“Non possiamo permetterci di perdere - Istituto...

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“Non possiamo permetterci di perderela guerra della memoria”

C. A. Ciampi

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PresentazioneLa scuola

Conoscere il proprio territorio, i propri luoghi, i luoghi sui quali si è costruita e poggia la memoria delle persone, per incontrare e riconoscere tutto ciò che ha contribuito a formare, giorno dopo giorno, conquista dopo conquista, quello che noi oggi siamo e quindi la nostra identità. Cercare, indagare, andare a vedere lungo un cammino vissuto che fa scoprire man mano persone e avvenimenti di oggi e di ieri, della nostra terra e di altre terre lontane. Ecco un modo di FARE SCUOLA particolarmente significativo, che resta nel tempo, che dà forza e capacità di confrontarsi con gli altri - anche con coloro che non sempre ci assomigliano - in modo aperto, curioso e che arricchisce davvero. Raccogliere poi questo cammino fatto insieme in un LIBRO come questo è ancora più importante per dare solidità e continuità alle esperienze che la scuola ed i ragazzi fanno. Non solo qualcosa da ricordare negli anni a venire, ma MATERIALI VIVI da rielaborare domani per capire un po' meglio il mondo complesso in cui viviamo, per arricchire con senso critico e creatività i percorsi di vita futuri, dei nostri ragazzi in primo luogo e di tutti noi.

                                            Piero Tamburini          Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo di Bagnacavallo

Il Comune“Percorsi di memoria” è un progetto avviato dalle quinte e dalle prime medie dell’Istituto comprensivo di Bagnacavallo e Villanova nell’anno scolastico 2004-2005.

Un anno particolarmente significativo: si è celebrato, infatti, il 60^ anniversario della Liberazione nell’inverno 2004 per il territorio comunale e Bagnacavallo; in primavera, il 25 aprile 2005, abbiamo festeggiato tutti insieme il 60^ anniversario della Liberazione del nostro Paese.

Storia locale, storia nazionale e internazionale si intrecciano, e si sono intrecciate, a vari livelli.

Il capitolo fondamentale della Storia della Liberazione, del riscatto, della rinascita morale di noi italiani è stato scritto anche dai giovani di 60 anni fa del nostro Comune, delle nostre frazioni: donne e uomini che si sono assunti la responsabilità di lottare per la democrazia e la libertà, che hanno sofferto e in molti casi pagato con la vita il contributo dato alla rinascita di un intero popolo, dell’Italia.

Chi ha avuto il privilegio di nascere libero ha la responsabilità di lavorare per mantenere viva la democrazia e la libertà: oggi le abbiamo, ma non sono scontate e dobbiamo prenderci cura della democrazia e della libertà sempre, in ogni giorno della nostra vita, in ogni nostro gesto, pensiero e parola perché solo così ci prendiamo cura di noi come singoli individui, di noi come collettività, di noi come società civile.

È questo che hanno fatto le/gli insegnanti e le/gli alunne/i: scoprire e conoscere la propria città, il proprio Comune attraverso la lettura del territorio e dei segni, dei simboli, che lo caratterizzano. Conoscere chi siamo stati ieri per capire chi siamo oggi e affrontare il futuro.

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I ricordi dei nonni passati come un testimone ai nipoti, perché a loro volta crescendo, porgano il testimone ad altri.

Il ringraziamento sincero per l’impegnativo lavoro svolto va alle/agli insegnanti, alle/ai bambine/i, alle scuole comunali d’arte e di musica, all’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Ravenna, all’Anpi di Bagnacavallo. Tutti soggetti che da subito, insieme all’Amministrazione comunale e al Comitato permanente antifascista, hanno creduto in questo progetto.

L’auspicio è che dopo il 60^ anniversario della Liberazione il progetto “Percorsi di Memoria” prosegua, scandendo tutti i futuri anniversari della Liberazione.

Lucia BettiAssessore alle politiche culturali

e turistiche e alle pari opportunità

L’esperto

Nell’attenzione dei bambini per la storia della loro città risiede il futuro stesso di quella comunità. Comprendere che le memorie delle proprie famiglie d’origine possono essere diverse, articolate e complesse ma alla fine la storia da conservare è una sola, rimane per sempre un importante risultato dell’educazione civica in questo Paese.Da parte nostra abbiamo cercato di ricomporre il racconto dei loro familiari con la grande storia civile del territorio che tutti abitiamo.In un percorso didattico preparato per tempo, adattato alle loro capacità cognitive, i ragazzi di Bagnacavallo, in occasione del 60° anniversario della Liberazione, hanno ascoltato anziani testimoni, hanno fatto letture dedicate ed esperienze sul campo, hanno visto e conosciuto i segni della storia cittadina alzando gli occhi dalla strada che percorrono ogni giorno: gradualmente sono diventati curiosi della loro storia.Quando l’hanno rappresentata con i linguaggi dell’arte e della scrittura abbiamo visto crescere in loro dei veri cittadini, più consapevoli della propria identità. E questo aggiunge profonda soddisfazione al lavoro che ogni anno portiamo avanti con l’aiuto della scuola e delle Istituzioni pubbliche.

Giuseppe MasettiDirettore dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Ravenna

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Una strada per la Pace21 dicembre 2004 - 60° della Liberazione di Bagnacavallo

La genesi della guerra

La guerra: nasce da una ideologia, contraria ad un’altra,differenze religiose, razzismo, sete di potere, egoismo e ostilitàoffuscano la mente dell’uomo, come la nebbia, in un giorno d’autunno. Gli uomini annientano se stessie i propri simili,come tante mantidi,non hanno pietà e distruggono l’umanità.

(Lavoro collettivo Cl. 5° D)

La pace e’ bella

Bella come un visoche si apre ad un sorriso

bella come i colori della primaverabella come la vita

bella come una stella che ci illumina il camminobella come la musica che senti quando ci si parla con il cuore

bella come i pensieri che volano leggeri sulle bianche alidelle colombe

bella come l’alba di un nuovo giornoin cui l’odio sarà sconfitto.

Insomma la PACE è la cosache più ci piace.

(Lavoro collettivo cl. 5°A)

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La sofferenza della guerra

Guerra: una sofferenza per tutti,origine di dolore, d’ingiustizia e di massacri,discordia fra le nazioni e discussioni fra i bambini,nelle trincee cadaveri insanguinati,l’urlo dei feriti colpisce il mio cuore come una mina,profughi che fuggonocome animali randagi senza speranza di ritorno.Si sente un canto disperato.Il mio cuore è come quello di un neonato abbandonato.

(Lavoro collettivo di 5° C)

Ricerca di pace

Il desiderio di PACE è intrigante,affascinante come l’ametista,abbagliante e luminoso, come il soleregale come il pavone che plana sul pianetaspeciale come alunni alleati d’altruismoardente come l’ansia d’armonia,lieve come la piuma che porta la PACE.Rispettarsi, apprezzarsi, aggregarsi, aiutarsi, questo è RICERCA DI PACE.

lavoro collettivo classe 5°B

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Racconti di guerraClasse 5 A

Facciamo la PaceLa guerra è molto brutta perché ci si uccide e io vorrei che non esistesse. La seconda guerra mondiale iniziò nel 1939 e finì nel 1944.Mi sembra che mia nonna mi abbia raccontato, che un giorno è venuto un tedesco e ha dormito nel rifugio di mia nonna, la mattina è arrivato il suo capo e lo ha sgridato perché un tedesco non poteva dormire a casa di qualcuno. Penso che la pace sia una grande fortuna ma va costruita cercando di essere buoni… e senza guerra si sta molto bene.

Alessio Casadio

La guerra era molto bruttaLa seconda guerra mondiale iniziò nel 1939 e finì nel 1944.I nostri nonni ci hanno raccontato che, la guerra era molto brutta e molte persone morivano perché venivano uccise o colpite da malattie molto gravi.Ci hanno raccontato che quando sentivano i bombardamenti si rifugiavano nei loro nascondigli per non essere scoperti dai Tedeschi.I nostri nonni si ricordano anche quando dovevano stare in silenzio altrimenti venivano portati nei campi di concentramento.Noi pensiamo di essere fortunati perché, nel nostro paese c’è la pace e la libertà.

Alex e Andrea

A scuola solo 3 mesiLa vita quotidiana si svolgeva tranquillamente in famiglia.Il cibo era a base di verdura e un po’ di carne, si facevano provviste di grano, fagioli ecc…il

pane si faceva ogni 4-5 giorni e si conservava.Per l’abbigliamento si ricavava la stoffa dai vestiti degli adulti e si facevano quelli per i piccoli.Per il divertimento si usavano la tombola, le figurine ecc…Si lavorava solo nei campi, nelle fabbriche e nelle officine.

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A scuola ci potevano andare solo i Cristiani; gli Ebrei venivano uccisi e mia nonna per via dei bombardamenti è andata a scuola solo 3 mesi.

Alex Betti

Intervista a nonno Gino- Nel periodo della guerra, per procurarci da mangiare usavamo una tessera che ci consegnavano e che serviva per ritirare le razioni di cibo cioè grano, sale, zucchero e anche fiammiferi. Potevamo anche allevare un maiale dandogli da mangiare gli scarti più la crusca e nelle stagioni fredde lo uccidevamo per ricavare carne, salumi, prosciutti, cotechini e zamponi.I vestiti li avevamo già in casa perché i fratelli maggiori passavano i loro vestiti. Nei piedi si portavano gli zoccoli tutto l’anno.I maschi giocavano separati dalle femmine. I maschi giocavano con le trottole a frusta, alla “carampana”, con le figurine, a nascondino, ai 4 cantoni, a puzza, alla guerra e costruivano fucili di legno. La palla era fatta con degli stracci e degli elastici.I locali erano quasi tutti chiusi e solo il giorno di Natale si poteva uscire di casa. La mia nonna aiutava i miei genitori a lavorare le erbe palustri, faceva “i balzi” che servivano a legare i covoni di paglia.Aiutavo i contadini e il babbo a lavorare in campagna.A scuola ci si andava solo alcuni giorni e, quando suonava l’allarme, tutti scappavano nei rifugi.Le cartelle erano di cartone e i banchi erano di legno, a due posti, con un calamaio per l’inchiostro al centro.Durante la guerra ci si rifugiava nei rifugi costruiti sotto terra o nelle stalle. Nei rifugi di campagna si ospitavano i civili che scappavano dalla città.Durante i bombardamenti i soldati vi entravano e giocavano con i bambini, per far loro passare il tempo e vincere la paura -

I soldati inglesi hanno insegnato al mio nonno alcune parole e a contare fino a 20 in inglese.Dopo la ritirata dei Tedeschi, si ospitavano in casa i soldati inglesi, canadesi ed anche i partigiani.In casa del mio bis-nonno paterno rimase un soldato italiano che era stato catturato a Bologna ed era scappato: si chiamava Mario Baldini e dopo la guerra, diventò un dottore di Bagnacavallo.La mia bis-nonna materna lavava i panni dei soldati in cambio di qualche scatoletta di carne, pezzi di sapone da bucato e tavolette di cioccolata.

Andrea

Un ospedale in casaLa casa della mia nonna Marisa era invasa dai Tedeschi che l’avevano trasformata in un ospedale e avevano dipinto una croce sulla casa.All’epoca aveva 6 anni e sua sorella 12 anniRicorda che i Tedeschi erano in gruppi di 7 persone e ogni gruppo era comandato da un superiore: c’erano dottori per curare i feriti; in particolare non ha dimenticato un tedesco molto affettuoso nei suoi confronti.Non erano cattivi con i bambini ma bisognava eseguire i loro ordini.I bombardamenti al fronte furono molto intensi e durarono 6 mesi.

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Il momento più angoscioso fu quando i Tedeschi vennero a cercare il babbo della nonna, frugando in tutte le stanze, ma non lo trovarono e lui riuscì a scappare di casa.Alla sera passavano aerei che, per vedere eventuali spostamenti nemici, sparavano bengala che illuminavano il cielo.Quando finì la guerra, un americano di colore annunciò la liberazione e la nonna ricorda ancora i volti stupiti della gente.

Lorenzo

La pace: il regalo più belloMio nonno mi ha raccontato della seconda guerra mondiale.Lui è stato partigiano dai 14 ai 16 anni.Mi ha raccontato che non sapeva il perché della guerra poi ha capito che era colpa del capo del partito fascista: Benito Mussolini. Mio nonno mi ha raccontato che combatteva sul M. Battaglia nella zona di Casola Valsenio. Aveva il compito di rubare le armi dai camion blindati che venivano lasciati incustoditi dai Tedeschi. Ha ricevuto una minaccia di morte: “Se non vi consegnate vi fuciliamo !” … ma è riuscito a salvarsi e ora è qui a raccontarmelo.La guerra è bruttissima è la tragedia peggiore dopo la morte. Quando ho scritto questo pensiero ho riflettuto sull’orrore della guerra e ho pensato che la PACE sia il regalo più bello che ogni persona con la propria sensibilità possa avere per Natale e in ogni momento in cui siamo messi alla prova.

Clarissa

A scuolaLa nonna Edna a scuola non aveva i banchi, ma delle cassapanche che erano incollate a un tavolo, e sotto al sedile riponeva il materiale scolastico…(che non era come quello di adesso). Ai suoi tempi scriveva con una piuma d’oca che intingeva in un calamaio con dell’inchiostro di seppia. Non aveva la cartella ma solo una vecchia cartellina di cartone. I pastelli erano di legno e dentro una mina colorata. All’età di 4 anni aveva un amico che era un soldato tedesco di 19 anni, che le portava le coperte ma un giorno fu chiamato a combattere al fronte. Prima di andarsene le disse: “O mio

piccolo grande amore”.Clarissa

RazzieC’è stato un periodo in cui i Tedeschi razziavano ai contadini il bestiame e le riserve alimentari.Mentre il nonno nascondeva i maiali si accorse di essere circondato dai Tedeschi.Un giorno una granata entrò dalla finestra del primo piano, ruppe tre porte e poi esplose nel fienile e le zia Marisa era nella stanza sottostante a lavare i piatti ma per fortuna non si fece niente.A quel tempo zia Marisa aveva solo sette anni.

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Delia

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No alla guerraPer me la guerra è molto brutta, pensate che mio nonno Marcello ha visto Benito Mussolini. Mio nonno Walter ha visto molti morti, credo li abbia visti anche mia nonna…solo che mia nonna non ricorda niente. Mio nonno era molto piccolo e cerca di non ricordare quella maledetta guerra. La pace è tutto il contrario della guerra che stermina il genere umano e porta alla distruzione di tutto il mondo.

Fabiola Rani

Un rumore assordanteMia nonna mi ha detto che quando iniziava la guerra lei si nascondeva sotto terra per difendersi dalle bombe. In quel periodo era difficile trovare il cibo perché se uscivi era facile morire sotto il fuoco nemico.La nonna Elda mi raccontava che aveva molta paura del rumore assordante delle bombe e delle mitragliatrici.Io penso di essere un bambino fortunato perché sono nato in un periodo dove la guerra non c’era e non c’è. Io dico che la pace è una cosa molto bella, perché tutti abbiamo diritto di vivere la nostra vita.

Filippo Dal Borgo

L'amiciziaNon si pativa la fame perché vivevamo in una zona contadina dove si coltivava cereali, ortaggi e soprattutto il grano.I divertimenti erano: lo sport, i giochi collettivi e anche altri, tra cui il ballo, oppure andavamo al cinematografo.La situazione diventò molto più critica quando cadde il fascismo, al potere andò il generale Badoglio che l’8 settembre del 1944, firmando l’armistizio con gli alleati, tradì l’alleanza con la Germania, che perciò invase l’Italia: si formarono i gruppi di azione patriottica.L’amicizia di allora era leale e sincera, ci volevamo molto più bene che adesso; l’amicizia era sacrosanta, ci dividevamo quel poco che avevamo in buona fede.

Filippo Dal Borgo

Aiutando i partigianiDurante la guerra il nonno stava nascosto in piccoli rifugi e quando lo chiamavano andava ad aiutare i partigiani portando loro pane e acqua.Ha un libretto che attesta il suo contributo e l’aiuto che ha offerto loro per terminare la guerra. Il nonno faceva il contadino, badava le pecore. Si vestiva di stracci, perché la sua famiglia era povera.

Genni C

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Vita quotidianaLa mia nonna era solita raccogliere il grano, lo metteva nel macinino per trasformarlo in farina; che mescolata con le patate usava per fare il pane; quindi lo portava nel rifugio dove erano soliti ripararsi dalle bombe.Calzava gli zoccoli di legno, con il telaio producevano la tela che serviva per indumenti e lenzuoli. Tosavano le pecore e con la lana facevano le maglie e i calzettoni.A quei tempi la nonna giocava con un’altalena che fortunatamente il suo papà le aveva costruito, ma non la utilizzava spesso a causa dei bombardamenti.Per andare a scuola doveva percorrere a piedi 5 km di montagna, a quei tempi c’era solo un maestro. Alle 6.00 ci si alzava, alle 7.00 si partiva, alle 8.30 si entrava a scuola, alle 10.00 la merenda e alle 12.00 si andava a casa a mangiare le solite cose che si mangiavano tutti i giorni.La divisa che volle Mussolini per le bambine era formata da gonna nera, camicia bianca, berretta nera e scarpe nere.Mentre i maschi dovevano indossare il pantalone bluet, la camicia celeste, con lo stemma di Benito Mussolini, i calzettoni blu e gialli rigati, il fazzoletto a punta bluet, scarpe nere ed una berretta nera con un fiocco che era all’ingiù.Nel 1939 ci fu un'alluvione e tutti gli abitanti di Modigliana si riunirono in un nascondiglio sotterraneo, perché era stato distrutto tutto, di conseguenza gli abitanti avevano fame e freddo, così tutti contribuirono a risollevare la situazione preparando cibo e vestiario.Questo difficile periodo ha fatto capire alla nonna che la guerra è bruttissima e sarebbe bene che non tornasse mai più.

Giulia N.

Le sofferenze della guerraDai racconti dei nostri nonni, noi abbiamo capito che la guerra non é stata un’esperienza piacevole, per loro che l’hanno vissuta.

Ad esempio mio nonno, che era un soldato, mi ha raccontato che era molto giovane e soffriva molto; per lui era molto doloroso andare in guerra, infatti lui stesso temeva che ogni giorno fosse l'ultimo.In giro c’erano morti per le strade, bombe e tanta paura. Delle volte mio nonno mi raccontava com’erano i Tedeschi: indossavano pantaloni lunghi con macchie verdi anche d’estate, e maglie imbottite. Mentre lo raccontava capivo la paura che sentiva e mi sono convinta che la guerra sia davvero una cosa bruttissima.

La pace è gioia e amore. La pace è volersi bene, darsi la mano, sentirsi uniti, per andare lontano!!!

Katia D

Le bombe

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Ho capito che la guerra è un’esperienza bruttissima. Mio nonno l’ha vissuta e mi ha raccontato molti episodi. Mi ha raccontato che per le strade c’erano molti morti, ammazzati dai Tedeschi i quali volevano fare una guerra troppo grande e conquistare tutta l’Europa.I miei nonni e altre persone avevano costruito un rifugio sotto terra così non venivano bombardati dai nemici. I miei nonni andavano a mangiare nei bidoni i pezzi di carne attaccati alle ossa o chiedevano cibo agli Americani. I Tedeschi avevano scoperto il loro rifugio e allora si erano nascosti nel fienile. C’erano aerei che sparavano bombe gigantesche, queste, scoppiando, lanciavano schegge in tutte le direzioni. Mio nonno aveva salvato una anziana signora da quelle bombe. I miei nonni avevano preso i pidocchi perché erano costretti a dormire sulla paglia.La pace ha un valore immenso perché ti dà serenità e se ci fosse in tutto il mondo sarebbe bellissimo.

Lorenzo

Intervista al nonno NinoNonno, era difficile trovare cibo durante la guerra?Sai Margherita non era facile trovare cibo, io mettevo il cibo in cantina e ogni giorno ne mangiavo un po’.L’abbigliamento era cambiato molto?No l’abbigliamento non era cambiato molto.C’erano divertimenti durante la guerra?No, c’erano pochi divertimenti ad esempio chiacchierare con gli amici… anzi forse non si può parlare di veri divertimenti.Svolgevi un lavoro?Quello che svolgevo io non era proprio un lavoro era come un aiuto, io e altri aiutanti prendevamo i feriti e i morti e li portavamo nel nostro rifugio l’ex convento di S. Francesco, i feriti cercavamo di rimetterli in sesto e i morti li avvolgevamo in fasce.Cosa pensi della guerra?Io penso che la guerra sia una cosa brutta. E spero che quella che è in corso finisca.

Margherita

Tristi ricordiAbbiamo capito che la II guerra mondiale è stata terribile e molte persone purtroppo sono morte. Altre sono sopravvissute ma con brutti ricordi…ed ecco i tristi ricordi dei nostri nonni.Cominciamo da nonna Nina. Mia nonna mi ha raccontato che il mio bisnonno era ebreo ed è morto nel campo di concentramento. La nonna Carla mi ha spiegato che, quando aveva cinque anni, era nella cantina sociale di Massa Lombarda. Dopo tre mesi questa fu bombardata, loro scavarono delle buche nella terra e quando venivano lanciavate le bombe si mettevano dentro quelle buche. Mio nonno ha combattuto per la liberazione e fu ferito ad una gamba da un fascista. Credo che sia inutile pensare che alcune persone siano inferiori ad altre. Ognuno porta agli altri le proprie ricchezze. Hitler pensava che gli ebrei fossero inferiori…

Martina Tagliani e Martina Co

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Vestiti in divisa da balillaLa guerra è iniziata il 10 giugno 1940.A quel tempo mio nonno era un ragazzino di 10 anni. Allora a scuola i ragazzi andavano vestiti in divisa da balilla che era composta da un berretto nero, un fazzoletto sulle spalle infilato nelle spalline della camicia nera, pantaloni verdi, calzettoni bianchi e scarpe nere.Il mio nonno ha fatto amicizia con molti ragazzi della sua età, che si riunivano per fare molti giochi.L’Italia era alleata con i Tedeschi e i Giapponesi. Nei primi anni l’Italia riportò solo vittorie. Ma col passare degli anni il conflitto si fece molto impegnativo per l’Italia e i suoi alleati.Arrivarono enormi sconfitte sui campi di battaglia.L’Italia era guidata da Benito Mussolini (fascista) dopo enormi sconfitte gli alleati (Americani, Francesi e Inglesi) sbarcarono in Sicilia, si pensava che la guerra da noi non sarebbe mai arrivata e invece arrivò.Arrivò nell’autunno del 1944 e il 20 novembre arrivarono le prime granate.Gli alleati entrarono in casa del mio nonno il 4 gennaio 1945.La casa del nonno era distante 200 m dal fiume Senio; la casa era quasi distrutta. Il mio nonno ricorda bene quei giorni perché si pativa la fame e il freddo e si dormiva in terra. Ma nonostante tutto, il nonno e la sua famiglia si salvarono.La guerra in Italia finì il 2 maggio del 1945.La famiglia del nonno lavorava in campagna e ricorda che molti prodotti alimentari tipo pane e carne erano razionati.La guerra è una cosa veramente brutta.

Martina Cr.

Radio Londra Il mio nonno abitava a S. Pancrazio e lavorava come contadino, e per guadagnare qualche soldo vendeva galline o ortaggi con suo padre. Dopo poco il padre si ammalò e morì.Il nonno combattè e molti dei suoi amici morirono in guerra; il loro battaglione contava più di cinquanta ragazzi tutti giovanissimi, che, con il loro coraggio, salvarono molte persone dai Tedeschi.Si ascoltava musica o Radio Londra, anche se era vietato, ma non si sentiva perfettamente per via delle numerose interferenze causate dalle bombe. Le musiche più trasmesse erano i canti delle mondine, e quelli dei partigiani.

Martina T.

Ricordare per non ripetereIo la guerra non l’ho vissuta ma so che è un avvenimento sconvolgente.Io ho saputo della guerra solo grazie ai miei nonni che l’hanno vissuta e hanno potuto raccontarmi ciò che hanno visto con i loro occhi. Oggi sono qui a scrivere perché non dobbiamo dimenticare gli orrori della guerra nella speranza che non riaccada più questa tragedia.

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I miei nonni mi hanno raccontato che quando gli Americani arrivarono a salvarli per loro fu come una festa perché portarono cibo, che in quei tempi scarseggiava. Quando sentivano una sirena, scappavano sotto terra in un rifugio costruito dai loro genitori, perché sapevano che era in atto un bombardamento.Mi hanno parlato anche delle prigioni dove un mio nonno è stato due anni ma, per fortuna, si é salvato. Mi ha colpito sapere che i soldati erano in parte ragazzi non ancora maggiorenni. Un parente della mia nonna andò combattere in Russia dove si salvò con l’aiuto di una famiglia russa che lo aiutò dandogli cibo e, grazie a loro, riuscì a tornare in Italia. La seconda guerra mondiale è stata proprio molto brutta e bisogna ricordare per non ripetere. Io penso che la guerra sia terrore e disonore e la pace sia la condizione migliore per ogni persona perché è benessere, gioia, felicità e amore.

Matteo

Gli orrori della guerraIo ho capito che la guerra è una cosa bruttissima. La mia nonna mi ha raccontato che quando era

ancora neonata i Tedeschi, la cacciarono di casa con la sua mamma e il fratellino. Sfortunatamente la nonna cadde in una buca di una bomba, la madre dopo poco se ne accorse, tornò indietro e la cercò. Ebbe molta fortuna e trovò la nonna Luciana. Dopo andarono da una parente, che li ospitò. Quando tornarono trovarono la casa praticamente distrutta… Il mio nonno perse il fratello grande e il padre quando fu lanciata una granata sulla casa. una scheggia strappò un pezzo del grembiulino del fratello piccolo di nonno Pompeo. Un’altra scheggia fece il giro del collo della sorella e

infine uscì … non saprei come descrivere questi orrori. Un amico di mio nonno mi ha raccontato che un giorno i Tedeschi volevano la bicicletta di suo padre, ma lui non voleva darla in mano tedesca, così essi lo minacciarono: “Dacci la bici o ammazziamo tuo figlio!!”. Lui non poté far altro che consegnare la bici.Il nonno si ricorda di quella volta che mise un asino morto sulla soglia di casa, così i Tedeschi, pensando ci fosse un’epidemia, della quale avevano molta paura, stettero lontani.

Runa

Latte appena muntoQuando la nonna Anna si alzava al mattino beveva un bicchiere di latte caldo perché era appena munto.Indossava zoccoli e i vestiti delle sorelle più grandi.A pranzo mangiava pasta e fagioli, ceci e delle verdure.Giocava con le scatolette lasciate dai militari, faceva degli stampini con la terra e poi li metteva ad asciugare al sole.Prima di andare a letto, si andava nella stalla, l’unico posto caldo, si parlava, si cantava e si raccontavano barzellette. Gli anziani vicino al fuoco raccontavano le storie della guerra, poi prima di dormire salutavo i militari che erano in casa e loro ricordavano i loro figli.

Sofia

Solidarietà verso i partigiani15

Noi abbiamo capito che la guerra è stata molto triste per molte famiglie, costrette a nascondersi per non finire nei campi di concentramento. La guerra iniziò nel 1939 e finì nel 1944. Mia nonna mi ha raccontato che durante la guerra ci furono molti episodi tristi: a casa di Guido Laghi si nascosero i partigiani; furono ospitati in una camera sotterranea e vi rimasero nascosti per molto tempo. Una mattina vennero i Tedeschi che per rappresaglia presero in ostaggio il padre e gli tagliarono un braccio. Così i partigiani furono salvi.La pace per noi è una grande emozione che tutti hanno nel cuore e rende felici.

Sofia e Giulia

La seconda guerra mondialeNoi sappiamo che la guerra è molto ma molto brutta. I nostri nonni ci hanno raccontato degli episodi della guerra.Noi abbiamo chiesto loro dove si rifugiavano, e loro ci hanno risposto che si rifugiavano in montagna. Ci hanno anche raccontato che c’erano dei morti sulle strade e che i Tedeschi andavano a bussare alle porte per portarli nei campi di concentramento. Alla fine della guerra i Tedeschi rimasti rischiarono di essere uccisi. E quest’anno tutte le scuole di Bagnacavallo vogliono ricordare la liberazione di Bagnacavallo.La pace trasmette gioia, amore e felicità a tutti.

Martina Cr. e Valentina Vanigli

Il nostro parereIn classe abbiamo parlato della guerra e vogliamo scrivere il nostro parere: secondo noi la guerra è stata una cosa bruttissima, terribile… anche perché i soldati erano tutti ragazzi molto giovani; quelli che morivano venivano e vengono ricordati con fiori, ghirlande, cippi e lapidi.Quando c’era la guerra si rifugiavano nel Convento di San Francesco per non farsi vedere dai Tedeschi.Per noi la guerra non si dovrebbe fare, perché affrontando i nemici ci si può ferire o addirittura si può morire.Al posto della guerra ci dovrebbe essere la pace in tutto il mondo, perché è la cosa più giusta.

Valentina Avenia Eleonora Mecati

La pace non si combatte con le armiMi ha raccontato la mia nonna Vittoria, che quando c’era la guerra, aveva solo la mia età: lei e la sua famiglia si erano nascosti in una galleria ad Amalfi, per scappare dai Tedeschi. Nessuno di loro, per fortuna, è mai stato trovato e ce l’hanno fatta a salvarsi. C’era molto, molto rumore, gli scoppi delle bombe tuonavano… ed anche se lei non me l’ha detto, secondo me le rimbombava un po’ la testa. Mi ha colpito il fatto che era molto giovane, lei ha un brutto ricordo della guerra e se l’è portato dietro fino ad oggi.

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La pace non si conquista con le armi, ma si ottiene con le parole.

Barbara

La divisa fascistaQuando iniziò la guerra, mio nonno aveva sei anni ed era quindi solo un bambino piccolo.Si ricorda di alcuni parenti e amici che lo venivano a salutare perché dovevano partire per andare in guerra.C’era povertà, miseria. Scarseggiava il cibo che veniva dato in razioni e per averlo occorreva mettersi in fila e mostrare una particolare tessera.Chi viveva in campagna era avvantaggiato rispetto a chi viveva in città, in quanto aveva la possibilità di coltivare un orticello o un frutteto da cui ottenere verdure: patate, cipolle, carote, piselli, fave ecc…oppure frutta: mele, pere, uva ecc…Inoltre potevano avere qualche animale: polli da mangiare arrosto, maiali con cui producevano salumi e prosciutti, mucche e capre per il latte fresco, inoltre si allevavano conigli…In quel periodo di miseria c’era maggiore solidarietà tra le persone, ci si aiutava in qualche modo. Ad esempio, molti venivano dalle città, fino in campagna per avere un po’ dei prodotti coltivati per poter sopravvivere.Purtroppo i Tedeschi rubavano “le loro fatiche”, così decisero di nascondere il loro bestiame e il loro cibo. L’abbigliamento era molto modesto, infatti al tempo della guerra non c’erano molti soldi per comprare vestiti nuovi perciò dovevano rattoppare quei pochi a disposizione. Di solito si possedeva un unico abito bello, che si usava solo nei giorni festivi.I bambini giocavano sempre nei cortili a nascondino, a palla (i palloni erano di stoffa) oppure imitavano i grandi giocando alla guerra. Le bimbe giocavano con bambole di stoffa, oppure con i cerchi e il bastone. Le famiglie erano di solito molto numerose.A volte si organizzavano delle feste, magari in occasioni particolari come la vendemmia, o la trebbiatura del grano, o feste paesane, dove tante famiglie si riunivano per cantare, ballare e mangiare. Alcuni giocavano a carte e su tutti troneggiava la musica dei grammofoni: il giradischi di allora. Un ricordo sono le bamboline di terra nascoste in buchi per proteggerle dalla guerra.Il nonno, come tanti bambini di allora che vivevano in campagna, durante il giorno aiutava i genitori nei campi e doveva inoltre accudire gli animali. Per le bambine i lavori erano quelli domestici: aiutavano in casa a preparare da mangiare o a pulire e a volte si occupavano di fratellini più piccoli. Il nonno ricorda che lui e altri bambini, pur dovendo lavorare, erano comunque felici di poter vivere sempre in compagnia e all’aria aperta, in quanto per loro era sempre un momento di gioco.Quando il nonno andava a scuola, non aveva mezzi di locomozione e quindi, si alzava presto al mattino e andava a piedi. Chi era più fortunato aveva una bicicletta.All’epoca c’era il fascismo di Benito Mussolini in Italia; e per andare a scuola era richiesta una divisa con camicia nera, calzoncini e berretto nero: la divisa dei giovani balilla.I genitori del nonno erano contro il fascismo e quindi decisero di non comprare a lui la divisa, ma poiché la sua insegnante era invece una vera fascista, il nonno si ritrovò messo in fondo alla classe e non trattato come gli altri bambini. Addirittura, in occasione di una foto di classe il mio

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nonno fu escluso perché non aveva la divisa come gli altri. Questo, ricorda ancora oggi, all’epoca lo rese molto triste.Pochi erano i bambini che potevano permettersi di continuare gli studi oltre le elementari e ancor meno potevano proseguire gli studi con l’avviamento (le scuole medie dell’epoca), purtroppo, per molti, cominciava già il lavoro.Il mio nonno al tempo della guerra viveva nella zona di Ravenna, e ricorda che man mano che il fronte si avvicinava, si vedevano sempre più aeroplani, i bombardieri che bombardavano le città.Nel cielo si vedevano continuamente i caccia tedeschi che tentavano di abbattere quelli americani. Nel 1944, al passaggio del fronte, furono costruite trincee da Tedeschi e dagli Inglesi dove venivano piazzate le mitraglie ed i cannoni: mio nonno ricorda che sempre nel cielo c’erano lampi, bagliori e spari, e la gente spaventata si nascondeva e rifugiava come poteva. Soprattutto durante l’attacco finale dell’Aprile 1945, il cielo era tutto un lampeggiare di bombe e di cannoni.

Eleonora

La guerra: un gravissimo erroreLa guerra è brutta, bruttissima perciò si fa fatica a parlarne.Il mio nonno, mi ha raccontato che era un soldato: un giorno però venne catturato dai nemici, rimase prigioniero per due anni, fino alla Liberazione. E’ stato catturato nel 1942 e il giorno 21 dicembre 1944 è stato liberato insieme a tante altre persone. Due suoi amici, sono morti, mentre cercavano di scappare dal luogo in cui erano prigionieri. Lui non si è sposato per amore, ma per forza, a quei tempi non si trovava moglie molto facilmente, allora, lo diedero in sposo a INES la mia nonna, viene dall’Abruzzo e lui dall’Emilia Romagna.Credo proprio che la guerra sia molto brutta, spero proprio che questo gravissimo errore non si verifichi mai più, perché tutti hanno diritto alla pace !!!!

Giorgia

Classe V B

Prigionieri

Persona: nonna Ornella Data in cui risale il fatto: 19 dicembre 1944 Luogo: RussiLa nonna mi ha raccontato che nel tardo pomeriggio del 19 dicembre 1944 quando era già buio, improvvisamente sono arrivati i Tedeschi che hanno costretto lei e la sua famiglia ad

abbandonare la loro abitazione e ad andare a Russi. La nonna che aveva 19 anni, appena ha visto i soldati, si è messa a piangere e tutti erano spaventati. Giunti in paese i Tedeschi li hanno costretti ad entrare in un negozio vuoto, hanno chiuso con la saracinesca, così la nonna e gli altri si sono ritrovati al buio senza nulla da mangiare e da bere, fino alla mattina seguente. Poi li hanno sportati in chiesa e di nuovo rinchiusi con il catenaccio.

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Fortunatamente la sua famiglia ha trovato un buco provocato da una bomba, sono usciti e si sono rifugiati da sua nonna, dove sono rimasti per otto giorni. Infine hanno trovato rifugio in una vecchia casa di campagna dove l’armata tedesca non era passata e lì sono rimasti per venti giorni. Quando sono finalmente potuti ritornare a casa hanno scoperto che avevano bruciato il bestiame e rubato tutti i mobili.

Ballardini Alessia

Una giornata di vita quotidianaPersona: Miranda BlosiData: 1930/1935Luogo: a scuolaMi alzavo alle 7.00 poi alle 8.00 andavo a scuola a piedi da sola.La scuola era nella piazza Carducci.Entravo in classe e prima di iniziare le lezioni recitavamo una preghiera poi iniziavano le lezioni che si basavano sulla guerra e terminavano alle 12.00. Si ritornava alle 14.00 a scuola fino alle 16.00.Quando frequentavo la quinta avevamo cambiato maestra e ne avevamo una molto buona Emma Pasini. ci faceva vivere le storie di guerra e io andavo volentieri alle lezioni, però alla fine della quinta elementare ho dovuto abbandonare per mancanza di soldi.I compiti che ci davano, li facevano appena arrivati a casa, perché diventava buio presto e a noi mancava l’elettricità.

Silvia Vandelli

Una chiamata di levaPersona: Martoni LeoData a cui risale il racconto: Febbraio 1943Luogo: Udine Mi alzavo alle 6.00 di mattina, mi vestivo con la mia divisa azzurra d’aeronautica, pronti subito ad iniziare la giornata. Andavamo nel cortile della caserma ad allenarci a marciare ed a correre fino alle 8.00, l’ora della colazione. Lì mangiavamo acqua col fondo sporco di caffè e una briciola di pane e di nuovo a marciare, chi non lo faceva bene veniva sgridato mentre sopra di noi gli aerei continuavano a lanciare bombe.La nostra giornata era molto faticosa e bisognava stare sempre allerta.A mezzogiorno ci davano un po’ di brodaglia e alla sera la stessa cosa. La nostra giornata consisteva nel marciare e nel correre, l’unica pausa era il pomeriggio dalle 13.00 alle 15.00 senza però andare a letto; se qualcuno lo faceva veniva sgridato fortemente. Tutte le giornate erano così senza fiatare, perché chi osava dire qualcosa prendeva una botta in testa col manico del fucile.

Giulia Piazza

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Gli sfollatiPersona: Lidia ManettiData a cui risale il racconto: 11 Dicembre 1944Luogo: Via Cogollo per andare a VillanovaLidia abitava in via Cogollo per andare a Villanova doveva percorrere circa 4 km per andare a Bagnacavallo.

E’ stata una grande emozione quando hanno incontrato i Canadesi tanto che si sono messi a piangere, un po’ per la felicità un po’ perché avevano trascorso la notte in una grande casa dei loro vicini sotto un bombardamento. All’improvviso la casa era crollata e si erano salvati rifugiandosi nel sottoscala, 14 persone e 2 bambini piccoli. Dall’altro lato della casa, nella stalla, molti Tedeschi erano morti, perché non avevano un riparo solido come il sottoscala. Quando scoppiavano le granate si sentiva un forte odore di sostanze chimiche, le polveri delle macerie e delle granate ci davano il senso di soffocamento e il fumo dello scoppio ci seccava la gola; nei vestiti e nei capelli poi restava la puzza di bruciato. Eravamo in prima linea con poca roba da mangiare e molto freddo, ma di solito ci scaldavamo con un po’ di legna; purtroppo non c’erano molte possibilità di andarla a prendere, perché le granate

fioccavano dal cielo. In quei giorni arrivavano gli sfollati che avevano perso la casa, così io e la mia famiglia ospitammo 8 di essi anche se non li avevamo mai visti. Dormivamo con loro nella stessa stanza e da quel giorno diventammo amici; ancora oggi con quelli sopravvissuti c’è quell’amicizia.

Sara F.

La seconda guerra mondialePersona: nonni Berti Primo e Sangiorgi FrancescaTempo: 1940 – 1945Nel 1940 circa scoppiò la seconda Guerra mondiale, quel giorno suonarono tutte le campane e i campanelli. Ogni giorno che passava era sempre più duro, non si poteva andare a Messa in gruppo, perché c’erano i cacciabombardieri che sorvolavano la zona, quando avvistavano i civili bombardavano. Di notte gli abitanti per non far vedere la luce delle case coprivano le finestre con stoffe scure (coprifuoco). Ai cittadini veniva consegnata una tessera che serviva per prendere da mangiare, il cibo era razionato e non ne consegnavano di più. I Tedeschi per ostacolare il nemico facevano saltare i ponti. I partigiani erano contro i Tedeschi ed alleati con gli anglo-americani. Ogni Tedesco che veniva ucciso, per rappresaglia, venivano fucilati 10 civili. Questi ultimi venivano spesso usati come scudo dai Tedeschi contro i partigiani. Durante un rastrellamento avevano catturato anche i miei nonni e i miei bis-nonni.Quando finì la guerra, come al suo inizio, suonarono tutte le campane e tutti i campanelli del paese, quello era il segnale che la guerra era finita, ma lasciò un grande dolore nel cuore di tutti. La guerra finì il 6 giugno del 1945.

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Un gesto di generositàLa seconda guerra mondiale, in Polonia era iniziata il 1 settembre 1939. Prima di quel giorno L’esercito polacco combatteva a ovest contro i Tedeschi e a est contro i Russi. La guerra in Polonia era molto terribile come in tutto il mondo, erano morti tantissimi ebrei, ma questi non erano le uniche vittime di guerra. In Polonia la guerra finì il giorno 9 maggio 1945.

Persone: Giuseppe e Feliksa GorscyData a cui risale il fatto: dicembre 1939 Luogo: KuniceQuando i Tedeschi entrarono in Polonia mio nonno aveva 29 anni e abitava in campagna; si chiamava Giuseppe e mia nonna Feliksa. In quei tempi, quasi tutto il suo grano veniva preso dai Tedeschi che però non potevano sapere che mio nonno ne nascondeva sempre un po’. Vicino alla loro casa abitava una signora molto ricca che aveva una casa grandissima e parlava tre lingue: tedesco, polacco e francese. Un giorno lei arrivò a casa del mio nonno indossando un abito povero e con le scarpe rotte. Sicuramente moriva di fame! Mia nonna con quel grano recuperato le preparò qualcosa da mangiare. I miei nonni le avevano salvato la vita! Non videro più quella signora, ma sapevano che quel giorno avevano fatto una cosa buona e giusta.

Camilla Chruszcz

L’amico di nonno DomenicoPersona: Nonno DomenicoPeriodo a cui risale il fatto: fine seconda guerra mondiale 1945Luogo: LugoEra appena finita la seconda guerra mondiale, mio nonno Domenico insieme ad un suo amico di

nome Antonio si divertivano a fare un gioco molto pericoloso. Tutti i giorni raccoglievano bombe e granate per svuotarle dalla polvere da sparo per fare dei botti e dei fuochi. Un giorno mio nonno dovette andare via con sua mamma, prima di partire andò da Antonio e gli disse di non disinnescare le bombe da solo. La sera, quando mio nonno tornò a casa, gli dissero che era esplosa una bomba e che il suo carissimo Amico Antonio non c’era più.Ancora oggi il mio nonno ricorda con affetto il suo indimenticabile amico Antonio.

Un’esperienza di nonno Bruno

Persona: nonno BrunoPeriodo a cui risale il fatto: fine settembre 1944Luogo: Bagnacavallo

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Verso la fine di settembre del 1944 iniziarono i bombardamenti su Bagnacavallo. La casa dove abitava mio nonno Bruno venne distrutta, così si rifugiò nel teatro Goldoni con la sua famiglia e tante altre persone. Le donne e i bambini stavano sempre nascosti, mentre gli adulti uscivano di giorno per procurare il cibo e la legna per riscaldarsi. I ragazzini giocavano tutto il giorno nei sotterranei e si arrampicavano sui lampadari.In una giornata di sole del marzo 1945 grandi e piccoli uscirono in piazza, quando dal cielo cadde una granata, che uccise ben 25 persone.Stettero nascosti fino al giorno della liberazione aprile 1945.

Giorgia Fenati

Un avventuroso ritorno

Persona: zio materno (Santo)Periodo: dal 8 settembre 1943Luogo: da Tolosa (Francia) alla CalabriaIl mio nonno materno mi ha raccontato che, durante la seconda guerra mondiale, suo fratello (ora vive in Canada) partì per il fronte destinato a Montenegro (Jugoslavia) e poi fu trasferito a Tolosa (Francia).Dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, iniziò l’avventura dello zio: senza guida di generali, decise insieme ad alcuni compagni di ritornare a casa; la strada dalla Francia alla Calabria era lunga e pericolosa, poiché i Tedeschi arrestavano tutti per poi condurli ai campi di concentramento.Mio zio fu aiutato da un prete che gli fece indossare un saio, facendolo salire su un treno diretto in Italia. Quando pensò che il pericolo fosse passato si cambiò d’abito, ma non si era accorto che sul treno c’erano militari tedeschi. Riuscì a nascondersi sotto un sedile e si salvò, ma non passò molto tempo e i Tedeschi si accorsero di lui.Lo presero per condurlo al campo di concentramento, ma riuscì a sfuggire buttandosi dal treno in movimento: era arrivato a Torino. Nella caduta però si era ferito gravemente, per fortuna un contadino lo vide e lo portò nella sua casa, lo curò e lo fece dormire nel pagliaio nel timore che i Tedeschi potessero trovarlo. Zio Santo, così si chiama, ricambiò il favore aiutando questo

vecchietto nei campi, ma anche di lì dovette andare via, perché i Tedeschi davano la caccia a tutti.Continuò il suo cammino per la Calabria e riuscì a prendere il treno di nuovo, nascondendosi, non mangiò per quattro giorni; finché le persone che viaggiavano in quel treno si resero conto che era a digiuno, così ognuno di essi gli offrì qualcosa del poco che avevano. Mangiò dell’uva e dei panini, ma non bevve per paura di stare male; per la seconda volta comparvero i Tedeschi e di nuovo fu costretto a saltare dal treno. Raggiunse una casa di campagna e si accorse che i Tedeschi erano dietro di lui, allora in lontananza vide una signora che dava da mangiare alle sue galline, così pensò di far finta di appartenere a quella casa. Avvicinatosi chiese alla signora di dargli un po’ di cibo per le galline, ma non fece in tempo: arrivarono i Tedeschi e, pensando che la donna lo avesse aiutato a nascondersi, la uccisero. Mio zio riuscì a scappare, ma non si rese conto di trovarsi di fronte ad un dirupo, vi cadde e lì ebbe

paura di morire. Rimase in quel luogo per giorni e giorni, tenne la foto della mamma vicino a lui, piangendo e pensando di morire: allora aveva 21 anni.

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Riuscì a salvarsi sempre con l’aiuto di contadini che lo trovarono e lo curarono: era in Toscana. Raggiunse finalmente la Calabria nell’agosto del 1944, si salvò dalla guerra, ma fu condannato come reduce di guerra.

Basile Roberto

Un periodo disastrosoPersona: nonnaData a cui risale il racconto: dal 1939Luogo: VillanovaLa nonna mi ha raccontato alcuni episodi successi durante la seconda guerra mondiale, quando la cosa più importante era cercare di salvare la pelle.Durante i bombardamenti erano costretti a nascondersi dentro ai rifugi costruiti sotto terra da dove potevano uscire solo quando le sirene annunciavano il “CESSATO IL FUOCO”.La nonna e la sua famiglia furono costretti ad abbandonare la loro abitazione per sfuggire alle aggressioni tedesche. Attraversando in fiume LAMONE nei pressi di Villanova videro tante persone impiccate per la sola colpa di non sottostare a certe strane regole dettate da odio e da sete di potere.La mia nonna e i suoi genitori percorsero parecchi chilometri per strade disastrate a causa dei carri armati che avevano quasi distrutto ogni via.Naturalmente l’odio suscitato dalla guerra veniva contrastato dalla solidarietà della povera gente che, pur di dare aiuto, si toglieva il pane di bocca: così fecero per la mia nonna, la sua famiglia e altri dei contadini che offrirono loro viveri ed alloggio.Finalmente alcuni paesi furono liberati, come ad esempio Godo, dove abitavano gli zii di mia nonna. Arrivati a Godo con le scarpe sempre più rotte e naturalmente senza un soldo in tasca, la felicità di essere arrivati vivi era grande, ma altresì era l’ansia per la propria casa abbandonata, così il padre di mia nonna partì verso casa.Dopo poco tempo anche la mia nonna e la sua mamma decisero di raggiungere anche loro la propria abitazione, ma non fu un’impresa facile, perché il ponte sul quale dovevano passare era minato. Poco prima era passata di lì una persona a loro conosciuta che aveva perso le gambe in seguito allo scoppio di una mina.Conobbero dei partigiani che le aiutarono con alcune corde ad attraversare il ponte. Con grande terrore riuscirono a raggiungere l’altra sponda e quindi ad avvicinarsi a casa.Una volta raggiunta la meta trovarono la loro casa piena di soldati di ogni razza; non era rimasto nulla di quello che avevano lasciato, ma con grande felicità la mia nonna trovò il suo babbo sano e salvo che le stava aspettando.

Ranieri Eleonora

Il fronte a Villa PratiPersona: nonna di una mia amicaData a cui risale il racconto: 1943Luogo: Villa Prati

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Prima che il fronte arrivasse a Villa Prati, alcuni soldati tedeschi si erano già accampati nella mia casa, dove lavoravano per preparare l’artiglieria.Quando la guerra passò anche da qui, la mia casa venne bombardata da entrambi i fronti: noi ci salvammo grazie ad un rifugio scavato sotto casa.Lo scontro fra Tedeschi e Americani, qui a Villa Prati, durò circa dieci giorni; la nostra casa veniva usata dai soldati tedeschi per portavi i cadaveri.Dovemmo abbandonare il nostro paese per trovare riparo in quello vicino, dove la guerra era già passata e aveva lasciato il suo segno.Lungo il canale Naviglio c’erano molti morti e le case erano inabitabili.Durante il viaggio mi accorsi che per la strada non c’era più vita, pochissime persone se ne andavano da Villa Prati come noi e le case erano tutte distrutte.Si sentiva ancora il rumore dei carri armati e quello dei bombardamenti che, per fortuna, si stavano allontanando.

Mazzani Luca

Fortunatamente siamo sopravissutiPersona: nonna AnnaPeriodo a cui si riferisce: 1931 – 1946Luogo: TraversaraNel 1931 cominciai ad andare a scuola, feci la 1° e la 2° elementare al mio paese Traversara, poi nel 1934 andai in collegio, perché la mia mamma morì dove frequentai fino alla 5°. Avevo lasciato le mie amiche preferite Emma e Maria. In collegio trovai altre bambine e soprattutto legai con una carissima amica Maria Veleda con cui ci sentiamo spessissimo.A scuola ho imparato tante cose, nel pomeriggio facevo i compiti; la mia maestra era una suora che sapeva suonare il pianoforte e ci insegnava tantissime canzoni, anche patriottiche. Il resto della giornata lo impegnavo a fare le pulizie, a ricamare e a cucire.Nel 1940 scoppiò la seconda guerra mondiale e nel 1941 tornai a casa dal collegio e ritrovai le mie vecchie amiche. La guerra qui da noi arrivò nel 1943 – 1944. I Tedeschi invasero le case, facevano un gran timore perché fucilavano molto facilmente le persone. Cominciò prima il coprifuoco, poi cominciarono a scarseggiare i generi alimentari e durante la notte un aereo d’ispezione sorvolava sopra le case gettando bengala e bombardando durante il giorno. Il primo a crollare sotto i bombardamenti fu il ponticello sul fiume Lamone, poi un mulino lì vicino, la torre, la scuola e poi le case, ricordo che quella di mio zio fu rasa al suolo.Gli uomini del mio borgo fecero un tunnel sotto terra dove ci rifugiammo. La paura si faceva sempre più grande e così venne presa la decisione di sfollare in campagna nelle stalle dei contadini. Intanto i Tedeschi indietreggiavano.

Cominciò il freddo, la pioggia e la neve: era l’inverno del 1944 e per qualche mese ci fu una tregua. Tornammo nelle nostre case tutte distrutte dalle granate o comunque piene di buchi nei muri.I Tedeschi se ne erano andati e durante il periodo invernale erano arrivati gli Americani, i Canadesi e gli Indiani.Quando c’erano i Tedeschi ci fornivano loro il cibo, però in compenso le mamme dovevano andare per forza in una casa colonica dove c’era la mensa dei soldati a spennare le galline rubate, a pulire le patate e le verdure.

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Invece gli Americani avevano di tutto, anche dolci e sigarette. Nell’aprile 1945 ricominciò l’attacco dei bombardieri americani che vinsero sui Tedeschi e finalmente la guerra finì.Dopo la guerra la vita era molto dura, perché non c’era più niente. I negozi erano stati tutti saccheggiati e chiusi da tempo, inoltre soldi non ce n’erano. Ci rimboccammo tutti le maniche: io avevo 20 anni e cominciai a lavorare come sarta, il mio babbo faceva il meccanico delle biciclette e la mia seconda mamma faceva le sporte di paglia.Così pian piano ci siamo ripresi e fortunatamente siamo sopravvissuti e con noi anche le mie amiche del cuore

Pirazzini Fabio

Un salvataggioLuogo: Villanova di BagnacavalloData: agosto 1944 Persona: nonno CocoIl nonno aveva circa un mese di vita, quando si ammalò di doppia polmonite, malattia per la quale in quei tempi si moriva.Il dottore disse che l’unica soluzione era la Penicillina che si trovava solo negli accampamenti americani. La mamma del nonno lo portò in un accampamento americano per chiedere se potevano salvarlo con la medicina prescrittagli dal medico.Lo accolsero senza troppi indugi e gli somministrarono la penicillina. La sua famiglia stette lì per molti giorni, così non subirono violenze da parte degli invasori.

E.V.

Da Milano a CortenovaPersona: NonnaData a cui risale il racconto: Ottobre 1941Luogo in cui si e’ svolto il fatto: MilanoA Milano nel 1941 la mia nonna aveva 11 anni e andava a scuola al “Sacro Cuore”, quando suonava la sirena lei e i suoi genitori si nascondevano nei rifugi. La mia nonna abitava vicino alla stazione centrale. La stazione era un bersaglio per gli Inglesi, infatti un giorno suonò l’allarme: tutti si nascosero nei rifugi e la stazione e le case limitrofe vennero bombardate e rase al suolo.Mia nonna si trasferì a Cortenova (in provincia di Lecco) dove c’erano i partigiani che cercavano di sabotare i Tedeschi.Nel 1943 il mio bis nonno stava con Badoglio ed era un ufficiale dell’esercito Italiano, venne fatto prigioniero in Francia dai Tedeschi e mandato in campo di concentramento in Germania a Winzendorf e lì scrisse un racconto che ancora oggi la mia nonna conserva.

Francesca Zannoni

BombardamentiPersona: nonna Giovanna Data: 1942/1943Luogo: Bagnacavallo via Garibaldi (il forno)

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Era un sabato mattina verso mezzogiorno, il padre di mia nonna faceva il fornaio ed in quel momento aveva acceso il forno a legna per cuocere le gallette, un pane senza lievito che si manteneva per mesi. Ad un tratto si è sentito l’allarme, erano gli aerei americani che venivano a bombardare per cacciare i Tedeschi, ma alcuni spezzoni (piccole bombe) sono cadute per tutta Bagnacavallo, tre di quelle sono cadute nella casa di mia nonna, una nel lucernaio, una nel camino e l’altra nell’angolo della casa. Tutte le persone scappavano nei rifugi sotterranei e, dato che il padre di mia nonna era un fornaio, preparava gallette per tutti. Alla sera dormivano sopra a materassi che erano appoggiati su delle assi. Giù nei sotterranei ci stettero per diversi mesi fino a quando non arrivarono gli Americani a liberarli. Durante le invasioni, il comune di Bagnacavallo dava a tutte le famiglie una tessera annonaria che serviva per prendere latte, carne e zucchero. Per ricevere questi cibi però si dovevano fare file lunghissime e talvolta certi cibi venivano a mancare.

Annalisa Montanari

Un susseguirsi di soldatiPersona: Ballardini Renza (mia nonna)Data a cui risale il racconto: settembre – dicembre 1943Luogo in cui si è svolto il fatto: casa sua Il settembre 1943 nella casa di mia nonna vennero i Tedeschi dal fronte con cavalli e carrette, ma senza viveri sia per loro che per gli animali.Restarono a casa di mia nonna per circa due mesi, accuditi e saziati.Poi andarono via e ne vennero altri con i camion, anche questi furono accuditi e saziati.I soldati, essendo trattati bene, non rubarono niente in casa.Stettero lì tre mesi e portavano munizioni e viveri al fronte.Il tempo passò e si avvicinò la guerra.I soldati Americani e Canadesi liberarono Roma; avanzarono a Rimini, a Ravenna, a Bagnacavallo e la liberarono.I Tedeschi si ritirarono sul fiume Senio e ci restarono tre mesi.A casa di mia nonna vennero i soldati Canadesi e restarono lì per molto tempo.Al mio bisnonno rubarono l’asino, ma poi fortunatamente lo trovò in paese, perché l’aveva preso un tedesco che l’aveva venduto ad un commerciante di bestiame.Il 26 dicembre mia nonna con le sue sorelle “sfollò” a casa di conoscenti, abitanti nel centro di Bagnacavallo e vi rimase fino alla primavera del 1944.

Alessandra T.

La guerraLuogo: MarchePersona: NonnaMia nonna all’epoca aveva 12 anni e si ricorda molto bene questo brutto periodo della sua vita.Ella abitava nelle Marche ed era serva a casa di parenti, che la mandavano a pascolare con le pecore, mucche e maiali fra i monti.Un giorno verso sera vide passare i militari Tedeschi nelle strade con i cavalli, e le persone adulte le dicevano di non fare nessun rumore per non farsi trovare.

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Poco dopo però incominciò a sentire il rumore delle bombe e delle granate che cadevano poco lontano da lei. Ebbe tanta paura.Cercò subito un rifugio, dove nascondersi: c’erano pollai, legnaie o luoghi dove i contadini tenevano gli attrezzi; restò lì tutta la notte e per riscaldarsi aveva sacchi di carta e poche coperte.Quando passavano i militari vicino, aveva paura che potessero rubare il bestiame e scoprirlo.Inoltre si ricorda che le donne si vestivano di nero in segno di lutto, così i soldati non le molestavano.

Zannoni Enrico

Dal diario di un ufficialeL’otto settembre 1943 verso le ore 19 attraverso voci di civili abitanti a Gruissan ……. si ebbero le prime notizie che l’Italia aveva deposto le armi………. Verso le ore 3 del 9 settembre 1943 venivo svegliato dal Ten. Haumerla: ivi trovai un capitano tedesco ed altri due ufficiali che mi imposero di consegnare loro la pistola………… A me e agli altri ufficiali fu impedito di parlare o comunicare con i soldati…….. Partimmo domenica 19 alle 12.35 da Narbona, fummo accompagnati da soldati tedeschi armati fino a Gruissan-Tournabelle ove erano altri Tedeschi armati che ci accompagnarono a Genissan…. Nessuna novità fino al 9 ottobre se si toglie la continua incessante pressione morale e la propaganda e le continue adunate di tutti noi che si facevano più volte al giorno e in tutte le ore più strane per persuaderci a passare come combattenti…. Venerdì 15 ottobre verso le 14 fui invitato a recarmi al comando tedesco e quivi fui improvvisamente messo sotto chiave in una cella guardata da sentinella armata…….. lunedì 18…. verso le 15 partimmo per Strasburgo accompagnati da tre sottufficiali tedeschi. Si giunse a Strasburgo verso le ore 12 di martedì 19……. e da qui a piedi al forte Kromprinz……. Il forte Kronprinz era un vecchio forte con un umidissimo fossato ove ci era permesso passeggiare, con interminabili fetidi corridoi, con latrine impraticabili e il procurarsi una gavetta d’acqua per bere o per lavarsi era un’impresa quasi impossibile. Restai parecchi giorni senza lavarmi…… Il vitto era impossibile: una minestra a base di scarti di bietole da zucchero, 200 gr. di pane, 20 gr. di margarina, non tutti i giorni un cucchiaio di marmellata……….ma data la mancanza di acqua era un supplizio. Nei 15 giorni di permanenza al Kronprinz venne tre volte l’ispettore di zona di Strasburgo quale propagandista: per la centesima volta ci chiedeva l’adesione alle SS oppure l’adesione alla nuova armata repubblicana……. Il 27 ottobre,……. arrivarono verso sera con bagagli in spalla circa 300 ufficiali,…. Tutti questi Ufficiali provenivano da varie parti della Francia, dalla Grecia, dall’Italia…….. Il giorno 3 novembre partimmo da Kronprinz….. per destinazione ignota: alle 9 fummo chiusi in carri bagaglio: nel mio eravamo 43, ci erano stati dati viveri per tre giorni e cioè: 1 Kg. di pane, 40 gr. di margarina, 250 gr. di formaggini molli, 100 gr. di salame. Il giorno dopo, verso le 22 avemmo in una città tedesca un mescolino di orzo caldo. Uscimmo dai vagoni a Deblin,… Oltre a questa sortita, altre due volte il treno si era

fermato lungo la linea e noi si era potuti scendere per i nostri bisogni. Si arrivò a Cholnn (?) in Polonia orientale il giorno 10 novembre verso le 17,…… A Lublino il treno si fermò in stazione, decine di rivenditori di pane bianchissimo in ricolmi canestri erano a pochi passi da noi; ce lo avrebbero dato gratis tutto, ma le baionette lo impedivano: riuscimmo io e il Ten. Roberto a prendere al volo un pane e mezzo, in tutto circa 750 gr lanciatoci da una ragazzina polacca: facemmo 43 pezzettini…….

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……….. Il vagone era divenuto una stalla:…. A Cholm la vita fu migliore che al Kronprinz…….si avevano due ranci caldi al giorno, 280 gr di pane, 20 gr di margarina, mezzo litro di tiglio; alla settimana circa 120 gr di zucchero e altrettanto di marmellata. Tutti i servizi si dovevano fare noi: pulizia, carbone, rancio. L’acqua era imbevibile………….ma soprattutto discussioni sulla verità o meno delle ipotetiche patate nella minestra;…… e previsioni sulla fine della guerra… Il mercato nero raggiunse cifre astronomiche: i 1000 Fr. di una pagnotta al Kronprinz e gli 800 di un pacchetto di 20 sigarette furono superati di molto……. Si giunse a Natale…… La fame era il nostro continuo assillante supplizio. Una razione di pane di circa 500 gr (eran le losche figure degli optanti che ne facevan commercio…..) aveva raggiunto la cifra di 1200-1300 Fr. o lire, un uovo 400. Io comperai 70 gr di tabacco scadentissimo per 1400 Fr. e un mezzo litro di pessima vodka (?) per 1250. Riuscii con sforzi enormi a mettermi da parte per Natale 250 gr di pane; il mio pranzo consistette in una scatola di sardine, nella regolare sbobba, fatta però anche con pasta e in un dolce panforte di Siena con ricamato su Buon Natale al povero Kric Gefanger. Pranzai però con tutta la mia famiglia, avendo messo la fotografia sul tavolo e dopo esserci scambiati auguri e buon appetito. Il mio stomaco non era più abituato a simili stravizi e il giorno di S. Stefano stetti tutto il giorno a letto con un mattone caldo sul ventre……………… Col passare dei giorni il freddo divenne intenso, nevischio e vento, vento!…... Addosso due paia di calzoni, tre di calze, zoccoli fatti da me, fasce, cappotto e impermeabile e tutto il giorno a letto…….. sofferenze continue, assillanti. Ore ed ore della notte e del giorno passate fantasticando chissà cosa; voglia di piangere, di maledire, di ribellarsi. La vita era insopportabile…… Verso il 5 gennaio si sparse la voce che 300 fra i più anziani sarebbero partiti. Per dove? Verso l’Austria! Forse verso l’Italia ? Illusi!….. Il 12 partimmo noi 300 anziani. Ci misero sul carro alle 16, in 43 più due guardie con una stufetta e un po’ di paglia, senza panche……………. Il treno si mosse a mezzanotte…… La cuccagna durò per tutte le fermate della Polonia: con un paio di guanti, tre paia di calze, fazzoletti, camicie, con la penna stilografica ebbi dai nobili e generosi Polacchi circa 10 Kg di pane e mezzo chilo di tabacco. …... Si andava verso Leopoli poi verso Cracovia, poi si entrò in Germania,….. Si restò chiusi nei carri per giornate….. a Witzendorf il 19 gennaio verso le 16. Sporchi, magri, smunti, parecchi barcollano. Piove. In fila per 5 –3 Km nel fango sotto lo zaino terribilmente pesante e l’ingresso al lager: la notte freddissima in una baracca peggiore di una stalla…… Ci spogliavano nudi! Poi 68 per la baracca (12x20)…… Si nuota nel fango. Fango e freddo, tosse e fame, fame!….. Il 28 gennaio – 40 anni – la vecchia carcassa resiste. Auguri, auguri! Sì, grazie, che finisca presto……. Il 10 febbraio ho incontrato il Ten. Godi,…. Abita da un mese qui accanto ma non ci eravamo mai visti…… è il 6 marzo…. Siamo tutti magrissimi e molto deboli. Non riesco più a fare 20 metri non dico di corsa, ma a passo svelto: barcollo ad ogni istante. Non ho più forza, non riesco ad alzare una coperta e a piegarla senza che mi facciano male le braccia:… Sono sporco, non è possibile lavarsi. Ho sempre freddo anche se sono coperto e se la temperatura è buona: brividi di freddo mi passano per le ossa: è certo la denutrizione, la mancanza di calorie, lo stato miserevole in cui siamo ridotti. Solo lo spirito resiste: le notizie son sempre buone… L’altro giorno i Tedeschi hanno ammazzato un capitano perché era sulla porta della baracca durante l’allarme. …. si ha l’impressione di essere prossimi alla fine, ma quando verrà questa fine?……Quando verrà l’armistizio si vuol tentare di raggiungere l’Olanda: sono da qui circa 150 Km da farsi a piedi: come faremo? Riuscirò a fare 10 Km al giorno?… Il 17 marzo un tuffo al cuore: l’annunzio di un pacco proveniente da Castiglione delle Stiviere,… E’ per noi la resurrezione alla vita….. Dal 22 al 29 settimana di notizie sempre più sensazionali: l’esercito tedesco in piena ritirata sul fronte russo, si riparla di sbarco,….. Siamo ormai al 29 marzo, ma

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qui fa ancora freddo, ogni tanto vento gelido e nevischio, noi poi si sente di più questo freddo per la mancanza di nutrizione….. ore 9.30 ci hanno portato una carota per uno, ora le stanno contando, fra un po’ le sorteggeranno, perché ce ne sono di grosse e di piccole e qui la divisione dei viveri è sempre una cosa di capitale importanza. Il 29 marzo verso le 16 la grande notizia: l’arrivo di un pacco: sono ridiventato un bimbo:……tireremo a Pasqua….. Con risparmi fatti dalla nostra cucina il giorno di Pasqua e S. Angelo siamo stati bene……. Ho mangiato a mezzogiorno con la fotografia dei miei davanti, ho fatto gli auguri,…… Che giorno felice sarà quello in cui avremo notizia della fine della guerra! Ora di notizie non se ne hanno più, o almeno non sono più attendibili; sono le solite di radio-scarpa o, come diciamo qui, radio gabinetto! Non si hanno che i bollettini germanici: La speranza è sempre però forte….. Credo che si darebbero degli anni di vita per un pacco. Forse siamo pazzi, ma è così…... Eppure passerà anche questo periodo della mia vita, ritornerò un uomo normale, riprenderò le mie abitudini…… Ma ora la storia triste la vivo, la vivo nella pienezza e nella lentezza del presente, povero, triste fra privazioni e sofferenze indicibili……

Un anno è passato, quante sofferenze, quante pene, quante umiliazioni, quanta fame, quanti soprusi ho dovuto sopportare; oggi 7 aprile 1945 in Celle ho avuto la soddisfazione di vedere un tedesco scavare una fossa ed ivi sotterrarvi un busto di Hitler! Ciò fu fatto alla mia presenza.

Zannoni Francesca

Un atto di coraggioPersona: il nonnoData a cui risale il racconto: settembre 45Luogo a cui si è svolto il fatto: in una casa in periferia di FusignanoNel 45 il mio nonno abitava in periferia di Fusignano, in settembre arrivarono i Tedeschi con i loro carri armati e si impossessarono della casa: mangiavano, bevevano, dormivano........come se fossero a casa loro.Verso la fine di settembre arrivarono gli Americani che erano pronti a sparare.Ma quando lo zio di mio nonno li vide, prese un fazzoletto bianco e andò fuori, correndo più forte che poteva verso gli Americani, col rischio di farsi sparare, ma disse a loro di non sparare perché oltre ai Tedeschi c’erano anche degli innocenti.

Marco Minghetti

Foto dei repertiQuesti reperti bellici sono stati trovati in un campo di Villa Prati, dove i Canadesi restarono fermi a lungo prima di poter raggiungere Alfonsine, dopo la liberazione di Bagnacavallo.Il campo, come dimostrano i reperti, fu un luogo di battaglie durissime e continue.

Francesca Zavoli

Un grande spavento

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Persona: Margherita (nonna)Data a cui risale il racconto: settembre 1942/ 1943.Luogo in cui si è svolto il fatto: vicino alla stalla delle mucche nel comune di Predappio (FO)Eravamo in sette persone: io, mia nonna e mio nonno, la cognata di mia nonna che aveva tre figli piccoli, in più mia zia piccolina di due anni. Hanno dormito nel sottoscala con materassi per venti giorni. I Tedeschi si erano impossessati della casa per 15 giorni, una notte se ne sono andati e hanno lasciato un chilogrammo di forma sul tavolo. Dopo di che hanno fatto saltare il ponte poco lontano dalla casa, sono arrivati i sassi nel tetto e si sono spaventati moltissimo.

Talamonti Caterina

JackUn soldato canadese

Persona: nonna AngelaData in cui avvenne il fatto: 1944Luogo: BagnacavalloNell’anno 1944 mia nonna Angela aveva 5 anni.Nel suo cortile in campagna erano arrivati 4/5 carri armati di soldati canadesi.I Canadesi avevano fatto la cucina nella stalla dei maiali della nonna.Loro avevano portato in Italia le gomme americane, le pesche sciroppate, la cioccolata bianca, la cioccolata in tazza e i panettoni. Durante il giorno andavano a controllare dove si trovavano i Tedeschi.Tra questi Canadesi c’era un ragazzo di 24 anni di nome Jack:si era affezionato alla nonna, perché assomigliava alla sua sorellina che aveva lasciato in Canada.Una volta Jack aveva portato la nonna a fare un giro tra i campi sul carro armato e lei si spaventò e non ci volle più andare.La nonna non sa cosa sia successo a questo ragazzo, però avrà sempre un bel ricordo di lui.

Francesca Zavoli

Un bombardamentoLuogo: Santa Reparata (provincia di Firenze)Persona: nonnaPeriodo: settembre 1944Un pomeriggio del settembre 1944 la mia nonna, che aveva 19 anni, stava andando a portare del cibo a suo fratello, nascosto in un rifugio in mezzo al bosco, perché la sua casa era invasa dai Tedeschi. Mentre tornava a casa è passato un aereo militare che ha cominciato a bombardare. Mia nonna e si è buttata nel fosso ed ha aspettato che tutto finisse e l’aereo si allontanasse. E’ stata molto fortunata, perché se una bomba o una granata l’avesse colpita, sarebbe morta. Quando verso sera ha fatto ritorno a casa, ha visto tutti i vetri rotti, anche l’albero, che era davanti a casa sua, era tutto bruciato dalle bombe, in compenso i Tedeschi se n’erano andati.

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Giulia Venturini

Uomini, donne e bambini prima della guerra….

Luogo: MarchePersona: nonnoPeriodo: 1940 - 1948Nel 1940 prima della seconda guerra mondiale la monarchia era governata dal re Vittorio Emanuele 3°, c’era anche il governo fascista guidato da Mussolini.C’era molta povertà il cibo scarseggiava, le fabbriche e le macchine agricole non esistevano quindi il lavoro si praticava a mano.Le uniche risorse di vita erano i campi o qualche lavoro di artigianato esempio: (calzolaio, meccanico, bastio ecc.) questo per gli uomini.I bambini giocavano per le strade a piedi nudi, andavano per i boschi e nel fiume, il mio nonno insieme ai suoi amici si divertiva a catturare i rospi con le mani e li mettevano dentro a una vaschetta di fango, pescavano i capesciotti e altri pesci con la forchetta, ma un gioco che facevano e si pratica ancora adesso era nascondino.Le donne accudivano la casa e la famiglia, lavavano i panni al fiume, aiutavano nei campi e facevano trovare il mangiare pronto agli uomini quando tornavano dal lavoro.Anche in Italia la 2° guerra mondiale durò fino al 1945: era decaduto il governo fascista, la monarchia era scomparsa.I bombardamenti avevano distrutto case e ponti interi, i paesi erano stati bruciati, molti bambini e persone erano morte.Le condizioni di vita erano peggiorate. I Tedeschi dopo la guerra se ne andarono e rimasero i partigiani che cercarono di governare. Le condizioni di vita erano migliorate quando fu eletto il governo repubblicano basato sul lavoro e sulla libertà, nel 1948.

Liverani Manuel

Quante cose buone!Persona: Nonna AnnaData a cui risale il racconto: 21- 12-1944 e marzo 1945Luogo in cui si è svolto il fatto: Traversara e Bagnacavallo.La mia nonna abitava a Traversara durante la 2° guerra mondiale. Le prime granate dei Canadesi sono arrivate nella casa della nonna nella notte del 21 dicembre 1944 ed è venuta giù una parte della casa.Allora la mamma della nonna e le due sorelle sono andate via coperte solo con l’imbottita. Sono andate a casa di un contadino in una stalla dove c’erano anche undici Tedeschi, dopo 15 giorni sono arrivati i Marines che hanno fatto prigionieri i Tedeschi. La nonna ha potuto tornare a casa sua, perché il paese era stato liberato. I soldati tedeschi si sono fermati a Bagnacavallo per 7- 8 giorni, poi sono arrivati i Canadesi che li hanno respinti più a nord.I soldati Americani e gli Inglesi avevano tanta cose buone da mangiare; alla nonna, che teneva pulita la loro biancheria, regalavano tanto cibo da mangiare, perché la nonna non ne aveva.

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Riccardo Mini

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Classe 5 CLe piccole italiane

Nonna: Lia Bragonzoni…“Quando ero piccola, andavo a scuola con una divisa che era quella delle Piccole Italiane; era composta da una gonna nera a pieghe e da una maglietta bianca con impresso sul petto una “M”, che significava Mussolini.Alla mattina una signora ci portava al campo sportivo e ad un certo punto alzava la bandiera, così facevamo il saluto come lo faceva il Duce, cioè Mussolini.In seguito facevamo ginnastica. Nel pomeriggio ritornavamo a scuola e lì dormivamo nelle brandine.Mi ricordo che un giorno, mentre dormivo, qualcuno mi rubò gli orecchini dalle orecchie…”

BombardamentiNonno: Edmondo Emiliani “…Vivevo con la mia famiglia in una vecchia casa di campagna a Godo.Per non farci colpire dai pezzi di vetro delle finestre che andavano in frantumi durante i bombardamenti, mia mamma e mia nonna, appena sentivano il rombo degli aerei in arrivo, coprivano le finestre con materassi e noi bambini venivamo messi sotto i letti.Un giorno, durante i bombardamenti mia mamma stava per partorire mio fratello e tutti la portammo all’ospedale senza farci colpire dalle bombe e dai brandelli di case che cadevano al suolo.”

Irene Ancarani

I CanadesiNonni: Angelo Manucci-Anna Santolini A quell’epoca i miei nonni avevano circa cinque anni o poco più, quindi non andavano ancora a scuola (il nonno ha cominciato ad andarci solo nel 1946). Durante la guerra, il nonno ha detto che non si lavorava normalmente, perché i soldati erano anche nel cortile di casa, oltre che nei campi dove si lavorava di solito in tempo di pace. Gli Inglesi della zona di Santerno sparavano verso Fusignano dove c’erano i Tedeschi ed era pericoloso frequentare i campi.I vestiti che indossavano ogni giorno erano molto semplici e venivano riciclati fra fratelli e sorelle. Ci si sentiva solidali con i vicini di casa, anche loro contadini. I nonni mangiavano quello che riuscivano a trovare. Il nonno racconta che qualche pollo lo avrebbero anche avuto, ma i Canadesi che si erano installati in casa loro si mangiavano le parti migliori del pollo e buttavano il resto; non li trattavano molto bene, perché consideravano tutti gli Italiani complici dei Tedeschi, anche se non era vero, così facevano dormire il nonno nella stalla e loro occupavano la casa. La nonna racconta che durante i bombardamenti scappava in cortile in un rifugio con le sue sorelle.Il nonno mi ha detto che, dormendo nella stalla, una volta si trovò faccia a faccia con il suo vitellino che fece il finimondo, perché era molto agitato. Mi ha raccontato anche che i Canadesi

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gli diedero le prugne secche da mangiare e lo zucchero di canna dolce-amaro e con loro imparò a masticare la gomma americana (per la fame poi se la mangiava). Prima dell’arrivo dei Canadesi in casa si erano installati due ufficiali Tedeschi che erano abbastanza gentili con loro, specie con la mamma del nonno che preparava loro il pranzo; una volta hanno impedito, minacciandoli con una pistola, che altri Tedeschi portassero via il bestiame. I divertimenti erano molto pochi; a casa di mio nonno veniva un signore chiamato “Fulesta” che raccontava favole e continuava a raccontarne finché c’era vino nel fiasco, quando finiva il vino, smetteva di parlare e tornava nei giorni successivi.Con l’arrivo dei Canadesi che inseguivano i Tedeschi, a causa dei continui combattimenti, i nonni dovettero scappare dalle loro case con carri e buoi e si rifugiarono a Santerno. Il ponte sul Lamone non c’era più e loro andarono a vivere per un po’ di tempo a casa Melandri, che era il proprietario del podere di cui loro erano mezzadri. Il nonno è rimasto lì fino alla fine della guerra con la sua famiglia. Quando tornarono nella loro casa si accorsero che non era rimasto niente, neppure la biancheria nei cassetti, c’erano solo i mobili, anche la porta di casa era sparita. Poi, per fortuna, la guerra finì e pian piano i nonni tornarono, anche se faticosamente, alla loro semplice vita di ogni giorno.

Valentina Bellarmino

Bombe su PalermoNonno: Angelo CrimiDegli anni della guerra nonno Angelo ripensa soprattutto ai bombardamenti a Palermo, in particolare una notte ricorda che si svegliarono tutti: suo padre, sua madre e i suoi fratelli e sentirono dei suoni sordi seguiti da tonfi.Si affacciarono al balcone e videro tanti aerei che sganciavano bombe su Palermo.

Beatrice Crimi

Rifugio a San FrancescoBisnonna: Emilia BottiLa mia mamma mi ha raccontato che dei bombardamenti a Bagnacavallo la bisnonna Emilia ricordava un episodio in particolare.“Lei e il nonno Paolo correvano a ripararsi nel rifugio che era sotto alle ex-scuole elementari.Aspettavano in fila di entrare e davanti a loro c’erano due ragazzini che giocavano a rincorrersi.La bisnonna spinse il nonno per entrare nel rifugio e disse ai bambini:

-Presto venite dentro anche voi!-Ma i due bambini non le diedero retta.Dopo pochi minuti una bomba esplose proprio vicino all’entrata del rifugio e li uccise entrambi.

Beatrice Crimi

Ricordi di guerraNonno: Filippo PeliCibo: esistevano le tessere annonarie, ogni cittadino poteva prendere un quantitativo minimo di generi alimentari.

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Vestiti: la lana non si trovava e c’erano solo fibre sintetiche.Lavoro: gli artigiani e gli impiegati erano reclutati per andare a lavorare nelle aziende dello Stato.Scuole: le scuole funzionavano abbastanza bene.Divertimenti: c’era solo qualche cinema.Amicizie: c’erano solo vecchie amicizie, perché le nuove potevano essere pericolose spie.Solidarietà: si cercava di aiutarsi l’uno con l’altro come si poteva.

Carlotta Venturi

Fuga da casaNonno: Ermelindo Ruscelli (75 anni)“Avevo circa 15 anni. Un giorno ero in casa assieme ai miei due fratelli e a mia sorella, mentre i miei genitori erano a lavorare in collina; quando ad un tratto i Tedeschi cominciarono a lanciare delle granate sul tetto della nostra casa, nel giardino…Decidemmo di uscire per raggiungere i nostri genitori, ma i Tedeschi ci videro e continuarono a lanciare le granate.Eravamo quasi arrivati, quando una delle bombe cadde proprio vicino a noi, mia sorella venne colpita nella gamba e cascò a terra accanto a me.Riuscii a portarla in braccio fino alla collina, dove c’erano i nostri genitori ed era ancora viva, ma appena vide nostra madre morì.Tutta la famiglia pianse.E ancora adesso mi viene da piangere!”.

Mirko Pelosi

Vita di rifugiotratto dal libro “Quando il Senio mormorava” di Bruno Longanesi

…Il rifugio più ricercato a Bagnacavallo era allestito nei sotterranei della “ Casa Materna Irene Cicognani”.Ai primi colpi di artiglieria circa duemila bagnacavallesi si riversarono in questi sotterranei e cominciarono quella vita che, dapprima temporanea, doveva poi risultare così lunga e travagliata, affannosa e tormentata, in uno spazio completamente inadeguato ai bisogni.I viveri erano scarsissimi.Ognuno portava alla comunità quello che aveva ma col passare dei giorni, le razioni individuali calavano sempre di più.Spesso una tazzina di brodaglia era l’unico pasto.Bisognava quindi andare a cercare cibo all’esterno verso la campagna, sfidando tutte le insidie della guerra.Questo era compito degli uomini, ma non tutti se la sentivano di farlo: il pericolo era grandissimo.Il problema di dormire era drammatico.Non c’erano letti né spazi per sistemarli: duemila persone sono una cifra considerevole in ogni situazione!Furono portate le poltroncine di due cinema del paese e i rifugiati dormivano a turno lì seduti.Miglior sorte toccò ai ragazzi della casa materna.

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A loro era stato destinato il piccolo locale adibito a chiesa.Qui si svolgevano alla mattina le funzioni religiose poi, durante la giornata, diventava “sala giochi” per i ragazzi e, alla sera, si trasformava in “camerata” per gli ospiti dell’istituto.Venivano distesi dei materassi su tutto il pavimento e, in un giaciglio unico, si stendevano i cinquanta bambini. I servizi igienici erano di due tipi a seconda della categoria dei rifugiati.I ragazzi della Casa Materna soddisfacevano le loro necessità dentro due enormi bidoni, separati dagli altri ospiti solo da una misera tenda. Per i civili invece si erano approntate dietro ad alcune provvidenziali assi, due fosse biologiche sormontate da poggia-piedi. Due turche molto rudimentali!Dopo un certo periodo di permanenza nel rifugio, cominciarono a notarsi fra i lunghi peli dei piccolissimi pallini chiari in movimento.Questi pallini altri non erano che parassiti, pidocchi che trovavano in quel calduccio un ambiente ideale per prolificare.Tali “inquilini” erano ormai inseparabili compagni di molti rifugiati.Non c’erano possibilità di adeguate disinfestazione.Solo una volta, quando gli alleati conquistarono Bagnacavallo, tutti gli ospiti del rifugio furono radunati nell’ampio cortile e una squadra speciale provvide ad una salutare cura generale con una polvere rossa, gettata a manciate dentro la scollatura degli abiti.La sporcizia dominava sovrana. Gli indumenti venivano cambiati con difficoltà, la barba veniva fatta raramente, un bagno era un ricordo di tempi lontani…

Sounia Assel

I due repubblichiniNonno: Luigi Siviero“Un giorno mio fratello stava pranzando quando a un tratto si affacciarono sulla porta due repubblichini (fascisti).Mio fratello alla vista dei due scappò dalla finestra, perché era ricercato per diserzione, cioè era stato chiamato alle armi, ma, pur partendo da casa, non si presentò mai in caserma.”

Marco Bucci

Combattimento aereoNonna: Ricci Santa “Abitavo ad Ammonite e mi ricordo che, un giorno dell’estate del 1944, mentre giocavo in cortile con i miei amici, sopra di noi ci fu un combattimento aereo.Gli aerei volavano altissimi e veloci ed il sole si rifletteva su di loro con dei lampi di luce.I soldati nazisti, nascosti nel capannone del fabbro che era nel nostro cortile, ci gridavano di andare nei rifugi, perché era pericoloso, ma noi non li ascoltavamo e continuavamo a guardare il combattimento.Ad un tratto un aereo britannico iniziò a perdere una scia di fumo grigio e, pochi attimi dopo, il pilota si gettò col paracadute.L’aereo cadde nei pressi di Villanova.Mi ricordo che il pilota inglese non fu trovato dai Tedeschi; forse fu aiutato a nascondersi dalla popolazione.”

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6 dicembre 1944I Tedeschi si erano ritirati da Ammonite verso Villanova, ma si combatteva ancora.Rimanemmo una notte tra le due linee del fronte: i Tedeschi sparavano da una parte, i Canadesi dall’altra.Abitavamo, con altre tre famiglie, in un’unica casa divisa in quattro appartamenti.Tutte le famiglie si riunirono nell’appartamento centrale, pensando di essere al sicuro dalle granate; le finestre erano chiuse con sacchi di grano per evitare che le schegge entrassero.Dormimmo in circa ventinove persone ammucchiati in una piccola stanza.Tutta la notte continuò il combattimento.Verso mattina i colpi di cannone cessarono e, nel silenzio, una donna si affacciò per vedere cosa stava accadendo: in due colonne, ai lati della strada, avanzavano curvi e con i fucili spianati i Canadesi.Eravamo stati liberati, ma il pericolo continuava.I Canadesi ci fecero andare fino a Piangipane, era il giorno del mio compleanno.Il giorno dopo tornammo nelle nostre case.Nei giorni successivi arrivarono gli Inglesi che piazzarono i carri armati lungo la nostra strada e spararono verso Glorie: ancora occupata dai Tedeschi.Gli uomini aiutavano gli artiglieri a portare le munizioni.Anche i Tedeschi sparavano e colpirono la stalla del contadino di fronte a noi.Noi bambini andavamo sempre dagli Inglesi a chiedere i dolciumi.Quell’anno l’albero di Natale fu pieno di caramelle e cioccolate.”

I Tedeschi“Durante l’occupazione abitavano in casa nostra due soldati tedeschi uno, di nome Hans, era buono, l’altro, Haugust, era più giovane ed era un nazista convinto.Ricordo che Haugust leggeva sempre un libro con le foto di Hitler e Mussolini e le baciava.Un giorno, mentre Hugust era intento a baciare le foto, mia sorella gli diede un colpo al libro facendoglielo sbattere sul naso, Haugust si arrabbiò moltissimo: prese il fucile e voleva sparare a mia sorella; per fortuna arrivò di corsa Hans che lo sgridò duramente e lo fece uscire di casa.”

Hans e i partigiani“Hans arrivò a casa nostra dalla Russia, ferito ad una mano.Una mattina svegliandoci trovammo tutti i mobili della cucina accatastati contro la porta della cantina, quando Hans rientrò in casa mio padre gli chiese una spiegazione di tutto quel trambusto.Hans rispose che c’erano “Partisan in cantina!”. Mio padre gli fece vedere che in cantina non c’era nessuno ed i rumori che aveva sentito erano stati provocati dai grossi topi che vi abitavano; Hans allora raccontò che una notte, in Russia, mentre dormiva con altri soldati in una casa, dalla botola della cantina uscirono sparando i partigiani, lui rimase ferito alla mano, altri furono uccisi.Hans fu poi catturato dagli Inglesi che lo portarono in un campo di prigionia in Egitto, dal quale ci spedì una lettera.”

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Rastrellamento“Una volta mio padre fu catturato dai fascisti durante un rastrellamento e chiuso nel teatro di Mezzano.Riuscì, però, ad aprire una porticina di sicurezza al secondo piano, saltò giù e, attraverso i campi, raggiunse casa.Per sfuggire ai rastrellamenti aveva fatto un buco in terra sotto una catasta di fascine e lì si nascondeva.”

NonnoIl mio nonno si chiama Giuliano Farina e mi racconta: “Abitavo a Fognano, nel comune di Brisighella.Il 10 Luglio 1940 alla dichiarazione di guerra alla Francia ed all’Inghilterra noi “Balilla” marciammo per il paese con in spalla un pesante e lunghissimo fucile della guerra 15/18.”

Bombardamento“Fognano fu bombardato nel mese di settembre del 1944 alle ore 12,15.Tre o quattro aerei sganciarono delle bombe, forse volevano colpire il ponte sul fiume, invece una colpì il muro della chiesa vicino casa mia; un’altra il convento delle suore, uccidendone due,

e la terza cadde in piazza, colpendo la sede del partito fascista e gli appartamenti sopra di essa.La nostra casa fu invasa da un gran polverone e mio padre che raccoglieva fichi sull’albero fu scagliato a terra dallo spostamento d’aria.Dalle macerie delle case colpite il nonno aiutò ad estrarre due persone vive ed illese.Dopo il bombardamento la mia famiglia scappò a casa di mio nonno, lungo la strada che da Fognano porta a Zattaglia; due giorni dopo passò di lì una compagnia di punizione tedesca: questi uomini minarono

tutta la strada con bombe e tritolo.Durante la ritirata i Tedeschi fecero esplodere le mine distruggendo tutta la strada e due piccoli ponti per rallentare l’avanzata degli alleati.Anche la casa, dove eravamo sfollati, fu parzialmente distrutta.Dovemmo così tornare a Fognano, già liberata dai soldati indiani, il 21 o il 22 Dicembre 1944.I soldati alleati appartenevano a molte razze: Indiani con i loro grandi turbanti, Inglesi, Polacchi ed anche i soldati italiani del “Gruppo Maiella” e, in un secondo tempo, i soldati del “Gruppo di Combattimento Friuli.”

Rifugi

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Nonna “ Gli uomini avevano costruito i rifugi lungo i vecchi argini della bonifica.I rifugi erano costruiti a ferro di cavallo: con due entrate diverse, il pavimento era coperto di fieno e le porte chiuse con balle di paglia. Con le mie amiche andavamo spesso a giocarci dentro. C’erano rifugi piccoli, che potevano ospitare cinque o sei persone e rifugi grandi che ne contenevano circa trenta.”

Nonno “ Il rifugio era stato costruito vicino al ponte della ferrovia, che era l’obiettivo dei bombardamenti! Il posto meno sicuro che si potesse trovare!”

Francesco Farina

L'allarme e il paneNonna: Giovanna Moni“Mi ricordo in modo particolare del periodo dei bombardamenti, soprattutto di quella volta che non essendo suonato l’allarme, ci trovavamo in casa in pieno giorno; mio padre, che faceva il fornaio, aveva il forno acceso perché stava cuocendo il pane, eravamo tutti terrorizzati in quanto il camino fumava e poteva essere un obiettivo per gli aerei. Caddero diverse bombe nei paraggi, ma fortunatamente nessuna colpì la mia casa. Essa fu colpita altre due volte da bombe e razzi, ma nessuna esplose.Mi ricordo di come gli Inglesi venivano a portare via le bombe scherzandoci sopra.Una volta però una grossa bomba distrusse le case dietro la mia e i soldati canadesi vennero a portare via, fra la disperazione degli abitanti, i mattoni e le travi di legno che servivano per fare i ponti. Quando suonava l’allarme aereo correvano tutti nei rifugi e quello dove andavo io era nei sotterranei dell’ex Convento di San Francesco che una volta era la sede della scuola. Qui si dormiva su brande improvvisate di legno e qualcuno si cuoceva da mangiare; io mangiavo le gallette, che erano fette di pane secco che preparava mio padre al forno.Un altro ricordo riguarda la ritirata dell’esercito tedesco (la tradotta) che era un’interminabile fila di uomini e mezzi che durò giorni e giorni.Una notte due soldati bussarono alla porta, mio padre e mio zio, credendo in un rastrellamento, si nascosero nella legnaia, invece essi volevano solo un secchio d’acqua. Quando arrivarono gli alleati, io vidi per prima i soldati canadesi che procedevano in fila indiana ai lati della via Garibaldi (dove abitavo).Il comando dei soldati inglesi venne installato nel palazzo vicino al convento di San Giovanni e io ricordo con paura i soldati indiani in quanto avevano un copricapo che non avevo mai visto: il turbante.

In quel periodo comunque i bambini avevano qualche occasione per divertirsi andando a giocare nella parrocchia di San Girolamo o nel chiostro dell’ex convento di San Francesco durante l’intervallo a scuola. Durante il periodo fascista i bambini facevano sfilate nel campo sportivo vestiti in divisa: i maschi da “Balilla”, le bambine da “Giovani Italiane”.

Un altro problema di quel periodo era il cibo, anche se la mia nonna era privilegiata in quanto, avendo un forno, poteva mangiare pane buono a differenza della maggior parte della gente che a basso costo poteva avere un “pane nero”, inoltre nel retrobottega avevano un maialino che permetteva di avere una buona carne, ma che dovevano tenere nascosto altrimenti i Tedeschi lo avrebbero portato via.

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Sicuramente quei tempi portarono una grande sofferenza per tutti e il loro ricordo è ancora vivo, anche se sono passati molti anni.”

Marco Montanari

Mio nonno racconta…Nonno: Antonio Naldoni“Nel 1944, arrivò la guerra anche a Casola Valsenio.La prima granata arrivò vicino alla casa di mio nonno; subito lui corse fuori per vedere dove era caduta e in quel momento ne arrivò un’altra e una delle schegge gli sfiorò l’orecchio destro e fece un gran buco nel muro dietro di lui.Tutti i calcinacci che saltarono via, colpirono la testa di mio nonno.Gli aerei inglesi arrivarono e bombardarono la chiesa di Casola Valsenio. Uccisero dei Tedeschi, poi bombardarono il silos del paese, dove il governo faceva raccogliere il grano, incendiarono tutto, ma dato che i pompieri non c’erano, il grano continuò a fumare per molto tempo.Dopo grandi combattimenti i Tedeschi si ritirarono a Riolo Terme sul monte della Volpe (dove adesso ricavano il gesso) e rimasero lì per 5-6 mesi.In primavera ci fu la disfatta dei Tedeschi e la fine della guerra.”

Nicola Pagliato

Servizio di levaNonno: Edoardo Marangoni“Ero un ragazzo di 17 anni, avevo frequentato la 4° elementare, quando mi chiamarono al servizio di leva.

Mi mandarono a Livorno, 88° fanteria.Il primo giorno, appena arrivato, ci fu un gran bombardamento sulla città con gravi distruzioni e a casa arrivò la notizia che ero morto.Dopo quattro mesi mi ammalai e mi mandarono a casa per venti giorni in convalescenza. La mia famiglia abitava nelle campagne di Bagnacavallo.Avevamo un po’ di terreno e animali da cortile: galline, conigli, un maiale e due mucche da lavoro che ci consentivano di vivere.In questo periodo era tanta la miseria, ma io e la

mia famiglia non abbiamo mai patito la fame.Qualche sera andavo con gli amici a ballare al paese, ma più spesso ci si radunava in una casa a fare “trebbo” anche perché soldi non ne avevamo.Scaduti i venti giorni non mi presentai, perché in Italia ci fu una svolta: l’alleanza anglo-americana.Venni poi chiamato più tardi a Vercelli dove rimasi per otto giorni; ma alla notizia che mi avrebbero spedito in Germania scappai.Riuscii a raggiungere casa mia, ma essendo disertore, dovetti rimanere nascosto in campagna. Dormivo nei fossi, sugli alberi, in mezzo al frumento e anche sotto terra.Era tanta la paura, se mi avessero trovato mi avrebbero fucilato! Fu così finché arrivarono gli Alleati.”

Luca Emiliani

Sfollati

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Nonna: Giuseppina Bassani“ Abitavo in campagna, a Bagnacavallo con i miei genitori, mia sorella e i miei fratelli. Avevano un po’ di terreno, galline, una mucca da latte, due buoi per tirare l’aratro e una volta alla settimana facevamo il pane nel forno.Poi scoppiò la guerra.I Tedeschi ci invasero e dopo pochi giorni ci cacciarono dalla nostra casa; caricammo, sul carro trainato dai buoi, tutto il possibile: coperte, materassi e vestiti…Quel giorno erano tante le famiglie che lasciarono la casa, come noi: eravamo “sfollati”.Trovammo ospitalità da parenti vicino al fiume Lamone assieme ad altre cinque famiglie.Un giorno arrivarono gli Inglesi e si accamparono nei dintorni della casa con le loro tende.Io e le mie sorelle spesso lavavamo i loro panni e loro in cambio ci davano saponette, cioccolate e carne in scatola.Finita la guerra tornammo a casa, ma era stata completamente svuotata, niente letti, niente tavoli, sedie e piatti; non c’era più niente, però eravamo tutti salvi.”

Luca Emiliani

Il cibo scarseggiaNonno: Ermanno Ferri“I bambini indossavano pantaloni corti, camicie senza giacca e calzini senza elastico; le bambine una gonna e una camicia.Il cibo era scarsissimo e quando si finiva la tessera annonaria non si mangiava più.Durante i bombardamenti ci rifugiavamo sotto il convento di S. Francesco e nella Scuola Materna.Le botteghe avevano poca roba, c’era anche scarsa pulizia.Ricordo che durante la guerra nella Casa Materna cadde una bomba che uccise 10 bambini.”

Boutaib Id Bihi

In RussiaNonna: Maria Gabriella FerriIl padre di una delle mie nonne era generale e combatté contro i Russi; il padre dell’altra nonna era nell’armata italiana che andò a combattere in Russia. Egli fu richiamato in Italia, perché la mia bisnonna rischiava di morire a causa di un parto difficile; fu molto fortunato perché in quel periodo il plotone al quale il mio bisnonno era stato assegnato, fu mandato a combattere in prima linea e morirono tutti.Poi il mio bisnonno ritornò in guerra e appena arrivato fu catturato, ma riuscì a fuggire.Mia nonna mi ha raccontato anche che sua madre aveva ospitato in casa un partigiano. Un giorno giunsero dei Tedeschi nel paese e cominciarono a perquisire le case.Appena entrati nella casa di mia nonna iniziarono a guardare dappertutto e la mia bisnonna pensò che li avrebbero ammazzati tutti quanti, se avessero trovato il partigiano, ma il giovane era già fuggito dalla finestra; così si salvarono.

Alex Fabbri

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In campagnaNonna: Pasqua MartellozzoA quei tempi i miei nonni vivevano in campagna in un casolare molto grande, perché in famiglia erano molti.C’era miseria e povertà anche perché i Tedeschi portavano via tutto: animali, viveri, vestiti, oggetti preziosi …Le uniche cose che avevano da mangiare erano quelle che riuscivano a nascondere.La mia nonna mi ha raccontato che un giorno d’estate vide un giovane tedesco scappato dalla guerra, che correva nei campi.Vedendolo impaurito lo tennero in casa con loro.Quando c’erano i bombardamenti lui si nascondeva dove poteva: sotto i letti, negli armadi, nel fienile; tutti gli volevano bene.Un giorno bombardarono proprio la zona dove vivevano i miei nonni, ma per fortuna le bombe non riuscirono a distruggere la loro casa.Usciti dai rifugi trovarono tutto distrutto: alberi caduti, buche profonde, perfino i panni lavati e stirati della nonna non c’erano più!…La nonna quando aveva la farina faceva il pane e la ciambella; aveva due pecore che facevano il latte per tutti.Le scuole erano chiuse e le maestre insegnavano in casa prendendo gruppi di 10-12 bambini e quando c’era tempo i bambini giocavano.La sera tutti facevano un cerchio intorno al fuoco e si raccontavano storie e racconti vissuti.”

Luca Zambardi

PippoNonno Orazio Zambardi“Un giorno d’Aprile 1943 mio nonno andò alla fontana a riempire una botte d’acqua, tornando a casa all’improvviso vide arrivare gli aerei americani (Pippo) che erano in cerca di soldati tedeschi.Gli Americani avvistando il nonno con la botte pensarono che fosse piena di Tedeschi e cominciarono a mitragliarlo.Le pallottole sfiorarono il nonno, che per non essere colpito, si buttò nell’argine del canale.Quando tutto finì, vide che la botte non poteva più trasportare l’acqua, era tutta piena di buchi.Nell’abitazione del nonno c’erano molti Tedeschi chiamati maniscalchi, perché avevano il

compito di ferrare i cavalli.Quando tornava dal lavoro, pretendevano da lui che pulisse tutta la zona dei loro cavalli. Una volta rifiutandosi di fare ciò, fece arrabbiare un tedesco che lo prese con forza per un orecchio con l’intenzione di picchiarlo.Il nonno reagì dandogli un calcio nello stinco e poi scappò via.Il maresciallo tedesco per fargli paura gli corse dietro con un pistola, la puntò al cielo e sparò dei colpi… CHE PAURA!!!Di notte dormivano poco, perché gli Americani con gli aerei giravano bassi e buttavano bengala per avvistare i Tedeschi.”

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Bombe a ForlìNonna: Pasqua MartellozzoLa mia nonna che era di Forlì, tempo fa mi raccontò un fatto terribile. All’improvviso un giorno ci fu un bombardamento, gli aerei volavano bassi, mitragliavano e buttavano bombe sulla gente.La nonna cominciò a correre in cerca di riparo, ma sentì un urlo fortissimo, si fermò, si girò ed impietrita vide un corpo senza testa che corse per pochi metri, poi cadde a terra.

Luca Zambardi

Scrivere per mangiareNonna: Lina CappelliHo intervistato mia nonna Lina che ha 76 anni, quindi durante la 2°guerra mondiale aveva all’incirca 16 anni; mi ha detto che sono stati anni difficili e che c’era poco da mangiare.Nei campi si lavorava poco per paura di essere bombardati.Il mio bisnonno andava nei campi di grano senza farsi vedere, per racimolare un po’ di grano per fare la farina.Di solito si mangiavano fave e patate.Si vestivano con gli abiti usati dagli Americani, comprati nei mercati. Il lavoro della mia nonna consisteva nello scrivere lettere al figlio di una sua vicina di casa, che era in Africa; così si guadagnava due fette di pane.Aveva tanta paura quando passavano gli aerei e doveva correre nel rifugio costruito dal mio bisnonno con dei tubi di cemento, sotto terra. Durante la guerra non ci si divertiva quasi mai.La scuola c’era, ma non era molto frequentata, infatti mia nonna ha fatto solo la 2°elementare. Durante l’armistizio venne ospitato dai miei bisnonni un soldato di Grosseto.

Michele Ronconi

Notte da brividoNonna: Anna Maria Brusi“Rammento che io, mia madre, mio padre andammo sfollati in campagna a casa di un mio amico. Lì ci sembrava di essere più sicuri.Dormivamo nel solaio pieno di ratti.Poi un giorno pensammo di ritornare a casa nostra, perché c’era l’avvicinamento delle truppe tedesche.Passammo una notte da brivido, perché ci fu il passaggio di alcune truppe con carri armati; andavano nelle case a cercare i ribelli (partigiani) nascosti in cantine e ripostigli.Ricordo un altro avvenimento assai triste.Un giorno io e la mia famiglia ci avviammo verso il rifugio che era un sotterraneo scuro e poco invitante.Lì incontrammo altre famiglie e feci amicizia con una bambina come me, che si chiamava Rosanna. Il rifugio era illuminato solo da un piccolo lume a petrolio. Il tempo passava molto lentamente, ma noi parlando e facendo qualche lavoro a uncinetto ci divertivamo.Una mattina Rosanna mi chiese se volevo andare nel giardino del rifugio con lei, ma io non avevo il coraggio di uscire.Dopo pochi minuti sentii un gran frastuono; uscimmo tutti fuori impauriti e disperati come animali randagi in preda al cacciatore e trovammo Rosanna che giaceva a terra ormai morta!Quello fu il primo grande dolore della mia vita.

Elena Minguzzi

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Dormire nella stallaNonno: Mario Medri“Durante la guerra nell’aprile del 1945, nel paese di Alfonsine, furono fatte sfollare diverse famiglie; senza vestiti, senza mangiare, solo con quello che avevano indosso.Sei famiglie si rifugiarono in una casa di contadini e dormirono nella stalla.In una di queste famiglie c’era un giovane di venti anni, che avrebbe dovuto presentarsi alle armi, a combattere a fianco dei Tedeschi della repubblichina.Lui non voleva, così si travestì da donna molto trasandata per non dare nell’occhio, perché se fosse stato scoperto dai fascisti, l’avrebbero trattato da disertore e quindi impiccato.Questo ragazzo si faceva chiamare Maria, stava sempre in cucina e si occupava anche dei bambini. Un giorno mise un ceppo grosso sul fuoco, che però non riusciva a bruciare bene; lui lo prese e lo portò in cortile, poi con l’ascia provò a spaccarlo e dimenticandosi di essere Maria. Incominciò a picchiare fortissimo, ma un tedesco vide la scena e capì che lui non era una donna, ma un giovane forte e muscoloso.Il soldato chiamò il capofamiglia e gli disse:- Maria è un uomo! Ma il capofamiglia smentì e lo invitò in casa a bere, continuandogli a dire

che non era vero.Il soldato disse che lui ci vedeva bene, però decise che non l’avrebbe denunciato, perché anche lui aveva una famiglia e non vedeva l’ora che finisse la guerra per tornare a casa.Dopo tre/quattro giorni i Tedeschi se ne andarono e arrivò l’esercito di liberazione.”

Sara Medri

Il pane neroI miei nonni avevano un forno, ma lo tenevano nascosto ai Tedeschi, perché non volevano che glielo rubassero. I nazi-fascisti razziavano le nostre case, portando via ogni cosa, ma lasciavano la crusca che mescolata al lievito, comperato al “mercato nero”, dava appunto questo pane scuro.

Ingredienti: Crusca, acqua, lievito e sale; questi ingredienti venivano impastati, fatti lievitare ed infine cotti nel forno a legna.

Luca Zambardi

PerquisizioniNonna: Domenica Maria Amadori“Quando ero piccola, un giorno, un gruppo di soldati tedeschi ci perquisì la casa portandoci via le cose più preziose; io ero terrorizzata.Qualche settimana dopo un gruppo di partigiani si nascose in una casa vicina alla nostra. Ero spaventata, ma mia mamma mi rassicurò dicendo che da noi non sarebbero venuti a cercare i partigiani.A quei tempi non c’era molto da mangiare e da vestirsi, potevi rimanere sporco per più di una settimana e non avevamo tanti abiti, al massimo due o tre. Si mangiava pochissimo e a volte in campagna si digiunava.Poi la guerra finì e noi tornammo alla vita di tutti i giorni.”

Mirco Fabbri

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Classe V D

Vita quotidianaNonna: Anna BandoliMia nonna durante il periodo bellico mangiava pollo bollito, il coniglio cotto in padella con il sugo di pomodoro; come pasta mangiava pasta e fagioli, spaghetti con cipolla e pomodoro dall’orto, passatelli anche se scarseggiava il parmigiano e tagliatelle fatte in casa; per verdura mangiava insalata, finocchi, pomodori e melanzane, tutto ciò proveniva dall'orticello.D’inverno mia nonna vestiva con una berretta di lana, una maglia a maniche lunghe, un maglione di lana, gonna, calzettoni di lana e scarpe.D’estate indossava una canottiera, un vestitino lungo e dei sandali. Lei giocava a nascondino, a campana e a ruba bandiera.

La scuolaIl grembiule era bianco; per riconoscere le alunne di 1°, 2°, 3°, 4°e 5° si usavano nastri colorati; in 1° azzurro, in 2° rosa, in 3° blu, in 4° giallo e in 5° verde.I libri di testo erano uno di lettura per italiano, un libro di lettura per religione, uno di matematica e uno di storia e geografia.Dentro l’astuccio c’erano: un pennino, una matita, una gomma, un righello e sei pastelli.La sua prima maestra era buona, insegnava bene e di cognome si chiamava Tambini, le ha insegnato in 1°, 2°e 3°; la sua insegnante di 4° e 5° si chiamava Pasi e anche lei insegnava bene ed era buona con i suoi alunni.

Solidarietà e amicizia durante la guerraMia nonna durante la guerra abitava in un casello della ferrovia.Il suo primo rifugio fu sotto il ponte della ferrovia, ma era troppo pericoloso, quindi fu ospitata nella stalla dei genitori della sua migliore amica finché i Tedeschi la mandarono via, perciò si trasferì nella stalla della fidanzata di suo fratello.Dopodiché quando la guerra stava per finire andò ad abitare da sua zia. C’era un americano che portava a mia nonna e alla mamma di mia nonna i vestiti da lavare, per ringraziarle del favore, offriva in cambio della cioccolata; dopo un po’ si conobbero e nacque un’amicizia.

Alessandro Carnevali

RazionamentiNonno: Nando PonziDurante la guerra il cibo era razionato.

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Ogni famiglia aveva una tessera alimentare con tanti bollini e ognuna valeva per una razione.Il pane e la pasta erano integrali (metà farina e metà segale).La carne era molto scarsa.Nell’inverno del 1944 fino alla liberazione del 21 dicembre le condizioni peggiorarono.Si viveva nel rifugio situato nei sotterranei del Convento di San Francesco, dove un frate, Padre Giuseppe, provvedeva per tutti facendo grandi pentoloni di minestra che distribuiva.Nel rifugio si sentivano le cannonate e le bombe, perciò alle pareti erano state addossate delle balle di paglia per ripararsi dalle schegge, non c’era acqua per lavarsi e avevano paura anche delle rappresaglie dei Tedeschi.Quando i partigiani uccidevano soldati tedeschi, venivano fatti “i rastrellamenti” cioè i militari radunavano gli uomini dai 15 anni in su e li fucilavano (1 tedesco = 10 civili e 10 partigiani).Un giorno nonno Nando stava per essere catturato, ma la sua mamma lo prese e lo fece nascondere in soffitta dentro un tino.Per dormire mio nonno si metteva una corda attorno al busto e lo legavano alla trave, perché solamente gli anziani dormivano per terra; tutto questo durò fino a quando la città fu liberata.Amleto cugino di mio nonno Nando partecipò alla liberazione infatti andò insieme ad altri partigiani in via Borgo XXI dicembre per avvisare i Canadesi che i soldati tedeschi erano partiti tutti.Il 21 dicembre di 60 anni fa Bagnacavallo fu liberata dai Tedeschi; arrivarono gli Anglo-americani e radunarono tutti fuori dai rifugi.Siccome il paese era zona di guerra, si doveva evacuare. Per timore di malattie, li disinfettarono in massa con un soffione e li fecero salire su una camionetta; alcuni furono portati a Ravenna, mentre loro andarono da una zia a Godo. Ognuno abbandonava la propria casa e ciò era molto triste, anche perché non si sapeva quando la guerra sarebbe finita. Federico Ponzi

Tessera annonariaNonna: Maria Luisa LinariDurante la 2° guerra mondiale il cibo era razionato.Ognuno aveva una tessera annonaria per acquistare i cibi, il vestiario, le sigarette, tutto. La qualità dei prodotti era molto scadente, si trovava un po’ di roba al mercato nero.I divertimenti non esistevano, non si andava a ballare e si viveva nel terrore.A scuola indossavamo un grembiule nero e i libri erano vecchi e si passavano da classe in classe, gli insegnanti erano persone non sempre qualificate all’insegnamento.Tutti i sabati, in divisa, si andava a marciare e alle adunanze fasciste.Tutto questo fino alla fine del 1944 quando gli alleati per 5 mesi stabilirono il fronte lungo il fiume Senio.

Carlo Alberto Mazzanti

Natale al fronteNonno: Ferlini PaoloIl nonno il 25 dicembre 1944 era prigioniero dei TEDESCHI, il suo compito era quello di distribuire pezzi di ricambio di aerei in un magazzino, in questa giornata, Natale, prestò servizio ugualmente ma non vennero richiesti pezzi di ricambio, quindi verso le 11.30 il suo comandante lo invitò nel suo ufficio per ascoltare la radio, poiché stavano parlando del fronte che era fermo lungo il fiume Senio all’altezza di Bagnacavallo.Il nonno apprese che a Bagnacavallo, dove viveva la sua famiglia, della quale da un paio d’anni non aveva più notizie, c’erano stati grandi bombardamenti.

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La nonna abitava a Masiera, anche qui si fermò il fronte il 20 dicembre 1944, i soldati canadesi diedero ordine di sfollare tutte le famiglie di questo paese.La famiglia della nonna trovò alloggio nei pressi di Bagnacavallo a 7 km di distanza portando con sé le mucche e le galline.La nonna ha detto che durante la guerra il divertimento non esisteva; prima le ragazze e i ragazzi passeggiavano per le vie del paese, frequentavano il cinema, i ragazzi andavano a “trebb” a casa delle ragazze e chiacchieravano con i loro genitori.Riguardo l’abbigliamento, durante e dopo la guerra non era facile trovare delle stoffe, per cui si usava quello che si possedeva.

Come cibo si mangiava pane integrale, minestra, entrambi fatti in casa, verdura e a volte carne di gallina.Il lavoro veniva continuamente interrotto dai bombardamenti che costringevano tutti a ripararsi nei rifugi.La scuola nell’anno in cui il fronte si fermò a Bagnacavallo rimase chiusa. A quei tempi i libri e i quaderni erano più o meno come quelli di oggi, per scrivere non c’erano le biro, ma si usava il pennino infilato nella “caneta” e l’inchiostro contenuto

nel calamaio era situato sul banco.C’era un’unica insegnante per classe che, in qualche caso, quando gli alunni erano poco numerosi, insegnava in due classi contemporaneamente.Poteva picchiare i bambini che non stavano buoni con un “venc”, un ramo di vimini.I vestiti erano simili a quelli d’oggi, e le scarpe durante il periodo invernale venivano sostituite dagli zoccoli fatti dagli uomini di casa.

Davide Ferlini

Senza scuolaNonna: Raffaella PolliniLa vita della mia nonna durante il periodo della guerra, era molto diversa dalla nostra, infatti, quando suonava la sirena, doveva andare nei rifugi sotto terra, perché c’erano bombardamenti e si rischiava sempre la vita.Lei si nutriva con latte, pane secco e riso bianco; a volte, quando il babbo della mia nonna usciva, portava a casa un po’ di prosciutto e formaggio.Si vestiva con abiti semplici fatti in casa da sua madre: sottane, magliette di lana grossa, ecc…Si divertiva a giocare con le bambole di pezza.La nonna, nell’ultimo anno delle elementari, non è andata a scuola, perché avevano bombardato l’edificio.La sua divisa scolastica era un grembiule nero, per scrivere utilizzava la matita e la penna che bagnava nell’inchiostro, usava i libri di storia e di matematica dei suoi fratelli o dei cugini.

Francesco Errani

I cecchiniNonna: Maria Rivalta

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Il cibo se lo procuravano andando dal macellaio, che era sopra il loro rifugio, si faceva la fila per entrare e si prendeva un pezzettino di carne ciascuno scaldandola poi sulla stufa. L’abbigliamento era sempre quello, non cambiava mai anche quando dormivano restavano vestiti senza la coperta sopra.Non uscivano a divertirsi, perché la piazza era bombardata e i cecchini potevano essere nascosti. Nonna ha detto che lei e una sua amica erano andate per una stradina poco lontana dall’ospedale di Bagnacavallo, a prendere l’acqua; nonna Maria non voleva che Mai (così si chiamava la sua amica) andasse con lei, però questa insistette, e quando furono vicino alla fonte una granata ormai le colpiva. In quel periodo non potevano andare a prendere il necessario, figuriamoci se potevano divertirsi.Erano disoccupati, il lavoro non c’era, giocavano a briscola, gironzolavano per il rifugio o pregavano.A proposito di rifugio, in quel periodo erano nascosti sotto il convento di San Francesco, un luogo stretto e angusto.Nonna mi ha raccontato che un giorno, mio nonno andò nella sua casa a prendere un materasso per i loro parenti, mentre era sulla strada del ritorno, iniziarono i bombardamenti e lui, stesosi a terra, si riparò con il materasso.Questo momento di guerra è stato agghiacciante e i nonni provano ancora dolore nel raccontarlo.

Giulia Altini

Tempi difficiliNonni materni e paterniI miei nonni materni e paterni non si ricordano la guerra, perché erano piccolissimi, però mio padre dice che quando era piccolo sua nonna qualche volta gli raccontava come ha vissuto nel periodo della guerra. Erano tempi molto difficili, il mangiare lo procuravano dai prodotti che producevano: patate, cipolla, con la farina si faceva il pane e la pasta, dalla capra ricavavano il latte e quando veniva uccisa mangiavano la carne.Le donne indossavano vestiti lunghi e neri con un fazzoletto in testa, invece gli uomini pantaloni

e gilè nero, la camicia e il basco in testa.Lavoravano nei campi aiutati dalle mucche che tiravano l’aratro per arare la terra, gli asini venivano usati per trasportare i prodotti e le persone; le donne si portavano i figli nei campi: i più piccoli li mettevano a sedere sotto un albero con una fetta di pane in mano, mentre i più grandi aiutavano i loro genitori a lavorare nei campi.

Giuseppe Crisafulli

Nonna Dina racconta…

Nonna: Dina VecchiLo zio della mia mamma ha partecipato alla II guerra mondiale.Nel 1942 è andato obbligatoriamente con i Tedeschi, perché il governo italiano aveva stipulato il Patto dell’Asse con la Germania.Lui la notte ricostruiva i ponti che di giorno gli Americani bombardavano: faceva parte del genio pontieri fanteria.

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Stava con loro perché faceva il militare, però quando vide che i Tedeschi perdevano la guerra, scappò ed andò a nascondersi nel campo di granoturco dei suoi genitori, dentro una cavità del terreno; nonna Dina ad ogni pasto gli portava da mangiare.Rimase là finché arrivarono i soldati canadesi, poi uscì a guerra finita.In seguito l’esercito italiano lo chiamò a fare l’artigliere di leva a Riva del Garda; quando era con i Tedeschi aveva solo 17 anni.… Intanto mentre c’era la guerra a casa di mia nonna, i suoi genitori, le sue tre sorelle e lei lavoravano nel campo, zappavano e facevano tutti i lavori dei contadini. Quando vedevano avvicinarsi gli aerei che sganciavano le bombe si nascondevano nel rifugio sotto il pagliaio e quando erano passati tornavano nel campo e riprendevano il lavoro.Sempre durante la guerra, il mio bisnonno e il suo vicino seppellirono un soldato tedesco di vent’anni e mentre gli buttavano la terra addosso, la nonna Dina gli mise un fazzoletto sul viso.Secondo lei (e anche per tutti) la guerra è una cosa terribile e bisogna pregare il Signore, affinché essa non ci sia più.

Silvia Bagnaresi

La guerra in RussiaZia: Teresa TaroniIl mio nonno Pasquino partecipò alla guerra in Russia e in ex Jugoslavia dove combatté sul monte Colombiana (difatti appena tornò a casa chiamò mia zia, Colombiana soprannominata Bina).In Russia, appena arrivò, i Tedeschi si ritirarono e lasciarono gli Italiani senza niente di niente (senza equipaggiamento e senza viveri).Nel suo battaglione si salvarono il nonno e lo zio Antonio, perché furono aiutati dalla popolazione locale.Nel frattempo la nonna Maria si occupava dei campi; aiutò anche un alleato inglese dandogli un rifugio, viveri e vestiti contribuendo così, anche lei, alla liberazione dell’Italia.

Giorgia Taroni

Chi va in guerra…Nonni: Ugo Alboni ed Ernesta GiacomoniIl cugino del mio nonno era negli alpini e durante la seconda guerra mondiale fu mandato col suo battaglione in Russia a combattere a fianco dei Tedeschi, che stavano invadendo questa nazione. Finita la guerra molti soldati non fecero più ritorno, fra questi, c’era anche lui, che fu dato per disperso.I suoi genitori sono vissuti con la speranza di poterlo rivedere, anche la sua fidanzata lo aspettò per molto tempo, ma tutto questo fu inutile perché lui non tornò mai più.

Intervista ai nonniNonno ti ricordi qualche episodio della 2° Guerra mondiale?Il mio nonno mi ha raccontato che in quel periodo aveva 11 anni, tutti i pomeriggi andava dai suoi nonni.

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Un giorno mentre percorreva il tratto di strada che lo separava da loro, vide venirgli incontro un aereo canadese che volava a bassa quota. Il velivolo inseguiva, mitragliando il bordo della strada, un camioncino tedesco che andava velocemente. Il mezzo di trasporto con due soldati tedeschi a bordo perse il controllo e andò a infilarsi in mezzo a due case. I soldati furono trovati morti dai colpi della mitragliatrice nemica, che durante tutto il suo percorso aveva sparato, risparmiando il piccolo spazio dove si trovava il nonno spaventato a morte.

Nonna ti ricordi qualche episodio della 2° Guerra Mondiale?Mia nonna mi ha raccontato che abitava in una casa vicino all’argine del fiume Lamone. Dall’altra parte del fiume era già arrivato l’esercito americano precisamente i soldati Canadesi. Questi soldati dovevano attraversare il fiume, ma i ponti non esistevano più, perché i Tedeschi li avevano fatti esplodere. Per combattere la resistenza tedesca usavano i cannoni che sparavano granate. Per non essere colpiti i genitori della nonna avevano portato al piano terra i materassi per dormire sulla terra. Una notte diverse granate colpirono il muro della casa, lo sfondarono e fecero precipitare il piano sui quali dormiva la nonna con la sua famiglia. Per fortuna nessuno rimase ferito, solo qualche graffio.

Vita quotidianaIl cibo: era razionato e si poteva acquistare solo con una tessera che distribuiva il Federale. Dopo l’arrivo dei soldati americani il problema del cibo non esisteva più. I militari consegnavano alla popolazione il cibo che mangiavano loro: grandi pani neri e all’interno bianchi, cioccolato di tutti i tipi, cicche, caramelle, scatolette di pesce, petto di pollo, bidoni pieni di margarina, per la gioia dei bambini.Abbigliamento: ci si passavano i vestiti da amici a parenti, dal più grande al più piccolo oppure si facevano i giubbotti con le coperte dei letti che regalavano i soldati.

Divertimenti: ci si trovava nelle stalle dei contadini, perché si stava più caldi, al lume di candela si raccontavano molte storie di folletti e di personaggi inventati.Lavoro: si aiutavano i contadini nell’orto per avere in cambio qualche cosa da mangiare.

ScuolaCi si vestiva con quello che ognuno possedeva,

solo durante le visite del Federale e di altri uomini politici le femmine indossavano camicia bianca con la M (Mussolini) sul petto e una gonna nera; i maschi con calzoni neri e tracolle bianche, camicia azzurra con M (di Mussolini) sul petto.Avevamo solo un libro dove si trovavano le notizie riguardanti le materie e le fotografie del re Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini.In prima elementare si riempivano dei quaderni interi di aste e di lettere dell’alfabeto. Alla fine dell’anno scolastico si iniziavano a scrivere le parole. Nelle classi successive si insegnavano le materie che ci sono ora (le principali erano: italiano, matematica, storia, geografia e religione); oltre queste c’erano le nozioni di cultura fascista: saluto alla romana, canzoni, …..

Storie di amicizia durante la guerra

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Durante la guerra ci si voleva molto bene e si cercava di aiutarsi reciprocamente, quel poco che uno possedeva lo divideva con chi era rimasto senza niente; chi poi rimaneva senza casa, veniva ospitato anche se si possedeva solo una cameretta.

Christian Perrone

A Caserta ...Nonno: Giuseppe Fabbri Il mio bisnonno abitava in collina, faceva il contadino insieme alla sua famiglia che era composta da undici persone di cui nove figli.Il bisnonno è stato Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto per aver partecipato alla guerra 1915 – 1918.Avendo una famiglia numerosa e senza tante risorse economiche, per mantenerla fece domanda al governo per avere un aiuto, perché nel periodo fascista il Governo dava dei terreni in Campania. Allora il bisnonno partì con tutta la famiglia andò in provincia di Caserta, dove ebbe una casa e del terreno da lavorare.Durante la guerra ha subito tante umiliazioni da parte dei Tedeschi; è stato costretto a lasciare la sua casa con tutto quello che c’era e vagare per la campagna cercando aiuto a casa di amici.

Michele Mazzolani

Vita quotidianaNonna: Maria TartagliaCibo: pane nero, la minestra era razionata e si comprava con delle tessere.

Dentro la minestra c’era la crusca mescolata con la farina, la conserva di pomodoro e un po’ di parmigiano. Il secondo era umido di patate e poca carne (quello che era avanzato il giorno prima).Abbigliamento: c’erano vestiti riciclati, i calzettoni erano di lana, i sandali rotti e le scarpe sfondate.Lavoro: durante la II guerra mondiale il padre era spesso richiamato a fare il soldato, la madre invece faceva la magliaia quando aveva tempo libero.

ScuolaVestiti: i bambini avevano il grembiule completamente nero e lo indossava anche il maestro.Libri e materiali: i libri si trovavano usati, ma non tutti, alcuni erano anche nuovi, per musica si utilizzava un quaderno e per i compiti in classe c’era il foglio protocollo a righe per italiano e a quadretti per matematica.

Storia di amicizia

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Era nata una storia di amicizia con Davide un bel giovane canadese, che dopo quattro giorni morì a causa di una bomba che lo colpì alla schiena.

Marika Tassinari

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Nonno Leno, il partigianoNonno: Luigi CasadioCasadio Luigi, per tutti Leno, il partigiano Leno, è stato l’uomo della Resistenza Cotignolese. Dal 25 luglio del 1943 fino al 10 aprile del 1945, fu un attivo dirigente della Resistenza Cotignolese, prima con il PCI, poi nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Cotignola, all’interno del quale ricoprì l’incarico di comandante militare.Immediatamente dopo l’8 settembre del ‘43, dopo essersi messo in contatto con la cellula comunista di Barbiano, il Partito Comunista gli affidò l’incarico di organizzare il Partito e la Resistenza a Cotignola. Durante questo periodo la sua casa, in via Maremme a S. Severo, fu un centro per riunioni e base di rifugio per armi, partigiani e militari alleati. Successivamente la casa, identificata dal comando delle SS, fu incendiata. Casadio Leno fu un instancabile animatore e capo partigiano della Resistenza. In questo periodo conobbe e collaborò con Don Stefano Casadio all’interno del CLN. Da quella esperienza, nacque fra i due un’amicizia che è durata tutta la vita. Il 10 aprile del 1945, assieme a Don Stefano, attraversò il fiume Senio e si presentò, con un drappo bianco, al Comando alleato attestato sulla riva destra del Senio per invitarlo a risparmiare Cotignola da ulteriori bombardamenti, in quanto le truppe tedesche erano andate via e i pochi Tedeschi rimasti erano stati fatti prigionieri dai partigiani. Gli alleati, increduli, tennero in ostaggio Don Stefano e fecero riattraversare il fiume minato a Leno che, sotto la minaccia delle armi delle pattuglie Neozelandesi, consegnò il paese liberato.Dopo la guerra Leno dovette subire l’umiliazione di trascorrere sei mesi in carcere a Ravenna, perché accusato di aver tenuto nascosto delle armi alle truppe alleate.

Sofia Casadio

Storie di amicizia e solidarietàNel rifugio di mia nonna, sotto al “pavimento” della stalla, si nascondevano cinque famiglie che erano i suoi vicini, compresa la sua.Un giovane soldato Tedesco, andò nel rifugio di mia nonna gravemente ferito, seduto sulle scale, disperato urlava chiamando: ”Mamma!”.Durante il tempo della guerra, ogni tanto lanciavano granate. Un giorno lo zio di mia nonna, andò nella stalla, distante circa 20 m, per dare da mangiare al cavallo; proprio nel momento in cui stava attraversando il cortile, una granata lo colpì, venne portato all’ospedale, ma non servì a niente, perché morì dopo qualche istante.Finita la guerra, mia nonna ancora bambina, si rifugiava sempre dietro ad un albero quando sentiva o vedeva un aeroplano e i bambini più grandi di lei, quasi ragazzini, la prendevano in giro.La paura degli aerei, le venne perché tutte le sere ne passava uno che loro chiamavano “Pippo”, buttava qualche bomba qua e là e lei era terrorizzata. Ogni famiglia si andava a rifugiare dietro alberi grossi e alti, tutti erano talmente spaventati che alcuni si prendevano della paglia da casa e la posizionavano dietro agli alberi e ci passavano la notte.

La scuolaNonna: Giuseppina Bezzi

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Dopo diversi giorni li fecero “sfollare” dalle loro case mandandoli a circa 4 km di distanza, per assicurarsi che non fossero in pericolo.Passarono mesi e mesi e quando il pericolo finì la gente ritornò al proprio paese. Incominciarono le scuole che durarono tre mesi: Aprile, Maggio e Giugno.Prima che passasse il fronte, la mia nonna tutti i sabati per andare a scuola, si vestiva con la divisa da “Balilla”.Un giorno andò a scuola senza la divisa, perché sua mamma l’aveva lavata e perciò la maestra le diede una punizione.Il suo materiale scolastico era ridotto a pochissime cose: la gomma, la matita, una scatola da sei colori (che doveva durare un anno), la “cannetta” da bagnare nell’inchiostro e due quaderni.La maestra di mia nonna era molto anziana, infatti alcune volte, durante le lezioni, le si chiudevano gli occhi. Nonostante tutto, era una brava e buona maestra.

Vita quotidianaA quei tempi c’era poco cibo, specialmente nei giorni dopo al fronte e mia nonna con altri bambini andavano a rubare l’olio e le cipolle nel campo del contadino accanto, ma un giorno furono scoperti, e da quel dì, non poterono più farlo.Finito il tempo del fronte gli Americani portarono ad ogni famiglia: caramelle, cioccolata, pane, biscotti, Manzotin e carne secca in scatola, facendo festa.

Guerra Michela

Storie di amicizia e solidarietàDurante il periodo del fronte mia nonna ricorda che quasi tutte le sere ci si riuniva a casa del vicino o a casa propria a fare due chiacchiere. Ricorda anche che sua mamma faceva il pane in casa e andava a cuocerlo nel forno dei vicini. Inoltre non si andava tutti i giorni a fare la spesa in paese, perché la gente aveva paura delle bombe e allora poteva capitare che qualcuno andasse a chiedere in prestito qualcosa dai vicini di casa.Quell’amicizia dura ancora oggi!Un clima di amicizia e di solidarietà si era instaurato anche fra le famiglie e i soldati americani. La nonna ricorda ancora un soldato canadese, George, che veniva a casa sua a mangiare le tagliatelle, un capitano indiano di nome Harendra Singh e il suo attendente di nazionalità afgana che erano molto simpatici.

Francesca Maria Montanari

Vivere in guerraNonna: Loredana Botti Il cibo: poiché durante la guerra c’era povertà, la gente si nutriva dei prodotti che ricavava dalla terra che erano: il grano da cui si ricavava la farina, il frumento da cui si ricavava il surrogato di caffè, frutta e ortaggi. Si allevavano: i polli da cui si ricavavano le uova e la carne, il maiale per ricavare la carne, il prosciutto e il salame, le mucche per il latte e la carne.

L’abbigliamentoLe donne si vestivano con abiti lunghi coperti sempre da un grembiule, per paura di sporcare il vestito che indossavano, portavano anche le calze, che d’inverno erano di lana e d’estate più sottili. Ai piedi mettevano scarpe grosse, tipo gli scarponi.Gli uomini indossavano per lavorare pantaloni lunghi, che d’estate erano fatti di cotone e d’inverno di fustagno; una camicia di cotone con sopra il “corpetto” (gilè); in testa un cappello di

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feltro (il più vecchio che avevano) e d’estate indossavano il cappello di paglia; ai piedi portavano gli zoccoli fatti come gli scarponi, mentre nei giorni di festa mettevano gli abiti migliori.

I bambiniI maschi portavano pantaloni corti d’inverno e d’estate. Quelli invernali erano più pesanti e quelli estivi più sottili, una camicia, calzini corti d’estate e calzettoni d’inverno e ai piedi mettevano scarpe allacciate.Le femmine indossavano un abitino cortissimo, quando erano piccole piccole, poi man mano che crescevano, le gonne si allungavano fino a coprire le ginocchia; portavano i capelli raccolti in trecce e quando erano diventate abbastanza grandi li tagliavano.

I divertimenti Quando il fronte era ancora lontano, la gente andava al cinema; la mia nonna, che era ancora una bambina, si recava qualche volta, la domenica pomeriggio, a vedere un film accompagnata dal suo babbo. A ballare non è mai andata, sia prima che durante il fronte, perché era ancora piccola.

Il lavoroLa mamma della mia nonna faceva la magliaia e aveva moltissimi clienti che venivano anche dalla città. Per questo la mia nonna aveva molti abiti, calzini, guanti, sciarpe, berretti, giacche e altri indumenti di lana. Il babbo della mia nonna faceva il contadino, possedeva un piccolo podere e se ne occupava da solo. Coltivava grano, granoturco, orzo, foraggio, vite e qualche albero da frutto.

La scuolaDal lunedì al venerdì ci si vestiva ognuno col proprio abito e in classe si indossava il grembiule bianco con il colletto ornato da un nastro di colore diverso a seconda della classe frequentata.Ogni sabato si indossava la divisa da “Piccola italiana” composta da: una gonna nera a pieghe, una camicia bianca a manica lunga, calzini bianchi e scarpe nere. In testa un basco nero e una mantella lunga e nera. Al passaggio di un superiore, si usava fare il saluto romano. Lo stesso era per i maschi, ma la loro divisa da Balilla era formata da: calzoni corti color grigio-verde, camicia nera, calzettoni grigio-verdi e scarpe nere. In testa portavano un berretto nero, al quale era attaccato un cordoncino nero alla cui estremità pendeva un fiocco nero e inoltre al collo portavano un fazzoletto blu.

Libri e materiali usatiNella classe prima si usava solo il libro di lettura che era detto il “Sillabario”. In seconda c’era solo il libro di lettura, mentre nelle classi 3°, 4° e 5° c’erano due libri: quello di lettura e il sussidiario che conteneva le materie di: religione, storia, geografia, aritmetica e scienze. Questi libri erano uguali in tutta Italia ed erano scelti dallo Stato Italiano, quelli di lettura contenevano molti capitoli inneggianti al fascismo. Si usavano inoltre una scatola di legno con coperchio nella quale stavano la “cannetta”, la matita, i pennini, il temperino e la gomma. Tutte queste cose stavano nella cartella che era o di fibra o

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di cartone pressato. Quando la mia nonna faceva la 3° elementare ricevette dalla Befana una bellissima cartella in cuoio marrone scura che era una meraviglia!Secondo mia nonna l’insegnamento della sua maestra era imparziale cioè spiegava, come si dovevano seguire le leggi fasciste, ma non si accaniva a dedicare molte ore solo ad esse.

Viva per miracoloNonna: Rosa Maria AngeliLa mia bisnonna mi ha raccontato che la mia nonna è viva per miracolo, perché nel 1944, quando aveva solo un anno, piangeva e un tedesco le aveva puntato la pistola per spararle, ma sua madre le diede da mangiare in modo che si calmasse, così è sopravvissuta.Inoltre ha raccontato anche che i Tedeschi avevano preso una ragazza e volevano portarla via, perché avevano risparmiato mia nonna; la sorella l’ha salvata, perché si è messa a urlare, così spaventati hanno lasciato la ragazza e sono fuggiti.La bisnonna mi ha raccontato che nella sua famiglia si mangiava il pane fatto da loro, polenta, fagioli, minestra e le cose che producevano, perché lavoravano la terra, poi avevano anche delle mucche e quindi anche formaggio.Le donne si vestivano con una gonna e una maglia oppure una vestaglia; ogni giorno per lavorare usavano ciabatte o zoccoli e tenevano per la domenica un paio di scarpe.Per divertirsi i bambini si costruivano una palla con alcuni pezzi di carta, gli adulti invece andavano dai vicini per chiacchierare.La mia bisnonna mi ha detto che, quando frequentava la scuola, indossava un grembiule nero.

Aveva un astuccio in stoffa, un libro da leggere e due quaderni (uno a righe e uno a quadretti), nel banco era fissato un calamaio, che conteneva l’inchiostro e lì si bagnava il pennino per scrivere.La maestra era severa, perché se non svolgevi bene un compito o non obbedivi, con un bacchetto picchiava sulle mani.La bisnonna aveva ospitato alcuni Tedeschi, perché non fossero uccisi; così avevano messo le mucche nel cortile e i loro cavalli nella stalla.Di notte i Tedeschi andavano a combattere contro Inglesi e Americani.

Nicola Ciani

Avvenimenti della 2° guerra mondialeNonno: Gino SecchiariAutunno 1944Il nonno all’età di 6 anni, raccogliendo poche cose dall’abitazione, è partito a bordo di un carro trainato dalle mucche per rifugiarsi a casa dei mezzadri di “Putenza” (Boschi) dove rimase fino a primavera 1945.Rientrando a Boncellino, si resero conto che era tutto raso al suolo, tranne il “capanno”, dove rimasero fino alla ricostruzione della casa.La vita era molto difficile: il cibo scarseggiava e veniva razionato.Il vestiario era molto andante e si costruivano i “cospi”, zoccoli di legno fatti in casa.La guerra, a volte, non era solo morte e distruzione, ma anche amicizia e solidarietà.Infatti la nonna ricorda che gli alleati le portavano la cioccolata e la coccolavano.Il nonno invece venne salvato dagli alleati mentre giocava con una bomba.

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Riccardo Ferraro

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Una gioventù difficileNonno: Alberto ZoliI miei nonni hanno vissuto la gioventù durante il periodo della guerra, i loro ricordi anche se lontani sono ancora molto vivi nella loro mente.Si ricordano che dormivano ai piani bassi per paura dei bombardamenti, alla sera si cenava e ci si coricava al lume di candela, perché mancava l’energia elettrica, il cibo era scarso ma ogni persona aveva la carta annonaria con la quale, andando alla bottega, poteva acquistare la propria razione giornaliera.I bambini si dovevano accontentare dei giochi da loro costruiti perché le famiglie erano povere; scorrazzavano lungo l’argine del fiume Lamone, giocando a “Guardie e Ladri” con fucili ad elastico e cercando di “pescare” con una modesta fiocina.Tutto questo perché l’acqua del fiume era limpida e cristallina, tanto da poterci fare il bagno e procurare qualche pesce da mangiare.Nelle nostre campagne il lavoro non mancava e le donne lavoravano le erbe palustri.In questo periodo c’era molta tristezza, perché tutte le famiglie avevano qualche parente al fronte o prigioniero, ma ci si sentiva uniti nel dolore e sarebbero tante le storie di amicizia e solidarietà da raccontare.

Soldati Luca

Vita difficileNonni: Anna Coppola, Tommaso RoccoMio nonno quando era iniziata la 2 ^ guerra mondiale aveva solo 10 anni.La vita di tutti i giorni era povera, il cibo era molto poco, mangiavano pochissimo, a volte pane bruciato e sporco.Loro cercavano di dare più cose ai bambini piccoli.Il divertimento non c’era mai.Quando la mattina andavano a scuola per scrivere usavano i quaderni normali come adesso.La maestra era molto severa e obbediva alle regole mussoliniane.

Ilenia Abbate

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I CAMPI DI AUSCHWITZ

Son morto ad AuschwitzAffamato e ammalatoSono stato picchiato.E adesso sono nel vento,finalmente liberodi volare

(Giulia e Alessandra)

Giorno della memoria Shoah 27.01.05

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Dentro-Fuori

Dentro: dolore, sofferenza, disprezzo, morte.

Fuori: amore, felicità, serenità, vita.

(Alessia e Michael)

PACE

Prendo una P come PENSIERI PREZIOSIPrendo una A come AMORE APPASSIONATOPrendo una C come CIELO CELESTEPrendo una E come EMOZIONI ENTUSIASMANTI

(Martina e Annalisa)

Giorno della memoria

DavantiAll’orroreLasciatoDall’odio

RiscopriamoL’AMORE

(Talita e Giulia V.)

PACE

PiacereAllegria

C’è libertà nEl mondo!!

(Matteo ed Enrico)

LIBERTA’

Dal lerciume si leva leggera la libertàlanguida luce, lampo in lontananzaLargisce lattemiele, leggerezzaleggenda lodevole da non lasciare mai.

(Claudia e Caterina)

MEMORIA

Per fare la parola memoria, prendo una M come memoria, miseria, morteuna E come emigranti, emigrati, Ebreiuna M come mitra, mostruoso, mondialeuna O come olocausto, omicidio, oltranzauna R come Rom, Reich,Russiauna I come incredibile, impossibile, indimenticabileuna A come assalto, assassinio, Aushwitz.Mettiamo insieme tutto con coraggio, forza per mantenerela MEMORIA e fare in modo che non si ripeta due volte lo stesso errore.

(Enrico e Francesca Zan.)

LA PACE

La pace porta pazienzapermesso di pensareplana sul pianetacome un pappagallo policromo.La pace è una poesiapiena di parole pacifiche di prosperità.

(Giulia ed Alessandra)

MEMORIA

Memoria gEnocidio sterMinio shOah ebRei TerezIn Auschwitz

(Beatrice ed Antonio)

LA PACE

La pace vienedopo la guerrache non finisce mai.La pace dipende da noi,dal nostro cuore dal nostro altruismo.La pace fa parte della vita.La vita….Una battagliache dura in eterno.La pace è come un fiorese non s’innaffiase non si alimentamuore nel profondo della nostra anima.Combattiamo per la paceper renderlanon utopisticama reale, concreta per tutti noi.

(Luca e Riccardo)

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AUSCHWITZ

MemoriA olocaUsto Sterminio Campo gHetto AuschWitz EbreI abbaTtimento persecuZione

(Beatrice ed Antonio)

ALLEGRIA

Ambiente Lucido aLlegro Energia Gigantesca toRna InTuttA la città.

(Matteo ed Enrico)

PACE

Per fare la parola PACE ci vuole una P come poesie recitate d’estateuna A come armonia che risuona nell’ariauna C come cielo dipinto di azzurrouna E come entusiasmo che nasce nei bambini e noi bambini siamo il FUTURO

(Michela e Fabio)

LA GUERRA E’ TRISTE

LaguerrA Genera Uccisioni E distruzioni Rovine e Rastrellamenti Ahi che dolore!

c’E’

Tanta MoRte Innocente Strazio Tristezza E disperazione.

(Claudia e Caterina)

GIORNO DELLA

Memoria PEr ricordare la Morte Orribile degli EbRei In Auschwitz

….E NON SOLO…….

(Arianna e Giorgia M.)

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GLI EBREI DEPORTATI

I bambini deportati erano proprio maltrattati,gli Ebrei lavoravanomentre i Tedeschi passeggiavano.Ad Auschwitz erano stati portatiper essere tutti sterminati.Il loro dolore dobbiam ricordareil GIORNO della MEMORIA è giusto celebrare.

(Jessica e Roberto)

LIBERTA’

FinaLmente lIberi Brillante paEsaggio dietRo ad una Tana.TornerA’ il piacere nel mondo.

(Matteo ed Enrico)

GUERRA E SPERANZA

Nei lager lotta di sopravvivenzaSolo la speranza di libertà tiene in vita.E’ come una partita:se vai nella casella sbagliata perdi la vitaper alcuni questa è la speranza.Per altri è riuscire:uscire per andare nella vita oltre il filo spinatolà dove c’è la felicità.

(Marco e Luca)

LIBERTA’

Per ritrovare la LIBERTA’Prendo una L come luce, leggerezza, lealtàPrendo una I come intensità, immaginazione, ingegnoPrendo una B come brillantezza, bellezza, bontàPrendo una E come emozione, entusiasmo, estatePrendo una R come ricordo, ragione, ritornoPrendo una T come tranquillità, tenerezza, tenaciaPrendo una A’ come amore, allegria, armonia….Con queste parole possiamo inventare il FUTURO

(Nicola ed Eleonora R.)

POESIA

Il soleè il tuo cuore.Il cuore èl’amore,la farfalla èfelicità e bontàe per sempre così sarà

(Alessia e Manuel)

VORREI…VORREI…

Vorrei scappare da questo posto orribile.Vorrei andare solodove c’è altra gentemigliore.In qualche postodove nessuno può uccidere,ma forse ci andremo in tantiverso questo sogno.

(Amine e Marco)

GIORNO DELLA MEMORIA

OggI è iL

Giorno In memOria dello steRminio ebreo e Noi lO

ricorDiamo comE L’uccisione deLla vitA

Ma anchE coMel’abbandOno della pRopria lIbertà e felicitA’.

(Adelaide e Matilde)

LA SPERANZA

Speranza Per vivErefuoRi dAl NazismosenZa pAura.

(Martina e Giorgia F.)

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PAURA

La Paura erA Una pResenzacontinuA

(Manuel ed Eleonora V.)

SPERANZA

Speranza Ed amoRe Entrano Nel cuore deI Tanti bambini senzafelicitA’

(Nicolò e Sara)

OGGI È IL GIORNO DELLA

Memoria, tutti noi dobbiamoricordarE la liberazione dal caMpo di sterminO, Ripensare agli EbreI morti ad Auschwitz

Con il nostro pensieroli terremo sempre

presentiNEL NOSTRO

CUORE!!

(Annalaura e Francesca Zav.)

LIBERTA’

LuminositàIntensitàBellezzaEntusiasmoRicordoTranquillitàAmore

(Nicola ed Eleonora R.)

EBREI

EmigrantiBambiniRomEbreiIncredibile!!!

(Enrico e Francesca Zan.)

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SPERANZA

La Speranza è imPortante pEr SopRavvivere in mezzo Alla disperazioNe pensando alla belleZza della vitA.

(Alessia e Giulia P.)

PACE

La Pace con Amicizia dà feliCità e lucE

(Anna Maria e Camilla)

Memoria e Shoah

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SHOAH

SOFFERENZA

SS

EBREI

PRIGIONIERI

DISTRUZIONE

ABBANDONO

RUSSISTERMINIO

FREDDO

CAMPI DI CONCENTRAMENTO

FORNI CREMATORI

CAMERE A GAS

MORTE

2° GUERRA MONDIALE

HITLER

TEDESCHIDIVISIONE

LAGERRAZZISMO

TRENI

ARMI

TEDESCHI

FAMEZINGARI

SOLDATI

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Giorno della memoriaArmeni 27 gennaio 2005

GIORNO DELLA MEMORIA27 - 01 - 2005

“PIETRE SUL CUORE”a cura di Alice TachdjianEd. Sperling & Kupfer

Il paese di Varvar Ulas

La cucina di Varvar

Il salotto di Varvar

L’ARMENIAfisica e politica di

VARVAR

L’ARMENIAfisica e politica di

oggi

L’ARTE

LA MUSICA

LA CUCINA

LA SCRITTURA

Testi poetici, acrostici, mesostici,

tautogramma…

Riproduzione dell’arte armena

con la creta(dal libro ARMENIA Ed. JACA BOOK)

Preparazione di ricette armene

(da LA CUCINA ARMENA Oemme Ed.)

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Giorno della memoriaClasse V B Scuola Elementare - 3 B Scuola Media

GENOCIDIO

Guerra, gente giustiziata,grido gigante senza giudizio, graffi di granito sul globo.Ghiaccio nella generositàguastata dalla guerriglia.

(Giulia P., Sara F., Claudia G.)

LAVASH

Liberta’ di esprimere la propria opinioneArmenia, stato dimenticatoViolenza subita da un popolo che ha sofferto e soffreAngoscia di abbandonare la propria terraSofferenza e morte verso il deserto della SiriaHanno subito molte tragedie!

(Antonio, Eleonora R., Michael)

VARVAR

Vivace rAgazza aRmena che Viveva Ad Ulas, dove non poté faR ritorno!

(Riki, Giulia V., Jessica)

ARMENIA

Amicizia Reciproca Memoria E armoNia Insieme Ad Alys

(Fabio, Eleonora, Michela)

ARARAT E’ ARMENIA

Alys ci aiuta ad apprendere gli altriArmonia di amiciziaAscoltare, aiutarsiAndare avanti assiemeAvvenimenti che avvalorano l’avanzata verso un’autonomia autenticaAuspichiamo l’ammissione di abbaglio dell’amministrazione additata.

(Francesca Zav, Giorgia M, Nicola)

DIASPORA

Dispersione Iniquità Allontanamento Separazione Progettato dal pOpolo tuRco contro gli Armeni

(Luca e Marco)

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DIASPORA

Deportazione di disperatiDove domina dolore e desolazioneDistacco dalla dimora distrutta.

(Fabio, Eleonora, Michela)

ARMENIA

L’Armenia Ricorda le Mortali dEportazioni iNgiuste subIte fino Allo sterminio

(Francesca Z. e Manuel)

CROCE ARMENA

Prendo una C come città, croce, coraggioPrendo una R come rapire, ricordare, razzismoPrendo una O come orrore, orripilante, odiarePrendo una C come credere, comprendere, conoscerePrendo una E come esplodere, esplorare, emigrare

Prendo una A come Armenia, Alys, AraratPrendo una R come rastrellare, razziare, regressionePrendo una M come morte, minacciare, minarePrendo una E come eliminare, evitare, emigrarePrendo una N come nuocere, negligenza, nervosismoPrendo una A come arrestare arrecare, arruolarsiTutto questo forma la parola CROCE ARMENA: portatrice di forza, coraggio, memoria anche nel dolore più straziante.

(Francesca Z. e Manuel)

PIETRE SUL CUORE

Pietre sul cuore è Il tEsto che Tornando nel passato Racconta il gEnocidio armeno

Silenzioso che ha ferito tUtti i cuori deLle persone

innoCenti, gli Uomini furOno Rastrellati, donne E bambini deportati.

(Caterina, Manuel e Martina T.)

GENOCIDIO

Il Genocidio armEno compiuto Nel millenOvecentoquindici è stato trasCurato e dImenticato Dai popolI del MOndo.

(Alessandra e Giulia L.)

ULAS

Prendo una U come uccidere, urlare, udirePrendo una L come lamento, lasciare, lapidarePrendo una A come arrecare, Armenia, AraratPrendo una S come scordare, soffrire, sorbireUnisco tutto ed ottengo una nazione distrutta e dimenticata.

(Alessandra e Giulia L.)

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DIASPORA

Prendo una D come dispersione, disperdimentoPrendo una I come ingiustizia, intolleranza, iniquitàPrendo una A come Armenia, Alys, AraratPrendo una S come sofferenza, sopravvivenza, speranzaPrendo una P come Pietre sul cuore, panico, pauraPrendo una O come orfani, odio, ordinanzaPrendo una R come razzismo, ritorno rinnegatoPrendo una A come amarezza, aurora, arcobalenoQuesta è la DIASPORA di un popolo che è costretto a lasciare la terra d’origine, migrando in varie direzioni senza speranza di ritorno.

(Caterina, Manuel L. e Martina T)

ARMENIA

Armenia dove scoRre il fiuMe Alys, stEsso nome per la figlia di Varvar. iN quella nazione Infelice Avvenne il genocidio: era il 1915.

(Marco e Amine)

RICORDARE

Terribile fu il genocidio armenoche riempì di sofferenza il cuore di Varvare che la separò dal calore della famiglia.

La sua felicità sparìcome i fiori di pescoche alla prima folata di ventovolano via.

Varvar cercò però di nascondere il suo dolorecon pietre che le ricoprirono il cuore.

Fu così che tentò di dimenticare,ma la memoria non l’abbandonò mai.

(Matilde, Annalisa ed Elisa)

PER FARE ARMENIA

Ci vuole una A come Alys che si batte per ricordare al mondo il genocidio del popolo armeno.Ci vuole una R come ricordo, perché non si ripeta il male fatto.Ci vuole una M come malinconia: dolore e delicata tristezza, vaga e intima mestizia di un ricordo lontano ma vicino.Ci vuole una E come emozioni che si inseguono

nella lettura di “Pietre sul cuore”Ci vuole una N come naif: il paese di VarvarCi vuole una I come infelicità di un popolo

cacciato dalla sua terra.Ci vuole una A come Assadour, una vita ritrovata a Parigi.Se mescoliamo gli “ingredienti” con pentimento, riconciliazione e memoria, si potrà avere un’Armenia libera.

(Silvia e Nicolò)

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Incontriamo Alys

Mercoledì, 2 marzo 2005

Cara Alys,

quest’anno durante la ricerca di lapidi e monumenti nella piazza del nostro paese, abbiamo scoperto nel cortile di Palazzo Vecchio un monumento particolare che ci ha molto incuriosito: in seguito abbiamo scoperto che si chiama khatchkar, croce di pietra, e proviene dall’Armenia in ricordo del genocidio armeno. Nel giorno della memoria poi ci siamo incontrati con i nostri amici della 3° media, in quell’occasione abbiamo parlato di genocidio dei Galli Senoni, degli Ebrei e degli Armeni…..; ci siamo incontrati ancora alla scuola media e abbiamo scoperto l’Armenia: la sua terra, la sua scrittura, la sua arte……..Soprattutto abbiamo letto due capitoli del libro PIETRE SUL CUORE e ci siamo divertiti a ricostruire la cucina, la sala e la città di Varvar.Oggi però è stato un giorno veramente speciale per noi; ti abbiamo presentato i nostri lavori e tu, figlia di Varvar, ci hai fatto conoscere meglio l’Armenia, così lontana ma ora tanto vicina a noi. Ci sentivamo molto emozionati, ci sembrava perfino di aver dimenticato tutto ciò che avevamo fatto e preparato per questo incontro……Ci hai raccontato di essere la figlia di Varvar, la bambina del libro, e noi ti abbiamo chiesto di completarci la storia che noi avevamo appena iniziato.“La vita era bella e serena ad Ulas, il paese di Varvar, finché un giorno la bimba vide piangere la mamma e la nonna, ma ancora non capiva cosa stesse succedendo.Poi portarono via tutti gli uomini ed i ragazzi dai 16 anni, la mamma ne salvò uno dicendo che

aveva solo 14 anni; infine venne il giorno triste della partenza. La casa venne chiusa, le cose preziose sotterrate, le donne e le bambine vennero portate via da gendarmi turchi, per sicurezza fu detto!Ma la mamma di Varvar capì ben presto cosa stesse succedendo, fu così che, durante una sosta della carovana umana che si stava dirigendo verso il deserto siriano, fece fuggire la sorella con sua figlia Varvar.” Noi abbiamo saputo, grazie anche alle immagini trovate sul libro Pietre sul cuore, che quella lunga carovana morì a causa degli stenti, della sete, della

fame e delle fucilate dei Turchi; nel mondo allora si stava combattendo la 1° guerra mondiale e forse nessuno se ne preoccupò! Secondo noi questo è stato in tutta la storia umana il genocidio silenzioso.“Le due donne furono raccolte da un soldato turco che le portò a casa sua, dove restarono, finché la Croce Rossa americana decise di raccogliere tutti gli orfani. Purtroppo il governo turco, non soddisfatto di aver massacrato tutti gli Armeni adulti, ordinò l’espulsione di tutti i bambini che

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erano stati raccolti dalla Croce Rossa. Vagarono ancora su una nave, perché nessuno li voleva, finché non sbarcarono in un’isola greca. Di lì dopo molti patimenti, Varvar poté raggiungere la Francia dove c’era una sua parente. Lì si fece una vita nuova con Assadour, anche lui superstite del genocidio armeno, ed ebbe due figli e una figlia, Alys che sono io.”Ora capiamo perché gli Armeni sono sparsi in tutto il mondo ed un numero esiguo vive nel proprio paese: è stato il genocidio che ha portato i pochi superstiti in diverse parti del mondo a costruirsi una nuova vita, ma noi abbiamo capito dalle tue parole che la vera patria che tieni nel cuore è proprio l’Armenia, anche se ci sembra che tu stia bene qui con noi in Italia.Noi sappiamo che ancora oggi il Governo turco non ammette l’errore fatto nel 1915 nei confronti degli Armeni, ma secondo noi sbaglia; infatti quando combiniamo qualcosa di grosso e riusciamo a raccontarlo, è come se ci togliessimo un peso di dosso, anche se poi arriva una punizione!Sappiamo che la Turchia vorrebbe entrare in Europa, ma secondo noi dovrebbe prima riconoscere il male che ha fatto agli Armeni, dimostrando così al mondo intero di essere una nazione cambiata.Certamente il tuo racconto ci ha fatto soffrire e ci ha angosciato, ma per noi è stato bellissimo, perché ci hai raccontato prima di tutto una storia a noi sconosciuta e ricca di particolari.Grazie Alys, ci hai colpito con le tue parole interessanti, ma è stato anche tanto coinvolgente.

A PRESTO! TI ASPETTIAMO!

Gli alunni della classe 5°B elementare

Mercoledì, 2 marzo 2005

Ad Alys,

Incontro con Alys Tachdjian: una voce del presenta che ha rievocato un avvenimento triste del passato. Riflessioni e commenti.

“ Il giorno 2 marzo noi ragazzi della 3 B abbiamo incontrato Alys Tachdjian per ricordare ciò che sua madre, Varvar, ha vissuto durante il genocidio del popolo armeno, provocato dai turchi agli inizi del ‘900.”

"...Alys ci ha parlato del contenuto del suo libro,Pietre sul cuore, spiegandoci che il racconto è una storia vera, infatti la protagonista è sua madre, che da piccola viveva in un villaggio armeno, dominato dai Turchi. Un giorno fu costretta a lasciare

la propria casa e tutto il suo mondo a causa del genocidio attuato nel 1915 dai Turchi, nei confronti del suo popolo..

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L'incontro è stato per me molto bello perché ho approfondito la conoscenza di un avvenimento molto importante, cioè il genocidio armeno, di cui, però, nei libri di storia non si parla.In particolare ho apprezzato la spiegazione di Alys della posizione dell'Armenia in Europa e la posizione del villaggio, Uląs, in cui viveva la protagonista.Mi ha colpito anche il messaggio che Alys ci ha voluto trasmettere:la signora non ha voluto che provassimo solo compassione per i tanti Armeni purtroppo periti a causa di questo genocidio, ma ha voluto esortarci a ricordare e a far presente alle persone che non sanno che tra i tanti avvenimenti accaduti durante la prima guerra mondiale c'è stato anche lo sterminio del suo popolo, anche se lo stato turco ancora non lo riconosce."

"..mi ha fatto capire che è importante ricordare i fatti avvenuti nel passato".

"..questo incontro mi ha fatto conoscere meglio un tragico evento avvenuto nel passato in modo che, almeno da noi, non venga dimenticato o trascurato".

"..questa esperienza è stata molto interessante perché, secondo me, ricordare questi tragici avvenimenti è importante ed è utile per noi che rappresentiamo il futuro”. .

"..il popolo armeno è stato perseguitato ed ucciso; secondo me questo genocidio non è giustificato perché gli Armeni non avevano fatto nulla di male al popolo turco.Questo incontro mi è piaciuto molto e lo ritengo costruttivo perché, se non ci fosse stato raccontato, noi avremmo ignorato l’esistenza di un questo genocidio.”

"..Alys Tachdjian, una scrittrice italiana di origine armena, con la pubblicazione del diario di sua madre fa conoscere al mondo d'oggi le persecuzioni e il genocidio del popolo armeno progettato e attuato dal popolo turco.Secondo me la cosa più giusta che una persona colta possa fare è condividere le sue conoscenze con più persone possibili."

"...questo incontro mi ha molto colpito perché di questo genocidio i libri di storia non fanno cenno e finché non ce ne ha parlato per la prima volta in classe la nostra professoressa di italiano io, come altri credo, non sapevo nulla e siamo rimasti molto sorpresi."

"..quando ho visto per la prima volta Alys mi sono stupita perché non me la immaginavo così.Me la figuravo come una donna indifesa, "impaurita" , timida.Alys mi è sembrata invece una persona estremamente forte e fiera.Quando raccontava i momenti più difficili della vita di sua madre lo faceva in modo orgoglioso, come se avesse lei il bisogno di raccontare a noi la verità per diffonderla.Penso che parlare con noi le abbia fatto bene, perché

ci ha visti interessati e toccati dal suo racconto.Inoltre penso che lei sappia che raccontare a noi è importante perché noi siamo il futuro ed avremo la possibilità di cambiare qualcosa."

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" ..la vicenda, narrata nel libro, è stata descritta da Alys in maniera ampia ed esauriente. La cosa che crea “più fastidio” è che i Turchi ancora oggi non ammettono il genocidio nei confronti degli Armeni, continuano a difendere i loro antenati e a smentire le loro colpe."

"..Alys Tachdjian ci ha parlato del terribile genocidio del popolo armeno, raccontandoci la storia della madre Varvar. Secondo me anche la sua storia è commovente perché deve ancora oggi "lottare", insieme agli altri armeni, per non far dimenticare quello che è accaduto in Armenia mentre in Europa c'era la prima guerra mondiale."

"... questo incontro mi è piaciuto; ascoltare Alys è stato come ascoltare un libro di storia parlante, aperto in una pagina in cui, negli altri libri di storia, non c'è scritto nulla al proposito.

Bisogna cercare di far emergere la verità sull'eccidio del popolo armeno, per non dimenticarlo.

Purtroppo le testimonianze e i documenti sono sepolti sotto "cumuli di polvere".Bisogna ricordare il passato per far sì che non diventi il nostro futuro!!!!!"

"..quando Alys ci ha raccontato tutto quello che ha vissuto la madre si è emozionata e anch'io, se fossi stata in lei, mi sarei commossa perché certe cose, anche a distanza di anni, non si possono dimenticare."

Gli alunni della classe 3°B Scuola Media

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Musica e guerraClasse 5 B

La musica al tempo della guerraPersona: nonna Francesca e nonno Primo (materni)Luogo: Casola ValsenioPeriodo a cui risale il fatto: prima e durante la guerraPrima e durante la guerra, non si ascoltava la radio. I miei nonni il giorno di Santa Lucia, andavano a Casola Valsenio dove c’era una festa e una gran fiera. In questa festicciola si cantavano canzonette e sfilavano carri. Tutto questo avveniva in piazza. Ma si ascoltavano anche notiziari di guerra. Le canzonette venivano cantate da persone, per guadagnare un po’ di soldi. Ai miei nonni la radio fu permessa soltanto quando si recarono a Bagnacavallo.

Giorgia Morriello

La musicaPersona : Nonna MirandaLuogo: BagnacavalloData: Prima, dopo e durante la guerraCerte volte alla radio ascoltavo il radio-giornale, i discorsi che il duce faceva dal balcone di palazzo Venezia a Roma e canzoni del fascio.Quando la guerra si combatteva in Africa, alla radio si ascoltavano operette e canzonette, quando poi la guerra arrivò in Italia non si ascoltava più niente, perché mancava l’elettricità a causa dei bombardamenti.

Dalla radio venivano trasmesse notizie non vere (per es.: l’Italia stava vincendo la guerra, quando la perdeva). Mia nonna ascoltava la musica per passatempo.

Silvia Vandelli

La musica durante la guerra

Persona: Nonna MirellaLuogo: Milano in collegio al “Sacro Cuore”Data: Durante la guerra

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Mia nonna abitava a Milano, lei era in collegio al “Sacro Cuore”, lì non poteva ascoltare la musica quando voleva lei; però, quando accendevano la radio la canzona più nota e suonata, cioè quella che le piaceva di più, era Lily Marleen: una canzone tedesca.A quel tempo c’era la guerra. Lei aveva undici anni e visto che abitava vicino alla stazione centrale, quando venne bombardata dai Tedeschi, tutte le case tranne la sua vennero rase al suolo; mia nonna si trasferì a Cortenova, perché lì a Milano la sua casa non era più sicura.I più ricchi potevano avere la radio, però io non ricordo se mia nonna aveva la radio a Cortenova.

Francesca Zannoni

La musica prima della guerra Persona: Guerrini Anna Luogo: Traversara Periodo a cui risale il racconto: 1943Andavo a ballare il liscio che suonavano le orchestre nel circolo, però si doveva pagare.Poi andavamo da un’altra parte dove c’era una piattaforma, lì si ballava gratis. Anche nelle case si facevano delle festicciole con la musica del grammofono.Tutto questo quando la guerra non era ancora in Emilia-Romagna, nel 1943.

Fabio Pirazzini

La musica in guerraPersona: LidiaLuogo: BagnacavalloPeriodo a cui si riferisce il racconto: fino al 1944Prima della guerra pochissimi avevano la radio, ma Lidia per sentirla andava a casa di una sua amica e ascoltavano insieme una piccola radio che si metteva all’orecchio; in particolare ascoltavano canzoni molto tristi che rispecchiavano un po’ la guerra.Se ne potevano ascoltare anche un po’ più allegre e pur non ricordando il titolo, Lidia ha sempre in mente i loro testi.Quando anche Lidia entrò in possesso di una radio nel 44, c’era una stazione (radio Londra), che si poteva ascoltare solo a una certa ora della sera e solo di nascosto, perché le autorità dicevano che era una radio “contro la Patria”.Ascoltavano radio Londra furtivamente e quella stazione era un modo di trasmettere messaggi cifrati alle spie, ma per fortuna non tutti li capivano altrimenti i Tedeschi o i fascisti avrebbero potuto scoprire tutto.Per esempio: “finalmente il sole sta sorgendo” voleva dire che si preparava un’avanzata del fronte.

Sara F.

La musica

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Persona : nonna Giulia Luogo: MarradiPeriodo: Durante la guerraMia nonna Giulia non aveva la radio, perciò non poteva ascoltare la musica.Però andava a ballare il sabato sera con le sue amiche e ascoltava spesso la canzone “Mille lire al mese”. A ballare ci andava di nascosto, perché c’era il coprifuoco: alle dieci di sera andava a casa della sua amica e insieme si recavano al ballo e tornavano a mezzanotte.

Giulia Venturini

La musica al tempo della guerraPersona: nonna Ornella (paterna)Luogo: RussiData del racconto: 1944-1945Mia nonna, prima della seconda guerra mondiale ascoltava il “radio-giornale”.Durante la guerra, i soldati Tedeschi tagliarono i fili dell’elettricità per non fare ascoltare notizie contrarie al nazifascismo.

Alessia Ballardini

La musicaPersona: Luigi FeliginiLuogo:Marche Periodo: dopo guerra

La musica che si ascoltava sia con il giradischi e sia con la radio era musica, classica e leggera per rallegrarsi in case di amici per poi ballare o fare festicciole.Soprattutto si ascoltava con la radio il radio-giornale per conoscere le notizie.Solo certe persone possedevano la radio: i più ricchi, perché c’era poca energia elettrica e quindi ci volevano soldi per pagarla.Il mio nonno era fortunato, perché andava dal vicino per ascoltarla; le notizie per loro erano necessarie per vivere.

Liverani Manuel

La radio, la cosa piu' importantePersona: Nonna RenzaLuogo: CotignolaPeriodo a cui si riferisce il racconto: settembre-dicembre 1944Noi non ascoltavamo musica durante la guerra, perché avendo i soldati in casa non si poteva, anche se possedevamo la radio.

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Però, quando l’accendevano i soldati, sentivamo le notizie dalla radio, purtroppo erano sempre notizie di guerra. Quando i soldati andavano via, accendevamo la radio e ascoltavamo alcune volte i discorsi di Hitler, le canzonette e le musiche tedesche.La radio per noi era importante, infatti la nascondevamo nelle stalle delle mucche, perché se ci scoprivano ascoltare la radio ce la potevano rubare.

Alessandra T.

La musicaPersona: Nonno LinoLuogo: periferia di FusignanoPeriodo a cui si riferisce il racconto: 1947La musica non si ascoltava molto, perché il tempo libero era poco.Inoltre c’era una grossa difficoltà: di radio ce n’erano poche.Nel periodo fasciata si poteva solo ascoltare la musica di regime, perché era l’unica che la radio trasmettesse.

Marco Minghetti

La musica nel periodo della guerraPersona : nonna MargheritaLuogo: Rocca delle Camminate (Forlì)Periodo a cui si riferisce il racconto: seconda guerra mondiale 1940- 1944.Noi non ascoltavamo musica, perché non avevamo né radio, né luce, né corrente e nemmeno i soldi, perciò non potevamo ascoltarla.Ci divertivamo a cantare noi oppure la sera con orchestrine nelle case dei vicini, dove ci trovavamo per ballare e divertirci un po’.

Caterina Talamonti

La musica durante la guerraPersona: nonno GiuseppeLuogo: BagnacavalloPeriodo a cui si riferisce il racconto: durante la guerra.Ascoltavamo la musica durante la guerra, perché ci piaceva molto; spesso addirittura non mangiavo per andare dalla mia maestra a sentire la musica.Preferivamo il genere classico, poi quando arrivarono qui gli Americani, ci portarono anche il Jazz.Sentivamo la musica con il giradischi o con la radio, utilizzando una specie di cuffie.

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Ranieri Eleonora

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La musica durante la guerraPersona: Nonna Anna Data a cui si riferisce il racconto: 1944- 1945Luogo: TraversaraNo, la musica non si ascoltava ma si ascoltavano i notiziari.Durante il periodo della guerra non potevamo dedicare tempo alla musica, perché arrivavano i soldati Tedeschi a sparare. Quando si poteva, di solito di sera, si ascoltavano i notiziari alla radio.

Riccardo Mini

La musica del periodo della guerraPersona: nonno DomenicoLuogo: LugoPeriodo: durante la guerraMio nonno era un bambino di 9 anni quando iniziò la guerra.I suoi passatempi preferiti erano giocare a pallone con una piccola palla e raramente ascoltare la musica attraverso le cuffie; aveva attaccato i fili al muro, poi si stendeva nel letto di legno con un materasso pieno di cartocci e la ascoltava.

Persona: nonna AngelaLuogo: Lugo Periodo: durante la guerra La mia nonna Angela, moglie di mio nonno Domenico, non aveva abbastanza soldi per sentire la musica, ma possedeva la radio da cui ascoltavano radio giornale e radio Londra. Il suo fratello e la sua sorella, di nascosto, andavano dove potevano ascoltare la musica, le notizie e radio Londra, anche se i Tedeschi non volevano che la sentissero.

Giorgia Fenati

La musicaPersona: FrancaLuogo: Milano lago maggiorePeriodo: 1943 1945Non c’erano soldi per comprare la radio, ma qualcuno aveva delle radio dette “a galena” per ascoltare le notizie del fronte tramite “radio Londra”, però lo faceva di nascosto, soprattutto di notte.

A. J.

La musica durante la guerraPersona: Martoni Leo e Betti MariaLuogo: BagnacavalloPeriodo a cui si riferisce il racconto: Il periodo della guerra

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Durante la guerra non era facile ascoltare la musica, solo i giovani si riunivano, magari in una casa in affitto nel pomeriggio, e ascoltavano musica lirica e canzonette:“ Vivere” ed altre attraverso il fonografo.Solo i ricchi si potevano permettere la radio che trasmetteva comunque le stesse canzoni.Mentre si ascoltava la musica si provava gioia e felicità, perché, durante la guerra, la musica era un sollievo e un momento di rilassamento. Durante le feste di paese la musica era più frequente.

Giulia Piazza

La musicaPersona: Ancarani NerinaPeriodo: 1946Luogo: Cortina Di RussiMia nonna non aveva tempo per ascoltare la musica, perché doveva lavorare tutto il giorno nei campi.

Persona: Penserini FernandaData: 1946Luogo: MarcheMia nonna non aveva la radio, ma i più ricchi sì.Ascoltavano: “Gli scariolanti”, “Quel mazzolin di fiori”.Quando si trovava insieme ai suoi amici più ricchi, la invitavano a casa loro per sentire canzoni o notizie sulla guerra.

Enrico Zannoni

La musica durante la guerraPersona: Nonno Sante Tino RandiLuogo: BagnacavalloPeriodo a cui si riferisce il racconto:1945Durante la guerra si ascoltava musica, perché non c’erano altri passatempi. Potevamo ascoltarla solo verso sera (dopo cena), perché andavamo a scuola. Sentivamo musica leggera del periodo, esempio: “Se potessi avere 1000 £ al mese”. Di solito si ascoltava con una piccola radio “galena”.La galena è un minerale con delle proprietà particolari, che inserita in un contesto radio ricevente, permette l’ascolto con cuffie.

Matilde C.

La musicaPersona: nonno IvoLuogo: Villa PratiPeriodo: Subito dopo la guerra

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Durante la guerra ascoltavamo la musica nel tempo libero per divertirci, ma non potevamo ascoltarla quando volevamo.Ascoltavamo soprattutto canzonette piacevoli come “La violetta” e “Un mazzolin di fiori” che venivano diramate dalla radio, se poi si possedeva un giradischi si usavano i dischi e la radio.

Luca Mazzani

La musica nel periodo della guerraPersona: nonna GiovannaLuogo: sotto il palazzo Tesorieri (sotterranei)Periodo a cui si riferisce il racconto: durante la 2° guerra mondiale.Durante la 2° guerra mondiale ascoltavamo musica nei sotterranei. I tipi di musica erano canzonette italiane, che ascoltavamo da radio galena.Queste canzonette si ascoltavano solo di giorno.Radio galena: è una piccola radio con dei fili attaccati, che si ascoltava con le cuffie, ed era portatile.Passata la guerra, con l’arrivo degli Americani, sono arrivate le musiche jazz.Si ascoltavano dalla radio o dal giradischi, ma non mancavano le musiche italiane.

Annalisa Montanari

La musicaPersona: Mamma GisellaLuogo: Calabria (montagna)Periodo: Durante la guerraLa mia bisnonna Concetta ascoltava la musica con la radio che aveva in casa, invece il mio bisnonno suonava l’organetto.Il sabato dalle 11.00 del mattino fino alle 7.00di sera la famiglia di mia nonna andava a ballare; gli zii ecc. si riunivano per mangiare l’agnello il bue, e il pomeriggio facevano grandi feste ascoltando musiche e facendo balli.

Roberto Basile

Una canzone comunistaPersona:Ricci CostantePeriodo:1944-1945Luogo:VillanovaEra un bel giorno, Costante si era appena alzato quando gli venne voglia di cantare, però era comunista e cantò l’inno del suo partito. I soldati lo udirono, ma lui era già partito e così rinunciarono a fucilarlo.Ma non si scordarono mai dell’accaduto e cercarono sempre di incastrarlo.Lui non veniva quasi mai a casa e, quando tornava, ci restava per poco e solo alcuni sapevano dei suoi ritorni.Uno di loro però fece la spia e i Tedeschi arrivarono, lo presero e lo fucilarono.

E. V.

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Il mandolino canadesePersona: Nonna AngelaLuogo: Bagnacavallo, via CogolloPeriodo a cui si riferisce il racconto: tra il 1944 e il 1945Mia nonna Angela abitava in campagna, ma la corrente non arrivava dalla città e quindi non poteva ascoltare la musica.Nel 1944, quando arrivarono i Canadesi che si stabilirono a casa sua, si erano portati dal Canada dei mandolini, simili a piccole chitarre.Di sera i Canadesi suonavano il mandolino e mia nonna ascoltava la loro musica.

Francesca Zavoli

La musica durante la guerraPersona: Nonna Fernanda Luogo: Marche ( provincia di Pesaro )Periodo a cui si riferisce il racconto: 1944-1946Sì, si ascoltava la musica. Noi non avevamo la radio, però la padrona di casa, che era una persona ricca, ci faceva ascoltare le canzoni. Ci si sedeva intorno al camino e si ascoltavano delle canzoni militari, da radio Londra, che era Inglese.

Camilla Chruszcz

Classe 5 ACanzoni

I miei nonni mi hanno raccontato che nel periodo della guerra non ascoltavano musica perché non possedevano nessun oggetto per ascoltarla. I loro vicini di casa più ricchi avevano la radio e cantavano le canzoni che ascoltavano.Al tempo della guerra si cantava e si fischiava mentre si lavorava.Le canzoni che si ascoltavano erano: “ E’ arrivato l’ambasciatore”, “ Vento, portami via con te”, “ Faccetta nera”, “ Lilì Marlene”.

Andrea

Mia nonna non ascoltava la musica, però andava dai vicini ad ascoltare i comunicati della guerra. Prima che arrivasse il fronte, lei e i suoi amici, andavano alle feste dove si ascoltava musica da ballo (walzer, mazurca e tango) con il giradischi. Mia nonna sentiva la musica per strada, molta gente si divertiva a cantare. La nonna Silvana aveva un cugino, si capiva quando tornava a casa, perché si divertiva a canticchiare canzoni orecchiabili. La musica si ascoltava anche nelle osterie, dalle canzoni si

inventavano barzellette contro i fascisti e questo era molto pericoloso.

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Delia

La voce di Mussolini e di HitlerMio nonno durante la guerra abitava a Civitella di Romagna, in quel paese sono morti 54 persone (impiccate o fucilate) e sono state incendiate 14 case.Mio nonno ascoltava la musica nel bar, ma quando ascoltava la musica spesso veniva interrotto dalla voce di Mussolini e Hitler che parlavano di guerra e dicevano che volevano conquistare l’Europa.Mia nonna abitava a Cusercoli, aveva lasciato la sua casa per andare in un rifugio sotto terra. Un giorno i Tedeschi rubarono le mucche a suo babbo, puntandogli la pistola alla tempia lo minacciarono di morte. Sulla casa della nonna, un giorno, cadde una bomba. Mia nonna non ascoltava la musica perché non aveva strumenti musicali e elettricità.

Genni

La musica della guerraLa mia nonna era povera e purtroppo non aveva la radio, ma non l'avrebbe potuta ascoltare perché non aveva l'energia elettrica. Erano 5 fratelli, tutti contadini, avevano dei vicini, uno di questi era un diciassettenne partigiano di nome Mario Casadio che aveva una radio con cuffiette con cui ascoltava Radio Londra, anche suo padre Giuseppe era un partigiano.Tutti i sabati in piazza cantavano diverse canzoni e davano ad ogni persona strofe da seguire. La mia nonna Rosa ascoltò la radio per la prima volta nel 1952, quando nacque mio zio. Quando la nonna era piccola sentiva cantare diverse canzoni, le canzoni erano: “Facetta Nera” che era una delle canzoni di MUSSOLINI, poi c’era una canzone intitolata: “Bandiera Rossa”; questa canzone era dei partigiani sovietici.Con il passare del tempo queste due canzoni entrarono nelle case, anche di mia nonna…e ora se le ricorda ancora!

Giulia N.

Ho intervistato il mio nonno AldoMio nonno ascoltava molta musica al tempo della guerra, la ascoltava per passione, con la radio, ascoltava canzoni moderne o lente.All’età di 17 anni, con suo babbo e suo fratello, mio nonno andava alle osterie a suonare, con il violino, mazurca o valzer per guadagnare qualche soldo.Mio nonno ha imparato da solo a suonare il violino perché suo babbo non voleva.Un giorno suonò “La miglia vacca” facendo una gara contro un musicista che aveva studiato al conservatorio, e, mio nonno ricevette più complimenti, purtroppo, non aveva i soldi per andare al conservatorio, quindi il suo talento fu sprecato.Nelle feste si suonava, quasi sempre, dal vivo; la radio, serviva anche per sentire le notizie.

Katia

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Le canzoni al tempo di guerraNella casa della mia nonna non c’era la radio ma lei conosceva le canzoni perché sentiva gli altri cantare.Si cantava “Campagnola bella", "Rosa bella", "Rosamunda", "Lilì Marlene", "Pino solitario", "Vieni c’è una strada nel bosco”.Alcune canzoni fasciste venivano insegnate a scuola:“Faccetta nera", "Vincere", "I sommergibili", "La sagra di Girabub", "Giovinezza”.Si improvvisavano ritornelli e si facevano serenate sotto le finestre delle ragazze. C’era gente che non aveva né radio né giradischi però si cantava ovunque e anche le persone più povere che non avevano niente potevano imparare canzoni.

Margherita

La storia della musicaMia nonna non aveva la radio ma non avrebbe potuto ascoltarla perché il mio bisnonno era ebreo e a loro era vietato. La sera cantavamo un po’ ma sottovoce, perché temevano che i Tedeschi di passaggio potessero udirli. infatti erano attratti da ogni rumore.

Martina Co.

Musica in ParrocchiaIl nonno è nato nel 1930, in quel periodo dal 1930 al 1945 in molte zone non c’era la corrente elettrica, perciò quando si ascoltava la musica si ascoltava nella parrocchia o nei bar.A casa del nonno la corrente elettrica è stata installata nel 1945 o 1946.Il mio nonno ricorda che si ascoltava la musica tramite una radio che si chiamava radio Galena con le cuffie.Le famiglie di campagna non erano molto ricche, perciò non potevano permettersi la radioNel 1951 nacque il Festival di Sanremo e la radio, che ormai era entrata in tutte le famiglie permise a tutti di seguire questo avvenimento. Si ascoltava la musica, il giornale radio e, alla domenica, la messa.

Martina Cr.

La musica nella storiaLa nonna Giordana mi ha raccontato che, con i suoi genitori, ascoltava la musica: era la loro grande passione. Avevano un grammofono, il "lettore CD" di quel tempo. Era come un cassettino dove sopra ci si appoggiava il disco, la mia nonna aveva più di 70-80 dischi di musica lirica e classica, poi il grammofono aveva come una trombetta placcata d’oro da dove usciva la musica. Ascoltavano musica quando volevano ma quando il fronte si avvicinava dovevano

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nascondere il grammofono perché i Tedeschi potevano rubarglielo. Ora quel oggetto non c’è più perché quando è arrivata la radio, dopo la guerra, hanno scartato il grammofono e lo hanno buttato.

Matteo

La musica impedita dalla guerraSe le persone cantavano dovevano cantare solo canzoni nazi-fasciste. La mia nonna ai tempi della II guerra mondiale non poteva ascoltare la musica perché era troppo piccola e la sua famiglia era troppo povera e non potevano permettersi di pagare l'energia elettrica.

Runa Bolognesi

Musica leggera e classicaI miei nonni ascoltavano musica leggera e classica. La potevano ascoltare quando volevano loro con i giradischi la radio o il grammofono. La ascoltavano per distrarsi dai colpi degli spari e dai combattimenti. Anche se Radio Londra non si poteva ascoltare, i miei nonni la ascoltavano lo stesso. Mia nonna sapeva anche canzoni fasciste come: FACCETTA NERA Nel dopo-guerra i miei nonni andavano ad ascoltare musica, a ballare e a cantare da amici canzoni di Sanremo: “ Vola colomba”, ”Grazie dei fiori”, “ Papaveri e papere”, ”Mille lire al mese” e “Vecchio scarpone.”

Valentina V.

Intervista ai nonni sulla musicaHo chiesto ai miei nonni se ascoltavano la musica. Mio nonno mi ha risposto di no, perché sui campi di battaglia non si poteva.Mia nonna invece l’ascoltava perché la sua vicina aveva la fortuna di possedere una radio. Ascoltava la musica leggera, anche se era molto piccola, aveva solo quattro anni.Molte volte la musica veniva interrotta dalla voce del Duce (Benito Mussolini). Mia nonna non andava all’adunata del sabato perché i suoi genitori non erano fascisti e di conseguenza non l’avevano iscritta. Però sentiva canticchiare le canzoni del fascio.

Antonio

Classe 5 C

La musica durante la guerraEmiliani Edmondo (nonno materno)“Io durante la guerra non potevo ascoltare la musica perché non avevo molti soldi per comprare una radio o un giradischi.”

Bragonzoni Lia (nonna paterna )

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“Durante la guerra, quando mi annoiavo, ascoltavo la musica dalla radio; la potevo ascoltare quando volevo.”Graziani Antonietta (mamma del nonno materno) - Venezia Paola (nonna materna)“Durante la guerra non ho ascoltato la musica perché ero appena nato.”

Ancarani Irene

Operetta e jazz Nonno: Angelo BaldiniNonno Angelo ascoltava la musica con la radio, con il grammofono e andava ai concerti degli Americani.La nonna era ancora troppo piccola per ricordare.In Italia si ascoltava l’operetta e la musica jazz, in famiglia con gli amici, ma solo quando lo decidevano i grandi.

Beatrice Crimi

I soldi non bastavanoNonno: Filippo Peli“La musica non si ascoltava perché non avevamo i soldi per comprare la radio.”

Carlotta VenturiNonno: Ermelindo RustichelliMio nonno non ascoltava musica, perché la sua era una famiglia povera e non aveva abbastanza soldi per comprare una radio o un giradischi.

Mirko PelosiNonna: Armida GuerriniMia nonna non ascoltava musica, perché la sua famiglia non aveva abbastanza soldi per comprare la radio.

Alex FabbriNonno: Luigi SivieroMio nonno non aveva la radio e quindi non poteva ascoltare musica.

Marco Bucci

Sere di festa Nonno: Antonio Naldoni“Ascoltavamo musica paesana, non con la radio, ma la suonavamo noi con la fisarmonica.Nelle sere di festa, qualche amico "musicista", suonava la fisarmonica per divertirci.”

Nicola Pagliato

La musica nel periodo della guerraAnna Maria Brusi (nonna paterna)

1) Ascoltavate musica nel periodo della guerra?Sì, ascoltavamo musica nel periodo della guerra, ma poca perché era proibito e quindi l’ascoltavamo di nascosto, anche se nei momenti in cui si poteva rimanere in casa ascoltavamo musica lirica con il grammofono di mio padre Dino.

2) L’ascoltavate quando volevate?

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No, non l’ascoltavamo quando volevamo perché c’era il coprifuoco. Se i fascisti di passaggio ci udivano, sarebbero potuti venire in casa e avrebbero potuto spararci.3) Che genere di musica ascoltavate?

Ascoltavamo musica lirica, perché ci rilassava e ci toglieva l’ansia che avevamo di solito e anche i pensieri che ci facevano stare male.

4) Con che cosa ascoltavate la musica? Ascoltavamo la musica con il grammofono.

Elena Minguzzi

Radio GalenaNonna: Giovanna MoniLa mia nonna, ai tempi della guerra, ascoltava la musica a casa per passarsi il tempo. Nei rifugi non si ascoltava perché si era in tanti e con i bombardamenti veniva a mancare la corrente elettrica.La musica che si ascoltava in quel periodo era musica leggera oppure romanze cantate da cantanti famosi, all’epoca per esempio Beniamino Gigli.La nonna si ricorda anche certi brani: “O sole mio”, “Mamma”, “Mille lire al mese”, “Vento”.La nonna mi ha raccontato anche che la musica veniva ascoltata prima dei bombardamenti, dopo di essi quando la luce elettrica veniva a mancare, si usava un giradischi a manovella.A volte ci si costruiva in casa una specie di radio artigianale che si chiamava “radio Galena”, un marchingegno di legno, con fili elettrici e una cuffia, attraverso la quale si ascoltava la musica.Questa radio però aveva pochi canali.

Marco Montanari

Cantanti e canzoniIn questi giorni ho intervistato la nonna Anna Santolini sulla musica che ascoltava nel periodo della 2° guerra mondiale.La nonna è nata nel 1938, quindi all’epoca era ancora piccola e le occasioni per ascoltare la radio erano poche, perché la sua famiglia non ne possedeva una.La nonna ha detto anche che queste occasioni c’erano quando non dovevano andare nei rifugi, allora ascoltavano un po’ di musica, ma le cose che si sentivano di più erano i bollettini di guerra.Molte delle musiche che si ascoltavano si riferivano alla guerra e alla dittatura fascista, ma alcune erano più sentimentali e nostalgiche: parlavano d’amore.La sorella di mio nonno, Ebe Manucci ha ricordato alla nonna che era molto in voga la canzone “Violino tzigano”; lei ascoltava le musiche dell’epoca utilizzando il grammofono e la radio.Al nonno Angelo Manucci è tornata alla mente il cantate Rabagliati e anche alcune canzoni del 1943 circa: “Il primo amore”, “Il valzer delle candele”, “Abatyour”, “Creola”, “Fili d’oro”, “La strada nel bosco”, “E Pippo non lo sa”, “Abbassa la tua radio per favore” e “Marameo perché sei morto” cantata dal “Trio Lescano”.

Valentina Bellarmino

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Serate in allegriaNonna: Lina Cappelli Durante la guerra la mia nonna ascoltava la musica per passare una serata in allegria, ma non era sempre possibile, perché non poteva permettersi uno strumento, una radio o un giradischi.In occasione delle feste ascoltavano musica suonando la fisarmonica e la chitarra.A quei tempi ascoltava canzoni d’amore, canzoni melodiche e anche di guerra.

Michele Ronconi

78 giriMilvia Barberini, anni 61Luciano Fiocchi, anni 70La nonna mi dice che durante la guerra, era troppo piccola e non può avere ricordi di quel periodo, però mi racconta con piacere ciò che i suoi genitori le hanno riferito.Quando era bambina, la sua famiglia possedeva uno splendido grammofono che aveva un piatto in velluto blu sul quale si mettevano i dischi di allora.Erano 78 giri di vario genere: musica leggera (“Mamma”, ”Come pioveva”, ”Son tornate a fiorire le rose”), musica da ballo, i primi motivi americani e canti politici.A proposito di questi ultimi, la nonna ricorda bene un disco in particolare: al centro del disco c’era l’etichetta della casa discografica che si chiamava: “La voce del padrone”; su di un lato c’era l’“Inno dei lavoratori” e sull’altro “Bandiera rossa”.In occasione della festa del 25 Aprile, il mio bisnonno era solito mettere il grammofono sulla finestra e attraverso le note e le parole di quelle canzoni esprimeva la sua felicità per la fine della guerra e del fascismo.Il grammofono era stato usato anche in un’altra occasione di festa: quando si sposò la sorella della nonna, nel ’44.Si fece una bella tavolata in cortile e dopo aver mangiato, gli invitati ballarono.Il bisnonno cantava spesso la canzone “Lili Marlene” in tedesco che aveva udito tante volte alla radio.La nonna mi ha detto che la marca della radio era Phonola, ascoltarla, era uno dei pochi svaghi di allora.Il nonno Luciano mi ha raccontato che di notte ci si sintonizzava su Radio Londra, ma il collegamento era molto difficile.La musica ha sempre fatto parte della vita del padre di mia nonna: egli era un autodidatta, suonava l’armonica a bocca e con i suoi motivetti, quando era possibile, teneva allegra la compagnia.La musica, nella mia famiglia, in tempi lontani e difficili, è servita forse a rendere la vita un po’ meno amara.

Francesco Farina

Musica sotto i bombardamentiNonno: Ermanno FerriSi ascoltava la musica prima dei bombardamenti, perché dopo non c’era più la corrente elettrica.Non si poteva ballare, era proibito.La musica di allora erano più che altro canzonette patriottiche che si potevano ascoltare con il giradischi che funzionava con la manovella.

Id bihi Boutaib

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Musica dopo la guerraNonna: Pasqua Martellozzo I miei nonni non avevano la radio, perché erano poveri e non se la potevano permettere.La loro prima radio l’hanno avuta nel 1951. Un bel giorno il nonno della mia nonna portò a casa una radio che andava a batteria (una batteria uguale a quella delle automobili con i morsetti) che, quando si scaricava, dovevano portarla in paese a farla ricaricare. Per questo il nonno della mia nonna non voleva che l’ascoltassero spesso, così verso sera l’accendevano e invitavano i vicini, come se ci fosse stata una festa. Quell'anno ascoltarono il primo festival di Sanremo. Erano tanti in quella sala, tutti zitti ad ascoltare i cantanti: Giorgio Consolini, Claudio Villa, Gino Latilla e Nilla Pizzi che vinse il Festival.

Luca Zambardi

Grammofono a manovellaNonna: Bassani GiuseppinaA casa nostra, nel periodo della guerra, non ascoltavamo musica, perché non avevamo la radio.Qualche volta di sera andavamo dai vicini e l’ascoltavamo col grammofono a manovella.La musica era di genere folcloristico e ci permetteva di ballare. Con la radio “galena” ascoltavamo le notizie sulla guerra.

Luca Emiliani

Il liscioNonna: Amadori Domenica MariaI nonni ascoltavamo musica con il giradischi; questo era il loro unico svago.La musica si ascoltava solo per una parte della giornata, tra le 10.00 di mattina e le 16.00 di pomeriggio, dopo era tutto silenzio.Ascoltavano il valzer e altre canzoni di liscio. Solo la gente più ricca aveva la radio.

Mirco Fabbri

Una radio con le cuffieNonno: Mario MedriIl nonno mi ha detto che quando c’era la guerra, non avevano la radio.Dopo la guerra c’era la radio galena, che aveva la cuffie.La canzone più sentita era “Mamma” di Beniamino Gigli. Solo più tardi comparve il giradischi, che si chiamava grammofono. Ascoltavano la musica per ballare alla feste che si facevano nelle stalle.Il nonno mi ha anche raccontato che un suo vicino di casa, tutte le notti, andava sotto al balcone delle ragazze per fare le serenate d’amore.

Sara Medri

Notizie di guerraNonno: Assel AlìIl dolore causato dalla guerra, era così forte che non c’era tanta voglia di ascoltare musica. Soprattutto si sentivano le notizie e le canzoni delle nazioni.I miei nonni ascoltavano la musica lirica, perché li faceva rilassare e dimenticare per un po’ il dolore e le brutte notizie. Ascoltavano la musica con una radio molto particolare diversa da quelle che esistono adesso, erano grandi quanto una televisione.

Assel Sounia

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Classe 5 D

"Musica" di bombeNonna: Maria RivaltaMia nonna, che si chiama Maria, mi ha detto che nel periodo della guerra non ascoltavano musica, perché non avevano la radio; come “musica” sentivano le bombe che si ripetevano dopo pochi momenti di silenzio e portavano il panico totale.

Giulia Altini 5^D

Musica e coprifuocoNonna: Loredana BottiLa mia nonna e i suoi genitori non avevano la luce elettrica, l’illuminazione era fatta con candele e lumi a petrolio quindi non avevano la radio. Possedevano però un apparecchio speciale di nome Radio Galena che trasmetteva notizie e canzoni che davano allegria e felicità, anche se non era una vera radio. Quando la musica veniva trasmessa, la si ascoltava durante il giorno, mentre quando c’era il coprifuoco l’apparecchio veniva spento e bisognava stare “zitti come topolini”.Lei, era costretta ad ascoltare e a cantare le canzoni, che il Duce imponeva tipo: ”Giovinezza”, ”Faccetta nera” e ” La sagra di Giarabub”.

Francesca Maria Montanari

Giornale radio

Nonno: Giuseppe FabbriNel periodo della guerra i bisnonni ascoltavano soprattutto il giornale radio.La musica non suscitava l’interesse degli adulti, solo i bollettini di guerra erano lo scopo per accendere la radio.

Michele Mazzolani

Domeniche di musicaNonno: Tommaso RoccoDurante la 2° guerra Mondiale mio nonno ascoltava la musica per non pensare a tutte quelle brutte cose che succedevano fuori, ma era possibile farlo solo quando i soldati non c’erano.Quasi tutte le domeniche si riunivano a casa di un amico e ballavano.

Abbate Ylenia

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Canzoni a scuolaNonna: Giacomoni Ernesta Durante il periodo della guerra mia nonna non ascoltava musica, perché non aveva la radio, inoltre la sua casa era stata distrutta dalle granate.Però prima del passaggio del fronte a scuola insegnavano le canzoni fasciste, la nonna ricorda ”Giovinezza” e “Faccetta nera”.

Christian Perrone

Canzoni patriotticheNonna: Raffaella PolliniDurante la guerra mia nonna Lella aveva sette anni e ascoltava con la sua famiglia la musica di Beniamino Gigli, di Caruso e anche delle canzoni patriottiche come “Bella Ciao”.Mi ha detto che i bambini a quel tempo non potevano ascoltare musica quando volevano, ma solo qualche sera, oppure all’oratorio.Gli adulti ascoltavano anche l’opera, con i vecchi grammofoni e i primi giradischi; invece ai bambini era permesso ben poco.Penso che noi bambini di oggi, siamo fortunati, perché possiamo ascoltare qualsiasi canzone.

Francesco Errani

La musica nel periodo della guerraNonno: Paolo Ferlini.Mio nonno durante la guerra non ascoltava la musica perché era soldato al fronte e la radio veniva utilizzata dai comandanti per ascoltare notizie riguardanti la guerra.

Davide Ferlini

Musica a casa di amiciNonno: Antonio CrisafulliI miei nonni ascoltavano la musica durante la guerra quando volevano loro, ma la scelta dei brani era decisa dai fascisti che avevano il potere.Mia nonna, quando le era possibile, andava a casa di amici e lì poteva divertirsi ascoltando musica.

Giuseppe Crisafulli

Divieto di musicaZia: Teresa TaroniMia zia Teresa non ascoltava la musica durante la guerra, perché i nazi-fascisti non volevano! Solo dopo la guerra poté ascoltarla, ma non troppo frequentemente.Io credo che se fossimo vissuti a quei tempi, avremmo pensato più a cantare che a prenderci in giro l’uno con l’altro.

Giorgia Taroni

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La musica, un vero lusso!Nonna: Rosa Maria AngeliI miei nonni durante la guerra non ascoltavano musica, perché non possedevano lo strumento e purtroppo neanche i soldi per acquistarlo.

Nicola Ciani

Nonno: Gino SecchiariDurante la 2° guerra mondiale il nonno Gino non poteva ascoltare musica, infatti non aveva né la radio né il grammofono.

Riccardo Ferraro

Nonna: Franca VernaDurante la guerra i miei nonni non ascoltavano musica, perché la radio era costosa e non tutte le famiglie potevano permettersela, inoltre l’energia elettrica non era sempre disponibile.

Federico Ponzi

Nonna: Bezzi GiuseppinaI miei nonni, durante la 2° guerra mondiale, non ascoltavano la musica, perché non se lo potevano permettere sia per i soldi, sia per il lavoro che dovevano svolgere.

Guerra Michela

L'elettricità e la musicaNonna: Maria Luisa BalbiMia nonna mi ha raccontato che, finché ci fu l’elettricità, ascoltavano la radio e il grammofono.Nel periodo bellico non avevano desiderio di ascoltare musica, si ascoltava solo in certi momenti ed erano canzoni per lo più patriottiche, musica d’opera e operette, tutte di autori italiani.

Carlo Alberto Mazzanti

Musica al caselloNonna: Anna BandoliHo intervistato mia nonna Anna che abitava in un casello della ferrovia che portava da Bagnacavallo a Lugo, durante la 2° Guerra Mondiale.Poteva ascoltare la musica, perché suo fratello maggiore possedeva un grammofono; l’ascoltavano solo la domenica, perché lui faceva il ferroviere.Le musiche che mia nonna preferiva ascoltare erano: il valzer, il tango e la mazurca.Quando alcuni Tedeschi vennero ad abitare a casa sua, siccome comandavano loro, suonavano e cantavano ogni volta che lo desideravano, ma così la nonna poté ascoltare musiche nuove. A mia nonna piaceva tantissimo la musica!

Alessandro Carnevali

Musica … per dimenticareNonno: Alberto ZoliMio nonno si chiama Alberto Zoli e il suo paese di origine è Villanova di Bagnacavallo.Al tempo della seconda guerra mondiale, aveva quattordici anni; mi ha raccontato che ascoltava la musica solitamente la domenica pomeriggio riunendosi in molte persone per consumare meno elettricità. La musica si ascoltava al grammofono o alla radio e le canzoni più note erano: “Non ti

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scordar di me” e “Mamma son tanto felice”, quest’ultima veniva cantata dai soldati che tornavano a casa dal fronte come il mio bisnonno. C’erano anche dei giornali radio che venivano trasmessi da radio Londra, ma questo si doveva fare di nascosto, perché era una radio alleata. Da quella locale invece qualche volta si potevano ascoltare anche i discorsi del Duce Benito Mussolini.Durante il periodo di guerra, poi, si ballava per dimenticare le sofferenze; ogni tanto anche il nonno incontrava degli amici ballando Walzer, Tango e altri balli; spesso si cantavano canzoni patriottiche come: “Faccetta nera”, composta nel 1936 dai soldati italiani che conquistarono l’Abissinia. Secondo me cantare in quel periodo era un segno di amicizia e solidarietà, ed è questo che ci ha portato alla libertà.

Soldati Luca

Musica e balloNonno: Casadio LuigiMio nonno Leno durante la guerra ascoltava la musica, perché a lui piaceva molto e si divertiva anche a ballare. L’ascoltava quando poteva e preferiva: il Valzer, la Mazurca e la Polka. Ascoltava musica con la radio, in casa o nelle balere, cioè nei luoghi in cui si ballava.

Casadio Sofia

Hans la chitarra e la fisarmonicaNonna: Dina VecchiDurante la seconda guerra mondiale mia nonna Dina ascoltava la musica, perché i soldati avevano invaso la sua casa; alla sera un soldato tedesco suonava la chitarra, un altro la fisarmonica, si chiamavano ambedue Hans.Di solito ascoltavano musica, dopo cena, quando volevano i soldati, perché non potevano fare richieste. I soldati cantavano “Lili Marlen”, una canzone tedesca, che in italiano è un nome di persona.A mia nonna questa canzone piaceva molto, secondo lei i Tedeschi la cantavano bene ed erano intonati.Di musica mia nonna non se ne intende molto, infatti negli anni della scuola (1926 - 1931, che sono i cinque anni dalla 1° alla 5° elementare da lei frequentati) non insegnavano musica, ma canto; la canzone più famosa era “Le Piccole Italiane”, che era stata dettata da Mussolini.Faceva così:“Siam le piccole italiane,e fierezza abbiamo in cor,la virtù romana ancor, palpitare in noi sentiam.Noi al mondo vogliam dimostrar,che sappiamo camminar,sul sentier che addita il Duce,per la patria e per il Re.”Questa canzone la cantavano un giorno alla settimana, per un’ora al mattino.Lei si stancava un po’ di cantare, perché doveva stare in piedi.Ora è contenta di non essere più obbligata a cantarla.

Silvia Bagnaresi

25 aprile 2005

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Il libro della memoria60° anniversario della Liberazione

90° anniversario del genocidio Armeno

Il libro-casa che ora comporremo rappresenta per noi il luogo dell’affettività e della memoria.

Questi fiori bianchi che spuntano sul fondo grigio di Piazza della Libertà sono come i nostri pensieri di pace, sbocciati fra i ricordi delle 2° guerra mondiale.

La libertà

La libertà è acqua che disseta e rinfrescaÈ correre in una prateria fino a perdere il fiatoÈ una foglia d’autunno che rimane attaccata all’alberoÈ nuotare nel profondo del mare con un delfinoÈ pioggia dopo un lungo periodo di siccità.

cl. 5°C

La libertà è correre in un prato fiorito senza cateneÈ una casa senza cancelliÈ volare in cielo senza i suoni della guerraÈ rispettarsi, pensando in modo diversoÈ poter esprimere la propria opinione senza timore.

cl. 5°D

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La libertà è una mandria di cavalli selvaggi che corre nella prateriaÈ una goccia che ha paura di cadere, ma insieme ad altre gocce si lascerà andareÈ la cresta dell’onda che accarezza la spiaggiaÈ un pezzo di vita che può mancare o essere presenteNon è restare al buio, ma alla luce del sole.

cl. 5° B

La libertà è potere giocare, cantare, parlare, studiare senza essere sfruttati, maltrattati, uccisiÈ avere degli ideali per migliorare il mondoÈ stata conquistata con sacrificio per poter scegliere il nostro futuro senza imposizioniÈ il desiderio di libertà per chi ancora non ce l’haLa libertà non si compra e non si vende, ma è il bene più prezioso che ci sia.

cl. 5° A

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I progettiViviamo la nostra città

FINALITA’· “… far germogliare nella mente e nel cuore dei bambini l’idea o il bisogno di far qualcosa, ogni

giorno, in ogni momento, perché venga invertita la tendenza dell’autodistruzione con gesti semplici ma significativi assimilati dalla nostra coscienza e resi operativi con naturale convinzione.” (da “La valutazione dell’Ed. Ambientale” di M. Lodi).

· Stimolare l’integrazione attraverso la conoscenza e la presa di coscienza della diversità.

OBIETTIVI· Acquisire comportamenti corretti: cura, rispetto, responsabilizzazione nei confronti dell’ambiente;· Conoscere l’ambiente cittadino e i suoi mutamenti nella storia;· Prendere coscienza della qualità dell’aria;· Incrementare l’utilizzo della bicicletta come mezzo per ridurre l’inquinamento ambientale.

CONTENUTI· Visita ai monumenti cittadini (piazza, palazzi,….)· Dai monumenti….. alla storia· Qualità dell’aria nel centro storico· Conoscenza della bicicletta· Educazione stradale.

TEMPI E DURATA· DA OTTOBRE 2004 A MAGGIO 2005

5° A – C – D 2 ore settimanali5° B 4 ore settimanali

CLASSI COINVOLTE5° A – 5° B – 5° C – 5° D

DOCENTI COINVOLTIAntonellini E. – Fiocchi S. – Martini C. – Zanotti A.- Boti M.- Corica L. – Galli R.

ESPERTI· Valter Baruzzi, esperto del progetto “A piedi o in bici, con le amiche e con gli amici”· Esperti Coldiretti· Arpa· ANPI

LEGAMI COL TERRITORIO· Mettere gli alunni a diretto contatto con la città· Aprire la scuola alle famiglie ed al territorio, intrattenendo rapporti di collaborazione· Collaborare con la Biblioteca comunale e le Scuole d’Arte e Musica· Collaborare con l’Amministrazione Comunale

MODALITA’ DI LAVORO· Ricerca scientifica· Indagini, ricerche, interviste…· Laboratorio manipolativo-creativo, informatico, storico-geografico, linguistico e matematico-

scientifico· Uscite nel territorio

Ricordando………96

FINALITA’Stimolare il valore della cooperazione e della ricerca nella continuità.

OBIETTIVI

· Avviare allo studio della storia moderna, coadiuvati da alunni della Scuola Media.· Sapere ascoltare e/o aiutarsi a vicenda.· Saper collaborare alla preparazione di attività.

CONTENUTI· Storia e cultura dell’Armenia· I genocidi (27 gennaio 2005)· La vita e le tradizioni armene· Ricerca e significato del khatchkar· Riproduzione di oggetti tipici della cultura armena· Eventuale mostra di materiali prodotti dai ragazzi (25 aprile 2005)

TEMPIDa ottobre 2004 ad aprile 2005N. 6 incontri di n. 2 ore ciascuno (mercoledì o giovedì)

SPAZITre aule della Scuola Media.

CLASSI COINVOLTECl. 3°B (n. 25 allievi) della Scuola MediaCl. 5°B (n. 24 allievi) della Scuola Elementare

DOCENTI COINVOLTICalderoni, Martoni e Niedda della Scuola Media e Martini e Zanotti della Scuola Elementare.

ESPERTI· Volontaria Associazione “AMICI DELL’ARMENIA”

LEGAMI COL TERRITORIO· Biblioteca comunale· Amministrazione Comunale· Volontari· Scuola d’Arte Comunale· Associazione “AMICI DELL’ARMENIA”

MODALITA’ DI LAVOROn. 4 gruppi misti con un docente come coordinatore

PERCORSO· Visita al khatchkar armeno sito in Palazzo Vecchio· Gli allievi della 3° B presentano l’Armenia ai ragazzi della 5° B e preparano per gli stessi materiali

strutturati..· Incontro con la testimone Alice Tachdjian Polgrossi· Realizzazione di oggetti, piatti,… della cultura armena.· Raccolta e riordino dei materiali prodotti· 27 gennaio 2005 Letture animate· 25 aprile 2005 Eventuale mostra

Il percorso

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Cap. 1: OSSERVAZIONI SU PIAZZA DELLA LIBERTA’

Gli alunni hanno effettuato una ricognizione della piazza e, restando sul luogo, l’hanno disegnata, misurata e hanno ricercato lapidi e monumenti dislocati in essa; in classe poi sono stati completati i disegni ed è stata ricostruita la piazza stessa in pianta e su un grande foglio.

Cap. 2: LA COLLABORAZIONE CON LA SCUOLA DI DISEGNO.

UNA STRADA PER LA PACE In occasione del 21 dicembre 2004, 60° della Liberazione di Bagnacavallo, le classi hanno affrontato i seguenti temi: la genesi della guerra (Cl: 5° D), la sofferenza della guerra (Cl. 5° C), la ricerca della pace (Cl. 5° B) e la bellezza della pace (Cl. 5° A). I testi inventati dai ragazzi sono stati riportati su formelle di terracotta che hanno costituito, tutte assieme, una strada per la pace.La “strada” è stata composta in piazza della Libertà, durante la manifestazione del mattino e nel pomeriggio stesso, al convento di S. Francesco all’interno del chiostro, prima del Consiglio Comunale straordinario, durante il quale è stata conferita la cittadinanza onoraria a due rappresentanti di Stone che combatterono per la liberazione di Bagnacavallo.

UN LIBRO PER LA MEMORIA In occasione del 25 aprile 2005, 60° della Liberazione nazionale, le classi hanno preparato alla Scuola d’Arte Comunale un grande libro-casa, sulle cui pagine compaiono alcune storie, relative alla seconda guerra mondiale, narrate dai nonni ai ragazzi.Questo libro-casa, luogo dell’affettività e della memoria, è stato composto in piazza della Libertà il giorno stesso della manifestazione, per essere poi portata al convento di S. Francesco, dove, coadiuvate dalle insegnanti della Scuola d’Arte, era già stata allestita la mostra dei lavori dei ragazzi “PERCORSI DI MEMORIA”.

Cap. 3: LA COLLABORAZIONE CON LA BIBLIOTECA COMUNALE

Ogni classe ha effettuato incontri in biblioteca sia per ricercare documenti, testi necessari al percorso didattico, sia per letture animate legate alla guerra e alla pace, ai genocidi.Ad ogni visita è stato offerto ad ogni classe un fascicolo con il materiale letto nell’incontro per far si che l’attività potesse continuare anche in aula.Sugli argomenti sono stati proposti libri adatti ai ragazzi che hanno potuto prendere in prestito e leggere.

Cap. 4: ANALISI DELLE LAPIDI E DEI MONUMENTI DELLA PIAZZA

Gli alunni hanno proposto una ricerca su monumenti e lapidi della piazza. Si sono chiesti prima di tutto cosa andare a cercare: 1) A quale avvenimento è dedicata. 2) A quale data o periodo storico si riferisce. 3) Quando è stata posta. 4) A quale avvenimento ci riporta. 5) Perché la lapide? 6) Da chi è stata voluta? 7) Dove è stata posta? Pertanto divisi in coppie ed utilizzando il testo “BAGNACAVALLO Le sue lapidi per conoscerla meglio” di Piergiorgio Costa - Edit Faenza e le informazioni date dal dott. Masetti, durante il percorso di memoria, hanno svolto una semplice ricerca e l’hanno scritta a computer, inserendola quindi in un cartellone che conteneva anche la linea del tempo per meglio identificare il periodo storico a cui si riferiscono gli avvenimenti ricordati nelle lapidi e nei monumenti.

Cap. 5: COLLABORAZIONE CON LA SCUOLA DI MUSICA COMUNALE

Come per la Scuola d’Arte, la collaborazione è stata continuativa per tutto l’anno scolastico e gli alunni hanno potuto imparare canzoni legate al periodo bellico, ma anche altre che inneggiano alla pace. I due momenti culminanti sono stati:21 dicembre 2004 60° della Liberazione di Bagnacavallo in questa occasione sono state cantate le canzoni: BELLA CIAO e FISCHIA IL VENTO;25 aprile 2005 60° della Liberazione nazionale: BELLA CIAO, una rielaborazione dei ragazzi di LA LIBERTA’di Giorgio Gaber e INNO di Mameli.

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Della canzone di Gaber sono stati usati i ritornelli, mentre le altre parti sono state inventate dalle diverse classi, pertanto rispecchiano le idee degli alunni, in effetti la rielaborazione voleva essere un dialogo sulla libertà fra bambini che stanno crescendo ed un adulto.

Cap 6: LA CONTINUITA’: “RICORDANDO…” IL PROGETTO DELLA CLASSE 3° B DELLA SCUOLA MEDIA CON LA 5° B

· 27 gennaio 2005 GIORNO DELLA MEMORIA ha preso inizio il lavoro in continuità con la Scuola Media: dopo aver effettuato letture di bambini ebrei di Terezin, gli alunni, divisi in coppie miste, hanno prodotto disegni e testi di vario genere sull’argomento.

· Nel secondo incontro si sono letti due capitoli del libro “PIETRE SUL CUORE”, quindi le ragazze ed i ragazzi divisi in gruppi hanno affrontato i seguenti argomenti: 1) L’Armenia di Varvar e l’Armenia di oggi (aspetti fisico – politico) 2) La cultura 3) La lingua 4) La musica 5) Seguendo le indicazioni del testo letto, sono stati disegnati in grandi cartelloni: Ulas (il paese), la cucina ed il salotto.

· Nel terzo incontro, che ha visto la presenza di Alys (Alice) Tachdjian, i ragazzi hanno presentato il lavoro svolto e la testimone ha raccontato del genocidio e della diaspora attraverso il racconto del suo libro “PIETRE SUL CUORE”.

· Il quarto incontro è stato dedicato completamente all’arte, sono cioè stati realizzati prodotti con la creta prendendo spunto dal testo “ARMENIA” – OEMME Edizioni.

· Negli ultimi due incontri i ragazzi sono stati divisi in due gruppi misti, che si sono alternati in cucina per preparare ricette armene e in aula dove hanno collaborato per produrre testi di vario genere sulla memoria del genocidio armeno.

· Il lavoro si è completato con la mostra presentata al convento di S. Francesco insieme a quella di Alys (Alice) Tachdjian sul genocidio e alla partecipazione alla manifestazione del 29.04.05, con il loro intervento sia musicale che poetico attraverso letture ed un semplice rinfresco armeno preparato e distribuito dai ragazzi stessi.

Cap. 7: I FILM “LA NEVE NEL BICCHIERE” E “L’AGNESE VA A MORIRE” IL FILMATO “DONNE RESISTENTI” LA MOSTRA “BAGNACAVALLO NELLA II° GUERRA MONDIALE” LA VISITA AL MUSEO DEL SENIO VIDEO “I TRE IMPICCATI DI VILLANOVA”

Questi sono stati mezzi importanti per approfondire la situazione prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale ed hanno spinto i ragazzi a progettare con i docenti attività interessanti che sono state in gran parte registrate su cartelloni.

Cap. 7: LE VISITE AI CIPPI DEL TERRITORIO

Due sono state le uscite importanti sul territorio:1. Col Dott. G.Masetti alle lapidi e ai monumenti della piazza, dando naturalmente maggior rilievo a

quelle che si riferivano a fatti o a caduti della 2° guerra; soprattutto ci si è soffermati davanti alla lapide di Giacomoni e Cristofori, coloro che salvarono Bagnacavallo da un bombardamento inutile che l’avrebbe probabilmente rasa al suolo. Altra tappa importante è stata effettuata al cippo XXI DICEMBRE che ricorda il giorno della liberazione di Bagnacavallo.

2. Si è svolta poi un’uscita con il Dott. G. Melandri, che ha fatto conoscere ai ragazzi i cippi e il cimitero dei Canadesi a Villanova, con una breve sosta anche al cippo di Villa Prati.

Cap.8: LE INTERVISTE

I ragazzi, in collaborazione con le famiglie, hanno effettuato interviste sulla vita quotidiana al tempo della guerra; hanno copiato i racconti al computer, li hanno illustrati, quindi hanno approfondito l’aspetto musicale facendosi narrare da nonni, parenti o vicini semplici storie legate al tema suddetto.

Cap. 9: LA II° GUERRA MONDIALE

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A questo punto gli alunni erano entrati in possesso di molto materiale per parlare di un avvenimento così importante, perciò è stato deciso di riordinare il tutto. I ragazzi hanno proposto di rispondere a questi quesiti: 1) Perché la guerra? 2) Dove si è combattuta? 3) Chi (quali Stati) l’hanno combattuta? 4) Quando? 5) Come si è svolta? Come si viveva? Conseguenze (mutamenti e permanenze).Naturalmente il lavoro è stato condotto a gruppi e sono stati utilizzati sia i materiali raccolti che libri e testi portati da casa o dalla biblioteca.

Cap. 10: LA CACCIA AL TESORO

14 FEBBRAIO 2005 nei luoghi conosciuti dai ragazzi (piazza della Libertà, Palazzo Vecchio, Torre dell’Orologio, Chiesa del Carmine, Municipio, Teatro Goldoni) si è svolta una caccia al tesoro con i ragazzi di Stone (Gran Bretagna).I gruppi erano misti e la lingua da utilizzare era l’inglese, le domande erano in gran parte relative agli edifici più importanti della piazza.

Cap. 11: A PIEDI O IN BICICLETTA NEL PAESE

Negli spostamenti effettuati durante tutto l’anno i ragazzi sono stati responsabilizzati, affinché imparassero a muoversi seguendo le regole della strada e chi conduceva la fila aveva il compito di indicare il percorso migliore e più sicuro, facendo un’attenta osservazione dei segnali stradali.Durante l’attività in piazza gli alunni dovevano muoversi liberamente ed in modo corretto; le insegnanti avevano solo il compito di osservatori, al ritorno in classe si discuteva il comportamento dei “pedoni” e si approfondiva la segnaletica rilevataSono inoltre stati ricercati i possibili percorsi, indicandoli sulla pianta della città, per raggiungere la scuola a piedi o in bicicletta; gli alunni con grande attenzione hanno indicato i punti pericolosi che secondo il loro parere andrebbero migliorati; i percorsi più comodi da effettuare in compagnia di amici o di genitori.Tutto il materiale prodotto è stato consegnato al Prof. Valter Baruzzi, esperto del progetto portato avanti in collaborazione con l’Amministrazione Comunale “In bici, con gli amici….”

Cap. 12: LA MOSTRA

A completamento del progetto ed in occasione del 25 aprile, è stata allestita, presso il Convento S. Francesco, la mostra dei lavori dei ragazzi (cartelloni, disegni, foto, interviste,….) che illustrano il percorso svolto durante tutto l’anno scolastico.

25 Aprile 2005

LE DOCENTI

Cl. 5° A: Antonellini Elena e Fiocchi SimonaCl. 5° B: Martini Carla, Zanotti Angela e Minguzzi Manuela (tirocinante)

Cl. 5°C e D: Boti Marika, Corica Laura e Galli RaffaellaCl. 3° B Scuola Media: Calderoni Luciana

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Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del nostro progetto “VIVIAMO LA NOSTRA CITTÁ”:

· Alle NOSTRE FAMIGLIE che ci hanno aiutato a raccogliere le memorie del nostro passato, per farlo comprendere meglio a noi che rappresentiamo il futuro.

· All’ASSESSORE LUCIA BETTI, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale tutta, che ha voluto, insieme alle insegnanti, il progetto e tenacemente ha operato, perché potesse essere realizzato nei migliori dei modi.

· Al dott. G. MASETTI e al dott. P. MELANDRI che ci hanno accompagnato con grande pazienza e capacità nel nostro percorso storico per la conoscenza del nostro territorio.

· Alle Insegnanti della Scuola d’Arte Comunale che hanno saputo stimolare la nostra creatività, indicandoci il modo migliore per produrre “UNA STRADA PER LA PACE”, il “LIBRO DELLA MEMORIA”, la nostra mostra e tutte le attività svolte insieme con divertimento.

· Alla Maestra BETTI PATRIZIA e alla Scuola di Musica Comunale che ci hanno insegnato tante canzoni legate alla 2° guerra mondiale, inoltre ci hanno dato la possibilità di musicare e cantare i testi inventati da noi nei momenti più emozionanti del percorso.

· A Patrizia e a Fulvia della BIBLIOTECA COMUNALE che ci hanno sempre coadiuvato nella ricerca di documenti, testi e letture animate.

· All’ASSOCIAZIONE AMICI DELL’ARMENIA nella persona di Alys (Alice) Tachdjian, perché con la sua forza narrativa, ci ha incantato e fatto conoscere l’Armenia, un paese ora più vicino a noi.

· Ad ETELA MANARESI che ci ha insegnato cose nuove con il computer ed ha saputo, con grande capacità e pazienza, riordinare e predisporre il nostro lavoro.

· Agli operatori dell’Area Culturale e della Segreteria del Sindaco per la disponibilità e l’attiva collaborazione.

· A tutti gli SPONSOR che ci hanno dato la possibilità di lasciare la “nostra orma” nel percorso della memoria.

Le ragazze e i ragazzi delle 5° A-B-C-D Scuola Elementaree 3° B Scuola Media

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Indice

Presentazioni pag 2Una strada per la pace pag 4Racconti di guerra pag 6Il giorno della memoria:

Shoah pag 54Armeni pag 61Incontriamo Alys pag 65

Musica e guerra pag 69Il libro della memoria pag 88I progetti e il percorso pag 90I ringraziamenti pag 95

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