#attiviamociAggiornare attimo per attimo

Pinterest e la forza delle immagini

Sommario

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#approfondisciVisibilità e viralità per la sensibilizzazione sociale attraversoPinterest

Prendersi cura della comunicazione in retecon la content curation

Scoprire

Seguici sui social network

Sommario

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#AISMracconta

#AISMraccontaAISM e i social media

#AISMraccontaLa guida AISM ai social media su YouTube

#AISMraccontaFacebook per AISM

#AISMraccontaI social media per AISM: YouTube

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#AISMraccontaA questo rosso io non mi fermo

#approfondisci

#approfondisciUtilizzare la viralità in rete: il caso Terre Des Hommes –Superehero

#approfondisciGli strumenti di Facebook a disposizione per il non profit

#approfondisciSave Darfour: lo strumento Causes a sostegno di una rete diassociazioni Unicef, quando a comunicare è un enteistituzionale

#approfondisciFavorire la viralità su YouTube

#approfondisciFoursquare per le azioni sul territorio

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#approfondisciGoogle toolkit per il non profit

#approfondisciFlickr racconta il mondo con gli occhi delle associazioni e dellepersone impegnate nell’attivismo.

#approfondisciLinkedIn per il sociale

#approfondisciCondividere per il non profit

#approfondisciLe buone pratiche di Twitter

#approfondisciVisibilità e viralità per la sensibilizzazione sociale attraversoPinterest

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#attiviamoci

#attiviamociTrasformare un compleanno in una campagna solidale

#attiviamociAggiornare attimo per attimo

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