Noi piccoli storici ... alla ricerca delle nostre radici
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Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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PRESENTAZIONE degli alunni
Fin dall‟Anno Scolastico 2008-2009, quando frequentavamo la classe 2^ della scuola Primaria, abbiamo iniziato
una ricerca storica riguardante l‟infanzia dei nostri nonni e dei nostri genitori, confrontandola con la nostra. Siamo partiti intervistando approfonditamente i nonni in merito ai seguenti argomenti: età, professione, famiglia, abitazioni, vita quotidiana, scuola, giochi e salute
Abbiamo poi intervistato i nostri genitori e ora, raccolti e ordinati tutti i dati, possiamo passare a confrontare le tre generazioni.
La generazione dei nonni è quella nata fra gli anni „30 - „40 del secolo scorso, mentre i genitori sono nati fra il 1960 e il 1970. Il percorso che abbiamo fatto ci porta indietro nel tempo, ad un passato abbastanza prossimo rispetto ai tempi
della Storia che abbiamo studiato, ma utile a dimostrare come ogni generazione abbia le sue radici in quelle che la precedono, cioè come NOI OGGI SIAMO L‟EREDITA‟ E L‟EVOLUZIONE DI TUTTE LE GENERAZIONI
PRECEDENTI!!
Gli alunni classe IV
Premessa dell’ Insegnante Referente
Quando abbiamo iniziato il lavoro di ricerca delle “fonti”, riguardanti la storia personale degli alunni e delle loro
famiglie, non avremmo mai pensato di lasciarci coinvolgere al punto di proseguire ed approfondire l‟argomento per ben tre anni scolastici.
Sono stati proprio i bambini a proporre di impostare un confronto tra le generazioni dei nonni, dei genitori e loro stessi, poi con entusiasmo si sono attivati per raccogliere i “reperti” da esporre alla mostra allestita lo scorso anno, infine è venuta da loro la richiesta di conoscere la storia di Carcina.
Al termine del lungo lavoro svolto avevamo accumulato una notevole quantità di materiale di grande interesse e ci è sembrato logico far conoscere anche ad altri la nostra ricerca. E‟ stato per questo motivo che abbiamo
deciso di condensare il nostro lavoro in questo volume. Sono comprese nell‟opera fotografie tratte da pubblicazioni già edite, altre tratte da siti internet, dipinti di autori autoctoni e disegni degli alunni.
Ci si è avvalsi dei seguenti contributi: “Riscoprendo la Vecchia Valle Trompia” – Drera e Giovanelli 2007
“Villa Carcina Immagini nel tempo” - Comune di Villa Carcina 1995 “Ricordo di Davide Cancarini” - CE.DOC. 1997
“Villa Carcina Dimore nel tempo” R.Prestini 1990 “I Glisenti”
Maestra Daniela Bertoglio
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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La ricerca qui presentata è frutto di uno studio condotto sul territorio del Comune di Villa Carcina dagli alunni
di classe 4° della Scuola Primaria di Carcina:
Amadini Leonardo
Borghetti Andrea
Canipari Stefano
Chniouel Abdelghani
Cinelli Matteo
Marchesi Giorgia
Muhammad Taiyabba
Novaglio Giovanni
Pedergnaga Marta
Pietta Anna
Ravizzola Laura
Stucchi Mattia
Tabassum Shazia
Trezza Ludovico
Zimelli Chiara
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INTERVISTA AI NONNI
In questa prima sezione vengono illustrati i dati ottenuti dalla somministrazione di un questionario ai nostri nonni.
Gli intervistati (11 m. e 14 f.) hanno un‟età compresa fra i 55 e i 73 anni; fra loro c‟è anche una nonna-bis di oltre 80 anni.
ANNI 50-55 56-60 61-65 66-70 71-75 76-80 81-85
MASCHI
FEMMINE
Il lavoro più comunemente svolto era quello dell‟operaio, ma c‟era anche chi svolgeva “mestieri” specializzati:
macellaio, disegnatore, meccanico, elettricista; le donne che non erano casalinghe svolgevano professioni quali: sarta, barista, operaia in filanda.
CASALINGA ● ● ● ●
SARTA ● ●
OPERAIO ● ● ● ● ● ● ●
MINATORE ● ●
ELETTRICISTA ● ●
MECCANICO ●
AUTISTA ●
MACELLAIO ●
BARISTA ●
DISEGNATORE ●
DIRIGENTE ●
OPERAIA FILANDA ● ●
LAVORO
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Le famiglie dei nostri nonni erano in genere numerose; talvolta erano composte non solo da genitori e figli, ma anche dai nonni, oppure da altri parenti.
N° FIGLI 1 2 3 5 6 7 8 9 13
Le abitazioni di un tempo erano decisamente meno comode di quelle odierne: i servizi igienici erano in
comune a più famiglie, mancava l‟acqua corrente nelle case, non c‟era la luce elettrica e il riscaldamento non c‟era in ogni stanza.
Servizi Igienici in comune a più famiglie
Pulizia personale bagno nel mastello
Riscaldamento fuoco, stufa a legna, camino
Acqua corrente fontana pubblica
Illuminazione candele, lumi a petrolio
ABITAZIONI
Pentole di rame
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Se oggi ogni componente di una famiglia ha a disposizione in media 1,5 stanze, al tempo dei nonni ciascuno
poteva averne 0,5, ma anche meno.
I nostri nonni hanno vissuto la loro infanzia e la loro giovinezza molto meno comodamente di noi, basti
pensare che solo pochi di loro avevano la televisione e per lavarsi dovevano riscaldare l‟acqua sul fuoco.
“Mònega” – scaldaletto a brace
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Bucato lavatoio pubblico – mastello
Detersivi cenere – soda –lisciva –sapone
Acquisiti botteghe di paese
TV 5 tv in bianco e nero
Radio tutti
Telefono nessuno
Bicicletta 16
Motocicletta 3
Orologio da polso 5
Mezzi di trasportoa piedi – in bicicletta – tram –carretto –
pullman – macchina di servizio
Abbigliamentoabiti regalati o lasciati dai fratelli più
grandi – zoccoli, mantelli, cappotti
In tavolaminestra, pane, polenta, frutta di
stagione, formaggi, latte e verdure
VITA QUOTIDIANA
Boule in rame
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Dalle risposte dei nonni abbiamo capito che la loro vita di scolari era ben diversa dalla nostra.
Mese d’inizio settembre / ottobre
Mese di chiusura Giugno
N° ore al dì 4 – 6 – 8
Giorni di riposo domenica
Mezzi di trasporto a piedi
Accompagnatori amici - fratelli
Corredo scolastico cartelle di cartone o di tela - sacca
Divisa grembiule nero con colletto bianco - blusa
N° Alunni per classe 30 – 35
Banchi a 2 posti, in legno
N° Insegnanti 1
Voti numeri
SCUOLA
Lavagna girevole
Banco a due posti e pagella
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Anche i nonni da bambini amavano giocare e, pur non avendo tutti i giocattoli che abbiamo noi, si divertivano.
Che gioco? Dove giocavate?
Biglie Strada
Nascondino Cortile
Palla Piazza
Quattro Cantoni Sagrato
Zurca Osteria
Rocchetto Strada
Fionda Prati / Strada
Cerbottana (Cannuccia) Cortile
Ciàncol Strada
Carrettino Strada
Lancio bottoni Strada
GIOCHI
Calcio
Salto con la corda
Cerchio
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Gioco Materiale
Bambole Celluloide / Pezza
Bilie Argilla
Sci Legno
Bicicletta Ferro
Cerchio Legno / Ferro
Cavallino Legno
Palla Stracci
Orso Pezza
Soldatini Legno / Ferro
Carretto Legno
GIOCATTOLI
“Ciàncol”
Rocchetto a carica
Campana
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Quando abbiamo concluso le interviste con i nostri nonni e ci siamo trovati in classe a confrontare le risposte ricevute, siamo rimasti molto sorpresi : com‟era stata diversa la loro infanzia dalla nostra!
Siamo stati colpiti soprattutto dalla mancanza di alcune comodità oggi ritenute indispensabili : TV, telefono, bagno con acqua corrente e luce elettrica. Ci siamo chiesti come facevano a giocare e divertirsi senza la Play-station , ma soprattutto senza la
televisione! Un po‟ ci vergogniamo! E pensare che noi ci lamentiamo se dobbiamo fare i compiti e non possiamo soltanto giocare.
INTERVISTA AI GENITORI
Anche ai nostri genitori abbiamo fatto le stesse domande che avevamo posto ai nonni. Dalle risposte ricevute abbiamo concluso che la loro infanzia era stata decisamente migliore, sebbene un po‟ diversa dalla nostra oggi.
Cerbottana con frecce di carta
Trottola
Carrettino
Telefono senza fili
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I PARTE
A questo punto abbiamo raccolto sufficienti informazioni e possiamo procedere al confronto fra le tre
generazioni. Dopo aver creato delle tabelle di comparazione, in cui vengono elencati i fattori esaminati, inseriamo le risposte dei questionari. In seguito trascriveremo le nostre considerazioni e i nostri commenti.
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La scuola
Frequenza
Al tempo dei
NONNI
Al tempo dei
GENITORIOGGI
Scuola
Materna
Scuola
Primaria
Scuola
Media
Scuole
Superiori
5
20 18
6
12
25 24 12
6
1924
5
1
(5 anni)
18
(3 anni)
1
24
Come si può vedere dal grafico, la frequenza scolastica è molto variabile nei quattro cicli scolastici e
diversificata nelle tre generazioni. Al tempo dei nostri nonni molte famiglie erano numerose e le madri erano soprattutto casalinghe, perciò i bambini venivano accuditi in casa da nonne o fratelli maggiori e pochi frequentavano la scuola materna;
spesso poi non c‟era “l‟asilo” nel paese e si dovevano accompagnare i piccoli a piedi anche per chilometri. A Carcina però nel 1940 viene edificato l‟asilo ”Gemma Glisenti” con il contributo della famiglia Glisenti.
I nostri genitori in gran parte hanno usufruito di questa scuola, sebbene non tutti, ma solo noi abbiamo frequentato per tre anni. La Scuola “elementare” invece per tutt‟e tre le generazioni ha rappresentato una tappa importante per
l‟istruzione di base.
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Diverso è il discorso per le “scuole medie”, qui solo una parte dei nonni ha frequentato per tre anni; probabilmente perché, non essendoci l‟obbligo di frequenza, molti hanno interrotto il percorso d‟istruzione per
inserirsi nel mondo del lavoro. Tutti i nostri genitori invece hanno superato i tre anni di istruzione secondaria di 1° grado e molti di loro hanno proseguito per altri tre anni di scuole professionali.
L‟ università sarà perciò la meta che dovremo raggiungere noi !
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Organizzazione
Al tempo dei
NONNI
Al tempo dei
GENITORIOGGI
N° Alunni per
Classemax. 45 max. 30 max. 30
N° Insegnanti 1 1 o 2 6
Inglese No No Sì
Informatica No No Sì
Ore giornaliere 4 04-giu 6
Divisa Grembiule - Blusa Grembiule No
Classi Miste No Sì Sì
Mensa No No Sì
Trimestre /
QuadrimestreTrimestre
Trimestre /
QuadrimestreQuadrimestre
Valutazione Numero Numero / Giudizio Numero / Giudizio
Diario No Sì (14) Sì
Tu / Lei Lei / Voi Lei (19) Tu
Castighi Punizioni fisiche Nota Nota
Visite / Uscite No Sì Sì
Biblioteca No No Sì
Attività
ExtrascolasticheNo 4
Basket – Nuoto –
Ginnastica Ritmica –
Karatè
Cartella / ZainoStoffa / Cartone /
Cuoio
Cinghia elastica /
Zaino pelle / CartellaZaino
Trasporti Piedi Piedi / Auto Piedi / Auto
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Quando i nonni ci raccontano com‟era la scuola della loro infanzia , abbiamo l‟impressione che fosse molto
diversa da quella di oggi, meno attenta alle esigenze dei bambini e più severa. Erano frequenti le punizioni fisiche, infatti se ad esempio dimenticavi di eseguire un compito l‟insegnante ti poteva mettere in ginocchio
per un po‟, oppure se scrivevi male ti dava le “bacchettate” sulle mani. Se poi si andava a lamentarsi dai genitori si correva il rischio di prendere anche da loro uno scappellotto o una tirata d‟orecchi. FORTUNATAMENTE ORA LE COSE SONO MIGLIORATE !
Anche al tempo dei nostri genitori si potevano ricevere punizioni, ma erano “note” sul registro o compiti in più da eseguire a casa e i genitori si limitavano a sgridare lo scolaro poco diligente. Quando un alunno incontrava delle difficoltà veniva rimproverato per il suo scarso impegno. Invece oggi gli insegnanti si preoccupano di
capire i motivi degli scarsi risultati ottenuti da uno scolaro e, con l‟aiuto di specialisti, possono aiutarlo a raggiungere dei buoni risultati. Oggi si sa che anche un bambino con una buona intelligenza ottiene magari
scarsi risultati a causa della dislessia e non per “lazzaronite”. Le classi al tempo dei nonni erano molto numerose (30-35 alunni) e spesso composte da soli maschi o sole femmine con un solo insegnante, oggi abbiamo classi miste di 20-25 alunni, ma di maestri ne abbiamo almeno
tre e spesso quattro o cinque; inoltre le materie scolastiche oggi sono aumentate, ci sono: informatica, inglese, motoria, musica e arte.
Ai nostri insegnanti noi diamo del “tu”, ma i nostri genitori usavano il “lei” , così pure i nonni. La scuola al tempo dei papà e delle mamme aveva orari uguali per tutti : quattro ore al mattino tutti i giorni, due al pomeriggio per tre giorni e si andava anche il sabato; i nonni invece erano impegnati solo al mattino,
sabato compreso. Oggi si possono scegliere 27-30 ore settimanali in 5 – 6 giorni la settimana. Le valutazioni trimestrali dei nonni erano riportate sulle “PAGELLE” ed espresse con i numeri; i genitori ricevevano le pagelle con i “giudizi” e noi abbiamo le “schede di valutazione” stampate al computer con i voti
numerici. Dalle nostre interviste abbiamo appreso una cosa davvero interessante : al tempo dei nonni gli scolari usavano
la divisa, il grembiule con il collo bianco e un fiocco per le femmine e la blusa per i maschi, cose che noi abbiamo portato solo alla scuola per l‟infanzia! Un‟altra scoperta fatta attraverso i questionari riguarda il “corredo scolastico” dei nonni: quaderni piccoli a
righe e a quadretti, matite, pennini per l‟inchiostro, sillabario (libro di lettura)e sussidiario, tutto contenuto in cartelle di stoffa, cartone oppure cuoio. Invece i genitori usavano le sacche o gli zaini come noi.
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Il tempo libero
Al tempo dei
NONNI
Al tempo dei
GENITORIOGGI
Giochi Preferiti
Bilie, ciancòl, bambole,
carrettini, fionde,
trottole, palle di pezza
Pallone, salto con la
corda, automobiline,
bambole, trenini
Costruzioni, bicicletta,
pupazzi, bambole,
videogiochi
Luogo Strada, cortile Cortile, oratorio Parco, cortile, casa
Attività diGioco Campana, bandierinaPallone, mamme,
dottore
Nascondino, palla
bollata
Attività di Lavoro Aiutare i genitori Gioco, lettura, studio Sport, TV
Computer No Alcuni Sì
TV No Sì Sì
Musica Radio, grammofono Radio, registratori Lettore MP3
Regali Santa Lucia Arance, castagne, fichi Giochi, dolci Giochi, dolci
Sapere come giocavano i nostri nonni e farci descrivere i loro giocattoli è stato molto interessante; ci ha incuriosito e anche stupito la loro fantasia, la semplicità delle loro soluzioni e la creatività che avevano. Anche a noi piacerebbe poter scorazzare per le strade rincorrendo un pallone o lanciarci giù da Via Borgo o Via
Ravelli con lo schettino, peccato che oggi sarebbe un suicidio. Il fatto è che al tempo dei nonni era tutto diverso: le strade erano meno pericolose, c‟erano cortili e prati dove giocare, non c‟erano tante strutture sportive,le famiglie erano più povere e le mamme restavano a casa a
badare ai figli; tutto ciò semplificava le scelte del tempo libero dei ragazzi. Si andava all‟Oratorio, si giocava spesso anche in strada (passavano i carretti!), ma soprattutto si era sempre in tanti ed era difficile restare da
soli. Anche se i giocattoli erano pochi e spesso erano costruiti dai bambini stessi, il divertimento era garantito. Non si deve scordare poi che molto spesso i ragazzi dovevano aiutare i genitori in casa oppure nei campi e non si osava disobbedire frequentemente.
Per i nostri genitori l‟infanzia è stata più giocosa, più simile alla nostra; il tempo libero era sfruttato anche per praticare sport di squadra oppure a livello agonistico.
Noi invece rischiamo di avere , dopo le ore di scuola, solo “tempo occupato” da attività sportive!
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La vita quotidiana
Al tempo dei
NONNI
Al tempo dei
GENITORIOGGI
Abbigliamento Zoccoli, sottoveste,
scialle, mantello
Cappotto, scarpe,
sandali
Piumini, collant,
fuseaux, jeans, scarpe
da ginnastica
Mezzi di TrasportoBici, tram, auto
pubblica, moto, a piedi
Pullman, bici, moto,
auto
Pullman, auto, taxi,
treno, aereo, bici
Acquisti Botteghe di paese Botteghe Centri Commerciali
Moneta Lire Lire Euro
Cibo
Polenta, minestra,
latte, frutta e verdura
di stagione
Yogurt, pompelmi,
bevande in lattina,
ghiaccioli
In scatola, precotto,
surgelato
BucatoA mano, lavatoi,
mastelloLavatrice Lavatrice, Asciugatrice
DetersiviCenere, soda, lisciva ,
saponePolvere Liquidi, Tabs
Riscaldamento Fuoco, stufa Caminetto, stufa Caloriferi, caminetto
ElettrodomesticiRadio, prime TV
bianco/nero
Telefono, TV,
frigorifero
Cellulare, robot,
aspirapolvere, console,
decoder, computer, I-
pod
N° Stanze 0.5 cad. 1 cad. più delle persone
Bagno WC in comune In casa Spesso più di uno
Pulizia personale Nel mastello Vasca / Doccia Vasca / Doccia
Acqua Potabile Fontana pubblica In casa In casa
IlluminazioneCandele, lume a
olio/petrolioLampadine
Alogene, led, lampadine
a basso consumo
Le famiglie dei nostri nonni erano più numerose delle nostre e non c‟erano tutte le comodità di oggi. Le abitazioni comprendevano solo poche stanze, spesso non comunicanti e magari anche su piani diversi.
Nella stessa casa vivevano più famiglie e i servizi igienici erano in comune; il riscaldamento era fornito dal camino, che però non c‟era in tutti i locali;
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Lavatolio
per scaldare il letto in inverno i nonni usavano gli scaldini e le “boule”di alluminio con l‟acqua calda.
I nostri genitori avevano almeno le stufe a legna oppure a metano e noi i caloriferi o i termoconvettori e nel letto lo scaldasonno.
Quando faceva buio i nonni accendevano candele, lampade a petrolio e lanterne per illuminare e l‟acqua potabile la prendevano alle fontane pubbliche con i secchi; per lavarsi usavano il mastello e nella stessa acqua scaldata al fuoco si lavavano più persone.
Noi e i nostri genitori abbiamo il bagno per lavarci, l‟acqua scende già calda dai rubinetti e ci asciughiamo i capelli con il phon elettrico. Qualcuno dei nostri nonni, divenuto più grande, ha potuto avere la radio e quattro nonni anche la TV in bianco
e nero. Le donne di casa dovevano arrangiarsi a sbrigare tutte le faccende, senza la“colf”; facevano il bucato ai lavatoi
pubblici, in inverno con l‟acqua gelata, oppure nel mastello in cortile, usando come detersivi cenere, lisciva e sapone; stiravano con pesanti ferri scaldati al fuoco o
riempiti di braci: non c‟erano la “stirella” o il ferro a vapore delle nostre mamme!
Oggi la spesa si fa al supermercato oppure nei centri commerciali, al tempo dei nonni e ancora dei genitori ci si serviva delle botteghe del paese e si pagava il Lire,
perché non avevano ancora inventato la moneta unica : l‟Euro. Dopo aver intervistato i nostri nonni e confrontate le
loro risposte ci siamo accorti che fra le nostre due generazioni ci sono differenze enormi; alcune cose le
avevamo già sentite raccontare, altre sono state delle vere sorprese: come facevano a non ammalarsi in inverno non avendo le giacche a vento e i piumini, ma solo cappottini e scarponcini e come potevano giocare
a pallone a piedi nudi o con gli zoccoli? Maglie e calze di lana erano fatte a mano dalle nonne, i grembiuli delle bambine erano spesso ricavati da abiti dismessi e, nelle famiglie più numerose, si passavano i vestiti: dai
fratelli più grandi ai più piccoli. Ma la sorpresa maggiore l‟abbiamo avuta quando i nonni ci hanno spiegato che, quando erano bambini, non avevano mezzi di trasporto privati, se non la bicicletta, e molti di loro hanno visto Brescia soltanto da grandi,
perché per spostarsi si doveva usare il “tram”, oppure i carretti e solo molto tempo dopo si sono viste le “corriere”, che non percorrevano tutta la valle.
Anche i nostri genitori hanno usato i pullman, perché solo pochi avevano un‟automobile; chi poteva usava le “macchie di servizio” che dei privati mettevano a disposizione a pagamento per più passeggeri.
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Il lavoro
Al tempo dei
NONNI
Al tempo dei
GENITORIOGGI
GenereMolti operai, artigiani
e casalinghe
Lavoratori autonomi,
commercianti e
casalinghe
…
Ore Lavorative 8/10 ore x 6 gg 6/8 ore x 5 gg …
Mezzo di
Trasporto
A piedi, in bici e in
moto
In auto, in moto e in
pullman…
Quando abbiamo concluso le interviste dei nonni e dei genitori in merito alla loro infanzia, per poter avere un quadro completo delle differenze fra le nostre generazioni, abbiamo approfondito anche l‟indagine sulle loro
professioni e sulla situazione sanitaria del loro tempo, confrontandola con quella di oggi Il dato più evidente è la differenza del tipo di lavoro svolto da padri e figli: se i nonni erano per la maggior
parte lavoratori dipendenti (operai) con un livello di scolarizzazione abbastanza basso, i genitori, avendo più anni di scolarità, hanno potuto scegliere in molti casi professioni indipendenti.
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LA SANITA’
Al tempo dei
NONNI (n=25)
Al tempo dei
GENITORI (n=24)OGGI (n=13)
Nascita a Casa 19 1 0
Nascita in
Ospedale6 23 13
Pagamento
MedicineSì In parte Ticket
Pagamento
VisiteSì In parte Ticket
Pagamento
AnalisiSì In parte Ticket
N° Medici in
Paese1 2 – 5 2 – 4
Farmacia 1 per comune 2 2
Cura per
RaffreddoreSuffumigi Suffumigi Gocce nasali
Cura per Mal di
TestaBende fredde Pastiglie Pastiglie
Cura per Mal di
Pancia
Clistere, olio di
ricinoClistere, pastiglie Fermenti lattici
Cura per Mal
d’OrecchiGocce olio caldo Gocce olio caldo Gocce
Cura per Tosse PolentineLatte e Miele,
sciroppoSciroppo
Cura per le
Ferite
Acqua ossigenata,
alcool
Disinfettante,
alcoolDisinfettante
Cura per le
Botte
Acqua e aceto,
burroGhiaccio Pomata, ghiaccio
Cura per Mal di
dentiGrappa, patate Pastiglie Dentista
Cura per
InsonniaCamomilla Camomilla Pastiglie
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Il dato più sorprendente che è emerso dalle interviste è l‟alto numero di nascite in casa, al tempo dei nonni,
quando le donne partorivano assistite dalla “levatrice” del paese e non c‟erano Pediatri (solo a Brescia) che curassero i bambini.
Oggi, oltre ad avere più ospedali anche in provincia, il Pronto Soccorso è a disposizione di tutti: italiani e stranieri, di giorno e di notte, ricchi e poveri. In ospedale ci si reca con facilità, anche inviati dai medici per interventi, cure specialistiche, esami e visite.
Un tempo c‟era un solo ospedale, a Brescia, e ci si recava solo per motivi gravi, mentre normalmente era il medico del paese che diagnosticava le malattie, cavava i denti, ricuciva le ferite ed era in servizio ventiquattro ore al giorno, anche nei giorni festivi e riceveva spesso come onorario: galline, salami, uova, fagiani e tacchini,
secondo le possibilità dei pazienti
Per i soliti malanni i nonni ricorrevano ai rimedi popolari: decotti, tisane, impacchi (polentine) e l‟ immancabile olio di ricino. Anche oggi alcuni usano certi vecchi rimedi delle nonne: se si è colpiti dal mal di denti, prima di ricorrere al
dentista, è bene provare ad “ubriacare” il dente cariato con la grappa!
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II PARTE
Quando abbiamo terminato il lavoro di tabulazione dei dati ricavati dalle interviste abbiamo sentito la necessità di cercare altre “fonti” che supportassero la nostra ricerca, perciò come dei veri storici abbiamo raccolto immagini e oggetti appartenuti ai nostri nonni, li abbiamo catalogati e abbiamo organizzato una
“mostra” presso la nostra scuola. E‟ stato costruito un” percorso guidato” per presentare la ricerca ai visitatori, con dei cartelloni riepilogativi dei
dati ricavati dalle interviste e del materiale che i vari nonni ci hanno fornito . A questo punto l‟obiettivo che ci eravamo proposti, quello cioè di realizzare concretamente l‟ apprendimento del metodo di ricerca storica, era stato raggiunto, ma a quel punto è sembrato logico fare anche una
ricognizione dell‟ “ambiente” di vita degli intervistati, cioè di CARCINA, al tempo in cui i nonni erano bambini. Per conoscere com‟era una volta il nostro paese ci si è avvalsi delle vaste conoscenze storiche di un vero carcinese, il signor Primo Trivella, che ha gentilmente accettato di raccontarci come si viveva a quei tempi e ci
ha fornito del materiale molto utile. Abbiamo poi raccolto in maniera sintetica le notizie riguardanti le origini del paese e gli avvenimenti più
salienti. Le notizie storiche , gli usi e i costumi e le curiosità, corredati di documenti, fotografie, riproduzioni di opere artistiche e disegni fatti da noi costituiranno il secondo nucleo di questo libro.
Va comunque precisato che l‟ obiettivo che ci si era posti non era quello di scrivere un testo storico, ma di costruire un documento per noi molto significativo da donare ai nostri nonni in segno di riconoscenza e di
grande affetto.
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STORIA e “ STORIE”
di
CARCINA
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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CARCINA IL NOME – LA STORIA
Il nome Carcina deriva da un‟erba che cresceva sul
terreno paludoso dove oggi c‟è il nostro paese e che si chiamava “carectina”, ma in dialetto veniva comunemente detta “caresa"; con gli steli di
quest‟erba si impagliavano le sedie e si confezionavano cappelli. Con il passare del tempo
il nome si è modificato: Carectina – Caricetina –Carsina - Carcina.
I primi abitatori del nostro territorio furono i Liguri e gli Umbri, che erano stanziati nell‟Italia
settentrionale. Intorno all‟anno 1000 i Monaci Benedettini del monastero di S. Eufemia bonificarono la palude e,
dove sorgeva un‟antica stazione della strada romana “Pendesa” che conduceva a Zanano e Lumezzane, costruirono un “ospizio” per pellegrini,
dove i viandanti potevano trovare riparo e accoglienza.
L‟ostello era dedicato a S. Giacomo, divenuto poi
patrono della nostra parrocchia; nelle sue vicinanze c‟era anche una chiesetta. La comunità cristiana di Carcina si costituì in
parrocchia nel 1521, separandosi da quella di Villa. Dall‟anagrafe della repubblica di Venezia, da cui
dipendeva la provincia di Brescia, sappiamo che nel 1766 il Comune di Carcina contava 417 anime
Monastero dei Benedettini Erba Carectina
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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Proprio nel 1776 a Carcina, all‟ingresso del paese,fu eretto un arco trionfale con lo stemma
della famiglia dei Tron, in segno di riconoscenza verso Francesco Tron podestà di Brescia . Tale monumento intendeva anche segnare il
confine fra la giurisdizione della Valle e quella della città. In passato nel nostro paese c‟erano le carceri
mandamentali ed il Tribunale (nella corte dei Cancarini Guido - Via Borgo); i cittadini di tutta la
valle venivano qui processati ed imprigionati per scontare le pene inflitte. Narra la storia che la giustizia di Carcina fosse
severissima: per schiamazzo notturno il cittadino veniva bandito fuori porta per tutta la notte e non
era poco per quei tempi dove suonata l'Ave Maria tutti si tappavano in casa; anche chi batteva con la frusta i cavalli all'interno del paese incorreva in
pesanti multe. Che la giustizia fosse temuta lo dimostra anche un proverbio coniato dai Valtrumplini:
"I gà pöra de la tompesta e de la brina, ma de piö amò de la giustisia de Carsina"
Tribunale e carceri – Attuale casa di Cancerini G
Tribunale e Carceri – Attuale casa di Cancarini G.
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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Nel 1809 Carcina era divisa in 7 contrade:
1. Contrada Piazza Vecchia – inizio Via Ravelli 2. Contrada Mulino – Via Fucine 3. Contrada Malborghetto – Via Borgo
4. Contrada Muzzia – Via Ravelli 5. Contrada Rastrello – Via 1° Maggio 6. Contrada Piazza Nuova – Piazza Caduti
7. Contrada S.Rocco – S.Rocco
A quel tempo la contrada di S.Rocco era isolata dal paese e per questo motivo la chiesa era stata
scelta come cimitero, alternativo a quello esistente ai lati della chiesa parrocchiale, in conseguenza
delle imposizioni napoleoniche del 1806 Le vie principali del paese come via Ravelli e via
Borgo e via Italia erano inizialmente in terra battuta, poi furono acciottolate ed in seguito asfaltate.
In passato la piazza principale del paese, “Piazza
Vecchia”, si trovava all‟inizio di via Ravelli. La piazza nuova, già esistente nel 1800, venne in seguito chiamata piazza Zanardelli e poi piazza
Caduti. Sul balcone della trattoria Scaluggia che si trovava in detta piazza, in occasione di
avvenimenti importanti come le elezioni, gli oratori tenevano i comizi per le numerose persone che accorrevano ad ascoltarli.
Nel corso della sua storia il nostro paese è stato colpito più volte da epidemie e da
calamità naturali. Nel 1836 fece la sua comparsa il colera e
solo a Carcina morirono 20 persone, su un totale di 40 malate. Ci fu poi la terribile epidemia della
“spagnola”, che a Carcina dal 4/11/1918 al 20/1/1919 fece ufficialmente 14 vittime.
Anche il Mella, che ha rappresentato sempre un elemento di rilievo per i
carcinesi perché con le sue acque si irrigavano i campi e si alimentavano le
fucine, spesso con la violenza delle sue piene ha provocato grandi disastri.
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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Nel 1850 ci fu un‟ alluvione: il fiume e i torrenti che vi
confluivano distrussero i canali che alimentavano i
mulini e le fucine e devastarono le campagne; a partire dal ponte di Pregno
l‟acqua distrusse la briglia che deviava il suo corso presso il mulino, danneggiò il ”follo” o
cartiera Zappetti (passata poi ai Ponzoni e successivamente
ai Glisenti che ne fecero una fucina), il mulino comunale di Carcina e la fucina Molot.
I danni più notevoli si ebbero però sulla sponda sinistra del
fiume dove l‟abitato di Pregno venne sconvolto dalle acque e dai detriti del torrente che scendeva dai monti in località Castello e Pendesa, che non
fu mai arginato fino al 1989, quando travolse le abitazioni a valle prima di gettarsi nel Mella. A Carcina c‟era lo stesso problema e il varco che
collega Via Borgo con la strada provinciale serviva appunto per lo scolo dell‟acqua e dei detriti che
calavano impetuosi dalla sommità del paese in occasione dei temporali e si scaricavano nella “seriola” tutt‟ora presente.
Nel 1860 la gente di Carcina potè avere a disposizione un “Corriere a piedi”, il quale doveva andare due volte al giorno a Sarezzo dove era
stato attivato un primo ufficio postale. Durò ben otto anni questo servizio, fino al 1868, quando fu
aperto anche da noi un ufficio postale. Il nostro paese poteva contare fino ad allora per i
trasporti e le comunicazioni di due strade principali: una a destra e una a sinistra del Mella.
Erano strade sterrate, adatte al transito di carretti e carrozze, ma nel 1878 si iniziò a sistemare la vecchia strada di valle, in particolare all‟imbocco
del ponte sul Mella presso Pregno, e venne sostituita la tramvia a cavalli con quella a vapore, inaugurata il 20 febbraio 1882 il cui percorso
andava da Brescia a Gardone VT.
Nel 1913 poi la ferrovia a vapore venne sostituita dalla ferrovia elettrica.
A Carcina il tram inizialmente da Codolazza fino al
distributore Esso procedeva sulla via Garibaldi poi si immetteva su via Italia fino a Pregno, costeggiando la ditta Glisenti, nella quale poteva
entrare per il carico e lo scarico delle merci. Sebbene la velocità massima raggiungibile dai convogli non fosse certo paragonabile a quella
d‟oggi, il tram Brescia - Tavernole fece un gran numero di vittime,un po‟ per l‟incoscienza di quelli
che salivano e scendevano durante la corsa, ma soprattutto perchè passava troppo vicino alle case.
Via Garibaldi Giuseppe
Ponte di Pregno
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Dal 1906 al 1946 tra Carcina e Pregno morirono 7 persone schiacciate sui binari.
Carcina faceva Comune a sé, ma con il Regio
Decreto del 17 marzo 1927, anno V dell‟era Fascista, si unificarono molti comuni su tutto il territorio nazionale. I singoli comuni di Villa
Cogozzo e di Carcina furono fusi col nome di “Comune di Villa Carcina” (R.D. 29 dicembre 1927, n.2665). E con decreto 9 febbraio 1928, fu
nominato podestà del nuovo Comune Guido Glisenti, che governò fino al 1937.
Fra i cittadini più illustri del nostro paese ci fu un tale Vincenzo Rivolta (1871-1911), caporeparto nella fonderia Glisenti ed inventore della
“rivoltella”, che aprì il primo cinematografo della provincia (e tra i primi della città) nella casa di
Gian Paolo Cancarini (Caporai) in via Umberto I, ora via Italia. Nello stesso stabile ci furono anche le prime Scuole Elementari, a cui si accedeva dalla
scaletta ancora esistente. In seguito le scuole vennero trasferite nella
costruzione apposita che si trova davanti alla Villa Glisenti; il 23 settembre 1983 venne infine
inaugurato li nuovo edificio in Via Emilia, intitolato a mons. G.B. Bosio arcivescovo di Chieti e nativo di Carcina.
La prima Scuola Materna si trovava invece in via Borgo nella casa Pelizzari (Felise) poi nel 1940 la
famiglia Glisenti, in memoria di Gemma Graziotti, fece costruire la nuova scuola; l‟insegnamento fu
affidato inizialmente a personale laico, per passare poi alle suore Poverelle, che aprirono anche una
scuola di lavoro. Con atto del 6 aprile 1962 Piera Glisenti donò al
Comune lo stabile che ancora oggi ospita i bambini con la seguente condizione << la donazione dovrà restare perennemente ad uso di asilo infantile e
scuola della gioventù femminile >>
Casa della Fam. Cancarini (Caporai) – vecchia sede delle scuole Elementari e del cinematografo
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CARCINA
L‟ECONOMIA
Pastorizia e agricoltura collinare furono le prime attività economiche del nostro territorio, sostenute
da un patrimonio boschivo notevole. Con la successiva bonifica del fondovalle e della zona collinare si è sviluppata una coltivazione
seminativa e frutticola assai rinomata (negli ultimi decenni sempre più sacrificata per fare posto alle
abitazioni e ai complessi industriali). In merito a questo va ricordato che ci fu a Carcina un parroco, don Pietro Cerutti, insegnante di agraria dal 1921
al 1942 all‟Istituto Bonsignori di Remedello e direttore del periodico “La famiglia agricola”, che
nel 1928 diresse un corso di agricoltura con circa 75 partecipanti. Altra risorsa del nostro paese sono sempre stati i
boschi, che fin dal 1223 erano sfruttati per il loro legname venduto soprattutto al Comune di Brescia (Liber Potheris). Anche la caccia fu un‟attività
molto praticata nei numerosi roccoli sparsi sul territorio
A partire dal sec.XV sui torrenti che si gettavano nel fiume Mella si svilupparono alcuni mulini e segherie; nacquero anche le prime fucine, infatti
nel 1609 si registrano “due fuochi grossi da fucina” e anche un follo di carta(cartiera Zappetti). Nella prima metà del sec. XIX l‟economia di
Carcina si reggeva soprattutto sull‟agricoltura : viti, gelsi, cereali, frutta, ortaggi erano i prodotti
principali. Grazie ai gelsi si sviluppò in quasi tutte le case l‟allevamento dei bachi da seta.
In ogni famiglia era largamente diffusa la tessitura.
Nella zona della Pendeza veniva cavato il calcare (medolo) per ottenere la calce e diffuse erano le
cave di argilla Nel 1859 Francesco Glisenti, acquistata la vecchia
cartiera dei Ponzoni ex Zappetti, avviava uno stabilimento per la fusione e la fucinatura d‟acciaio.
I commercianti
Quando non erano ancora sorte le latterie,il latte
veniva venduto due volte al giorno, mattina e sera, dai singoli proprietari di mucche. Le misure (bòsole) usate per il latte erano di lamiera zincata
e si andava dal quinto di litro ai due litri . Quando si entrava dal contadino capitava spesso
di vedere attorno ai recipienti (Basge) del latte un nugolo di mosche (non era certo molto igienico!) Venditori di latte erano: gli Scaletti (del Ruch de la
fam - al caricatore), i Ponchi de sura (Pinì e Battista Cancarini), i Ponchi de sotö, el Menech (Cancarini), il Paolo Solfrini, il Giosep Poli, il Gioan
Rosell (Roselli) campanaro, i Bosio (famiglia dei Monsignori Gian Battista e Luigi e delle suore), i
maser (fattori dei Miglioli), i Caporai, i Maringù o Mati. In seguito si organizzò la vendita del latte presso
alcuni negozi: la Bigia Zanotti in via Umberto 1° (Via Italia) e i Vanzini (Pepinghe), che
confezionavano e vendevano anche il gelato
Gli alimentari
I più famosi erano: la bottega dei fratelli Cancarini (di Giulio) e i Galizzi, la cooperativa popolare,
gestita dalla famiglia Scaluggia e poi dalla famiglia Pelizzari, che anche aveva una bottega a Pregno ed infine la forneria dei Guerra e di Cancarini
Giovanni (el bafo)
Il frigorifero artificiale
I Cancarini “Becher” avevano costruito in via Italia (nella casa davanti a ASL) un pozzo profondo circa
8 m. In questo pozzo veniva gettato del ghiaccio, che serviva per la conservazione delle “mezzane” di bestia macellata; nei loro campi vicino al fiume
Partecipanti al corso di agraria
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avevano fatto scavare delle vasche che, riempite di acqua che d'inverno gelava, fornivano il ghiaccio
per alimentare il frigorifero. Quando l'inverno non era particolarmente rigido,
allora facevano venire il ghiaccio da Bovegno o da Collio, trasportato su grossi carri trainati da cavalli e venivano ordinati anche carri di neve, infatti la
neve mescolata alla segatura manteneva il ghiaccio per parecchio tempo e poteva durare anche da un inverno all'altro.
Le mercerie
Per le stoffe ci si serviva presso le sorelle Galizzi, oppure dalla Margherita Cancarini (la carabiniera).
La farmacia era alla fermata del tram (casa ora
demolita). Negozianti di legna da ardere: Cancarini (caporai),
Tanghetti (campanoc), i Borghesi Arti e Mestieri
Una volta non c‟erano tanti negozi, ma
ugualmente si potevano avere molti servizi dagli ambulanti: artigiani che percorrevano le strade di
paese e di campagna con i loro attrezzi e le loro merci, magari aiutandosi con dei carrettini, spesso
attaccati alle biciclette. Gli impagliatori di sedie (Scagnì) - Passavano per il
paese, al grido "Ghe che el Scagnìì” raccoglievano le sedie rotte e le riparavano o le impagliavano seduti in piazza.
Gli Spazzacamini - Quasi tutti di origine Veneta o
Friulana, sporchi di fuliggine passavano tenendo sulle spalle corde ed uncini per la pulizia dei comignoli e annunciavano " Fomme ghe che el
spasa Camìì”
L'ombrellaio - Girava per il paese con sacche piene di ombrelli e gli attrezzi per le riparazioni: si sedeva principalmente sulle panchine di pietra che
spesso c‟erano lungo le pareti delle case (ne esiste ancora una lungo la parete della casa Sala in via
Ravelli ) e lì lavoravano alle riparazioni. El muleta - Era l‟
affilatore di coltelli e di forbici, a cui gli
uomini davano da sistemare “el podet” della legna e le
roncole (i roncaì), arrivava gridando” ghè ché el möleta”,
con la mola a pedali montata sulla bici e
si fermava in piazza e serviva i clienti.
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Le Palere - Robuste ragazze Friulane, che con le
loro gerle in spalla passavano per i paesi offrendo la loro merce composta da piccoli casalinghi in
legno tagliati a mano durante l‟inverno: cucchiai ,forchette, mestoli Queste donne passavano in primavera, con scarpe di corda riposanti in quanto
dovevano girare per giorni interi dall‟alba al tramonto.
Gli straccivendoli - passavano per le contrade al grido di "Done, ghè ché el strasì" e raccoglievano
gli stracci pagandoli una miseria
L'uomo del ghiaccio - con un carretto attrezzato portava alle famiglie le stecche di ghiaccio,
utilizzato per conservare gli alimenti, poiché a quel tempo non si conoscevano ancora i frigoriferi.
El parolot - Il ramaio, che
riparava i recipienti , soprattutto
quelli in rame, come
le vaschette per l'acqua calda delle
stufe oppure i stignacc (paioli)
El stagnì - aggiustava le padelle e le “pignatte”
I Cinesi - davano un particolare tocco esotico, passavano vendendo le loro merci come i borsellini
e le cravatte,facevano sorridere con il loro modo di dire "Clavatte""
Sulle strade transitavano anche molte altre persone che svolgevano il loro lavoro con i mezzi di trasporto allora esistenti :
I carrettieri - che avanzano con i loro carretti, nel
fango delle strade in terra battuta, schioccando le fruste per far avanzare i cavalli. Alle volte con tali fruste si esibivano, dando vita a un concerto di
schiocchi che divertiva i paesani. I carri più pesanti erano chiamati "bare" ed erano trainati anche da
tre cavalli, uno sotto le stanghe e 2 di volata ai lati, che nei tratti in salita si aiutavano a vicenda per superare l'ostacolo. Di notte al loro passaggio
si sentiva lo sbattere del legno che stava dietro e non era fissato perchè serviva per appoggiare il carro da fermo.
I pastori - che scendevano o risalivano la Valle con
centinaia di pecore o capre, portando sulle spalle gli agnellini ultimi nati; con i cani conducevano il gregge in montagna in primavera e scendevano in
autunno- Passavano anche delle mandrie di bovini dirette verso i pascoli estivi .
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Venditori di stoffe - Questi venivano dal Bergamasco e si fermavano nella piazza o lungo le
strade con i loro carretti pieni di stoffe facendo l'incanto della merce. Per chiamare a raccolta i
paesani suonavano la cornetta e la gente, che conosceva il richiamo, si affrettava vicino al carro, in attesa di fare buoni affari.
Artisti ambulanti
Il Circo - Sulle strade polverose ogni tanto
passavano dei piccoli circhi che si fermavano anche in piazza e facevano i loro numeri all'aperto. Se i componenti della troupe erano numerosi,
allora piantavano le tende e facevano spettacoli al coperto. L'attrattiva maggiore erano i pagliacci, ma
spesso c‟era anche qualche animale feroce. Esisteva anche il teatro viaggiante, che presentava i suoi spettacoli un po‟ qua e un po‟ là sotto le
logge nelle corti. E c‟erano pure gli spettacoli con i burattini (Gioppini ), uno dei migliori burattinai fu il “Fiacca”.
I suonatori ambulanti - arrivavano seguiti sempre da un nugolo di ragazzi, erano suonatori di zampogne che passavano verso Natale oppure
arrivavano con degli organetti meccanici (Verticai)
che suonavano vecchie canzoni; ce n‟erano di particolari di questi organetti, con pupazzi che si
muovevano al girare di una ruota su cui erano innestati dei punzoni che toccando delle lamelle
metalliche producevano vari suoni Acquisti e vendite di una certa importanza (case,
terreni) erano fatti alla presenza dei sensali (mesecc), che si sputavano sulla mano prima di stringere quella del compratore o del venditore
della merce. Questo gesto era un modo per far fede alla parola data (cioè sul prezzo) Sempre per strada e nella piazza, poco prima delle feste pasquali, i macellai (becher) portavano in
giro i bovini da macello per mostrare alla gente la bestia scelta e i premi che questa aveva
conquistato alle mostre. Il bovino era parato a festa con fiori e bandiera tricolore.
Ogni famiglia a primavera, a fine estate e a fine autunno faceva la pulizia delle catene del fuoco: i ragazzini trascinavano queste catene per le strade
polverose, poi andavano sulle rive del Mella,
prendevano la sabbia del fiume e la inumidivano,
I tirak
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
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poi uno da una parte ed uno dall'altra tiravano la catena facendola scorrere nella sabbia, infine la
sciacquavano e la riportavano ai proprietari per prendere qualche spicciolo di compenso.
Appena l‟estate andava finendo, si pensava già a procurarsi provviste di legna per il fuoco o per la
stufa. Le famiglie più benestanti la acquistavano dai negozianti, che di solito erano anche proprietari di terreni boschivi, i meno abbienti
invece durante le ore libere andavano in montagna a raccogliere la legna in terreni
demaniali e la portavano in paese reggendola sulle spalle con i famosi “tirak”, strascichi formati di fascine: due davanti , due o tre dietro legate tra
loro e nelle prime erano infilzati obliquamente dei pali che servivano come bretelle utili per trascinare
il carico.
CARCINA IL PAESE
Le fontane lungo le vie del paese
Quando i nostri nonni erano piccoli l'acqua
corrente non era ancora entrata nelle case, solo tre famiglie avevano l'acqua in casa (Frassine -
Cancarini Forner - Cancarini Caporai), perciò lungo le vie del paese erano distribuite delle fontane comunali, (ora sono quasi tutte sparite) che erano
così dislocate:
Una davanti alla casa Bresciani e Gnecchi (cioè quella attuale davanti alla chiesa);
Una all'angolo del Comune di Carcina (edificio USSL);
Una in via Borgo; Una in via Ravelli (ai Muscio); Una davanti ai fienili dei Ponchi e a casa Poli;
Una grande fontana in piazza che serviva anche da abbeveratoio per gli animali; Una davanti a casa Miglioli;
Una in via Garibaldi dopo i Riva e davanti a Scaluggia;
Una alla chiesa di S.Rocco (ancora esistente); A Pregno una in piazzetta e una di fronte alla farmacia;
I lavatoi
A Carcina un lavatoio è situato fra casa Ratto e casa Cancarini – Caporai (fermata autobus) e uno al limite del Parco Glisenti (oggi al cancello della
strada per l‟Oratorio) A Pregno ce n‟erano uno in piazza, alimentato da
una sorgente ancora esistente, e uno sotto casa Zanetti, oggi chiuso.
Le Osterie
Una volta non c‟erano i bar, le caffetterie oppure
le paninoteche, ma le osterie, locali quasi esclusivamente frequentati da uomini, dove si
bevevano soprattutto vino e grappa, si giocava a carte e alla “morra”. Le più antiche osterie del paese erano quelle dei
Leali a Carcina e dei Ponzoni a Pregno ( 1700). Nel corso degli anni ne sorsero però molte altre:
Osteria Trivella - nella traversa più bassa che collega Via Borgo con Via Ravelli- (la via dei
Treele), in via Umberto 1° (ora via Italia). Partendo da Nord c‟erano poi: Osteria dei Cinchì Guerra (situata dove oggi è la casa Frassine), La
Scaletta della Marianna Gnecchi Cancarini (di fronte alla canonica con apertura e scaletta di
accesso anche in via Garibaldi), i Galizzi (a sinistra della canonica dove era praticato alla grande il gioco della morra a parola), la Marietta Annaboldi
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(d‟avanti al municipio – oggi ASSL), Gioanì Forner - osteria già avanzata per quei tempi, con servizio
bar e liquori frequentata principalmente dai commercianti ed impiegati, la Felicita
(comunemente chiamata Lice) dove sulla strada si giocava a pallamano, in piazza Zanardelli (oggi piazza Caduti), trattoria Scaluggia, trattoria del
Tone Tabachì (Trivella) con giochi di bocce tutti alberati, in via 1° maggio e Pelizzari a Pregno Dal principio del paese da sud a nord: La
Borghesa, dove a volte succedevano risse furibonde, Osteria Vanghetti - Strà (dei
campanocc) negozianti anche di legnami, Osteria Cancarini (mati e maringù), forse una vecchia posteria (fuori porta) per il servizio dei postali e
diligenze, la Pesa - Pelizzari Giuseppe, con entrata principale di fianco alla fucina (conosciuta anche
come Meri), Trattoria del Tone Treela (la Alice) entrata dai giochi di bocce. Dopo la traversa di via Fucine: la Righitini osteria
dei dissidenti e classi più basse (divenuta Stasaldo), trattoria della Marietta (Trani); in via Borgo La Pergolina di Teresina Olivari Trivella con
giochi di bocce (poi coop del popolo); in via Italia
Trattoria Sala; in Via Glisenti La Speranza con
alloggio per forestieri, viandanti e carrettieri; a Pregno c‟erano l'albergo Sole della Botticini Rosa
con stallo ed alloggi, l'albergo dell‟Angelo di Bronzi Angelo con alloggio ,osteria dei “sciori”, l‟albergo
Stella D'Oro con stallo e alloggio con sala da ballo, Trattoria Pelizzari. Poi vi erano i vari “ licinsì “, dove i contadini
vendevano le eccedenze del loro vino e duravano un breve periodo di giorni fissati dal comune.
Le corti di Carcina
Carcina prima dell'industrializzazione, iniziata nella seconda metà del 1800 con l'insediamento della
fabbrica Glisenti, era poco più di un borgo. La sua popolazione viveva quasi esclusivamente
d'agricoltura, d'allevamento del bestiame e del commercio della legna ricavata dal taglio dei boschi e abitava nelle corti, cioè in caratteristiche
cascine rurali di cui si ha ancora testimonianza nella parte vecchia del paese. Per le mutate esigenze e condizioni di vita, queste
corti sono state riadattate e ristrutturate, conservando però alcune caratteristiche originali.
Normalmente l'accesso alla corte era costituito da un portone di legno con stipiti ad arco in pietra scalpellata. Sulla chiave di volta dell'arco vi era
inciso il simbolo della famiglia.
Nel cortile acciottolato si apriva un porticato sostenuto da colonne tonde o quadrate in pietra grezza o mattoni dove erano sistemati i carri e gli
attrezzi di lavoro. Sopra c'erano le logge con le camere da letto delle
famiglie contadine, mentre al piano terra una grande stanza fungeva da ritrovo e cucina per la numerosa famiglia patriarcale.
Sul cortile si affacciava anche la stalla per gli animali grossi (buoi, mucche, pecore, cavalli) il fienile, la cantina, il granaio, il pollaio, il porcile e
la legnaia. C'era anche un grande abbeveratoio per le bestie,
mentre gli uomini usavano l'acqua piovana, raccolta in una gran cisterna. I muri della cascina erano in pietra a vista, cioè
non ricoperta da malta.
Via Borgo numero 11
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Lapidi e Monumenti
Monumento a Francesco Glisenti (nel parco Villa
Glisenti) Monumento ai caduti di tulle le guerre (Piazza
Carcina) Lapide a Vincenzo Rivolta ( oggi sul palazzo ASL) Lapide visita di Umberto 1° (stabilimento Glisenti)
Lapide a Mons. G. Battista Bosio (Arcivescovo di Vasto e Chieti( Sagrato ed alla scuola )
Lapide a ricordo di Ferdinando 1° imperatore d‟Austria ( sagrato) Lapide a ricordo delle porte di Carcina (in via l°
maggio) Lapide con stemma dei Trivella T.R.V.L. posta sopra il volto confinante con la casa Frassine al
centro dell‟affresco attribuito a Paolo Da Cailina
Lapide a ricordo del 25° della fondazione oratorio ( Oratorio) Lapide in memoria del partigiano Luigi Mattei (via
Ravelli)
Ingresso alla corte dei Guerra Amadio
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CARCINA
LA RELIGIOSITA‟
Chiesa Parrocchiale Quando la nostra Comunità Cristiana costruì la sua
prima Chiesa è impossibile dirlo. Sappiamo però che nel periodo romano Carcina, come altri paesi della valle, si trasformò da Pagus (in latino con il
significato di circoscrizione alle dipendenze di una città) in Pieve (territorio con chiesa e battistero).
Quando i monaci benedettini del Monastero bresciano di Sant‟Eufemia si stabilirono a Carcina, nel 1038, costruendovi una casa per sé e un
ospizio per i viandanti, probabilmente vi trovarono già costituita una comunità cristiana con la sua
relativa chiesetta. Formalmente la Comunità Cristiana di Carcina si costituì in parrocchia nel 1521 separandosi da
Villa, della quale era frazione. Da ciò ricaviamo per certo che nella prima metà del 1500 a Carcina c‟era una Chiesa.
Le prime notizie sulla parrocchiale emergono dagli atti della visita pastorale di Mons. Bollani nel 1567
dove sotto giuramento il curato Aurelio Cosetto dichiara che la chiesa è cappella della pieve di
Concesio e che oltre all‟altare maggiore vi è un altare dei santi.
Nel 1580 mons. Antonini, co-visitatore di S. Carlo, segnala che la chiesa è posta ad oriente, ha un
campanile con 2 campane, l‟altare maggiore e due altari senza ornamenti. In occasione della visita nel 1582 il vescovo
Giovanni Dolfin ci informa che la chiesa “è sita ad oriente ed è lunga cavezzi sette e larga cavezzi tre (20 x 8,5 metri). Sulle pareti sono dipinte varie
figure di Santi. C‟è l‟altare maggiore, con la pala raffigurante la Beata Vergine Maria e i Santi Rocco
e Giacomo, l‟altare dei Santi e l‟altare della scuola del SS. Corpo di Cristo, sul lato destro della porta maggiore”.
Il 19 ottobre 1738 il Gran Consiglio della Comunità di Carcina deliberò di rimodernare la vecchia
chiesa, ma assunte le debite informazioni dai periti circa la stabilità delle vecchie muraglie e la loro capacità a sostenere il «peso dell‟involto»,
saggiamente il medesimo consiglio il 15 marzo 1739 prese la decisione di fabbricare un nuovo tempio, ottenendone facoltà dal Serenissimo
Principe di Venezia Aloisio Pisani il 27 maggio 1739 e nel medesimo tempo anche dalla Curia vescovile
di Brescia. L'architetto Marchetti Giovan Battista con Giovanni
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Biasio delineava il progetto, ricalcando la facciata del Duomo di Brescia. Direttore della fabbrica fu
scelto D. Carlo Pianeri e come capomastro un tal Broggia.
Sabato 25 luglio 1739, festa di S. Giacomo, fu posta la prima pietra della nuova chiesa, «a mattina» di quella vecchia.
I lavori presero subito un avvio risoluto, nonostante le notevoli difficoltà finanziarie che l‟impresa comportava. Le contribuzioni dei fedeli
furono generose, nei limiti delle loro modeste possibilità, e le autorità civili si adoperarono per
reperire somme sempre più considerevoli. In varie riprese vennero decretate vendite di legname di proprietà del Comune per poter proseguire i lavori.
Nel 1782, se non proprio compiuta, la chiesa doveva essere a uno stadio avanzatissimo, se i
parrocchiani fecero apporre sulla facciata l‟iscrizione: ”FEDE DI POPOLO ERESSE NELL‟ANNO MDCCLXXXII”.
Sulla sommità della facciata furono poste tre statue in pietra, della scuola del Carboni, alte cm.270: a nord S. Antonio, in centro S. Giacomo,
a sud S. Rocco. La chiesa venne consacrata l‟ 11 maggio 1929 dal
Vescovo Emilio Bongiorni sotto il titolo di S. Giacomo apostolo con protettore S. Barnaba.
Canoniche
Già S. Carlo nel 1580 segnalava che la casa
parrocchiale era contigua alla chiesa e nel 1582 il vescovo Dolfin scriveva che le case parrocchiali
erano unite alla chiesa verso mezzogiorno ed erano ricoperte dal tetto. Nel 1859 don Giuseppe Pellizzari poco prima di
morire, provvide a rendere decenti l‟abitazione del parroco e la casa del curato con il concorso del popolo.
Nel 1870 le canoniche, per paura che fossero indemaniate dal Governo, sono state cedute al
Comune di Carcina con atto notarile(per Fictione Juris) sottoscritto dai fabbricieri G.Granetti e Figaroli e dal Sindaco di allora Sig. Ponzoni, che
accettava la consegna delle due case suddette. Nel 1905/1908 il parroco Don Gatta però iniziò a
rivendicare la proprietà delle stesse , ma solo il
parroco Don Giuseppe Cavesti concluse tale trasferimento nel 1981. con atto notarile e col
pagamento di lire nove milioni per spese. Solo 111 anni dopo!
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Campanile
Nel 1580 S. Carlo segnalò la presenza a Carcina di
un campanile con 2 campane. Nel 1582 il vescovo Giovanni Dolfin scrisse “Il campanile è al di fuori della chiesa, unito alla stessa verso mezzogiorno”.
Sul campanile c‟erano due campane, “una di pesi venti e l‟altra di pesi dieci”; si usavano per suonare le messe, i vespri, i defunti e le tempeste; invece
quando si convocava il Consiglio del Comune si suonava la campana maggiore.
La manutenzione delle campane e delle loro funi era in parte a carico del Comune ed in parte dei parrocchiani.
C‟era un campanaro che aveva il salario di uno “scudo” dal Comune, affinché suonasse in
occasione delle tempeste e quando si convocava il Consiglio comunale. Nel 1763 la ditta Lepreni e Gamba di Rezzato
costruì il nuovo campanile avente l'altezza di mt 34. A meno di dieci anni di distanza la torre
campanaria era completata. Nell‟agosto del 1773 si commissionò addirittura
una terza campana, da aggiungere alle due preesistenti, perché il concerto ne risultasse rinvigorito. L‟incarico fu dato al fonditore
Innocenzo Maggi di Brescia, al quale si richiese che «detta Campana sia fatta a tutta perfezione e
rapporto al concerto delle altre due e di pesi cinquantacinque, per un costo di lire piccole cinquantacinque al peso»,
La torre era anche dotata di un orologio, che la Comunità decise di sostituire nel settembre del
1792; poi, nel 1837, venne installato quello ancora esistente, realizzato dalla ditta “Vito Torri di Milano”, e oggi non più in funzione.
Nel 1825 venne installato un nuovo concerto di campane e se ne aggiunse un sesta (Offerta da Erminia Cancarini) nel 2000, in occasione
dell‟elettrificazione dell‟impianto. Va ricordato inoltre che, nel 1945, alcune campane
di Carcina e Pregno vennero requisite per fare i cannoni per la guerra e nel 1949 vennero restituite.
Chiesa di S. Rocco.
Il vescovo Bollani, nella sua visita pastorale del
1567, si limitò a sottolineare che l‟ “oratorio di San Rocco era mantenuto dal Comune … in luogo campestre … aperto sul davanti e ai lati, con un
altare regolare, senza beni, nel quale non si celebrava”. La chiesetta fu fabbricata al tempo della peste, grazie alle elemosine, per ospitare gli
ammalati. Nel 1582 gli Atti della visita del vescovo Giovanni
Dolfin ci offrono una descrizione più completa della struttura: “la chiesetta è stata costruita dagli abitanti di Carcina per devozione, era fornita di un
cancello, davanti stava un portichetto o pronao e aveva un altare in pietra ornato, due finestre ai lati
con le loro inferriate”. Un campani letto, a doppia vela, con una sola campana, è stato costruito nel 1731.
Dietro l‟altare c‟è ancora la pala, datata 1785 e firmata Pietro Scalvini, in cui sono raffigurati S. Pietro di Verona Martire, S. Sebastiano, S. Nicola
da Tolentino e S. Rocco. Nel luglio del 1806 fu approvato il preventivo del
“fabbro muraio” Carlo Cetti incaricato di trasformare in cimitero il terreno circostante la chiesetta, poiché doveva essere un‟alternativa a
quello esistente ai lati della chiesa parrocchiale, in conseguenza delle leggi napoleoniche.
La notizia viene confermata anche dal parroco Pellizzari Giuseppe nella sua relazione del 6 maggio 1807.
Dal 1915 al 1917 la chiesa è stata utilizzata come campo per i prigionieri italiani in mano agli
austriaci e durante la seconda guerra mondiale come alloggio per gli sfollati. Nel 1937 la chiesa ha subito un restauro e una
nuova tinteggiatura.
Chiesa di Pregno
L‟antica chiesa dedicata a S.Antonio da Padova venne ricostruita nel 1712, ridipinta nel 1904 da
Giuseppe Lini di Brescia, decorata nel 1942, riparata nel 1945 e restaurata nel 1990. Da un
atto del notaio Leonardo Zanetti di Lumezzane nell‟agosto del 1716 risulta che la chiesa di Pregno era stata costruita dai “maestri murari” Giuseppe
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Bianchi e Giacomo Somalvigo, originari di “Brien” nel Comasco.
Negli atti della visita pastorale del Card. Quercini, nel 1735, il parroco don Rosini dichiarava che
l‟edificio era "ottimamente custodito ed adornato dalla Pietà dei signori abitanti della contrada medesima ed era dedicato a S.Antonio di Padova."
Il 9 aprile del 1797 in occasione della battaglia alle porte di Carcina tra Valligiani e Francesi la chiesa fu totalmente saccheggiata.
Chiesa di Zignone.
Sul lato est della casa padronale si trova la settecentesca chiesetta di S. Teresa di Gesù
(Teresa d‟Avila) eretta nel 1741 da Pietro Zappetti. Il campanile è a vela e reca una sola campana. In passato la chiesetta era adorna di una tela
raffigutante S. Teresa d‟Avila attribuita a Domenico Vantini, donata il 10 dicembre 2006 da Francesco Carpani Glisenti alla parrocchia di S.
Giacomo Maggiore di Carcina. Una leggenda racconta che Zignone era il luogo di
origine dei SS. Faustino e Giovita. Lo stabile denominato Zignone con la casa padronale e la chiesetta fu della famiglia Zappetti,
poi dei Ponzoni, dei Sedaboni e dal 1911al 1972 dei Glisenti.
Le Santelle
La prima santella, si trovava all'esterno della famosa “porta“ della Valle Trompia, nella zona
chiamata boschetta, dove il 3/9/1797 avvenne la battaglia dei valliggiani contro le truppe napoleoniche. C‟era chi sosteneva che fosse stata
costruita intorno al 1600, durante la peste che colpì la Lombardia, per intercessione di grazia e dedicata a S. Francesco e S. Luigi. Ma secondo le
memorie di Davide Cancarini venne eretta nel 1750 ca. in memoria della canonizzazione di S.
Luigi Gonzaga protettore dei Valtrumpini. Nel corso degli anni, a causa dell‟incuria e degli agenti atmosferici, cadde in rovina, ma nel 1926 i
Carcinesi, con il parroco Don Pietro Cerutti e per volontà dei combattenti e reduci, provvidero alla
ristrutturazione: venne ridipinta dal pittore Vittorio Trainini ed una lapide ne faceva memoria con la seguente scritta :
«Qui alle antiche porte della Valle Trompia la fede dei nostri padri innalzò a S. Luigi Gonzaga patrono
dei triumplini una cappella riedificata dai carcinesi nel 1926 secondo centenario della sua
canonizzazione e settimo centenario della morte di S. Francesco d‟Assisi patrono d‟italia - La comunità di Carcina e Pregno.»
Il concittadino Mario Bresciani, nelle sue memorie, ricorda che la palla che sosteneva la croce sopra la cappella fu impastata con sabbia ed acqua del
Sacro Piave, raccolta appositamente dai combattenti Lorenzo Guerra e Paolo Corti.
Nel 1971, per poter ampliare la strada e costruire la casa Botti, l'amministrazione comunale la fece abbattere ed in sostituzione venne realizzato al
lato della strada l' attuale cippo, su cui venne applicata la lapide di marmo con inciso lo stesso
testo esistente sulla vecchia santella. La seconda santella si trova ancora oggi davanti
all'ingresso del parco Glisenti, all'inizio dell‟ ex viale della Rimembranza (sottopasso del cimitero) Sul lato est è raffigurata “La Madonna del
Rosario” e sul lato nord “S.Giuseppe.”
Un‟altra santella si trova all‟ ingresso dello stabilimento Glisenti , a sinistra del cancello; nella nicchia c‟è un crocifisso.
Nella piazza di Pregno, addossata al muro della
casa Pelizzari, vi è la terza santella, che rappresenta la "Madonna venerata da San Girolamo.
Sempre a Pregno, all'esterno del Castello verso
sud, si trova una piccola santella che anticamente portava dipinti S.Faustino e Giovita.
Il culto Quando i nostri nonni erano bambini il culto
cristiano era ricco di manifestazioni oggi quasi totalmente scomparse o meno folcloristiche.
In caso di calamità si svolgevano Le rogazioni, che erano delle processioni che percorrevano le strade e i campi, fino alle propaggini dei monti,
per chiedere a Dio protezione dalle avversità della natura ( siccità tempeste ecc.)
Quando un parrocchiano era molto ammalato ed impossibilitato a recarsi alla S.Messa, riceveva la
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visita del prete che gli dava Il Viatico: l‟ultima comunione. Se poi il malato era in punto di morte riceveva L'olio santo dal sacerdote giunto in processione,
cantando litanìe a cui i fedeli rispondevano <<ORA PROEA>>, questa nenia rendeva piuttosto macabra la cerimonia, ma era una tradizione del
tempo.
In occasione di alcune festività si svolgevano le processioni durante le quali i cittadini si
esibivano nelle interpretazioni dei santi. In queste occasioni il paese veniva pulito a specchio e si
addobbavano le strade con frasche, catenelle, rose di carta colorata appese a lati delle contrade, palloncini e lumini da accendere al passaggio del
corteo.
Feste ex voto in vigore nel 1775 con il parroco don Mascardi
20 gennaio S. Faustino e San Sebastiano per consuetudine 29 aprile S. Pietro Martire per consuetudine
11 giugno S.Barnaba per voto della comunità 13 giugno S. Antonio di Padova per voto della valle
1 agosto festa per tradizione 16 agosto S. Rocco per voto della valle 10 settembre S. Nicola da Tolentino per voto della valle
4 novembre S. Carlo per voto della valle Una volta la S. Messa si celebrava in latino, il
sacerdote voltava le spalle ai fedeli, perché l‟altare era addossato al muro. In chiesa gli uomini
occupavano i banchi davanti e le donne dietro. Questa separazione fra uomini e donne era motivata dal fatto che gli uomini e le donne non si
dovevano distrarre con occhiatine o pensieri poco consoni al rito religioso.
Le donne portavano sul capo un velo: nero per le maritate e bianco per le vergini.
I bambini facevano i chierichetti: vestiti con camici
neri a cui si sovrapponevano le “cotte” bianche”. La prima Messa del mattino si celebrava all‟alba e
anche se le chiese non erano riscaldate c‟erano molti fedeli. Per poter fare la Comunione si doveva digiunare
dal tramonto del giorno precedente. Durante le funzioni si doveva osservare il silenzio
assoluto, anche i bambini che erano controllati dai Batecher - muniti di lunghe bacchette che servivano a tener buoni i ragazzi più vivaci.
Dal 1567 ad oggi si sono succeduti 32 parroci.
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CARCINA PERSONALITA‟
Nel corso dei decenni Carcina ha dato i natali a molti personaggi importanti che vogliamo ricordare, citandoli
in ordine alfabetico: Bendotti Gian Maria 1896-1947 - Industriale di pellame, proprietario di una conceria a Pregno
Bosio Domenico 1900-1985 – Insegnante e organista per 40 anni a Carcina, apicoltore. Mons. G. Battista Bosio 1892-1967 - Curato a Carcina, prevosto in San.Lorenzo a Bs e vescovo di
Vasto e Chieti Bresciani Giacomo 1920-1994 - Uno dei fondatori delle Acli di Brescia Cancarini Davide 1905-1985 - Patriota, primo segretario provinciale della DC di Bs dopo la
guerra, Cavaliere, commenda dell‟ordine di S.Silvestro Papa, presidente delle terme di Boario, consigliere della Banca S. Paolo.
Cancarini Pietro 1730-1805 - notaio tra il 1760 ed il 1800-cancelliere De Ghetto Ancilla 1885-1970 - Insegnante a Carcina per oltre 40 anni medaglia oro-
superiora dell‟oratorio.
Don Cerutti Pietro 1878-1965 - Parroco di Carcina dal 1908 al 1960 ed insegnante di agraria al Bonsignori di Remedello
Glisenti Alfredo 1870-1907 - Industriale, ingegnere, nel 1898 sperimentò una vettura con
motore a scoppio Glisenti Francesco 1822-1887 - Industriale, patriota, deputato e fondatore della ditta Glisenti
Glisenti Guido 1878-1948 - Industriale, sindaco Glisenti Piera 1870-1906 - Industriale, dona l‟asilo Gemma Graziotti al Comune di Villa
Carcina-grande benefattrice
Martinelli Mario 1895-1969 - Patriota, fabbricere del duomo di Brescia, Cav. della Repubblica, Cav. dell‟ordine di S.Silvestro Papa
Pelizzari Adele 1907-2002 - Insegnante, primo consigliere ed assessore per 45 anni, presidente e propagandista dell‟AC della Valle Trompia, presidente del CIF dal 1946 al „66
Pelizzari Bartolomeo 1718-1776 - Rettore del seminario di Brescia, autore del Vocabolario Bresciano Toscano.
Pelizzari Matteo Giornalista e scrittore. Pellizzari Camillo 1844-1918 - Notaio e sindaco di Carcina Don Pellizzari Giuseppe 1780-1859 - Ultimo amministratore della giustizia nel palazzo del tribunale
sito in via Borgo, economo dei benefici vacanti Pellizzari Rinaldo 1809-1879 - Presidente della Corte d‟Assise, presidente della corte
d‟Appello, sindaco di Carcina
Piovani Franco 1924-1991 - Primo medico di Carcina Ponzoni Pietro 1812-1887 - Medico, sindaco di Carcina
Ravelli Giuseppe 1812-1896 - Sindaco di Carcina, donò il suo palazzo al Comune (attuale ASSL)
Regis Serafina 1816-1857 - Morta in fama di santità, fondatrice degli oratori femminili di
Carcina, Villa, Cogozzo, Concesio, S.Vigilio e Lumezzane Rivolta Vincenzo 1871-1911 - Tecnico di valore, ideatore di armi come la rivoltella
Don Zappetti Antonio 1686-1784 - Eresse la chiesetta di Zignone e lasciò 2000 scudi per i poveri di Carcina
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Breve storia della Ditta
GLISENTI
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La storia di Carcina, almeno negli ultimi due secoli, è stata fortemente influenzata dalla presenza sul
suo territorio dello stabilimento GLISENTI, luogo in cui intere generazioni di paesani hanno prestato la loro opera come dipendenti.
Questa industria nacque nel 1859, quando la
famiglia Glisenti (Francesco e Isidoro) acquistò lo stabile della ex-cartiera Ponzoni, che in seguito all‟inondazione del Mella del 1850 aveva chiuso i
battenti. Alla morte del fratello, Francesco divenne
proprietario esclusivo della ditta, che si chiamò “Francesco Glisenti”. Quest‟uomo fu un patriota mazziniano, partecipò
alle X giornate di Brescia, cospirò con Tito Speri e nel 1859 da Garibaldi fu incaricato, con Giuseppe Zanardelli, di promuovere l‟insurrezione nella nostra
città. Fu uno degli arruolatori dei Mille ed un esponente della sinistra bresciana guidata
dall‟amico Zanardelli. Nel 1876 fu deputato al Parlamento per il collegio di Salò, ma non partecipò all‟attività parlamentare. Diresse con abilità e
lungimiranza il suo stabilimento, le cui attività interessarono e coinvolsero anche le zone limitrofe
fino a Gardone V.T. Nell‟”Officina Glisenti” nel 1868 lavoravano più di 600 operai, a cui si aggiungevano tutti coloro che
operavano nelle piccole fucine e che fornivano i pezzi secondari necessari allo stabilimento, nel
quale si lavorava il minerale estratto a Bovegno. Era installato allora un forno a ”riverbero alla contese”: una novità per quei tempi!
Il metallo veniva forgiato in barre da utilizzare nei forni a cilindro verticale a doppia parete per
fabbricare l‟acciaio che serviva a produrre: lime, molle, coltelleria, strumenti chirurgici e armi.
L‟acciaio Glisenti veniva impiegato soprattutto per costruire armi da fuoco. Nel 1862 lo stabilimento ricevette dalla Guardia nazionale un ordinativo per
30.000 fucili, commessa che evase in 24 mesi. A questa seguirono altri ordinativi importanti: 6.000
pistole per il Ministero della Guerra e 2.000 fucili per la Marina Militare. Ben presto la Glisenti acquisì notorietà in tutta Europa.
Reparto di Tornitura
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Quando le richieste di armi diminuivano gli operai venivano impiegati nella produzione di attrezzi agricoli. Alla fine del 1870 le attività imprenditoriali
della famiglia Glisenti andavano dalla miniera (in concessione) di Bovegno al forno fusorio di
Tavernole dove si otteneva la ghisa, alle fucine di Zanano e al forno a ciclo continuo di Cogozzo; a Carcina giungeva il risultato di questa catena di
lavorazioni e si producevano l‟acciaio fuso colato e la ghisa malleabile.
Con il metallo ottenuto si costruivano: magli, forni,
ruote, turbine idrauliche, macchine a vapore e torchi, oltre che i fucili. Da Carcina, con il tram a vapore, i prodotti finiti
venivano trasferiti a Brescia, nel magazzino di Corso Palestro, oppure spediti con le Ferrovie ai
vari committenti. Quando nel 1887 Francesco Glisenti venne a mancare, gli subentrò il figlio Alfredo, allora
diciassettenne, affiancato dallo zio paterno Costanzo, che realizzò un piano di rinnovamento degli impianti e di ricerca tecnologica con cui fu
possibile realizzare nuovi tipi di fucili. La ditta carcinese ottenne numerosi brevetti anche per
specifiche lavorazioni del metallo e per la produzione di pezzi di armi e di proiettili; fu anche brevettata un‟importante innovazione su una
pistola già in dotazione: la calibro 10,35 a rotazione la “rivoltella” che la
tradizione vuole abbia preso tale nome dal maestro armaiolo Vincenzo Rivolta, dipendente Glisenti.
La Glisenti progettò anche la pistola automatica a ripetizione, il cannone contro la grandine e la
mitragliera a gas. Purtroppo con il passare del tempo la crisi
siderurgica di fine „800 interessò anche la fonderia,
Noi piccoli storici … alla ricerca delle nostre radici
47
che cominciò ad indebitarsi. Alfredo cercò nuovi sbocchi di mercato: fece
studiare un modello di bicicletta e acquistò il brevetto del motore a scoppio a benzina per
automobili, lo potenziò portandolo alla velocità di 35 km/h e iniziò la produzione di una “vetturetta automobile Glisenti”.
Purtroppo una ditta francese concorrente poco dopo mise sul mercato una vettura più veloce e
competitiva, così Alfredo dovette ritirarsi. A questo punto l‟imprenditore costituì a Milano una S.p.a. la
“Siderurgica Glisenti”, ma alla sua morte (1906) gli impianti della ditta vennero venduti alla Tempini, che licenziò la quasi totalità dei dipendenti.
Il popolo di Carcina non riuscì a rassegnarsi agli eventi e organizzò una manifestazione pacifica e un
comizio in cui fece appello al senso di responsabilità della Famiglia Glisenti, ricordando che c‟erano dei doveri verso il paese e verso coloro
che avevano prestato la loro opera nello stabilimento. Nello stesso anno Guido Glisenti, fratello di Alfredo, prese nelle sue mani le sorti
della ditta, che da allora porterà il nome di “Fonderia Officina Meccanica Guido Glisenti” con il
simbolo “GG” (tuttora visibile sui cancelli della ditta) con soli 40 operai.
Nel 1941 i dipendenti arrivarono a 787.
Oltre alla sua attività imprenditoriale, Guido svolse
anche un importante ruolo politico e amministrativo. Sposò Gemma Graziotti, da cui ebbe due figli: Franco, che lo affiancò nell‟azienda,
ma venne a mancare nel 1947, e Piera, che nel ‟48, alla morte del padre prese le redini della ditta. Donna capace e di grande personalità, Piera
dimostrò sempre una grande attenzione umana per i suoi dipendenti. Fece sorgere una scuola
professionale per 300 ragazzi, aprì un ambulatorio per le famiglie dei dipendenti, con 12 specialisti a turno settimanale, finanziò la costruzione
dell‟oratorio di Villa, una biblioteca comunale e seguì da vicino l‟asilo che portava il nome di sua
madre. Nel 1953 ricevette il titolo di Commendatore. Nel 1964 gli operai proclamarono uno sciopero per
35 giorni consecutivi per motivi sindacali; il confronto operai – proprietari divenne molto aspro, si giunse ad una frattura preoccupante: dopo
numerosi tentativi di trattativa, sei operai intrapresero uno sciopero della fame;
l‟amministrazione comunale si schierò con i lavoratori e in seguito anche le Acli di Carcina.
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La vertenza produsse una profonda contrapposizione fra operai e Piera Glisenti che
lasciò al figlio la direzione dell‟azienda e si ritirò a Brescia nel palazzo di via Moretto, dove nel 1997
verrà a mancare, all‟età di 91 anni. Nel 1974 la ditta passò sotto il controllo del gruppo Fiat; nel 1978, in seguito ad una profonda crisi nel
settore automobilistico, furono “tagliati” 450 posti e lo stabilimento venne messo in liquidazione. A questo punto fu concordato il trasferimento di un
nutrito gruppo di dipendenti alla OM di Brescia, ma quando la Fiat manifestò l‟intenzione di chiudere la
fabbrica l‟orgoglio imprenditoriale di Francesco Carpani Glisenti spinse quest‟ultimo a prodigarsi per tornare in possesso di quel che restava della
ditta. In società con altri imprenditori costituì la “Guido Glisenti SpA” fonderia e officina meccanica
che, seppur di dimensioni contenute, è ancora oggi in funzione e vanta un primato assoluto in fatto di sicurezza e rispetto per l‟ambiente.
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Appendice
INTERVISTA ai NONNI
SESSO: M F ETÀ: …... anni NOME: ……………………
LAVORO SVOLTO da giovane: ……………………...…………………………….
Da BAMBINO / A:
Quanti FRATELLI avevi?...............................................................................
Come ti VESTIVI in estate?...........................................................................
E in inverno?..................................................................................................
Quali GIOCATTOLI avevi? Di che MATERIALE erano fatti? -
………………………………………………………………………………………
Quali GIOCHI facevi con gli amici? ………………………………………………………………………………………
DOVE giocavate? ………………………………………………………………...
LA SCUOLA ELEMENTARE:
In che MESE iniziava e finiva? ………………………………………………….
CHI ti accompagnava?..................................................................................
Con quale MEZZO? ……………………………………………………………...
Quanti LIBRI avevi? ……………………...………………………………………
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Come li trasportavi? ………..…………………………………………………….
Com‟erano i QUADERNI? ……………………………………………………….
Cosa avevi nell‟ASTUCCIO? ……………………………………………………
Per gli avvisi e i compiti avevi il DIARIO? ……………………………………...
Cosa usavi per SCRIVERE? ……………………………………………………
Quanti INSEGNANTI avevi?..........................................................................
Studiavi INGLESE e INFORMATICA? …………………………………………
Avevi IMMAGINE, MUSICA e GINNASTICA? ………………………………...
Quanti COMPITI ti davano? ……………………………………………………..
Come eri vestito/a quando andavi a scuola? ………………………………………………………………
Com‟erano i BANCHI? …………………………………………………………...
Quanti COMPAGNI avevi? ………………………………………………………
Nella tua scuola c‟erano dei bambini disabili? ………………………………...
Quante ORE al giorno passavi a scuola? ……………………………………..
Avevi i “GIORNI di RIPOSO”? QUALI? ………………………………………..
Cosa mangiavi a RICREAZIONE? ……………………………………………..
Davi del “tu” all‟Insegnante? …………………………………………………….
Come ti davano i VOTI (numeri o giudizio)? …………………………………..
Cosa faceva l‟Insegnate se combinavi qualcosa? ……………………………
Andavi in GITA? …………………………………………………………………..
Andavi in BIBLIOTECA? …………………………………………………………
Quali scuole hai frequentato dopo le elementari?.........................................
A CASA:
DOVE abitavi? …………………………………………………………………….
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Che tipo di CASA avevi? ………………………………………………………...
Quante STANZE c‟erano? ………………………………………………………
Oltre a te, ai tuoi fratelli e ai tuoi genitori chi viveva con te?
………………………………………………………………………………………
Quanti eravate in tutto? ………………………………………………………….
C‟era il BAGNO? ………………………………………………………………….
Avevi la CARTA IGIENICA? …………………………………………………….
Come era il RISCALDAMENTO? ……………………………………………….
C‟era l‟ACQUA corrente?...............................................................................
Avevi la LUCE? …………………………………………………………………...
Come si faceva il BUCATO? ……………………………………………………
Quali DETERSIVI si usavano? ………………………………………………….
Quali CIBI venivano preparati in estate?.......................................................
E in inverno?..................................................................................................
Dove si faceva la SPESA? ………………………………………………………
Avevi tanti GIOCATTOLI? ……………………………………………………….
Cosa ti portava la SANTA LUCIA? …………………………………………….
A Pasqua ti regalavano l‟ UOVO?................................................................
Quali erano i tuoi DOVERI? ……………………………………………………..
Avevi la LAVASTOVIGLIE? ……………………………………………………..
Avevi il FORNO ELETTRICO? ………………………………………………….
E il MICRO-ONDE? ………………………………………………………………
Avevi il TELEVISORE? Quanti ne avevi? .…………………………………….
Avevi il VIDEOREGISTRATORE/DVD? ………………………………..……..
Ascoltavi la MUSICA? ……………………………………………………………
Avevi il COMPUTER? ……………………………………………………………
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Avevi il TELEFONO? ……………………………………………………………
Avevi il CELLULARE? ……………………………………………………………
Avevi la BICICLETTA? …………………………………………………………..
Avevate la MOTO? ……………………………………………………………….
Avevate l‟AUTOMOBILE? ……………………………………………………….
Cosa facevi nel TEMPO LIBERO? ……………………………………………..
Quali ANIMALI avevi? ……………………………………………………………
Avevi l‟OROLOGIO? ……………………………………………………………..
C‟era l‟EURO? …………………………………………………………………….
Con quali VEICOLI ci si spostava?................................................................
A che età hai iniziato a LAVORARE?............................................................
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Questionario – Intervista : Al tempo dei genitori
LA SCUOLA mamma… papà…
La Sc. Elementare? SI‟ anni NO SI‟ anni NO La Sc. Media? SI‟ anni NO SI‟ anni NO Le Sc. Superiori? SI „ anni NO SI‟ anni NO
liceo - ragioneria – geometra – scuole professionali L‟ Università? SI‟ anni NO SI‟ anni NO Come raggiungevi la Scuola Mat.
Elem.?.................................................................................................. E la Sc.
Media?.......................................................................................................................................... Le
Superiori?...............................................l‟Università?........................................................................
. Quanti Insegnanti avevi alla Sc.
Elem?.................................................................................................... Studiavi una lingua straniera alle
Elem?...................................................................................................
C‟era informatica?................................................................................................................. ....................
In che mese iniziava la
Scuola?................................................................................................................. Frequentavi dei corsi dopo la scuola? ( tennis,danda,calcio,ecc…)……………………………………..
Portavi il grembiule?.................................................................................................................................
Andavi in Biblioteca con la
classe?........................................................................................................... C‟era il servizio
mensa?....................................................................................................................... ...... C‟erano classi
miste?....................................................................................................................... ..........
Quanti alunni eravate in classe?.................................................................................................................
Quanti pomeriggi trascorrevate a sc.?........................................................................................................
Quale era la tua materia
preferita?............................................................................................................. C‟erano i trimestri oppure i
quadrimestri?................................................................................................
C‟erano i voti o i giudizi?.........................................................................................................................
Arte,Musica e Motoria venivano svolte per 2 ore la settimana?...............................................................
Usavi il
Diario?......................................................................................................................................... Davi del “Tu”
all‟insegnante?.............................................................................................................. .....
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Se non facevi i compiti o dimenticavi qualcosa, come si comportavanogliIns.?......................................................................................................... ..............
..........
IL TEMPO LIBERO.
Quali giochi
preferivi?................................................................................................................... ...... Quali giocattoli
avevi?......................................................................................................................... Ricevevi spesso in dono dei
giocattoli?...............................................................................................
Preferivi giocare all‟aperto o in casa?.................................................................................................
Da solo o in compagnia?......................................................................................................................
Giocavi anche con
Maschi/Femmine?................................................................................................. Cos‟altro facevi nel tempo
libero?.......................................................................................................
Guardavi la TV?....................Per quanto tempo?.................................................................................
Ascoltavi la musica?...................................................................................................................... ......
Avevi il
computer?............................................................................................................................... Costruivi anche giocattoli e
quali?....................................................................................................... I tuoi genitori ti comperavano sempre quello che
chiedevi?...............................................................
Perchè?.................................................................................................................................................
Avevi cura dei tuoi giochi?..................................................................................................................
Li riordinavi tu dopo averli
usati?........................................................................................................ Cosa ti portava la Santa
Lucia?............................................................................................................
Cosa ne facevi dei vecchi giocattoli?...................................................................................................
IL LAVORO
Quale lavoro
svolgi?...................................................................................................................... ...... Per quante ore al
giorno?.....................................................................................................................
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Per quanti giorni la settimana?.............................................................................................................
Sei soddisfatto del tuo lavoro?.............................................................................................................
Con quale mezzo raggiungi il luogo di lavoro?...................................................................................
Ti piacerebbe cambiare
attività?.......................................................................................................... Cosa sceglieresti di
fare?.....................................................................................................................
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Indice
Presentazione .........................................................................................................................................................2
Intervista ai nonni..................................................................................................................................................4
I PARTE
La scuola .......................................................................................................................................................
Frequenza ....................................................................................................................... 13 Organizzazione ................................................................................................................ 15
Il tempo libero ..........................................................................................................................................17
La vita quotidiana ....................................................................................................................................18
Il Lavoro ...................................................................................................................................................20
La Sanità ................................................................................................................................. 21
II PARTE
Storia e “storie” di Carcina ....................................................................................................................24
Carcina: il nome, la storia .......................................................................................................................25
L’economia .................................................................................................................................
I commercianti ................................................................................................................ 31 Gli alimentari ................................................................................................................... 31
Il Frigorifero artificiale ...................................................................................................... 31 Le mercerie ..................................................................................................................... 32 Arti e mestieri .................................................................................................................. 32
Artisti ambulanti .............................................................................................................. 34 Il paese ..........................................................................................................................................................
Le fontane ...................................................................................................................... 35
I lavatoi .......................................................................................................................... 35 Le osterie ........................................................................................................................ 35 Le corti ........................................................................................................................... 36
Lapidi e monumenti ......................................................................................................... 37 La religiosità .................................................................................................................................................
La chiesa parrocchiale ...................................................................................................... 38 Le canoniche ................................................................................................................... 39
Il campanile .................................................................................................................... 40 S.Rocco .......................................................................................................................... 40
Pregno - Zignone ............................................................................................................. 40 Le santelle ...................................................................................................................... 41 Il Culto ........................................................................................................................... 41
Personalità di Carcina .............................................................................................................................43
La Glisenti ................................................................................................................................................44
Appendice .................................................................................................................................................49
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