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1 DIREZIONE DIDATTICA DI VIGNOLA Scuola dell’infanzia Statale “PETER PAN” NOI : CORPO, EMOZIONI IN MOVIMENTO Keith Haring RELAZIONE ANNO FORMAZIONE DOCENTE IN FORMAZIONE: STANO VITA MARIA ANNO SCOLASTICO 2012/13

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DIREZIONE DIDATTICA DI VIGNOLA

Scuola dell’infanzia Statale “PETER PAN”

NOI :

CORPO, EMOZIONI

… IN MOVIMENTO

Keith Haring

RELAZIONE ANNO FORMAZIONE

DOCENTE IN FORMAZIONE: STANO VITA MARIA

ANNO SCOLASTICO 2012/13

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PREMESSA

Il primo settembre 2012 è iniziata la mia prima esperienza d’insegnamento

presso la scuola d’infanzia “ PETER PAN ” situata nella zona nord-est nel

quartiere Brodano di Vignola.

Quest’ anno sono presenti quattro sezioni così composte:

prima sezione: composta da ventisei bambini di cinque anni,

seconda sezione: composta da venticinque bambini di quattro anni,

terza sezione: composta da ventisei bambini di quattro anni,

quarta sezione: composta da venti bambini di tre anni.

La mia sezione è quella dei tre anni e devo dire che mi ha colpito molto

quando l’ho vista! ”La casetta delle fate”, questo è uno dei modi in cui viene

chiamata, è una struttura staccata dal plesso centrale, situata all’interno del

bel giardino di cui la scuola dispone. Non conoscevo la mia collega, anche

lei nuova, così come non conoscevo i bambini. L’impatto iniziale è stato

inevitabilmente impegnativo visto che si doveva affrontare il delicato

momento dell’inserimento dei bimbi di tre anni.

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ANALISI DELLA SEZIONE:

La quarta sezione è composta da diciannove bambini di tre anni, di cui dieci

maschi e nove femmine. In realtà i bimbi avrebbero dovuto essere venti, ma

un bimbo non avendo mai frequentato è stato poi ritirato.

Per tutti i bambini della sezione il momento dell’ingresso ha rappresentato

una grossa novità, sia per coloro che avevano frequentato il nido, sia per chi

non aveva vissuto questa esperienza.

L’inserimento dei bambini è avvenuto in due gruppi e questa modalità ha

assicurato a ciascun bambino/a una accoglienza adeguata.

Il primo gruppo, formato da bambini quasi tutti provenienti dal nido, non ha

presentato particolari problematiche. Il distacco dai genitori è stato accettato

gradualmente e con serenità anche da quei bambini che i primi giorni

piangevano. I piccoli hanno potuto esplorare i diversi angoli della sezione da

noi insegnanti predisposti, muovendosi liberamente ed autonomamente. In

questo clima, accogliente e sereno, hanno spontaneamente cominciato a

socializzare sia con il gruppo dei pari che con noi maestre. Particolare

attenzione abbiamo prestato all’inizio dell’anno scolastico all’allestimento

della sezione curando ogni spazio-angolo, per permettere ai bimbi che non

conoscevano l’ambiente scuola, di familiarizzare con esso creando delle

condizioni per favorire un clima sereno di fiducia.

Ogni spazio presenta funzioni diverse, che permette al singolo bambino e al

gruppo di soddisfare l’esigenza di giocare, parlare, imitare, agire e

sperimentare. Spazio costruito per sostenere, per mettere in movimento la

vita: la musica, il silenzio, i ricordi , il pianto, gli abbracci, il gioco, il ritorno, i

passi rallentati, i chiacchiericci. Spazio semplice, aperto, trasparente,

evocatore d’interesse, che parla di chi lo abita..non rigido ma flessibile,

agito , dove l’azione entra in contatto con l’infinito.

Nel secondo gruppo invece, costituito da bambini che non avevano mai

frequentato il nido e da cinque bimbi stranieri di diversa nazionalità, il primo

distacco dalla mamma, complice l’ambiente sconosciuto e spesso il non

comprendere la lingua, è stato talvolta più difficile, generando crisi di pianto,

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aggressività ed isolamento. Per alcuni bimbi appartenenti a questo secondo

gruppo inoltre sono emerse problematiche particolari inerenti il linguaggio,

l’equilibrio e la postura, la mancanza di autonomia nella cura e gestione

della propria persona e comportamenti aggressivi che si sono manifestati

secondo modalità differenti.

In accordo con i genitori, si è deciso per alcuni di loro, almeno per un primo

periodo, di far frequentare la scuola solo in orario antimeridiano. In altri casi

invece, la scelta della sola frequenza antimeridiana è dipesa da esigenze

e/o scelte familiari. Infatti proprio due dei bambini non italiani che

sicuramente avrebbero tratto maggior beneficio dal trascorrere l’intera

giornata a scuola, frequenteranno invece, per l’intero anno scolastico, solo la

mattina.

Sappiamo quanto sia importante il momento del pasto, del sonno e della

merenda al fine di una buona socializzazione aiutando a migliorare il

linguaggio, interiorizzare regole e mantenere posture corrette. Ridurre il

tempo scuola a poco più di due ore, praticamente dalle nove alle undici e un

quarto, rende veramente difficile il raggiungimento dei tanti obiettivi e risultati

programmati. Comunque sia, la scansione della giornata scolastica con i

suoi momenti ben precisi: dell’ingresso, della colazione,dell’ appello, delle

attività di gruppo, del gioco libero o guidato, del pranzo, del riposo, della

merenda ed uscita, trasmette ai bambini tranquillità e sicurezza grazie alla

successione temporale degli eventi e al senso d’ordine che pian piano i

bambini interiorizzano.

Io e la mia collega di sezione, le due figure adulte di riferimento , rassicuranti

e sempre accoglienti , per agevolare l’ inserimento dei bimbi, abbiamo

ritenuto opportuno mantenere la e compresenza fino al mese di novembre.

In tal modo i bambini hanno acquisito fiducia sia in noi maestre che in loro

stessi e si è riscontrato un miglioramento generale del gruppo-sezione

ponendo le basi per una positiva integrazione dei bambini e per un sereno

anno di lavoro .

Accoglienza: una dimensione profonda dell’uomo che non può essere

ridotta ad alcune pratiche ma che investe la quotidianità della vita a scuola,

che nasce solo da un rispetto prima di tutto della famiglia, da un’accogliere

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la coppia mamma con il suo bambino, dove ogni gesto è un nuovo inizio e

aiuta a vivere il senso del cammino insieme.

Vorrei fare delle citazioni che mi stanno particolarmente a cuore :

”DAL NOSTRO PRIMO PASSO NEL MONDO DIPENDE IL RESTO DEI

NOSTRI GIORNI (Voltaire) … e ancora:

”E’ IL TEMPO CHE HAI PERDUTO PER LA TUA ROSA CHE HA FATTO

LA TUA ROSA COSI’ IMPORTANTE ... TU DIVENTI RESPONSABILE PER

SEMPRE DI QUELLO CHE HAI ADDOMESTICATO.(A. De Saint Exupery).

I bambini sperimentano e vivono fin dai primi giorni di scuola questa grande

novità dello stare insieme in gruppo , in una comunità ritrovandosi subito a

condividere gli stessi spazi con altri bimbi. E’ questa un’esperienza

complessa perché incuriosisce, stimola il confronto, porta alla necessità di

adattarsi ed a vivere situazioni che segnano il passaggio lento e graduale

dal concetto del “ mio” al concetto del “nostro”. Il confrontarsi con il gruppo

dei pari rappresenta il primo passo per la creazione di competenze

relazionali e l’avvio al processo di socializzazione . La curiosità e il desiderio

di scoperta: scoprire gli altri, gli ambienti interni ed esterni, come il giardino, i

materiali, gli arredi ed i possibili modi di utilizzarli e sperimentarli ,

costituiscono il perno su cui ruota il processo di socializzazione perché

coinvolgono tutti i bimbi .

Progressivamente abbiamo avuto modo di osservare il formarsi di piccoli

gruppi di gioco tendenzialmente omogenei diversi per l’appartenenza allo

stesso sesso, vivacità o per il fatto di conoscersi già prima dell’ingresso a

scuola.

Giorno dopo giorno, conoscendosi e socializzando , si sono aggiunti altri

bimbi ai primi piccoli gruppi di due, tre bambini o bambine fino a formare

possiamo dire il gruppo dei maschi e quello delle femminucce.

Il gruppo dei maschietti risulta essere molto vivace e preferire giochi di

movimento e rumorosi. In questo gruppo sono emerse ben presto due figure

leader che spesso portano l’intero gruppo ad essere richiamato ad

osservare le regole della convivenza sociale . Se poi il richiamo verbale da

solo non è sufficiente, si mettono a sedere due minuti a pensare i bimbi che

non si sono comportati bene o che non hanno ascoltato le maestre e

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vengono gratificati , invece , verbalmente, i bimbi che hanno rispettato le

regole e si sono comportati bene. Tutti i bimbi conoscono bene le regoline

per stare bene a scuola perché le abbiamo in sezione su di un cartellone

con delle foto belle grandi che ce le ricordano ogni giorno quando ci

sediamo sulle panchine nell’angolo dell’appello e inoltre le abbiamo anche

scritte e date a casa affinché i genitori le leggessero spesso.

Il gruppo delle femmine è più tranquillo rispetto a quello dei maschi, anche

se non mancano delle bimbe molto vivaci e curiose. E’ più compatto e

rispettoso delle regole, predilige giochi di travestimento, giochi simbolici e

ama l’angolo della cucina e quello morbido della lettura, riordina quando è

ora e ascolta le maestre.

All’inizio vi era una forte divisione tra i due gruppi e si faceva ad esempio

fatica quando ci si doveva sedere sulle panchine e mettere vicini un

maschietto e una femminuccia , spesso la frase che veniva ripetuta era

”maestra non lo voglio vicino a me! ” oppure “ ma io voglio stare con i

maschi, Linda è una femmina”. Inoltre anche dei bimbi i quali mostravano

atteggiamenti aggressivi e irruenti erano sempre seduti da soli sulla panca e

non desiderati come compagni nei giochi sia a piccolo che a grande gruppo,

insieme ai due bimbi che non parlavano affatto e a delle bambine più timide

e taciturne . Si è deciso di lavorare molto su questo aspetto e sul rispetto

delle regole a scuola per stare bene e, i primi risultati, si sono cominciati a

vedere, anche se per qualche bimbo è stato veramente difficile rendersi

conto che siamo tutti amici e di quanto possa essere bello giocare anche

con una o più amichette, per esempio nel costruire insieme una torre alta

alta con le costruzioni.

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DALLA PRIMA IDEA …

. . . AL PROGETTO DEFINITIVO

E’ partita proprio da questo problema emerso con i bambini della

suddivisione in gruppi di maschi e femmine la prima riflessione sul mio

progetto : avrei affrontato con loro il tema dell’amicizia . A grandi linee ci ho

ragionato un’attimino su e mi ritrovavo nel progetto di plesso annuale, di

sezione, e in questo modo avrei potuto abbracciare anche il tema dell’

interculturalità, del rispetto delle regole, dell’educazione alla cittadinanza.

Da un’attenta e continua osservazione dei miei bambini e avvalendomi

dell’analisi della mia sezione ero giunta alla conclusione che il mio progetto

avrebbe trovato nel tema “amicizia “ il suo filo conduttore, per cui ero partita

entusiasta a pensare e a ricercare modalità ed esperienze per far vivere ai

miei bambini nel miglior modo possibile questa mia scelta. Ed ero sicura e

tranquilla fosse quella giusta, ma ancora non avevo capito.

“ SI VEDE BENE SOLO CON IL CUORE. L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE

AGLI OCCHI” (A. De Saint-Exupery )

” I GRANDI NON CAPISCONO MAI NIENTE DA SOLI E I BAMBINI SI

STANCANO A SPIEGARGLI TUTTO OGNI VOLTA..” (A. De Saint Exupery)

Ogni giorno in sezione i miei bimbi mi suggerivano ,mi indicavano e

richiedevano continuamente il tema giusto,specialmente i bimbi non italiani,

ma degli input arrivavano anche dai bambini più vivaci e con dei problemi di

equilibrio,linguaggio..finche ’arrivo ’il giorno in cui decisi di cambiare. Grazie

alla direzione didattica di Vignola ero a seguire un corso di aggiornamento

sulla dislessia e i disturbi specifici di apprendimento e si parlava

dell’importanza del gattonare, strisciare, rotolare verso i sette mesi e del

fatto che i bambini che avevano saltato questi schemi motori di base

avevano poi sviluppato delle difficoltà di apprendimento. Si parlava

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dell’importanza del movimento in generale e dell’insegnante di scuola

d’infanzia, che avendo l’opportunità, senza essere un insegnante

specializzato, di far eseguire questi schemi motori dinamici e statici a tutti i

piccoli a scuola, potrebbe fare un lavoro di recupero specialmente per quei

bambini che non avevano avuto la fortuna di poterli mettere in pratica nei

momenti giusti della propria vita. Ho cominciato a documentarmi sul tema e

tutto mi sembrava tornare nel mio progetto, felice ho cominciato a parlarne a

delle mie colleghe, le quali alle parole corpo, movimento, emozioni,

psicomotricità hanno reagito cercando di distogliere la mia attenzione da

questo tema. Dopo aver valutato i loro consigli non ho ritenuto opportuno

cambiare argomento e, anche se non ho alle mie spalle anni d’ esperienza

in generale, nel settore specifico e dovevo lavorare con dei bimbi di tre

anni, ho ringraziato ed ho continuato per la mia strada . Da quel momento in

poi in sezione cercavo riscontri dai bambini e non solo li ricevevo, ma

puntualmente erano proprio loro a chiedere a me quello che stavo

progettando per loro. Era arrivato il momento di parlarne con il mio tutor,

sempre disponibile, e così le ho spiegato il mio nuovo progetto, come lo

avevo partorito, come intendevo realizzarlo , e , quando mi ha detto che non

solo potevo procedere ma che potevo anche contare sul suo aiuto , mi sono

sentita compresa professionalmente ed empaticamente e tranquilla di

potermi muovere in questo ambito.

Ben presto ho cominciato a pensare ad un titolo per la mia tesina e tante

idee si affollavano su di un foglio, che poi puntualmente cambiavo,

cancellavo, aggiustavo, ripensavo.. perché desideravo riuscisse a

comunicare bene, in poche parole, quello che sarebbe stato il senso del mio

lavoro, del nostro lavoro! Di un ‘insegnante e dei suoi bambini della sezione

di tre anni della “casetta delle fate”. E proprio da qui sono partita: dai miei

bambini. Dopo la ”conclusione”, almeno “sulla carta”, del lungo periodo di

“accoglienza” (perché in effetti i bambini continuano ad essere accolti

ancora oggi da noi insegnanti!), essi hanno acquisito maggiore sicurezza e

oggi si muovono tranquilli in uno spazio conosciuto, dove si ripetono, dando

loro sicurezza, routine ormai interiorizzate. Ho così cominciato ad osservarli

con occhi diversi, a sentirli, ad ascoltarli …

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Ho visto i loro corpi muoversi con modalità di comunicazione ineludibile e

primaria, per lo più inconscia che e’ appunto, la comunicazione corporea di

ognuno. Si tratta di una forma di comunicazione arcaica che si esprime

attraverso una modalità’ analogica, non razionale e per questo motivo più

intensa e genuina: la mimica facciale, lo sguardo, la postura, il tono

muscolare, la gestualità, la voce che, uniti all’uso dello spazio e del tempo

che hanno a disposizione, attraverso l’osservazione del loro modo di usare

gli oggetti e di giocare, mi raccontano le loro sensazioni, il loro bisogno di

autonomia o di protezione, le loro paure, i desideri. Con l’alfabeto del

proprio corpo si parla comunicando il proprio essere al mondo ma

maggiormente ciò che si sente, mettendosi in relazione con l’altro. E’ un

corpo non separato dal suo essere persona, dal capire e dal sentire, da tutta

la sua storia affettiva, anche la più profonda. In ogni azione del bambino

sono concentrate tutta la sua affettività, tutti i suoi desideri, tutte le sue

possibilità di comunicazione e di relazione. Se c’è un corpo che parla,

dall’altro lato ci deve essere qualcuno che lo osservi, che lo ascolti e che

cerchi di interpretare i suoi messaggi. Per questo, documentandomi e

rinfrescando le nozioni già possedute, ampliandole con ulteriori

approfondimenti, non potevo non imbattermi in una disciplina nata in Francia

alla fine degli anni’60: la Psicomotricità. Dal 1970 ad oggi si assiste ad un

ampliamento dei riferimenti scientifico-culturali che ne stanno alla base: mi

riferisco alla psicologia, alla psicoanalisi, agli studi sulla comunicazione non

verbale …

Lo sviluppo psicomotorio rappresenta la crescita integrata e sinergica della

dimensione motoria e della dimensione psichica del bambino ed esprime la

stretta interrelazione, in un costante rapporto di causa ed effetto, tra la

maturazione motoria in tutte le sue forme di movimento, prassiche,

sensoriali, ecc. e la dimensione psichica in tutte le sue forme ( cognitiva,

emotiva,relazionale.) Questa definizione ci evidenzia la stretta e

permanente relazione che intercorre tra le due aree, che, come molti autori

evidenziano, presenta una vicinanza spaziale anche dal punto di vista

neurologico: ” vi è proprio uno stretto intreccio dovuto alla vicinanza fra le

cellule corticali motorie e le cellule intellettuali” G. Heuyer. Nel corso della

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prima infanzia motricità e psichismo sono strettamente correlati, fusi, non

sono altro che due aspetti indissociabili del funzionamento di una stessa

organizzazione così come cita P.Vayer.

Guido Petter afferma che “l’educazione motoria ha un’importanza assai

maggiore di quanto comunemente si creda. Tale importanza deriva dagli

stretti rapporti che esistono, o possono essere stabiliti o rafforzati, fra attività

motoria e attività mentale, fra sviluppo psicomotorio e lo sviluppo di altri

aspetti della personalità”. Inoltre l’autore mette in rilievo quattro tipi di

rapporti che possono evidenziare e far comprendere la stretta interrelazione

tra motricità e attività mentale.

1. Le procedure che regolano lo sviluppo motorio sono le stesse che

stanno alla base dello sviluppo cognitivo. Alla base di questa ipotesi

ci sono le teorie di Jean Piaget il quale descrive i processi di

maturazione motoria e cognitivi utilizzando un processo dinamico che

prevede tre fasi di sviluppo:

ASSIMILAZIONE ACCOMODAMENTO

AREA

PSICHICA

AREA

MOTORIA

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ADATTAMENTO

Piaget ritiene che il punto di partenza per lo sviluppo intellettuale sia lo

stretto rapporto fra individuo e ambiente. Il bambino, da un lato, vuole

impadronirsi della realtà, dall’altro sente il bisogno di adattarsi alle necessità

impostegli dall’ambiente in cui vive e dai rapporti di relazione che

intercorrono tra lui, le persone e le cose. Quel che egli definisce” intelligenza

senso motoria “ è il legame fra movimento e prime forme di conoscenza.

Quando il bambino avrà raggiunto, interiorizzando, il linguaggio,

l’intelligenza riflessiva, questo non significa tuttavia, che non gli serve

collegarsi all’attività motoria per costruire,agendo, vivendo ,manipolando le

categorie mentali e quell’ordine anche mentale che gli consente di

controllare progressivamente la realtà. Henry Wallon concorda

complessivamente con lui. Aggiunge tuttavia un elemento di grande

interesse, per lui il bambino ha bisogno di possedere una conoscenza

sempre più precisa del sé non solo come struttura morfologica ma anche per

le relazioni che il corpo può stabilire con gli oggetti e lo spazio vissuto.

2. Tra le attività motorie,le attività mentali come le rappresentazioni per

immagini,gli stati d’animo,le rappresentazioni grafiche ecc. e

sensoriali come la vista,l’udito ecc. si stabilisce un “isomorfismo di

rappresentazione”.es.:il camminare saltellando in modo regolare si

puo’ trasformare a livello grafico con un segno ondulatorio,un

gesticolare lento e tranquillo può essere associato a stati d’animo

sereni e di dolcezza.

3. Gli apprendimenti, le operazioni mentali, si formano attraverso un

processo di interiorizzazione delle attività svolte a livello motorio,delle

azioni svolte con il corpo come movimenti,manipolazioni.

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4. La motivazione dei bambini nell’ambito delle attività si può realizzare

soltanto con il FARE e il fare motorio,di movimento, di gioco.

Il bambino scopre, impara a conoscere a valutare a risolvere problemi solo

attraverso il fare per prove e tentativi; l’errore motorio rappresenta la molla

della conquista.

Nelle ricerche condotte da Lapierre e Aucouturier si fa riferimento a uno

sviluppo dell’intelligenza e dell’affettività del bambino strettamente interrelato

al vissuto corporeo e motorio. Tutte le conoscenze ,dagli apprendimenti

elementari a quelli superiori, sono infatti legati alla”scoperta ed

elaborazione” delle” nozioni primitive”( intensità, grandezza, velocità,

direzione, orientamento e relazione ) : scoperta che si realizza, appunto, nel

vissuto motorio. Gli autori parlano allora di” educazione vissuta” attraverso

cui si realizza il passaggio dal “ vissuto corporeo” al “ pensiero astratto”, da

una “creatività spontanea” a una “ creazione organizzata” intellettualmente .

Il processo evolutivo che permette al bambino di stabilire con se stesso, con

gli altri con il mondo, rapporti di costruttiva interazione è ben esplicitato da

Le Boulch, il quale distingue tre momenti chiave dello sviluppo psicomotorio:

quello del “ corpo vissuto” che si riferisce alla fase 0-3 anni, quello del “

corpo percepito “ dai 3 ai 6 anni e infine quello del “ corpo proprio” . Durante

la prima fase il bambino avverte in maniera confusa il proprio corpo:

“immagine primitiva, fatta di sensazioni viscerali, muscolari e cinestesiche

diffuse , organizzate come un tutto negli aggiustamenti prassici e posturali”;

successivamente, con l’affinarsi delle capacità percettive e con

l’appropriazione dell’immagine speculare, il bambino si riconosce come un

oggetto tra gli oggetti, identifica il suo corpo come una figura staccata dallo

sfondo ed elabora un primo schema motorio. Infine nell’ultima fase il

bambino affina le capacità attenzionali rivolte al proprio corpo, avrà il

processo di interiorizzazione del” corpo percepito” sino ad elaborare una

rappresentazione mentale corretta dello schema corporeo, dello spazio e

degli oggetti che lo circondano. La piena consapevolezza del proprio corpo

può essere raggiunta attraverso lo sviluppo di precise competenze motorie.

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E’ evidente allora che, nel rispetto della maturazione biopsichica individuale,

attraverso l’educazione psicomotoria di ogni bambino possiamo

promuovere una serie di abilità ( percezione, conoscenza e consapevolezza

del proprio corpo; coordinazione oculo-manuale e

segmentarie;organizzazione spazio temporale;coordinazione dinamica

generale) che,per quanto polivalenti siano operative per rifornire il bambino

di un alfabeto motorio di base,condizione di un’ autentica creatività motoria.

L’espressività psicomotoria viene intesa come “ la maniera privilegiata di

ogni bambino di essere al mondo” (B.Aucoutrurier). Le attività di

psicomotricità mettono in gioco tutte queste componenti, proprio perché il

bambino si vive ancora in maniera globale. Attraverso il suo corpo in

movimento il bambino ha uno spazio e un tempo particolari,per esprimere

liberamente la propria creatività che nasce dai bisogni, desideri, potenzialità

e limiti, per esteriorizzare le proprie emozioni, per provare piacere senso

motorio nello scoprire e conoscere meglio il proprio corpo, il proprio sé,

l’altro e il mondo degli oggetti. Il movimento rappresenta per il bambino il

“nutrimento” naturale per la sua crescita e il suo sviluppo. Il bambino pensa,

conosce, scopre, sperimenta attraverso il fare .Il pensiero del bambino è

movimento.

Il gioco è l’esperienza motoria più naturale per il bambino e risponde alla

sua esigenza di svolgere un’attività’ motivante e gratificante che gli dia

piacere ed è fondamentale per il suo sviluppo equilibrato ed armonico.

Attraverso l’aspetto magico del gioco spontaneo, il bambino sviluppa la sua

fantasia e manifesta la sua creatività, esteriorizza le sue paure e i propri

conflitti emotivi.

I bambini non giocano per imparare ma imparano perché giocano e ciò

avviene in uno spazio dove la presenza attenta di un adulto competente e

garante della sicurezza accoglie la loro produzione , condivide e contiene

le loro emozioni : le difficoltà, le paure, le scoperte, i desideri e il loro piacere

e li accompagna nel loro percorso di crescita. Sappiamo che il bambino

sceglie da sé e spesso in funzione del materiale che gli sta innanzi e che lo

attira (funzione di aggiustamento spontaneo), per questo motivo bisogna

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spingere il bambino a variare perché esso è portato a scegliere sempre le

stesse attività e cioè quelle che più gli piacciono e che gli riescono meglio.

Vorrei citare inoltre il consiglio che la psicomotricista e formatrice in pratica

psicomotoria modenese F. Giovanardi offre agli educatori e cioè quello di

attuare una pratica di sperimentazione psicomotoria su se stessi in quanto

aumenta la disponibilità a concentrare l’attenzione sul processo evolutivo del

bambino. Infatti l’attività dei bambini dev’essere sempre organizzata e

sorretta dall’insegnante, non per comprimere la sua libertà ma, al contrario,

per tutelare la “libertà del fare”.

Ricapitolando la psicomotricità rappresenta un’ occasione per potenziare e

stimolare le diverse aree di sviluppo del bambino.

SCHEMA CORPOREO

LATERALIZZAZIONE SOCIALIZZAZIONE

ORIENTAMENTO SPAZIALE

LINGUAGGIO

CREATIVITA’

RELAZIONALITA’

ATTIVITA’ MOTORIA GROSSA E FINE

SICUREZZA

COGNITIVITA’:LOGICA,MEMORIA,OSSERVAZIONE,ATTENZIONE

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OBIETTIVI SPECIFICI D’ APPRENDIMENTO

SUDDIVISI PER CAMPI D’ ESPERIENZA

IL CORPO IN MOVIMENTO,

IDENTITA’, AUTONOMIA, SALUTE

CAMPO DOMINANTE

Percepire la figura umana come intero

Percepire, riconoscere, denominare le principali parti del proprio

corpo su di sé e sugli altri

Collocare adeguatamente alcuni elementi corporei

Capacità di ricomposizione di una figura umana divisa in tre parti e di

un semplice puzzle della figura umana

Presa di coscienza delle caratteristiche del proprio viso dopo essersi

guardati allo specchio e acquisizione di alcuni particolari

Conoscere l’uso delle principali parti del corpo

Sviluppare una positiva immagine di sé

Riconoscere la propria identità sessuale

Controllare e coordinare le più semplici posizioni statiche e dinamiche

del proprio corpo

Padroneggiare schemi ed esperienze motorie di base (camminare,

correre, saltare ecc.)

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Muoversi nello spazio in relazione al suono e al ritmo ( veloce-lento,

piano-forte, suono-silenzio )

Acquisire sicurezza e fiducia nelle proprie capacità motorie

Acquisire prime informazioni sulla lateralizzazione avviando e

consolidando tali percorsi : esiste il piede destro e quello sinistro

Percepire la proprietà degli oggetti: forme, colori …

Esercitare la motricità fine e la coordinazione oculo-manuale ed

oculo-podalica

Controllo della funzione respiratoria

Incrementare la capacità attentiva

Promuovere il controllo dell’aggressività e dell’impulsività

In questo campo rientra anche l’ EDUCAZIONE ALLA SALUTE perché

rientrano anche le attività che promuovono l’attenzione alle positive

abitudini igienico-sanitarie (educazione all’igiene e alla cura del corpo, sana

alimentazione, difesa della salute, ecc..)

CAMPI TRASVERSALI

LINGUAGGI,CREATIVITA’,ESPRESSIONE

Ascoltare gli adulti ed i compagni nelle conversazioni a grande e

piccolo gruppo

Utilizzare termini appropriati per descrivere e raccontare

Rielaborare e verbalizzare a livello grafico le esperienze fatte

Prendere coscienza delle esperienze fatte

Memorizzare e ripetere brevi canzoncine,filastrocche,poesie

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Interpretare suoni e ritmi dando un significato

Promuovere la capacità di simbolizzazione, drammatizzazione

LA CONOSCENZA DEL MONDO

(LO SPAZIO, L’ORDINE, LA MISURA)

Individuare somiglianze e differenze

Nozioni di grandezza: grande-piccolo

Orientamento spaziale: conoscenza di alcuni concetti topologici

semplici (dentro-fuori, sopra-sotto, davanti-dietro, di fianco, aperto-

chiuso, vicino-lontano)

Conoscenza di alcuni concetti temporali (prima-poi, partenza-arrivo)

MESSAGGI,FORME E MEDIA

Utilizzare alcune tecniche grafico-pittoriche

Tracciare segni ed assegnarvi un significato

Ascoltare brani musicali e sviluppo del senso del ritmo

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IL SE’ E L’ALTRO

Dimostrare autonomia nel gioco

Rispettare le regole del gioco e del proprio turno

Capacità di collaborare col gruppo dei pari

Diventare consapevoli delle proprie abilità e acquisizione di sicurezza

Diventare consapevole degli altri

Socializzare le proprie scoperte con i compagni

Usare il materiale in modo creativo e personale

Accettare ruoli diversi di leader o di pari attraverso situazioni di gioco

collettivo che aiutano ad adattarsi agli altri e alle situazioni nuove.

PRESENTAZIONE DEL PERCORSO DIDATTICO

Inizia il nostro viaggio insieme, già ,” il nostro”, perché anch’io ho intrapreso

questo cammino con loro partendo da un’ idea di un progetto che però non è

assoluto e definitivo ma al contrario flessibile e dinamico, in grado di

cambiare ogni qual volta ce ne sia bisogno in base alla risposta dei bambini,

diventando così programmazione aperta , dove la verifica e la valutazione

permettono di rivedere e riprogettare ciò che non ha portato al

raggiungimento degli obiettivi. Io ho imparato moltissimo dai “ miei bimbi”

osservandoli , giocando con loro, ascoltandoli, relazionandomi,

aggiustando, verificando, rielaborando, sperimentando, reinventando,

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modificando, mettendomi in discussione e dal loro punto di vista. In

quest’ottica possiamo parlare di una relazione co-evolutiva basata sulla

reciprocità dove entrambi i soggetti si mettono in gioco e quindi l’insegnante

non è solo accanto al bambino ma vive con lui il progetto. Una progettualità

che reca in sé una tensione alla scoperta di quel senso dell’agire che è

crescita, evoluzione, soluzione ai problemi, per capire quale direzione

prendere per co-evolvere, co-evolversi in una corretta dimensione di legalità,

cioè di una corretta convivenza democratica. Si parte dal singolare, dal

riconoscimento dell’individualità per aprirsi progressivamente al plurale ,

all’altro/i, al contesto, allo spazio, le cose, gli oggetti, gli odori, i suoni. Il

tempo diventa i tempi,lo spazio diventa gli spazi ecc.

Una delle nostre mattine insieme, dopo aver fatto colazione con della frutta

fresca seduti sulle panchine nell’angolo dell’appello, ho fatto si’ che

scaturisse una conversazione su una parte del corpo : le mani. Partendo

dalle continue e contemporanee richieste di acqua da parte dei bambini, ho

spiegato loro che la maestra aveva solo due mani , che dovevano imparare

ad aspettare il proprio turno ed ho cominciato a porre delle domande per

creare degli spunti di riflessione ” Ma voi quante mani avete? Giulia quante

mani hai? E tu Alex?.. Mathias guarda il tuo amico Andrea proviamo a

toccare le sue mani” e via dicendo. I bambini hanno cominciato a riflettere

e a guardare le mani proprie o del compagno provando a contare e si è

sviluppata una conversazione molto interessante : Andrea L.” maestra la

canzone delle mani dov’è il pollice, ci sono i diti ! ”,Yassir “ noi abbiamo fatto

lì le mani maestra!” indicando la stampa delle nostre manine che avevamo

fatto, Giulia ” abbiamo solo due mani sulle braccia !” e Mathias conferma

toccando le mani del suo amico Andrea, così abbiamo cantato la canzoncina

“ LE DITA “delle mani che a loro piace moltissimo e “ CON LE MANI”.

Iniziamo il nostro percorso condividendo momenti di canto per favorire

modalità di comunicazione, aggregazione ed appartenenza ad un gruppo .

Facili canzoncine e filastrocche accompagnate da piccoli movimenti

costituiscono strumenti per orientare i bambini alla scoperta del proprio io,

del proprio corpo, delle proprie potenzialità.

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Ho scelto di incominciare da una parte del corpo”LE MANI” che ritengo

essere di fondamentale importanza per bambini di tre anni, ed è per questo

che ho deciso di soffermarmi più a lungo.

CON LE MANI POSSO FARE: il nostro corpo parla

Abbiamo poi scoperto, partendo dalle mani, che il nostro corpo parla anche

senza usare la voce “che viene fuori dalla nostra bocca”.

Mani per comunicare messaggi come “ stai zitto”, “ vai via”,“marameo”,

“esci”, vieni qui”.

Mani per indicare ad esempio “stop” come quando ci fermiamo davanti il

segnale del semaforo rosso quando giochiamo facendo il trenino o quando

vogliamo indicare una direzione .

Mani che trasmettono affetto quando accarezzano, abbracciano, consolano,

toccano amichevolmente … mani che applaudono, mostrano qualcosa

all’amico..,mani che salutano da lontano, agitandosi, o da vicino,

stringendosi e/o abbracciandosi, facendo un bel girotondo.

Le mani per creare, mani in pasta di sale per la costruzione del calco della

propria manina e scoprire le infinite azioni realizzabili : battere, stringere,

affondare, bucare, lisciare, rotolare, schiacciare, appallottolare, rotolare,

sovrapporre, imprimere .

Mani in arte per rielaborare con fantasia; i bambini piccoli amano le attività di

manipolazione che si fonde e si confonde con l’esplorazione, la scoperta, la

combinazione di oggetti e materiali, la costruzione, il gioco, la ricerca di

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significati, la conoscenza. La mia proposta di manipolazione ha una visione

ampia, capace di accogliere e sostenere relazioni, affetti ed emozioni.

L’obiettivo è quello di offrire ai bambini esperienze aperte, percorsi non

completamente predefiniti, nei quali l’apprendimento si promuove attraverso

la relazione con i materiali, la sperimentazione di differenze, la

trasformazione di forme, funzioni, segni e significati.

Mani per esprimere sentimenti ed emozioni .

Mani per indicare.

Mani per scoprire il mondo attraverso il tatto cogliendo sensazioni :freddo,

caldo, ecc.

(Attraverso la costruzione di una scatola magica di cartone dove ho

praticato un foro e ho sistemato al suo interno degli oggetti con

caratteristiche diverse tutti da scoprire ( lisci, ruvidi, morbidi e ruvidi), i

bambini introducendo a turno la mano hanno potuto cogliere sensazioni

percettive e sensoriali diverse grazie alle quali hanno cercato sia di

riconoscere gli oggetti sia di descrivere il materiale.)

Mani per raccogliere, assemblare,strappare, incollare.

Mani per disegnare, stampare, colorare, comporre il puzzle.

Mani per costruire, per fare confronti, collegare fatti idee, per imparare a

contare.

La mano, come afferma Maria Montessori , è l’organo di prensione

dell’intelligenza.

La manipolazione favorisce l’interiorizzazione di schemi motori ,

l’acquisizione di abilità motorie via via più precise e raffinate, fino alla

conquista della scrittura, l’esplorazione ed il riconoscimento degli oggetti e

del proprio corpo, la relazione interpersonale mediante il prendere, dare,

ricevere, carezzare, lasciare, trattenere. Queste diverse competenze si

alimentano e si arricchiscono vicendevolmente mediante le differenti attività

che inducono a sperimentare linguaggi diversi ed a solidarizzare con gli altri.

Fare, muovendosi, pensare, manipolare e costruire, dare intenzionalità ai

gesti che si compiono , finalizzare le azioni in cui siamo impegnati lasciando

tracce, sono attività che appartengono alla scuola dell’infanzia dove ogni

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bambino alimenta la propria intelligenza creativa in relazione con gli altri e

con il mondo che li circonda. Sia le mani che il corpo rendono visibili i

pensieri dei bambini, così come i pensieri elaborati si esprimono grazie a

mani che agiscono, trafficano, sentono, creano, modificano, spostano,

lasciano delle tracce, comunicano sensazioni ed emozioni.

IL NOSTRO VIAGGIO CONTINUA ….

Una delle nostre mattine nell’angolo dell’appello, andando avanti con il mio

lavoro , ho messo al centro un bambolotto nella cesta delle bambole

scegliendone uno senza i vestitini.

L’abbiamo prima osservato e poi smontato nelle diverse parti del suo corpo

per poi ricomporlo nominando tutti insieme i vari pezzi: la testa, il tronco

dove c’era anche la pancia, le gambine, due con sotto due piedini , due

braccia e due mani. Abbiamo concluso la mattinata, prima di andare ai

tavoli ,utilizzando lo specchio per prima osservarci un po’ liberamente e poi

a coppie e , che scoperte ! E guarda lì che facce buffe !

Christian ”oh nooo! Un altro Christian no , non ci credo, io Christian! ”,

Lucia ” tata io ho i capelli marroni sulla testa è vero? Però gli occhi non

sono azzurri come i tuoi!”,

Linda ” ci sono due braccia e sotto sono attaccate le mani …”,

Greta ” io maestra ho le gambe, poi i piedi, ma anche Lucia è uguale a

me,vedi ! ”

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Klarisa ” ma Samuel è nero! Lo dicono anche i bimbi del pulmino”

Francesca ” però io sono più alta di voi, perché voi siete piccole”, frase che

ha scatenato inevitabilmente come reazione il pianto delle due amichette

menzionate, e ce n’è voluto un bel po’ di tempo per consolarle prima e poi

spiegare loro cosa voleva dire e che noi siamo tutti amici e siamo tutti

diversi. .. Potrei continuare ancora con le straordinarie osservazioni e

deduzioni dei miei bambini .. quel giorno me lo ricordo bene era tutto un

sussulto di pensieri, emozioni, nuove scoperte, condivisioni..I giorni

successivi abbiamo continuato a parlare del corpo , delle sue parti e

abbiamo finito di osservarci a coppie allo specchio, prima toccando su loro

stessi le parti da me nominate, e poi facendo il gioco di toccare quelle stesse

parti ripetute da me sul corpo del compagno e viceversa. Abbiamo provato a

toccare delle parti anche con gli occhi chiusi, bendati, impresa ben più

difficile, anche se cinque, sei bambini ci sono riusciti senza nessuna fatica.

Anch’io ho partecipato al gioco e vedere la loro maestra che si toccava le

parti da loro citate, a loro dire molto difficili come ad esempio le spalle, si

sono divertiti moltissimo. Il tutto è stato poi ben inglobato nella “

FILASTROCCA TOCCA TOCCA” che abbiamo appeso nel nostro angolo

della conversazione. Insieme abbiamo realizzato questo cartellone dove,

oltre alle parole scritte ci sono anche le diverse parti del corpo che ogni volta

a turno toccano e, se lo fanno in modo corretto, scatta l’applauso di tutti e

un bel “ batti cinque” con la maestra . A proposito del ” batti cinque” qui ho

riscontrato un’esuberanza collettiva con successiva abbracciatona, in quanto

alla fine la filastrocca finisce con la frase” per guadagnarti un altro confetto!

” che noi rappresentiamo con il “ batti cinque” se i movimenti sono stati

eseguiti correttamente da quel bimbo, ma si alzavano in molti e tutti

volevano farlo, per cui ho dovuto un’ attimo lavorare per spiegare loro che

dovevano aspettare il proprio turno, e che chi non l’aveva fatto quel giorno

l’avrebbe fatto il giorno dopo. Tantissime filastrocche e canzoncine ho

proposto loro sull’argomento, e devo dire che tutti hanno partecipato con

piacere accompagnando contemporaneamente con dei gesti .Ho visto con

piacere la partecipazione anche di quei bimbi che avevano difficoltà nel

linguaggio ed erano isolati, e miglioramenti in alcuni bimbi che non

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riuscivano a formulare la frase minima , che non riuscivano a stare seduti

per molto tempo ,con difficoltà attentive e goffi nei movimenti. Particolare

successo hanno avuto le canzoncine sulle parti del viso quando ci siamo

guardati allo specchio, specie nelle femminucce ,molto spesso le ho sentite

canticchiare nei loro momenti di gioco libero ed anche in bagno.

Uno dei momenti più entusiasmanti è stato quando ho portato a scuola delle

riviste, dei giornali dove vi erano raffigurati dei volti umani che hanno

guardato e riguardato con stupore prestando attenzione a tantissimi

particolari come le diverse espressioni del volto e poi ho ritagliato occhi,

labbra e nasi che colpivano ognuno di loro. Hanno poi con le tempere su di

un cartoncino bianco dipinto i volti utilizzando diversi colori per ottenere

tante sfumature perché non abbiamo tutti lo stesso colore di pelle! Intanto

abbiamo scoperto che mescolando della tempera rossa con un po’ di quella

bianca viene fuori il colore rosa e che aggiungendo o un pochino di verde, o

giallo o marrone possiamo creare tutte le diverse sfumature e colori come il

marrone di Samuel perché non siamo tutti uguali ! ”. Successivamente

ognuno di loro ha dato vita ai “ mostri” incollando nel proprio viso

precedentemente dipinto il naso, la bocca e gli occhi scelti tra quelli ritagliati

e concludendo il lavoro disegnando poi i capelli. Anche questa attività è

piaciuta moltissimo ai bambini che si sono divertiti un mondo nel vedere che

razza di mostro avevano creato, ricordo le risate a crepapelle di alcuni bimbi

nel vedere la creazione dei loro amichetti e lo sforzo di interpretazione delle

espressioni che saltavan fuori. Erano stupefatti nell’ammirare quello che

avevano prodotto.

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Già, lo stupore..” NON SMETTIAMO MAI DI GUARDARE COME BAMBINI

INCURIOSITI IL MISTERO CHE CI CIRCONDA” (A. Einstein).

“ACCORGERSI DELLA PRESENZA DELLE COSE E’ LA PRIMA E

FONDAMENTALE AZIONE DELL’UOMO CHE CONOSCE. E ’DA QUESTA

STRANA PASSIVITA’ CHE NASCE LA CURIOSITA’,NASCONO LE

DOMANDE, IL DESIDERIO DELLA RICERCA. FORSE PER QUESTO AL

FONDO DI OGNI GRANDE SCIENZIATO C’E’ QUALCUNO CHE COME UN

BAMBINO, MANTIENE I SUOI OCCHI SPALANCATI E ASSETATI DI

REALTA’ ” .(Bersanelli-Gargantini).

Abbiamo poi realizzato un semplice cartellone dove, utilizzando sempre

quei giornali e quelle riviste che avevamo già usato, abbiamo differenziato i

volti in tristi, felici o arrabbiati, perché ci siamo resi conto che il nostro viso

parla con gli occhi, con le sopracciglia, con la forma delle labbra ed esprime,

fa capire agli altri come ci sentiamo in quel momento, comunica i nostri

sentimenti. Inoltre abbiamo visto che anche la posizione delle braccia e

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delle mani rinforzano in sintonia quello che il volto sta esprimendo in quel

momento insieme al tono di voce.

LA SAGOMA

Sono arrivata a scuola con della voluminosa carta da pacchi bianca e così

ho suscitato la curiosità di tutti i bimbi che mi hanno accolto con una

miriade di domande. Quando si sono calmati a turno ho chiamato due

bambini alla volta : un bimbo si stendeva sul grande foglio di carta a pancia

in su’ con le braccia e le gambe leggermente divaricate e si sforzava di

rimanere il più possibile fermo, mentre il suo compagno tracciava con un

pennarello di colore blu il contorno del corpo aiutato da me. Quando il bimbo

steso si è alzato è ritornato in sezione lo stupore generale …. ma cos’era

quel disegno sul foglio? I bambini hanno cominciato a fare i loro

ragionamenti , a dare le loro risposte o semplicemente commentare

sbalorditi, fin quando una bimba proveniente dal nido che aveva già vissuto

questa esperienza ha detto che quella era una sagoma ! Ma, allora cosa

rappresenta una sagoma? Pian pianino hanno metabolizzato quasi tutti che

quella linea continua e chiusa sul foglio rappresentava il corpo che

occupava quel loro amico/a o il loro, lo spazio necessario per esserci con le

diverse parti del proprio corpo che ben conoscevano. Solo dopo la

realizzazione di paio di sagome i bimbi pronti hanno cominciato a notare

delle differenze nelle dimensioni ed a fare così dei confronti, paragoni tra le

differenti altezze e grandezze che poi abbiamo verificato personalmente

riguardandoci allo specchio. Ognuno poi si è ben osservato allo specchio

per focalizzare l’attenzione sul suo colore degli occhi e dei capelli per poi

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disegnarlo sul proprio viso all’interno della propria sagoma .Per finire

l’opera ognuno di loro, dopo aver scelto i propri colori preferiti o basandosi

sul colore dei vestiti che aveva indosso in quel momento, ha dipinto con le

tempere la propria sagoma che poi abbiamo esposto in sezione. E’ stato

interessante e bello vedere come ognuno di loro si soffermava a lungo

ammirandosi , ripercorrendo tutto l’iter di lavoro e ascoltare i diversi modi

che ognuno di loro ha utilizzato per spiegare ai compagni o ai propri genitori

e/o nonni, nei momenti di uscita o di entrata ,con orgoglio, che quel disegno

si chiamava sagoma e che praticamente lo rappresentava, che era il suo

corpo, che quello era proprio lui ! Qui ecco esplicitato il concetto di corpo

come descrizione di esso , composto di parti, quindi la diversa conoscenza

delle braccia, delle gambe, degli occhi. La costruzione dello schema

corporeo è una dinamica, è un processo progressivo di acquisizione che si

evolve e raggiunge tappe di formalizzazione successiva.

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PROBLEMI EMERSI E … SOLUZIONI

Ho dovuto trovare diverse strategie per far realizzare ai bimbi che non

parlavano la nostra lingua e ad un altro bambino che proprio si rifiutava di

stendersi sul foglio e che reagiva ad ogni mio tentativo piangendo, la

sagoma. Ci sono riuscita con tutti grazie a tanta pazienza e delicatezza,

guadagnandomi la loro fiducia e facendo io stessa la mia di sagoma. Un

solo bambino, che purtroppo già non frequentava regolarmente la scuola,

ha finito per ritirarsi per gravi problemi familiari.

Ho deciso di posticipare di molto il nostro spostamento in salone per

utilizzare uno spazio attrezzato ( palestra) e molto più ampio perché molti dei

miei bimbi non erano ancora pronti, infatti nella settimana dell’accoglienza

quando ci siamo dovuti spostare lì si sono verificate molte crisi di pianto con

rifiuto prima di entrarvi poi di togliersi, una volta dentro, la giacca, sciarpa e

cappello e infine di svolgere qualsiasi attività. Ho comunque portato avanti il

mio progetto lavorando molto in sezione, anche se devo dire che l’ambiente

non è molto ampio. Modificando ogni volta l’ambiente a mia disposizione mi

sono creata spazi adeguati ed ho risolto anche il problema del brutto

tempo per lo spostamento con gli ombrelli sotto la pioggia e il freddo con la

fila dei bambini.

Inoltre ho ritenuto opportuno cambiare la mia idea iniziale di vivere le uscite

in salone-palestra in grande gruppo, sia perché il gruppo dei maschietti

creava troppa confusione insieme soffermandosi sempre davanti la pista,

gioco troppo attraente per loro, un forte richiamo costante specie all’inizio di

ogni attività, sia perché mi sono resa conto di non riuscire a seguire quei

bimbi che avevano più bisogno di essere rassicurati e seguiti e/o guidati

nelle diverse attività, per cui ho continuato col piccolo gruppo.

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IL NOSTRO PERCORSO CONTINUA …

Ogni incontro comincia con un momento iniziale ritualizzato : ci sediamo in

cerchio , ci salutiamo, ricordiamo quello che abbiamo spiegato in sezione o

che abbiamo fatto le volte precedenti, e poi spieghiamo quello che andremo

a fare oggi . Procediamo poi con la respirazione: ad effettuare prima

l’inspirazione come quando annusiamo il profumo di un fiore, e poi

l’espirazione come quando soffiamo per spegnere le candeline sulla torta.

Ogni incontro termina con un momento di rilassamento nel quale i bambini

si sdraiano a terra e grazie ad una musica di sottofondo adeguata cercano

di sentire il loro corpo che si riposa . Molto spesso,quando c’è tempo faccio

con loro ancora distesi LA FORMICHINA con le mie mani che a loro piace

moltissimo.

In sezione si termina con una rielaborazione grafica dell’esperienza.

Abbiamo anche svolto delle attività in giardino, ma veramente molto poco lo

abbiamo vissuto per il tempo che non è stato dei migliori .

ATTIVITA’

La scoperta del nuovo ambiente: il salone- palestra! Ho lasciato che i

bambini prendessero confidenza con il nuovo ambiente, per cui ho lasciato

liberi i bambini di osservare e poi toccare i materiali che poi andranno ad

usare durante le attività come i cerchi, i mattoncini, le palle morbide, ecc. Poi

ho ricordato sempre le regole dello stare bene assieme (ASCOLTARE,NON

FARSI MALE,NON DISTRUGGERE NULLA DI CIO’ CHE FANNO GLI

ALTRI,RIORDINARE) e lasciato un momento di libero gioco o di libera

esplorazione della palestra.

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Iniziamo con il gioco degli animali e la capacità di riprodurre diverse:

andature.

STRISCIAMO come la lumaca o il serpente

SALTIAMO come la rana

ANDIAMO A QUATTRO ZAMPE come il gatto (gattoniamo)

CAMMINIAMO DI LATO come i granchi

CAMMINIAMO INDIETRO come i gamberi

CAMMINIAMO A PICOLI PASSI come la formica

CAMMINIAMO A PIEDI APERTI come la papera

SALTIAMO A PIEDI UNITI ( salti brevi ) come l’uccellino.

Marciamo battendo i piedi a terra prima liberamente,poi si traccia una

strada,seguendo il ritmo di un tamburello.

Gioco “REGINA;REGINELLA”

Gioco delle”SCATOLINE CHIUSE”

Giochi liberi con i palloncini cercando di non farli cadere.

Giochi con la palla:guida la palla, afferra e rilancia, strike.

Usiamo la palla morbida individualmente: la facciamo rotolare, strisciare, la

nascondiamo, la lasciamo cadere, proviamo a sederci sopra, la spingiamo

con la testa,ecc.

Canzoncina ZIGO-ZAGO in coppie con movimenti

Dentro-fuori dal cerchio a suon di musica.

Percorso misto:cammino piano o velocemente a seconda della voce o del

ritmo del tamburello,sotto la panchina,poi sopra,marcia, stop.

Come abbiamo imparato a camminare:prima gattoniamo ,poi camminiamo

in punta dei piedi, sui talloni.

Corsa

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Gioco del DAVANTI-DIETRO invitando il bambino a portare la palla davanti

o dietro rispetto ad alcune parti del corpo.

Passiamo dentro il tunnel.

Diventiamo tutti pesci e nuotiamo

Il gioco del pentolone o in padella (si deve far arrivare il proprio pesce di

carta in padella o nel pentolone disegnati per terra soffiando).

Gioco del TRENINO: i bambini si dispongono in fila e seguono il percorso

sotto il ponte, ecc.

Gioco del lupo

Gioco con le grandi costruzioni:le trasformiamo in automobiline, cavalli, ecc.

Costruzione della CARTA D’IDENTITA’ per ogni bimbo” io so fare da solo ”:

riordinare, vestirmi, mettermi le scarpe senza lacci, lavarmi i denti, andare in

bicicletta, salire e scendere le scale,costruire una torre con delle costruzioni

,comincio a saper lanciare la palla verso un compagno, anche se spesso

sbaglio e lui la deve rincorrere, dico come mi chiamo e se sono maschio o

femmina, indico le parti del mio corpo, capisco quando la mamma mi dice

che devo prima mangiare e poi giocare, so cosa vuol dire sotto, sopra,

davanti e dietro.

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VALUTAZIONE

Questo progetto ha coinvolto in modo significativo tutti i bambini in quanto

sono stati protagonisti attivi , curiosi e motivati a svolgere tutte le attività da

me proposte , anche perché molte attività sono state proposte in forma

ludica dove la musica ha rivestito un ruolo importante, per cui la valutazione

è nel complesso positiva per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Durante lo svolgimento di tutte le attività, la mia attenzione è stata

costantemente rivolta sia al gruppo-sezione che al singolo bambino,

individualizzando tempi, percorsi e strategie per quei bambini che più ne

avevano bisogno presentando particolari problematiche. Il miglioramento e,

in alcuni casi il superamento di situazioni di difficoltà e di svantaggio, da

parte di questi bambini, mi permette di poter esprimermi in termini di

efficacia e di efficienza del progetto e di ritenermi soddisfatta .I bambini che

all’inizio si isolavano si sono inseriti nel gruppo dei pari, avendo acquisito

più sicurezza, autonomia e fiducia in se stessi, alcuni hanno migliorato il

linguaggio e i bimbi che non parlavano la nostra lingua ,hanno prima

cominciato nel gruppo, nei giochi di movimento a comunicare e partecipare

con i gesti per poi riuscire a ripetere una parolina in italiano. La divisione

dei due gruppi,quello delle femmine e dei maschi, grazie alle tante attività e

giochi di squadra è stata superata e il gruppo sezione è unito, compatto.

Dopo le esperienze concrete vissute dai bambini o le conversazioni fatte in

sezione o in salone ho proposto loro molte attività di rielaborazioni grafiche o

schede di verifica che mi hanno dato conferma della comprensione dei

bambini. Solo per alcuni di loro ci sono stati dei problemi per cui ho dovuto

lavorare ancora un po’. Sono stati tutti molto bravi nella ricomposizione

della figura umana suddivisa in tre parti: la testa, il tronco e le gambe a

seconda di una bimba o di un bimbo, nel disegnare delle parti mancanti in

un bimbo come una gamba,un braccio, la bocca ecc, per poi proseguire

con la ricomposizione di una bimba nelle diverse sue parti su di un foglio

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bianco partendo dalla testa, il tronco, le due braccia e le due gambe.

Ognuno ha fatto il suo ragionamento e ha seguito un suo ordine di attacco

ma, tranne due bimbi, tutti hanno ricostruito correttamente la bimba. Nelle

loro rappresentazioni grafiche la figura umana nella veste dell’”omino

testone” ha cominciato a occupare il foglio, addirittura alcuni di loro riescono

a disegnare bene l’intera famiglia.

Sono state effettuate verifiche periodiche, a breve e medio termine e

verifiche finali, singole o collettive.

Osservando, nella fase di valutazione finale, l’esecuzione dei giochi motori

( comprensione della proposta, approccio all’attività, rapporto con il proprio

corpo) ho potuto constatare i progressi dei bambini durante tutto il

percorso.

Come insegnante , non posso fare a meno di pensare ad una auto-

valutazione : se ho messo in atto tutte le mie competenze, il mio saper

essere e saper fare a disposizione dei bambini e degli adulti ottenendo

risultati positivi. Sicuramente anche se ho cercato di dare il massimo ho

ancora tante cose da modificare, rivedere ,migliorare e ri-progettare e,

quest’esperienza mi ha arricchito tantissimo essendo un ulteriore pilastro

base per la mia professione

CONCLUSIONI / CONSIDERAZIONI

Il corso di formazione per me è stato occasione di arricchimento, confronto,

ricerca, riflessione sulla mia professione. Una professione delicata,

complessa ma unica e preziosa che ha la fortuna di venire a contatto con i

bambini, i futuri cittadini di domani,e che si carica di molta responsabilità,

specie nella società di oggi, di educare, di accompagnare, di sostenere, di

accogliere, di ascoltare, di riconoscere, di intervenire, di costruire, di

crescere insieme a questi bambini.

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Spero di “ esserci stata ” in modo positivo ogni giorno nella relazione

continuativa con i miei bambini , di aver costruito qualcosa di valido con loro

nel nostro percorso, di essere riuscita a dare loro ogni giorno qualcosa,

così come loro hanno regalato tanto a me, ogni momento della giornata a

scuola.

Mi piacerebbe tanto che, dopo aver aiutato ognuno di loro a costruire un

pezzetto del proprio aquilone , questo riuscisse a volare non sotto il tetto

della scuola ma nel mondo .

Quest’anno, tanto impegnativo e con tanti momenti difficili, dove veramente

mi sono messa alla prova, è stato per me molto importante sotto ogni punto

di vista.

Colgo l’occasione per ringraziare la mia collega di sezione e tutte le colleghe

del “Peter Pan” che mi hanno sempre sostenuto professionalmente e

moralmente , insieme anche al personale ATA e la cuoca, che hanno

contribuito a creare un clima sereno e di collaborazione.

Un ringraziamento particolare rivolgo alla mia coordinatrice Venturi Maria

Rosa dalla quale ho imparato tanto, e alla mia tutor, Susanna Vecchi, che

con la sua professionalità, disponibilità, consigli, suggerimenti ed attenzioni,

e tanta pazienza, mi ha accompagnata nel lavoro quotidiano a scuola.

Non posso non ringraziare la Direzione Didattica di Vignola: il Dirigente e la

coordinatrice Elisa Grandi che mi hanno dato la possibilità di arricchire la

mia formazione con i corsi di aggiornamento , di accoglienza dei nuovi

docenti , con la compilazione dell’agenda “nera” e vorrei ringraziare inoltre

il personale della segreteria per la gentilezza e disponibilità .

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BIBLIOGRAFIA

POF della Direzione Didattica di Vignola Anno Scolastico 2012-2013

Claudia Poggia e Patrizia Giannelli

MOTRICITA’ CONSAPEVOLE CON I BAMBINI

Erikson

GUIDATRESEI SCUOLA

Tiziano Loschi

Ruggero Toni

LO SVILUPPO CORPOREO, COGNITIVO, AFFETTIVO E SOCIALE

C.P.E.

Andrea Canevaro e Andrea Gamberini

ESPLORO IL MIO CORPO E L’AMBIENTE

Erikson

SITOGRAFIA

www.Psicopedagogie.it

www.percorsipsicomotori.org

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ALLEGATI:

ALLEGATO 1

ANGOLO DELL’APPELLO E DELLA CONVERSAZIONE:

Questo spazio è strutturato in modo tale da permettere un’attività di routine,

durante la quale i bambini verificano le presenze e le assenze dei

compagni, attività che favorisce il processo di identificazione e di auto

identificazione. In questo spazio sono tante le occasioni dove i bambini

incontrano il piacere di raccontare agli amici e alle maestre episodi

personali ed anche di essere a loro volta ascoltati. Si intrecciano momenti di

conversazione,dove l’ascoltare e l’essere ascoltati assumono particolare

importanza per lo sviluppo delle capacità espressive e comunicative

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ANGOLO MORBIDO DELLA LETTURA/BIBLIOTECA:

In questo angolo i bambini hanno la possibilità di guardare, toccare, sfogliare

i libri e vedere i relativi disegni, ascoltare le letture dell’adulto, rilassarsi.

Abbiamo cercato di stimolare la curiosità del bambini per cominciare a

familiarizzare con i libri, attraverso esperienze di osservazioni, di

formulazioni d’ipotesi e di avvicinamento ai codici iconici e simbolici. I

momenti di lettura e di narrazione sono sempre molto graditi e ricercati dai

bambini,per i quali rappresentano un’occasione per stimolare la fantasia e

l’immaginazione, per arricchire il vocabolario e per accostarsi con curiosità al

mondo delle parole.

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ANGOLO DELLA CUCINA:

I bambini hanno la possibilità di essere protagonisti e drammatizzare

situazioni diverse assumendo ruoli caratteristici degli adulti, riproducendo la

loro vita familiare,interpretando diverse figure , controllando le loro emozioni

e mettendo in gioco la loro affettività.

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ANGOLO GRAFICO-PITTORICO

MANIPOLATIVO

Questo angolo è allestito con materiale di vario genere, così i bambini

possono utilizzare carta e colori di ogni tipo, fogli, pennelli, tempere, rulli,

pastelli a cera, lampostil, colle, nastri, stoffe di ogni tipo,ecc. Il linguaggio

grafico-pittorico permette a ciascun bambino di esprimersi con naturalezza e

di rappresentare, attraverso il disegno, la pittura e l’uso di materiali

diversi(pasta di sale,ecc.) le proprie esperienze, gli aspetti e gli eventi della

realtà che lo interessano. Attraverso la predisposizione di un ambiente

artisticamente ed esteticamente valido viene stimolata nei bambini la

fantasia, la creatività e l’immaginazione.

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ANGOLO DEI TRAVESTIMENTI:

L’angolo è arredato con un mobile dotato di specchio e attaccapanni per

riporre svariati indumenti, vestiti, cappelli, borse, sciarpe e foulard,

mascherine. Offre a ciascun bambino forti stimoli per lo sviluppo intellettuale,

psicologico, sociale ed affettivo. Attraverso i giochi simbolici egli simula

situazioni, atteggiamenti e ruoli della vita familiare e non usando

l’immaginazione e la creatività.

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ANGOLO DELLE COSTRUZIONI E DELLE

MACCHININE:

Nell’antisezione ci sono contenitori diversi contenenti molteplici tipi di

costruzioni, di animali, macchinine, giochi ad incastro. Trovano qui largo

spazio le attività del manipolare, inventare e creare in uno spirito di fantasia

e collaborazione. I bambini sono impegnati in situazioni dinamiche di gioco

per progettare e costruire logica e momenti ci confronto e verifica. Giocare

con gli altri aiuta a consolidare i rapporti socio-affettivi e ad acquisire

comportamenti sempre più corretti, coerenti e sicuri in un percorso di

autonomia.

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ANGOLO BIBLIOTECA

E’ l’angolo dedicato alla lettura dei libri da portare a casa ogni martedi’ per

leggerli insieme ai genitori e riportarli a scuola dopo una settimana grazie

alle borsine del prestito.

Il progetto “lettori forti” è molto amato sia dai piccoli che dai loro genitori.

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ALLEGATO 2

ALLO SPECCHIO

Allo specchio c’è una bambina/o piccolina come te!

Lei fa ciao con la manina e un inchino con la testina

Ciao,bambina/o ciao bambina,lei fa ciao con la manina….

NEL MIO VISO

La bocca

Nel mio viso c’è la bocca rossa rossa fatta a cuor lei mangia e manda baci

Mangia zucchero filato e torron

Mangiare,baciare con la bocca io potrò 2 volte

Il naso

Nel mio viso c’è il nasetto birichino un po’ all’in su’

Lui respira e sente il profumo di ogni fior

Annusare,respirare col nasetto io potrò 2 volte

Gli occhi

Nel mio viso ci son gli occhi vispi e belle come te

Loro guardano ogni cosa,quel che di bello al mondo c’è

Annusare,respirare col nasetto io potrò 2 volte

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ALLEGATO 3

CON LE MANI

IO SALUTO CON LE MANI, CIAO, CIAO, CIAO, CIAO

SO PARLARE CON LE MANI , SI’, NO, COSA VUOI?

SE INDOVINI QUEL CHE DIRO’, POI LE MANI BATTERO’ (2 VOLTE)

PRIMA, DOPO, QUESTO, QUELLO

CARO, MATTO, SU E GIU’, SU E GIU’

A PARLARE CON LE MANI CIAO, CIAO, CIAO, CIAO

SAI E’ FACILE IMPARARE SI’, NO, COSA VUOI?

SE INDOVINI QUEL CHE DIRAI POI LE MANI BATTERAI ( 2 VOLTE)

VAI, VIENI, PRENDI, DAMMI

TANTO, POCO SU E GIU’

MOLTO FACILE E’ CAPIRE, CIAO, CIAO, CIAO, CIAO

QUEL CHE LE MANI VOGLION DIRE

SI, NO, COSA VUOI?

SE IMPARI A GESTICOLAR PER IL MONDO POTRAI ANDAR ( 2 VOLTE)

MUOVERE LE MANI PER PENSARE

LA MANO, DA SOLA, PUO’ FARE

TANTE COSE.

STRINGERE UN’ALTRA MANO.

ACCOGLIERE O MINACCIARE

.APRIRSI PER DONARE O RICEVERE.

ACCAREZZARE, COGLIERE, SEMINARE.

PORTARE QUALCOSA.

CON UN GESTO PARLA: PUO’ESSERE UN LINGUAGGIO

LA MANO INDICA LA STRADA

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I BIMBI RACCONTANO …

INSEG .: ALLORA A COSA SERVONO LE MANI ?

GIULIA : LE MANI SONO DUE : NELLO SPECCHIO VEDO LE MIE MANI

ROSA E BIANCHE

FRANCESCA : PRENDONO IN BRACCIO LE BAMBOLE,CUCINANO E

LAVANO

MANUEL : LE MANI FANNO CIAO CIAO E MARAMEO

SAMUEL : LE MANI HANNO I COLORI

KLARISA : LE MANI FANNO CIAO

LINDA : LE MIE MANI SONO PICCOLE E QUELLE DELLA MAMMA SONO

GRANDI

ALEX: MAESTRA CON LE MANI SI FANNO I GIOCHI CON LE COSE

MATHIAS: LE MANI SANNO QUELLO CHE C’E’ DENTRO ALLA

SCATOLA…

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INDICE

PRESENTAZIONE PERSONALE pag. 1

PREMESSA pag. 2

ANALISI DELLA SEZIONE pag. 3-6

DALLA PRIMA IDEA…AL PROGETTO DEFINITIVO pag. 7-10

O.S.A. pag. 17-20

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DIDATTICO pag. 21-29

PROBLEMI EMERSI E SOLUZIONI pag. 30

VALUTAZIONE pag. 37-39

CONCLUSIONI/CONSIDERAZIONI pag. 39

BIBLIOGRAFIA pag. 40

SITOGRAFIA pag. 41

ALLEGATI pag. 42-59

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