Noi, Dio e i fratelliagli avvenimenti esterni, non ci fa notare i successi degli altri, non ci fa...

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1 Noi, Dio e i fratelli Alla scoperta dei vizi e delle virtù. Invidia e generosità

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    Noi, Dio e i fratelli Alla scoperta dei vizi e delle virtù.

    Invidiaegenerosità

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    "Ilregnodeicieliè simileaunpadronedicasacheuscìall'albaperprendereagiornata lavoratori per la sua vigna.Accordatosi con loro per un denaro al giorno, limandònellasuavigna.Uscitopoiversolenovedelmattino,nevidealtrichestavanosullapiazzadisoccupatiedisseloro:Andateanchevoinellamiavigna;quellocheègiustovelodarò.Edessiandarono.Uscìdinuovoversomezzogiornoeversoletreefecealtrettanto.Uscitoancoraversolecinque,nevidealtrichesenestavanolàedisseloro:Perchévenestatequi tutto ilgiornooziosi?Glirisposero:Perchénessunocihapresiagiornata.Edeglidisseloro:Andateanchevoinellamiavigna.Quandofusera,ilpadronedellavignadissealsuofattore:Chiamaglioperaiedàlorolapaga,incominciandodagliultimifinoaiprimi.Venutiquellidellecinquedelpomeriggio,ricevetterociascunoundenaro.Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essiricevetteroundenaroperciascuno.Nelritirarloperò,mormoravanocontro ilpadronedicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, cheabbiamosopportatoilpesodellagiornataeilcaldo.Mailpadrone,rispondendoaunodiloro,disse:Amico,ionontifacciotorto.Nonhaiforseconvenutoconmeperundenaro?Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.Nonpossofaredellemiecosequellochevoglio?Oppuretuseiinvidiosoperchéiosonobuono?Cosìgliultimisarannoprimi,eiprimiultimi".

    Mentre salivaaGerusalemme,Gesùprese indisparte idodicie lungo laviadisse loro:"Ecco,noistiamosalendoaGerusalemmeeilFigliodell'uomosaràconsegnatoaisommisacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno amorte e lo consegneranno ai paganiperché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà".Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò perchiedergliqualcosa.Egli ledisse: "Che cosa vuoi?".Gli rispose: "Dì chequestimiei figlisiedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno".RisposeGesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto perbere?".Glidicono:"Lopossiamo".Edeglisoggiunse:"Ilmiocaliceloberrete;perònonstaameconcederechevisediateallamiadestraoallamiasinistra,maèpercoloroper iqualièstatopreparatodalPadremio".Glialtridieci,uditoquesto,sisdegnaronocon iduefratelli;maGesù,chiamatiliasé,disse:"Icapidellenazioni,voilosapete,dominanosudiesseeigrandiesercitanosudiesseilpotere.Noncosìdovràesseretravoi;macoluichevorràdiventaregrandetravoi,sifaràvostroservo,ecoluichevorràessereilprimo travoi,si faràvostroschiavo;appuntocome ilFigliodell'uomo,chenonèvenutoperessereservito,maperservireedarelasuavitainriscattopermolti".

    (Mt20,1‐28)

    L’invidia

    Il branoevangelico cimostra il sensoprofondodiquestovizio capitale cheè spessolatentenelnostroanimoeaffioraognitanto,avoltelegatoadunfalsosentimentodigiustizia.

    Gli operai vorrebberoessere trattati, a loroavviso, giustamentedalpadrone: chipiùlavora deve ricevere di più. Anche noi sottoscriveremmo questa richiesta. Ma c’è unparticolarechenondevesfuggire.Ilpadronedellavignaavevapattuitounsalariobenprecisoai lavoratori della primaora, egli, nella sua generosità, vuole darlo anche a chi ha lavoratoun’orasola,questoscatenailmalcontentodeglialtri.Ilproblemaèdunquenonun’ingiustiziadelpadronemal’invidiadeglioperaichevedonoglialtrioperaitrattaticomeloro.

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    Gesùallargaquest’insegnamentospiegandoaidiscepolichenelRegnodiDioèprimochi si faultimoechi si faservoregna.L’altrononèpiùvistocomeunnemicomacomeunfratello che, anche quando è manchevole, viene amato e misericordiosamente amato,ponendocialsuoservizio.

    L’invidiaèilpeccatopiùdolorosoedivorante,anchesespessoloscambiamoperaltro,

    addirittura per una buona intenzione, perché cimostra gli altri con realismo e addiritturaspietatezzaequestosoddisfa ilnostroamorproprio facendoci sentire “aposto”equindi ingradodigiudicareilprossimodaunaposizionediintoccabileintegrità.

    L’invidia è la tristezza per il bene dell’altro, in quanto crediamo che questo

    diminuiscalanostradignitàevalore.S.Tommasoinsegnachel’invidiahacinquefigli:l’odio,lamaldicenza,ladetrazione,la

    gioiaperledisgraziealtrui,l’afflizioneperlaprosperitàaltrui.L’invidianasceneicuorichedesideranounbenechenonpossiedono,lacuifragilitàè

    tale che li spinge a voler essere diversi da quel che sono non per lodevole desiderio dimiglioraremaperlosmodatodesideriodirivalsaneiconfrontidicolorochesiconsideranopiùdotati,piùbravi,belli,fortunati,furbi,intelligenti,coraggiosi,etc.

    Questoviziocapitaleè il trionfodell’illusione tuttasoggettivaconcuiosserviamo larealtà, deformata secondo un unico criterio, “iomeritereimolto di piùma non honientementreglialtrihannotuttosenzameritarlo”.

    Ilcontinuoconfrontoconilprossimocreainnoiunatensionedolorosaeunatristezzaprofondache,incerticasi,divienelivoreepuòsfociarenell’aggressività.

    Inognicasoricordiamocisemprecheilsintomodellatristezzaèsemprenegativaenondeveesserescambiataconlasofferenzachenascedadisgrazieomalattie,èlamanifestazionediunviziocapitaleche,comel’invidia,minal’integritàdellanostraanimacorrodendola.

    Latristezzaèildolorediunbeneassente.Bisognaaccuratamente scoprirequal è il bene che cimancaevedremoche in realtà

    questobenemancantenonèfondamentaleperlanostravitaoaddiritturanonesiste.Noilorendiamo importante perché soddisfa il nostro inconfessabile desiderio di vendetta neiconfrontideglialtricheciappaionoladridelnostrobenessere.

    Dante nel canto centrale della Divina Commedia ci descrive questo vizio capitale in

    modostraordinario.

    Èchi,peressersuovicinsoppresso,speraeccellenza,esolperquestobramach’elsiadisuagrandezzainbassomesso;èchipodere,grazia,onoreefamatemediperderperch’altrisormonti,ondes’attristasìche‘lcontrarioama;edèchiperingiuriaparch’aonti,sìchesifadelavendettaghiotto,etalconvienche‘lmalealtruiimpronti. (Purg.XII,115‐123)

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    (C’èchisperadiprimeggiarecalpestandoilsuovicino,esoloperquestodesiderachequelloperdalasuagrandezza;vièchitemediperderepotere,favore,onoreefamaseunaltrolosupera,percuisirattristaalpunto da desiderare l'opposto; e vi è chi sembra adombrarsi per aver ricevuto un'offesa al punto didesiderarelavendetta,equindipredisponeilmalealtrui.)

    L’invidiaèun sentimento irrazionale che conducea sofferenzedolorosissimequanto

    inutili.Infatti,nessunopuòesserediversodaciòcheèenessunopuòavereciòchaaltrihanno.Bisognainveceagireinsensooppostoovvero:saperapprezzareciòchesiamoeibenichepossediamoefarlicrescereconl’impegno.

    La nostra ammirazioneper chi è più dotato di noi nondeveprocurarci tristezzamafarcigioirenellacondivisionedelbenealtrui.Anchenell’ingiustizia subitadobbiamo impararedaGesùaguardareoltrenonvolendo farenoi giustiziapernoi stessi, per evitaredi farevendetta enongiustizia edi trasformarcidavittimaincrudelecarnefice. Inoltre, ricordiamoci che gli ultimi due comandamenti ci chiedono proprio di nondesiderareciòchenonciappartiene:

    Nondesidererailacasadeltuoprossimo.Nondesidererailamogliedeltuoprossimo,néilsuoschiavonélasuaschiava,néilsuobuenéilsuoasino,néalcunacosacheappartengaaltuoprossimo.(Es20,17)

    Generositàecarità

    Non rendete a nessunomale permale. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gliuomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi,ma lasciate fare all'ira divina. Sta scrittoinfatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore.Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli damangiare; se ha sete, dagli da bere:facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo.Nonlasciartivinceredalmale,mavinciconilbeneilmale.(Rm12,17‐21)La generosità, la magnanimità non è un atto eroico, per il cristiano è il normale

    comportamentodichisachesoloalSignoreèriservatalagiustiziaelaricompensa.Sel’invidiadesideraibenialtruifinoacondurreallamalevolenza,lagenerositàèfelice

    diciòchepossiede,anziècapacedidonarlaaglialtripercondividereconloroilbenechesipossiede.

    Alcontrariodell’invidioso, l’uomogenerosoebuonoèfeliceperilbenealtruiesenecompiace.Inquestomodopuòcondividereconglialtrilalorofelicitàegodernecomesefossepropria.Quandonoi facciamo i “complimenti”o gli “auguri” alprossimo esprimiamoquestosentimento;forsedovremmointerrogarcisullasinceritàdiquesteespressioniesullaloroverità.

    Dobbiamo imparare ad apprezzare la libertà di essere se stessi, senza “far pagare ilconto agli altri”, ma vivendo gioiosamente e umilmente la nostra realtà facendo tesorodell’esperienzapercrescereversoilmodellocheèCristo. Infatti,nonc’ènientedipeggiodicolorocheconlascusadiesseresestessimancanodirispettoalprossimo,impongonolelorocaratteristiche, anche manchevoli, pretendendo comprensione e non sopportando alcunaosservazioneerimprovero.

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    Laprimalibertàchedobbiamoconquistareèquelladanoistessi,comeciesortaafareGesù:Chiperderàlapropriavitalatroverà…(Mt16,24‐26)Questalibertàponenelnostrocuoreunastabilitàprofondaecirendepianpianoindifferentiagliavvenimentiesterni,nonci fanotare isuccessideglialtri,nonci fasentire ildolorepernon possedere questo o quel bene, ci mantiene in una profonda serenità in quanto ci faapprezzareciòchepossediamo.Togliedanoil’assillodiconoscereleopinionialtruisudinoi,diricercaresemprelastimadeglialtrieilloroconsenso. Inoltre,lacapacitàdicondividereibeniaccresceinnoilasensibilitàversoilprossimoaumentandoinnoilacapacitàdiamareediinteragireperilbene.

    Dobbiamo certamente lavorare molto su noi stessi per distruggere in noi la radicedell’invidiaefargermogliarelasplendidapiantadellagenerositàedellamisericordia.Eppureèfondamentaleperlanostragioiaeserenità.

    Noisiamostaticreatiperquestalibertàenessunacosaalmondodevesottrarcela.L’immaginedellaprimapaginaètrattadaunaffrescodiGiottonellaCappelladegliScrovegniaPadova.Raffigural’Invidia,unavecchiaprotesaascrutareconatteggiamentomalevolo,stasuunfuocoardentechelaconsuma,dallasuaboccaesceunserpentechesivolgecontroleistessa,conunamano stringeun saccodidenari e con l’altra è inatteggiamentodi chi vuole prendere esottrarreconavidità.