NON C’È PIÙ IL AL VOTO AL · si nasconde dietro il paravento dell’og-gettività nel trattare...

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E’ crisi a Palazzo. Si è persa la capacità di dialogare e di ri- spettare le regole del gioco. Si procede a colpi di surrogazio- ni dei consiglieri comunali, quando riesce. E se qualcosa va storto si blocca tutto. Un tempo non mancavano gli scontri politici, ma per il resto regnava un altro stile. Vediamo cosa sta succedendo fra maggioranza e opposizione. Pagine 2 e 3 AL VOTO AL VOTO AL VOTO! Questo è un giornale d’informazione e d’opinione. Non è di quelli che “le in- formazioni vanno separate dai fatti”, che è la bella favola raccontata da chi si nasconde dietro il paravento dell’og- gettività nel trattare le notizie per propinare ciò che passa il convento. C’è solo un giornale oggettivo e senza commenti inanellati alle notizie, si chiama “Gazzetta Ufficiale”, ma con- tiene solo elenchi barbosi di barbosis- sime leggi. Se lo sfoglia solo chi pro- prio deve. Tutti gli altri giornali tra- sudano punti di vista che entrano in gioco già nei primi passi della “cuci- na” giornalistica, sin dallo scegliere quali notizie pubblicare e quali lascia- re nell’ombra. Nel trattarle, poi, bal- zano evidenti agli occhi le diverse sen- sibilità di chi tiene la penna in mano, anzi, di chi pigia sulla tastiera. “E’ così, ve lo giuro!”, direbbe il bravo Giaco- bazzi. Ed è proprio così. Non a caso ci sono tanti giornali, con direttori di- versi e con editori altrettanto diversi. Quando abbiamo iniziato noi, a Bel- laria Igea Marina non c’era bisogno di un giornale che facesse da grancassa a chi se la sapeva cantare e suonare già da solo molto bene. Forse troppo. Non c’era proprio bisogno di far lie- vitare ulteriormente l’ego di chi, al- l’indomani della vittoria elettorale, è stato colpito da senso di onnipoten- za e ha pensato di poter fare da sé, entrando però ben presto in conflit- to con mezza città. Fra l’altro i mi- gliori direttori di quell’orchestra non saremmo stati di certo noi. No, c’era invece bisogno di una voce dissonante, di un grillo parlante ver- rebbe da dire, che fosse voce di altri e di altro. Questo giornale non ha mai tirato la volata al Palazzo, com’è evidente a chiunque ne abbia letto qualche nu- mero dall’ottobre del 2004 (data del nostro battesimo) ad oggi. Ma ha va- lorizzato personaggi politici che in amministrazione si sono messi in luce per passione, impegno e dedizione, come l’assessore Alessandro Zavatta. I punti di vista sono ricchezze e non recinti. Non abbiamo issato una bandiera ideologica, ma nella chia- rezza abbiamo detto la nostra. Nel- l’ultimo numero, poi, abbiamo chie- sto anche all’opposizione di dire qual- cosa di nuovo e di pensare da classe di C’è voglia di primavera ...politica SEGUE A PAG. 2 di Claudio Monti NON C’È PIÙ IL COMUNE DI UNA VOLTA NON C’È PIÙ IL COMUNE DI UNA VOLTA Problemi per la salute pare non ce ne siano. Ma i genitori vogliono vederci chiaro sull’amianto che si trova sui tetti delle scuole. PAG. 6 Le poesie di An- drea Soleri scritte su foglietti volanti sono approdate sulle borse griffa- te di Alessia Ruba- gotti. Alta poesia per alta moda. PAG. 7

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E’ crisi a Palazzo. Si è persa la capacità di dialogare e di ri-spettare le regole del gioco. Si procede a colpi di surrogazio-ni dei consiglieri comunali, quando riesce. E se qualcosa vastorto si blocca tutto. Un tempo non mancavano gli scontripolitici, ma per il resto regnava un altro stile. Vediamo cosasta succedendo fra maggioranza e opposizione. Pagine 2 e 3

AL VOTO ALVOTO AL VOTO!

Questo è un giornale d’informazione ed’opinione. Non è di quelli che “le in-formazioni vanno separate dai fatti”,che è la bella favola raccontata da chisi nasconde dietro il paravento dell’og-gettività nel trattare le notizie perpropinare ciò che passa il convento.C’è solo un giornale oggettivo e senzacommenti inanellati alle notizie, sichiama “Gazzetta Ufficiale”, ma con-tiene solo elenchi barbosi di barbosis-sime leggi. Se lo sfoglia solo chi pro-prio deve. Tutti gli altri giornali tra-sudano punti di vista che entrano ingioco già nei primi passi della “cuci-na” giornalistica, sin dallo sceglierequali notizie pubblicare e quali lascia-re nell’ombra. Nel trattarle, poi, bal-zano evidenti agli occhi le diverse sen-sibilità di chi tiene la penna in mano,anzi, di chi pigia sulla tastiera. “E’ così,ve lo giuro!”, direbbe il bravo Giaco-bazzi. Ed è proprio così. Non a caso cisono tanti giornali, con direttori di-versi e con editori altrettanto diversi.Quando abbiamo iniziato noi, a Bel-laria Igea Marina non c’era bisogno diun giornale che facesse da grancassaa chi se la sapeva cantare e suonaregià da solo molto bene. Forse troppo.Non c’era proprio bisogno di far lie-vitare ulteriormente l’ego di chi, al-l’indomani della vittoria elettorale,è stato colpito da senso di onnipoten-za e ha pensato di poter fare da sé,entrando però ben presto in conflit-to con mezza città. Fra l’altro i mi-gliori direttori di quell’orchestranon saremmo stati di certo noi.No, c’era invece bisogno di una vocedissonante, di un grillo parlante ver-rebbe da dire, che fosse voce di altrie di altro.Questo giornale non ha mai tirato lavolata al Palazzo, com’è evidente achiunque ne abbia letto qualche nu-mero dall’ottobre del 2004 (data delnostro battesimo) ad oggi. Ma ha va-lorizzato personaggi politici che inamministrazione si sono messi in luceper passione, impegno e dedizione,come l’assessore Alessandro Zavatta.I punti di vista sono ricchezze e nonrecinti. Non abbiamo issato unabandiera ideologica, ma nella chia-rezza abbiamo detto la nostra. Nel-l’ultimo numero, poi, abbiamo chie-sto anche all’opposizione di dire qual-cosa di nuovo e di pensare da classe di

C’è voglia diprimavera ...politica

SEGUE A PAG. 2

di Claudio Monti

NON C’È PIÙ ILCOMUNE DI UNA VOLTA

NON C’È PIÙ ILCOMUNE DI UNA VOLTA

Problemi per lasalute pare non cene siano. Ma igenitori voglionovederci chiarosull’amianto chesi trova sui tettidelle scuole.PAG. 6

Le poesie di An-drea Soleri scrittesu foglietti volantisono approdatesulle borse griffa-te di Alessia Ruba-gotti. Alta poesiaper alta moda.PAG. 7

2 Il Nuovocopertina

Il sindacosi è incartato

Maggioranza divisa, senza i numeri sufficienti perapprovare le delibere e surrogare un consiglieredimissionario. E con lo spettro delcommissariamento che aleggia sul Palazzo.

governo, iniziando a passare dallapars destruens alla pars costruens (laprovocazione l’ha già raccolta An epotete leggerla a pag. 10; speriamoche il confronto possa continuare,ovviamente sono utili e graditi an-che contributi del centrosinistra).Chi ha dato vita a questo giornalenon ha avuto la preoccupazione dilavar via il proprio punto di vista, ditogliersi gli occhiali coi quali era abi-tuato a guardare la realtà. Ma hacercato di mettere in gioco idee e pun-ti di vista anche ben definiti, in untentativo di lettura dei fatti e dellaidentità bellariese. Della cultura,della politica, della socialità, dellacreatività… insomma di ciò che ca-ratterizza questa comunità locale cheè ben più variegata e ricca del soloaspetto politico.Nessuno si scandalizzerà, dunque, sein questo numero diciamo con chia-rezza che chi ha avuto il mandatodegli elettori di amministrare que-sta città a partire dal 2004, non hapiù filo da tessere. Le ragioni dell’in-successo sono diverse, non tutte ad-dossabili al sindaco Scenna e allasua squadra. Sarebbe bassa botte-ga politica buttare la croce addossosolo ad un sindaco. Queste ragionisarà bene approfondirle in casa Pdperché una città che funzioni ha bi-sogno di respirare con entrambi ipolmoni: sia quello di destra chequello di sinistra. Altrimenti il cor-po civile si ammala. E’ interesse ditutti, quindi anche il nostro, che ilPd a Bellaria Igea Marina possa di-ventare un partito che esprime unaclasse di governo e una progettua-lità vera. Ma forse avrà bisogno difare prima un bilancio degli ultimi10 anni di esperienza politica-am-ministrativa senza la paura di far-si una bella radiografia.Oggi Bellaria Igea Marina (non soloper la verità) ha - prima dell’ur-genza di mettere mano all’elencodelle necessità strutturali, che sonotante - un problema di classe diri-gente e di idealità politiche evapora-te al sole di un potere troppo a lungoesercitato. Un potere che si è fattoesclusivo, fine a se stesso e irrispet-toso delle persone e quindi anchedella città. Ma adesso è chiaro cheserve una nuova primavera bella-riese e gemme fresche che spacchi-no cortecce ormai troppo vecchie.

SEGUE DA PAG. 1Il tavolo della giunta in consigliocomunale. Da sinistra, Ugo Baldassarri,

Gianni Scenna, Alga Franciosi eAlessandro Zavatta.

Sullo sfondo il presidente Sancisi, ilsegretario generale e il dirigente

agli Affari generali.

Non c’è più una maggioranza politi-ca al Comune di Bellaria Igea Mari-na. Così scrivevamo sullo scorso nu-mero del Nuovo. Il riferimento eraall’ultimo exploit della coalizione chesostiene il sindaco, che nel consigliocomunale del 6 febbraio non era riu-scita ad approvare le delibere relati-ve al Mare d’inverno e ai servizi aterra legati alla darsena (per portar-li fino a 3 mila metri quadrati dai1050 attuali). Uscita dall’aula la consigliera Cristi-na Belletti per motivi di incompati-bilità, alla maggioranza sono rima-sti solo 10 voti e quindi non ha avutopiù i numeri per dare il via libera adun progetto che impegna la Cmv diSauro Nicolini da circa 10 anni e cheinteressa una grossa fetta di zona co-lonie. Dall’altra parte, infatti, tuttal’opposizione, più il Verde SimoneFaccini e Vittorio Guerra di AltraIdea, non hanno salvato la maggio-ranza, ed essendo determinanti han-no approvato solo due delibere suquattro. Di fatto il progetto è statobloccato.L’opposizione ha fatto un ragiona-mento tutto politico rivolto al sinda-co: “Siamo disposti ad astenerci perfar procedere il Mare d’inverno, madomani ti dimetti e si va alle elezio-ni”. Apriti cielo. Qualcuno ha parla-to di ricatto e il giorno dopo è stato uncomunicato ufficiale uscito dal Comu-ne ad usare la stessa parola. Vistisiimbottigliati, non rimaneva che lastrada delle dimissioni della Belletti,che sono infatti arrivate puntual-mente. “Ringrazio la consigliere Cri-stina Belletti per il suo encomiabilesenso di responsabilità che l’ha por-tata a dimettersi pur di permettereal Consiglio Comunale di approvareil progetto Mare d’inverno”, ha com-mentato il sindaco. “Una scelta ob-bligata alla luce del ricatto formula-to dall’opposizione non accettato dame e dalla maggioranza, ma che nul-la toglie alla cultura di governo ma-nifestata anche in questa occasioneda Cristina Belletti. L’auspicio è che

tale condotta possa essere di esempioanche per chi, al contrario, interpre-ta la politica come un voto di scam-bio e pensa solo ai propri interessi diparte anziché a quelli dell’intera cit-tà di Bellaria Igea Marina.” Un giu-dizio politico severo ma che rientraperfettamente nella logica del “duel-lo” nel quale chi colpisce prima emeglio vince. Il bello, però, dovevaancora venire. Le ultime righe delladichiarazione del sindaco, diffusa l’8febbraio, recitavano così: “Entra inConsiglio Comunale Cristian Stacchi-ni, al quale rivolgo i migliori auguridi buon lavoro. Sarà quindi possibi-le, sabato 16 febbraio, approvare ilprogetto ‘Mare d’inverno’ e riqualifi-care così una vasta area di zona colo-nie.” Entra chi? Sarà possibile appro-vare che cosa? Nel consiglio comu-nale del 16 febbraio i voti erano an-cora 10 a 10 e quindi la maggioranzanon è stata nelle condizioni di tenerfede al proclama. L’opposizione, piùFaccini e Guerra, sono usciti dall’au-la e il consiglio comunale è stato sciol-to. Ne è stato convocato un altro per

il 27 febbraio, ma la situazione di stal-lo potrebbe ripetersi.Uno scivolone dietro l’altro nelle filadel centrosinistra alla guida del Co-mune, reso ancora più grave dal fat-to che nessuno aveva calcolato che ledimissioni di Cristina Belletti avreb-bero incartato la maggioranza. Colrischio di non riuscire ad approvareil bilancio entro la fine di marzo, e aquel punto sarebbero guai seri per-ché la legge prevede che il Comunevenga commissariato.Cosa succederà se non si riuscirà asurrogare il consigliere dimissiona-rio (la stessa cosa deve avvenire peril vicepresidente del consiglio comu-nale)? C’è grande agitazione e purequalche incertezza al riguardo. Se-condo l’interpretazione che esce nonufficialmente dagli uffici legali delMunicipio, il decreto legge sull’Elec-tion Day (“Disposizioni urgenti perlo svolgimento delle elezioni politicheed amministrative nell’anno 2008”),che di fatto ha accorpato le votazioniamministrative e politiche, non con-

SEGUE A PAG. 3

3 Il Nuovocopertina

E l’opposizione marcia unitaNon avendo più la pos-sibilità di approvare ipropri progetti, il sinda-co cerca adesso la colla-borazione. Un po’ tardi,dicono le minoranze. Eanche Guerra e Faccini...

I rappresentanti dell’opposizione.Dietro, Centro popolare, An, Fi-Lista del-

la città; davanti: Civica e Nuova Civica.

sentirebbe di andare al voto in un’al-tra data rispetto a quella stabilita del13 e 14 aprile. “In occasione del tur-no elettorale (…) le dimissioni del sin-daco e del presidente della provinciapresentate al consiglio nei sette gior-ni successivi alla data del decreto discioglimento delle Camere diventa-no (…) efficaci ed irrevocabili il 26febbraio 2008.” Scenna non ha datole dimissioni e al momento non sem-bra intenzionato a darle, quindi divotare a breve non se ne parla. C’è ilrischio del commissariamento, inve-ce? Sempre stando a quanto trapeladal Comune, qualora il consiglio co-munale non riesca a surrogare un suomembro dimissionario, può entrarein gioco un commissario nominato adhoc che procede alla surrogazione. Aquel punto la maggioranza si vedreb-be cavare le castagne dal fuoco pergrazia ricevuta, ma il risultato sa-rebbe stato ottenuto e Scenna avreb-be i numeri – seppur risicati – perprocedere. Ma un’amministrazioneche ha bisogno di un commissarioesterno per andare avanti, ha il di-ritto (e pure la necessaria autorevo-lezza) di governare? La solidità nonce l’ha di certo. Proprio nel consigliocomunale del 6 febbraio, il socialistaGiancarlo Pari ha chiesto le dimissio-ni dell’assessore Antonio Bernardi,passato a Sinistra democratica. “Nonè possibile che l’assessore che sta se-guendo il progetto della darsena pas-si nelle fila del consigliere VittorioGuerra che sulla darsena ha semprevotato contro. Ed è inammissibile cheBernardi venga protetto dal sinda-co”, ha tuonato Pari. Che poi ha chie-sto a Gianni Scenna: “Sindaco, haiancora fiducia in Bernardi?” Eccomeno, ha risposto il primo cittadino, ma“il problema politico c’è tutto e miauguro possa essere risolto”.Un altro mal di pancia in maggioran-za è emerso sul caso darsena. La pro-posta di aumento da 1050 a 3 milametri quadrati di servizi a terra eraapprodata in consiglio comunale conuna delibera di indirizzo. Ma in corsal’assessore Bernardi ha proposto ditrasformarla in mozione. La mino-ranza ha fatto le barricate ed ha ec-cepito che la “trasformazione” non era

consentita dal regolamento comuna-le. Ma la domanda è un’altra: perchél’assessore ha sentito il bisogno dicambiare nome ad un atto che nellasostanza rimaneva identico? Pareperché Mara Garattoni (Rifondazio-ne comunista) la mozione l’avrebbevotata mentre la delibera di indiriz-zo no. Non avendone infatti votatauna analoga nel 2004 (priva dei pa-reri tecnici del dirigente comunale),sempre sulla darsena, perché avreb-be dovuto fare diversamente questavolta?Insomma, in “casa Scenna” tiraun’aria davvero pesante.

“E’ perfettamente inutile che que-sta maggioranza cerchi di scaricaresull’opposizione le responsabilità del-l’incapacità ad amministrare.” Lodicono in coro i gruppi che sono al-l’opposizione in consiglio comunale:le tre anime di Lista della città (Cen-tro popolare, Fi e An), Civica e Nuo-va Civica. Su di loro si sono abbattu-te le critiche di chi ha sostenuto, insintesi, che il bene di Bellaria IgeaMarina non si baratta con conve-nienze politiche. Una tesi sostenutaanche dal gruppo consiliare del Pd,che ha distribuito in città un volan-tino di questo tenore.Ma l’opposizione ribatte: “Sono due iprincipali obiettivi che la maggio-ranza ha inserito nel suo program-ma elettorale: darsena e Mare d’in-verno. Dovranno rispondere ai cit-tadini sul perché non hanno saputo,per il bene del paese tanto invocatoa parole, votare questi progetti”.Dopo aver perso per strada i Verdi(che il sindaco ha estromesso dallagiunta togliendo le deleghe all’asses-sore Rosanna Rizzo) e Vittorio Guer-ra (che all’inizio della legislatura eracapogruppo dei Ds in consiglio comu-nale), “la maggioranza non è piùtale”.Non avendo più la possibilità di ap-provare i propri progetti il sindacoScenna cerca adesso “la collaborazio-ne, il senso civico e la responsabili-tà”?, si domanda l’opposizione. “Sitrascende nel ridicolo quando si chie-de all’opposizione di approvare i pro-getti che tra l’altro non sono stati

condivisi precedentemente e anzisono ritenuti, per alcuni aspetti, pro-blematici per la città. Le continuesostituzioni di consiglieri di maggio-ranza, arma della politica impiega-ta al fine di far passare i progettiimposti al paese, costringe l’opposi-zione ad una identica risposta politi-ca per opporsi, come deve, a ciò cheritiene inadeguato.”Un tema caro anche a Vittorio Guer-ra che sul quotidiano La Voce di Rimi-ni ha ironizzato: “Se vanno avanti diquesto passo rischiano di sparire afuria di dimissioni per il bene del pa-ese”.Lista della città, Civica e Nuova Ci-vica non ci stanno a passare per quelliche travalicano il loro ruolo: “Quan-do una maggioranza non è più tale,vedi Prodi, riconosce la propria inca-pacità e si dimette. Questa maggio-ranza, priva del proprio consenso, vi-ceversa non porta le delibere in Con-siglio Comunale e si lamenta di unapresunta responsabilità della mino-ranza che, al contrario, è pronta avotare, responsabilmente, le delibe-

re che vengono presentate”. La criti-ca si riferisce al fatto che l’ordine delgiorno già ufficializzato per il prossi-mo consiglio comunale del 27 febbra-io, non contempla le delibere su Mared’inverno e darsena, ma solo le co-municazioni del presidente, la surro-gazione di Cristina Belletti e del vicepresidente del consiglio comunale, leinterpellanze e l’ordine del giorno pre-sentato da Simone Faccini che chiedela pubblicazione dei dati provenientidal monitoraggio sugli effetti indottidalla realizzazione della darsena.L’opposizione invece ha formalizzatola richiesta al presidente del consi-glio comunale di inserire nel prossi-mo consiglio gli argomenti non trat-tati nella seduta del 16 febbraio (Mared’inverno ed ampliamento della su-perficie edificabile dei servizi alla dar-sena): “Ribadiamo la nostra disponi-bilità a trattare argomenti che neifatti riguardano la città”, dicono leopposizioni.Non ci stanno a passare da disfattistinemmeno i Verdi: “Facendo manca-re il numero legale vogliamo dimo-strare che non esiste più una mag-gioranza ed operare una forma diprotesta, uno sciopero politico neiconfronti di questo sindaco semprepiù solo ed inspiegabilmente ostina-to. Il nostro non è da considerarsi ungesto antidemocratico poiché deve es-sere la maggioranza a garantire ilnumero legale. Come Verdi intendia-mo portare avanti una linea fermadi correttezza politica e di rispettodelle regole”.

Il Nuovo4primo piano

VIA TEANO, 26VIA TEANO, 26VIA TEANO, 26VIA TEANO, 26VIA TEANO, 26

I trofei delCircolo Nautico

di Cristian Scagnelli

Circa settanta soci e altrettante imbarcazioni, or-ganizza da oltre 30 anni gare di Offshore e dipesca d’altura. Ce ne parla Flavio Ferranti.

Gli articoli che hanno iniziato a ri-costruire la storia della motonauti-ca bellariese, comparsi nei numeriscorsi del Nuovo, hanno risvegliatoin molti la voglia di mare e di bar-che. Tanti sono stati gli apprezza-menti per aver rispolverato quelloche è stato e sarà per sempre un pez-zo di storia di Bellaria Igea Marina. Iringraziamenti più grossi sono ve-nuti dai protagonisti della “Lugare-si Story” ma anche da chi da oltre30 anni alimenta con passione ilmondo della nautica a Bellaria IgeaMarina. Stiamo parlando del Circo-lo Nautico che gestisce e organizzagli eventi riservati ai soci, settantacirca, per metà bellariesi e per larestante parte “armatori” della zonama anche di Bologna e Milano, perun totale di una settantina di bar-che, il 30% a vela e il resto suddivisetra fuoribordo e entrofuoribordo, chevanno da 4 a 10-12 metri di lunghez-za.Presidente del Circolo Nautico dasempre è Giulio Torroni, già campio-ne di motonautica, che insieme aduna decina di consiglieri lavora perregalare a Bellaria eventi importan-ti come le gare Offshore o di pescad’altura (Big Game).”Aver riportato nel 2007 una pro-va di Campionato Offshore Endu-rance nella nostra città è importan-tissimo”, ci spiega Flavio Ferranti,consigliere del Circolo, “sia per l’im-magine turistica di Bellaria IgeaMarina e sia per la classifica che laFederazione Italiana Motonauticastila tra le località che ospitano que-sto genere di eventi”. A ciò va ag-giunto che i due equipaggi soci del

Circolo Nautico sono uno CampioneItaliano e Mondiale Endurance Clas-se B e l’altro terzo classificato (nel2005 il secondo equipaggio è stato asua volta Campione Italiano e delMondo).Oltre alle gare di motonautica il Cir-colo organizza anche importantigare di pesca d’altura che raccolgo-no barche ed equipaggi da tutta Ita-lia. La pesca d’altura è un particola-re tipo di pesca effettuata al largoche ha come obbiettivo quello di riu-

scire a issare a bordo pesci di grossedimensioni, da qui il nome BigGame. Squali bianchi, tonni gigan-ti, squalo volpe, verdesca e pesce spa-da, sono gli esemplari più ricercati,che però negli ultimi anni si vedonosempre meno nelle nostre acque. Lascarsità di esemplari ma anche qual-che problema con la vicina Croazia,rendono sempre meno frequentiquesto tipo di gare. “Il problema èserio e stiamo pensando di organiz-zare una serata per spiegare i moti- vi della mancanza di determinati

pesci nelle nostre acque”, aggiungeFerranti.Il Circolo Nautico ha allestito in piaz-za Matteotti, durante la Fiera di S.Apollonia, uno stand in cui sono sta-te proiettate le immagini delle va-rie manifestazioni organizzate, dal-la Barcolana alle semplici attraver-sate dell’Adriatico che le barche inestate compiono partendo dal nostroporto per approdare sulle coste croa-te. Accanto agli stand spiccavano lefoto delle manifestazioni degli anni70 e il gommone da corsa pluripre-miato.

Alcune immagini del Circolo Nautico diBellaria Igea Marina che risalgono al 1976 eche documentano le gare di Offshore.

Il Nuovo5il caso

Dopo che Ernestina Magnani ha sollevato il casosul nostro giornale, presto i marinai morti nel 1943verranno degnamente ricordati.

Il “recupero” del Nuovo Ardizio

Raccolta differenziata,risparmio idrico ed

energetico, lotta allazanzara tigre

Il Comune di Bellaria Igea Marina,assessorato all’ambiente, il Con-siglio di quartiere 1 (Bellaria) edHera, organizzano per il 22 febbra-io, ore 20.30 al piano terra del Pa-lazzo del turismo, un’assembleapubblica sul tema: raccolta differen-ziata, risparmio idrico edenergetico, lotta alla zanzara tigre.“Dai dati Hera sulla raccolta diffe-renziata emergono i risultati cheabbiamo ottenuto negli anni pas-sati e gli obbiettivi strategici”, spie-ga l’assessore all’ambiente LorisGaleffi. “Nel 2006 la raccolta diffe-renziata era al 16,20 %, nel 2007 èsalita al 26,30 %, ma dagli obiettiviAto, ed anche dai propositiirrinunciabili per la nostra comuni-tà, nel 2008 dovremo raggiungereil 35% e nel 2010 il 40%.”Per quanto riguarda il risparmioIdrico il 2007 è stato un anno moltoimpegnativo per le Amministrazionilocali, abbiamo rischiato ilrazionamento dell’acqua potabile.“Quali scenari immaginare nell’ipo-tesi di un razionamento della risor-sa acqua?”, si chiede Galeffi.Passando al risparmio energetico,le politiche attuate in questa dire-zione permettono di elevare il no-stro impegno a favore dell’ambien-te, l’equazione che porta al rispar-mio ci permette di ridurre le emis-sioni di anidride carbonica, elemen-to principale del famoso effetto ser-ra. Infine la lotta contro la Zanzaratigre: “La diffusione di questi insi-diosi insetti deve trovare un’azionedi contrasto congiunta fra il pubbli-co e il privato. Se le azioni non coin-volgono la partecipazione collettivadiventano inefficaci”, conclude l’as-sessore all’ambiente.

La tragedia del “Nuovo Ardizio”,eclissatosi in mare durante il secon-do conflitto mondiale e poi anchenella memoria delle istituzioni pub-bliche, verrà degnamente ricorda-ta dall’amministrazione comunale.Il caso era stato sollevato da Ernesti-na Magnani sul nostro giornale (n.18-2007) e il suo racconto avevatoccato il cuore e la coscienza di mol-ti. “Perché a Bellaria si continuanoa ricordare solo il Giovanni Clelia e isuoi morti? Gli altri sono morti diserie B e non sono figli di nessuno?”,aveva domandato Ernestina Magna-ni, che nell’esplosione del “NuovoArdizio”, saltato in aria dopo avercolpito una mina al largo di Cirò, haperso il padre Salvatore che era ilcapitano di quella imbarcazione. Erail 1943 e il “Nuovo Ardizio” svolge-va azione di sminamento. A bordoc’erano anche altri bellariesi: Gual-tiero Mordini, Tito Gori e GiuseppeLazzari, più il motorista (di Cattoli-ca) e un altro membro dell’equipag-gio che abitava a Cesenatico. La que-stione è poi rimbalzata anche in con-siglio comunale con una interpellan-za presentata da Filippo Giorgetti(Fi): “A seguito dell’articolo pubbli-cato sul Nuovo sono stato contattatodai familiari del Nuovo Ardizio, la

Da destra a sinistra, in alto: GualtieroMordini, Salvatore Magnani, Tito Gori,

Giuseppe Lazzari, il motorista(di Cattolica), e (inginocchiato)

“Balilla” di Cesenatico.

barca esplosa su una mina durantela guerra. Lamentano di essere statidimenticati, trattati come vittimedi serie B, riferendosi al “Clelia” cheinvece è stato ricordato. Non è op-portuno fare diversità sui caduti.L’equipaggio era composto da mari-nai e non da militari. Le famigliechiedono almeno una targa comme-morativa in Largo Montello dove c’èil monumento ai caduti del mare”.Queste le parole di Giorgetti. Poi hapreso la parola il sindaco Gianni

Scenna. Dopo aver ricordato che “ilmonumento del Clelia è stato siste-mato perché versava in pessime con-dizioni”, ha aggiunto: “E’ sembratoanche a me doveroso che BellariaIgea Marina ponesse qualcosa a ri-cordo anche di tutti gli altri cadutiin mare.” L’interessamento del sin-daco era stato raccolto dal Nuovo (n.19-2007) e aveva fatto seguito alla“denuncia” di Ernestina Magnani.Scenna ha detto nel consiglio comu-nale del 6 febbraio scorso di aver in-

contrato i famigliari dei marinai del“Nuovo Ardizio”: “Abbiamo comin-ciato a lavorare con gli uffici per tro-vare le forme e il luogo migliore perquesto momento di ricordo colletti-vo. Ho preso impegno con i familiaridi vederci prima di assumere la de-cisione definitiva e fare qualcosa chevada bene a tutti. Nel giro di pochimesi presenteremo le idee che stia-mo maturando.”

Il Nuovo6scuola

Scuole all’amiantoi genitori indagano

Poco soddisfatti dalle risposte dell’amministra-zione, hanno interpellato Arpa, Asl e Associazio-ne italiana esposti amianto. E il responso è: l’eternitva eliminato una volta per tutte.

di Emanuele Polverelli

Il tetto della scuola Ferrarin purtroppoha ancora molto amianto, anche se “incap-sulato”.

Biasetti

Quale è la situazione delle nostrescuole pubbliche rispetto al proble-ma amianto?Ad ottobre alcuni genitori, avendoriscontrato che la scuola media Pan-zini presenta una copertura inamianto per alcuni tratti, si allar-mano e chiedono garanzie. Soprat-tutto chiedono perché non sia statocompletamente rimosso (è stato solotrattato) come hanno scelto invecealtri comuni.Il consigliere Vittorio Guerra si facarico di tale problematica median-te un’interpellanza che viene pre-sentata in data 19 novembre. Nelfrattempo la vicenda viene apertaanche dal quotidiano La Voce che ri-porta le preoccupazioni dei genitori.A questo punto l’amministrazione fapiù approfondite ricerche, muove laGlobal Service che dà incarico a dit-te specializzate per operare alcunirilievi e monitoraggi. Al Consigliodel 28 novembre l’assessore Zavat-ta può dunque offrire alcune rispo-ste circostanziate, le quali vengonopromulgate anche tramite un comu-nicato stampa che anticipa il consi-glio (22 novembre).Il punto di forza del comunicato edella risposta dell’assessore in consi-glio consta nella affermazione che“per quanto riguarda le verificheperiodiche dell’efficacia dell’incapsu-lamento e della manutenzione, essesono effettuate recentemente perconto dell’amministrazione comu-nale dai tecnici incaricati del GlobalService. A tutt’oggi il rivestimentoincapsulante risulta generalmentein buono stato di conservazione; qua-lora se ne ravvisasse la necessità siprocederà ovviamente agli opportu-ni interventi per il ripristino dellacontinuità di detto rivestimento.”A onor del vero le verifiche di cui sifa menzione furono messe in atto inseguito alle preoccupazioni dei geni-tori e dopo ben sette anni dal già

menzionato incapsulamento, comeben si evince dal rapporto della Glo-bal Service, che riporta quale datadel sopralluogo il 21 novembre2007. Ecco un passo del rapporto,assai esplicativo. “L’esame visivo ri-vela che, nonostante il notevole tem-po intercorso dalla data dell’inter-vento (circa 7 anni), la protezione sipresenta complessivamente unifor-me nell’aspetto pur mostrando por-zioni circoscritte e limitate, nellequali il prodotto incapsulante risul-ta non perfettamente integro nellaconservazione. (…)” Dopo aver rife-

rito che ulteriori verifiche sono incorso in laboratori specializzati cosìprosegue: “In ogni caso, anche al finedi evitare ulteriori possibili deterio-ramenti, si reputa opportuno ripri-stinare la continuità del rivestimen-to tramite l’applicazione di un nuo-vo strato incapsulante, limitata-mente alle porzioni che già ora nonpresentano sufficienti garanzie ditenuta nel tempo.”Situazione non grave dunque, maneppure del tutto ottimale.Ma che ne pensano i genitori delle ri-sposte dell’amministrazione, la qua-

le sulla base di tali reperti sostiene lasostanziale positività della situazio-ne? Subito dopo l’interpellanza e larisposta dell’assessore è stata prodot-ta una segnalazione ai Noe e sono sta-te interpellate l’Arpa e la Asl di Rimi-ni. Contemporaneamente sono statechieste delucidazioni ad altre Asl (Bo-logna) e alla AIEA (Associazione Ita-liana Esposti Amianto).Il quadro che emerge mette in lucealcuni dati. In primo luogo l’amian-to, questa l’opinione che proviene siadall’Asl di Bologna che dall’AIEA, èopportuno eliminarlo totalmente enon trattarlo. In caso di trattamentopoi, occorre un monitoraggio conti-nuo (con frequenza che va dai seimesi ad un anno). A riprova dell’op-portunità di una sostituzione globaledell’amianto viene anche citata lalegge regionale del 2004 che nel fi-nanziare gli interventi di bonificaescludeva interventi di trattamentoo copertura, mentre privilegiava in-terventi di sostituzione in sicurezza.In ragione della pericolosità di questomateriale, che può procurare tumo-ri anche se inalato in basse quantità,i genitori dunque chiedono una solacosa: la sostituzione. Ben diversa larisposta dell’amministrazione. Comeandrà a finire? Intanto i genitori sonoin attesa che gli enti preposti al con-trollo (ASL di Rimini) si facciano vivi,giacché a tuttora non sono interve-nuti per gli accertamenti richiesti atitolo personale dai genitori stessi.Attendiamo dunque. Certamente oc-corre evitare facili allarmismi e gri-da scomposte, come richiama l’am-ministrazione nel comunicato del 22novembre, tuttavia occorre ancheevitare di lasciare le situazioni all’in-dolenza ed alla trascuratezza. La po-sta in gioco è la salute di tutti.

Il Nuovo7società

Il NuovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Quindicinalewww.ilnuovo.rn.it

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I versi del poeta bellariese viaggiano su borsegriffate. Sono quelle della collezione primavera-estate di Alessia Rubagotti, stilista di “L’Alì Cultu-re”. Che riproducono le poesie “volanti” di Soleri.

Andrea Soleri, unpoeta molto di moda

di Emanuele Polverelli

Immaginate di essere tra la folla.Immaginate di osservare chi è difianco a voi. Uomini, donne, ogget-ti, vestiti, colori, inezie. In questocontesto catturano la nostra atten-zione i particolari più insospettati.Un gesto, un sorriso, un oggetto.Immaginate che il vostro sguardonon cada semplicemente sulla lumi-nosità di uno sguardo, oppure sul-l’eleganza di un capo, o su belle for-me, ma su di una poesia.In questo intrigo fuggevole di sguar-di che caratterizza il nostro immer-gerci tra gli altri uomini, troppospesso anonimo ed evanescente, c’ècome il desiderio di ancorarci a qual-cosa che permanga, a qualcosa chevinca la pura contingenza e l’insop-portabile anonimato del quotidiano.La possibilità di questa vittoria del-l’eterno sul contingente è data dallabellezza. Questa inesorabile ricercadella bellezza, come tentativo di an-coraggio della vita ad un qualcosadi solido, sembra caratterizzare illavoro di Alessia Rubagotti stilista eanima di “L’Alì Culture”. Il lavorodella stilista milanese, che vantashowroom e punti vendita nazionalied esteri, si incrocia spontaneamen-te con il bellariese Andrea Soleri, ilpoeta che da qualche mese lasciaanche sulle nostre pagine le sue poe-sie “su fogli volanti”, come i lettoriben sanno. Anche per Soleri, la poe-sia nasce dall’incontro fecondo tral’effimero ed una dimensione piùprofonda, dando forma ad intuizio-ni, quasi visionarie, che si traduco-no in versi che hanno il sapore dellaluce che irrompe, dello squarcio chespariglia una quotidianità altri-menti greve.

Lo abbiamo interpellato per raccon-tarci come è nata questa inusuale ebella iniziativa.Andrea come hai incontratoAlessia?Comuni amicizie e il caso. Lei si èsubito interessata alle mie poesie ealla mia idea di contaminazione delmedium poetico. Così ha apprez-zato alcuni lavori video e i Cd

in cui la poesia si mescolava con lenote del blues. Va detto che Alessiaaveva già sperimentato questa for-ma di connubio tra la moda e la poe-sia implicando la poetessa Alda Me-rini. Per me dunque è un onore suc-cedere, per la collezione primavera-estate 2007-2008, ad una figura dicosì grande spessore.

Ma, di che si tratta dunque?Le borse ideate e disegnate da Ales-

sia, portano le mie poesie ripro-dotte proprio come foglietti,

così come il lettore può tro-varle qui sul giornale. Un

progetto nato con la col-laborazione di artistiquali il fotografo Giulia-no Grittini e lo stampa-tore Alberto Casiraghy,e che ha suscitato l’inte-

resse della stampa nazio-nale.

Quale è l’intuizione che staalle spalle?

L’idea è quella di una commistionedi messaggi. In fondo si pensa alla

poesia come una realtà eterna, fis-sa, che rimane nel tempo, mentre lamoda la si immagina come legataall’effimero, al momento che vieneconsumato nell’arco di una stagio-ne. In realtà la poesia è nella vita ditutti giorni, proprio in quella vitache sembra fuggire così rapidamen-te. C’è solo una differenza di gradotra lo sguardo poetico e quello “nor-male”. Il poeta rivela una bellezzanascosta nel quotidiano. D’altro can-to imprimere questa bellezza neglioggetti di tutti i giorni è proprio losforzo dello stilista. Quindi tra poe-sia e moda il contatto non è solo pos-sibile, ma assai pertinente.Dunque contaminazione di am-biti diversi e questo è un tuotratto tipico. Hai progetti in cor-so?L’ultimo fronte su cui sto lavoran-do, dopo i lavori video e audio (si vedaIl Nuovo n. 2 del 26 gennaio 2006rintracciabile alla voce “archivio”del nostro sito, www.ilnuovo.rn.it),è quella di tradurre la poesia in im-magini, accompagnando i versi asequenze fotografiche. Creare unasorta di foto-poesia. Un’idea che stocurando con Chicco De Luigi. Di quiil passo al teatro è questione solo ditempo.Dunque attendiamo i prossimisviluppi della vulcanica mentedel nostro poeta bellariese. In-tanto i lettori de Il Nuovo posso-no percepire questi lampi di bel-lezza attraverso la rubrica “ilmio poetare leggero su fogli vo-lanti” e, perché no, vagare inrete (www.lali.it) per visionarepiù da vicino le borse intrise dipoesia prodotte da L’Alì.

In alto e qui a fianco, alcu-ni modelli delle borse diAlessia Rubagotti con lepoesie di Soleri. “Lapoesia è nella vita ditutti giorni, proprio inquella vita che sembrafuggire così rapidamen-te. Il poeta rivela unabellezza nascosta nelquotidiano. Quindi trapoesia e moda il contat-to non è solo possibile,ma assai pertinente”, spiegaAndrea Soleri.

Quel mostro d’un Fisco

Il Nuovo8cultura

Una bella e attualissima novella scritta da AlfredoPanzini, scovata da Arnaldo Gobbi fra i documentidel fondo che Giulio Torroni ha donato al Comune.

Panzini, da buon italiano, pagava letasse, anche se aveva il vizio degli ita-liani di oggi, cioè quello di lamentarsisempre.Oggi abbiamo validi motivi per lamen-tarci, perché in effetti siamo tassati etartassati su tutto: rimane solo la tas-sa sull’aria che respiriamo: ma non èdetto che non arrivi pure questa!Non sono in grado di dire se ai tempidi Panzini le tasse erano esose o no;fatto sta che il “nostro” le pagavamalvolentieri.Ho trovato diversi scritti di Panzini alriguardo, ed una sua novella, “Il Fi-sco”, pubblicata sul Secolo XX, di cuiperò non sono stato in grado di rileva-re la data della pubblicazione. Dovreb-be comunque trattarsi degli anni ’30.Eccola.

Arnaldo Gobbi

- Papà, che cosa è il Fisco?- Dove avete trovato questa parola?- Qui, nel giornale, papà: il Fisco –dice il giornale – succhia l’Italia. Al-lora siamo come prima, quando c’era-no i Tedeschi. E’ un mostro il Fisco,di’ su, papa? Il signor padre era un uomo pienodi assennatezza, ma era molto im-bronciato con quel suo figliuolo e per-ciò usava da qualche tempo il voi; ilvoi gelido, della ripulsa. Perché esi-ste anche l’altro voi, il voi lusinghie-ro, lubrico, subdolo dell’amore. O, maquesto secondo voi era da un pezzotramontato, e il primo gelido voi nonotteneva alcun effetto sul piccolomonello. A dodici anni non si avver-te ancora le gelidezza del linguaggio.Tu mi tieni lontano? Io ti vengo vici-no. Tu sei in collera con me? Tu nonsei in collera con me. Vedi che ridi? Eil signor padre doveva usare moltodominio su se stesso per resistere allavoglia di ridere e di baciare ed ab-bracciare quel piccolo diavoletto, colquale aveva bensì ragione di esseregiustamente sdegnato, ma che le suemani e i suoi occhi cercavano con tan-ta maggior bramosia, con quanto lealtre brame, lentamente tramonta-vano ormai.- Cercate nel dizionario che cosa è ilFisco. Ve li ho comperai a posta i di-zionari.- Fisco, in latino “fiscus”, cestello divimini, per conservarci il denaro, cas-sa, sacchetto. La borsa dell’Imperato-re. Non è dunque un mostro questoFisco. E come va, papà, che divora

l’Italia? E poi senti come dice il gior-nale anche, nessun popolo è così pa-ziente come il popolo italiano nel la-sciarsi succhiare dal Fisco. Il signor padre era un uomo benpensante e pieno di rispetto verso leleggi, e quindi verso il Fisco, che è laprima legge dello Stato, anzi di tuttigli Stati. Se è legge, ciò vuol dire cheè una forza; se è una forza ciò vuoldire che è più forte di te e tu andresticon le corna rotte combattendo con-tro di lei: ciò è evidente. Dunque èdovere di un uomo assennato ubbidi-re alla forza, e quindi anche al Fisco.Sì, piuttosto avido il Fisco italiano, eil popolo italiano, sì, piuttosto docile.Ma siccome tutte le forze brutali sonodi solito poco intelligenti, ecco, se ilFisco ti porta via per dieci, tu procu-ra di portar via per venti, o di consu-mare per quaranta di meno le tueenergie. Così si mantiene quel pareg-gio senza del quale né uno Stato néuna famiglia possono andare avanti. Ecco perché il signor padre era sta-to sempre in rapporto d cortese rela-zione col Fisco, benché, benché daqualche tempo, da che era nato quelfigliuolo, da che aveva acquistatoquella casa di campagna, i suoi rap-porti col Fisco erano sempre venutifacendosi più tesi. Faceva certe irru-

zioni troppo violente, troppo a colposicuro, adesso il Fisco, nelle sue pro-prietà, proprietà legittime e consola-trici di una vita che veniva perden-do le altre consolazioni. In quella casa di campagna c’era ilsuo orto: l’orto creato da lui, si puòdire quasi piantato da lui, lui che pertanti anni aveva condotto una vitapiena di ansie, di affari, di commer-ci. Sì, egli a un certo punto s’accorseche nutriva in fondo all’anima unsentimento georgico ed idillico. Ogniuomo nasce con un sentimento geor-gico ed idillico; e, probabilmente, conl’istinto della proprietà, in ispeciequelli che non ne sono privi. Dunque, aveva calcolato il terreno,aveva scelto ad uno ad uno le pianti-ne dei meli, dei susini, degli albicoc-chi: aveva consultato orticoltori ecataloghi, aveva sognato il suo sognonel placido grembo di Pomona, labuona dea, la dolce Pomona; e con gliocchi socchiusi aveva visto il campoove erano gli stecchiti alberelli co-prirsi tutti di fiori che più non si ve-deva la nera terra; una fiorita predi-letta dal sole e dalle piogge benigne.Poi cadevano i fiori e crescevano, cre-scevano certe susine, certe pesche,certe pere enormi, butirrose, certigrappoli di uva primaticcia da espor-

re nelle vetrine delle grandi città.Aveva fatto il suo còmputo: in setteanni io raccoglierò tanta frutta danon doverne più comperare, anzi nefarò dei doni a tutti gli amici. Ven-derne anche: e perché no? Mandarneall’esposizione. Verranno gli amici avedere il bell’orto e resteranno me-ravigliati e se ne congratulerannocon me. Se non che (nel mondo avviene spes-so così che nel fare i bilanci preventi-vi dell’avvenire, non si pensa a qual-che misterioso fattore, il quale rovi-na i programmi più splendidi), se nonche mentre cresceva il frutteto, cre-sceva anche qual suo figliuolo. Il qua-le appena fu in età di muoversi rapi-damente con le proprie gambe, s’ac-corse subito che suo babbo era posses-sore di un frutteto; non solo, ma cosacontraria alle prevalenti idee collet-tiviste, concepì subito il diritto di ere-dità. Perciò un bell’anno (mettevano iteneri innocenti alberelli appena illoro primo caro e prezioso frutto), ilbambino con gli acuti occhi s’accorseche in vetta agli alberelli crescevaqualche cosa di tondo, di verdolino, esubito si era affrettato a spiccare quel-le cose tonde, piccoline, verdoline.- Quest’anno le pesche non hanno le-gato! Eppure non ci fu gelo, eppurenon ci furono né brine né venti, - so-spirò il signor padre. Ma il signor pa-dre era molto presbite, e non si avvi-de che le pesche avevano legato be-nissimo: ma una mano ignota e ra-pace aveva strappato i piccoli fruttiancora acerbi. Solo dopo qualche anno, quandoquel suo figliuolo crebbe in età ed en-trò in dimestichezza con quei Roma-ni antichi che saccheggiarono il mon-do, potè acquistare la piena convin-zione che i frutti del suo delizioso frut-teto non giungevano a maturità, per-ché esisteva quel suo figliuolo.- Ma di chi è figlio quel piccolo demo-nio? Era suo figlio, oh, indubbiamente.Era inutile consultare in propositola signora. Era proprio suo figlio;bastava guardarlo in faccia. Epperòlo adorava e lo aborriva. Una me-moria locale dei rami che portava-no frutto, meravigliosa; una rapa-cità da antico Romano, un’astuzia daPellerossa. Sì, era suo figlio, bravo eintelligente come lui. Quante voltecontò le delicate albicocche, già frail cupo fogliame ingiallenti, e scom-

parvero! Quante volte appostò conferoci propositi nell’orto il figliuoloper coglierlo sul fatto: le scarpe, icalzoni dimostravano l’abilità dellostrisciare sul terreno come un india-no, di arrampicarsi su gli alberellicome un gatto: ma sul fatto, mai! Coglieva le ore torride, il mariuo-lo, quando, dopo il pasto, un dolcesopore spegneva la pipa fra le labbradel signor padre, per sgusciare nel-l’orto; ovvero si levava al mattinoprima che il sole indorasse il cielo esvegliasse le allodole.- Ma perché, figliuolo, non ti prendeun’indigestione, una colica? Oh, malo stomaco del suo figliuolo, o eracome quello dello struzzo, o le fruttadel suo giardino erano di una sanitàperfetta, ovvero le sostanze carbona-te e gli acidi contenuti nella fruttarappresentano un elemento costitu-tivo di prima necessità. E perciò lafrutta non fa male. Condotto per unorecchio sul luogo del misfatto, ne-gava, negava sfrontatamente e ac-cusava gli altri. Essere così intelli-gente com’era suo figliuolo, e neltempo stesso così sfrontato! E nonpensava quel padre quale splendidoavvenire si apriva a quel suo figliuo-lo autentico, con sì belle qualità! OhDio, ne andava di mezzo il raccolto

Il Nuovo9cultura

del frutteto, ma quale altro e benmaggiore raccolto – con tali disposi-zioni – si preparava per l’avvenire!- Il Fisco! Il Fisco! – meditava il si-gnor padre in quel dolce mattino dimaggio – cestello di vimini, la borsadell’Imperatore. Che cosa c’entraquesto col Fisco? E d’altronde la cu-riosità è madre del sapere. Era doveroso spiegare ad un figliuo-lo così intelligente che cosa è il Fisco:una cosa feroce, eppure una cosa in-dispensabile. Nella conciliazione diquesti due termini stava la spiega-zione della parola Fisco: una istitu-zione molto antica, anteriore, forse,ai Romani e destinata a resistere a

tutte le rivoluzioni. Ad un tratto un lampo di genio, diquei lampi luminosi che soglionosprigionarsi dalle menti mature esagge, scintillò nella mente del si-gnor padre. Si alzò, corse nello studio di suo fi-glio. Lo trovò meditante con la dolcetestolina bionda sul grosso diziona-rio latino. Fiscus, il cestello di vimini.- Figliuolo mio, tu vuoi sapere checosa è il Fisco? Ebbene, il Fisco sei tu!- Io, papà?- Certamente. Vedi lì? Guarda queicari alberelli come sono tutti fioriti.Puoi tu contare quanti sono quei fio-ri? Ebbene, ogni fiore è un frutto. Tu,

che cogli i frutti quando sono acerbie appena formati, tu rappresentiproprio il Fisco feroce e bestiale: nesoffrono le piante, ne soffre tuo pa-dre, tu stesso puoi andare incontroad una colica feroce. Ma se tu aiute-rai la ricchezza di queste docili e buo-ne piante a maturare, e coglieraiciascun frutto a suo tempo, conmano buona e pia, pensa, figliuolo,quale differenza! Tu potrai godere dipiù dolce sapore, provvederai alladispensa per tutto l’anno, potrai re-galare, beneficare gli amici; vende-re, donare ai poveri. Ed io non saròirato contro di te. Ecco il Fisco buonoed intelligente, e necessario anche,perché è evidente, che se al loro tem-po tu non coglierai quei frutti, essicadranno da sé. E il bimbo, perché era intelligentee savio, capì la lezione del vecchiobabbo; ma il Fisco, che era il Fisco,seguitò a fare strage del frutteto an-cora acerbo.

Alfredo Panzini

Un’immagine ormai classica di Panzini(il primo da destra), insieme a Marino Mo-retti, Arnoldo Mondadori e altri.

Il Nuovo10dibattiti

Strade pericolose e segnaletica «scolorina»

di Cristian Scagnelli

il Ficcanaso

La crisi politica in cui versa la mag-gioranza di centro-sinistra a Bella-ria Igea Marina è solo uno degli indi-catori che dimostrano come il temadelle elezioni amministrative del2009 sia più che mai al centro delbaillame politico locale e di reale ap-profondimento.Il centro-destra, si domandava giu-stamente il direttore sullo scorso nu-mero del Nuovo, potrà reggere la sfi-da di un eventuale cambiamentoamministrativo nel paese? È a tut-t’oggi organizzato per fornire rispo-ste nuove alle esigenze che muovo-no da una comunità sempre più ete-rogenea?Chiunque avrà la fiducia dei nostriconcittadini nella primavera 2009dovrà necessariamente curarsi del-la dote con la quale il sindaco Scen-na e la classe dirigente del Partitodemocratico lasceranno la guida delgoverno di Bellaria Igea Marina. E’comunemente sottolineato da tuttele componenti di opposizione come leultime due legislature (con lo stessosindaco Scenna) abbiano prodotto, ese volete allargato, il solco tra “rap-presentanza di potere” e comunità etra “classe di governo” e gruppi in-termedi sociali ed economici. Il caso

Mi sono occupato più volte dellasegnaletica orizzontale delle nostrestrade grazie alle “imbeccate” didiversi cittadini che sono stufi divedere le strade sgretolarsi al pas-saggio degli automezzi.In passato ho scritto a propositodella via San Vito, in particolaredell’incrocio con via Fermignano,segnalandone la pericolosità e lamancanza di segnaletica. Dopoqualche giorno l’uscita dell’artico-lo si è verificato un incidente, perfortuna senza conseguenze, e an-cora dopo qualche giorno su queltratto sono state rifatte sia le righeche lo stop. Grazie!Ma il problema può dirsi risolto?No, assolutamente no. A distanzadi qualche mese da quell’interven-to il colore è magicamente sparito

e l’incrocio è ripiombato nuova-mente nelle condizioni in cui si tro-vava prima.Diverse segnalazioni vengono an-che dal Quartiere di Bellaria Mon-te dove i cittadini fanno presentela pericolosità del tratto compresotra via Bellaria e via GiovanniXXIII (per capirci zona stadio). Qui,transitando in condizioni normalida Bellaria in direzione San Mau-ro, è inevitabile invadere la corsiaopposta vista la mancanza dellariga centrale. Sorte peggiore capi-ta a chi da via Giovanni XXIII devesvoltare a sinistra in direzione Bel-laria: il pericolo è evidente vista latotale assenza di segnaletica oriz-zontale.I tratti pericolosi non sono tanti aBellaria Igea Marina ma sembrasia difficile, troppo difficile, con-trollarli. Speriamo che non debba-no servire gravi incidente per pren-dere i dovuti provvedimenti.

“Siamo pronti a governare”L’attuale opposizione saprà interpretare la vogliadi cambiamento che esprime il paese? Alla do-manda posta dal Nuovo risponde, in modo affer-mativo, Alleanza Nazionale. Il dibattito è aperto.Darsena è emblematico per le mo-dalità e per la natura stessa del pro-getto largamente non condiviso cosìcome definito. Esiste allora come ter-mine comune tra le diverse sensibi-lità, la necessità di “ricostruire unrapporto virtuoso con il proprio tes-suto sociale ed economico” partendo

“Entra in gioco prepo-tentemente anche iltema dell’identità di unterritorio e delle suepeculiarità specificheda preservare”.

da alcuni elementi irrinunciabiliper un cammino condiviso:1) progettare il futuro del nostro pa-ese con una visione allargata edaperta;2) riappropriarsi del concetto di“buona politica” capace di autoritàe decisionismo, attrezzata a dialoga-re con il paese senza cadere nelle bri-glie di condizionamenti eterodirettipiù o meno forti (evidenti negli ulti-mi anni).Un nuovo modello di sviluppo perBellaria Igea Marina può e deve pren-dere corpo dunque trovando qualeriferimento tutti coloro i quali riten-gono oggi indispensabile una rottu-ra politica rispetto al passato. Non èsolo questione di coalizioni o di rap-presentanze politiche ma è e diven-

ta una questione di come conciliarel’autonomia della politica con la ca-pacità della stessa di formulare nuo-ve risposte a nuovi bisogni sociali.Bellaria Igea Marina, paese di oltre18 mila abitanti, ha bisogno di nuo-va fiducia e di forze fresche, special-

Gianluca Medri Ottaviani.

L’auto capottata in via SanVito all’incrocio con via Fer-mignano. A fianco, Bellariamonte (la via Giovanni XXIIIche interseca la via San Mau-ro): e le righe sull’asfalto?

Il Nuovo11dibattiti

“La sfida del cambia-mento è aperta ed ilvento che la spingenon viene certamentedagli imbellati loft delPartito democratico”.

mente giovani, che possano parlaredi futuro guardandosi negli occhisenza infingimenti e senza interessiparticolari da difendere.Serve uno schema nuovo e formulenuove da declinare in risposta ad unacomunità stanca dell’inerzia ammi-nistrativa e che fatica a riconoscersiin una pratica politica che pare averdepauperato tutto il suo appeal distrategia.Serve il coraggio, ad esempio, di diread alta voce che le politiche scolasti-che vanno sostanzialmente aggior-nate alla luce di un paese fortemen-te cresciuto; che il tema delle scuolesuperiori va affrontato nell’imme-diato senza perdere altro tempo; cheun Pronto intervento efficiente e piùumano ha bisogno di una politica asostegno che gli faccia guadagnarein termini di qualità ed innovazionedi servizi; che la sicurezza è una prio-rità e la realizzazione della Casermadei Carabinieri non è oggetto di mer-cimonio politico; che turismo e ser-vizi si sostengono in una competizio-ne mondiale solo se si innovano in-frastrutture e si danno risposte chia-re al problema della mobilità ed ac-cessibilità dei luoghi; che la sfida aduna nuova cultura ambientale inve-ste tutta la comunità; che alcunescelte amministrative non possononon prescindere dall’utilizzo di nuo-ve tecnologie e di fonti energetichealternative; che l’impostazione del-

l’ultimo Piano regolatore ha permes-so un consumo eccessivo del territo-rio a danno della qualità urbanisti-ca.Entra in gioco prepotentemente an-che il tema dell’identità di un terri-torio e delle sue peculiarità specifi-che da preservare, ossia la riconosci-bilità dei caratteri preponderanti checontraddistinguono la nostra realtàsociale: il mare e la spiaggia come

beni essenziali, il turismo e la rete diservizi quali elementi trainanti l’eco-nomia locale, la pesca e la marineriaquali componenti di una tradizioneche non si costituisce come un pesoma che aiuta a confrontarci con lenostre radici, la cultura quale fabbi-sogno reale di una comunità comples-sa che esercita il diritto di conoscen-za, la sussidiarietà quale valore diuna società in grado di confrontarsied apprezzare il privato sociale e leorganizzazioni non –profit.Non solo. Il tema della Darsena, conil suo progetto di intervento, o pari-menti il giudizio su progetti impor-tanti quale è il Mare d’Inverno, con-corrono alla giusta convergenza suposizioni strategiche per la città. Ser-ve uno sforzo che individui poche equalificate priorità sulle quali con-centrare un comune interesse delleforze politiche che oggi sono maggio-ranza nel paese e minoranza nel con-siglio comunale, mantenendo fermoil vincolo che l’interesse della città èsovraordinato a qualsiasi particola-re.La strada tracciata in questi mesi faben sperare e diversamente dal pas-sato si è assunta generalmente laconsapevolezza di avere una cultu-ra di governo e del fare in sintoniacon gran parte della nostra comu-nità. La maturità del centro-destrae delle forze moderate passa appun-to dalla capacità di vedersi quale

forza di governo sul territorio, unen-do sensibilità e specificità politichecon uno sforzo di sintesi capace diinterpretare una “rottura di un si-stema politico” da troppo tempo in-gessato e piegato alla ragione di ungruppo di governo autoreferenzialee minato nella sua credibilità pub-blica.La sfida del cambiamento è apertaed il vento che la spinge non vienecertamente dagli imbellati loft delPartito democratico.

Gianluca Medri Ottaviani,capogruppo Alleanza Naziona-

le in consiglio comunale

“Servono uno schemanuovo e formule nuo-ve da declinare in ri-sposta ad una comu-nità stanca dell’inerziaamministrativa e chefatica a riconoscersi inuna pratica politicache pare aver depau-perato tutto il suo ap-peal di strategia.”

direttore ti scrivo

Per scrivere al direttorefax: 0541.331443; e-mail: [email protected]; posta: via Orazio

101, 47813 Igea Marina. Tel. redazione: 0541.331443Caos all’uscita di scuola(Ferrarin)

Il Nuovo12

Un cippo ai caduti di Ce-falonia

E’ vero che questo sarà il mi-nore dei problemi che afflig-gono la scuola Ferrarin, ma

vorrei descrivere ciò che qui accadeogni giorno della settimana, dal lune-dì al venerdì, all’uscita pomeridiana.In questa scuola, per chi non lo sapes-se, ci sono 3 sezioni, dalla I alla V, menouna III che è stata decentrata alla Ter-nana fin dall’inizio, per un totale, fratempo normale e tempo pieno, di 14classi.Ogni pomeriggio escono da scuola 10classi, di circa 25 alunni ciascuna, perun totale di circa 250 bambini.Ogni mattina invece, alle 12,25, esco-no da scuola 4 classi, per un totale di100 alunni circa, più qualcuno spic-ciolo che se ne va a casa per il pranzo, eche poi ritorna alle 13,30.Perché allora è presente un vigile ur-bano soltanto all’uscita delle 12,25, con100 alunni circa, e non è presente al-l’uscita delle 16,25, con 250 alunni cheescono?Nella via Ferrarin, tra l’altro, dalle 8alle 9, e dalle 12 alle 13, è stato istitu-ito un senso unico per l’uscita di scuo-la, ma al pomeriggio, niente!Il risultato è che le auto, venendo par-cheggiate selvaggiamente, in manie-ra poco urbana, da ambedue i lati del-la strada, creano ogni giorno un ingor-go di dimensioni ragguardevoli.C’è da dire che è presente, in via DeiSaraceni, un grande parcheggio facil-mente raggiungibile, ma utilizzato sol-tanto da 5 o 6 macchine, perché si sa,meglio spendere soldi per saltare sullostep in palestra, ma guai a fare qual-che passo in più per parcheggiare!Inviterei allora chi di competenza avalutare questi numeri, o semplice-mente a fare un giro in un qualsiasipomeriggio (dal lunedì al venerdì)alle 16,25 al Ferrarin. Non sarà dif-ficile constatare che se alle 12,25 c’èun vigile, alle 16,25 ce ne voglionodue!

Graziella Neri

Qualche tempo fa i giova-ni di Forza Italia chieseroche si intitolasse una via,

un parco o altro, ai caduti di Nassi-riya. La richiesta è pertinente e ac-cettarla è un dovere morale, un attodovuto. L’invio di quei soldati in Iraq

è stata una decisione presa da unGoverno legittimato a farlo. Dettoquesto voglio ricordare ancora unavolta una medesima richiesta fattadal sottoscritto nell’ottobre 2001 inriferimento ad una delle tragedie piùatroci della seconda guerra mondia-le: Cefalonia.La divisione Acqui, forte di 11.700militari, “figli di mamma”, comeusava chiamarli il comandanteGen. Antonio Gandin, a parte gli altiufficiali di carriera, era composta dacontadini, operai, impiegati, profes-sori, ingegneri, costretti dalla sortea trasformarsi in guerrieri, tenevala piazza di Cefalonia, vicino alle co-sta occidentale della Grecia, unita-mente a duemila militari della wehr-macht.All’indomani dell’armistizio dell’8settembre 1943, l’esercito italianofu abbandonato a se stesso e quindidestinato allo sfascio generale. Cosìsvanì il sogno di regime e monarchiadi annettersi le isole di Corfù, Leuka-de, Paxos, Itaca, Cefalonia, Zacinto,sogni coltivati all’ombra dei “colli fa-tali” a Roma. Gli ufficiali della Ac-qui, pur ignorando le dimensioni del-lo sfascio, percepirono il senso del piùcompleto abbandono, da Roma nonarrivavano notizie, il comandanteGandin fu in quell’ora il comandan-te più solo al mondo. S’ignorano lafuga del re, di Badoglio, di ministri,del capo di stato maggiore.Per la Acqui, la madre Patria nonera ancora la terribile matrigna incui la trasformarono l’inettitudinee la vigliaccheria del re, del Gover-no, dello stato maggiore. Da Agri-gnon, sede dell’VIII Corpo d’Armata,giunge un radiogramma diramatoad Atene dal Comando della II Ar-mata: “Questo testo è un monumen-to alla vigliaccheria di chi l’ha fir-mato, il Generale Vicchiarelli lo hafirmato e lo ha fatto diramare pen-sando più alla propria pelle che aquella dei suoi soldati”. Nel testo siordinava di lasciare ai reparti tede-schi subentranti armi collettive etutte le artiglierie con relativo mu-nizionamento, conservando armiindividuali per usarle contro even-tuali ribelli. Il Generale Gandin hal’umanissima debolezza d’inseguireuna soluzione che lo soddisfi comeuomo e come soldato; resterà tra il

cuore, che gli dice che una divisionenon cede le armi, forte del motto che“sull’Arma si cade ma non si cede”,e la ragione che gli dice che è folliapura andare contro i tedeschi sapen-do che tutte le altre divisioni di stan-za sulle altre isole avevano depostole armi e che l’esercito tedesco erapresente in Grecia con 300.000 uo-mini perfettamente armati anchecon la loro aviazione, rispetto all’Ac-qui, completamente isolata, con scar-se riserve di viveri e munizioni, que-sti i dati incontestabili, pertanto peril Generale Gandin il punto è un al-tro, l’onore. Dopo una settimana diincontri con i tedeschi, di inganni,di false promesse, di opportunismi epiccole furbizie messe in atto dagliufficiali della wehrmacht mentre lastessa preparava l’attacco alla divi-sione Acqui, il Gen. Gandin, troppotardi, indotto da molti ufficiali deci-se di non deporre le armi e di difen-dersi dalle truppe della wehrmacht.Del resto, se si fosse agito per tempo,dato che il rapporto era di 6 a 1 afavore degli italiani, non solo si sa-rebbe fatto di loro un sol boccone maaddirittura la Acqui avrebbe potutochiedere la loro resa, così come sug-gerivano qualificati ufficiali. Tutta-via, date le incertezze e alcuni deva-stanti errori tattici da parte del Gen.Gandin, il maggiore Hirschfeld saràil conquistatore di Cefalonia, consi-derato il simbolo più marcato dellaferocia tedesca, l’angelo sterminato-re degli italiani, forte delle disposi-zioni venute direttamente da Berli-no dove si ordinava che non si do-vessero fare prigionieri.Von Hirschfeld fece intervenire la104^ divisione cacciatori di monta-gna, in gran parte austriaci, moltidi loro provengono dal sud Tirolo,dalle punte estreme della provinciadi Bolzano, di Trieste, di Merano,parlano l’italiano, si sono conquista-ti la fama sinistra di feroci rastrella-menti in Jugoslavia, in Grecia e sisono macchiati di nefandezze a Cefa-lonia. I militari della Acqui, dopo ine-narrabili atti di eroismo collettivo eindividuale, dopo aspri combatti-menti, vennero fatti prigionieri. Imilitari della Acqui si sono arresi:hanno perso, aspettano un degnotrattamento secondo quanto stabili-

to dalla convenzione di Ginevra.Non c’è generosità, non sprizza alcu-na scintilla di umanità in questoatteggiamento della wehrmacht. E’solo il perfido gusto dell’inganno, iltruce divertimento di vedere gli ita-liani rilassarsi, poi all’improvvisoterrorizzarli con la trasformazione dispietati esecutori di ordini superio-ri .Che i tedeschi ammazzano i prigio-nieri è ormai risaputo, almeno 600mila i fanti, gli artiglieri, i genieri, icarabinieri, le guardie di finanzapresi in mezzo, sbudellati. E non èfinita: quando le mitragliatrici tac-ciono, un massacratore sale su unmuricciolo, lo percorre avanti e in-dietro sparando su tutto ciò che simuove, poi urla: “Italiani, se qual-cuno è ancora vivo venga fuori, nonha più niente da temere”. Quindicireduci escono dal peggiore degli in-ferni, si liberano delle membra deimorti, si alzano, ritengono che il peg-gio sia passato: una raffica a testaaccompagnata da un ghigno è il prez-zo per aver creduto alla parola dellawehrmacht. Del resto gli ordini ri-cevuti da Berlino erano tassativi:niente prigionieri, niente testimoni.Soldati moribondi chiedevano ac-qua, venivano freddati con un colpoalla nuca, venivano spogliati deipochi beni che avevano, catenine,orologi, penne stilografiche, ecc. Ungran numero di fanti, artiglieri, ca-rabinieri, genieri, finanzieri, sonopassati per le armi unitamente ailoro comandanti dopo essersi arresi.Fu questa un’epopea di eroi dimen-ticati che scrissero una delle più bel-le pagine dell’Esercito italiano. Po-trei continuare con altri esempi del-la ferocia e dei tradimenti perpetra-ti dalla wehrmacht, ma sarebbe unalunga elencazione macabra di tantifatti. Purtroppo non mi risulta cheesista libro di testo che menzionil’eroismo della Acqui, non esiste pro-fessore di scuola che la ricordi, nonesista studente che la conosca.A Cefalonia si combatté e si morì nelnome dell’Italia, i partiti e le ideolo-gie rimasero fuori, vi lasciarono lavita 9406 giovani “figli di mamma”,oltre 1300 caddero durante accani-ti combattimenti, altri 5000 venne-ro passati per le armi e fucilati, altri3000 fatti prigionieri, scomparve-ro in mare a bordo di tre navi. Ab-biamo il dovere di non decretare ilsilenzio sul sacrificio di oltre 9000

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Il segreto dei bellariesi? Non si fanno dimenticare facilmente

ragazzi, obbligati in pochi giorni adecidere tra la vita e la morte.Due presidenti della Repubblica ita-liana resero omaggio a questi eroirecandosi a Cefalonia, Ciampi e Na-politano. A questo punto rinnovo l’in-vito all’Amministrazione comunaledi erigere un cippo per non dimenti-care quei ragazzi di venti o trent’an-ni chiamati sull’isola di Cefalonia ascegliere tra la vita e l’onore e scel-sero l’onore sacrificando la vita perun’Italia che prima li abbandonò epoi li ha cancellati. Anche per noi,cittadini di Bellaria Igea Marina, de-dicargli un cippo o un parco è un attodovuto, non è sufficiente un viottolodi un nostro cimitero. All’epoca hoavuto il grande piacere di leggere ilcommento dell’allora direttore de LaCittà, Claudio Monti, che riporto in-tegralmente: “Fa molto bene RinoBagli a richiamare l’attenzione suicaduti di Cefalonia, tanto più che lasua lettera arriva nei giorni in cui èpiù forte il ricordo di quell’eccidio,avvenuto il 22 settembre del 1943.E fa altrettanto bene a chiedere chevenga dedicato ai tanti giovani mor-ti a Cefalonia un luogo pubblico del-la nostra città. Fra l’altro questa tri-stissima pagina è tornata d’attuali-tà anche per le polemiche del film“Il mandolino del capitano Corelli”di produzione americana che si ispi-ra a quei fatti, tratto dal libro “unavita in debito” di Louis Bernieres”.A Rimini hanno dedicato un cippo aicaduti di Cefalonia, una via e un par-co; è troppo chiedere anche per Bel-laria Igea Marina un cippo?

Rino Bagli

Dalle colonne di un altro giornale ri-badisco lo stesso giudizio che le mani-festai qualche anno fa. Non è troppo,anzi è un dovere per una comunità ri-cordare le ferite del passato per im-mettere nel presente gli anticorpi nei

direttore ti scrivo Il Nuovo13

Il lungomare di Bellaria in una cartolina degli anni ‘50

“La vita balneare è davvero radi-calmente cambiata. Un tempo glialberghi erano punti di ritrovo! Siveniva al mare per ritemprarsi alsole, per la cura delle sabbiature eper risposarsi. C’erano qualche al-bergo e modeste pensioni con ca-mere ancora senza servizi, vitasenza scosse, insomma. Le coloniecrescevano come funghi e i geni-tori venivano alla domenica a tro-vare i ragazzi. Ancora non c’eranoesigenze particolari e la cucina erabuona ma senza francesismi: erail modello turistico romagnolo adimporsi. Un’imprenditorialità po-vera ma grande ospitalità.”. Dal-la memoria di Loris Valentini Sa-vini escono ricordi e riflessioni su-gli inizi della sua personale avven-tura turistica, comune a tanti al-tri albergatori di questa città.“La figura femminile è stata de-terminante. L’ospitalità spontaneaverso le cosiddette “Signore” nonera neppure sacrificio, ma piutto-sto lo stimolo per migliorare le con-dizioni di vita e pagare i debiti diquelle camere che ogni anno au-mentavano. I clienti di quegli annierano bolognesi, torinesi, milane-si, ma cominciavano a venire i te-deschi e gli austriaci spinti dal ri-cordo e dalla curiosità di vedere iluoghi dove avevano combattuto.Si apriva così il mercato estero e siallungavano le stagioni. E’ il cli-ma familiare, il clima di affettoche ha fatto il turismo, e i prezziequi.La gente che veniva a villeggiare

aveva fiducia in te perché trovavala confidente, l’amica. Si trovavanocon le famiglie degli anni preceden-ti, tra gente che si accontentava delmare, della spiaggia, delle sabbiatu-re e con poche spese. Non andava alnight o al tennis, c’era il cinema,qualche balera all’aperto, il circo…e tanta ospitalità, tanto amore. Perqualsiasi cosa si rivolgevano al pro-prietario dell’albergo, avendo cosìprotezione ed aiuto. La preziosa clien-tela si è tramandata di padre in fi-glio, da conoscente a conoscente, daamico ad amico”, spiega Loris Valen-tini Savini. Che dalla sua nutritacorrispondenza intrattenuta con ivilleggianti, tira fuori una letteraemblematica scritta da una famigliadi Praga che da tanti anni viene in

vacanza a Bellaria dalla famigliaSavini Valentini: “Per tutta la vitaho ricordato, ho pensato a Bellariaper le buone amicizie, per la buo-na cucina, per la grande amabili-tà della gente verso gli ospiti. Hoancora negli orecchi le grida diGiacomo che, percorrendo la spiag-gia, invitava a comprare “ciam-belline, pagnottine fresche… veni-te bambini”. E anche dopo più di60 anni, ritornando, ho ritrovatoquella stessa semplice, sincera ac-coglienza familiare anche se Bel-laria ora è più bella, più comoda,più confortevole, più moderna!Questo è il gran segreto dei bella-riesi tutti: che, essendo gentili eospitali sino all’estremo, non si fan-no dimenticare facilmente”.

confronti della guerra e della violen-za. In modo particolare per il caso deicaduti di Cefalonia, perché se la guer-ra è sempre brutale e inumana, in quel

caso si toccò - come lei racconta bene- il fondo. Inutile però far finta che ilproblema di un “monumento” o di unavia intitolata a quei caduti possiamo

risolverlo io e lei. Serve principalmen-te una decisione dell’amministrazionecomunale.(c.m.)

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Si aprono le selezioni per l’edizione2008 del Bellaria Film Festival An-teprimadoc, che quest’anno segnaun leggero cambio di date: si svolge-rà infatti dal 5 al 9 giugno, sempresotto la direzione di Fabrizio Grosoli.Al concorso Anteprimadoc possonopartecipare i film documentari -inpellicola o in video - terminati dopoil primo gennaio 2007, di qualun-que durata e qualunque formato. Ilavori sottoposti alla selezione nondevono essere stati presentati in al-tri festival o distribuiti nelle sale ci-nematografiche.Il Bellaria Film Festival assegna an-che il premio Casa Rossa Doc (5000euro) al regista del miglior film do-cumentario già distribuito nelle salecinematografiche, o presentato adun festival nazionale o trasmesso daun canale televisivo nazionale dopoil 5 giugno 2007. Sarà una giuriapopolare di studenti a premiare ilmiglior doc.Le richieste di ammissione ai concor-si devono essere inoltrate utilizzan-do le schede ufficiali di iscrizione edevono pervenire a Bellaria FilmFestival - Anteprima Doc, c/o Biblio-teca Comunale “A. Panzini”, VialePaolo Guidi, 108, 47814 Bellaria,entro il 1° aprile per il Casa Rossa,entro il 15 aprile per Anteprimadoc.www.bellariafilmfestival.org (info:tel. 0541/343889 - 343708).

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