Non dimentichiamoli

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E-Book da articoli Wikipedia, dedicato alle vittime della criminalità organizzata

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IndiceVoci

Vittime di Cosa Nostra 1Vittime della camorra 9Vittime della 'Ndrangheta 12Vittime della Sacra corona unita 14

Attivisti 15

Peppino Impastato 15

Politici 20

Michele Reina 20Piersanti Mattarella 20Pio La Torre 23

Forze dell'ordine 26

Boris Giuliano 26Lenin Mancuso 29Emanuele Basile (carabiniere) 29Carlo Alberto Dalla Chiesa 30Mario D'Aleo 40Giuseppe Montana 41Antonino Cassarà 41Antonino Agostino 43

Magistrati 44

Pietro Scaglione (magistrato) 44Cesare Terranova 45Gaetano Costa 46Giangiacomo Ciaccio Montalto 47Bruno Caccia 48Rocco Chinnici 50Rosario Livatino 52Antonino Scopelliti 54Giovanni Falcone 55Paolo Borsellino 66

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Giornalisti 79

Mario Francese 79Giuseppe Fava 80Giancarlo Siani 88Beppe Alfano 91

Imprenditori 92

Libero Grassi 92Giuseppe Borsellino 93

Religiosi 94

Pino Puglisi 94Giuseppe Diana 97

Avvocati 101

Giorgio Ambrosoli 101

NoteFonti e autori delle voci 104Fonti, licenze e autori delle immagini 106

Licenze della voceLicenza 107

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Vittime di Cosa Nostra 1

Vittime di Cosa NostraElenco delle vittime di Cosa Nostra in Italia. In totale le vittime di Cosa Nostra risultano essereapprossimativamente più di 5000.

XIX secolo

Anni 1860• Giovanni Corrao (3 agosto 1863).

Anni 1870• Mario Pàncari (12 marzo 1871) giovane benvoluto, onesto e di retti principi, aspirante ad amministrare la sua

città. Ucciso una sera con una fucilata al petto nel pieno centro di Vittoria (RG). Mandante GiombattistaMazza-Iacono del clan Iacono.

Anni 1890• Francesco Gebbia (10 ottobre 1892), consulente legale, Consigliere comunale di opposizione del Comune di

Mezzojuso, assassinato nella piazza del paese a fucilate.

Emanuele Notarbartolo

• Emanuele Notarbartolo (1 febbraio 1893), ex sindaco di Palermo,ex direttore generale del Banco di Sicilia.

• Emanuela Sansone (1896)• Antonino D'Alba (1897), membro della cosca di Falde.• Vincenzo Lo Porto e Giuseppe Caruso (24 ottobre 1897), due

cocchieri affiliati alla cosca dell'Olivuzza.

XX secolo

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Vittime di Cosa Nostra 2

Anni 1900

Joe Petrosino.

• Luciano Nicoletti (14 ottobre 1905), contadino socialista,impegnato nelle affittanze collettive per ottenere la gestionedelle terre da parte dei contadini. Ucciso a Corleone (PA).

• Andrea Orlando (13 gennaio 1906), medico chirurgo nonchéconsigliere comunale socialista di Corleone, sostenevaanch'egli le affittanze collettive. Ucciso a Corleone (PA).

• Giuseppe (Joe) Petrosino (12 marzo 1909), figlio diemigranti, divenne ben presto tenente della polizia di NewYork, in particolare dell'Italian Legion, cioè gruppi di agentiitaliani, a suo giudizio indispensabili per combattere lamafia americana. Stimato da Roosevelt per il suo impegnocostante nel cercare di sconfiggere la mafia, allora chiamataMano Nera, assicurò alla giustizia boss di alto calibro. Capìche la mafia, a New York, aveva le sue radici in Sicilia,tant’è che intraprese un viaggio in Sicilia per infliggerle ilcolpo mortale.

Anni 1910

• Lorenzo Panepinto (16 maggio 1911), maestro elementarenonché consigliere comunale socialista a Santo StefanoQuisquina, si batteva per i diritti dei contadini contro lo strapotere dei feudatari collusi. Viene ucciso SantoStefano Quisquina.

• Mariano Barbato (1914), esponente di spicco del Partito socialista del tempo, viene ucciso nel 1914.• Giorgio Pecoraro (1914).• Bernardino Verro (3 novembre 1915), sindaco socialista di Corleone si batteva anch'egli per le affittanze

collettive.• Giorgio Gennaro (1916), prete non gradito a Cosa Nostra, viene ucciso a Ciaculli (PA) per aver denunciato il

ruolo dei mafiosi nell'amministrazione delle rendite ecclesiastiche.• Giovanni Zangara (29 gennaio 1919), dirigente contadino e assessore della giunta socialista a Corleone, viene

ucciso a Corleone (PA).• Costantino Stella (6 luglio 1919), arciprete di Resuttano, era uscito dalla sacrestia e si era dedicato ad importanti

attività sociali. Viene accoltellato il 19 giugno per poi morire il 6 luglio a Resuttano (CL).• Giuseppe Rumore (22 settembre 1919), segretrario della Lega contadini, viene ucciso a Prizzi (PA).• Alfonso Canzio (19 dicembre 1919), presidente della Lega per il miglioramento agricolo, viene ucciso a

Barrafranca (EN).

Anni 1920• Giuseppe Zaffuto (morto il 26 dicembre 1920), Gaetano Circo (morto a Palermo il 4 febbraio 1921), Calogero

Faldetta (morto a Palermo il 31 dicembre 1920), Carmelo Minardi (morto a Palermo il 26 dicembre 1920), Salvatore Varsalona (morto il 27 dicembre 1920): il 26 dicembre 1920, quattro persone incappucciate, rimaste sconosciute, lanciarono una bomba all'interno della sezione socialista di Casteltermini (sita in via Nazario Sauro), in quel momento piena di militanti. L'esplosione provocò, oltre a numerosi feriti, la morte del prof. Zaffuto, segretario locale, insieme a quattro contadini iscritti al partito. Dall'accertamento compiuto dai carabinieri, incaricati di indagare sul grave attentato, risultò che l'atto criminale venne compiuto dalla mafia della Valle del

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Vittime di Cosa Nostra 3

Platani, «perché le cooperative agricole socialiste avrebbero provocato la fine dei campieri della mafia cheindisturbati imperavano su tutte le campagne e su tutti i i proprietari».

• Nicola Alongi (1 marzo 1920), dirigente socialista e anima del movimento contadino, viene ucciso a Prizzi (PA).• Paolo Li Puma e Croce Di Gangi (settembre 1920), contadini nonché consiglieri comunali socialisti di Petralia

Soprana, vengono uccisi a Petralia Soprana (PA).• Paolo Mirmina (3 ottobre 1920), combattivo sindacalista socialista, viene ucciso a Noto (SR).• Antonino Scuderi (9 ottobre 1920), segretario della cooperativa agricola nonché consigliere comunale socialista di

Paceco, viene ucciso a Paceco (TP).• Giovanni Orcel (14 ottobre 1920), segretario dei metalmeccanici di Palermo nonché promotore (assieme ad

Alongi) del collegamento tra movimento operaio e movimento contadino nel palermitano. Era il candidatosocialista alla provincia di Palermo quando viene ucciso a Palermo.

• Giuseppe Monticciolo (27 ottobre 1920), presidente socialista della Lega per il miglioramento agricolo, vieneucciso a Trapani.

• Stefano Caronia (1920), arciprete di Gibellina.• Pietro Ponzo (1921).• Vito Stassi (1921), dirigente del movimento dei contadini, viene ucciso a Piana degli Albanesi (PA).• Giuseppe Cassarà e Vito Cassarà (1921).• Giuseppe Compagna (29 gennaio 1921), contadino nonché consigliere comunale socialista di Vittoria.• Domenico Spatola, Mario Spatola, Pietro Spatola e Paolo Spatola (febbraio 1922), parenti di Giacomo Spatola

(presidente della locale società agricola cooperativa). Tutti uccisi a Paceco.• Sebastiano Bonfiglio (11 giugno 1922), sindaco di Erice nonché membro della direzione del Partito Socialista,

viene ucciso a Erice (TP).• Antonino Ciolino (1924).

Anni 1940• Antonio Mancino (2 settembre 1943), carabiniere• Santi Milisenna (27 maggio 1944), segretario della federazione comunista di Enna• Andrea Raia (6 agosto 1944), organizzatore comunista• Calogero Comajanni (28 marzo 1945), guardia giurata, viene ucciso una mattina a Corleone (PA). La sua colpa

era stata quella di arrestare un boss in erba del calibro di Luciano Liggio.• Filippo Scimone (1945), maresciallo dei carabinieri, viene ucciso nel 1945 a San Cipirello (PA).• Calcedonio Catalano (1945).• Nunzio Passafiume (7 giugno 1945), sindacalista• Agostino D'Alessandro (11 settembre 1945), segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi• Calogero Cicero, carabiniere semplice, viene ucciso in un conflitto a fuoco con dei banditi il 18 settembre 1945 a

Palma di Montechiaro (AG).• Fedele De Francisca, carabiniere semplice, viene ucciso anch'egli in un conflitto a fuoco con dei banditi il 18

settembre 1945 a Palma di Montechiaro (AG).• Michele Di Miceli, viene ucciso nel 1945.• Mario Paoletti, viene ucciso nel 1945.• Rosario Pagano, viene ucciso nel 1945• Giuseppe Scalia (25 novembre 1945), segretario della Camera del Lavoro• Giuseppe Puntarello (4 dicembre 1945), segretario della sezione di Ventimiglia (PA) del Partito Comunista• Gaetano Guarino (16 maggio 1946), sindaco socialista di Favara (AG)• Marina Spinelli, viene uccisa per sbaglio il 16 maggio 1946 a Favara• Pino Camilleri (28 giugno 1946), sindaco socialista di Naro (AG)

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Vittime di Cosa Nostra 4

• Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina (PA) colpito dalla mafia il 21 dicembre 1946 e mortoil 23 dicembre 1946

Accursio Miraglia.

• Accursio Miraglia (4 gennaio 1947), sindacalista,segretario della Camera confederale circondariale diSciacca

• Epifanio Li Puma (2 marzo 1948), sindacalista edesponente del Partito Socialista Italiano, capolegadella Federterra

• Placido Rizzotto (10 marzo 1948), ex-partigiano,dirigente del Partito Socialista Italiano e segretariodella Camera del Lavoro di Corleone

• Calogero Cangelosi (2 aprile 1948), esponente delPartito Socialista Italiano e sindacalista, segretariodella Camera del Lavoro di Camporeale

• Strage di Portella della Ginestra: 11 morti e 56feriti (1 maggio 1947), contadini celebranti la festadel lavoro. Dell'eccidio venne accusato il banditoSalvatore Giuliano ma in realtà i mandanti erano altiesponenti della Democrazia Cristiana e i grandimafiosi latifondisti.

• Giuseppe Biondo (22 ottobre 1948) Trapani.

Anni 1950

• Salvatore Carnevale (16 maggio 1955), sindacalistae militante del Partito Socialista Italiano di Sciara, inprovincia di Palermo.

• Giuseppe Spagnolo (13 agosto 1955), sindacalista e dirigente politico• Pasquale Almerico (25 marzo 1957), maestro elementare, sindaco di Camporeale e segretario della sezione locale

della Democrazia Cristiana

Anni 1960• Cataldo Tandoy (30 marzo 1960), ex capo della squadra mobile di Agrigento• Cosimo Cristina (5 maggio 1960), giornalista• Paolo Bongiorno (20 luglio 1960), sindacalista.• Strage di Ciaculli (30 giugno 1963): il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e

Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Mario Farbelli, il maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio eil soldato Giorgio Ciacci, uccisi dallo scoppio di un'autobomba abbandonata dai mafiosi in campagna.

• Carmelo Battaglia (24 marzo 1966), sindacalista e dirigente politico del Partito Socialista Italiano di Tusa, inprovincia di Messina.

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Vittime di Cosa Nostra 5

Anni 1970• Mauro De Mauro (16 settembre 1970), giornalista.• Pietro Scaglione (5 maggio 1971), procuratore capo di Palermo.• Antonino Lo Russo (5 maggio 1971), autista di Pietro Scaglione.• Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972), giornalista de "L'Ora" e de "L'Unità".• Gaetano Cappiello (2 luglio 1975), agente di pubblica sicurezza.• Giuseppe Russo (20 agosto 1977), tenente colonnello dei carabinieri.• Carlo Napolitano (21 novembre 1977), presunto guardiaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina.• Giuseppe di Fede (21 novembre 1977), presunto guardiaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina.• Peppino Impastato (9 maggio 1978), giovane attivista politico e speaker radiofonico di Cinisi, in provincia di

Palermo.• Antonio Esposito Ferraioli (30 agosto 1978), cuoco.• Calogero Di Bona (28 agosto 1979), maresciallo ordinario in servizio presso la casa circondariale Ucciardone di

Palermo.• Filadelfio Aparo (11 gennaio 1979), vice Brigadiere della squadra mobile di Palermo.• Mario Francese (26 gennaio 1979), giornalista.• Michele Reina (9 marzo 1979), segretario provinciale della Democrazia Cristiana.• Carmine Pecorelli (20 marzo 1979), giornalista.• Giorgio Ambrosoli (12 luglio 1979), avvocato milanese liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele

Sindona.• Boris Giuliano (21 luglio 1979), capo della squadra mobile di Palermo.• Cesare Terranova (25 settembre 1979), magistrato.• Lenin Mancuso (25 settembre 1979), maresciallo morto insieme a Cesare Terranova.

Anni 1980

Carlo Alberto Dalla Chiesa.

• Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidentedella Regione Siciliana.

• Emanuele Basile (4 maggio 1980), capitano deiCarabinieri.

• Giovanni Losardo, militante comunista, già sindacodi Cetraro e segretario capo presso la procura dellaRepubblica del Tribunale di Paola. Assassinato il 21giugno 1980.

• Gaetano Costa (6 agosto 1980), procuratore capo diPalermo.

• Vito Lipari (12 agosto 1980), sindaco DC diCastelvetrano (TP).

• Vito Jevolella (10 ottobre 1981), maresciallo deicarabinieri di Palermo

• Sebastiano Bosio (6 novembre 1981), medico,docente universitario.

• Pio La Torre (30 aprile 1982), segretario del PCsiciliano.

• Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), autista e uomo di fiducia di Pio La Torre.• Gennaro Musella (3 maggio 1982), imprenditore.

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Vittime di Cosa Nostra 6

La strage della circonvallazione.

• Strage della circonvallazione (16 giugno 1982):Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca eGiuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito,boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 daikiller del boss Nitto Santapaola, che mirava aprendere il posto di Ferlito.

• Paolo Giaccone (11 agosto 1982), medico legale.• Strage di via Carini (3 settembre 1982): Carlo

Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri eprefetto del capoluogo siciliano; Emanuela SettiCarraro, moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa, eDomenico Russo, agente di polizia, uccisibrutalmente mentre andavano a cena a Mondello.

• Calogero Zucchetto (14 novembre 1982), agente dipolizia della squadra mobile di Palermo.

• Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983), magistrato di punta di Trapani.• Mario D'Aleo (13 giugno 1983), capitano dei carabinieri.• Pietro Morici (13 giugno 1983), carabiniere.• Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983), carabiniere.• Bruno Caccia (26 giugno 1983), giudice.• Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983): Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione del Tribunale di

Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi,portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un'autobomba, che provocò anche gravi danni alla facciata delpalazzo adiacente.

Pippo Fava.

• Salvatore Zangara (8 ottobre 1983), analista.• Giuseppe Fava, (5 gennaio 1984), giornalista.• Roberto Parisi (23 febbraio 1985), imprenditore e

presidente del Palermo calcio, assieme al suo autistaGiuseppe Mangano.

• Piero Patti (28 febbraio 1985), imprenditore.Rimane ferita anche la figlia Gaia di nove anni.

• Giuseppe Spada (14 giugno 1985), imprenditore.• Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985): Barbara Asta,

signora morta nell'attentato con autobomba contro ilsostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosimiracolosamente; morti anche i due figli gemelli diBarbara Asta.

• Giuseppe Montana (28 luglio 1985), funzionariodella squadra mobile, dirigente della sezione contro ilatitanti mafiosi.

• Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente dellasquadra mobile di Palermo, e il suo collega RobertoAntiochia, agente di polizia.

• Graziella Campagna (12 dicembre 1985),diciassettenne di Saponara (ME) che avevariconosciuto due latitanti.

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Vittime di Cosa Nostra 7

• Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni che forse aveva assistito ad un sequestro di persona.• Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988), ex sindaco di Palermo.• Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all'attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e

Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose.• Alberto Giacomelli (14 settembre 1988), ex magistrato in pensione.• Antonino Saetta (25 settembre 1988), giudice ucciso con il figlio disabile Stefano Saetta.• Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti, dai

microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice(TP).

• Antonino Agostino (5 agosto 1989), agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi.

Anni 1990• Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990), vice-sindaco di Villa San Giovanni.• Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia.• Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito.• Gioitta Nicola (21 marzo 1990), gioielliere.• Giovanni Bonsignore, (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana.• Rosario Livatino (21 settembre 1990), giudice di Canicattì (AG).• Nicolò Di Marco (21 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT).• Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore.• Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice.• Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket.• Tobia Andreozzi (30 agosto 1990), ragioniere.• Paolo Arena (27 settembre 1991), segretario DC di Misterbianco (CT).• Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato. Ucciso a Palermo da Salvatore Grigoli con

il metodo della lupara bianca perché i mafiosi di Brancaccio sospettavano fosse a conoscenza degli autoridell'omicidio di un mafioso, Filippo Quartararo. Al processo, Grigoli si autoaccusava dell'omicidio indicando altri7 complici.

• Salvo Lima (12 marzo 1992), uomo politico democristiano.• Giuliano Guazzelli (14 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri.• Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore ed omonimo del giudice Paolo Borsellino.• Strage di Capaci (23 maggio 1992): Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di

Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; RoccoDicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facenteparte della scorta di Giovanni Falcone. Il mafioso pentito Giovanni Brusca si autoaccusò di aver guidato ilcommando malavitoso che sistemò l'esplosivo in un tunnel scavato sotto un tratto dell'autostrada A29 all'altezzadi Capaci e fu lui a premere il pulsante del radiocomando che causò l'esplosione, proprio nel momento in cuipassavano le auto di scorta del giudice Falcone.

• Strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facenteparte della scorta di Paolo Borsellino; Walter Cusina, agente di polizia facente parte della scorta di PaoloBorsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina,agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente partedella scorta di Paolo Borsellino. Dalle recenti indagini si è scoperto che i mandanti dell'attentato, messo in attocon un'autobomba parcheggiata sotto casa della madre del giudice Borsellino, vanno ricercati non solo all'internodi Cosa nostra ma anche negli ambienti della politica e dei servizi segreti deviati.

• Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con il qualeaveva iniziato a collaborare.

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Vittime di Cosa Nostra 8

• Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile.• Ignazio Salvo (17 settembre 1992), esattore, condannato per associazione mafiosa.• Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico.• Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante.• Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell'imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi

prima, quest'ultimo omonimo del giudice Paolo Borsellino.• Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista.• Strage di via dei Georgofili (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni,

bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell'Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni;Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni.

• Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra aBrancaccio.

• Cosimo Fabio Mazzola (marzo 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo,ora collaboratore di giustizia: la donna, figlia del capomafia Giuseppe Argento, accettò di non sposare Mazzolaperché non appartenente al suo ambiente.

• Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito.• Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito.• Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta.• Carmela Minniti (1 settembre 1995), moglie di Benedetto Santapaola, detto Nitto, boss catanese.• Serafino Famà (9 novembre 1995),avvocato penalista catanese, ucciso a pochi passi dal suo studio perché era un

esempio di onestà intellettuale e professionale.• Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995), agente di custodia del carcere dell’Ucciardone.• Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. Ucciso e disciolto

in una vasca di acido nitrico.• Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni con una decina di

colpi di pistola in testa, in un agguato in "contrada Sgarro" (Catania). Gli omicidi non hanno ricevuto alcunacondanna dal processo, celebrato nell'aula bunker del carcere "Bicocca" di Catania; il processo è stato celebratoanche in Corte d'appello e in Cassazione, senza che la famiglia del ragazzo venisse informata.

• Antonino Polifroni (30 settembre 1996), imprenditore di Varapodio (RC), assassinato perché non aveva ceduto airicatti e alle estorsioni mafiose.

• Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estortori.• Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista.• Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana.• Vincenzo Vaccaro Notte[1] (3 dicembre 1999), imprenditore di Sant'Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non

accettava i condizionamenti mafiosi.• Giueseppe Montalbano (18 novembre 1998) medico, Camporeale

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Vittime di Cosa Nostra 9

XXI secolo

Anni 2000• Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi

piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come "Cosca dei Pidocchi".• Giuseppe D'Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso per sbaglio davanti a un fruttivendolo del quartiere

Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola.

Voci correlate• Vittime della Camorra• Vittime della 'Ndrangheta• Vittime della Sacra corona unita

Note[1] Sicania (http:/ / sicania. spazioblog. it/ )

Vittime della camorraElenco di vittime della camorra:

anni ottanta• Marcello Torre (11 dicembre 1980), sindaco di Pagani• Dino Gassani (27 marzo 1981), avvocato penalista, ucciso nel suo studio per non aver voluto rinunciare alla

difesa• Giuseppe Grimaldi (27 marzo 1981), segretario dell'Avv. Dino Gassani• Giuseppe Salvia (14 aprile 1981), vice direttore del carcere di Napoli-Poggioreale• Simonetta Lamberti (29 maggio 1982), figlia del giudice Lamberti di Cava de' Tirreni, lo stadio della città

metelliana è intitolato a lei• Salvatore Nuvoletta (2 luglio 1982), carabiniere ventenne, ucciso perché accusato ingiustamente dalla camorra di

aver partecipato allo scontro a fuoco in cui morì un loro affiliato• Antonio Ammaturo (15 luglio 1982), vicequestore della Polizia di Stato a Napoli• Pasquale Paola (15 luglio 1982), agente che accompagnava Antonio Ammaturo• Franco Imposimato (11 ottobre 1983), Maddaloni, ucciso per ritorsione nei confronti del fratello, il giudice

Ferdinando, e per il suo impegno sul territorio• Giancarlo Siani (23 settembre 1985), giornalista ucciso per degli articoli che aveva scritto• Mario Ferrillo (5 novembre 1986), impresario teatrale assassinato a Licola Mare scambiato con noto camorrista

locale lascia moglie e quattro figli di cui la più piccola Marianna di 10 anni

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Vittime della camorra 10

anni novanta• Nunzio Pandolfi (18 maggio 1990) , ammazzato a due anni nel rione Sanità, mentre era tra le braccia della zia,

nella stessa stanza dove c'era il padre vero obbiettivvo dell'agguato, anch'esso ucciso.• Tobia Andreozzi (30 agosto 1990),un ragioniere incensurato, estraneo alla camorra fu eliminato per il solo fatto di

trovarsi in compagnia del vero obiettivo dei sicari.• Fabio De Pandi, 21 luglio 1991, colpito durante un regolamento di conti• Scamardella Palmina (1994) lasciando una figlia di un anno• Giuseppe Diana (19 marzo 1994), parroco di Casal di Principe• Gioacchino Costanzo (15 ottobre 1995), un bimbo di due anni, viene ucciso per mano della camorra. Era in auto

con lo zio, un pregiudicato, venditore di sigarette di contrabbando, che il “commando” di sicari aveva deciso dieliminare[1]

• Silvia Ruotolo (11 giugno 1997)• Alberto Vallefuoco (24 anni), Salvatore De Falco (21) e Rosario Flaminio (24), uccisi a Pomigliano d'Arco perché

scambiati per componente di una banda rivale (20 luglio 1998)[2]

• Giovanni Gargiulo, 14 anni[3]

• Giustino Perna, 30 aprile 1999, assicuratore, ucciso per una vendetta trasversale nell'ambito della faida di Pianura.

XXI secolo• Luigi Sequino (10 agosto 2000), ragazzo ucciso a 20 anni per errore[4] [5]

• Paolo Castaldi (10 agosto 2000), ragazzo ucciso a 20 anni per errore[6]

• Valentina Terracciano (12 novembre 2000), ammazzata a due anni[7]

• Federico Del Prete (18 febbraio 2002), sindacalista• Annalisa Durante (27 marzo 2004), ragazzina uccisa a 14 anni per errore• Gelsomina Verde (21 novembre 2004), uccisa a 22 perché legata affettivamente ad uno scissionista• Antonio Landieri (6 novembre 2004), disabile 25enne ammazzato per errore• Dario Scherillo, 26 anni, ucciso il 6 dicembre 2004[8]

• Carmela Attrice (15 gennaio 2005), 47 anni[9] [10]

• Attilio Romanò (30 marzo 1975 - 24 gennaio 2005), 29 anni[11]

• Francesco Rossi (2005)• Nunzio Giuliano (21 marzo 2005)• Enrico Amelio (10 ottobre 2006)• Domenico Noviello (Baia Verde, 20 maggio 2008), imprenditore ribellatosi al pizzo impostogli dal clan dei

Casalesi diversi anni prima, già sotto protezione• Umberto Bidognetti, ammazzato il 2 maggio 2008[12] padre del pentito Domenico• Raffaele Granata, ucciso il 11 luglio 2008, padre del sindaco di Calvizzano: ucciso per aver rifiutato di pagare il

pizzo al clan dei Casalesi

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Vittime della camorra 11

Voci correlate• Vittime di Cosa Nostra• Vittime della 'Ndrangheta• Vittime della Sacra corona unita

Collegamenti esterni• Vittime della camorra [13] su Open Directory Project ( Segnala [14] su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Vittime

della camorra")

• « 656 innocenti uccisi... », Internapoli.it, 21/03/2006 [15]

Note[1] Gioacchino Costanzo (http:/ / www. studenticontrolacamorra. org/ Vittime/ Gioacchino Costanzo. html), studenticontrolacamorra.org[2] 20 luglio 1998, tre operai uccisi per sbaglio dalla camorra (http:/ / www. pupia. tv/ notizie/ 0003534. html)[3] « Napoli, la camorra lo uccide a 14 anni », La Repubblica, 18 febbraio 1998 (http:/ / www. repubblica. it/ online/ fatti/ faida/ faida/ faida.

html)[4] « Una corona per ricordare Gigi e Paolo », videocomunicazioni.com, 11 agosto 2008 (http:/ / www. videocomunicazioni. com/ 2008/ 08/ 11/

una-corona-per-ricordare-gigi-e-paolo/ )[5] « Nove anni fa Gigi e Paolo furono uccisi per errore dalla camorra », videocomunicazioni.com, 11 agosto 2009 (http:/ / www.

videocomunicazioni. com/ notizie/ nove-anni-fa-gigi-e-paolo-furono-uccisi-per-errore-dalla-camorra. html)[6] « Una corona per ricordare Gigi e Paolo », videocomunicazioni.com, 11 agosto 2008 (http:/ / www. videocomunicazioni. com/ 2008/ 08/ 11/

una-corona-per-ricordare-gigi-e-paolo/ )[7] Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ bambinanapoli/ funerali/ funerali. html)[8] « Napoli, faida senza fine giovane ucciso a colpi di pistola », La Repubblica, 6 dicembre 2004 (http:/ / www. repubblica. it/ 2004/ k/ sezioni/

cronaca/ napol/ delitto/ delitto. html)[9] « Napoli, agguato a Scampia la faida uccide un'altra donna », La Repubblica, 15 gennaio 2005 (http:/ / www. repubblica. it/ 2004/ l/ sezioni/

cronaca/ napoli2/ donnamor/ donnamor. html)[10] « Sei condanne per il delitto Attrice » (http:/ / www. nntp. it/ cultura-storia/ 202863-re-sei-condanne-per-il-delitto-attrice. html)[11] 21marzo: Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime della mafia (Attilio Romanò) (http:/ / 21marzo. ilcannocchiale. it/

post/ 1392617. html)[12] Omicidio Bidognetti (http:/ / www. delittiimperfetti. com/ show_vitt. php?id_vitt=1420)[13] http:/ / search. dmoz. org/ cgi-bin/ search?search=Vittime+ della+ camorra& all=yes& cs=UTF-8& cat=World%2FItaliano[14] http:/ / www. dmoz. org/ cgi-bin/ add. cgi?where=[15] http:/ / www. internapoli. it/ articolo. asp?id=6098& src

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Vittime della 'Ndrangheta 12

Vittime della 'NdranghetaElenco di vittime della 'Ndrangheta:

Anni settantaGiovanni Ventra consigliere comunale del PC assassinato innocentemente il 27 dicembre del 1972 a Cittanova RC• Francesco Ferlaino Avvocato Generale della Corte d'appello di Catanzaro. Il 3 luglio 1975, mentre rientrava

nella propria abitazione a Lamezia Terme, veniva colpito alla schiena da due colpi di fucile esplosi da duesconosciuti che si trovavano a bordo di un'autovettura. Al suo nome è intitolato il palazzo di giustizia diCatanzaro.

• Rocco Gatto, mugnaio ed iscritto al PCI viene ucciso l'11 marzo 1977 a Gioiosa Jonica.• Donald Mackay, attivista antidroga ucciso in Australia il 15 luglio 1977.• Carmelo Di Giorgio e Primo Perdoncini - operai ditta Montresor e Morselli di Verona che avevano acquistato

agrumi dai produttori della piana di Gioia Tauro turbando così il mercato agrumicolo controllato dalla'ndrangheta- uccisi a Rizziconi il 5 gennaio 1979.

Anni ottanta• Giuseppe Valarioti, segretario della Sezione del PCI di Rosarno. Assassinato l'11 giugno 1980.• Giovanni Losardo, militante comunista, già Sindaco di Cetraro e Segretario capo presso la Procura della

repubblica del Tribunale di Paola. Assassinato il 21 giugno 1980.[1]

• Gennaro Musella, morto a Reggio Calabria il 3 maggio 1982• Bruno Caccia, magistrato, morto a Torino il 26 giugno 1983• Sergio Cosmai direttore del carcere di Cosenza (assassinato nel marzo del 1985)• Lodovico Ligato ex parlamentare DC ed ex presidente delle Ferrovie dello Stato. Coinvolto nello "scandalo delle

lenzuola d'oro", nel novembre del 1988 fu costretto a dimettersi dalla presidenza delle Ferrovie dello Stato. Venneassassinato in un agguato mafioso a Bocale di Reggio Calabria il 27 agosto 1989.

• Giovanni Mileto, Caposquadra Cantonieri FCL di Cittanova, assassinato in un agguato mafioso il 7 novembre1987, sacrificatosi per salvare un'altra vita umana, riconosciuto vittima della criminalità organizzata.

• Vincenzo Grasso, rivenditore d'automobili, assassinato a Locri nel marzo 1989.• Antonio Raffaele Talarico, guardia giurata assassinata il 2 settembre 1988 a Lamezia Terme Riconosciuto

vittima innocente della criminalità organizzata. Per difendere il suo diritto al lavoro gli è stato negato il suo dirittoalla vita.

• Francesco Ventura, tra i piu illustri imprenditori del mezzogiorno ed uomo di grande influenza politica.Assassinato il 3 novembre del 1989 a Reggio Calabria.

Anni novanta• Antonino Marino comandante della caserma di Platì (ucciso nel 1990)• Nicodemo Panetta, imprenditore di Grotteria ucciso a Mammola dagli Ursini il 13 giugno 1990• Versaci Angelo guardia municipale, ucciso il 3 settembre 1990• Tramonte Francesco e Cristiano Pasquale, 2 netturbini uccisi sul lavoro a Lamezia Terme (CZ) il 24 maggio

1991.• Salvatore Aversa e Lucia Precenzano, sovrintendente della Polizia di Lamezia Terme (CZ) e moglie, uccisi il 4

gennaio 1992.• Antonino Scopelliti magistrato, ucciso da una joint-venture ndrangheta-cosa nostra il 9 agosto del 1991.• Giuseppe Marino Vigile Urbano, ucciso in servizio nella città di Reggio Calabria il 16 aprile 1993 .

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Vittime della 'Ndrangheta 13

• Adolfo Cartisano detto Lollò fotografo, sequestrato il 22 luglio 1993 e ritrovato morto nel 2003.• Matteo Bottari, professore di Diagnostica e Chirurgia endoscopica dell'Università di Messina ucciso il 15

gennaio 1998.• Luigi Ioculano medico di Gioia Tauro ucciso il 25 settembre 1998.• Giusseppe Maria Biccheri, ucciso per sbaglio insieme alla nipotina Mariangela Ansalone 9 anni,

nell'agguato furono feriti la moglie Pignataro Maria * Annunziata, la figlia Francesca Biccheri e il nipotinoGiuseppe Maria Ansalone 7 anni (madre e fratello di Mariangela), uccisi l'8 maggio 1998 per * * sbaglio aOppido Mamertina(Rc)

2000• Torquato Ciriaco avvocato, assassinato nei pressi di Lamezia Terme (1 marzo 2002)• Gianluca Congiusta imprenditore (assassinato a Siderno il 24 maggio 2005) Sito di Congiusta [2]

• Francesco Fortugno vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, assassinato a Locri (16 ottobre 2005)• Antonio Longo imprenditore (26 marzo 2008)

Voci correlate• Ndrangheta• Vittime di Cosa Nostra• Vittime della Camorra• Vittime della Sacra Corona Unita

Note[1] http:/ / italy. indymedia. org/ news/ 2005/ 12/ 953112. php[2] http:/ / www. gianlucacongiusta. org/ joomla/

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Vittime della Sacra corona unita 14

Vittime della Sacra corona unitaNel periodo più buio della Sacra corona unita si scatena una guerra nel brindisino, dove a farne le spese sono deipregiudicati di elevata postura nel clan della sacra corona unita brindisina.Delle vittime fanno parte:• Antonio Antonica - Capo SCU• Nicola Petrachi - Capo "Zona Paradiso"• Roberto Gorgoni - Capo "Zona Commenda"• Eugenio Carbone - Capo della Sacra corona libera• Rino Carrata• Vincenzo Cucci Gambino - (ucciso a Milano nipote del boss Guerrieri Giuseppe colpito con il cugino Guerrieri

Giovanni figlio del Boss scampato all'agguato)• Pino D'Alo• Teodoro Perchinenna (clan Buccarella, ucciso in Montenegro)• Santino Vantaggiato (ucciso dal suo braccio destro, ora pentito Vito Di Emidio, detto "Bullone")• Nicola Luperti e Salvatore Luperti - Capi della "Zona Centro"• Leonzio Roselli e Giacomo Casale (affiliati di Luperti, uccisi dalla lupara)• Francesco Volpe (Clan di Emidio)• Felice Malorgio ( ucciso a Sava)• Marrazza

Voci correlate• Sacra corona unita• Sacra corona libera• Brindisi

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Peppino Impastato 16

Biografia

La vita

Passeggio per i campi con il cuore sospeso nelsole. Il pensiero, avvolto a spirale, ricerca il

cuore della nebbia.

Peppino Impastato nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviatoal confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti eranomafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, uccisonel 1963 in un agguato nella sua Giulietta imbottita di tritolo).

Ancora ragazzo rompe con il padre, che lo caccia di casa, ed avviaun'attività politico-culturale antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalinoL'idea socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi, partecipa, conruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce lelotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pistadell'aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e deidisoccupati.

Nel 1976 costituisce il gruppo Musica e cultura, che svolge attivitàculturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1977 fondaRadio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gliaffari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafiaGaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei trafficiinternazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto. Ilprogramma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.

Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l'8 eil 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato suibinari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo,simbolicamente, al Consiglio comunale.[1]

Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto vittima e disuicidio dopo la scoperta di una lettera scritta in realtà molti mesi prima. L'uccisione, avvenuta in piena notte, riuscìa passare la mattina seguente quasi inosservata poiché proprio in quelle ore veniva "restituito" il corpo del presidentedella DC Aldo Moro in via Caetani a Roma.

Le accuse e le scoperteGrazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato (1916 - 2004), che romponopubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione[2] diPalermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato proprio a Giuseppe Impastato, viene individuata lamatrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riapertal'inchiesta giudiziaria.Il 9 maggio del 1979, il Centro siciliano di documentazione organizza, con Democrazia Proletaria, la primamanifestazione nazionale contro la mafia della storia d'Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto ilpaese.Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliereistruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matricemafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti.

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Peppino Impastato 17

Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia incasa mia, e il dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nelfrattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla Pizzaconnection.Nel gennaio 1988, il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992lo stesso tribunale decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendola possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati deicorleonesi.Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta, accompagnata da unapetizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustiziaSalvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastatopresentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamentodei carabinieri subito dopo il delitto.Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell'omicidioassieme al suo vice Vito Palazzolo, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso unordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l'udienzapreliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata.I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l'Ordine dei giornalisti chiedono dicostituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinunciaall'udienza preliminare e chiede il giudizio immediato.Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre ilprocesso contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio, nelprocedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste dicostituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti.Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggiodelle indagini. Nella commissione si rendono note le posizioni favorevoli all'ipotesi dell'attentato terroristico poste inessere dai seguenti militari dell'arma: il Maggiore Tito Baldo Honorati; il maggiore Antonio Subranni; il marescialloAlfonso Travali.[3]

Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent'anni direclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo.

Cinema e musica

« Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio,negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare,aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui pocoonorato,si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà dolore. »(Dalla canzone I Cento Passi dei Modena City Ramblers)

• Alla vita di Peppino è dedicato il film I cento passi di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio nel ruolo diImpastato. Il film è una ricostruzione abbastanza libera dell'attività di Peppino, e i "cento passi" che separavanocasa sua da quella del boss Tano Badalamenti sono non sono solo una metafora usata dal regista, ma èeffettivamente la paradossale distanza presente tra quella che era la casa di Peppino (ora Centro Impastato) e lacasa del boss (attualmente disabitata).

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• I Modena City Ramblers hanno inciso una canzone, omonima al film di Giordana, dedicata anch'essa a Peppino,presente nell'album ¡Viva la vida, muera la muerte!.

• Il cantautore siciliano Pippo Pollina ha inciso la canzone Centopassi, ispirandosi alla vita di Peppino Impastato einserendola nel suo album Racconti Brevi.

• Nel 2006, il gruppo folk dei Lautari ha musicato una poesia di Peppino, Ciuri di campo. La canzone vieneeseguita da Carmen Consoli durante i suoi concerti.

• Gli Aut In Vertigo hanno inciso una canzone dal titolo Radio Aut, contenuta nell'album Welcome.• In occasione del 30° anniversario della morte di Aldo Moro e Peppino Impastato. Roberto Rampi ha prodotto lo

spettacolo teatrale A.N.N.A. - Amore Non Ne Avremo (testo di Giuseppe Adduci, regia di Paolo Trotti, con StefanoAnnoni, Paolo Cosenza e Marta Galli).[4]

• "Vorrei" è una canzone del gruppo "I LUF" dedicato a Peppino Impastato.• Nel 2008 i Marta sui tubi includono all'interno del loro dvd Nudi e Crudi il brano Negghia, ricavato da una poesia

di Peppino Impastato. Il brano è disponibile come download gratuito sul sito ufficiale del gruppo [5] .• Il gruppo ska punk Talco dedica la canzone Radio Aut, contenuta nell'album Mazel Tov, a Peppino Impastato,• Nel 2008 esce in allegato con il quotidiano Il Manifesto il doppio cd "Amore Non Avremo: 26 Canzoni per

Peppino Impastato", con la partecipazione dei seguenti artisti: Collettivo musicale "Peppino Impastato", Resina,Riccardo Sinigallia, Le loup Garou, Marta sui tubi, Lautari e Carmen Consoli, 24 Grana, Taberna Milensis,Modena City Ramblers, Zu, Affinità di quarta, Low Fi, One Dimensional Man, Uzeda, CPF, Gang, Bisca,Marlene Kuntz, Radio Zapata, Amaury Cambuzat con gli Ulan Bator, Lalli, Giaccone, Libera Velo, Marina Rei,Perturbazione, Yo Yo Mundi[6] .

Curiosità• Al 21° Jamboree mondiale dello scautismo, raduno mondiale dello scautismo svoltosi nel Regno Unito nell'estate

2007, un noviziato AGESCI era dedicato a Peppino Impastato.• Il 21 marzo 2009, (Giornata dedicata ai caduti contro tutte le mafie), una classe dell'ITAS "G. Deledda" di Lecce

ha intitolato la propria aula a Peppino Impastato, chiedendo alle altre di fare altrettanto con personaggi eroici deinostri tempi.

• Il 9 settembre 2009 Il nuovo sindaco leghista di Ponteranica (BG) fece rimuovere la targa commemorativa dallabiblioteca comunale, dedicata un anno e mezzo prima a Peppino Impastato, scatenando molte polemiche.[7] .

• Il 31 gennaio 2010 a Manfredonia alla presenza delle autorità civili locali, del governatore della Regione PugliaNichi Vendola e del cantautore Roberto Vecchioni è stato inaugurato il "Laboratorio Urbano Culturale" (LUC),centro di aggregazione giovanile, intitolato a Peppino Impastato. Grazie ad una petizione nata su facebook edaccolta dall'Amministrazione Comunale di intitolare un luogo pubblico della città al coraggioso giovane di Cinisi.

Bibliografia• Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, intervista a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna,

Palermo 1986, 2000• Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia, Rubbettino, Soveria Mannelli

1995• Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio. Atti relativi all'omicidio di Giuseppe Impastato, Centro

Impastato, Palermo 1998• Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Relazione della Commissione parlamentare antimafia presentata

da Giovanni Russo Spena, Editori Riuniti, Roma 2001• Giuseppe Impastato, Lunga è la notte. Poesie, scritti, documenti, (a cura di Umberto Santino), Centro Impastato,

Palermo 2002

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Peppino Impastato 19

• Anna Puglisi – Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro Impastato,Palermo 2005

• Augusto Cavadi, in Gente bella. Volti e storie da non dimenticare (Candida Di Vita, Don Pino Puglisi, FrancescoLo Sardo, Lucio Schirò D'Agati, Giorgio La Pira, Peppino Impastato), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2004.• Claudio Fava; Marco Tullio Giordana, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, 2001. ISBN 8807816504

Voci correlate• Radio Aut• I cento passi• Cosimo Cristina

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Peppino Impastato

Collegamenti esterni• Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” [8]

• peppinoimpastato.com [9]

• Intervista con Giovanni Impastato [10]

• progetto 9maggio78 [11] - spettacolo teatrale e pubblicazione

Note[1] Nelle elezioni comunali del 14 maggio del 1978 "Peppino fu eletto consigliere comunale con 260 voti e la lista Democrazia Proletaria

conseguì il 6%: fu la prima volta che gli elettori votarono un morto" (fonte (http:/ / www. comunicalo. it/ index. php?option=com_content&task=view& id=432& Itemid=1))

[2] CSD - HomePage (http:/ / www. centroimpastato. it/ )[3] Fonte: Relazione Parlamentare sul caso Impastato[4] www.9maggio78.it (http:/ / www. 9maggio78. it)[5] Marta sui tubi (http:/ / www. martasuitubi. it) - sito ufficiale[6] octopusrecords (http:/ / www. octopusrecords. net/ minisito/ index. html#)[7] «"Via la targa per Peppino Impastato" Decisione shock del sindaco leghista» (http:/ / www. repubblica. it/ 2009/ 09/ sezioni/ politica/

lega-impastato/ lega-impastato/ lega-impastato. html). La Repubblica, 10-9-2009. URL consultato in data 31-10-2009.[8] http:/ / www. centroimpastato. it/[9] http:/ / www. peppinoimpastato. com/[10] http:/ / www. reti-invisibili. net/ giuseppeimpastato/ articles/ art_3897. html[11] http:/ / www. 9maggio78. it

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Politici

Michele ReinaMichele Reina (1932 – 9 marzo 1979) è stato un politico italiano, ucciso da Cosa Nostra.Michele Reina era il segretario provinciale di Palermo della Democrazia Cristiana. Venne ucciso la sera del 9 marzo1979 da killer mafiosi. Fu il primo politico ucciso da Cosa Nostra.

Voci correlate• Vittime di Cosa Nostra

Collegamenti esterni• http:/ / www. ecorav. it/ arci/ cronaca/ scheda3/ scheda3. htm

Piersanti Mattarella

Piersanti Mattarella (a destra) in compagnia del presidente della Repubblica Sandro Pertini

Piersanti Mattarella (Castellammare del Golfo, 24 maggio 1935 – Palermo, 6 gennaio 1980) è stato un politicoitaliano, assassinato dalla mafia mentre era presidente della Regione Siciliana.

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Piersanti Mattarella 21

BiografiaFiglio di Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana, e fratello di Sergio Mattarella. Crebbe conistruzione religiosa, studiando a Roma al San Leone Magno, dei Fratelli maristi. Dopo l'attività nell'Azione cattolica,si dedicò alla politica nella Democrazia Cristiana. Fra i suoi ispiratori ci fu Giorgio La Pira, avvicinandosi allacorrente politica di Aldo Moro e divenendo consigliere comunale a Palermo.Assistente ordinario all'Università di Palermo, fu eletto all'Assemblea regionale siciliana nel 1967 nel collegio diPalermo, rieletto per tre legislature. Dal 1971 al 1978 fu assessore regionale alla Presidenza. Fu eletto presidentedella Regione Siciliana nel 1978, guidando una giunta di centro sinistra, con il sostegno esterno del PCI. Nel 1979dopo una breve crisi politica, formò un secondo governo.

Lotta alla mafiaRappresentò una chiara scelta di campo il suo atteggiamento alla Conferenza regionale dell'agricoltura, tenuta a VillaIgea la prima settimana di febbraio del 1979. L'onorevole Pio La Torre, presente in quanto responsabile nazionaledell'ufficio agrario del Partito Comunista Italiano (sarebbe divenuto dopo qualche mese segretario regionale dellostesso partito) attaccò, con furore, l'Assessorato dell'agricoltura, denunciandolo come centro della corruzioneregionale, e additando lo stesso assessore come colluso alla delinquenza regionale. Mentre tutti attendevano che ilpresidente della Regione difendesse vigorosamente il proprio assessore, sgomentando la sala, Mattarella riconobbepienamente la necessità di correttezza e legalità nella gestione dei contributi agricoli regionali.Un solo periodico sfidando il clima imposto pubblicò il resoconto, sottolineando come fosse generale lo sconcerto ecome fosse comune la percezione che si apriva, quel giorno a Palermo, un confronto che non avrebbe non potutoconoscere eventi drammatici. Un senatore comunista e il presidente democristiano della regione si erano, di fatto,esposti alle pesanti reazioni della mafia.[1]

AssassinioIl 6 gennaio 1980, appena entrato in auto insieme con la moglie e col figlio per andare a messa, un killer si avvicinòal suo finestrino e lo uccise a colpi di pistola. In quel periodo stava portando avanti un'opera di modernizzazionedell'amministrazione regionale. Si presume che ad ordinare la sua uccisione fu Cosa Nostra, a causa del suo impegnonella ricerca di collusioni tra mafia e politica.Inizialmente considerato un attentato terroristico, il delitto fu indicato da Tommaso Buscetta come delitto di mafia.[2]

Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia, Giulio Andreotti era consapevole dell'insofferenzadella mafia per la condotta di Mattarella, ma non avvertì né l'interessato né la magistratura,[3] pur avendo partecipatoad almeno due incontri con capi mafiosi aventi ad oggetto proprio la politica di Piersanti Mattarella e, poi, il suoomicidio. Il fatto viene riportato nella sentenza del giudizio di Appello del lungo processo allo stesso GiulioAndreotti confermata dalla Cassazione nel 2004.[4] La stessa sentenza afferma che l'allontanamento di Andreotti dalsodalizio mafioso fu dovuta proprio all'efferato delitto Mattarella.[5]

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CommemorazioniLa Rai, nel trentennale della scomparsa, ha dedicato alla figura e al delitto Mattarella uno speciale prodotto da Lagrande storia di RaiTre. Nel documentario di Giovanni Grasso, collaborazione di Emanuela Andreani, regia diAlessandro Varchetta, parlano i testimoni dell'epoca e i familiari del politico assassinato.

BibliografiaPer una ricostruzione della biografia politica di Piersanti Mattarella: P. Basile, "Le carte in regola". PiersantiMattarella. Un democristiano diverso, con saggio introduttivo di G.C. Marino, Centro Studi ed iniziative culturaliPio La Torre, Palermo 2007.

Voci correlate• Vittime di Cosa Nostra• Vincenzo Puccio• Vittime degli anni di piombo e della strategia della tensione nel 1980

Collegamenti esterni• Intervista [6] a Giulio Andreotti relativa al suo processo, da Le Iene

Predecessore: Presidente della Regione Siciliana Successore:

AngeloBonfiglio

20 marzo 1978 - 6 gennaio1980

GaetanoGiuliano

Note[1] Antonio Saltini (17 febbraio 1979). A Palermo la conferenza agricola regionale: agricoltura pomo della discordia tra i partiti". Terra e Vita

(7).[2] Tommaso Buscetta , Marimo Mannoia e Valerio Fioravanti (http:/ / www. rifondazione-cinecitta. org/ fioravanti-buscetta. html)[3] Gli incontri tra Andreotti e i boss mafiosi al fine di discutere il delitto Mattarella sono trattati nella Sentenza Corte di Appello di Palermo 2

maggio 2003 , Parte III cap. 2 pp. 1093-1185 Presidente Scaduti, Relatore Fontana. In particolare, nelle conclusioni si legge (pp. 1514-1515):«Del resto, ad ultimativo conforto dell’assunto, basta considerare proprio la, assolutamente indicativa, vicenda che ruota attorno all’assassiniodell'on. Pier Santi Mattarella. Anche ammettendo la prospettata possibilità che l’imputato sia personalmente intervenuto allo scopo di evitareuna soluzione cruenta della questione Mattarella, alla quale era certamente e nettamente contrario, appare alla Corte evidente che eglinell’occasione non si è mosso secondo logiche istituzionali, che potevano suggerirgli di respingere la minaccia alla incolumità del Presidentedella Regione facendo in modo che intervenissero per tutelarlo gli organi a ciò preposti e, per altro verso, allontanandosi definitivamente daimafiosi, anche denunciando a chi di dovere le loro identità ed i loro disegni: il predetto, invece, ha, sì, agito per assumere il controllo dellasituazione critica e preservare la incolumità dell’on. Mattarella, che non era certo un suo sodale, ma lo ha fatto dialogando con i mafiosi epalesando, pertanto, la volontà di conservare le amichevoli, pregresse e fruttuose relazioni con costoro, che, in quel contesto, non possonointerpretarsi come meramente fittizie e strumentali. A seguito del tragico epilogo della vicenda, poi, Andreotti non si è limitato a prendere atto,sgomento, che le sue autorevoli indicazioni erano state inaspettatamente disattese dai mafiosi ed a allontanarsi senz’altro dagli stessi, ma è"sceso" in Sicilia per chiedere al boss Stefano Bontate conto della scelta di sopprimere il Presidente della Regione: anche tale atteggiamentodeve considerarsi incompatibile con una pregressa disponibilità soltanto strumentale e fittizia e, come già si è evidenziato, non può cheleggersi come espressione dell’intento (fallito per le ragioni già esposte in altra parte della sentenza) di verificare, sia pure attraverso un durochiarimento, la possibilità di recuperare il controllo sull'azione dei mafiosi riportandola entro i tradizionali canali di rispetto per la istituzionepubblica e di salvaguardare le buone relazioni con gli stessi, nel quadro della aspirazione alla continuità delle stesse.»

[4] Sentenze: Giulio Andreotti (http:/ / www. marcotravaglio. it/ sentenze. htm). www.marcotravaglio.it. URL consultato il 19-02-2007.[5] Processo Andreotti, la Sentenza (http:/ / www. diritto. net/ content/ view/ 709/ 8/ ). Il Foro Penale. URL consultato il 19-02-2007.[6] http:/ / www. iene. mediaset. it/ video/ video_1840. shtml

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Pio La Torre

Parlamento italianoCamera dei deputati

On. Pio La Torre

Luogo nascita Palermo

Data nascita 24 dicembre 1927

Luogo morte Palermo

Data morte 30 aprile 1982

Titolo di studio Laurea in Scienze Politiche

Professione Sindacalista

Partito PCI

Legislatura VI LegislaturaVII LegislaturaVIII Legislatura

Gruppo Partito Comunista Italiano

Circoscrizione Palermo

Regione Sicilia

Incarichi parlamentari

Componente della V COMMISSIONE (BILANCIO E PARTECIPAZIONI STATALI) dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976Componente della COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L'ESERCIZIO DEI POTERI DI CONTROLLO SULLAPROGRAMMAZIONE E SULL'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI ORDINARI E STRAORDINARI NEL MEZZOGIORNOdal 20 maggio 1976 al 4 luglio 1976Componente della COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL FENOMENO DELLA MAFIA IN SICILIA dal 28luglio 1972 al 23 gennaio 1973 e dal 22 febbraio 1973 al 4 luglio 1976Componente della V COMMISSIONE (BILANCIO E PARTECIPAZIONI STATALI) dal 5 luglio 1976 al 24 gennaio 1977Componente della XI COMMISSIONE (AGRICOLTURA E FORESTE) dal 24 gennaio 1977 al 19 giugno 1979Componente della COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L'ESERCIZIO DEI POTERI DI CONTROLLO SULLAPROGRAMMAZIONE E SULL'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI ORDINARI E STRAORDINARI NEL MEZZOGIORNOdal 5 agosto 1976 al 23 marzo 1977Componente della VII COMMISSIONE (DIFESA) dal 20 settembre 1979 al 30 aprile 1982

Componente della XI COMMISSIONE (AGRICOLTURE E FORESTE) dall'11 luglio 1979 al 20 settembre 1979

Pio La Torre (Palermo, 24 dicembre 1927 – Palermo, 30 aprile 1982) è stato un politico italiano.Sin da giovane si impegnò nella lotta a favore dei braccianti, prima nella Confederterra, poi nella Cgil (come segretario regionale della Sicilia) e, infine, aderendo al Partito comunista italiano. Nel 1960 entrò nel Comitato centrale del PCI e, nel 1962 fu eletto segretario regionale. Nel 1969 si trasferì a Roma per dirigere prima la direzione

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della Commissione agraria e poi di quella meridionale. Messosi in luce per le sue doti politiche, Enrico Berlinguer lofece entrare nella Segreteria nazionale di Botteghe Oscure. Nel 1972 venne eletto deputato, e subito in Parlamento sioccupa di agricoltura.[1] Propose una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa (Legge Rognoni-LaTorre [2] ) ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi (scopo poi raggiunto dall'associazione Libera,che raccolse un milione di firme al fine di presentare una proposta di legge, che si concretizzò poi nella legge109/96).Nel 1981 decise di tornare in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito. Svolse la sua maggiorebattaglia contro la costruzione della base missilistica NATO a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava unaminaccia per la pace nel Mar Mediterraneo e per la stessa Sicilia; per questo raccolse un milione di firme in calce aduna petizione al Governo. Ma le sue iniziative erano rivolte anche alla lotta contro la speculazione edilizia.La mattina del 30 aprile 1982, insieme a Rosario Di Salvo, Pio La Torre stava raggiungendo in auto (una Fiat 132) lasede del partito. Alla macchina si affiancarono due moto di grossa cilindrata: alcuni uomini mascherati con il casco earmati di pistole e mitragliette spararono decine di colpi contro i due uomini. Pio La Torre morì all'istante mentre DiSalvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere.Poco dopo l'omicidio fu rivendicato dai Gruppi proletari organizzati. Dopo nove anni di indagini, nel 1991, i giudicidel tribunale di Palermo chiusero l'istruttoria rinviando a giudizio nove boss mafiosi aderenti alla Cupola mafiosa diCosa Nostra. Per quanto riguarda il movente si fecero varie ipotesi, ma nessuna di queste ottenne riscontri effettivi.Nel 1992, un mafioso pentito, Leonardo Messina, rivelò che Pio La Torre fu ucciso su ordine di Totò Riina, capo deicorleonesi, a causa della sua proposta di legge riguardante i patrimoni dei mafiosi.Il 30 aprile 2007 venne intitolato a Pio La Torre, dalla giunta di centrosinistra, il nuovo aeroporto di Comiso.Nell'agosto del 2008, la nuova giunta di centrodestra decide di togliere l'intitolazione a La Torre per tornare a quellaprecedente di "Generale Magliocco", un generale del periodo fascista distintosi nella guerra colonialista d'Etiopia [3]

[4] .Il 10 maggio 2008, a Torino, è stato presentato il libro Pio La Torre - Una Storia Italiana di Giuseppe Bascietto eClaudio Camarca, con la prefazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si tratta della primabiografia del politico autorizzata dalla famiglia La Torre.

Collegamenti esterni• Raccolta di articoli su Pio La Torre [5]

• Sito del Centro studi ed iniziative culturali Pio La Torre [6]

• 27 anni dopo Pio La Torre [7]

• PUNTATA LA STORIA SIAMO NOI "L'UOMO CHE INCASTRO' LA MAFIA - PIO LA TORRE" DIALBERTO PUOTI [8]

• The Gang: Duecento giorni a Palermo [9]

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Note[1] Antonio Saltini, Intervista all'on. La Torre. PCI all'opposizione: quale politica agraria? Terra e vita, n. 30, 28 lug. 1979[2] Legge 13 dicembre 1982 n. 646 - Proposta di legge n. 1581, presentata il 31 marzo 1980[3] Scalo di Comiso, si torna al vecchio nome Cancellato La Torre. Veltroni: offensivo - Corriere della Sera (http:/ / www. corriere. it/ cronache/

08_agosto_27/ comiso_nuova_intitolazione_b8c4a60a-7447-11dd-97d8-00144f02aabc. shtml)[4] Cancellazione e riscrittura della storia :: Il pane e le rose - classe capitale e partito (http:/ / www. pane-rose. it/ files/ index. php?c3:o12633)[5] http:/ / www. terrelibere. it/ counter. php?file=latorre1. htm& riga=96[6] http:/ / www. piolatorre. it/[7] http:/ / www. pane-rose. it/ files/ index. php?c3:o14920[8] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=702[9] http:/ / www. thegang. it/ testi/ testi%20duecento%20giorni%20a%20palermo. htm

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Forze dell'ordine

Boris Giuliano

Boris Giuliano

Giorgio Boris Giuliano (Piazza Armerina, 22 ottobre 1930 – Palermo, 21 luglio 1979) è stato un poliziotto italiano,investigatore della Polizia di Stato e capo della Squadra Mobile di Palermo.Diresse le indagini con metodi innovativi e determinazione, facendo parte di una cerchia nei fatti isolata difunzionari dello Stato che, a partire dalla fine degli anni settanta, iniziarono un'autentica lotta contro la mafia dopoche, nella deludente stagione degli anni sessanta, troppi processi erano falliti per mancanza di prove.Venne ucciso dal mafioso Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle.

Biografia

Le indagini sulla scomparsa di De MauroBrillante e determinato investigatore, Giuliano fu nominato capo della Squadra Mobile di Palermo al posto di BrunoContrada, suo amico fraterno poi accusato di collusione con la mafia. Delle molte vicende delle quali si è occupato,quella intorno alla quale si imperniano tutti gli interrogativi sui motivi della sua uccisione è certamente la misteriosascomparsa del giornalista Mauro De Mauro.Improvvisamente, infatti, nel 1970 il De Mauro scomparve nel nulla, e del caso furono interessati gli alti comandipalermitani ed i migliori investigatori della Polizia (Boris Giuliano) e dei Carabinieri (Carlo Alberto Dalla Chiesa).Giuliano interpretò l'indagine con molta partecipazione, ben deciso a portarla sino in fondo, incontrando sul suocammino molti e diversi percorsi, tanti articolati scenari e numerosi possibili moventi.De Mauro aveva avuto un passato alquanto animato e viveva un presente non meno vispo: repubblichino in gioventù, aderì alla Xª Flottiglia MAS e restò in ottimi rapporti col suo comandante, Junio Valerio Borghese; dopo essere stato giornalista presso la testata dell'Eni, "Il Giorno", si interessò degli interventi di Enrico Mattei nella politica siciliana

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(con quella che è nota come "Operazione Milazzo") e, dopo essere stato assunto al quotidiano "L'Ora" (si è detto, perinteressamento di Mattei) iniziò un'attività di cronista investigativo sulla mafia, quantunque slegata dalla lineaeditoriale e perciò per suo conto. Scomparve dopo aver promesso al regista Francesco Rosi, che stava realizzando unfilm sulla vita di Mattei, notizie importanti, tali da potergli far guadagnare, aveva detto alla figlia, una "laurea ingiornalismo".Interessandosi all'Operazione Milazzo, De Mauro aveva sottolineato che l'intervento di Mattei aveva insediato ungoverno regionale che, alla prima occasione, con una legge speciale favorì in modo smaccato i potentissimi esattoriNino ed Ignazio Salvo, considerati vicini alla mafia che, sempre più certamente, si occupò poi di eliminare lo stessoMattei. Forse De Mauro aveva documenti su questo coinvolgimento, quando promise a Rosi. O forse aveva indagatoin altre direzioni, ad esempio sui traffici di droga o sulle connessioni fra la mafia ed il potere. Dulcis in fundo, DeMauro era scomparso, con una singolare coincidenza temporale, nel momento in cui il suo vecchio ComandanteBorghese, in onore del quale aveva chiamato una figlia Junia e col quale comunque era rimasto in contatto, andavaallestendo il noto tentativo di colpo di stato, il famoso "golpe dei forestali".Mentre i Carabinieri si indirizzavano su piste legate al traffico di droga, sul quale De Mauro poteva effettivamenteaver avuto, ma soprattutto "cercato" informazioni, Giuliano, insieme ai magistrati, approfondì la pista dell'attentato aMattei e finì con l'indagare l'ambiguo avvocato Vito Guarrasi, uno strano individuo che aveva preso parte in un ruolomai chiarito anche all'armistizio di Cassibile. Il Guarrasi, che in vita sua fu indiziato di molte cose, ma mai nulla piùche indiziato, pur non volendolo, diede a Giuliano ulteriori spunti che l'accorto investigatore avrebbe approfondito inseguito per altre indagini.

Le indagini sulla drogaGiuliano ebbe infatti ad occuparsi di droga, parallelamente a Dalla Chiesa, sebbene non in relazione al caso DeMauro, ed arrivò a scoprire il nascondiglio (vuoto) del latitante Leoluca Bagarella, in via Pecori Giraldi a Palermo,nel quale si trovava un ingente quantitativo di stupefacenti. Cercando di inseguirlo attraverso i flussi di denarocollegati al traffico, si imbatté in un libretto al portatore contenente qualche centinaio di milioni di lire, cheapparteneva a Michele Sindona, il quale sotto falsa identità si trovava in quel periodo in Sicilia avendo inscenato unfalso rapimento.Dopo essersi incontrato con Giorgio Ambrosoli, che stava per liquidare la banca di Sindona (e che fu anch'egli poiucciso, solo una decina di giorni prima di lui), pare che Giuliano abbia cercato di organizzare un'apposita indaginesul banchiere.

L'assassinioNel 1979, Giuliano aveva dunque esperito indagini sulla mafia, sul traffico mafioso degli stupefacenti, sui rapportifra mafia e politica, sul caso Mattei, sul caso De Mauro, su Sindona ed il suo falso rapimento, e forse ancora su altrevicende che a queste dovevano collegarsi.Il 21 luglio, mentre pagava il caffè che aveva preso in un bar di via Di Blasi, a Palermo, Leoluca Bagarella gli sparò,a distanza ravvicinata, sette colpi di pistola alle spalle, uccidendolo.Probabilmente dalla maggioranza degli osservatori, è stato posto in relazione l'assassinio del capitano dei CarabinieriEmanuele Basile, ucciso a Monreale pochi mesi dopo, alle indagini che stava svolgendo in ordine all'attentato di cuiera stato vittima Giuliano. Ciò, va detto, contrasta con alcune risultanze processuali, o perlomeno con taluneasserzioni incidentalmente considerate attendibili in procedimenti di altra materia, per le quali si vorrebbe cheentrambi siano stati uccisi per aver indagato su alcuni piccoli esponenti della mafia rurale. Secondo la versionegiudizialmente accreditata - par di desumere - nonostante Giuliano si sia occupato di alcuni fra i misteri più intricatie gravi della storia repubblicana, sarebbe morto per il fastidio arrecato ai piccoli capizona di Altofonte, paesino deidintorni di Monreale.

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Secondo molti osservatori, con Giuliano si spense un grande talento investigativo, un onesto funzionario di poliziache nel suo ruolo fu una grande personalità delle istituzioni, il cui ricordo, come accade anche per altri suoi colleghidi analogo destino, non è adeguatamente onorato, ed anzi particolarmente lasciato all'oblio. Gli interrogativi sul realemovente del suo assassinio restano tuttora aperti, non considerandosi in genere altro che una coincidenza la suaperpetrazione ad opera di un mafioso da lui indagato. Né vi sono verità giudiziarie capaci di stabilirne senzaalimentare dubbi.Pare assai probabile che Giuliano stesse per scoprire qualcosa di importante, ed è forse in quella scoperta ormaiperduta che cadde per servizio.Successore di Boris Giuliano, come capo della squadra mobile, sarà Giuseppe Impallomeni (tessera P2 n. 2213),precedentemente allontanato dalla mobile di Firenze per un giro di tangenti, e inopinatamente, dal 309° posto dellagraduatoria dei vicequestori aggiunti, era passato al 13° posto, fatto che gli consente di prendere il comando dellaMobile di Palermo. Questore del capoluogo palermitano diventa Giuseppe Nicolicchia, di cui verrà rinvenuta, tra lecarte di Castiglion Fibocchi, la domanda di affiliazione alla Loggia di Gelli.

Il proseguimento dell'opera di Boris GiulianoIl testimone di Boris Giuliano è stato raccolto dal figlio Alessandro, anch'egli funzionario della Polizia di Stato evalente investigatore, che nel 2001 ha scoperto ed arrestato il serial killer di Padova, Michele Profeta.

Bibliografia su Boris GiulianoDaniele Billitteri, La Squadra dei giusti, Alberti, 2008• Saverio Lodato e Marco Travaglio, INTOCCABILI. Perché la mafia è al potere. Dai processi Andreotti, Dell'Utri

& C. alla normalizzazione. Le verità occultate sui complici di Cosa Nostra nella politica e nello Stato.Introduzione di Paolo Sylos Labini., (BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2005, ISBN 88-17-00537-1). Iriferimenti a Boris Giuliano sono nelle pagine 41-42.

• Saverio Lodato Trent'anni di Mafia, (BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2006, ISBN 88-17-01136-3). Iriferimenti a Boris Giuliano sono nelle pagine 10-17.

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Lenin MancusoLenin Mancuso (Rota Greca, 6 novembre 1922 – Palermo, 25 settembre 1979) è stato un poliziotto italiano.Era il maresciallo [1] della Polizia assegnato alla scorta del giudice istruttore del Tribunale di Palermo CesareTerranova.Insieme a lui venne assassinato in un agguato mafioso il 25 settembre 1979, pochissimo tempo dopo che il giudiceaveva chiesto di essere nominato capo dell'ufficio istruzione di Palermo. Gli assassini sono rimasti ignoti.I condòmini dell'edificio sotto al quale fu ucciso (fra la via Rutelli e la via De Amicis) rifiutarono di consentirel'apposizione di una targa che ricordasse l'accaduto, comunque a Lenin Mancuso è stata dedicata una via aPalermo.[2]

Il figlio Carmine è un uomo politico ed un senatore la cui linea politica è fortemente improntata alla lotta alla mafia.

Collegamenti esterniÈla guerra alla mafia la nuova [[Resistenza [3]] da ANPIpatria]

Note[1] Commemorazione del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Mancuso: L'Auditorium della scuola piazzi dedicato alla loro memoria

(http:/ / www. comune. palermo. it/ Comune/ Avvisi/ 1998/ Settembre/ 25_settembre_1998. htm)[2] Planimetria contenente la via (http:/ / www. unipa. it/ dct/ agap/ aree/ via_Lenin_Mancuso. pdf)[3] http:/ / www. anpi. it/ patria_2006/ 10/ 09-12_MARINO. pdf

Emanuele Basile (carabiniere)Emanuele Basile (Taranto, 2 luglio 1949 – Monreale, 4 maggio 1980) è stato un carabiniere italiano, ucciso da CosaNostra mentre ritornava a casa con la moglie Silvana e con la figlia Barbara di quattro anni, dopo aver presenziatonel paese alla festa del Santissimo Crocifisso.Terzo di cinque figli, frequentò l'Accademia Militare di Modena. Prima di intraprendere la carriera militare, riuscì asuperare il test di Medicina e a sostenere il difficile esame di Anatomia, ma i sentimenti di giustizia e legalità, valorifondamentali nella sua vita, ebbero il sopravvento sulla professione medica. Fu così che entrò nell'Arma deiCarabinieri. Prima di giungere a Monreale comandò le compagnie di altre città, tra cui quella di Sestri Levante (GE),e se la mafia non avesse interrotto la carriera del giovane carabiniere di 31 anni, la successiva destinazione sarebbestata quella di San Benedetto del Tronto (AP). Precedentemente al suo assassinio, aveva condotto alcune indaginisull’uccisione di Boris Giuliano, durante le quali aveva scoperto l'esistenza di traffici di stupefacenti. Tuttavia,apprestandosi a lasciare Monreale, si era premurato di consegnare tutti i risultati a cui era pervenuto a PaoloBorsellino. La sera del 4 maggio 1980 mentre con la figlia piccola e alla moglie aspetta di assistere allo spettacolopirotecnico della festa del Santissimo Crocefisso a Monreale, un killer mafioso gli spara alle spalle e poi fugge inauto atteso da due complici. Basile viene trasportato all'ospedale di Palermo dove i medici tenteranno di salvargli lavita con un delicato intervento chirurgico ma il carabiniere muore durante l'operazione lasciando nel dolore la mogliee lo stesso Paolo Borsellino che era corso in ospedale. Vincenzo Puccio, il suo assassino, verrà catturato daicarabinieri subito dopo l'omicidio ma verrà assolto tre anni dopo, creando sgomento e rabbia sia nei magistrati sia neisuoi colleghi. Tre anni dopo la sua morte, il 13 Giugno 1983, morirà ucciso il Capitano Mario D'Aleo sempre permano di Cosa Nostra, D'Aleo aveva preso il posto di Basile come comandante della stazione dei carabinieri diMonreale.

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Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni diservizio, si impegnava, pur consapevole dei pericoli cui si esponeva, in prolungate e difficili

indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione e all'arresto dinumerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamentefatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza aipiù nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere.»— Monreale (Palermo), 4 maggio 1980

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982) fu un partigiano, generale eprefetto italiano.

« [...] ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i proprifigli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla. »(Carlo Alberto Dalla Chiesa al figlio Nando)

Gli inizi nell'Arma dei CarabinieriFiglio di un Carabiniere (il padre partecipò alle campagne del Prefetto Mori e nel 1955 sarebbe divenuto vicecomandante generale dell'Arma), divenne ufficiale di complemento di fanteria nel 1942, e successivamente passòall'Arma dei Carabinieri (dove già prestava servizio il fratello Romolo [1] ) in servizio permanente effettivo ecompletò gli studi di giurisprudenza. Come primo incarico viene mandato a comandare la caserma di San Benedettodel Tronto, dove rimane circa un anno, sino alla caduta del fascismo [2] . A causa del suo rifiuto a collaborare nellacaccia ai partigiani, viene inserito nella lista nera dai nazisti, ma riesce a fuggire prima che le SS riescano a catturarlo[3] .Dopo l'armistizio entrò nella Resistenza, operando in clandestinità nelle Marche, dove organizzò i gruppi perfronteggiare i tedeschi. Nel dicembre del 1943 entrò tra le linee nemiche con le truppe alleate ritovandosi in una zonad'Italia già liberata [4] .

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Dopo la guerra fu inviato a comandare una tenenza a Bari, dove riesce a conseguire 2 lauree; una in giurisprudenza el'altra in scienze politiche [5] ( per quest'ultima segue i corsi di Laurea tenuti dall'allora docente Aldo Moro). A Bariconosce Dora Fabbro, la ragazza che nel 1945 diventerà sua moglie. Viene inviato a Roma per seguire gli alleati nelloro ingresso e per provvedere alla sicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'Italia liberata.Arriva poi in Campania, avendo per prima destinazione Casoria (comando di Compagnia), dove erano in corsorilevanti operazioni nella lotta al banditismo. Durante la permanenza a Casoria, nasce la figlia Rita. Proprio in questalotta si distinse e nel 1949 fu pertanto inviato in Sicilia [6] , dove entrò nella formazione delle Forze RepressioneBanditismo agli ordini del Generale Ugo Luca, che oltre ad avere a che fare con criminali come il bandito SalvatoreGiuliano, si occupava anche di arginare le tensioni separatistiche attizzate dall'EVIS e da altri agitatori, nonché dellerelazioni fra queste due pericolose sacche di illegalità; nell'isola comandò il Gruppo Squadriglie di Corleone e svolseruoli importanti e di grande delicatezza, meritando peraltro una Medaglia d'Argento al Valor Militare [7] .Nel novembre del 1949, nasce a Firenze il figlio, Nando Dalla Chiesa.Da Capitano, indagò sulla scomparsa (poi rivelatasi omicidio) del sindacalista Placido Rizzotto, scoprendone ilcadavere che era stato abilmente occultato e giungendo ad indagare e incriminare l'allora emergente boss della mafiaLuciano Liggio [8] . Il posto di Rizzotto sarebbe stato preso da Pio La Torre, che Dalla Chiesa conobbe in taleoccasione e che in seguito fu anch'egli ucciso dalla mafia [9] .

Gli incarichi a Milano e RomaDopo il periodo in Sicilia, venne trasferito a Firenze prima, successivamente a Como e quindi presso il comandodella Brigata di Roma.Nel 1964 passò al coordinamento del nucleo di polizia giudiziaria presso la Corte d'Appello di Milano, che poiunificò e diresse come nuovo gruppo.

Il ritorno in SiciliaDal 1966 al 1973 tornò in Sicilia con il grado di colonnello, al comando della legione carabinieri di Palermo. Iniziòparticolari indagini per contrastare Cosa Nostra, che nel 1966 e 1967 sembra aver abbassato i toni dello scontro chesi era verificato nei primi anni 60.Nel 1968 intervenne coi suoi reparti in soccorso delle popolazioni del Belice colpite dal sisma, riportandone unamedaglia di bronzo al valor civile per la personale partecipazione "in prima linea" alle operazioni, oltre che lacittadinanza onoraria presso Gibellina e Montevago [10] .Nel 1969 riesplode in maniera evidente lo scontro interno tra le famiglie con la strage di Viale Lazio, nella qualeperse la vita il boss Michele Cavataio. Dalla Chiesa intuì la situazione che andava configurandosi, con scontriviolente per giungere al potere tra elementi mafiosi di una nuova generazione, pronti a lasciare sulla strada cadaverieccellenti.Nel 1970 svolse indagini sulla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, il quale poco prima avevacontattato il regista Francesco Rosi promettendogli materiale che lasciava intendere scottante sul caso Mattei [11] . Leindagini furono svolte con ampia collaborazione fra i Carabinieri e la Polizia, sotto la direzione di Boris Giuliano,anch'egli in seguito ucciso dalla mafia mentre iniziava ad intuire le connessioni tra Mafia e alta finanza. Nel 1971 sitrova ad indagare sulla morte del procuratore Pietro Scaglione.Il metodo nuovo di Dalla Chiesa consiste nell'utilizzo di infiltrati, in grado di fornire elementi utili per creare unamappa del potere di Cosa Nostra, arrivando a conoscere non solo gli elementi di basso livello, ma anche gliintoccabili Boss.Il risultato di queste indagini fu il dossier dei 114, nel quale si fecero per la prima volta i nomi di Gerlando Alberti e Tommaso Buscetta come elementi centrali di molti fatti di sangue, oltre che quelli di Luciano Liggio e Michele

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Greco. Gran parte dei nomi esposti nel dossier erano però sconosciuti all'opinione pubblica e alla magistratura. Comeconseguenza del dossier, scattarono decine di arresti dei boss [12] , e per coloro i quali non sussisteva la possibilitàdell'arresto scattò il confino. L'innovazione voluta però dal generale fu quella di non mandare i boss al confino nelleperiferie delle grandi città del nord Italia, ma pretese che le destinazioni fossero le isole di Linosa, Asinara eLampedusa [13] .

In Piemonte, la lotta alle Brigate RosseNel 1973 fu promosso al grado di generale di brigata, nel 1974 divenne comandante della regione militare dinord-ovest, con giurisdizione su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria [14] .Si trovò cosi a dover combattere il crescente numero di episodi di violenza portati avanti dalle Brigate Rosse, e alloro crescente radicarsi negli ambienti operai. Per fare ciò, utilizza i metodi che già aveva sperimentato in Sicilia,infiltrando alcuni uomini all'interno dei gruppi terroristici al fine di conoscere perfettamente gli schemi di potere delgruppo [15] [16] .Nell'aprile del 1974 viene rapito dalle Brigate Rosse il giudice genovese Mario Sossi, con il quale le Br volevanobarattare la liberazione di 8 detenuti della banda 22 ottobre [17] .Ad Alessandria, una rivolta dei detenuti che avevano preso degli ostaggi viene stroncata dal procuratore generale diTorino, Carlo Reviglio Della Veneria e dal generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa che ordinano unattacco militare che si conclude con l’uccisione di due detenuti, di due secondini, del medico del carcere e di unaassistente sociale.Dopo aver selezionato dieci ufficiali dell'arma, Dalla Chiesa creò nel maggio del 1974 una struttura antiterrorismodenominata Nucleo Speciale Antiterrorismo con base a Torino.Nel settembre del 1974 il Nucleo riuscì a catturare a Pinerolo Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti dispicco e fondatori delle Brigate Rosse, grazie anche alla determinante collaborazione di Silvano Girotto, detto "fratemitra" [18] .Nel febbraio del 1975 Curcio riesce ad evadere dal carcere di Casale Monferrato, grazie ad un intervento deicompagni brigatisti capeggiati dalla moglie dello stesso Curcio, Margherita Cagol [19] .Sempre nel 1975, i Carabinieri intervennero nel rapimento di Vittorio Gancia, uccidendo nel conflitto a fuocoMargherita Cagol.Nel 1976 venne sciolto il Nucleo Antiterrorismo a seguito delle critiche ricevute per i metodi utilizzatinell'infiltrazione degli agenti tra i brigatisti e sulla tempistica dell'arresti di Curcio e Franceschini [20] .Nel 1977 fu nominato Coordinatore del Servizio di Sicurezza degli Istituti di Prevenzione e Pena, e passato generaledi divisione, ottenne in seguito (9 agosto 1978) poteri speciali per diretta determinazione governativa e fu nominatoCoordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta contro il terrorismo, sorta di repartooperativo speciale alle dirette dipendenze del ministro dell'interno Virginio Rognoni, creato con particolareriferimento alla lotta alle Brigate rosse ed alla ricerca degli assassini di Aldo Moro [21] .La concessione di poteri speciali a Dalla Chiesa fu veduta da taluni come pericolosa o impropria (le sinistre estremela catalogarono come "atto di repressione").Dopo la morte di Aldo Moro, Dalla Chiesa decise di stringere il cerchio intorno ai vertici delle Brigate Rosse.Nel frattempo, nel febbraio del 1978, Dalla Chiesa aveva perso la moglie Dora, stroncata in casa a Torino da uninfarto. Per il Generale fu un duro colpo che lo lasciò per qualche tempo nella disperazione, e lo costrinsesuccessivamente a dedicarsi completamente alla lotta contro i brigatisti [22] [23] .In una perquisizione successiva a due arresti ( Lauro Azzolini e Nadia Mantovani) in via Monte Nevoso a Milano,vengono ritrovate alcune carte riguardanti Aldo Moro, tra cui un presunto memoriale dello stesso Moro [24] .

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Nel 1979 viene trasferito nuovamente a Milano per comandare la prestigiosa Divisione Pastrengo sino al dicembre1981.Particolarmente importanti, furono i successi contro le Brigate Rosse ottenuti a seguito della sanguinosa irruzione divia Fracchia, e l'arresto di Patrizio Peci [25] (che con le sue rivelazioni contribuì a sconfiggere le Br [26] ) e RoccoMicaletto.Nel 1982 viene promosso Vice Comandante Generale dell'Arma, la massima carica per un Carabiniere [27] .

Il ritorno in Sicilia per combattere Cosa NostraNel 1982 viene nominato prefetto di Palermo, nel tentativo di ottenere contro Cosa Nostra gli stessi risultati brillantiottenuti contro le Brigate Rosse. Dalla Chiesa inizialmente si dimostrò perplesso da tale nomina, ma venne convintodal ministro Virginio Rognoni, che gli promise poteri fuori dall'ordinario per contrastare la guerra tra le cosche cheinsanguinava l'isola.Il 12 luglio nella cappella del castello di Ivano Faceno, in provincia di Trento, sposò in seconde nozze EmanuelaSetti Carraro.A Palermo, dove arrivò ufficialmente nel maggio del 1982, lamentò più volte la carenza di sostegno da parte dellostato (emblematica la sua amara frase: "Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto diForlì".In una intervista rilasciata a Giorgio Bocca, il Generale dichiarò ancora una volta la carenza di sostegno e di mezzi,necessari per la lotta alla mafia, che nei suoi piani doveva essere combattuta strada per strada, rendendo palese lamassiccia presenza di forze dell'ordine alla criminalità [28] .Comincia ad ottenere i primi successi investigativi, con i carabinieri che irrompono durante un blitz e arrestano 10boss corleonesi, e successivamente scoprono e smantellano una raffineria di eroina.Nel giugno del 1982 riesce a sviluppare, come già aveva fatto in passato, una sorta di mappa dei boss della nuovaMafia, che chiama rapporto dei 162. Poi inizia una lunga serie di arresti, di indagini, anche in collaborazione con laGuardia di Finanza, che hanno come obbiettivo quello di appurare eventuali collusioni tra politica e Cosa Nostra [29]

.Per la prima volta, con una telefonata fatta ai carabinieri di Palermo a fine agosto, Cosa Nostra sembrò annunciarel'attentato al Generale, dichiarando che dopo gli ultimi omicidi di mafia l'operazione Carlo Alberto è quasi conclusa,dico quasi conclusa [30] [31] .

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La morte

« Qui è morta la speranza dei palermitani onesti. »

(Scritta affissa il giorno seguente in prossimità del luogo dell'attentato [32] )

La scena dell'omicidio dei coniugi Dalla Chiesa il 3 settembre 1982

Alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982, laA112 bianca sulla quale viaggiava ilprefetto, guidata dalla moglie EmanuelaSetti Carraro, fu affiancata, in via IsidoroCarini, a Palermo, da una BMW dalla qualepartirono alcune raffiche di KalashnikovAK-47 che uccisero il prefetto e la giovanemoglie [33] .

Nello stesso momento l'auto con a bordol'autista e agente di scorta, Domenico Russo,che seguiva la vettura del prefetto, venivaaffiancata da una motocicletta dalla qualepartì un'altra raffica che uccise Russo.Per l'omicidio di Dalla Chiesa, della Setti Carraro e di Domenico Russo sono stati condannati all'ergastolo comemandanti i vertici Cosa Nostra, nelle persone di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò,Bernardo Brusca e Nenè Geraci [34] .

Nel 2002, sono stati condannati in primo grado quali esecutori materiali dell'attentato, Vincenzo Galatolo e AntoninoMadonia entrambi all'ergastolo, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci a 14 anni di reclusione ciascuno [35] [36]

.

I funerali di Dalla Chiesa. Riconoscibili in prima fila: il presidentedella Repubblica Sandro Pertini e Giovanni Spadolini a quel tempo

ministro della difesa

I Funerali e la reazione dell'opinionepubblica

Il giorno dei suoi funerali, che si tennero in SanDomenico, una grande folla protestò contro le presenzepolitiche accusandole di averlo lasciato solo. Vi furonoattimi di tensione tra la folla e le autorità, sottoposte alanci di monetine e insulti al limite dell'aggressionefisica. Solo il Presidente della RepubblicaSandroPertini venne risparmiato dalla contestazione [37] .

La figlia Rita pretese che fossero immediatamente toltedi mezzo le corone di fiori inviate dalla RegioneSiciliana, e volle che sul feretro del padre fosserodeposti il tricolore, la sciabola e il cappello della sua

divisa da Generale [38] .

Dell'omelia del cardinale Pappalardo, fecero il giro dei telegiornali le seguenti parole (citazione di un passo di TitoLivio), che furono liberatorie per la folla accorsa,[39] mentre causarono imbarazzo tra le file delle autorità (il figlioNando le definisce "una frustata per tutti"):

« Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici [..] e questa volta non è Sagunto, maPalermo [40]  »

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Dalla Chiesa fu insignito di medaglia d'oro al valore civile alla memoria.Il 5 settembre al quotidiano La Sicilia arrivò un'altra telefonata anonima, che annunciò : "L'operazione Carlo Albertoè conclusa" [41] .

Dalla Chiesa e il caso MoroDopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, in seguito al ritrovamento di un borsello sopra un pulman, icarabinieri di Dalla Chiesa riuscirono ad individuare un covo delle Brigate appartenente alla colonna Walter Alasia,situato a Milano in Via Monte Nevoso. Ne scaturirono 9 arresti e una serie di perquisizioni, nella quale furonorinvenuti alcuni documenti riguardanti il rapimento di Moro ed un memoriale dello stesso [42] . Nel 1990, durantealcuni lavori, furono rinvenuti nell'appartamento di via Monte Nevoso, altri documenti riguardanti Moro nascosti inun doppio fondo di una parete.Seguirono alcune polemiche sulle circostanze in cui nel 1978 i carabinieri operarono l'inchiesta e condussero leperquisizioni.Il memoriale di Moro, sarebbe stato consegnato da Dalla Chiesa a Giulio Andreotti, a causa delle informazionicontenute al suo interno. Secondo la madre di Emanuela Setti Carraro, la figlia le avrebbe confidato che il Generalenon consegnò tutte le carte rinvenute ad Andreotti, e che nelle stesse fossero indicati segreti estrememante gravi [43] .Il giornalista Mino Pecorelli, amico di Dalla Chiesa, che aveva dichiarato che di memoriali ne erano stati rinvenutidiversi, e che le rivelazioni contenute all'interno fossero collegate alle responsabilità politiche del sequestro Moro [44]

, fu ucciso pochi giorni dopo aver dichiarato di voler pubblicare integralmente uno degli stessi sulla sua rivista Op[45] . Secondo la sorella del giornalista, Dalla Chiesa aveva incontrato Pecorelli pochi giorni prima che venisseucciso, ed il Generale aveva confidato al giornalista alcune importanti informazioni sul caso Moro [46] ,consegnandoli documenti riguardanti il ruolo di Giulio Andreotti [47] [48] .Nel 2000 un consulente della Commissione Parlamentare d'inchiesta, affermò che a suo giudizio, i carabinieriavessero falsificato la realtà, omettendo di descrivere le modalità di ritrovamento del borsello, impiegando troppotempo ad effettuare il blitz ( il borsello fu ritrovato a fine agosto, il blitz venne fatto ad ottobre ) e ipotizzando che laperdita del borsello da parte di Walter Azzolini non fosse stata casuale, ma un'azione che potrebbe far nasceresospetti sul suo reale ruolo in seno alle Brigate Rosse.Tali affermazioni hanno suscitato la reazione di Nando Dalla Chiesa e dei magistrati Pomarici e Spataro, in difesadei carabinieri che condussero l'indagine, la cui unica lacuna fu non individuare il doppio fondo nel muro [49] .

Onorificenze [50]

Medaglia d'oro al valor civile

«Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, dellacriminalità organizzata, assumeva anche l'incarico, come Prefetto della Repubblica, di

respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose, costituenti una gravissima minacciaper il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con ilproprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell'odioimplacabile e della violenza di quanti voleva combattere.»— Palermo, 3 settembre 1982

Medaglia d'argento al Valor Militare

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«Durante nove mesi di lotta contro il banditismo in Sicilia cui partecipava volontario, dirigeva complesse indagini ecapeggiava rischiosi servizi, riuscendo dopo lunga, intensa ed estenuante azione a scompaginare ed a debellarenumerosi agguerriti nuclei di malfattori responsabili di gravissimi delitti. Successivamente, scovati i rifugi dei piùpericolosi, col concorso di pochi dipendenti, riusciva con azione rischiosa e decisa a catturarne alcuni e ad uccidernealtri in violento conflitto a fuoco nel corso del quale offriva costante esempio di coraggio.»— Sicilia Occidentale, settembre 1949 - giugno 1950

Medaglia di bronzo al Valor Civile

«Comandante di Legione territoriale accorreva, in occasione di un disastroso movimentosismico, nei centri maggiormente colpiti, prodigandosi per avviare, dirigere e coordinare le

complesse e rischiose operazioni di soccorso alle popolazioni. Malgrado ulteriori scosse telluriche, persisteva nellapropria infaticabile opera, offrendo nobile esempio di elevate virtù civiche e di attaccamento al dovere.»— Sicilia Occidentale, gennaio 1968

Grande ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana — 2 giugno 1980

Grande Ufficiale dell'Ordine Militare d'Italia — 17 maggio 1983

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia

Croce al merito di guerra (2 volte)

Medaglia di benemerenza per i Volontari della Guerra 1940–43

Distintivo di Volontario della Libertà

Medaglia commemorativa della guerra 1940 – 43

Medaglia commemorativa della guerra 1943 – 45

Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare

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Medaglia al merito di lungo comando nell'esercito (20 anni)

Croce d'oro per anzianità di servizio (40 anni)

Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta

Cavaliere dell'Ordine al Merito Melitense (classe militare)

Cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Distintivo di Osservatore d'Aeroplano

Avanzamento per merito di guerra

Libri

• Il Generale Dalla Chiesa-La storia di un uomo amato dalla gente,odiato dalla mafia e morto perl'Italia. di Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos (1982)

• Morte di un generale: l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, la mafia, la droga, il potere politico. di PinoArlacchi - Mondadori (1982)

• Delitto imperfetto: il generale, la mafia, la società italiana. di Nando Dalla Chiesa - Editori Riuniti (1984)• Storia dei Carabinieri: imprese, battaglie, uomini e protagonisti : i due secoli della benemerita al servizio della

gente. di Francesco Grisi - Piemme (1996)• La strategia vincente del generale Dalla Chiesa contro le Brigate rosse e la mafia. di Gianremo Armeni -

Edizioni Associate (2003)

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Cinema• Cento giorni a Palermo, regia di Giuseppe Ferrara (1984)

Televisione• Il generale Dalla Chiesa - miniserie tv trasmessa su Canale 5 (2007) [51]

• Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa - La storia siamo noi trasmessa su Rai3

Voci correlate• Carabinieri• Mafia• Terrorismo• Anni di piombo• Strage di via Carini• Irruzione di via Fracchia• Nando Dalla Chiesa• Rita Dalla Chiesa

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Carlo Alberto Dalla Chiesa

Collegamenti esterni• Carlo Alberto dalla Chiesa sul sito dei Carabinieri [52]

• La Storia Siamo Noi, puntata dedicata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa [53], puntata integrale video, schedae filmati

• L'ultima intervista di Dalla Chiesa [54], rilasciata a Giorgio Bocca (10 agosto 1982).

Note[1] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[2] Scheda Carlo Alberto Dalla Chiesa (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+ tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Dal sito

dell'Arma dei carabinieri[3] Il generale Dalla Chiesa - Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos 1982[4] Il generale Dalla Chiesa - Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos 1982[5] Scheda Carlo Alberto Dalla Chiesa (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+ tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Dal sito

dell'Arma dei carabinieri[6] «Io, Carlo Alberto Dalla Chiesa, e la lezione ignorata di mio nonno» (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2002/ settembre/ 02/

Carlo_Alberto_Dalla_Chiesa_lezione_co_0_0209024905. shtml) Corriere della Sera - 2 settembre 2002[7] XX Anniversario della morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (http:/ / www. difesa. it/ Ministro/ Compiti+ e+ Attivita/ dettaglio+

interventi. htm?DetailID=199) Ministero della Difesa[8] L'ANALISI LA FINE DI UN'ERA. (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1040685) La

Stampa - 16 gennaio 1993[9] Il generale Dalla Chiesa - Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos 1982[10] Scheda del Generale Dalla Chiesa (http:/ / www. ansa. it/ legalita/ static/ bio/ dallachiesa. shtml) Dal sito Ansa.it[11] Palermo ricorda il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a 25 anni dalla morte (http:/ / www. ilsole24ore. com/ art/ SoleOnLine4/ Attualita ed

Esteri/ Attualita/ 2007/ 09/ dallachiesa-Palermo-ricorda. shtml?uuid=f8533f28-59fb-11dc-ae36-00000e25108c& DocRulesView=Libero)[12] XX Anniversario della morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (http:/ / www. difesa. it/ Ministro/ Compiti+ e+ Attivita/ dettaglio+

interventi. htm?DetailID=199) Ministero della Difesa[13] Il generale Dalla Chiesa - Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos 1982

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[14] XX Anniversario della morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (http:/ / www. difesa. it/ Ministro/ Compiti+ e+ Attivita/ dettaglio+interventi. htm?DetailID=199) Ministero della Difesa

[15] quando uccisero dalla chiesa (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/ 10/ 24/ quando-uccisero-dalla-chiesa.html) La Repubblica - 24 ottobre 2008

[16] Dalla Chiesa, nemico invisibile che mise in ginocchio le Br (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2002/ 09/ 03/dalla-chiesa-nemico-invisibile-che-mise-in. html) La Repubblica - 3 settembre 2002

[17] 'Qui Radio Gap...' la banda 22 Ottobre, un romanzo criminale (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/ 09/ 13/qui-radio-gap-la-banda-22-ottobre. html) La Repubblica - 13 settembre 2008

[18] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.aspx?id=367)

[19] 1976, finisce a Porta Ticinese la fuga del br Renato Curcio (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2008/ dicembre/ 03/1976_finisce_Porta_Ticinese_fuga_co_7_081203033. shtml) Corriere della Sera - 3 dicembre 2008

[20] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.aspx?id=367)

[21] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.aspx?id=367)

[22] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.aspx?id=367)

[23] Il generale Dalla Chiesa - Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos 1982[24] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[25] TORNA IN LIBERTA' PATRIZIO PECI IL CAPOSTIPITE DEI PENTITI BR (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1986/ 03/ 01/ torna-in-liberta-patrizio-peci-il-capostipite. html) La Repubblica - 1 marzo 1986[26] A caccia del "fantasma" Patrizio Peci il compagno che uccise le Brigate Rosse (http:/ / www. ilgiornale. it/ interni/

a_caccia_fantasma_patrizio_peci_il_compagno_che_uccise_brigate_rosse/ 19-10-2008/ articolo-id=299145-page=0-comments=1) Il Giornale- 19 ottobre 2008

[27] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.aspx?id=367)

[28] Intervista del Generale a Giorgio Bocca (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ cms/ upload/ 66. pdf) La Repubblica - 10 agosto 1982[29] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[30] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[31] Dalla Chiesa vent'anni dopo Palermo ricorda il generale (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ dallachiesa/ dallachiesa/ dallachiesa.

html) La Repubblica - 2 settembre 2002[32] [[repubblica/1985/02/07/dalla-chiesa-rilancia-la-sfida-degli-onesti.html DALLA CHIESA RILANCIA LA 'SFIDA DEGLI ONESTI' (http:/ /

ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ ) La Repubblica - 7 febbraio 1985[33] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[34] Delitto Dalla Chiesa: ottavo ergastolo a Riina (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1995/ marzo/ 18/

Delitto_Dalla_Chiesa_ottavo_ergastolo_co_0_95031816119. shtml) Corriere della Sera - 18 marzo 1995[35] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[36] Palermo, delitto Dalla Chiesa Due ergastoli dopo 20 anni (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2002/ marzo/ 23/

Palermo_delitto_Dalla_Chiesa_Due_co_0_02032311291. shtml) Corriere della Sera - 23 marzo 2002[37] GEN. C.A. CARLO ALBERTO DALLA CHIESA - NOTA BIOGRAFICA (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+

tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Sito dell'Arma dei Carabinieri[38] La Dalla Chiesa si confessa al nuovo "Sorrisi e Canzoni" (http:/ / www. lastampa. it/ redazione/ cmsSezioni/ spettacoli/ 200709articoli/

25370girata. asp) La Stampa - 3 settembre 2007[39] Pappalardo, quel grido in cattedrale - l'Unità, 11 dicembre 2006[40] Palermo, è morto il cardinale Pappalardo simbolo della lotta contro la mafia (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ 12/ sezioni/ cronaca/

morto-pappalardo/ morto-pappalardo/ morto-pappalardo. html) La Repubblica.it - 10 dicembre 2006[41] GEN. C.A. CARLO ALBERTO DALLA CHIESA - NOTA BIOGRAFICA (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+

tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Sito dell'Arma dei Carabinieri[42] "Caso Moro, troppe falsità Dalla Chiesa non fu sleale" (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2000/ marzo/ 16/

Caso_Moro_troppe_falsita_Dalla_co_0_0003169148. shtml) Corriere della Sera - 16 marzo 2000[43] Video e descrizioni sulla storia di Dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)

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[44] intreccio Pecorelli Moro, gia' da un anno s' indaga (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1993/ aprile/ 15/intreccio_Pecorelli_Moro_gia_anno_co_0_930415968. shtml) Corriere della Sera - 15 aprile 1993

[45] I giudici:"Il delitto Pecorelli nell'interesse di Andreotti" (http:/ / www. repubblica. it/ online/ politica/ propeco/ motivazioni/ motivazioni.html?ref=search) La Repubblica - 13 febbraio 2003

[46] ' E ANDREOTTI DISSE: FERMATE PECORELLI' (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1993/ 06/ 11/andreotti-disse-fermate-pecorelli. html) La Repubblica - 11 giugno 1993

[47] Processo Pecorelli. Il pg di Cassazione: contro Andreotti solo congetture senza prove. Il senatore va assolto (http:/ / www. rainews24. rai. it/it/ news. php?newsid=42857) RaiNews24.it

[48] PECORELLI, VIA AL PROCESSO ANDREOTTI: ' IO CI SARO' (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1996/04/ 11/ pecorelli-via-al-processo-andreotti-io. html) La Repubblica - 11 aprile 1996

[49] "Caso Moro, troppe falsità Dalla Chiesa non fu sleale" (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2000/ marzo/ 16/Caso_Moro_troppe_falsita_Dalla_co_0_0003169148. shtml) Corriere della Sera - 16 marzo 2000

[50] foto dove sono visibili le onorificenze (http:/ / img222. imageshack. us/ img222/ 2886/ gen0717ak1. jpg)[51] «Dalla Chiesa abbandonato nella battaglia» (http:/ / ricerca. gelocal. it/ ilcentro/ archivio/ ilcentro/ 2007/ 09/ 10/ CT2PO_CT209. html) Il

Centro - 10 settembre 2007[52] http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+ tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm[53] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=367[54] http:/ / www. wuz. it/ articolo/ 704/ intervista-bocca-dalla-chiesa. html

Mario D'AleoMario D'Aleo (Roma, 1954 – Palermo, 13 giugno 1983) è stato un carabiniere italiano.[1]

BiografiaCapitano dei carabinieri, insieme ad altri 2 colleghi, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici, venne ucciso da CosaNostra [2] in un attentato a Palermo il 13 giugno 1983 in via Cristoforo Scobar, da un commando composto da trepersone che colpirono i militari mentre si trovavano a bordo dello loro auto di servizio [3] .D'Aleo aveva preso il posto di Emanuele Basile, anch'esso ucciso in un agguato di Mafia.Dopo la sua morte gli è stata conferita la Medaglia d'oro al valor civile [4]

Voci correlate• Cosa Nostra• Totò Riina

Collegamenti esterni• sentenza del tribunale di Palermo [5]

Note[1] Dal sito chieracostui.com (http:/ / www. chieracostui. com/ costui/ docs/ search/ schedaoltre. asp?ID=3187)[2] Da La Repubblica del 12-06-1984 (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1984/ 12/ 06/ delitto-aleo-23-incriminati.

html)[3] Da La Repubblica del 13-06-2008 (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/ 06/ 13/

il-valore-eroismo-del-capitano. html)[4] Dal sito Carabinieri.it (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Editoria/ Rassegna+ Arma/ 2008/ 3/ Vita+ della+ Scuola/ 06_Vita+ della+

Scuola. htm)[5] http:/ / www. giuseppebommarito. it/ wp-content/ stralcio_sentenza_daleo_bommarito_-morici. pdf

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Giuseppe Montana 41

Giuseppe MontanaGiuseppe Montana, meglio conosciuto come Beppe Montana (Agrigento, 1951 – Palermo, 28 luglio 1985), è statoun poliziotto italiano commissario della squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia.

BiografiaDal giorno della sua uccisione iniziò un'estate che vide la città di Palermo immersa nel sangue delle vittime dellamafia: in soli dieci giorni vennero assassinati tre investigatori della squadra mobile di Palermo, particolarmenteesposta proprio perché molto efficiente.Nato ad Aquila nel 1951, si trasferì poi a Catania dove crebbe. Ottenne la laurea in Giurisprudenza esuccessivamente vinse il concorso per entrare nella Polizia.Entrò a far parte della squadra mobile di Palermo e, nell'estate del 1985, il giorno prima di entrare in ferie, venneucciso a colpi di pistola da un killer mentre era con la fidanzata nei pressi del porto dove era sito il suo motoscafo.Importante la sua collaborazione con il giudice Rocco Chinnici non solo nella "sfida" con Cosa Nostra, ma anche peril contributo all'educazione dei giovani (era dirigente del Sap ed era stato l'ideatore ed il principale animatore delcomitato in memoria di Calogero Zucchetto), in materia di legalità.

Antonino Cassarà

Antonino Cassarà

Antonino Cassarà, detto Ninni (Palermo, 1948 – Palermo, 6 agosto 1985), è stato un agente di Polizia italiano,vittima della mafia.

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Antonino Cassarà 42

BiografiaFu un Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato in forza presso la questura di Palermo e il vice dirigente dellasquadra mobile. Fu ucciso dalla mafia nel 1985, all'età di 37 anni.Nel 1982 andava in giro per Palermo insieme all'agente Calogero Zucchetto per indagare sui clan di Cosa nostra. Inquest'occasione lui e Zucchetto riconobbero i due killer latitanti Pino Greco e Mario Prestifilippo ma non riuscironoad arrestarli perché scapparono. Tra le numerose operazioni cui prese parte, molte delle quali insieme al commissarioGiuseppe Montana, la nota operazione "Pizza Connection", in collaborazione con forze di polizia degli Stati Uniti.Cassarà fu uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone e del c.d. "pool antimafia" della procura di Palermo e le sueindagini contribuirono all'istruzione del primo maxiprocesso alle cosche mafiose. Era sposato e padre di tre figli.

L'assassinioIl 6 agosto 1985, rientrando dalla questura nella sua abitazione a via Croce Rossa (al civico 41) a Palermo a bordo diun'Alfetta e scortato da 2 agenti, scese dall'auto per arrivare al portone della sua abitazione quando un gruppo dinove uomini armati di fucile AK-47, appostati sulle finestre e sui piani dell'edificio in costruzione di fronte alla suapalazzina (al civico 77), sparò sull'Alfetta. L'agente Roberto Antiochia, che era uscito dall'auto per aprire lo sportelloa Cassarà, venne violentemente colpito dagli spari e morì, e Natale Mondo restò illeso (ma sarebbe stato uccisoanch'egli il 14 gennaio 1988). Cassarà, che era stato colpito dai killer quasi contemporaneamente ad Antiochia, spiròsulle scale di casa tra le braccia della moglie Laura, accorsa in lacrime dopo aver visto l'accaduto insieme alla figliadal balcone della sua abitazione.Il 17 febbraio 1995, la terza sezione della Corte d'Assise di Palermo ha condannato all'ergastolo cinque componentidella Cupola mafiosa (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Bernardo Brusca e Francesco Madonia)come mandanti del delitto.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Con la piena consapevolezza dei pericoli cui si esponeva, nella lotta contro la feroceorganizzazione mafiosa, ispirava, conduceva e sviluppava in prima persona e con eccezionale

capacità investigativa una serie di delicate operazioni di polizia giudiziaria che portavano all'identificazione eall'arresto di numerosi fuorilegge. In un proditorio agguato teso davanti alla propria abitazione, veniva colpito daassassini armati di fucili mitragliatori, trovando tragica morte. Alto esempio di attaccamento al dovere spinto finoall'estremo sacrificio della vita.»— Palermo, 6 agosto 1985

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Antonino Agostino 43

Antonino AgostinoAntonino Agostino , chiamato da tutti Nino, (1960 – Villagrazia di Carini, 5 agosto 1989) è stato un poliziottoitaliano.

Il delittoIl 5 agosto 1989 Antonino Agostino, agente PS alla questura di Palermo, era a Villagrazia di Carini con la moglie IdaCastelluccio, sposata appena un mese prima. La sua consorte era incinta di cinque mesi di una bambina. Mentreentravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motociclettaarrivarono all'improvviso e cominciarono a sparare sui due. Agostino venne colpito varie volte dagli spari mentre laCastelluccio venne raggiunta da un solo colpo e cominciò a strisciare per terra per avvicinarsi al marito morente. Igenitori di Agostino, uditi gli spari, andarono a soccorrere il figlio e la nuora ma non c'era più niente da fare: eranomorti. Quel giorno, Agostino non portava armi addosso.

I misteri intorno all'omicidioLa notte della morte di Antonino Agostino e della moglie, alcuni ignoti "uomini dello Stato" riuscirono ad entrarenell'abitazione dei defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stavaconducendo Agostino. Ai funerali di Antonino Agostino e Ida Castelluccio, tenutisi il 10 agosto 1989, erano presentii giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo stesso Falcone disse ad un amico commissario, purepresente al funerale:

« Io a quel ragazzo gli devo la vita. »

Antonino Agostino stava indagando sul fallito attentato dell'Addaura: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scortatrovarono su una spiaggia dell'Addaura un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. In quella stessaspiaggia si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. Sicuramente Agostino aveva scopertoqualcosa di importante su quel borsone-bomba dell'Addaura e per questo è stato eliminato. Attualmente i mandanti egli esecutori dell'omicidio di Agostino e della Castelluccio sono ignoti. Vincenzo Agostino, il padre di Antonino, hagiurato di non tagliarsi più la barba finché non verrà scoperta la verità sulla morte del figlio e della nuora.

Bibliografia• Carlo Lucarelli. Antonino Agostino ed Emanuele Piazza in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte. Torino,

Einaudi, 2004. pp. 134-150. ISBN 8806176405.

Voci correlate• Vittime di Cosa Nostra

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Magistrati

Pietro Scaglione (magistrato)Pietro Scaglione (Palermo, 2 marzo 1906 – Palermo, 5 maggio 1971) è stato un magistrato italiano.Fu assassinato in via dei Cipressi a Palermo il 5 maggio 1971 mentre era a bordo di una Fiat 1300 nera insieme alsuo autista Antonio Lo Russo. Scaglione era stato da poco destinato a Procuratore Generale di Lecce. L'assassiniodel procuratore della repubblica di Palermo, Pietro Scaglione, 65 anni, si può considerare il primo omicidioeccellente compiuto in Sicilia dopo quello di Emanuele Notabartolo del 1893. Il magistrato era uscito dal cimiterodove era andato a pregare sulla tomba della moglie Concettina Abate. Furono usate le classiche tecniche didelegittimazione dell'ucciso: cioè che fosse colluso, che insabbiasse le inchieste , invece era vero tutto il contrario.Fu Tommaso Buscetta a chiarire le motivazioni dell'omicidio (Leonardo Vitale, primo pentito di mafia non fu maicreduto). Colui che decise l'omicidio fu Luciano Liggio che eseguì l'omicidio insieme a Totò Riina. Il potere mafiosoera passato in mano al gruppo dei corleonesi.

La testimonianza di Piero GrassoNel libro la Mafia Invisibile, il superprocuratore antimafia Piero Grasso (intervistato da Saverio Lodato) si occupaampiamente dell'omicidio Scaglione.Grasso racconta:

« Ero appena entrato in magistratura. Appresi la notizia mentre ero pretore a Barrafranca, in provincia di Enna.L’impressione e lo sgomento tra i colleghi fu enorme. Era il primo magistrato siciliano a cadere sotto il piombo dei mafiosi.Erano altri tempi. Ricordo che un giornale nazionale, se non erro il "Giorno" di Milano, titolò. "Sangue sulla toga". Ricordole prime campagne di delegittimazione sulla figura del magistrato. Ricordo che circolarono certe voci per gettare ombre sullasua attività: calunnie poi categoricamente smentite dalle indagini successive. Scaglione aveva sempre tenuto unatteggiamento coerente e rigoroso nei confronti di una criminalità che allora era ancora difficilmente decifrabile comemafiosa. Ovviamente, trattandosi della morte di un magistrato, indagò un’altra autorità giudiziaria Genova. Posso solo direche, all’epoca di quel delitto, Cosa Nostra era governata da quel triumvirato di cui faceva parte anche Luciano Liggio.Parecchie fonti hanno confermato che quell’esecuzione fu decisa ed eseguita personalmente da Luciano Liggio per un suoastio personale. Scaglione propose Liggio per il soggiorno obbligato, ma il boss riuscì a scappare in tempo da una clinica diRoma dove era ricoverato, rendendosi latitante. Il procuratore a quel punto riuscì a spedire al confino, sia pure perbrevissimo tempo, una delle sorelle del boss. La sorella nubile che non era mai uscita da Corleone in vita sua... Liggioebbe buon gioco a dipingere il suo nemico come un persecutore che, non potendo colpire lui, si era accanito contro unagiovane donna innocente. La mattina dell’agguato, come ogni giorno, Scaglione si recava al cimitero dei Cappuccini nelcentro della vecchia Palermo, per deporre un mazzo di fiori sulla tomba della moglie, accompagnato da Lo Russo, un agentedi custodia. L’auto dei killer tagliò loro la strada. La guidava Pino Greco "Scarpuzzedda", della famiglia di Santa Maria diGesù. A bordo c’era anche un uomo d’onore di Porta Nuova, territorio in cui veniva commesso il delitto. E secondotantissime ricostruzioni, anche Luciano Liggio che avrebbe addirittura sparato a Scaglione. Liggio, dal canto suo, fin quandorimase in vita, si difese dicendo che la tubercolosi ossea non gli avrebbe permesso una simile performance. Ma le malattiedei mafiosi molto spesso sono un alibi »

(in Lodato-Grasso, La mafia invisibile. La nuova strategia di Cosa Nostra. Milano, Mondadori 2001, p. 91 ss.).

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Cesare Terranova 45

Cesare TerranovaCesare Terranova (Palermo, 15 agosto 1921 – Palermo, 25 settembre 1979) è stato un magistrato e parlamentareitaliano.Magistrato italiano, capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, era già stato procuratore d'accusa alprocesso contro la mafia corleonese tenutosi nel 1969 a Bari, ove però quasi tutti gli imputati furono assolti. Fuprocuratore della Repubblica a Marsala fino al 1973 dove si occupò del "mostro" Michele Vinci. Si distinse per averprocessato e condannato all'ergastolo, nel 1974, la "Primula rossa" di Corleone, Luciano Liggio (già assolto alprocesso di Bari).Fu deputato alla Camera, nella lista del PCI, come indipendente di sinistra, dal 1976 al 1979, e fu membro dellaCommissione parlamentare Antimafia. Dopo l'esperienza parlamentare, tornò in magistratura per essere nominatocapo dell'Ufficio Istruzione di Palermo.

L'assassinioIl 25 settembre del 1979 verso le ore 8,30 del mattino, una Fiat 131 di scorta arrivò sotto casa del giudice a Palermoper portarlo a lavoro. Cesare Terranova si mise alla guida della vettura mentre accanto a lui sedeva il maresciallo diPubblica Sicurezza Lenin Mancuso, l'unico uomo della sua scorta che lo seguiva da vent'anni come un angelocustode. L'auto imboccò una strada secondaria trovandola inaspettatamente chiusa da una transenna di lavori incorso. Il giudice Terranova non fece in tempo a intuire il pericolo. In quell'istante da un angolo sbucarono alcunikiller che aprirono ripetutamente il fuoco con una carabina Winchester e delle pistole contro la Fiat 131. CesareTerranova istintivamente ingranò la retromarcia nel disperato tentativo di sottrarsi a quella tempesta di piombomentre il maresciallo Mancuso, in un estremo tentativo di reazione, impugnò la Beretta di ordinanza per cercare disparare contro i sicari, ma entrambi furono raggiunti dai proiettili in varie parti del corpo. Al giudice Terranova ikiller riservarono anche il colpo di grazia, sparandogli a bruciapelo alla nuca. La sua fedele guardia del corpo, LeninMancuso, morì poche ore dopo di agonia in ospedale.

Voci correlate• Piersanti Mattarella• Paolo Borsellino• Lenin Mancuso• Carmine Mancuso

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Gaetano Costa 46

Gaetano Costa

Gaetano Costa

Gaetano Costa (Caltanissetta, 1916 – Palermo, 6 agosto 1980) è stato un magistrato italiano ucciso dalla mafia.Procuratore Capo di Palermo all'inizio degli anni ottanta. Fu assassinato dalla mafia la mattina del 6 agosto 1980,mentre sfogliava dei libri su una bancarella, sita in un marciapiede di via Cavour a Palermo, a due passi da casa sua,freddato da tre colpi di pistola sparatigli alle spalle da due killer in moto. Causa di quella spietata esecuzione, il fattoche egli avesse firmato personalmente dei mandati di cattura nei confronti del boss Rosario Spatola ed alcuni deisuoi uomini che altri suoi colleghi si erano rifiutato di firmare. Il delitto venne sicuramente ordinato dal clan mafiosocapeggiato da Salvatore Inzerillo.

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Giangiacomo Ciaccio Montalto 47

Giangiacomo Ciaccio MontaltoGiangiacomo Ciaccio Montalto (Milano, 20 ottobre 1941 – Valderice, 25 gennaio 1983) è stato un magistratoitaliano, ucciso dalla mafia.

BiografiaIn Magistratura dal 1970, era Sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, dove era arrivato nel 1971.Negli anni '70 era stato pubblico ministero nel processo contro Michele Vinci, il cosiddetto "mostro di Marsala", cheaveva rapito, gettato in un pozzo e lasciato morire, tre bambine, tra cui una nipote.Aveva svolto le indagini sui clan trapanesi dediti al traffico di droga, al commercio di armi, alla sofisticazione divini, alle frodi comunitarie e agli appalti per la ricostruzione del Belice, e sui collegamenti tra mafia trapanese e Cosanostra americana.Fu ucciso mentre rientrava a casa a Valderice, privo di scorta e di auto blindata, nonostante le minacce ricevute.Aveva quarant’anni e lasciava la moglie e tre figlie. Entro poche settimane, si sarebbe dovuto trasferire, su suarichiesta, in Toscana. Dell'omicidio fu accusato il boss trapanese Totò Minore, che all'epoca risultava latitante, cheperò, e si accertò solo nel 1998, era stato eliminato l'anno prima dai corleonesi. La mafia ritenne che in Toscana, ilmagistrato che bene conosceva uomini e cose di Cosa nostra, potesse interferire con gli interessi che in quellaregione stava sviluppando il fratello di Totò Riina.

Bibliografia• Carlo Lucarelli, Trapani, coppole e colletti bianchi in Storie di bande criminali, di mafie e di persone oneste, 1a

ed. Einaudi, 2008. pp. 332-395 ISBN 978-88-06-19502-1

Voci correlate• Vittime di Cosa Nostra• Carlo Palermo

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Bruno Caccia 48

Bruno CacciaBruno Caccia (Cuneo, 16 novembre 1917 – Torino, 26 giugno 1983) è stato un magistrato italiano, vittima della'Ndrangheta.

L'attività da magistratoIniziò la sua carriera in magistratura nel 1941 nel Palazzo di giustizia torinese. Nel capoluogo piemontese ci rimasesino al 1964 ricoprendo la carica di Sostituto Procuratore, per poi passare ad Aosta come Procuratore dellaRepubblica. Nel 1967 Caccia ritornò nelle aule torinesi con l’incarico di sostituto Procuratore della Repubblica.Nominato nel 1980 Procuratore della Repubblica di Torino, si occupò di indagare sulle violenze ed i pestaggi cheall'epoca puntualmente si verificavano in occasione di ogni sciopero. Come ricorda l'allora suo collega MarcelloMaddalena: "Fu, nel settore, il primo segno di presenza dello Stato dopo anni di non indolore assenza".Successivamente, avviò delle indagini sui terroristi delle Brigate Rosse e sui traffici della 'Ndrangheta in Piemonte,indagini che furono così incisive da condannarlo a morte.

La morteIl 26 giugno 1983, Bruno Caccia si recò fuori città e tornò a Torino soltanto nella sera. Essendo una domenica,decise di lasciare a riposo la propria scorta, decisione che facilitò il compito ai sicari 'ndranghetisti. Verso le 23,30,mentre portava da solo a passeggio il proprio cane, Bruno Caccia venne affiancato da una macchina con due uominia bordo. Questi, senza scendere dall'auto, spararono 14 colpi e, per essere certi della morte del magistrato, lo finironocon 3 colpi di grazia.

Le indaginiSui mandanti dell'omicidio, subito le indagini presero la via delle Brigate Rosse: erano gli anni di piombo e per dipiù le indagini di Bruno Caccia riguardavano in presa diretta molti brigatisti. Il giorno seguente, le Brigate Rosserivendicarono l'omicidio, ma presto si scoprì che la rivendicazione risultava essere falsa. Inoltre nessuno deibrigatisti in carcere rivelò che fosse mai stato pianificato l'omicidio del magistrato cuneese. Le indagini puntaronoallora l'attenzione sui neofascisti del NAR, ma anche questa pista si rivelò ben presto infondata. L'imbeccata giustaarrivò da un mafioso in galera, Francesco Miano, boss della cosca catanese che si era insediata a Torino. Grazieall'intermediazione dei servizi segreti, Miano decise di collaborare per risolvere il caso e raccolse le confidenzedell'ndranghetista Domenico Belfiore, uno dei capi dell'ndrangheta a Torino e anch'egli in galera. Belfiore ammiseche era stata l'ndrangheta ad uccidere Bruno Caccia e il motivo principale fu che "con il procuratore Caccia non ci sipoteva parlare", come disse lo stesso Belfiore. In aggiunta, va detto che l'ndrangheta ha da sempre controllato, inPiemonte, molti ristoranti, imprese edili, bar e addirittura era arrivata a mettere le mani sul bar del Palazzo diGiustizia dove Bruno Caccia lavorava. Le indagini del magistrato cuneese si rivelarono troppo incisive e troppodannose per la sopravvivenza dell'ndrangheta in Piemonte, tanto da spingere i Belfiore a ordinare l'uccisione delmagistrato.Come mandante dell'omicidio, nel 1993 Domenico Belfiore venne condannato all'ergastolo.La memoria di Bruno Caccia, al pari di quella di Antonino Scopelliti, è stata largamente e vergognosamenteabbandonata, specialmente nella terra dove egli nacque e morì tragicamente. In pochi infatti ricordano tutt'oggi il suosacrificio e questo a causa della poca sensibilità che il nord ha riservato al tema della mafia. Nonostante di recente lamagistratura di Torino abbia avviato delle indagini su presunte infiltrazioni 'ndranghetiste in diverse amministrazionipubbliche, la lotta all'ndrangheta in Piemonte da parte dei cittadini è ancora lontana dal suo nascere.

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Bruno Caccia 49

La memoriaA Bruno Caccia sono stati intitolati il Palazzo di Giustizia di Torino "Bruno Caccia" nonché un cascinale a SanSebastiano da Po(TO), Cascina Bruno e Carla Caccia, quest'ultimo sequestrato proprio alla famiglia Belfiore, piùprecisamente a Salvatore Belfiore, fratello di Domenico, grazie alla legge 109/96.È stato inoltre dedicato da Giulio Cavalli un monologo, intitolato "Il sorriso di Bruno Caccia",un "testo scritto erecitato per"[1] l'evento di chiusura del festival "Libera Quanto Basta Per", svoltosi proprio a Cascina Caccia edeseguito il 17 Maggio 2009.

Voci correlate• Vittime della mafia• Vittime della 'Ndrangheta• Ammazzateci tutti• Libera

Collegamenti esterni• Blu Notte "La mafia al nord" [2]

• La Storia siamo Noi "Il caso Bruno Caccia" [3]

• Giulio Cavalli "Il sorriso di Bruno Caccia" (Testo) [4]

• Giulio Cavalli "Il sorriso di Bruno Caccia" (Video) [5]

• Cascina Bruno e Carla Caccia [6]

Note[1] Giulio Cavalli "Il sorriso di Bruno Caccia" (Testo) (http:/ / www. giuliocavalli. net/ diario/ 2009/ 05/ 25/ bruno-caccia/ )[2] http:/ / www. blunotte. rai. it/ category/ 0,1067207,1067065-1079704,00. html[3] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=668[4] http:/ / www. giuliocavalli. net/ diario/ 2009/ 05/ 25/ bruno-caccia/[5] http:/ / www. youtube. com/ watch?v=Iono-0fKQkE[6] http:/ / cascinacaccia. liberapiemonte. it/

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Rocco Chinnici 50

Rocco ChinniciRocco Chinnici (Misilmeri, 19 gennaio 1925 – Palermo, 29 luglio 1983) è stato un magistrato italiano, assassinatodalla mafia

Rocco Chinnici

.

Biografia

Dopo la maturità conseguita nel 1943 presso il Liceo Classico "Umberto" a Palermo, siè iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, si è laureato il 10 luglio 1947.

È entrato in Magistratura nel 1952 con destinazione al Tribunale di Trapani. Poi è statopretore a Partanna per dodici anni, dal 1954. Nel maggio del 1966 è stato trasferito aPalermo, presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale, come giudice istruttore.

Nel novembre 1979, già magistrato di Cassazione, è stato promosso ConsigliereIstruttore presso il Tribunale di Palermo.

«Un mio orgoglio particolare» - ha rivelato Chinnici - «è una dichiarazione degli americani secondo cui l'UfficioIstruzione di Palermo è un centro pilota della lotta antimafia, un esempio per le altre Magistrature d'Italia. IMagistrati dell'Ufficio Istruzione sono un gruppo compatto, attivo e battagliero». Il primo grande processo allamafia, il cosiddetto maxi processo di Palermo, è il risultato del lavoro istruttorio svolto da Chinnici, tra l'altroconsiderato il padre del Pool antimafia, che compose chiamando accanto a sé magistrati come Giovanni Falcone,Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello.Chinnici partecipò, quale relatore, a molti congressi e convegni giuridici e socio-culturali e credeva nelcoinvolgimento dei giovani nella lotta contro la mafia. È stato il primo magistrato a recarsi nelle scuole per parlareagli studenti della mafia e dei pericoli della droga.«Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi» - diceva - «fa parte dei doveridi un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai».In una delle sue ultime interviste, Chinnici ha detto:«La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con lascorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agliuomini della mia scorta. Per un Magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Maquesto non impedisce né a me né agli altri giudici di continuare a lavorare».Rocco Chinnici è stato ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione invia Pipitone Federico a Palermo, all'età di cinquantotto anni. Ad azionare il detonatore che provocò l'esplosione fu ilkiller mafioso Pino Greco. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall'esplosione: ilmaresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato,e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico Stefano Li Sacchi.

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Rocco Chinnici 51

InfluenzeIn suo onore dal 1985 è stato istituito il Premio Rocco Chinnici. Tra i vincitori: Valentino Picone[1] , MicheleGuardì[1] , Giuseppe Tornatore[1] , Fortunato Di Noto [2] , Marco Travaglio, Giorgio Bongiovanni, Marco Benanti,Roberto Scarpinato, Guido Lo Forte[2] e tanti altri[3] [2] .

Opere• L'illegalità protetta. Attività criminose e pubblici poteri nel meridione d'Italia. Palermo, Edizioni La Zisa, 1990.

Raccolta di suoi interventi• Leone Zingales, Rocco Chinnici. L’inventore del pool antimafia, Limina, 2006. ISBN 8860410096

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevoledei rischi cui andava incontro quale Capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo,

dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalleorganizzazioni mafiose allo Stato democratico. Barbaramente trucidato In un proditorio agguato, tesogli con efferataferocia, sacrificava la sua vita al servizio della giustizia, dello Stato e delle istituzioni»— Palermo, 29 luglio 1983[4]

Bibliografia• Leone Zingales. Rocco Chinnici, l'inventore del pool antimafia. Edizioni Limina, 2006.

Collegamenti esterni• Fondazione Rocco Chinnici [5]

Predecessore:Cesare

Terranova

Giudice Istruttorea

Palermo

Successore:Antonino Caponnetto

Note[1] Terza edizione (http:/ / misilmeriblog. wordpress. com/ 2009/ 01/ 14/ 3-edizione-premio-rocco-chinnici/ )[2] Storia del Premio Rocco Chinnici (http:/ / web. tiscalinet. it/ scuolachinnici/ premio/ storia. htm)[3] Tra i premiati nelle sezioni scuole, anche i ragazzi di Addio Pizzo di Palermo[4] Onorificenze (http:/ / www. quirinale. it/ elementi/ DettaglioOnorificenze. aspx?decorato=3858). Presidenza della Repubblica. URL

consultato il 28-12-2009.[5] http:/ / www. fondazioneroccochinnici. it

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Rosario Livatino 52

Rosario Livatino

Rosario Angelo Livatino

Rosario Angelo Livatino (Canicattì, 3 ottobre 1952 – Agrigento, 21 settembre 1990) è stato un magistrato italianoassassinato dalla mafia.

BiografiaFiglio dell'avvocato Vincenzo e della signora Rosalia Corbo. Conseguita la maturità presso il liceo classico UgoFoscolo, nel 1971 s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo nella quale si laureò nel 1975 cum laude. Tra il1977 ed il 1978 prestò servizio come vicedirettore in prova presso l'Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in magistraturapresso il Tribunale di Caltanissetta.Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quandoassunse il ruolo di giudice a latere.Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattrosicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Del delitto futestimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori dell'omicidio.Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo asegno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.Non molti giorni dopo la scoperta di legami mafia-massoneria, l'allora presidente della Repubblica FrancescoCossiga lo definì Il giudice ragazzino, e dopo la morte del magistrato l'Espresso ne sviscerò molti retroscena.Dal 1993 il vescovo di Agrigento ha incaricato Ida Abate, che del giudice fu insegnante, di raccogliere testimonianzeper la causa di beatificazione. Una signora, Elena Valdetara, afferma di essere stata guarita da una grave forma dileucemia, grazie all'intervento del giudice che le sarebbe apparso in sogno, in abiti sacerdotali, spronandola a trovarein sé stessa la forza per superare la malattia.Papa Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino «martire della giustizia ed indirettamente della fede».

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Rosario Livatino 53

La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant "Il giudice ragazzino", uscito nel 1994. È invece del1992 il libro omonimo, scritto da Nando Dalla Chiesa.

Conferenze tenute dal giudice• Il ruolo del giudice nella società che cambia [1], conferenza tenuta il 7 aprile 1984 presso il Rotary Club di

Canicattì.• Fede e diritto [2], conferenza tenuta il 30 aprile 1986 a Canicattì, nel salone delle suore vocazioniste.

Cinema• Il giudice ragazzino, regia di Alessandro Di Robilant (1994)• Testimone a rischio, regia di Pasquale Pozzessere (1996)• Luce verticale.Rosario Livatino.Il Martirio,regia di Salvatore Presti (2007)

Bibliografia• Nando Dalla Chiesa, Il giudice ragazzino 1992

Collegamenti esterni• Associazione Livatino [3]

• Rosario Livatino - Il giudice ragazzino - [4]

• I giudici R. Livatino e A. Saetta [5]

Note[1] http:/ / www. solfano. it/ canicatti/ Ruolo_Giudice. html[2] http:/ / www. solfano. it/ canicatti/ fedeediritto. htm[3] http:/ / www. livatino. it/[4] http:/ / rosariolivatino. splinder. com/[5] http:/ / www. solfano. it/ canicatti/ livatino_saetta. html

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Antonino Scopelliti 54

Antonino Scopelliti

« Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si èspesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buongiudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso. »(Antonino Scopelliti)

Antonino Scopelliti (Campo Calabro, 20 gennaio 1935 – Piale, 9 agosto 1991) è stato un magistrato italiano.

BiografiaEntrato in magistratura a soli 24 anni, ha svolto la carriera di magistrato requirente, iniziando come PubblicoMinistero presso la Procura della Repubblica di Roma, poi presso la Procura della Repubblica di Milano. Procuratoregenerale presso la corte d'Appello quindi, Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione.Seguì una eccezionale carriera, che lo portò ad essere il numero uno dei sostituti procuratori generali italiani pressola Corte di Cassazione. Si è occupato di vari maxi processi, di mafia e di terrorismo.Il giudice solo, così definito dal giornalista Antonio Prestifilippo, nel libro che ricostruisce la vita del magistrato, fuucciso il 9 agosto 1991, mentre era in vacanza in Calabria, sua terra d'origine, presso Piale, sulla strada provincialetra Villa San Giovanni e Campo Calabro.Senza scorta, metodico nei suoi movimenti, Scopelliti venne intercettato dai suoi assassini mentre, a bordo della suaautomobile, rientrava in paese dopo avere trascorso la giornata al mare. L' agguato avvenne all' altezza di una curva,poco prima del rettilineo che immette nell' abitato di Campo Calabro. Gli assassini, almeno due persone a bordo diuna moto, appostati lungo la strada, spararono con fucili calibro 12 caricati a pallettoni. La morte del magistrato,colpito alla testa ed al torace, fu istantanea.L' automobile, priva di controllo, finì in un terrapieno. In un primo tempo si pensò che Scopelliti fosse rimastocoinvolto in un incidente stradale. L'esame esterno del cadavere e la scoperta delle ferite da arma da fuoco feceroemergere la verità sulla morte del magistrato.Quando fu ucciso stava preparando, in sede di legittimità, il rigetto dei ricorsi per Cassazione avanzati dalle difesedei più pericolosi esponenti mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Si ritiene che per la suaesecuzione si siano mosse insieme la 'ndrangheta e Cosa Nostra, dopo che il magistrato rifiutò 5 miliardi di lireitaliane per sospendere il suo lavoro.Secondo i pentiti della 'ndrangheta Giacomo Lauro e Filippo Barreca, sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra sicilianaa chiedere alla 'ndrangheta di uccidere Scopelliti, che avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione nelmaxi processo a Cosa nostra. Cosa nostra, in cambio del favore ricevuto, sarebbe intervenuta per fare cessare laguerra di mafia che si protraeva a Reggio Calabria dall'ottobre 1985, quando fu assassinato il boss Paolo De Stefano.Nell' abitazione del padre di Scopelliti, dove il magistrato soggiornava durante le vacanze, fu trovato il fascicolo delprocesso alla Cupola di Cosa nostra.Come mandante fu condannato in primo grado Pietro Aglieri, successivamente assolto nel 1999 dalla Corte diCassazione perché accusato da soli pentiti.Nel 2001, la Corte d' Assise d'Appello di Reggio Calabria assolve Bernardo Provenzano, Giuseppe e FilippoGraviano, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffre' e Benedetto Santapaola dall'accusa di essere stati imandanti. L'omicidio Scopelliti rimane quindi impunito.Gli è stata dedicata una strada nel suo paese natale, Campo Calabro, ed una nella contigua Villa San Giovanni.Nel 2007, su iniziativa della figlia, Rosanna Scopelliti, è stata costituita una Fondazione intitolata all'Alto magistrato.

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Bibliografia• Antonio Prestifilippo, Morte di un giudice solo. Il delitto Scopelliti, Città del Sole, 2008, ISBN 9788873512035

Voci correlate• Fondazione Scopelliti• Vittime della mafia• Vittime della 'Ndrangheta• Vittime della Camorra

Collegamenti esterni• Fondazione "Antonino Scopelliti" - sito ufficiale [1]

• LeG. Tutti i magistrati uccisi [2]. 19 luglio 2005, LibertàGiustizia.it.• Il processo di primo grado contro Aglieri [3] e la sentenza della Cassazione [4]

Note[1] http:/ / www. fondazionescopelliti. it[2] http:/ / www. libertaegiustizia. it/ primopiano/ pp_leggi_articolo. php?id=11& id_titoli_primo_piano=2[3] http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ boss_mafiosi. htm[4] http:/ / www. centroimpastato. it/ php/ crono. php3?month=7& year=1999

Giovanni Falcone

« La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi ancheuna fine. »

(Giovanni Falcone[1] )

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Giovanni Falcone

Giovanni Falcone (Palermo, 18 maggio 1939[2] – Palermo, 23 maggio 1992) è stato un magistrato italiano, tra ipadri della lotta alla mafia, ed è considerato un eroe italiano, come Paolo Borsellino, di cui fu amico e collega.

Biografia

Un murales rappresentante i magistrati Falcone (a sinistra) eBorsellino

Figlio di Arturo Falcone, direttore del Laboratoriochimico provinciale, e di Luisa Bentivegna, aveva duesorelle maggiori, Anna e Maria. Giovanni Falconestudiò al liceo classico "Umberto" e successivamente,dopo una breve esperienza all'Accademia Navale diLivorno, si iscrisse a giurisprudenza all'Università deglistudi di Palermo dove si laureò nel 1961, con una tesisulla "Istruzione probatoria in dirittoamministrativo".[3]

Gli inizi in Magistratura e gli anni del Pool

Falcone vinse il concorso in Magistratura nel 1964 eper breve tempo fu pretore a Lentini e poi sostitutoprocuratore a Trapani per dodici anni. Qui, a poco apoco nacque in lui la passione per il diritto penale.[4]

Arrivò a Palermo e dopo l'omicidio del giudice CesareTerranova cominciò a lavorare all'Ufficio istruzione,che sotto la successiva guida di Rocco Chinnici diviene

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un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria. Chinnici chiamò al suo fianco anche Paolo Borsellino eFalcone, al quale affida, nel maggio 1980, le indagini contro Rosario Spatola: un lavoro che coinvolgeva anchecriminali negli Stati Uniti e all'epoca osteggiato da alcuni altri magistrati.Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare con successo le associazioni mafiose era necessariobasarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie, per ricostruire il percorso del denaro che accompagnava i trafficied un quadro complessivo del fenomeno, per evitare la serie di assoluzioni con cui si erano conclusi i precedentiprocessi contro la mafia.Sono anni tumultuosi che vedono la prepotente ascesa dei Corleonesi, i quali impongono il proprio feudo criminaleinsanguinando le strade a colpi di omicidi. Emblematici i titoli del quotidiano palermitano L'Ora, che arriverà atitolare le sue prime pagine enumerando le vittime della drammatica guerra di mafia. Tra queste vittime anchesvariati e valorosi servitori dello Stato come Pio La Torre, principale artefice della legge Rognoni-La Torre (cheintrodusse nel codice penale il reato di associazione mafiosa), e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Infine lostesso Chinnici, al quale succedette Antonino Caponnetto.Caponnetto si insedia concependo la creazione di un "pool" di pochi magistrati che, così come sperimentato contro ilterrorismo, potessero occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorirela condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, che per garantire inogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso.Nello scegliere i suoi uomini, Caponnetto pensa subito a Falcone per l'esperienza ed il prestigio già da lui acquisiti,ed a Giuseppe Di Lello, pupillo di Chinnici. Lo stesso Falcone suggerì poi l'introduzione di Borsellino, mentre lascelta dell'ultimo membro ricadde sul giudice più anziano, Leonardo Guarnotta. La validità del nuovo sistemainvestigativo si dimostra da subito indiscutibile, e sarà fondamentale per ogni successiva indagine, negli anni avenire.Ma una vera e propria svolta epocale alla lotta alla mafia sarebbe stata impressa con l'arresto di Tommaso Buscetta,il quale, dopo una drammatica sequenza di eventi, decise di collaborare con la Giustizia. Il suo interrogatorio,iniziato a Roma nel luglio 1984 in presenza del sostituto procuratore Vincenzo Geraci e di Gianni De Gennaro delNucleo operativo della Criminalpol, si rivelerà determinante per la conoscenza non solo di determinati fatti, maspecialmente della struttura e delle chiavi di lettura dell'organizzazione definita Cosa nostra.

Il maxiprocesso di PalermoLe inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portarono così a costituireil primo grande processo contro la mafia.Questa reagì bruciando il terreno attorno ai giudici: dopo l'omicidio di Giuseppe Montana e Ninni Cassarà nell'estate1985, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino, si cominciò a temere per l'incolumità anche dei due magistrati, chefurono indotti per motivi di sicurezza a soggiornare qualche tempo con le famiglie presso il carcere dell'Asinara(incredibilmente dovettero pagarsi le spese di soggiorno e consumo bevande, come ricordò Borsellino in un'intervista[5] ), dove gettarono le basi dell'istruttoria.Ma il 16 novembre 1987 diventa una data storica e insieme un momento fondamentale per il Paese, che per la primavolta inchioda la mafia traducendola alla Giustizia. Il Maxiprocesso sentenzia 360 condanne per complessivi 2665anni di carcere e undici milardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavoro svoltoda tutto il pool antimafia.[6]

Nel dicembre 1986, Borsellino viene nominato Procuratore della Repubblica di Marsala e lascia il pool. Comericorderà Caponnetto, a quel punto gli sviluppi dell'istruttoria includono ormai quasi un milione di fogli processuali,rendendo necessaria l'integrazione di nuovi elementi per seguire l'accresciuta mole di lavoro. Entrarono così a farparte del pool altri tre giudici istruttori: Ignazio De Francisci, Gioacchino Natali e Giacomo Conte.

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La fine del Pool AntimafiaSe lo Stato aveva conseguito una vittoria memorabile, la partita era lungi da considerarsi conclusa. Inoltre,Caponnetto si apprestava a lasciare l'incarico per ragioni di salute, e raggiunti limiti di età. Alla sua sostituzionevennero candidati Falcone, ed Antonino Meli. Nel settembre 1987, dopo una discussa votazione [7], il ConsiglioSuperiore della Magistratura nominò Meli. A favore di Falcone, votò anche il futuro Procuratore della Repubblica diPalermo, Giancarlo Caselli.La scelta di Meli, generalmente motivata in base alla mera anzianità di servizio, piuttosto che alla maggiorecompetenza effettivamente maturata da Falcone, innescò amare polemiche, e venne interpretata come una possibilerottura dell'azione investigativa; Borsellino stesso aveva lanciato a più riprese l'allarme a mezzo stampa, rischiandoconseguenze disciplinari; esternazioni che di fatto non sortirono alcun effetto.Meli si insedia nel gennaio 1988 e finisce con lo smantellare il metodo di lavoro intrapreso, riportandolo indietro diun decennio. Da qui in poi Falcone e i suoi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loroattività. La mafia intanto non ha abbassato la guardia, ed uccide l'ex sindaco di Palermo Giuseppe Insalaco, cheaveva denunciato le pressioni subite da Vito Ciancimino durante il suo mandato. Tempo dopo, i due membri del poolDi Lello e Conte si dimisero polemicamente. Non ultimo, persino la Cassazione sconfessò l'unitarietà delle indaginiin fatto di mafia affermata da Falcone.Il 30 luglio Falcone richiese addirittura di essere destinato a un altro ufficio, ma Meli, ormai in aperto contrasto conFalcone, e, come premonizzato da Borsellino, sciolse ufficialmente il pool. Un mese dopo, Falcone ebbe l'ulterioreamarezza di vedersi preferito Domenico Sica alla guida dell'Alto Commissariato per la lotta alla Mafia. Nonostantegli avvenimenti, tuttavia, Falcone proseguì ancora una volta il suo straordinario lavoro, realizzando una importanteoperazione antidroga in collaborazione con Rudolph Giuliani, allora procuratore distrettuale di New York.

Il fallito attentato dell'Addaura e la vicenda del "corvo"

L'immagine più nota dei due giudici, Falcone e Borsellino

Il 21 giugno 1989, Falcone divenne obiettivo di unattentato presso la sua villa al mare, comunementedetto attentato dell'Addaura e sul quale ancor oggi nonè stata fatta piena luce.

I sicari di Totò Riina e di altri mafiosi ritenutimandanti, piazzarono un borsone con cinquantottocandelotti di tritolo in mezzo agli scogli, a pochi metridalla villa del giudice, che stava per ospitare i colleghiCarla del Ponte e Claudio Lehmann. Il piano eraprobabilmente quello di assassinare il giudice allorchéfosse sceso dalla villa sulla spiaggia per fare il bagno,ma l'attentato fallì, probabilmente perché i killer nonriuscirono a far esplodere l'ordigno a causa di un

detonatore difettoso, dandosi quindi alla fuga e abbandonando il borsone.

Falcone dichiarò a riguardo che a volere la sua morte si trattava probabilmente di qualcuno che intendeva bloccarnel’inchiesta sul riciclaggio in corso, parlando inoltre di "menti raffinatissime", e teorizzando la collusione tra soggettiocculti e criminalità organizzata, come avvenuto per l'omicidio Dalla Chiesa. Espressioni in cui molti lessero iservizi segreti deviati. Il giudice, in privato, si manifestò sospettando di Bruno Contrada, funzionario del Sisde cheaveva costruito la sua carriera al fianco di Boris Giuliano. Contrada verrà poi arrestato e condannato in primo gradoa dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza poi confermata in Cassazione.Ma al Palazzo di Giustizia di Palermo aveva preso corpo anche la nota vicenda del "corvo": una serie di lettere anonime (di cui un paio addirittura composte su carta intestata della Criminalpol), che diffamarono il giudice ed i

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colleghi Giuseppe Ayala, Giammanco, Prinzivalli più altri come il Capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi, edimportanti investigatori come De Gennaro e Antonio Manganelli. In esse Falcone veniva millantato soprattutto diavere "pilotato" il ritorno di un pentito, Totuccio Contorno, al fine di sterminare i corleonesi, storici nemici della suafamiglia.I fatti descritti venivano presentati come movente della morte di Falcone ad opera dei corleonesi, i quali avrebberoorganizzato il poi fallito attentato come vendetta per il rientro di Contorno (e non, si badi, per i decenni di inflessibilelotta senza quartiere che Falcone aveva scatenato contro di loro...). I contenuti, particolarmente ben dettagliati sullepresunte coperture del Contorno e gli accadimenti all'interno del tribunale, furono alimentati ad arte sino a destarenotevole inquietudine negli ambienti giudiziari, tanto che nello stesso ambiente degli informatori di polizia questemissive vennero attribuite ad un "corvo", ossia un magistrato.Sebbene sul momento la stampa non lo spiegasse apertamente al grande pubblico, infatti, tra gli esperti di "cose dicosa nostra" (come Falcone) era risaputo che, nel linguaggio mafioso, tale appellativo designasse proprio i magistrati(dalla toga nera che indossano in udienza); le missive avrebbero così inteso insinuare la certezza che in realtà il pooloperasse al di fuori dalle regole, immerso tra invidie, concorrenze e gelosie professionali.Gli accertamenti per individuare gli effettivi responsabili portarono alla condanna in primo grado per diffamazionedel giudice Alberto Di Pisa, identificato grazie a dei rilievi dattiloscopici. Le impronte digitali - raccolte con unartificio dal magistrato inquirente - furono però dichiarate processualmente inutilizzabili, oltre a lasciare dubbi sullaloro validità probatoria (sia il bicchiere di carta su cui erano state prelevate le impronte, sia l'anonimo con cui furonoconfrontate, erano alquanto deteriorati).Una settimana dopo il fallito attentato, il C.S.M. decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso laProcura della Repubblica. Di Pisa, che tre mesi dopo davanti al C.S.M. avrebbe mosso gravi rilievi allo stessoFalcone sia sulla gestione dei pentiti che sull'operato, verrà poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto[8] .

La stagione dei veleniNell'agosto 1989 iniziò a collaborare coi magistrati anche il mafioso Giuseppe Pellegriti, fornendo prezioseinformazioni sull’omicidio del giornalista Giuseppe Fava, e rivelando al pubblico ministero Libero Mancuso diessere venuto a conoscenza, tramite il boss Nitto Santapaola, di fatti inediti sul ruolo del politico Salvo Lima negliomicidi di Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Mancuso informò subito Falcone, che interrogò il pentito a sua volta,e, dopo due mesi di indagini, lo incrimina insieme ad Angelo Izzo, spiccando nei loro confronti due mandati dicattura per calunnia (poi annullati dal Tribunale della libertà in quanto essi erano già in carcere). Pellegriti, dopol’incriminazione, ritrattò, attribuendo a Izzo di essere l’ispiratore delle accuse.Lima e la corrente di Giulio Andreotti, erano spregiati dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e tutto il movimentoantimafia, e l’incriminazione di Pellegriti venne vista come una sorta di cambiamento di rotta del giudice dopo ilfallito attentato, tanto che ricevette nuove e dure critiche al suo operato da parte di esponenti come CarmineMancuso, Alfredo Galasso e in maniera minore anche da Nando Dalla Chiesa, figlio del compianto generale.Gerardo Chiaromonte, presidente della Commissione Antimafia, scriverà poi, in riferimento al fallito attentatoall'Addaura contro Falcone: «I seguaci di Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto perfarsi pubblicità».Nel gennaio '90, Falcone coordina un'altra importante inchiesta che porta all'arresto di trafficanti di droga colombiani e siciliani. Ma a maggio riesplose, violentissima, la polemica, allorquando Orlando interviene alla seguitissima trasmissione televisiva di Rai 3, Samarcanda dedicata all'omicidio di Giovanni Bonsignore, scagliandosi contro Falcone, che, a suo dire, avrebbe "tenuto chiusi nei cassetti" una serie di documenti riguardanti i delitti eccellenti della mafia. Le accuse erano indirizzate anche verso il giudice Roberto Scarpinato, oltre al procuratore Pietro Giammanco, ritenuto vicino ad Andreotti. Si asseriscono responsabilità politiche alle azioni della cupola mafiosa (il cosiddetto "terzo livello") ma Falcone dissente sostanzialmente da queste conclusioni, sostenendo, come sempre, la necessità di prove certe e bollando simili affermazioni come "cinismo politico". Rivolto direttamente ad Orlando,

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dirà: "Se il sindaco di Palermo sa qualcosa, faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel cheha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati"[9] .Nel settembre 1991 Salvatore Cuffaro, all'epoca deputato regionale poi presidente della Regione Siciliana per ilcentro-destra ed attualmente eurodeputato UDC, intervenne ad una puntata speciale della trasmissione televisivaSamarcanda condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata allacommemorazione dell'imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia. In quella occasione, Cuffaro - presente tra ilpubblico - si scagliò con veemenza contro conduttori ed ospiti (tra cui Falcone), sostenendo come le iniziativeportate avanti da un certo tipo di "giornalismo mafioso" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tantocriticata e comunque lesive della dignità della Sicilia. Cuffaro parlò di certa magistratura "che mette a repentaglio edelegittima la classe dirigente siciliana", con chiaro riferimento a Mannino, in quel momento uno dei politici piùinfluenti della Dc[10] [11] .La polemica sancì la rottura del fronte antimafia, e da allora in poi Cosa Nostra si avvantaggerà della tensionestrisciante nelle istituzioni, cosa che avvelenò sempre più il clima attorno a Falcone, isolandolo. Alle seguentielezioni dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura del 1990, Falcone venne candidato per le listecollegate "Movimento per la giustizia" e "Proposta 88", ma non viene eletto. Fattisi poi via via sempre più aspri idissensi con Giammanco, Falcone optò per accettare la proposta di Claudio Martelli, allora vicepresidente delConsiglio e ministro di Grazia e Giustizia ad interim, a dirigere la sezione Affari Penali del ministero.

L'ultima battagliaIn questo periodo, che va dal 1991 alla sua morte, Falcone fu molto attivo, cercando in ogni modo di rendere piùincisiva l'azione della magistratura contro il crimine. Tuttavia, la vicinanza di Giovanni Falcone al socialista ClaudioMartelli costò al magistrato siciliano violenti attacchi da buona parte del mondo politico. In particolare, l'appoggio diMartelli fece destare sospetti da parte dei partiti di centro sinistra che fino ad allora avevano appoggiato unapossibile candidatura di Falcone.Falcone in realtà profuse tutta la propria professionalità nel preparare leggi che il Parlamento avrebbesuccessivamente approvato, ed in particolare sulla procura nazionale antimafia.Alcuni magistrati avversarono poi il progetto della Superprocura, denunciando il rischio che essa costituisseparadossalmente un elemento strategico nell'allontanamento di Falcone dal territorio siciliano e nellaneutralizzazione reale delle sue indagini. [12]

Il 15 ottobre 1991 Giovanni Falcone è costretto a difendersi davanti al CSM in seguito all'esposto presentato il meseprima (l'11 settembre) da Leoluca Orlando. L'esposto contro Falcone era il punto di arrivo della serie di accusemosse da Orlando al magistrato palermitano, il quale ribatté ancora alle accuse definendole «eresie, insinuazioni» e«un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario». Sempre davanti al CSM Falcone, commentando il clima disospetto creatosi a Palermo, affermò che «non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura delsospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del khomeinismo».In questo contesto fortemente negativo, nel marzo 1992 viene assassinato Salvo Lima, omicidio che rappresenta unimportante segnale dell'inasprimento della strategia mafiosa la quale rompe così gli equilibri consolidati ed alza iltiro verso lo Stato per ridefinire alleanze e possibili collusioni. Falcone era stato informato poco più di un anno primacon un dossier dei Carabinieri del ROS che analizzava l'imminente neo-equilibrio tra mafia, politica edimprenditoria, ma il nuovo incarico non gli aveva permesso di ottemperare ad ulteriori approfondimenti.Il ruolo di "Superprocuratore" a cui stava lavorando avrebbe consentito di realizzare un potere di contrasto alleorganizzazioni mafiose sin lì impensabile. Ma ancor prima che egli vi venisse formalmente indicato, si riaprironoennesime polemiche sul timore di una riduzione dell'autonomia della Magistratura ed una subordinazione della stessaal potere politico. Esse sfociarono per lo più in uno sciopero dell'Associazione Nazionale Magistrati e nella decisionedel Consiglio Superiore della Magistratura che per la carica gli oppose inizialmente Agostino Cordova.

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Sostenuto da Martelli, Falcone rispose sempre con lucidità di analisi e limpidezza di argomentazioni, intravedendo,presumibilmente, che il coronamento della propria esperienza professionale avrebbe definito nuovi e più efficacistrumenti al servizio dello Stato. Eppure, nonostante la sua determinazione, egli fu sempre più solo all'interno delleistituzioni, condizione questa che prefigurerà tristemente la sua fine. Emblematicamente, Falcone ottenne la nominaa Superprocuratore il giorno prima della sua morte.Nell'intervista rilasciata a Marcelle Padovani per "Cose di Cosa Nostra", Falcone attesta la sua stessa profezia: "Simuore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non sidispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato chelo Stato non è riuscito a proteggere."

La strage di CapaciGiovanni Falcone muore nella comunemente detta strage di Capaci, il 23 maggio 1992[13] . Stava tornando, come erasolito fare nei fine settimana, da Roma. Il jet di servizio partito dall'aeroporto di Ciampino intorno alle 16:45 arriva aPunta Raisi dopo un viaggio di 53 minuti. Lo attendono quattro autovetture tre Fiat Croma, gruppo di scorta sottocomando del capo della squadra mobile della Polizia di Stato, Arnaldo La Barbera.Appena sceso dall'aereo, Falcone si sistema alla guida della vettura bianca, ed accanto prende posto la moglieFrancesca Morvillo mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza occupa il sedile posteriore. Nella Croma marrone,c'è alla guida Vito Schifani, con accanto l'agente scelto Antonio Montinaro e sul retro Rocco Dicillo, mentre nellavettura azzurra ci sono Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Al gruppo è in testa la Croma marrone,poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisano della partenza isicari che hanno sistemato l'esplosivo per la strage.I particolari sull'arrivo del giudice dovevano essere coperti dal più rigido riserbo; indicativo del clima di sospetto chesi viveva nel Paese, è il fatto che nell'aereo di Stato - che lo riportava a Palermo - avevano avuto un passaggio diversi"grandi elettori" (deputati, senatori e delegati regionali) siciliani reduci dagli scrutini di Montecitorio per l'elezionedel Capo dello Stato, prolungatisi invano fino al sabato mattina. Uno di essi sarebbe stato addirittura inquisito perassociazione a delinquere di stampo mafioso tre anni dopo; ma nessuna verità definitiva fu acquisita in sedeprocessuale sull'identità della fonte che aveva comunicato alla mafia la partenza di Falcone da Roma e l'arrivo aPalermo per l'ora stabilita.Le auto lasciano l'aeroporto imboccando l'autostrada in direzione Palermo. La situazione appare tranquilla, tanto chenon vengono attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina si affianca agli spostamenti delle treCroma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alture sovrastanti il litorale; sono gli ultimi secondiprima della strage.Otto minuti dopo, alle ore 17:58, presso il Km.5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in untunnel scavato sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine viene azionata pertelecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione,Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina, e le aveva tolte dalcruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, preme il pulsante inritardo, sicché l'esplosione investe in pieno solo La Croma marrone, prima auto del gruppo, scaraventandone i restioltre la carreggiata opposta di marcia, sin su un piano di alberi; i tre agenti di scorta muoiono sul colpo.La seconda auto, la Croma bianca guidata dal giudice, si schianta invece contro il muro di cemento e detritiimprovvisamente innalzatosi per via dello scoppio. Falcone e la moglie, che non indossano le cinture di sicurezza,vengono proiettati violentemente contro il parabrezza. Falcone, che riporta ferite solo in apparenza non gravi, muoredopo il trasporto in ospedale a causa di emorragie interne. Rimangono feriti gli agenti della terza auto, la Cromaazzurra, che infine resiste, e si salvano miracolosamente anche un'altra ventina di persone che al momentodell'attentato si trovano a transitare con le proprie autovetture sul luogo dell'eccidio.

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La detonazione provoca un'esplosione immane ed una voragine enorme sulla strada.[14] . In un clima irreale e diiniziale disorientamento, altri automobilisti ed abitanti dalle villette vicine danno l'allarme alle autorità e prestano iprimi soccorsi tra la strada sventrata ed una coltre di polvere.Venti minuti dopo circa, Giovanni Falcone viene trasportato sotto stretta scorta di un corteo di vetture e di unelicottero dell'Arma dei Carabinieri presso l'ospedale Civico di Palermo.Gli altri agenti e i civili coinvolti vengonoanch'essi trasportati in ospedale mentre la Polizia Scientifica esegue i primi rilievi ed i Vigili del Fuoco espletano iltriste compito di estrarre i cadaveri irriconoscibili di Schifani, Montinaro e Di Cillo.Intanto i media iniziano a diffondere la notizia di un attentato a Palermo, ed il nome del giudice Falcone trova via viaconferma. L'Italia intera, sgomenta, trattiene il fiato per la sorte delle vittime con tensione sempre più viva econtrastante, sinché alle 19:05, ad un'ora e sette minuti dall'attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperatitentativi di rianimazione, a causa della gravità del trauma cranico e delle lesioni interne. Francesca Morvillo moriràanch'essa, poche ore dopo.

Volantini recanti una citazione del giudiceFalcone: "Gli uomini passano, le idee restano.

Restano le loro tensioni morali e continueranno acamminare sulle gambe di altri uomini".

Due giorni dopo, mentre a Roma viene eletto Presidente dellaRepubblica Oscar Luigi Scalfaro, a Palermo si svolgono i funerali dellevittime ai quali partecipa l'intera città, assieme a colleghi e familiari epersonalità come Giuseppe Ayala e Tano Grasso. I più altirappresentanti del mondo politico, come Giovanni Spadolini, ClaudioMartelli, Vincenzo Scotti, Giovanni Galloni, vengono duramentecontestati dalla cittadinanza; e le immagini televisive delle parole e delpianto straziante della vedova Schifani [15] susciteranno particolareemozione nell'opinione pubblica.

Il giudice Ilda Boccassini urlerà la sua rabbia rivolgendosi ai colleghinell'aula magna del Tribunale di Milano: «Voi avete fatto morireGiovanni, con la vostra indifferenza e le vostre critiche; voi diffidavatedi lui; adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali».Nel suo sfogo il magistrato, che si farà trasferire a Caltanissetta per indagare sulla strage di Capaci, ricorderà anche illinciaggio subito dall'amico Falcone da parte dei suoi colleghi magistrati, anche facenti capo alla stessa corrente cuiFalcone aderiva:

« Due mesi fa ero a Palermo in un'assemblea dell'Anm. Non potrò mai dimenticare quel giorno. Le parole più gentili, specieda Magistratura democratica, erano queste: Falcone si è venduto al potere politico. Mario Almerighi lo ha definito unnemico politico. Ora io dico che una cosa è criticare la Superprocura. Un'altra, come hanno fatto il Consiglio superiore dellaMagistratura, gli intellettuali e il cosiddetto fronte antimafia, è dire che Giovanni non fosse più libero dal potere politico. AGiovanni è stato impedito nella sua città di fare i processi di mafia. E allora lui ha scelto l'unica strada possibile, il ministerodella Giustizia, per fare in modo che si realizzasse quel suo progetto: una struttura unitaria contro la mafia. Ed è stata unarivoluzione. »

La Boccassini criticherà anche l'atteggiamento dei magistrati milanesi impegnati in Mani pulite:

« Tu, Gherardo Colombo, che diffidavi di Giovanni, perché sei andato al suo funerale? Giovanni è morto con l'amarezza disapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore. E l'ultima ingiustizia l'ha subìta proprio da quelli di Milano, che glihanno mandato una richiesta di rogatoria per la Svizzera senza gli allegati. Mi ha telefonato e mi ha detto: "Non si fidanoneppure del direttore degli Affari penali" »

Ilda Boccassini, confermerà le critiche in un'intervista a La Repubblica del maggio 2002[16] , in occasionedell'affissione di targa in memoria di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia. Il magistrato criticherà gli onoripostumi offerti a Falcone, sostenendo che

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« Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita,e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento.[...]Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e iconvegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di "amici" che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattinidi qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito  »

Nell'intervista ricorderà anche come diversi magistrati e politici, sia vicini a partiti della sinistra che della destra,criticarono fortemente Falcone quando questo era ancora vivo.In particolare, l'opposizione a Falcone dei magistrati vicini al Pds fu fortissima: al Csm, per tre volte il magistratopalermitano subì dei veti. Quando concorse al posto di super-procuratore antimafia, gli venne preferito AgostinoCordova, procuratore capo di Palmi. Alessandro Pizzorusso, componente laico del Csm designato dal PartitoComunista, firmò un articolo sull'Unità sostenendo che Falcone non fosse "affidabile" e che essendo "governativo",avrebbe perso le sue caratteristiche di indipendenza. Successivamente, quando al Consiglio superiore dellamagistratura si dovette decidere se Falcone dovesse essere posto o meno a capo dell'Ufficio istruzione di Palermo,gli venne preferito Antonino Meli; votarono per quest'ultimo e quindi contro Falcone anche gli esponenti diMagistratura democratica, vicini al Pds, Giuseppe Borré ed Elena Paciotti, quest'ultima poi eletta europarlamentaredei Democratici di Sinistra.Dopo la sua morte, Leoluca Orlando, commentando l'ostracismo che Falcone subì da parte di alcuni colleghi negliultimi mesi di vita, dirà: «L'isolamento era quello che Giovanni si era scelto entrando nel Palazzo dove le diversefazioni del regime stavano combattendo la battaglia finale».All'esecrazione dell'assassinio, il 4 giugno si unisce anche il Senato degli Stati Uniti, con una risoluzione (la n. 308)intesa a rafforzare l'impegno del gruppo di lavoro italo-americano, di cui Falcone era componente[17] . Intanto, PaoloBorsellino, intraprenderà la sua ultima lotta contro il tempo, che durerà appena altri cinquantotto giorni, indagandonel tentativo di dare giustizia all'amico Giovanni.Il 25 Giugno 1992, durante un Convegno a Palermo organizzato da La Rete e dalla rivista Micromega [18] [19] , PaoloBorsellino affermò:

« Il vero obiettivo del CSM era eliminare al più presto Giovanni Falcone »

« Quando Giovanni Falcone solo, per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad AntoninoCaponnetto, il CSM, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse, qualche Giuda siimpegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il CSM ci fece questo regalo. Gli preferì AntoninoMeli. »

L'eredità

Francobollo commemorativo

Al magistrato, in Sicilia e nel resto d'Italia sono state dedicate molte scuole estrade, nonché una piazza nel centro di Palermo. A Falcone e al suo collegaBorsellino è stato dedicato anche l'Aeroporto di Palermo-Punta Raisi. Unalbero situato di fronte l'ingresso del suo appartamento, in via EmanueleNotarbartolo a Palermo, raccoglie messaggi, regali e fiori dedicati al giudice:è "l'albero Falcone"[20] .

Il 23 gennaio 2008, su proposta del sindaco Walter Veltroni, con unarisoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio dell'VIII Municipio diRoma, la località Ponte di Nona è stata rinominata Villaggio Falcone in suoonore[21] .

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Attualmente all'uscita di Capaci, dov'è avvenuto l'attentato, è eretta una colonna che espone i nomi delle vittime diquel 23 maggio 1992.La Corte Suprema degli Stati Uniti, massimo organo giurisdizionale USA, ricorda il 29 ottobre 2009 GiovanniFalcone in una seduta solenne quale "martire della causa della giustizia"[22] .

Opere• Rapporto sulla mafia degli anni '80. Gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo, Palermo, S. F.

Flaccovio, 1986.• Cose di Cosa Nostra, in collaborazione con Marcelle Padovani, Milano, Rizzoli, 1991.• Io accuso. Cosa nostra, politica e affari nella requisitoria del maxiprocesso, Roma, Libera informazione, 1993.

Bibliografia• Fondazione Giovanni Falcone, Giovanni Falcone: interventi e proposte (1982 – 1992) a cura di F. Patroni Griffi,

Sansoni, Firenze 1994• Marcelle Padovani e Giovanni Falcone, Cose di Cosa Nostra, ISBN 978-88-17-00233-2, BUR, Milano 1991• Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone [23], Rizzoli, Milano 1993; Feltrinelli, Milano, 2006• Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti: Impastato, Giuliano, Insalaco, Rostagno, Falcone, Mondadori, Milano

1994• Lucio Galluzzo, Obiettivo Falcone, Pironti, Napoli 1992• Saverio Lodato, Ho ucciso Giovanni Falcone: la confessione di Giovanni Brusca, Mondadori, Milano 1999• Giammaria Monti, Falcone e Borsellino: la calunnia il tradimento la tragedia, Editori Riuniti, Roma 1996• Luca Rossi, I disarmati: Falcone, Cassarà e gli altri, Mondadori, Milano 1992• Raoul Muhm , Gian Carlo Caselli : Il ruolo del Pubblico Ministero - Esperienze in Europa ; Die Rolle des

Staatsanwaltes - Erfahrungen in Europa ; Le role du Magistrat du Parquet - Expériences en Europe ; The role ofthe Public Prosecutor - Experiences in Europe ; Vecchiarelli Editore Manziana (Roma) 2005, ISBN88-8247-156-X

• Alexander Stille, Excellent Cadavers, Vintage (Jonathan Cape) 1995• Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni Fabbri 2004• Anna Falcone, Maria Falcone, Leone Zingales, Giovanni Falcone, un uomo normale, Ed. Aliberti, 2007, ISBN

978-88-7424-253-5• Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, Feltrinelli Editore, 1993, ISBN

978-88-07-12010-7

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevoledei rischi cui andava incontro quale componente del 'pool antimafia', dedicava ogni sua

energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalle organizzazioni mafiose alloStato democratico. Proseguiva poi tale opera lucida, attenta e decisa come Direttore degli Affari Penali del Ministerodi Grazia e Giustizia ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificandola propria esistenza, vissuta al servizio delle Istituzioni.»— Palermo, 5 agosto 1992

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Cinema• Giovanni Falcone, (1993)• I Giudici - Excellent Cadavers, (1999), Scheda su Excellent Cadavers [24] dell'Internet Movie Database• Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra, (2006), Scheda su Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa

Nostra [25] dell'Internet Movie Database• In un altro paese, (2006), recensione [26] sul quotidiano la Repubblica ( 22 luglio 2007 ).

Musica• Il coraggio della solitudine, (2007), [27] sul quotidiano la Repubblica ( 23 maggio 2007 ).Musiche di Stefano Fonzi, testi di Giommaria Monti. Edizioni Musicali Rai Trade

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Giovanni Falcone

Collegamenti esterni• Cuffaro polemizza al Costanzo-Samarcanda (presente anche Falcone) [28]

• Giovanni Falcone - Anomalia palermitana [29] La Storia siamo Noi - Rai Educational• La strage di Capaci [30]

• Totò Cuffaro, durante una trasmissione di Costanzo, aggredisce verbalmente Falcone, mentre è ancora in vita [31]

• Fonte: La Repubblica, 22.12.2009, "Il custode dei segreti di Falcone: «Dai suoi archivi spariti molti dati»" [32] -"Mancano 20 dischetti dall'archivio di Falcone" [33]

Note[1] Giovanni Falcone, Marcelle Padovani 1991, 2004, op. cit.[2] Citato in: F. La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Feltrinelli, Milano 2006, p. 24.[3] Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone], pag. 23-36[4] Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone], pag. 37-44[5] Video dell'intervista di Paolo Borsellino con Lamberto Sposini (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=NL0trFpyxOA) su YouTube[6] Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto[7] http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ falcone_meli. htm[8] Anche se al suo dossier difensivo al CSM il sostituto procuratore Ayala fa discendere un ulteriore elemento di delegittimazione del pool

antimafia, cioè gli addebiti deontologici che portarono al suo trasferimento per incompatibilità ambientale: Giuseppe AYALA: Chi ha pauramuore ogni giorno – Mondadori 2008.

[9] «QUANDO COSSIGA CONVOCO' LE TOGHE DI SICILIA» (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1993/ 10/ 21/quando-cossiga-convoco-le-toghe-di-sicilia. html). La Repubblica, 21-10-1993, pag. 4. URL consultato in data 24-01-2010.

[10] Costanzo Show: Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone (http:/ / www. youtube. com/ watch?gl=IT& hl=it& v=F5MZmJLMQ9Y) inVideo di YouTube. URL consultato il 18-10-2009.

[11] «MANNINO NON E' MAFIOSO E IL CASO VIENE ARCHIVIATO» (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/1991/ 10/ 12/ mannino-non-mafioso-il-caso-viene. html). La Repubblica, 12-10-1991, pag. 6. URL consultato in data 18-10-2009.

[12] Citato in: F. La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Feltrinelli, Milano 2006, p. 120, 137-141.[13] Citato in: F. La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Feltrinelli, Milano 2006, p. 169.[14] Si veda: C. Lucarelli, Blu Notte - Misteri Italiani (sesta serie - 2004), La Mattanza: dai silenzi sulla Mafia al silenzio della Mafia[15] http:/ / www. youtube. com/ watch?v=mtzTlTqVkiY[16] Giuseppe D'Avanzo. «Boccassini: "Falcone un italiano scomodo"» (http:/ / www. repubblica. it/ online/ politica/ falcone/ falcone/ falcone.

html). La Repubblica, 21-5-2002. URL consultato in data 18-10-2009.[17] Si veda: C. Lucarelli, Blu Notte - Misteri Italiani (sesta serie - 2004), La Mattanza: dai silenzi sulla Mafia al silenzio della Mafia[18] Una fra le numerose fonti online (http:/ / www. societacivile. it/ previsioni/ articoli_previ/ sciascia. html)[19] Trascrizione intervento (http:/ / liquida. noblogs. org/ post/ 2006/ 12/ 26/ 25-giugno-1992-ultimo-intervento-pubblico-di-paolo-borsellino)[20] Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, pag 180

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[21] Nuova denominazione per Ponte di Nona P.d.z. "Villaggio Falcone" (http:/ / www. romamunicipiodelletorri. it/ Primo Piano/ Notizie PrimoPiano/ Villaggio Falcone. htm)

[22] «Gli Usa ricordano Falcone» (http:/ / www. lasiciliaweb. it/ index. php?id=29813& template=lasiciliaweb). La Sicilia, 30-10-2009. URLconsultato in data 30-10-2009.

[23] http:/ / books. google. it/ books?id=3DvxqVPSwekC& printsec=frontcover& dq=giovanni+ falcone& client=firefox-a&sig=ACfU3U1jswcx5S9noIUi_kKuiIjyhBNoHg#PPA24,M1

[24] http:/ / www. imdb. it/ title/ tt0151734/[25] http:/ / www. imdb. it/ title/ tt0883368/[26] http:/ / www. repubblica. it/ 2007/ 07/ sezioni/ spettacoli_e_cultura/ film-mafia-stille/ film-mafia-stille/ film-mafia-stille. html[27] http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2007/ 05/ 23/ falcone-mille-ragazzi-lo-ricordano-corleone. html[28] http:/ / video. google. it/ videoplay?docid=1054793156825213625[29] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=334[30] http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ strage_capaci. htm[31] http:/ / it. youtube. com/ watch?v=F5MZmJLMQ9Y[32] http:/ / palermo. repubblica. it/ dettaglio/ il-custode-dei-segreti-di-falcone-dai-suoi-archivi-spariti-molti-dati/ 1811349[33] http:/ / palermo. repubblica. it/ multimedia/ home/ 22235706

Paolo Borsellino

« Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. »(Paolo Borsellino)

Paolo Borsellino

Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano,vittima della mafia.È considerato un eroe italiano, come Giovanni Falcone, di cui fu amico e collega.

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BiografiaNato a Palermo nel quartiere popolare La Kalsa, in cui vivevano tra gli altri anche Giovanni Falcone e TommasoBuscetta, dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo Borsellino si iscrisse al Liceo Classico "Giovanni Meli" diPalermo. Durante gli anni del liceo diventò direttore del giornale studentesco "Agorà". Nel giugno del 1958 sidiplomò con ottimi voti e l'11 settembre dello stesso anno si iscrisse a Giurisprudenza a Palermo[1] . Dopo una rissatra studenti "neri" e "rossi" finì erroneamente anche lui di fronte al magistrato Cesare Terranova, cui dichiarò lapropria estraneità ai fatti. Il giudice sentenziò che Borsellino non era implicato nell'episodio.Proveniente da una famiglia con simpatie politiche di destra, nel 1959 si iscrisse al FUAN, organizzazione degliuniversitari missini di cui divenne membro dell'esecutivo provinciale, e fu eletto come rappresentante studentesconella lista del FUAN "Fanalino" di Palermo[2] .Il 27 giugno 1962, all'età di ventidue anni, Borsellino si laureò con 110 e lode con una tesi su "Il fine dell'azionedelittuosa" con relatore il professor Giovanni Musotto. Pochi giorni dopo, a causa di una malattia, suo padre morìall'età di cinquantadue anni. Borsellino si impegnò allora con l'ordine dei farmacisti a mantenere attiva la farmaciadel padre fino al raggiungimento della laurea in farmacia della sorella Rita. Durante questo periodo la farmacia fudata in gestione per un affitto bassissimo, 120.000 lire al mese[3] e la famiglia Borsellino fu costretta a gravi rinuncee sacrifici. A Paolo fu concesso l'esonero dal servizio militare poiché egli risultava "unico sostentamento dellafamiglia".Nel 1967 Rita si laureò in farmacia e il primo stipendio da magistrato di Paolo servì a pagare la tassa governativa.Il 23 dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto, figlia di Angelo Piraino Leto, a quel tempo magistrato presidentedel tribunale di Palermo.

Un murales rappresentante i magistrati Falcone e Borsellino (adestra)

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La carriera da giudice

« L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato diavere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico èun uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di caratteregiudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che miconsente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altripoteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia,dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevanocomunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascostidietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, matu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, peròc’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essereonesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fattiinquietanti, anche se non costituenti reati. »(Paolo Borsellino, Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa 26/01/1989)

Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in magistratura; classificatosi venticinquesimo sui 110 postidisponibili, con il voto di 57, divenne il più giovane magistrato d'Italia[4] . Nel 1967 fu nominato pretore a Mazaradel Vallo. Nel 1969 fu pretore a Monreale, dove lavorò insieme ad Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri.Proprio qui ebbe modo di conoscere per la prima volta la nascente mafia dei corleonesi[5] .Il 21 marzo 1975 fu trasferito a Palermo ed il 14 luglio entrò nell'ufficio istruzione affari penali sotto la guida diRocco Chinnici. Con Chinnici si stabilì un rapporto, più tardi descritto dalla sorella Rita Borsellino e da CaterinaChinnici, figlia del capo dell'Ufficio, come di "adozione" non soltanto professionale. La vicinanza che si stabilì fra idue uomini e le rispettive famiglie fu intensa e fu al giovane Paolo che Chinnici affidò la figlia, che abbracciavaanch'essa quella carriera, in una sorta di tirocinio[6] .

via D'Amelio: l'albero che ricorda il luogodell'uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta

Il 1980 si aprì con l'arresto dei primi sei mafiosi grazie all'indaginecondotta da Basile e Borsellino sugli appalti truccati a Palermo afavore degli esponenti di Cosa Nostra, ma nello stesso annoEmanuele Basile fu assassinato e fu decisa l'assegnazione di unascorta alla famiglia Borsellino.

Il pool antimafia

In quell'anno si costituì il "pool" antimafia nel quale sotto la guidadi Chinnici lavorarono alcuni magistrati (fra gli altri, Falcone,Borsellino, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, GiovanniBarrile) e funzionari della Polizia di Stato (Cassarà e Montana).

Nel racconto che ne fece lo stesso Borsellino, il pool nacque perrisolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravanoindividualmente, separatamente, ognuno "per i fatti suoi", senzache uno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano dimaterie contigue potesse consentire, nell'interazione, una maggioreefficacia con un'azione penale coordinata capace di fronteggiare ilfenomeno mafioso nella sua globalità[6] . Uno dei primi esempiconcreti del coordinamento operativo fu la collaborazione fra

Borsellino e l'appena "acquisito" Di Lello, che Chinnici aveva voluto e richiesto in squadra: Di Lello prendeva giornalmente a prestito la documentazione che Borsellino produceva e gliela rendeva la mattina successiva, dopo

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averla studiata come fossero "quasi delle dispense sulla lotta alla mafia". E presto, senza che le note divergenzepolitiche[7] potessero essere di più che mera materia di battute, anche fra i due il legame professionale si esteseall'amicizia personale[6] . Del resto era proprio la formazione di una conoscenza condivisa uno degli effetti, ma primaancora uno degli scopi, della costituzione del pool: come ebbe a dire Guarnotta, si andava ad esplorare un mondoche sinora era sconosciuto per noi in quella che era veramente la sua essenza[6] .Nel pool andò formandosi una "gerarchia di fatto", come la chiamò Di Lello: fondata sulle qualità personali diFalcone e Borsellino, tributari di questa leadership per superiori qualità - sempre secondo lo stesso collega - di"grande intelligenza, grandissima memoria e grande capacità di lavoro"; ed i colleghi non l'avrebbero discussa,questa supremazia, anche per il timore di essere sfidati a sostituirli[6] .Tutti i componenti del pool chiedevano espressamente l'intervento dello Stato, che non arrivò. Qualcosafaticosamente giunse nel 1982, a prezzo però di nuovo altro sangue "eccellente", quando dopo l'omicidio deldeputato comunista Pio La Torre, il ministro dell'interno Virginio Rognoni inviò a Palermo il generale deiCarabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, che proprio in Sicilia e contro la mafia aveva iniziato la sua carriera diufficiale, nominandolo prefetto. E quando anche questi trovò la morte, 100 giorni dopo, nella strage di via Carini, ilparlamento italiano riuscì a varare la cosiddetta "legge Rognoni-La Torre" con la quale si istituiva il reato diassociazione mafiosa (l'articolo 416 bis del codice penale) che il pool avrebbe sfruttato per ampliare le investigazionisul fronte bancario, all'inseguimento dei capitali riciclati; era questa la strada che Giovanni Falcone ed i suoi colleghidel pool maggiormente intendevano seguire, una strada anni prima aperta dalle indagini finanziarie di Boris Giuliano(sul cui omicidio investigava il capitano Basile quando a sua volta assassinato) a proposito dei rapporti fra ilcapomafia Leoluca Bagarella ed il losco finanziere Michele Sindona.Il 29 luglio 1983 fu ucciso Rocco Chinnici, con l'esplosione di un'autobomba[8] , e pochi giorni dopo giunse aPalermo da Firenze Antonino Caponnetto. Il pool chiese una mobilitazione generale contro la mafia. Nel 1984 fuarrestato Vito Ciancimino, mentre Tommaso Buscetta ("Don Masino", come era chiamato nell'ambiente mafioso),catturato a San Paolo del Brasile ed estradato in Italia, iniziò a collaborare con la giustizia.Buscetta descrisse in modo dettagliato la struttura della mafia, di cui fino ad allora si sapeva ben poco. Nel 1985furono uccisi da Cosa Nostra, a pochi giorni l'uno dall'altro, il commissario Giuseppe Montana ed il vice-questoreNinni Cassarà[9] . Falcone e Borsellino furono per sicurezza trasferiti nella foresteria del carcere dell'Asinara, nellaquale iniziarono a scrivere l'istruttoria per il cosiddetto "maxiprocesso", che mandò alla sbarra 475 imputati. Si seppein seguito che l'amministrazione penitenziaria richiese poi ai due magistrati un rimborso spese ed un indennizzo peril soggiorno trascorso [10] .

Senza il camino fa freddo...

Pochi giorni prima di essere assassinato, Borsellino incontrò lo scrittore Luca Rossi cui raccontò diversi aneddoti della suaesperienza professionale, fra i quali uno riguardante degli accertamenti che insieme con Falcone conducevano in merito ad alcunedelle rivelazioni di Buscetta. Don Masino aveva descritto minuziosamente la villa dei cugini Salvo, e questa descrizione, crucialeper attestare l'attendibilità del teste (ed ancora più cruciale visto quanto questo particolare teste stava risultando essenzialenell'azione complessiva del pool, che su queste spendeva la sua credibilità operativa), parlava di un grande salone che aveva alcentro un grande camino. Durante il sopralluogo nella villa, però, quasi tutto corrispondeva al racconto del pentito, meno che ilcamino, che non c'era.

Falcone allora, guardando costernato Borsellino, fece il gesto della pistola alla tempia e gli disse "adesso possiamo spararci tutt'edue". La discrepanza poteva infatti in rapida successione rendere inattendibile il teste, privare l'impianto dell'indagine di uno deisuoi tasselli centrali, esporre l'intero pool alle accuse già ventilate di approssimazione professionale o, peggio, di intentipersecutorii nei confronti di onesti cittadini.

Borsellino avvicinò il custode della villa e, dopo averci chiacchierato di cose insignificanti, ad un certo punto gli chiese percuriosità cosa usassero per scaldarsi d'inverno. Il custode ripose: "Col camino. Ma d'estate lo spostiamo in giardino"[11] .

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Borsellino a Marsala

Borsellino chiese ed ottenne (il 19 dicembre 1986) di essere nominato Procuratore della Repubblica di Marsala. Lanomina superava il limite ordinariamente vigente del possesso di alcuni requisiti principalmente relativi all'anzianitàdi servizio[12] .Secondo il collega Giacomo Conte[13] la scelta di decentrarsi e di assumere un ruolo autonomo rispondeva ad unasua intuizione per la quale l'accentramento delle indagini istruttorie sotto la guida di una sola persona esponeva nonsolo al rischio di una disorganicità complessiva dell'azione contro la mafia, ma anche a quello di poter facilmentesoffocare questa azione colpendo il magistrato che ne teneva le fila; questa collocazione, "solo apparentementeperiferica", fu secondo questo autore esempio della proficuità di questa collaborazione a distanza.Di parere difforme fu Leonardo Sciascia, scrittore siciliano, il quale in un articolo pubblicato su Il Corriere della Serail 10 gennaio del 1987, si scagliò contro questa nomina invitando il lettore a prendere atto che "nulla vale più, inSicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso", a conclusione diun'esposizione principiata con due autocitazioni[14] . Si tratta della nota polemica sui cosiddetti "professionistidell'antimafia". Borsellino commentò (o lo citò) solo dopo la morte di Falcone, parlando il 25 giugno 1992 ad undibattito, organizzato da La Rete e da MicroMega (rivista)., sullo stato della lotta alla mafia dopo la Strage diCapaci: "Tutto incominciò con quell’articolo sui professionisti dell'antimafia"[15] [16] .

« Il vero obiettivo del CSM era eliminare al più presto Giovanni Falcone »((Durante il Convegno del La Rete del 25 Giugno 1992)

« Quando Giovanni Falcone solo, per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad AntoninoCaponnetto, il CSM, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse, qualche Giuda siimpegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il CSM ci fece questo regalo. Gli preferì Antonino Meli. »((Durante il Convegno del La Rete del 25 Giugno 1992)

Secondo Umberto Lucentini, uno dei suoi biografi, Borsellino si era invece reso conto della crescente importanzadelle cosche trapanesi, e di Totò Riina e Bernardo Provenzano, all'interno della rete criminale Cosa Nostra, che adesempio intorno a Mazara del Vallo e nel Belice, facevano ruotare interessi notevoli che occorreva seguire davicino[6] .

Verso la fine

Nel 1987, mentre il maxiprocesso si avviava alla sua conclusione[17] con l'accoglimento delle tesi investigative delpool e l'irrogazione di 19 ergastoli e 2.665 anni di pena[18] [6] , Caponnetto lasciò il pool per motivi di salute e tutti(Borsellino compreso) si attendevano che al suo posto fosse nominato Falcone, ma il Consiglio Superiore dellaMagistratura non la vide alla stessa maniera e il 19 gennaio 1988 nominò Antonino Meli; sorse il timore che il poolstesse per essere sciolto.Borsellino parlò allora in pubblico a più riprese, raccontando quel che stava accadendo alla procura di Palermo. Inparticolare, in due interviste rilasciate il 20 luglio 1988 a la Repubblica ed a L'Unità, riferendosi al CSM, dichiarò tral'altro espressamente: "si doveva nominare Falcone per garantire la continuità all'Ufficio", "hanno disfatto il poolantimafia", "hanno tolto a Falcone le grandi inchieste", "la squadra mobile non esiste più", "stiamo tornandoindietro, come 10 o 20 anni fa". Per queste dichiarazioni rischiò un provvedimento disciplinare (fu messo sottoinchiesta)[19] . A seguito di un intervento del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, si decise almeno diindagare su ciò che succedeva nel palazzo di Giustizia.Il 31 luglio il CSM convocò Borsellino, il quale rinnovò accuse e perplessità. Il 14 settembre Antonino Meli, sulla base di una decisione fondata sulla mera anzianità di ruolo in magistratura, fu nominato capo del pool; Borsellino tornò a Marsala, dove riprese a lavorare alacremente insieme a giovani magistrati, alcuni di prima nomina. Iniziava

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in quei giorni il dibattito per la costituzione di una Superprocura e su chi porvi a capo, nel frattempo Falcone fuchiamato a Roma per assumere il comando della direzione affari penali e da lì premeva per l'istituzione dellaSuperprocura.Con Falcone a Roma, Borsellino chiese il trasferimento alla Procura di Palermo e l'11 dicembre 1991 vi ritornò comeProcuratore aggiunto, insieme al sostituto Antonio Ingroia.

Il cammino segnatoNel settembre del 1991, la mafia aveva già abbozzato progetti per l'uccisione di Borsellino. A rivelarlo fu VincenzoCalcara, picciotto della zona di Castelvetrano cui la Cupola mafiosa, per bocca di Francesco Messina Denaro (capodella cosca di Trapani), aveva detto di tenersi pronto per l'esecuzione, che si sarebbe dovuta effettuare o mediante unfucile di precisione, o con un'autobomba. Assai onorato dell'incarico, che gli avrebbe consentito la scalata di qualchegradino nella gerarchia mafiosa, il mafioso attendeva l'ordine di entrare in azione come cecchino qualora si fossepropeso per questa soluzione.Ma Calcara fu arrestato il 5 novembre e la sua situazione in carcere si fece assai pericolosa poiché, secondo quantoda lui stesso indicato, aveva in precedenza intrecciato una relazione con la figlia di uno dei capi di Cosa Nostra, unosbilanciamento del tutto contrario alle "regole" mafiose e sufficiente a costargli la vita; se da latitante poteva ancoraessere utilizzato per "lavori sporchi", da carcerato invece gli restava solo la condanna a morte emessadall'organizzazione. Prima che finisse il periodo di isolamento, Calcara decise di diventare collaboratore di giustiziae si incontrò proprio con Borsellino, al quale, una volta rivelatogli il piano e l'incarico, disse: "lei deve sapere che ioero ben felice di ammazzarla". Dopo di ciò, raccontò sempre il pentito, gli chiese di poterlo abbracciare e Borsellinoavrebbe commentato: "nella mia vita tutto potevo immaginare, tranne che un uomo d'onore mi abbracciasse"[20] .Il pomeriggio del 19 maggio 1992, nel corso dell'XI scrutinio delle elezioni presidenziali, i 47 parlamentari del MSIvotarono per Paolo Borsellino come Presidente della Repubblica.Il 23 maggio 1992 nell'attentato di Capaci persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e treagenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

« Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso ildottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano". »(Paolo Borsellino, intervista a Lamberto Sposini dell'inizio di luglio)

Il 19 luglio, 57 giorni dopo Capaci, Paolo Borsellino fu ucciso insieme agli agenti della sua scorta AgostinoCatalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina).Una settimana dopo la strage, la giovanissima testimone di giustizia Rita Atria, che proprio per la fiducia cheriponeva nel giudice Borsellino si era decisa a collaborare con gli inquirenti pur al prezzo di recidere i rapporti con lamadre, si uccise.Diversi pentiti di mafia ritrattarono alcune accuse precedentemente espresse.

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Dichiarazioni e rifiutiBorsellino rilasciò interviste e partecipò a numerosi convegni per denunciare l'isolamento dei giudici e l'incapacità ola mancata volontà da parte della politica di dare risposte serie e convinte alla lotta alla criminalità. In una di questeBorsellino descrisse le ragioni che avevano portato all'omicidio del giudice Rosario Livatino e prefigurò la fine (chepoi egli stesso fece) che ogni giudice "sovraesposto" è destinato a fare.Alla presentazione di un libro[21] alla presenza dei ministri dell'interno e della giustizia, Vincenzo Scotti e ClaudioMartelli, nonché del capo della polizia Vincenzo Parisi, dal pubblico fu chiesto a Borsellino se intendesse candidarsialla successione di Falcone alla "Superprocura"; alla sua risposta negativa Scotti intervenne annunciando di averconcordato con Martelli di chiedere al CSM di riaprire il concorso ed invitandolo formalmente a candidarsi.Borsellino non rispose a parole, sebbene il suo biografo Lucentini abbia così descritto la sua reazione: "dal suo visotrapela una indignazione senza confini""[22] . Rispose al ministro per iscritto, giorni dopo: "La scomparsa diGiovanni Falcone mi ha reso destinatario di un dolore che mi impedisce di rendermi beneficiario di effetticomunque riconducibili a tale luttuoso evento"[23] .

La penultima intervista di Borsellino e le sue versioniDue mesi prima di essere ucciso, Paolo Borsellino rilasciò un'intervista ai giornalisti Jean Pierre Moscardo e FabrizioCalvi (21 maggio 1992)[24] . L'intervista mandata in onda da RaiNews 24 nel 2000 era di trenta minuti, quellaoriginale era invece di cinquantacinque minuti.

Lenzuoli dedicati a Giovanni Falcone e PaoloBorsellino

La trascrizione dell'intervista integrale si trova qui [25]

« All’inizio degli anni Settanta Cosa Nostra cominciò a diventare un’impresa anch’essa. Un’impresa nel senso che attraversol’inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanzestupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di capitali dei quali,naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all’estero eallora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti dicapitali, contestualmente Cosa Nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare investimenti. Naturalmente, per questaragione, cominciò a seguire una via parallela e talvolta tangenziale all’industria operante anche nel Nord o a inserirsi inmodo di poter utilizzare le capacità, quelle capacità imprenditoriali, al fine di far fruttificare questi capitali dei quali si eranotrovati in possesso »(Paolo Borsellino, in quella intervista)

In questa sua ultima intervista Paolo Borsellino parlò anche dei legami tra la mafia e l'ambiente industriale milanesee del Nord Italia in generale, facendo riferimento, tra le altre cose, a indagini in corso sui rapporti tra VittorioMangano e Marcello Dell'Utri.Alla domanda se Mangano fosse un "pesce pilota" della mafia al Nord, Borsellino rispose che egli era sicuramente una testa di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord d'Italia. Sui rapporti con Berlusconi invece, nosatante

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esplicitamente sollecitato dall'intervistatore, si astenne da qualsiasi giudizio.Anche alla luce di quest'intervista e del ruolo di Mangano così come descritto da Borsellino (testa di pontedell'organizzazione mafiosa nel Nord d'Italia) destò scalpore la dichiarazione di Marcello Dell'Utri, condivisa dalpresidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi riferita a Vittorio Mangano: egli fu, a modo suo, un eroe[26]

[27]

Paolo Guzzanti aveva sostenuto che l'intervista trasmessa da Rai News 24 era stata manipolata, i giornalisti della retegli fecero causa, ma fu assolto. Vi era corrispondenza tra la cassetta ricevuta ed il contenuto trasmesso, ma non con ilvideo originale. Alcune risposte erano state tagliate e messe su altre domande. Ad esempio, quando Borsellino parladi "cavalli in albergo" per indicare un traffico di droga, non si riferiva ad una telefonata fra Dell'Utri e Manganocome poteva sembrare dalla domanda dell'intervistatore (che faceva riferimento ad un'intercettazione dell'inchiesta diSan Valentino, che Borsellino aveva seguito solo per poco tempo), ma ad una fra Mangano e un mafioso dellafamiglia Inzerillo.[28]

Nel numero de L'Espresso dell'8 aprile 1994 fu pubblicata una versione più estesa dell'intervista[29] .L'intervista, e i tagli relativi alla sua versione televisiva, furono citati anche dal tribunale di Palermo nella sentenza dicondanna di Gaetano Cinà e Marcello Dell'Utri:

« Un riferimento a quelle indagini si rinviene nella intervista rilasciata il 21 maggio 1992 dal dr. Paolo Borsellino aigiornalisti Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo. In dibattimento il Pubblico Ministero ha prodotto la cassetta contenente laregistrazione originale di quella intervista che, nelle precedenti versioni, aveva subito, invece, evidenti manipolazioni ed erastata trasmessa a diversi anni di distanza dal momento in cui era stata resa, malgrado l’indubbio rilievo di un similedocumento. »

(Dalla sentenza di condanna di Dell'Utri Pag 431[30] )

Nella sentenza fu poi riportato il brano dell'intervista relativo all'uso del termine "cavalli" per indicare la droga esulle precedenti condanne di Mangano, in una versione ancora differente rispetto alle due già diffuse, trascritta dalnastro originale. Nella stessa sentenza era poi riportata l'intercettazione della telefonata intercorsa tra Mangano (lacui linea era sotto controllo) e Dell'Utri[31] , relativo al blitz di San Valentino, in cui veniva citato un "cavallo", a cuiaveva fatto riferimento il giornalista nelle domande dell'intervista a Borsellino.[32] . La sentenza specificava peròche:

« Tra le telefonate intercettate (il cui tenore aveva consentito di disvelare i loschi traffici ai quali il Mangano si era dedicatoin quegli anni) si inserisce quella del 14 febbraio 1980 intercorsa tra Vittorio Mangano e Marcello Dell’Utri.È opportuno chiarire subito che questa conversazione, pur avendo ad oggetto il riferimento a “cavalli”, termine criptico usatodal Mangano nelle conversazioni telefoniche per riferirsi agli stupefacenti che trafficava, non presenta un significatochiaramente afferente ai traffici illeciti nei quali il Mangano era in quel periodo coinvolto e costituisce il solo contattoevidenziato, nel corso di quelle indagini, tra Marcello Dell’Utri e i diversi personaggi attenzionati dagli investigatori. »

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Francobollo commemorativo

La strage di via d'Amelio

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglieAgnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insiemealla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre.

Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madrecon circa 100 kg di tritolo a bordo, esplose al passaggio delgiudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agentidi scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato cadutain servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter EddieCosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu AntoninoVullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta [33] .

Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista MicroMega, così come in unaintervista televisiva a Lamberto Sposini, Borsellino aveva parlato della sua condizione di "condannato a morte".Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittimedesignate.Antonino Caponnetto, che subito dopo la strage aveva detto, sconfortato, "Non c'è più speranza...", intervistato annidopo da Gianni Minà ricordò che "Paolo aveva chiesto alla questura – già venti giorni prima dell'attentato – didisporre la rimozione dei veicoli nella zona antistante l'abitazione della madre. Ma la domanda era rimasta inevasa.Ancora oggi aspetto di sapere chi fosse il funzionario responsabile della sicurezza di Paolo, se si sia procedutodisciplinarmente nei suoi confronti e con quali conseguenze"[34] .

Via d'Amelio come strage di Stato

« Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettonod'accordo. »

(Lirio Abbate, Peter Gomez[35] )

Nell'introduzione del libro L'agenda rossa di Paolo Borsellino Marco Travaglio scrive:

« Oggi, quindici anni dopo, non è cambiato nulla. L’impressione è che, ai piani alti del potere, quelle verità indicibili leconoscano in tanti, ma siano d’accordo nel tenerle coperte da una spessa coltre di omissis. Per sempre. L’agenda rossa è lascatola nera della Seconda Repubblica. Grazie a questo libro cominciamo a capire qualcosa anche noi »

(Marco Travaglio[36] )

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, parla esplicitamente di "strage di Stato":

« Perché quello che è stato fatto è proprio cercare di fare passare l’assassinio di Paolo e di quei ragazzi che sono morti in viaD’Amelio come una strage di mafia. [...] Hanno messo in galera un po’ di persone - tra l’altro condannate per altri motivi eper altre stragi - e in questa maniera ritengono di avere messo una pietra tombale sull’argomento. Devo dire che purtroppouna buona parte dell’opinione pubblica, cioè quella parte che assume le proprie informazioni semplicemente dai canali dimassa - televisione e giornali - è caduta in questa chiamiamola “trappola” [...] Quello che noi invece cerchiamo in tutti i modidi far capire alla gente [...] è che questa è una strage di stato, nient’altro che una strage di stato. E vogliamo far capire ancheche esiste un disegno ben preciso che non fa andare avanti certe indagini, non fa andare avanti questi processi, che mira acoprire di oblio agli occhi dell’opinione pubblica questa verità, una verità tragica perché mina i fondamenti di questa nostrarepubblica. Oggi questa nostra seconda repubblica è una diretta conseguenza delle stragi del ‘92 »

(Salvatore Borsellino[37] )

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L'eredità

« Io accetto la... ho sempre accettato il... più che il rischio, la... condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio,del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita,di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.Il... la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in... in estremo pericolo, è una sensazioneche non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, soche è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare... dalla sensazione che, ofinanco, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro. »(Paolo Borsellino, intervista a Sposini, inizio luglio 1992)

La figura di Paolo Borsellino, come quella di Giovanni Falcone, ha lasciato un grande esempio nella società civile enelle istituzioni.

Un rosone in bronzo, opera di Tommaso Geraci,commemora insieme Falcone e Borsellino all'aeroporto

loro dedicato di Palermo. Nell'iscrizione, si legge:"L'orgoglio della Nuova Sicilia"

Alla sua memoria sono state intitolate numerose scuole eassociazioni, nonché (insieme all'amico e collega) l'aeroportointernazionale "Falcone e Borsellino" (ex "Punta Raisi", Palermo)ed un'aula della facoltà di Giurisprudenza all'Università di RomaLa Sapienza.

Anche il cinema e la televisione hanno onorato la memoria delmagistrato palermitano:

• Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara;• I giudici di Ricky Tognazzi;• Gli angeli di Borsellino di Rocco Cesareo;• Paolo Borsellino, miniserie televisiva del 2004 di Gianluca

Maria Tavarelli;• Paolo Borsellino - Essendo Stato, scritto e diretto da Ruggero

Cappuccio.

« Un giudice vero fa quello che ha fatto Borsellino, uno che si trova solo occasionalmente a fare quel mestiere e non ha lavocazione può scappare, chiedere un trasferimento se ne ha il tempo e se gli viene concesso. Borsellino, invece, era diun'altra tempra, andò incontro alla morte con una serenità e una lucidità incredibili. »

(Antonino Caponnetto, intervista a Gianni Minà, maggio 1996[38] )

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, esercitava la propriamissione con profondo impegno e grande coraggio, dedicando ogni sua energia a respingere

con rigorosa coerenza la proterva sfida lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Nonostante lecontinue e gravi minacce, proseguiva con zelo ed eroica determinazione il suo duro lavoro di investigatore, maveniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza,vissuta al servizio dei più alti ideali di giustizia e delle Istituzioni.»— Palermo, 19 luglio 1992

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Musica• Il coraggio della solitudine, (2007), [27] sul quotidiano la Repubblica ( 23 maggio 2007 ).

Bibliografia• Maurizio Calvi, Crescenzo Fiore, Figure di una battaglia: documenti e riflessioni sulla mafia dopo l'assassinio di

G. Falcone e P. Borsellino, Dedalo, 1992 ISBN 9788822061379• Giustizia e Verità. Gli scritti inediti di Paolo Borsellino, a cura di Giorgio Bongiovanni, Ed. Associazione

Culturale Falcone e Borsellino, 2003• Rita Borsellino, Il sorriso di Paolo, EdiArgo, Ragusa, 2005• Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita, Mondadori 1994, riedito San Paolo 2004.• Giammaria Monti, Falcone e Borsellino: la calunnia il tradimento la tragedia, Editori Riuniti, 1996• Leone Zingales, Paolo Borsellino - una vita contro la mafia, Limina, 2005• Rita Borsellino, Fare memoria per non dimenticare e capire, Maria Pacini Fazzi Editore, 2002• Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, L'agenda rossa di Paolo Borsellino, Chiarelettere, 2007• Fondazione Progetto Legalità Onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia, La

memoria ritrovata. Storie delle vittime della mafia raccontate dalle scuole, Palumbo Editore, 2005

Voci correlate• Strage di via d'Amelio• Paolo Borsellino (miniserie televisiva)• Rita Borsellino• Rita Atria

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Paolo Borsellino

Collegamenti esterni• Video di Paolo Borsellino [39]: incontro del 26 gennaio del 1989 con gli studenti di Istituto professionale di Stato

per il commercio "Remondini" di Bassano del Grappa• Sito del libro Falcone Borsellino, misteri di stato [40]

• L'ultima intervista ufficiale a Paolo Borsellino [41] : l'intervista rilasciata da Paolo Borsellino ai giornalisti JeanPierre Moscardo e Fabrizio Calvi il 19 maggio 1992, due mesi prima della sua morte.

• Video dell'ultima intervista a Borsellino [42]

• L'ultimo intervento pubblico di Paolo Borsellino [43] prima di essere ucciso. Nell'atrio della biblioteca comunaledi Palermo, il 25 giugno 1992 Paolo Borsellino ricorda la figura di Giovanni Falcone

• Paolo Borsellino. La storia del magistrato ucciso dalla mafia [44] La Storia siamo Noi - Rai Educational• Sito della Fondazione Progetto Legalità onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia

[45]

• Sito dedicato alla vita di Paolo Borsellino [46]

• Sito con video della Rai dedicato a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone [47]

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Note[1] Numero di matricola 2301[2] "Paolo Borsellino" - Umberto Lucentini - 2003 - Edizioni San Paolo[3] Il valore di una vita, pag. 35[4] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=154[5] www.ansa.it/legalita/static/bio/borsellino.shtml[6] La Storia siamo noi - Paolo Borsellino (http:/ / www. rai. tv/ dl/ RaiTV/ programmi/ media/

ContentItem-53f16858-7d26-4906-994a-2bab5f272362. html?p=0)[7] Borsellino era di destra, Di Lello si definisce "social-comunista".[8] La prima autobomba usata dalla mafia, secondo Rita Borsellino[9] Insieme all'agente Roberto Antiochia[10] Figure di una battaglia: documenti e riflessioni sulla mafia dopo l'assassinio di G. Falcone e P. Borsellino, pag. 121[11] Riassunto dal relato di Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, Feltrinelli, 1993 - ISBN 8807120100[12] "Notiziario straordinario" n. 17 del 10 settembre 1986 del Consiglio superiore della magistratura:

« Rilevato, per altro, che per quanto concerne i candidati che in ordine di graduatoria precedono il dottor Borsellino, siimpongono oggettive valutazioni che conducono a ritenere, sempre in considerazione della specificità del posto da ricopriree alla conseguente esigenza che il prescelto possegga una specifica e particolarissima competenza professionale nel settoredella delinquenza organizzata in generale e di quella di stampo mafioso in particolare, che gli stessi non siano, seppure inmisura diversa, in possesso di tali requisiti con la conseguenza che, nonostante la diversa anzianità di carriera, se ne imponeil "superamento" da parte del più giovane aspirante. »[13] Giacomo Conte (procuratore a Gela), Lo sdegno e la speranza: la lezione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in (a cura di) Franco

Occhiogrosso, Ragazzi della mafia: storie di criminalità e contesti minorili, voci dal carcere, le reazioni e i sentimenti, i ruoli e le proposte,FrancoAngeli, 1993 - ISBN 8820479729

[14] Il testo dell'articolo di Sciascia online (http:/ / www. italialibri. net/ dossier/ mafia/ professionistiantimafia. html) (2 pagine)[15] Una fra le numerose fonti online (http:/ / www. societacivile. it/ previsioni/ articoli_previ/ sciascia. html)[16] Trascrizione intervento (http:/ / liquida. noblogs. org/ post/ 2006/ 12/ 26/ 25-giugno-1992-ultimo-intervento-pubblico-di-paolo-borsellino)[17] Il 16 dicembre.[18] Sentenza della Corte di Assise (pres. Alfonso Giordano) poi sostanzialmente confermata 5 anni dopo dalla Corte di Cassazione.[19] Disse lo stesso Borsellino durante la serata alla Biblioteca Comunale di Palermo il 25 giugno 1992: "per aver denunciato questa verità io

rischiai conseguenze professionali gravissime, e forse questo lo avevo pure messo nel conto, ma quel che è peggio il Consiglio superioreimmediatamente scoprì quale era il suo vero obiettivo: proprio approfittando del problema che io avevo sollevato, doveva essere eliminato alpiù presto Giovanni Falcone. E forse questo io lo avevo pure messo nel conto perché ero convinto che lo avrebbero eliminato comunque;almeno, dissi, se deve essere eliminato, l'opinione pubblica lo deve sapere, lo deve conoscere, il pool antimafia deve morire davanti a tutti,non deve morire in silenzio. L'opinione pubblica fece il miracolo, perché ricordo quella caldissima estate dell'agosto 1988, l'opinionepubblica si mobilitò e costrinse il Consiglio superiore della magistratura a rimangiarsi in parte la sua precedente decisione dei primi diagosto, tant'è che il 15 settembre, se pur zoppicante, il pool antimafia fu rimesso in piedi. ". Nello stesso intervento commentò la mancatanomina di Falcone: "Si aprì la corsa alla successione all'ufficio istruzione al tribunale di Palermo. Falcone concorse, qualche Giuda siimpegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il Consiglio superiore della magistratura ci fece questo regalo: preferìAntonino Meli."

[20] Relato testuale del pentito in La Storia siamo noi - Paolo Borsellino (http:/ / www. rai. tv/ dl/ RaiTV/ programmi/ media/ContentItem-53f16858-7d26-4906-994a-2bab5f272362. html?p=0) (fonte per l'intero paragrafo)

[21] "Gli uomini del disonore", di Pino Arlacchi[22] Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita, Mondadori, 1994[23] Fonte (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1994/ gennaio/ 16/ Paolo_rifiuto_posto_Falcone_co_0_940116669. shtml) per questo paragrafo[24] Trascrizione dell'intervista (http:/ / www. rainews24. rai. it/ ran24/ speciali/ borsellino_new/ espre. htm)[25] http:/ / www. 19luglio1992. org/ index. php?option=com_content& view=article& catid=26:in-evidenza&

id=2300:paolo-borsellino-lintervista-nascosta#trascrizione[26] RadioDue (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=PD4ixdKJzOE)[27] . la Repubblica (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 04/ sezioni/ politica/ verso-elezioni-18/ berlusconi-toghe/ berlusconi-toghe. html)[28] http:/ / www. paologuzzanti. it/ wp-content/ 2008/ 03/ sentenza. pdf[29] trascrizione dell'intervista (http:/ / www. rainews24. rai. it/ ran24/ speciali/ borsellino_new/ espre. htm) pubblicata su L'Espresso dell'8 aprile

1994, dal sito di Rainews 24[30] sentenza (http:/ / www. narcomafie. it/ sentenza_dellutri. pdf) dell’11 dicembre 2004, relativa al procedimento contro Marcello Dell'Utri[31] Rapporto 0500/CAS del 13 aprile 1981 della Criminalpol di Milano.[32] Trascrizione di un'intercettazione telefonica tra Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri, sentenza (http:/ / www. narcomafie. it/

sentenza_dellutri. pdf) dell’11 dicembre 2004, relativa al procedimento contro Marcello Dell'Utri, pag 483 e seguenti, proveniente dal rapporto0500/CAS dell’aprile 1981 della Criminalpol di Milano

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[33] http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1992/ luglio/ 21/ agente_superstite_vivo_per_miracolo_co_0_9207211793. shtml[34] Intervista di Minà a Caponnetto (http:/ / www. giannimina. it/ index. php?option=com_content& task=view& id=95& Itemid=46)[35] Lirio Abbate, Peter Gomez, I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano, da Corleone al Parlamento, p. 36[36] L'agenda rossa di Paolo Borsellino (http:/ / chiarelettere. ilcannocchiale. it/ ?id_blogdoc=1538344)[37] Intervista RAI a Salvatore Borsellino fratello di Paolo Borsellino (http:/ / www. forum. rai. it/ index. php?showtopic=242566)[38] Intervista di Minà a Caponnetto (http:/ / www. giannimina. it/ index. php?option=com_content& task=view& id=95& Itemid=46)[39] http:/ / www. arcoiris. tv/ modules. php?name=BigDownload& id=1902[40] http:/ / www. falconeborsellino. net/[41] http:/ / www. terzoocchio. org/ intervista_paolo_borsellino. php[42] http:/ / video. google. com/ videoplay?docid=2207923928642748192& q=borsellino+ dell%27utri/[43] http:/ / liquida. noblogs. org/ post/ 2006/ 12/ 26/ 25-giugno-1992-ultimo-intervento-pubblico-di-paolo-borsellino[44] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=154[45] http:/ / www. progettolegalita. it.[46] http:/ / www. 19luglio1992. com/[47] http:/ / www. rai. tv/ mpprogramma/ 0,,Eventi-SpecialeFalconeBorsellino%5E16%5E118340%5Et-1,00. html

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Giornalisti

Mario FranceseMario Francese (Siracusa, 6 febbraio 1925 – Palermo, 26 gennaio 1979) è stato un giornalista italiano, assassinatodalla mafia.Francese iniziò la carriera come telescriventista dell'ANSA, successivamente passò a giornalista e scrisse per ilquotidiano "La Sicilia" di Catania. Di simpatie monarchiche, nel 1958 viene assunto all'ufficio stampadell'assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Siciliana. Nel frattempo intraprese la collaborazione con "IlGiornale di Sicilia" di Palermo. Nel 1968 si licenzia dall'ufficio stampa per lavorare a pieno nel giornale [1] dove sioccupa della cronaca giudiziaria entrando in contatto con gli scottanti temi del fenomeno mafioso.Divenuto giornalista professionista si occupò della strage di Ciaculli, del processo ai corleonesi del 1969 a Bari,dell'omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e fu l'unico giornalista a intervistare la moglie di TotòRiina, Antonietta Bagarella. Nelle sue inchieste entrò profondamente nella analisi dell'organizzazione mafiosa, dellesue spaccatture, delle famiglie e dei capi specie del corleonese legato a Luciano Liggio e Totò Riina[2] . Fu unfervente sostenitore dell'ipotesi che quello di Cosimo Cristina fosse un assassinio di mafia. La sera del 26 gennaio1979 venne assassinato a Palermo, davanti casa.Per l'assassinio sono stati condannati:Totò Riina, Leoluca Bagarella (che sarebbe stato l'esecutore materiale deldelitto), Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano [3] . Le motivazioni dellacondanna nella sentenza d'appello furono: «Il movente dell' omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allostraordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un'approfondita ricostruzione delle più complesse erilevanti vicende di mafia degli anni '70»[4] .

MediaDopo la messa in onda su Mediaset della miniserie tv Il capo dei capi, che racconta la storia del boss mafioso TotòRiina, i familiari di Mario Francese hanno protestato contro Mediaset e gli sceneggiatori del film. Nella storia,infatti, non figura il personaggio di Mario Francese (di contro, figura il personaggio inventato Biagio Schirò).

Correlazioni esterne• Fondazione Francese [5]

• Articolo: Mario Francese, coraggio e fiuto di un cronista [6]

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Note[1] Particolari biografici citati in http:/ / www. fondazionefrancese. org/ biografia. htm[2] secondo sapere.it (http:/ / www. sapere. it/ tca/ MainApp?srvc=dcmnt& url=/ tc/ storia/ percorsi/ MarioFrancese/ Mario_Home. jsp) fu il

primo a citare Riina come capo mafia[3] Come riportato da Fondazionefrancese.org (http:/ / www. fondazionefrancese. org/ biografia. htm)[4] Come riportato da almanaccodeimisteri.info (http:/ / www. almanaccodeimisteri. info/ mafiafebbraio2003. htm)[5] http:/ / www. fondazionefrancese. org[6] http:/ / www. infocity. go. it/ vedi_articolo. php?id=2087

Giuseppe Fava

« A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare? »(Giuseppe Fava)

Pippo Fava

Giuseppe Fava detto Pippo (Palazzolo Acreide, 15 settembre 1925 – Catania, 5 gennaio 1984) è stato uno scrittore,giornalista e drammaturgo italiano, oltre che saggista e sceneggiatore.Fu un personaggio carismatico, apprezzato dai propri collaboratori per la professionalità e il modo di viveresemplice. È stato direttore responsabile del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, secondo giornale antimafia inSicilia. Il film Palermo or Wolfsburg, di cui ha curato la sceneggiatura, ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlinonel 1980. È stato ucciso nel gennaio 1984 e per quel delitto sono stati condannati alcuni membri del clan mafioso deiSantapaola. È stato il secondo intellettuale ad essere ucciso da Cosa nostra dopo Giuseppe Impastato (9 maggio1978). È il padre del giornalista e politico Claudio Fava.

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Biografia

Gli esordi all'Espresso seraNacque a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, il 15 settembre 1925. I suoi genitori Giuseppe ed Elena eranomaestri di scuola elementare, i suoi nonni contadini. Nel 1943 si trasferì a Catania e si laureò in giurisprudenza[1] .Nel 1952 diventò giornalista professionista. Iniziò così a collaborare a varie testate regionali e nazionali, tra cui SportSud, La Domenica del Corriere, Tuttosport e Tempo illustrato di Milano.Nel 1956 venne assunto dall'Espresso sera, di cui fu caporedattore fino al 1980[2] . Scriveva di vari argomenti, dalcinema al calcio, ma i suoi lavori migliori furono una serie di interviste ad alcuni boss di Cosa nostra, tra cuiCalogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo. Molti lo avrebbero visto alla direzione del secondo quotidiano catanese,ma l'editore Mario Ciancio Sanfilippo gli preferì un altro giornalista, si disse perché non facilmente controllabile dachi comandava[1] .

Teatro, cinema e radioNel periodo in cui lavorò all'Espresso sera, Pippo Fava iniziò a scrivere per il teatro. La sua prima opera, Cronaca diun uomo, è datata 1966 e ha vinto il Premio Vallecorsi. Nel 1970 La violenza conquista il Premio IDI e dopo laprima al Teatro Stabile di Catania è portata in tournée per tutta l'Italia. Nel 1972 è partita la sua collaborazione con ilgrande schermo, con la trasposizione cinematografica del suo primo dramma: La violenza: Quinto potere, che fudiretto da Florestano Vancini. Nel 1975 il suo primo romanzo, Gente di rispetto, è stato messo in scena da LuigiZampa.Dopo aver lasciato l'Espresso sera, Fava si trasferì a Roma, dove condusse Voi e io, una trasmissione radiofonica suRadiorai. Continuò a scrivere collaborando con Il Tempo e il Corriere della sera e, soprattutto, scrivendo lasceneggiatura di Palermo or Wolfsburg, film di Werner Schroeter tratto dal suo romanzo Passione di Michele. Nel1980 il film vince l'Orso d'Oro. Continuava anche l'attività teatrale, iniziata anni prima e culminata con alcunerappresentazioni delle sue opere[1] .

Direttore del Giornale del SudNella primavera del 1980 gli venne affidata la direzione del Giornale del Sud. Inizialmente accolto con scetticismo,Fava creò un gruppo redazionale ex novo, affidandosi a giovani ed inesperti cronisti improvvisati. Tra di essifiguravano il figlio Claudio, Riccardo Orioles, Michele Gambino, Antonio Roccuzzo, Elena Brancati, Rosario Lanza,che l'avrebbero seguito nelle successive esperienze lavorative.Pippo Fava fece del Giornale del Sud un quotidiano coraggioso. L'11 ottobre 1981 pubblicò Lo spirito di ungiornale, un articolo in cui chiariva le linee guida che faceva seguire alla sua redazione: basarsi sulla verità per«realizzare giustizia e difendere la libertà»[3] . Fu in quel periodo che si riuscì a denunciare le attività di Cosa nostra,attiva nel capoluogo etneo soprattutto nel traffico della droga.Per un anno il Giornale del Sud continuò senza soste il suo lavoro. Il tramonto della gestione Fava fu segnato da treavvenimenti: la sua avversione all'installazione di una base missilistica a Comiso (poi effettivamente realizzata), lasua presa di posizione a favore dell'arresto del boss Alfio Ferlito e l'arrivo di una nuova cordata di imprenditori algiornale. I nomi dei nuovi editori dicevano poco: Salvatore Lo Turco, Gaetano Graci, Giuseppe Aleppo, SalvatoreCosta. Si trattava di «tipi ambiziosi, astuti, pragmatici», come il figlio Claudio spiegava ne La mafia comanda aCatania. Poi si scoprì che Lo Turco frequentava il boss Nitto Santapaola, e che Graci andava a caccia con il boss.Inoltre erano iniziati gli atti di forza contro la rivista. Venne organizzato un attentato, a cui scampò, con una bombacontenente un chilo di tritolo. In seguito, la prima pagina del Giornale del Sud che denunciava alcune attività diFerlito fu sequestrata prima della stampa e censurata, mentre il direttore era fuori.

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Di lì a poco Pippo venne licenziato. I giovani giornalisti occuparono la redazione, ma a nulla valsero le loro proteste.Per una settimana rimasero chiusi nella sede, ricevendo pochi attestati di solidarietà. Dopo un intervento delsindacato, l'occupazione cessò. Poco tempo dopo, il Giornale del Sud avrebbe chiuso i battenti per volontà deglieditori[1] .

Direttore de I Siciliani

« Qualche volta mi devi spiegare chi ce lo fa fare, perdìo. Tanto, lo sai come finisce una volta o l’altra: mezzo milione a unragazzotto qualunque e quello ti aspetta sotto casa... »(Pippo Fava)

Giuseppe Fava.

Rimasto senza lavoro, Fava si rimbocca le maniche e con i suoicollaboratori fonda una cooperativa, Radar, per poter finanziare unnuovo progetto editoriale. Praticamente senza mezzi operativi (appenadue Roland di seconda mano acquistate grazie alle cambiali) ma conmolte idee, il gruppo riesce a pubblicare il primo numero della rivistanel novembre 1982. La nuova rivista, con cadenza mensile, si chiama ISiciliani.

Diventò subito una delle esperienze decisive per il movimentoantimafia. Le inchieste della rivista diventarono un caso politico egiornalistico: gli attacchi alla presenza delle basi missilistiche in Sicilia,la denuncia continua della presenza della mafia, le piccole storie diordinaria delinquenza. Probabilmente l'articolo più importante è ilprimo firmato Pippo Fava, intitolato I quattro cavalieri dell'apocalissemafiosa. Si tratta di un'inchiesta-denuncia sulle attività illecite diquattro imprenditori catanesi, Carmelo Costanzo, Gaetano Graci

(agrigentino di nascita), Mario Rendo e Francesco Finocchiaro, e di altri personaggi come Michele Sindona. Senzagiri di parole, Fava collega i cavalieri del lavoro con il clan del boss Nitto Santapaola[4] .

Nell'anno successivo, Rendo, Salvo Andò e Graci cercarono di comprare il giornale per poterlo controllare,ottenendo solo rifiuti. I Siciliani continuò ad essere una testata indipendente. Continuò a mostrare le foto diSantapaola con politici, imprenditori e questori. Immagini conosciute dalle forze di polizia ma non usate contro icollusi[1] .Il 28 dicembre 1983 rilascia la sua ultima intervista a Enzo Biagi nella trasmissione Filmstory, trasmessa su Rai Uno,sette giorni prima del suo assassinio. Raccontava Fava[5] :

« Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a voltesono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si puòdefinire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba dapiccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto piùtragico ed importante.... »("I mafiosi stanno in Parlamento")

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L'omicidio

Giuseppe Fava.

Alle ore 22 del 5 gennaio 1984 Giuseppe Fava si trovava in via dello Stadio e stavaandando a prendere la nipote che recitava in Pensaci, Giacomino! al Teatro Verga.Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale. Non ebbe il tempo di scenderedalla sua Renault 5 che fu freddato da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca[6] .Inizialmente, l'omicidio venne etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa chedalla polizia. Si disse che la pistola utilizzata non fosse tra quelle solitamente impiegatein delitti a stampo mafioso. Si iniziò anche a frugare tra le carte de I Siciliani, in cercadi prove: un'altra ipotesi era il movente economico, per le difficoltà in cui versava larivista[7] .

Anche le istituzioni, in primis il sindaco Angelo Munzone, diedero peso a questa tesi,tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica alla presenza delle più altecariche cittadine[8] . Le prime dichiarazioni ufficiali furono clamorose. L'onorevole Nino Drago chiese una chiusurarapida delle indagini perché «altrimenti i cavalieri potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al Nord». Ilsindaco ribadì che la mafia a Catania non esisteva. A ciò ribatté l'alto commissario Emanuele De Francesco, checonfermò che «la mafia è arrivata a Catania, ne sono certo», e il questore Agostino Conigliaro, sostenitore della pistadel delitto di mafia[7] .

Il funerale si tenne nella piccola chiesa di Santa Maria della Guardia in Ognina e poche persone diedero l'ultimosaluto al giornalista[9] : furono soprattutto giovani ed operai quelli che accompagnarono la bara. Inoltre, ci fu chi fecenotare che spesso Fava scriveva dei funerali di stato organizzati per altre vittime della mafia, a cui erano presentiministri e alte cariche pubbliche: il suo, invece, fu disertato da molti, gli unici presenti erano il questore, alcunimembri del PCI e il presidente della regione Santi Nicita[7] .

Le indagini e i processiSuccessivamente, l'evidenza delle accuse lanciate da Fava sulle collusioni tra Cosa nostra e i cavalieri del lavorocatanesi viene rivalutata dalla magistratura, che avvia vari procedimenti giudiziari. L'attacco frontale che la mafiaaveva messo in atto nei confronti delle istituzioni non poté passare inosservato[10] . Dopo un primo stop nel 1985, perla sostituzione del sostituto procuratore aggiunto per "incompatibilità ambientale", il processo riprese a pieno ritmosolo nel 1994[6] .Nel 1998 si è concluso a Catania il processo denominato "Orsa Maggiore 3" dove per l'omicidio di Giuseppe Favasono stati condannati all'ergastolo il boss mafioso Nitto Santapaola, ritenuto il mandante, Marcello D'Agata eFrancesco Giammuso come organizzatori, e Aldo Ercolano come esecutore assieme al reo confesso Maurizio Avola.Nel 2001 le condanne all'ergastolo sono state confermate dalla Corte d'appello di Catania per Nitto Santapaola eAldo Ercolano, accusati di essere stati i mandanti dell'omicidio. Assolti Marcello D'Agata e Franco Giammuso che inprimo grado erano stati condannati all'ergastolo come esecutori dell'omicidio. L'ultimo processo si è concluso nel2003 con la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato Santapaola ed Ercolano all'ergastolo e Avola asette anni patteggiati.Sono stati due i pentiti protagonisti del processo: Luciano Grasso e Maurizio Avola. Entrambi sono stati presi di mirada La Sicilia, che ha annunciato il pentimento di Grasso prima ancora che avesse potuto testimoniare contro gliassassini di Fava (poi effettivamente l'avrebbe fatto, ma ad un altro inquirente) e che ha cercato più volte discreditare Avola tramite Tony Zermo. Avola, in particolare, spiegò che Santapaola organizzò l'omicidio per conto dialcuni «imprenditori catanesi» e di Luciano Liggio: nessuno di questi però è stato condannato come mandante[6] .

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Stile

Fava giornalista

« Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe esserequella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce moltecorruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento deiservizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone aipolitici il buon governo. »

(Pippo Fava. Lo spirito di un giornale [11]. 11 ottobre 1981)

Giuseppe Fava era uno strenuo sostenitore della verità. L'articolo Lo spirito di un giornale fu il suo manifestoprogrammatico, in cui sottolineò l'importanza di denunciare attraverso la stampa per sminuire il potere dellacriminalità e per «realizzare giustizia e difendere la libertà». Il giornalista si dedicò soprattutto alla denuncia dellamafia, il male che attanagliava la sua terra, e delle sue collusioni con la politica. Fu anche accostato a Pier PaoloPasolini per le sue critiche alla classe dirigente[12] . D'altro canto, l'intellettuale palazzolese fu anche apprezzato per isuoi lavori riguardanti lo sport e la cultura, a cui si dedicò per tutto l'arco della sua carriera.

Fava scrittoreRiccardo Orioles, uno dei suoi più stretti collaboratori, lo pone tra le massime espressioni della letteratura italiana inSicilia. Lo definisce uno scrittore minore e dimenticato, ma anche uno che, a differenza dei grandi come LuigiPirandello o Giovanni Verga, non ha abbandonato i suoi ideali giovanili per diventare un reazionario. Vieneaccomunato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa come la massima espressione letteraria della Sicilia nel secondodopoguerra.Orioles definisce il suo stile popolare, il suo linguaggio denso e forte, il suo stile semplice. I suoi personaggi eranotutti ben connotati psicologicamente, ma solitamente erano ben schierati tra potenti ed oppressi. Il suo capolavoro èstato Passione di Michele, pubblicato nel 1980[13] .

L'eredità

I SicilianiL'omicidio di Giuseppe Fava non impedì alla sua rivista, I Siciliani, di continuare ad uscire. Il giorno dopo la suamorte la redazione riaprì come se nulla fosse successo. Anzi, la sua morte servì a trovare nuova gente checollaborasse. Orioles raccontò che quel giorno si presentò un gruppo di giovani di Sant'Agata li Battiati iscritti allaFGCI pronti a distribuire il giornale. Per tre anni la rivista portò avanti la sua campagna antimafia, malgrado lecrescenti difficoltà, e contribuì ad animare varie manifestazioni a cui partecipavano persone di qualsiasischieramento politico[13] .

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Fondazione FavaL'attività antimafia di Pippo Fava e de I Siciliani è stata portata avanti anche dalla fondazione Fava. Scopo principaledella Fondazione, che non riceve finanziamenti dallo stato, è quello di stimolare varie attività contro la delinquenza,tra cui la creazione di centri di aggregazione, l'organizzazione di convegni ed eventi culturali rivolti soprattutto allascuola, la pubblicazione di libri e la messa in scena di opere teatrali.Dal gennaio 2007 è stato istituito un Premio a carattere nazionale per chi si è distinto nelle inchieste giornalistiche.La prima edizione è stata vinta da Fabrizio Gatti[14] .Dal gennaio 2008, al Premio Nazionale si affianca una sezione Giovani. La seconda edizione è stata vinta da RobertoMorrione per la sezione nazionale, e dai ragazzi di Addiopizzo per la sezione Giovani.Nel gennaio 2009 la terza edizione del Premio è stata vinta da Carlo Lucarelli per la sezione Nazionale, e dai registiAndrea D'Ambrosio, Esmeralda Calabria, Peppe Ruggiero del film documentario Biùtiful cauntri per la sezioniGiovani.Nel gennaio 2010 la quarta edizione del Premio è stata vinta da Sigfrido Ranucci [15] per la sezione Nazionale, e daGiulio Cavalli per la sezioni Giovani.

Opere

Teatro• Cronaca di un uomo (1966);• La violenza (1970);• Il proboviro (1972);• Bello bellissimo (1974);• Delirio (1979);• Opera buffa (1979);• Sinfonia d'amore (1980);• Foemina ridens (1982);• Ultima violenza (1983).Giuseppe Fava ha scritto anche alcune opere mai andate in scena:• La rivoluzione;• America America;• Dialoghi futuri imminenti;• Il vangelo secondo Giuda;• Paradigma;• L'uomo del nord.

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Antologie di inchieste• Processo alla Sicilia (1970);• I Siciliani (1978);• Mafia. Da Giuliano a Dalla Chiesa (1984);• Un anno (2003).

Romanzi• Gente di rispetto (Bompiani, 1975)• Prima che vi uccidano (Bompiani, 1977)• Passione di Michele (Cappelli, 1980).

Opere su FavaNel 1984 il regista Vittorio Sindoni ha realizzato il film-documentario Giuseppe Fava: Siciliano come me. Tra gliattori, figuravano Leo Gullotta e Ignazio Buttitta[16] . Nel 2005 è stata messa in scena al Centro Zō di CataniaL'istruttoria - atti del processo in morte di Pippo Fava, di Claudio Fava e Ninni Bruschetta, sui processi seguitiall'omicidio. L'opera mette in scena le dichiarazioni (a volte ridicole) rilasciate da Mario Ciancio, Tony Zermo,Salvatore Lo Turco e altri testimoni, tutti personaggi che hanno avversato in qualche modo l'operato del giornalistapalazzolese contro la mafia[17] .

Bibliografia• Claudio Fava. La mafia comanda a Catania 1960-1991. Roma-Bari, Laterza, 1992. ISBN 8842038113• Claudio Fava. Nel nome del padre. Milano, Baldini & Castoldi, 1996. ISBN 8880891294• Nando dalla Chiesa. Storie. Torino, Einaudi, 1990.• Umberto Santino (a cura di). L’antimafia difficile. Palermo, Centro siciliano di documentazione Giuseppe

Impastato, 1989.• Rosalba Cannavò Pippo Fava. Cronaca di un uomo libero. Catania, Cuecm, 1990.

Voci correlate• Vittime di Cosa Nostra• Mauro De Mauro• Giovanni Spampinato• Mario Francese• Claudio Fava• Riccardo Orioles

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Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Giuseppe Fava

Collegamenti esterni• Fondazione Fava [18]

• Coordinamento Fava [19]

• Dossier su Pippo Fava su Girodivite.it [20]

• Alcuni articoli de "I Siciliani" di Fava [21]

• Video dell'ultima intervista del 28 dicembre 1983 a Enzo Biagi [22]

• Una tesi di laurea sul percorso giornalistico di Fava [23]

• Blog sulla storia dei Siciliani di Giuseppe Fava [24]

• Giuseppe Fava - Un uomo [25] La storia siamo noi - Rai Educational• I quattro cavalieri dell'Apocalisse mafiosa [26]

Note[1] Sebastiano Gulisano. Giuseppe "Pippo" Fava (http:/ / www. reti-invisibili. net/ giuseppefava/ ). «Polizia e Democrazia», 2002[2] Antenati: Giuseppe Fava (http:/ / www. girodivite. it/ antenati/ xx3sec/ _fava_giuseppe. htm)[3] Giuseppe Fava. Lo spirito di un giornale (http:/ / www. girodivite. it/ Lo-spirito-di-un-giornale-di-Pippo. html). «Giornale del Sud», 11

ottobre 1981.[4] Giuseppe Fava. I quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa (http:/ / www. girodivite. it/ I-quattro-cavalieri-dell. html). «I Siciliani», novembre

1982.[5] "I mafiosi stanno in Parlamento" (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=jAogBSvaSyU) , Video dell'ultima intervista di Giuseppe Fava del

28 dicembre 1983.[6] Daniele Biacchessi. Il caso Pippo Fava (http:/ / www2. radio24. ilsole24ore. com/ speciali1/ speciale_gialloenero20032004_29. htm).

Radio24.it.[7] Alcune cronache su un caso di mafia (http:/ / www. claudiofava. it/ siciliani/ memoria/ info/ info01. htm). I Siciliani, aprile 1984.[8] Silvestro Livolsi. Piccola testimonianza sul ’giorno dopo’ l’omicidio Fava (http:/ / www. girodivite. it/ Piccola-testimonianza-sul-giorno.

html). Girodivite.it, 14 luglio 2004.[9] Ida Sconzo. Vent'anni fa: Pippo Fava (http:/ / www. girodivite. it/ Vent-anni-fa-Pippo-Fava. html). Girodivite.it, 28 febbraio 2004.[10] Relazione sullo stato della criminalità nella città di Catania (http:/ / www. camera. it/ _dati/ leg13/ lavori/ doc/ xxiii/ 048/ d030. htm),

approvato dalla Commissione parlamentare antimafia il 29 novembre 2000.[11] http:/ / www. girodivite. it/ Lo-spirito-di-un-giornale-di-Pippo. html[12] Marco Olivieri. L'istruttoria: il teatro rilegge il delitto Fava (http:/ / invisibil. blogspot. com/ 2006/ 01/ listruttoria-il-teatro-rilegge-il. html).

«La Repubblica», 4 gennaio 2006.[13] Riccardo Orioles. Cinque gennaio (http:/ / www. girodivite. it/ Cinque-Gennaio. html). Girodivite.it, 5 aprile 2006.[14] Pina La Villa. Giuseppe Fava: Un anno (http:/ / www. girodivite. it/ Giuseppe-Fava-Un-anno. html). Girodivite.it, 6 gennaio 2004.[15] http:/ / www. report. rai. it/ RE_autori/ 0,11513,21,00. html[16] Scheda su Giuseppe Fava: Siciliano come me (http:/ / www. imdb. it/ title/ tt0178504/ ) dell'Internet Movie Database[17] Carmen Ruggeri. La mafia in scena 21 anni dopo la morte di Pippo Fava (http:/ / www. girodivite. it/ La-mafia-in-scena-21-anni-dopo-la.

html). Girodivite.it, 6 gennaio 2005.[18] http:/ / www. fondazionefava. it/[19] http:/ / www. coordinamentofava. org/[20] http:/ / www. girodivite. it/ -Pippo-Fava-. html[21] http:/ / www. claudiofava. it/ old/ memoria. htm[22] http:/ / www. youtube. com/ watch?v=jAogBSvaSyU[23] http:/ / www. francescocosta. net/ 2006/ 11/ 20/ giuseppe-fava-giornalista/[24] http:/ / isicilianidigiuseppefava. blogspot. com[25] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=617[26] http:/ / www. lavocedifiore. org/ SPIP/ article. php3?id_article=4002

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Giancarlo SianiGiancarlo Siani (Napoli, 19 settembre 1959 – Napoli, 23 settembre 1985) è stato un giornalista italiano, assassinatodalla camorra.

Giancarlo Siani.

Biografia

Primi anni

Nato in una famiglia della borghesia napoletana delquartiere del Vomero, frequentò il Liceo Vicopartecipando ai movimenti studenteschi del 1977.

Iscrittosi all'università, iniziò a collaborare con alcuniperiodici napoletani mostrando particolare interesse per leproblematiche dell'emarginazione: proprio all'internodelle fasce sociali più disagiate si annidava, infatti, ilprincipale serbatoio di manovalanza della criminalitàorganizzata.

Scrisse i suoi primi articoli per il periodico "Osservatoriosulla camorra", diretto da Amato Lamberti,appassionandosi ai rapporti ed alle gerarchie dellefamiglie camorristiche che controllavano TorreAnnunziata e dintorni. Poi iniziò a lavorare comecorrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano IlMattino: dipendeva dalla redazione distaccata diCastellammare di Stabia. Pur lavorando comecorrispondente, il giornalista frequentava stabilmente laredazione del comune stabiese, preparando il terreno perla stabile assunzione come praticante giornalistaprofessionista.

Lavorando per Il Mattino Siani compì le sue importanti indagini sui boss locali, ed in particolare su ValentinoGionta, che aveva costruito un business basato sul contrabbando di sigarette.

L'impegno giornalisticoLe vigorose denunce del giovane giornalista lo condussero ad essere regolarizzato nella posizione di corrispondente(articolo 12 del contratto di lavoro giornalistico) dal quotidiano nell'arco di un anno. Le sue inchieste scavavanosempre più in profondità, tanto da arrivare a scoprire la moneta con cui i boss mafiosi facevano affari. Siani con unsuo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Totò Riina, e il clan Bardellino, esponenti della"Nuova Famiglia", di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso, scomodoe prepotente, per porre fine alla guerra tra famiglie. Ma le rivelazioni, ottenute da Giancarlo grazie ad un suo amicocarabiniere e pubblicate il 10 giugno 1985, indussero la camorra a sbarazzarsi di questo scomodo giornalista.In quell'articolo Siani ebbe modo di scrivere che l'arresto del boss Valentino Gionta fu reso possibile da una "soffiata" che esponenti del clan Nuvoletta fecero ai carabinieri. Il boss oplontino fu infatti arrestato poco dopo aver lasciato la tenuta del boss Lorenzo Nuvoletta a Marano, comune a Nord di Napoli. Secondo quanto successivamente rivelato dai collaboratori di giustizia, l'arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio

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Bardellino per ottenerne un patto di non belligeranza. La pubblicazione dell'articolo suscitò le ire dei fratelliNuvoletta che, agli occhi degli altri boss partenopei, facevano la figura degli "infami", ossia di coloro che,contrariamente al codice degli uomini d'onore della mafia, intrattenevano rapporti con le forze di polizia.Da quel momento i capo-clan Lorenzo ed Angelo Nuvoletta tennero numerosi summit per decidere in che modoeliminare Siani, nonostante la reticenza di Valentino Gionta, incarcerato. A ferragosto del 1985 la camorra decise lasentenza di Siani, che doveva essere ucciso lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini. Giancarlolavorava sempre alacremente alle sue inchieste e stava per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negliappalti per la ricostruzione post-terremoto.Il giorno della sua morte telefonò al suo ex-direttore dell'Osservatorio sulla Camorra, Amato Lamberti, chiedendogliun incontro per parlargli di cose che "è meglio dire a voce". Non si è però mai saputo di cosa si trattasse e seGiancarlo avesse iniziato a temere per la sua incolumità. Lo stesso Lamberti, nelle diverse escussioni testimoniali cuiè stato sottoposto, ha fornito versioni diverse della vicenda che non hanno mai chiarito quell'episodio.

L'assassinioIl 23 settembre 1985, quattro giorni dopo aver compiuto 26 anni, appena giunto sotto casa sua con la propria Mehari,Giancarlo Siani venne ucciso: l'agguato avvenne alle 20.50 circa in via Vincenzo Romaniello, nel quartierenapoletano del Vomero, vicino casa sua. Siani, trasferito dalla redazione di Castellammare di Stabia del quotidianonapoletano Il Mattino a quella centrale, all'epoca diretto da Pasquale Nonno proveniva dalla sede centrale de IlMattino in via Chiatamone. Per chiarire i motivi che hanno determinato la morte e identificare mandanti ed esecutorimateriali furono necessari 12 anni e 3 pentiti.

ProcessiIl 15 aprile del 1997 la seconda sessione della corte d'assise di Napoli ha condannato all'ergastolo i mandantidell'omicidio (Angelo Nuvoletta, Valentino Gionta e Luigi Baccante) e i suoi esecutori materiali (Ciro Cappuccio eArmando Del Core). Le sentenze sono state confermate dalla Corte di Cassazione, mentre per Valentino Gionta si èsvolto un secondo processo di appello che il 29 settembre del 2003 l'ha di nuovo condannato all'ergastolo, mentre ilgiudizio definitivo della Cassazione lo ha definitivamente scagionato per non aver commesso il fatto.Il fratello Paolo, unico rimasto in vita della famiglia Siani, ricorda il fratello come un ragazzo carismatico, capace digrandi sacrifici, ma anche come una persona solare, pronta a dare sostegno; ed in un'intervista egli afferma:

« Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che gli dipingo infaccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride. »

Tributi dopo la morteNel 1999 è stato realizzato un cortometraggio sulla vicenda di Giancarlo Siani, dal titolo Mehari, diretto daGianfranco De Rosa, per la sceneggiatura del giornalista napoletano e amico di Siani, Maurizio Cerino. ProtagonistaAlessandro Ajello, con la partecipazione di Nello Mascia.Nel 2004 è uscito nelle sale cinematografiche il film "E io ti seguo" di Maurizio Fiume, interpretato da YariGugliucci. Nello stesso anno è stato istituito il Premio Giancarlo Siani dedicato a giornalisti impegnati sul frontedella cronaca.Il 4 giugno del 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha presenziato ad una cerimonia dicommemorazione del giovane giornalista, nel corso della quale un'aula della scuola di giornalismo dell'Universitàdegli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli è stata a lui intitolata.Nel 2009 esce il il film "Fortapàsc", di Marco Risi (sceneggiatura di Marco Risi, Andrea Purgatori, Jim Carrington e Maurizio Cerino), dedicato agli ultimi quattro mesi di vita del giornalista, interpretato da Libero De Rienzo. Il 19

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settembre 2009, nel giorno del 50° anniversario dalla nascita di Siani, Fortapàsc, all'Invisible Film Festival di Cavade' Tirreni vince i premi «Miglior Film», miglior regia, miglior attore protagonista, migliori attori non protagonisti emigliore sceneggiatura.Sempre nel 2009 il gruppo rap napoletano Biscuits dedica a quest'ultimo film un video musicale, girato a TorreAnnunziata, ispirato proprio alla pellicola che racconta la storia di Giancarlo Siani.È stato ideato anche uno spettacolo intitolato "Ladri di Sogni" per non dimenticarlo.Gli sono state inoltre intitolate strade, tra cui una nei pressi di Piazza Leonardo a Napoli, nel luogo dove fuassassinato. Questa strada è nominata come Rampe Siani.Diverse scuole in Italia sono a lui intitolate.Il giorno 21 Marzo 2010 nel comune di Castel San Giorgio, viene intitolata a Giancarlo Siani un centro polivalenteper giovani, per insegnare ai giovani del posto e non i veri valori della vita per cui Giancarlo ha vissuto ed è morto.

Bibliografia• Giancarlo Siani, Le Parole di una Vita. Gli scritti giornalistici, Phoebus Edizioni, 2006, ISBN 9788886816366.• Antonio Franchini, L'abusivo, Marsilio Editori, Padova, 2001.

Voci correlate• Premio Giancarlo Siani

Collegamenti esterni• Giancarlo Siani: Cronista Libero martire per la verità [1]

• Giancarlo Siani - Un giornalista ucciso dalla camorra [2] La Storia siamo Noi - Rai Educational• Cronologia degli eventi [3] dal giorno dell'omicidio al 23 settembre 2008

Note[1] http:/ / www. giancarlosiani. it[2] http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=390[3] http:/ / www. antimafiaduemila. com/ content/ view/ 9174/ 48/

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Beppe Alfano 91

Beppe AlfanoGiuseppe Aldo Felice Alfano detto Beppe (Barcellona Pozzo di Gotto, 1945 – Barcellona Pozzo di Gotto, 8gennaio 1993) è stato un giornalista italiano, ucciso per mano della mafia.

Giornalista e politicoFrequentò la facoltà di economia e commercio all'Università di Messina dove conobbe Mimma Barbarò, sua futuramoglie. Dopo la morte del padre lascia gli studi e si trasferisce a Cavedine, vicino a Trento, trovando lavoro comeinsegnante di educazione tecnica alle scuole medie e ritornando in Sicilia nel 1976. Appassionato di giornalismo emilitante di destra (in gioventù fu militante di Ordine Nuovo e poi del MSI-DN[1] ), Alfano comincia a collaborarecon alcune radio provinciali, con l'emittente locale Radio Tele Mediterranea ed è corrispondente de La Sicilia diCatania.

Le inchieste sulla mafia e il malaffare in SiciliaLa sua attività giornalistica è rivolta soprattutto verso uomini d'affari, mafiosi latitanti, politici e amministratori localie massoneria.La sua operosità e il suo lavoro diedero fastidio a più di una persona. La notte dell'8 gennaio 1993 fu colpito da treproiettili mentre era alla guida della sua auto in via Marconi a Barcellona. Alla morte seguì un lungo processo,tuttora non concluso, che condannò un boss locale all'ergastolo per aver organizzato l'omicidio, lasciando ancoraignoti i veri mandanti.La figlia Sonia Alfano è molto impegnata nel preservare la memoria del padre e i diritti delle vittime della mafia,oltre che nel condurre un'intensa attività informativa relativamente alla criminalità organizzata e attualmente èEurodeputata dell'Italia dei Valori, eletta al Parlamento Europeo.

Bibliografia• Carlo Lucarelli. Beppe Alfano in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte. Torino, Einaudi, 2004. pp. 173-189.

ISBN 8806176405.

Note[1] Articolo su Beppe Alfano (http:/ / www. ateneonline-aol. it/ 060125vlad. php)

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Imprenditori

Libero GrassiLibero Grassi (Catania, 19 luglio 1924 – Palermo, 29 agosto 1991) è stato un imprenditore italiano, ucciso dallamafia dopo aver intrapreso un'azione solitaria contro una richiesta di estorsione (conosciuta in Sicilia come "pizzo"),senza ricevere alcun appoggio, per il meritevole gesto, da parte delle associazioni di categoria.

Origini e impegno politicoNato a Catania, ma trasferitosi a 8 anni a Palermo, i genitori gli diedero il nome di Libero in ricordo del sacrificio diGiacomo Matteotti. La famiglia è antifascista e il ragazzo matura anch'egli una posizione avversa al regime di BenitoMussolini. Nel 1942 si trasferisce a Roma, dove studia in Scienze Politiche durante la seconda guerra mondiale. Pernon andare in guerra, entra in seminario, da cui però esce dopo la liberazione, tornando a studiare. Passa però aGiurisprudenza, all'Università di Palermo.Malgrado voglia fare il diplomatico, prosegue l'attività del padre come commerciante. Negli anni cinquanta sitrasferisce a Gallarate, dove entra nel meccanismo dell'imprenditoria. Torna a Palermo per aprire uno stabilimentotessile. Nel 1961 inizia a scrivere articoli politici per vari giornali e successivamente si dà anche alla politica attivacon il Partito Repubblicano Italiano, che lo mette a capo dell'azienda municipale del gas.

Minacce di Cosa nostra e assassinioDopo aver avuto alcuni problemi con la fabbrica di famiglia, viene anche preso di mira da Cosa nostra, che pretendeil pagamento del pizzo. Libero Grassi ebbe il coraggio di opporsi alle richieste di racket della mafia, e di uscire alloscoperto denunciando gli estorsori. I suoi dipendenti lo aiutano facendo scoprire degli emissari, ma la situazionepeggiora.La condanna a morte di Grassi arriva con la pubblicazione sul Giornale di Sicilia di una lettera sul suo rifiuto acedere ai ricatti della mafia. La sua lotta prosegue in televisione, intervistato da Michele Santoro a Samarcanda suRai Tre, e anche su una rivista tedesca colpita dal suo comportamento positivo volto a denunciare i mafiosi. LiberoGrassi fu lasciato solo nella sua lotta contro la mafia, senza alcun appoggio da parte dei suoi colleghi imprenditori.Per questo fu assassinato il 29 agosto 1991. Il 20 settembre 1991, Santoro e Maurizio Costanzo dedicano una seratatelevisiva a reti unificate (Rai Tre e Canale 5) alla figura di Libero Grassi.Per il suo omicidio sono stati condannati nel 2004 vari boss, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e PietroAglieri.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafiadenunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità

nell'individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell'opporsi al criminalericatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio di integrità morale e di elette virtù civiche, spintesino all'estremo sacrificio.»— Palermo, 29 agosto 1991

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Libero Grassi 93

Bibliografia• Marcello Ravveduto, Libero Grassi. Storia di un siciliano normale, Roma, Ediesse, 1997.• Antonella Mascali, Lotta Civile, Chiarelettere, 2009

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Libero Grassi

Collegamenti esterni• Biografia di LiberoGrassi.it [1]

• Biografia di Aciap.it [2]

• Intervista a Libero Grassi [3] a Samarcanda l'11 aprile 1991

Note[1] http:/ / www. liberograssi. it/ scuola/ biografia_libero_grassi. htm[2] http:/ / www. aciap. it/ Aciap/ aciap%20biografia%20Libero%20Grassi. htm[3] http:/ / www. youtube. com/ watch?v=M9fMiONElC4

Giuseppe BorsellinoGiuseppe Borsellino (Lucca Sicula, 15 febbraio 1938 – Lucca Sicula, 17 dicembre 1992) è stato un imprenditoreitaliano, vittima della mafia.Nacque da una famiglia di origine riberesi, poi trasferitasi stabilmente Lucca Sicula. Cominciò a lavorare presto. Sisposò a 18 anni con Calogera Pagano, sua coetanea; con cui ebbe tre figli, Antonella, Paolo e Pasquale. Dopo varilavori si dedicò alla sua definitiva attività di piccolo imprenditore-operaio di una piccola impresa di calcestruzzo chediresse assieme al figlio Paolo.Rifiutarono qualsiasi tipo di compromesso o sottomissione al potere ed agli interessi mafiosi e perciò venne ucciso il17 dicembre 1992 dopo aver rivelato alla magistratura i nomi dei mandanti e degli esecutori dell'omicidio del figlioPaolo (ucciso il 21 aprile 1992, omonimo del giudice Paolo Borsellino pure ucciso nel 1992). Le sue dichiarazionipermisero agli inquirenti di ricostruire gli intrecci tra mafia, affari e politica dell'hinterland lucchese di quel periodo.

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Religiosi

Pino PuglisiPadre Giuseppe Puglisi meglio conosciuto come Pino, soprannominato 3P (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo,15 settembre 1993) è stato un presbitero italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56° compleanno a motivo delsuo costante impegno evangelico e sociale.

Giuseppe Puglisi

Servo di Dio

Nascita Palermo, 15 settembre1937

Morte Palermo, 15 settembre1993

Venerato da Chiesa cattolica

Attributi veste talare

Il 15 settembre 1999 il cardinale di Palermo Salvatore De Giorgi ha aperto ufficialmente la causa di beatificazioneproclamandolo Servo di Dio.

BiografiaNasce il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere povero di Palermo, da una famiglia modesta (il padre calzolaio,la madre sarta).A 16 anni, nel 1953 entra nel seminario palermitano da dove ne uscirà prete il 2 luglio 1960 ordinato dal cardinaleErnesto Ruffini.Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata diSettecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.Nel 1963 è nominato cappellano presso l'orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria SantissimaAssunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. È in questi anni che Padre Puglisi comincia a maturare la suaattività educativa rivolta particolarmente ai giovani.Il 1 ottobre 1970 viene nominato parroco a Godrano un paesino della provincia palermitana che in quegli anni èinteressato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L'opera di evangelizzazione del prete riesce a far riconciliarele due famiglie. Rimarrà parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978.Dal 1978 al 1990 riveste diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centrodiocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente dimatematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l'Azionecattolica, e la Fuci.Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dallacriminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella. Quiinizia la lotta antimafia di Don Pino Puglisi.Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo.Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.

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Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56° compleanno viene ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa. Il 2giugno qualcuno mura il portone del centro "Padre Nostro" con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino laporta.

Le circostanze della morteIl 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi tra cui quello didon Pino Puglisi. Poco dopo l'arresto Grigoli comincia a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cuiquello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli sparò un colpo alla nuca. Dopol'arresto egli sembra intraprendere un cammino di pentimento e conversione. Lui stesso ha raccontato le ultimeparole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo". [1] Condannato a 16 annidalla Corte d'Assise di Palermo, è stato scarcerato nel 2000 dopo aver scontato una pena effettiva inferiore a due annidi reclusione. Mandanti dell'omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994.Giuseppe Graviano viene condannato all'ergastolo per l'uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo,dopo l'assoluzione in primo grado, viene condannato in appello all'ergastolo il 19 febbraio 2001. Condannatiall'ergastolo dalla Corte d'assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e LuigiGiacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete. [2]

Il 7 aprile 1995 Vittorio Sgarbi lesse al TG5 una lettera sui «veri colpevoli» dell'assassinio di Don Pino Puglisi, nonrilevando le generalità essendo priva di firma ma attribuita ad un sedicente amico del sacerdote assassinato; lamissiva accusava come mandante il procuratore Caselli e come killer Leoluca Orlando.

« Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini [...] pretendevano accuse, nomi, circostanze... volevano chedenunciassi la mia gente e miei ragazzi... che rivelassi cose apprese in confessione [...]. Caselli disprezza i siciliani, mi vuoleobbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemicodella Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita [...]. Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avràraggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso [...]. Caselli, per aumentare il suo potere, ha avutola sua vittima illustre. »

Per queste dichiarazioni Sgarbi è stato condannato per diffamazione in primo e secondo grado, ma è intervenuta laprescrizione prima della sentenza di Cassazione.[3]

Sulla sua tomba, nel Cimitero di Sant'Orsola a Palermo sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni "Nessuno haun amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).

Bibliografia• Francesco Anfossi. E li guardò negli occhi. Milano, Edizioni Paoline, 2005.• Francesco Anfossi. Puglisi-un piccolo prete tra i grandi boss. Milano, Edizioni Paoline, 1994.• Francesco Deliziosi. Don Puglisi, vita del prete palermitano ucciso dalla mafia. Milano, Mondadori, 2005.• Francesco Deliziosi. 3P-Padre Pino Puglisi, la vita e la pastorale del prete ucciso dalla mafia. Milano, Edizioni

Paoline, 1994.• Roberto Faenza. Alla luce del sole. Un film di Roberto Faenza. Roma, Gremese, 2005.• Bianca Stancanelli. A testa alta. Don Puglisi: storia di un eroe solitario. Torino, Einaudi, 2003.• Lia Cerrito. Come in cielo così in terra. Milano, San Paolo, 2001.• Augusto Cavadi, in Gente bella. Volti e storie da non dimenticare (Candida Di Vita, Don Pino Puglisi, Francesco

Lo Sardo, Lucio Schirò D'Agati, Giorgio La Pira, Peppino Impastato), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2004.

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Voci correlate• Alla luce del sole, film di Roberto Faenza sulla vita di Don Puglisi, con Luca Zingaretti.• A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario, libro di Bianca Stancanelli sulla vita di Don

Puglisi, edito da Einaudi

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni di o su Pino Puglisi

Collegamenti esterni• il sito ufficiale [4]

• il centro Padre Nostro [5]

• Comitato Intercondominiale di Brancaccio [6]

• [7]• [8]• Musical su Padre Pino puglisi - CgsLife [9]

Note[1] Intervista Salvatore Grigoli a Famiglia Cristiana, (http:/ / www. stpauls. it/ fc99/ 3699fc/ 3699fc18. htm)[2] Cronologia della Mafia (http:/ / www. misteriditalia. it/ lamafia/ cosa-nostra/ MAFIA(cronologia). pdf)[3] Giancarlo Caselli, Un magistrato fuorilegge. Melampo, 2005. cap. 3 ISBN 88-89533-34-X[4] http:/ / www. padrepinopuglisi. net/[5] http:/ / www. centropadrenostro. it/[6] http:/ / www. angelfire. com/ journal/ puglisi/[7] http:/ / www. gliscritti. it/ approf/ 2005/ papers/ sicari01. htm[8] http:/ / www. ildialogo. org/ testimoni/ puglisi. htm[9] http:/ / www. cgslife. it/

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Giuseppe Diana 97

Giuseppe DianaGiuseppe Diana, chiamato anche Peppe Diana o Peppino Diana (Casal di Principe, 4 luglio 1958 – Casal diPrincipe, 19 marzo 1994), è stato un presbitero e scrittore italiano, assassinato dalla camorra per il suo impegnoantimafia[1] .

BiografiaGiuseppe Diana nasce a Casal di Principe da una famiglia di proprietari terrieri.Nel 1968 entra in seminario, vi frequenta la scuola media e il liceo classico. Successivamente intraprende gli studiteologici nel seminario di Posillipo, sede della Pontificia facoltà teologica dell'Italia Meridionale. Qui si licenzia inTeologia biblica e poi si laurea in Filosofia alla Federico II.Nel 1978 entra nell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI) dove fa il caporeparto.Nel marzo 1982 è ordinato sacerdote. Diventa Assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa esuccessivamente anche Assistente del settore Foulards Bianchi.Dal 19 settembre 1989 era parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, suo paese natio.Successivamente diventa anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza.Insegnava anche materie letterarie presso il liceo legalmente riconosciuto del seminario Francesco Caracciolo,nonché religione cattolica presso l'istituto tecnico industriale statale Alessandro Volta e l'Istituto ProfessionaleAlberghiero di Aversa.Il Liceo Scientifico di Morcone dal 21 aprile 2010 prende il suo nome.

L'omicidioAlle 7.30 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, don Giuseppe Diana viene assassinato purtroppo nellasacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa. Duekiller lo affrontano con una pistola calibro.I cinque proiettili vanno tutti a segno, due alla testa, uno in faccia uno allamano e uno al collo, Don Peppe Diana muore all'istante. L'omicidio, di puro stampo camorristico, fece scalpore intutta Italia. Un messaggio di cordoglio venne pronunciato anche da Giovanni Paolo II durante l'Angelus.Don Peppe visse negli anni del dominio assoluto della camorra casalese, legata principalmente al boss FrancescoSchiavone detto Sandokan. Gli uomini del clan controllavano non solo i traffici illeciti, ma si erano infiltrati neglienti locali e gestivano fette rilevanti di economia legale, tanto da diventare "camorra imprenditrice".

Lo scrittoIl suo impegno civile e religioso contro la camorra ha lasciato un profondo segno nella società campana. Il suoscritto più noto è la lettera Per amore del mio popolo non tacerò, un documento diffuso a Natale del 1991 in tutte lechiese di Casal di Principe e della zona aversana insieme ai parroci della foranìa di Casal di Principe, un manifestodell'impegno contro il sistema criminale. Ecco il testo:“PER AMORE DEL MIO POPOLO”Siamo preoccupati

Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delleorganizzazioni della camorra.

Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostraresponsabilità di essere “segno di contraddizione”.

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Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine delVangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiustoprivilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.La Camorra

La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componenteendemica nella società campana.

I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostrezone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al ventiper cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lospaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizionedelle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sullefamiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e proprilaboratori di violenza e del crimine organizzato.

Precise responsabilità politiche

E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tuttii livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato dacorruzione, lungaggini e favoritismi.

La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia ed’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc;non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendopiù forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenzeanche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente emeno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, dipromozione umana e di servizio.

Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, ditestimonianze, di esempi, per essere credibili.

Impegno dei cristiani

Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.

Dio ci chiama ad essere profeti.

- Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele3,16-18);

- Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);

- Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);

- Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)

Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte siritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostraSperanza.

NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO

Appello

Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali,aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico edeconomico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”

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Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui sirichiede una testimonianza coraggiosa;

Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio siconcretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori eticie civili (Lam. 3,17-26).

Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace…abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dalnostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.Forania di Casal di Principe (Parrocchie: San Nicola di Bari, S.S. Salvatore, Spirito Santo - Casal di Principe;Santa Croce e M.S.S. Annunziata - San Cipriano d’Aversa; Santa Croce – Casapesenna; M. S.S. Assunta - VillaLiterno; M.S.S. Assunta - Villa di Briano; SANTUARIO DI M.SS. DI BRIANO )

ComitatoIl 25 aprile 2006, a Casal di Principe, nasce ufficialmente il Comitato don Peppe Diana con lo scopo di nondimenticare il martirio di un sacerdote morto per amore del suo popolo.Inizialmente, il comitato fu costituito nel 2003 grazie a sette organizzazioni attive nel sociale, le quali decisero chel'impegno e il messaggio di Don Peppe non dovesse essere dimenticato. Queste organizzazioni erano: l'AgesciCampania, le associazioni Scuola di Pace don Peppe Diana, Jerry Essan Masslo, Progetto Continenti, Omnia Onlus,Legambiente circolo Ager e la cooperativa sociale Solesud Onlus. Il confronto avviato in quel nucleo iniziale diorganizzazioni, arricchito dal contributo degli amici di don Peppe, ha fatto maturare la necessità di costituireun'associazione di promozione sociale, che si metta al servizio di quanti vogliono fare memoria del sacrificio di donPeppe, e come lui continuare a costruire comunità alternative alla camorra.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Parroco di un paese campano, in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degliextracomunitari, pur consapevole di esporsi a rischi mortali, non esitava a schierarsi nella

lotta alla camorra, cadendo vittima di un proditorio agguato mentre si accingeva ad officiare la messa. Nobileesempio dei più alti ideali di giustizia e di solidarietà umana[2] .»— Casal di Principe, 19 ottobre 1994

Bibliografia• Don Giuseppe Diana, Per amore del mio popolo non tacerò, 1991.• Roberto Saviano, Gomorra - viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra, Milano -

Arnoldo Mondadori Editore, 2006.• Rosario Giuè, Il costo della memoria. Don Peppe Diana. Il prete ucciso dalla camorra, Edizioni Paoline, 2007.• Raffaele Sardo, La Bestia - Camorra, Storia di delitti, vittime e complici, Melampo Editore, 2008.

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Voci correlate• Casal di Principe• Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani• Vittime della camorra• Gomorra (romanzo)• Roberto Saviano

Collegamenti esterni• http:/ / www. dongiuseppediana. it, sito legato all'AGESCI, con biografia, rassegna stampa, materiale originale,

fotografie e iniziative contro la camorra.• Per amore del mio popolo [3] - lo scritto di don Diana• Video da Youtube [4]

Note[1] Roberto Saviano. Perché Pecorella infanga don Peppe Diana? (http:/ / www. repubblica. it/ 2009/ 07/ sezioni/ cronaca/ mafia-9/

saviano-diana/ saviano-diana. html). la Repubblica, 1 agosto 2009. URL consultato il 2-8-2009.[2] Medaglia d'oro al valor civile (http:/ / www. quirinale. it/ qrnw/ statico/ onorificenze/ decorato. asp?id=4228& ono=13). Presidenza della

Repubblica. URL consultato il 2-8-2009.[3] http:/ / www. dongiuseppediana. it/ default1. asp?active_page_id=223[4] http:/ / it. youtube. com/ watch?v=w1c3neLjna0

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Avvocati

Giorgio Ambrosoli

Giorgio Ambrosoli.

Giorgio Ambrosoli (Milano, 17 ottobre 1933 – Milano, 11 luglio 1979) è stato un avvocato italiano, esperto inliquidazioni coatte amministrative. Fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere sicilianoMichele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto incarico di indagare.

AntefattoNel 1971 si addensarono sospetti sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona. La Banca d'Italia per manodel Banco di Roma investigò sulle attività di Sindona nel tentativo di non fare fallire gli Istituti di credito da questigestiti (Banca Unione e Banca Privata Finanziaria). I motivi delle scelte dell'allora Governatore Carli eranochiaramente tese a non provocare il panico nei correntisti. Così fu accordato un prestito al Sindona, voluto anche invirtù della benevolenza dell'Amministratore Delegato Dott. Mario Barone. Quest'ultimo fu cooptato come terzoamministratore, addirittuta modificando lo statuto della Banca stessa che ne prevedeva due (nel caso specifico, iSig.ri Ventriglia e Guidi).Fu accordato tale prestito con tutte le modalità e transazioni necessarie e fu incaricato il Direttore Centrale del Bancodi Roma, Sig. Giovanbattista Fignon, di occuparsi della cosiddetta vicenda. Le Banche di Sindona furono fuse eprese vita la Banca Privata Italiana di cui il Fignon divenne Vice Presidente e Amministratore Delegato. Al contrariodi tutte le aspettative, Fignon andò a Milano a rivestire detta carica e capì immediatamente la gravità dellasituazione. Stese numerose relazioni, capì le operazioni gravose messe in piedi da Sindona e dai suoi collaboratoritanto che ne ordinò l'immediata sospensione. Ma a Roma i poteri forti forse non gradirono una così massicciaoperazione di pulizia, sebbene nei pochi mesi di tale gestione emersero innumerevoli aspetti che potevano indurre adun salvataggio.Fignon fece egregio lavoro ma non poté bastare e nel settembre del 1974 consegnò a Giorgio Ambrosoli la relazione sullo stato della Banca. Fignon continuò nel suo operato tanto da essere citato anche nelle agende dell' Avvocato Ambrosoli che nulla poteva immaginare di ciò che sarebbe seguito. Ciò che emerse dalle investigazioni indusse, nel

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Giorgio Ambrosoli 102

1974, a ordinare un commissario liquidatore. Per il compito fu scelto Giorgio Ambrosoli.

L'incaricoIn questo ruolo, Ambrosoli assunse la direzione della banca e si trovò ad esaminare tutta la trama dellearticolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto, principiando dalla società "Fasco", l'interfacciafra le attività palesi e quelle occulte del gruppo. Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le graviirregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili.Contemporaneamente a questa opera di controllo Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi dicorruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buona fede diSindona. Se si fosse ottenuto ciò lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingentiscoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.Ambrosoli non cedette, sapendo di correre notevoli rischi. Nel 1975 indirizzò una lettera alla moglie in cui scrisse:

« È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non milamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di far qualcosa per il Paese. »

Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite. Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità diliquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.Nel corso dell'indagine emerse, inoltre, la responsabilità di Sindona anche nei confronti di un'altra banca, lastatunitense Franklin National Bank, le cui condizioni economiche erano ancora più precarie. L'indagine, dunque,vide coinvolta non solo la magistratura italiana, ma anche l'FBI.In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbeinfine dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979.

L'omicidioLa sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, fu avvicinato sotto il suo portone da unosconosciuto.Questi si scusò e gli esplose contro quattro colpi di .357 Magnum. Ad ucciderlo fu William J. Aricò, un sicario fattoappositamente venire dall'America e pagato con 25 000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su unconto bancario svizzero. Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione della sola Banca d'Italia.Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contattoSindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli.

In memoria di Giorgio AmbrosoliGiorgio Ambrosoli non ebbe, al momento, grandi riconoscimenti, nonostante il sacrificio estremo con cui avevapagato la sua onestà e il suo zelo professionale.Il primo omaggio alla figura di Ambrosoli è stato il libro di Corrado Stajano, intitolato Un eroe borghese. Dal libro èstato tratto nel 1995 il film omonimo di Michele Placido. Nel 2009 il figlio di Ambrosoli, Umberto, ha pubblicatoQualunque cosa succeda, ricostruzione della vicenda del genitore "sulla base di ricordi personali, familiari, di amicie collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell'archivio RAl" (dalla quartadi copertina).Nell'anno 2000 il comune di Milano, durante il primo mandato del Sindaco Gabriele Albertini, ha dedicato unapiccola piazza a Giorgio Ambrosoli in zona Corso Vercelli, e tre Borse di Studio di 5100 euro l'una.Il comune di Roma, durante il primo mandato del sindaco Walter Veltroni gli ha dedicato un Largo, in zona Nomentana. Anche altri Comuni hanno dedicato vie, piazze e larghi all'Avv. Ambrosoli, tra cui Desio, Seveso, Nova

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Giorgio Ambrosoli 103

Milanese, Ravenna, Cesena, Varese, Rodano, Scanzorosciate, Scandicci, Corbetta, Arcene, Reggiolo, Volvera,Firenze ed altri.A Giorgio Ambrosoli è attualmente intitolata la biblioteca del palazzo di giustizia di Milano, alla quale accedonomagistrati, avvocati e studenti di giurisprudenza del foro ambrosiano. A Giorgio Ambrosoli è intitolato l'IstitutoSecondario Superiore di Viale della Primavera 207, Roma.L'Università degli Studi di Milano (Statale) ha dedicato una scritta commemorativa all'avvocato nell'aula 311"Giorgio Ambrosoli" di via Festa del Perdono. Anche il Comune di Ghiffa (sul Lago Maggiore), dove GiorgioAmbrosoli è sepolto, ha dedicato all'avvocato milanese il proprio lungolago. Nell'aula magna del Liceo ClassicoManzoni di Milano è affissa una targa in memoria di Giorgio Ambrosoli.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni eminacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si

espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludereil suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all'estremosacrificio.»— Milano, 12 luglio 1999

Bibliografia• Corrado Stajano. Un eroe borghese. Il caso dell'avvocato Ambrosoli assassinato dalla mafia politica, Torino,

Einaudi, 1995. ISBN 978-88-06-17763-8.• Carlo Lucarelli. Misteri d'Italia. I casi di Blu notte. Torino, Einaudi, 2002. ISBN 978-88-06-15445-5.• Umberto Ambrosoli. Qualunque cosa succeda. Storia di un uomo libero. Sironi, 2009. ISBN 978-88-51-80120-5.

Filmografia• Un eroe borghese. Regia di Michele Placido, con F. Bentivoglio, M. Placido, Italia, (1995).

Collegamenti esterni• La lettera alla moglie, quasi un testamento spirituale [1]

• Giorgio Ambrosoli, "eroe borghese" e vittima della finanza [2]

• Articoli su Giorgio Ambrosoli su archivio900.it [3]

Note[1] http:/ / www. giustiziacarita. it/ professioni/ AMBR. htm[2] http:/ / www. lalente. net/ index. php?option=com_content& task=view& id=414& Itemid=28[3] http:/ / www. archivio900. it/ it/ articoli/ index. aspx?c=1286

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Fonti e autori delle voci 104

Fonti e autori delle vociVittime di Cosa Nostra  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31349333  Autori:: .snoopy., Agnellino, Akela, Amux, Ask21, Basilero, Befree, Bilbo, Bramfab, Buggia,Cavalierebianco, Cialz, Civvì, Crisarco, Darixdm, Dedda71, Demart81, DoppioM, F.chiodo, Filnik, Francisco83pv, Gac, Gegemio, Giac83, Gierre, Ilcittadinonews, Ilcorvo, Ilsocialista, Jaqen,Kal-El, Kar.ma, Klone123, Kuviz, Liliumjoker, Lp, Madaki, Mafia Expert, Marco Bernardini, Marcok, Marcuscalabresus, Masuper, Maximianus, Nandodome, Pap3rinik, Paulatz, PersOnLine,Ricks85, Roccuz, Romero, Salvai, Salvux, Satanetto, Sbazzone, Sbisolo, Senza nome.txt, Sicilarch, Silas Flannery, Snowdog, Solfano, Squattaturi, Stegen88, Steven chiefa, Supercus, Svante,Taccolamat, Tempiese, Tirinto, To-bia1, Toobaz, Twice25, Vituzzu, Wikif, Yerul, 178 Modifiche anonime

Vittime della camorra  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31206520  Autori:: .snoopy., Buggia, Caulfield, Cmm, Emilianodimarco71, Francisco83pv, Frieda, Geoffrey Calabria,Hohenloh it, Jaqen, KS, Lingtft, Lucas, Lucio Di Madaura, Marcok, Marcuscalabresus, Maximianus, Microsoikos, No2, Padovanim, Pegasos2, PersOnLine, Raffaele1979, Romero, Sbazzone,Senza nome.txt, Squattaturi, Vipera, 80 Modifiche anonime

Vittime della 'Ndrangheta  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31412871  Autori:: .anaconda, Carvalho, Caulfield, Darth Kule, Formica rufa, Gp 1980, Ilaria.ioculano,Marcuscalabresus, Maxx1972, Pap3rinik, Romanella drinks, Salli, Satanetto, To011, WikiTed, 72 Modifiche anonime

Vittime della Sacra corona unita  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30748448  Autori:: Fradeve11, Guidomac, Ignlig, MapiVanPelt, Nicola Romani, No2, Pap3rinik, 23Modifiche anonime

Peppino Impastato  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30797134  Autori:: .jhc., Acchiappasogni, Agentilini, Alecobbe, Antonio.Melita, Arancino, Armi e ritagli, ArtAttack,Ary29, AttoRenato, Baldolami, Baruneju, Basilero, Caulfield, Civa61, Codas, Contromano76, Darold, Dedda71, Delasale, Domenicano, Elbloggers, Emme17, Eumolpo, Fibonaccixp, Figiu,Formica rufa, Francisco83pv, Fredin, GJo, Gacio, GiaGar, GiuseppeMassimo, Grifone87, Guidomac, Hill, Ignlig, Jaqen, Koldo Biguri, Laramaroni, Lceline, Lingtft, Lou Crazy, LuckyLisp,Malemar, Marcok, Marcopil64, Marcuscalabresus, Marko86, Martin H., Medmar, Micniosi, Miticobaro, Mizardellorsa, Monnezzaro, Montemurro, Moongateclimber, Moroboshi, NRJI, Nalegato,OTILLAF, Peppì, Piaz1606, Quatar, Richzena, Rosario9, Ruthven, Sailko, Sbazzone, Scaligero, Senza nome.txt, Shaka, Shanpu, Silas Flannery, Squattaturi, Toobaz, Twice25, Vermondo,Zappuddu, Zuffe, ÁngelVF, 101 Modifiche anonime

Michele Reina  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=15752344  Autori:: Griffo83, Squattaturi

Piersanti Mattarella  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31310945  Autori:: Attilios, BMF81, Caulfield, Civa61, Cloj, Codas, Danilostentella, Dedda71, DominusViarum, F.Cosoleto, Formica rufa, Fotogian, Frieda, Giancarlo Rossi, Ignlig, IlPisano, Ilario, Ilcolono, Kaboot, Klone123, Lingtft, Malemar, Marcuscalabresus, Moroboshi, Mr buick, Nrykko, Patty, PieroMontesacro, Quoniam, Sarcelles, Senza nome.txt, Sicilgolem, Silas Flannery, Snowdog, Squattaturi, Svante, Taccolamat, Trixt, WinstonSmith, Zeitbloom, 27 Modifiche anonime

Pio La Torre  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30855974  Autori:: Bhettax, Blues 1911, Bossina87, Cemg, Cialz, Ercoli70, Geppino74, Gian punk, Gigiblues, Gmelfi, Griffo83,Guidomac, Inthewolf, Inviaggio, Kamo, Klone123, Lillorizzo, Marcuscalabresus, Mizardellorsa, Moroboshi, Morza, Mr buick, Pegua, Pequod76, Razzairpina, Roccuz, Rojelio, Sicilgolem, SilasFlannery, Starlight, Tia solzago, Tirinto, Tooby, 18 Modifiche anonime

Boris Giuliano  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28342668  Autori:: Alec, AndreA, Andy87, BMF81, Codas, ComputerXtreme, Dedda71, Gian-, Gianfranco, Il palazzo,Kar.ma, Lingtft, LuckyLisp, Marcol-it, Marcuscalabresus, Masuper, Moroboshi, Pipep, Sailko, Senza nome.txt, Squattaturi, Taccolamat, Tano-kun, TierrayLibertad, Umberto s, 25 Modificheanonime

Lenin Mancuso  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30238175  Autori:: Biopresto, Boombaster, Buggia, Gianfranco, ITA32, Lupo rosso, Pakdooik, Pegaso9, Phantomas, Rago,Squattaturi, Stefanox1985, Yuma, 6 Modifiche anonime

Emanuele Basile (carabiniere)  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30151372  Autori:: Angelosante, AnjaManix, AttoRenato, Carlomorino, DanGarb, Dedda71, Fotogian, Gac,Gand, Jacopo, Jaqen, Kaspo, Klaudio, Llodi, Maximix, Mr buick, Saro76, Senpai, Silas Flannery, Stefanox1985, 15 Modifiche anonime

Carlo Alberto Dalla Chiesa  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31380916  Autori:: %Pier%, ARCHIsavio, Archeologo, ArtAttack, Arturolorioli, Ary29, AttoRenato, Baruneju,Blackcat, Bramfab, Caulfield, Cesalpino, Chiappinik, Cialz, Civvì, Cloj, Codas, Cruccone, Dedda71, DerfelLink, Dr Zimbu, F l a n k e r, F. Cosoleto, Gian-, Giordaano, Hellis, Hiaghy, Inviaggio,Jalo, Jaqen, Juan, Kar.ma, Kaspo, Klone123, Kronin, Leopold, Lingtft, Llodi, Lorenzo Cantagallo, Luca3, Malemar, Marcok, Marcuscalabresus, Marko86, Maverick1987, Mercury, Mirkocav,Moroboshi, Mr buick, Nick, Nrykko, Paolo parioli, Paolocuccu, Pequod76, PersOnLine, Pramzan45, Rael, Razorblink, Resigua, Roccuz, RockPoetry, Sarcelles, Senpai, Senza nome.txt,Sesquipedale, Shaka, Silas Flannery, Stefanox1985, Telepso, TierrayLibertad, Tomi, Toobaz, Topowiki, Torav, Truman Burbank, Yoggysot, 90 Modifiche anonime

Mario D'Aleo  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30166005  Autori:: Buggia, Stefanox1985, Triquetra

Giuseppe Montana  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31376737  Autori:: AndreA, Carlomorino, Dedda71, Ermanon, Gianfranco, Griffo83, Lingtft, Masuper, 14 Modificheanonime

Antonino Cassarà  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=29191350  Autori:: AndreA, Ary29, Buggia, Caulfield, Debszzz, Dedda71, Ermanon, Gianfranco, Giusabat, Klaudio,Lingtft, Llodi, Masuper, Medan, Moongateclimber, Moroboshi, Musset, PersOnLine, Remulazz, Rquaglia, Smg, Valepert, Whiles, 37 Modifiche anonime

Antonino Agostino  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30503228  Autori:: Andre86, Elbloggers, Erinaceus, Jok3r, 7 Modifiche anonime

Pietro Scaglione (magistrato)  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=25932411  Autori:: Ary29, Borgolibero, Guidomac, Marco Bernardini, Masuper, 21 Modifiche anonime

Cesare Terranova  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31368404  Autori:: Carlomorino, Civa61, Dr Zimbu, Exkappa, Fantasma, Formica rufa, Kaspo, Malemar,Marcuscalabresus, Moroboshi, Sarcelles, Senza nome.txt, Sf71177, Shaka, Sicilarch, Silas Flannery, Stefanox1985, Teletrasporto, 16 Modifiche anonime

Gaetano Costa  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=25819933  Autori:: Calabash, Marko86, Paul Gascoigne, Rago, Ripepette, 8 Modifiche anonime

Giangiacomo Ciaccio Montalto  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28403134  Autori:: Civa61, Elbloggers, LaseriumFloyd, Salvux, Teletrasporto, 2 Modifiche anonime

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Rocco Chinnici  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28910451  Autori:: Avemundi, Caulfield, Ceccorossi, Dedda71, Desyman, Donato ditrapani, Elbloggers, Enrico-CI-90,Giancarlo Rossi, Jaqen, Lingtft, Llodi, Lucas, Marcuscalabresus, Moroboshi, Orion21, Patafisik, Roccuz, Senza nome.txt, Sicilarch, Silas Flannery, 23 Modifiche anonime

Rosario Livatino  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30079002  Autori:: Adrian Comollo, Alessandro Barone, Arturo.c, Beatrice, Blues 1911, Crabbymole, Crisarco,DCGIURSUN, Elbloggers, Giancarlo Rossi, Lingtft, Moroboshi, Ogrizzo, Panairjdde, Retaggio, Sicilia fantastica, Silas Flannery, Solfano, Torav, 17 Modifiche anonime

Antonino Scopelliti  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28545465  Autori:: .snoopy., Ags, Askenaz, AttoRenato, Blakwolf, Carlomorino, Ciccio Blaganò, Domenico Arcudi,Emilianodimarco71, Ignlig, Jaqen, Lingtft, MUSICANTE, MapiVanPelt, Maxx1972, Mr buick, Nicoli, Squattaturi, Villese92, Waglione, 15 Modifiche anonime

Giovanni Falcone  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31536315  Autori:: %Pier%, .anaconda, .snoopy., ASP, Aboliamoli.eu, Accurimbono, Allergic, AndreA, Andrew88, Ary29,BMF81, Barbaking, Bronzino, Bultro, Calabash, Caulfield, Cinzia, Civvì, Cloj, Codas, ComputerXtreme, Consbuonomo, Crisarco, D'arcywretzy, DCGIURSUN, Dedda71, Desyman, Dmerico,Domino89, Dr Zimbu, Dread83, Fabr, Fantasma, Figiu, Francy9797, Franztanz, Freddyballo, Gacio, Galessandroni, Garen, Gcalderone, Geghesors, Generale Lee, Giancarlo Rossi, Giggiggio76,Guidomac, Gusme, Hal8999, Hanyell29, Hauteville, Hellis, Homer, Ignlig, Il Borg, Ilsocialista, Kal-El, Kattoliko, Klone123, Kormoran, Legendcrow, Limpar, Lingtft, Llodi, Losògià, LuckyLisp,M7, MM, Manutius, Marcok, Marcopil64, Marcuscalabresus, Mariogyn, Marko86, Matrixmorbidoso, Maximianus, Mechanical, Melkor II, Melos, Menion89, Metralla, Michele.B, Moroboshi,Nandorum, Nevermindfc, Nick1915, Nicoli, No2, PROXIMO, Peter Benjamin, Phyk, Piero, Pil56, Quoniam, Rael, Rago, Razzabarese, Remulazz, Resigua, Restu20, Roccuz, Rutja76, SCDBob,Sailko, Sbazzone, Senza nome.txt, Serenet, Sf71177, Sicilarch, Simotdi, Snowdog, Squattaturi, Stefanofonzi, Superchilum, Supernino, Teresa19, Tia solzago, Tirinto, Tizi101, Tricolore88,Udonknome, Umberto Basilica, Una giornata uggiosa '94, Vale maio, Viames, Vin junior, Vituzzu, Vmoscarda, Vomitron, WINDWILDE, Wikif, Wyszinski, Yiyi, Yoggysot, Zimmon, Zuzeca,234 Modifiche anonime

Paolo Borsellino  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31537674  Autori:: *Raphael*, .jhc., .mau., Accurimbono, Aldolat, Alessandromano, Alfio, Alfovel, Alleborgo, AmonSûl, Amux, AndreA, Angelo.romano, AntonEgger, Archeologo, Ary29, Avaleri, Bennycalasanzio, Blackcat, Bonovox84, Brownout, Buggia, Caulfield, Cialz, Cinzia, Civa61, Civvì, Cloj, Codas,

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Fonti e autori delle voci 105

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Mario Francese  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30889268  Autori:: Caulfield, Civa61, Codas, Dedda71, Fantasma, LuckyLisp, No2, Peppì, Squattaturi, Toobaz, 10 Modificheanonime

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Giancarlo Siani  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31518970  Autori:: Al Pereira, Antiedipo, Antonuzza, Arturo.c, Basilero, BlackOrestes, Cloj, CorradoM, DCGIURSUN,Danilo.sarnataro, Delasale, Figiu, Gaspyr, Giancarlo Rossi, Gianfranco, Gliu, Grigio60, Ilario, Inviaggio, Jaqen, Jepo, Joe mentina, Lalupa, MM, Mafia Expert, Maurice Carbonaro, Melezio,Moloch981, Nerofumo, Nuceria5, Osk, Pakdooik, Peppì, Picsel, Razzairpina, Romero, Sammy01, Sannita, Sbazzone, Vermillo, Vito Calise, Zappuddu, 37 Modifiche anonime

Beppe Alfano  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30755321  Autori:: AndreA, AttoRenato, Caulfield, Civa61, Elbloggers, Giovanni Messina, Giovanni Panuccio, Ignlig, Jaqen,Loroschi, Peppì, Rl89, Roccuz, Squattaturi, Taccolamat, Tiziano1900, Triquetra, Wyszinski, 12 Modifiche anonime

Libero Grassi  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30507399  Autori:: Andre86, Caulfield, DanGarb, Dedda71, Giancarlo Rossi, Ignlig, Ilario, Kuviz, Lingtft, Llodi, Medan,Melos, Moroboshi, Nitya Dharma, Paginazero, Pakdooik, Peppì, Squattaturi, Trixt, 20 Modifiche anonime

Giuseppe Borsellino  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30050449  Autori:: Carlomorino, Debszzz, Dedda71, Figiu, Lucas, Moloch981, Moroboshi, Peppì, Retaggio, Rojelio,Squattaturi, Trikke, Vmoscarda, Wyszinski, 2 Modifiche anonime

Pino Puglisi  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31500528  Autori:: *nto, Akela, Ary29, Avemundi, Baldolami, Barone Birra, Calabash, Codas, Cotton, Dedda71, DonPaolo,Eltharion, Eyeinthesky, Felisopus, Giancarlo Rossi, Guidomac, Gusme, Hanyell29, Ignlig, Lingtft, Marcok, Marcuccio02, Marcuscalabresus, Marko86, Maximianus, Micione, Moroboshi, NicolaRomani, Panz Panz, Paulatz, Peppì, Rainbowpino, Roberto Mura, Sailko, Senza nome.txt, Serenet, Shaka, Sicilarch, Silas Flannery, Snowdog, Square87, StefanoBarillà, Vando85, Vipera,Vmoscarda, Wolland, 40 Modifiche anonime

Giuseppe Diana  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31565890  Autori:: 84628589MDJMF, Ask21, Assianir, Blaumeer, Demart81, Dr Zimbu, Guidomac, Gvf, Hanyell29,IlPisano, Jaqen, Kibira, Lingtft, Lou Crazy, Mirkocav, Pedros86, Pietro Giannini, Romero, Sbazzone, Snowdog, Toobaz, Ugo d'Arles, 84 Modifiche anonime

Giorgio Ambrosoli  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=30998399  Autori:: %Pier%, Akuankka, Alexander VIII, AnjaQantina, Aracuano, Ary29, Atina, AttoRenato, Bisco,Blakwolf, Borgolibero, Brownout, Caulfield, Codas, Cruccone, Dunferr, Elbloggers, Eweriuer, Formica rufa, Fotogian, Fredericks, Gffr, Guidomac, Hal8999, Ignlig, Kuviz, Llodi, Lou Crazy,Lucam74, Malemar, Marcok, Marius, Massimo Macconi, Mr buick, Orobico, Piero, Rago, Rimigliano, Roberto Momesso, Rollopack, Samoano, Sarcelles, Sbisolo, Senza nome.txt, Shaka,TierrayLibertad, Tinette, Torav, Vento, 76 Modifiche anonime

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Fonti, licenze e autori delle immagini 106

Fonti, licenze e autori delle immaginiImmagine:Emanuele Notarbartolo.gif  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Emanuele_Notarbartolo.gif  Licenza: Public Domain  Autori:: G.dallorto, Roberto86Immagine:JoePetrosino-Commons.jpg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:JoePetrosino-Commons.jpg  Licenza: Public Domain  Autori:: Frank C. Müller, Twice25, Wst, 1Modifiche anonimeImmagine:Accursio Miraglia.jpg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Accursio_Miraglia.jpg  Licenza: sconosciuto  Autori:: Kronin, Squattaturi, 1 Modifiche anonimeImmagine:Carloalbertodallachiesa.png  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Carloalbertodallachiesa.png  Licenza: sconosciuto  Autori:: AttoRenato, Giac83, Jalo, SannitaImmagine:Strage della circonvallazione.jpg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Strage_della_circonvallazione.jpg  Licenza: sconosciuto  Autori:: SquattaturiImmagine:Giuseppe Fava.jpg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Giuseppe_Fava.jpg  Licenza: sconosciuto  Autori:: SquattaturiImmagine:Peppino Impastato 1977.jpg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Peppino_Impastato_1977.jpg  Licenza: sconosciuto  Autori:: Giac83, ShakaImmagine:GIUSEPPE IMPASTATO (214811692).jpg  Fonte:: 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